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III MODULO “RESPONSABILITA’ ETICO -...

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III MODULO “RESPONSABILITA’ ETICA E DEONTOLOGICA” 11 gennaio 2014
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III MODULO “RESPONSABILITA’ ETICA

E DEONTOLOGICA”

11 gennaio 2014

COMPENDIO DI MEDICINA LEGALE E DELLE ASSICURAZIONI

• “Lo studio dei doveri che sono propri del Medico nell’esercizio della professione è per tradizione compreso nella trattatistica medico-legale, anche se l’argomento, propriamente, esula dai termini definitori di una disciplina che ha per oggetto, dottrinale ed applicativo, lo studio della persona umana fisica e psichica nei suoi rapporti con il Diritto”.

A. CAZZANIGA, C.M. CATTABENI, R. LUVONI, R. ZOJA

XII EDIZIONE, UTET GIURIDICA, p. 381

I DOVERI PROFESSIONALI DEL MEDICO

DOVERI GIURIDICI

DOVERI DEONTOLOGICI PROPRIAMENTE DETTI

DOVERI MORALI

I DOVERI PROFESSIONALI DEL MEDICO

CASSAZIONE SEZ. UNITE CIVILI n. 2104 del 24.05.1975

• Al pari di altri Ordini, quello delle professioni sanitarie è, per antica tradizione, titolare di poteri di autarchia e di autonomia, il cui esercizio realizza il principio dell’autogoverno della professione. E la manifestazione più elevata di questo è costituita dall’enunciazione e dalla conservazione delle regole di deontologia professionale … L’ordinamento riserva, quindi, alla categoria professionale … poteri di autonomia in relazione alla individuazione delle regola di comportamento dei professionisti e poteri di cosiddetta autocrinia in sede di applicazione delle regole stesse. Queste, però, non assurgono a norme dell’ordinamento generale, ma operano quali regole interne della particolare categoria professionale cui si riferiscono. Questa limitazione è coerente conseguenza di un più generale principio, condiviso dalla dottrina, secondo cui le fonti metagiuridiche non si trasformano, di regola, in fonti dell’ordinamento giuridico generale, in difetto di espressa previsione legislativa”.

CASSAZIONE SEZ. UNITE CIVILI n. 26810 del 20/12/2007

• Muovendo dalle premesse già tracciate da Cass. Civ. 23/3/2004 n. 5776 e Cass. Civ. 14/7/2004 n. 13078, si è definitivamente affermato che, nell’ambito della violazione di legge, va compresa anche la violazione delle norme dei codici deontologici degli ordini professionali, trattandosi di norme giuridiche obbligatorie valevoli per gli iscritti all’albo, che integrano il diritto oggettivo ai fini della configurazione dell’illecito disciplinare. Le norme deontologiche hanno valenza normativa ed integrativa delle clausole generali, le quali vanno interpretate anche facendo ricorso a fonti normative diverse, sia pure di rango infralegislativo, come le norme di etica professionale. Le Sezioni Unite Civili hanno già posto in rilievo che il ricorso a dati normativi esterni, pur sempre caratterizzati da giuridicità, risponde all’esigenza di evitare un’elencazione tassativa dei singoli divieti o dei singoli doveri, che potrebbe lasciare esenti da sanzione comportamenti non previsti, ma considerati riprovevoli dalla coscienza collettiva (cfr. Cass. Civ. Sez. Un. N. 11732/1998; n. 10922/1997; n. 5255/1997).

ILLUSTRI PRECEDENTI GIURISPRUDENZIALI

• Cass. Pen. 13.05.1992 cosiddetto caso Massimo (il chirurgo di Firenze che opera, in assenza di necessità o urgenza, di amputazione addomino-perineale di retto un’anziana donna che aveva negato il suo consenso a tale intervento)

• Cass. Pen. 21.03.1997 cosiddetto caso Maioni (il ginecologo che omette di informare una gestante delle gravi malformazioni fetali rese evidenti dalle ecografie eseguite nel corso di una gravidanza a rischio per patologia genetica)

G. Herranz, in “Cuadernos de Bioética” 5, 1994

Quando con Ippocrate nacque la medicina

scientifica, essa da una parte si spogliò del

primitivismo magico che fino ad allora la aveva

dominata: cessava di essere una pratica magica

per convertirsi in una attività basata sulla scienza

della natura … Però nasceva nello stesso tempo

vincolata volontariamente a un codice di

esigenti ideali etici.

PERCHE’?

• Carattere non solo teorico, ma pratico della Medicina.

• Ma soprattutto la specifica modalità con la quale la medicina dà forma alla prassi: quella di una profonda e irriducibile relazione asimmetrica tra il medico e il paziente.

• Proprio perché asimmetrica, questa relazione non ha in se stessa il proprio baricentro.

DEONTOLOGIA ED ETICA - 1

• Come esergo per il Codice di Deontologia Medica del 1998 era stata scelta una frase di Jeremy Bentham: “l’etica ha raccolto il nome più espressivo di deontologia”.

• AMA’s Code of Medical Ethics

• Nurses and Midwifery Council

The code: Standards of conduct, performance and ethics for nurses and midwives

DEONTOLOGIA ED ETICA - 2

• La deontologia è altro rispetto all’etica.

• La deontologia investe il medico non per la sua coscienza, ma per il suo ruolo sociale e relazionale.

• “L’asimmetria che qualifica il rapporto medico-paziente chiede un controllo pubblico, estrinseco, a partire da regole formalizzabili, alle quali il medico deve rendere omaggio, proprio perché estrinseche e formalizzabili, proprio cioè perché controllabili in primo luogo dal paziente” (F. D’Agostino, Bioetica, Torino: Giappichelli Editore, 1996, 64).

DEONTOLOGIA ED ETICA - 3

• Una distinzione doverosa tra ruolo professionale e convincimento personale.

• Che non significa, però, ignorare il reciproco rimando tra questi due saperi: – non si può negare che un primo cespite culturale di grande rilievo per

la nascita della bioetica sia costituito dalla riflessione sulla deontologia professionale del medico. “Si tratta di una riflessione del tutto interna alla medicina, alimentata cioè da medici che hanno avuto contatti per lo più sporadici con le tendenze filosofiche dominanti nelle diverse epoche” (M. Reichlin La bioetica: questioni storico-epistemologiche in P. Cattorini a cura di, Introduzione allostudio della bioetica, Europa Scienze Umane Editrice, 1996);

– oggi “l’etica non può evitare di occuparsi della norma deontologica, sia per verificarne la fondatezza e la coerenza, sia per comprendere la direzione in cui l’ideale di medicina evolve, sia per contribuire a preparare norme migliori” (P. Cattorini, Bioetica. Metodo ed elementi di base per affrontare problemi clinici, Milano: Masson, 2006, 3aed., 59)

Margaret Mead, “Toward

more vivid utopias”, Science

126,1957, pp. 957-61

nelle Università dovrebbero

esserci delle “cattedre sul

futuro”.

AL DI LA’ DELL’ETICA MEDICA, LA BIOETICA

Van Rensselaer Potter

1911-2001

•Bioethics. Bridge to the future, Prentice Hall,

Engelwood Cliffs, 1971

•Global Bioethics, Michigan State Univ. Press,

Louisville, 1988

•“Bioethics, the science of survival”,

Perspectives in Biology and Medicine,

1970

Potter pensava ad una nuova scienza di matrice biologica e di approccio globale al problema del rapporto uomo-ambiente. “(…) Noi abbiamo grande bisogno di un’etica della terra, un’etica della flora e della fauna, un’etica della popolazione, un’etica del consumo, un’etica urbana, un’etica internazionale, un’etica geriatrica, e così via …”

UNA PRIMA DEFINIZIONE DI BIOETICA

UNA SECONDA DEFINIZIONE DI BIOETICA dalla Encyclopedia of Bioethics

“La bioetica è lo studio sistematico della condotta umana nel campo delle scienze della vita e della cura della salute in quanto questa condotta è esaminata alla luce dei valori morali e dei principi etici”.

Bioethics "can be defined as the systematic study of the

moral dimensions -- including moral vision, decisions,

conduct, and policies -- of the life sciences and health

care, employing a variety of ethical methodologies in

an interdisciplinary setting. …

What is or might be one's (or a society's) moral vision? What sort of person should

one be, or what sort of society should we be? What ought to be done in specific

situations? And how are we to live harmoniously?"

Encyclopedia of Bioethics . Rev. ed. Vol.1 New

York: Macmillan, 1995. p. xxi.

ENCICLOPEDIA DI

BIOETICA

La riflessione bioetica riceve fondamentali contributi da

diversi ambiti disciplinari:

filosofia, epistemologia, etica,

medicina, scienze naturali,

diritto, economia, scienze sociali, antropologia, psicologia.

La bioetica si configura dunque, più che come una nuova

disciplina, come nuovo spazio di riflessione transdisciplinare

___________________________________________________________

PECULIARITA’ DELLA BIOETICA 1: la interdisciplinarita’

Chi è il bioeticista?

• Scriveva Uberto Scarpelli, considerato il padre della bioetica laica italiana:

“… la bioetica richiede formazioni, esperienze e attitudini diverse. In primo luogo richiede un’esperienza morale, acquisita osservando e operando con animo pietoso fra esseri umani intensamente coinvolti nei problemi della vita e della morte: sotto questo profilo, bioeticista ideale è innanzitutto il medico. Il medico, s’intende, che non venda la cura come un commerciante né amministri la malattia come un burocrate, ma, pur nel necessario distacco professionale, interpreti e condivida le angosce e le speranze dei malati, e sappia riflettere sul senso umano del proprio lavoro. In secondo luogo, la bioetica suppone una vasta preparazione scientifica, essendo essa medesima una risposta alle evoluzioni e rivoluzioni nel sapere e nelle tecnologie biologiche, e alle loro ripercussioni sociali … sotto quest’altro profilo, bioeticisti ideali appaiono gli scienziati, prima di tutto lo stesso biologo, se capace di domandarsi dove possa andare la biologia, e perché debba andarci. … %

Chi è il bioeticista? • E’ importante per la bioetica la capacità di organizzare in forma coerente e

sistematica la disciplina di casi pratici molteplici e svariati intorno a principi, che è propria del giurista. E’ indispensabile infine alla bioetica la capacità, risalendo dalle questioni bioetiche alle questioni etiche generali, di individuare principi morali atti a guidare la condotta nella diversità delle circostanze … protagonista della bioetica, sotto questo aspetto, sembra essere il filosofo … Discende dalle precedenti considerazioni che nessuno, per quanto ricco di esperienza, di studi e di intelligenza, possa considerarsi bioeticista completo e finito. La bioetica può avanzare e maturare solo attraverso un dialogo tra i filosofi e i teologi, i biologi e gli scienziati sociali, i giuristi e i medici e ogni altro soggetto che abbia un’esperienza o un valore da conferire …”.

PECULIARITA’ DELLA BIOETICA 2: IL PLURALISMO

Le questioni bioetiche, investendo aspetti di grandi rilevanza

pubblica e sociale, non possono essere ristrette al solo ambito

accademico o scientifico, ma devono trovare ampi spazi di

pubblico dibattito, dove venga riconosciuta legittimità alle

diverse opzioni ideologiche, religiose, di costume, affermando

l’esistenza di tante etiche (PLURALISMO ETICO) quanti sono i

soggetti, le esperienze, i punti di vista in gioco.

P. CATTORINI, BIOETICA CLINICA E CONSULENZA FILOSOFICA, 2008

• Più radicalmente diremmo che tutti noi viviamo un pluralismo interiore, nel senso che di fronte a scelte nuove e complesse premono nella nostra coscienza ragioni, storie e passioni diverse, a volte francamente opposte. Questo è uno dei motivi per cui usiamo malvolentieri l’espressione “individui”. Individuo, come sappiamo da un’antica definizione, è qualcosa di indiviso, non-diviso, uno in se stesso e diviso da qualsiasi altro. … dopo la lezione freudiana, la compattezza, l’indivisibilità del soggetto morale è più un compito, che una proprietà scontata. Nei dilemmi centrali della propria esistenza, il soggetto cerca se stesso … siamo quasi obbligati a creare nella nostra mente una sorta di arena democratica …

30 novembre - 1° dicembre 2001 AULA MAGNA,

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO

Le questioni bioetiche davanti alle Corti: le regole sono poste dai Giudici?

Le assonanze nelle decisioni della giurisprudenza internazionale sui temi “caldi” della bioetica hanno fatto parlare gli organizzatori di quel Convegno di una “sorta di communis opinio tra giudici di orientamenti molto diversi uno dall’altro … quasi un fenomeno di interdiscorsività, che vede alcuni temi e idee diventare una sorta di parlare collettivo, di qua come di là dell’oceano, in paesi di Common Law e di Civil Law o appartenenti a tradizioni del tutto diverse, come quella giapponese”.

• “… noi riteniamo che, nell’affrontare il tema della produzione delle regole giuridiche nel campo di interazione con la scienza e le nuove tecnologie, la costruzione del discorso non possa essere né solo nazionale né solo internazionale, ma debba essere, in aggiunta ad essi, transnazionale” (A. Santosuosso. Diritto, scienza, nuove tecnologie. Cedam 2011).

CODICI DEONTOLOGICI, SCELTE LEGISLATIVE E PRONUNCE GIURISPRUDENZIALI

SU SCALA TRASNAZIONALE

• La pluralità delle scelte dimostra l’assenza di valori morali condivisi, ma come scrive il bioeticista belga Guido Pennings (Legal harmonization and reproductive tourism in Europe, “Hum Reprod”, 2004; 19 : 2689-2694):«questa diversità deve essere valorizzata, non deplorata. Il desiderio di omogeneità … nega la ricchezza delle differenze culturali, politiche ed etiche …. La presenza di codici etici e legislazioni diverse in Europa rende impossibile presentare una legge come auto-evidente; è necessario dimostrare che la legge o il regolamento sono migliori delle alternative possibili.»

III MODULO: RESPONSABILITÀ ETICA E DEONTOLOGICA. COMITATI ETICI E

SPERIMENTAZIONE CLINICA 1) Secondo la cosiddetta tesi “continuista”, mentre si

sarebbe cominciato a parlare di bioetica solo a partire dagli anni ‘70, l’idea di una simile disciplina sarebbe già esistita, almeno a partire dagli anni ‘50. Secondo questa tesi, “la disciplina della bioetica ha il suo primo momento di nascita all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, dopo il processo di Norimberga” ai medici nazisti (D. Tettamanzi. Bioetica. Nuove sfide per l’uomo, Piemme, casale Monferrato 1990, p. 20).

2) Il campo della sperimentazione su soggetti umani non è soltanto uno dei tanti nei quali si pongono, nella pratica medica, problemi etici, ma è il campo nel quale sono stati elaborati i principi dell’etica medica.

La Medicina sperimentale

• La “cifra” caratteristica della moderna Medicina.

• La Medicina, quando ha voluto trasformarsi da “arte” in disciplina scientifica rigorosa, ha dovuto diventare, secondo l’espressione di Claude Bernard, “medicina sperimentale”: ha dovuto cioè rendere sistematici e ripetibili i propri processi di osservazione, formulazione di ipotesi e verifica empirica

• “Anche i più comprovati metodi preventivi, diagnostici e terapeutici devono continuamente essere messi in discussione mediante la ricerca sulla loro efficacia, efficienza, accessibilità e qualità”.

Dichiarazione di Helsinki, Fortaleza, Brazil - Oct 2013

Paziente +

genitori + avv

Medico

Regione Lombardia

Ospedale Brescia AIFA

Ministero Salute

Stamina Foundation

Comitato Scientifico

Giudici

Procura Rep

Guariniello

CNT


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