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Ke Ka Kò il il ANNO I #1 MAGGIO 2017 Kerigma Karisma Koinonia «Sono stati accolti come volere di Dio»
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Ke Ka Kòilil ANNO I • #1 • MAGGIO 2017

Kerigma Karisma Koinonia

«Sono stati accolticome volere di Dio»

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1 EDITORIALE

2 PADRE RICARDO

3 «LA CASA DI PREGHIERA È LA NOSTRA FORZA» approfondimento

5 A CÁDIZ VI STAVAMO ASPETTANDO!”

news dalla Spagna

6 DAI FRUTTI SI RICONOSCE L’ALBERO

news dalla Slovacchia

7 UNA PALMA PER RICORDARE LA NOSTRA FEDELTÀ

news da Recanati

8 IL SIGNORE NON CI ABBANDONA MAI!

news dalla Polonia

9 A TU PER TU Alessandro Ballardin

12 DALLA CASA MADRE

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9

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19

SOMMARIO

DIRETTORE RESPONSABILE:Nicola Scopelliti

SEGRETERIA: Mario Zuccato

REDAZIONE:Federazione delle Koinonie Giovanni Battista, Via Casale 20 36010 Cogollo del Cengio (VI) Te. 0445320442 E-mail: [email protected]

HANNO COLLABORATO:Maria Grazia Abruzzo, p. Ricardo Argañaraz, Fabrizio Ballanti, Milan Bednarik, Sandro Bocchin, Giuseppe De Nardi, Paola Favero, Angela Giatti, Alvaro Grammatica, Robert Hetzyg, Maja Klanert, Darren O’Reilly, Dawid Warszawski, Patrizio Trevisan

DIFFUSIONE E AMMINISTRAZIONE:Mario Zuccato

PROPRIETARIO:Federazione delle Koinonie Giovanni Battista, Via Casale 2036010 Cogollo del Cengio (VI) Te. 0445320442

STAMPATipse, Via Jacopo Stella, 3831029 Vittorio Veneto (TV)

REGISTRAZIONE:In attesa di registrazione. Documenta-zione presentata al Tribunaledi Vicenza il giorno 12 maggio 2017

14 IMPARARE A LAVORARE A FIANCO DI DIO

Padre Alvaro

15 LI HO ACCOLTI CON GIOIA COME VOLERE DEL SIGNORE l’invitato

18 CRISTO È RISORTO, È VIVO, È IN MEZZO A NOI Da Camparmò

19 FIGURE DELLA BIBBIA Elisabetta

20 LA FAMIGLIA È UN MODO DI VIVERE INSIEME il Seminario di Praga

22 STORIA DI UNA SPIRALE Dopo il Congresso

24 HO SPERIMENTATO LA FORZA DELLA PREGHIERA

la testimonianza

25 VITA DELL'ATENEO

26 DALLA SEDE FEDERALE

28 SULLE ORME DI S. PATRIZIO IMPARANDO L’INGLESE la proposta

in copertina:Oasi di Camparmò

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maggio 2017 _ 1

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vange-lo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato

sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16). Questo versetto del vangelo di Marco mi ha ac-compagnato durante un mio viaggio da Gerusalemme a Tiberiade. Ero andato, assieme ad un amico sacerdote, ad incontrare padre Giuseppe De Nardi. Scoprii in quell’occasione che è di origini venete, della zona di Conegliano, ed ero curioso di sapere qualcosa di più della sua mis-sione in Terra Santa. Mi era stato riferito che apparteneva a una co-munità carismatica. Giunti nel-la città, sul cui lago e sulle cui sponde Gesù compì importan-ti miracoli, predicò alle folle e si ritirò coi suoi discepoli, arrivammo alla chiesa di San Pietro, dove padre Giuseppe è parroco. Con mia sorpresa, seppi, che in quel periodo a Ti-beriade, c’era anche il fondatore della comunità: padre Ricardo Ar-gañaraz. Fu l’occasione per una lun-ga e approfondita conversazione. Par-lammo della nascita della Koinonia, della profezia, delle diffi coltà e delle incomprensioni. Ma soprattutto affrontammo il tema dell’evangelizzazio-ne. Un tema molto caro al padre fondatore.

Quello stesso giorno mi chiese poi la disponibilità a far ripartire la pubblicazione del loro notiziario. Era molto dispiaciuto che la rivista non venisse più distribuita tra i membri della Koinonia e non solo: «I miei fratelli e sorelle hanno poco tempo – mi disse - ma oggi è indi-spensabile comunicare: sia con la carta stampata, che con tutti gli altri mezzi di comunicazione».

Non diedi sul momento una risposta. Mi riservai la de-

cisione perché volevo prima comprendere, capire meglio. Nei mesi successivi incontrai spesso il padre fondatore.

Ebbi modo di conoscere anche il pastore generale, padre Alvaro e tanti altri sacerdoti e componenti della Koinonia. Mi rendevo conto che quello che era veramente centrale nell’evangelizzazione era la questione della trasmissione

del messaggio della buona novella in un contesto di saturazione delle notizie. I messaggi, con

l’avvento delle nuove tecniche comuni-cative, entrano in ogni anfratto della

vita, perciò non possono più essere pensati come un servizio secon-dario, accessorio e nulla può più essere lasciato al caso. Non è una semplice questione di at-tenzione alle opportunità date dalla tecnologia, ma la questio-ne è di annunziare il Vangelo agli uomini di oggi, con un linguaggio comprensibile, ma

incisivo. Non solo: padre Ricar-do insisteva nel sottolineare che è

necessario che si faccia e si divulghi una visione della comunicazione sia

tra i responsabili dell’azione pastorale, che tra i componenti della comunità.

I mezzi di comunicazione hanno il compito di unire le persone e di migliorarne la vita, non di separarle o di manipolarle. L’informazione religiosa, impiegata in maniera corretta, può contribuire a forgiare una comu-nità umana costruita sulla verità e sulla carità, e, nella misura in cui ciò viene realizzato, essa diviene segno di speranza.

Una bella sfi da che il KeKaKò è pronto ad affrontare affi nchè il messaggio venga diffuso il più possibile e in modo effi cace.

Nicola Scopelliti

editoriale

ANNUNZIARE IL VANGELOIN TUTTO IL MONDO

Nardi. Scoprii in venete, della

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-reAr-a lun-ne. Par-nonia, della ncomprensioni.

del messaggio della di saturazione

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I mezzi di comu

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Padre Ricardo

2 _ maggio 2017

IL FONDATORE RICORDA AL-CUNE DATE SIGNIFICATIVE PER LA KOINONIA GIOVANNI BATTISTA, DETERMINANTI PER LA SUA NASCITA

STORICITÀ DELLA FEDE

È mia volontà, come Fondatore della Koinonia Gio-vanni Battista, che nella nostra comunità si ricordino le date importanti, sia della comunità universale, sia quelle delle comunità locali, che dei singoli fratelli e sorelle. Il motivo è subito detto: la nostra fede s’inserisce in un contesto e in un movimento storico, ovvero in un luogo e in un determinato momento.Il sentimento religioso non è storico, può essere di qua-lunque tempo ed è legato alla fantasia di chi vive.La nostra fede, invece, dev’essere storica, perché l’uomo è uno spirito incarnato; uno spirito rac-chiuso in un corpo, che vive in un certo luogo e in un determinato tempo.Il Verbo di Dio, il Figlio di Dio, si è fatto carne nel seno verginale di Maria: l’invisibile si è reso visibile in un corpo e in un luogo, “nato a Betlem-me”; in un tempo preciso: “durante il censimento” indetto dall’imperatore romano. La nostra salvezza è perciò caratterizzata dalla sacramentalità, cioè, dall’in-visibile che si rende visibile.Anche la storia della nostra comunità ha luoghi e mo-menti precisi. Per questa ragione voglio ricordare alcune date molto importanti per la Koinonia, date fondamen-tali per la sua nascita.

A PICCOLI PASSIVERSO I PRIMI LUOGHI

Il 3 maggio 1975, nella cappella appartenente alla co-munità della “Fraternità presbiterale di vita contempla-tiva” di Ronchi di Villafranca, nella quale vivevo insieme ad altri due sacerdoti, è avvenuta una potente effusione di Spirito Santo su di me e su altre dodici persone. Quel giorno, ho sentito fortemente la presenza dello Spirito

CAMPARMÒ È IL MIO ULTIMO

PORTO

Santo e nel mio cuore qualcosa, come un bisbiglio, che diceva : “vieni con me nel deserto, là Io ti parlerò.”Sono così partito per un’esperienza di deserto, nei mesi di luglio e agosto del 1975, a cima Palon, sul Monte Pa-subio. Lì ho vissuto due mesi intensi di preghiera e di di-giuno. Di sera, dopo aver celebrato l’eucarestia, era mia abitudine salire sulla vetta del monte, percorrendo quel tratto di sentiero che la separava dalla chiesetta di cima Palon, dove alloggiavo. Lì, sulla sommità, ebbi molte illuminazioni riguardanti il mio futuro. Dev’ essere sta-to in un giorno di agosto, verso sera, quando ebbi una visione, in cui vidi una casa, sulla sinistra della vallata, guardando da cima Palon, e avvertii attraverso una lo-cuzione queste parole: “ti darò un posto alla sinistra di questa vallata, dove abiterai con fratelli, che non sono quelli che attualmente convivono con te.”Terminati i due mesi, andai a predicare, per una setti-mana, a un ritiro delle suore orsoline di Breganze. Lì co-nobbi una suora di nome Caterina, alla quale raccontai l’esperienza vissuta a cima Palon. Lei mi riferì che aveva dei parenti nella zona di Schio e che conosceva i luoghi sopra Santa Caterina del Tretto. Messomi in contatto con i suoi parenti, uno dei quali era proprietario di una casa a Vallortigara, la mattina del 19 settembre 1975, lo andai a trovare, ma capii subito che quello non era il luogo della visione. Quel tale mi disse, però, che pro-seguendo per duecento metri, oltre un monumento si-tuato lungo la strada, avrei trovato una contrada, la più alta delle Valli del Pasubio, completamente abbandona-ta. Andai dunque a controllare quel luogo, raggiungibile

attraverso una strada sterrata.Giunto in quella che era la contrada di Campar-mò, fui investito dalla luce dello Spirito, e sen-tii nel mio cuore: “questo è il tuo ultimo porto”. Capii che quello era il luogo che mi donava il Si-gnore e immediatamente iniziai le pratiche per

acquistare quel borgo di case diroccate.

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Approfondimento

«LA CASA DI PREGHIERA È LA NOSTRA FORZA»

Mi chiamo Maria Grazia. Sono una sorella consa-crata nella Koinonia Giovanni Battista dal 1997. Dal 2009 vivo in Africa. L’anno dopo, con alcuni fratelli e sorelle, mi sono trasferita dallo Zimbabwe al Sud Africa e Lourdes Mission è il luogo dove si trova la nostra oasi.Circondata dai boschi rigogliosi delle verdi colline del KwaZulu-Natal, la missione si estende su una superfi cie di 5000 ettari. Sebbene la maggior parte degli edifi ci sia ancora in rovina, siamo riusciti a restaurarne alcuni, dove poter svolgere le varie atti-vità. Tutto ciò è stato possibile anche grazie al con-tributo degli abitanti dei villaggi circostanti che si sono sempre dimostrati aperti e generosi nei nostri confronti e disposti a far rinascere questo luogo, davvero speciale.Diversamente dalle città, dove la quasi totalità del-la popolazione sa parlare l’inglese, nei villaggi di questa zona si parlano due lingue locali, lo zulu e xhosa, quindi spesso, siamo costretti a ricorrere ad un interprete

LAVORO PARROCCHIALE E PASTORALEI primi tempi a Lourdes Mission non sono stati facili. Oltre alle attività in parrocchia, ci siamo occupati della ricostruzione del convento, nel quale la comunità celibataria attualmente vive. I lavori hanno condizionato enormemente la nostra giornata, ma siamo comunque rimasti fedeli alla preghiera personale e comunitaria, senza trascurare l’evangelizzazione. Abbiamo iniziato un Agapito con i primi componenti della comunità, ad Umzimkhulu, mantenendo sempre i contatti con i membri dello Zimbabwe e sostenendoli con la preghiera e l’amicizia.Attualmente, nella parrocchia di Lourdes, siamo coinvolti in vari ministeri: dal gruppo giovani, ai bambini e alla catechesi, dall’assistenza agli anziani, alle visite agli ammalati nelle loro case.Ogni domenica celebriamo la messa sia nella cattedrale, che nelle piccole cappelle, le cosiddette outstations, in cui si riuniscono le persone provenienti dai villaggi circostanti e che non posso-no raggiungere la chiesa.Utilizzando la struttura parrocchiale e i nostri corsi, formiamo le persone alla spiritualità koi-nonica (KeKaKo); ma il vero punto di forza sono le case di preghiera. Ci ha sorpreso positiva-mente, innanzitutto, il rigoroso rispetto dello schema proposto. In questi luoghi, la preghiera

Una delle visite agli orfani che fanno parte del progetto di Adozione a distanza

L’esperienza di evangelizzazione e l’impegno sociale dell’Oasi del Sud Africa nella Lourdes Mission

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dura esattamente un’ora, molto spesso al lume di candela, non essendoci l’elettricità e, in secondo luogo, la fedeltà agli incontri di formazione biblica che organizziamo una volta al mese per gli animatori.Non è sempre facile lavorare in questa direzione, perché molte persone restano legate alle loro pratiche tradizionali e alla magia tribale. Proprio per tale motivo, le case di preghiera risplendono come piccoli fari nelle tenebre.Ma nonostante le diffi coltà abbiamo sempre sperimenta-to il sostegno del Signore che ci guidava, passo dopo passo, verso nuove terre e ci apriva innanzi nuove porte: infatti, dopo alcuni anni di evange-lizzazione a Pretoria e a Dur-ban, due tra le più importanti metropoli sudafricane, sono arrivati i primi componenti, impegnati attivamente nella Koinonia.È meraviglioso vedere come il Signore raduni e metta insie-me il suo popolo attraverso guarigioni, liberazioni e conver-sioni, e poter essere partecipi di questa grandiosa opera. Gesù è veramente risorto e vivo, lo stesso ieri, oggi e sempre.

LAVORO SOCIALEL’attività della Koinonia in Africa non è solo di carattere spi-rituale, ma anche sociale. Appena giunti in questi luoghi ci siamo posti la questione di come poter realizzare il progetto di prosperità che il Signore desiderava.Coordinato e gestito da me in prima persona, Orphans and Families in Need (OFN) è stato il progetto di adozioni a distanza, che ha dato il via al nostro impegno sociale nella missione.Con le risorse che ci pervengono da diversi donatori, riuscia-mo a far fronte alle spese necessarie, ad assicurare l’acquisto dell’uniforme scolastica obbligatoria e il pagamento della ret-ta annuale, del trasporto e degli esami ospedalieri. Ad oggi,

più di 40 bambini sono stati “adottati a distanza” da membri e simpatizzanti della Koinonia in Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, USA e Sud Africa. Siamo grati verso co-

loro che, coinvolti in questo progetto, ci hanno consenti-to di realizzare l’opera. E si tratta di un’iniziativa in costante aumento, che ci permette di sostenere un numero sempre maggiore di bambini. Su iniziativa della Conferenza episcopale suda-fricana, sei mesi fa, è decolla-to il progettoKoinonia Orphans and Vul-nerable Children (OVC).Il programma offre assisten-za medica, in particolare diagnosi di HIV, tuberco-losi e supporto psicologico

a circa 900 bambini che vi-vono nell’area della missione. Grazie a questo programma, è

stato possibile dare lavoro e garantire una certa stabilità eco-nomica a più di trenta persone del posto.Con l’aiuto dei membri della Koinonia di Durban, della Lega Cattolica femminile, dell’Associazione San Vincenzo e di numerosi benefattori occasionali, riusciamo a distribu-ire regolarmente vestiti e cibo alle famiglie più povere della missione. La loro gioia e la loro gratitudine ci riempiono il cuore. Si tratta di un modo di evangelizzare molto effi cace, perché coloro che ne benefi ciano sperimentano concreta-mente l’amoredi Dio.Distribuire cibo e vestiti è un buon inizio, ma non è suffi -ciente. Il passo successivo sarà quello di creare alcuni posti di lavoro per gli abitanti della zona. Recentemente abbiamo pianifi cato e avviato un progetto di silvicoltura, che coinvol-ge alcuni giovani uomini dei villaggi. Per il futuro sono in programma altre iniziative, sempre legate all’ambito agrico-lo. In tal modo intendiamo soddisfare il desiderio di molte persone di questi luoghi, di vivere dignitosamente, affrancati dalla lotta per la sopravvivenza.

Maria Grazia Abruzzo

La Cattedrale-Parrocchia “Nostra Signora di Lourdes” (diocesi di Umzimkhulu)che si trova nella Missione dove c’è la Koinonia.

Approfondimento

Distribuzione cibo in una delle tante famiglie bisognose

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Ogni inizio è un’avventura entusiasmante, carica di so-gni da realizzare e di problemi da risolvere. Quando

siamo arrivati a Cadice ( Cádiz), la citta’ spagnola piu anti-ca d’Europa, affacciata sull’oceano Atlantico, a pocchi passi dalle coste africane, nell’ allora caldo settembre dello scorso anno, non c’era nulla. Il Signore però ha messo la certezza, nei nostri cuori, che tutto sarebbe iniziato dalla preghiera. E così, a ottobre, con Cristian, Pedro e Fabri ho iniziato a pregare nella cappella della chiesa. Allora, non c’era nessun altro, ma in un secondo momento, ci hanno raggiunto altre tre sorelle, Mónica, Bety e Vít’a. Fedeli al mandato e costanti nella preghiera, il Signore ha attirato altre persone. Oggi, siamo circa una cinquantina di componenti, che si riunisce con entusiasmo ogni giovedì per pregare e per ascoltare la Parola proclamata e non possiamo non costatare, come Il Si-gnore aggiunga, ogni giorno alla comunità, coloro che sono stati chiamati. (At 2,47).In particolare, per mezzo dell’evangelizzazione in una par-rocchia vicina, il Signore ha messo nel cuore di alcuni il de-siderio di conoscerci di più, al punto di voler far parte della Koinonia. Con loro abbiamo dato l’avvio alla prima casa di preghiera a Cadice. Questi primi fratelli della Koinonia, che il Signore ha chiamato, hanno grandi potenzialità per poter essere dei punti di riferimento e questo ci fa ben sperare in un futuro di crescita della comunità locale.

La formazione dei leaders avviene, per il momento, attra-verso corsi e il primo seminario di Guarigione interiore. Sperimentiamo un grande entusiasmo, non senza diffi coltà, perchè ci rendiamo conto che la Koinonia è il vino nuovo in otri nuovi. Molti nella diocesi percepiscono la nostra realtà come un’aria nuova e fresca, suscitata dallo Spirito e alcuni ci hanno persino espressamente detto: “Vi stavamo aspet-tando!”Fin dall’inizio, il Signore ha manifestato il suo amore e la sua presenza toccando il cuore di molti componenti della Koinonia del Messico e degli Stati Uniti, compresa la Sede Federale, che si sono attivati per aiutare la nostra piccola re-altà nascente, con delle offerte che ci hanno consentito di poter arredare la nostra casa col necessario. Anche la gente del posto ha iniziato ad aiutarci nelle nostre necessità quo-tidiane. Il Signore è stato così buono con noi che ci ha dato perfi no un luogo dove abitare: due appartamenti, nella ca-nonica della parrocchia di San Tommaso d’ Aquino. E che sorpresa è stata per noi accorgerci che il nome della strada dove abitiamo è: via dell’Amore di Dio. Ringraziamo il Signore per quanto è accaduto sinora e per quello che possiamo intravvedere nel piccolo seme gettato: un grande albero carico di frutti.

Fabrizio Ballanti

News dalla Spagna

“A CÁDIZ VI STAVAMO ASPETTANDO!”

Foto di gruppo dal corso “Gesù libera la tua casa”

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News dalla Slovacchia

E’ bello parlare delle opere del Signore. Testimoniare la sua fedeltà. L’albero si riconosce dai frutti. Se il frutto è buono, è buono certamente anche l’albero. Ricordo il primo incontro, più di vent’anni fa, con la Koinonia in Slovacchia. Arrivarono i fratelli da Camparmò e da quel momento in poi, migliaia di persone impararono ad alzare le mani, per dare piena lode a Gesù, riceverne i carismi e la chiamata ad essere testimoni per preparare la via al Signore. Memorabile fu l’incontro con padre Ricardo, presso l’anfi teatro a Presov, nel 1994. Era un sabato, ai primi di ottobre. Da più di una settimana faceva freddo e in montagna c’era già la prima neve. Ebbene quel giorno, spuntò improvvisamente un sole luminoso e durante l’incontro, non solo il calore dei suoi raggi, ma anche la for-za dell’amore di Dio intervenne per guarire e lenire le nostre ferite. Alla fi ne del raduno, il cielo si ricoprì di nuvole e la pioggia salutò padre Ricardo, ma per dirgli : “Torna ancora!” Il simbolismo meteoroligico di quel giorno, che oggi com-prendo meglio, ha fi ssato uno spartiacque, di un prima e di un dopo: un periodo di gelo, di totalitarismo che si tramu-ta per la Slovacchia, nel suo cammino di autonomia, in una grande benedizione.

Tutto ciò è certamente il frutto buono di cui parla il Vangelo.

In quel momento, la Chiesa locale comprende che sta ini-ziando una nuova missione e si sente mobilitata nell’evan-gelizzazione. Siamo andati per le strade delle nostre città a evangelizzare, a bussare alle porte delle case, sostenuti dall’in-coraggiamento dello stesso arcivescovo di Košice. Quasi sem-pre eravamo sorretti dalla gerarchia della Chiesa e trovavamo le porte aperte nelle parrocchie e accoglienza nei media. Na-turalmente abbiamo incontrato anche incomprensioni e dif-fi coltà, ma Gesù ci sempre ha guidati. Ricordo ancora il pri-mo corso, forse Filippo. Di un altro, rammento il particolare: eravamo di sera accanto al fuoco e Manuele riportò il brano del Vangelo del rinnegamento, nel quale l’apostolo Pietro si riscaldava presso un fuoco acceso nel cortile e una serva lo riconobbe, dicendogli: “anche tu sei suo discepolo”. Frequen-tando i vari corsi, la nostra amicizia si rafforzava, prometten-doci vicendevolmente di proseguire insieme il cammino nella fede. Nel frattempo, molti gruppi e movimenti hanno attinto dalle fonti della Koinonia. La scuola di evangelizzazione e il dono profetico hanno iniziato a forgiare la comunità e a ri-chiamare altri al suo interno, ogni anno circa settanta nuovi membri. Alla nostra porta hanno bussato molte persone per cercare preghiera, accoglienza e ispirazione. La Parola di Dio, penetrando nel nostro essere, ha formato la nostra mentalità e ci ha rafforzato negli impegni.

Oggi in Slovacchia ci sono tre realtà della Koinonia (Vyšný Klátov, Sklené, Prešov) alle quali aderiscono mille membri, impegnati in più attività, ispirati dall’unica chiamata, quella di andare ad evangelizzare fi no ai confi ni della terra. Questi sono i frutti radicati nella presenza viva del Signore Gesù, in mezzo al popolo della Slovacchia.

Milan Bednarik

SopraLa nuova sala di preghiera che si

sta costruendo a Prešov.

A latoUn particolare del Festival

delle famiglie che si svolge ogni anni a Sklené .

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News da Recanati

Un quarto di secolo… poco, tanto, chissà? Venticinque anni sono passati, dal lontano 1992, anno in cui è nata l’Oasi di Recanti.

Il 29 e 30 aprile ci siamo radunati per vivere questo mo-mento particolare della nostra storia.

La festa è stata un’opportunità per fermarsi e poter ricor-dare le esperienze vissute, non tanto come un ricordo fi sso, come dei combattenti che si ritrovano intorno ad un monu-mento, ma, attraverso la storia, toccare di nuovo ciò che la Koinonia è: una vita vissuta insieme, annunciando che Cristo è risorto.

UNA PALMA PER RICORDARE LA NOSTRA FEDELTÀ

Grande festa per celebrare

i venticinque anni di apostolato

È con grande entusiasmo che ci siamo impegnati ad organizzare quest’evento, coinvolgendo un centinaio di persone, che hanno garantito i più svariati servizi. È nato così un tale magnetismo che ogni giorno ci mera-vigliavamo del crescente numero di iscritti, fi no ad arri-vare a 500 persone che hanno celebrato con noi questa festa.

Attraverso un progetto, chiamato “Io c’ero”, è stata data l’opportunità di fare memoria della fedeltà del Si-gnore, raccogliendo le testimonianze di coloro che sono stati presenti durante fatti rilevanti e signifi cativi della nostra storia.

L’evento è stato anche l’occasione di riportare al pre-sente la motivazione iniziale: un desiderio, un sogno che ha spinto a far nascere questa oasi. Lavorando insieme, ci siamo rinnamorati della nostra chiamata e di questa realtà, fatta di volti, mani, sorrisi e lacrime.

Il ricordo ci ha dato una nuova spinta. È questo ciò che abbiamo voluto esprimere concretamente con un gesto: insieme al nostro fondatore p. Ricardo, abbiamo piantato, nel nostro terreno, una nuova palma, da anni simbolo dell’Oasi di Recanati, come segno per una nuo-va ripartenza.

Forti della nostra storia, ripartiamo con gioia per al-tri…25…50…100…anni.

Dawid Warszawski

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News dalla Polonia

La Polonia è uno dei paesi, nei quali la Koinonia Giovanni Battista ha messo le sue radici molto presto, e precisamente all’inizio degli anni novanta (1992), quando, in seguito ad un “Corso Paolo”, svoltosi a Wrocław, con la presenza di p. Ricardo e di Jose Prado Flores, un piccolo gruppo di perso-ne, tra cui Marek Maj (oggi Coordinatore Regionale della Koinonia a Wrocław),Ela e Janusz Wróbel, si è impegnato da subito in questa impresa.

Nello stesso anno, venne organizzato il primo “Corso Filip-po”, dal quale uscì un’equipe, che seppe gestire un grande evento: un corso analogo, che nell’anno successivo, vide la partecipazione di ben 500 persone, a Bydgoszcz. Vi parte-ciparono molti fratelli e sorelle, che oggi fanno parte della nostra comunità. Tra loro Iwona Sułek, pastore dell’Oasi di Nowy Radzic e coordinatrice nazionale della Koinonia in Polonia, Beata, Andrzej Wójtowicz e molti altri.

La Koinonia in Polonia si innestò allora su un ramo esterno, e il primo nucleo verginale nacque nel 1999, a Świdnik, vi-cino a Lublino, nella parte orientale del paese.

La nascita e lo sviluppo della comunità avvenne grazie alla cura pastorale di Giorgio Cenzi, che dal 1994 al 2005 vi-sitò la Polonia, incoraggiando quanti si sentivano chiamare “Giovanni Battista” a farne parte. Il seme gettato ha sicura-mente dato buoni frutti.

Nel 2012 sorse, nella Polonia settentrionale, in una località denominata Błotnica, una seconda oasi. Il suo attuale pasto-re è Monika Wojciechowska.

In 25 anni la Koinonia si è diffusa in varie parti del nostro paese e ha richiamato al suo interno più di 900 persone. Trenta sono le vocazioni verginali e quattro i pastori delle oasi. Ma in Polonia esistono anche tre regioni: Wrocław, Gdynia e Kraków.

Il nostro è un paese di missionari. Più volte abbiamo evange-lizzato in Ucraina e Bielorussia, in Russia e persino in Svezia. Siamo infatti sicuri, che il Signore farà ancora grandi cose per il nostro popolo, ma noi sicuramente non faremo mancare la nostra partecipazione.

Robert Hetzyg

IL SIGNORE NON CI ABBANDONA MAI!

A destra: la località in Polonia dove è presente la Koinonia.Sotto: due edifi ci nell’Oasi di Radzic. In primo piano, sulla sinistra,

la cappellina, l’altro è la sala degli incontri.

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A tu per tu

Alessandro Ballardin racconta il suo ingresso nella Koinonia, dopo aver partecipato al Congresso di Praga. Aveva deciso di recarsi nella Repubblica Ceca per curiosità, con l’intento di scoprire un mondo sconosciuto, ma...

È uno tra i più giovani della Koinonia. Ha 23 anni e da al-cuni mesi ha deciso di scrivere a padre Sandro, responsabile della comunità di Camparmò, per chiederne l’ammissione. «Per circa quattro anni – dice - ho vivacchiato, frequentando i vari appuntamenti organizzati dalla Comunità…».

E poi, cos’è accaduto?«Un fatto molto strano. Avevo deciso di recarmi a Praga per partecipare al Congresso. Mi aveva convinto la mia ragazza. Ne ero incuriosito. Volevo ascoltare gli interventi dei pasto-ri, ma soprattutto le testimonianze. Giunto in quella grande arena, dove c’erano migliaia di persone, improvvisamente mi sentii uno di loro. Il mio cuore si era sciolto».Alessandro Ballardin parla con voce pacata, ma con la pas-sione di un neofi ta, con quella carica vitale che normalmente appartiene a un ventenne. Vuole raccontarci la sua esperienza di fede, del suo cammino nella Koinonia.

Alessandro, come hai conosciuto la Koinonia Giovanni Battista?«Frequentavo una ragazza che spero, molto presto, diventi mia moglie. Mi parlava spesso di questa comunità, delle per-sone che la frequentano, anche se provenienti da ambienti diversi. Della profonda unità che c’è al suo interno e il cui scopo è la ricerca del Signore».

E così hai accettato di accompagnarla…«Sì. Proprio così. Solamente per curiosità. Ma ho dovuto im-mediatamente fare una scelta: o continuare a frequentare la persona che amo o abbandonare tutto e andare per la mia strada».

Quale la tua prima reazione?«Era un mondo che non mi apparteneva. Nonostante la mia giovane età nessuno mi aveva detto di pregare. Invocare il Signore. La cosa molto strana è che c’era molta gestualità. Ho iniziato a porre delle domande. Perché fate questo? Perché cantate? Perché vi comportate in modo diverso dai fedeli che frequentano le parrocchie?»

Qual è stata la risposta?«Non preoccuparti, mi dicevano, il Signore ti vuole bene e presto inizierai a rivolgerti a Lui».

Alessandro aspirante regista alle prese con uno steadycamper le riprese in movimento

«HANNO GETTATO LA RETEE MI HANNO CATTURATO»

CHI ÈAlessandro Ballardin è nato a Schio il 22 marzo 1994: È diplomato perito meccanico e lavora come responsabile qualità in un’azienda che si occupa di trattamenti termi-ci dei metalli. Le sue passioni più grandi sono il teatro, il cinema e la musica. Ha svolto attività teatrale per anni in una compagnia, ha girata piccoli cortometraggi e suona la chitarra. È fi danzato da tre anni con Caterina Giuggio-loni, che mi gli ha fatto conoscere la Koinonia Giovanni Battista. Ha frequentato per anni i gruppi parrocchiali in particolare con i bambini sia durante l’anno che con i cen-tri estivi.

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10 _ maggio 2017

A tu per tu

E fu così?«Esattamente»

Cosa ti ha colpito di più al congresso.«I momenti di preghiera. Le testimonianze dei pastori e di quanti da anni frequentano la Koinonia. Le celebrazioni euca-ristiche alle quali hanno partecipato alcuni vescovi provenien-ti da vari Paesi, oltre a numerosi pastori».

Che tema è stato affrontato?«Ricordo molto bene il titolo: Gettate le reti! E la rete che è stata gettata mi ha catturato. Il Signore voleva proprio que-sto».

Al tuo rientro cosa accadde?«Al mio ritorno da Praga, non ero più lo stesso. Sentivo il desiderio di pregare. Di invocare il Signore e ringraziarlo di tutto. Appartenevo alla Koinonia…».

Ne hai parlato ai tuoi genitori?«Assolutamente sì. Spiegai il motivo per cui avevo deciso di frequentare con più assiduità la Koinonia Giovanni Battista e cioè che nella Comunità tutti si vogliono bene. Ci si aiuta re-ciprocamente, ma soprattutto che tutti pregano per gli altri».

Cosa risposero papà e mamma?«I miei genitori sono cristiani, ma non praticanti. Non fre-quentano nemmeno la parrocchia, ma non mi hanno ostaco-lato in questo cammino che ho deciso d’intraprendere».

Che cos’è la fede per te?«Secondo me, vivere la fede vuol dire tenere presente il Si-gnore in tutto quello che faccio: quando mangio una pizza con i miei amici, quando lavoro, quando mi diverto... in ogni momento».

Preghi?«Sì, non come vorrei. Per pregare sfrutto il tempo che trascor-ro in auto recandomi al lavoro. Mi impegno a comportarmi bene durante le ore che trascorro in azienda e ogni volta che sbaglio, ricomincio e ringrazio il Signore che mi dà la forza per riprendere il cammino».ù

Alessandro, prima hai parlato de lla parrocchia. La frequentavi?«Sì. Ero uno degli animatori. Organizzavo vari appunta-menti con i ragazzi e trascorrevo con loro parte del mio tempo libero».

Ci vai ancora?«No. Mi trovo un po’ a disagio, ma li rispetto. Non biasimo quello che ho fatto nel passato. Lo rifarei ancora, ma la Koi-nonia risponde meglio alle mie esigenze, ai miei dubbi e ai miei numerosi interrogativi. Trovo persone sempre pronte ad aiutarmi in modo veramente disinteressato».

Con i tuoi amici dell’oratorio come sono i rapporti?«Direi tranquilli. Mi hanno posto molte domande: del perché della mia scelta, che cos’è la Koinonia, perché non frequento più la parrocchia …».

Tu lavori in un’azienda metalmeccanica ed sei responsabile qualità. È possibile una testimonianza sul posto di lavoro?«I miei colleghi di lavoro non sono tutti cattolici praticanti. Ci sono anche musulmani e persone – a loro dire – non cre-denti. Rispetto tutti. C’è stato però un momento di rottura: ho iniziato ad amare il mio lavoro, nel momento in cui sono diventato membro della Koinonia. Parlare di Dio nell’am-

Con Caterina Giuggiolonila fi danzata

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maggio 2017 _ 11

A tu per tu

Da sinistra: Alessandro Ballardin, Caterina Giuggioloni, Rachele Giuggioloni, Chiara Giuggioloni, Miriam Miliotti, nascosta dentro la carrozzina, Marina Tarducci,Francesco Miliotti, Gioele Miliotti (nel passeggino), Naomi Giuggioloni, Sergio Giuggioloni e Francesco Giuggioloni

biente di lavoro mi è, per ora, molto diffi cile, ma è possibile, invece, vivere momenti di autentica soddisfazione, anche sul piano della testimonianza».

Alessandro, tu prima accennavi a un tuo desiderio, quello cioè di sposare la tua ragazza. Cos’è per te la famiglia?«Per ora è un sogno, ma spero che il matrimonio diventi pre-sto una realtà. È importante e decisivo constatare che esistono dei modelli positivi di famiglie. E l’ esempio concreto sono i genitori della mia fi danzata. Una bella famiglia, con cinque fi gli, di cui due consacrati nella Koinonia».

Molti ragazzi oggi preferiscono la convivenza…«Non sono d’accordo. Molti credono che convivendo si è più liberi, in quanto non si hanno legami giuridici o morali. Ma si tratta di un errore. Il matrimonio non è un carcere. È un accettarsi reciprocamente con pregi e difetti».

La famiglia può essere uno strumento per evangelizzare?«Assolutamente sì. È nella famiglia che s’impara a pregare. Spero che la famiglia che andrò a formare si apra ad altre cop-pie, affi nché la mia abitazione possa diventare il luogo dove organizzare attività e incontri settimanali di preghiera e di te-stimonianza».

Vai spesso a camparmò?«Frequento normalmente con la mia fi danzata gli incontri che vengono organizzati».

Hai mai incontrato Padre Ricardo, il fondatore della Koinonia?«Sì. L’ho incontrato varie volte. Mi faceva timore e contempo-raneamente mi dava tranquillità. E ho avuto modo di parlar-gli di recente. Avevo chiesto un incontro e fortunatamente mi è stato concesso. Ero con la mia fi danzata. Gli abbiamo par-lato del nostro fi danzamento, che volevano fosse uffi cializzato a Camparmò. Padre Ricardo ci ha incoraggiati, ci ha dato dei consigli e in modo particolare ci ha raccomandato di pregare e ringraziare il Signore per tutto quello che quotidianamente ci dona. È stato un momento indimenticabile. Ma di padre Ricardo ho sentito parlare anche a Praga… ».

E cioè?«Ricorreva il suo ottantesimo compleanno. Dopo aver ascol-tato le varie testimonianze che ricordavano la sua fi gura, ho ringraziato il Signore che ce l’ha donato».

La tua fi danzata ti ha introdotto nella comunità, tu ha mai invitato qualcuno a frequentare la Koinonia?«Assieme alla mia ragazza ho invitato altre due amici a Cam-parmò. Gli abbiamo fatto conoscere i fratelli e le sorelle che vivono in Comunità. Hanno parlato con loro e hanno posto tante domande. Credo siano rimasti soddisfatti. Sono convin-to, però, che non si debba forzare. Sarà il Signore a chiamarli».

Cosa ti aspetti dalla koinonia?«Spero che attraverso la Comunità la mia fede si rafforzi e che la mia futura famiglia possa essere punto di riferimento per altre giovani coppie».

Patrizio Trevisan

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12 _ maggio 2017

La persona umana è relazione ma spesso non è facile comunicare, capire e farsi capire. Non è infatti semplicemente comunicare, ma farsi capire. Non è importante ciò che uno dice, ma ciò che uno vuole dire. Ecco che nel corso tenuto a Camparmò, il 4-5- marzo intitolato “Dialogo e (è) amore”, sono stati dati elementi importanti per comunicare, per riuscire, nelle relazioni signifi cative quale quella di coppia, a dialogare. Il dialogo è fondamentale per conoscersi e quindi per amarsi, fi no a dare la vita. Una bellissima partecipazione gioiosa di 30 coppie che hanno rinnovato la loro relazione, si sono messe in discussione, portan-do frutti di perdono e di guarigione interiore.

Dalla Casa Madre

CORSOCORSO“DIALOGO“DIALOGO

E/È AMORE”E/È AMORE”

Sabato e domenica 18-19 marzo sono venute in pellegrinaggio le realtà di Genova e Cuneo con il loro delegato Manuel Rossi. Si rimane sempre stupiti dal valore di tale esperienza, al termine della quale tutti i partecipanti vengono arricchiti e confermati nella chiamata ad essere Koinonia Giovanni Battista. Il percorso spirituale che illustra e fa vivere l’origine della nostra Comunità potenziato dalla visita ai luoghi signifi cativi e animato dalla testimonianza di padre Sandro, fratello della prima ora, offre una opportunità unica di sentirsi parte di un progetto meraviglioso donato, custodito e condotto dalla presenza fedele del Signore.

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All’interno del Triduo pasquale il Venerdì santo si è svolta la celebrazione della passione di nostro Signore Gesù dalle 12.00 alle 16.00 con la consueta via crucis animata dai fratelli della comunità

di studenti del livello basico. Il bel tempo ha permesso di poter seguire un percorso all’aper-to che si è concluso sulla cima del Col dei Giotti dove è presente un’antica croce in

legno. La partecipazione è stata molto sentita con oltre 80 persone tra le quali anche un gruppo della koinonia dell’Alto Adige. Signifi cative sono state

le testimonianze di questa esperienza che ogni anno segna profonda-mente che vi partecipa.

Dalla Casa Madre

Nell’Oasi di Camparmò si è tenuto un ritiro di 3 giorni, dal 4 al 6 apri-

le, per i fratelli e le sorelle votandi, che in quest’anno emetteranno gli impegni triennali, rinnovo e gli impegni perpetui di vita consacrata. Il ritiro è stato guidato dal fratello p. Peter Hermanovsky, mae-stro del Discepolato.Sono venuti dalle varie oasi di apparte-nenza: da Biella, Roma, Camparmò, Co-gollo, Nowy Radzic, Błotnica (Polonia), Vyšný Klátov (Slovacchia), Dob any (Rep. Ceca), Lourdes Mission (Sudafri-ca), Chemnitz (Germania), Cadice (Spa-gna), New York, Tiberiade (Israele). Set-te di loro stavano completando i tre mesi di Discepolato, così hanno potuto bene-fi ciare di trascorrere del tempo prezioso a Camparmò, confermandosi nell’espe-rienza fresca di far parte di uno stesso progetto di vita alla sequela di Gesù.

TRIDUO PASQUALE

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14 _ maggio 2017

Un’esperienza che solitamente ci accompagna è quella di non es-

sere mai all’altezza di ciò che ci viene chiesto. E pure nella Chiesa si vive questa sensazione a fi or di pelle. Certamente, ci sono persone che si sentono sempre all’altezza, ma in re-altà o sono una rarità ancora scono-sciuta o sono allegri buontemponi che confondono realtà con fantasia.

E per di più si vuole guarire da que-sta percezione considerata dai più una malattia paralizzante.Però, pensandoci bene, mi domando se per forza bisogna guarire da questa strana percezione di inadeguatezza; ma a dire il vero è proprio una malattia?Guardando tra le pagine del Vangelo, si scopre che in realtà un vero discepo-lo sempre si sente inadeguato. E non potrebbe essere diversamente di fron-te a ciò che viene chiesto: servire una moltitudine bisognosa di compassio-ne, di speranza e di pane e pesce (Cfr.

Mc 6, 34-4).Proprio così, come quando Gesù chiede ai discepoli di dare loro stessi da mangiare ai cinquemila uomini ri-uniti ad ascoltare la sua predicazione. Immagino la reazione degli apostoli, specialmente dopo aver trovato solo cinque pani e due pesci. Come non sentirsi stretti tra il comando di Gesù e la sua volontà di dare ciò che la fol-

la abbisogna e la totale mancanza di mezzi? Solo un pazzo potrebbe fare spallucce.Io certamente mi sarei sentito soffo-care, schiacciato da un senso di im-potenza superiore ad ogni sforzo di immaginazione.Possibile che Gesù non vedesse la rea-zione dei suoi?Ancora immagino i discepoli che, dopo aver fatto sedere i cinquemila in piccoli gruppi, non senza qualche titubanza, cominciano a servire. Gesù fa il suo mestiere: predica, prega

e moltiplica. I discepoli fanno il pro-prio: distribuiscono ciò che il Signore passa loro.Come avranno dispensato il pane e i pesci, con quale quantità? Ciò che poteva stare solo nelle loro mani. E nelle loro mani, credo che non ci stava più del benedetto. Non penso avessero ceste o sacchi pieni del moltiplicato, ma si passava di mano in mano solo quello che le mani poteva-no contenere.Ecco il segreto della moltiplicazione: dare solo ciò che sta nelle proprie mani.Così si impara a lavorare a fi anco con Dio: si serve non in base a ciò che si ha, in base alle risorse, ma in base a ciò che ci sta sta nelle priori mani. È un cambio di prospettiva.In questo modo gli apostoli avranno pur sempre sentito sulle loro spalle il peso di inadeguatezza, ma quella giu-sta: il miracolo lo fa il Signore, i disce-poli fanno i camerieri.Noi quasi sempre vorremmo avere tutto prima di fare qualcosa e così non facciamo mai nulla. Ci lamentiamo con Dio, con noi stessi, con gli altri se qualcosa non funziona, sempre in ricerca di una giustifi cazione o di un nuovo paese dei balocchi. In realtà si diventa maturi quando impariamo a dare solo ciò che sta nel-le proprie man. Il miracolo avviene quando si ha fi ducia di dare ciò che si ha nelle mani. In questo modo l’i-nadeguatezza diventa collaborazione umile e gioiosa con Dio.Si vince la paura di essere inadeguati quando si dona il poco che si ha nelle mani e ne avanzerà anche per altri.Così si lavora con Dio. Noi facciamo ciò che ci compete: dare ciò che ci sta nelle nostre mani.

Serata Aggeo - Degustazione di vini italiani nell’Oasi di Pilsen

Padre Alvaro

IMPARARE A LAVORARE A FIANCO DI DIO

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maggio 2017 _ 15

L’Invitato

In un caldo pomeriggio di metà mag-gio, da Praga mi reco a Pilsen per in-contrare il vescovo emerito František Radkovský. È lui stesso ad aprire la porta. Ci accoglie con un sorriso e ci accompagna nel suo studiolo. Una stanza semplice. Alle pareti la foto di papa Francesco e del suo successore, mons. Tomáš Holub. Parla in italia-no. Guarda il crocifi sso e subito rin-grazia Dio di averlo sempre, giorno dopo giorno, accompagnato come primo pastore della neocostituita dio-cesi voluta dall’allora papa Wojtyla. Inizia a raccontarci della sua esperien-za di vescovo, dei suoi rapporti con i Focolarini e con la fondatrice Chiara Lubich. Ma ci parla anche della Koi-nonia Giovanni Battista, fondata da padre Ricardo Argañaraz, la comu-nità carismatica, con più consacrati, presente in diocesi dal 1996.

ECCELLENZA, COME HA CONO-SCIUTO LA KOINONIA?«Erano i primi anni di vita della Diocesi.

La Comunità aveva organizzato un incontro di studio nella Repubblica Ceca. I partecipanti a questo semi-nario erano giunti da varie parti del mondo. Non ricordo se per un’intera settimana o solamente per pochi gior-ni. Alcuni miei fedeli mi riferirono che era un’associazione molto attiva, che curava la preghiera. Ho pensato che questa Comunità avrebbe porta-to molti sacerdoti in Diocesi. Devo ammettere, che nella nostra Diocesi, in quegli anni, scarseggiavano i sacer-doti».

MA IL SUO PRIMO CONTATTO CON LORO?«M’invitarono ad un corso. Non ri-cordo bene se fosse Filippo o Giovan-ni. Accettai, nonostante i vescovi del-la Moravia mi avessero sconsigliato di recarmi a quegli incontri perché, a loro dire, i membri della Comunità non avevano chiesto loro il permesso per svolgere le attività nelle loro Dio-cesi. Così pure, secondo i responsa-

bili del movimento carismatico, non si trattava di veri carismatici. Io co-munque ero curioso e decisi di verifi -care la situazione in prima persona e incontrai questi nuovi arrivati».

E IL SUO GIUDIZIO QUALE FU?«Erano e sono tutt’oggi credenti che pregano. Pregano con la spiritualità carismatica, nata sulla scia del rinno-vamento prodotto dal Concilio Vati-cano II».

SI RIFERISCE ALLA LUMEN GENTIUM?«Sì, proprio alla Lumen Gentium che al paragrafo 12 recita: «Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacra-menti e dei ministeri santifi ca il popo-lo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma, “distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui” (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordi-ne grazie speciali, con le quali li ren-de adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffi ci, utili al rinnovamento e

«Siamo tutti chiamati

all’apostolato e alla santificazione.

Il modo per glorificare

il Signore è diverso. Le strade sono

molteplici. E la Koinonia

Giovanni Battista è una di queste vie»

«LI HO ACCOLTI CON GIOIACOME VOLERE DEL SIGNORE»

Intervista a mons. Františe k Radkovský, vescovo emerito di Pilsen

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16 _ maggio 2017

L’Invitato

alla maggiore espansione della Chie-sa, secondo quelle parole: “A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio” (1 Cor 12,7). E questi carismi, straordi-nari o anche più semplici e più co-muni, siccome sono soprattutto adat-ti e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione».

E COSÌ LI HA ACCOLTI NELLA SUA DIOCESI?«Li ho ricevuti con gioia. Ho messo a disposizione una struttura a Pilsen, in modo di agevolare l’inizio del loro apostolato».

SEMBRA, DUNQUE, UN INIZIO FACILE?«Non è stato così semplice come può apparire. Li ho consigliati di non anda-re in Moravia. In quel territorio i sacer-

doti avevano chiesto al vescovo di non accettare la nuova comunità».

PER QUALI MOTIVI?«Erano preoccupati che i fedeli ab-bandonassero le loro chiese e andas-sero numerosi alle funzioni della Koi-nonia».

INVIDIA? PAURA DI PERDERE I FEDELI?«Purtroppo è proprio così».

E IL CARDINALE DI PRAGA SI È MAI PRONUNCIATO?«Assolutamente no. Entrambi cono-scevamo il movimento dei Focolari e non vedevamo in questa comuni-tà nessun pericolo per la Chiesa. Ho conosciuto il movimento di Chiara Lubich quando ero seminarista».

MOVIMENTO, ANCHE QUESTO, CONTRASTATO MOLTISSIMO…«È vero. C’era il divieto sia per i sacer-doti, che per i seminaristi di avvici-nare gli esponenti dei Focolarini. Per grazia di Dio, le cose non sono più come un tempo. Ma anche qualche cardinale…»

CHI?«Il cardinale Ruini, il cardinale Cas-sidy… Mi davano dei suggerimenti, niente di più…».

E LEI?«Ho pregato tanto e oggi, a distan-za di molti anni, ringrazio Dio della scelta che ho fatto».

LEI È MAI INTERVENUTO PER “RICHIAMARE” LA COMUNITÀ?

«Rarissime volte. Ho segnalato che certe cose non andavano bene e che andavano riviste. Si sono adeguati im-mediatamente alle mie sollecitazioni».

E OGGI?«Mi sembra, e mi riferisco a questo periodo, che la Comunità abbia agito bene e che continui su questa strada tutt’oggi»

PADRE RICARDO, IL FONDATORE, HA AVUTO DEI PROBLEMI…«Lo so. Mi hanno riferito tutto ed io ovviamente, per quanto possibile, ho verifi cato ciò che mi era stato riporta-to. Si trattava di fatti spiacevoli e do-lorosi. Ma va riconosciuto che il cam-mino della Koinonia è sempre stato in salita. La comunità ha comunque accolto tutti i miei consigli e i sugge-rimenti, rafforzando la preghiera sia personale che comunitaria».

QUALE A SUO PARERE LA CA-RATTERISTICA DEI COMPONENTI DELLA COMUNITÀ?«La disponibilità. La cordialità. Il sa-persi fermare e dedicare del tempo alla preghiera. Ma non bisogna osan-narli….».

IN DIOCESI COME SONO STATI ACCOLTI?«Molto bene. La gente ne è affezio-nata e partecipa numerosa alle loro funzioni religiose; alcuni scelgono il loro cammino di verginità per il Re-gno dei cieli».

CHI ÈFrantišek Radkovský nasce il 3 ottobre 1939 a Třešt’, nell’allora Protettorato di Boemia e Moravia. Studia matematica alla facoltà di Matematica e Fisica dell’Università Carolina (1957-1962) e alla facoltà teologica “Santi Cirillo e Metodio” (1966–1970). Viene ordinato sacer-dote il 27 giugno 1970. Svolge il suo ministero come cappellano a Ma-riánské Lázně e come amministratore spirituale della parrocchia “Esaltazio-ne della Santa Croce” a Františkovy Lázně. Il 17 marzo 1990 è nominato da papa Giovanni Paolo II vescovo titolare di Aggar e ausiliare di Praga e ordinato successore degli apostoli il 7 aprile 1990 dal cardinale František Tomášek, arcivescovo di Praga. È stato Segretario generale della Con-ferenza Episcopale (1990-1993) sin dalla nascita della Repubblica Fede-rale Ceca e Slovacca (ČSFR) e lo è rimasto anche dopo la divisione fra i due paese.Il 31 maggio 1993 è stato nominato da papa Wojtyla primo vescovo del-la neocostituita diocesi di Pilsen. Ha preso possesso della sua diocesi il successivo 10 luglio.Si è ritirato il 12 febbraio 2016.

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L’Invitato

I SUOI EX PARROCI NON SONO MAI STATI GELOSI DELLA KOI-NONIA?«Direi proprio di no. Siamo tutti chiamati all’apostolato e alla san-tifi cazione. Il modo per glorifi care il Signore è diverso. Le strade sono molteplici. E la Koinonia Giovanni Battista è uno di quei percorsi».

CHE RAPPORTO HANNO CON LE ALTRE REALTÀ DELLA DIOCESI? «Sono a conoscenza che padre Al-varo, il Pastore generale, è chiamato spesso a tenere dei ritiri spirituali in Diocesi. Questo signifi ca che sono accolti e che si cerca di conoscere a fondo anche la loro spiritualità».

HA QUALCHE RIMPROVERO DA FARSI PER AVERLI ACCOLTI?«No! No! Assolutamente. Ringrazio Dio che me li ha mandati. Per me, che sono stato il primo vescovo di questa diocesi, sono stati una bene-dizione divina. Anche loro fanno parte delle colonne portanti di questa Chiesa ».

CI SONO DEGLI ORDINI RELIGIO-SI NELLA DIOCESI DI PILSEN?«Certamente. Ci sono i Francescani, i Salesiani, ora i Trappisti, i Domeni-cani, i Premonstratensi e anche altri movimenti. Sono punti di riferimen-to irrinunciabili».

NON CREDE CHE QUALCHE SUO CONFRATELLO NELL’EPISCOPA-TO SIA STATO “MIOPE SPIRI-TUALMENTE” NON ACCOGLIEN-DO LA KOINONIA?

«Può darsi. Ma quando le diocesi hanno tanti sacerdoti, tante religiose e molte vocazioni i vescovi non pen-sano ai nuovi movimenti. Perché cre-arsi dei problemi? Meglio non averli. Già ci sono tante preoccupazioni…».

ECCELLENZA, L’ISLAM È PRE-SENTE IN QUESTA TERRA?«Certo. Da quando l’Islam sta cer-cando di espandersi in Europa, il popolo ceco si sta interrogando sui

valori dell’Occidente, in particolare sui principi cristiani. Il cristianesimo è l’identità propria dell’Europa e certi valori non sono negoziabili».

LA CULTURA PUÒ AIUTARE QUE-STA NUOVA EVANGELIZZAZIONE?«La cultura è parte integrante del Cristianesimo. Due anni fa, quando Pilsen era la capitale della cultura eu-ropea, è venuto come ospite della cit-tà il cardinale Ravasi, per tenere delle conferenze sul cristianesimo. C’era un grande pubblico ad attenderlo. Anche le autorità cittadine lo han-no ricevuto con grande riguardo. Ci ha portato il saluto cordiale di papa Francesco che il sindaco stesso ha co-municato ai presenti nella piazza prin-cipale della città in occasione dell’illu-minazione dell’albero di Natale».

CHE RUOLO PUÒ AVERE IL MO-VIMENTO CARISMATICO DELLA KOINONIA, IN QUESTA TERRA?«Il movimento carismatico è un’espe-rienza straordinaria per la Chiesa tut-ta. Il fi lo conduttore è la consapevo-lezza dell’effusione dello Spirito. Una riscoperta sincera di quel modo di essere della Chiesa delle origini. Pen-so che sia indispensabile per la nuova evangelizzazione».

OLTRE ALLA SPIRITUALITÀ SPE-CIFICA, LA KOINONIA GIOVANNI BATTISTA, COME SI RAPPORTA ALLA SOCIETÀ DI PILSEN?«Con tante iniziative. Ad esempio, mi risulta, che la manifestazione di assag-gi di vini provenienti dall’Italia abbia riscosso un grande successo, e per la Koinonia si tratta di una delle tante iniziative per fare evangelizzazione. Si fa conoscere la comunità a persone atee e lontane dalla Chiesa che mai si avvicinerebbero, se non in occasioni come queste. Solitamente qualche messaggio spirituale viene trasmesso ai partecipanti durante la manife-stazione. Così pure, in occasione di eventi, denominati la “piazza delle favole”, nel centro di Pilsen, c’è stata una numerosa partecipazione di bam-

bini con i loro genitori e nonni (circa 3000 persone). Si tratta di momenti di pre-evangelizzazione. E i frutti si vedono. È una grazia di Dio!».

QUALE SECONDO LEI LA CARTA VINCENTE DELLA KOINONIA?«I laici, oltre naturalmente alle perso-ne consacrate. I laici hanno un ruolo insostituibile nella società. Entrano in luoghi dove i religiosi non vi ac-cedono. Hanno contatti con ogni ca-tegoria sociale. Il tutto, però, con lo sguardo della fede. È bellissimo!».

UN SUGGERIMENTO ALLA FAMI-GLIA DELLA KOINONIA GIOVAN-NI BATTISTA.«Essere fedeli al loro carisma. Non abbandonarlo mai. Essere in profon-da unità con la Chiesa, concretamen-te con i Vescovi. Il Signore li accom-pagnerà sempre».

Nicola Scopelliti

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18 _ maggio 2017

Da Camparmò

CRISTO È RISORTO, È VIVO,È IN MEZZO A NOI

Queste tre espressioni ripetuta-mente annunciate, proclamate

con entusiasmo da padre Ricardo, fondatore della Koinonia Giovanni Battista, nel contesto degli incontri di preghiera della nostra comunità, risuonano ancora oggi con tutta la loro forza ed effi cacia. Sì, il Signore è veramente risorto, è vivo, ed è qui in mezzo a noi che siamo riuniti nel Suo nome. È la proclamazione della vittoria di Gesù nella Sua risurrezione che lo rende presente con tutta la sua azione salvifi ca in mezzo ai suoi: l’Em-manuele, il Dio con noi, è il Risorto, morto per i nostri peccati, risorto per la nostra giustifi cazione.In questa verità è contenuto il kerig-ma, parola effi cace di Dio, per la sal-vezza di chiunque l’accoglie.

manuele, il Dio con noi, è il Risorto, morto per i nostri peccati, risorto per la nostra giustifi cazione.In questa verità è contenuto il kerig-mamama,, papappp roror lalaa eeeffifficccacacee didi DDDioioo, ,,,,, pepepeppppp rr r lalala sssalalal-vevevevevevvevevevevevevevevevevv zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz aaaa a a didididddddididididdddiddddddiddididddidddid ccccccccccccccchihihihihihihihhihhhhhihihihhhih unununununununuunnnunuuunnnnunununununnunnu ququqqquuququququuquqququqqqquququququququququqquqqqqqqq eeeeeeeeeeeeeeeeeee l’l’l’l’l’l’’l’l’l’llllllll acacacacacacacacacacacacacacacacaacccococoocococccoccccocococcocococoo lllglglgllglgggglglglglglglglglggg iiiieiiieieieeieiieiieieieieieeieiei ......

Insieme alle tre espressioni sopra dette, vi sono le altre, che come conseguen-za, sono proclamate con ardore: Egli ha vinto la morte, il peccato e il mali-gno! Ecco la salvezza, la buona novella che, accolta, ravviva la fede e riempie il cuore di gioia e gratitudine.La proclamazione di queste due for-mule eleva la fede e orienta l’azione della preghiera e della vita stessa.Vivere nella coscienza che il Signore è Risorto e vivo e presente nella nostra vita ci dona la forza e fa la differenza nelle nostre relazioni, nei nostri impe-gni di lavoro, perfi no nelle nostre scel-te illuminiate e sostenute dal Signore Gesù vittorioso e glorioso. Essa coin-volge pienamente la nostra esistenza donandole una gioia che nessuno può toglierci.

Sapere che Lui ha vinto la morte ci dis-sipa la paura del male al quale siamo esposti come creature e ci pone nella dimensione della vita eterna. Lo sguar-do si alza al cielo dove splende il sole vittorioso che non conosce tramonto: Cristo nostra pasqua. Vediamo il cielo aperto e Gesù alla destra del Padre che con le braccia aperte ci attende nel Suo regno.La certezza che Egli ha vinto il pecca-to assumendolo su di sé sul legno della croce, ci rialza dalla nostre cadute e ci dona la sana consapevolezza che non è il peccato che ha l’ultima o la deter-minante parola sulla nostra vita, ma il Suo perdono, la Sua misericordia, la Sua salvezza alla quale possiamo sem-pre ricorrere con fi ducia.Infi ne, non siamo più sotto il dominio di satana, del potere delle tenebre, ma sotto la potenza, l’azione dello Spirito Santo. Il maligno, che sempre va in giro cercando chi divorare, non può vincere su coloro che sono in Cristo Gesù. Questa verità ci dona autorità per sbaragliare ogni sua insidia e supe-rare le tentazioni. Proclamare queste verità condensate nelle due espressioni di fede: Cristo è risorto, è vivo ed è qui tra noi; Gesù ha vinto la morte, il peccato e il maligno, è un dono da mantenere vivo, fresco, ‘risuonante’, nei nostri incontri di pre-ghiera e nella nostra vita quotidiana. Siamo risorti con Cristo è viviamo l’e-sperienza della Sua presenza viva che vivifi ca e conduce la nostra missione ad essere voce di uno che grida nel de-serto come lo fece Giovanni Battista.Ripetiamole spesso con convinzione, con gioia, con entusiasmo.

Sandro Bocchin

Mosaico di Marko Rupnik

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“Il mio Dio ha giurato”. È questo il signifi cato più conso-no al nome ebraico Elisabetta. Il suo sposo Zaccaria “Dio ricorda”, profetizzando dice: “si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo…” (Benedictus), evocando così in una frase il suo nome e quello della mo-glie e delineando già la loro missione di riconoscere nel suo sorgere il grande evento che ha segnato la storia: Dio che si è fatto uomo! Dal vangelo di Luca possiamo tracciare il seguente profi lo di Elisabetta: è di famiglia sacerdotale. È infatti discendente di Aronne, fratello di Mosè. È parente di Maria. Non sappiamo quanto stretto fosse que-sto legame ma il fatto che l’angelo Gabriele, inviato da Dio alla Vergine di Nazaret, le menzioni la fecondità di Elisabet-ta come segno di veracità dell’annuncio e dell’onnipotenza divina, ci indica che, nonostante la lontananza, la sofferenza dell’anziana donna era viva nel cuore della giovane parente.È considerata giusta. Luca puntualizza che i due non erano ritenuti tali solo dalla gente, in virtù del loro atteggiamento esteriore, ma lo erano veramente e intimamente, aggiunge infatti: “davanti a Dio”.È irreprensibile nell’osservare tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.È senza fi gli e vive la sua sterilità con senso di vergogna; è già in età avanzata quando viene visitata da Dio. “Dettagli”, questi, che ci fanno ricordare le matriarche d’Israele, in par-ticolare Sara, moglie di Abramo. Come lei, Elisabetta è steri-le e non ha fi gli, cosa che all’epoca era motivo di vergogna e a volte perfi no di disprezzo, perché con facilità l’infecondità veniva attribuita ad una maledizione, riconducibile sempre al peccato. L’altro aspetto, la vecchiaia: umanamente parlan-do, Dio per noi è puntualmente in ritardo, ed è proprio in questa attesa che ci giochiamo l’amicizia con Lui.È colei che riconosce nella fede-fi duciosa il segreto della be-atitudine di Maria: “Beata colei che ha creduto nell’adem-pimento di ciò che il Signore le ha detto”. E lo riconosce perché lei stessa ha vissuto il momento di svolta nella sua vita, quando il marito (e non l’angelo), condivide con lei

l’annuncio ricevuto. A quel punto, cosa fare? Guardarsi allo specchio e dire: non è possibile, ormai sono anziana,… sa-rebbe stato bello a suo tempo,…? Aprirsi o chiudersi defi ni-tivamente a un Dio, apparentemente insensibile, che a causa dell’incredulità toglie la parola? Elisabetta, con fi ducia e co-raggio proclama: “Sì, si chiamerà Giovanni”, testimoniando con i fatti che la fi ducia è la chiave della fede e chi perde la fi ducia è già morto.È colei che al saluto di Maria viene colmata di Spirito Santo.È la prima a proclamare la signoria di Gesù Cristo, rivolta a Maria dice: “la Madre del mio Signore”.Elisabetta è immagine dell’Israele fedele e perseverante che in ogni epoca della storia ha mantenuto lo sguardo fi sso sulle promesse fatte dal Signore, certo che non verrà meno al Suo impegno. Anche oggi lei ci esorta, attraverso il suo esempio, a credere con piena fi ducia, fi no in fondo e fi no alla fi ne, nonostante la vecchiaia, la delusione, la vergogna, in Colui che ha giurato e non si è dimenticato!È con questo entusiasmo, tipicamente giovanile, che è di-ventata la madre di Giovanni Battista.

Giuseppe De Nardi

Figure della Bibbia

Panoramica interna del santuario di santa Elisabetta vista dall'ingresso

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“La Famiglia nella Koinonia”: questo il titolo del semi-nario svoltosi dal 18 al 21 maggio di quest’anno, a Praga, e che ha visto la partecipazione di circa 250 membri della Koinonia Giovanni Battista, provenenti dall’Europa e da altre nazioni d’Oltreoceano. Il clima, come sempre gio-viale e sereno, era altresì carico di aspettative e domande che, in un mondo in continua trasformazione, soprat-tutto per la famiglia, cerca un nuovo modo di viverla, di sostenerla, in particolare nell’ambito delle comunità koinoniche.

Padre Alvaro Grammatica, pastore generale, ha intro-dotto il seminario ponendo, fi n da subito, degli interro-gativi che, negli interventi successivi, avrebbero trovato non delle risposte, ma degli orientamenti pastorali per la famiglia. “La famiglia è un modo di vivere insieme”, ed essendo una realtà in continuo sviluppo, ha bisogno di essere compresa e vissuta come una dimensione profetica per tutta la Chiesa. Il suo intervento si è poi ulteriormen-te esplicitato, in quattro dimensioni: la storia, la Parola, il Magistero della Chiesa, la Koinonia.

Dimensioni che trovano la loro collocazione nei tre principi che hanno guidato il seminario: il principio bi-blico, magisteriale e koinonico, cioè la defi nizione del so-gno originario di Dio per la famiglia, le modalità defi nite dal Magistero della Chiesa, e la specifi cità della Koinonia, alla luce delle sfi de a cui, la famiglia stessa, è continua-mente sottoposta.

In prima istanza si è ribadito che la Koinonia è un cor-po unico, una comunità di amici, in cui le relazioni sono il tessuto connettivo e strutturale, e che si dovrà avere il coraggio, da un lato di andare oltre i riduzionismi comu-nitari e dall’altro evitare il relativismo delle norme astratte e le applicazioni di rigide regole asfi ssianti.

Da sfondo, a tutto ciò, c’è l’ “Amoris Laetitia”, l’esorta-zione apostolica sull’amore nella famiglia di papa France-sco. Documento di sintesi che chiude i Sinodi sulla fami-glia, voluti fortemente dall’attuale pontefi ce.

Il primo aspetto, quello biblico, è stato curato da padre

Il Seminario di Praga

Oltre 250 persone provenienti da vari Paesi del mondo hanno partecipato

a Praga al seminario organizzato dalla sede Federale della Koinonia

“LA FAMIGLIA È UN MODO DI VIVERE INSIEME”

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Riccardo, il Pastore Fondatore, da padre Giuseppe e padre Sandro, che hanno richiamato e approfondito, attraverso la Bibbia, il sogno di Dio e i doni che Dio stesso, fi n dalla creazione del mondo ha assicurato all’uomo e alla donna che, insieme, sono l’oggetto del suo amore e il soggetto attraverso cui si manifesta tale amore. L’aspetto magiste-riale è stato poi curato da altri pastori e da un responsabi-le laico, che hanno richiamato vari capitoli dell’esortazio-ne apostolica, rimarcandone le attuali criticità e le sfi de che la società odierna ha dinanzi a sé. L’azione pastorale, infatti, trova la sua connotazione nell’applicazione pratica di tali principi, suggerendo nuovi percorsi, quali l’accom-pagnamento, la convivenza, la missionarietà, proposti con grande intensità e che hanno un unico fondamento: “la famiglia come profezia”.

Il pastore generale, padre Alvaro, ha tracciato alla fi ne di questo percorso di rifl essione, un’ampia sintesi che ri-chiama e proietta in avanti ciò che il Signore ha suggerito e quali sono gli obiettivi realistici e applicabili. Ha detto infatti: “Siamo chiamati tutti alla conversione e non a facili applicazioni o lassismi di norme e regole”. La Koi-nonia è una comunità chiamata a camminare come un popolo che scopre la verità su questa strada e nel percor-rerla si assume la fatica dell’incedere insieme. La famiglia è anche una vocazione e non solo un fatto naturale, che implica uno stile di vita particolare. E’ necessario far usci-re il matrimonio dalla secca dell’idea di essere solo un fat-to naturale e privato. Bisogna conformare il matrimonio alla dimensione koinonica. Quando due si sposano, tutta la comunità è coinvolta, perché prega, accompagna, so-stiene, discerne: questa è la nostra sfi da. Si costruisce così un corpo koinonico che rende possibile l’evangelizzazio-ne integrando anche chi vive situazioni di “irregolarità”.

Non bisogna avere paura di stimolare le famiglie a vi-vere momenti di accoglienza e condivisione in modo pie-no, non temere di accompagnare, discernere ed integrare, non come singoli ma come un unico corpo.

Giuseppe Salvatore

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22 _ maggio 2017

Avevamo deciso di andare tutti e due al congresso di Praga. Ma Gianni, mio marito, sarebbe stato

impegnato, proprio in quei giorni, nel suo turno in ambulatorio. Così, fi no all’ultimo momento, sembra-va che dovessi andare da sola, ma a quel punto de-cisi anch’io di rinunciare. Rimaneva comunque una possibilità: pregare, affi nché Gianni si liberasse, con la sostituzione da parte di un collega. Così è avvenuto, al prezzo di due servizi notturni consecutivi. Ma andava bene lo stesso. La mattina della partenza, dopo una folle corsa in auto, siamo arrivati alla sosta del pullman che ci aspettava con i motori accesi. La corriera era al completo e i fratelli ci hanno accolto con un grande applauso. Questo è stato l’inizio. Il viaggio è poi pro-seguito in un’atmosfera calda, ciarliera, di canti e pre-ghiere. Tutti i viaggi della comunità, infatti, sono così e il congresso è iniziato sull’autobus. Se si superano gli ostacoli iniziali, si è già in uno stato di grazia, per il solo fatto di essere presenti. Arrivati a Praga, venia-mo scaraventati, come di consueto, in una marea di fratelli, ci si mescola tra gli atri, corridoi, sale, salette, e il brusio delle voci si confonde in idiomi differenti: inglese, ceco, polacco, slovacco, spagnolo, italiano nel-le sue varianti dialettali. L’eccitazione è a fi or di pelle e l’attesa del congresso vero e proprio è quasi esaspe-rante. Infatti, la sala enorme che ci ospiterà è quasi al completo, sulle gradinate saremo circa... duemila o più. E il palco sembra lontano, minuscolo. Finalmente la musica e il canto catturano la vivacità e l’esuberan-za dei presenti, nell’adorazione al Signore per il quale siamo venuti.

Decido così di vivere ogni evento come una presenza viva del Signore.Ma ecco l’esordio: l’annuncio della sterilità di Elisa-betta. Sono centrata e pienamente coinvolta. Da quel momento, fi no alla fi ne, la mia storia personale è av-volta come in una spirale nella storia della comunità. Per una serie di intoppi alla connessione ad internet del cellulare, quella sorta di cappio che ci fa essere sempre a portata di mano di qualcuno, mi sono tro-

Dopo il congresso

STORIA DI UNA SPIRALE

«Non bisogna«Non bisognalasciarsi prendere lasciarsi prendere

dalla pauradalla paurae giudicare tutto e giudicare tutto

come sbandamento.come sbandamento.Bisogna avere il Bisogna avere il

coraggio di collaborare coraggio di collaborare con la storia»con la storia»

P. RICARDOP. RICARDO

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maggio 2017 _ 23mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmaaagggggggggggggiiiiooooo 22222222222000000000000000000000000000000000000000000000000000000000011111177777777 ____ 2222333333

vata disconnessa. Così all’improvviso, in mezzo alle migliaia di fratelli, mi sono sentita sola. Non riusci-vo a rintracciare Gianni, non vedevo nessun volto noto. Mi sono allora introdotta, a caso, in una fi la di poltrone. E con questi sentimenti ho deciso di ri-volgermi in un colloquio personale al Signore. Ecco il deserto. Come il profeta Giovanni Battista viene concepito nel deserto del ventre di Elisabetta, così la Parola profetica cade in luoghi disabitati. Nel deser-to nulla sollecita la distrazione e l’anima viene cattu-rata da Dio. Se Lui parla, anch’ io ho parola umana da rivolgergli: Signore che senso ha questo deserto? È sparito mio marito e non trovo più i fratelli amici. Quelli che mi stanno vicino sono stranieri e lontani. Mi sembra di galleggiare in uno spazio gelido dove le luci dei convocati sono fredde e lontane. Il vuoto è evidente all’anima e al corpo. Dunque? Dove sei? Ho guardato meglio nella solitudine del mio corpo. Il corpo diventa linguaggio e comunicazione, ma la mia storia personale è avvolta in una spirale con la comunità Giovanni Battista e con Gesù di Naza-reth. Perfetto.Apro gli occhi e la folla dei convocati è in delirio nell’esaltare la regalità del Signore. Anzi percepisco che i presenti sono i protagonisti del congresso. I relatori sul palco mi sembrano quasi subalterni alla forza che sprigiona il corpo comunitario. La forza che viene dalla fede nell’unico Salvatore, l’espres-sione spirituale “camparmonita” si è infi nitamente moltiplicata in questi fratelli provenienti da tutti i continenti.

Angela Giatti

Dopo il congresso

«Il modo di agire di Dio è «Il modo di agire di Dio è sempre imprevedibile sempre imprevedibile

e ci insegna e ci insegna che la presenza che ci che la presenza che ci

interpella è una interpella è una presenza profetica»presenza profetica»

P. EMANUELEP. EMANUELE

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24 _ maggio 2017

La testimonianza dalla Repubblica Ceca

Un fi glio. Quasi ogni coppia desidera averlo. Ma la sola aspirazione non signifi ca, per ciò stesso, che il fi glio arriverà e magari subito. Così è cominciata la nostra storia. Lo volevamo, ma non immediatamen-te, il progetto era di attendere tre anni. Ma l’uomo propone e Dio dispone e nemmeno dopo sette anni il fi glio arrivava. Qualcuno magari si sarebbe arreso,-noi invece abbiamo sempre sperato. I referti medici attestavano che non c’era alcun impedimento per un’eventuale concepimento, ma la realtà era diver-sa. Durante l’estate 2016 abbiamo deciso di fare le vacanze in Italia, dove, grazie ad alcune conoscenze, potemmo soggiornare in alcuni luoghi della Koi-nonia Giovanni Battista. In uno di essi, trovammo un mio amico, originario del mio paese. Lui era a conoscenza del mio problema e ci chiese se fossimo d’accordo che p. Ricardo pregasse per noi. Non ave-

vamo nulla in contrario, io conoscevo la forza della preghiera (mio marito purtroppo non è credente, sebbene anche lui ne avesse sperimentato più volte l’effi cacia). Padre Ricardo impose le sue mani su di noi e pregò intensamente e mi disse: “Entro Natale porterai un fi glio nel tuo seno.” Non specifi cò, però, entro quale Natale: ma gli credemmo. E Dio, che è misericordioso e benigno oltre ogni attesa, ci ha esaudito: si trattava del Natale di quello stesso anno! Il 24 aprile 2017 è nato il nostro piccolo Oskar Peter: Oskar è il nome del padre, mentre con Peter abbia-mo voluto ricordare la fi gura a me cara di s. Pietro. Per noi e per i nostri vicini tutto questo non può che essere un miracolo, un grande miracolo. Siamo riconoscenti al Padre Celeste … e a padre Ricardo.

Maja Klanert

«HO SPERIMENTATO LA FORZA DELLA PREGHIERA»

La famiglia Klanert, Oskar sr., Maja, Oskar jr.

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maggio 2017 _ 25

Vita dell’Ateneo

Nella profezia di Camparmò ricevuta da p. Ricardo nel 1978, il Signore usò il termine Nuova Evange-

lizzazione. Sorprendentemente papa Giovanni Paolo II nel 1983 ad Haiti, pronunciò la stessa espressione. Per p. Ricardo non era ancora chiaro cosa concretamente signifi casse per la Koinonia. Decisivo fu il viaggio in Messico con Emanuele nel 1989. In quell’occasione durante un corso di evangelizzazione, p. Ricardo com-prese che Nuova Evangelizzazione non poteva essere intesa come semplice apostolato, bensì come un modo nuovo ed effi cace di riproporre al mondo l’annuncio di Gesù morto e risorto come ai tempi della prima Chiesa. Il Signore aveva già messo nel cuore del nostro Fon-datore il seme dell’Ateneo Koinonia Giovanni Battista. I primi germogli furono il corso Filippo nel 1990, il corso Paolo nell’Oasi di Camparmò l’anno successivo e nell’estate del 1993 la prima tappa estiva della Scuola di Evangelizzazione Internazionale a Roma. La comunità si espandeva e p. Ricardo sentiva crescere in lui l’urgen-za di fondare una struttura formativa, quale l’Ateneo, per garantire il perdurare della Koinonia stessa nel tem-po. Ormai non era più suffi ciente una formazione che avveniva per osmosi come agli inizi: ci si incontrava, si pregava, si condivideva lo stare insieme. Occorreva dunque rispondere concretamente al mandato missio-nario di Gesù e all’invito della Chiesa alla Nuova Evan-gelizzazione, attraverso una struttura di formazione

all’evangelizzazione che proponesse il sapere teologico in funzione del Kerygma per formare evangelizzatori e formatori in grado di trasmettere una mentalità KeKa-Kò, ossia una mentalità vincente e contagiosa ponendo Cristo al centro e aprendosi alla dimensione carismatica e comunitaria: l’Ateneo Giovanni Battista. Esso, costi-tuito da tre Livelli (Livello Basico, Medio, Superiore), desidera essere una nuova proposta. Certo siamo ancora agli inizi, ma abbiamo la certezza che un seme seminato nella fede non può non dar frutto.

Paola Fave ro

Livello Basico: “Laboratorio di predicazione” svolto a Cogollo del Cengio (VI)

UNA SCUOLA PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

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26 _ maggio 2017

Dalla Sede Federale

Dal 13 al 16 luglio, la Sede federale organizza un seminario riservato ai pastori, coordinatori e responsabili dei ministeri della Koinonia.Amare e nutrire le pecore sono le due azioni che qualifi ca-no ogni servo chiamato a pascere il gregge del Signore, un gregge che ci è stato affi dato dal Signore.Queste due luci rendono il ministero ricevuto un servizio del quale dobbiamo rendere conto alla Comunità, della quale noi stessi siamo membri e pecore. Non si diventa pa-stori per merito proprio, ma solo nella misura che sappia-mo insieme stare, pregare, condividere. Solo così sapremo rispondere profeticamente alle sfi de che ci attendono nel prossimo futuro per essere segno del “nuovo” pastore.

SEMINARIO FORMAZIONEPASTORI E COORDINATORI

informazioni e iscrizioni: www.koinoniagb.org

RITIRO FAMIGLIEA TEMPO PIENO

Dal 16 al 19 agosto 2017 l’Oasi di Recanati accoglierà alcunefamiglie impegnate nella ricerca di una più intensa vita comune

p pall’interno della Koinonia Giovanni Battista per un tempo di ritiroa loro dedicato. L’obiettivo di quell’incontro sarà di approfondirele possibilità di concretizzazione dell’aspetto koinonico a livello fa-miliare, mettendo insieme le varie esperienze. Le giornate, guidatedalla Sede, saranno scandite da momenti di preghiera, di insegna-mento, di condivisione, ma anche di riposo e di ricreazione.

Sarà l’O asi di Recanati ad accogliere alcune famiglie impe-gnate nella ricerca di una più intensa vita comune all’inter-no della Koinonia.

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maggio 2017 _ 27

Dalla Sede Federale

Dal 22 al 25 agosto 2017, si svolgerà nell’oasi di Nowy Radzic un ritiro riservato alle perso-ne che hanno risposto alla chiamata del Si-gnore a vivere la vita consacrata nel mondo. La Koinonia Giovanni Battista conta ormai più di 90 consacrati e consacrate nel mondo, dai vari paesi di Europa ma anche dal Mes-sico, dagli Stati Uniti e dall’Africa. Questo ritiro sarà l’occasione di trovarsi insieme per condividere le proprie esperienze e crescere nella chiamata ricevuta attraverso vari mo-menti di preghiera, insegnamenti, dinami-che, testimonianze e condivisione.

Per più informazioni e per iscriversi,contattare la segreteria della Sede federale:

[email protected].

INCONTROCONSACRATINEL MONDONEL MONDO

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28 _ maggio 2017

La proposta

Dal 20 al 31 agosto 2017 si terrà la quarta edizione del corso internazionale d’inglese, organizzato dalla nostra comunità in Irlanda. Dal 2013, un nucleo della Koinonia vive in quel luogo. La casa è situata nel posto dove s. Patrizio si convertì e questo appuntamento estivo si chiama per l’appunto “Sulle orme di san Patrizio”. Durante la permanenza in Irlanda, i partecipanti avranno la possibilità di visitare Downpatrick, un luogo legato alla memoria del santo e il Giant’s Causeway, il ce-lebre sito di rocce vulcaniche dichiarato patrimonio dell’umanità. Sono previsti anche un giro a Belfast e una visita al museo vivente che racconta la storia dell’Irlanda.

SULLE ORME DI S. PATRIZIO IMPARANDO L’INGLESE

La scuola è pienamente koinonica, sia nel meto-do, che nelle varie attività. Gli insegnamenti av-vengono attraverso le visite culturali e gli studen-ti imparano con un sistema attivo-partecipativo. ‘Si impara facendo’ in una cornice e un’atmosfera di gioia con partecipanti che arrivano da paesi diversi. Ogni giorno si inizia con la preghiera co-munitaria e gli studenti hanno l’opportunità di incontrare persone della zona e di condividere le loro esperienze. Il prezzo di 275 sterline comprende il trattamen-to a pensione completa e i costi degli ingressi ai siti da visitare. Sono ancora disponibili alcuni po-sti. Per iscriversi alla scuola di inglese è suffi ciente inviare un messaggio tramite il sito irlandese:

http://koinonia.ie/?event=summer-school-2017.

Darren O’Reilly

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il Ke Ka Kò per ogni stagione

diffondi

Ke Ka Kòilil

Kerigma Karisma Koinonia

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