+ All Categories
Home > Documents > Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 ›...

Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 ›...

Date post: 01-Jul-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
8
M arzo, la primavera, la natura, la cultura, l’impe- gno in difesa dei nostri unici beni di cui dispo- niamo e che dovremmo difendere e valorizzare. Abbiamo pensato a queste cose mentre visitavamo la mostra bibliografica e documentaria dedicata a Gioberti e al suo mondo, organizzata dalla Biblioteca Arcive- scovile Pacca e inserita nel programma FAI di Be- nevento il 26 e 27 di marzo; vi abbiamo pensato, di più, a Sassinoro, partecipando alla Giornata mon- diale dell’acqua, organizzata il 22 dello stesso mese dall’Amministrazione comunale e dall’assessore Marco Iamiceli. Bisogna riconoscere che i nostri Amici sassinoresi, per l’acqua, hanno fatto le cose in grande. Ad iniziare dalla sua benedizione, poi con il convegno, il collegamento video con la città gemellata di Ossining (che ci ha spiegato e mostrato le sue risorse idriche moder- namente gestite, ma niente a che fare con l’acqua an- cora pura delle nostre sor- genti), con la musica dell’orchestra di fiati e, dulcis in fundo, con degu- stazione di sfiziosità varie. Significativa la parteci- pazione al convegno con il sindaco Pasqualino Cusano, del presidente della provincia Aniello Cimitile, dell’assessore Gianluca Aceto, di Michele Buo- nomo, presidente Legambiente Cam- pania, della dr.ssa Marchese in rappre- sentanza del Console onorario della Repub- blica democratica del Congo, di Pasquale Narciso, presidente GAL Alto Tammaro “ Terre dei Tratturi” e di Italo Rota, progettista del Parco delle 4 acque, su cui tor- neremo. Significative, in conseguenza, le cose dette e le prospet- tive delineate : realizzare, a cura della Provincia, l’atlan- te delle acque; adottare un sistema per il loro controllo e monitoraggio e per la loro necessaria depurazione a monte; prevederne il possibile uso idro-potabile e per la produzione di energia. Come si vede un in- sieme di iniziative fortemente integrate e tali da disegnare un vero e proprio progetto di svilup- po sostenibile delle nostre aree, legato alle ri- sorse del territorio. I paesi delle verdi colline, dei boschi, delle acque correnti, una politica e una cultura dell’acqua e di difesa dell’ambiente dalla plastica e dall’eolico e dagli altri fattori di inquinamento di una società fondata sui consumi e sui ri- fiuti diventano elementi e obiettivi strategici di una moderna e auto - centrata politica di sviluppo locale. Dai vari interventi sono emerse tante idee, ad al- cune delle quali, magari, iniziare a lavorare subito, con una forte intesa interi- stituzionale tra Regione, Pro- vincia e Comuni che ci stanno ed il coinvolgimento delle asso- ciazioni e dei mondi vitali, inte- ressati. L e ultime brezze invernali, gli ultimi freddi. Le urla calde di una folla di mani- festanti. Il cielo plumbeo, la piog- gia, le chitarre degli scout ad into- nare le canzoni. Potenza era un caleidoscopio, in quella mattina del 19 marzo. “XVI giornata della memoria e dell’impegno in ricor- do delle vittime delle mafie” nella Lucania, la “terra di luce”: quella che serve per tirarci fuori dai tem- pi bui che stiamo vivendo. Anche le mura, in tempi non sospetti, si sono ribellate contro l’intromis- sione subdola delle mafie nelle economie locali: è una frase di Paolo Borsellino a parlare, sul ce- mento. “Chi ha paura muore ogni giorno, chi ha coraggio muore una sola volta”. Una settantenne si ferma e si mette a guardare. Anche le scritte nere di uno spray sono una piccola rivoluzione. Sono i giorni del ricordo, i giorni della ribellione, i giorni della rinascita. La primavera co- mincia a lasciare i suoi frutti, su- gli alberi. In Tunisia la storia pro- fuma di gelsomini. E l’Italia fe- steggia i suoi 150 anni, distante e indifferente rispetto al mondo che cambia. Ma non lì, non a Potenza. La situazione peggiora giorno do- po giorno, e quella folla lo sa. Le mafie sono alberi radicati nel ter- reno: non basta potarne le cime, arrestando il boss di turno. E’ for- se la miopia di una classe dirigen- te a farne crescere le radici. E’ una lista interminabile di nomi, quelli delle vittime della mafia, che cresce anno dopo anno, a confermare che il problema non è risolto. E poi il discorso, mai cosi inci- sivo, di Don Ciotti: “Basta parole, vi prego. Servono più fatti, da parte di tutti”. In un opuscolo di- stribuito agli insegnanti presenti alla manifestazione, il fondatore di LIBERA scrive: “Dobbiamo avere il coraggio di ripensare espressioni come ‘educare alla legalità’. La legalità comincia dalla corresponsabilità, dal met- tersi in gioco. Il linguaggio delle leggi risulta estraneo se prima non abbiamo imparato quello dei rapporti umani, se prima non ab- biamo capito qual è la differenza tra una legge che promuove il be- ne comune, ed una che difende interessi e privilegi particolari”. E’ passato poco più di un anno, dal giorno in cui il Liceo Scienti- fico di Morcone è stato intitolato a Don Peppino Diana. In quella giornata tutte le istituzioni territo- riali si sono prese la responsabi- lità di educare alla legalità, non solo gli studenti, ma soprattutto i cittadini. Indirizzare ognuno al ri- spetto del proprio dovere, alla crescita di menti critiche, non ob- bedienti. Di persone intelligenti, non furbe. Quel giorno, a Potenza, c’erano molte scuole, ragazzini di giovane età, forse più occupati a scherza- re, vivendo la felicità dello stare insieme, che a pensare all’impor- tanza di ciò che stavano facendo. Spedizione in A. P. 70% - Tab D - Regime Libero Filiale di Benevento anno XXX - numero 4 - aprile 2011 Periodico dellÊAssociazione „Nuova Morcone Nostra - La Cittadella‰ fondato nel 1981 Il contributo volontario - in virtuÊ del quale si regge il periodico - va indirizzato a: „LA CITTADELLA‰ - C/C postale n. 10530822 - 82026 Morcone (BN) [email protected] Programm-azione del territorio RIFLESSIONI Sul libro „La malasorte‰ p p a a g g i i n n a a 3 3 PERSONAGGI Mario Calandrello lÊamico di Monzon p p a a g g i i n n a a 5 5 MANI TESE Un anno di intensa attività p p a a g g i i n n a a 2 2 30° anno Achille Piombo continua a pagina 4 Daria Lepore PAESE DÊ ACQUA LÊAssociazione Nuova Morcone Nostra - La Cittadella è lieta di invitare lettori, amici e sostenitori alla INAUGURAZIONE DELLA SEDE SOCIALE in Via dei Caffè (di fronte allo Storico Bar) SABATO 7 MAGGIO ORE 19:00 EÊ gradita la partecipazione di tutti i cittadini TOMMASO PAULUCCI segue a pagina 4 Ai lettori Ai lettori ai sostenitori ai sostenitori agli ospiti di Morcone agli ospiti di Morcone ai Morconesi in Italia ai Morconesi in Italia e nel mondo e nel mondo La Cittadella La Cittadella augura augura Buona Buona Pasqua Pasqua Convegno con la partecipazione del Presidente della Provincia - Il Parco delle acque Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale dellÊacqua 2011 P romuovere i contatti tra i connazionali e i rapporti tra le varie componenti della comu- nità locale attraverso un punto di ritrovo. Questo lo scopo principale del Club Romanesc (Cir- colo Rumeno) aperto questa mese a Morcone per iniziativa di alcuni componenti della comunità stra- niera più numerosa del nostro territorio. Nell’ultimo numero del nostro giornale, illustran- do il bilancio demografico comunale, si evidenzia- va, nella crescita dell’immigrazione (i dati ufficiali danno la consistenza della popolazione straniera a Morcone nell’ordine del 2,5%), il rilevo della com- ponente balcanica, ed in particolare dei nostri cugini Rumeni. Ed ecco che si materializza l’organizzazio- ne, densa di significati, di uno spazio sociale. Ne abbiamo appreso la nascita da Eugenio Bu- ruiana, che vive a Morcone ormai da 7 anni. Con lui è arrivata anche la figlia Alina ed il genero Mauro, sardo del Logudoru: con i loro due figli abitano nel centro storico, e hanno voglia di partecipare alla vita locale. Eugenio è il presidente del Circolo, affiliato ACLI. Nel suo modo gentile e pacato ci spiega che il Club, regolarmente autorizzato, si propone anche con servizi di bar e ristorazione esclusivamente per i soci, accettando tra gli iscritti solo chi ha le carte in regola. Non mancheranno musica e divertimento: non per niente il motto rumeno è “cu musica si dans”. Ma il messaggio che ci ha colpito di più è quello rivolto ai “Simpatizzanti Italiani”: un richiamo all’amicizia e alla fratellanza europea, nella quale ogni identità diviene ricchezza, ogni diversità è un contributo alla crescita comune. E’ bello che questo accada a Morcone grazie agli amici Rumeni. Li an- dremo a trovare nel club e ne daremo conto ai lettori. l.p. SEGNO DEI TEMPI La comunità rumena si organizza L a catastrofe in Giappone, che ha semidistrutto an- che la centrale nucleare di Fukushima, conta per ora 22.000 morti. Ancora non si conosce il numero dei dispersi, forse mai quello dei giapponesi che potreb- bero già essersi ammalati per le radiazioni e giammau quello di quanti lo saranno tra mesi, anni, decenni.. Le future conseguenze del disastro sono assolutamente imponderabili e il livello di preoccupazione mondiale è altis- simo. Lo stesso popolo giapponese, cresciuto con la pacatezza esisten- ziale derivata dalla conoscenza millenaria di filosofie orientali, ora è angosciato, scalpita, protesta. Quasi subito, molti Stati hanno fatto un passo indietro sul nuclea- re, mentre il governo italiano an- cora tentenna. Di conseguenza, il già caldo dibattito sull’opportu- nità di tornare al nucleare è diven- tato rovente. S’impone, dunque, una seria e inderogabile riflessione sulle poli- tiche energetiche, soprattutto se si considera che il Giappone era un paese di massima garanzia in ter- mini di sicurezza. Siamo tutti consapevoli che le energie rinnovabili non sono suffi- cienti a coprire il fabbisogno mon- diale di approvvigionamento ener- getico, in quanto la popolazione del globo e i consumi aumentano sempre più. Ne consegue che le nuove generazioni si troveranno sicuramente in emergenza. Senza entrare nel merito delle cosiddette centrali nucleari di “quarta generazione” con reattori a fusione e autofertilizzanti, o del “nucleare al torio”, una risorsa as- sai più sicura del plutonio e dell’uranio, di fatto non si intra- vede una soluzione immediata in tal senso. Non vorrei apparire cini- ca, ma, forse il disastro giapponese è il miglior sponsor possibile per le rinnovabili, per quanto osteggia- te da più parti. E’ ovvio che se l’utente si munisce di tecnologie solari ed eoliche, potenzialmente diventa autosufficiente, decretando così la fine del monopolio, con tut- ti gli interessi economici che ne derivano. Ultimamente è stata ti- rata in ballo anche la questione dell’alto costo derivato dagli in- centivi per le rinnovabili, che an- drebbero a ricaricare sulle bollet- te. In realtà, degli incentivi, solo la metà è destinato alle energie pulite, il resto è speso per incene- ritori, combustione di materiali fossili di raffineria, dismissione delle vecchie centrali nucleari e altro. Una demonizzazione quasi totalmente ingiustificata, dunque. Il Ministero dello sviluppo eco- nomico, ha messo a punto lo schema di Piano Nazionale d’Azione per le energie rinnova- bili. Ciononostante, la program- mazione nazionale non può conti- nuare a sottovalutare le specificità delle fonti energetiche rinnovabili ed il loro legame con il territorio. continua a pagina 4 RIPENSANDO AL 19 MARZO Aperto a Morcone il Club Romanesc, primo caso di circolo sociale nel Sannio
Transcript
Page 1: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

Marzo, la primavera, la natura, la cultura, l’impe-gno in difesa dei nostri unici beni di cui dispo-niamo e che dovremmo difendere e valorizzare.

Abbiamo pensato a queste cose mentre visitavamo lamostra bibliografica e documentaria dedicata a Giobertie al suo mondo, organizzata dalla Biblioteca Arcive-scovile Pacca e inserita nel programma FAI di Be-nevento il 26 e 27 di marzo; vi abbiamo pensato, dipiù, a Sassinoro, partecipando alla Giornata mon-diale dell’acqua, organizzata il 22 dello stessomese dall’Amministrazione comunale edall’assessore Marco Iamiceli.

Bisogna riconoscere che i nostri Amicisassinoresi, per l’acqua, hanno fatto lecose in grande. Ad iniziare dalla suabenedizione, poi con il convegno,il collegamento video con lacittà gemellata di Ossining(che ci ha spiegato e mostratole sue risorse idriche moder-namente gestite, ma nientea che fare con l’acqua an-cora pura delle nostre sor-genti), con la musicadell’orchestra di fiati e,dulcis in fundo, con degu-stazione di sfiziosità varie.

Significativa la parteci-pazione al convegno con ilsindaco Pasqualino Cusano,del presidente della provinciaAniello Cimitile, dell’assessoreGianluca Aceto, di Michele Buo-nomo, presidente Legambiente Cam-pania, della dr.ssa Marchese in rappre-sentanza del Console onorario della Repub-blica democratica del Congo, di Pasquale Narciso,

presidente GAL Alto Tammaro “ Terre dei Tratturi” e diItalo Rota, progettista del Parco delle 4 acque, su cui tor-neremo.

Significative, in conseguenza, le cose dette e le prospet-tive delineate : realizzare, a cura della Provincia, l’atlan-

te delle acque; adottare un sistema per il loro controlloe monitoraggio e per la loro necessaria depurazione a

monte; prevederne il possibile uso idro-potabile eper la produzione di energia. Come si vede un in-

sieme di iniziative fortemente integrate e tali dadisegnare un vero e proprio progetto di svilup-

po sostenibile delle nostre aree, legato alle ri-sorse del territorio.

I paesi delle verdi colline, dei boschi,delle acque correnti, una politica e

una cultura dell’acqua e di difesadell’ambiente dalla plastica e

dall’eolico e dagli altri fattori diinquinamento di una società

fondata sui consumi e sui ri-fiuti diventano elementi eobiettivi strategici di unamoderna e auto - centratapolitica di sviluppo locale.

Dai vari interventi sonoemerse tante idee, ad al-cune delle quali, magari,

iniziare a lavorare subito,con una forte intesa interi-

stituzionale tra Regione, Pro-vincia e Comuni che ci stanno

ed il coinvolgimento delle asso-ciazioni e dei mondi vitali, inte-

ressati.

Le ultime brezze invernali,gli ultimi freddi. Le urlacalde di una folla di mani-

festanti. Il cielo plumbeo, la piog-gia, le chitarre degli scout ad into-nare le canzoni. Potenza era uncaleidoscopio, in quella mattinadel 19 marzo. “XVI giornata dellamemoria e dell’impegno in ricor-do delle vittime delle mafie” nellaLucania, la “terra di luce”: quellache serve per tirarci fuori dai tem-pi bui che stiamo vivendo. Anchele mura, in tempi non sospetti, sisono ribellate contro l’intromis-sione subdola delle mafie nelleeconomie locali: è una frase diPaolo Borsellino a parlare, sul ce-mento. “Chi ha paura muore ognigiorno, chi ha coraggio muoreuna sola volta”. Una settantennesi ferma e si mette a guardare.Anche le scritte nere di uno spraysono una piccola rivoluzione.

Sono i giorni del ricordo, igiorni della ribellione, i giornidella rinascita. La primavera co-mincia a lasciare i suoi frutti, su-gli alberi. In Tunisia la storia pro-fuma di gelsomini. E l’Italia fe-steggia i suoi 150 anni, distante eindifferente rispetto al mondo checambia. Ma non lì, non a Potenza.La situazione peggiora giorno do-po giorno, e quella folla lo sa. Lemafie sono alberi radicati nel ter-reno: non basta potarne le cime,arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a farne crescere le radici. E’una lista interminabile di nomi,quelli delle vittime della mafia,che cresce anno dopo anno, a

confermare che il problema non èrisolto.

E poi il discorso, mai cosi inci-sivo, di Don Ciotti: “Basta parole,vi prego. Servono più fatti, daparte di tutti”. In un opuscolo di-stribuito agli insegnanti presentialla manifestazione, il fondatoredi LIBERA scrive: “Dobbiamoavere il coraggio di ripensareespressioni come ‘educare allalegalità’. La legalità cominciadalla corresponsabilità, dal met-tersi in gioco. Il linguaggio delleleggi risulta estraneo se primanon abbiamo imparato quello deirapporti umani, se prima non ab-biamo capito qual è la differenzatra una legge che promuove il be-ne comune, ed una che difendeinteressi e privilegi particolari”.

E’ passato poco più di un anno,dal giorno in cui il Liceo Scienti-fico di Morcone è stato intitolatoa Don Peppino Diana. In quellagiornata tutte le istituzioni territo-riali si sono prese la responsabi-lità di educare alla legalità, nonsolo gli studenti, ma soprattutto icittadini. Indirizzare ognuno al ri-spetto del proprio dovere, allacrescita di menti critiche, non ob-bedienti. Di persone intelligenti,non furbe.

Quel giorno, a Potenza, c’eranomolte scuole, ragazzini di giovaneetà, forse più occupati a scherza-re, vivendo la felicità dello stareinsieme, che a pensare all’impor-tanza di ciò che stavano facendo.

Spedizione in A. P.70% - Tab D - Regime Libero

Filiale di Benevento

anno XXX - numero 4 - aprile 2011

Per iodico de l l ÊAssoc iaz ione „Nuova Morcone Nostra - La C i t tade l la‰ fondato ne l 1981

I l contr ibuto volontario - in vir tuÊ del quale si regge i l periodico - va indirizzato a: „LA CITTADELLA‰ - C/C postale n. 10530822 - 82026 Morcone (BN)

[email protected]

Programm-azionedel territorio

RIFLESSIONI

Sul libro„La malasorte‰

pp aa gg ii nn aa 33

PERSONAGGI

Mario CalandrellolÊamico di Monzon

pp aa gg ii nn aa 55

MANI TESE

Un anno diintensa attività

pp aa gg ii nn aa 22

30°anno

Achille Piombo

continua a pagina 4

Daria Lepore PAESE DÊACQUA

LÊAssociazione Nuova Morcone Nostra - La Cittadella

è lieta di invitare lettori, amici e sostenitori alla

INAUGURAZIONE DELLA SEDE SOCIALEin Via dei Caffè

(di fronte allo Storico Bar)

SABATO 7 MAGGIO ORE 19:00EÊ gradita la partecipazione di tutti i cittadini

TOMMASO PAULUCCI

segue a pagina 4

A i l e t t o r iA i l e t t o r i

a i s o s t e n i t o r ia i s o s t e n i t o r i

a g l i o s p i t i d i M o r c o n ea g l i o s p i t i d i M o r c o n e

a i M o r c o n e s i i n I t a l i aa i M o r c o n e s i i n I t a l i a

e n e l m o n d oe n e l m o n d o

L a C i t t a d e l l aL a C i t t a d e l l a

a u g u r aa u g u r a

B u o n aB u o n aP a s q u aP a s q u a

Convegno con la partecipazione del Presidente della Provincia - Il Parco delle acque

Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale dellÊacqua 2011

Promuovere i contatti tra i connazionali e irapporti tra le varie componenti della comu-nità locale attraverso un punto di ritrovo.

Questo lo scopo principale del Club Romanesc (Cir-colo Rumeno) aperto questa mese a Morcone periniziativa di alcuni componenti della comunità stra-niera più numerosa del nostro territorio.

Nell’ultimo numero del nostro giornale, illustran-do il bilancio demografico comunale, si evidenzia-va, nella crescita dell’immigrazione (i dati ufficialidanno la consistenza della popolazione straniera aMorcone nell’ordine del 2,5%), il rilevo della com-ponente balcanica, ed in particolare dei nostri cuginiRumeni. Ed ecco che si materializza l’organizzazio-ne, densa di significati, di uno spazio sociale.

Ne abbiamo appreso la nascita da Eugenio Bu-ruiana, che vive a Morcone ormai da 7 anni. Con luiè arrivata anche la figlia Alina ed il genero Mauro,

sardo del Logudoru: con i loro due figli abitano nelcentro storico, e hanno voglia di partecipare alla vitalocale. Eugenio è il presidente del Circolo, affiliatoACLI. Nel suo modo gentile e pacato ci spiega cheil Club, regolarmente autorizzato, si propone anchecon servizi di bar e ristorazione esclusivamente per isoci, accettando tra gli iscritti solo chi ha le carte inregola. Non mancheranno musica e divertimento:non per niente il motto rumeno è “cu musica sidans”.

Ma il messaggio che ci ha colpito di più è quellorivolto ai “Simpatizzanti Italiani”: un richiamoall’amicizia e alla fratellanza europea, nella qualeogni identità diviene ricchezza, ogni diversità è uncontributo alla crescita comune. E’ bello che questoaccada a Morcone grazie agli amici Rumeni. Li an-dremo a trovare nel club e ne daremo conto ai lettori.

l.p.

SEGNO DEI TEMPILa comunità rumena si organizza

La catastrofe in Giappone,che ha semidistrutto an-che la centrale nucleare di

Fukushima, conta per ora 22.000morti. Ancora non si conosce ilnumero dei dispersi, forse maiquello dei giapponesi che potreb-bero già essersi ammalati per leradiazioni e giammau quello diquanti lo saranno tra mesi, anni,decenni.. Le future conseguenzedel disastro sono assolutamenteimponderabili e il livello dipreoccupazione mondiale è altis-simo.

Lo stesso popolo giapponese,cresciuto con la pacatezza esisten-ziale derivata dalla conoscenzamillenaria di filosofie orientali, oraè angosciato, scalpita, protesta.

Quasi subito, molti Stati hannofatto un passo indietro sul nuclea-re, mentre il governo italiano an-cora tentenna. Di conseguenza, ilgià caldo dibattito sull’opportu-nità di tornare al nucleare è diven-tato rovente.

S’impone, dunque, una seria einderogabile riflessione sulle poli-tiche energetiche, soprattutto se siconsidera che il Giappone era unpaese di massima garanzia in ter-mini di sicurezza.

Siamo tutti consapevoli che leenergie rinnovabili non sono suffi-cienti a coprire il fabbisogno mon-diale di approvvigionamento ener-getico, in quanto la popolazionedel globo e i consumi aumentanosempre più. Ne consegue che lenuove generazioni si troverannosicuramente in emergenza.

Senza entrare nel merito dellecosiddette centrali nucleari di“quarta generazione” con reattoria fusione e autofertilizzanti, o del“nucleare al torio”, una risorsa as-sai più sicura del plutonio edell’uranio, di fatto non si intra-vede una soluzione immediata intal senso. Non vorrei apparire cini-ca, ma, forse il disastro giapponeseè il miglior sponsor possibile perle rinnovabili, per quanto osteggia-te da più parti. E’ ovvio che sel’utente si munisce di tecnologiesolari ed eoliche, potenzialmentediventa autosufficiente, decretandocosì la fine del monopolio, con tut-ti gli interessi economici che nederivano. Ultimamente è stata ti-rata in ballo anche la questionedell’alto costo derivato dagli in-centivi per le rinnovabili, che an-drebbero a ricaricare sulle bollet-te. In realtà, degli incentivi, solola metà è destinato alle energiepulite, il resto è speso per incene-ritori, combustione di materialifossili di raffineria, dismissionedelle vecchie centrali nucleari ealtro. Una demonizzazione quasitotalmente ingiustificata, dunque.

Il Ministero dello sviluppo eco-nomico, ha messo a punto loschema di Piano Nazionaled’Azione per le energie rinnova-bili. Ciononostante, la program-mazione nazionale non può conti-nuare a sottovalutare le specificitàdelle fonti energetiche rinnovabilied il loro legame con il territorio.

continua a pagina 4

RIPENSANDO AL 19 MARZO

Aperto a Morcone il Club Romanesc, primo caso di circolo sociale nel Sannio

Page 2: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

2

SUCCEDE A MORCONE... e dintorni

PILLOLE DI CRONACA

anno XXX - numero 4 - aprile 2011

Mangiabenecrescimeglio - Il 16marzo scorso, nell’ambito delConcorso “Mangiabenecresci-meglio”, le due prime classi dellasecondaria di primo grado dell’I.C. E.De Filippo di Morconehanno partecipato ad un’attivitàlaboratoriale a cura dello SlowFood. L’incontro, condotto daErasmo Timoteo e dal nutrizioni-sta Antonello Barile, ha edotto glialunni sulla Dieta Mediterraneacon degustazione dell’olio rica-vato dall’oliva Ortice. In seguito,i ragazzi, stimolati e informati daidocenti, hanno prodotto due po-ster pubblicitari con slogans. Inbocca al lupo!

Inaugurazione a Cuffiano – Inaugurata il 2 aprile, in contradaCuffiano, la macelleria “Da Ro-sanna”, gestita dalla famiglia DelGrosso che da anni possiedeun’azienda agricola e che ha de-ciso di trasformare i suoi prodottiper la vendita diretta al pubblico.Tanti auguri ai titolari dalla reda-zione.

Laboratorio cinema - Sabato 9aprile la Libreria Almeyer ha or-ganizzato un pomeriggio di il la-boratorio Cinematografico per ibambini dai 3 ai 6 anni, con laproiezione del film "CUCCIOLI AVENEZIA".

Incontra l’autore - Il 9 aprile, leprime classi dell’ICDe Filippohanno incontrato lo scrittore Ge-rardo Maria Cantore, autore dellibro autobiografico “Asmara-Na-poli”. Il racconto è stato moltoavvincente e gli alunni hannopercorso insieme all’autore, lasua odissea nel periplo dell’Afri-ca fino all’approdo a Napoli.

Educazione alla legalità -Nell ’ambito delle iniziativesull’Educazione alla legalità, l’11aprile gli alunni della secondariahanno incontrato il maresciallocapo Giuseppe Petrone, Co-mandante della Stazione carabi-nieri di Morcone, che ha enu-cleato i ruoli e le funzioni dell’Ar-ma. Nel corso della mattinata,sono state affrontate le temati-che più scottanti e pericolosenella crescita di un preadole-scente: alcolismo, bullismo, codi-ce della strada, Internet.

Precetto Pasquale - Il 20 aprilegli alunni dell’intero Istituto Com-

prensivo di Morcone all’Area Fie-ra per partecipare alla S. Messapasquale, officiata dai parroci deicomuni di Morcone, Santa Crocedel Sannio, Sassinoro. Comeogni anno, i ragazzi hanno parte-cipato attivamente al rito religio-so, offrendo doni, leggendo lettu-re e cantando canzoni.

Porta la sporta - Il Comune diMorcone ha aderito a “Porta laSporta”, evento promossodall’associazione dei ComuniVirtuosi, Wwf, Italia Nostra, Dai eAdiconsum, per incoraggiarel’utilizzo della borsa riutilizzabilein sostituzione dei sacchetti diplastica e dei sacchetti monousoin generale. L'evento, chesi svol-ge dal 16 al 23 aprile col patroci-nio del Ministero dell’Ambiente, èalla seconda edizione: di partico-lare significato quest’anno, siaper l'entrata in vigore del divietodi commercializzazione per isacchetti di plastica sia perché èstata da poco recepita l'ultima di-rettiva europea in materia di rifiu-ti, che mette la prevenzione delrifiuto tra le azioni prioritarie. Infosu www.portalasporta.it

Risorgimento e Resistenza -Nell’ambito delle celebrazioni peri 150 anni dell’Unità italiana, colpatrocinio del Comune di ColleSannita, il 29 aprile alle 10,30presso l‘Aula consiliare di ColleSannita, convegno sul tema “DalRisorgimento alla Resistenza: laCostituzione italiana come coro-namento della Formazione delloStato nazionale”; al saluto intro-duttivo del Sindaco Giorgio Ni-sta,seguono le relazioni di Gio-vanni Cerchia (Univeristà delMolise), Antonio D’Aloia (Univer-sità di Parma); modera TammaroChiacchio (Università del San-nio).

Trofeo Shalom - Il Comune diMorcone ha aderito mettendo adisposizione le proprie struttureper il Torneo Shalom-DiomedeCup. Il Torneo - considerato damolti "La Viareggio del Sud",giunto alla 27 Edizione, si svolgetra il 27 aprile e il 1° Maggio. Viprendono parte le seguenti squa-dre: Napoli, Siena, Benevento,Genoa, Brescia, Bologna, Lazio,Bari ,Padova, Portogruaro, Pe-scara Crotone e Frosinone.

MANI TESE MORCONE-BAGIRAUn anno di intensa attività

Ogni anno, noi dell'AssociazioneMani Tese Morcone, nel ringrazia-re tutti coloro che sostengono ge-nerosamente i nostri progetti, pub-blichiamo una relazione delle atti-vità e il bilancio finanziario dellestesse. Quest'anno, lo vogliamofare attraverso una lettera sincerae sentita di Don Gaetano Kilumba,presidente onorario dell'associa-zione, di ritorno da Bukavu.

Oltre la voglia di tuffarmi nelleacque rigeneranti degli affetti fami-liari, nelle onde dei ricordi dell'in-fanzia, avevo la pungente curiositàdi sapere, dopo tre anni d'assen-za, come si materializzassero con-cretamente gli sforzi di Mani TeseMorcone e dei suoi affiliati in terracongolese. Nei primi giorni, ebbil'impressione che non ci fosse nul-la di positivo. Anzi, venne in me laquasi certezza di un clamoroso fal-limento. Credo, però, che tutto di-pendeva da due cose: la sete diavere in mano dei risultati incorag-gianti per chi sacrifica se stesso e isuoi averi per sostenere le attivitàdi Mani Tese Morcone e l'abitudi-ne di analizzare i fatti con gli occhie i parametri italiani.

Pian piano che mi imbattevonelle piccole lotte quotidiane dellesuore di Bagira, mi rendevo contodi quanto fosse eroico il loro impe-gno e quanto l'aiuto di Mani TeseMorcone fosse vitale per tante per-sone. Associando la mia personaa Mani Tese Morcone, numerosigruppi m'invitavano a degli incontririservandomi alcune volte un'acco-

glienza principesca che mi imba-razzava perché mi sentivo, in tutto,uno di loro e perché gli autenticidestinatari di quella gratitudine al-legra erano rimasti in Italia.

La situazione economica dellazona è seriamente deteriorata.Tutti i prezzi sono lievitati, moltipli-cati per tre o per quattro. Alcuni(ma pochissimi) si sono arricchiti adismisura mentre la stramaggio-ranza del popolo non riesce più apagarsi le cose le più basilari. Lapresenza delle organizzazioni in-ternazionali, che hanno una dispo-nibilità monetaria altamente supe-riore a quella della gente comune,ha generato una speculazione cheha confinato la maggior parte dellapopolazione fuori dal mercato. E aquesto bisogna, purtroppo, ag-giungere gli effetti devastanti diuna criminalità diffusa che accom-pagna un dopoguerra non ancoraorganizzato e poco disciplinato.

Tutto questo ha mitigato il risul-tato sperato ed auspicato di diver-se attività; anche quelle delle per-sone assistite da Mani Tese Mor-cone. Alcune donne del progettomini credito si sonno insabbiatenell'indebitamento, la sartoria hafatto dei salti mortali per resisteree sopravvivere a ondate di sac-cheggi e a mancanza di riforni-menti di materia prima, le scuolehanno aumentato la quota scola-stica rendendo troppo caldo il ban-co per alcuni ragazzi.

E nonostante tutto sono tornatosoddisfatto di quello che compionole suore con l'aiuto di Mani Tese

Morcone. E come non esserlo do-po aver incontrato una trentina divedove che con orgoglio afferma-no di riuscire a nutrire, vestire e farstudiare le loro famiglie grazie alpiccolo commercio sostenuto dal-l'associazione? Di fronte alle mieperplessità, una di loro mi disse,con voce grave, inframezzata dapesanti e brevi silenzi: "Padre,avete ragione. Ma ricordate che sefinisce pure il sostegno di Mani Te-se Morcone, significa che i miei fi-gli ed io siamo condannati a mor-te". Feci ricorso a tutte le mieenergie per non rispondere con unpianto alle due grosse lacrime chescendevano sulle sue guance.

La sartoria era diventata per meuno scalo quotidiano obbligato. Viera Prince, bel bambino di qualchemese che con la sua giovanissimamadre (quindicenne scaricata dal-la sorte), ha trovato rifugio e sorri-so tra le macchine da cucire. Lerealizzazioni di peso vi erano po-che. La sartoria riesce appena adautofinanziarsi. Ma mi è sembratoche non aiutarla mai più, corri-sponderebbe alla dislocazione diquel nido dove cova la speranzaper più di una famiglia e il sogno diriscatto per tante ragazze a cui laguerra ha tolto ogni visuale sugliorizzonti del futuro.

Le esperienze sono state moltis-sime e toccanti. Ma la realtà la piùimportante, promossa da Mani Te-

se Morcone è la scolarizzazione diuno stormo di ragazzi a Bagira enon solo, uno stormo di oltre 130alunni. Anche la scuola materna peri bambini orfani di Katana cresce ele suore son decise a portarci già ilprimo gruppo di bambini a settem-bre. Durante il mio passaggio alcantiere, due bambini seduti sullafondazione della futura scuola, con ipiedi scalzi e vestiti di brandelli chie-devano alla Madre Generale: "Suo-ra, quando dobbiamo iniziare le le-zioni"? Scrivere queste cose nonpotrà mai trasmettere il calore cheinvade la mente alla vista di talispettacoli. E sapere che da un sa-crificio nel beneventano nasce ecresce una speranza nel cuore del-l'Africa, la più profonda, deve esse-re una orgogliosa aureola che lucci-ca nell'anima di ogni persona cheha creduto e sostenuto generosa-mente le iniziative di Mani TeseMorcone.

Ora, se qualcuno cercasse deirisultati sensazionali da prima pa-gina relativi all'impegno Mani TeseMorcone non ne troverebbe molti,se, invece, cercasse di scovare gliinnumerevoli e silenziosi germoglidi speranza innaffiati dalla genero-sità canalizzata da Mani TeseMorcone su Bukavu e dintorni, nonbasterebbe una carta lungo comeil rotolone regina per descrivernele sfaccettature.

don Gaetano Kilumba

ASSOCIAZIONE di VOLONTARIATO„MANI TESE MORCONE‰

RENDICONTO ATTIVITAÊ ANNO 2010

EscursioniIl sentiero dei briganti

Domenica 3 aprile l’Associa-zione Nuova Morcone Nostra -La Cittadella ha accolto gli amicidel Club Alpino Italiano (CAI) diPiedimonte Matese i quali, in col-laborazione con la Società Ope-reaia di Mutuo Soccorso di Cerre-to Sannita, hanno pervcorso il“Sentiero dei Briganti” che sisvolge lungo le alture del Matesetra Cerreto e Morcone.

Nell’atmosfera di cordialità traassociazioni impegnate nella co-mune promozione del territorio

attraverso la conoscenza e l’impe-gno civile, si è svolto un piccolorinfresco davanti alla chiesetta diSan Rocco. Quindi gli escursioni-sti hanno visitato i ruderi del Ca-stello di Morcone, guidati da unapresentazione storica, ed hannopercorso le suggestive stradinedel borgo antico.

Per il 5 giugno è prevista unanuova escursione lungo un trattodel Regio Tratturo Pescasseroli-Candela.

Info Tommaso tel 0824.956514

Una donna di Bagira con il suo piccolo, nel laboratorio di sartoria realizzatograzie al sostegno di Mani tese.

5 x Mille al tuo ComuneC

on una lettera sul sitoMorcone.net, è stata lan-ciata la campagna per de-

volvere il 5x1000 al Comune. Pre-messo che “la crisi economica delnostro territorio ha portato ad unaumento delle richieste di soste-gno economico e sociale da partedi tante persone anche nel nostroComune” il Sindaco scrive: “Il Co-mune non ha fondi a sufficienzaper affrontare il crescente disagioeconomico e sociale: anchenel2010 il fondo nazionale per le poli-tiche sociali, che serve a finanzia-re gli interventi sul territorio per leattività sociali e viene destinato atutti i comuni, è stato ridimensiona-to. La consapevolezza che tantefamiglie si trovano in condizioni digrande difficoltà non può lasciartiindifferente, ne puoi pensare chesia un problema che altri debbanorisolvere, poiché coinvolge l’interacomunità. Per questo l’Ammini-strazione comunale chiede il Tuoaiuto, con una firma che a Te noncosta nulla, ma che può rappre-sentare una speranza per le fascepiù deboli della cittadinanza. L’Am-ministrazione si impegna, sin daora, ad informare sull’impiego deifondi ricevuti. Se vuoi avere ulte-riori informazioni puoi rivolgerti aiServizi Sociali.” Firmato Il SindacoDr. Costantino Fprtunato.

Riportiamo le considerazionipubblicate su morconiani.net

Qualche tempo fa riportammo(anche su La Cittadella ndr) la ta-bella dei redditi dei dichiarantimorconesi, facendo una piccolaanalisi semiseria della "ricchezzalocale" . L'argomento ritorna attua-le vista la richiesta partita dalla ca-sa comunale per l'attribuzione del5 per mille a favore del comune ela pubblicazione dei redditi deimorconesi per l'anno 2009. Le duecose viaggiano ovviamente a"braccetto" essendo la prima (il5x1000) strettamente correlata allaseconda (reddito imponibile deimorconesi).

Partiamo, come allora, dalle ta-belle liberamente scaricabili dal si-to dell'Agenzia delle Entrate che ciconsentono qualche riflessione: dauna veloce comparazione (consi-derando le modifiche alle fasce diriferimento per alcuni livelli di red-dito) le tabelle sono in linea dimassima simil i tanto che, adesclusione di quei fortunati nuovi"inquilini" dei redditi oltre 40.000€passati da 58 a 94, rispetto al2004, la situazione redditualemorconese non ha subito grossemodifiche nel corso di questi cin-que anni (cifre diverse forse le ri-troveremo nei redditi 2010 conse-

guenza ovvia dell'aggravarsi dellacrisi e dei relativi eventi ad essacollegati: licenzimenti, cig, disoc-cupazione, diminuzione dei fattu-rati ecc. ecc.) tanto da rendere at-tuali tutte le considerazioni a suotempo svolte. Con delle novità.

Dal 2008 anche il Comune diMorcone ha adottato la così dettaaddzionale irpef comunale cioè unapercentuale (ora come allora pari al-lo 0,50%) del reddito imponibile deilavoratori non dipendenti, dipenden-ti e assimilati che ritorna al comunein forma di trasferimento. Tale valo-re per il comune dovrebbe essere,riferendosi ai redditi 2009, di €160.000 circa.

Stesso importo potrebbe realiz-zarsi se tutti i cittadini di Morcone,intesi sempre quelli con redditi im-ponibili irpef, decidessero di firma-re la famosa appendice per devol-vere al comune il 5xmille. Questodunque il valore potenziale del 5xmille morconese: circa 160.000€una cifra non elevatissima ma im-portante. Però... a ben vedere noncrediamo che saranno percentualibulgare quelle che indicheranno ilnostro ente come beneficiario ditale obolo.

Primo ostacolo la bassa percen-tuale di chi ha espresso una indi-cazione in tal senso, nel 2007 èstata inferiore al 40% (consideran-

do che numericamente una granparte di contribuenti non ha obbli-go di presentazione della dichiara-zione e quindi viene automatica-mente esonerato).

Poi subentrano le ragioni più di-sparate che vanno dalla abitudineconsolidata, e giusta, di favorireenti di ricerca o organizzazioniumanitarie (Medici senza Frontie-re, Emergency, i vari istituti di ri-cerca contro il cancro, la sla o lasclerosi sono notoriamente gli entia cui va gran parte del ricavato del5 per mille nazionale, sempre nel2007 le prime otto associazionihanno raccolto oltre il 25% dell'in-tera posta) a quella di non affidareai propri concittadini (le esperienzeche conosciamo di associazioni lo-cali inserite nelle liste di potenzialibeneficiari hanno dato risultatisconfortanti) i propri "sacrifici" red-dituali. Si assottiglia in tal modo ilpotenziale introito.

Ci auguriamo che l'iniziativa ab-bia comunque successo e che lenostre siano elucubrazioni psicoe-conomiche, ma riteniamo che, da-to anche il tempo di recupero su-periore ai due anni, si possa farpoco affidamento sul valore delcinque per mille e che per i buonipropositi in campo sociale, almenonell'immediato, sia necessario per-correre altre strade.

Page 3: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

La Cittadella è intervenuta, negliscorsi numeri, sul caso della targacommemorativa di piazza Libertà,asportata da anonimi e sostituitada un’orribile targa a cura (si ipo-tizza) degli stessi ignoti che hannofatto scomparire la precedente. Ri-prendiamo e pubblichiamo una ri-flessione di morconiani.net

Il "caso targa" della Città di Mor-cone è una questione che solle-vammo con due diverse foto delgiorno sperando di suscitare qual-che dissenso nell'animo degli or-mai ultradecennali cittadini morco-nesi. Dissenso, escludendo quellomaterno, che non è stato né im-mediato, né numeroso. La cosapiù detta, tra i denti ovviamente, èche la situazione era, ed è, franca-mente ridicola!! Siamo lieti che ilgruppo consiliare di Morcone De-mocratica abbia fatto sua la que-stione e che proponga, secondoquanto riportato in questo interes-sante e apprezzato comunicato (loriportiamo qui sotto ndr), il giustostatus quo ante.

Consentiteci qualche considera-zione aggiuntiva: quando la targafu posta non tutti i morconesi, noicompresi, condivisero la scelta diquella elencazione di nomi. Quel 3ottobre 1998 a far discutere i pochiintervenuti, se si escludono gli al-lora vicini bambini delle elementa-ri, fu principalmente quell'impres-sione di autocelebrazione dell'allo-ra primo cittadino.

La questione si superò da un la-to con la cronica apatia paesana(cittadina, perdon) dall'altro grazieal fatto che, proprio l'azione dell'al-lora Sindaco Bettini non si fermòalla sola caparbia "promozione" acittà, ma al tentativo di avviare unaserie di iniziative volte a rilanciareMorcone soprattutto in ambito turi-stico. Negli intenti la cosa destò senon proprio speranza almeno cu-riosità. Si parlò o si ritornò a parla-re, oggi diremo delle solite mine-stre riscaldate, di recupero delcentro storico, rilancio del turismoreligioso, sfruttamento delle possi-bilità legate al grande Giubileo del2000 ecc. ecc..

Ovviamente la storia morconeseha poi raccontato qualcosa di di-verso, poco si è realizzato in quelsenso, principalmente, forse, perle contrastate vicessitudini politi-che che si sono succedute, e diquello "slancio cittadino" è rimastoai posteri un (bel) opuscolo turisti-co e un efficace slogan "Morcone:Città fuori dal Comune".

Ben poco dunque. Quel pocoperò, ancora oggi, rappresenta l'u-nico tentativo di marketing territo-riale che si ricordi nel recente pas-sato morconese. Dare merito adun sindaco solo per questo forsenon giustifica un targa, ma non ne

giustifica una censura, o meglio,una "confusa formattazione" lega-ta ad una revisione "storica" chesa tanto di dispettuccio (chiediamoscusa noi anche agli allora Presi-denti della Repubblica e del Consi-glio, anch'essi poco meritovli diapparire). Non inciderà nella vita dinessuno, ma questa rettifica sem-bra ancor più autocelebrativa (dichi?) della vicenda che l'ha origi-nata! Ma qualcosa allora fu fatto.

Detto ciò ribadiamo il nostro (perquel che vale!!!) appoggio alla ri-chiesta di Morcone Democratica econdividiamo il comunicato, anchedal lato estetico, poco speranzosidel risultato che si otterrà e, ulte-riore rammarico, soprattutto pocosicuri che quella targa torni in unapiazza viva e non solo in un deso-lante parcheggio... ma questa èun'altra storia...

Comunicato di Morcone Demo-cratica del 19 marzo 2011

Da un po’ di tempo è stata sosti-tuita la targa posta in Piazza Li-bertà con la quale veniva ricordatoil r iconoscimento del t i tolo di“Città” concesso al nostro paese.L’ingiustificata iniziativa, di cui tuttine avevano però immediatamentepercepito la motivazione nascostae non espressa, ci aveva negativa-mente colpiti, ma di fronte a tantapochezza avevamo pensato chel’indifferenza e la noncuranza erala migliore risposta. Solo da qual-che giorno qualcuno ci ha fattonotare come l’episodio è stato ri-portato sul sito Morconiani.net conuna foto accompagnata da unafrase: FIGLIO, A CHI DAVA FA-STIDIO IL TUO NOME? (MariaTeresa Nardini)

Ebbene inutile dire che ci haprofondamente colpito il rammarico,ma forse potremmo addirittura par-lare impropriamente di dolore, diuna madre che si vede colpita edoffesa nel legittimo orgoglio che nu-tre verso il proprio figlio. Da un latopotremmo semplicemente dire “Chiè causa del suo mal, pianga sestesso!” ricordando che il “cancella-to” Sindaco Aurelio Bettini, è statouno dei componenti della lista “Coni Cittadini, per i Cittadini” che vinsele elezioni comunali del 2008.

Ma nella realtà anche questoepisodio, che sicuramente è di se-condaria importanza, denota lacompleta inadeguatezza degli at-tuali amministratori comunali. Chegiudizio possiamo, infatti, dare diAmministratori che di fronte a tantie ben più importanti problemi cheaffliggono i cittadini si impegna,profondendo risorse umane edeconomiche, se pur di piccolo im-porto, per sostituire una targa,senza nessuna ragione. O almenol’unica ragione, da tutti sussurrata,è quella di uno “sfizio” che qualcu-

no, molto ascoltato dal Sindaco, siè voluto togliere nei confrontidell’ex Sindaco di Morcone AurelioBettini. La domanda che riteniamogiusto porci è mai possibile ancorauna volta che le scelte dell’Ammi-nistrazione Comunale siano detta-te dalla semplice voglia di rivalsa,o di vendetta, verso qualche per-sona, come più volte è accadutonel passato?

La voglia ossessiva-compulsivadi togliersi questo sfizio è evidenteanche per come è stata realizzatala nuova targa. L’andata a capo inpiù righi è senza alcuna logica, iltitolo di “CITTA’” non è posto alcentro del rigo, il verbo “pose” inaperta contraddizione con la realtàcrea addirittura un falso. Tutto ciòrende la nuova targa oggettiva-mente sgraziata, poco elegante. Inpoche parole la nuova targa èBRUTTA. Anche per questo moti-vo, come gruppo consiliare, fare-mo richiesta di ripristinare la vec-chia targa.

Raffaele Ocone Capogruppo

3anno XXX - numero 4 - aprile 2011

R i c e v i a m o e p u b b l i c h i a m o

Bruno La MarraRiflessioni sul libro La malasorte

Da tempo circolava voce che erain preparazione un libro che “par-lava di Morcone”, si sussurrava-no anteprime, si facevano nomi

di persone citate nel volume…ci si aspetta-va una specie di Gomorra morconese.

Finalmente il volume è arrivato in edicola,in tanti lo abbiamo acquistato ed io ho ap-pena finito di leggere il libro di PierluigiPartenio dal titolo “LA MALASORTE” – sto-rie del carcere; non vi ho trovato fatti nuovio notizie esplosive su Morcone, ma fatti dicronaca detti e ridetti, già di dominio pubbli-co. La situazione del romanzo è inventata el’autore non è stato mai in galera, il medico- perché la sua professione è realmentequesta - ha usato uno pseudonimo ma èconosciuto anche perché, per un breve pe-riodo, ha svolto servizio di Guardia Medicaa Morcone.

I fatti riportati fanno tornare alla mentevecchi fantasmi che non sono stati dimenti-cati, ma soltanto accantonati nella memoriadei Morconesi: il problema rifiuti tossici sep-pelliti in enormi buche trivellate per la ricer-ca di fantomatici giacimenti di petrolio. Eral’inizio degli anni ottanta e gli abitanti dellazona della montagna si dicevano seriamen-te preoccupati per il via vai di questi camion

che passavano di notte carichi chissà di co-sa…

Ho chiesto notizie ad un amministratoredell’epoca, egli ha affermato che più volte icarabinieri di Morcone perquisirono queicamion ed accertarono che essi trasporta-vano “bentonite”, una sostanza usata perfar lavorare meglio le trivelle. La tesi ripor-tata nel libro è tutta diversa (i camion tra-sportavano rifiuti tossici quelli molto perico-losi delle industrie che lavorano con metallipesanti), né ci può confortare il fatto che ifusti sigillati contenenti rifiuti tossici sianostati seppelliti in località “parata” di Cerreto.

Sarebbe opportuno che i sindaci chehanno amministrato Morcone in quel perio-do illustrassero la situazione ufficiale ed ilriscontro avuto dalle indagini svolte e spie-gassero se è vero e perché “…il comunedi Morcone da molti anni aveva la vocazio-ne di sito per lo smaltimento dei rifiuti;” sa-rebbe opportuno che qualcuno ci dicesse –inoltre - che relazione esiste da quanto af-fermato nel libro ed il diffondersi di formetumorali nel nostro territorio.

C’è qualcuno in grado di stemperare lapreoccupazione che non ha mai abbando-nato le nostre popolazioni?

Nel libro ricompare Morcone quando si

parla di Piccirillo un imprenditore napoleta-no che aveva acquistato – sopravvalutan-doli – vari terreni nelle zone rurali di Morco-ne; per farne cosa?...dal libro si evincechiaramente che i terreni venivano usati perlo sversamento di rifiuti tossici.

Tutti ricordiamo la vicenda di “Sferraca-vallo”: il 27 gennaio 1996 in tale località (interreni di proprietà di Piccirillo) furono se-questrati cinque autosnodati con relativocarico di residui di produzione industriale esolo il 22 luglio dello stesso anno questi fu-rono rimossi ed avviati in località dotate diapposite discariche; furono, cioè, rinviati almittente.

Sfogliando le pagine del libro si arrivaall’anno 2007, quando Morcone doveva ac-cogliere le famose “ecoballe” nella cava di-smessa di Colle Alto; vengono brevementeriportate le vicende relative ed il merito del-lo scampato pericolo viene dato all’inter-vento della Regione Molise.

L’autore ricorda la grande manifestazioneche nel gennaio 2008 si tenne a Beneventoed alla quale parteciparono circa cinquemi-la persone e sottolinea: “Prima si era tuttid’accordo: Comune, Provincia e Regione.Poi improvvisamente tutti fanno marcia in-dietro compreso il sindaco di Morcone, che

fino a quel momento era stato molto intra-prendente”.

L’ultimo capitolo morconese riguarda lavicenda del Direttore Amministrativo dellaAsl che “…a Benevento ha sempre fattotutto quello che voleva senza alcun control-lo. C’è voluta un’interrogazione al ConsiglioRegionale per scoprire che prima si erapensionato per ottenere la cospicua liquida-zione di manager e successivamente si eraauto–assunto con contratto quinquennale”

Ho chiesto al Direttore Amministrativo dicui si parla lumi sulla vicenda, egli mi chiari-sce che il caso non esiste come da dichia-razioni del Direttore generale dell’ ASL dot-tor Bruno De Stefano riportate sul quotidia-no “Il Mattino” del 21 ottobre 2008: “...Lalegge non vieta che un dirigente collocato ariposo per risoluzione consensuale possasvolgere qualsiasi altro incarico presso pri-vati, aziende o altre amministrazioni anchepubbliche, nel rispetto delle vigenti disposi-zioni in materia di cumulo di pensione e re-tribuzione e questo vale anche per il casoche si è verificato alla Asl” (dall’art. 22 delContratto nazionale di categoria 8/6/2000 ecome previsto dal regolamento della Asl inmateria approvato con delibera n. 547 del2004).

“L'attuale situazionenel mediterraneosvela tutte le men-

zogne e tutta l'ipocrisia delle poli-tiche nazionali e comunitarie nel-l'unione europea sull'immigrazio-ne. Solo che tanti non analizzanorazionalmente la questione e leg-gono, dall'inizio della guerra inLibia, gli eventi sotto l'onda emo-tiva dello scontro da tifosi dei na-zionalismi francese e italiano. In-vece, c'è molto di più. Se no, nonsi spiegherebbe tutta l'irritazionetra Roma e Parigi dall'inizio dellaguerra in Libia.

Non sono esperto di politica edevito di farne una anallisi da igno-rante. Ho, però, il diritto di osser-vare i fatti e di porre delle doman-de. E non posso non notare unastranissima curiosità sulla vicendadei permessi di soggiorno. Infatti,tanti extracomunitari regolarmen-te registrati sul territorio italianofanno fatica a rinovare il permes-so di soggiorno. Alcuni non rie-scono mai più a ritornare nei loropaesi d'origine per le vacanze. Perlunghissimi mesi, hanno in tascasolo una ricevuta della posta cheattesta che hanno fatto la richiestadel rinnovo del permesso di sog-giorno. Ma quel pezzetto di cartanon viene considerato un docu-mento di valore fuori dal territo-rio italiano. E anche in Italia stes-sa, per alcuni servizi, si richiedetassativamente l'esibizione di unreale permesso di soggiorno. Ilche significa che se si esce dall'I-talia con quella ricevuta della po-sta o il tagliante della questura,non si ha la certezza di viaggiareal sicura e ritornare in Italia. Inol-tre, spesso il permesso di soggior-no rinnovato viene consegnatotardivamente, a qualche settimanadella sua scadenza, costringendoil richiedente di ricominciare dacapo lo stesso giro infernale.

L'altro caso è quello dei richie-denti asilo politico e o permessodi soggiorno per motivo umanita-rio in Italia. Spesso il loro proces-so arriva a capolinea dopo anni diandirivieni nei diversi uffici am-ministrativi italiani. Eppure, nonsono una legione. Ma le questurehanno sempre dichiarato che que-sti sono fatti che richiedono lun-ghissime procedure di approfon-dimento per non comprometterela sicurezza nazionale.

Ma come si spiegherebbe oggila velocità amministrativa con laquale si arriva a concedere deipermessi temporanei a 20.000soggetti sbarcati in Italia? Perchénon si fa lo stesso per chi è già daanni in Italia e chi regolarmente cilavora ed è regolarmente registra-to?

Che cosa spiega la sonnolenzacon la quale si trattano i casi pre-cedenti dei richiedenti asilo politi-co e permessi per motivo umani-tario?

Ho l'impressione che i nuovisbarcati in Italia siano una bombaumana politicamente radioattivache ognuno vuole sepelire nell'or-to del suo vicino non escludendodi usare la veste umanitaria e cari-tativa per coprire una azione chedi carità e di umanità ne ha benpoco”.

Profughi orifiuti umanipoliticamenteradioattivi?Ci piace riportare, a beneficio deilettori, una riflessione pubblicatasu Facebook da Gaétan Papa Ki-lumba a proposito della dramma-tica vicenda dei profughi chegiungono sulle coste italiane do-po le crisi tunisina, libica ed egi-ziana.

Ormai da quasi due anni il Consigliere Comu-nale Giuseppe Gizzi non può partecipare al-le sedute del Consiglio Comunale, né può

recarsi presso gli uffici comunali per lo svolgimentodelle proprie funzioni di Consigliere Comunale. Tuttociò semplicemente perché l’accesso all’ascensoreesistente nella sede comunale non consente l’ingres-so a persone su sedia a rotelle. Di questa scandalo-sa situazione, come gruppo consiliare di MorconeDemocratica, ne abbiamo reso partecipi le istituzioniai vari livelli,.

Di recente abbiamo avuto la nota del Prefetto diBenevento, che riportiamo in allegato, nella quale inbuona sostanza si sostiene che in considerazionedell’impegno economico necessario per l’adegua-mento dell’impianto di ascensore, valutato in Euro44.067,16, l’Amministrazione Comunale non è attual-mente nelle condizioni economiche di eseguire i la-vori e risolvere il problema.

Quella che viene presentata come un’attenuante, oaddirittura una giustificazione, è invece, a nostro pa-rere, un ulteriore elemento di scandalo.A quale citta-dino, a quale impresa sarebbe consentito non appli-care una disposizione normativa semplicemente perdifficoltà economiche? Per giunta autodichiarate enon accertate e verificate da terzi?

Ne si può immaginare per una istituzione un tratta-mento di favore o una deroga privilegiata.Anzi. Alcontrario, sempre a nostro avviso, le istituzioni do-vrebbero a maggior ragione applicare e rispettare leleggi. Come è, infatti, possibile chiedere ai cittadini ilrispetto delle regole se sono le istituzioni stesse aviolarle?

Probabilmente anche da episodi e situazioni comequesta innanzi descritta, che continuiamo a ritenere dieccezionale gravità, nasce, nella maggioranza dei cit-tadini, quel sempre maggiore distacco e sfiducia nelleistituzioni e quel sempre più diffuso disprezzo delleregole, che al massimo vengono considerate bonarie

ed amichevoli raccomandazioni, che possono esseretranquillamente ignorate. Tanto così fan tutti !

Raffaele OconeCapogruppo MORCONE DEMOCRATICA

Sul diritto dei cittadini diversamente abili ad accedere alla sedecomunale mediante il superamento delle barriere architettoniche

Sopra: la lettera del Prefetto di Benevento. Come orga-no di informazione, ci faremo carico di segnalare ogniincresciosa situazione che colpisca i diritti dei disabiliattraverso tutti i canali a nostra disposizione. Al nostroamico Peppino Gizzi solidarietà e rispetto da tutti.

Ancora sul caso della targa scomparsa

Pascolo montano. Foto attribuita ad Ernesto Sannia, inizi sec XX.Archivio fam. Piombo.

Page 4: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

4 anno XXX - numero 4 - aprile 2011

L’opinione

Crescenzo Procaccini

Rsorgimento come religione

Prima Idea : L’acqua comeaiuto a chi ne ha bisogno. Ladr.ssa Marchese ha illustrato ilProgetto Acqua. Esso mira a dareacqua a piccole comunità in Afri-ca, nei Caraibi e nel Pacifico. In-tenzione della Sua organizzazio-ne è quella di coinvolgerenell’iniziativa il Comune di Sas-sinoro, paese dell’acqua. Noi ag-giungiamo di contattare l’asso-ciazione Mani Tese che già operafattivamente in Congo.

Seconda Idea: liberare i nostripaesi dalle bottiglie di plasticavuote, riabituando noi cittadini abere la così detta acqua del sin-daco, con adeguate iniziative dicomunicazione e certificazione.

Terza Idea: Parchi fluviali co-me aree protette e relative carteittiche. Linee guida della Provin-cia per la protezione e il consoli-damento delle sponde fluviali.Educazione ambientale nellescuole. Il tutto debitamente pre-visto nel Piano territoriale pro-vinciale.

Quarta Idea: che tutte ingloba etrasfigura, il Parco delle 4 acque,promosso dalla Provincia e incorso di progettazione ad operadello Studio Italo Rota e Part-ners. E’ noto il ricco patrimoniodi acqua dolce del Sannio, chedisseta anche altre regioni. E’ no-to, altresì, il fenomeno dell’ab-bandono dei territori agricoli dal-le nostre parti. Tale fenomeno,alla lunga, desertifica socialmen-te ed economicamente l’interaprovincia. Occorre una grandeidea per invertire la tendenza einvocare l’intervento finanziariodell’Europa. Ecco, allora, il pro-getto “ ambizioso e complessoche deve mettere insieme sogno econcretezza, capacità di volarealto e di scavare in terra “avva-lersi della creatività visionariadel poeta, dell’artista, dell’archi-tetto “. Queste parole del presi-dente Cimitile sono musica per lenostre orecchie, è assolutamente

necessario nutrire grandi idee perrealizzare, poi, cose significative.L’idea guida dell’arch. Rota èquella di creare l’acquario per glianimali, le terme, la locanda persoggiornare nella natura, la fatto-ria della tradizione, tutto ruotanteintorno alla fattoria di Casaldian-ni e ad un suggestivo dialogo tratradizione locale e cultura deipaesi di emigrazione della nostragente.

Dai tempi della realizzazionedella Diga di Campolattaro mail’attenzione dei politici è stata in-dirizzata con tanta determinazio-ne ai problemi del suo utilizzo afini di sviluppo dell’intera pro-vincia. La costruzione di unacentrale idroelettrica in fase diprogettazione esecutiva e la idea-zione del Parco delle acque costi-tuiscono due capisaldi per lo svi-luppo sostenibile del Sannio,dando acqua per scopi potabili eirrigui e contribuendo alla crea-zione di una “ città nuova”dell’Alto Sannio da Benevento aSassinoro, in destra e sinistraTammaro. Certo il progetto è tut-to da costruire anche economica-mente e da far condividere maanche solo il parlarne è un belpasso avanti.

Tra i discorsi ascoltati a Sassi-noro, particolarmente attuali so-no quelli relativi ai referendumdel 12 e 13 giugno prossimi, con-tro il nucleare e per la difesadell’acqua pubblica. Dopo il di-sastro di Fukushima l’attenzionedi molti si è concentrata sullabattaglia contro l’atomo e i rischiconnessi, ma a Sassinoro tuttierano per una mobilitazione a di-fesa dell’acqua e contro quellache viene vista come l’ultimaspeculazione da parte dei gruppifinanziari multinazionali e l’affa-re più lucroso degli ultimi anniche sarà pagato dagli utenti conl’aumento generalizzato delle ta-riffe.

E questo è “un peccato controla natura e l’ambiente, perchél’acqua come il sole è di tutti enon è brevettabile e privatizzabi-le”. Nel Prossimo numero dedi-cheremo ampi spazi all’argomen-to.

TOMMASO PAULUCCI

IlRisorgim-ento deveessere sem-

pre in atto, devecostituire una forza interna, unacategoria che ci renda sempre piùcapaci di realizzare, di rendercidegni del tempo in cui viviamo,di non farci scivolare nel degrado,nella perdita della dignità umana,che deve sempre sostanziarci, faroperare con determinazione, por-tare alla ribalta le nostre qualitàmigliori.

La vita deve sempre essere rin-novata, mediante progetti nuovi,rispondendo ad impegni semprepiù elevati, che la vita propone.Non bisogna arrendersi, perchél’uomo ha la caratteristica di at-tingere energie nuove, che ci fac-ciano proseguire il camminodell’esistere.

S’immagina che Dio sia una for-za perenne sempre uguale a sestessa, che non conosce declina-zione, ma l’uomo va incontro alladecadenza, da cui deve riprender-si; proprio per questo è uomo, os-sia un essere finito che, però, è ca-pace di assurgere a piani di vita

più elevati, rendendosi meritevole;è, cioè, soggetto al giudizio. Daquesto punto di vista la religioneha ben compreso la semanticadell’uomo, la struttura che lo di-stingue; Dio è il modello cui siispira, che lo incoraggia a vivere,che lo giudica, lo fa crescere. Sicrea un circuito in cui l’Ente su-premo è forza energetica e giudi-cante; convive con l’uomo, lo es-senzia, lo rende attivo nel percorsodell’esistenza. In tale circuito Diofa vivere l’uomo e l’uomo fa vive-re Dio; sono due forze che si com-penetrano, conoscendosi in manie-ra sempre più approfondita. Per-ché si abbia una vita retta, il rap-porto non deve mai venir meno.

Occorre sempre sentire Dionella propria coscienza, deve es-sere la forza illuminante, non per-dendoLo mai di vista nella rifles-sione, nella convivenza con gli al-tri, nella vita, che deve identifi-carsi con un costante processoeducativo. L’uomo deve educarsi,autoeducarsi nel momento che siispira a Dio, che vive in noi, co-me Agostino insegna.

In tale metodologia educativa

si evidenzia il valore dell’uomo,che ha la capacità, la forza d’in-grandirsi sempre più spiritual-mente. In tale contesto crescel’uomo, diviene degno di stima,esempio di vita, cui Dante tende-va nella composizione della“Commedia”, nello scrivere “LaRettitudine”.

A Tale persona pensava certa-mente il Presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano nel pro-nunziare la Sua orazione celebra-tiva del centocinquantesimo anni-versario dell’Unità d’Italia, densasi cultura, di storia, di umanità,come può un uomo incline allameditazione, all’educazione, cheognuno deve avere presente nelproprio itinerario esistenziale.

Perché ciò sia possibile la scuo-la deve sentire tale complessa for-za umana ed abituare i giovani asentirla ed a viverla.In questosenso Gesù si rivolgeva a Dio, nelrendersi maestro delle genti, co-me si legge nellegrandi opere sullacrocifissione, co-me quelle di Gut-tuso, di Otto Dix .

Claudio Di Mella

Spazi di libero pensiero

Un sacerdote ultrasettantenne profeta dellafutura Chiesa di Cristo, si chiama don Gior-gio De Capitani ed è parroco di Monte di

Rovagnate (Lecco); spara a zero contro tutto e tutti,dimenticando, ammesso che lo abbia mai saputo,che Cristo invitò i suoi seguaci a non giudicare. IlGiudice Supremo, difatti, è Lui e Lui soltanto.

Don Giorgio De Capitani critica il Papa,i cardina-li, i vescovi, i sacerdoti e tutta la gerarchia, nonchéle lettere encicliche. In modo particolare, spara sullaprima enciclica di Benedetto XVI “Spe salvi”, giu-dicandola all’inizio difficile e complessivamenteinutile. Spara sul divorzio, sull’aborto, sul peccato esui valori, dicendo che non esistono valori cristiani.

I suoi modelli non sono gli esponenti del pensierodebole come Vattimo e Galimberti,il Rettoredell’Università di Venezia, che recentemente è ve-nuto a parlare agli studenti dell’Università di Saler-no,ma i maestri del pensiero nullo. Infatti fra i suoimaestri ha citato anche il presidente della regionePuglia Nichi Vendola.

Il suo vero nemico, però, bersagliato più di ognialtro è Silvio Berlusconi, come era da aspettarsi, daun prete imbecille. Berlusconi,per lui,è una specie diAnticristo, oltre ad essere un porco, un demente edun coglione. Attacca poi Padre Livio Fanzaga, defi-nendolo, per completezza di giudizio, un istrionicoantiprofeta di Cristo. Si arrabbia,concludendo la suabrillante omelia, perché papi, cardinali e vescovinon abbiano provveduto a scagliare un anatema con-tro Silvio Berlusconi, dal momento in cui entrò nella

scena politica. Molto ipocritamente, il suo arcivescovo

Mons.Tettamanzi ed alcuni suoi colleghi hanno pre-so le distanze dal prete blasfemo, dicendo che egliha parlato a nome suo e che le cose che ha detto nonsono compatibili col magistero di nessun papa. Ilguaio vero, però, è che questi signori, vescovi e sa-cerdoti, dovrebbero sapere che anche se sono parolesue, non sono parole degne di un cristiano e menoche mai di un sacerdote.

Una cosa che non ho ancora detto è che don Gior-gio De Capitani è arrivato a dire e a scrivere sul suoblog che lui tutte le mattine si reca in Chiesa per chie-dere a Dio che strafulmini Silvio Berlusconi con unictus fulminante. Da un lato questo pretaccio mi fatantissima rabbia, insieme con i suoi superiori, cheavrebbero dovuto fare almeno quello che fece monsi-gnor Florit, vescovo di Firenze, con il parrocodell’Isolotto, che si proponeva quasi come un novelloLutero. Eppure a me non risulta che don Mazzi abbiamai pregato il Padreterno di fulminare qualcuno.

Da un altro lato, le affermazioni di don GiorgioDe Capitani mi divertono perfino, perché mi fannopensare ad una canzone, che spesso , quando ero ra-gazzo, cantava mia nonna, la quale riferendosi aduna signora, che diventata ricca, in seguito ad unmatrimonio, si era data alla bella vita, circondandosidi corteggiatori, ammiratori ed amici. Al marito, chele ricordava la sua povertà prematrimoniale e le rin-facciava il resto, lei rispondeva: “Io vado a pregareDio che ti faccia schiattare”

Un pretaccio che mi fa rabbia

PAESE DÊACQUA

continua dalla prima

Perché è proprio nello scherzo enella informalità dei rapporti per-sonali che cresce la sensibilità diognuno, e nel dialogo ci si rendeconto di quanto sia umana la per-sona che si ha di fronte.

Se riuscissimo a rendere infor-mali i rapporti gerarchici e quelliquotidiani, nella politica così co-me nelle scuole, negli ospedali,nei luoghi di lavoro, riuscirem-mo ad avere una società diversa.

I migliori medici non sono so-lo grandi scienziati, ma ancheprofondi conoscitori della malat-tia peggiore: quella della solitu-dine. Ed è per questo che bastapoco per essere i medici di sestessi.

Non servono eserciti di imbrat-tacarte per risolvere i problemi,né professionisti della legalità ograndi oratori che ne parlano, neicongressi. Bisogna pensarsi tutticome componenti di una solamano, quella che scrive la sua

storia, perché una comunità sirenda conto di essere “faber for-tunae suae”.

Un po’ come si fa nelle grandicene estive, nelle piccole piazzedei paesi: ognuno cucina qualco-sa, ognuno fa la sua parte. Nonrispettare il proprio dovere signi-fica non rispettare se stessi: ri-manere digiuni.

Incontrai Don Ciotti in unacalda mattina di giugno, a Bene-vento. Mi vide con la mia ma-glietta di Libera, e mi strinse lamano. Mi offri un caffè nel barStrega. Il giorno prima l’Italia diLippi aveva pareggiato 1 a 1 conil Paraguay, a Città del Capo.Con il barista discutemmo deglierrori tattici, delle sostituzioni dafare e quelle da non fare e pro-prio lì, in quel momento, capii lagrandezza dell’uomo che avevodi fronte.

Capii che la legalità non si facon gli eroi, ma con le personeche sanno essere persone comunicome te, nervosi per il risultatodi una partita, scherzosi come ra-gazzi di scuola elementare.

E’ davanti ad un caffè cortoche ho avuto la mia più grandeeducazione alla legalità.

ACHILLE PIOMBO

Da alcuni anni, la Cittadellasta portando avanti il suo NOall’eolico selvaggio a Morcone enel territorio limitrofo, ovunqueun bene prezioso per la conserva-zione dell’ habitat e della culturadel territorio. In più c’è l’aspettodel coinvolgimento della popola-zione.

I dati di una recente ricerca ri-velano che ci sono contestazionicontro la costruzione di nuovestrutture. Eolico, solare, biomas-se sono solo alcune delle soluzio-ni a disposizione del nuovo setto-re energetico, ma quando c’è dadecidere sulla loro costruzioneassociazioni ambientaliste, co-muni o schieramenti politici ma-nifestano il loro dissenso, preoc-cupati per le conseguenze sullaqualità della vita, l’impatto am-bientale sul loro territorio o per idubbi sulla gestione e il controllodi questi impianti.

Ecco il nocciolo del problema:ci vorrebbe un Piano governo delterritorio responsabile, sostenibi-le e integrato.

Gli Enti locali, in primo luogoi Comuni, da sempre sono chia-mati a governare le trasformazio-ni del territorio sia nella fase diprogrammazione e pianificazione

sia in quella attuativa, e i cittadi-ni a partecipare già nelle primefasi del processo di elaborazionedel PGT.

Tipicamente il documento dipiano è il primo atto nella stesuradel PGT e definisce il quadro ge-nerale della programmazione ur-banistica anche in base a propo-ste pervenute da cittadini o da as-sociazioni di cittadini, che sonochiamati a partecipare già nelleprime fasi del processo di elabo-razione del PGT.

Ildocumento di piano deve an-che prevedere un lavoro di anali-si del territorio comunale dalpunto di vista geologico, ambien-tale, urbanistico, viabilistico, in-frastrutturale, economico, socialee culturale, ed evidenziare ancheeventuali beni storici o ambienta-li di particolare interesse.

Dopo la catastrofe in Giappo-ne, non si può cedere all’improv-visazione né agli interessi politi-co-economici. Sono scelte ragio-nate democratiche che devonoaffrancarsi dagli interessi affari-stici, per rimettere in primo pia-no l’uomo e il cittadino.

Le istituzioni e la politica do-vrebbero essere considerati puntidi riferimento certi e affidabili.

Dobbiamo dare voce alle no-stre istanza: abbiamo il diritto sa-crosanto di metterci seriamentein cammino sulla strada maestra,che non può e non deve esserelastricata di vittime sopraffattedagli interessi di pochi.

DARIA LEPORE

PROGRAMM-AZIONE

DEL TERRITORIO

continua dalla prima

22 marzo 2011, Sassinoro Paese dell’acqua, 4^ edizione. Da sinistra:Fran-co Picucci (in piedi), Pasquale Narciso, Marco Iamiceli, Italo Rota, AnielloCimitile, Pasqualino Cusano, dott.ssa Marchese, Michele Buonomo.

Morcone: soffitto della farmacia del Convento settecentesco dei PP. Predi-catori (Domenicani), poi dei PP. Redentoristi, annesso alla chiesa dellaSS.ma Annunziata. L’affresco riproduce la scena evangelica del ‘Buon sa-maritano’. L’ambiente è oggi adibito a centralina telefonica del Distretto sa-nitario.

RIPENSANDO

AL 19 MARZO

continua dalla prima

Page 5: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

Erano quelli gli anni felici e sereni dell’ infanzia vissuti nel nostro amatoquartiere e dei quali resta vivo e indelebile il ricordo di ogni attimo scan-dito dall’inesorabile scorrere del tempo…

5anno XXX - numero 4 - aprile 2011

Un mondo così cosìIrene Mobilia

I MIEI I MIEI RICORDIRICORDI

Mena Di Nunzio

Caro Papissimo (ti ho sempre chiamatocosì, ricordi?), sono trascorsi sei annida quando ci hai lasciati e immagino

che tu voglia sapere che cosa è accaduto inquesto tempo. Di molto sarai certamente alcorrente, dato che da lassù si vede tutto quantosuccede quaggiù, però voglio informarti perso-nalmente per tenere vivo quel rapporto di ami-cizia che avevi instaurato con molti di noi.

Alcune cose sono andate bene, altre sono ri-maste uguali a prima, altre sono state così co-sì. Voglio raccontarti prima quegli avveni-menti che ci hanno incoraggiato, in modo daindurci a seguire il tuo consiglio di non averpaura. Ebbene, dopo tanti battibecchi siamoriusciti a conservare il Crocifisso nelle scuolee nelle aule dei tribunali. Sembrerebbe unaquestione da poco, ma essa ha mobilitato fi-nanche la Commissione europea con la qualeabbiamo in verità un rapporto abbastanza mu-tevole: ora siamo lieti di far parte della Comu-nità, ora preferiamo badare ai fatti nostri.D’altronde, non è una novità che noi Italianisiamo, di solito, “pro domo nostra”, perché laPatria è la Patria.

Non ti dico come ci siamo impegnati, infat-ti, per organizzare i festeggiamenti per la cele-brazione dei 150 anni dell’Unità. Già da unpaio d’anni abbiamo organizzato conferenze,tavole rotonde, convegni per capire che cosaabbia significato quel “Ti saluto, Re d’Italia”che Garibaldi rivolse a Vittorio Emanuele IIallorché lo incontrò a Teano.

Avvicinandosi il 2011, abbiamo discusso alungo (sai, a noi piace ingannare il tempo conle chiacchiere) se dichiarare festa nazionale il17 marzo, giorno della nascita dell’Italia Uni-ta, o considerarlo una giornata lavorativa co-me le altre, al fine di non fermare le industrie,il cui compito precipuo è quello di produrrebeni che pochi, ormai, possono acquistare. Sì,purtroppo è così, da quando la crisi economi-ca ci ha preso a “varrate”, molti di noi hannodovuto tenere a freno i propri desideri. Alla fi-ne però, hanno vinto i “festaioli”, cosicché èstata istituita la festa nazionale per quel giornoalmeno per quest’anno…poi si vedrà.

A questo punto, tu che non sei italiano, po-tresti dire, osservando dall’alto le nostre tirite-re, che dopo tutto è comprensibile che non cisentiamo molto europei, dal momento che non

ci sentiamo neppure tanto italiani.Bè, condividere interessi, ideali, modi di vi-

vere non è mai facile, come testimoniano itanti matrimoni che si sciolgono al minimoaumento di temperatura Comunque, la cele-brazione dell’Unità d’Italia è stata un eventopositivo, anche se non il solo. Abbiamo visto,infatti, succedersi in questi anni tanti accadi-menti piacevoli, che ci hanno fatto sentire or-gogliosi di essere Italiani. Ad esempio, abbia-mo accolto con gioia la notizia che almenoper un po’ non andremo a votare perché ab-biamo un governo solido e coeso; che i rifiutidi Napoli sono stati interrati nei sotterranei deipalazzi o sversati in mare. Ancora, ci siamoconsolati quando abbiamo goduto dell’amici-zia di Gheddafi, che ci ha ricordato “Tripoli,bel suol d’amore”.

Tutto bene, insomma, tranne un terremotoche due anni fa ha semidistrutto l’Aquila etanti paesi d’Abruzzo che, come tu ben sai, èuna regione bellissima abitata da gente labo-riosa, meritevole di rispetto e di considerazio-ne, che naturalmente non sono mancati insie-me a poco altro.

L’ultima, però, non la sai perché le notizieimpiegano un po’ per giungere in Paradiso, da-ta la distanza che separa il regno dei beati daquello di coloro che sono in attesa di beatifica-zione. Da qualche tempo, alcune popolazioninordafricane si sono scocciate di sopportare iloro capi incastrati nei troni e nei palazzi e,poiché “il popolo affamato fa la rivoluzion”,Tunisini, Egiziani e Libici si sono ribellati.

Vabbè, fatti loro si potrebbe dire, invece noperché migliaia di ribelli o di aspiranti tali sisono riversati nell’sola di Lampedusa. Questanon è molto grande, perciò abbiamo temutoche, per la presenza di tutta quella gente,sprofondasse in mare, sollevando una preve-dibile onda di porto che avrebbe investito laSicilia e l’Italia meridionale. L’isola non èaffondata, ma un mare di immigrati ha inon-dato le regioni del Sud, mentre quelle delNord hanno detto seccamente, a proposito deiviaggiatori appena giunti “ fora d’i ball” (scu-sa per l’espressione troppo naturalistica, manon ho voluto alterarne l’originalità). Ora,poiché “i ball” ce le hanno anche i Francesi,questi a loro volta hanno sbattuto fuori quantihanno cercato di varcare la gallica frontiera.Così, abbiamo una Lampedusa a sud e una anord, nella fattispecie Ventimiglia. L’isolamediterranea, però, avrà la sua rivincita inquanto godrà dell’onore dell’antonomasia suivocabolari del futuro, cosicché anche EllisIsland sarà definita la Lampedusa d’America.

Un disastro terribile, poi, ha colpito quellabrava gente dei Giapponesi che sono attrezzaticontro i terremoti, ma nulla hanno potuto con-tro lo tsunami. L’onda rabbiosa ha ingoiatocase, uomini, donne, bambini, lasciando alloscoperto una centrale nucleare ridotta comeun “cripo” (setaccio).

Mi dispiace di averti rattristato con questiracconti, ma ho voluto informarti per chiedertidi intervenire a favore di quanti sono espostialla radioattività, alla violenza della natura,all’onda d’urto dei dittatori e ai capricci deipolitici italiani.

Ciao, ti saluto con rispetto e devozione,mentre resto in attesa di vederti sugli altari ditutti i Paesi che hai visitato durante il tuo pon-tificato e anche di quelli che, pur avendoti ac-colto con freddezza, ti hanno ammirato per iltuo coraggio.

Ilcadenzato e intermittenteticchettio della macchinada scrivere accompagnava

la semplice e tranquilla vita quoti-diana del nostro quartiere. Ormaieravamo avvezzi a quel suono chesembrava scandire placidamente inostri ritmi e i nostri giochi. Cosìcome eravamo abituati ancheall’andirivieni di gente nello stu-dio del Notaio ed alla presenza diVincenzo Petrillo, col suo piglioflemmatico, affacciato alla finestrache dava proprio sulla Piazzetta.

Io ed Antonietta, essendo piùgrandicelle, eravamo un pò ilpunto di riferimento per le altreragazzine del quartiere: l’amabileAnita con le vezzose fossette chespiccavano sul viso; la dolceFranca con i luminosi occhi ver-di; mia sorella Antonella, moltocarina con quei simpatici panta-loncini corti.

Spesso Anita ci portava a casasua ed a noi piaceva molto esplo-rare quella enorme dimora checon i suoi molteplici ambienti,appariva ai nostri occhi quasi co-me il labirinto delle favole. Sali-vamo la scala in marmo passandodavanti allo studio in religioso si-lenzio per non disturbare. Nel sa-lone attiguo alla cucina, dovecampeggiava un grande tavolo eduna cristalliera in cui facevanobella mostra di sé argenti e por-cellane di Limoges, incontravamole zie Fatina e Resy. Di loro am-miravamo tutto: la pelle nivea, iltrucco sobrio, i vestiti griffati e lacura attenta dei particolari.L’aspetto, il portamento leggiadroe il linguaggio cadenzato e carez-zevole ci avevano convinto cheappartenessero di sicuro a qual-che casa Reale, tanto che la si-gnorina Resy era stata da noi so-prannominata “la regina madred’Inghilterra“. Poi entravamonell’enorme cucina dove Caterinala faceva da padrona tra i fornelli.

Proseguendo con grande curio-sità la nostra esplorazione nel restodella casa, arrivavamo nella came-ra di Anita dove io ed Antoniettafacevamo disporre le nostre picco-le amiche a semicerchio sedute aterra, poi prendevamo i libri ediniziavamo a leggere le favole, inparticolare la storia di Raperonzo-lo che ad Anita piaceva molto.

A volte, invece organizzavamodelle simpatiche festicciole nellagrande cantina. Ricordo che labrava e paziente Caterina ci apri-va il locale e noi iniziavamo adaddobbarlo con striscioni e ghir-lande colorate. Poi davamo via aifesteggiamenti con giochi, canti eballi. Altre volte preferivamo gio-care nel piccolo cortile fresco eombroso sito sul lato del caseg-giato in via del Nord. Giulia por-tava il mangiadischi arancionecomperato dal padre. Lo appog-giavamo sulla panchina in pietra,sceglievamo i dischi preferiti edavamo inizio alle danze. Alzava-mo le mani al cielo per ballare “Ilballo di Simone”. Rotolavamo lebraccia per scatenarci con “Il Ge-ghegè”di Rita Pavone finchè,all’improvviso, nell’aria risuona-vano le urla del padre di Giulia.

Mario era di corporatura esile,con un viso scarno ed una mimicafacciale che difficilmente passavainosservata. Essendo molto miopeportava degli occhiali spessi co-

me fondi di bottiglia. Era un tipostranamente eclettico e logorroi-co. A volte si metteva affacciatoalla finestra e restava per ore eore a brontolare. Era oltremodosimpatico, ci faceva divertiremolto con battute spiritose edespressioni dialettali colorite eparticolari. Ma soprattutto era unuomo semplice, molto educato einstancabile lavoratore, semprepronto ad aiutare le persone indifficoltà. Il pomeriggio, quandotutti grandi e piccoli, eravamoriuniti in Piazzetta a rilassarci, ar-rivava con il mangiadischi e si di-vertiva a farci ascoltare ripetuta-mente “Azzurro” di Adriano Ce-lentano, “Pensiero d’amore” diMal e “ La Notte” di Adamo.

La sua casa era costituita da tan-te stanze che si susseguivano unadopo l’altra fino ad arrivare ad unagrande cucina con le antiche “for-nacelle” incassate nelle mattonel-le bianche. Entrando sulla sinistrac’era una porta che stava semprechiusa perchè era pericoloso oltre-passarla in quanto serviva per te-nere ben chiusa una vecchia stanzapriva di pavimento. In fondo allacucina c’era una finestra che inve-ce dava su un piccolo terrazzo in-terno chiuso tra i tetti. Quella cu-cina così buia ci affascinava mol-to e ci piaceva osservare quandola mamma di Giulia, Addolorata,preparava il forno a legna incas-sato nel muro per infornarvi lebottiglie di pomodoro. A volteanche mia madre, insieme a Ma-ria Narciso e a Fernanda Prozzo,utilizzava quel forno per cuocerele frese di San Rocco, mentre noici divertivamo a preparare le ca-ramelle con lo zucchero scioltonella pentola.

Mario era diventato uno deibersagli preferiti di scherzi e sber-leffi ad opera del mio adorato cu-gino Orazio, da tutti conosciuto aMorcone come ‘Orazio di Napo-li’. Questi era un ragazzo a dirpoco pestifero. Era un gran burlo-ne e da buon scugnizzo ne combi-nava di tutti i colori e la madreera in preda alla disperazione piùprofonda. Ma noi insieme ci di-vertivamo proprio un mondo.

Ricordo quella volta in cui, vo-lendo fare uno scherzo a Mario,sistemò una corda di spago sottiledinanzi al portone di ingresso del-la sua abitazione. Poi si nascosedietro una grossa pianta in attesa.

All’improvviso si aprì il porto-ne e apparve Mario con due fia-schi di vino tra le mani. Il po-veretto inciampò e rovinò pesan-temente a terra. Gli occhiali vola-rono in aria e le bottiglie si fran-tumarono in mille pezzi. Noi, inpreda al panico, repentinamentescappammo via, mentre Orazio sisbellicava dalle risate. Mario sialzò di scatto per cercare di recu-perare gli occhiali, ma appena siaccorse che l’artefice di quel pan-demonio era stato “lo napulitanofetente”, come lui lo definiva, fuassalito da un acuto attacco paros-sistico. Con guizzo fulmineo silanciò per le scale urlando comeun forsennato. Nel vano tentativodi acciuffarlo, lo inseguì per tuttoil paese bestemmiando e insultan-dolo con epiteti a dir poco irripe-tibili, mentre Orazio, per nienteintimorito, continuava a scapparee a ridere a crepapelle.

Il quartiere(seconda parte)

Karol Józef Wojtyła, papa Giovanni Paolo II (Wa-

dowice, 18 maggio 1920 – Città del Vaticano, 2 apri-

le 2005).

Chi non ricorda CarlosMonzon? Uno dei piùgrandi pugili di ogni tem-

po. Quello che nel 1970 strappò aNino Benvenuti il titolo mondialedei pesi medi. Il macho che sape-va tirare di boxe e rubare il cuoredelle più belle donne. I l mitodell’America india infranto controbrutte storie di violenza, l’assassi-nio di una moglie, finito per un in-cidente d’auto a 52 anni. Insom-ma, una delle big stars della sce-na mondiale degli anni ’70.

“Carlos Monzon? Eravamo buo-ni amici: un tipo allegro, gli piace-va scherzare, mangiare bene, an-

davamo insieme nei ristoranti, eraun grande bevitore. Fumava, maquando doveva preparare un in-contro non toccava niente. E poicon le donne era peggio di me: ungrande conquistatore!”.

A parlare è Mario Calandrella.Mi mostra con orgoglio una fotoche lo ritrae a 22 anni insieme aMonzon, suo allenatore in secon-da quando diventa campione na-zionale dell’Uruguay per la cate-goria pesi mosca. Era il 1969.

“Mio padre, Vincenzo, era spaz-zacamino. Mamma, Teresa Grego-rio, morì di asma nel 1958. Era an-cora giovane. Prima di Vincenzoera vedova con un figlio, SilvestroDelli Veneri (sarto, deceduto il 3giugno 1999). Dopo la morte dimamma, con mia sorella Angela ciimbarcammo sul Conte Biancama-no per Montevideo per raggiungereFrancesco, il più grande di noi tre,che lavorava come operaio tessile.Anche Angela entrò in fabbrica, ioaiutavo lavorando lil terreno attornocasa. Avevo 10 anni”. Francesco(1933), Angela (del ‘39) e Mariodel ’47 vengono da Sassinoro. An-gela resterà oltre Oceano, sposaad Ossening del conterraneo Anto-nio Velardo. Ora ha 71 anni. Fran-cesco resta a Montevideo, dove èmorto il 24 novembre 2010. Mario,tornato nel 1999 a Sassinoro pervedere il fratello Silvestro, è rima-sto in paese.

Quando andavo a scuola litiga-vo con i compagni, facevo a pu-gni. Ero forte, mi fecero andare inuna palestra a praticare la boxe. A17 anni vinsi il mio primo campio-nato di dilettanti, si facevano 4

round di 2 minuti. Lavoravo comebigliettaio negli autobus, intantofui lanciato nei campionati regolariper amatori. Conquistato il titolonazionale dei pesi mosca nel1969, diventai professionista. Co-me professionista ho fatto 20 in-contri, una metà vinti. L’ultimo fuisconfitto per KO. Era il 1988”.

Mario alterna i ricordi sportivicon il racconto di una vita piena diavventure: “Ho guadagnato tanto,ma spendevo anche molto. Mipiaceva la bella vita. Se ho avutostorie sentimentali? Come no? Maper 10 anni ho avuto una compa-gna che mi ha dato una figlia. Te-resa oggi ha quasi trent’anni, la-vora nel settore farmaceutico aMontevideo”.

Sempre allegro, cordiale, scat-

tante, accenna a qualche movi-mento di boxe. “Il mio colpo prefe-rito? Il gancio sinistro al fegato.Ero guardia sinistra, sempre all’at-tacco del bersaglio grosso. Unboxeur di potenza”.

Mario Calandrello lascia la boxenel 1981: non ha più l’età per iguantoni, riprende a lavorare negliautobus per qualche anno. Ma hamesso da parte un po’ di risparmi,si licenzia, torna con Francesco, einfine a Sassinoro dove trova unpaese di amici. Gli piace, ognitanto, tirar fuori quella foto conMonzon e raccontare le sue gestadi campione della boxe. E quandoti incontra, ha sempre un sorriso,un abbraccio affettuoso, un gestogentile.

l.p.

Una foto una storiaMario Calandrello, lÊamico di Carlos Monzon

23.12.1969, finale del Campionato Uruguay per i pesi Mosca: da sinistra Car-los Monzon (secondo allenatore di Mario) , Mario Calandrello (Campione),arbitro, Josè Moroto

Carlos Monzón (1942 –1995), argen-tino, uno dei più grandi boxeur ditutti i tempi, conquistò il titolo diCampione mondiale dei pesi medi aRoma contro Nino Benvenuti il 7 no-vembre 1970, vincendo per KO alladodicesima ripresa. Attore, noto ru-bacuori, aveva quattro figli. Morì a52 anni per incidente stradale dopouna vita segnata dall’alcool e dallavicende giudiziaria che lo vide con-dannato per l’omicidio della suacompagna.

Page 6: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

6 anno XXX - numero 4 - aprile 2011

Il libro

del mese

Mario Vargas Llosa

LA CITTÀ E I CANIEinaudi 1998

Il 9 aprile, nella Sala consiliare di Cam-polattaro è stato presentato ad un nu-meroso e qualificato uditorio il volume

di Annibale Laudato dal titolo “Campolatta-ro Sacra nell’inventario orsiniano del 1711”,pubblicato a cura del Centro Culturale per lostudio della Civiltà Contadina nel Sannio.

Della pubblicazione e della sua importan-za, dei meriti dell’Autore, acquisiti nellalunga opera di studioso ed animatore delCentro culturale, hanno parlato con il sinda-co Pasquale Narciso, Mario De NicolaisRiccardo Valli e Carmelo Lepore, note figu-re di studiosi beneventani. E’ stata illustratal’opera sociale del card. Orsini e la tutela deibeni ecclesiastici nella Diocesi di Beneven-to. L’Autore ha ringraziato i relatori e i par-tecipanti, rendendo noti altri progetti di ri-cerca e studio, che pongono al centro Cam-polattaro e le comunità dell’Alto Tammaro.

Occorre riconoscere al prof. Laudato co-stanza e passione in questo genere di ricer-che. C’è voluta la sua certosina pazienza perportare a termine il lavoro “CampolattaroSacra”, che, come è stato autorevolmentedetto, non è solo la descrizione di una realtà

devozionale quanto soprattutto la riprodu-zione della realtà ecclesiastica, sociale edeconomica di un paese del Sannio beneven-tano, tra il primo e il secondo decennio delXVIII secolo.

La forma dell’inventario era uno strumen-to plurisecolare di tutela dei beni ecclesiasti-ci, resa certamente più consapevole dalleistruzioni e dallo zelo archivistico orsiniano.

L’interesse per la “microstoria” segnalacompiutamente l’importanza delle piccolecomunità, dei protagonisti e delle vicendeminute nel grande disegno della storia uma-na. Storia che, ormai, è nascosta negli archi-vi, quando non dispersa e derelitta, e che ri-schia di non lasciare traccia alcuna di sé, senon viene amorevolmente riportata alla lucee riproposta, come nel caso che ci riguarda.

La pubblicazione della ricerca del prof. Lau-dato corona il trentennale dell’Istituto da luianimato e creato, il Centro Culturale per lo stu-dio della Civiltà Contadina nel Sannio, che sipone come riferimento, oltre che della comu-nità campolattarese, del comprensorio dell’AltoTammaro e dell’intera provincia di Benevento.

t.p.

Il libro di Annibale Laudato presentato nel trentennale del Centro Culturale per lo studio della Civiltà Contadina nel Sannio

Campolattaro sacra nell’Inventario orsiniano del 1711

Iltema dell’accessibilità e della fruizione dei beni culturali da partedi tutti i cittadini è, sebbene con ritardo, un tema di cui finalmentesi inizia a discutere.

L’arte è uno dei più potenti mezzi di cui disponiamo per la realizzazio-ne della vita e negare questo beneficio agli essere umani significa dav-vero depauperarli. Purtroppo, ad una particolare categoria di personequesto beneficio viene ancora negato: le persone con minorazione visi-va alle quali, per diversi motivi, risulta difficile avvalersi di una valida esignif icativa educazioneall’arte.

La prima domanda che misono posta è stata: può, an-zi come può, un non veden-te percepire l’arte e quindiprovare piacere estetico difronte ad un’opera d’arte?

Per lungo tempo si è pen-sato che i non vedenti po-tessero accedere al mondodei suoni e delle parole manon a quello delle immagini.La regola ferrea vigente neimusei è quella del “vietatotoccare”; questo significaper coloro che fanno del tat-to il principale mezzo di vi-sione e conoscenza dellarealtà, la negazione di un di-ritto fondamentale, quel èquello all’istruzione a allacultura.

Fortunatamente negli ulti-mi anni si sta diffondendo laconsapevolezza delle con-crete possibilità del non vedente a partecipare e a godere dei beni arti-stici, innanzitutto attraverso gli altri sensi, in particolare il tatto e quinditoccando le opere o le loro riproduzioni tattili, grazie soprattutto ai moltiinterventi legislativi, tra cui la cosiddetta “Legge Stanca” ( Lg. 9 gennaio2004, n.4) che regola l’accessibilità dei disabili a servizi e luoghi pubbli-ci, e l’approvazione da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturalinel 2008 delle “Linee Guida per il superamento delle barriere architetto-niche nei luoghi di interesse culturale”.

E’ volontà sempre più diffusa dinamizzare e democratizzare le struttu-re museali per renderle laboratori di educazione culturale e civile acces-sibile a tutti, ma siamo sicuri che tutte le istituzioni museali si stiano ade-guando a queste linee? Purtroppo questa sembra essere una realtà an-cora molto lontana da noi.

Quanti sono ad esempio i musei della provincia di Benevento, pernon dire del Sud Italia, che stanno ragionando su questo problema at-tualissimo e si stanno attrezzando per accogliere i disabili non solo visi-vi? A parte qualche significativa esperienza nell’area napoletana, sonopochi, anzi pochissimi.

Basti pensare che alcuni, anche grandi, musei a malapena riescono asopravvivere…figurarsi se possono affrontare le ingenti spese relativeall’abbattimento delle barriere architettoniche! Ma esistono anche finan-ziamenti pubblici, provinciali, regionali, statali che certo in questo mo-mento di crisi generale sono ridotti rispetto agli anni passati, che però inmolti casi non vengono sfruttati al meglio e non si sa per quali motivi.

Il nostro problema è: sono capaci i nostri musei di accogliere pubbli-co? E dico tutto il pubblico, anche quello normodotato. Troppo spesso imusei, ma i siti culturali in genere, vengono abbandonati, trascurati, po-co funzionali rispetto alle potenzialità che potrebbero sviluppare. Addirit-tura lasciamo che cadano letteralmente a pezzi.

Certo non è sempre così, ci sono tante Istituzioni che funzionano be-nissimo, ma rispetto all’ingente numero di musei e beni culturali che ilnostro Paese ha, sono ancora poche. Sicuramente si potrebbe fare dipiù: potrebbe essere un suggerimento o un invito, se proviamo a calarcinel contesto locale. Mi perdonerete la lunga introduzione! Per fortunaanche a Benevento qualcosa inizia a muovers.

Il progetto del complesso longobardo di S. Ilario a Port’Aurea, neipressi dell’Arco di Traiano, è bene che si conosca: esso rappresenta inassoluto, come affermato da Annachiara Palmieri, assessore alle politi-che sociali della Provincia di Benevento, il primo esempio di percorsomuseale permanente dedicato alla disabilità di audiolesi e videolesi.

Il progetto “Segni ed Emozioni”, finanziato dalla Provincia di Beneven-to e dalla società cooperativa ARECA Onlus (che gestisce da anni il sitoche ospita il “Museo dell’Arco”) interviene a potenziare l’accoglienza peril pubblico diversamente abile, con attrezzature audio e video, sistemi dicomunicazione dei segni (LIS) e scrittura Braille, così da permettere aivisitatori di visitare il sito archeologico e l’annesso Museo, in modo auto-nomo. Più precisamente il progetto educativo prevede:

- Accoglienza per il pubblico diversamente abile, affinché riceva gli in-put necessari alla comprensione e alla rielaborazione delle informazionisul Complesso monumentale;

- Realizzazione di schede esplicative e brochure in codice Braille eLarge print in rilievo per audiolesi, non vedenti-ipoventi-sordociechi;

- Mappe topografiche in codice Braille e Large print a rilievo;- Produzione di un DVD audio per il Museo dell’Arco e per il Comples-

so monumentale ed archeologico per renderlo fruibile ai non vedenti,durante le visite;

- Produzione un Video per audiolesi con Guida in LIS esplicativo ditutto il Sito;

- Realizzazione di un percorso musicale relativo al museo, con braniappositamente scelti di epoca, romana e longobarda.

All’interno del Complesso monumentale, aperto tutti i giorni dalle 10alle 13 e dalle 16 alle 19, è possibile usufruire gratuitamente di una visi-ta guidata al parco archeologico, alla ex-chiesa altomedievale, alla mo-stra multimediale “I Racconti dell’Arco”, nonché di materiale informativoe mostra multimediale, anche in lingua inglese. Vi assicuro, per miaesperienza, che è una visita piacevole e molto suggestiva, breve e nonaffatto noiosa. Vi invito ad andare a visitare il complesso a molti ancorasconosciuto, per poter apprezzare ciò che abbiamo proprio dietro casa!

Ci auguriamo che iniziative di questo tipo non rimangano dei casi iso-lati e servano da ispirazione e modello anche per altre realtà.

PINA PILLA

BENEVENTOPercorsi di segni ed emozioni

Benevento: il complesso longobardo di S.Ilario a Port’Aurea, nei pressi dell’Arco diTraiano, sede della mostra Segni ed Emo-

zioni, promossa dalla Provincia di Beneven-to

Nel Collegio militare“Leoncio Prado” di Li-ma (Perù) ognuno aveva

un soprannome aggressivo: ilGiaguaro, il Boa. Cava, come ilGiaguaro gli aveva detto, rin-tracciò i fogli su cui era scritto:“Esame semestrale di chimica-Quinto anno”. Copiò alla sveltale domande su un taccuino; tornònella camerata. Il Giaguaro lo at-tendeva, gli consegnò le doman-de; le avrebbe vendute. Albertoaveva venti soles per averle, manon riesce a trovare il Giaguaro,che tutti imitavano. Era sempreseguito dalla cagna Malpepeadaassai sensibile.

Nel romanzo si vede subito chesi ha a che fare con l’ “umanotroppo umano” di Nietzsche. Sisusseguivano gli scherzi di catti-vo gusto. Un luogo distensivo erala “Perlita” gestita da Paulino,ove si fumavano le “Nacional”, sibeveva birra e pisco.

Prevale il linguaggio spregiudi-cato, tipico di ambienti particola-ri. E’ protagonista la spavalderiadei giovani, che si somigliano intutto il mondo. Si nota la minu-ziosità eccessiva dello scrivere,come nel ratto delle galline.L’oscenità è somma; si ampliaprogressivamente come il bolerodi Ravel.

Quando i cadetti escono dallacamerata si produce un subbuglioirrefrenabile. Giunge il giornodegli esami. Si cercano le solu-zioni delle prove sotto gli occhidel tenente Gamboa. Le prepo-tenze che si perpetrano sono dav-vero crudeli, spietate. Gli studen-ti prima del quarto e del quintoanno vengono definiti “cani”.

Lo spirito militare si componedi tre semplici elementi: ubbi-dienza, lavoro, coraggio. A loSchiavo chiesero di cantare centovolte: “sono un cane”. Gli scherzipiù umilianti li architettava ilGiaguaro. Si andava a cinema perpestarsi, per fare a botte. Sembra-vano tutti presi dalla follia senzalimiti. Si entusiasmavano per legare, come il tiro alla fune davan-ti ai superiori.

Mi pare che ne “La città e i ca-ni” aleggi la stessa atmosfera del“Deserto dei tartari” di DinoBuzzati. I cadetti sono perfetta-mente inseriti nel clima militare.Le storie si susseguono rapide.

L’aspetto più umano è il rapportodi Alberto con la madre. Alberto,contento che il padre gli avevalasciato cinquanta soles, si recafinalmente da Pies Dorados, unadonna ‘del mestiere’ assai cono-sciuta dai compagni del collegio.

I cadetti sono sempre protago-nisti: esagerano in spregiudica-tezza, sono ossessionati dal ses-so. Lo Schiavo ed Alberto sonoinnamorati di Teresa. Una notagentile è il ballo, cui tenevanomolto, e le ragazze per cui si mo-stra rispetto.

Si confonde la mascolinità conla ferocia. Sembra strano che nel-le manovre giovani tanto eslegirispettino rigorosamente i coman-di. Ricardo Arana, detto lo Schia-vo, colpito da un proiettile duran-te le manovre sembra dire di no.

E’ un racconto sempre uguale,a tal punto che si rischia di nonrendersi conto del punto dove siè giunti nella lettura. Cava vieneespulso.

Un momento di apprensione èla morte di lo Schiavo colpito daun proiettile. Giacché nella vitadel Collegio non succedeva mainiente l’episodio crea disorienta-mento. Improvvisamente il ro-manzo si ravviva; Alberto rivelaal tenente Gamboa che ad uccide-re il cadetto Arana, ossia loSchiavo è stato il Giaguaro, per-ché aveva spiato che a rubare lesoluzioni delle prove dell’esamedi chimica era stato Cava, uno delgruppo che formava il “Circolo”.

Gli ufficiali stentano a creder-vi. Si accentua il controllo, ma siteme di compiere l’indaginedell’assassinio. Il più deciso è iltenente Gamboa si temono con-seguenze per il Collegio. Si cercadi salvare la forma, d’altra parteAlberto Fernandez non sa fornireprove veramente inconfutabili.Secondo gli esperti il proiettileche aveva ucciso lo Schiavo eraprovenuto dal suo stesso fucile.Non si comprende se si ridicoliz-zano le prove fornite da Albertoper nascondere la verità, o perchésono davvero irrisorie. Messo incella con il Giaguaro gli dice cheaveva rivelato a Gamboa l’assas-sinio; ma ritira la denuncia. IlGiaguaro ed Alberto se le dannodi santa ragione. Alberto vienedefinito spia.

Improvvisamente la situazione

cambia; il Giaguaro aveva de-nunziato Cava; tuttavia fare laspia è la cosa più bassa di cui cisi possa macchiare. Nella came-rata se la prendono tutti con ilGiaguaro. Gamboa è preoccupa-to; avrebbe dovuto subire le con-seguenze di quel che era succes-so; probabilmente sarebbe statotrasferito.

Il Giaguaro era un simbolo,tutti i cadetti cercavano di imitar-lo perché era il maschio più vero.Il Giaguaro si accusò, ma il te-nente Gamboa non volle andareincontro alla sua richiesta.

Il romanzo è imprevedibile, sisusseguono sempre nuovi colpidi scena. Alberto passa da Teresaa Marcela. Il Colonnello si con-gratula perché la verità era rima-sta incognita. aveva vinto l’ipo-crisia. Giaguaro si sposa . Cosìfinisce il romanzo veramente ec-centrico di Mario Vargas Llosa.

E’ ammirevole soprattutto illinguaggio che si piega all’evolu-zione dell’inventiva che gira co-me la ruota di un mulino; i perso-naggi si muovono irrefrenabili.

Sembra che all’autore dispiac-cia di concludere la sua opera unpo’ come Robert Musil nell’ope-ra “L’uomo senza qualità”.

Crescenzo Procaccini

Mario Vargas Llosa: nato ad Arequi-pa (Perù) il 28 marzo 1936, naturaliz-zato spagnolo, è uno scrittore, gior-nalista e politico, vincitore del Pre-mio Nobel per la letteratura nel2010. La città e i cani, pubblicato nel1963 (in Italia nel 1967 da Feltrinelli)è il romanzo che gli dà successo:ambientato nell’accademia militaredi Lima, dove aveva studiato l’auto-re, fu ritenuto un libro sovversivo eperciò bruciato dal governo militare.

No, non è un’indicazione strada-le, nè un libro di viaggio o unaguida turistica. E’ il titolo di unamostra inaugurata il 5 aprilescorso dal fotografo napoletanoGiuliano Montieri. Giuliano è amico del Sannio e diMorcone, che frequenta con lagiovane famiglia. Ispirato da Al-tilia, ne ha ritratto essenze, trac-ce, suggestioni. La mostra, pre-sentata da Ludovica Caniparoli,si è tenuta al Vomero, in un lo-cale per giovani. Un atto di amo-re per la nostra terra, fuori daicircuiti dell’industria turistico-culturale: “Chi arriva ad Altiliasi sente più un esploratore cheun visitatore. E’ più un Goethenel suo viaggio in Italia che uncliene all inclusive di un touroperator eco-alternativo”. Com-plimenti e auguri a Giuliano.

Sul numero 7 della rivista men-sile PSICOLOGIA corpo, men-te & arte, la psicoterapeuta Ma-ria Frandina sviluppa intrigantiriflessioni sull’arte del viaggia-re. Affrontare i propri conflittiinteriori, apertura alla cono-scenza e al cambiamento, ab-bandono all’inatteso: ecco iltaccuino di chi sente il bisognodi partire. Citando Antoine deSaint-Exuperie: “Ecco perchè ilPiccolo Principe aveva dovutolasciare la sua stella e la suarosa. Per prendere a poco a po-co conoscenza”. Ma il viaggio èsoprattutto esperienza interiore.Possiamo viaggiare con la fan-tasia, con la mente, con l’anima.Proprio come in un percorso in-teriore, alla ricerca di noi stessi.E allora il processo inizia ancorprima di partire: “Un viaggioinfinito, in cui noi siamo prota-gonisti”. Complimenti alla no-stra amica Maria.

Come arrivare a Sepinofotografie diGiuliano Montieri

Il viaggio come abbandono allÊinatteso di Maria Frandina

Page 7: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

Raggiungere il primato èimpresa faticosa, alla ba-se necessita determina-

zione costante negli incontri, spiri-to di sacrificio, capacità, fiducianei propri mezzi, nelle proprie po-tenzialità. E’addirittura arduo con-servare la testa della classifica,ogni ulteriore gara costituisce sfi-da all’ultima stilla di sudore.

Nella terza categoria, girone“A” Molise, per la battistrada A.S.Murgantia le sfide si susseguono,coronate fin qui da successi netti,senza tentennamenti.

Domenica 10 aprile, nell’ottavagiornata di ritorno al S.Erasmo,opposti al Team Colletorto 2005,è vittoria netta col punteggio di 2-0, raggiunto a seguito di gara atratti tirata, sostanzialmente cor-retta, col risultato mai in discus-sione, di fronte ad un avversarioaffatto arrendevole. Il Team Colle-torto, complesso modesto, hacambiato volto, si è potenziatostrada facendo nella fase di ritor-no, con l’innesto di atleti di cate-goria superiore. Con successiconvincenti, ha lasciato i bassifon-di della classifica, tende verso lafascia centrale. Benché al cospet-to della prima della classe, si pre-senta al S.Erasmo col proposito diben figurare.

In campo l’A.S. Murgantia conFrancesco Viglione tra i pali; Anto-nio Di Muccio, Igor Giusti, Dome-nico Savino e Pellegrino Longo,reparto difensivo; Nicolino Narci-so, Giovanni Rosucci e MicheleScasserra, centrocampisti; DavideMastrogiacomo e Francesco Ci-polletti, cursori sulle fasce laterali;Michele Mastrantone, punta cen-trale. A disposizione, Mirko Cioc-cia, Nicola Maiella, Cristian San-tucci, Fabiano Mastrantuono, Wal-ter Procaccino e Ivan Ponte. Inpanchina, il tecnico ClementinoCioccia.

Il Team Colletorto allinea Mi-chele Mariucci, tra i pali; AntonioLicianci, Salvatore Zeppetella,

Giovanni Marinaro e GiovanniGambutelli, linea difensiva; An-drea Pagliuca, Michele Liberatore,Carlo De Simone e Alessandro Ia-cobucci, centrocampisti; GiuseppeBarbieri e Luigi Cirnell i ,punte. A disposizione AntonelloRicci, Teodoro D’Onofrio e Miche-le Picanza. In panchina, SalvatoreD’Onofrio.

Il Team Colletorto bene impo-stato tatticamente, tenta con im-mediatezza la via del gol con tirodi Giuseppe Barbieri che sorvolala traversa. L’A.S. Murgantia nonresta a guardare, al 9° DavideMastrogiacomo, indugia, mancal’intervento. Ancora in area ospite,tentativo di affondo di FrancescoCipolletti, la difesa si salva in cal-cio d’angolo. Batte il solito Nicoli-no Narciso, interviene MicheleMastrantone con tiro da corta di-stanza, ribatte la difesa, nonmanca la conclusione FrancescoCipolletti, “per la squadra Cipo”. Iltornante di fascia dell’A.S.Mur-gantia è in perfetto stato di grazia:rientra, attacca, difende, distribui-sce palloni, mette scompiglio nelladifesa ospite. Il Team Colletortonon molla, si difende a centro-campo, insidia la porta difesa daFrancesco Viglione con tiri da lun-ga distanza, il gol del pareggionon arriva. Al contrario al 22°, amettere a segno, con stoccatad’interno sinistro da fuori area, èancora lo spumeggiante France-sco Cipolletti che raccoglie al volola sfera proveniente dalla destra.Nella fascia centrale del campoMichele Scasserra instancabile,calamita la sfera, la gestisce, smi-sta, suggerisce, si propone a suavolta, fa girare la squadra, acclarasul terreno di gioco, com’è suo sti-le, la condizione di capitano, vete-rano del calcio. Più arretrato Gio-vanni Rosucci contrasta, tampo-na, raddoppia le marcature, chiu-de le falle. A lato Nicolino Narciso,con passo felpato, ritmo cadenza-

to attende, cattura la sfera, ispirale manovre. Compatto, sicuro ilreparto difensivo, con FrancescoVignone tra i pali, agile e reattivo,se pur poco impegnato; AntonioDi Muccio, duro, deciso nei con-trasti, difficile da superare; IgorGiusti, difensore laterali sinistrofluidificante, rapido ad inserirsinelle manovre offensive, calciato-re universale, di supporto nei di-versi reparti; Domenico Savino,difensore centrale, agile, partico-larmente motivato, tempestivo ne-gli interventi sia su palla aereache radente, alla ricerca del gol infase offensiva, che non trova. Pel-legrino Longo, ultimo baluardo,cerniera difensiva ermetica, atletadi razza, regista del reparto arre-trato, prodigo nei richiami, ai sug-gerimenti dovuti. Nel repartoavanzato, Francesco Cipolletti fasua la gara, evidenzia, estrinsecale rilevanti capacità: attacca, di-fende, mette a segno due gol, nepropizia altri, è l’uomo chiave del-la giornata, fa la differenza; sullafascia destra Davide Mastrogiaco-mo efficace negli interventi, tecni-camente valido, detta i tempi dellemanovre, si propone, cerca laconclusione, difende in fase di ri-piegamento; punta vera, al centrodello schieramento offensivo Mi-chele Mastrantone, corre, si av-venta su ogni pallone utile, si dan-na l’anima, diventa irrequieto,stenta a trovare la via del gol.

Dopo il secondo gol l’avversarionon demorde, si propone con insi-stenza in fase offensiva. Conazioni personali e collettive, è tut-tavia la squadra di casa sistemati-camente a venir fuori, ad avvalo-rare la leadership nel girone. Al39° Nicolino Narciso conquistapalla a centrocampo, supera in ra-pida successione gli avversari, ilcross dalla linea di fondo non vie-ne raccolto, sfuma la favorevoleiniziativa. Applausi dalla tribuna.Sul 2-0 si chiude la prima frazionedi gioco.

Nella ripresa la squadra di casapaga del risultato non insiste piùdi tanto nelle manovre, lascia l’ini-ziativa agli avversari. Vicino allaterza marcatura al 62° MicheleMastrantone su pallone filtranteproveniente dalle retrovie. A Gio-vanni Rosucci affaticato, subentraMirko Cioccia. Subito in evidenzail giovane rifinitore locale, vicino algol al 71°, con tiro su calcio piaz-zato da fuori area che sfiora ilmontante del palo. A Michele Ma-strantone e Michele Scasserra,subentrano Nicola Maiella e Cri-stian Santucci. Il fischio di chiusu-ra trova il risultato fermo sul 2-0.

Nella stessa giornata, il SanMarco la Catola supera il fanalinodi coda Bonefro sul terreno amico,la classifica vede l’A.S.Murgantiain vetta col vantaggio di tre punti,se pur col turno di riposo da os-servare il primo maggio.

Domenica 17 aprile, penultimagara del girone di ritorno oppostiall’Isola Croata del Molise, al co-munale di Montemitro.

7anno XXX - numero 4 - aprile 2011

CALCIO MORCONE

Arnaldo Procaccini

Campionato provinciale

Molise

Terza categoria

Girone “A”

Classifica dopo lÊa ottava giornata di ritorno

Murgantia 44

San Marco la Catola 41

Sporting Club Termoli 36

Isola Croata del Molise 26

Nuova Fontana Calcio 26

Real Matrice Calcio 24

Atletico Limosano 20

Team Collotorto 15

Monacilioni 14

Shaktar 010 14

Bonefro 7

„CIPO‰ SHOW

Ceramiche - Arredo bagno - Caldaie - Camini0824.951127 - 345.5001195 - 952058 fax

C.da Cuffiano - 82026 MORCONE

20112011 30 annial servizio dei lettori

ricorda di rinnovare

la tua adesione

Tel. e Fax [email protected]

Elettrastore s.r.l.Zona Industriale82026 Morcone (BN)

AGENZIA FUNEBREFRANCESCO RINALDI s.r.l.

Via degli Italici, 62 - MorconeTel. 0824.957328 - Cell. 349.8332616

E’scontato, innegabile,nello Sport, come nelnormale scorrere della

vita quotidiana, all’impegno serio,fattivo, competente, seguono nor-malmente risultati positivi.

Prova concreta, nel nostro mo-desto ambito, sono i risultati in cre-scendo dell’A.S. Murgantia Calcio,tanto nell’attività dilettantistica chegiovanile. Nell’attività calcisticagiovanile, dov’è impegnata nellaregione Molise la locale societàcalcistica, alla conquista del titoloregionale “allievi” 2009/2010 nelcalcio a cinque, con conseguenteonorevole partecipazione alla faseinterregionale opposti alle rappre-sentative di Campania, Lazio edAbruzzo, è seguita nell’attuale sta-gione calcistica 2010/2011, la vit-toria del titolo regionale “giovanis-simi”.

Col risultato di 3-3 ottenuto mer-coledì 30 marzo presso il campoLuigi Sturzo in Campobasso, op-posti alla seconda della classeA.S. Cimauno, i “giovanissimi” delcalcio a cinque guidati dal tecnicoGepy Focareta, hanno matemati-camente conquistato il titolo regio-nale della categoria. Distanziata didue lunghezze, la valida antagoni-sta Cimauno di Campobasso.

Complimenti al giovane, valoro-so allenatore, ed al gruppo di ra-gazzi costituito da Stefano DeFrancesco, Giampaolo Basile, Pel-legrino Narciso, Maurizio Pasqua-le, Domenico Di Maria, Dario Ci-polletti, Andrea Lombardi, LuigiBollella, Nicola Mauro Bollella eStefano Di Brino.

Seguono gli accoppiamenti perla disputa della fase interregionale,

ove l’A.S. Murgantia rappresenteràla regione Molise. Soddisfazionenel Club giallo-rosso per l’ambitosuccesso conseguito, secondonella storia del calcio locale, dopoquello dicevamo, ottenuto nella ca-tegoria “allievi” guidata dal tecnicoClementino Cioccia nella passatastagione calcistica. Gioia per lameritata aggiudicazione, senzaparticolari festeggiamenti.

Sarà festa grande nel prossimomese di giugno alla conclusionedella stagione calcistica, quandooltre ai successi nell’attività giova-nile, si attende la vittoria del gironeed il conseguente salto di catego-ria nell’attività dilettantistica, dovea sole due giornate dalla conclu-sione del torneo la squadra di “ter-za categoria” guida la classificacon tre punti di vantaggio sull’im-mediata inseguitrice San Marco laCatola.

In concomitanza, nel mese digiugno, è in programma la ripresadel torneo ricreativo di calcio gio-vanile “crescere giocando”, inter-rotto quando si era all’ottava edi-zione. La ripresa si auspica, sarà alivello interregionale, con societàdella Campania e del Molise.

Intanto sabato 9 aprile, riuscita“festa di bambini” in campo, in ra-duno giovanile regionale. In unasplendida giornata di sole, sullospettacolare manto erboso del S.Erasmo, si sono confrontati in go-liardica battaglia, circa 100 bambi-ni della categoria “pulcini”(dagli 8ai 10 anni), provenienti da societàdel Molise. Tanta la partecipazionedi pubblico, coinvolgente la mani-festazione.

A.P.

Bambini in festaTitolo regionale per i giovanissimi dellÊA.S.Murgantia

Page 8: Il 22 marzo a Sassinoro celebrata la Giornata mondiale ... › uploads › 1 › 1 › 4 › 8 › ...arrestando il boss di turno. E’ for-se la miopia di una classe dirigen-te a

8 anno XXX - numero 4 - aprile 2011

G I O C H Idi Franca Savino

Soluzione del cruciverba del numero precedente

CRUCIVERBA

CI PERVIENE DALL’ANAGRAFEmarzo 2011

MATRIMONI (0)

NASCITE (2)11 febbraio, Benevento: Marilena PILLA (Canepino)25 febbraio, Benevento: Antonio Pacifico MASTRANTONE (Piana)Ai neonati e ai genitori auguri da La Cittadella

MORTI (5)9 febbraio, Morcone: Rosaria RINALDI n.Morcone 6.9.1924 (Piana)15 febbraio, Morcone: Giuseppe DE FRANCESCO n.Apice 12.5.1930 (Piana)20 febbraio, Pontelandolfo: Biagio DEL CIAMPO n.Morcone 3.2.1923 (Montagna)22 febbraio, Morcone: Elisa BOLLELLA n. Morcone 26.12.1924 (Canepino)27 febbraio, Morcone: Attilio TOMAIELLO n.Morcone 12.4.1915 (Piana)Ai familiari condoglianze da La Cittadella

giri di parolee numeri

100 ANNI

Aut.Trib. BN n. 108-82 del 15.3.1982

DIRETTORE RESPONSABILEANTONIO BURATTO

DIRETTORE EDITORIALEDARIA LEPORE

COLLABORATORIPATRIZIA BOLLELLA, CLAUDIO DI MELLA,

MENA DI NUNZIO, DON GAETANO KILUMBA, BRUNO LA MARRA, IRENE MOBILIA, TOMMASO PAULUCCI,PINA PILLA,

LORENZO PIOMBO, ARNALDO PROCACCINI,CRESCENZO PROCACCINI, FRANCA SAVINO

AMMINISTRAZIONE BERNARDINO CATALDI (tesoreria,spedizioni)

STEFANO MARINO (distribuzione)

Il lavoro dei direttori, redattori, collaboratori, amministratori

è prestato a titolo completamente volontario e gratuito

STAMPA

MORCONIA PRINT SRL - MORCONE (BN)

LA CITTADELLA è in sinergia conwww.morconiani.net

Pubblicazione distribuita prevalentemente ai soci dell’Associazione Culturale

“NUOVA MORCONE NOSTRA”

Periodico dell’Associazione

NUOVA MORCONE NOSTRA - LA CITTADELLA

Chiuso in redazione il 18 aprile 2011 ore 18

ORIZZONTALI: 1. Trappola morconese per topi – 9. Feudo morco-nese – 12. Sdegnarsi – 13. Metà per gli inglesi – 14. Si usano per me-dicazioni – 16. Catena montuosa dell’Africa – 17. Fenditura morco-nese – 18. Ciliegia morconese e anche napoletana – 20. Di fuoco –21. Lo sono il cubo, la piramide, ecc. – 22. Le vocali di candele – 23.Procedura corrente – 25. Antica lingua provenzale – 27. Dispari inmano – 28. Vendite al pubblico – 29. Ente Nazionale Idrocarburi –30. Cura le malattie dell’orecchio – 32. Era figlio di Anchise – 33.Teodoro (dim.) – 34. Raggi poetici – 35. Totale – 36. Il ghiaccio in-glese – 38. Né mie, né tue – 40. Eccetera – 42. Sharif famoso attore –44. Segnale di partenza – 46. Articolo morconese – 47. La nostra pa-tria – 49. E’ opposto allo Zenit – 51. Un calcio morconese – 52. Il pi-sello selvatico morconese.VERTICALI: 1. Uomo – maschera morconese – 2. Che si eleva – 3.Il loro canto affascinava i naviganti – 4. Pesci d’acqua dolce – 5. Ri-parare uno strappo – 6. Ripida – 7. Larga Scala di Integrazione – 8. Inquel luogo – 9. Unità di capacità elettrica – 10. Troncamento – 11.Cespo morconese – 15. Cibo dei bachi da seta – 18. Nucleo di mafio-si – 19. Malvagi – 21. Sacrestano – 24. Quota stabilita – 26. Cioccomorconese – 28. Nota musicale – 29. Istituzione – 31. Detestato – 32.Io morconese – 35. Insieme di tre elementi – 37. Fallimento improv-viso – 39. In prua e in fuga – 41. Sonate con tre strumenti – 43. LaMartini della canzone– 44. Sego morconese – 45. Per i cinesi ha crea-to e regge il cosmo – 48. Lati agli estremi – 50. Democrazia Cristia-na.

La soluzione al prossimo numero

Maria Colesanti

LU T T I

Inviate all’indirizzo [email protected] notizia di eventi lietio tristi che desideratecondividere con i nostrilettori. Si prega di conte-nere gli scritti in poche ri-ghe, allegando una foto.La redazione si riserva diridurre i testi, se troppolunghi o personali: percomunicare un sentimen-to bastano poche sempliciparole.

Adolfo Barone improvvisamentenon è più fra noi. L’esistenza non èmai un cammino tranquillo, cospar-so di fiori multicolori, che rallegrinola vista; come la religione promet-te, si spera che nell’aldilà si usu-fruisca della serenità che, da noi,per un motivo o per l’altro, manca.Il buon Adolfo certamente troveràristoro ai suoi tormenti, che neppu-re l’affetto di tanti amici e familiaririuscivano a lenire. La redazione èvicina con affetto ad Angelo, Wilmaed Antonio, nostro carissimo amicoda sempre sostenitore de La Citta-della, che nel corso degli anni hafruito del suo generoso e tollerantesupporto imprenditoriale.

Adolfo Barone

Ci ha lasciato la Signora Maria Co-lesanti, vedova del compianto dot-tore Girolamo Gentile; sul suo vol-to era dipinta la dolcezza. Dedicòl’esistenza alla famiglia che crebbecon amorevolezza, ed al consorte,di cui tutti a Morcone ricordano lacompetenza professionale, la cul-tura e l’umanità. Ne serbiamo il ri-cordo indelebile di donna colta,sensibile, premurosa, delicata eforte allo stesso tempo, dotata disense of humor e di impareggiabi-le discrezione e signorilità.Ai figli Adele, Ettore, Alfredo, ai ni-poti e alla carissima sorella FlaviaColesanti condoglianze sentitissi-me da La Cittadella.

Il 17 marzo è venuta a mancare lacara esistenza della signora Con-siglia Venditti, nostra concittadina.Nata a Morcone il 1 marzo 1926 daRaffaella e Luigi, ha trascorso quila sua fanciullezza e giovinezza im-pegnata dapprima negli studi (gin-nasio e poi magistrali a Beneven-to), quindi nell’insegnamento sianella stessa Morcone che nelle va-rie contrade ove vivo è ancora oggiil suo ricordo. Molteplici sono stati isuoi contributi, idee e progetti nelleiniziative rivolte all’educazione gio-vanile, che spaziavano dalla prepa-razione di saggi ginnici nelle affol-late colonie estive morconesi tra glianni ’40 e ’50, all’animazione cultu-rale e ricreativa dell’oratorio dellasua amata parrocchia: la Madonnadella Pace. Un’attitudine che man-tenne nel tempo anche dopo che,sposa, lasciò nel ’55 il paese perseguire il marito Giovanni Bollella aColletorto in provincia di Campo-basso. Lì crebbe i quattro figliolicon dedizione totale e lungimiran-za, promuovendone le naturali in-clinazioni. La signora Consiglia(tra l’altro fedele abbonata de “LaCittadella”) mantenne sempre vivi irapporti con la sua terra e la suagente, legatissima ai fratelli e lorofamiglie, agli amici di infanzia (co-stanti erano i contatti con la Sig.raCamilla D’Andrea) e a tutte le fami-glie della sua parrocchia. I figli la ri-cordano così.

Per noi Stella Polare,madre, maestra, musa ed amica:Ha rischiarato i nostri orizzonti,le vie del Bene, le virtù, l’onore…

Bellezza Arte e Fede erano in Leifonti superne,che nobilitano l’uomo.

Ci guidi ancora!Col passo agile della sua fantasia,con la sapienza del suo consiglio,la gentilezza del suo sentire.

Nutriti del materno amoreCammineremo pensando agliideali che aprono al mondo,e al Dio Creatore.

Grazie, Signore, che ce l’hai donata!Tesoro di valori, affetti e ideeormai radicato. Un immenso Bene

Consiglia Venditti

Dal 1982al servizio dei lettori

Ringrazia imprese edesercizi commerciali

che consentono l’uscita del giornale

con il lorocontributo volontario

AlbergoRistorante

Pizzeria

Via degli Irpini - 82026 Morcone (BN)tel. 0824.957646

www.belvederesulsannio.it

Si è spenta a Benevento, doveabitava, la dottoressa Venere DelliVeneri vedova del notaio MarioProzzo, sorella del compianto prof.Fulvio Delli Veneri, che fu tra i pro-motori più attivi dell’AssociazioneMorcone Nostra e de la Cittadella.Donna colta, sensibile, dedita allafamiglia, lascia un’eredità diprofonda stima tra coloro chel’hanno conosciuta. Alle figlie e aifamiliari tutti snetite condoglianzeda La Cittadella.

Venere Delli Veneri

AVVISODomenico Fusco, noto perabilità e inventiva di arti-giano del legno, scompar-so di recente, ha lasciatonumerosi lavori di falegna-meria, oggi nella disponi-bilità della moglie, che in-tende metterli in vendita. Sitratta di librerie, scrivanie,tavoli ed altri mobili di fat-tura tradizionale. Gli inte-ressati possono rivolgersialla sig.ra Gloria FRAILE,telef. 339.7345499

Giuseppa Ciarlo

Nata il 24 marzo 1911 a Cuffiano,la vivace centenaria ha festeggiatocircondata dall’affetto dei nipoti Ni-no e Antonietta Ciarlo e Lina DiMella, e dall’abbraccio dei pronipo-ti Domenico, Antonietta, Maria Cri-stina, Michela e Pina. La festosacerimonia si è svolta secondo letradizioni domestiche nell’intimitàfamiliare. La festeggiata ha ricevu-to la targa del Comune consegna-ta dal vice-sindaco Ester D’Afflitto.Alla nonnina e a tutti gli appartene-neti alla famiglia nota per laborio-sità e longevità i più affettuosi au-guri da parte de La Cittadella

Foto pubblicata su facebook da Corrado Nozzolillo


Recommended