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IL BOLLETTINO SALESIANORivista della Famiglia SalesianaFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosaedito dalla Congregazione Salesiana di SanGiovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 -00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69.31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato a Dire-zione Generale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTARedazione : Giuliana Accornero - Marco Bon-gioanni - Carlo Borgetti - Gaetano Nanetti - Lu-ciano Panfilo - Dora Pandolfi - Cosimo Seme-raro - Saverio Stagnoli .Collaboratori : Nino Barraco - Elia Ferrante -Domenica Grassiano - Adolfo L'Arco - AngeloPaoluzi - Francesca Tiziani - Domenico Volpi .Archivio : Guido CantoniPropaganda : Giuseppe Clemente)Diffusione: Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazione: ScuolaGrafica Salesiana Pio XI - RomaStampa: Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione : Tribunale di Torino n . 403 del16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICAtr Il primo di ogni mese (undici numeri, eccet-to agosto) per la Famiglia Salesiana .* II 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandarenotizie e foto riguardanti la Famiglia Salesiana,e s'impegna a pubblicarle secondo il loro inte-resse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio Na-zionale Cooperatori - Viale dei Salesiani 9 -00175 Roma - Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e20 lingue diverse (tiratura annua oltre 10 milio-ni di copie) in : Antille (a Santo Domingo) - Ar-gentina - Australia - Austria - Belgio (in fiam-mingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia - Germania - Giappone - Gran Breta-gna - India (in inglese, malayalam, tamil e te-lugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato ein sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (editoa Roma) - Malta - Messico - Olanda - Paraguay- Perù - Polonia - Portogallo - Spagna - StatiUniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Ve-nezuela.

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco ai com-ponenti la Famiglia Salesiana, agli amici e so-stenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta,nei limiti del possibile .Cambio di Indirizzo : comunicare anche l'indi-rizzo vecchio .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 •

4 BREVISSIME

1 GENNAIO 1984

ANNO 108 - NUMERO 1

In copertina :(Foto Mari) Monumento aDon Bosco in S. Pietro .

10 NOTE SPIRITUALI Clara Bargi prosegue la rubrica fin'ora svolta daNino Barraco. Questa prima riflessione sottolineal'importanza dell'anno che abbiamo appena in-cominciato a vivere .

12 VITA SALESIANA

Si apre il Capitolo GeneraleII 220 Capitolo Generale dei Salesiani si apre il 9gennaio 1984 . Qui viene presentata come sintesidi tutti i capitoli precedenti .

16 PROGETTO AFRICA Madagascar l'isola un po' d'Africa e un po' Asia .Continuando la presentazione delle situazioni afri-cane dove è giunta la presenza di Don Bosco e deisuoi Figli, Gaetano Vanetti e Giuseppe Costa pre-sentano il Madagascar.

22 FAMIGLIA SALESIANA Gli Exallievi, questi innamorati .Alcuni fatti di cronaca salesiana ci fanno rifletteresul significato dell'essere exallievi . Ecco una sto-ria .

28 VITA ECCLESIALE

«La pace nasce da un cuore nuovo»In occasione della Giornata Mondiale della Pace,Angelo Paoluzi rievoca il significato ed i contenutidelle 17 giornate.

32 PROTAGONISTI

Un Salesiano, l'ultimo dei grandi esploratori .Nel centenario di don Alberto Maria De Agostinirievochiamo, anche noi, questa singolare figura disalesiano e di esploratore.

RUBRICHE Scriveteci, 3 - Pigy di Del Vaglio - Qulche tempofa, 9 - Libreria, 36 - I nostri santi, 37 - I nostri morti,38 - Solidarietà, 39

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s

Una lettura Interessante

Ringraziamo del dono che ci fa DonBosco col Bollettino Salesiano. È unalettura interessante, informativa, piace-vole.

Da casa nostra possiamo conoscererazze, religioni, costumi di tanti popoliche vivono ancora nella miseria, ignaridella nostra santa religione. Molto inte-ressante è il lavoro che svolgono i Sale-siani e le FMA nelle diverse missioni .

Li aiuteremo con la nostra preghieraperché si estenda il regno di Gesù Cristofino ai confini della terra, e divulgheremola lettura del detto Bollettino, facendoloconoscere a chi più potremo . Con osser-vanza

Coniugi Ferrario

Giovani, TV e Saioslanl

Sono un padre, ho 32 anni, sono spo-sato con due figli, uno, Giovanni, di cin-que anni e l'altro, Sergio, di tre . Trascor-ro le serate in famiglia e, come la mag-gior parte della gente, guardo molto latelevisione, sia quella nazionale chequelle private . Più volte mi imbatto incerti spettacoli, film o telefilm che mi fan-no pensare a voi salesiani . Perché? Ve lodico subito . Voi siete da sempre impe-gnati nel campo educativo, scolastico enon, io stesso ho studiato in una vostrascuola. Ora, mi chiedo, di fronte a certispettacoli diciamo così «spinti ., di fron-te alla volgarità dilagante, di fronte a filme telefilm dove la violenza è sparsa a pie-ne mani, non pensate che quello che voiinsegnate alla mattina vada disperso lasera? I miei figli sono ancora piccoli eper fortuna dopo cena vanno a letto . Maquando saranno cresciuti e vorranno ve-dere la televisione non potrò certo im-pedirglielo . E allora? lo credo che se sicontinuerà a lasciare le cose come stan-no, se i cattolici non affronteranno allaradice questo problema di primaria im-portanza considerato il potere della te-levisione, credo proprio che molto delbuon seme sparso andrà perduto.

Renato Mazzoni - Como

1

Preti .guerriglieri.

Nell'intervista a mons . Rivera, succes-sore del vescovo Romero, in EI Salvador,mi ha colpito una risposta dell'intervista-to . Egli dice che ci sono sacerdoti i qualiconsiderano che la situazione di pec-cato e di violenza esistente nel paesenon possa essere modificata con mezzipacifici, e perciò hanno scelto la strada

Al lettori

Un adagio latino di immediatacomprensione suona così : «Nulladies sine linea . . II Bollettino Salesia-no, pur non strafacendo, ha cercatodi far propria tale saggezza fedele inquesto anche all'ispirazione del suoFondatore .

L'anno aperto da questo numerovi porta una rivista con quattro pa-gine in più : è il grazie di Don Boscoai suoi amici proprio nell'anno che ciricorda il cinquantenario della Suacanonizzazione .

Dopo l'innovazione dei colore, av-venuta nel gennaio 1983, queste pa-gine in più serviranno ad arricchiredi ulteriori contenuti una rivista chesenza pretese vuole svolgere un ser-vizio sempre più dignitoso e adegua-to alla crescita salesiana .

Un rammarico : queste pagine nonverranno lette da don Giovanni Rai-neri che pure le ha volute e deside-rate : il Consigliere Generale per laFamiglia Salesiana è infatti decedutoil 10 dicembre 1983.

Per quel che ci riguarda Lo ricor-deremo come un salesiano forte-mente innamorato di Don Bosco e diquesto Bollettino . Ora che non è piùlo ringraziamo nella maniera miglioree, riteniamo, più gradita a lui : unsempre più incisivo impegno per lacrescita del Bollettino e della missio-ne che rappresenta .

don Giuseppe Costa

della guerriglia, sia pure, come ha dettomons. Rivera, in veste di .cappellani»dei gruppi armati . Avevo già sentito par-lare di sacerdoti .guerriglieri» e so beneche in molti paesi latino-americani la si-tuazione è tragica. Tuttavia domando:come la mettiamo con l'invito di Gesù aporgere l'altra guancia? Per me, la vio-lenza è sempre da condannare. Possosbagliarmi, ma io penso, con tutto il ri-spetto per un vescovo coraggioso, chemons. Rivera avrebbe dovuto esprimerela sua riprovazione per scelte che vannocomunque in direzione della violenza .

P.N. (lettera firmata)

Come essere allegri?

Fra la molta carta stampata che mi ca-pita tra le mani, il .Bollettino» è il gior-nale che più mi suscita perplessità . I sa-lesiani parlane sempre di gioia, allegria,buon umore . lo, invece, sono sempre ar-rabbiata, in famiglia, nelle scuole, per lastrada . Come si fa ad essere allegri egioiosi quando i figli ne combinano ditutti i colori, la scuola - sono insegnan-te - sembra fatta apposta per non con-

sentire l'insegnamento, e per la strada lagente è sgarbata, villana, maleducata(ma non andate mai in automobile, voi?) .In un mondo come questo, io non vedomolti motivi per essere allegri .

V.N. - Roma

Se fossi più giovane...

Ho letto sul .Bollettino» di novembre(e vi ringrazio per la puntualità con cuime lo inviate) la vicenda di Salvatore eOrnella, i due giovani sposi, cooperatorisalesiani della Diocesi di Padova, chesono ripartiti per l'Ecuador come missio-nari laici per aiutare i più poveri, specie ibambini . Il resoconto delle loro attività,pur breve, mi ha profondamente com-mossa e al tempo stesso mi ha rattrista-ta . Mi ha commossa perché è bellissimoche due giovani, marito e moglie, offranola loro vita al prossimo, sopportando an-che sacrifici, lontani dai famigliari e dallapatria . Mi ha rattristato perché avrei vo-luto avere la loro età per poterli imitare .

Ormai sono anziana, e ai miei tempi,quando le forze me lo avrebbero per-messo, era impossibile per una giovanedonna percorrere la stessa strada di Or-nella. Per fortuna le cose sono cambiatee oggi la donna ha maggiori spazi peresprimersi . No, non sono femminista nelsenso che a questo termine viene datoda certi movimenti di donne esagitate.Voglio solo dire che le giovani di oggihanno davanti a sé molte più possibilitàdi impegnarsi nel campo del Signore . Eora una preghiera : dedicate più spazio aesperienze come quella di Salvatore eOrnella, allo scopo di farle meglio co-noscere . Ne trarremmo beneficio spiri-tuale anche noi anziani, portati dall'età aesprimere spesso giudizi molto severi suigiovani di oggi .

Carlotta Senise - Milano

1

Un bel calendario

Grazie per il bel calendario 1984, cheho trovato incluso nel .Bollettino» di no-vembre. Il volto sereno di Don Bosco miaccompagnerà per tutto il mese di gen-naio . E nei mesi successivi lo vedrò ri-flesso sui visi altrettanto sereni e gioiosidei giovani, bianchi e neri, raffigurati nel-le belle foto dello stesso calendario.

Antonio Di Giovanni - Catania

IMPORTANTE : Non si prendono In consi-derazione le lettere non firmate e senza In-dirizzo completo dei mittente. A richiestala firma può essere non pubblicata. SI rac-comanda la brevità delle lettere .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 ' 3

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B

È morto don RaineriDon Giovanni Raineri,

consigliere generale per laFamiglia Salesiana, è mortoil 10 dicembre 1983 pressoil Policlinico Gemelli diRoma .

Don Nino - come affet-tuosamente lo chiamavanoal suo paese natale, Roncodi Schilpario, in provinciadi Bergamo - era nato il27 febbraio 1914 ed era en-trato giovanissimo al col-legio salesiano di Beneva-gienna. Da qui partì benpresto per il noviziato sa-lesiano di Pinerolo percor-rendo in tal modo tutte letappe formative che loavrebbero portato a diven-tare sacerdote il 17 dicem-bre 1939 .

Intelligenza vivace edaperta, studiò Storia Eccle-siastica all'Università Gre-goriana dove si laureò . Du-rante l'esperienza romanaebbe modo di conoscerenumerosi protagonisti del-l'Azione Cattolica Italiana edella vita politica del Paese .Quella esperienza gli ri-mase profondamente nelcuore. Professore di Storiaal Pontificio Ateneo Sale-siano - allora nella sededi Torino-Crocetta - dal1950 al 1965 svolge una in-tensa azione pastoralecome parroco a Colle ValD'Elsa in provincia di Sie-na. Don Raineri ricorderàsempre con piacere questiquindici anni di attività par-rocchiale .

UNIVERSITÀ PONTIFICIASALESIANA

«W la vita» alla Mostradell'Informazione

I visitatori dell'annuale Mo-stra dell'informazione e dellaStampa che si svolge aRoma, quest'anno hannoavuto la sorpresa di vedereesposto un libro curato dall'I-stituto di Catechetica, dell'U-

VISSIME

4 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984

Dal 1965 al 1971 è chia-mato all'incarico di Ispet-tore nella regione Ligure-Toscana mentre il capitolospeciale del 1971 lo eleggeConsigliere generale conl'incarico di occuparsi dellaPastorale degli Adulti . Seianni dopo verrà rielettocome Consigliere generaleed assumera l'incarico diseguire la Famiglia Salesia-na e le Comunicazioni So-ciali .

Di don Giovanni Raineritorneremo a scrivere masin d'ora ricordiamo la suaapertura al nuovo nella te-nace ricerca di strategiepastorali in grado di ren-dere il carisma salesianosempre più aderente allarealtà odierna, le sue pro-fonde convinzioni in mate-ria di famiglia salesiana e dicomunicazioni sociali .

niversità Pontificia Salesia-na, ed in particolare da donFranco Lever in collabora-zione anche con la editriceElleDiCi di Torino . Si tratta diuna serie di volumi destinatialla educazione religiosa deibambini delle scuole elemen-tari che utilizzano molto op-portunamente, dal punto divista didattico, l'immagine eil progressivo coinvolgimen-to dei fanciulli .

ITALIA

Don Viganò In visitaalle Salesiane OblateDomenica 16 ottobre 1983

don Egidio Viganò ha visitatole Salesiane Oblate nella lorocasa generalizia di Tivoli . Ac-colto con viva gioia dalleSuore fondate dal vescovosalesiano monsignor Giusep-pe Cognata, il Rettor Mag-giore ha commentato per lesuore la Strenna 1984 met-tendo in evidenza gli aspettioblativi della santità salesia-

na con particolari riferimentialla figura di Don Bosco e delVescovo fondatore delleOblate .

Durante una celebrazioneeucaristica don Viganò hapuntualizzato ancora unavolta l'importanza fondamen-tale della preghiera nella vitadi donazione come espres-sione di quella «carità pasto-rale» che è ('anima della spi-ritualità salesiana .

(Nelle foto : don Viganòascolta il saluto di MadreBice Carini e posa con ilgruppo delle Suore).

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75° della casa dl SoveratoNel vivo ricordo del Beato

Michele Rua, che durante ilsuo rettorato dedicò una par-ticolare attenzione alla Ca-labria, i Salesiani di Soveratohanno voluto ricordare il 75°anniversario di fondazione diquell'opera avvenuta esat-tamente il 10 maggio 1908 .

Alla presenza delle mas-sime autorità religiose e civili

CITTÀ DEL VATICANO

La Facoltà di dirittocanonico In udienza

La vigilia dell'immacolataPapa Giovanni Paolo Il ha ri-cevuto in udienza particolareil gruppo di studenti della Fa-coltà di Diritto Canonico del-l'Università Pontificia Sale-siana di Roma .

Professori e studenti han-no avuto così modo di salu-tare da vicino il Papa, ascol-tare la sua parola e pregarecon lui nella concelebrazio-

domenica 30 ottobre 1983 èstata scoperta una lapide ri-cordo nella quale si richiamala munificenza delle baro-nesse Enrichetta, Caterinaed Alfonsina Scoppa insignibenefattrici dell'opera sale-siana calabrese .

(Nella foto: la celebrazioneeucaristica presieduta dalvescovo monsignor AntonioCantisani e svoltasi nel cor-tile dell'istituto) .

ne fatta assieme . Il presidedella Facoltà don TarcisioBertone ha colto l'occasioneper presentare una serie divolumi editi dalla LAS-Libre-ria Ateneo Salesiano ed inparticolare la traduzione initaliano del nuovo Codice diDiritto Canonico alla quale iprofessori della stessa facol-tà hanno dato un notevolecontributo .

(Nella foto: don TarcisioBertone presenta alcunepubblicazioni al Papa .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 5

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ITALIA

Ragazzi per la pace

«Sfileremo gioiosi per levie della città, mostreremo aigrandi che il dono della paceè innanzitutto dentro di noi» .

Questo l'invito, rivolto da-gli Amici di Domenico Savio(ADS) dell'Oratorio Salesia-no di Barcellona in Sicilia eaccolto da numerosissimiloro coetanei, per la celebra-zione della «Festa dellaPace», svoltasi domenica 20novembre 1983 .

In mattinata i ragazzi bar-cellonesi, dopo avere sfidatoil tempo minaccioso di piog-gia, si sono ritrovati attornoal Vescovo Salesiano mon-signor Domenico Amoroso,che ha presieduto la parte-cipatissima celebrazione eu-caristica.

Quindi sono sciamati (cir-ca un migliaio) per le vie del-la città per affermare chesono sensibili all'attuale real-tà sociale e ai suoi problemi,e che soprattutto voglionoimpegnarsi in prima personaper costruire la pace, inco-minciando dalle piccole oc-casioni della loro vita .

(Nella foto : un momentodella manifestazione) .

6 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984

Beni culturali e giovani

Come sono trattati i gio-vani dalla cultura ufficiale?C'è per loro lo spazio peruna effettiva partecipazionesoprattutto a livello territoria-le? A questi ed altri interro-gativi ha inteso dare rispostaun seminario organizzato daiCircoli Giovanili Socio-Cul-turali (CGS) dell'ispettoriadelle Figlie di Maria Ausilia-trice di Napoli che da alcunianni, animata da MadreAnna Paternò, ha intrapresotutta una serie di iniziative le-gate all'animazione cultura-le.

Il Seminario si è svolto il 3dicembre 1983 presso il Cir-colo della Stampa di Napoli .Relatori ufficiali FrancescoCervelli, segretario nazionaledel CGS e Giancarlo Mila-nesi, direttore dell'Istituto diSociologia della UniversitàPontificia Salesiana, il qualeha parlato dei «problemi evalori del volontariato gio-vanile». La necessità di unaadeguata politica di attiva-zione culturale e di valoriz-zazione del patrimonio arti-stico, storico ed ambientaledelle Regioni meridionali èstata, invece, messa in evi-denza dal prof. Cervelli ilquale è poi passato a piùspecifiche riflessioni sui benie sui bisogni culturali «vistiin relazione con i beni am-bientali, per giungere allaconsiderazione che i beniculturali non si liberano dalla

tutela, spesso paralizzante,della burocrazia, se essi nonsono ripensati nel loro pro-fondo radicamento entro i bi-sogni umani» .

« L'impegno del CGS - haa sua volta sottolineato lapresidentessa nazionale,Adriana D'Innocenzo - èquello della riscoperta, co-scienza, pubblicazione deivalori che ci sono nelle cul-ture locali, schiacciati dallacultura ufficiale che stravol-ge l'identità popolare . Nontroviamo sostegno negli entilocali che, gestendo in primapersona le iniziative culturaliche promuovono, sottrag-gono lo spazio alle forze cul-turali dei territorio» .

Numerosi gli intervenuti alseminario, fra questi il car-dinale Ursi, il Provveditoreagli Studi Pasquale Capo, ilpreside dell'istituto d'Arte,Ciro Ruju, la dottoressa Ma-ria Assunta Lopes che hasvolto una apprezzata rela-zione dopo la proiezione diun «diapo-montaggio» suOplonti ed il sen. FrancescoD'Onofrio.«Al problema certamente

drammatico del lavoro a Na-poli - ha affermato il par-lamentare dc - una delle ri-sposte più esaltanti in terminidi opportunità di lavoro e distabilità, è data dalla risco-perta e dalla valorizzazionedello straordinario patrimo-nio culturale e ambientale diNapoli .

La benedizione didon Viganò ad un Gastini

In occasione delle suenozze d'oro il cavaliere Vin-cenzo Gastini - si è sposatol'anno della canonizzazionedi Don Bosco - ha voluto labenedizione del Rettor Mag-giore dei Salesiani . La notiziainteresserebbe soltanto lastretta cerchia dei familiari seil cavaliere Vincenzo nonfosse pronipote di quel CarloGastini che nel 1870 avviò laprima «Unione» di exallievidi Don Bosco . Il papà del ca-valiere Vincenzo, Marco Ga-stini, fu più volte presentatodallo zio Carlo a Don Boscoche non mancò di trattarequel bambino con singolarebenevolenza . Egli stessoamava ricordare questo epi-sodio raccontatoci dai fami-liari :

Una volta che Carlo Gasti-ni aveva portato il nipotinoall'Oratorio, Don Bosco glidisse: «Marchino, ti voglio la-sciare un ricordo che non di-menticherai tanto facilmen-te» ed intanto accostò le te-nere guance del piccolo allesue guance rese ruvide dauna barba ancora da radere,suscitando l'istintiva ripulsadi Marco .

Marco Gastini ripagò DonBosco di quella benevolenzadiventando un generoso so-stenitore delle sue opere .

BELGIO

L'exallievo VanistendaelMinistro dl Stato

Con un decreto di Baldo-vino re del Belgio, AugusteVanistendael è stato nomi-nato Ministro di Stato .

Con tale altissimo ricono-scimento egli farà parte as-sieme ad altri 29 del Consi-glio della Corona, istituzioneche viene convocata dal Reogni qual volta esistono mo-menti difficili per la vita delPaese. Il decreto porta ladata del 2 dicembre 1983 .

Auguste Vanistendael, bel-ga, è, si può dire, cresciutoin ambiente salesiano. Figliodi una povera famiglia dioperai minatori ha imparatoalla scuola di Don Bosco edei suoi figli il rispetto per lapersona umana ed il corag-gio di battersi per la giustizia .Fu collaboratore del cardi-nale Cardijn nella J .O.C .Già Segretario Generale

dei Sindacati cristiani, audi-tore laico al Concilio, mem-bro della Commissione Justi-

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tia et Pax, Segretario Gene-rale della Cooperazione In-ternazionale dello svilupposocio-economico e già pre-sidente della FederazioneNazionale Belga degli Exal-lievi di Don Bosco, AugusteVanistendael, ha dedicatotutta una vita agli operai . «Senon fossi stato accolto tantoaffettuosamente dai Salesia-ni, egli dice, con tutta pro-babilità sarei diventato unconvinto assertore delle ideemarxiste-leniniste» .Ad Auguste Vanistendael

vadano le nostre più vivecongratulazioni .

COREA

Onorificenza aldirettore dei salesianiIl direttore del Don Bosco

Center di Seoul, don MarcCuvelier, ha ricevuto una altaonorificenza da parte dellaRepubblica della Corea. Bel-ga, don Cuvelier si trova inCorea da ben tredici annidopo essere stato già unaprima volta per due anni inquel Paese.

Il riconoscimento premial'intensa attività promozio-nale dei figli di Don Bosco inCorea. Per don Cuvalier -ha scritto il Korea Times del18 novembre 1983 - la Co-rea è casa sua. Parla «fluen-tly» la lingua dei coreani enon ha nessuna difficoltà adialogare con i ragazzi e lagente del luogo .

«Perché resta qui?», gli èstato chiesto. «Per la miafede e per il mio amore aigiovani», è stata la risposta .

Don Martelli :una vita per I lebbrosiDon Archimede Martelli,

un prete salesiano italianoche lavora per i lebbrosi diKwangju in Corea, dice che«il segreto della salute» stanel dedicarsi totalmente alservizio degli altri .

Don Martelli, milanese-co-reano, è giunto in Corea nel1954 quando aveva 38 anni .Fatte le scuole medie supe-riori in Italia, don Martellipartì per il Giappone nel1933 e nel 1942 fu ordinatosacerdote nel seminariomaggiore di Tokyo . Prima dipartire per la Corea è statoinsegnante e direttore inGiappone.Giunse in Corea subito

dopo la guerra coreana del1950-53 intuendo subito chela cosa più preziosa ed ur-gente per quel Paese era dicreare delle scuole . Fondòperciò la scuola salesiana diKwangju che in 25 anni di at-tività ha diplomato ben un-dici mila studenti .

Nel 1976 la città gli haconferito la cittadinanzaonoraria . Dal 1981 don Mar-telli ha incominciato ad oc-cuparsi di ammalati di lebbrain territorio di Cholla .

MESSICO

Un appello da TotontepecI Salesiani don Giuseppe

Sobrero e don Carlo Sitiahanno inviato una lettera-ap-pello ai loro amici che volen-tieri pubblichiamo ancheperché essa rappresenta unquasi reportage da Totonte-pec, località messicana incui i due operano ."Gentile e caro amico,

siamo due sacerdoti italia-ni, cuneesi di origine, tori-nesi di adozione, che lavo-rano in Messico rispettiva-mente da quasi 10 e 3 anni .Ci troviamo nella Sierra Jua-rez, a nord-est di Oaxaca,1850 m. di altezza, con piog-gia e nebbia 8/9 mesi al-l'anno .

Fondamentalmente il no-stro lavoro è quello di unaparrocchia, con una ventinadi comunità da servire, suun'estensione di circa 600kmq, e una popolazione in-digena di tre gruppi linguisti-ci: mixes, cinantechi, zapo-techi. Tuttavia per la forzadelle cose, per amor cristia-no e aiutati dalle esperienzedel nostro passato, ci siamoimpegnati in azioni concrete

per lo sviluppo e migliora-mento di questo «municipio»di Totontepec. Da un paiod'anni in qua ci siamo ancheoccupati in maniera più effi-cace delle altre località menofavorite, perché fuori mano,o ridotte di numero di abitan-ti, aiutandole a costruire orestaurare il tempio, a co-struire ponti, campi di baskete perfino una «Agencia mu-nicipal» .

Qui a Totontepec godiamogià di alcuni servizi essenzia-li : strada (da 5 anni), luce (da1 anno), acqua potabile, 2scuole elementari e unascuola secondaria, posta (etelegrafo, che però non fun-ziona), clinica Coplomar,mercato domenicale . . . Man-cano tra l'altro latrine e fo-gnature. Però nel complessoci possiamo dire privilegiati .

Da dodici anni la parroc-chia ha messo in piedi unCentro culturale, con scuolaprimaria ufficialmente rico-nosciuta per oltre 200 bam-bini e ragazzi ; laboratorio perragazze e signore (taglio, cu-cito, maglieria, cucina, igie-ne); dispensario medico conalcuni posti-letto ; oratorio alsabato e domenica con ca-techismo; locali d'incontroper giovani e rispettive attivi-tà ricreative-culturali-religio-se; «salone pluriuso» in fun-zione della scuola o di as-semblee, gioco, spettacoli .Tutto questo si è venuto rea-lizzando poco a poco neglianni passati, grazie agli aiutidi molti amici, messicani eitaliani .

PI (xY dti DEL VACTJ D

Gli ultimi progetti, che sisono conclusi nel mese digiugno, sono la coperturadel cortile del Centro cultu-rale, 27x31 m . con lamierezincate e in fibra di vetro, peruna superficie di oltre 1000mq, ottenendo così la defini-tiva protezione delle pioggee il «salone pluriuso» di cuisi diceva sopra; e una stallacapace di 20 bovine da latte,che attualmente sono 12 (piùun torello), e tutte regalateda varie famiglie della co-munità di Chipilo, Pue, paesedi antica immigrazione ve-neta. Probabilmente integre-remo presto il gruppo, com-prando un paio di vaccheadulte, in modo da iniziarequanto prima la produzionedi latte (che non si trova nellaregione) e in seguito di for-maggio e burro .

Per un altro progetto checi sta a cuore e ha già inizia-to a funzionare con gli stru-menti indispensabili, è un la-boratorio di falegnameria(eventualmente completato,in vista delle necessità pra-tiche della regione, con ru-dimenti di meccanica ed elet-tricità). Sarebbe urgente do-tarlo di alcune macchine es-senziali per lavorare il legno,che da noi si trova in abbon-danza: sega circolare e a di-sco, pialla, toupie, trapano,tornio. Alcuni giovani sareb-bero interessati a imparare ilmestiere, e nella zona si ven-derebbero bene oggetti fa-miliari e necessari, sinora as-senti nelle case (tavoli, sedie,armadi . . .).

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BOLLETTINO SALESMNO • 1 GENNAIO 1984 • 7

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Per le necessità del Centrodisponiamo di un orto abba-stanza grande (dove peròmanca una serra), una qua-rantina di arnie, pollaio conospiti occasionali, alcunicampi di mais lavorati in par-te con l'aratro primitivo chesi usa nella regione e in partecon un piccolo trattore Vai-padana (arrivato in regalodall'Italia, dopo molte peri-pezie burocratiche) . La no-stra idea è di dare un esem-pio e stimolare la gente all'u-so di metodi nuovi e più effi-caci per la produzione deglialimenti fondamentali e di al-tri, che servano a variare eintegrare la dieta di fagioli-tortilla-chile . Il cammino èpiuttosto lungo, ma non ciscoraggiamo.

Oltre ai progetti ci sareb-bero dei «sogni» : per esem-pio, una segheria in Toton-tepec, una turbina per pro-durre elettricità da un torren-

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te in una località dove sicu-ramente non arriverà mai l'e-lettricità federale ; una tele-ferica per inviare i prodottidel campo, specialmente ideperibili e stagionali comela frutta, dal paesino allastrada; un paio di strade(«terraceria») per favorire lacomunicazione di alcune lo-calità con agricoltura inte-ressante (attualmente tutto sideve trasportare a spalle ocon bestia, con gran fatica epoco beneficio) ; ecc . . .

Siamo coscienti che no-stro compito non è la pro-mozione sociale, pur tantonecessaria, che toccherebbeal governo con le sue variesegreterie. Ma questi sonoluoghi dimenticati, perchénon servono ai politici, edove le promesse non sonomantenute. Se prendiamo l'i-niziativa è per rispondere agrandi bisogni, e soprattuttoper stimolare la cooperazio-ne e lo sforzo locale .

Facciamo appello alla tuaintelligenza e sensibilità perconsigliarci, suggerirci piste(per esempio, per attuarequalcuno dei «sogni»), offri-re materiale e macchine aprezzo di amico (giacché ri-sulta difficile e inopportunocomprare all'estero) . Saremofelici di ricevere un cenno dirisposta e simpatia, un cen-

no di disponibilità a conti-nuare il dialogo .

Ringraziandoti moltissimoper la tua attenzione, ti salu-tiamo cordialmente e ti au-guriamo ogni bene" .

Editori salesiania convegno

Promosso dal SegretarioCentrale per le Comunicazio-ni Sociali, si è tenuto dal 27al 30 novembre, cordialmen-te ospitato dai salesiani delMessico, il 3° Seminario In-ternazionale degli Editori Sa-lesiani, una trentina i presen-ti in rappresentanza delle va-rie case editrici salesiane delmondo .Aperto da un messaggio

del Rettor Maggiore e da unarelazione di don GiovanniRaineri, Consigliere per laFamiglia Salesiana e le Co-municazioni Sociali (che haanche concluso l'incontro), ilconvegno si è articolato inuna riflessione sulla figura e icompiti del direttore editoria-le dal punto di vista profes-sionale e salesiano sullabase della relazione di donFrancesco Meotto .Una relazione del dott.

Gian Nicola Pivano, ammi-nistratore delegato della SEIsugli aspetti finanziari (bilan-ci, investimenti, gestione) di

GIAPPONE'

Sulle orme dl Matteo RicciGuidati dal salesiano don

Santi Giuseppe, direttore del-l'Editrice Don Bosco di To-kyo, un gruppo di cattolicigiapponesi sono andati in vi-sita alla tomba del missiona-rio gesuita Matteo Ricci, inoccasione del 4° centenario

una casa editrice, ed un in-tervento sulle nuove tecno-logie tenuto da don EttoreSegneri hanno dato la mi-sura dell'enorme incidenzache la comunicazione socia-le e in essa l'editoria com-porta per la società di do-mani, di cui plasma mentalitàe costumi. È una svolta diepoca, cui la Famiglia Sale-siana non può restare indif-ferente o attardata, in uncampo in cui Don Bosco vo-leva essere «sempre all'a-vanguardia» . Nell'incontrodel Messico questa volontà èstata riaffermata, vincoli piùstretti di collaborazione sonomaturati tra gli editori sale-siani, è stato stimolato un ri-lancio di questa attività giàcosì rilevante, sulla base diuna seria professionalità .

L'assemblea degli editorisalesiani, raccolti nella siglaDBI (Don Bosco Internatio-nal) ha al termine eletto lanuova Commissione Tecnicadegli editori che risulta cosìcomposta: don FrancescoMeotto, Presidente (SEI, To-rino), don James Chiosso(Centro Multimedia New Ro-chelle, USA), don Carlos Ga-rulo (E.D.B., Barcellona),Carlos Valverde (E.D.B .Cuenca, Ecuador), GeraldoCintra (ESDB, San Paolo,Brasile) .

del suo arrivo a Pechino .II 1 ° novembre 1983 - fe-

sta di Tutti i Santi - il grup-po di turisti pellegrini ha an-che assistito ad una messacelebrata dal salesiano che liha accompagnati propriosulla grande muraglia .

(Nelle foto: la tomba diMatteo Ricci e un momentodella celebrazione).

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«Tra avere ed essere: qua-le avvenire per i giovani?» . Aquesto importante interro-gativo l'Unione exallievi delS. Francesco di Sales di Ca-tania ha chiamato a rispon-dere con una conferenza ilgenerale Umberto Cappuz-zo, Capo di Stato Maggioredell'Esercito italiano .

La conferenza - una delprezioso ciclo di conferenzeorganizzato ormai ogni annoda questa Associazione - siè svolta in una cornice digrande partecipazione .

Dopo il saluto del delegatosalesiano don Giuseppe Mar-tines e la presentazione del-I'exallievo generale Guercio,membro della presidenza na-zionale exallievi di Don Bo-sco, il generale Cappuzzo haesordito affermando che lapossibilità di dare un avve-nire dignitoso ai giovani ri-siede «nella nostra volontà disuperare positivamente le

ITALIACrescono I pellegrinial Colle Don Bosco

Si calcola che ogni annooltre duecentomila pellegrinisi recano al Colle Don Boscodove fervono gli ultimi lavoriprima dell'inaugurazione delTempio dedicato a Don Bo-sco che avverrà nella pros-sima primavera.

II 1983 ha visto giungere alColle quasi mille pullmann emiliecinquecento macchine .Il richiamo al Colle - e l'af-flusso sempre crescente deipellegrini - ha commentatoil rettore don Elio Scotti ci facomprendere quanto grandeè l'amore per Don Bosco equanto è importante il nostroservizio pastorale .

L'avvenire del Generale molte contraddizioni del tem-po presente, impegnandociin una vasta - e ormai im-procrastinabile - strategiadi recupero della centralitàdell'uomo e del primato del-l'essere sull'avere : ciò signi-fica sottrarre l'individuo e lasocietà alla sudditanza men-tale e psicologica nei con-fronti della tecnologia e delconsumismo ; significa, inol-tre, considerare l'uomo noncome mero oggetto di attivitàche trascendono le sue ca-pacità di comprensione e diadattamento, ma soggettoreale, protagonista della suavita intimamente partecipeai problemi ed alla edificazio-ne della società in cui è chia-mato a vivere» .

(Nella foto : da sin ., donGiuseppe Martines, il diret-tore della Casa, don Vitale, ilgenerale Cappuzzo, il gene-rale Guercio, il dott. Ema-nuele Minneci, presidentedell'Unione organizzatrice.

Pubblichiamo In questa rubrica fatti, fatterelli, curio-sità raccolti rileggendo le pagine del Bollettino Salesia-no dalla sua nascita, nel lontano 1877 .

Governo latitante - Nell'ottobre del 1896, dopo avereper molti numeri di seguito insistito sull'importanza dell'in-segnamento religioso nelle scuole, il Bollettino chiede conenergia il rispetto della legge Casati, che prevede appuntotale insegnamento nelle primarie e nelle secondarie . «Lalegge è purtroppo violata - scrive il BS - da parecchianni da parte di chi dovrebbe farla osservare», cioè il go-verno stesso . «Speriamo che i Municipi facciano essi ciòche, da più in alto, non si vuole o non si osa fare . . . Ma noicattolici non dobbiamo aspettare con le mani alla cintolache governo e municipi compiano il loro dovere . Dobbia-mo chiederlo, esigerlo con la voce, con la stampa, coi fatti .E dicendo coi fatti, non intendiamo con le dimostrazionipiazzaiole, bensì con mezzi legali» . Accade anche oggi : leleggi si fanno, ma per farle applicare occorre spesso farela voce grossa. Ammesso che basti .

Il «Bollettino» In polacco - Il Bollettino Salesiano siinternazionalizza . Con l'inizio del 1896 arriva ai coopera-tori salesiani polacchi nella loro lingua . Ne dà l'annunciolo stesso BS, dicendo che in tal modo si vuoi venire incon-tro ai desideri del sempre crescente numero di amici diDon Bosco in quella nazione . A quell'epoca si era lontanile mille miglia dal pensare che sarebbe giunto il giorno incui avrebbe parlato in polacco anche un Papa .

AI quattro angoli del mondo - II secolo XIX sta perfinire e nell'annuale lettera diretta ai cooperatori, il RettorMaggiore don Rua fornisce i dati dell'espansione missio-naria salesiana nel mondo . A soli 24 anni dal loro avvio,scrive don Rua sul «Bollettino» del gennaio 1899, «le no-stre missioni si sono estese ormai in tutti i Continenti ex-traeuropei» . I salesiani si sono infatti spinti nella Terra delfuoco, nelle pampas argentine, in Perù, Colombia, Bolivia,Equador, Brasile, Salvador, Uruguay, Cile, Venezuela, Pa-raguay, nonché negli Stati Uniti, Tunisia, Egitto e in altripaesi ancora . Un'espansione che, per la rapidità con cui siè attuata, ha del prodigioso. E, bisogna aggiungere, un'e-spansione che proseguirà negli anni successivi e che con-tinua ancora oggi. «Le nostre missioni - scriveva donRua ai cooperatori - dipendono in gran parte da voi, e ilcrescente loro sviluppo è la più bella prova dell'ammire-vole vostra carità» .

Cinque parole - Quel drammatico telegramma, giun-to a Torino nell'agosto del 1899 dalle Missioni della Pata-gonia conteneva cinque parole in tutto : «Missioni tutteinondate Rio Negro» . Cinque parole che bastarono -come scrive il «Bollettino Salesiano» nel suo numero disettembre - «a farci comprendere lo strazio dei nostrimissionari e a rappresentare in tutta la sua triste realtà lostato di quelle missioni» . Il fiume argentino era straripatoinondando tutta la regione circostante . «Chiese, case,ospedali sono ridotti a un mucchio di rovine : tutto è per-duto!» . Ma i salesiani non si perdono d'animo, e chiamanoa raccolta «tutti coloro che possono contribuire con offer-te di qualsiasi genere e natura» . L'appello del «Bollettino»si conclude con una parola d'ordine, che è anche un'esor-tazione alla speranza nella rinascita : «Coraggio tutti, e su-bito al lavoro!»

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un anno conDon Bosco

La nostra rubrica di spiritualità da questo mese si avvale del-la esperienza della signorina Clara Bargi.

Al giornalista e cooperatore salesiano Nino Barraco che perdue anni ci ha fatto dono dei suoi articoli vada il grazie più sen-tito con l'augurio di rileggerlo a presto con altri servizi e colla-borazioni.

J 1 1984 è l'anno del cinquan-tesimo della canonizzazionedi Don Bosco. Un avveni-

mento importante, di cui renderegrazie a Dio: renderGli grazie peraver dato al mondo un uomo dellatempra e della statura morale diDon Bosco, che la canonizzazioneha elevato a valore di simbolo .Quindi un evento da ricordare eda celebrare.

Ma il 1984 segna anche la datadi un centenario . È un avveni-mento in tono minore, perché ilfatto che si commemora è, di persé, banale: una lettera che DonBosco, il 10 maggio 1884 scrivevada Roma ai suoi salesiani e ai suoigiovani .

Questa lettera è però importan-tissima: si può considerare «il do-cumento base» del sistema edu-cativo di Don Bosco. Vi si puòleggere, oltre l'ansia di salvezzaper i giovani che l'ha divorato tut-ta la vita e che gli « ha divorato »la vita, la passione amorosa chel'ha indotto a definire, dopo unodi quei suoi sogni profetici chel'han guidato tutta la vita, il rap-porto che doveva esserci fra edu-10 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1964 •

cando ed educatore, fra i salesianied i giovani nei collegi e negli ora-tori .

A distanza di cento anni, il si-stema educativo di Don Bosco,che va sotto il nome di «sistemapreventivo», è uscito dagli oratorie dai collegi salesiani, è entratonelle parrocchie, nelle famiglie,nelle scuole pubbliche, in qualun-que ambiente operi un membrodella Famiglia Salesiana, ed è di-ventato «un metodo pastorale»,un modo di relazionare e di vive-re. Ed è facile constatare che dopotanti anni il sistema educativo diDon Bosco è più attuale e vivoche mai.

Così quella lettera del 10 mag-gio 1884 è indirizzata anche a cia-scuno di noi che lavoriamo nellefabbriche, nelle scuole, negli uffi-ci, negli ospedali o in qualsiasi al-tro ambiente dove la vita secolareci pone; a noi, che viviamo nellenostre famiglie, che operiamo nel-la Chiesa locale: insomma, che vi-viamo da laici la missione cheDon Bosco ha lasciato da compie-re. Attraverso questa lettera, egliconsegna anche a noi il suo mes-

saggio, che non è la sempliceespressione di un desiderio, mal'imperativo categorico d'un amo-re che s'alimentava in Dio e si vol-geva, concretamente all'uomo :

andare verso gli altri, siano essigiovani o adulti (l'adulto entranel raggio d'azione di Don Boscosia come «ceto popolare» che vivedel suo lavoro, sia come mezzoeducativo indiretto per raggiun-gere il suo scopo principale: i gio-vani) con un atteggiamento d'a-pertura, di dialogo, di collabora-zione, d'accoglienza.Atteggiamento che scaturisce

da un amore profondo e vero ; unamore reale, fatto d'ascolto atten-to dei problemi e delle pene deifratelli ; di parole che sanno con-solare; di gesti che aiutano e ria-prono i cuori alla speranza; di sor-risi che sono inviti alla gioia e allaconfidenza.

Un amore che si fa carico d'ogniaffanno, d'ogni gioia, d'ogni malee li vive e li patisce in prima per-sona, come se non n'avesse di suoi .

Un amore capace d'accogliere esoddisfare ogni esigenza, dimen-ticando del tutto d'avere esigenzeproprie .

Un amore che cerca d'arginareil male prima che il male travolgal'uomo.Un amore che interviene là

dove si decidono le sorti degli ul-timi, pagando, se necessario, dipersona .

Un amore che cerca il suo ali-mento quotidiano nella dimensio-ne di Dio dove ogni lunga faticatrova riposo, ed ogni stanchezzala forza e la vitalità del mattino .

Siamo tutti educatori

Dobbiamo accogliere questomessaggio nel nostro cuore e cer-care di viverlo con semplicità nel-la nostra vita . Don Bosco ha bi-sogno di ciascuno di noi, per por-tare al mondo il suo messaggiod'amore e di speranza .

Egli entra per mezzo nostro nel-le case e nelle scuole, per fare deinostri figli uomini e donne capacidi vivere da protagonisti la storiadel loro tempo; persone equilibra-

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STRENNA DEL RETTOR MAGGIOREPER IL 1984

«il "non basta amare" della lettera di Don Bosco daRoma ci spinga a rinnovati propositi di santità tipicamente

salesiana»

te e sincere, semplici ed ottimiste,che sappiano guardare al futurocon speranza; che sappiano vivereil presente con amore ; che sappia-no testimoniare la gioia della re-surrezione di Cristo con la lorovita .

Egli entra con noi negli uffici enelle fabbriche, dove l'uomo èspesso ridotto a puro prestatored'opera e vale solo in quanto pro-duce e consuma, senza che si ten-ga minimamente conto delle sueesigenze in quanto persona uma-na; dove l'insicurezza del lavoro,se non addirittura lo spettro delladisoccupazione o la realtà dellacassa integrazione lo umiliano e lodistruggono nel più profondo delsuo essere. Attraverso di noi, vuolcondividere con i fratelli lo stress,l'insicurezza, la paura, l'umiliazio-ne; vuole lottare con gli strumentiche la società mette a nostra di-sposizione, affinché siano assicu-rati pane e lavoro, e sia salvaguar-data la dignità dell'uomo . CosìDon Bosco viene con noi nelle as-sociazioni di categoria, nei sinda-cati, nella politica, nel quartiere,nelle associazioni culturali, assi-stenziali, ricreative, ovunque cisia da lottare per la promozione ela salvezza dei giovani .

Egli viene con noi nelle parroc-chie e negli oratori ; per le strade esulle piazze, in qualunque postos'incontrino dei ragazzi, dei po-veri, degli emarginati, dei soli ;torna a giocare e a correre nei cor-tili, torna a insegnare il catechi-smo; torna a sorridere, a incorag-giare, ad aiutare . . . senza stancarsimai . .. come se la fatica non esi-stesse. .. con un unico grande de-siderio : servire Dio nell'uomo, so-prattutto nei giovani ..— con la so-lita preghiera sulle labbra: «dam-mi le anime e prenditi tutto ilresto» .

Perché è chiaro che oggi millefattori incidono sulla formazionedei giovani e non sempre in modopositivo, anzi : quasi mai . Non esi-stono più ambienti protetti, luo-ghi sicuri. .. nemmeno la famiglia,talvolta; . ..nemmeno la scuola . . . allimite, nemmeno la parrocchia,nel senso che esistono tante altrerealtà con cui si viene a contattoogni giorno; nel senso che siamobombardati da ogni parte da im-magini, da suoni, da inviti d'ognigenere a cui è difficile resistere . . .Perciò oso dire che

Don Boscoha bisogno di noi

Occorre quell'esercito «di sale-siani in maniche di camicia» cheDon Bosco aveva sognato a lungoe che realizzò come poté, come itempi gli consentivano . Come erasuo solito, aveva visto lontano,aveva visto noi nei nostri luoghidi lavoro, nel nostro ambientequotidiano, nel nostro modo dirapportarci con Dio: noi cheavremmo seguito il suo insegna-mento, che avremmo vissuto ilsuo spirito che avremmo conti-nuato la sua missione a fianco deisacerdoti e delle suore o anche làdove sacerdoti e suore non ci sonopiù perché l'obbedienza li ha chia-mati altrove; ma soprattutto inquegli ambienti che sono propridei laici, dove solo noi possiamoportare il suo spirito e il suo mes-saggio, dove possiamo operare conl'ansia profonda del «da mini ani-mas », lottando contro l'ingiusti-zia e la sopraffazione, contro l'e-marginazione e la violenza, control'odio e la paura, contro la soli-tudine e l'abbandono, per ridarela speranza e far rifiorire la gioia .

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 1 1

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si apreil CapitoloGeneraleQuasi duecento salesiani dal9 gennaio 1984 daranno vita al22 Capitolo Generaledella loro Congregazione .Ecco, in sintesi, la storia deiprecedenti capitoli e le prospettiveper l'attuale .

J 112 sacerdoti salesiani che il24 agosto 1947 si riunirono aTorino-Valcalice per il XVI

Capitolo Generale della Congre-gazione, si confrontarono con untema molto impegnativo . Si trat-tava, infatti, di stabilire le lineed'azione lungo cui muoversi per«adeguare alle esigenze dei tempile attività della Congregazione» .Non c'era dubbio : i tempi eranoveramente mutati dal precedenteCapitolo, tenuto nel 1939 . A pro-vocare la trasformazione ci avevapensato la lunga, devastanteguerra mondiale, finita appenadue anni prima, e tuttavia ancoraprofondamente incisa nella co-scienza della gente, con il suo pe-sante strascico di lutti, di feritemorali e materiali, di spaventosedistruzioni. Sulle rovine di interecittà, c'erano migliaia di giovani,di ragazzi abbandonati a se stessi,senza guida, bisognosi di tutto,di un tetto come di un affetto fra-terno.

Gli eventi bellici avevano di-1 2 • BOLLETTINO SALESIANO . 1 GENNAIO 1984 •

sperso la Famiglia salesiana, resoproibitivi i contatti, impossibile loscambio di esperienze. E avevanocausato danni ingentissimi alleOpere più esposte alla bufera del-la guerra, in Europa e in Asia :chiese ridotte in macerie, case eistituti distrutti. Il Capitolo del1947 fu perciò il segnale della ri-presa, avviata all'insegna dell'a-deguamento alle esigenze dei tem-pi. Tempi non facili, bisogna pre-cisare. Un presente ancora incer-to, e un avvenire oscuro, con unmondo spaccato in due dalla in-cipiente «guerra fredda», le nazio-ni incapaci di trovare la via dellavera pace .

Il Rettor Maggiore don PietroRicaldone, fece di quei tempi unarapida sintesi: scristianizzazionedella famiglia, dissolutezza dei co-stumi, guerra mossa alla religionee al clero, miseria diffusa dal con-flitto. A tutta la Famiglia salesia-na fu rivolto un pressante invito arimboccarsi le maniche e a impe-gnarsi a fondo . Non si potevadire, tuttavia, che i salesiani fos-sero rimasti con le mani in mano .Con il ritorno della pace, avevanogià aperto numerose Case e Isti-

Uno scorcio della Casa Generalizia Salesiana.

tuti, in Italia come in Germania,in Jugoslavia come in Polonia, inCina come in India. «Malgrado latristezza dei tempi e le molteplicidifficoltà di ogni genere - dissedon Ricaldone - è veramente no-tevole lo sviluppo delle opere so-stenute dalla carità dei beneme-riti cooperatori» .

Se il Capitolo del 1947 si posesulla strada dell'adeguamento,quello del 1971 affrontò le tema-tiche ancora più impegnative delrinnovamento. Esso fu definito«speciale» proprio a sottolineareil mandato straordinario affida-togli dalla Chiesa e dalla Congre-gazione. C'era già stato il Concilioecumenico Vaticano II, l'eventostorico che chiamava tutta laChiesa a una rigenerazione pro-fonda. Si era appena aperto ildopo-Concilio, un tempo, cioè, cherichiedeva a tutta la Chiesa unosforzo per assimilare lo spiritodella grande assise ecumenica.Dalle mani dei padri conciliari, ilConcilio passava a quelle del po-polo di Dio. I salesiani si riuni-rono per definire, in quello spiri-to, la loro identità e la loro voca-zione.

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Fu il Capitolo più lungo in tut-ta la storia della Società salesia-na: si prolungò infatti per sei mesie 26 giorni, e vide l'intervento di202 capitolari, cui si aggiunsero 16fra esperti e osservatori . Il filoconduttore dei lavori - densi didiscussioni e non privi di contra-stanti opinioni - fu sempre unosolo: «guardare a Don Boscooggi». Scrisse il Rettor Maggioredon Ricceri: «Come deve operarelo spirito di Don Bosco nelle in-certezze, situazioni, difficoltà dioggi e di domani di fronte alle tra-sformazioni profonde e celeri del-la società secolarizzata del nostrotempo? Il Capitolo speciale si èsforzato di comprendere sia ilcompito che la Provvidenza cipropone oggi, sia il cuore, il genio,il carisma soprannaturale con cuiDon Bosco rispose alla missioneche la Provvidenza gli affidavaper la società del suo tempo» . Lo

stesso don Ricceri indicò le lineeportanti del rinnovamento : «ilsenso vivo della presenza attiva diDio tra noi, base insostituibile diuna autentica vocazione salesia-na», il rinnovamento della missio-ne giovanile e popolare, l'esigenzafondamentale della dimensionecomunitaria, la valorizzazionedella Famiglia salesiana come se-gno di accoglimento di quella cheè stata definita «l'ora dei laici nel-la Chiesa», la cura dell'unità neldecentramento.

Il Capitolo speciale era il XXnella storia della Congregazione.Si tenne a poco meno di centoanni dal primo Capitolo generale,convocato da Don Bosco per il 5settembre 1877, a Lanzo Torinese,presso il Collegio san FilippoNeri. Quel primo Capitolo si pro-lungò per circa un mese e vi par-teciparono 23 sacerdoti. Regola-tore fu don Michele Rua, desti-

Tutto è ormai pronto a Roma presso la Casa Generalizia Salesiana ;qui 189 capitolari più sei invitati dal 9 gennaio 1984 si troveranno per dibat-tere i problemi che maggiormente interessano la Congregazione Sale-siana .

Il Regolatore del ventiduesimo capitolo generale dei Salesiani, donGiovanni Vecchi, fra qualche giorno darà la parola ai delegati delle oltresettanta ispettorie sparse per il mondo ; prima di quel momento ha dovutopreparare tante cose . Così, ad esempio, si è rinnovato l'impianto di tradu-zione simultanea e sono state albeggiate le pareti della casa generalizia .

Una vera e propria squadra di segretari, traduttori, dattilografi e addettiai servizi più vari e indispensabili, provvederà nei giorni della grande as-sise salesiana a risolvere tutti i problemi tecnico-organizzativi . Abbiamochiesto a don Vecchi che ci dicesse su quali temi il Capitolo, a suo parere,si soffermerà maggiormente .

Il Capitolo 22° - ci ha risposto - ha come termine e tema di riferimen-to obbligato le Costituzioni salesiane viste in tutta la loro totalità e per parti .

La missione salesiana, la vita comunitaria di preghiera, la pratica deiconsigli evangelici, la formazione dei salesiani, il governo della congrega-zione: ecco alcuni degli importanti argomenti sui quali i delegati dovrannointervenire .

Il Regolatore del Capitolo in questa immediata vigilia non nasconde lasua soddisfazione per il lavoro preparatorio svolto .

«Mi pare - ci ha detto - che il lavoro preparatorio grazie alla colla-borazione di tutti i confratelli è stato pregevole ed ordinato . Le tre fasi at-traverso le quali si è giunti a redigere due volumi di proposte e indicazioni,ne sono la dimostrazione più palese» .

L'apertura ufficiale del Capitolo è prevista per il 14 gennaio con una ce-lebrazione che vedrà la presenza di molti invitati, fra questi hanno già datola loro adesione il Cardinale Pironio, Prefetto della Sacra Congregazionedei Religiosi e degli Istituti Secolari, numerosi Vescovi ed Arcivescovi sa-lesiani, il Consiglio Superiore delle Figlie di Maria Ausiliatrice e molti Su-periori Generali di Istituti religiosi . Lo stesso giorno con un atto solenne, iCapitolari procederanno all'Atto di Affidamento della Congregazionesalesiana all'Ausiliatrice così come recentemente voluto da don EgidioViganò .

A ricordarci poi che queste assisi restano di non facile lettura senzauna ottica soprannaturale, il capitolo generale verrà preceduto da cinquegiorni di esercizi spirituali predicati dal biblista don Cesare Bissoli, docentepresso l'Università Pontificia Salesiana .

nato a diventare il primo succes-sore di Don Bosco . Lo stesso DonBosco volle dare grande rilievoalla assise salesiana : « Siccome è ilprimo Capitolo - diceva - in-

CAPITOLO GENERALE

CONGREGAZIONE SALESIANA

CONVOCARSI IN LANZO

1877

TOR N ,OSIpOOIaAFiA

)C62wNw18 1 . L

tendo che si celebri molto solen-nemente. Ciò farà prendere unnuovo aspetto alla Congregazio-ne . .. Sarà un gran passo. .. Faràepoca nella Congregazione» . Ottocommissioni lavorano alla defini-zione di importanti problemi : ac-cettazione e noviziato, studi sacri,studi degli allievi, stampa, vitacomune, moralità e pietà, eco-nomia, Ispettoria e ispettori, le fi-glie di Maria Ausiliatrice, i coo-peratori.Don Bosco avrebbe presieduto

altri tre capitoli, che a quell'epocasi riunivano ogni tre anni : quellodel 1880 (27 capitolari, durata 13giorni), quello del 1883 (trenta ca-pitolari, durata 6 giorni), quellodel 1886 (37 capitolari, durata set-te giorni) . Con l'espandersi dellaCongregazione aumentava il nu-mero dei sacerdoti capitolari pro-venienti ormai da ogni angolo del-la Terra, e si dilatavano le tema-tiche trattate in corrispondenzadell'ampliamento dell'attività sa-lesiana: dal regolamento per leparrocchie all'impegno missiona-rio, dal Bollettino Salesiano allenorme per le ordinazioni, ecc. DeiCapitoli presieduti da Don Bosco,ha scritto don Albera : « Quelle as-semblee erano altrettante scuoledove il venerato maestro, senten-do vicino il giorno in cui avrebbe

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dovuto lasciare gli amati discepo-li, pareva volesse condensare inpoche parole i suoi insegnamenti etutta la sua lunga esperienza» .

La serie dei Capitoli fu regolarefino al 1910. La prima guerramondiale costrinse a una pausa,per cui il XII Capitolo si tennesolo nel 1922 . Seguirono quelli del1929, del 1932, del 1938, e del1947. Nel 1952 (31 luglio-14 ago-sto), il Capitolo elesse RettorMaggiore don Renato Ziggiotti .Al quinto successore di Don Bo-sco, mons. Montini, allora sosti-tuto alla Segreteria di Stato, tra-smise la benedizione del SantoPadre Pio XII. Giunse anche untelegramma di Alcide De Gasperi :« Mi felicito per la sua elezione au-gurandole ogni miglior successosua ardua fatica» . Fra le molte vi-site che don Ziggiotti fece neigiorni della sua elezione, ci fuquella alla tipografia realizzata daDon Bosco nel 1882 . Qui venneroscoperti un busto alla memoria diAchille Ratti, Papa Pio XI, e unalapide che spiegava il perché diquell'omaggio . Si voleva infatti ri-cordare un episodio della vita di14 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1994 •

Il Capitolo Generale del 1898. Al centro: don Michele Rua.

Don Bosco. Nel 1883, l'allora gio-vane sacerdote don Ratti visitò latipografia e non lesinò espressionidi ammirazione per la modernitàdelle macchine e dei sistemi di la-vorazione. Don Bosco, che l'ac-compagnava nella visita, risposecon tono scherzoso: «Guardi cheDon Bosco, in queste cose vuolesempre essere all'avanguardia delprogresso» . Pio XI, che fu grandeestimatore di Don Bosco, in segui-to ricordò sempre con simpatia ilsuo incontro con il Santo .

Nel 1958, il XVIII Capitolo ge-nerale vide riuniti a Valdocco, dal27 luglio al 9 agosto, 119 capito-lari. Sarebbero stati 130 se nonfossero mancati i rappresentantidelle Ispettorie cecoslovacca, un-gherese e polacca, impediti amuoversi dai loro paesi dove erain pieno svolgimento la repressio-ne religiosa . A conclusione dei la-vori, i membri del Capitolo rag-giunsero Roma, dove furono ri-cevuti in udienza speciale da PioXII. L'udienza intendeva sotto-lineare una ricorrenza storica :cento anni prima, Don Bosco, ac-compagnato dal chierico don Mi-

chele Rua, aveva sottoposto apapa Pio IX il progetto di fonda-zione della Società salesiana. Inricordo di quella visita, i rappre-sentanti di tutti i salesiani sparsinel mondo, si recavano dal Papaper dargli personale testimonian-za di quanto aveva ramificato inun secolo la pianticella piantatadal loro Fondatore.

«L'Opera di Don Bosco si è di-latata nel mondo - disse il Papa- perché il Santo seppe metterebuone basi e indicare ai suoi figlila via del successo in tempi in cuiegli aveva divinato come quellidella tecnica . Il suo talento orga-nizzativo, la sua sapiente com-prensione dell'anima umana, glipermisero di creare, con la fon-dazione della Società salesiana,un capolavoro» .

Nell'occasione, il Rettor Mag-giore don Ziggiotti fece dono alPapa di un artistico cofano conbassorilievi in legno pregiato, ope-ra di artisti cinesi exallievi sale-siani. Il cofano conteneva 18 vo-lumi catechistici in varie lingue,editi dal centro catechistico sale-siano di Hong-Kong .

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Il XIX Capitolo generale del1965 abbandonò le tradizionalisedi piemontesi e si riunì a Roma,nell'aula magna del PontificioAteneo Salesiano . Ai 151 membricapitolari si aggiunsero 22 esperti .I lavori si prolungarono dal 19aprile al 10 giugno. Don Ziggiottiaveva concluso il suo mandatoalla testa della Congregazione e siritirava, diventando il primo Ret-tore emerito. In tredici anni di in-tenso lavoro aveva visto i salesia-ni passare da 16 .364 a 22.510. Lecase salesiane erano salite da 1072a 1361 . A succedergli fu chiamatodon Luigi Ricceri, che presiedettele sedute durante i 53 giorni di la-vori, tutti dedicati a rispondereall'esigenza di conciliare la fedeltàa Don Bosco con i tempi moderni .

Questa volta, a ricevere i mem-bri del Capitolo in udienza specia-le fu Papa Paolo VI . Il Santo Pa-dre sottolineò il momento storicoche i salesiani stavano vivendo nelloro apostolato, un'ora in cui, dis-se il Papa, « si annodano i fili delpassato e da cui si snodano quellidel futuro» . Sono scomparsi i sa-

Il Capitolo Generale del 1971 in udienza da Paolo VI .

lesiani della prima generazioneplasmati da Don Bosco, e gli ul-timi veterani che hanno conosciu-to il Fondatore . D'altra parte,l'immenso processo di trasforma-zione in corso nella società con-temporanea fa sentire con urgen-za la necessità dell'aggiorna-mento.

«Le nostre predilezioni e preoc-cupazioni - disse al Santo Padreil nuovo Rettor Maggiore - van-no specialmente alla gioventùmeno abbiente, al ceto operaio,alle nazioni in via di sviluppo, allaformazione tecnica e professionaledella nuova società del lavoro, alcampo missionario. Avvertiamo lanecessità di aggiornamento suimezzi di comunicazione sociale edi impiego sempre più largo diforze laiche, organicamente e con-sapevolmente inserite in un pianodi fecondo apostolato d'insieme» .Nella sua risposta, Paolo VI rivol-se al Rettor Maggiore l'augurio diguidare «la Società salesiana sulsentiero tradizionale, ormai suoproprio, rivolto sempre a quegliulteriori sviluppi e a quella sagace

aderenza ai bisogni dei tempi,come appunto esige la giovanilevitalità dei figli di San GiovanniBosco» .

Dopo il Capitolo speciale del1971, l'ultimo in ordine di tempofu il Capitolo generale del 1977-78, il XXI della serie. Dopo dodicianni don Ricceri passò il timonedella Congregazione a don EgidioViganò, settimo successore di DonBosco, eletto dai 184 membri delCapitolo appartenenti a 32 diversipaesi. È ancora Paolo VI a rice-vere il nuovo Rettor Maggiore e imembri del Capitolo, nell'udienzaspeciale del 26 gennaio 1978.« L'incontro con voi mi commuovein modo particolare - disse ilPapa - e mi dà la gioia e la spe-ranza che davvero la Chiesa oggisia quella di Don Bosco, la Chiesaviva» . A conclusione del XXI Ca-pitolo, don Viganò ebbe a dire :« Abbiamo camminato per la stra-da giusta, anche se qualche voltanon asfaltata» . L'augurio è cheanche il XXII Capitolo camminiper la strada giusta . E se sarà tut-ta asfaltata, tanto meglio .

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v

Madagascarl'isolaun po' Africa elun po' Asia

L 'isola di Madagascar hauna sagoma che, a chi laguarda dall'alto, ricorda

quella di una immensa nave conla prua rivolta verso nord. Unanave immobilizzata nelle acquedell'oceano Indiano. Il Continenteafricano è così vicino (500 chilo-metri nel tratto più stretto del ca-nale del Mozambico) che nessunoha avuto dubbi nell'assegnaregeograficamente il Madagascarall'Africa. Anche se gli abitantidell'isola non amano sentirsi de-finire «africani». Essi, infatti,sono e ci tengono ad esserlo, mal-gasci, vale a dire membri di unastirpe a se stante, fondata su unacultura autonoma e prodotta dauna storia del tutto originale .

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Prima che i francesi decidesse-ro, nel 1895, di impossessarsi del-l'isola, il Madagascar era statounificato, sul finire del 1700, dacolui che è tuttora considerato ilfondatore dello Stato malgascio,un personaggio dal cognome in-terminabile - si chiamava An-drianampoinimerina - che, par-tito da un piccolo villaggio, con-quistò la città di Antananarivo ene fece la capitale del futuro re-gno guidato dalla dinastia di cuiegli fu il capostipite . Re e regine sisusseguirono alla testa dello Sta-to, assurto nel frattempo a digni-tà di nazione come attestano irapporti diplomatici intrattenuticon i più importanti paesi dell'e-poca. Nella seconda metà delXIX secolo, la monarchià malga-scia imboccò tuttavia la stradadel declino, sia per ragioni interne- l'affievolirsi del sostegno po-polare - sia per cause esterne -le pressioni esercitate congiun-tamente da Francia e Gran Bre-tagna, entrambe interessate amettere le mani sull'isola . L'ul-tima regina, Ranavalona III, almomento dell'incoronazione, nel

novembre 1883, dichiarò che si sa-rebbe opposta «con l'energia di unuomo» a ogni tentativo di intac-care «l'integrità del patrimonionazionale lasciato in eredità dagliantenati». Ma Ranavalona nullapotrà contro la progressiva inva-denza dei francesi, che lentamen-te ma inesorabilmente si impadro-niranno del Madagascar, impo-nendo il loro pieno dominio nel1895 .Qualcuno ha detto che il Ma-

dagascar « è ancora Africa e giàAsia», una formula che sta a in-dicare l'incrociarsi, su quest'isola,di tratti socio-culturali che si ri-chiamano al vicino Continente edi tratti che, invece, riflettono ca-ratteri tipicamente asiatici. I geo-logi hanno tradotto la formula intermini scientifici, sostenendo chela nascita dell'isola va fatta risa-lire al rivolgimento geologico che,nell'era primaria, avrebbe provo-cato la frantumazione delle terreemerse dell'emisfero australe, di-videndo l'Africa dal subcontinen-te indiano, fino ad allora uniti aformare un unico continente. IlMadagascar, al pari delle isole

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della Sonda e della stessa Austra-lia, sarebbe insomma un «bran-dello» di terra rimasto per contoproprio, quasi . .. indeciso se sce-gliere il destino dell'Africa o quel-lo dell'Asia .

Comunque siano andate le cose,è un fatto che questa sua partico-lare collocazione unita al lungoisolamento, ha consentito al Ma-dagascar di radicare la civilizza-zione malgascia, da tempo ogget-to di studi appassionati di etno-logi, linguisti, storici . La realtà dioggi pone in rilievo la presenzanell'isola di due gruppi etnici chesi possono enucleare sulla basedelle loro caratteristiche somati-che e razziali : gli abitanti delle co-ste, di tipo negroide, e gli abitantidegli altipiani, di tipo malaiso-po-linesiano. Questa suddivisione èspiegata da taluni come effettodel succedersi nel tempo di «ar-rivi» dall'esterno : gli abitanti del-la costa sarebbero approdati nel-l'isola provenendo dall'Africa,mentre gli abitanti degli altipiani,

giunti più tardi, si sarebbero siste-mati appunto sugli altipiani pro-prio allo scopo di sfuggire alla nonamichevole accoglienza loro riser-vata dalle popolazioni costiere .

Una situazione di conflittualitàche, al di sopra della comunanzalinguistica - in Madagascar siparla un'unica lingua e il popolomalgascio ha reso vani gli sforzidei colonialisti di sopprimerla avantaggio del francese - e del co-mune retaggio storico, rimane an-cora oggi uno degli elementi di in-stabilità sul piano sociale e poli-tico. In un non lontano passato sidiceva che per un abitante dellacosta, un merino, cioè un abitantedegli altipiani, è più estraneo diun europeo . La divisione fra grup-pi etnici è stata largamente sfrut-tata dai dominatori francesi, se-condo il vecchio principio del «di-vide et impera» . Ma non solo daifrancesi. La classe politica indi-gena che è loro subentrata all'in-domani dell'indipendenza, ha fat-to ricorso allo stesso sistema .

Le foto di questo articolo si riferiscono a momenti di vita malgascia .

Così, il presidente Tsiranana, pri-mo capo di Stato del dopo-indi-pendenza, favorì la nascita di ungruppo dirigente a livello politicoformato da «costieri», etnia allaquale egli stesso apparteneva, conl'intento di bilanciare l'influenzadella potente burocrazia «meri-na». Senza risultato è rimasto an-che il tentativo del presidente Ra-manantsoa di comporre il dissidiomediante la formazione di ungoverno a partecipazione etnicamista .

Le più recenti vicende del Ma-dagascar non sono tuttavia segna-te solo dalle rivalità tribali. Altrecause sono intervenute a creareuna situazione difficile. I dodicianni di potere di Tsiranana ave-vano dato l'illusione di una stabi-lità politica, che era in realtà ilfrutto di un regime dittatoriale-paternalistico poco sensibile aiproblemi creati da una ingiustiziageneralizzata, e tutto proteso afavorire lo svilupparsi del neoco-lonialismo francese contro il pro-fondo desiderio di libertà, di giu-stizia, di indipendenza della po-polazione.

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Il suo successore, il gen . Ra-manantsoa, si propose di porre ri-medio ai molti mali dell'isola, dal-la povertà all'analfabetismo, dal-l'urbanizzazione selvaggia alla ca-renza di tecnici, dalla corruzionedilagante alla dipendenza eco-nomica dal capitale straniero .Sono gli stessi mali che, come ènoto, affliggono tutti o quasi tuttii paesi del Terzo Mondo, quelliafricani in particolare . Sotto que-sto profilo, il Madagascar, qualeche sia l'atteggiamento dei suoiabitanti nei confronti del vicinoContinente, è senza dubbio parteintegrante dell'Africa. Il program-ma del presidente Ramanantsoa èstato fatto proprio dai governantiche gli sono succeduti in anni tur-bolenti, durante i quali è l'isola havissuto vicende spesso tragichecontrassegnate da scontri sangui-nosi e dure lotte, che nel loro com-plesso hanno cancellato l'imma-gine del Madagascar come esem-pio di stabilità politica .

Nel 1975, l'impegno al risana-mento del paese è stato assuntoda Didier Ratsiraka, ufficiale dimarina, oggi quarantottenne, pa-dre di quattro figli, studi compiu-18 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 •

I VESCOVI MALGASCI : ILL'Episcopato malgascio è, fra quelli del Terzo Mondo, uno dei più attenti e

pronti a cogliere la realtà del proprio paese . È anche uno dei più coraggiosi e de-cisi quando si tratta di dire la verità, fosse pure una verità che scotta. Da soli o inassociazione con i responsabili delle altre Confessioni cristiane presenti nell'isola(luterana, presbiteriana, ecc .) i Vescovi cattolici sono da sempre interpreti dellostato d'animo, delle attese, delle aspettative della gente comune, portandone leistanze fin sulla soglia dei potere politico. È una prerogativa, questa, che l'Epi-scopato malgascio può esercitare - con grande senso di responsabilità e mi-sura - in virtù della propria indipendenza dallo Stato, sempre gelosamente cu-stodita, nonché dell'influenza che esso esercita sull'opinione pubblica .

Sono cambiati i governi e i regimi, ma la Chiesa cattolica ha sempre coraggio-samente insistito nella denuncia dei mali che hanno afflitto o affliggono la societàcivile. Fin dall'epoca del presidente Tsiranana e del suo regime dittatoriale-pater-nalista prosperato all'ombra del colonialismo francese, la Chiesa insorse controle ingiustizie, la violenza, il disprezzo dei poveri, la corruzione, la dominazioneeconomica straniera . Anche nei confronti dei regime attuale, la Chiesa non tace . IVescovi si sono associati alla lettera collettiva di tutte le Chiese cristiane, che de-plora «la pratica poliziesca, gli arresti arbitrari, le minacce di ogni genere, le sen-tenze senza processo» .

Nel novembre del 1981, i Vescovi cattolici hanno scritto: «Il banditismo è unarealtà angosciante . . . La ripartizione dei viveri di prima necessità è fatta a volte se-condo due pesi e due misure . La corruzione va generalizzandosi e in questomodo la fiducia nel funzionamento dei poteri pubblici va scemando . . . Gruppi diinteresse opposti gli uni agli altri continuano a sfruttare il tribalismo come stru-mento politico, allo scopo di arrivare a essere i soli padroni della situazione» . Eancora: «Il fatto dominante di questi ultimi anni è stato lo spazio preponderanteassunto dallo Stato in nome della difesa e della promozione degli interessi del po-polo. Ciò si avverte particolarmente in quattro settori, che condizionano la vitaquotidiana di ciascuno : l'informazione, l'insegnamento, l'organizzazione eco-

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CORAGGIO DELLA VERITÀnomica, la vita politica . . . Ma non bisogna lasciarsi abbattere dalle difficoltà . Comedice il proverbio: se il riso è stato cotto male una volta, non per questo va sotter-rato il mestolo» .

La denuncia ferma e coraggiosa non è fine a se stessa. Essa si accompagnaalla più volte ribadita volontà di contribuire «a risolvere i problemi di oggi e di pre-parare il futuro» . Hanno scritto i Vescovi : «Sperare significa agire e impegnarsi .Dio ha bisogno di noi per costruire il suo regno . Allo stesso modo, il nostro av-venire nazionale non si costruisce senza di noi . Quale che siano la nostra età, lanostra situazione sociale, il nostro livello di responsabilità, dobbiamo lottare peraffermare nella vita quotidiana l'onestà, il senso della giustizia, la coscienza pro-fessionale, il rispetto delle persone e dei beni». È un invito a non perdere la fidu-cia nelle istituzioni, a tenere alti i valori di giustizia e di onestà, nonostante le pa-lesi violazioni di questi stessi valori .

Talune prese di posizione non sono piaciute al governo, che nel 1982 ha di-sposto anche l'arresto di due sacerdoti accusati di «complotto contro lo Stato» .In realtà i cattolici non hanno mai inteso complottare contro lo Stato, ma al tempostesso non sono disposti a rinunciare al loro diritto di denunciare le inadempien-ze dello Stato. Ciò che essi vogliono è la realizzazione di una pacifica rivoluzionesociale, nel quadro di una autentica indipendenza, di una genuina unità naziona-le, di una maggiore comunicazione fra il popolo e i suoi governanti .

I cattolici in Madagascar sono minoranza, ma assieme ai cristiani di altre Con-fessioni costituiscono l'élite intellettuale del paese . È questo il frutto dell'operasvolta lungo i decenni dalle scuole missionarie. Un'opera che non può ancoradirsi compiuta. Nonostante gli sforzi dello Stato per la diffusione dell'insegna-mento di base, molto rimane ancora da fare nel settore scolastico, specie nellearee rurali, dove la frequenza alla scuola rimane bassa, perché i ragazzi vengonoutilizzati nei lavori dei campi o per la sorveglianza dei fratelli e delle sorelle piùpiccoli durante l'assenza dei genitori . Vale la pena di ricordare, a questo propo-sito, che la metà della popolazione malgascia ha meno di vent'anni .

ti in Francia, che un Direttoriomilitare aveva nominato capo del-lo Stato e del governo . L'annosuccessivo, un referendum confer-mava Ratsiraka alla presidenzadella Repubblica democraticamalgascia. Con Didier Ratsiraka,il Madagascar ha fatto una «scel-ta socialista». Quale socialismo?È lo stesso presidente a definirneil volto: «Non ho dato alcun ag-gettivo al nostro socialismo. Nonè né scientifico, né marxista, né li-berale, né cristiano. È un sociali-smo malgascio e basta». È su que-sta base che il governo procedespeditamente verso la nazionaliz-zazione generalizzata delle atti-vità economiche e punta alla ri-nascita della « fokonolona », le co-munità rurali dell'antica tradizio-ne malgascia . In politica estera,Ratsiraka si è mosso in direzionedei «paesi socialisti», dall'Unionesovietica alla Libia alla Corea delNord.

Arrivato al potere, il presidentenon ha nascosto la sua propensio-ne a ricondurre la vita politicanell'ambito del partito unico, ri-tenendolo lo strumento più ido-

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neo a realizzare il programma del-- BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1981 • 19

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la «rivoluzione». Finora almeno, ilprogetto è rimasto sulla carta pervia della opposizione esercitatadai numerosi partiti politici mal-gasci, forti di una consolidata tra-dizione che privilegia il pluripar-titismo (in Madagascar le elezionisi svolgono in un clima di relativalibertà, che non ha l'eguale se nonin pochi paesi africani) . Ratsirakaha allora ripiegato sulla costitu-zione di un «Fronte nazionale perla difesa della rivoluzione», cheraccoglie i vari partiti per megliotenerli sotto controllo .

A contrastare il disegno del pre-sidente fu soprattutto MonjaTaona, il capo del partito Moni-na, molto popolare anche per ilsuo passato di combattente con-tro il colonialismo . Nonostantel'età molto avanzata - ha più di80 anni - Taona ha svolto unaintensa campagna elettorale inoccasione delle elezioni presiden-ziali del novembre 1982, alle qualisi era presentato come candidatocontrapposto a Ratsiraka. Da

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UNA FESTA DI DONÈ passata la festa di Don Bosco, la prima che abbiamo celebrato qui ad ljely e

sarebbe stato mio, nostro piacere, scrivervi prima anche per incoraggiarvi a pre-gare per noi . Ma c'erano troppe cose da fare e la sera siamo molto stanchi .

Comunque è stata una festa molto bella! Non molto chiassosa, in verità, mamolto sentita . Don Bosco è un Santo che piace dappertutto, perché attraverso igiovani tocca il cuore di tutti .

Noi l'abbiamo celebrata il 31 nell'intimità delle due famiglie religiose di ljely, lanostra e quella delle suore e poi il 6 di febbraio abbiamo fatto la cosiddetta festaesterna. È venuto anche il Vescovo che ha celebrato la Messa, ha fatto l'omeliaesaltando la figura di Don Bosco ed il nostro lavoro . Ha pure pranzato con noigustando ed apprezzando il formaggio ed il burro fatto da Franco .

La gente era numerosa, sarebbe stata anche più numerosa delle altre volte,se molti non fossero stati impediti da malattie .

Nel pomeriggio abbiamo accompagnato il Vescovo in campagna perché sirendesse conto dei lavori già fatti e cui tiene molto! È stato molto contento e cre-do che ci aiuterà a venir fuori da certe difficoltà economiche che abbiamo proprioin questi giorni .

Dopo la sua partenza, un poco affrettata per paura di un grosso temporaleche gli avrebbe impedito di far ritorno a Miarinarivo, abbiamo proiettato le dia-positive su la vita di Don Bosco . La chiesetta era piena di gente . Per difetti tecnici,abbiamo dovuto arrestare la proiezione al secondo tempo con disappunto di tan-te persone, piccoli e grandi . Contemporaneamente, nel campo dell'oratorio, tantigiovani facevano le loro partite, come tutte le domeniche .

Non abbiamo fatto grandi cose, come vedete . Ma durante il mese abbiamocon molta fatica, dato una impostazione abbastanza buona alla scuola per la for-mazione dei catechisti, incominciando regolarmente le lezioni e cercando di evi-tare accuratamente vacanze fuori luogo .

Poi abbiamo anche iniziato la scuola di formazione generale e agricola per i

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BOSCO A IJELYgiovani della zona che o non sono mai andati a scuola o l'hanno interrotta primadel tempo . L'abbiamo iniziata il 24 gennaio, festa di S. Francesco di Sales e com-memorazione mensile di Maria Ausiliatrice . Questi due nostri Patroni e Don Bo-sco, ci daranno la forza per condurre avanti una cosa così nuova per noi .

Noi insegnamo tutti e tre : Mario religione e francese, Franco insegna tecno-logia applicata all'agricoltura, ed io insegno Culture . . .

I ragazzi hanno ogni giorno 5 ore di lezione e 3 ore di pratica, divisi in 3 grup-pi : uno con Franco impara meccanica e falegnameria applicata all'agricoltura, unaltro gruppo con il fratello diocesano che vive con noi si occupa di letame, coni-gli, galline e orto, un terzo gruppo con quello che consideriamo il nostro miglioroperaio lavora in campagna e si occupa delle varie colture a seconda delle sta-gioni .

Per ora i ragazzi sono contenti .Dicono spesso: «Mahafinaritra!», cioè «meraviglioso!» e per loro tutto è me-

raviglioso perché è nuovo . E poi sono felicissimi perché noi amiamo le cose chepiacciono a loro: le ricreazioni con il pallone tra i piedi, le corse le lotte . . .

Sono circa una ventina!!!Dalle lettere forse appare che la nostra vita è tutta rose e fiori .C'è molto entusiasmo e tanta voglia di lavorare per il regno di Dio e la sua giu-

stizia (ero tentato di togliere quel sua) ed allora nelle difficoltà cozziamo controuna forza e se non sfondiamo, aggiriamo l'ostacolo.

E poi cerchiamo di essere come quegli alberi che qui ci capita talvolta di ve-dere, che sono saldamente piantati sulla terra con radici poderose, ma le lorocime sono protese in alto da dove viene la luce .

E poi contiamo molto sulla preghiera dei confratelli, dei giovani, dei gruppimissionari e dei nostri amici .

(Lettera inviata dai missionari salesiani Franco Nardone, Mario Sterie Oreste Valle all'Ispettoria Romana il 12-2-1983)

quella competizione, il vecchioleader è uscito sconfitto, nonavendo ottenuto che il 20 per cen-to dei voti. Egli ha in seguito con-testato i risultati elettorali, ac-cusando il suo antagonista di avermanipolato i dati. Le proteste glisono costate l'internamento in uncampo militare, dove è rimasto al-cuni mesi prima di tornare in li-bertà .

Pur confermato alla presidenzadella Repubblica a larga maggio-ranza, Ratsiraka ha dovuto valu-tare il risultato elettorale in ter-mini non del tutto positivi . Infat-ti nelle grandi città, gli elettori glihanno preferito il suo antagoni-sta. In particolare, nella capitalesono poche migliaia di voti hannoseparato i due candidati . Inoltresi è accentuato il fenomeno dell'a-stensionismo, che è stato interpre-tato come manifestazione di sfi-ducia nei confronti del potere. Lacrisi economica, gli errori nellaconduzione della cosa pubblica, ipesanti sacrifici richiesti soprat-tutto alle classi medie, hanno in-dotto molti elettori ad esprimerecol voto o con l'astensionismo la

loro protesta . La popolazionemalgascia è inquieta . La penuriadi generi alimentari di prima ne-cessità si fa sentire, la cronicamancanza di valuta ha reso pro-blematica l'importazione di riso edi materie prime. La tradizionaleesportazione di vaniglia, di cui ilMadagascar è il più grande pro-duttore mondiale, è calata negliultimi anni . Alla crisi internazio-nale, con i suoi immancabili rifles-si sulla situazione interna, si è ag-

giunto il passaggio sull'isola dinumerosi, devastanti tifoni .

Tuttavia la crisi internazionalee le calamità naturali non spie-gano tutto agli occhi dei malgasci,che vedono non realizzate moltepromesse del governo. La povertàè diffusa, ma ciò non impedisceche vi siano gruppi di persone checontinuano ad arricchirsi . Se nes-suno, al momento attuale, preten-de di operare drastici mutamentinell'assetto politico del paese, ètuttavia diffusa la domanda diapportare qualche mutamento diindirizzo. Lo stesso Ratsiraka nonesita a riconoscere che il paese at-traversa «gravi difficoltà» . Il pre-sidente è uomo dotato di reali-smo, non è la prima volta che in-terviene ad apportare cambia-menti nella conduzione del paese .Egli sa anche di poter contare sul-la stima di molti ambienti inter-nazionali, e di ciò egli si è avvalsoper cercare accordi economici coni paesi occidentali .

Il futuro del Madagascar è af-fidato alla buona volontà di tuttii malgasci. C'è da spazzare via lapiaga del brigantaggio, da sradi-care la corruzione, attivare l'ini-ziativa industriale, valorizzare l'a-gricoltura. Molta preoccupazionedestano i giovani, spesso senza la-voro. È proprio alle masse giova-nili che ha pensato Giovanni Pao-lo II quando, nel maggio 1982, ri-cevendo diciassette vescovi mal-gasci guidati dal cardinale Raza-fimahatratra, li ha esortati adavere cura della gioventù, soprat-tutto mediante una solida educa-zione cattolica . Gaetano Nanetti

Giuseppe Costa

I SALESIANI IN MADAGASCAR

Fra le nuove presenze salesiane in Africa, quella in Madagascar meritauna attenzione particolare. Perché? È presto detto .

Ben quattro ispettorie italiane infatti dal 1981 si sono piazzate in questameravigliosa isola. L'ispettoria salesiana Meridionale è presente a Bema-neviky, la Romana a Majunga, la Sicula a Tulear e la Veneta S . Marco aljely .

Parrocchie, scuole professionali, catechesi : ecco alcune delle tante at-tività apostoliche avviate dai Figli di Don Bosco che in un'isola «giovane»come il Madagascar incominciano a trovarsi a loro agio . Recentemente leIspettorie italiane hanno anche acquistato uno stabile nella capitale Ta-nanarive: si spera di farne un centro dell'intera attività salesiana in quelPaese .

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gli exallievi,questiinnamorati.Ecco la storia di unaorganizzazione salesiana sparsaIn tutto il mondo e fioritaall'insegna della riconoscenza . LaConfederazione mondiale degliExallievi di Don Bosco constaoggi di 72 Federazioni nazionali,oltre mille associazioni e oltrequattrocentomila acquistati .

L 'autunno del 1983 per gliExallievi di Don Bosco eper le Exallieve delle Fi-

glie di Maria Ausiliatrice è tuttoda ricordare. Se infatti i primi sisono riuniti in congresso interna-zionale a Roma dal 24 settembreal primo ottobre per dibattere l'i-dentità dell'exallievo, le seconde,proprio nei giorni immediatamen-te precedenti, hanno celebrato il750 anniversario della loro fonda-zione in associazione.

Chi sono in realtà questi uo-mini e donne che è possibile in-contrare dappertutto e che spessocon un pizzico di malcelato orgo-glio vi dicono : « Sa, io sono unexallievo»? Non è facile dare unarisposta e forse non andiamotroppo lontani da quella giusta seli definiamo «innamorati» .

A sentirli infatti parlare di DonBosco e dei Salesiani e a vederlicosì solidali non temiamo di avereesagerato definendoli in tal modo .La loro storia è tutta da raccon-22 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1981 -

tare. Proviamo a farlo narrandovile vicende della ConfederazioneMondiale Exallievi di Don Boscoe ripromettendoci di tornare sul-l'argomento per presentare altriaspetti .

Un servizio di caffè

Come ogni storia anche questaha avuto un inizio . La data è sug-gestiva: 24 giugno 1870, festa ono-mastica di san Giovanni Bosco .Quel giorno di gran festa un certoCarlo Gastini, già allievo dell'O-ratorio nel 1847 e nel 1870 capori-legatore, sentì il bisogno di riunirealcuni antichi compagni di scuola,fare una colletta ed acquistare,come dono da portare a Don Bo-sco, sei tazzine di caffè .

Questo gesto passò quasi inos-servato ai più, ma già l'anno suc-cessivo qualcosa incominciò acambiare dal momento che gli ar-chivi conservano l'elenco dei 45exallievi dell'Oratorio che aderi-rono all'annuale festa onomasticadi Don Bosco.

Nel 1874 Don Bosco volle rin-

Carlo Gastini

graziare quel gruppo di affezio-nati invitandoli ad un pranzo chefu tenuto il 19 luglio. Un docu-mento del 1877 parla di una«commissione» organizzativa po-sta a capo di una società di anti-chi allievi dell'Oratorio sorta ottoanni prima .

Il semplice gesto del 1870 eracosì diventato un fatto organiz-zativo e tradizionale. Alla mortedi Don Bosco, il successore donRua avvertì la necessità di scri-vere al Gastini una lettera nellaquale fra l'altro diceva: « . . .Ti pos-so accertare che tiene un postoimportante la dichiarazione da tefatta a nome degli antichi allievi,e specialmente del loro Comitatoper le onoranze a Don Bosco, chel'affetto che avevate per il caroPadre lo serberete per quelli chene hanno raccolto l'eredità e cheanimati dallo spirito di Lui neproseguiranno l'opera benefica .Questa dichiarazione è di grandeconforto a me e ai miei confratelli,a nome dei quali pure ti rispondo .Quanto poi a me in particolare tiposso dire con verità che vorreiavere un cuore grande e tenero

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Carlo Gastini nella legatoria di Valdocco.

come il caro Don Bosco per amar-vi al pari di lui» .

Lo sviluppo

Di pari passo con l'espandersidella Congregazione incomincianoa moltiplicarsi le iniziative degli«Ex» .

Così il 4 giugno del 1889 perloro iniziativa viene apposta unalapide presso la tomba di Don Bo-sco a Valsalice ; viene restauratapresso ai Becchi la vecchia e po-vera casetta dei Bosco ; si celebranel 1891 il cinquantenario dell'O-ratorio.

Nel 1893 a Lilla in Francia sor-ge la seconda associazione che, da-tosi un regolamento a forma di as-sociazione di mutuo soccorso, ottoanni dopo in occasione dell'appli-cazione in Francia delle leggiCombes che ordinavano la confi-sca dei beni religiosi non esitò afar sentire la sua energica prote-sta presso il Senato della Repub-blica a favore dei Salesiani .

Nel 1902 a Torino-Valdocco na-sce una seconda associazione : rac-coglie gli allievi «esterni» ed èanimata da un maestro di banda :Giovanni Garbellone.

Tra la fine dell'Ottocento quin-di e gli inizi del Novecento è unfiorire di associazioni ed iniziative

stimolate anche dallo sviluppo diquel cattolicesimo sociale incorag-giato dalla Rerum Novarum .

Il beato Michele Rua ne era en-tusiasta. Il 20 gennaio del 1900così ne scriveva ai suoi confratelli :« . . .In parecchie città dell'Europa,dell'America e dell'Africa l'asso-ciazione degli antichi allievi è giàstabilita ad imitazione di quellache possiamo chiamare «prima-ria» fondata da anni a Torino.Anche in questo ramo dell'attivi-tà salesiana ricevo consolanti no-tizie». E, dopo aver descritto leprincipali attività di questi exal-lievi associati e sottolineato ilgran bene compiuto, don Ruaconcludeva: «Come vedete, conqueste associazioni (noi salesiani)si continua a fare gli Angeli Cu-stodi ai nostri alunni, come l'ab-biamo fatto a loro giovanetti» .E don Rua - commenta l'av-

vocato Nicola Ciancio già presi-dente della Federazione Italiana eappassionato conoscitore dellastoria dell'Associazione - fu ilvero Angelo Custode del giovanemovimento .

Nasce la FederazioneInternazionale

Lo sviluppo internazionale del-la Congregazione e delle associa-

Incontro fra il dott. Taboade e il dott.Frei, presidente del Cile.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1954 • 23

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zioni fece sentire l'esigenza di unafederazione internazionale. L'ini-ziativa fu presa dal gruppo di Val-docco che data la peculiare suaesperienza venne considerata qua-si un'associazione «madre» . Nel1908 con la partecipazione di donFilippo Rinaldi si svolse un con-vegno presenti anche numerosirappresentanti europei che si tro-varono d'accordo nell'indire per il1910 - anno del giubileo sacer-dotale di don Rua - il primo con-gresso internazionale . Tuttavia lamorte del Beato, avvenuta il 6aprile 1910, fece slittare la mani-festazione all'8 settembre 1911 .

Tre mesi prima del Congresso,il 30 giugno, il nuovo Rettor Mag-giore don Paolo Albera scrisse alComitato del Congresso : « . ..Noiaffrettiamo col più vivo desideriola data fissata per il nostro con-vegno che porgerà occasione di

n presidente Torres.

24 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 •

Il comm. Arturo Poesio.

mostrarci a vicenda che né il tem-po né la distanza valsero a dimi-nuire l'affetto che sempre ci por-tammo fin da quando c'incon-trammo in collegio. .. Venite adun-que in gran numero, noi vi atten-diamo a braccia aperte . . .» .

La risposta degli exallievi fumassiccia. A quel Congresso par-teciparono ben 900 exallievi pro-venienti da 22 Nazioni .Quel primo congresso doveva

essere presieduto dall'onorevoleGiuseppe Micheli, figura notevoledel popolarismo cattolico ed exal-lievo egli stesso, ma all'ultimomomento non poté partecipareper sopraggiunti impegni . Il De-putato tuttavia si fece presentecon il seguente telegramma checonteneva una felice proposta :

« Castelnuovo Monti . - Da varigiorni ho assunto direzione soc-corsi epidemia diffusa già in trefrazioni pure desiderosissimo tro-varmi con tanti antichi amici, nonposso muovermi. Comunichi Con-gresso mio fraterno saluto e votoardente. Congresso deliberi cele-brare primo centenario nascitaDon Bosco con erezione monu-mento piazza Maria Ausiliatrice,costituendo comitato internazio-nale exallievi, associandovi nomipiù illustri cooperatori salesianinel mondo. - Micheli» .

In assenza del Micheli la pre-sidenza fu assunta da Arturo Poe-sio che per oltre un quarantenniosarà il mitico animatore di tanteiniziative .

Il Congresso del 1911 presentauna associazione già adulta riccadi fermenti, strategie e aperturesociali. Fra gli interventi eco no-tevole ebbe il discorso di GuidoMiglioli, altro esponente con ilMicheli dei cattolici impegnatinel sociale .

«Prendendo lo spunto - scriveIl Momento del 10 settembre 1911- da quella parte che tratta delleopere di difesa e di previdenza so-ciale che gli exalunni Salesiani de-vono patrocinare e fondare, l'av-vocato Miglioli invitò i suoi com-pagni di ieri e i figli di Don Boscod'oggi a interessarsi delle lotteamministrative e politiche che sicombattono nei loro paesi.

Nel Congresso degli exallievisalesiani non si deve fare della po-litica, egli dice, ma non è fare del-la politica interessarsi di quellelotte che solo possono portare adifendere quella scuola che ai cat-tolici interessa salvare dalle in-frammettenze massoniche» .

Una curiosità: la Banda dell'O-ratorio eseguì per l'occasione unconcerto con il seguente program-ma: Giani, Marcia Pro Ecclesia

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Si inaugura a Torino il monumento a Don Bosco .

«Viva Pio X» ; Pagella, Inno aDon Bosco Exallievi ; De Vecchi,Gran Sinfonia «Tu es Petrus » ;Waldtenfent, Gran Valzer «Do-lores»; Petrella, Bivacco e Coronell'Opera l'«Assedio di Leida» ;Manente, Gran marcia finale .

Gli anni frale due guerre

Al primo congresso internazio-nale seguirono anni di fervore e diimpegno organizzativo che por-tarono i singoli gruppi da meno dicento a quattrocento immedia-tamente prima dello scoppio dellaprima guerra mondiale che bloc-cherà ogni cosa.La ripresa nel dopoguerra fu

immediata e l'inaugurazione delmonumento a Don Bosco, avve-nuta il 23 maggio 1920, segnò ladefinitiva crescita degli exallievi.

Per l'occasione gli exallievi con-vennero in Torino a migliaia . Daquel Congresso venne fuori unaAssociazione strutturata local-mente in «unioni», regionalmentein «federazioni ispettoriali », na-zionalmente in «federazioni na-zionali» e internazionalmente in«confederazione internazionale» .

Sempre in quella circostanza gliexallievi chiesero che presso le

Immagini del congresso mondiale ultimo .

case salesiane si pregasse ognisera per loro : vennero subito ac-contentati e da quel giorno per al-meno cinquant'anni ogni sera i ra-gazzi dei collegi salesiani hannorecitato un'Ave Maria per gliexallievi .

Con il rettorato di don FilippoRinaldi, gli exallievi acquistanooltre che un padre anche un ap-passionato sostenitore : il Servo di

Dio non mancherà di incoraggiareogni iniziativa e del resto già eglistesso aveva incoraggiato il sor-gere dell'organizzazione delleexallieve. Sua è anche questa de-finizione scritta nel 1907 in unalettera al salesiano don F ferro :«Gli exallievi sono la nostra co-rona o, se vuoi, sono la nostrastessa ragione di esistere, perchéessendo noi una congregazione

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1981 • 25

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Il Momento quotidiano cattolico torinese diede molto spazio al Congresso

educatrice è chiaro che non edu-chiamo per il collegio ma per lavita» .

Dagli anni cinquantaai nostri giorni

Poco prima della fine della se-conda guerra mondiale a donGiorgio Seriè superiore respon-sabile del settore, viene affiancatodon Umberto Bastasi . Con l'azio-ne di quest'ultimo si sviluppano leFederazioni nazionali e le mani-festazioni internazionali . Sotto lasua responsabilità Voci Fraterne- organo di collegamento degliexallievi voluto al congresso del1920 - raggiungerà le cinquan-tamila copie .

Il già citato avvocato Cianciocosì sintetizza l'attività di donUmberto Bastasi :

«Capolavori di don Bastasi, nelperiodo fra il secondo dopoguerrae il Concilio, sono, come già accen-nato, i congressi nazionali e inter-nazionali, da lui voluti promossiguidati con silenziosa dedizione econ una tecnica d'avanguardia .

Cito fra tutte queste manifesta-26 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984

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zioni i Congressi dell'America La-tina, l'incontro dirigenti a Torinoper la canonizzazione di Dome-nico Savio nel 1954, quello dellaFederazione Italiana (il V) nel1957 a Roma, quello europeo (il I)a Torino nel 1965. Un particolarecenno merita l'incontro dirigentidel '54 a Torino: erano presenti 36presidenti di federazioni naziona-li, altri 21 erano rappresentati; fuvarato il nuovo Statuto che portòil cambiamento della denomina-zione da Federazione internazio-nale a Confederazione Mondiale,quella tuttora in vigore; fu piùesplicitamente ribadita la estra-neità dell'associazione alla poli-tica e ad operazioni finanziariecompromettenti; furono apertele porte dell'associazione agliexallievi non cristiani, facendocosì della nostra associazione ilprimo organismo ecumenico dellaChiesa.Don Bastasi fu anche l'uomo

dell'apertura, inizialmente soffer-ta, poi prudentemente ma senzareticenze attuata, verso le altreassociazioni di exallievi dellascuola cattolica. Il primo passo fuquello dell'adesione della Federa-

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Per il centenariodella testa di Maria Ausiliatrice

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zione Italiana alla Confederex .Questo moto rispondente ai biso-gni dei tempi di realizzare una si-tuazione favorevole allo scambiodi esperienze e ad un impegnocoordinato, fatta salva l'autono-mia delle singole associazioni ade-renti, porterà nel 1963, dopo ilCongresso eucaristico di Monaco,alla costituzione in Roma di unaCommissione di studio per arri-vare ad una intesa a livello inter-nazionale. Nasceva così nel 19671'OMAEC (Organisation Mondia-le des Anciens et Anciennes Elè-ves de l'Ecole Catholique), con ilproposito di portare una voce cri-stiana nei grandi organismi poli-tici internazionali (ONU, UNE-SCO ecc.), in difesa della libertàdell'insegnamento e per la pro-mozione dell'uomo. Il contributodegli exai ievi salesiani in seno al-l'Omaec, come è stato più volte ri-conosciuto, è stato ed è essenziale.

Questo prendere coscienza dellarealtà internazionale, diventatonel vecchio continente «coscienzaeuropea» ispirerà i nostri congres-si europei (Torino '65, Lovanio'75, Madrid '78, Lugano '81) e rag-giungerà un ambito obiettivo con

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CONCLUSIONI DEL CONGRESSO MONDIALEPRESIDENTI E DELEGATI FEDERALI NAZIONALI

(Roma, 24 settembre / 1 ottobre 1983)

La Giunta Confederale incarichi persone competenti di elaborare unaSTORIA DEGLI EXALLIEVI, per consentire una conoscenza più profondadel Movimento, dell'Associazione, della Confederazione .

Promuovere e situare il Movimento «AMICI E SIMPATIZZANTI DI DONBOSCO» .

Unificare lo STATUTO e il DOCUMENTO AGGIUNTO, studiandone laelaborazione giuridica sulla base dei Concilio Vaticano li, del nuovo codicedi Diritto Canonico, delle disposizioni dei Capitoli Generali e delle fondateopinioni delle Federazioni .

Esortare le Federazioni a prendere coscienza dell'importanza delprogetto educativo salesiano e della sua realizzazione; si studino modalitàconcrete di collaborazione pedagogico-educativa, di amministrazione,ecc. perché siano incorporate nel progetto .

Informare i giovani dell'esistenza dell'associazione, fin dagli ultimi annidi scuola, facendoli partecipare alle attività che sono loro possibili egradite; inseriti nell'associazione, si diano spazi perché possono esprimerela loro creatività e dinamismo, nelle attività contemplate dal programma .Aiutarli a risolvere i loro problemi di lavoro e di studio . Per l'annoInternazionale della gioventù, fissato per il 1985, fare in modo che i giovanipartecipino alle celebrazioni che saranno realizzate .

Per le problematiche connesse al mondo dei lavoro, gli Exallievistudino la DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, in vista di collaborare arisolvere difficoltà, organizzando corsi intensivi e altri mezzi per diffondere,tra il popolo, tale dottrina . Gli Exallievi siano formati perché adempiano illoro dovere e agiscano cristianamente nelle loro organizzazioni (sindacati,collegi o istituzioni professionali di ogni genere) . Sviluppare tutte lepossibili attività per alleggerire e risolvere le crisi più acute del lavoro,aiutando a superare gli effetti negativi per i lavoratori (disoccupazione,licenziamenti, ecc .)

Partecipare alla vita socio-politica e culturale, intensificando, nellescuole, le attività formative per gli alunni . Gli exallievi, nelle loroassociazioni, promuoveranno analoghe iniziative per vincere l'indifferenzadei soci, far conoscere l'insegnamento della Chiesa, preparare gli exallieviad assolvere - sotto responsabilità propria - incarichi di uffici pubblici epartecipare alla vita politica e culturale dei propri Paesi .

Avere la preoccupazione costante di ricercare gli exallievi lontani con imezzi tradizionali e quelli che offre la stampa, attraverso l'informazione ditutta la gamma di attività dell'associazione, in modo che possanointeressarsi e accettare l'invito dei compagni .

Sulla Famiglia Salesiana, il Congresso, cosciente della dignità checomporta l'appartenenza ad essa e delle possibilità di azione al suointerno, come pure delle gravi responsabilità che ne derivano fa voto che ilCapitolo Generale XXII confermi definitivamente l'appartenenza degliExallievi alla Famiglia Salesiana .

Il Congresso assicura la disponibilità del Movimento a collaborare con iSalesiani e con gli altri gruppi della Famiglia Salesiana, nei settori di :

- animazione dei soci e degli exallievi lontani- progetto educativo salesiano- impegno culturale umano e cristiano- promozione del Movimento «AMICI DI DON BOSCO»- risposta generosa alla eventuale vocazione personale di

cooperatore salesiano .

l'accoglimento della nostra Con-federazione nel '79 tra gli organi-smi consultivi non governativi ac-creditati presso il Consiglio d'Eu-ropa .Don Bastasi fu infine l'uomo

del nuovo volto dell'associazione,

in base a queste novità, emersedopo cent'anni per le mutazionidella realtà ecclesiale : l'autono-mia organizzativa degli exallievi ;la loro apertura all'apostolatoesterno in una visione sociopoli-tica dei propri impegni e delle

proprie attività ; la loro situazionedi presenza attiva nella vita dellaCongregazione in uno scambioamorevole di doni e servizi» .

Il rinnovamento voluto dalConcilio Vaticano II ed in parti-colare il ruolo dato alle Associa-zioni dal documento sull'Aposto-lato dei Laici (Apostolicam actuo-sitatem) e sulla Chiesa (LumenGentium) impongono gli exallieviorganizzati nuove e più impegna-tive scelte. Così il Congresso del1970 - nel ricordo delle sei taz-zine del 1870 - sarà una riletturadell'associazione in chiave di rin-novamento. Sotto la presidenzadel madrileno J. Taboada Lago ilcongresso di Torino precisò il si-gnificato non puramente nostal-gico di quel «filo d'oro» che legagli exallievi a Don Bosco e ai Sa-lesiani, affermò l'autonomia deilaici nella direzione dell'associa-zione e il ruolo dei sacerdoti sale-siani all'interno di questa, affron-tò il tema dei rapporti fra giovaniexallievi ed adulti e allargò gliorizzonti operativi dell'Associa-zione invitata a fare una vera epropria scelta di apostolato eccle-siale .

Dal 1970 in poi la Confedera-zione mondiale degli exallievi diDon Bosco è&attivamente presen-te a tutti i principali momenti didibattito salesiano mentre il cam-bio di presidenza avvenuto al con-gresso di Città del Messico del1973, - da Taboada a GonzalesTorres - sancisce la definitiva in-ternazionalizzazione dell'Associa-zione .

Dal 1974 è un susseguirsi di ini-ziative a tutti i livelli incoraggiatidal Consigliere Generale per laFamiglia Salesiana, don GiovanniRaineri, purtroppo scomparso im-provvisamente nel mese scorso .

Attualmente il presidente del-l'associazione è lo svizzero Giu-seppe Castelli, mentre il delegatoconfederale è don Carlo Borgetti .

Di fronte all'incalzare di nuoveproblematiche sociali ed ecclesialigli exallievi di Don Bosco sannoche la loro fedeltà a Don Bosconon è un fatto statico ma dina-mico ed è con fiducia ed ottimi-smo che guardano al futuro dellaloro associazione .

Giuseppe Costa

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1981 • 27

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Da quando papa Paolo VI, nel1968, ha Indetto la prima Giornatadella Pace, sono trascorsidiciassette anni . Intanto lasituazione è sempre piùproblematica: sono caduti vecchimiti e sono sorte nuove Illusioni .La celebrazione annuale di questagiornata è ormai unappuntamento di riflessione e dipreghiera per tutti I credenti e perquanti ritengono la pace un bene ;alla base dl tale riflessione ognianno c'è l'intervento Illuminantedel Pontefice . È appunto a partireda questi Interventi che AngeloPaoluzi presenta una sintesi dellediciassette «giornate» .

I Giornata - 1968.Tema generale

Per dare alla storia del mondoun più felice svolgimento ordinatoe civile, la Chiesa cattolica lancial'idea che con giusto e beneficoequilibrio sia la pace a dominarelo svolgimento della storia futura,attraverso una nuova pedagogia28 • BOLLETTINO SALESIANO . 1 GENNAIO 1904 •

per educare le nuove generazionial reciproco rispetto delle nazioni,alla fratellanza dei popoli, allacollaborazione delle genti fra loro .

Non si può legittimamente par-lare di pace dove non se ne accol-gano i principi fondamentali, cioèil rispetto reciproco all'internodelle nazioni fra i cittadini, e deipopoli fra loro . Oltretutto la paceè l'unica vera linea del progressoumano, propria del genio cristia-no perché, in definitiva, soltantodal Vangelo essa può effettiva-mente scaturire.

II Giornata - 1969.La promozione dei dirittidell'uomo, via verso la Pace

La pace è oggi intrinsecamentecollegata con il riconoscimentoideale e con l'istaurazione effet-tiva dei diritti dell'uomo, come undovere, perché soltanto in un cli-ma di pace si rafforza e progredi-sce la giustizia, respira la libertà .La pace, per essere negli avveni-menti, deve prima trovarsi neglianimi. Sia la ragione, non la forza,

a decidere della sorte dei popoliattraverso l'intesa, la trattativa,l'arbitrato e non l'oltraggio, ilsangue, la schiavitù: fra individuie popoli, e principalmente nel ri-spetto delle persone, perché dovenon c'è rispetto, difesa e promo-zione dei diritti dell'uomo nonpuò esserci vera pace.

Inoltre, la pace di Cristo ag-giunge, alla dignità di cittadini.del mondo, quella dei figli dell'u-nico Padre, all'eguaglianza natu-rale degli uomini, quella della fra-ternità cristiana, che fonda insie-me le ragioni della natura umanae del destino trascendente dellepersone .

III Giornata - 1970.È nostra missione educaregli uomini a riconciliarsi

La pace non si gode, si crea. Èun livello superiore di consapevo-lezza che non addormenta, ma cirende tutti responsabili del benecomune. Occorre quindi oggi un'e-ducazione ideologica nuova, che èquella alla pace. Anche ammesso

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che la lotta possa essere necessa-ria e persino generosa, essa nonpuò costituire il faro di cui l'u-manità ha bisogno : mentre lapace deve sostituire la forza mo-rale a quella bruta .

La deplorazione generale con-tro le violenze è un contributo allapace perché la coscienza del mon-do non tollera più i delitti ai qualiabbiamo assistito e assistiamo .Ma è nostro compito educarci ededucare gli uomini ad amarsi, a ri-conciliarsi, a perdonarsi scambie-volmente; tanto più se, in quantocristiani, ci ricordiamo del «rimet-ti a noi i nostri debiti come noi lirimettiamo ai nostri debitori»,con quel come tremendo che ci fariflettere sull'impossibilità di unapace senza clemenza, di una pacesatura di spirito di vendetta.

IV Giornata - 1971.Ogni uomo è mio fratello

La pace decade ogni volta in cuidecade l'uomo : le guerre, la supre-mazia degli interessi, l'odio, la lot-ta di classe, il prestigio nazionalee politico, le ambizioni contra-stanti, il razzismo e i sistemi ideo-logici chiusi, la tortura, il terrore,il delitto, la violenza ; anche comepuro equilibrio di spaventose for-ze contrastanti che, per fatale im-prudenza, possano portare a irre-frenabili collisioni. Ma esiste unapace «progressiva», fondata sullagiustizia, sull'intangibile dignitàumana, sul rispetto, sull'amoredovuto a ogni uomo perché tale:come fratello.

Le basi della pace sono costrui-te da chiunque operi per educarele nuove generazioni a questo con-cetto, che si sostanzia nel bene co-mune, perché dove è misconosciu-ta la fondamentale fraternità de-gli uomini, si rovina in radice lapace. I cristiani, oltretutto, sonoin grado di fornire un supremo ar-gomento: quello della paternitàdivina, comune a tutti gli uomini,proclamata a tutti i credenti .

V Giornata - 1972.Se vuoi la Pace,lavora per la giustizia

Alla tentazione costante di im-porre una normalità di rapporti

con una pace ottenuta mediantela forza bisogna sostituire un au-tentico culto dell'uomo che sichiama giustizia, un modo di es-sere e di sentire che nasce dal cuo-re. Non si tratta di un fenomenosemplicemente individuale o riser-vato a gruppi ristretti, ma ormaicollettivo e universale, anche seresta ancora da istaurare una piùgrande giustizia sia all'internodelle nazioni che fra i popoli :come può essere vera pace quellache limita o esclude la libertà re-ligiosa, o altre forme di libertà na-zionali, sociali, culturali o eco-nomiche? Occorre forse maggioremagnanimità ad arrendersi alleragioni della giustizia e della paceche non a lottare e a imporre al-l'avversario un proprio diritto,autentico o presunto .

VI Giornata - 1973.La Pace è possibile

La violenza ritorna di moda e siriveste persino della corazza dellagiustizia ; rinascono gli egoismicollettivi e individuali, il delittonon fa più orrore . Ma la pace èpossibile, perché è la condizione ela sintesi della convivenza umana .Si impone una pedagogia nuova,quella della pace, perché questa èpossibile se veramente voluta ; e seè possibile, è doverosa. Ciò vuoldire che è necessario scoprire leforze morali che aiutino a risol-vere positivamente il problema,forze costruite nella verità, nel-la giustizia, nella carità e nellalibertà, attraverso una realisti-ca conoscenza dell'antropologiaumana .

Se la pace esiste in Cristo e perCristo, essa è possibile fra e per gliuomini, predicando - come uo-mini di fede - l'amicizia e l'a-more del prossimo, la giustizia e ilperdono cristiano .

VII Giornata - 1974.La Pacedipende anche da te

La pace deve essere non soltan-to mantenuta, ma prodotta, en-trando nelle coscienze degli uo-mini come suprema finalità mo-rale. La sua causa dovrà prevalere

perché in primo luogo si fa stradanegli animi degli uomini respon-sabili, secondariamente perché, sele idee guidano il mondo, e se l'i-dea della pace trionferà nel cuoredella gente, essa sarà salva, e in-fine perché l'opinione pubblicapuò contribuire, come elementodecisionale nelle vicende umane, aindirizzare il destino della pace :ciò significa che questa è possibilese ciascuno la ama, la vuole ededuca la propria mentalità a ope-rare per difenderla, vivendo essadelle adesioni, sia pure singole eanonime, che le persone le danno .In tal modo le volontà individualipotranno sommarsi e diventareaffermazione collettiva della paceche, avendo bisogno di tutti, di-pende da ognuno .

VIII Giornata - 1975.La riconciliazione,via alla Pace

Restano potenzialmente apertimoltissimi problemi che impedi-scono una pace fraterna e operan-te, anche perché oggi si affermanonuove forme di conflitti nazionalie contrasti internazionali e au-mentano terrificanti ipotesi discontri fatali, ritenuti quasi ine-vitabili e quasi reclamati comeopera di giustizia . Non basta con-tenere ogni genere di urti, non ba-sta una pace imposta, utilitaria eprovvisoria, ma è necessario ten-dere a una pace amata, fondatacioè sulla libera riconciliazione de-gli amici ; riconciliazione, una pa-rola che dovrebbe entrare nel vo-cabolario delle speranze e dei suc-cessi degli uomini . Tanto piùcome cristiani, perché dobbiamo«fare la pace» con l'unità nellaChiesa e della Chiesa.

IX Giornata - 1976.Le vere armi della Paceal serviziodell'umanità nuovaNon si può chiamare pacifico

un mondo nel quale emergono fe-nomeni di violenza e che è radical-mente diviso da ideologie irridu-cibili, intimorito dagli armamentisempre più perfezionati e preda diculture egoistiche. Le armi della

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pace sono quelle morali, in primoluogo la fedeltà ai patti ; e dovequesti non sono osservati, le Isti-tuzioni internazionali devono as-solutamente escludere le cosiddet-te vie di fatto, cioè le guerre, daiprogrammi della civiltà . Ancheammesso che il disarmo, se non èdi tutti, sia un delitto di mancatadifesa, bisogna riflettere all'in-gresso nel mondo di una nuovalegge trasformatrice che arma lapace con un principio rivoluzio-nario: «Voi siete tutti fratelli .La civiltà cammina al seguito diuna pace armata soltanto di unramo d'ulivo, e che si afferma uni-camente con la pace stessa, nondisgiunta dai doveri della giusti-zia, ma alimentata da spirito disacrificio personale, da clemenza,misericordia e carità.

X Giornata - 1977.Se vuoi la Pace,difendi la vita

Pace e vita sono beni supremi ecorrelativi dell'ordine civile; maquante volte la pace è cercata econquistata con la morte, affer-mata con la lotta. Per ritrovare lachiave della verità bisogna sem-pre riconoscere il primato dellavita come valore e condizione del-la pace, secondo tre imperativi es-senziali : difendere, risanare, pro-muovere la vita .

È chiamato in causa l'incalco-labile spreco, dovuto alla politicadei grandi armamenti, di mezzieconomici ed energie umane permantenere una pace fondata sullaperpetua minaccia alla vita. Inol-tre ogni delitto contro la vita è unattentato contro la pace, special-mente oggi, con le facilitazioniconcesse all'aborto . La soppressio-ne di una vita che sta per nascereo è già nata viola il principio mo-rale secondo cui ogni esistenza èsacrosanta sin dal primo istantedel concepimento e fino all'ultimoistante della sua fine naturale, edè sottratta a ogni altro poteresoppressivo, è intoccabile e degnadi ogni cura, sino al sacrificio . Perimpedire il diffondersi delle centoforme di offesa alla vita (dalla de-linquenza individuale e collettivaal terrorismo e alla tortura) biso-gna anche ricorrere al mondo del30 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1994 •

soprannaturale, perché l'esistenzanon può essere sottratta alle fina-lità superiori che le conferisconouna primaria ragion d'essere .

XI Giornata - 1978.No alla violenza,sì alla Pace

Oltre l'ipotesi che la pace siasoltanto una tregua alla vigilia diuno scoppio tremendo, c'è il fe-nomeno della violenza, che si puòchiamare «privata», anche seastutamente organizzata in grup-pi clandestini e faziosi . Essa de-riva dalla decadenza della co-scienza morale, frutto di pessimi-smo sociale anche se spesso la psi-cologia del violento parte da unaradice perversa di vendetta idealee come esplosione di una energiacieca, che cerca, per affermarsi,vie ignobili, dell'insidia e dellaprepotenza, e sostanzialmente an-tisociali . Come ogni guerra, ancheparziale .

Ma la pace non deve affermarsisoltanto sui campi di battaglia,bensì ovunque si svolga l'esistenzadell'uomo, a partire dal seno ma-terno e dalla culla. Senza la guidae l'aiuto di Cristo, tuttavia, non èpossibile una pace vera, stabile euniversale, che non indebolisce gliuomini, ma piuttosto li fa capacidi lottare per la giustizia con lagenerosità e il genio dell'amore .

XII Giornata - 1979.Per giungere alla Pace,educare alla Pace

Se giungere alla pace è la sintesie il coronamento di ogni nostraaspirazione, nonostante i persi-stenti conflitti, per raccogliere lasfida non bastano le parole ma ènecessario imparare prima di tut-to a rileggere la storia dei popoli edell'umanità non secondo schemidi concatenazione di guerre e ri-voluzioni. L'educazione alla pacepuò beneficiare degli esempi quo-tidiani che vengono da individui,famiglie, gruppi e popoli la cuiopera si svolge attorno a quelbene supremo, con la preoccupa-zione di ascoltare e di capire, conil rispetto dell'altro, con la dolcez-za che è forza vera, con la fiducia .

L'apporto del linguaggio dipace deve esprimersi in gesti dipace: nei confronti dei fanciulli,che vanno educati da genitori emaestri a fare l'esperienza dellapace, affinché siano essi poi a co-struirla; della società, che va ali-mentata, anche attraverso diffi-coltà e fatiche, da quanti operanonella vita professionale e sociale ;dei popoli, che vanno aiutati dairesponsabili politici, dei governi,delle organizzazioni internazio-nali, ad aprire nuove porte allapace, a far prevalere la voce deldialogo su quella della forza me-diante l'uso di tutti i mezzi dellaragione, con coraggiosi gesti dipace, con i quali sarà possibileeducare in se stessi e negli altrinuove capacità d'iniziativa a ser-vizio della grande causa dellapace: alla cui educazione anche icredenti e i cristiani trovino nellaloro religione lumi, inviti e forzeattraverso l'esercizio della pre-ghiera .

XIII Giornata - 1980.La verità, forza della Pace

La verità serve la pace perchéne è la forza potente, mentre lanon-verità va di pari passo con laviolenza e la guerra, le quali si ra-dicano nella menzogna e ne hannobisogno. Un'altra specie di non-verità si manifesta nel rifiuto dirispettare gli altrui diritti ogget-tivamente legittimi e inalienabili .Alla base dell'una e dell'altra for-ma di menzogna c'è un'errata con-cezione dell'uomo, secondo la qua-le egli e l'umanità intera attuino illoro progresso soprattutto me-diante la lotta violenta .

È invece necessario restaurarela verità, chiamando con il loronome l'omicidio, i massacri, latortura, ogni forma di oppressionee sfruttamento ; promuovere la ve-rità, come forza della pace, attra-verso uno sforzo costante per nonutilizzare le armi della menzognae per riconoscere la parte di veritàche c'è in ogni opera umana ; nondisperare dell'avversario e far sìche le vittime dell'ingiustizia nonsiano spinte all'estrema risorsadella rassegnazione o della vio-lenza .

La verità si fa nel dialogo, non

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ha paura di accordi onesti, avvi-cina gli spiriti, rivela ciò che uni-sce, fa indietreggiare le diffidenze ;ma non bisogna accomodarsi nellapassività, bensì avere il coraggiodi mettere in luce per tempo lecontroversie latenti . Esiste un le-game, come pone in rilievo il Van-gelo, fra la menzogna e la violenzaomicida : la verità, invece, rivela ecompie l'unità dell'uomo con Dio,con se stesso e con gli altri .

XIV Giornata - 1981.Per servire la Pace,rispetta la libertà

La pace deve realizzarsi nellaverità, costruirsi sulla giustizia,essere animata dall'amore, farsinella libertà. Ma la libertà è feritase i rapporti fra i popoli sono fon-dati sul diritto del più forte e c'èdisuguaglianza fra le nazioni, equando all'interno di queste non ègarantito l'autonomo svolgersidelle decisioni individuali e dellapartecipazione a quelle collettive .Non si è liberi senza la garanzia diun impiego onesto e remunerati-vo, quando la società si fa guidaredal dogma della crescita materialeindefinita, né se è manipolata aqualsiasi titolo.

Folle di donne e di uomini cre-dono però a questo ideale e simettono al servizio della pace . Lalibertà nella sua essenza è internaall'uomo, segno distintivo che tro-va il proprio fondamento nellasua dignità trascendente : l'uomoè libero perché può autodetermi-narsi facendo scelte in funzione divalori, il primo dei quali è la suarelazione con Dio e perciò la liber-tà religiosa diventa la base di al-tre libertà, come beni che non de-vono essere reclamati soltanto persé ma anche come dovere nei con-fronti degli altri .

Se certe forme di libertà nonmeritano quel nome, sarà difficilecreare le condizioni della pacesenza la volontà di rispettare la li-bertà di ogni popolo, nazione ecultura, in un clima di mutua fi-ducia che comunque va conqui-stata. L'uomo infine non può es-sere autenticamente libero se nonriconosce e vive la trascendenzadella sua relazione con Dio, a im-magine del quale è stato creato.

XV Giornata - 1982.La Pace, dono di Dioaffidato agli uomini

Globale, totale e radicale è or-mai la posta in gioco dei conflitti .Contro l'abuso delle potenze e lepretese delle ideologie totalizzan-ti, la pace, bene di ordine essen-zialmente umano, razionale e mo-rale, tende all'istaurazione di ar-monici rapporti e viene essenzial-mente da Dio, come dono cheiscrive nella coscienza delle per-sone leggi che lo obbligano a ri-spettare la vita e il prossimo. Mal'uomo non è dispensato dalla re-sponsabilità di cercare la pace edeve, con tutti, denunciare le ra-gioni dell'odio e della guerra epromuovere quelle della giustiziae della pace .

Si abbia della pace un'infor-mazione qualificata (di qui l'im-portanza dei mass-media) ; maessa deve corrispondere a una in-crollabile volontà comune : degliscienziati, degli studiosi delle di-scipline umane, di quanti si inte-ressano agli scambi culturali edeconomici . Per tendere al mante-nimento della pace è condizioneessenziale il rispetto degli impre-scrittibili diritti della persona,proposti non soltanto a livello in-dividuale ma anche nazionale edelle grandi organizzazioni mon-diali. E se per il cristiano la pacesulla terra è una sfida, che va af-fidata anche alla speranza di Cri-sto, e se c'è il diritto-dovere diproteggere la propria esistenzacontro l'ingiusto aggressore, si ri-cordi anche come la guerra sia il«mezzo più barbaro e più ineffi-cace per risolvere i conflitti» .

XVI Giornata - 1983.Il dialogo per la Pace,una sfida del nostro tempo

La pace non potrà essere man-tenuta senza che si adotti un at-teggiamento di dialogo, senza unasufficiente fiducia di ognuno neiconfronti delle capacità del fratel-lo di essere ragionevole e mai to-talmente pervertito. Il vero dia-logo si applica prima di tutto allepersone, fra i gruppi e le forze po-litiche all'interno di una nazione,

fra gli Stati, nel perseguire ciò cheè vero, buono e giusto per tutti,con l'apertura e l'accoglienza, conl'accettazione delle differenze especificità altrui, con la ricercacon mezzi pacifici di ciò che è co-mune agli uomini e del bene .

Numerosi sono gli ostacoli aldialogo, riconducibili agli egoismidi uomini e nazioni e che bisognarimuovere per arrivare a deter-minare l'oggetto del dialogo stes-so, cioè i diritti dell'uomo, la giu-stizia fra i popoli, il bene comuneinternazionale. Il dialogo per lapace è indissociabile quindi daquello per la giustizia, sia sul pia-no della vita economica nazionalee internazionale, sia per quantoriguarda la riduzione della corsaagli armamenti : solo così si potràraggiungere un ordine internazio-nale più giusto, perché ognuno -e l'appello è rivolto particolar-mente ai cristiani - assuma leproprie responsabilità di uomo edi credente .

XVII Giornata - 1984.La Pace nasceda un cuore nuovo

La mobilitazione in favore dellapace esige l'azione generosa deicuori di tutti gli uomini, perché losforzo di alcuni non basta : aognuno è chiesto di rinunciare allebarriere che esistono nel propriocuore e impediscono di raggiun-gere la pace fra le nazioni e all'in-terno di ciascuna di esse. La con-versione è perciò la via fondamen-tale al raggiungimento della pace .Il frutto di questo nuovo atteggia-mento si sostanzia in opere diamore, di giustizia e di pace, men-tre la durezza del cuore è ostacoloalla realizzazione della pace . La-vorare per essa esige la ricchezzaspirituale di un cuore capace digrandi e piccoli sacrifici per espri-mersi quindi in iniziative concreteche assicurino il rispetto dei dirit-ti dell'uomo, la promozione dellagiustizia, la realizzazione del benecomune come esigenze radicalidell'amore .

Angelo Paoluzi

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 31

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Do

un salesianol'ultimodei grandiesploratoriII UIYIOIIIU ,a amyvIare nyura ,un salesiano missionario edesploratore .

E stato definito l'ultimo de-gli esploratori «a brac-cio», l'ultimo, cioè, di

quella stirpe di uomini ardimen-tosi, che a proprio rischio e peri-colo, affidandosi esclusivamenteallo spirito e all'energia umani,spinti avanti dalla passione dellaconoscenza, hanno svelato almondo i misteri di terre scono-sciute. Con don Alberto De Ago-stini, missionario salesiano, finìun'era durata migliaia di anni ecostellata di scoperte grandi e pic-cole. Dopo di lui, la tecnologiamoderna ha messo a riposo gliesploratori . « Aerei ed elicotteri -confidò don Alberto al confratelloe amico don Marco Bongioanni -hanno ormai chiuso l'avventuraesplorativa» . E soggiunse: «Iosono andato missionario in terreche esigevano una vera ricercascientifica, sia antropologica fra32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984

gli indii, sia geografica e geologicasulla terra». Nel Sudamerica au-strale, don De Agostini si inserìnel solco aperto da, FerdinandoMagellano e battuto per oltrequattro secoli da altri pionieri,tutti impegnati a definire la map-pa di quelle terre, le stesse cheDon Bosco indicò ai primi missio-nari salesiani come la mèta daraggiungere per diffondere il Van-gelo. E don De Agostini fu missio-nario prima ancora di essereesploratore e audace scalatore dimontagne.

Ordinato sacerdote nel 1909, unmese dopo partì per Punta Are-nas, capitale della provincia piùmeridionale del Cile, per dedicarsiall'educazione religiosa e civiledelle tribù indigene della Pata-gonia e della Terra del Fuoco .Non è senza ragione che la lapidescoperta nella sua città natale,Pollone, in provincia di Vercelli,lo definisce «apostolo di carità frale tribù indigene» e poi «esplora-tore della Patagonia e della Terradel Fuoco» . La cerimonia svoltasinel novembre scorso a Pollone ha

celebrato il centenario della nasci-ta del missionario-esploratore (2novembre 1883), e ha avuto unaappendice nel dicembre, a Roma,con una solenne commemorazionepromossa dalla Società geograficaitaliana, di cui don De Agostini fusocio d'onore.

Agli indii affidati alle sue curedi missionario, don Alberto dedi-cò attenti studi, che rimangonol'ultima testimonianza più direttasui modi di vita di popolazionioggi praticamente estinte . Sullascia di un autentico paladino de-gli indigeni, quale fu mons. Giu-seppe Fagnano, il giovane missio-nario fece tutto il possibile per di-fendere gli «indios» dalle vessa-zioni degli «estancieros», colonigiunti ad occupare quelle terrericche di pascoli, e che si aprivanola strada facendo strage della po-polazione locale. Contro quel fe-roce massacro di poveri esseriumani, insorse don De Agostini :« Gli atti di sevizie e di crudeltàche si compirono dacché gli uo-mini bianchi penetrarono nellaTerra del Fuoco, contribuendo

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Da sinistra a destra : Luigi Carrel, guida alpina; don Alberto Maria deAgostini; il Comandante della Neptunia e Francesco Pelissier, guida al-pina (è una foto del 1935).

così grandemente alla rapidaestinzione di una razza innocua evigorosa, passeranno ai postericome una macchia vergognosadella civiltà. Esploratori, estan-cieros, militari non ebbero scru-polo di scaricare i loro fucili suipoveri indii come se si trattasse di

selvaggina, e di strappare dalfianco dei loro mariti e dai loropadri donne e ragazzi per esporliad ogni vituperio, di allontanarlidai loro focolari domestici perportarli in terre straniere ed esi-birli al pubblico come gli esseripiù degradati dal genere umano» .

1.a iapiae ricorso voiura aai comune ai rouone .

Un atto d'accusa che tuttavianon impedì a don De Agostini diprevedere l'estinzione degli indi-geni Ona, Alacalup e Yaganes .« La loro estinzione - scrisse - siannuncia prossima e totale, e cau-sa un sentimento di pena e di rin-crescimento. Prima della venutadel bianco civilizzato, codeste po-vere e innocue popolazioni pas-savano i giorni esenti da preoc-cupazioni, non oppressi da obbli-gatorio lavoro perché il terrenoche essi abitavano dava sponta-neamente il necessario alimento» .La previsione si è purtroppo av-verata, come ha precisato il dott .Felice Benuzzi, già ambasciatored'Italia a Montevideo, che nellasua qualità di fervente ammira-tore di don De Agostini, e a suavolta appassionato di ricerche an-tropologiche e geografiche, ha te-nuto con ammirevole competenzala commemorazione del salesianosia a Pollone che a Roma . Egli hainfatti ricordato che l'ultima Onapuro sangue è morta nel 1974,mentre degli Alacalup sono so-pravvissuti solo pochi nuclei fa-migliari, e degli Yagani non più diquattro o cinque persone. Tuttoquel che rimane di questa gente èla preziosa documentazione rac-colta da don De Agostini con at-tenzione umana e cristiana, oltreche interesse antropologico. Unadocumentazione scritta e anchecinematografica, di incontestabilevalore scientifico.

A proposito dei costumi degliindigeni Ona, il dott. Benuzzi hacitato un brano di un'opera di donDe Agostini in cui si legge : « Fattala scelta della sposa, l'Ona pensaprima di tutto ad aggraziarsi i ge-nitori dell'amata con doni, qualiarchi, freccie, pelli di guanaco, divolpe ecc. Ottenuto il debito con-senso, lo sposo sceglie il momentoopportuno e si reca dalla ragazzascelta per offrirle il suo arco . Sel'arco gli è restituito per mezzo diun bambino vuol dire che la ra-gazza non acconsente al matri-monio. Se invece essa stessa sireca alla capanna del pretendenteper restituirgli di sua mano l'arco,è segno che acconsente ad esserglisposa. .. Nobile è l'impulso cheunisca l'Ona alla donna. .. Questoè dimostrato dal grande rispettoche l'uomo ha per la donna e dalle

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 33

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molteplici dimostrazioni di tene-rezza che le prodiga, avendo som-ma cura di provvederla di ab-bondante alimento e di cederle ibocconi più prelibati della suamensa» .

È contro questa gente che si ac-caniscono gli uomini bianchi . Edon De Agostini annota : « L'Onanon si dimostrò mai bellicoso senon per tutelare i suoi beni, le sue

n Cerro Catedral in una foto dello stesso De Agostini .

terre di caccia e i membri dellasua famiglia. Ma purtroppo le au-torità prestarono fede alle asser-zioni interessate di stragi da partedegli Ona e inviarono soldati nellaTerra del Fuoco per ridurli inschiavitù. Intere tribù furono in-seguite e accerchiate, fatte prigio-ni e strappate dalle loro terre,condotte a Punta Arenas come unarmento. .. Disprezzo e odio versol'indigeno giunse a tale estremonell'invasore che, per liberarseneper sempre, offriva una lira ster-lina per ogni paio di orecchieumane che gli si presentava . . .» .

Il De Agostini missionario si in-teressava agli uomini, ne condi-videva le pene; il De Agostini sca-latore aveva fissa negli occhi unacima montuosa che l'aveva col-pito fin dal suo arrivo nella Terradel Fuoco: il monte Sarmiento.34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 •

Non è una montagna altissima,2.400 metri, poca cosa rispettoalle alte vette alpine e andine, ep-pure provvista di un fascino irre-sistibile, suscitato dal fatto «disorgere - come annotò GiacomoBove - difilato sul mare e dispiegare d'un sol colpo la suamaestà all'attonito marinaio cheveleggia ai suoi piedi» . Lo stessodon De Agostini ebbe a confessa-

re: «Quando, alcuni anni dopoquesti miei viaggi ebbi occasionedi vedere dappresso, per la primavolta, il monte Aconcagua con isuoi quasi 7 mila metri, non causòin me neppure una pallida idea diquella emozione, tra meraviglia esgomento, che sentii quando mitrovai dinnanzi alla imponente pi-ramide del monte Sarmiento» .

Così, nel 1912, don Alberto de-cide di tentare la scalata, in com-pagnià del naturalista friulanoG.B. De Gasperi e delle guide diValturnanche Abele e AgostinoPession. Ma l'impresa si rivela ar-dua fin dalla marcia di avvici-namento alla montagna: l'impe-netrabile foresta fueghina, fitta alpunto da non lasciar trapelareneppure i raggi del sole e quindiimmersa nell'oscurità, ostruisceda ogni parte il cammino . A que-

sta difficoltà si aggiunge il mal-tempo. Nel suo diario, don Alber-to annota: «Il cattivo tempo con-tinua a imperversare . La pioggiaviene a mescolarsi con la neve, egiorno e notte cade senza inter-ruzione. Il cielo è perennementecoperto di pigre nubi che lambi-scono le basi dei monti e scendonofino alle acque del mare, avvol-gendo quel selvaggio e lugubrepaesaggio di una luce scialba egrigiastra che si riflette nell'a-nimo nostro in malinconia e tri-stezza: ci sembra di essere preci-pitati in una landa dell'inferno» .

Appena il tempo migliora, ilgruppo comincia l'ascesa, abbor-dando il primo ghiacciaio . L'im-presa però rivela ormai tutte lesue difficoltà: «Il Sarmiento -scrive don Alberto - ci si è sve-lato assai più grandioso e terribiledi quanto noi prima avessimo po-tuto immaginarci . L'aspra fierez-za delle creste e dei fianchi erettia filo sui ghiacciai ci avevano datoa conoscere chiaramente cheavremmo dovuto lottare con ungigante dell'alta montagna, belloe fiero nella sua immacolata bian-chezza». È giocoforza arrendersial gigante: la neve profonda e ilghiaccio poroso non danno la piùpiccola garanzia di sicurezza . E ilgruppo rientra mestamente allabase .

La montagna ha vinto il primo«round», ma non ha domato donAlberto, che, difatti, nel 1913 ri-tenta l'impresa . L'attende una se-conda sconfitta : a soli 500 metridalla vetta, l'ascesa è bloccata dalghiaccio poroso, che si sbriciola enon consente di piantare un solochiodo. Benché tanto vicino allameta, don Alberto deve rinuncia-re. Ma il fascino del Sarmiento hapotuto sprigiornarsi in tutta lasua magnificenza . L'impressionesu don Alberto è fortissima. «Li-brato nello spazio, fra il candoreimmacolato delle nubi e delle nevie l'azzurro purissimo del cielo, ac-ciecato dal bagliore della luce,sembravaeni di avere raggiuntoregioni impalpabili dell'etere,dove hanno termine le cose ter-rene e si dilegua ogni aspirazioneumana» .

Per molti anni, del Sarmientonon si parla più, ma non per que-sto don Alberto lo dimentica . Or-

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mai ha un conto aperto con l'im-pervia e inviolata montagna, pri-ma o poi dovrà chiuderlo . Per as-sistere a un nuovo assalto biso-gnerà aspettare il 1956, quandodon De Agostini organizza unaspedizione di cui fanno parte cin-que guide famose, tra le qualiCarlo Mauri . Sarà proprio Mauri,assieme al collega Clemente Maf-fei, a raggiungere la vetta portan-do a termine una delle più difficiliascensioni in ghiaccio di tutta lastoria dell'alpinismo. Mauri defi-nirà il Sarmiento «la più tremen-da e fantastica cima della miacarriera». Don De Agostini, con isuoi 73 anni non ha potuto certoaccompagnare i due ardimentosi,ma ne ha seguito le mosse dalcampo base, con intensa commo-zione. Quando gli scalatori rag-giungeranno la vetta e vi isseran-no le bandiere italiana e argenti-na, per don Alberto sarà come sesi trovasse accanto a loro, la rea-lizzazione del suo sogno di gio-ventù.

Per don De Agostini queste im-prese non erano fini a se stesse. Loscienziato che era in lui continua-va a lavorare anche durante lescalate, cosicché il suo taccuino siriempiva sempre di appunti frut-to di osservazioni meteorologiche,floristiche, faunistiche di impa-reggiabile interesse e valore . Que-sto stesso impegno egli metteva intutte le sue innumerevoli altrescalate ed esplorazioni che lo por-tarono a delimitare confini, stu-diare i contorni di coste e fiordi,definire la conformazione orogra-fica del territorio, scoprire canalie baie, monti e ghiacciai, a pene-trare in valli sconosciute . Alle suenuove scoperte egli dava nomi diitaliani illustri nelle scienze e nel-la ricerca. Il governo argentinoapprovò sempre le sue proposte didedicare quel picco o quella baia anomi italiani suggeriti dal salesia-no. Una sola volta si oppose, e fuper stabilire che un nuovo fiordoappena esplorato non fosse dedi-cato alla persona suggerita daldon De Agostini, ma al De Ago-stini stesso. Era uno dei tantiomaggi che l'America latina tri-butò al missionario salesiano, dicui riconobbe sempre i meriti .

A furia di esplorare, ogni an-golo della Terra del Fuoco gli era

noto. L'aveva fotografata, firma-ta, disegnata, cartografata. Que-sto materiale raccolto in volumesuscitò l'ammirazione dell'interomondo scientifico internazionale .I riconoscimenti piovvero da isti-tuzioni scientifiche di Londra, Pa-rigi, New York, Madrid, con me-daglie, nomine a socio d'onore,menzioni encomiastiche . Graziealla sua opera, l'Italia balzò inprimo piano all'attenzione delmondo scientifico .

Di tanto in tanto, don De Ago-stini tornava in patria non per ri-posarsi dalle fatiche della sua at-tività in Sudamerica, ma per de-dicarsi al suo ministero e all'inse-gnamento, con esemplare umiltà .Lo troviamo confessore a Novaratra il 1919 e il 1922, insegnante aLanzo Torinese, assistente dell'o-ratorio di San Paolo a Torino .«Umile religioso, zelante missio-nario, educatore innamorato diDon Bosco e del suo metodo edu-cativo, scalatore tenace, scopri-tore attento, scienziato che lasciauna vastissima eredità di studi edi ricerche» : così lo ha definito ilRettor Maggiore don Viganò inuna lettera scritta in occasionedelle celebrazioni di Pollone. Inquella stessa lettera, don Viganòricorda ciò che di don De Agostinidisse il poeta Pablo Neruda : «Bi-sognerebbe erigere al salesiano DeAgostini un monumento a PuntaArenas, perché i ragazzi potesserogiocare intorno a lui e ricordaresempre quest'uomo che tanto amòqueste terre e con il suo genio lerivelò al mondo» .

«Avendo radici nella famigliadel fondatore del noto Istitutogeografico De Agostini - ha det-to l'ambasciatore Benuzzi - ave-va per così dire trovato la geogra-fia nella culla . Ma non soltanto digeografia si nutrì, ma soprattuttodi fede, di coraggio, di compren-sione umana. E dobbiamo aggiun-gere: di una inestinguibile passio-ne per la montagna» .

Don Alberto si spense nel gior-no di Natale del 1960, a TorinoValdocco, fra l'unanime rimpian-to di tutti i confratelli, del mon-do scientifico e di quanti ne ave-vano apprezzato le virtù e le dotiumane.

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1981 • 35

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* L'AUTOREUn recente volume-stren-

na della Società Editrice In-ternazionale (Folco Quilici, IIriflesso dell'Islam, SEI, To-rino 1983, pp. 223, L. 40.000)ripropone non soltantosplendide immagini ed effi-caci parole sull'affascinantemondo arabo di ieri e di oggima anche l'indubbia profes-sionalità e bravura del foto-grafo, regista e giornalistaQuilici .

36 • BOLLETTINO SALESIANO . 1 GENNAIO 1984

I UN DISCO AL MESE

Dal primo numero di questo nuovo anno prende il via una ru-brica musicale dedicata ad una serie di composizioni per organorelative ai dischi incisi dalle editrici salesiane ed in particolaredalla Editrice ElleDiCi (Leumann-Torino) .

E dunque con la certezza di venire incontro alla moltitudinedegli appassionati, si è voluto concedere uno spazio anche allamusica. Questo mese, iniziando alla grande, prenderemo in con-siderazione il disco intitolato «Antonio Vivaldi . (LDC-73707) . Il«prete rosso ., come era soprannominato per il colore della suafolta chioma, in verità non predilesse molto le composizioni perorgano, e anzi solo recentemente sono stati scoperti in una rac-colta settecentesca i due unici brani vivaldiani per questo stru-mento, presenti tra l'altro nel disco . Sono due pezzi che per la re-lativa semplicità delle sue componenti musicali, ossia armonia,ritmo e melodia, inducono a pensare ad una trascrizione di altreopere strumentali .

Così uno dei più grandi compositori del barocco italiano par-rebbe contrapporsi al genio della musica tedesca del primo '700J .S. Bach, quasi suo coetaneo, la cui gloria risplende perennenelle composizioni organistiche . Da questa differenza di carat-tere musicale traspare una evidente individuazione delle due per-sonalità : Vivaldi, ambizioso e avido di guadagni, intraprende lavia del concerto strumentale e del melodramma, in un'epoca incui virtuosismo vocale e sfarzo scenografico costituiscono gli in-gredienti essenziali per un successo sicuro e ampiamente re-munerativo. Bach nella sua profonda religiosità, rielabora le an-tiche forme dell'arte contrappuntistica non concedendo nulla algusto del «grandioso» proprio del periodo barocco e conducen-do perciò una vita modesta, tra l'incomprensione dei contempo-ranei, ma ricolma della fiducia nella Provvidenza divina .

E proprio Bach, questo artigiano della musica che concepivail suo mestiere, alla stregua di tutti gli altri, come un quotidianoservizio a lode del Signore, trascrisse per organo alcuni concertidi Vivaldi, eseguiti in questa incisione discografica dal bravis-simo Arturo Sacchetti : nella rielaborazione bachiana avvertiamoun nuovo affiato religioso che tempera le magnificenze descrit-tive tipiche dello stile vivaldiano e ne quintessenzia i valori musi-cali in una espressione meno ricca ma più sincera e profonda . Lefantasmagorie dei colori, le iridescenze dei timbri non sono peròsbiaditi al confronto, ma piuttosto interiorizzati in un'armonia disuoni appena colti eppur sempre librati in una sfera di celestialepurezza .

Tra i due musicisti è passato il Barocco : e anche se Bach nei«Concerti Brandenburghesi . si avvicinerà a quel rapido affastel-larsi di immagini e colori che costituisce il lievito artistico dell'o-pera vivaldiana, l'esito musicale che è ben diverso corrispondealla contemplazione delle bellezze naturali non in sé ma nellaprospettiva divina. Arturo Sacchetti, docente presso il conserva-torio «G. Verdi . di Milano, ha ottimamente interpretato le pecu-liarità distintive dei due compositori, con un sapiente amalgamadelle sonorità provenienti dai manuali con le note gravi dei peda-le: infine è doveroso ricordare che l'esecuzione è stata effettuatasull'organo Tamburini della Chiesa Dell'Oratorio Salesiano della«Crocetta» a Torino.

Sergio Centofantl

Folco Quilici, è nato a Fer-rara nel 1930 . Diplomato alC.S.C. nel 1952, esordì gio-vanissimo nel lungometrag-gio con Sesto Continente(selezione ufficiale italianaalla Mostra del Cinema a Ve-nezia nel 1954 e 1 ° Premio alFestival di Mar della Plata) .Tra le sue opere cinemato-grafiche, ricordiamo : «L'ulti-mo paradiso» (Orso d'argen-to al Festival di Berlino), «Ti-Koyo e il suo pescecane .,

i

La Serie di riviste EIIeDiCisi è arricchita . Il Centro Ca-techistico Salesiano di Leu-mann infatti dal 1 11 gennaio1984 cura «Dossier Catechi-sta», trentadue pagine a co-lori dedicati agli oltre 150mila catechisti che con il loroministero contribuiscono no-tevolmente alla crescita dellacomunità ecclesiale italiana .

«Oceano» (vincitore del Pre-mio Speciale al Festival delleNazioni di Taormina) ; quindi«Fratello mare», «L'angelo ela Sirena» .

L'attività e gli interessi diQuilici non potevano non tro-vare terreno e sviluppo in TV,dove ha curato alcune in-chieste fra le più importantiapparse sul video, in Italia,negli ultimi anni sulle storie ei problemi attuali del TerzoMondo . Ricordiamo : «Alla

scoperta dell'india», «L'albadell'uomo», «Mediterraneo .,«L'Italia vista dal cielo» e ilrecente «Uomo europeo» .

Tra i suoi libri più noti, ci-tiamo : Sesto continente,Oceano, India, un pianeta,Uomini e mari e Mediterra-neo .

* ARNALDO PEDRINIS. Francesco di Sales e DonBosco, UPS, Roma 1983, pp .171

Con felice pensiero donArnaldo Pedrini ha messo aconfronto il santo titolare deiSalesiani e Don Bosco perdocumentare come la dottri-na e la spiritualità del Santodi Ginevra entrano nella vita,nelle opere e nella missioneeducatrice del Santo dei gio-vani .

Il parallelo è ricco ed effi-cace, e ci descrive dettaglia-tamente la presenza di S .Francesco di Sales in Pie-monte all'inizio dell'800, leeleganze divine che hannoindotto Don Bosco a sceglie-re S. Francesco di Salescorno patrono per sé, per lasua opera, per i suoi disce-poli, e la devozione di DonBosco e dei Salesiani verso illoro Patrono .

Nella seconda parte il pa-rallelo tra i due Santi conti-nua, illustrato dalla tradizio-ne salesiana dei primi tresuccessori di Don Bosco . Loscritto, agile di mole, madenso e ricco di contenuto,risponde ai giusti interroga-tivi che si affacciano a quan-ti, Salesiani e non, deside-rano conoscere la parentelaspirituale che lega Don Bo-sco a S. Francesco di Sales,pure nel rispetto dell'identitàpersonale e caratteristicache lo Spirito Santo conferi-sce ai suoi Capolavori .

Per informazioni o richie-ste, rivolgersi direttamenteall'Autore: Università Ponti-ficia Salesiana . Piazza dell'A-teneo 1 - 00139 Roma .

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

(spedizione a carico dell'Editrice):LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,

00139 Roma . Ccp . 57 .49 .20.01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp .

8128 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita

176, 10152 Torino . Ccp . 20 .41 .07 .

o contrassegno (spese di spedizione a carico dei ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato su conto corrente postale

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ERA ANDATA IN CAMPAGNA. ..

La nostra unica nipotina - consa-crata fin dalla nascita e poi sempre af-fidata a Maria Ausiliatrice - tocca ap-pena i due anni e mezzo . Un mattinoera andata con i genitori in campagna,dove dei muratori effettuavano alcunilavori nella costruzione della casina .Cosa insolita : un cagnetto sconosciutosi introduce nel recinto della villetta esubito si affianca spontaneamente allabimba, «un passo lei - dice la mam-ma - un passo il nuovo amico conquattro zampe». I genitori distratti daaltre cose, li perdono di vista .

Però, a un certo momento, sono ri-chiamati da uno strano mugolìo dellabestiola ; per un po' non vi badano, madato che si fa più insistente e scoc-ciante, la mamma cerca di rendersiconto; gira l'angolo e vede una scenache la lascia senza fiato : la bambina siè arrampicata sull'oreficio di un poz-zetto in via di sistemazione e sta percadervi dentro e il cane la trattiene peril lembo del vestitino, con i denti, contutta la sua forza, fino a strapparlo .Non abbaia perché farlo dovrebbeaprire la bocca e sarebbe il disastro,ma lancia il disperato richiamo cosìcome può .

Accorrono il nonno, il padre, l'ope-raio . La tragedia è scongiurata e il ca-gnetto si allontana, né è stato più vistonei paraggi fino ad oggi . Grazie, Ma-donna santa, Ausiliatrice nostra! Ve-glia su tutti e specialmente sulla nostrapiccola Francesca .

Sorelle PulvirentiAci S. Antonio (CT)

IL PESO GLI PERMETTEDI METTERSI AL SICURO

Ho 62 anni, sono pensionato ex mu-ratore. Mi trovavo in un laboratorio difalegnameria inattivo di un mio amico,aggrappandomi a una sega a nastrome la rovesciai addosso. Cadendo aterra mi trovai con la testa sopra un ri-lievo rispetto al corpo e con questoenorme peso addosso .

Il mio amico, invalido, sostenendo ilpeso permise di mettermi al sicuro conla testa e lui di essere libero per chia-mare aiuto. In quei momenti molto se-reno invocai misericordia e pregai S .Giovanni Bosco del quale ultimamenteho letto il libro della vita . Liberato mi

accorsi di avere solo una ammacca-tura alla caviglia destra, mentre potevobenissimo essere stritolato . Attribuiscola grazia al soccorso di Maria Ausilia-trice per intercessione di S. GiovanniBosco .

A.S .

LA RISPOSTAERA SEMPRE UGUALE

Il giorno 10-3-1982 da una prima vi-sita del nostro medico fatta a mia ma-dre, le veniva diagnosticato un piccolocarciroma, la portammo da altri medicie professori illustri ma la risposta erasempre uguale, per cui si consigliavaun urgente ricovero per una immediataoperazione. Il giorno 17 veniva ricove-rata e operata il 22 . In quei giorni di di-sperazione e di angoscia e durantel'intervento invocai con fede grandis-sima S. Giovanni Bosco e Maria Ausi-Ilatrice, di cui la mamma è tanto devo-ta, perché la salvassero .

Fu un grande sollievo quando me lavidi tornare in cameretta. Fu curatamolto bene e dall'esame istologico ri-sultò l'assenza di metastasi nel san-gue, perciò poteva considerarsi salva .Per qualche mese continuò le cure,ora a distanza di un anno sta bene, èautosufficiente, viaggia e sbriga tuttoda sola .

F. B .

NON HO MAI PERSO LA SPERANZADI DIVENTARE MADRE

Da quando mi sposai nel '79 avevodesiderio della maternità : sono entrataanche in ospedale per un intervento inmerito. Non ho mai perso la speranzaed ho invocato con grande fede i mieiprotettori Don Bosco, S . Domenico Sa-vio e Maria Ausiliatrice in ogni mo-mento. Oggi sono mamma di una bel-lissima bambina di nome Angela, Do-menica, Giovanna . La metto sotto laprotezione dei miei amici e prego sem-pre con immensa riconoscenza .

F. Marchetti, Riolo Terme (RA)

IL PATIRE SUO E NOSTROERA GRANDE

Mesi fa un mio figlio, da molti annilontano dai sacramenti, accusava deidisturbi molto noiosi che si sono pro-lungati per parecchio tempo. Abbiamoconsultato specialisti, fatto analisi e ra-diografie con notevoli spese e scorag-giamento sia del ragazzo che nostro .Le cose si prolungavano senza alcunmiglioramento e il patire suo e nostroera grande. Mi sono ricordata che lostesso ragazzo, nel periodo dell'ado-lescenza, sempre per motivi di salute,fu affidato da me a Don Rua, anchequesta volta mi sono rivolta a lui confede. Dopo qualche tempo il ragazzo

non accusò più alcun disturbo ed orasta bene .

Carmela Sillitti

FEDE E SPERANZA

Desidero ringraziare suor EusebiaPalomino dei favori concessimi. Miamamma operata agli occhi si dimostra-va sofferente, preoccupata per l'inter-vento e soprattutto più psicologica-mente tanto da preoccupare i dottori .lo pregai con fede e speranza la carasuora promettendo che se la mammasi fosse ristabilita avrei reso pubblico ilsuo aiuto .

Infatti, terminata la novena, la mam-ma iniziò a migliorare . Ora stà bene eci vede. Desidero pure ringraziare suorEusebia per aver aiutato un mio zio ri-coverato in ospedale a rimettersi in di-screta salute . Continuo ad invocarla ea pregarla fiduciosa nella sua interces-sione affinché protegga la nostra fa-miglia .

Lettera firmata, Asti

CI HANNO SEGNALATO GRAZIE

- Invernizzi Irma - Lucido Vita (U .S .A .) - MagnanoMaria - Mapelli Giuseppe - Marchesano Costanzo -Marchi Anna - Margarini Ines - Marina Imelda - Me-lilli Rosario - Messina Giuseppa - Montalto Paolina -Pacetta Carmela - Parisi Angela - Parodi Gio. Batti-sta - Parrinello Salvatore - Pasteris Letizia - PeduttiMaria - Piras Rosaria - Pistis Isabella - Presti Maria -Pucci Giuseppa - Raso Lillina - Reboni Tina - Rin-done Letizia - Rivara Franco - Rivelli Iside - RosaSecondina - Savarese Rita - Soldi Filomena - SelmoGiuseppe - Signorelli Gina - Simone Fermani - Ta-rullo Celeste - Tatarelli A . Maria - Timossi Marghe-rita - Tribocco Giuseppe - Verzì Lucia - Zanetto Ezio- Benazzo Maria - Braccio Angiolina - Cappelli Mi-lena - Castagna Ciro - Costa Giuseppina - De NicolaGiovanna - Gattulli Anna - Gnemmi Annetta - Laz-zarini Piera - Locatelli Battista - Lo Presti Francesco- Oitana Maddalena - Peano Teresa - Peri D . Maria -Pollice Alberto - Portale Santina - Puppi Antonietta -Re Giuliano Olga - Rovati Leonardo - Sacco Ada -Sala Lucia - Sassi Rosa - Sciacca Rina - Sirna Gae-tana - Truffa Luigia - Vicari Cataldo - Zanetti M .Rosa - Allotta Margherita - Ancelotti Carla - AxerioCate - Balistreri Salvatore - Ballati Linda - Bellabar-ba Bruna - Bernardis Amalia - Bertuletti Lucia - Se-vacqua Vincenzina - Bongiovanni Mulattieri A. - Bo-nino Vincenzo - Brando Miraglia Eleonora - CairatiAntonio - Caltabiano Mauro - Castello Teresa - Ce-nova Vittoria - Claus Elvira - Chiabodo Cristina -Chiarle-Famiglia - Chuquer Elena - Colonna Silvana- Colletti Carmelina - Conzatti Elena - Crimi Angela -Cozza Grazia - Daniele Teresa Baffi - Dellarole Giu-seppe - Ferin Elisa - Fraietta Teresa - Gandolfo Ines- Gioda Claudio - Gioda Luigina - Giunta Graziella -Lasagna Gabriella - Lavagna Aldegonda - LovatoLucia - Lott Maria - Massara Elisa - Mele Maria - Mi-celi Clelia - Migliavacca Angiolina - Minetti Ninin -Missaglia Rosalia - M . e A.-Cassano Murge - Otto-nello Anna - Pani Rosa - Paolini Grazia - Parodi Gio .Battista - Penati Giovanni - Polizzi Vincenzo - Pre-mici Marietta - Priod Angela - Raddino Filippo - Riz-zo M . Concetta - Rota Elvira - Salici Silvia - SangalliMaria - Scarlata Agostino - Segat Caterina - SiggiaMaria-Canadà - Sobrero Letizia - Spina Giuseppina- Spinelli Rita - Starchi Anna - Tamborini Maria - To-scani Erminia - Tosetti M . Luisa - Tricoli Vincenzo -Trincheri Adelina - Tura Erminia - Ventura Giorgio -Vitali Carmela .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 37

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BIROLO Sac. LUIGI Salesiano t Bor-gomanero (NO) a 78 anni

Ha concluso la sua vita terrena il 29agosto 1983 nel Collegio Salesiano.Don Bosco . di Borgomanero (Nova-ra) . Nato a Chioggia il 19 giugno 1915compì i suoi studi ginnasiali nel colle-gio di Penango, maturando la sua vo-cazione salesiana e missionaria . Partegiovanissimo per il Centro America (EISalvador), dove completa i suoi studicon l'ordinazione sacerdotale nel no-vembre 1947 . Rientra in Italia nel 1952e passa nei collegi salesiani di Novara,Biella, Borgo San Martino, Canelli perarrivare nel 1963 a Borgomanero . Ven-t'anni di lavoro costante e sodo nell'in-segnamento e nell'assistenza salesia-na fanno di lui il modello e l'amico am-mirato di tanti allievi . Questa stima edapprezzamento emersi già durante lamalattia (tante e gradite le visite di al-lievi e di exallievi!), divennero commo-vente e sentita partecipazione diun'autentica schiera di giovani alleesequie . Allievi ed exallievi, insieme agenitori, hanno dato così l'estremo sa-luto e un arrivederci alloro educatoree maestro.

oRIGAZIO Sac. PIERO MARIA Salesia-no t Peveragno (CN) a 70 anni

Giovane agricoltore, lavorò con en-tusiasmo nell'Azione Cattolica dellaparrocchia di Cigliano (VC) . Seguì la

ADA TIBALDI Cooperatrice t Bra (Cu-neo) a 67 anni

La Famiglia Salesiana di Bra perdenella Sig .na Ada Tibaldi, decedutadopo breve malattia all'età di 67 anni,una generosa animatrice, membro delConsiglio di Presidenza dei Coopera-tori, sin dai primissimi tempi della ve-nuta dei Salesiani a Bra. In questo ser-vizio Ada ha portato la forte capacitàorganizzatrice di cui era largamentedotata, ma soprattutto un cuore atten-

chiamata del Signore dopo il servizio to e premuroso per quanti con lei col-militare, abbandonando ogni progetto laboravano o comunque a lei si rivol-di formarsi una famiglia ; ed entrò nella gevano. La prova della malattia l'ha

38 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1994 •

Casa, per le vocazioni adulte al sacer-dozio, di Avigliana (TO). Volle che laMadonna fosse .la ragione di tutta lasua speranza .. Direttore dell'oratoriodi Chiari (TO), lavorò con zelo in altreCase salesiane: ma la S . Vergine lo at-tendeva nella Casa di .Madonna deiBoschi . di Peveragno, come Rettoredel Santuario che diventerà per 23anni centro di diffusione della devozio-ne all'Ausiliatrice . Fu per un anno an-che parroco di Montefallonio. Salesia-no al 100% nell'apostolato tra i giovani,nell'amore alla Madonna, si sacrificòentusiasticamente per le anime, comericorda la lapide innanzi al suo Santua-rio, che i borghigiani vollero eretta aperpetuo ricordo, e che venne scoper-ta dal papà Francesco di 94 anni .

oPASSARINI Sig. GINO Coadiutore Sa-leslano t Roma

Dopo una lunga malattia nella Casadi Roma-S . Callisto, è stato chiamatoalla Casa del Padre il 18 settembre1983 il sig. Gino Passarin . La fede, concui accolse la notizia della gravità delsuo male, è stata per tutti il segno com-movente di una vita spirituale forte efeconda . Pur nella speranza, mai at-tenuata, di un intervento straordinariodel Signore per l'intercessione dellaMadonna, accettò il deperimento pro-gressivo della sua salute, accompa-gnandolo con l'intensificarsi della pre-ghiera e con l'offerta insistente dellasua sofferenza per le vocazioni e per lasua comunità . I vari disturbi di salute,che comparvero per lunghi tratti dellasua vita, non gli tolsero la capacità diportare serenità e fraternità nelle ricor-renze festose della vita di comunità,contribuendo a incrementare lo spiritodi famiglia. Passò quasi tutta la suavita salesiana nelle case del Colle DonBosco e di Roma-S. Callisto, ove, so-prattutto, rimarrà vivo il ricordo del suoservizio apostolico e del suo generosoolocausto .

trovata pronta . Lei, tanto dedita a lun-ga e intensa attività, ha saputo accet-tare la volontà del Signore che la chia-mava a lasciare il lavoro per la soffe-renza e la preghiera e infine la morte . Ecosì seguiva, a breve spazio di temposulla strada del ritorno al Padre, il sa-cerdote salesiano don Guido Ricca,che l'aveva spiritualmente guidata econfortata sino all'ultimo.

oBENEVELLI ANITA Ved. FANTOZZICooperatrice t a 92 anni

Era fervente cooperatrice salesiana .Nata il 24 maggio 1891, festa di MariaAusiliatrice, è spirata tra le braccia del-la sua figlia, assistita amorevolmentedal dott. Quinto Quario . Ebbe il dono diotto figli, fra cui Umberto, che è religio-so tra i Servi di Maria e Sr. MargheritaMaria, tra le Suore del Cenacolo.

oBEFFA ROSA Ved. MERLO Cooperatri-ce Salesiana t Torino

La figlia Luciana, memore dei vivisentimenti di devozione che hannosempre legato la mamma a San Gio-vanni Bosco e al Beato Michele Rua,ricorda come sempre ella ha ispirato lasua vita ai principi religiosi e morali delFondatore dei Salesiani .

oBOSIO dott. UMBERTO Cooperatore

Visse una vita tutta dedita alla nu-merosa famiglia, alla sua missione disollievo agli ammalati, prestando l'o-pera sua a tutte le necessità dei più po-veri, animando con l'esempio e la pa-rola. Amò tanto Don Bosco e l'operasua che sostenne sempre con gene-rosità e ammirazione. Mantenne fre-quenti relazioni scritte con il beato donRua e con il servo di Dio don FilippoRinaldi, come pure con il CardinaleGamba e il Cardinale Fossati . Lasciò aisette figli un testamento ricco di sen-timenti cristiani : «Amatevi sempre, ve-gliatevi bene come io sempre vi hoamati con tanto affetto . Siate uniti . Nonvi lascio una eredità di cose preziose,ma un grande affetto . Non vi dò un ad-dio definitivo, segno di separazione,ma un arrivederci tutti in Paradiso, ovespero per l'infinita misericordia di Dio eper l'intercessione della Vergine Ausi-liatrice, ci ritroveremo un giorno tuttiriuniti per sempre . .

oCHIAVERANO ANTONIO Cooperatoret Recètto (NO) a 86 anni

Cooperatore salesiano dai tempi didon Albera, il Signore privilegiò la suafede e amore a Don Bosco chiamandoalla Congregazione FMA le due uniche

figliuole, che l'hanno amorevolmente,insieme alla Mamma, confortato nel-l'incontro con Dio . Per lunghi anni at-tese alla chiesa parrocchiale quale sa-crestano. Il Parroco mise in evidenzaalla S. Messa di sepoltura che .il suonon fu un mestiere qualunque, ma unamissione compiuta con amore e disin-teresse conscio della dignità di chi ser-ve all'altare . . Amante del decoro, dellefunzioni, delle tradizioni si sentiva nellaCasa di Dio come a casa dell'Amicopiù caro. Ogni sera poi, chiuse le portedel tempio, stava a colloquio davanti altabernacolo . . . solo a solo con GesùEucaristico. Sotto una ruvidezza di ca-rattere forte, nascondeva un cuored'oro . Animava un bel Centro Coope-ratori . Devoto della Madonna di Lour-des ne curò il decoro e ne lasciò l'e-sortazione ai Suoi prima di morire .

oLEONE DEZZUTTO CATERINA Coo-peratrice t S . Benigno a 83 anni

Donna semplice, umile e laboriosa,spese le sue energie per la famiglia,nel lavoro dei campi e nella cura dellacasa, dando l'esempio di una vita cri-stiana integerrima . Nel clima di fede edi preghiera (rosario quotidiano, allasera) sbocciò la vocazione salesiana emissionaria del figlio don Domenico,che svolge il suo apostolato in Israele,a Beit Gema] .

oMARIA Cav . BATTAGLIA Cooperatricet Cavaglià (VC) a anni 76

Affezionata a Don Bosco svolse lasua multiforme attività sociale con unservizio che fa onore alla sua qualificadi cooperatrice salesiana. Iscritta al-l'A .C . ne fu dirigente diocesana per undecennio . Militante democristianacopri l'impegno di Segretaria politica .Fu insignita del cavalierato al Meritodella Repubblica . Schiva di ogni onoreoperò senza ostentazione per il benedei suoi concittadini, attingendo one-stà, costanza e generosità dall'unionecontinua con Dio nell'esplicitazionesincera della Sua fede e pratica cristia-na. Sollecita sempre agli annuali Eser-cizi Spirituali delle Cooperatrici, fu be-nefica per le Opere Salesiane, di cuirimpiangeva il ritiro dei Figli di Don Bo-sco da Cavaglià .

oRIGOLON ERNESTO Cooperatore Sa-leslano t Albareto (Modena) a 83 anni

Due figli religiosi, il salesiano donMichele e la dorotea Sr Ernesta . Fa-miglia di 1 i figli . Papà buono, genero-so, paziente lavoratore nei campi, halasciato il Veneto per la zona di Mo-dena, portando con sé con la nume-rosa famiglia la sua viva e salda fede.

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale Opere

Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno o

l'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione . .(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria esuffragio della sorella Maria, a cura delfratello Luigi, L. 1 .000.000

Borsa: S. Cuore dl Gesù, Maria Ausi-llatrice, in suffragio di mio marito Be-niamino, a cura della moglie J . Di Ful-vio, L . 1 .000.000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di mio marito echiedendo protezione per me, a curadi Senor Turina Maria M., Saluzzo CN,L . 700 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, in ricono-scenza, sempre bisognosa del tuo aiu-to, io ricorro a Te, a cura di N .N ., L .500 .000

Borsa: S. Giovanni Bosco, invocandoprotezione su Marco Valle, a cura deigenitori, L . 500.000

Borsa: S . Giovanni Bosco, Santi Sale-siani, in memoria dell'indimenticabile,pia moglie, a cura del marito Luigi, L .500 .000 Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Giovanni

Bosco, per grazia ricevuta, a cura diBorsa: S . Giovanni Bosco, in suffragio Rocco Rosa, S. Donato Milan, L.del Col. exallievo Edoardo Castellano, 150.000a cura della famiglia, L . 500.000 Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringrazia-Borsa: Maria Ausiliatrice, S . Giovanni mento, a cura di T.G .M ., L. 110 .000Bosco, in onore di don Ferrero Pro-spero, nel 50° di sacerdozio, a cura deisuoi exallievi di Courgné, L . 500.000

Borsa: Don Filippo Caregnani, missio-nario salesiano, nel 10° anniversario Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovannidella morte, a cura . di A.G ., Somma Bosco, in ringraziamento e supplican-Lombardo VA, L. 450.000 do protezione, a cura di Colonnello

Broéll Anna, MilanoBorsa: Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento, a cura di A. e G ., L . 300.000 Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sale-

alani, per ringraziamento e chiedendoancora ausilio, a cura di Prato Mario,Acqui Terme AL

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in suffragio dei defunti familiarie invocando grazie, a cura di N .N ., L.300 .000 Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,

in suffragio di Gastaldi Pietro, nel 2°anniversario della morte, a cura dellamoglie Celestina, Cassine AL

Borsa: In memoria del loro Prof Lucia-no Rovera, gli alunni della 2° B e 3° Cdell'Istituto Salesiano M. Rua, Monte-rosa ì_, L. 270.000 Borsa: Don Bosco, per grazia ricevuta

e invocando protezione, a cura di Pre-viale Caterina

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, in memoria del sa-lesiano don Francesco Rossi, a cura diR .M ., Sant'Albano Stura CN, L .200 .000

Borsa : S. Giovanni Bosco, a ricordo esuffragio del caro papà, a cura di Vin-ciguerra Rosa, Bari, L . 200 .000

Borsa : S. Giovanni Bosco, invocandoprotezione, a cura di Giuliano Giovan-ni, Uggiano Montef . TA, L. 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Dome-nico Savio, per grazia ricevuta e invo-cando protezione sulla famiglia, a curadi Filippi G iuliana Fori l,

200000Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura della

Famiglia Bissola, Varese, L . 200 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio dei genitori e delfratello, a cura di Rizzo Rosina, Mon-tagnana, L . 200.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDomenico Savio, per protezione, acura di Gelo Carpanetti Margherita,Cassolnovo PV, L . 150 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio di Efisiaed Angela, a cura della nipote Maria, L .150 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e santi Sa-lesiani, in memoria e suffragio di Emi-lia e Paolo, a cura della figlia Maria,Sassari, L. 150.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, riconoscente invocoprotezione sulla famiglia, a cura diL.A ., Varese, L. 150 .000

BORSE DI L . 100.000

Borsa: Gesù Sacramentato, Maria Au-sillatrice, Santi Salesiani, per implo-rare grazie, a cura di Viberti Cerri, La

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Morra CNDomenico Savio, invocando continua Borsa: Maria Ausiliatrice, S . Giovanniprotezione sulla nostra nipotina, a Bosco, in ringraziamento e per prote-cura di Nonna Caterina, Alessandria, zione sulla famiglia, a cura di FerreroL . 200 .000

Teresa, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, ringraziando e implorando pro-tezione, a cura di A.C ., Varese, L .200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, invocandouna grazia, a cura di Alifredi Edoardo,Collegno TO

Borsa: S . Giovanni Bosco, in memoriadel Gen . Luigi Sandiano, exallievo sa-lesiano, a cura della cognata

Borsa: Divina Provvidenza, a cura diBoglione Francesco, Torino

Borsa: Don Luigi Cocco, a cura dellaFamiglia Balzarro, TorinoBorsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, a cura di Zanetti Maria

Borsa: Don Luigi Zavattaro, nel 2° an-niversario della morte, a cura degli

exallievi (3° ginnasio 1934) ed amici,invocando protezione

Borsa: In memoria e suffragio di Vitto-rio Marchis, a cura della Famiglia Ra-menghi

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura diM .P ., Pino Torinese

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, con profonda riconoscenza esupplicando protezione, a cura diM.N ., Pino TorineseBorsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di M.A ., Varese

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando il loro aiuto, a curadi Perotti Assunta, Torino

Borsa: S . Giovanni Bosco, ricordandoil marito Ugo, a cura di De Rossi MariaAnna Spagnolo, VR

Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Sr. Eusebia Palomlno, invo-cando pace nella mia famiglia, a curadi N .N.

Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, S . Giovanni Bosco, imploran-do protezione per noi e la pace nelmondo, a cura di Pagliano Giovanni

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio dei genitori Antio-co e Angela, a cura di Mereu Maria,Dorgali NUBorsa: Sr. Eusebia Palomino, per gra-zia ricevuta, a cura di N.N .

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per riconoscenza e

in suffragio di Cono d'Elia, a cura diGiuseppina e Luigi d'EliaBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in suffragio dei nostri defunti,a cura di M .A.

Borsa : S. Domenico Savio, ringrazio echiedo protezione per i nipotini, a curadi Alesse Ornella, Roma

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per l'assistenza ricevuta echiedendone la continuazione, a curadi Dolce Lina ed Elena, Roma

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, aiutateci sempre, acura di G . StanteroBorsa : Don Filippo Rlnaldl, in memoriae suffragio del Prof. Antonio Zeppa, acura della nipote M. Grazia DemartiniBorsa : Maria Ausiliatrice, in suffragiodei miei genitori, Giuseppa e Antoni-no, a cura del figlio Domenico

Borsa : Marta Ausiliatrice, Don Bosco,a cura della Famiglia D'Anna, Roma

Borsa : In suffragio di Armanda e Agne-se Zappelli, a cura di Salvatore Zap-pelli

Borsa : Maria Ausiliatrice e Beato Mi-chele Rua, per tante grazie ricevute, acura di Santi Rita, Roreto CNBorsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausi-llatrice e Santi Salesiani, a cura di No-velli Francesca, RomaBorsa : Sr. Eusebia Palomino, a cura diN .N ., Messina

- BOLLETTINO SALESIANO • 1 GENNAIO 1984 • 39

Page 40: IL BOLLETTINO SALESIANObiesseonline.sdb.org/1984/198401.pdf · te alla volgarità dilagante, di fronte a film e telefilm dove la violenza è sparsa a pie-ne mani, non pensate che

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