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Il Cassero_brochure

Date post: 08-Apr-2016
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http://www.youtube.com/watch?v=e8CI6kEnWbY
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coordinate piano stanza nel museo

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A Montevarchi, località collocata al centro del

triangolo Firenze-Arezzo-Siena, alle porte del

Chianti, patria di scultori importanti come Fran-

cesco Mochi e Massimiliano Soldani Benzi, si è

concretizzato il progetto di far nascere un luogo

dove imparare a guardare la scultura, un centro

dove scoprire, conoscere, documentare e comu-

nicare la plastica italiana degli ultimi due secoli,

dando visibilità ad un’arte il cui apprezzamento è

costantemente in crescita anche tra il grande pub-

blico.

Pochi sanno che nel nostro Paese, tra proprietà

pubblica e privata, esistono circa un centinaio di

realtà tra Gipsoteche e Musei d’Artista, delle quali

oltre 30 solo in Toscana, un patrimonio immenso

che, di fatto, costituisce una sorta di “percorso

plastico” di grande fascino e certamente straor-

dinario, ma assolutamente ignorato, non valoriz-

zato e non comunicato.

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L’idea di costituire una “officina di ricerca e valo-

rizzazione” con sede nello storico edificio medi-

evale montevarchino di proprietà della Provincia

di Arezzo, ha riscosso sin da subito un grande in-

teresse e la generosa collaborazione di una serie di

eredi di artisti che - per libera donazione - in oltre

un quindicennio hanno fatto confluire a Monte-

varchi oltre mezzo migliaio di opere, unitamente

ad un considerevole numero di documenti origi-

nali, fotografie d’epoca e rassegne stampa, la cui

entità è in corso di catalogazione.

LA “MISSION” DEL CASSERO, OLTRE LA RICERCA E LA DOCUMENTAZIONE DELLA PLASTICA ITALIANA DEL PERIODO, RACCOGLIENDO ED ACQUISENDO MATERIALE SUGLI SCULTORI, È, QUINDI, QUELLA DI STABILIRE RAPPORTI CONCRETI CON TALI REALTÀ, AVVIANDO CON ESSE PROGETTI COMUNI ED ESPOSIZIONI VOLTE ALLA DIVULGAZIONE E ALLA VALORIZZAZIONE DI COLLEZIONI POCO NOTE E VISITATE E, NON TRALASCIANDO DI ATTIVARE IMPORTANTI SINERGIE DI RICERCA E FORMAZIONE CON LE UNIVERSITÀ ITALIANE, CREARE UNA “RETE” DEDICATA ALLA SCULTURA - NUOVA ED ANCORA INESISTENTE - CHE POSSA AVERE SICURA VALENZA NAZIONALE.

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Immaginate un castello in pietra grigia, al centro

di una grande e scenografica piazza, al limitare

della “Mandorla” che rende unico, per originalità

di impianto urbanistico, il borgo di Montevarchi

nell’aretino, alla porta del Chianti.

A popolare il castello, centinaia di sculture, crea-

ture nate tra Ottocento e Novecento, bronzi, leg-

ni, gessi, terrecotte, ceramiche, marmi, collocate

su mensole rosso cardinale su sfondo azzurro, a

suggerire scenografie modernissime che si coniu-

gano perfettamente con le pietre delle strutture

antiche.

Oppure istallate nello statuario al pianoterra, a

guardare, ed essere ammirate, di là dalle ampie

superfici di vetro che aprono il Cassero verso la

grande piazza. Criteri museografici e museologici

all’avanguardia e gusto per la scenografia sono sot-

tesi alla collocazione di questo patrimonio d’arte,

facendolo per la prima volta emergere dai deposi-

ti, ma soprattutto dalle case-studio appartenute

agli artisti.

Il Cassero per la Scultura è, non tanto e non

solo, un nuovo spazio museale che non ha parago-

ni in Italia, ma anche un progetto originale, unico

nel suo genere. Un luogo per imparare a guardare

la scultura e un centro dove scoprire, conoscere,

documentare e comunicare la scultura italiana de-

gli ultimi due secoli, in grado di fornire infor-

mazioni biografiche, bibliografiche ed espositive

di oltre 5.000 scultori italiani cronologicamente

compresi tra Antonio Canova ed il secondo Nove-

cento. Ma alle finalità primarie, il Cassero affian-

cherà anche una singolare e innovativa attività di-

dattica destinata ai visitatori più giovani.

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Al momento la collezione permanente, intera-

mente restaurata, consta di oltre mezzo migliaio

di opere, giunte a Montevarchi grazie a donazioni

di privati.

In sale dedicate, il visitatore potrà ammirare le

creazioni di maggior rilievo di artisti come Mi-

chelangelo Monti, Timo Bortolotti, Arturo Sta-

gliano, Alberto Giacomasso, Mentore Maltoni,

Valmore Gemignani, Firenze Poggi e Donatella

(Dodi) Bortolotti.

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COLLEZIONI

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Oggi tutte patrimonio del Cassero, e con esse le

sculture dei montevarchini Pietro Guerri, Elio

Galassi e Ernesto Galeffi, già di proprietà co-

munale. Non mancano i capolavori come L’inizio

alla vita e Gioventù di Michelangelo Monti, il primo

- eccellente esempio di quella scultura d’impegno

sociale - venne esposto alla Quadriennale di To-

rino del 1902 davanti al notissimo Quarto Stato di

Pellizza da Volpedo oggi alla GAM di Milano, il

secondo invece, più novecentista, apprezzato da

Margherita Sarfatti alla I Biennale romana del

1921. Il Pescatorello e La preda di Timo Bortolotti,

rispettivamente esposti il primo alla II Quadrien-

nale romana del 1934 e alla storica Esposizione

d’Arte Italiana al Jeu de Paume di Parigi nel 1935,

dove ottenne l’apprezzamento di Maillol, e il se-

condo alla IV Quadriennale romana del 1942.

Ma anche lo straordinario ritratto del 1932 di

Gastone Brilli Peri, storico antagonista di Nuvolari,

con cuffia e occhialoni da pilota, opera matura di

Pietro Guerri, e il fascinoso e tremendo Roi René

del 1964 di Ernesto Galeffi, unicum assoluto nel

panorama della scultura occidentale del secondo

Novecento.

Ma il Cassero per la Scultura, oltre che un sugge-

stivo e godibilissimo scrigno di opere esposte è an-

che un fondamentale centro di documentazione.

In locali accessibili agli esperti accoglie infatti un

considerevole numero di documenti originali,

fotografie d’epoca e rassegne stampa.

Un cuore archivistico che si sta allargando grazie a

continue donazioni e acquisizioni e che già oggi è

tra i più importanti del Paese.

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L’attenzione all’abbattimento delle barriere ar-

chitettoniche e alla fruibilità da parte dei portatori

di handicap (ipovedenti e non vedenti), ma anche

con la presenza di un bookshop, la registrazione

dei visitatori, l’impianto di video-sorveglianza,

l’impianto audio, la disponibilità di audio-guide

per ogni visitatore, l’orario di apertura ampio ed

un sito web in grado di garantire l’accessibilità ai

contenuti anche agli utenti disabili e svantaggiati,

punta a soddisfare quegli standard museali ormai

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ALLESTIMENTO

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imprescindibili per un’Istituzione che si apre al

pubblico. Ogni sala è stata concepita come un ate-

lier d’artiste creando spazi adatti al carattere degli

artisti e delle loro collezioni e quindi si distingue

dalle normali esposizioni museali.

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Lo statuario al piano terra invece, particolar-

mente spazioso e suggestivo - aperto sulla grande

piazza e con la presenza della storica torre ingab-

biata da una cortina in acciaio naturale traforato

a tutta altezza – è pensato come il luogo ideale per

le attività didattiche, ma anche per un esclusivo e

singolare utilizzo in occasione di aperture serali e

notturne, su prenotazione.

Ancora una particolarità unica!

Su richiesta, al Cassero sarà possibile toccare al-

cune sculture indossando guanti professionali in

lana leggerissima messi a disposizione.

Inserire le piante dell’allestimento

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IL CASSERO.

LA STORIA (XIV – XX SECOLO)

Sviluppatosi come “mercatale” lungo la princi-

pale via di comunicazione tra Arezzo e Firenze, ai

piedi del castello originario prima proprietà dei

Marchesi di Pierle e poi dei Conti Guidi, Monte-

varchi passò sotto la giurisdizione di Firenze de-

finitivamente nel 1273.

Da allora divenne caposaldo di confine e impor-

tante centro di scambi commerciali, tanto che ne-

cessitò di strutture difensive forti ed efficaci.

La cinta muraria voluta dai Fiorentini nel 1328

si sviluppò, seguendo l’assetto urbanistico, con

andamento ellittico; in particolare le mura - tut-

tora talvolta visibili anche se inglobate in strut-

ture abitative private - curvavano nella parte che

guardava verso Arezzo, in corrispondenza del tor-

rente Dogana, e nella parte che guardava Firenze.

Della fortificazione montevarchina facevano parte

le due porte principali alle estremità dell’attuale

Via Roma - la Porta Fiorentina (distrutta nei pri-

mi anni del XX secolo) e la Porta Aretina - altre

cinque porte minori, un antemurale a protezione

della zona destinata al mercato, e due torri, delle

quali la più imponente e importante era il Cas-

sero, tutt’oggi conservato.

Il Cassero si raccordava alla Porta Fiorentina con

un tratto murario curvo, riemerso durante la re-

cente ristrutturazione della piazza antistante ed

evidenziato mediante la diversa pavimentazione

realizzata nell’occasione.

Il Cassero aveva quindi funzione militare attiva ed

era costituito da un “maschio a cui è attaccato il

corpo di guardia per i soldati, i quali dalla cima

della torre vi scendevano a riposarsi finita la loro

funzione…” (Conti, 1770).

Il mutare degli assetti politici ed economici dei

secoli successivi trasformarono Montevarchi da

avamposto militare a centro manifatturiero (i

“pannilana”) e agricolo (sede della Fattoria Medi-

cea) al servizio del governo fiorentino; le mura

tuttavia vennero tutelate e mantenute fino al XVII

secolo quando, di un lungo periodo di pace e sta-

bilità politica con il conseguente ampliamento

della città, non le fecero cadere in oblio.

Le fortificazioni persero la loro importanza, una

parte di esse venne abbattuta mentre altre furono

incorporate in nuove costruzioni.

Il periodo lorenese incrementò un processo di

privatizzazione di edifici fino ad allora di pro-

prietà granducale, modificando il volto di parte

del centro storico; alla fine del XVIII secolo il

Cassero venne ceduto a privati, senza tuttavia che

ne fosse stravolta la struttura.

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Nella seconda metà dell’Ottocento, invece,

l’edificio fu acquisito dalla Provincia di Arezzo

e nei primi decenni del secolo successivo subì i

primi interventi di ristrutturazione interna, tor-

nando ad assumere la sua originaria funzione

“difensiva” con la destinazione a sede della locale

Caserma dei Carabinieri.

Nel 1996 l’Amministrazione Provinciale di Arezzo

ha concesso la struttura in comodato al Comune

di Montevarchi, che ha deciso di provvedere alla

sua ristrutturazione.

Nel corso degli anni sono stati vari e molteplici

gli interventi realizzati sull’edificio - sottoposto

fra l’altro al vincolo di cui alla legge n°1089 del 1

giugno 1939 - fino al rinnovamento della strut-

tura portante del tetto.

Interventi che hanno portato il fabbricato a com-

porsi attualmente su due piani oltre il piano terra

che si affaccia sulla piazza; in particolare, il secon-

do piano è stato ricavato chiudendo la merlatura

della struttura originaria.

All’interno dell’edificio, con la chiusura dello

antico cortile, è stata costruita una scala in pietra a

collegamento dei tre piani.

Per il recupero della struttura, l’Amministrazione

Comunale, per quanto previsto dall’art. 12 della

legge n°537 del 24.12.1993, ha chiesto ed otte-

nuto un contributo della Regione Toscana e con

deliberazione della Giunta Comunale n°810 del

21.08.1996, esecutiva, è stato approvato il proget-

to per i “Lavori di riconsolidamento per il recu-

pero del Cassero”.

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Usciti dal Cassero per la Scultura, è piacevole

passeggiare in quella che è stata e continua ad es-

sere la Piazza del Mercato e che, oggi, rimessa a

nuovo, è diventata uno dei fulcri della città.

Non vi è possibilità di dubbio sul fatto che Mon-

tevarchi, al limitare del Chianti, meriti una visita

approfondita. Se non altro per lasciarsi straniare

dai vicoli che intersecano e uniscono le varie por-

zioni della “mandorla” che rende unica al mon-

do la conformazione urbanistica del suo centro

storico. Qui non è difficile respirare ancora l’aria

di città per secoli preservata da mura a da sempre

aperta agli scambi. Ne è appunto testimonianza il

Mercato che ancora oggi, come otto secoli fa, si

svolge tutti i giovedì.

INTORNO AL CASSERO

Un mercato che fu tanto importante da imporre

una propria unità di misura, la Staio montevarchi-

no (dall’antica unità romana di misura: “stadio”).

Sulla via Isidoro del Lungo (via dei Musei), che

parte dalla piazza su cui si affaccia il Cassero, tra

i monumenti che meritano una visita va sicura-

mente citata la Collegiata di San Lorenzo, prima

romanica oggi barocca, che custodisce la venerata

Reliquia della Sacro Latte con l’altare di Massi-

miliano Soldani Benzi.

Nell’attiguo Museo di Arte Sacra il capolavoro da

non perdere è il tempietto di Andrea della Rob-

bia, datato 1505.

Due altre chiese ragguardevoli sono quelle del-

la Madonna del Giglio, cinquecentesca, e della

Misericordia, anch’essa di origine cinquecentesca

e nota come la “Chiesa delle Monache” per l’essere

stata luogo di culto del monastero di Santa Ma-

ria Del Latte. Tra gli altri numerosi edifici legati

al culto, meritano citazione La Ginestra, per molti

secoli ospitale dei pellegrini che scendevano verso

Roma e poi convento, e oggi vivace laboratorio

multidisciplinare, e il Colle dei Cappuccini da cui si

domina la città.

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Di là dalle testimonianze architettoniche e arti-

stiche da segnalare, nella visita al Colle, i motivi di

interesse naturalistico e tra essi il leccio pluriseco-

lare, inserito tra i grandi patriarchi verdi della

Toscana. Sempre sull’asse di via dei Musei, tra gli

edifici “civili” importante è il Palazzo del Podestà,

di impianto medievale, saccheggiato e incendiato

nel Cinquecento dalle truppe di Calo V, riedifi-

cato in modo mirabile; mentre tra gli orgogli di

Montevarchi vi è il Museo Paleontologico ospitato

nell’ex Convento di San Lodovico, al quale si ac-

cede dall’antico Chiostro di Cennano, che con-

serva molte rarità, compreso il cranio completo di

un antichissimo Elephas Meridionalis.

Ma l’intera via dei Musei è una sorpresa suggesti-

va da percorrere con lentezza, alla scoperta delle

numerose botteghe degli antiquari/raccoglitori e

restauratori di mobili, dove non è raro scoprire

piccoli tesori d’altri tempi e dove, nell’ultima do-

menica del mese, è organizzato il più grande mer-

catino d’antiquariato della zona.

Nella parallela via Roma invece, più commerciale

e moderna, la fitta sequenza di negozi e boutiques

offre un’immagine più contemporanea del centro

storico. I dintorni collinari sono un susseguirsi di

borghi e di castelli, in un paesaggio di rara sugges-

tione che penetra nel territorio del Chianti.

Qui resta attuale il nome dei Ricasoli, un cui espo-

nente, il barone Bettino, il “Barone di Ferro”, fu

primo ministro del Regno d’Italia, succedendo al

Conte di Cavour. La notorietà di statista qui però

va di pari passo ad un altro merito storico: l’aver

modernizzato la vinificazione del Chianti.

Non lontano da un altro dei castelli della zona,

quello di Moncioni, merita una visita il più antico

Arboreo d’Italia, il Pinetum istituito nel 1850 per

acclimatare e accogliere piante di tutto il mondo:

gigantesche sequoie, cedri e pini dei quattro an-

goli della terra sembrano aver trovato qui il loro

habitat ideale. Allargandosi appena un poco, si

svela la magia del territorio del Chianti: dentro

un paesaggio tra i più celebri al mondo, vigne-

ti (e straordinari vini), castelli, abbazie, antichi

borghi.

A trasformare il soggiorno in un’indimenticabile

esperienza di vita.

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Aggiungere pianta di Montevarchi con collocazione

del Cassero

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Indicazioni di Come arrivare in auto e dalla

Stazione

INFORMAZIONIvia Trieste 1

Montevarchi (AR)

T (anche per prenotazione gruppi e visite guidate)

F

[email protected]

www.ilcasseroperlascultura.it

Biglietto intero € 3

Ingresso gratuito per gli over 65 anni

Sotto 18 anni € 1

Orari di apertura

giovedì > domenica h 10 > 13 e 15 > 18

Segreteria

martedì > venerdì h 9 > 13

giovedì h 9 > 13 e 15 > 18

Sponsor/Partner

Accademia Valdarnese del Poggio – Montevarchi

Lions club

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