+ All Categories
Home > Documents > Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di...

Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di...

Date post: 09-Oct-2020
Category:
Upload: others
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
45
Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015 Il Counseling: perché la relazione è salute Un nuovo stile di vita ricco di opportunità professionali per contribuire in un mondo che cambia Atti del Convegno - 25 ottobre 2015 Padova, Centro Culturale di San Gaetano Corso Ercole I d’Este, 3 | 44121 Ferrara | tel. 0532 209243 / 347 5540806 [email protected] | www.associazioneolos.com
Transcript
Page 1: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

Il Counseling: perché la relazione è salute Un nuovo stile di vita ricco di opportunità professionali

per contribuire in un mondo che cambia

Atti del Convegno - 25 ottobre 2015

Padova, Centro Culturale di San Gaetano

Corso Ercole I d’Este, 3 | 44121 Ferrara | tel. 0532 209243 / 347 5540806 [email protected] | www.associazioneolos.com

Page 2: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

2

IL BENVENUTO DI OLOS Intervento di Annamaria Napoletano Presidente dell’Associazione Olos Chi siamo? Olos è una associazione scientifico culturale che si occupa dell'essere umano. Si occupa della persona nella sua evoluzione per l'intero ciclo della sua vita e propone attività che riguardano la sfera personale e la sfera professionale, specificamente nell'ambito della salute, del benessere e della crescita. Siamo quindi un gruppo di persone, un gruppo di professionisti, che sono uniti da un interesse e da una passione comune: quello di credere nella relazione, di credere nella comunicazione, e quindi pensiamo davvero che crescere insieme sia un valore, soprattutto sia un’esperienza sociale basilare, per l’evoluzione e per la salute. Pertanto proponiamo attività che riguardano l’individuo; facciamo ricerca; facciamo formazione; ci occupiamo della persona singola, ma anche della coppia, dei genitori, della famiglia, dei gruppi, delle comunità. Ci occupiamo, inoltre, di fare formazione all’interno di ambiti professionali che riguardano la relazione d’aiuto, come quello sanitario, quello psicopedagogico, quello del benessere. Per questo all’interno della nostra associazione da quindici anni abbiamo una scuola di counseling che organizza un Percorso di formazione professionale, triennale, il cui approccio sviluppa la nostra visione che è psico-corporeo-relazionale. Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013, finalmente anche in Italia oltre che in gran parte del mondo, la professione del counseling è stata riconosciuta. Quindi, questo è un momento molto importante per tutti noi per diffondere questa professione, spiegare gli ambiti professionali a cui si rivolge, le potenzialità, l’originalità di questo percorso di sviluppo personale e di modello di relazione d’aiuto. Il secondo motivo riguarda proprio noi di Olos e riguarda un po’ il sottotitolo del convegno - che vi mostro - che recita: “un nuovo stile di vita ricco di opportunità professionali per contribuire in un mondo che cambia”. Ecco noi di Olos

vogliamo contribuire in un mondo che cambia, vogliamo portare i nostri valori umani e professionali. Lo facciamo già da molti anni e più che mai oggi vogliamo esserci, vogliamo contribuire, vogliamo incontrare più persone possibile in questo senso; e quindi oggi, qui, vogliamo approfondire i temi che sono centrali per quanto riguarda il mondo del counseling, e in particolare riteniamo fondamentali anche e proprio per la salute delle persone, ovvero per ognuno di noi. Prima di cominciare a vedere quali saranno gli interventi di questa giornata, abbiamo pensato fosse opportuno creare una cornice comune, a partire da una domanda fondamentale: “Che cos’è il counseling?” Per cercare di rispondere a questa domanda, vorrei guardare insieme l’immagine che abbiamo scelto per il nostro convegno. Che cosa vediamo? Una piantina che germoglia da un seme, vediamo la terra, vediamo la luce. La tendenza di quel seme è di diventare una pianta ed è una tendenza innata, naturale. La stessa tendenza innata, naturale che ha l’essere umano, che abbiamo tutti noi, ognuno di noi. Il counseling vuole promuovere proprio questa forza propulsiva, questa tendenza naturale che ha il seme/l’essere umano, di generare, di crescere, di realizzare il proprio potenziale; e quindi vuole proprio aiutare la persona a sentire, a conoscere, a mettere in azione il proprio potenziale: cioè chi è effettivamente. E lo fa un po’ come il contadino che si prende cura di quella terra e di quella piantina, cioè cerca di rispettare quel potenziale e di avere fiducia che quel seme ha la forza vitale per poter crescere. Questo è un aspetto molto importante per noi: il counseling vuole dare spazio proprio a questa forza, a questa tendenza che -- vedremo nel corso della giornata - chiamiamo “attualizzante”; la tendenza innata, naturale di ognuno di noi di andare verso la vita, di realizzare chi siamo. Il termine counseling è il participio presente del verbo inglese “to counsel”. Il suffisso “ing” indica un’azione intenzionale, presente, che dura nel tempo. Ed è importante per noi del

Page 3: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

3

counseling perché effettivamente noi ci occupiamo del presente della persona e ci interessa aiutarla a sviluppare il suo potenziale. Quando? Qui e ora, nel suo presente. Questo è un punto che ritornerà nella giornata, perché è un punto sostanziale su cui ci basiamo per dire che il presente è salute, è crescita per la persona. Il verbo “to counsel” viene tradotto solitamente con “consigliare, consolare”, talvolta “venire in aiuto”. Se noi traducessimo l’azione del counseling come un “consigliare” in realtà daremmo un’informazione non corretta, perché il counselor aiuta la persona senza consigliarla, non dice alla persona cosa è meglio secondo il proprio criterio, ma in realtà aiuta la persona a cercare le sue risposte, il suo orientamento, quindi a fare le sue scelte da sé. E questo è un altro punto importante. Ricordiamoci che il counseling si occupa proprio di promuovere questa tendenza, questa forza, questa energia umana, naturale che abbiamo nel presente e lo fa aiutando la persona “a farlo da sé”. Tant’è che vi propongo una frase che è molto nota e molto cara a noi del counseling, una frase del fondatore del counseling che è Carl Rogers e che dice: “Il counseling, o meglio il counselor, aiuta una persona ad aiutarsi da sé” e questo sintetizza molto bene l’essenza dell’intervento di aiuto del counseling. Guardiamo ora insieme la definizione che abbiamo preso da Assocounseling - che è l’associazione di categoria nazionale che si occupa della professione del counseling - che dice: “il counseling è una professione che si occupa di relazione d’aiuto, il suo obiettivo è migliorare la qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione in cui esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, a fasi di transizione e stati di crisi, e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento”. Quindi, il counselor cosa fa? Aiuta la persona, le persone, ad attraversare un momento della vita, un momento in cui può vivere forse una crisi, (ricordiamoci che quando c’è odore di crisi, c’è odore di cambiamento), un passaggio evolutivo che la persona probabilmente sta già mettendo

in atto; oppure può essere una persona che ha dei quesiti su di sé, delle domande sulla sua vita, su ciò che desidera; oppure può essere una persona che ha un progetto e che ha voglia di realizzarlo e ha bisogno di comprenderne meglio l’importanza e come farlo. Quindi, il counseling aiuta la persona in questo passaggio –ricordiamocelo -, nel suo presente, nel suo qui e ora. Chi esercita la professione di counselor, ovviamente, si muove all’interno di regole etiche e deontologiche molto chiare, come peraltro è per altre professioni; la formazione di counselor può avere diversi orientamenti: in Italia ci sono tante scuole che formano counselor professionisti, con approcci diversi. Oggi noi siamo qui non solo per parlare del counseling, ma anche per farvi conoscere il nostro approccio. E vorremmo farvelo conoscere e farvi anche incuriosire, perché crediamo che il counseling sia uno spazio di sviluppo personale e una professione di aiuto che può rispondere alle esigenze di questo momento di vita, di quest’epoca, anche sociali. Infatti, il counseling aiuta la persona a rispettarsi, a rispettare la sua vitalità, a rispettare la sua progettualità, ma anche a imparare a farlo con gli altri, perché nel counseling ci si aiuta l’uno con l’altro. Ecco, questo per avere insieme un primo quadro di riferimento su cos’è il counseling; avremo modo oggi di poter sviluppare questo e gli altri temi. Inoltre abbiamo pensato che fosse importante raccontarvi brevemente quale sia stata la nostra esperienza, cioè come siamo arrivati noi al counseling. Ad esempio io - che arrivo da una formazione musicale classica, dalla psicologia, e dalla psicoterapia - come mai sono arrivata al counseling? E come Stefano? E gli altri? E i nostri allievi che sono già professionisti in molti campi? La mia formazione, quella di ricerca personale, inizia con la mia formazione musicale. Stare tante ore, per tanti anni, in contatto con uno strumento musicale è un’esperienza profonda; è un’esperienza complessa e non sempre facile, tra l’altro molto lunga: tanti anni

Page 4: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

4

alla ricerca di sonorità, di linguaggi, di emozioni. E ho scoperto che cercavo un suono: il mio suono. Quel contatto a tu per tu con il mio violoncello è stato proprio uno dei miei specchi più preziosi per conoscermi, per essere alla ricerca di me. Così, negli anni, ho scoperto il mio bisogno e anche il mio desiderio di comunicare chi sono, di conoscere le persone, di risuonare con le persone; per cui è stata un po’ un’estensione, un’evoluzione naturale studiare psicologia, studiare psicoterapia, e a mediazione corporea. Sull’indirizzo non ho avuto molti dubbi perché avevo fatto un’esperienza musicale “corpo a corpo” con lo strumento, e per me era fondamentale incontrare anche il corpo delle persone, nella relazione di aiuto. In questo lungo tempo in cui mi sono dedicata alla psicoterapia, che è stata un’esperienza profonda – e lo è tuttora – e straordinaria, mi sono resa conto che non è un viaggio per molti; e i motivi sono diversi: ci sono persone che non vogliono, ci sono persone che non possono, ci sono persone che non ne hanno bisogno; eppure io ritengo che sia necessario, che sia doveroso che tutte le persone – e dico tutte, proprio tutte - abbiano la possibilità di fare questa esperienza straordinaria di conoscersi, di conoscere il proprio mondo interiore, di conoscere la propria forza, quindi la propria capacità di poter progettare e realizzare chi sono; ma anche poter sentire il diritto di avere dei rapporti affettivi significativi, e poterlo fare anche con delle persone sensibili, esperte

rispetto ai temi della relazione. Nel presente. Questo è il counseling, questo è il motivo per cui io sono arrivata al counseling; è il motivo per cui mi occupo molto di questo: perché ritengo che sia una risposta, un aiuto, sociale nel senso che può arrivare veramente a moltissime persone. Nella mia esperienza ho conosciuto molti volti, molte persone che hanno avuto quella capacità di comprendere un po’ di più chi sono, di cogliere cosa potesse essere buono per sé, e anche di avere un po’ il coraggio di andare in quella direzione e non senza molta fatica, non senza impegno. Ed è stato ed è un percorso per me molto emozionante, ricco di tante emozioni. Una tra queste, che vivo di più, è la sorpresa; perché oggi mi lascio sorprendere da quello che succede nella relazione, da quello che vedo; e non vi nascondo che ricevo tanto aiuto per non dimenticare di continuare a prendermi cura di me. Ecco, questa è la mia motivazione, una delle motivazioni importanti, per cui pur avendo una formazione variegata, mi interessa molto occuparmi di counseling. Questo per cominciare a conoscerci un pochino di più. A questo punto passerei la parola a Stefano Fardin: vice presidente dell’associazione Olos; un’altra persona che crede nel counseling e che lo pratica, alternando e associando il counseling alla sua prima professione, che è quella del fisioterapista. Grazie.

Intervento di Stefano Fardin Vice-presidente dell’Associazione Olos Buongiorno a tutti. Grazie di essere qui. Devo dirvi che vedere questa sala piena è un’emozione, forse lo sentirete un po’ dalla mia voce. Sono veramente felice di questa giornata, del fatto che avremo la possibilità di condividere con voi i temi a noi più cari. Come diceva prima Annamaria, io nasco professionalmente come fisioterapista, e fin dai primi mesi, fin dal primo anno di lavoro, mi sono subito reso conto che le mie competenze professionali arrivavano solo fino a un certo

punto nel rispondere ai bisogni del paziente; perché mi rendevo conto che effettivamente il paziente - al di là dei bisogni di tipo fisico, di avere una sintomatologia, un dolore - ha anche tutto un mondo di bisogni che riguarda il suo mondo psico-emotivo. Mi sono ritrovato perciò in diverse situazioni in cui spontaneamente la gente cominciava ad aprirsi con me, a raccontarmi i propri vissuti interiori, quali erano le loro difficoltà nella relazione con le persone, se stessi, etc., proprio da un punto di vista emotivo, relazionale. Mi sono reso conto che

Page 5: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

5

nella mia formazione accademica, come fisioterapista, non mi erano stati dati strumenti, a parte venti ore di psicologia; e in realtà non sapevo bene come muovermi nella relazione. Per questo quello che ho cercato di fare inizialmente è stato semplicemente di ascoltare le persone, così come ero capace di ascoltarle, e inviarle a qualcuno che potesse essere loro d’aiuto. Ma mi sono anche reso conto che non mi bastava, che cioè volevo qualcosa di più; sentivo il bisogno anche io di poter veramente accogliere la persona a 360 gradi, per cui avevo bisogno di trovare strumenti, di acquisire quelle competenze che mi potessero essere - come dire - di sostegno, come una risorsa per poter aiutare veramente quella persona. È stato così che casualmente – ma il caso non esiste – ho scoperto il counseling: in una tavolata a un matrimonio mi sono trovato seduto a fianco di un counselor e quando mi sono trovato a chiedergli “Ma spiegami che cos’è ‘sto counseling, che non ho mai sentito”, mi sono reso conto che era tutto ciò che io avevo sempre pensato e immaginato che potesse esserci nella relazione con una persona; solo che pensavo di essere l’unico a pensarla in questo modo. Ho scoperto invece che era esistito un personaggio fondamentale, Carl Rogers, che aveva dato voce a tutto ciò. Quando ho scoperto questa persona così importante e ho iniziato a leggere le sue cose, era come se lui desse voce a tutto ciò che io sentivo dentro, a tutto ciò che già era in me e in cui già credevo. Il passo di iscrivermi a un corso di counseling è stato molto breve: a giugno c’è stato il matrimonio, e a settembre mi sono iscritto al corso. E ho iniziato questa formazione professionale in Olos che ha veramente cambiato la mia vita, perché è stato innanzitutto un percorso di crescita personale molto significativo; in cui ho potuto guardare a me stesso, mettermi in gioco, scoprire le mie risorse, attivarle, e rendermi quello che sono oggi: sempre di più una persona che tende alla crescita personale e vuole farlo consapevolmente.

Bene, vorrei presentarvi brevemente la giornata di oggi. Ci saranno diversi interventi. Nel primo il dottor Edoardo Cognonato ci parlerà di un tema che è proprio centrale nel counseling: l’empatia. Scopriremo come l’empatia può essere un modo di essere, che possiamo imparare per promuovere la nostra salute e la salute degli altri. Seguirà poi un mio intervento sull’importanza delle risorse nello sviluppo del potenziale umano, su come cioè possiamo andare a scoprire e diventare più consapevoli di quelle che sono le risorse che abbiamo, proprio per facilitare questa naturale tendenza alla realizzazione del nostro potenziale. Seguirà poi l’intervento della dottoressa Annamaria Napoletano che ci accompagnerà in un viaggio alla scoperta della nostra salute e lo faremo cercando di condividere con voi quella che è la nostra visione psico-corporea e relazionale. Al temine della mattinata avremo l’onore di ascoltare la dottoressa Lucia Fani; che ci parlerà di quali sono le prospettive del counseling in Italia, di qual è lo stato dell’arte, per aiutarci a capire come effettivamente - anche da un punto di vista professionale - questo possa essere un’opportunità sempre per più persone. Dopo la pausa pranzo riprenderemo con un intervento del dottor Marcello Monsellato, che ci parlerà della salute degli organi; di come cioè il nostro corpo ci può parlare della nostra salute e, quindi, di quanto sia importante riuscire a cogliere come dietro ogni sintomo in realtà ci sia un messaggio del nostro corpo. Seguirà una tavola rotonda: un momento nel quale voi potrete fare a noi relatori tutte le domande che desiderate, per approfondire e chiarire eventuali aspetti. Concluderemo con un intervento-testimonianza di alcuni nostri counselor delle due scuole di formazione di Bolzano e di Galzignano Terme qui a Padova, che ci racconteranno quale è stata finora la loro esperienza con il counseling.

Page 6: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

6

L’APPROCCIO EMPATICO NELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE Intervento di Edoardo Cognonato Consigliere dell’Associazione Olos Buona giornata a tutti, grazie per i sorrisi che fanno bene. Sono Edoardo, mi occupo di counseling in un ambito molto particolare che è l’azienda/le aziende, le squadre, le situazioni in cui le persone lavorano assieme; ma lo faccio anche fuori dalle aziende. Per esempio, lo faccio nel sociale, e molto con le persone che amano fare la cosa che io trovo entusiasmante nella vita: usare il corpo per muoversi e sentirsi vivi. Mi piace molto farlo nella natura, e in particolare farlo nel mare. Il nuoto mi ha regalato l’amore per l’acqua, anche se non mi ha dato quello che cercavo: il successo, la gloria, la fama, il risultato. Tra l’altro (mi rivolgo in particolare ai padovani), qui a Padova nella mia squadra c’era una certa Novella Calligaris - non so se vi dice qualcosa questo nome - e noi emulavamo questa atleta campionessa che è stata la prima italiana campionessa del mondo – un po’ la Pellegrini dei nostri tempi, degli anni Settanta-; volevamo in tutti i modi riuscire ad avere un pizzico di quel successo e di quella fama. Io non ce l’ho fatta, però, da qui è nato l’amore per l’acqua e per il movimento; l’amore per il sentire quel qualcosa di speciale - come prima Annamaria diceva, “tante ore con il violoncello”, tante ore con l’acqua -: il contatto con me stesso, nel silenzio. Questo profondo sentimento che si è formato dentro di me è stato uno dei modi di recuperare il counseling: recuperarlo, volergli bene, abbracciarlo e farlo diventare risorsa, invece che esperienza dolorosa; perché per me lo sport era stato un fallimento. Recuperare questo. Se non avessi incontrato il counseling, non avrei fatto questa scoperta. E’ stata una grande fortuna avere la possibilità di sentire quanto il corpo che si ascolta sia una delle esperienze più magiche che possono fare le persone nella vita. Io penso oggi a mia mamma che ha una grave osteoporosi: Quanto è importante nel presente di tutti i giorni aiutarla, incoraggiarla a muoversi volentieri, anche se il corpo si ribella e sembra dire “no”! Dopo il nuoto ho fatto il triathlon, che è uno sport no limits: superare la barriera della fatica,

della sofferenza e credere di riuscire a fare una cosa difficile. Penso che il movimento riservi questo dono ad ognuno di noi. Quindi, lavoro volentieri nel counseling psico-corporeo proprio per questo motivo, e perché dentro c’è qualcosa che succede quando ci si mette in ascolto del corpo e gli si vuole bene. Mi piacerebbe approcciare il perché siamo qui anche da un punto di vista cognitivo, ovvero vorrei usare dei concetti. Vi farò vedere anche qualche filmato per rendere la cosa più facile e accattivante, utilizzando quelle che si chiamano immagini: immagini mentali e messaggi. “Reverse” per me è la filosofia del counseling, vedere le cose da un punto di vista diverso. Tecnicamente si chiama “inversione di paradigma”, cambiare occhiali, guardare il mondo con lenti diverse, cambiare prospettiva e uscire dalle proprie aree di confort, uscire dalle proprie convinzioni, uscire dal proprio istinto, e provare a esplorare altre strade. A volte per riuscire a trovare questo approccio è necessario orientarsi, ed io cerco sempre di girare con la bussola dentro di me, scoprire qual è la mia bussola - a parte l’aspetto metaforico - qual è il mio nord, e come posso aiutare una persona a scoprire il suo nord, cosa vuol dire seguire questa tendenza attualizzante di cui parlava prima Annamaria. Si tratta di scoprire come fare ad avere fiducia che questo campo magnetico dentro di me mi orienti nelle scelte, nel dare prospettive alla mia vita, a guardare al futuro soprattutto stando nel presente. Si tratta di sentire nel presente il proprio campo magnetico. Per me è un’inversione di paradigma: uscire dal passato - pur usandolo-, uscire dal futuro - pur immaginandolo -, e vivere qui e ora. I latini già sapevano di counseling prima che esistesse la psicologia e già allora c’era l’espressione “hic et nunc”, qui e ora. Mi sono innamorato del counseling circa nel ‘92/’93, perché ho avuto la fortuna di incontrare un medico ayurvedico - in un tempo in cui la medicina ayurvedica non era tanto famosa e diffusa, parlo del 1992-. Costui mi ha preso per mano. Stavo soffrendo per un grosso problema

Page 7: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

7

emotivo: mi ero separato, avevo scelto io di separarmi; avevo vissuto il dramma delle conseguenze che ci sono dopo una separazione. La mia tendenza attualizzante mi diceva “Sento che la mia strada è fare questa scelta”, ma non ero capace di digerire il passaggio, non ero capace di digerire il dolore, vedevo solo dolore; avevo perso fiducia in me stesso, era come se mi fossi spaccato dentro. Il counseling mi ha aiutato non solo a ritrovarmi, ma mi aiutato a scoprire che c’era qualcosa dentro di me, che non ero capace di onorare nelle mie abitudini; mi ha aiutato a vedere punti di vista diversi, anche di me stesso. E questa scoperta per me è stata così rivoluzionaria che desidero regalarla nella mia vita, in modi a volte informali senza dirlo esplicitamente, a più gente possibile. Desidero prima di tutto regalarlo ai miei figli; ho due figli, uno si chiama Christopher, ha trentaquattro anni, è psicologo; l’altro è Ermanno, che ha quasi quindici anni. I miei figli per me sono la palestra di counseling più importante. Nel lavoro che faccio nelle aziende, il counseling mi ricorda di usare gli strumenti che ho imparato e allargare a tanta gente, a tante persone; perché la vita nelle aziende richiede di guardare anche punti di vista diversi per affrontare i cambiamenti incredibili che oggi ci sono nel mercato, nel marketing, nel team building, nelle revisioni dei punti di vista. E la cosa più importante è che io sono innamorato del counseling; prima di tutto per la persona, per le persone, per me come persona. Vi ho parlato della mia mamma e del modo con cui mio papà la prende per mano e la aiuta a camminare quando lei non riesce, e vedo quanto la fiducia di riuscire a stare nel presente in modo positivo può cambiare la vita. La mia visione del counseling si traduce, quindi, in un perché che parte dal cuore. Sono convinto che, per avere un approccio veramente autentico di questa opportunità che oggi divulghiamo, sia importante comprendere quanto il cuore faccia la differenza; metterci il cuore e sentire che è il cuore che ci ispira nel fare una scelta eventualmente formativa, o - per chi di voi magari vorrà semplicemente essere curioso di questa disciplina - quali siano le sue grammatiche, quale la sua sintassi, quali sono le

sue regole (perché il counseling ha una vera e propria visione e delle sue regole!). Chiamo questa base che nutre il counseling “empatia”. Oggi, dal punto di vista pragmatico, vorrei farvi vedere quattro cose che riguardano l’empatia e quanto, per avere un approccio efficace, l’empatia sia strumento fondamentale nel counseling. Il perché, che parte dal cuore, vorrei guardarlo con questo breve filmato. [video] “Bambina che scopre la pioggia”. Qual è l’aspetto interessante che notate di questa bambina? La cosa speciale? La sorpresa, sì, ma c’è qualcos’altro oltre la sorpresa? Sorride e come sorride? Con cosa sorride? Sorride non solo con la bocca ma con tutto l’organismo, tutto il corpo, tutta l’energia, tutta la personalità. Ogni cellula del suo corpo è in contatto con il significato della sorpresa, della meraviglia, della gioia. Comunica gioia in tutti i modi. Avete visto, quando a un certo punto non riusciva a contenere la gioia, quale gesto ha fatto? Che cosa fa un campione quando raggiunge un risultato? Esulta. Quando noi siamo felici, cioè siamo in contatto con questa gioia dentro, non è che lo siamo perché abbiamo fatto qualcosa di “speciale”, straordinario, unico, irripetibile. La bambina ha scoperto la pioggia. Che fortuna ha avuto che la sua mamma non le ha detto “Vieni via da là che ti bagni, vieni via da là che ti prende il raffreddore”. Ci vuole fortuna per avere la possibilità di fare le piccole scoperte nella vita; le piccole, quelle piccoline che ti fanno “vedere”: “Uauh!” Counseling: eccolo qua! Tornare bambini. Piccole cose! Ma, non pensarlo, ragionarlo, bensì scoprirlo e scoprirlo con tutto il corpo. E non solo con tutto il corpo. Lasciare che il corpo senta questa emozione, lasciarla circolare, e dare diritto di cittadinanza alla gioia e allo stupore, alla meraviglia; tornare a stupirsi, tornare a essere bimbi, bambini. A me il counseling ha dato questo tipo di esperienza, mi ha aiutato a scoprire il mio bambino interiore; ma francamente lui c’era, solo che non lo consideravo, non ero tanto interessato a lui; ero troppo preso dai miei

Page 8: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

8

ragionamenti, molto preso dai miei progetti, e anche molto preso dai miei pensieri, comprese le critiche verso me stesso, compreso il giudizio verso me stesso. Tornare bambini significa sorprendersi; sorprendersi quante volte? Tutte le volte che ci “inventiamo”. Se quella bambina dovesse incontrare una pozzanghera per terra, secondo voi, qual è il gesto che tenderà a fare? Se c’è la mamma che le dice “Attenta … guarda che…!” E appena va via la mamma, cosa fa? Schizza. E quanto schizza, più schizza e più figo è. Perché la pozzanghera cos’è? La gioia di una scoperta! Avete mai visto un bambino che scopre il cucchiaio che cade dal seggiolone? Tac! Cade, fa un rumore. La mamma lo tira su e dice: “Non si fa, perché così lo sporchi!” Il bambino se lo mette in bocca sporco; e poi lo fa cadere due, tre, quattro, cinque volte. Scoprire la forza di gravità: “L’ho fatto cadere io, sono io che faccio quel rumore!”. Carl Rogers - lo psicologo del mio orientamento, del nostro orientamento di counseling - a proposito dell’empatia, parla proprio di tornare bambini per aiutare a recuperare la nostra forza interiore, la nostra identità in termini emozionali, tornare in contatto con quella tendenza attualizzante che si manifesta con lo stupore, la meraviglia. Carl Rogers l’ho conosciuto attraverso Alberto Zucconi, che è stato suo allievo e suo segretario. Lo psicologo che ne ha divulgato in Italia l’orientamento, l’approccio all’empatia, stando venticinque anni al suo fianco. Mi ha raccontato scene nelle quali la capacità di tornare bambino di quell’uomo, di aiutare le persone a recuperare questa loro identità, era la magia. La magia è utilizzare quell’approccio semplice che noi chiamiamo empatico, che prevede apertura, prevede cambiare prospettive, prevedere spostare il punto di vista, gli accenti, le abitudini, aprirsi anche allo stupore, alla meraviglia; e fare questo con un approccio sincero che riguarda non solo il cervello razionale, ma riguarda quella cosa che accade nel cervello quando si intercetta la sua dimensione più profonda: la parte limbica del cervello, la parte dove ci sono le sorprese; la parte dove ci sono le emozioni, la parte dove c’è “Uauh!”.

Ad avere questo tipo di approccio possono essere anche gli adulti; non soltanto i bambini. Dentro di noi c’è un bambino in una carrozzeria da adulto; se riusciamo a recuperare questa dimensione, è necessario ascoltare il bambino per incontrarlo, andargli incontro intenzionalmente: ascolto, ascolto il mio bambino, ascolto chi c’è dentro di me, ascolto la mia parte emotiva. Non solo ragiono. Ascolto. La capacità di ascolto, quindi, è ciò che noi possiamo fare accogliendo quello che diceva prima Annamaria: il counseling non è “consiglio te in modo che tu - che hai delle difficoltà e dei dubbi - trovi una spalla che ti aiuta, autentica, preparata, competente, generosa, che ti porge la mano”. Questo rischia di essere una interpretazione sbagliata. Che cosa fa il counselor? Ti aiuta ad aiutarti! Almeno ti fa vedere come si fa a fare il percorso per trovare il tuo aiutante dentro. Chi lo sapeva prima ancora che nascesse la psicologia? Un filosofo che lo sapeva prima ancora di sapere che la filosofia sarebbe poi sbocciata in questo orientamento: Socrate, “nosce te ipsum”, conosci te stesso! È dentro di te il saggio. Socrate ha dato la vita per questo ideale, ha bevuto la cicuta per la libertà dell’individuo. Era molto contro corrente, era molto innovativo, era addirittura trasgressivo per la sua cultura, perché attribuiva troppo potere all’individuo. E cosa accade se l’individuo ha tutto questo potere? La domanda si ripropone 2300 anni dopo. Couseling è un participio presente. E’ ascoltare – ing in forma di present continuous, continuato, che è anche intenzionale; è un futuro (voi lo sapete, in inglese è un presente ma è anche anticipazione di un futuro), è l’intenzione che qualcosa accada. Che cosa? Che il mio bambino venga a galla. Counseling: che il tuo bambino venga a galla, che i nostri bambini s’incontrino e facciano di nuovo il giro tondo nella vita. Questa opportunità è preziosa, ed è lì che ci aspetta se ci forniamo di nuovi strumenti.

Page 9: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

9

Uso spesso la metafora di un iceberg. Perché l’iceberg ha una punta - la parte che emerge - che è la parte di cui siamo coscienti, la razionalità, quella che usiamo tutti i giorni, nel lavoro dove ci è richiesta performance. Nelle aziende con cui lavoro sono richiesti produttività, risultati, capacità, organizzazione, metodo, fare accadere le cose. E quello che fa accadere le cose, molto spesso non è nella parte della capacità razionale; è nell’energia con cui riesci a mettere in moto il cervello e a fare cambiare situazioni, a fare cambiare gli stati d’animo delle persone; che possono essere clienti, che possono essere colleghi, che puoi essere tu stesso. Quanto conta per una squadra avere spogliatoio forte? Non basta avere schemi, lo spogliatoio ha a che fare con la parte della nostra personalità inconscia; tutto quello che è sotto la parte che usiamo di più, ha a che fare con l’inconscio, con il subconscio. Il 90% della nostra energia, della nostra personalità, è al servizio se la sappiamo intercettare e ascoltare. Il bambino è qui sotto che si emoziona; la pioggia la scopre, la gioia è qui sotto. Dobbiamo tornare quindi a recuperare la parte emotiva nella nostra vita, nella nostra personalità; lasciarla salire e fare sì che questa energia, questa capacità, lasci libero spazio a quella tendenza attualizzante che è innata, e a volte è sopita, che è semplicemente in letargo, che ho scoperto dentro di me. Ma se la svegli dal letargo che hai dentro, ha così tanta forza.. e la puoi svegliare dal letargo anche quando ti sembra troppo tardi – come il proverbio che dice “non è mai troppo tardi”. E in questo momento mi riferisco, penso a delle persone a me molto care, ed anche a me stesso che ho cinquantacinque anni: “Non è mai troppo tardi”. Tendenza attualizzante: ogni volta che la incontri e le dai spazio, lei spinge verso l’altro; lei sa! E’ il nord della tua bussola, è il tuo campo magnetico; sa cosa è buono per te, si tratta di declinare ascolti e organizzazione degli ascolti, progetti, discernimenti, scelte, valutazioni, per tenerne conto e orientarla, mettere un argine a questo fiume. E la libertà - vi parlavo di Socrate - è un valore imprescindibile nell’approccio di counseling che divulghiamo: L’individuo che si senta libero - soprattutto dai suoi condizionamenti, dalle

aspettative degli altri, e che trovi la sua voce interiore, la voce della coscienza, la voce della sua identità - è la cosa più nobile che c’è. Pensate al film “L’attimo fuggente”. L’avete visto? Pensate a quel professore, a come dà tutto quello che ha per insegnare ai suoi allievi ad ascoltare quello che sentono del poeta; non a prendere dei voti. Gli fa stracciare la prima pagina dell’antologia, gli fa fare una pallina, gliela fa buttare via, perché vuole che abbiano la dignità di uno spirito non amputato, limitato per i voti, per i risultati, ma che sia lo spirito a guidarli! E succhiare il midollo della vita diventa la comunità di questi ragazzi, innamorarsi della poesia, innamorarsi di quello che fanno; innamorarsi anche delle difficoltà per dare un significato profondo, e anche in quelle tirare fuori la bussola: tendenza attualizzante, innamorarsi, coltivarlo questo amore, perché l’amore per il bambino fa divenire libero l’individuo e lo rende libero; il che non vuol dire che fa quello che vuole, ma che è capace di scegliere. La bellezza inizia quando iniziamo a scegliere. La grande bellezza sta nelle scelte. Si può scegliere “come” vivere qualunque situazione. Io in questo momento penso ad Andrea Stella, che è un caro amico; figlio di un imprenditore importante con cui ho lavorato che si chiama Alberto Stella. E’ il nipote di Alberto Stella, della Estel Mobili, mobili per l’ufficio a Thiene. Questa azienda rappresenta il “reverse thinking”, per capacità di mettersi in discussione. Il fatto che parlo di un marchio non è perché voglio sponsorizzare un’azienda, ma semplicemente perché grazie alla propria capacità di evolversi e di guardare alle opportunità del mercato, oggi è l’azienda che ha preso l’appalto per il Campus Apple a Cupertino. Abbiamo, cioè, un’azienda italiana che rifà tutta l’università, la formazione, a Cupertino per Apple. All’interno di questa azienda, Andrea Stella, destinato a essere il futuro dell’azienda, ha avuto un incidente quando ha festeggiato la sua laurea negli Stati Uniti. Nei fatti gli hanno rubato l’auto, e per rubargli l’auto gli hanno sparato. E’ rimasto quattro ore agonizzante a terra, ha perso sangue tanto che stava per morire; è stato salvato perché a Miami per un congresso di armi

Page 10: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

10

da sparo c’era un chirurgo - per coincidenza il più grande chirurgo internazionale – che l’ha salvato. Però ha perso l’uso delle gambe: paralizzato in sedia a rotelle. Per tre anni ha desiderato suicidarsi e non sapeva come fare. Mi ha raccontato un giorno che pensava tutti i giorni a “Million dollar baby”, il film di Clint Eastwood. Voleva mordersi la bocca e trovare il modo di morire. Ha recuperato la fiducia attraverso un’esperienza di counseling grazie alla quale è stato aiutato a guardare il futuro, a vedere nel presente - qui e ora - dove c’erano ancora opportunità, c’era ancora un modo, diverso, di vivere la vita. E si è innamorato di nuovo del mare, della vela, del vento; si è innamorato di nuovo dell’idea di stare in acqua, di provare insieme con altri le gioie di veleggiare. Suo papà lo ha portato in sedia a rotelle in barca a vela e lui ha immaginato “ci voglio andare da solo, non voglio essere portato in braccio”. Cosa ha fatto? Si è inventato un catamarano di ragazzi disabili. Ha impiegato tre anni per riuscire a trovare finanziamenti e a realizzare un progetto che si chiama “Lo spirito di Stella”. Questa che vi racconto è un’esperienza pratica, reale: anche una situazione difficile si può vivere con un approccio bussola-nord-positivo. Andrea Stella è oggi una delle persone che conosco più entusiaste, che passano più energia; ed è il testimone di cosa vuole dire trovare il bambino interiore. Aiuta persone normali, aziende - portandole in giro con questa barca - a recuperare la visione positiva; e l’equipaggio è tutto composto di ragazzi in sedia a rotelle a causa di incidenti. E Alex Zanardi? Anche lui ci insegna la differenza tra sfortuna e sfide, quando in televisione ce ne parla e ci fa vedere cosa vuol dire sorridere. Il bambino interiore lo abbiamo tutti. E detesta quando gli dicono “tu sei un eroe”, perché dice: “Se tu dici che io sono un eroe, tu abdichi alla possibilità di scoprire il tuo eroe; lo dici a me ma non fai la lotta di cercare dentro di te”. E aggiunge: “Io sono solo uno che ci prova.” Nel counseling cerchiamo di aiutare prima di tutto noi stessi e le persone a riconoscere, a ritrovare, a tenere viva, a onorare questa scelta interiore. La capacità di scelta.

E la parola scelta è una delle più importanti per noi. E come farla questa scelta? Il counseling, nel nostro approccio, utilizza tre accorgimenti; sono semplici, facili da proiettare in una diapositiva. Sono l’esperienza di questi miei ventisette anni di counseling, in cui vedo quanto sia difficile fare bene le cose semplici. Il primo: la capacità di sviluppare empatia con le persone. Attenzione che l’empatia sembra la simpatia. Non è sorridere, non è essere simpatici, non è essere gentili. Richiede anche questo approccio; ma l’empatia è molto, molto profonda e riguarda la lettera “e”. L’empatia parte dall’idea di congiungere. È una filosofia. “È un modo di essere - diceva Rogers - non è un modo di fare”. Prima di tutto è un modo di essere: congiungere le cose difficili da unire, è un “attack” profondo per chi usa lo spirito per congiungere, non usa la semplice capacità di interfacciarsi delle cose, unisce anche yin e yang, gli opposti. Unisce anche le ambiguità che abbiamo dentro di noi, le unisce nella comprensione. L’incontro attraverso l’empatia è la filosofia della congiunzione, dell’integrazione, è Nelson Mandela in pratica. L’avete visto il film “Invictus”? Unire bianchi e neri. E’ la storia del campionato del mondo di rugby del 1995, in cui Nelson Mandela ispira una nazione attraverso i mondiali di rugby ad avere fiducia di tifare tutti la stessa squadra. Nelson Mandela è stato ventisette anni in una piccola cella a ispirarsi dentro con una poesia, come nel film Clint Estwood racconta molto bene: “I’m the captain of my soul”, sono il capitano della mia anima. Il secondo: la capacità di scelta. Io posso stare in contatto anche in situazioni in cui sono privato della ufficiale libertà, posso stare in contatto con la mia anima. Stare in contatto con questa parte di noi. Il Counselor lo fa su di sé ed è per questo che si allena, e aiuta gli altri a fare il percorso analogo. Prende per mano le persone perché sa tenere per mano se stesso; e alle volte, quando non riesce, sa di non essere difettoso, incapace; sa di essere in cammino; è un percorso; è un percorso in cui farsi compagnia, aiutarsi reciprocamente, fare squadra, chiedere aiuto. Stare in squadra è molto utile. Nel counseling tribù, aiuto, amicizia sono molto, molto importanti per riuscire a

Page 11: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

11

essere empatici, in contatto emotivo con l’altro. La fiducia sgorga quando c’è empatia e nella mia esperienza di Counselor la fiducia non è solo verso chi ti aiuta, fiducia in questo professionista; ma è recuperare, alimentare e sostenere, nutrire fiducia in te stesso. Fiducia verso l’altro, fiducia in te. Fiducia reciproca. Ma soprattutto quella straordinaria capacità di ritrovare fiducia nella tua persona - a volte quando l’hai persa o se sei in difficoltà per delle scelte difficili - come la bandiera che ti dice da che parte andare. Fiducia. La chiamiamo auto-efficacia: fiducia nei propri mezzi, fiducia nelle proprie risorse. Fiducia nella propria energia, nel proprio seme. La fiducia deriva da empatia messa in pratica, e ci dà la possibilità poi di parlare del terzo elemento nel counseling: oltre che ispirare fiducia, oltre che avere empatia, incoraggiare. Vorrei che fosse ben chiaro che incoraggiare non è da intendere come “fai questa cosa qui che vedrai che ti fa bene”. Incoraggiare non è questo. Incoraggiare è: “Ascolta bene quello che stai sentendo, perché è importante. Cosa significa per te, che consiglio ti dai? Cosa puoi fare per riuscirci? Cos’è che ti aiuta a realizzarlo tenendo presente la tua esperienza? Se segui il tuo istinto, le tue intuizioni, che cos’è che viene a galla?” Incoraggiare nel senso di fare venire a galla e aiutare. Socrate la chiamava maieutica, la capacità di tirare fuori la tua saggezza attraverso ascolto. Ascolto, sono qui con te con te, counseling, con te; compagnia, ti faccio compagnia nelle domande importanti, quelle preziose, quelle difficili che quando siamo da soli forse ci fanno paura. Ascoltati, perché io ti ascolto e mentre sto con te ti aiuto a sentire quello che tu fai venire a galla. Incoraggiare. Faccio il tifo per l’ascolto, il tuo ascolto. E questo incoraggiamento aggiunge anche, a volte: Cosa posso fare io per aiutarti, in che modo senti che posso esserti d’aiuto? Ma questo solo dopo che la persona fa il tifo per se stessa e lavora su di sé. Per concludere l’approccio tecnico, le cose che fa il counselor sono molto molto tecniche, pratiche, e sono l’equivalente, nella lingua inglese, di sapere bene i verbi e i vocaboli. Bisogna avere gli strumenti.

L’empatia richiede una sua grammatica, richiede delle regole, se non le conosci rischi di fare degli errori per questo è molto importante conoscerle. [s l ide] Questa immagine rappresenta un melograno: il primo concetto da mettere in pratica è che se vuoi essere empatico la prima cosa è essere congruente. Attenzione. Congruente è una parola complicata che vuole dire: il primo che si ascolta sei tu! Congruente. Il primo che unisce sei tu! Il primo che è in contatto con le sue emozioni sei tu! Perché non puoi prenderti spazio per le emozioni altrui, se prima e poi in contemporanea - questa è la magia - non riesci a stare dentro di te, in te. L’empatia è questo. Piattaforma dell’empatia è la congruenza. Senza congruenza è simpatia. Notate la differenza? Si assomigliano quando le guardi dall’esterno in termini di coerenza. E invece la congruenza cos’è? La capacità di stare proprio dentro di te, di sentire la verità, comprese anche le emozioni difficili. Saperle ascoltare e non scappare. Ed è una capacità che viene quando sei allenato a congiungerti, tra pensieri, pensieri ed emozioni; quando tu sai che quella cosa che sta venendo a galla è comunque buona, e sei capace di ascoltare te mentre ascolti la persona. Questo è quello che io chiamo la musica stereo: ascolti due canali diversi dalle casse dello stereo, quello di destra e di sinistra mandano segnali diversi, ma insieme fanno una musica profonda, a 360°. Ascolto te e in contemporanea ascolto me. La congruenza, quindi, è sentire le emozioni, quelle piacevoli - abbiamo visto la bambina: gioia e sorpresa -, ma ci sono anche le emozioni sgradevoli; per esempio la paura, la rabbia, il disgusto, la sofferenza. Con sette colori si fanno tutte le tonalità dei colori dell’universo. Con sei emozioni si fanno tutti gli stati d’animo. Ma, non è detto che riusciamo ad ascoltare, a sentire tutto. A volte noi ascoltiamo veramente la gioia (abbiamo visto prima la bambina), ma solo la nostra; mentre la gioia degli altri facciamo fatica a contattarla. Non sempre riusciamo a dare spazio e a non nascondere la rabbia, la paura, la sofferenza. Saperle incontrare, saperle attraversare, saperle prendere in braccio,

Page 12: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

12

sapersele coccolare, fare questo tipo di lavoro è appunto la congruenza. Grazie alla congruenza su di me aiuterò te a fare un percorso di questo tipo; quindi il primo presupposto è la congruenza, e se sento accolte le mie emozioni e le tue emozioni, nel counseling vuole dire che sto partendo da fondamenta sane. Qualunque percorso di formazione con qualunque approccio di counseling mette questo come premessa: sono le fondamenta della nostra capacità emotiva e professionale. Al secondo livello - se sei capace di ascoltare veramente te e me - puoi sospendere quello che di te intralcia. Se io ho delle emozioni che intralciano quello che ascolto di te, posso sospenderle solo se le riconosco; se non le riconosco non sono in grado di sospenderle. Si chiamano pre-giudizi, si chiamano schemi, si chiamano punti di riferimento, si chiamano le mie visuali. Invece posso mettermi i tuoi occhiali solo se prima mi tolgo i miei. Per togliere i miei devo conoscerli, questa è la congruenza. Posso mettermi nei tuoi panni, se prima mi tolgo i miei; se mi metto i tuoi panni e mi tengo i miei addosso, non posso essere in contatto con te. Se posso sospendere i miei giudizi, allora arriverà un grande regalo, arriverà a te e in contemporanea a me. Qual è il regalo? Il “ti ascolto”. Attenzione “ti ascolto” nel senso di ascolto emotivo; non “ascolto quello che dici”, ma “ascolto anche quello che senti”. E alle volte noi e le persone diciamo e sentiamo delle cose che non sono le stesse, delle volte diciamo una cosa e ne sentiamo intanto un’altra, e per rendercene conto abbiamo bisogno di tirarla fuori. E il counselor ti aiuta. Ti aiuta ad ascoltare la verità. Comprese le ambiguità, comprese le contraddizioni, comprese le cose dette mentre sotto sotto ce ne sono delle altre. Il counselor è attrezzato per questa verità umana, perché la palestra su cui si allena - l’ascolto di sé - lo rende abbastanza performante da poter fare qualche ripetuta con le persone che possono essere gruppi di persone, aziende, nel sociale. Si può essere counselor nella scuola, si può essere counselor nelle missioni. Io sono stato counselor nelle missioni e ho visto che cosa vuole dire counseling applicato al volontariato; si può essere counselor come allenatori sportivi, si può essere counselor come

insegnante a scuola, si può essere counselor come genitori. E’ una scelta, è un modo di essere – come diceva Carl Rogers – “non è un modo di fare, è un modo di essere”. Potere personale: l’individuo riconosce il potenziale che c’è in se stesso e lo cerca ed è animato da questo. E quindi di tutte e tre le dimensioni – presente, passato, futuro – vi chiedo: la freccia rossa dove punta, secondo voi? Sul presente! Perché è nel presente che c’è la verità. La verità è qui e ora, tutto il resto è pensiero, immaginazione. Qui c’è la verità. Quanti presenti ci possono essere? Tutti quelli che inventiamo. Un grande atleta per nuotare molto molto bene, per riuscire oggi a diventare grandissimo performer ha bisogno di avere una sensibilità straordinaria nel gesto. Sono amico del papà di Paltrinieri, il campione che ha vinto i 1500 stile libero ai mondiali, non so se qualcuno l’ha visto. Dalla piscina di Carpi ha voluto andare a prendere la bracciata in Australia: gli australiani ti insegnano a sentire l’acqua con degli esercizi di propriocettività. Cos’è? Sensibilità nella forza! Nel karate non è così? Bisogna avere sensibilità e forza, recuperare yin e yang nella vita. Sensibilità e forza insieme; grinta, passione, audacia, coraggio. E sensibilità, tenerezza, morbidezza. Ma scusate, osservando cosa sta facendo Papa Francesco, non notiamo una Persona che apre le braccia e che torna bambino e che fa tornare le persone bambine, e che sospende i giudizi? Io penso che sia un grande counselor che abbiamo di fronte a noi; che ci ispira a vedere che c’è tanto bisogno oggi nel mondo di questo approccio, tipico delle persone che hanno non la capacità di spiegare ma la capacità di accogliere, di fare sentire e di infondere fiducia. Fiducia, qui e ora. Sei qui, accolto. Il perdono, per esempio, non come esercizio per andare in paradiso, ma come “contestualizziamolo qui al presente” e tornare in contatto con fiducia. Il diaframma si apre quando ti senti accolto. E Lui sta regalando a tanta gente questa opportunità. Ed io penso che abbiamo tanto bisogno oggi di trovare anche delle ispirazioni per questi concetti; anche fuori dalla dottrina ufficiale della psicologia. Perché il counselor è un modo di essere trasversale;

Page 13: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

13

riguarda tutto; è una visione del mondo e del presente che ci torna ad ispirare motivazione, quando ci mettiamo il cuore. Mettere il cuore nelle cose che facciamo, nelle piccole cose: fare dei dolci, ricamare all’uncinetto; andare a pedalare in mezzo alla nebbia; oppure prendere in braccio tuo figlio, farlo camminare, fargli fare i primi passi. Si può essere felici e motivati in tante piccole cose, dove ci metti il cuore. Sono stato in Brasile a cercare di risolvere i miei problemi. Padre José mi faceva spazzare davanti alle case dei bambini abbandonati nelle favelas, e mi diceva: “Quando tu sarai felice di spazzare, quando proverai proprio una gioia incontenibile nello spazzare per terra, ecco che sei in contatto nel presente. E’ questa l’esperienza che ancora ti manca: sei troppo preoccupato degli errori che hai fatto”. “Tu sei ciò che pensi” è il libro che lui mi ha fatto leggere. Ed è lì che ho capito. Tu sei ciò che pensi; e se tu pensi “cattivo”, dentro coltivi “cattivo”; se tu pensi “buono”, ti succede roba buona. Uscire dal pensiero, entrare in chi sei veramente e sentire. Tutti siamo buoni dentro. Questa è la filosofia. E Rogers aveva proprio questo tipo di visione innata, e voleva divulgarla al mondo come professionista: l’identità. Recuperare la nostra identità. Sana identità, identità piacevole, identità rivitalizzata. Persone vere. Vorrei guardare adesso lo stesso concetto da un punto di vista “strano”, che vi sembrerà fuori dagli schemi; ed è proprio per questo che lo faccio, correndo un rischio, ovvero che voi vi domandiate “che c’entra questo?” [video] Si nota molto bene che quando una persona è in contatto con il suo bambino interiore, intorno possono succedere anche delle cose strane. Il video rappresenta un po’ la quotidianità. Siamo un lunedì mattina alla fermata dell’autobus… ognuno che si fa i fatti suoi; i telefonini; la diffidenza verso qualcuno che ride, che sorride.. Ma che cosa succede? C’è uno che è capace di fare la differenza, di portare in gioco serotonina. La serotonina noi la produciamo quando ridiamo; la serotonina la produciamo quando contagiamo gli altri con questa energia che recuperiamo dentro.

Quello che trovo magico di questo attore è che riesce a ridere non per finta; io sento che ride sul serio e non c’è nessun motivo per cui sta ridendo, se non il fatto che ha scelto di ridere. La capacità di scegliere: noi possiamo scegliere di contagiare il mondo, perché questo contagia il mondo. Se avete notato le persone vicine, al principio si guardano con diffidenza; poi uno inizia a ridere. E come funziona il cervello del sistema limbico di noi esseri umani? Quell’uno che inizia a ridere contagia il secondo e così via;”. Quindi il concetto è: “ci contagiamo”. Non è lui che contagia tutti, sono gli esseri umani che si contagiano; è la spirale del contagio. E il counseling contagia. I bambini che fanno squadra, che si ascoltano, si contagiano. Quando noi sorridiamo, gli altri sorridono. Questo sorriso va coltivato, e va regalato; perché quando lo regali agli altri - io sono arci-sicuro, la vita me lo sta insegnando anche come persona, non solo come professionista -, se tu lo regali intenzionalmente, in realtà te lo regali anche a te. Questo mi fa pensare a Patch Adams, un medico del sorriso, in questo periodo in cui purtroppo per motivi familiari sono spesso in ospedale. Quanta differenza c’è per un infermiere se riesce ad avere una parola gentile e sorride; quanta differenza c’è per un medico, per una che pulisce per terra e per una che serve il cibo, in ospedale! Se il paziente - il participio presente di “portare pazienza” - si sente persona, invece che paziente, è perché ci sono persone che vogliono regalare serotonina, il neurotrasmettitore della solidarietà umana. Il counselor investe molto in serotonina, molto. La cerca dentro di sé. Quando la trova fa di tutto per regalarla, e quando la regala si auto-alimenta dentro. La bambina che scopre la pioggia è in preda alla dopamina: gioia di una scoperta. Gioie e soprese producono dopamina. E la mamma che filma con lei e le dice “Oh, my God!” E il cagnolino bianco che ha attraversato la pioggia? Lo ha fatto perché ha avvertito serotonina nell’aria; perché la serotonina attira, è contagiosa. La serotonina fa sì che quando c’è, noi siamo sensibili; e non lo sente il cervello

Page 14: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

14

razionale - emisfero sinistro -, ma lo percepisce la parte limbica. Quella parte limbica attiva delle energie profonde, quelle dove si tiene viva quella tendenza attualizzante, quella parte che c’è dentro di noi, che va riscoperta, che ha bisogno di serotonina. L’ossitocina. Tutte le mamme che hanno avuto un bambino, e che allattano o hanno allattato, sanno che per produrre prolattina bisogna fare ossitocina. E tutte le mamme sanno che l’istinto è abbracciare il cucciolo mentre lo si allatta, proteggerlo, rassicurarlo, offrirgli 37 gradi con la pelle: dopo nove mesi di acqua-gym gratuita a 37 gradi, lui ha bisogno di nuovo di 37°, ne ha bisogno con la pelle; ha bisogno di calore umano. L’ossitocina è il neurotrasmettitore del sentimento, dell’affetto, del contatto umano, del darsi la mano e delle volte persino dell’abbracciarsi. Però, ...siamo troppo spesso orfani di abbracci L’ossitocina si libera quando noi recuperiamo una dimensione di cui siamo un po’ analfabeti: si chiama analfabetismo emozionale. Ma se non ci sciogliamo un pochino, se non “corriamo il rischio” di fare questa cosa strana che è recuperare il tatto - non solo nel toccare le cose, ma nel toccarci tra persone - se non siamo in contatto con noi, è difficile toccare un’altra persona; se siamo desiderosi del contatto con l’altro, inevitabilmente per abbracciare abbracciamo anche noi stessi. Non si può abbracciare una persona senza farsi abbracciare. L’ossitocina rivendica il diritto di cittadinanza nelle nostre vite. Il counselor dice “Ok, alziamo anche quella bandiera”, e delle volte è difficile. Dopamina, serotonina e ossitocina: insieme. Quella bambina ha sperimentato questa dimensione. O l’atleta che vince una gara. Quando finisce, nel momento in cui è sul podio, c’è una lacrimuccia, c’è l’inno di Mameli e c’è una bandiera, tutti in piedi, la televisione, la musica; lì è il momento della serotonina, è il momento della standing ovation, è il momento della condivisione umana. Ma quando abbraccia il suo allenatore, quando abbraccia sua mamma, quando va a ringraziare le persone che gli hanno dato la possibilità per quattro anni di lottare e di credere, lì c’è ossitocina. Quando è felice? Non quando sperimenta di avere fatto il tempo più forte del mondo, ma quando lo celebra con altre

persone: è il significato di quello che facciamo che trasforma, non la cosa; è il suo significato. La dopamina dura poco, l’ossitocina dura tutta la vita. Nel ricordo non finisce mai. Abbiamo tanto tanto bisogno di mettere insieme le tre dimensioni, e abbiamo bisogno di fare in modo che il cervello recuperi questa sua attitudine, tenerle in circolo. C’è una disciplina che è appunto quella del counseling che aiuta a imparare questo; e non basta una lezione, due lezioni, delle lezioni per corrispondenza: si fa un percorso personale su di sé, secondo una formazione ufficiale che dura tre anni di lavoro. Ieri, mentre passeggiavo in mezzo al bosco e riflettevo su cosa dire al convegno, mi sono chiesto: Cos’è per me la cosa più importante? A che cosa rinuncerei pur di rifare questo percorso? Rinuncerei alla cosa che mi ha dato più soddisfazione: la mia casa? A cosa rinuncerei per essere veramente in contatto con questa potenzialità? E mi sono dato questa risposta. Se non avessi fatto questo percorso, se non ne avessi avuto la possibilità, la mia casa oggi sarebbe il tempio della nostalgia e il tempio dei ricordi dolorosi. Al posto del dolore avrei la mia casa, ma non avrei la mia anima dentro la mia casa. Quindi, al di là dello sbocco professionale, se siete qui qualcosa vi ha richiamato. Forse un amico, forse un’amica, forse la pubblicità, forse il passaparola, o forse anche solo la curiosità.. Che prospettiva ci può essere a fare un percorso di questo tipo? Beh, aiutare gli altri, aiutare noi stessi: il counseling è relazione d’aiuto; ma soprattutto scoprire che la vita è veramente tanto tanto preziosa, e può esserlo in tantissime forme. Potrebbero nascere progetti rivoluzionari nelle nostre vite se ci concedessimo quest’opportunità: allenare questa capacità di usare il nostro cervello, in queste tre dimensioni. Mettiamo in ordine queste quattro parole: fare, percepire, pensare, sentire. L’approccio empatico di cui parliamo indica che uno di questi verbi viene prima degli altri: sentire. Se sentiamo cosa c’è dentro di noi, lo possiamo riconoscere; percepire. Solo dopo pensiamo e operiamo scelte; pensiamo a cosa fare, a come fare, a perché fare. Ma, abbiamo bisogno di tornare a sentire il bambino interiore, la bambina interiore,

Page 15: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

15

e poi percepire e pensare. C’è tutto un sistema emotivo da recuperare, da riattivare e c’è una grammatica per farlo; e delle tecniche per farlo, che noi insegniamo. Relazione d’aiuto. Facciamo un percorso in cui la neo-corteccia, gestita dal lobo frontale, riconosce le percezioni. Ma, va attivato, il nostro sistema limbico va reso pulsante. E se la parte emotiva è attivata, contagia il cervello rettile, il cervelletto, quello del nostro istinto, e quello del pensiero, la razionalità. I tre cervelli sono imbevuti in un bagno di fiducia. La persona vive fiducia quando è recuperata la dimensione emotiva. Quindi, la disciplina che noi proponiamo ha un po’ a che fare con lo streching: come quando ci si allunga per riuscire a fare un salto, un cambiamento. Per vedere le cose da un punto di vista diverso è necessario allungarsi; e per allungarsi senza farsi male è necessario rendere elastici i tessuti, i tendini, i muscoli; è necessario farlo con regolarità e farlo rilassati. Abbiamo bisogno di fare quello che io chiamo streching emozionale; abbiamo bisogno di fare streching mentale, con i nostri schemi mentali, e bisogno di streching relazionale. Se facciamo streching siamo atleti più performanti. Tutti i grandi atleti oggi per diventare più bravi fanno streching, e fanno streching anche nella mente, visualizzano. Concludo ricordando che è solo l’inizio di un lungo viaggio; come succede nelle discipline orientali. Penso al karatè, al judo, all’aikido, allo yoga, al tai-chi… Nel tai-chi non basta una vita per imparare a fare bene i sette movimenti delle nuvole. Nel karate: cintura nera primo dan, secondo dan, terzo dan, quarto dan, quinto dan,

sesto dan. Nel Counseling: non basta una vita per godere tutte le sorprese che ti dà. Amare la vita amando quello che scopri dentro di te, attraverso le persone. Il significato di questo percorso è che invita all’azione. Non si pensa nel counseling, si agisce tantissimo. Azione! Ciack, si gira! Ci si immerge nella vita, ci si rimbocca le maniche, ci si sporca le mani e si lavano le mani, ci si stringe le mani, si fanno tanti girotondi: è proprio vita, è proprio azione. Azione! Ciack, si gira! E, quindi, vi faccio vedere un modo di agire che io considero ispiratore. Con questo filmato vi vorrei lasciare il messaggio; in modo semplice, tenero, affettuoso: cosa significa per me oggi - nella vita di tutti i giorni, nei centomila km all’anno, nelle aziende, nelle persone, qui con voi oggi – promuovere questa visione della vita. Il filmato è girato a Sidney; s’intitola “Free hugs” (vuol dire “abbracci gratuiti”). [video] E’ un filmato vero. Ecco un bel modo di immaginare il counseling. Questi ragazzi che fanno squadra e decidono di raccogliere firme contro l’ordinanza del sindaco, e arrivano a raccogliere fino a dieci mila firme, arrivano i giornalisti, la stampa, le TV, l’opinione pubblica, intorno a questo nuovo strano fenomeno, tanto che l’ordinanza viene cancellata e quindi gli abbracci tornano a essere liberi, anche liberi di essere regalati. E’ bello avervi visto in tanti, molto attenti. Una delle cose più belle che può fare nella vita un counselor è dire grazie: grazie di cuore!

L’IMPORTANZA DELLE RISORSE NELLO SVILUPPO DEL POTENZIALE UMANO Intervento di Stefano Fardin Vice-presidente dell’Associazione Olos Ben ritrovati! Come diceva Annamaria, il mio intervento riguarda l’importanza delle risorse umane

nello sviluppo del nostro potenziale, e vorrei partire con voi facendoci una domanda: che cos’è il nostro potenziale?

Page 16: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

16

Qual è il potenziale che ciascuno di noi ha dentro di sé? Prima, Edoardo parlava di questo bambino interiore che abbiamo, cioè questa capacità di poter tornare quasi indietro, alle origini, al nostro potenziale e riscoprire tutta quella naturale forza, e vitalità ed emotività che è energia dentro di noi. Ciascuno di noi, se si ferma a considerare la propria vita, potrà notare come la propria evoluzione personale sia il frutto di una spinta vitale e naturale di crescita, una spinta che va verso la nostra evoluzione, la nostra espansione. Abbiamo progetti, sogni da realizzare, aspirazioni sempre più grandi e profonde: diplomarci, laurearci, trovare qualcuno con cui condividere la nostra vita, magari avere anche dei figli, dare il nostro contributo nella società, lasciare un segno del nostro passaggio su questa terra. Abbiamo cioè un potenziale umano che è come energia pulsante che chiede di potersi esprimere, di trasformarsi in ciò che noi già siamo, e ciò che noi siamo oggi, infatti, era già tutto contenuto nel nostro potenziale; così come ciò che noi diventeremo è già contenuto in questa forza, in questa spinta vitale che possediamo dentro di noi e che ci guida verso la nostra autorealizzazione. Questa tendenza a evolvere, a crescere, a migliorare è insita in ogni uomo, in ciascun uomo. Ciascuno di noi ha questo potenziale, questa risorsa dentro di sé, tende naturalmente alla propria evoluzione. Ritorna quindi l’immagine che volevo portarvi, di questo potenziale, che è un po’ questa energia che di per sé può prendere tutti i colori e le sfumature, e attualizzarsi nei più disparati modi: ciascuno di noi ha il suo potenziale, ha le proprie risorse, ha le proprie qualità e doti, le proprie caratteristiche; e già, finora, ne abbiamo messe in atto tantissime: molte di queste si sono già attualizzate, altre sono ancora potenziali e hanno bisogno di essere un po’ scoperte. Ma cosa sono, allora, queste risorse? Potremmo utilizzare la metafora del seme, che dentro di sé ha tutto il potenziale per diventare pianta, ma non lo è ancora.

Perché questo potenziale si possa trasformare, quel seme deve essere piantato: cioè io devo in qualche modo fare esperienza di quali sono le risorse che mi aiutano a tradurre il mio potenziale. E cosa sono queste risorse? Per risorse intendiamo tutte quelle capacità o abilità innate che possediamo fin dalla nascita. Alcune di queste nel corso della vita le abbiamo messe in gioco, sperimentate, accresciute, coltivate, consolidate, altre sono ancora lì che aspettano di essere portate alla luce; e la parola “risorsa” significa dal latino “risorgere”, far risorgere, riportare alla luce. Abbiamo cioè bisogno di fermarci a considerare come dentro di noi abbiamo delle risorse che hanno bisogno di essere viste, abbiamo in qualche modo bisogno di incuriosirci un po’ e di andare a scoprirle. Quindi, ciascuno di noi possiede già dentro di sé tutte le risorse di cui ha bisogno per sviluppare il proprio potenziale. Non abbiamo bisogno di cercarle fuori, sono già dentro di noi. La cosa difficile è chiaramente esserne consapevoli e poterle riconoscere. Noi, ad esempio, quanto siamo consapevoli delle nostre risorse? Se voi doveste pensare a quali sono le vostre risorse, cos’è che potreste dire di voi? “Le mie risorse sono …?” Provate un po’ a pensarci, facile? Ve ne vengono in mente? Tutti possiamo riconoscere di avere delle risorse. Il nostro potenziale, quello che possiamo dire sul nostro potenziale, è che una sua caratteristica - indipendentemente dalla nostra consapevolezza o meno delle risorse che possiamo mettere in gioco - si esprimerà sempre e comunque. Proprio come quella piantina che, nonostante le condizioni del terreno siano sfavorevoli, è cresciuta in mezzo alla roccia; in realtà può trovare dentro di sé le potenzialità, le risorse, l’energia per emergere, per crescere e per svilupparsi. Quello che vorrei fare con voi è un piccolo viaggio per entrare nel tema, cioè conoscere un pochino quali sono le risorse che possiamo riconoscere dentro di noi e che sono così peculiarmente fondamentali per accompagnarci nella realizzazione del

Page 17: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

17

nostro potenziale. La prima risorsa che noi abbiamo è proprio il nostro corpo: diceva bene Edoardo questa mattina, quanto le esperienze fondamentali, anche le più piccole, riguardino proprio il contatto con le nostre sensazioni e le nostre emozioni. Ripensiamo alle sensazioni che abbiamo provato quando abbiamo visto il filmato della bambina che si sorprende della pioggia che non ha mai sperimentato prima: lì sta contattando una parte di sé, sta contattando un’emozione - lo stupore -, la scoperta di qualcosa di nuovo. Il nostro corpo è estremamente intelligente ed estremamente sensibile, sensibile nel senso che sente. Il nostro corpo vive di sensazioni ed emozioni. Il nostro corpo ci comunica in ogni istante come stiamo e ciò di cui abbiamo bisogno, senza il nostro corpo in realtà noi non potremmo orientarci perché perderemmo quel primo requisito che è proprio il “sentire”, perché, al di là di quello che penso - e spesso potrei avere anche dei pensieri contrastanti, potrei non sapere bene quello che voglio -, il mio corpo me lo dice in maniera chiara, il mio corpo sente ciò che è buono per lui, il mio corpo mi dà la direzione. Il corpo è quindi diretto, immediato, senza filtri. Il corpo non ha filtri, dice la verità, e se sono in grado di ascoltarlo mi comunica in modo esatto istantaneo, nel qui e ora, in ogni istante, se io lo interrogo e mi domando “ma cosa sento?”, mi comunica esattamente quello che c’è, la verità che vive dentro di me, il potenziale che sta chiedendo di poter emergere. Alexander Lowen dice che non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si è imparato a leggerlo. Facile? Non molto. Perché effettivamente possiamo notare che nella nostra vita non molto spesso ci è stata offerta l’opportunità di imparare cosa significa ascoltare le nostre sensazioni e le nostre emozioni. Viviamo una forma - anche da un punto di vista di apprendimento e di educazione - in cui effettivamente vengono privilegiati molto di più tutte quelle che sono risorse cognitive: importantissime nella vita, ma

per costruire questo contatto con me stesso, di me stesso, dentro di me - che io possa diventare il timoniere della mia barca e scegliere come orientare la mia vita - questa opportunità viene offerta un po’ meno. Il counseling vuole proprio portare questa opportunità nella società. Si tratta quindi di allenarsi a sviluppare una risorsa fondamentale: la capacità di ascoltare e di sentire il nostro corpo, la nostra pancia, perché in questa zona, nella nostra pancia, risiedono le risorse più grandi che abbiamo. Tutte le nostre sensazioni ed emozioni in realtà le sentiamo a livello viscerale; è chiaro che sono una risposta mediata dal cervello, ma il modo in cui noi le possiamo percepire è solo attraverso la nostra pancia. Solo se ascoltiamo la nostra pancia. Dobbiamo quindi allenarci a sviluppare una risorsa fondamentale: la capacità di ascoltare e sentire il corpo; abbiamo bisogno di connetterci con le nostre sensazioni e di fidarci di ciò che sentiamo, perché il corpo non mente mai. Per quanto sgradita e spiacevole possa essere la verità che ci comunica, sarà sempre e solo la verità. La mia capacità di sentire le sensazioni corporee è strettamente collegata con un’altra risorsa: il mio respiro. Portare l’attenzione al mio respiro, respirare più profondamente, mi aiuta a sentire di più quello che c’è. Per percepire una sensazione io ho bisogno di provare una “differenza”, e questa “differenza” me la offre il diaframma. Il diaframma, mentre respiro, mi aiuta a percepire di più ciò che io sento. Spesso però tendiamo a non volere sentire le sensazioni che ci guidano, che giudichiamo come negative; e così limitiamo anche il nostro respiro, non rendendoci conto che così facendo in realtà stiamo limitando anche il nostro potenziale. Ecco perché il respiro è una risorsa così importante, proprio perché è lo strumento attraverso il quale io posso entrare di più in contatto con le mie sensazioni. Abbiamo detto che quando abbiamo delle sensazioni negative, non siamo molto portati a sentirle e ad ascoltarle, e in

Page 18: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

18

qualche modo dentro di noi le giudichiamo proprio come negative. Allora domandiamoci: chi è che giudica le sensazioni come positive e negative, secondo quale criterio? Di per sé le sensazioni sono sensazioni: non hanno un positivo e un negativo, fino a quando noi non le giudichiamo. Capiamo bene, però, che se le giudichiamo come negative, forse – ipotizziamo - non saremo molto facilitati a riconoscerle come risorse e potremmo cadere un po’ nel tranello di considerare come risorsa solo ciò che di positivo c’è dentro di noi. Ma è realtà? La grande scoperta che si fa nel counseling è proprio questa inversione di paradigma, di visione delle cose: anche andando a guardare ciò che posso considerare come negativo - cioè le mie sensazioni negative, le mie emozioni negative - posso scoprire un potenziale dentro di me. Vorrei a questo proposito leggervi una breve storia, per poi fare insieme qualche riflessione. C’era una volta in un lontano paesetto un povero contadino che traeva di che vivere da un campicello che lavorava assieme alla moglie e al figlio e con l’aiuto di un cavallo. Un giorno il recinto venne lasciato inavvertitamente aperto e il cavallo fuggì. I vicini, appresa la notizia, esclamarono: “Poveretto, che sfortuna, e adesso come farai a lavorare?”. Il contadino rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono perplessi nel sentire quella strana risposta. Dopo qualche settimana il cavallo che era scappato tornò portandosi dietro una mandria di cavalli selvaggi che furono rinchiusi nel recinto. I vicini, vedendo tutti quei cavalli, esclamarono: “Che fortuna!” E il contadino ancora una volta rispose: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo!” I vicini restarono ancora più perplessi nel sentire quella risposta. Dopo qualche giorno, mentre il figlio stava domando uno dei cavalli, cadde a terra e si ruppe un piede. I vicini subito esclamarono: “Che sfortuna, e adesso come fai?!” E il contadino ancora una volta rispose: “Sfortuna, fortuna, e chi può dirlo!”. I vicini non sapevano più che cosa pensare del vecchio. "Forse è matto!", pensarono. Dopo qualche settimana comparvero in paese alcuni soldati che reclutavano i giovani validi per la guerra. Quando entrarono nella capanna trovarono il giovanotto zoppicante e naturalmente lo scartarono, mentre tutti gli altri giovani furono reclutati. I vicini non ci videro più: “Che fortuna!” E il vecchio contadino ancora una volta rispose imperturbabile: “Fortuna, sfortuna, e chi può dirlo”.

Credo che questo brano ci aiuti a comprendere quanto velocemente,

involontariamente e automaticamente, anche noi, come i vicini, tendiamo a giudicare. Perché la nostra mente, che è il miglior sistema operativo che mai verrà progettato al mondo, ha delle impostazioni di fabbrica per cui per poter portare dentro e immagazzinare tutte le informazioni, ha bisogno di giudicare e categorizzare secondo un criterio di contrasto o opposizione: giusto o sbagliato, bello o brutto, buono o cattivo, acceso o spento, bianco o nero, fortuna o sfortuna. Cosa potrebbe accadere se imparassimo a sospendere il giudizio, così come fa il contadino, e a cercare di cogliere la realtà per quella che è, con le sue doppie sfaccettature - con il suo Yin e Yang - rimanendo aperti a considerare come tutto sia potenzialmente una risorsa, anche aspetti che noi giudichiamo come negativi?

Facciamo un esempio, tornando alle famose sensazioni negative che tendiamo a non voler sentire. Secondo voi sensazioni fisiche come una tensione muscolare alle spalle o un dolore alla schiena, un bruciore allo stomaco, o ancora un forte mal di testa, possono essere delle risorse? Perché? Perché sono dei messaggi. Quindi sarà una fortuna o una sfortuna se sento queste sensazioni negative? Dipende dal mio modo di vedere le cose. Se mi focalizzo sulla sensazione negativa e le sue conseguenze (della serie: sto male, non riesco a…, non mi permette di…, devo rinunciare a…) - e quindi valuto di più le conseguenze negative e cerco quindi di respingere quel negativo, allontanarlo - sarà sicuramente sfortuna. Se invece provo ad accogliere quella sensazione negativa - e mi domando: “Cos’è che starà cercando di dirmi questo dolore, questa tensione?”, “Cos’è che il mio corpo, cioè io (perché io sono il mio corpo), mi sta dicendo?” - allora lì diventerà fortuna, se riuscirò a darmi anche delle risposte. E in questo abbiamo bisogno di essere accompagnati, perché non sempre può essere facile accedere da soli ai significati, anche profondi. Diventa quindi per me un modo di cogliere un segnale, un’informazione, un messaggio che in

Page 19: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

19

qualche modo - nonostante sia negativo - mi orienta verso il mio potenziale. Facciamo qualche altro esempio, e chiediamoci: le emozioni sono una risorsa? Lo abbiamo già visto prima; ma “tutte tutte” le emozioni sono una risorsa? Sì! “Tutte tutte”! Compresa la rabbia, compreso il disgusto. Le risorse, tutte - e abbiamo visto prima con Edoardo le sei emozioni di base e ora cercheremo un po’ di capire perché possono essere per noi una risorsa - sono effettivamente una risorsa che abbiamo, indipendentemente da come noi le viviamo o le giudichiamo. La domanda è: Ok, è vero che le emozioni sono tutte una risorsa, ma noi quanto effettivamente ci permettiamo di viverle? Un conto è sapere che potenzialmente le emozioni sono una risorsa, ma ben altro conto è effettivamente chiederci: “Qual è la mia relazione, oggi, con quella data emozione?” E solo se mi faccio la domandina e mi do anche la risposta, mi posso aiutare effettivamente a scoprire quale parte di potenziale dentro di me c’è ancora nel vivere tutte le mie sfumature emotive, tutti i colori anche emotivi di quel potenziale che ho dentro di me. Per citare solo le emozioni di base, vediamo un po’ come le viviamo. Non sto dicendo che ciascuno di noi le viva così; però - confrontandomi con le persone e un po’ per il sentito generale - spesso la rabbia è bandita dal regno perché giudicata come responsabile di comportamenti anti-sociali. Vedere una persona arrabbiata, aggressiva, ci fa partire un po’ un giudizio, come di una persona che in qualche modo non è in grado di controllare la propria emotività. La tristezza è temuta perché tacciata di essere l’anticamera della depressione. Il disgusto ci fa sentire sensazioni molto poco piacevoli. La paura “no grazie” perché mi paralizza, e l’ansia, beh, speriamo che se ne vada il prima possibile. Le uniche che sembrano ben accette sono la gioia e la sorpresa, ovviamente se si tratta di una bella sorpresa. Capiamo bene che non è realistico pensare

che io possa scegliere quali emozioni provare, perché - per fortuna o per sfortuna -, sono una risposta spontanea del mio organismo; e per quanto io possa cercare di reprimerle, non potrò mai liberarmene, perché sono parte di me, sono la verità di ciò che provo nel qui e ora. E domandiamoci: a quale potenziale sto io rinunciando se non accetto e non trovo un modo per vivere tutte le mie emozioni? Di recente è uscito un film d’animazione, “Inside Out”, che immagino qualcuno di voi abbia visto - se non lo avete ancora visto, lo consiglio, è molto carino -, nel quale viene ben rappresentato il ruolo di ogni emozione nel guidare la bambina nel corso della sua crescita. Vi presento la prima. GIOIA, è un’emozione che entra in gioco quando accade qualcosa di positivo, quando raggiungo un risultato, quando rispondo a un mio bisogno; è una risorsa, perché mi conferma che sto andando nella strada giusta, verso una più piena realizzazione del mio potenziale. RABBIA, nonostante spesso si possa temere la sua carica esplosiva o si possa pensare che sia fuori luogo, bisogna riconoscere che ha un ruolo ed è una risorsa fondamentale: mi aiuta a difendermi - in caso di aggressione o invasione - ad affermare i miei confini; è indispensabile quindi per far valere la mia posizione, il mio punto di vista, ciò che io sento e provo. Sostiene quindi una risorsa fondamentale: la mia capacità di affermarmi. E’ un’energia che si mette in atto e che va proprio nella direzione di affermare chi io sono. PAURA, cosa faremmo senza di lei? La paura è una risorsa fondamentale perché mi protegge dai pericoli, si prende cura della mia incolumità e della mia salute. DISGUSTO, è vero, le sensazioni che genera sono un po’ spiacevoli; ma mi aiuta a discernere molto velocemente cosa assolutamente non mi piace, ciò che non voglio, da ciò che invece voglio e desidero nella mia vita. Potremmo vederla come una bussola - di cui anche Edoardo parlava prima - che mi orienta. La TRISTEZZA è spesso sottovalutata; è una risorsa fondamentale che mi permette di

Page 20: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

20

accedere alla parte più morbida, sensibile, delicata, fragile e vulnerabile del mio essere, e mi mette in contatto con i miei bisogni più profondi. Quindi ogni emozione ha proprio la capacità di aiutarmi a contattare stati interiori e potenzialità tra loro molto diverse. Nel film ne manca una, che è la SORPRESA, l’emozione della pioggia. E’ una risorsa fondamentale che ci permette di imparare; che ricorda alla nostra mente che non tutto è prevedibile e che se sappiamo allargare l’orizzonte c’è di più che possiamo scoprire di noi stessi. Sorprendersi significa poter andare oltre i giudizi, le convinzioni, le sentenze e le condanne che spesso noi viviamo prima di tutto nei nostri confronti. Abbiamo quindi bisogno di rivalutare tutte le nostre emozioni; dar loro diritto di cittadinanza; imparare sempre di più a riconoscerle, accettarle, sentirle ed esprimerle. Ogni volta che rifiuto un’emozione, che la reprimo, sto creando una scissione dentro di me, e questo si tradurrà inevitabilmente in un sintomo. Ecco perché le emozioni determinano così fortemente il nostro stato di salute. Capiamo quindi come il nostro corpo, con le sue sensazioni e le sue emozioni, può diventare per noi una risorsa preziosissima, se solo impariamo ad ascoltarlo. Allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che possediamo delle enormi potenzialità cognitive che ci possono sostenere nella realizzazione del nostro potenziale. Di alcune in realtà abbiamo già parlato, e proprio ora le stiamo mettendo in gioco: la curiosità di scoprire cose nuove o diversi punti di vista e di integrarle con la nostra esperienza; la capacità di farci delle domande; la capacità di riflettere, di sospendere il giudizio. Tutte queste risorse mi aiutano a diventare più consapevole, a conoscermi di più per quello che sono, a integrare parti di me. Anche quando vado a vedere le cose che non funzionano di me, anche questo è risorsa; perché sviluppo un senso di auto-critica, di auto-analisi; un principio di realtà

secondo il quale io non sono il mio problema, il mio disagio o il mio dolore. Sono anche questo, ma non solo. Sono anche capacità di risolvere il mio problema, di tollerare il mio disagio, di vivere il mio dolore. Paradossalmente, qualsiasi circostanza, anche la più avversa, offre un’opportunità: di conoscere se stessi, di ampliare il proprio concetto di sé, di definire e ridefinire chi noi siamo, di evolvere; quindi può essere vista come una risorsa. Dipende da quale paio di occhiali stiamo indossando: fortuna o sfortuna? Ma perché il potenziale che prende forma dentro di me si concretizzi, devo tradurre tutto questo in pratica, attraverso una scelta: ma io cosa voglio di diverso o di più oggi nella mia vita? E una volta che ho scelto, devo metter in campo la mia progettualità: bene, se questo è quello che voglio, com’è che posso andare in quella direzione? Se, oggi, riconosco che ho un potenziale che vorrei sviluppare, com’è che concretamente posso fare, qual è il primo passo concreto che posso mettere in gioco per sentire che sto andando in quella direzione e sto facilitando il mio potenziale a emergere? Una risorsa che mi potrà sostenere in tale senso è proprio l’immaginazione. Immaginarmi mentre vivo il mio obiettivo, il mio traguardo, il mio scopo raggiunto attiva dentro di me tutte quelle sensazioni positive che ho, che vorrò andare a pregustare; attiva cioè motivazione vitale. Si tratta quindi di mettere in gioco una risorsa che sta alla base di tutte quelle che abbiamo visto finora: l’apprendimento. Noi possiamo costantemente apprendere nuovi modelli, nuove possibilità di vedere, di sentire, di pensare, e di immaginare la nostra vita. L’apprendimento non è qualcosa che finisce a una certa età, con la scolarizzazione, o quando finiamo di studiare. L’apprendimento vitale per la nostra vita è costante. Come dice Carl Rogers: “L’unica persona che può ritenersi istruita è quella che ha imparato come si fa ad imparare e a cambiare”.

Page 21: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

21

Abbiamo visto finora alcune delle risorse intrapersonali, cioè che abbiamo dentro di noi: il nostro corpo, la nostra capacità di sentirlo, le nostre emozioni, e alcune risorse cognitive. Esistono, però, anche risorse interpersonali, risorse cioè che non riguardano solo me, ma la relazione con l’altro. La prima risorsa che vi viene in mente quando pensate alla relazione con l’altro quale potrebbe essere, una capacità di stare in relazione con l’altro? L’ascolto. Un proverbio africano dice che abbiamo due orecchie e una sola bocca perché dovremmo imparare ad ascoltare il doppio di quanto parliamo. L’ascolto è quell’esperienza che, quando funziona al massimo delle sue potenzialità, ne usciamo entrambi arricchiti, nutriti e soddisfatti: tu - che sei stato ascoltato perché ti senti visto, compreso e accettato per quello che sei -, ed io - che ti sto ascoltando perché mi sento grato di aver avuto la possibilità, incontrando e scoprendo parti di te, di illuminare quelle stesse parti dentro di me, di conoscermi di più, di fare risuonare cioè l’emotività che vive dentro di te anche dentro di me -. Un’altra risorsa che riguarda la relazione è la nostra capacità di comunicare. Imparare cioè a dare voce, a esprimere i nostri mondi interiori: ciò che sento, ciò che penso, ciò che immagino, ciò che desidero… Dico “imparare” perché proprio così come la relazione con me stesso e con l’altro è in continua evoluzione, anche la nostra comunicazione lo è: non finiremo mai di imparare a comunicare. Se penso ad altre risorse relazionali, mi vengono in mente una serie di binomi: ad esempio la capacità di guidare ed essere guidati; di sostenere ed essere sostenuti, di accogliere e rifiutare, di avvicinarsi e allontanarsi, di andare verso l’altro oppure andare via. E anche qui dobbiamo fare attenzione a non cadere nel tranello di “fortuna e sfortuna” e quindi a non

giudicare positivamente i termini che rimandano ad un’idea di apertura, e negativamente quelli che ci fanno pensare alla chiusura. Rifiutarsi, ad esempio, di rimanere in una relazione di coppia dove non c’è più sentimento, non è negativo; è scegliere di andare verso la propria direzione; quindi è una risorsa che riguarda la propria capacità di vivere le relazioni. Posso sviluppare non solo la capacità di andare verso l’altro e cogliere e suoi bisogni, ma anche di riconoscere i miei confini. C’è ancora una risorsa, che è basilare per lo sviluppo del nostro potenziale: “chiedere aiuto”. Quando un bambino si trova di fronte a una difficoltà che non sa superare, quello che fa spontaneamente è chiedere aiuto. E lo fa perché sente, riconosce che nell’altro ci sono delle risorse alle quali lui potrebbe attingere, perché così facendo impara a mettere in campo e a sviluppare anche le sue. Da adulti le cose si possono un po’ complicare, perché - per orgoglio o per vergogna o nella convinzione che “devo farcela da solo” - possiamo smettere di chiedere aiuto. Ma dobbiamo riconoscere come questa sia una risorsa fondamentale, soprattutto in quei momenti in cui sentiamo che il nostro processo evolutivo sta un po’ rallentando, in cui ci sembra di girare e rigirare attorno allo stesso punto senza venirne a capo. Bene. Abbiamo dunque visto, anche se un po’ brevemente, una panoramica delle nostre risorse. Come nel counseling si aiuta la persona a riconoscere le sue risorse e a metterle in gioco; a coltivarle e svilupparle. Vorrei quindi concludere il mio intervento con una breve video-intervista - della quale ringrazio anche alcune persone sedute qui tra voi - nella quale possiamo vedere cosa accade quando diamo fiducia a una relazione d’aiuto. Vi ringrazio per l’attenzione. [video]

Page 22: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

22

IL COUNSELING PSICOCORPOREO E RELAZIONALE: UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLA PROPRIA SALUTE Intervento di Annamaria Napoletano Presidente dell’Associazione Olos Comincio il mio intervento dalle parole chiave del titolo di questo convegno - Relazione e Salute - per raccontarvi meglio la visione del counseling psicocorporeo relazionale, le sue modalità di intervento e, in modo particolare, perché la relazione è salute. Partiamo da alcuni possibili significati che hanno i due termini, Relazione e Salute, perché nella storia – passata, e anche recente - hanno assunto significati e interpretazioni anche molto diversi. La Salute [s l ide] Secondo l’OMS la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale; non una semplice assenza di malattie. E’ un diritto alla base di tutti i diritti fondamentali che spettano alle persone. E’ una risorsa di vita quotidiana che consente alle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale, sociale ed economico. Da questa definizione mi sembra essere chiaro che, secondo l’OMS, la salute non è e non può essere solo il semplice effetto di una buona organizzazione sanitaria, ma deve essere il prodotto di una serie di fattori di tipo sociale, ambientale, economico, anche genetico; dunque, propone un concetto fondamentale di “salute globale”. Nello stesso periodo storico in cui l’OMS afferma questo - intendiamo intorno al 1950 - c’è un movimento culturale straordinario. Nell’ambito della psicologia ci sono due nuovi filoni che emergono prepotentemente: la psicologia umanistica (con Carl Rogers e la psicoterapia centrata sul cliente) e la psicologia somatica (a mediazione corporea, che in realtà nasce qualche decennio prima con W. Reich). La psicologia umanistica comincia a vedere anche l’altra parte della medaglia dell’essere umano: non solo i limiti, i conflitti, le fragilità, le malattie, ma anche le sue risorse, le sue capacità….e come queste siano legate alla salute. Questo

nuovo punto di vista si basa sulla fiducia che l’essere umano possa svilupparsi verso il meglio e attuare pienamente le sue potenzialità. E’ la concezione integrata della persona, come unità bio-psico-spirituale. Quanto alla psicologia somatica, i fondatori, Reich e Lowen, “scoprono” il corpo nell’ambito della relazione di aiuto, e che ha un suo, proprio linguaggio, diverso da quello della mente; e comunica, è in relazione con la mente; la mente e il corpo pur comunicando in modo diverso sono in relazione e sono inscindibili. E Il corpo si organizza e comunica sempre in relazione alla salute; ha, infatti, un istinto organismico vitale di autoregolarsi per “essere in salute “ e una capacità intrinseca, sopravvivenziale, fondamentale, di adattamento. E adattandosi protegge e difende la persona da possibili alterazioni, scissioni; così la mantiene integra, intera, sana. Proprio per questo, da ora in poi, sviluppare una relazione, sarà un rapporto con il proprio corpo “consapevole”: una risorsa preziosa per la nostra salute! Stiamo assistendo, dunque, ad una rivoluzione del paradigma scientifico nel campo della moderna psicologia con l’introduzione del corpo e delle risorse dell’essere umano. E anche della sanità, vista la definizione dell’OMS. C’è la fragilità e la forza. C’è il corpo e c’è la mente [s l ide] Il“Counseling come professione” nasce proprio in questo periodo storico, dalla Psicologia umanistica (con Carl Rogers), e, per quanto riguarda il nostro approccio, anche dalla Psicologia somatica. Queste sono le nostre radici. E nasce da un’esigenza sociale di poter andare verso una promozione della salute. La Relazione [s l ide]

Page 23: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

23

Ora consideriamo il termine “relazione“: il termine relazione ci indica il rapporto tra due elementi, due variabili; almeno due. E quando c’è un rapporto tra due elementi, diciamo che “sono in relazione“. Bene. Applichiamo questo alla persona, pensiamo a noi: fin da quando siamo concepiti, e poi quando nasciamo e viviamo, siamo sempre in relazione con l’altro. E’ davvero importante capire, riconoscere che la persona, l’essere umano, non può che essere immaginato in relazione. Che senza non c’è vita. Perché la relazione dà vita. Esistiamo e siamo in salute solo se siamo in relazione. Solo “se e quando” siamo “in relazione con l’altro” e attraverso il rapporto con l’altro (in primis con i nostri genitori) impariamo a sentire e a costruire un’altra relazione, quella con noi stessi: imparo a sentire me, a conoscere chi sono, cosa sento, cosa penso, i miei comportamenti, e lo faccio quotidianamente da quando sono piccolissimo, con tante piccole e grandi esperienze concrete che mi permettono di affinare e sviluppare le mie capacità interiori e le abilità pratiche, di sviluppare la mia Personalità. E sappiamo che è stata e sarà un’esperienza complessa; fatta di contatto fisico, emozioni, pensieri, azioni vissute e sempre condivise, in una qualsiasi forma. Il nostro diritto di esistere parte da un’esperienza di relazione con l’altro e da lì costruiamo la relazione con noi stessi. Certo, il “come” l’abbiamo vissuta e condivisa farà una bella differenza per la nostra persona, salute, vita. E’ importante aggiungere che il modo e la qualità di essere in relazione cambiano secondo il mutare dei fattori culturali. A seconda del modello di società. Per secoli le relazioni familiari, sociali, culturali, economiche sono state intese come un valore - stabile, sicuro, definitivo, spesso indiscusso - in cui trovarsi e riconoscersi. Oggi non più, è molto diverso. La nostra società moderna ci propone una realtà nuova, fatta di cambiamenti, spesso straordinari, di novità rispetto al passato. Questi cambiamenti sono spesso caratterizzati da alcune qualità comuni: sono veloci, continui e repentini; e sembrano non consolidarsi mai, per cui possono far sentire eccitazione ma anche un senso di precarietà e d’instabilità. Basta pensare alla tecnologia, che ha indotto cambiamenti che hanno rivoluzionato la società (computer, telefonini, internet, social

network…); o i cambiamenti politici (la fine della guerra fredda, la caduta del muro di Berlino, Bin Laden..). Il mondo intero è parte di questa continua trasformazione. Come dice il famoso sociologo Zygmunt Bauman, è una modernità liquida, come lo sono i corpi liquidi, che non possono mantenere a lungo la propria forma. E prosegue: ”….Una società in cui noi siamo moderni, trasgressivi, ossessionati, attratti e dipendenti dai cambiamenti: ciò che è di ieri è obsoleto…”. “E si va a caccia continuamente, verso una nuova realtà, per imparare qualcosa di nuovo che si potrà utilizzare in futuro.” [s l ide] E anche il linguaggio cambia forma: dall’essere in relazione, all’essere in connessione (la rete – linguaggio virtuale). E il modo di stare in relazione con noi e con gli altri non può che riflettere questa liquidità. E questo in noi spesso crea incertezza: dover ricreare una strategia di vita e non sapere quanto durerà. Cerchiamo di sospendere il giudizio. Proviamo ad intendere quanto ho appena detto come una semplice cronaca, una narrazione di fatti; quindi, proviamo ad osservare insieme: Abbiamo avuto una società stabile e ora è liquida. [s l ide] La nostra società da un lato è moderna e liquida, - dicevo - ma dall’altro è anche una società in cui c’è un evidente bisogno di umanità, cioè di una società che viva di sentimenti, di relazioni significative, di continuità, di vicinanza, di legami con le proprie radici: in cui sia importante sapere “Chi sono”(da dove vengo, cosa voglio, dove vado), e anche “Quali bisogni, desideri, progetti, sogni, umani ho per me”. Abbiamo quindi anche Il bisogno di conoscere l’essere umano; di saper dare spazio e ascolto al suo mondo interiore; alla relazione con l’altro, alla relazione con l’ambiente, naturale e non. Abbiamo una società dipendente dai cambiamenti e una società bisognosa di continuità, di legami [s l ide] Soffermiamoci ora sulle relazioni affettive. Nella nostra società i legami sono spesso associati a desideri opposti: stringere legami e mantenerli allentati. Infatti, siamo ansiosi di instaurare relazioni ma al contempo timorosi di restare

Page 24: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

24

impigliati in relazioni stabili - per non dire definitive -, perché temiamo che tale condizione possa comportare oneri e tensione che non vogliamo portare, e che dunque possa fortemente limitare una certa idea di libertà. Bauman la chiama “l’epoca della relazione tascabile”, che si può tirare fuori all'occorrenza e quindi rificcare in tasca quando non serve più. Nel complesso impariamo che l’impegno, in particolare l’impegno a lungo termine, è una trappola da evitare. Vogliamo amare, ma abbiamo paura di renderci vulnerabili; vogliamo aprirci, ma abbiamo paura del rifiuto; vogliamo sentimenti profondi, ma abbiamo paura di farci schiacciare dalle emozioni. Questa condizione, secondo come la viviamo, può diventare un conflitto, anche un dolore. E certamente influirà sulla nostra salute. Il desiderio e la paura delle relazioni affettive e durature [s l ide] Finora ho voluto mostrarvi alcune modalità di intendere e di vivere la relazione, ovvero: esistiamo perché siamo in relazione, non possiamo immaginare di vivere senza essere in relazione; attraverso la relazione con l’altro impariamo a costruire una relazione con noi stessi; come viviamo le relazioni ha a che fare con la nostra salute/personalità e anche gli aspetti culturali influiscono; viviamo in una società moderna, liquida, con cambiamenti continui in cui manteniamo un antico bisogno di radicamento, di continuità e di vicinanza; sentiamo il desiderio e anche la paura di coinvolgerci nelle relazioni affettive. Bene. A questo punto è opportuno presentare la nostra visione, che propone una possibile chiave di lettura di questi temi. Vi dicevo nell’introduzione che il counseling si occupa della relazione (con Sé, con gli altri, con il mondo, possibilmente anche quello contemporaneo) e ritiene che essa sia centrale per la salute della persona e nella sua evoluzione come essere umano. Un essere umano che - nella nostra visione di counseling che chiamiamo psicocorporea relazionale – è una unità fatta di corpo, mente e relazione. Quindi un essere unico, intero che vive più mondi, più dimensioni dentro di sé. E ognuna di queste dimensioni compongono l’essere umano. Abbiamo, dunque, una visione globale, “olistica” dell’essere umano.

Corpo – Mente – Relazione [s l ide] L’essere umano quindi è fatto di corpo. E quando parliamo di corpo, non ci riferiamo al corpo performante, prestazionale, che deve ben funzionare per non ammalarsi; che deve garantire una produttività; che deve essere gradevole e quindi essere accettabile. Parlo di un corpo che sente energia, sensazioni, flussi; sente emozioni, prova sentimenti. E vive anche esperienze di contatto; ovvero, ci trasmette il bisogno umano, fisico di toccare e di essere toccati. Di sentire piacere. Non è mai abbastanza sottolineare quanto questa esperienza è basilare per la nostra salute. E poi c’è la mente. Soffermiamoci un attimo a pensare ad alcune delle sue straordinarie capacità: la capacità di captare stimoli attraverso i nostri sensi di pensare, riflettere, memorizzare, valutare, credere, pianificare, progettare, immaginare, fantasticare, sognare… e chissà quanto altro. E c’è la spiritualità. Una ricerca che ritengo squisitamente personale, che lo rende capace di entrare in un profondo contatto con se stesso; che gli permette di trascendere, di andare oltre… e di sentirsi parte di una esperienza più grande di sé. Per questo ognuno cercherà la sua strada. Queste dimensioni, questi mondi umani, li viviamo sempre contemporaneamente, tutti; perché tutti, uniti, interi compongono ogni essere umano. In qualunque momento della vita, semplici o importanti che siano. Sempre. Il nostro organismo vive ogni esperienza tutto insieme – dicevo - perché il corpo e la mente, pur avendo linguaggi, bisogni, ritmi e tempi diversi, sono sempre in relazione tra loro; sono interdipendenti, inscindibili, sono due dimensioni, mondi, realtà soggettive diverse che convivono, coabitano all’interno del nostro organismo/persona. Quindi, se abbiamo un pensiero spiacevole, e si protrae, questo influenzerà, si rifletterà in qualche modo sul nostro stato d’animo piuttosto che sulla nostra energia. In somma, abbiamo un organismo unico, globale. Tutto quello di cui ha facoltà la mente è in relazione con il corpo. I nostri pensieri, i nostri sogni sono in relazione con il corpo. Quindi le emozioni, quindi i muscoli, quindi gli organi…tutto. Mente e corpo. Un

Page 25: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

25

unico organismo permeabile e vivo; un sistema aperto dentro e fuori. Capace di rispondere in modo intelligente e sensibile; anche nella malattia, che è la sua risposta vitale, perché anche in essa segnala e comunica; crea un’opportunità per ritrovare salute. Per noi c’è salute quando l’organismo si muove verso la vita con tutte le sue parti, unito e permeabile, e così entra nel complesso sistema di relazioni con il mondo. Quando mettiamo in relazione il nostro mondo interiore e il nostro mondo esterno, ossia l’ambiente e l’altro, mantenendo un rapporto di relazione costante e continuo, che ci permette di esistere. …direi che lasciamo in relazione…L’unità nella molteplicità. Così la relazione è salute. E mentre io in questo momento sono in contatto con voi, sono in contatto con me. Mentre sono con voi, sono con me. Questa è un po’ l’esperienza della relazione secondo la nostra visione: C’è il corpo E la mente E la relazione. In questo la nostra visione si rifà alla scoperta dell’identità funzionale tra psiche e corpo dei fondatori della Psicologia Somatica, W.Reich e Alexander Lowen; e condivide la definizione e il concetto di salute dell’OMS. A tutti noi accade di vivere contemporaneamente - ossia nello stesso momento – realtà e situazioni diverse (vi ricordate ?...siamo sempre in relazione…), talvolta entrambe importanti, oppure contrastanti, ma anche opposte, che hanno un duplice valore. Molti chiamano questa esperienza umana “ambivalenza“: c’è questo - c’è quello. Finora cosa abbiamo visto … Una visione bio-medica (della salute) - una visione olistica; l’uomo è fragile e si ammala - l’uomo ha risorse e sviluppa salute; il corpo - la mente; abbiamo una società liquida - abbiamo avuto un società solida; cerchiamo i cambiamenti - cerchiamo continuità; aspiriamo a relazioni profonde, lunghe e stabili - viviamo anche relazioni tascabili; nel vivere le relazioni affettive sentiamo desiderio- sentiamo paura; il corpo - la mente - la relazione. [s l ide] Qual è la prima sensazione che avete nel leggere queste frasi? Cosa vi sembra? Quindi è importante, inevitabile domandarci: Come

viviamo queste esperienze ambivalenti? E’ molto frequente risponderci che, spesso, le viviamo come due mondi diversi, che ci appaiono antitetici, inconciliabili. Impossibile congiungerli. L’uno che esclude l’altro: una forma di dicotomia, di separazione, di dissociazione, di giudizio tra aspetti o parti diverse - di noi o con gli altri - e della nostra esperienza che sembra vadano in conflitto. Come se non dovessero coesistere, convivere, coabitare nel nostro vissuto. La visione (della salute) bio-medica o la visione olistica? La fragilità dell’uomo o le potenzialità? Sono fragile oppure ho delle potenzialità? Il corpo o la mente? La società liquida o quella solida? I cambiamenti o la continuità? Le relazioni profonde, lunghe e stabili o le relazioni tascabili? Il desiderio o la paura delle relazioni affettive? E ancora….Ha più valore Il mio mondo interiore o il mio mondo concreto produttivo? Seguo quello che sento o quello che penso? Seguo la pancia o seguo la testa? Piacere o dovere? Sono forte o debole? Ho risorse oppure ho limiti? La paura o il coraggio? Io o tu? La spiritualità o la materialità? La natura o la cultura? Legami o libertà? Piacere o dolore? Fortuna o sfortuna? [s l ide] Potremmo fare un’infinità di esempi. La “O”, quindi, per escludere, per dividere, per dissociare, parcellizzare, scindere, per bloccare… che cosa? Il rapporto, la relazione che abbiamo con parti di noi e con gli altri (l’altro diverso da noi). Un conflitto (e quindi anche disagio e malattia) quando lo viviamo in modo inconsapevole, oppure lo combattiamo, lo rifiutiamo, o non sappiamo come gestirlo, possiamo somatizzare. E così facendo si configura una realtà parziale; in cui siamo costretti ad “impoverire” la visione di noi stessi, degli altri, e delle nostre relazioni, il nostro modo di comunicare, le tappe della vita e i nostri progetti. Una condizione in cui dover escludere e giudicare una di queste realtà. E quindi negare, rifiutare qualcosa che ci appartiene. Ovvero ridurre chi noi siamo. Il nostro “essere umano” che sente. Rivolgiamo ora la nostra attenzione alla persona in un’ottica, in una visione orientata alla salute, e – simbolicamente – proviamo a sostituire alla lettera ”O” la lettera “E”.

Page 26: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

26

La “E” per congiungere, per affiancare, per integrare parti che hanno diritto di cittadinanza e che ci rappresentano. La fragilità dell’uomo e le potenzialità. Sono fragile ed ho delle potenzialità. Il corpo e la mente. La società liquida e quella solida. I cambiamenti e la continuità. Le relazioni profonde, lunghe e stabili e le relazioni tascabili. Il desiderio e la paura delle relazioni affettive. E ancora: Ha valore Il mio mondo interiore E il mio mondo concreto produttivo. Seguo quello che sento E quello che penso. Seguo la pancia E seguo la testa. Piacere E dovere. Sono forte E debole. Ho risorse E ho dei limiti. La paura E il coraggio. Io E tu. La spiritualità E la materialità. La natura E la cultura. Legami E libertà. Piacere E dolore. [s l ide] Nella realtà organismica della persona, l’ambivalenza fa parte dell’essere umano e delle relazioni che vive. Prendiamo il dolore e il piacere. Anche in questo caso possiamo risultare ambivalenti. Infatti, se da una parte diciamo e sosteniamo di voler uscire dal dolore, dall’altra possiamo vivere l’imbarazzo di vivere il piacere. Desideriamo avere piacere nella nostra vita ma siamo timorosi di cercare ciò che ci fa stare davvero bene. Ovvero, vogliamo allontanare il dolore nella nostra vita, ma talvolta ci risulta più verosimile rimanerci, gestirlo o sopportarlo. E cosa succederà della nostra salute? Attendiamo prima di rispondere, sospendiamo il giudizio e ascoltiamo il nostro organismo. Da una parte sa affrontare e superare esperienze di dolore - perché nella vita ci sono - di qualsiasi natura (fisica, emotiva, psicologica, relazionale – circostanze della natura), possiede questa capacità di riuscire ad attraversarle, ne è capace (soprattutto se le accogliamo e le accettiamo). Ed è fondamentale che lo faccia per la nostra salute. Dall’altra ha bisogno vitale di sentire e vivere esperienze di piacere: sente cosa è piacevole, cosa lo nutre; ed ha il bisogno, il diritto di vivere esperienze di piacere, perché sono un nutrimento salutare. Ha bisogno di godere della vita con quanta pienezza possibile, a partire dal respirare, muoversi, sentire ed esprimersi. Se non sente pienamente, se reprime la propria autoespressione, restringe limita la vita, la vita del corpo e della salute.

L’ambivalenza, prima di essere un’esperienza (negativa, da cui uscire) fa parte della complessità della vita. Accogliere, comprendere, accettare, sostenere questa nostra condizione in quanto essere umano, come persona, ci permette di andare verso una esperienza di salute nuova, in cui possiamo prenderci cura di noi, del nostro essere, che è in relazione con le varie parti, con i mondi che ci rappresentano. Quindi, la lettera “E” per includere, per integrare, per unire e promuovere quella tendenza attualizzante dell’organismo-persona di andare verso la salute, interamente. Come dicevo prima. Carl Rogers dice: “Il Counselor aiuta la persona ad essere quello che già è”. Ed ecco che prendo in prestito la bella frase di Marcel Proust che dice: “L’unico vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”. [s l ide] Ed ecco la nostra proposta: ho visto con nuovi occhi la stessa realtà! E tutto diventa più semplice: empatia, accoglienza, ascolto, contatto emotivo, incoraggiamento, risorse, piacere. Il ruolo del piacere per il nostro organismo e la nostra salute è centrale. E a questo proposito voglio proporvi un breve video …. [video] Cosa sentite, quali sono le vostre sensazioni in questo momento? Se vi fermate un momento a sentire….per me, cosa potrebbe essere buono proprio per me in questo mio momento di vita….ascoltatevi un momento, potete anche chiudere gli occhi un attimo ….per lui era andare a pescare….e per me …cosa? (silenzio...) Bene, avete una sensazione, un’idea?.. Proviamo a condividerla con la persona che abbiamo al nostro fianco, semplicemente:….per me in questo momento è buono, è buono che cosa…. (condivisione…) Grazie! Voglio rivolgere, ora, la nostra attenzione su un ultimo punto. Il nostro approccio - il Counseling psicocorporeo e relazionale - è il modo di stare in relazione con le persone della nostra vita e come lo proponiamo a quelle che scelgono di intraprendere un percorso di sviluppo della

Page 27: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

27

propria persona (breve o lungo che sia). Cerchiamo di proporre e formare a questo approccio, “più ampio”, globale, che include i diversi aspetti della persona, non li esclude; e non li giudica. Nella loro interezza, la loro energia; come vivono le emozioni; cosa desiderano; qual è il loro modo di pensare a sé e alla loro vita; come si relazionano; come sviluppano i loro progetti. Vediamo la persona nella sua interezza. La persona è unica, intera e ricca. Ricordo quanto dicevo prima. I motivi per cui una persona arriva da un counselor sono dovuti a svariate ragioni: ad esempio, perché ha un problema (l’ansia, un problema di relazione, un cambiamento, cambiare lavoro, etc.); un quesito; un progetto; un sogno, che non sa ancora come realizzare. E sottolineavo che è un tema/un evento attuale, cioè riguarda proprio quel momento della sua vita. E l’operatore si occuperà della persona con quel tema che porta, e solo di quel tema attuale: “Qui e ora”. Il counselor Psicocorporeo relazionale aiuta la persona ad aiutarsi da sé; cioè la aiuta ad acquisire nuove abilità per sé e per la sua vita, e - se le interessa (farà parte dei suoi obiettivi professionali) – la aiuta anche ad acquisire le competenze per aiutare l’altro. Ecco i passi: [s l ide] Un primo punto importante è accogliere la persona pienamente. Sta vivendo un momento di crisi nella sua vita, ma abbiamo fiducia nelle sue capacità di poterlo affrontare. Vediamo la sua fragilità, ma anche le sue risorse, quindi la accogliamo nella sua totalità. E ancora, la persona impara a vedere cosa sta succedendo, cosa non va in quella situazione - nella sua oggettività -, e impara a vedere anche come se

la vive dentro di sé - in modo soggettivo – nel suo corpo; la sua energia, a livello emotivo, razionale, simbolico. La aiutiamo ad acquisire maggiore consapevolezza e contatto con quel suo mondo interiore ricco e complesso…con tutte quelle EEEE che ha dentro di sé, emozioni e pensieri. E la aiutiamo a mettere insieme il suo vissuto, per comprenderlo e fare una scelta. E poi la aiutiamo a cercare e a definire il suo scopo: cosa vuole davvero per sé; non lo chiamiamo obiettivo, perché per la persona può avere un valore esistenziale più ampio. La sosteniamo e incoraggiamo. Incoraggiamo la sua proattività: “mentre soffro, costruisco (posso costruire)”. E in questa contemporaneità può riorientarsi e scegliere cosa è buono per sé. E attivare tutti i nuovi comportamenti che vanno in questa direzione… concretamente. Sostenendo la sua autonomia e l’autostima, la persona in futuro potrà attingere dalla sua esperienza…e sentirsi in grado di prendersi nuovamente cura di sé…. A differenza dell’approccio psicoterapeutico che porta molto della sua attenzione al passato della persona, noi puntiamo sul suo presente. Puntiamo sul presente, su questo e tutti i suoi presenti: sono il futuro della sua salute. Così facendo proviamo a dare il nostro contributo alla nostra società. Vi voglio lasciare con questa frase di Ingersoll (scultore) che in questo Convegno spesso mi accompagna e che vi voglio dedicare: “Se dipendesse da me, renderei contagiosa la salute invece che la malattia” (Robert Ingersoll) [s l ide]

Grazie!

NUOVI SCENARI NELLA PROFESSIONE DEL COUNSELING Intervento di Lucia Fani Presidente di AssoCounseling Io ringrazio Annamaria, Edoardo, ringrazio Stefano perché incontrare persone che sono attratte, incuriosite, affascinante da quello che

per me è in questo periodo - nell'esercizio che facevamo prima nel qui e ora - parte del mio processo autorealizzativo, cioè portare avanti

Page 28: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

28

quello che è il counseling e che mi occupa da quando sono diventata counselor nel 2000, e che vede integrare competenze diverse per portare avanti una professionalità che in Italia – diciamo - è in pista circa dal 1990. Quindi, abbiamo un po' di anni da recuperare; però, pare che questa sia una cosa che ci accompagni in generale. Bene. Finora siete stati portati in questo viaggio interno di esplorazione, di conoscenza; adesso vi chiedo uno sforzo, vi chiedo di immaginare il vostro mondo famigliare, professionale, sociale alla luce di quello che abbiamo visto questa mattina. Perché questo è ciò che a me motiva profondamente, nel portare avanti una politica professionale che desidera profondamente far sì che una professione come il counseling permei la nostra cultura, la nostra società, le nostre professioni. Leggiamo qua “un nuovo stile di vita ricco di opportunità professionali per contribuire in un mondo che cambia”. Siamo una società complessa: abbiamo parlato di complessità, di una società liquida. Che strumenti abbiamo? Degli italiani - non so se lo condividete – si ha in genere l’idea che siano capaci a comunicare - lo condividete un po'? - È quasi un dato di fatto, un po' scontato, che siamo capaci di costruire relazioni; ma il “conosci te stesso” socratico, quello che ci richiamava Edoardo stamattina, è qualcosa che è un processo continuo e credo che il counseling, i percorsi di counseling siano le attuali modalità in cui noi possiamo avvicinare un percorso professionale e professionalizzante. Utilizzo due termini diversi. Sono molto onorata di rappresentare un’Associazione di categoria, perché quello che noi stiamo portando avanti è un processo culturale completamente nuovo; noi siamo abituati che le professioni nascono da una norma dello Stato: lo Stato dice come si fa. Quanti tra di voi sono dei professionisti di professioni regolamentate, appartenenti a ordini, albi? Anch’io appartengo a un ordine, penso il più antico degli ordini in Italia: l'ordine degli avvocati. Il processo qui è un processo diverso. Nella realtà italiana politico-professionale abbiamo una realtà molto legata al concetto di

Istituzione (“l'organo superiore”), che ci dice come si fa una professione: sono stati costruiti gli ordini, gli albi, i collegi. (Non dimentichiamo che proveniamo da un mondo latino classico, in cui l'istituzione pubblica era l'elemento portante: la famiglia, la società, lo Stato, anche la Chiesa, le istituzioni.) Siamo uno degli ultimi paesi in Europa che ha gli ordini professionali. E continuiamo con un processo istituzionale molto monopolista. Tant'è che l’Europa, nel momento in cui ci ha invitato ad andare ai tavoli per le professioni, ci ha detto: “Guarda Italia, guarda che tu non puoi venire soltanto con gli ordini perché tutto il mondo europeo si sta costruendo con le associazioni di categoria”. Noi (Assocounseling) rappresentiamo il mondo professionale. Nel 2009 nasce AssoCounseling, e per me e per tutto il gruppo che io rappresento è stato un sogno realizzato; un sogno che è un credere fortemente in qualcosa “sperimentato”. Perché come avvocato ho sperimentato che avere solo la professione di avvocato non mi consentiva quegli strumenti sufficienti, per esempio per difendere dei minori, per stare nelle problematiche societarie, per stare nella complessità di successioni; per esperienza personale, ho attraversato il mondo ospedaliero sanitario e ho trovato la difficoltà delle risposte; quindi è stata una riflessione che ha portato a una costruzione. Siamo un gruppo dirigente - di questa associazione di categoria - che lavora intensamente. Il processo, quindi. Immaginate un’associazione di categoria che qualifica, riconosce i propri soci (e questo per me è un'associazione di categoria); non è un ordine; è una comunità professionale che costruisce una professione interfacciandosi con le associazioni europee (perché c'è la necessità di cambiare anche il modo con cui le professioni vengono svolte e vengono portate avanti). Ed io mi sento - oggi parlavamo di emozioni - estremamente responsabile e nello stesso tempo incuriosita dal portare avanti un modello professionale che è nuovo (perché voi capite che cosa significa portare avanti una professionalità che porta quella relazione, quell'osservazione alla relazione!).

Page 29: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

29

Sapete cosa significa nelle dinamiche dei poteri professionali questo? Io credo che possiamo essere orgogliosi di attraversare un momento storico-politico-culturale difficile, ma che è anche un momento storico rivoluzionario; noi non facciamo una politica per creare un nuovo ordine, un nuovo albo, ma perché le associazioni di categoria abbiano sempre più forza. Forza che tra l'altro arriva dalla Legge 4 del 2013. Non vi voglio ammorbare a quest'ora con le norme -tranquilli, non vedrete slide sulle norme perché è una cosa terrificante - però vorrei dirvi che anche il sistema normativo risente di questo cambiamento, risente di questo sviluppo, di questa evoluzione e ci porta a dire che i professionisti sono anche quelli non regolamentati; cioè non solo quelli che hanno una norma, ma anche quelli che si strutturano con associazioni di categoria che riconoscono i percorsi formativi (il percorso che continua perché è un e-learning continuo), che vengono riconosciuti e quindi che le persone poi fanno. Capite, quindi, che la logica cambia e c'è un processo di responsabilizzazione condivisa. E questo - credo che almeno per me, per quello che è la mia attività - è ciò che mi affascina; e credo che il counseling sia una professione che è, in questo momento, rispondente a dei bisogni sociali molto importanti. Abbiamo sentito parlare di complessità, cambiamento, capacità di stare dentro mutamenti continui e repentini, di trasformazioni: le generazioni hanno un salto pazzesco, dieci anni sono tantissimi e allora ecco che noi dobbiamo munirci non soltanto di abilità e competenze delle nostre specifiche professioni, ma anche di diverse abilità. Considerate che questa è una cosa già in itinere. I nostri curriculum cambieranno perché avranno - in base a una normativa - anche le abilità; non avremo solo le competenze, ma avremo anche le abilità. E abilità è tutto ciò che noi acquisiamo come persona, come esseri umani, capaci di poterle spendere anche nella nostra professione. Vi parlo – ad esempio - di corsi di abilità di counseling, che vengono fatti per gli infermieri; (Io ho lavorato tre anni all'interno di una struttura ospedaliera, lavorando per le abilità di counseling per infermieri, la creazione delle

équipe, i medici); abilità di counseling per gli avvocati (- prima ce ne parlava Edo - li abbiamo qui accanto): stiamo iniziando a lavorare anche su questo aspetto, perché l'abilità relazionale non può essere lasciata - come abbiamo visto - soltanto a delle attitudini, a un'improvvisazione, ma ha bisogno di un percorso, ha bisogno di una formazione. Ecco allora che questo diventa progressivamente un bagaglio che io mi costruisco. E' questa la cosa fantastica, che ciò che io acquisisco come persona lo metto nel mio mondo; e questa forse è l'unica strategia, una delle strategie: ci occorrono più occhi per vedere, per poter cambiare la nostra realtà e, perché no, per poterla non soltanto cambiare e stare nel cambiamento, ma anche per poterne prendere la responsabilità. Ognuno di noi, in ogni ambiente che noi frequentiamo - non so se vi capita – vive in un clima di continuo lamento; una delle cose più incredibili è che non ci piace l'ambiente dove noi lavoriamo. Ma, se l'ambiente dove noi trascorriamo la maggior parte delle nostre ore è quello che - se noi andiamo nel ricordo - ci ha portato a investire studio, tempo, desideri, fantasie, sogni, allora perché non starci in una maniera diversa? Perché non iniziare a cambiare da dentro? Noi ci aspettiamo sempre che il cambiamento arrivi da fuori, dalle istituzioni, che dall'alto scenda e cambi. Invece, cerchiamo di avviare un processo. Io chiedo sempre quando incontro gli studenti - abbiamo un esame d'ingresso all'associazione di categoria (si fa così, c'è un esame!) - “Tu che vieni a fare l'esame, che diritto hai nei miei confronti che sono il tuo Presidente?” (dico sempre che la domanda non è valida!) E ce ne fosse uno o due che risponde “Tu mi devi rispondere di ciò che fai; tu mi devi rispondere se hai attuato la linea politica che abbiamo concordato un anno fa; tu devi rispondermi del patrimonio, di come viene speso; perché noi abbiamo un diritto che è fondamentale e non possiamo vivere costantemente in un processo di delega.” E credo che il counseling sia oggi uno dei grandi strumenti, che ha questa duplice versatilità: può essere una professione; può rappresentare delle abilità che io mi spendo nella mia professione.

Page 30: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

30

E le abilità - vi posso garantire - diventeranno una parte curriculare; e questo cambiamento è già in corso. Noi siamo sempre un po' lenti come italiani; siamo molto creativi, però su alcune cose ci mettiamo un po'. Capito come cambia la logica? E' una logica culturale completamente diversa; non esisteranno probabilmente più, tranne alcuni, gli ordini strutturali che sono in fondo dei monopoli, elementi di una politica di monopolio. Per me un'associazione di categoria è un dialogo continuo tra gli enti che formano e tra i soci, tra i professionisti, perché le professioni si costruiscono. Il counseling oggi è una professione trasversale. Se il counseling si occupa della relazione - abbiamo detto tutta la mattina che la relazione tra me e me, tra me e l'altro, tra me e il gruppo a cui appartengo - è anche una relazione ulteriore più grande ancora: è una trasversalità. Considerate che abbiamo il counseling prenatale; quello delle famiglie; abbiamo addirittura counselor che collaborano nelle strutture delle dipendenze (ad esempio, il gioco d'azzardo), in cui non lavorano da soli - in quel caso, perché avremmo un tema patologico - ma in équipe costituite da psicologi, psicoterapeuti e counselor; abbiamo la competenza acquisita, per cui siamo professionisti che hanno una qualità diversa nel loro lavoro perché hanno delle abilità relazionali e questo è ciò che anche il mercato inizia a richiedere; speriamo sempre di più. La qualità è ciò che caratterizza un professionista all'interno di un mercato che sta cambiando radicalmente rispetto a prima. E significa anche avere cura della propria professione, cura delle persone che noi abbiamo come clienti, delle nostre strutture, dei nostri colleghi. E questo è quello che noi costruiamo e, quindi, quel saper essere, saper fare che non sono più “o” ma che sono una “e”. Le risorse umane sono il più grande capitale che le aziende hanno e, quindi, si inizia a investire sulla risorsa umana! Ci siamo accorti, infatti, che se anche viviamo al top dal lato tecnologico, se manca la relazione umana i gruppi non funzionano; e per lavorare sulle risorse, per lavorare su tutto questo occorre avere altre

abilità, così come per stare meglio nella vita quotidiana. E' un mutamento di ottica anche come modello professionale, a cui non siamo molto abituati. Quando ho iniziato da avvocato a fare i corsi di counseling, a iniziare dal 2000 - in Italia ancora se ne parlava molto poco - venivo presa per folle, talmente folle che adesso stiamo facendo dei percorsi formativi di counseling per gli avvocati. Perché stare nella relazione è complesso, e ci siamo accorti che un certo tipo di dinamica - ad esempio - di ruolo professionale non è più rispondente a quello che è la richiesta della persona. Da un articolo di Galimberti su Repubblica: “Pare che il bisogno più importante in Italia sia quello di essere ascoltato”, perché una persona vuole essere ascoltata anche nel proprio ambiente di lavoro; nelle aziende si inizia a parlare di counseling organizzativo, nelle scuole di sportelli di ascolto, di counseling per i docenti, quindi per insegnanti. Ecco questa è un'altra particolarità che vi vorrei sottolineare: cioè un professionista che sta dentro il suo settore conosce quali sono i suoi problemi, conosce quali sono i bisogni, quindi riesce anche di più a cogliere qual è il bisogno e ad attivarsi per dare una risposta. Perché chi meglio di chi sta in quel settore conosce le dinamiche? Quindi, anche questo diventa un cambiamento dall'interno e non, come sempre, un cambiamento dall'esterno che molto spesso non conosce quella realtà. Una scuola di un quartiere non è una scuola di un centro di una città; una scuola di una metropoli non è una scuola di una realtà di provincia. Comunicare una patologia grave non è così semplice. Abbiamo fatto un congresso due anni fa, dove uno dei più esperti delle aritmie cardiache diceva: “A me fatemi fare il mio lavoro e qualcuno mi aiuti nella relazione con il cliente, perché io so fare quello. Allora qualcuno mi aiuti!” Per gli infermieri stare e capire che - per esempio - per ascoltare non è necessario stare un'ora, ma a volte è “come” sto nell'ascolto, significa avere una relazione diversa; e sapete cosa significa per un'azienda non avere

Page 31: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

31

lamentele all'URP, Ufficio Relazioni col Pubblico, ed essere un'azienda di qualità? Stiamo andando incontro a un periodo in cui le cose si uniscono come un puzzle, che viene compiuto da tanti aspetti. Il motivo per cui io ci investo circa metà della mia giornata, ogni giorno, è perché credo profondamente in questo percorso di counseling, che poi è un percorso continuo. Ed io vedo che i soci continuano a farlo, non si lamenta nessuno; perché una delle cose più belle che poi si incontra è proprio questa esplorazione di sé, in relazione alla vita che cambia intorno: questo è quello che maggiormente io credo, questa capacità di contribuire a un mondo che cambia. Ognuno nel proprio pezzo; ma se non ce ne facciamo carico, aspetteremo sempre qualcuno che lo faccia e come lo farà non risponderà mai a come avremmo voluto. Quindi andando al pratico - e quindi cercherò di essere anche pragmatica per voi, se questo vi può essere utile - il counseling oggi è una professione non regolamentata; non ha una legge che viene dall'alto; ci sono le associazioni di categoria; questo risponde a dei criteri europei professionali; è una professione che può essere svolta come abilità e come professione. Ma vi piacerebbe, ve lo potete un po' immaginare cosa significa inserire nel vostro lavoro o nei vostri ambiti delle abilità e delle competenze diverse? Qualcuno se lo immagina? Per esempio dove ve lo immaginate? [Una persona del pubblico parla della sua esperienza come infermiere sindacalista] Pensate alle complessità di un mondo sindacale; per esempio la capacità di dover interagire con più soggetti, con più istanze diverse: o vengo travolto o mi arrocco in una dimensione di

potere per difendermi un po'; o soccombo oppure scelgo un'altra strada. E la provocazione è questa: mi piace il counseling - sono sempre stata un po' provocatoria - perché è una provocazione a noi stessi e al mondo che costruiamo. Che il mondo che ci circonda sia fatto con qualità, competenza! Quello che per me è importante quando noi riconosciamo i percorsi formativi è la qualità, perché credo che sia questo quello che noi ci giochiamo: la qualità della nostra vita, la qualità dell'ambiente, la qualità delle relazioni. Basta con i processi di delega. Qualcun altro riesce a immaginarselo? Vi chiedo solo quest'ultimo sforzo immaginativo. Se pensate per esempio che il counseling si fa nelle scuole..., qualcuno di voi lavora nelle scuole? Te lo immagini? Considerate che in questo momento gli sportelli d'ascolto di counseling sono uno degli importanti rilevatori dei disagi, perché essi vengono ascoltati, ma senza giudizio. Aggiungo un'ultima cosa: un aspetto molto bello del counselor è che è un professionista che lavora in rete; il che significa che ha altri professionisti con cui collabora; quindi, non immaginatevi il counselor solo nella sua stanzetta, chiuso: il counseling è relazione, e anche il professionista emette una relazione. Mi auguro di rincontrarvi, di rivedervi; mi auguro che v’innamoriate di questo, che poi diveniate counselor o che abbiate delle abilità, ma che vi prendiate cura di tutto quello che vi circonda. Credetemi, il counseling è “conosci te stesso” e credo che sia questa la via, un'altra via. Vi faccio davvero l'augurio di migliorare le vostre vite e le vite delle persone che frequentate, di prendervene cura.

IL LINGUAGGIO DEGLI ORGANI: COME IL CORPO CI PARLA DELLA NOSTRA SALUTE Intervento di Marcello Monsellato Consigliere dell’Associazione Olos Oggi parlerò del corpo e di come si esprime, e di quanto è importante il suo linguaggio anche nella comprensione delle relazioni, perché, tutto

quanto è la nostra realtà - il nostro benessere e anche il nostro malessere - nasce dalle relazioni che noi abbiamo con gli altri. Però, molto spesso

Page 32: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

32

queste relazioni non sono molto chiare, non sono molto ben definite, anzi, sono difficili da decifrare, ed ecco che da questo punto di vista interviene il corpo; il corpo non mente da questo punto di vista, esso è veramente la traccia biologica per dare un senso alle nostre relazioni. Questo è stato in parte lo scopo del lavoro che per tanti anni ha fatto l'Omeosinergia. Una metodica messa a punto nell'arco degli anni, in base a esperienze personali e professionali. Di questa “chiave di lettura”, che appunto si chiama Omeosinergia, vi parlerò verso la fine della relazione. Per parlare di relazioni dobbiamo partire da chi noi siamo. Molto spesso noi parliamo di malattie, di sintomi, di patologie, ma per poter parlare di patologie e quindi di un'eventuale guarigione, noi dobbiamo comprendere chi siamo. Ed ecco come cercherò, nel tempo di questa breve relazione, di darvi un senso di quello che siamo, di come siamo formati effettivamente, al di là di quello che noi pensiamo. Che un medico possa cominciare a dirvi che oltre a un corpo abbiamo anche altre componenti, specialmente componenti un po' - chiamiamole - intangibili, tipo l'anima e lo spirito, lascia un po' perplessi. In realtà vi dico che, invece, oggi le ultime frontiere della scienza medica e soprattutto della neuroscienza, attraverso delle tecniche anche di neuroimaging, ci hanno fatto capire che questa realtà intangibile, aerea, vaga - di cui tutti parliamo ma di cui nessuno conosce niente - ha in realtà un suo substrato anatomico, cerebrale. Hanno scoperto che certe situazioni, varie espressioni ed esperienze mistiche hanno una realtà neuronale; pertanto alcune zone, alcune aree del cervello si vanno ad attivare quando noi abbiamo questo tipo di esperienze. Quindi si è visto che noi abbiamo un'anatomia cerebrale dell'anima. L'Omeosinergia da questo punto di vista ha cercato di ritrovare questo valore, di recuperarlo, di capirne anche il senso anatomico, fisiologico, esperienziale. Parlare di anima e di spirito non sarà molto facile, ma, cercherò di farvi comprendere a livello teorico e pratico, attraverso anche un po' di buon senso, quella che è la nostra realtà. Chiaramente non vi parlerò solamente di cose nuove, ma di cose

vecchie riviste alla luce di queste nuove esperienze che stiamo facendo. Qualcuno potrebbe anche non essere d'accordo con quello che sto dicendo, e questo mi sembra anche giusto poiché ognuno ha ragione ad avere le sue idee e a proporle. Ogni essere umano è formato da una componente animica (che ora spiegheremo come può essere individuata), una componente energetica e una componente fisica (il corpo, del quale noi ci occupiamo appunto). Per poter parlare di queste tre componenti uso spesso una metafora, quella della macchina: ognuno di noi ha la propria macchina; ci sono molte marche di auto, e quindi abbiamo tantissimi modelli di auto, proprio come siamo noi; possiamo avere una Ferrari, una Mercedes o una Smart, ma senza benzina non si va da nessuna parte: la benzina è il punto di partenza; essa è la “conditio sine qua non” per poter fare un'esperienza con la macchina. Questa benzina è lo Spirito, è questa parte di noi che ci accomuna, che ci rende uguali e che ci rende partecipi di un progetto - progetto che si chiama esperienza terrena - anche se le macchine possono essere di diversa cilindrata, è sempre la stessa. Questo ci fa capire e riflettere sull'importanza di questa parte di noi, veramente uguale per tutti. Poi abbiamo il corpo, che è la macchina, il motore; però attenzione, questa macchina affinché possa portare avanti un suo progetto ha bisogno di un conducente: bene questo è l'anima. L'anima non è altro che il nostro progetto, il perché siamo nati, ciò per il quale abbiamo deciso di fare questa esperienza terrena. Come è possibile collegare questo progetto con la realtà biologica? E' semplicissimo: non è altro che il nostro patrimonio genetico, la genetica è il programma animico. Chiaramente sapete che tutti quanti noi abbiamo gli stessi geni nel complesso; però, guarda caso, qualcuno usa determinati geni qualcun’altro ne usa altri; ognuno ha un suo programma, un suo percorso. Se ci guardiamo tra di noi anche ora, vediamo che siamo tutti diversi, ognuno ha un corpo diverso. Questo perché ogni progetto animico ha bisogno della sua macchina e del suo percorso. Questo percorso è instillato e inscritto nei nostri

Page 33: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

33

cromosomi; pertanto il patrimonio genetico non è altro che la traduzione biologica della nostra scelta animica primaria. Pertanto, ecco che le malattie vengono per richiamarci alla nostra vera natura. Noi siamo una realtà spirituale calata in un corpo, noi abbiamo una missione da compiere, un progetto, un percorso: è meraviglioso! Scendere sulla terra, vivere quello che viviamo, e poi non capirne il senso è veramente qualcosa di non piacevole, non sano; tutte le relazioni che noi creiamo hanno un senso, hanno un loro preciso scopo, a noi scoprirlo in relazione a questo progetto per cui siamo nati e che abbiamo scelto di portare avanti. La malattia, da questo punto di vista, incarna il nostro rifiuto, nell'organo che più risuona con l'emozione che vi sta dietro. Il nostro corpo si può paragonare a un impianto elettrico. Quando un bravo elettricista fa un impianto elettrico non può non fare la messa a terra. Perché quando si crea un eccesso di tensione, per salvaguardare il circuito questo eccesso viene scaricato: la messa a terra salva il circuito, sottolineo, salva! Bene, noi abbiamo una messa a terra, abbiamo un circuito elettromagnetico che è legato al nostro modo di agire, di pensare, di sentire, di partecipare, di vivere, però abbiamo bisogno di una messa a terra, poiché spesso noi cortocircuitiamo con i nostri pensieri, con le nostre esperienze. Vi è mai capitato di ripetere sempre le stesse esperienze? Le stesse dinamiche? O di ripetere gli stessi gesti, le stesse reazioni? Questo vuol dire che c'è un cortocircuito, e questo per non fare saltare il sistema, deve scaricare su qualcosa. Qual è la nostra messa a terra? Il nostro corpo! Con una grandissima differenza, meravigliosa per certi aspetti: noi abbiamo tante messe a terra per quante emozioni e sentimenti proviamo. Ecco che - grazie a questi organi che si caricano, si addossano questo eccesso di energia, cominciano ad avere delle reazioni - abbiamo un messaggio, riguardo a come ci comportiamo, e a come non ce ne rendiamo conto. La malattia diventa un messaggio importantissimo; da questo punto di vista è il nostro salvavita.

Questo so che creerà in voi un certo tipo di stupore, e anche non dico una reazione ma quasi; perché da anni, da quando siamo nati, ci hanno educato a combattere invece questa malattia, e se possibile a eliminarla; mentre noi finalmente abbiamo scoperto la biologia della vita: chi si occupa della vita non può pensare che la vita ha dei problemi, ma solo delle opportunità, e quindi degli aiuti, ecco perché è fondamentale riprendere gli stessi concetti e rivederli da un punto di vista di rispetto della vita, di salvaguardia della vita e non di patologia come ci hanno insegnato per tantissimi anni. Pertanto, dietro ogni emozione c'è un organo che “simbolicamente” interpreta quello stato d'animo; ad esempio, se io ho un problema di rabbia inespressa, ripetuta, è normale che ci sia un organo che risuona in maniera inequivocabile: il fegato e la vescica biliare; due realtà: un organo pieno e un organo cavo. Guarda caso il fegato è un organo pieno interno, la vescica raccoglie la bile che il fegato produce, e la riversa poi all'esterno. Ecco come già sin da ora possiamo capire se abbiamo problemi con noi stessi o con gli altri. Questa si chiama anatomia, fisiologia. Noi partiamo sempre dal corpo come realtà vera, anatomica, fisiologica, e quindi anche biologica, embriologica; è da lì che abbiamo le informazioni più vere per comprendere il senso delle nostre esperienze. Il sintomo quindi ci collega a un organo; l'organo ci connette a un'emozione, e quindi al comportamento corrispondente; il comportamento ci evidenzia la relazione che intratteniamo con l'altro; e infine la relazione ci riporta a noi, unici e irripetibili. Questo è il meccanismo. Lo stare con gli altri non è importante soltanto per un problema di piacere, ammesso che ci sia sempre piacere. Lo stare con gli altri è importante perché diventa l'unico strumento che abbiamo per poterci conoscere per come effettivamente siamo. C'è gente che dice: “Non ce la faccio più, a volte è meglio stare da soli chiusi in un'isola deserta”, chiaramente perché questo è facile, perché non interagisci con gli altri, e gli altri non ti possono più dire quello che tu sei.

Page 34: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

34

Noi siamo - come dice J.J. Russeau - degli animali sociali, e in quanto tali abbiamo bisogno di stare con gli altri; il vero termometro di come noi effettivamente siamo è quando siamo con gli altri; lì capiamo, in base alla reazione che l'altro ci determina; lì scopriamo come noi siamo quello che ci portiamo dentro. E ogni volta che reagiamo, lo facciamo perché c'è un eccesso di tensione. La reazione esiste in quanto è la testimonianza inequivocabile che noi abbiamo già un eccesso di tensione, che prima o poi - se non andiamo a consapevolizzare questa reazione - avremo prima una sofferenza, poi il sintomo, poi il dolore, e arriva la malattia. Abbiamo quattro livelli di espressione di un nostro disagio; quattro livelli di un modo per poter scaricare quell'eccesso di tensione che noi ci portiamo dentro. Dopo la malattia c'è soltanto la morte. Non abbiamo altre modalità. Si comincia con la sofferenza. Una forma vaga, indistinta che coinvolge tutto il corpo; poi piano piano questa sofferenza si va a individualizzare. Diventa un sintomo. Per cui si focalizza, si concentra in un organo o in un apparato; il sintomo a quel punto diventa un'informazione. Sul mio libro c'è scritto che i sintomi sono le informazioni dell'anima, un messaggio; a noi saperlo interpretare, saperlo leggere piuttosto che cercare di combatterlo o di eliminarlo il più in fretta possibile. La medicina biologica e omeosinergetica ha scoperto che quando noi ci ammaliamo, abbiamo un sintomo, noi abbiamo un aumento del nostro livello energetico; questo è il paradosso: ci ammaliamo e la nostra energia aumenta. Infatti, si è osservato biochimicamente che quando c'è una malattia si produce più ATP, quindi più energia. Questa è scienza comune. Quindi, il paradosso è che più ti ammali e più hai energia. Ecco la funzione della malattia. Se abbiamo energia sufficiente, non abbiamo motivo di ammalarci; ma se abbiamo una scarsa energia - o perché non viviamo bene la vita, o perché siamo chiusi al rapporto con il nostro partner, perché siamo preoccupati o tesi per come va il lavoro - è chiaro che questo ci spegne, ci chiude, ci abbatte. Ed ecco che avviene questo tipo di aiuto- passatemi il termine – “ci viene in soccorso la malattia” per darci una sferzata di

vitalità; è questa la cosa più bella che abbiamo scoperto: nella malattia c'è una ulteriore produzione di energia, perché evidentemente per certi aspetti di quell'energia ne abbiamo bisogno. Nel suo libro “Il potere anticancro delle emozioni” Christian Boukaram, oncologo americano, chiarisce il valore degli studi sull'epigenetica. Sapete cos'è l'epigenetica? Esiste una parte - la genetica - che è legata a quello che noi abbiamo scelto come percorso e quindi corrisponde ai nostri cromosomi, ai nostri geni, e poi c'è l'epigenetica, che sarebbe la “parte ambientale”. E cos'è? È il nostro modo di relazionarci con gli altri. E si è visto come i fattori ambientali possono controllare il DNA o possono anche modificarlo per certi aspetti, nel senso che possono fare in modo che una realtà si possa evidenziare o meno. Uno degli studi riportati da Boukaram riguarda il rischio genetico di sviluppare il cancro nei bambini adottati. Se un genitore biologico ha avuto il cancro prima dei cinquanta anni, suo figlio che poi è stato adottato, corre lo stesso rischio? Fino a pochi anni fa la genetica avrebbe detto sì; invece no, non è così: i precedenti genitori biologici non hanno alcuna influenza sul rischio per i figli di sviluppare un cancro; al contrario, questo rischio si quintuplica nei bambini adottati quando i genitori adottivi hanno avuto un cancro. Questo per farvi comprendere come l'ambiente, le relazioni, sono fondamentali nel determinare un sintomo o una malattia. Alla luce di queste considerazioni e delle recenti scoperte ecco alcuni dogmi da sfatare, con ripercussioni importanti anche sulla comprensione di questa grande malattia che si chiama cancro: - primo, il DNA non è il segreto della vita, né la sorgente della nostra intelligenza; - secondo, il DNA è solo il disco rigido, dove sono archiviate le informazioni della nostra vita, ma queste informazioni si slatentizzano, si manifestano grazie all'interazione con l'ambiente; (Quindi ecco perché ripeto ancora una volta l'importanza di vivere con gli altri.)

Page 35: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

35

- Tutti noi possiamo esercitare un certo controllo sul DNA e influenzare i dati registrati su questo disco rigido; - Infine, oltre a potere modificare il nostro DNA tramite i nostri comportamenti, possiamo anche trasmettere tali modifiche ai nostri discendenti. Ecco come il percorso umano non può andare che avanti; questa si chiama evoluzione. Noi trasmettiamo sempre le nostre esperienze alla nostra discendenza, quindi noi apportiamo sempre qualcosa di più rispetto a quello che siamo stati, e questo fa sì che ci sia appunto un processo chiamato evoluzione. Quindi, ecco come fattori alimentari, fattori emozionali, fattori sociali, fattori psichici possono influenzare il nostro DNA. Pertanto questi elementi dell'ambiente cellulare sono gli strumentisti che modulano il DNA e, quindi, il risultato finale e il cambiamento del messaggio dei geni. Faccio l'esempio di una tastiera di un pianoforte, dove i tasti sono costituiti da una sostanza solida chiamata DNA e tutti insieme costituiscono un cromosoma: ogni tasto corrisponde a un gene che attiva una funzione specifica del nostro corpo. Un tasto nel mezzo corrisponde a un gene che codifica le cellule natural killer, che ci difendono ad esempio dalle cellule tumorali; un altro tasto a un gene codificante per l'ambiente. La forza con la quale ogni tasto viene premuto - quindi il volume di ogni nota - varia in base a ciò che stiamo mangiando, provando, respirando; in base alle nostre emozioni, in base alle nostre aperture e chiusure. Pertanto, i nostri cromosomi non suonano mai la stessa melodia: la musica prodotta dai geni cambia a seconda del contesto. Prendo come esempio un'epicondilite sinistra, per spiegarvi l'importanza del concetto di malattia, di sintomo e quindi che dei vantaggi che abbiamo attraverso una malattia e un sintomo. Sapete in cosa consiste il gomito del tennista: praticamente abbiamo problemi a piegare il gomito. Per l'Omeosinergia l'epicondilite che cosa rappresenta? Intanto una scarica tossinica. Ricordiamoci l'esempio del corto circuito e

dell'impianto elettrico: ogni volta che noi andiamo in un surplus di carico tossico, il nostro organismo deve avere una possibilità di scaricare questo eccesso tossinico, altrimenti il sistema salta. Questa scarica si chiama malattia. Che crea un potenziamento immunologico. Questa è una cosa meravigliosa: ogni volta che noi ci ammaliamo noi ci rinforziamo. Sembra un paradosso. Tutti pensano che quando ci ammaliamo diventiamo più deboli e più fragili, questo non è vero poiché, quando è in atto una malattia, è in atto un sistema immunologico di antigeni e anticorpi, per cui si attiva il sistema immunitario e noi diventiamo più forti! Questa si chiama immunologia. Quindi, abbiamo una memoria più capiente, abbiamo immagazzinato un'esperienza più importante; quindi siamo di più ogni volta che ci ammaliamo. Ed inoltre è un'informazione. Una banale epicondilite sinistra può essere per noi una grandissima informazione su come noi ci relazioniamo, senza rendercene conto, su quello che facciamo e non facciamo in maniera del tutto inconsapevole. Ecco che la malattia diventa fondamentale: tende a trasformare, a fare diventare un processo inconsapevole in una manifestazione consapevole. Cominciamo a rendercene conto, finalmente; e ricordatevi che una malattia, perché possa essere superata, deve svolgersi; più permetto a questa malattia di svolgersi e più noi ci rinforziamo; più questa malattia crea una memoria immunologica, meno noi saremo soggetti a rivivere quella malattia. Quindi, qual è la vera vaccinazione? Il vaccino o la malattia? Un conto è la malattia, un conto è la paura. Molto spesso i genitori, i pediatri, i medici confondono la malattia con la paura, facendo una confusione importante. Qui abbiamo il concetto della scarica tossinica, quindi la malattia diventa una “benattia” (un neologismo che abbiamo coniato). La malattia per noi è veramente un bene, perché ci permette di scaricarci, ci permette di essere più leggeri, ci permette di eliminare delle tossine. Abbiamo la possibilità di misurare il carico tossico dei nostri pazienti. E cosa vediamo? Che prima della malattia hanno un carico tossico 70; dopo la malattia hanno un carico tossico 50.

Page 36: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

36

Questi sono fatti incontrovertibili. Mi preme sottolineare è che siamo noi che ci spaventiamo di un qualcosa che la vita ci ha donato per poterci salvare. Ecco dove l'Omeosinergia sta cercando di cambiare questa polarità, questo approccio, partendo banalmente dalla vita, dalla conoscenza di come funziona la vita. Potenziamento immunologico cosa vuol dire? Aumento della risposta anticorpale; formazione della risposta immunologica. Questo cosa vuol dire in relazione a noi che potremmo fare counseling, psicologia, psicoterapia? Che quando tu ti permetti di essere dentro l'emozione, dentro l'esperienza, questo è il risultato: ti rafforzi, non devi cambiare niente; se cambi stai scappando; se scappi stai rifiutando la tua esperienza, e nel rifiuto cominci a stressarti e dopo ti ammali; mentre, se io mi permetto di essere dentro quello che sono, dentro quello che vivo, dentro, quello che attiro - senza scappare mai - in quel momento non faccio altro che creare un aumento della mia possibilità di vivere, un potenziamento delle mie risorse. Ecco allora che dobbiamo recuperare questi poteri, restituendo loro valore e offrendo loro supporto, anziché opporci a quelli che sono solo segnali clinici della capacità di reazione del corpo e della sua vitalità. A questo proposito voglio fare una breve digressione. Quando ci ammaliamo, abbiamo delle reazioni fisiche. Ricordo i cinque segni fondamentali di un'infiammazione: Il rossore, il calore, il turgore, il dolore e l'impotenza funzionale. Questi cinque segni ci fanno capire che nella malattia, come già vi ho detto, c'è una reazione, una vitalità. Infatti, è la stessa cosa che noi viviamo quando ci emozioniamo, la stessa identica cosa: quando noi ci emozioniamo compare il rossore, compare il calore, certe volte ci gonfiamo - pensate alla rabbia -, certe volte ci blocchiamo e certe volte abbiamo dolore. Quindi, malattia come emozione sono sinonimi di vitalità. Ecco perché chi si castra emotivamente, chi pensa di vivere in maniera sbagliata le proprie emozioni è uno zombie ambulante. Con gli occhi che ti guardano, ma non ti guardano, che non ci sono. Il sorriso fissato, il respiro che non c'è, in apnea costante.

E poi ci lamentiamo di avere dei problemi?! Ma scusatemi, non respiriamo, non viviamo! E poi ogni volta che ci offrono l'opportunità di vivere, quindi di emozionarci, cosa facciamo noi? Blocchiamo il tutto. Vuoi piangere? Non è possibile. Vuoi arrabbiarti? Non è possibile. Vuoi piangere? Non è possibile, perché se piangi sei un debole e quindi fuori gioco. Quindi, da questo punto di vista ecco come noi schiacciamo quella parte di noi che la vita ci offre per poterci riattivare, quindi emozionarci, infiammarci, appassionarci. La febbre alta è una passione - a voi non piacerà sicuramente -; ma se voi pensaste a cosa succede quando una persona ha la febbre alta… E’ una psicoterapia la febbre; vi posso garantire che lo è, perché con la febbre voi bruciate, vi infiammate, avete energia. A livello termodinamico, quando abbiamo la febbre, vuol dire che a monte abbiamo il freddo. E’ un gioco di equilibrio. La febbre non nasce a caso: il virus, i batteri sono dei fiammiferi, sono delle occasioni, degli strumenti; ma il vero problema è perché a monte sono già freddo, gelato, represso, anaemotivo, castrato; quindi quella febbre viene per riattivarmi e darmi l'opportunità di tornare a vivere, prima di tutto a livello biochimico, (ATP, energia) e poi a livello di emozioni e di comportamenti. Quindi, il gomito. Cos'è per noi il gomito? È l'articolazione del colpire? Non è vero. E’ l'articolazione che ci permette di mangiare? Sì, ma non solo questo... Il gomito ha soltanto una funzione: guardatemi. La mano fa solo questo movimento qui, e porta al cuore. Quindi l'articolazione del gomito è l'articolazione dell'abbraccio. Questa è l'informazione fondamentale che c'è dietro questo tipo di articolazione: l’abbraccio. In più, per noi che facciamo Omeosinergia, la parte sinistra è la parte legata al rapporto con il partner. Quindi, quando mettiamo insieme tutte queste informazioni, cosa viene fuori? Perché una persona può avere un'epicondilite? Perché sta scaricando un blocco, un problema che ha nell'abbracciare il proprio partner. Vi sembra un'informazione di poco conto? E questo soltanto per una banalissima epicondilite

Page 37: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

37

sinistra. Voi capite questo quanto possa accelerare il nostro percorso psicoterapeutico? Perché ripeto il corpo non mente. Partiamo dai fatti. Il nostro corpo è la traccia biologica del nostro percorso personale e relazionale; grazie alle informazioni che ci manda il corpo noi scremiamo tutto quanto quello che è superfluo e andiamo dritti al problema. Finalmente una persona che guarisce può permettersi di abbracciare! Però, non perché noi blocchiamo con qualche farmaco l'infiammazione. No, anzi. Noi diciamo: abbraccia di più; renditi conto di quanta difficoltà hai ad abbracciare; riconoscilo con chi lo fai particolarmente; quanto lo fai? Più noi ci riconosciamo per come siamo, più vuol dire che ci stiamo accettando per quello che scopriamo di essere; e più ci scopriamo per quello che accettiamo di essere, più lo facciamo, più ce ne rendiamo conto; e meno siamo soggetti ad attirare la stessa esperienza. Ecco perché e come le cose cambiano. Non è vero che le cose cambiano perché tu le cambi: le cose cambiano perché tu ci rimani dentro. La quinta legge dell'Omeosinergia dice: tutto ciò a cui tu resisti persiste; tutto ciò che vivi e per cui ci vai dentro, invece lo superi, lo sciogli.

Subito. Quindi la maniera più rapida per superare i nostri problemi è andarci dentro; non baypassarli, trovare tecniche, eliminarli a comando. No. Rimanerci dentro, chiaramente aiutati da validi strumenti. L'Omeosinergia tende a portare alla luce un processo inconscio di cui ancora non si è consapevoli. Quando ci ammaliamo vuol dire che spesso non siamo consapevoli, che viviamo senza accorgerci di ciò che siamo e di cosa facciamo; ed è per questo motivo che il sintomo e la malattia si manifestano in pieno benessere, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Come mai improvvisamente? Che cosa vuol dire? Vuol dire che nel mio modo di vivere c'è qualcosa che ha creato un sovraccarico e non me ne sono reso conto. Ecco come la malattia diventa un termometro, una spia che ti fa capire che stai facendo qualcosa che ti sta creando un'ipercarica, ma di cui non te ne rendi conto. Con la consapevolezza si innesca un processo di riscoperta, di rivalorizzazione del nostro interno attraverso l'esterno; una specie di rimessa in fase delle informazioni; la slatentizzazione del progetto animico che attiva le risorse endogene di nostra pertinenza. Questa è la bellezza.

Ogni volta che noi interagiamo con gli altri, si creano degli anticorpi diversi. Questo cosa vuol dire? Rinforzarci. Questo è importante. Quindi è inutile evitare le cose spiacevoli; quando le evitiamo, le stiamo soltanto rimandando, ma non risolvendo. Invece, nell'affrontarle, nel rimanerci dentro attiviamo le risorse endogene che ci permettono di superare il problema; permettendo, quindi, una trasformazione e una integrazione del rifiuto in accettazione, della resistenza in resilienza, del passato in presente. Quindi, in definitiva la malattia è una scarica, una forma di disintossicazione biologica, una trasmutazione biochimica e biologica, una forma di autoguarigione; ma soprattutto - per quanto riguarda il Counselor - è un'informazione che ci fa capire che tipo di relazione abbiamo con gli altri, come ci stiamo rapportando.

In questo senso dovremmo riferirci sempre all'autoguarigione; in quanto siamo noi stessi a permettere alla nostra forza rigeneratrice - con la tempistica e i modi più consoni - di scegliere la soluzione più adatta e più consona. La sostanza dei sintomi ha la stessa chimica delle immagini, dei sogni, dei sentimenti, e ci permette di trovare l'originalità che ci appartiene e che ci contraddistingue. In questa chiave non stiamo meglio perché abbiamo preso il farmaco opportuno, quanto perché il nostro progetto animico ha ridestato quella forza rinnovatrice che è proprio la malattia. L'abuso dei medicinali ci ha sottratti a un diritto che dovrebbe essere irrinunciabile: quello di essere protagonisti della nostra salute. La così detta modalità dell'instant satisfaction - caratteristicamente americana - è alquanto pericolosa per la salute. I farmaci sono diventati una equivoca soluzione di pronto intervento per combattere malesseri veri o ritenuti tali; vengono somministrati con l'intento di

Page 38: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

38

sopprimere i sintomi, ma in realtà la capacità risanatrice dell'essere umano, la sua vitalità viene seppellita sotto una valanga di pillole. Il sintomo è da intendersi come quella capacità di quel principio originale che sonnecchia in ogni essere umano, che ci anima nel farci trovare il senso del nostro percorso. Ogni malessere è ricco di risorse da utilizzare per riscoprire l'originalità che ci appartiene.

Questo perché la guarigione non è l'eliminazione di un sintomo, né l'induzione artificiosa di uno stato diverso nel paziente; è invece il restauro di un quadro clinico individuale, il recupero di un percorso animico sbiadito e confuso da una vita vissuta senza consapevolezza. E' cambiando l'approccio che si superano i problemi e non ostinandosi a risolverli. Vi saluto e vi auguro una buona vita.

INTERVENTI TESTIMONIANZE Marco Mi presento. Sono Marco, sono nato e vivo a Bolzano con la mia famiglia, mia moglie, quattro figli, tutti maschi, e nella vita mi occupo di formazione, dirigo un centro di formazione manageriale per adulti. Vorrei dirvi questo: il tema del convegno è il tema della mia vita, che è il tema di tutti. La relazione è l'elemento fondante della mia vita. Voi direte: è persino ovvio, nel senso che - come ci ha ricordato Annamaria - non c'è vita senza relazione e non c'è relazione senza vita, si potrebbe dire. Il problema di fondo nella mia esperienza personale, visto il mio carattere, è la relazione: è sempre stata un problema, un cortocircuito. Mi è rimasto impresso il termine usato da Marcello, io direi che il carico tossico della mia esistenza sta proprio nel modo in cui fino a un certo momento della mia vita ho vissuto la relazione; nel senso che se volessi dare un titolo a un pezzo della mia vita, fino a qualche tempo fa, non sarebbe “la relazione è salute”, ma sarebbe “la relazione è un pericolo”, una iattura, un guaio, un problema. Porsi in relazione con gli altri è un fatto critico, uno stress. Sono sempre stato un introverso, una di quelle persone chiuse, che magari vengono viste anche come persone riflessive, un po' taciturne, ecc., per cui porsi in relazione con il prossimo costituiva fino a qualche tempo fa un pericolo, uno stress negativo e questo in qualche modo ha creato nella mia vita delle distonie. Mi sono trovato in un certo momento della mia vita in cui ho proprio sentito nel mio organismo un qualcosa che non funzionava. Meglio di me

Monsellato, e anche Stefano questa mattina, hanno ricordato che c'è questa integrazione corpo-mente: il nostro corpo, il nostro organismo è molto più saggio, ha memoria delle cose ed è sicuramente più saggio della nostra mente, che è un'acquisizione più recente nella nostra evoluzione. Quindi, a un certo momento mi sono trovato a stare proprio male; a sentire nel mio organismo tutta una serie di problematiche fisiche che ho fatto difficoltà inizialmente a interpretare. Io ho fatto un percorso che magari è comune a molti, anche dei presenti. Quando si verificano dei sintomi fisici, il percorso è quello dei più classici: molte letture, molti medici, molte preoccupazioni, molte cure tradizionali, lo yoga o l'attività sportiva, ecc. In realtà tutto quello che capitava nel mio corpo - l'ho realizzato più recentemente - era da mettere in relazione proprio alla qualità della relazione con gli altri, al fatto che in qualche modo io vivevo a metà, in maniera rannicchiata dentro me stesso, facevo fatica a relazionarmi con gli altri; questa voglia interiore di relazionarmi con gli altri, bloccata dentro il mio organismo, mi procurava questi fastidi e sintomi anche di una certa importanza. Devo dire che sono arrivato dopo questo percorso a questa esperienza straordinaria. Ho frequentato appunto i tre anni del corso di Counseling, sto frequentando il quarto anno integrativo che è focalizzato all'approfondimento del colloquio di Counseling e, al di là dell'acquisizione delle abilità, dal punto di vista dell'evoluzione del mio modo di essere, del mio stile di vita, del mio pormi in relazione con me stesso e con gli altri, è stata

Page 39: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

39

un'esperienza straordinaria; nel senso che ho cambiato il mio modo di essere e il mio stile di vita, e ho veramente - credo definitivamente - risolto tutta quella serie di sintomi anche fisici che mi hanno attanagliato per molti anni della mia vita. Veronica Buonasera a tutti sono Veronica. Frequento il secondo anno di Counseling; sono infermiera professionale dal '97; attualmente lavoro in radiologia. Quando finii la scuola decisi subito di chiedere come reparto la rianimazione, la terapia intensiva; in quanto durante il tirocinio, realizzavo che anche solo contattare a livello visivo il dolore, la sofferenza dei pazienti, il loro dolore, mi impediva di lavorare in modo sereno. In rianimazione, paradossalmente, il fatto che i pazienti fossero incoscienti, e quindi non mi potessero trasmettere questo tipo di emozioni, mi permetteva di lavorare in modo calmo sicuro e, passatemi il termine, con una certa freddezza, che però era necessaria per potere intervenire nel momento dell'urgenza. Ho lavorato in rianimazione per un po' di anni fino a che mi sono ammalata di un disagio psichico abbastanza importante, che mi ha portato a fare delle terapie per circa dodici anni, nei quali ho potuto approcciarmi a vari modelli di terapia. Soprattutto vorrei sottolineare il fatto che in questi dodici anni io ho attuato una totale chiusura verso l'esterno, in quanto ormai vivevo le emozioni in maniera esponenziale; non avevo il benché minimo controllo delle emozioni, era come se fossi stata nuda con la pelle bruciata; ogni cosa che mi toccava mi arrivava dritta molto forte. Quindi ho attuato una chiusura totale, ma non solo: ho utilizzato il mio corpo come una corazza, un'arma di difesa che impediva al mio corpo di avvicinarsi, alle emozioni di avvicinarsi, e sono arrivata al punto - per poter sentire attraverso il corpo - di fargli del male: era l'unico modo per permettere al mio corpo di sentire qualcosa. Quindi ho tenuto duro e dopo dodici anni mi è stato detto “Bene Veronica, la tua terapia è conclusa”. Ma non era ancora tutto chiaro per me, i miei funzionamenti, come poter andare avanti e soprattutto come aiutare me stessa; ma volevo soprattutto trovare un modo per fare sì

che questa mia esperienza si trasformasse in qualcosa di positivo; fare diventare l'essere passata attraverso questa tempesta un modo per aiutare qualcuno, che magari sta ancora attraversando questa tempesta. Un anno fa ho letto che iniziava questo corso di Counseling a indirizzo psicocorporeo-relazionale a Bolzano; ci ho impiegato solo tre giorni per decidermi a iscrivermi ed è stato grazie a una mia cara amica, che mi ha regalato il primo anno, perché ha detto che me lo meritavo per il percorso che mi ero fatta gli anni precedenti. A un anno di distanza sono davvero molto entusiasta del percorso intrapreso. Attraverso gli esercizi di bioenergetica ho scoperto, soprattutto attraverso la respirazione, come non avevo più permesso al mio corpo di sentire come stessi vivendo in una palude emotiva e come il mio corpo mi stesse lanciando messaggi attraverso dolori, per farmi capire che c'è. Attraverso gli esercizi ho contattato emozioni che la mia mente si rifiutava ancora di contattare, di cui prendere consapevolezza. Non è facile, poiché è una consapevolezza che ti arriva addosso in modo abbastanza forte; ma facendo la scuola acquisisci gli strumenti per gestire queste cose. Grazie a queste consapevolezze ho iniziato ad aprirmi un pochino e grazie ai miei compagni, ovunque voi siate, per avermi accolta con i miei maldestri tentativi di apertura iniziale, ero veramente impacciata! Grazie ragazzi! Il prossimo passo è l'apertura verso la società in maniera veramente onesta con me stessa, e mi sono resa conto di come la relazione sia un motivo per me di crescita; ma soprattutto ho scoperto quanto ho voglia di farmi sorprendere dalle relazioni, quanto senza paura mi ci butto e mi piace farmi sorprendere, comunque esse vadano, ho la sensazione di essere pronta a queste relazioni che si creano intorno a me, e quindi di rientrare nel mondo. Come ultimo punto vorrei parlare dell'empatia che sta alla base della relazione e del Counseling: ho riscontrato nel mio percorso di psicoterapia solo un paio di psicoterapeuti che hanno avuto un approccio empatico con me, e devo dire che sono coloro che hanno fatto la differenza, e che io porto nel mio cuore, con me.

Page 40: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

40

Il concetto di empatia, il fatto di sentirsi accolto, non giudicato, bello e giusto per quello che sei, e allo stesso tempo responsabilizzato per le scelte che fai per attuare un cambiamento e per risolvere determinate problematiche, il tutto con la totale fiducia nelle capacità della persona e nelle risorse che ha la persona: io penso che questa sia un'emozione veramente grande che ho provato! E’ come il vento che arriva dopo un periodo di bonaccia, nel senso che non puoi ripartire, devi andare e con che gioia provi la sensazione di poter navigare di nuovo. Spero un giorno come Counselor di poter aiutare qualcuno a provare un'emozione simile e di potere imparare di nuovo a vivere la vita in modo consapevole e congruente, come ora lo è per me. Grazie a tutti. Alessandra Ciao io sono Alessandra, ho trentotto anni, ho una figlia di diciotto anni e lavoro da quattordici anni nel settore sociale. Sono arrivata a questo percorso di Counseling per due motivi: il primo è perché faccio parte di un'associazione grafologica, che è un indirizzo di studio della personalità. Tramite questa associazione sono riuscita a entrare in contatto con diversi indirizzi, pensieri e studi in questo senso, che mi hanno molto incuriosita e mia hanno dato molti input per fare un lavoro di ricerca su me stessa; il secondo motivo è stata una forte situazione di stress lavorativo, alla quale ero arrivata a causa dei miei comportamenti e che mi ha esaurita al punto di dovermi proprio fermare e dire “vediamo cosa non va, vediamo cosa fare, cosa posso rivedere di me in relazione al settore lavoro e in relazione agli altri”. Queste due motivazioni mi hanno portato a iscrivermi a questa scuola, sperando di fare un percorso - sia teorico che esperienziale - di lavoro su di me. Così è stato, nel senso che io sono partita da questo mio modo di rapportarmi per cui dovevo fare vedere quanto valevo, quanto sapevo studiare, essere brava, indipendente, determinata; e con il tempo, spontaneamente, senza volerlo, proprio per questo approccio anche di lavoro con il gruppo

e con me stessa, mi sono resa conto che c'era sempre più un coinvolgimento emotivo che si affiancava a questo arricchimento da un punto di vista culturale. Sono passata così da una visione di “io e gli altri” a una visione di “io con gli altri”; e gli altri erano in un certo senso il gruppo, che per me è stato lo spazio protetto, il nido dove poter sperimentare le mie debolezze, le mie prove. Esso è stato un ambito che io non avevo scelto. Quindi è stata una bella sperimentazione, poiché all'inizio ci sono stati conflitti, bisognava calibrarsi, capirsi e grazie un po' al lavoro - non solo di bioenergetica ma anche esperienziale e in generale - e grazie agli strumenti che ci venivano dati - come quelli rogersiani dell'empatia, della fiducia, della sospensione del giudizio - sono riuscita a passare dal conflitto, dal giudizio, da chi farà meglio - io o gli altri - al rispetto dell'altro, quindi all'ascolto, in generale alla fiducia nella relazione. Un fattore di cambiamento è stato il gruppo; ma un altro fattore è stata proprio la comunicazione con il gruppo, nel senso che tutti questi strumenti che noi abbiamo imparato, li abbiamo messi in pratica nelle simulazioni del colloquio di Counseling. E questo è stato un po' la base per non simulare poi più nella comunicazione con i compagni, con il gruppo in generale. Quindi, da una comunicazione poco consapevole sono passata a sapere che c'erano anche altri modi, e quindi a dire “posso anche provare a sperimentarmi in una comunicazione che dia più spazio e più ascolto all'altro”; quindi fermarmi e non dovere subito balzare a conclusioni, che era un po' lo stile che mettevo in atto da sempre. Questo è stato un po’ il mio cambiamento dall'inizio alla fine. L'ultima cosa che mi viene da dire è che per me è stato fondamentale scoprire il concetto del piacere; è un concetto che non ho molto vissuto nel mio passato, nel senso che il mio concetto era “donne che si vantavano di avere rinunciato a tutto per gli altri”; quindi per me scoprire che la vita non era solo rinuncia, sofferenza, peccato e colpa - anche se ora sto un po' esagerando - è stato come ribaltare la visione verso il benessere; quindi farmi anche delle domande quando sento che qualcosa non va e prenderlo come “va bene così”.

Page 41: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

41

Massimo Buonasera anche da parte mia. Prima Marcello Monsellato ci ha chiesto di pensare a un momento nel quale siamo in difficoltà a comunicare, beh… questo è il momento che io ho pensato: parlare in pubblico non mi ha mai fatto sentire a mio agio e mi agita sicuramente tanto. Tuttavia siamo qui, e questi tre anni di corso mi avranno insegnato qualcosa. Sicuramente mi hanno insegnato a stare in contatto con le mie emozioni; quindi ho voluto mettermi in gioco apposta, prendendomi questo spazio per parlare davanti a tante persone. Avevo scritto qualcosa per un piccolo intervento di venticinque pagine?! No! A parte gli scherzi, ho preparato un discorso ma in parte andrò a braccio. Sono partito dal chiedermi chi sono e che cosa so di me. Il mio nome è Massimo, so di chiamarmi Massimo, Ribetto è il mio cognome, sono di Bolzano, il tema di cui avevo pensato di parlare è quello della scelta. Tutti oggi abbiamo sentito parlare di quanto sia importante scegliere, ma anche di quanto ci metta in difficoltà la scelta; io vorrei parlavi del mio diploma di ragioniere. Una scelta che è partita sicuramente dai miei genitori; mia mamma mi aveva detto “Guarda, se studi ragioneria, potrai fare qualsiasi cosa; se ti piacerà, potrai fare sicuramente anche il ragioniere, e sennò potrai aprirti un'attività, fare qualsiasi cosa”. Le ricordo bene quelle parole di mia madre. Questo è sicuramente un buon esempio per mostrare come io ragazzo ai tempi delle medie sicuramente non ero in me, ma è una scelta che ho seguito; ma di ragioneria non me n'è mai importato nulla. L'unica cosa che mi era piaciuta di ragioneria era il film di Fantozzi. Il ragioniere Fantozzi è il mio mito. Sono andato avanti. Ho scelto alla fine di studiare per infermiere, una scelta alla quale sono arrivato anche lì per caso. Era il '96, facevo il servizio di leva e arrivo nell'infermeria al corpo e il sottotenente medico mi dice: “Ah, sei studente in biologia?”, tra l'altro a Padova, Ma certo, come no?? E' uguale! Poi avevo dato solo un esame: chimica inorganica! Fantastico! Subito arruolato doppiamente. In quel momento non scelsi io, fui scelto; però con il senno del poi mi

sono detto, e soprattutto alla luce di questi tre anni di percorso, e della frase del dottor Monsellato che è diventata il mio mantra: il caso non esiste. Sono oggi più consapevole che nulla avviene per caso e non è un caso se da militare sono andato a lavorare anche in infermeria, perché in realtà l'infermiere io lo volevo fare e quell'esperienza me la sono attirata davvero. Taglio perché il tempo vola e qui ci si perde. Vi leggo un pezzo del mio scritto. Ebbene chi sono io oggi? Sono un uomo che alla soglia dei quaranta anni, ossia tre anni fa, ha iniziato una scuola di Counseling; questa scuola, prima di tutto come percorso personale, perché sentivo di dovere prendere una decisione difficile - è troppo personale per parlarne qui oggi - una scelta che comunque continuavo a rimandare perché per me era molto dolorosa. Ciò che mi ha aiutato a prenderla è tutto racchiuso in questo percorso di tre anni; a partire dai temi affrontati e dall'esperienza con il gruppo, l'approccio psicocorporeo, il training autogeno e molte altre tecniche che mi hanno fatto riprendere contatto con il mio sentire, quel sentire che avevo usato nel passato, ma di cui non ero così consapevole. Spesso scegliamo in base a una nostra idea che abbiamo di noi stessi e della realtà; ma se quest'idea non corrisponde effettivamente alla realtà, ci può ingannare; scegliere invece ciò che si sente buono per sé in un dato momento, tenendo conto del contesto, ci aiuta a essere congruenti con quello che noi siamo realmente. In questi tre anni ho scoperto una parolina che per me è quasi magica, l'abbiamo sentita: è “ambivalenza”. E l'essere umano è caratterizzato da ambivalenze, il che non significa essere ambigui. Ambivalenza ha a che fare con la presenza in noi - in uno stesso istante - di emozioni diverse verso uno stesso oggetto, una stessa persona o un pensiero; emozioni diverse che spesso sono in opposizione una all'altra e che percepiamo come un conflitto. In questi tre anni ho imparato e sto ancora imparando che a volte una semplice congiunzione come la lettera “e” tra due emozioni o due pensieri aiuta a risolvere molti dei conflitti che viviamo. Dire “sento questo e penso quello”, aiuta a percepire gli eventi in modo diverso e a dare un

Page 42: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

42

nuovo significato a ciò che ci circonda. Ho imparato che la realtà è filtrata dalla nostra percezione e che ciò che la nostra mente immagina, il nostro corpo lo percepisce come reale. Ma che cos'è la realtà? Qualcuno a questa domanda ha risposto con una frase che a me piace molto: facendoci grandi abbiamo imparato a giudicare e anche gli altri hanno iniziato a farlo, siamo caduti nel tranello di essere intelligenti e di poter giudicare. Questo stesso giudizio che in alcuni momenti ci impedisce di andare avanti dal fare le nostre scelte liberamente e dall'esprimere noi stessi da ciò che siamo. In questi tre anni la stessa parola che ho riconsiderato è il giudizio: quante volte al giorno giudichiamo e ci giudichiamo? Io sicuramente troppe! Ho imparato quanto sia importante sospendere il giudizio - a partire da me stesso - e ho imparato ad accettare meglio me e quelle parti di me che mi stavano antipatiche; fino ad arrivare a considerarle delle risorse. Sì, a volte continuiamo a procedere nella nostra vita con una sorta di pilota automatico, e con una sola idea di noi stessi, come se ci guardassimo da un unico punto di vista. Beh, in questi tre anni oltre a conoscere Annamaria, ho avuto almeno altri nove punti di vista per vedere me stesso, e questi sono i miei compagni di corso e amici che ringrazio. Concludo dicendo che non so ancora bene chi sarò, cosa vorrò, cosa sceglierò domani, ma oggi a differenza di ieri sono consapevole di come poter scegliere. Grazie. Sara Buonasera a tutti, io sono Sara e frequento il terzo anno del corso di Counseling di Galzignano. Vorrei spiegarvi cos'è per me il Counseling con una frase. La frase che ho scelto è il titolo che ho dato alla tesina che ho fatto al primo anno di Counseling; ed è: “Il mio Counseling, un viaggio per scoprire, la scoperta di un viaggio”. La mia storia è un po' un viaggio. Io amo viaggiare, vedere posti nuovi, scoprire nuovi modi di vivere; la foto che vedete qui alle mie spalle è una foto che ho fatto in un mio viaggio

in Danimarca e rappresenta un po' il mio percorso; ed è una strada. Per me il Counseling è una strada che scelgo di percorrere tutti i giorni e che mi ha portato fino adesso a fare delle nuove scoperte, oltre che ad avere delle conferme. Questo viaggio io lo immagino come questa strada: con due binari paralleli; uno che va verso l'interno, quindi verso di me e mi porta a fare delle scoperte su come sono, come funziono; e uno invece che va verso l'esterno, quindi che da me mi porta verso le mie relazioni, il mondo che mi circonda. Vorrei condividere con voi la scoperta che per me è stata più importante durante questo percorso, che è quella di imparare a osservarmi e a considerarmi in maniera autentica e sincera. A me piace moltissimo il termine sincerità, che significa “senza cera, senza maschere”; quindi, imparare a guardare me stessa ed essere con gli altri in questo modo in maniera autentica e trasparente. Oltre a essere un viaggio per scoprire, il Counseling è stato per me anche la scoperta di un viaggio; perché per quanto potessi immaginare come sarebbe stato per me questo percorso, comunque mi ha sorpreso. Si parlava oggi di sorprese. Ecco, le sorprese che ho avuto io sono state quelle di provare delle emozioni intense; di fare degli incontri molto importanti - in questo caso sono i miei compagni di corso - e delle opportunità importanti, non solo di crescita personale, ma anche professionale. Io sono fisioterapista e trovo che questo percorso si abbini benissimo al lavoro che faccio. Ovviamente come ogni viaggio, questo percorso è partito con un bel carico di aspettative e non sono mancate delle difficoltà e delle resistenze durante questo percorso; ma proprio grazie al Counseling ho imparato una maniera più efficace per affrontarle e considerarle. Tutti questi elementi che ho elencato finora - emozioni, incontri, opportunità, ma anche difficoltà - per me sono degli elementi fondamentali; li considero un po' come dei compagni di viaggio in questo percorso, e sono quegli elementi che mi motivano tutti i giorni a continuare questa strada. Per concludere mi immagino che questo mio viaggio grazie al Counseling abbia come meta

Page 43: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

43

finale e direzione quella della salute e del benessere mio e anche della mia salute e delle mie relazioni, visto che il tema di oggi è proprio questo. Questa è la mia storia. E adesso passo la parola a Federica, che chiamo qui sul palco. Federica Vorrei farvi conoscere una persona: B.B.G. B.B.G. sta per brutta bassa grassa. B.B.G. non solo è il modo in cui lei si pensa e si percepisce, ma anche come lei parla di se stessa con agli altri e con sé. Capite bene che l'autostima di questa persona è molto bassa. Ha costruito un mondo dentro di sé; le frasi che si ripete più spesso sono: “Io non ce la faccio, io non sono abbastanza, gli altri hanno qualità che io non avrò mai nella vita... ”. E anche se gli altri la incoraggiano e credono in lei, non c'è nulla da fare ... questa convinzione è più forte e vince. E' una persona molto amata dagli altri: dovete immaginarvi proprio una persona sorridente, solare, amichevole, talmente disponibile per gli altri che spesso e volentieri mette se stessa in secondo piano. Lei non riesce a dire agli altri di no: non sente la forza di affermare una sua opinione, di esprimere una sua preferenza, una sua idea ... capite bene che se dice sempre di sì agli altri, c'è una persona alla quale dice di no ... ed è se stessa. Però la paura di confrontarsi o addirittura di scontrarsi con l'altro è più forte e così non sentendosi in grado di gestire la relazione, preferisce lasciare spazio all'altro. Questo provoca tanta rabbia in lei perché sente che vorrebbe esistere e affermarsi nella relazione con l'altro, ma non sa come fare e quindi la sensazione che prova più spesso è quella del subire. Se alla paura e alla rabbia aggiungiamo poi un pizzico di ansia nelle scelte che fa e che deve fare, o nelle relazioni che vive, capite bene che B.B.G. ha parecchi blocchi che le impediscono di esprimere tutto il suo potenziale e di vivere delle relazioni vere e sane. Avete presente una bolla di sapone? B.B.G. è una bolla di sapone che si lascia trasportare dagli eventi, e non sente la forza di decidere la sua strada e perseguirla.

Più o meno B.B.G. nelle relazioni è così: è schiacciata e sottomessa. Non so se lo vedete ma qui [indica la schiena, mentre è china su se stessa], c'è un grandissimo peso che si chiama dovere, lei è così. Poi a un certo punto nella sua vita arriva la proposta di iniziare un percorso di crescita personale e professionale: un corso di counseling. Lei non lo sa ancora, ma sta dicendo di "sì" ad una delle esperienze più emozionanti della sua vita: la sua evoluzione. Come il bruco diventa farfalla, B.B.G. si è trasformata in quella che vedete davanti a voi. Sono orgogliosa di presentarmi, io sono Federica. Il Counseling mi ha dato proprio degli strumenti concreti per passare da così, dove la mia unica visuale era questa [il suolo, da una posizione china] a così [l’orizzonte da una posizione verticale]. Il Counseling mi ha dato degli strumenti concreti per rispondere alla domanda: “Chi sono”? Oggi sono in contatto con le sensazioni del mio corpo, con la mia pancia; riesco a dare un nome alle emozioni e ad accettare anche quelle che prima rifiutavo; oggi io riesco a vedere le mie risorse, e a valorizzarle e vi assicuro che ho scoperto ne ho veramente tante e riesco anche ad accettare le mie aree di miglioramento. Ma non solo mi ha aiutato ad accettare il mio mondo tra me, ma oggi non ho più paura della relazione con l'altro; io mi sento in grado di sostenere lo sguardo dell'altro, mi sento in grado di essere in una relazione vera e sana con altri, che non significa perfetta, ma significa che ora sento la forza di esprimere quello che io sono, quello che io penso, quello che io vivo; ma, oltre a questo che è già abbastanza, il Counseling mi ha aiutata anche a fare dei passi concreti verso la mia evoluzione. Ho detto altri sì. Solo per farvi capire la portata di quello che sto dicendo: io quest'anno ho detto il sì più importante della mia vita perché mi sono sposata, quindi nell’evoluzione come donna; e l'ultimo grande sì che ho detto è stato come Counselor, nel sostenere altre persone nel viaggio alla scoperta di sé. Grazie dell'ascolto.

Page 44: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

44

Stefania Buonasera a tutti, io sono Stefania e sono qui anch'io per portarvi il mio pezzo di storia, per condividerlo insieme con voi. Che dire? Prima di conoscere il Counseling avevo una vita lineare, avevo un fidanzato, convivevo e avevo un lavoro stabile. Voi direte, tutto perfetto, cosa vuole cambiare? Non c'era niente che non andava. Poi è successo che in realtà mi sono un po' stancata; sentivo che in realtà quello che stavo facendo non era quello che volevo realmente. Vivevo in una casa che non avevo scelto io; vivevo in un luogo che non avevo scelto io, ma mi ero adattata; e anche la persona che avevo al mio fianco non era quella che in realtà avrei voluto al mio fianco: c'erano litigi continui, scontri, eravamo caratteri incompatibili. Poi è successo che ho incontrato il Counseling. E questo mi ha permesso di fare luce, come la parola che ho scelto, e che mi ha permesso di fare luce dentro di me per capire quello che in realtà volevo veramente, chi sono io. Mi ha permesso di fare luce anche all'interno della mia storia, perché è vero che conosco la mia storia - come ognuno di noi conosce la propria storia e dove è arrivato - però quello che mi ha permesso di fare il Counseling è stato scoprire che cosa nella mia storia andava a influenzare certi miei comportamenti che vedevo continuamente ripetersi. Non era la prima storia che andava male e tutte si ripetevano allo stesso modo; a un certo punto mi sono chiesta perché, e non riuscivo a capire cosa non andasse. Il Counseling mi ha permesso di capire dov'erano i miei errori e capire dentro di me che cosa provo realmente; ora continua a fare luce su quello che è il mio presente. Adesso posso dire che di fronte a voi avete la persona che sono realmente e che mi sento di essere. Quello che sento, quello che penso e quello che dico sono in congruenza tra di loro e mi sento una persona unita. Ringrazio Stefano e i miei compagni di corso per avermi accompagnata e sostenuta in questo percorso. Tutt'ora il Counseling fa luce nel mio cammino perché illumina la strada che voglio percorrere; voglio continuare a crescere; non mi dichiaro ancora arrivata, però sono felice, anche se ora la

mia vita non è perfetta: innanzitutto non ho più un lavoro stabile, però sono veramente contenta di essere dove sono e di fare quello che sto facendo, e sono IO. Simona Ciao a tutti, sono Simona. Sono di Bologna, sono iscritta al terzo anno di Counseling con la Olos e oggi ho qui con me la mia sorellina che volevo presentarvi, ciao Marilisa! La mia vita ha come fil rouge lo sport. All'età di otto anni ho conosciuto il mondo della piscina perché entrambi i miei genitori, non sapendo nuotare, desideravano che l'acqua per noi non fosse un problema; ed io me ne sono innamorata subito: mi sono innamorata dei suoi silenzi, dei suoni ovattati, della possibilità di nasconderti agli altri, mentre dentro di te senti respirare ogni singolo poro della tua pelle, mentre hai il cuore che ti scoppia, e mente e braccia in fuoco. Ho praticato nuoto agonistico fino all'età di diciassette anni e poi ho smesso damblè per dedicarmi ad altri sport, come il tennis, l'hockey su prato, il calcio femminile. Questo per dirvi che lo sport ha significato per me l'unica possibilità per sentirmi, per ascoltarmi dentro, per vivermi, l'unica e la sola modalità in movimento. Devo confessarvi che, però, di tutti gli sport fatti dopo il nuoto, nessuno si avvicinava per intensità di sforzo e di sacrificio a quanto mi faceva sentire vera l'acqua. Così per caso nel '98, a ventisei anni, facendo zapping, mi sono ritrovata a vedere alla televisione “la gara delle gare” per un triatleta, che è l'Iron man di Kona alle Hawaii: e ho scoperto il triathlon. Per chi non lo sapesse l'Iron man è la distanza più lunga per un triatleta, sono diciassette ore per portare a casa 3,8 km di nuoto, 180 in bici, e la maratona a piedi; dove comunque l'obiettivo finale è portarsi a casa una medaglia finale e una maglietta con scritto “finish”. Nel 2004 è iniziato il mio percorso come istruttrice di fitness in acqua e nel 2012 ho conosciuto a un corso di formazione il Counseling, e ho immediatamente compreso che avevo trovato quello che da tanto tempo stavo cercando e stavo aspettando. Il percorso di Counseling mi ha messo di fronte alla possibilità di cambiare la mia vita, consentendomi di comprendere grazie agli strumenti forniti “chi sono” e “cosa voglio”, e a

Page 45: Il Counseling: perché la relazione è salute … · Perché organizzare oggi un convegno di counseling? Abbiamo due motivi. Il primo è che recentemente, ossia a gennaio del 2013,

Atti del Convegno <<Il Counseling: perché la relazione è salute >> | Padova, 25 ottobre 2015

45

dar luce e voce a tutte quelle domande che nella mia vita erano rimaste al buio senza risposta; mi ha permesso di dare luce a quel buio esistenziale nel quale avevo relegato il mio passato, le mie scelte, le mie relazioni, le mie fughe, e partendo dal respiro, emozionandomi. Ecco, qui io sono andata in tilt; quindi riparto! Ho imparato a capire cosa significa ascoltarmi da ferma - grazie al training autogeno, alla bioenergetica - a conoscermi come funziono dentro - a partire dal respiro -, emozionandomi, scoprendo quelle emozioni indimenticabili che ti può regalare un abbraccio, un percorso condiviso con persone a cui ti senti legato, a cui vuoi bene, le emozioni delle piccole cose. A novembre dello scorso anno mi sono autodiagnosticata il morbo di Addison; da dicembre vivo con il cortisone, ho iniziato la terapia sostitutiva e vorrei ringraziare - a proposito e un po' per tutto il mio percorso - i miei insegnanti, i miei compagni di corso, i miei allievi di fitness, la mia famiglia per avermi accompagnato anche in questo passaggio. Il Counseling per me rappresenta quella speranza reale concreta e positiva di potere cambiare le mie relazioni, grazie all'altro, alla sospensione del giudizio; quella speranza di amare in un modo nuovo chi mi ama, chi mi vuol bene, partendo da me. Katia Buonasera a tutti, mi chiamo Katia e mi piacerebbe stasera dirvi che cosa ha significato questo corso di Counseling per me. Io sono una farmacista, faccio l'informatrice farmaceutica e prima - in passato - ero tutta nella testa; ero completamente nella testa. Poi, per caso, ho scoperto questo percorso di Counseling e, per caso, ho iniziato a scoprire le mie emozioni. Ho iniziato a dare un nome a queste emozioni: le sento e do loro anche un

nome. Ho scoperto quali sono i miei pensieri, le mie convinzioni e ho iniziato anche a scoprire un'altra cosa: il mio corpo. Ho iniziato a sentire proprio il mio corpo, e dirvi questa cosa mi dà una grandissima emozione. Mi sono resa conto che per la prima volta mi permettevo di essere libera: libera di essere, di sentire, ma anche di mettere dei confini, con gli altri, ma anche di essere libera di dire i miei sì e i miei no, libera di sognare, di immaginare, e di vedere questi sogni che piano piano si realizzavano. Attraverso questo percorso di Counseling ho scoperto la possibilità di esprimere tutta la mia creatività; ma anche di esprimere quella che sono. Ho scoperto, inoltre, la possibilità di esprimere tutta la mia femminilità: ho sentito proprio la mia forza di donna, e questo è stato uno dei regali più belli che mi sia stato fatto da questo percorso; e ho sentito anche la possibilità di scegliere cosa è buono per me e cosa non è buono per me: questa è una cosa molto importante. Ho sentito tutta la libertà di essere all'interno delle relazioni, quindi di stare in un nuovo modo nelle relazioni, in un modo autentico con la mia verità. Soprattutto mi sono sentita libera di esprimere la mia personalità all'interno delle relazioni. Adesso in una relazione dico: “io ci sono”, con i miei bisogni e i miei desideri e questo mi dà una grande forza. Un’altra cosa che ho scoperto in questo percorso sono le mie risorse, le mie capacità, e nei momenti di difficoltà io so che posso attingere a queste risorse, a queste capacità e di aiutarmi a risolvere e superare questi momenti. E ho scoperto la libertà di potere scegliere, e questo mi fa sentire libera; attraverso questo percorso ho sentito “quanto mi permettessi”, veramente, di essere libera. Un'altra cosa che ho scoperto in questo percorso, e che ormai è diventata la mia frase che mi accompagna, è che: “Quando la voglia di volare è più forte della paura di cadere, si vola”. Grazie a tutti.


Recommended