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Il freddo degli anni Cinquantainforma.comune.bologna.it/iperbole/media/files/... · Arcadio Gaidar,...

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229 Il freddo degli anni Cinquanta di Giorgia Grilli e Fabian Negrin 1 Le coordinate storiche e geografiche collocherebbero l’o- pera di Leonardo Mattioli all’interno della straordinaria tradizione fiorentina dell’illustrazione per ragazzi, una tra- dizione che alimentava ed era alimentata da un’industria (costituita anche da molti dei principali editori dell’epo- ca) che faceva di Firenze la capitale dei libri per l’infanzia. A partire dalla fine dell’Ottocento, con Enrico Mazzanti, Carlo Chiostri e altri, questa tradizione ha attraversato in- disturbata due guerre mondiali grazie a grandi nomi del calibro di Piero Bernardini e Roberto Sgrilli e ha avuto l’ultima espressione sublime con Ugo Fontana negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando una guerra meno cruenta ed esclusivamente editoriale ha spostato il centro di gravità dell’illustrazione per ragazzi a Milano. Le date lo confermano, Mattioli è nato a Firenze nel 1928 e non ha mai spostato la propria residenza dalla sua città natia. Eppure, ai nostri occhi, c’è qualcosa che allonta- na profondamente il suo fare da quello degli illustratori fiorentini suoi contemporanei. Nell’immediato secondo dopoguerra, con la presenza in città anche di disegnatori come Fiorenzo Faorzi, fu in particolare attorno alla figu- ra del maestro Bernardini che si coagularono gli aspiranti illustratori che avevano più o meno l’età di Mattioli, e sebbene lui li conoscesse, rimase sempre estraneo a questo gruppo. Condivise, certo, alcune caratteristiche che quelli avevano in comune e che, col passare degli anni, diventa- rono la cifra stilistica tipica dei migliori (Giorgio Sansoni, Ugo Fontana), cioè una forte tendenza verso l’eleganza formale e un delicato equilibrio fra realismo e stilizzazio- ne, ma in Mattioli le caratteristiche principali, almeno nei suoi libri più importanti, appaiono essere un geometrismo più estremo e un nodo problematico portato più al buio che alla luce, in equilibrio fra la precisione matematica e il 1 Giorgia Grilli insegna Letteratura per l’infanzia all’Università di Bologna, dove ha studiato con Antonio Faeti, dal quale ha ereditato la passione per i libri e l’illustrazione. Collabora con riviste e giornali specializzati in letteratura per l’infanzia e i suoi articoli per il supple- mento “Tuttolibri” de La Stampa sono stati raccolti nel volume Libri nella giungla. Orientarsi nell’editoria per ragazzi (Carocci, 2012). Nel 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della Fiera del libro per ragazzi di Bologna, ha curato il volume Bologna: Cinquant’anni di libri per ragazzi da tutto il mondo e il convegno internazionale tenutosi a Bologna dall’omonimo titolo. Fabian Negrin é nato nel 1963 in Argentina, ha studiato Graphic Design in Messico e nel 1988 si è trasferito in Italia. Ha scritto e il- lustrato un centinaio di libri per ragazzi per case editrici come Seuil, Creative Company, Bloomsbury, Knopf, Salani, Orecchio acerbo, Mondadori, Rouergue. Nel 2009 ha vinto la BIB Plaque a Bratislava e nel 2010 il Bologna Ragazzi Award Non-Fiction. È candidato all’Hans Christian Andersen Award e all’Astrid Lindgren Memorial Award, i due principali premi assegnati ad autori e illustratori di letteratura per l’infanzia. I suoi libri più recenti sono Frida e Diego. Una favola messi- cana e Bestie editi in Italia da Gallucci e Principessa Pel di topo e altre 41 fiabe da scoprire (una raccolta di fiabe dei Grimm) per Donzelli. grumo materico, fra Mondrian e Bruegel. Mentre gli altri fiorentini sembrano avere nel proprio dna una spinta irri- ducibile verso l’idealizzazione, di derivazione quasi botti- celliana, realizzando immagini che alla perfezione formale uniscono una sensazione di quiete serena, le immagini di Mattioli rivelano uno spirito più inquieto, al limite del sofferente. Dal punto di vista formale, più che a Firenze e ai suoi contemporanei, Mattioli sembra aver guardato agli anni Venti e Trenta e ad artisti come Mario Pompei, a caricaturisti come Sergio Tofano e Bruno Angoletta, o a illustratori come Primo Sinòpico, con la tipica linea ton- deggiante dei primi (fig. 1) e l’estrema sintesi compositiva di quest’ultimo (fig. 2) 2 . Mattioli affronta i suoi primi libri per bambini con una forza e sfrontatezza sorprendenti, che sicuramente gli de- rivano dalla sua giovane età e da una chiarezza e maturità stilistica fuori dal comune (non dimentichiamo che il li- bro che avete in mano è stato illustrato da una persona che aveva poco più di venticinque anni e con solo altri tre libri al proprio attivo). Paradossalmente aiutato dal suo sguar- do retrò, egli si presenta come una delle voci più radicali nel panorama dei libri per ragazzi della sua epoca: la sua tendenza all’astrazione fa sì che a volte macchie di colore o forme perfettamente geometriche si sostituiscano alle figure, che non ci siano caratterizzazioni dei personaggi, per esempio nei dettagli dei volti, e che l’uso del colore sia sempre in qualche modo antinaturalistico. Diamo un’occhiata alla quarantina di titoli di libri illustrati da Mattioli, in quella che è la bibliografia che siamo riusciti a ricostruire attraverso ricerche in archivi, in biblioteche e in rete, consapevoli che molto probabilmente esistono titoli da lui illustrati di cui non siamo a conoscenza: Robert Louis Stevenson, La freccia nera, Corticelli, Milano, 1952 Michel Breitman, Vetrino, Vallecchi, Firenze, 1953 Daniel Defoe, Robinson Crusoe, Malipiero, Bologna, 1954 Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi, Firenze, 1955 Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi, Firenze, 1955 (edizione in sedicesimo con disegni diversi) Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno, Vallecchi, Firenze, 1955 Annikki Setala, Aurora boreale, Vallardi, Milano, 1955 2 Gli esempi qui riprodotti delle opere di Pompei e Sinòpico sono presi dai libri della preziosa collana Cento Anni di Illustratori a cura di Paola Pallotino: L’altra faccia del pupazzetto. Mario Pompei e Il pittore a 20.000 volt. Primo Sinòpico, Cappelli, Bologna, 1978 e 1980.
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229

Il freddo degli anni Cinquanta

di Giorgia Grilli e Fabian Negrin1

Le coordinate storiche e geografi che collocherebbero l’o-

pera di Leonardo Mattioli all’interno della straordinaria

tradizione fi orentina dell’illustrazione per ragazzi, una tra-

dizione che alimentava ed era alimentata da un’industria

(costituita anche da molti dei principali editori dell’epo-

ca) che faceva di Firenze la capitale dei libri per l’infanzia.

A partire dalla fi ne dell’Ottocento, con Enrico Mazzanti,

Carlo Chiostri e altri, questa tradizione ha attraversato in-

disturbata due guerre mondiali grazie a grandi nomi del

calibro di Piero Bernardini e Roberto Sgrilli e ha avuto

l’ultima espressione sublime con Ugo Fontana negli anni

Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando una guerra

meno cruenta ed esclusivamente editoriale ha spostato il

centro di gravità dell’illustrazione per ragazzi a Milano. Le

date lo confermano, Mattioli è nato a Firenze nel 1928 e

non ha mai spostato la propria residenza dalla sua città

natia. Eppure, ai nostri occhi, c’è qualcosa che allonta-

na profondamente il suo fare da quello degli illustratori

fi orentini suoi contemporanei. Nell’immediato secondo

dopoguerra, con la presenza in città anche di disegnatori

come Fiorenzo Faorzi, fu in particolare attorno alla fi gu-

ra del maestro Bernardini che si coagularono gli aspiranti

illustratori che avevano più o meno l’età di Mattioli, e

sebbene lui li conoscesse, rimase sempre estraneo a questo

gruppo. Condivise, certo, alcune caratteristiche che quelli

avevano in comune e che, col passare degli anni, diventa-

rono la cifra stilistica tipica dei migliori (Giorgio Sansoni,

Ugo Fontana), cioè una forte tendenza verso l’eleganza

formale e un delicato equilibrio fra realismo e stilizzazio-

ne, ma in Mattioli le caratteristiche principali, almeno nei

suoi libri più importanti, appaiono essere un geometrismo

più estremo e un nodo problematico portato più al buio

che alla luce, in equilibrio fra la precisione matematica e il

1 Giorgia Grilli insegna Letteratura per l’infanzia all’Università di

Bologna, dove ha studiato con Antonio Faeti, dal quale ha ereditato

la passione per i libri e l’illustrazione. Collabora con riviste e giornali

specializzati in letteratura per l’infanzia e i suoi articoli per il supple-

mento “Tuttolibri” de La Stampa sono stati raccolti nel volume Libri nella giungla. Orientarsi nell’editoria per ragazzi (Carocci, 2012). Nel

2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della Fiera del libro

per ragazzi di Bologna, ha curato il volume Bologna: Cinquant’anni di libri per ragazzi da tutto il mondo e il convegno internazionale tenutosi

a Bologna dall’omonimo titolo.

Fabian Negrin é nato nel 1963 in Argentina, ha studiato Graphic

Design in Messico e nel 1988 si è trasferito in Italia. Ha scritto e il-

lustrato un centinaio di libri per ragazzi per case editrici come Seuil,

Creative Company, Bloomsbury, Knopf, Salani, Orecchio acerbo,

Mondadori, Rouergue. Nel 2009 ha vinto la BIB Plaque a Bratislava e

nel 2010 il Bologna Ragazzi Award Non-Fiction. È candidato all’Hans

Christian Andersen Award e all’Astrid Lindgren Memorial Award, i

due principali premi assegnati ad autori e illustratori di letteratura per

l’infanzia. I suoi libri più recenti sono Frida e Diego. Una favola messi-cana e Bestie editi in Italia da Gallucci e Principessa Pel di topo e altre

41 fi abe da scoprire (una raccolta di fi abe dei Grimm) per Donzelli.

grumo materico, fra Mondrian e Bruegel. Mentre gli altri

fi orentini sembrano avere nel proprio dna una spinta irri-

ducibile verso l’idealizzazione, di derivazione quasi botti-

celliana, realizzando immagini che alla perfezione formale

uniscono una sensazione di quiete serena, le immagini di

Mattioli rivelano uno spirito più inquieto, al limite del

soff erente. Dal punto di vista formale, più che a Firenze

e ai suoi contemporanei, Mattioli sembra aver guardato

agli anni Venti e Trenta e ad artisti come Mario Pompei,

a caricaturisti come Sergio Tofano e Bruno Angoletta, o a

illustratori come Primo Sinòpico, con la tipica linea ton-

deggiante dei primi (fi g. 1) e l’estrema sintesi compositiva

di quest’ultimo (fi g. 2)2.

Mattioli aff ronta i suoi primi libri per bambini con una

forza e sfrontatezza sorprendenti, che sicuramente gli de-

rivano dalla sua giovane età e da una chiarezza e maturità

stilistica fuori dal comune (non dimentichiamo che il li-

bro che avete in mano è stato illustrato da una persona che

aveva poco più di venticinque anni e con solo altri tre libri

al proprio attivo). Paradossalmente aiutato dal suo sguar-

do retrò, egli si presenta come una delle voci più radicali

nel panorama dei libri per ragazzi della sua epoca: la sua

tendenza all’astrazione fa sì che a volte macchie di colore

o forme perfettamente geometriche si sostituiscano alle

fi gure, che non ci siano caratterizzazioni dei personaggi,

per esempio nei dettagli dei volti, e che l’uso del colore sia

sempre in qualche modo antinaturalistico.

Diamo un’occhiata alla quarantina di titoli di libri illustrati

da Mattioli, in quella che è la bibliografi a che siamo riusciti

a ricostruire attraverso ricerche in archivi, in biblioteche e

in rete, consapevoli che molto probabilmente esistono titoli

da lui illustrati di cui non siamo a conoscenza:

Robert Louis Stevenson, La freccia nera, Corticelli,

Milano, 1952

Michel Breitman, Vetrino, Vallecchi, Firenze, 1953

Daniel Defoe, Robinson Crusoe, Malipiero, Bologna,

1954

Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi,

Firenze, 1955

Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi,

Firenze, 1955 (edizione in sedicesimo con disegni

diversi)

Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno,

Vallecchi, Firenze, 1955

Annikki Setala, Aurora boreale, Vallardi, Milano, 1955

2 Gli esempi qui riprodotti delle opere di Pompei e Sinòpico sono

presi dai libri della preziosa collana Cento Anni di Illustratori a cura di

Paola Pallotino: L’altra faccia del pupazzetto. Mario Pompei e Il pittore a 20.000 volt. Primo Sinòpico, Cappelli, Bologna, 1978 e 1980.

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fi g. 1 Mattioli (da Vetrino) e Pompei

fi g. 2 Mattioli (da La freccia nera) e Sinòpico

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Maria Gentges, Bimba, Vallardi, Milano, 1955

Francesco Stocchetti, Il sacrifi cio dei Samurai, Malipiero,

Bologna, 1956

Jules Verne, L’isola misteriosa, Malipiero, Bologna, 1956

AA.VV., Destinazione universo, a cura di P. Pieroni,

Vallecchi, Firenze, 1957

AA.VV., Avventura, a cura di P. Pieroni e B. Liberio;

Vallecchi, Firenze, 1958

AA.VV., La polizia indaga, a cura di P. Tamburini;

Vallecchi, Firenze, 1958 (con lo pseudonimo Mario

Leoni)

AA.VV., Racconti dello sport, a cura di G. Goggioli, B.

Pegolotti; Vallecchi, Firenze, 1960

AA.VV., Le storie del mare, a cura di P. Pieroni,

Valllecchi, Fiernze, 1960

Elda Bossi, Pierino in guerra, Vallecchi, Firenze, 1960

AA.VV., Avventure italiane: paladini, briganti, soldati,

partigiani, cura di P. Pieroni, Vallecchi, Firenze, 1961

Norman Hunter, Professor Capoturbine, Vallecchi,

Firenze, 1961 (ill. b/n di W. Heath Robinson)

Teresah, Il novellino, Giunti-Bemporad-Marzocco,

Firenze, 1961 (insieme ad altri illustratori)

Donatella Ziliotto, Mister Master, Vallecchi, Firenze, 1962

AA.VV., Racconti di caccia, AA.VV. Sadea-Sansoni,

Firenze, 1967

Frederik Hetmann, Sulle orme dei Navaho, Le Monnier,

Firenze, 1970

Jan Prochazka, Viva la Repubblica, Le Monnier, Firenze,

1970

Giuliana Boldrini, Maja delle streghe, Le Monnier,

Firenze, 1971

Jakob Popper, L’enigma bianco, Vallecchi, Firenze, 1973

Jack London, I racconti del grande Nord, Salani, Firenze,

1974

Mapes Dodge Mary, Pattini d’argento, Salani, Firenze, 1974

Francini Mario, Battaglie sul mare, Vallecchi, Firenze,

1974 (2 ill. e tutte le cartine)

Rossana Guarnieri, Straniero fra noi, Salani, Firenze,

1975

Michael Grimaud, La città senza sole, Salani, Fierenze,

1975

Piero Pieroni, Quelli dell’8 settembre, Salani, Firenze,

1976

Jack London, Il richiamo della foresta, Fabbri, Milano,

1976

Christian Delsyanches e Hubert Vierset, Quel giorno a

Stalingrado, Salani, Firenze, 1978

Enzo Biagi, Cina, Rizzoli, Milano, 1979

Edmondo D’amicis, Cuore, Borelli, Modena, 1987

Louisa May Alcott, Piccole donne, Borelli, Modena, 1987

Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, Borelli,

Modena 1987

Lewis Wallace, Ben Hur, Borelli, Modena, 1987

Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchi, Borelli, Modena,

1987

M.L. Fargion e L. Fargion, Il bosco rosso, Ed. Giulio

Giannini e fi gli, Firenze, 1990

Domenica Luciani, Gundi & Lezibùm a spasso in

Valmarecchia, Giunti, Fierenze,1997

È dal 1952 al 1962 che Mattioli si dedica all’illustra-

zione di libri per ragazzi a tempo pieno e con maggiore

impegno, il decennio in cui davvero concentra in questo

mestiere tutte le sue energie. In seguito si dedicherà alla

grafi ca e all’insegnamento, riservando all’illustrazione dei

libri per ragazzi un tempo più marginale e forse anche un

interesse minore. Nella prima decade della sua produzio-

ne è Vallecchi il suo editore per eccellenza, quello per cui

lavora con più assiduità e che più valorizza le sue illustra-

zioni. Con nessuno degli altri editori farà più di due-tre

libri, nonostante l’altissima qualità di alcuni dei titoli re-

alizzati per loro, ad esempio il Robinson per Malipiero o

Aurora boreale per Vallardi.

La freccia nera è il libro che, per quello che abbiamo po-

tuto ricostruire, costituisce il suo debutto. Qui Mattioli

fi rma i disegni con una M invece che con la caratteristica

L che troveremo più tardi (mentre solo in Vetrino la fi r-

ma è LM) (fi g. 3a). Nella copertina e nelle quattro tavole

a colori fuori testo (fi g. 3b, 3c, 3d) Mattioli costruisce i

disegni per masse di persone e oggetti che, allineati lun-

go diagonali, creano un eff etto prospettico. Non c’è un

fi g. 3a

fi g. 3b

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vero interesse per i personaggi del romanzo in se stessi,

nessun ritratto o primo piano, niente che ci faccia mi-

nimamente individuare il protagonista. L’attenzione di

Mattioli è spostata verso i movimenti di gente, come se il

disegnatore osservasse il procedere della trama da lonta-

no e dall’alto, e forse è interessante ricordare che, all’in-

terno del romanzo, il protagonista sale eff ettivamente,

ad un certo punto, su di un albero, consapevole che così

le cose si vedono meglio. Questa strategia di presa di di-

stanza Mattioli la farà propria e utilizzerà anche in altri

titoli, per esempio in Vetrino, il libro successivo, in cui,

all’astrazione già propria di La freccia nera, si aggiunge

un tratto fortemente caricaturale per quel che riguarda la

fi sionomia dei personaggi (fi g. 4). In ogni caso in questo

titolo le composizioni delle otto tavole a colori sono tali

da rimandare alla cartellonistica, di cui l’illustratore ri-

prende gli sfondi piatti e le semplifi cazioni formali, quasi

a creare delle composizioni coloristiche che possono es-

sere godute ognuna in se stessa, al di là della narrazione.

È già evidente da questi suoi due primissimi libri come

il passaggio al mondo della grafi ca e dei manifesti che se-

gnerà in seguito la vita professionale di Mattioli sia stato

qualcosa per lui di molto naturale.

Nel 1955 l’illustratore ci regalerà i suoi tre capolavori,

opere in qualche modo legate fra di loro che vanno a

costituire quella che ci sembra appropriato defi nire una

‘trilogia livida’: Aurora boreale, Ciuk e Ghek e Pinocchio.

Leonardo Mattioli lavora anche qui per giravolte e salti

mortali, ogni libro inteso come un’impresa nuova nella

quale inaugurare uno stile diverso, mai visto prima, o al-

meno un aggiornamento importante della sua maniera

precedente. Detto questo, ciò che accomuna i tre nuovi

titoli è appunto una particolare lividezza, da intendersi

in senso coloristico, ma anche forse esistenziale. Il suo

Pinocchio non è sicuramente ambientato in una Toscana

dal carattere godereccio e dal paesaggio gentile, bensì in

una dimensione notturna e raggelata. Di tutti gli aspetti

fi g. 3c fi g. 3d

fi g. 4

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possibili e sicuramente presenti già nel testo di Collodi

l’illustratore ne sceglie uno soltanto, quello crepuscolare.

Perfi no la prevalenza visiva del particolare colore arancio-

ne, da lui ossessivamente utilizzato in questo libro, sembra

rimandare non a una luce vitale, ma all’ultimo raggio di

sole prima che il giorno si spenga. Mattioli va anche ol-

tre il crepuscolarismo collodiano, sottoponendo luoghi e

personaggi a una sorta d’isolamento termico che li rende

massimamente iconici, pietrifi cati, bidimensionali. Que-

sto comunque giova al personaggio del burattino in sé,

che non esce mai, in questi disegni, dalla rappresentazione

in silhouette, ideale per una creatura che non ha raggiunto

ancora la sua piena umanità e dunque, in termini psicolo-

gici, una tridimensionalità. L’intero libro, in realtà, come

in un geniale omaggio al suo protagonista, appare ‘legno-

so’, sia nel senso che si riscontra, in tutte le forme, una

sorta di elaborata rigidità, sia in quello per cui la stesura

del colore è tale da far sembrare le illustrazioni eseguite su

un supporto ligneo.

Nel suo Pinocchio Mattioli si impone una scelta cromatica

castigata: un marrone in tre o quattro varianti più un se-

condo colore che di volta in volta viene scelto fra arancio

cadmio, carta da zucchero, giallo e verde, concedendosi

solo nelle illustrazioni a doppia pagina, di maggior respiro

e con più elementi in gioco, l’uso di tutti i colori menzio-

nati. Indipendentemente dalla narrazione, Mattioli sem-

bra utilizzare Pinocchio come pretesto per realizzare un

numero impressionante di tavole che starebbero bene an-

che in una galleria di arte moderna, oltre che all’interno di

un romanzo illustrato. Molto più interessato ad una resa

stilistica sull’onda di movimenti artistici come il cubismo,

il futurismo, l’opera di Depero, ecc, la trama di Collodi

scivola sullo sfondo e, per esigenze compositive legate a

geometrismi rigorosi e ricercati, l’opera perde molta della

sua aria di romanzo picaresco, di strada, di campagna, di

vita all’aria aperta. Avendo come sfondo quasi sempre un

muro, una fi nestra, una porta, un elemento architettonico

interno o esterno - cioè qualcosa che rimandi all’angolo

retto - tutta l’azione fi nisce per essere riportata in prossi-

mità di una casa, come se l’intera avventura ruotasse, in

fondo, intorno alla stessa aia3.

La ‘freddezza’ di questo Pinocchio ritorna ed è ancora

più pertinente parlando degli altri due titoli della ‘trilo-

gia livida’, ambientati il primo in Lapponia e il secondo

in Siberia, libri in cui testo e immagini confl uiscono

l’uno nelle altre in modo perfetto. Anche in libri più

tardi e caratterizzati da stili completamente altri (si ve-

dano ad esempio i volumi L’avventura o Racconti dello

sport) i disegni più riusciti e ‘sentiti’ sono quelli nei

quali c’è un’ambientazione invernale e nevosa (fi g. 5a,

5b), come se paesaggio narrativo e paesaggio interiore

dell’illustratore in questi casi si rispecchiassero perfet-

tamente l’uno nell’altro.

3 Nello stesso anno di pubblicazione del Pinocchio fu fatta anche

una versione in sedicesimo delle Avventure nella quale Mattioli utilizza

quelli che probabilmente erano gli schizzi per le tavole a colori della

versione major.

fi g. 5b (da Racconti dello sport)fi g. 5a (da Avventura)

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In Ciuk e Ghek, racconto illustrato di grande forma-

to (23x30 cm) che vede i due bambini protagonisti

compiere un viaggio in Siberia, la sensazione di freddo

pervade ogni cosa, esasperata dal bianco della carta la-

sciato intonso a rappresentare la neve che copre la terra,

le case, che forma stalattiti, che cade dal cielo, e resa

più intensa dalla pesantezza dei cappotti e degli abiti

di pelliccia che Mattioli rappresenta con originalità e

grande capacità di trovare un equilibrio tra astrazione

delle forme e raffi gurazione delle pieghe, dei baveri, dei

tessuti, dei dettagli. Dal punto di vista stilistico, un’in-

venzione estremamente interessante consente a Mat-

tioli di sfruttare al meglio l’uso di una rigorosissima

paletta in questo caso costituita addirittura da soli due

colori: giallo senape e marrone scuro. Le forme sono

spesso composte di sottilissime righe parallele che per-

fi gg. 6a, 6b, 6c

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mettono ad un colore di entrare nell’altro e di dare vita,

così, ad una serie di sfumature intermedie che creano

una ricchezza tonale maggiore di quella che ci si po-

trebbe aspettare da soli due colori, ma anche un eff etto

di elaborata e voluta artifi ciosità. Artifi ciosità che porta

ad una grande eleganza, evidente anche nella sapiente

composizione per esempio di doppie pagine in cui il

disegno di sinistra continua in quello di destra anche se

i due sono di fatto separati dagli ampi margini bianchi

delle pagine (fi g. 6a, 6b, 6c).

Aurora boreale, un bellissimo romanzo di formazione che

ha per protagonista Irja, una ragazzina alle soglie dell’adole-

scenza, contiene, oltre a otto pagine a colori, molti disegni in

bianco e nero che sono tra i migliori mai realizzati da Mattio-

li, probabilmente in carboncino o matita grassa (fi g. 7a, 7b,

7c, 7d, 7e). Il risultato è una miscela qualitativamente molto

omogenea fra il bianco e nero e il colore. Questo è il libro

in cui la fedeltà di Mattioli all’eleganza compositiva e ad un

tipo di fi guratività fondamentalmente astratta comunque si

coniuga con la capacità di aderire intimamente ai sentimenti

e alle emozioni evocati dalla storia; è il libro, cioè, in cui l’ar-

tista più pienamente si fa illustratore e si presta a dar vita a im-

magini di tenerezza, di paura, di vitalità, di azione, in accordo

con la narrazione. Purtroppo divenuto ormai praticamente

introvabile, Aurora boreale è un piccolo gioiello che sarebbe

per tanti motivi da riscoprire (fi g. 8a, 8b, 8c, 8d).

fi gg. 7a, 7b, 7c, 7d, 7e

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fi gg. 8a, 8b, 8c, 8d

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Dopo la realizzazione di Pinocchio, in Bimba, romanzo di

Maria Gentges, il disegnatore inizia timidamente ad usare

la fotografi a come spunto iniziale per l’illustrazione, che

sarà poi, in questo caso specifi co, realizzata interamente a

tempera. Questo ricorso alla fotografi a come base da cui

partire diventerà il tratto caratteristico di molti dei succes-

sivi libri di Mattioli.

L’opera più impressionante del disegnatore, per mole di lavo-

ro, nei secondi anni Cinquanta è la serie di antologie di rac-

conti per ragazzi commissionatagli da Vallecchi, una vera e

propria enciclopedia, che comprende i volumi: Destinazione

Universo, Avventura, La polizia indaga, Racconti dello sport, Le

storie del mare, Avventure italiane: paladini, briganti, soldati,

partigiani. Si tratta di volumi mediamente di seicento pagine

contenenti centinaia di disegni in bianco e nero nel testo e

una tavola fuori testo a colori ogni sedici pagine (!). Que-

sta collana, chiamata I Gabbiani, dedicata, come si evince

dai titoli, ai diversi generi letterari e costituita da raccolte di

racconti selezionati dal più vasto panorama della letteratura

mondiale, lascia stupefatti per grandiosità di visione non solo

editoriale, ma anche pedagogica e artistica, se pensiamo a ciò

che in quel momento, evidentemente, si riteneva opportuno

off rire ai ragazzi. E ancora più stupefatti ci lascia il notare che

ben sei volumi di questa collana (a cui se ne aggiunsero altri

due: Uomini in guerra e Il tesoro del West) siano stati illustrati

interamente da Leonardo Mattioli.

In questi libri l’uso della fotografi a sfocia in una tecnica

originalissima di separazione del colore, contemporanea

se non precedente di qualche anno i lavori serigrafi ci di

Andy Warhol, artista col quale Mattioli a volte mostra di

avere dei punti di contatto non solo tecnico-formali, ma

anche di poetica (il riutilizzo in chiave artistica delle in-

segne e dei cartelloni pubblicitari, un certo svuotamento

emotivo dell’immagine) (fi g. 9). Si tratta di illustrazioni

stampate a quattro colori, nelle quali ogni colore viene

steso su un foglio diverso. La tecnica è tale per cui l’illu-

strazione fi nale a colori si potrà vedere solo a libro stampa-

to. Tale separazione di colori è in realtà una tecnica nota,

usata da molto tempo da tutti gli illustratori che dovevano

realizzare un disegno fatto per essere stampato a due, tre o

più inchiostri. La tecnica è però usata da Mattioli in modo

estremamente libero e moderno: in lui ognuno dei colori

deborda negli altri senza soluzione di continuità creando

una miriade di sfumature intermedie, di lievi e grandi va-

riazioni tonali a partire dai quattro colori scelti. A fronte

di tanta arbitrarietà coloristica il disegno in questi libri è

invece, come si diceva, di chiara derivazione fotografi ca,

ed è questo contrasto fra il realismo del disegno e il colo-

re che sembra galleggiarvi sopra in modo imprevedibile a

creare un soprassalto percettivo, quasi una contraddizione

in termini (fi g. 10a, 10b, 10c)4.

4 Nel 1962, per Vallecchi, esce nella collana I Pinguini una serie di libri,

I prigionieri del Caucaso, La stella di latta, Le terre dell’avventura, Uomini coraggiosi e Sotto l’albero maestro, che semplicemente riprendono alcune

illustrazioni già apparse nei precedenti volumi della collana I Gabbiani.

fi g. 9 (da Racconti dello sport)

Page 10: Il freddo degli anni Cinquantainforma.comune.bologna.it/iperbole/media/files/... · Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno, Vallecchi, Firenze, 1955 Annikki Setala, Aurora

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Un altro punto di vicinanza formale tra Mattioli e Warhol

può essere notato anche nell’uso, talvolta, di un certo bian-

co e nero a linea. In alcuni disegni più veloci, all’interno per

esempio di La polizia indaga e Pierino in guerra, Mattioli

adotta una linea punteggiata che ricorda molto la tecnica

blotted-line che Warhol utilizzava negli anni Cinquanta,

quando lavorava come illustratore per importanti magazine

statunitensi (sicuramente circolanti anche in una Firenze da

sempre frequentata e abitata da americani). Sappiamo che il

procedimento utilizzato dai due artisti per giungere a que-

sto tipo di linea era molto diverso, ma alla fi ne l’eff etto era

simile (Mattioli incerava il foglio su cui andava a stendere

la china, che così si raggrumava, mentre Warhol stendeva la

china su una pila di fogli di carta assorbente in modo tale

che quelli più in basso non riportassero la linea intera, bensì

una serie di punti) (fi g. 11)5

Prima di immergersi nell’impresa dei grandi volumi per

Vallecchi, Mattioli aveva illustrato, in anni diversi, due

classici per Malipiero: Robinson Crusoe e L’isola misteriosa.

Forse sotto suggerimento di questo editore, che in gene-

rale prediligeva illustrazioni meno sperimentali di quelle

tipiche di Mattioli, quest’ultimo ci dona i suoi libri in

qualche modo più luminosi, lievi, vitali. I colori saturi e

insolitamente chiari del Robinson sono giocati sulla com-

5 L’illustrazione di Warhol, del 1956, è tratta da Andy Warhol: Drawings and Illustrations of the 1950s, Charta, Milano, 2000.

fi gg. 10a, 10b, 10c (da Avventura)

Page 11: Il freddo degli anni Cinquantainforma.comune.bologna.it/iperbole/media/files/... · Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno, Vallecchi, Firenze, 1955 Annikki Setala, Aurora

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plementarietà del giallo e del viola, le composizioni sono

equilibrate e sobrie (fi g. 12a). La copertina ci mostra uno

dei più bei Robinson mai disegnati, scevro di preoccupa-

zioni, padrone del proprio destino (fi g. 12b). Nelle sue

immagini de L’isola misteriosa a colpire di più sono invece

gli animali, disegnati con una cura naturalistica che elu-

de la resa strettamente fotografi ca grazie all’originalità del

contesto in cui vengono inseriti: la volpe ‘vola’, la tartaruga

diventa piedistallo di un bambino, l’uccello cacciato si er-

ge gigantesco sopra i piccoli cacciatori (fi g. 13a, 13b, 13c).

fi g. 11 Mattioli (da Pierino in guerra) e Warhol

fi g. 12a fi g. 12b

Page 12: Il freddo degli anni Cinquantainforma.comune.bologna.it/iperbole/media/files/... · Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno, Vallecchi, Firenze, 1955 Annikki Setala, Aurora

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Questi due libri rappresentano una sorta di parentesi

‘chiaristica’ e più serena nella produzione mattioliana di

questo decennio.

A partire dagli anni Sessanta l’illustrazione dei libri per

ragazzi non sarà più l’occupazione né, forse, la preoccu-

pazione principale di Mattioli. Nelle opere che seguiran-

no (ad esempio quelle realizzate per la collana Il Martin

Pescatore di Vallecchi o per l’editore Salani) Mattioli, pur

conservando fi no alla fi ne la sua cifra originale, sempre

imprevedibile, non legata ad alcuna scuola, non sembra

però riversare più tutta l’intensità del proprio mondo in-

teriore: si tratterà di illustrazioni più leggere, spensierate,

a volte divertenti, altre serie, ma comunque meno inten-

se. Restano gli anni Cinquanta, quelli di questo straor-

dinario Pinocchio, gli anni in cui la tensione creativa di

Mattioli si esprime ai suoi massimi livelli, gli anni in cui,

in modo forse paradossale in riferimento a libri ‘freddi’,

notturni, lividi (o resi insistentemente tali), egli trova la

propria massima ispirazione, scoprendo una consonanza

profonda tra queste atmosfere e un vissuto che evidente-

mente rifuggiva la solarità e riscontrava nel dubbio, nel

percorrimento di vie non facili e nella ricerca di immagini

non pacifi cate la propria cifra ideale. È qui, soprattutto,

che Mattioli è stato, e resta, un grande illustratore, unico

nel suo genere.

fi gg. 13a, 13b, 13c

Gli autori ringraziano sentitamente i bibliotecari di Sala Borsa Ragazzi di Bologna per la disponibilità e la gentile

collaborazione nel reperimento di molti materiali.


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