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Il freddo degli anni Cinquanta
di Giorgia Grilli e Fabian Negrin1
Le coordinate storiche e geografi che collocherebbero l’o-
pera di Leonardo Mattioli all’interno della straordinaria
tradizione fi orentina dell’illustrazione per ragazzi, una tra-
dizione che alimentava ed era alimentata da un’industria
(costituita anche da molti dei principali editori dell’epo-
ca) che faceva di Firenze la capitale dei libri per l’infanzia.
A partire dalla fi ne dell’Ottocento, con Enrico Mazzanti,
Carlo Chiostri e altri, questa tradizione ha attraversato in-
disturbata due guerre mondiali grazie a grandi nomi del
calibro di Piero Bernardini e Roberto Sgrilli e ha avuto
l’ultima espressione sublime con Ugo Fontana negli anni
Cinquanta e Sessanta del Novecento, quando una guerra
meno cruenta ed esclusivamente editoriale ha spostato il
centro di gravità dell’illustrazione per ragazzi a Milano. Le
date lo confermano, Mattioli è nato a Firenze nel 1928 e
non ha mai spostato la propria residenza dalla sua città
natia. Eppure, ai nostri occhi, c’è qualcosa che allonta-
na profondamente il suo fare da quello degli illustratori
fi orentini suoi contemporanei. Nell’immediato secondo
dopoguerra, con la presenza in città anche di disegnatori
come Fiorenzo Faorzi, fu in particolare attorno alla fi gu-
ra del maestro Bernardini che si coagularono gli aspiranti
illustratori che avevano più o meno l’età di Mattioli, e
sebbene lui li conoscesse, rimase sempre estraneo a questo
gruppo. Condivise, certo, alcune caratteristiche che quelli
avevano in comune e che, col passare degli anni, diventa-
rono la cifra stilistica tipica dei migliori (Giorgio Sansoni,
Ugo Fontana), cioè una forte tendenza verso l’eleganza
formale e un delicato equilibrio fra realismo e stilizzazio-
ne, ma in Mattioli le caratteristiche principali, almeno nei
suoi libri più importanti, appaiono essere un geometrismo
più estremo e un nodo problematico portato più al buio
che alla luce, in equilibrio fra la precisione matematica e il
1 Giorgia Grilli insegna Letteratura per l’infanzia all’Università di
Bologna, dove ha studiato con Antonio Faeti, dal quale ha ereditato
la passione per i libri e l’illustrazione. Collabora con riviste e giornali
specializzati in letteratura per l’infanzia e i suoi articoli per il supple-
mento “Tuttolibri” de La Stampa sono stati raccolti nel volume Libri nella giungla. Orientarsi nell’editoria per ragazzi (Carocci, 2012). Nel
2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della Fiera del libro
per ragazzi di Bologna, ha curato il volume Bologna: Cinquant’anni di libri per ragazzi da tutto il mondo e il convegno internazionale tenutosi
a Bologna dall’omonimo titolo.
Fabian Negrin é nato nel 1963 in Argentina, ha studiato Graphic
Design in Messico e nel 1988 si è trasferito in Italia. Ha scritto e il-
lustrato un centinaio di libri per ragazzi per case editrici come Seuil,
Creative Company, Bloomsbury, Knopf, Salani, Orecchio acerbo,
Mondadori, Rouergue. Nel 2009 ha vinto la BIB Plaque a Bratislava e
nel 2010 il Bologna Ragazzi Award Non-Fiction. È candidato all’Hans
Christian Andersen Award e all’Astrid Lindgren Memorial Award, i
due principali premi assegnati ad autori e illustratori di letteratura per
l’infanzia. I suoi libri più recenti sono Frida e Diego. Una favola messi-cana e Bestie editi in Italia da Gallucci e Principessa Pel di topo e altre
41 fi abe da scoprire (una raccolta di fi abe dei Grimm) per Donzelli.
grumo materico, fra Mondrian e Bruegel. Mentre gli altri
fi orentini sembrano avere nel proprio dna una spinta irri-
ducibile verso l’idealizzazione, di derivazione quasi botti-
celliana, realizzando immagini che alla perfezione formale
uniscono una sensazione di quiete serena, le immagini di
Mattioli rivelano uno spirito più inquieto, al limite del
soff erente. Dal punto di vista formale, più che a Firenze
e ai suoi contemporanei, Mattioli sembra aver guardato
agli anni Venti e Trenta e ad artisti come Mario Pompei,
a caricaturisti come Sergio Tofano e Bruno Angoletta, o a
illustratori come Primo Sinòpico, con la tipica linea ton-
deggiante dei primi (fi g. 1) e l’estrema sintesi compositiva
di quest’ultimo (fi g. 2)2.
Mattioli aff ronta i suoi primi libri per bambini con una
forza e sfrontatezza sorprendenti, che sicuramente gli de-
rivano dalla sua giovane età e da una chiarezza e maturità
stilistica fuori dal comune (non dimentichiamo che il li-
bro che avete in mano è stato illustrato da una persona che
aveva poco più di venticinque anni e con solo altri tre libri
al proprio attivo). Paradossalmente aiutato dal suo sguar-
do retrò, egli si presenta come una delle voci più radicali
nel panorama dei libri per ragazzi della sua epoca: la sua
tendenza all’astrazione fa sì che a volte macchie di colore
o forme perfettamente geometriche si sostituiscano alle
fi gure, che non ci siano caratterizzazioni dei personaggi,
per esempio nei dettagli dei volti, e che l’uso del colore sia
sempre in qualche modo antinaturalistico.
Diamo un’occhiata alla quarantina di titoli di libri illustrati
da Mattioli, in quella che è la bibliografi a che siamo riusciti
a ricostruire attraverso ricerche in archivi, in biblioteche e
in rete, consapevoli che molto probabilmente esistono titoli
da lui illustrati di cui non siamo a conoscenza:
Robert Louis Stevenson, La freccia nera, Corticelli,
Milano, 1952
Michel Breitman, Vetrino, Vallecchi, Firenze, 1953
Daniel Defoe, Robinson Crusoe, Malipiero, Bologna,
1954
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi,
Firenze, 1955
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Vallecchi,
Firenze, 1955 (edizione in sedicesimo con disegni
diversi)
Arcadio Gaidar, Ciuk e Ghek: racconto di capodanno,
Vallecchi, Firenze, 1955
Annikki Setala, Aurora boreale, Vallardi, Milano, 1955
2 Gli esempi qui riprodotti delle opere di Pompei e Sinòpico sono
presi dai libri della preziosa collana Cento Anni di Illustratori a cura di
Paola Pallotino: L’altra faccia del pupazzetto. Mario Pompei e Il pittore a 20.000 volt. Primo Sinòpico, Cappelli, Bologna, 1978 e 1980.
230
fi g. 1 Mattioli (da Vetrino) e Pompei
fi g. 2 Mattioli (da La freccia nera) e Sinòpico
231
Maria Gentges, Bimba, Vallardi, Milano, 1955
Francesco Stocchetti, Il sacrifi cio dei Samurai, Malipiero,
Bologna, 1956
Jules Verne, L’isola misteriosa, Malipiero, Bologna, 1956
AA.VV., Destinazione universo, a cura di P. Pieroni,
Vallecchi, Firenze, 1957
AA.VV., Avventura, a cura di P. Pieroni e B. Liberio;
Vallecchi, Firenze, 1958
AA.VV., La polizia indaga, a cura di P. Tamburini;
Vallecchi, Firenze, 1958 (con lo pseudonimo Mario
Leoni)
AA.VV., Racconti dello sport, a cura di G. Goggioli, B.
Pegolotti; Vallecchi, Firenze, 1960
AA.VV., Le storie del mare, a cura di P. Pieroni,
Valllecchi, Fiernze, 1960
Elda Bossi, Pierino in guerra, Vallecchi, Firenze, 1960
AA.VV., Avventure italiane: paladini, briganti, soldati,
partigiani, cura di P. Pieroni, Vallecchi, Firenze, 1961
Norman Hunter, Professor Capoturbine, Vallecchi,
Firenze, 1961 (ill. b/n di W. Heath Robinson)
Teresah, Il novellino, Giunti-Bemporad-Marzocco,
Firenze, 1961 (insieme ad altri illustratori)
Donatella Ziliotto, Mister Master, Vallecchi, Firenze, 1962
AA.VV., Racconti di caccia, AA.VV. Sadea-Sansoni,
Firenze, 1967
Frederik Hetmann, Sulle orme dei Navaho, Le Monnier,
Firenze, 1970
Jan Prochazka, Viva la Repubblica, Le Monnier, Firenze,
1970
Giuliana Boldrini, Maja delle streghe, Le Monnier,
Firenze, 1971
Jakob Popper, L’enigma bianco, Vallecchi, Firenze, 1973
Jack London, I racconti del grande Nord, Salani, Firenze,
1974
Mapes Dodge Mary, Pattini d’argento, Salani, Firenze, 1974
Francini Mario, Battaglie sul mare, Vallecchi, Firenze,
1974 (2 ill. e tutte le cartine)
Rossana Guarnieri, Straniero fra noi, Salani, Firenze,
1975
Michael Grimaud, La città senza sole, Salani, Fierenze,
1975
Piero Pieroni, Quelli dell’8 settembre, Salani, Firenze,
1976
Jack London, Il richiamo della foresta, Fabbri, Milano,
1976
Christian Delsyanches e Hubert Vierset, Quel giorno a
Stalingrado, Salani, Firenze, 1978
Enzo Biagi, Cina, Rizzoli, Milano, 1979
Edmondo D’amicis, Cuore, Borelli, Modena, 1987
Louisa May Alcott, Piccole donne, Borelli, Modena, 1987
Robert Louis Stevenson, L’isola del tesoro, Borelli,
Modena 1987
Lewis Wallace, Ben Hur, Borelli, Modena, 1987
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchi, Borelli, Modena,
1987
M.L. Fargion e L. Fargion, Il bosco rosso, Ed. Giulio
Giannini e fi gli, Firenze, 1990
Domenica Luciani, Gundi & Lezibùm a spasso in
Valmarecchia, Giunti, Fierenze,1997
È dal 1952 al 1962 che Mattioli si dedica all’illustra-
zione di libri per ragazzi a tempo pieno e con maggiore
impegno, il decennio in cui davvero concentra in questo
mestiere tutte le sue energie. In seguito si dedicherà alla
grafi ca e all’insegnamento, riservando all’illustrazione dei
libri per ragazzi un tempo più marginale e forse anche un
interesse minore. Nella prima decade della sua produzio-
ne è Vallecchi il suo editore per eccellenza, quello per cui
lavora con più assiduità e che più valorizza le sue illustra-
zioni. Con nessuno degli altri editori farà più di due-tre
libri, nonostante l’altissima qualità di alcuni dei titoli re-
alizzati per loro, ad esempio il Robinson per Malipiero o
Aurora boreale per Vallardi.
La freccia nera è il libro che, per quello che abbiamo po-
tuto ricostruire, costituisce il suo debutto. Qui Mattioli
fi rma i disegni con una M invece che con la caratteristica
L che troveremo più tardi (mentre solo in Vetrino la fi r-
ma è LM) (fi g. 3a). Nella copertina e nelle quattro tavole
a colori fuori testo (fi g. 3b, 3c, 3d) Mattioli costruisce i
disegni per masse di persone e oggetti che, allineati lun-
go diagonali, creano un eff etto prospettico. Non c’è un
fi g. 3a
fi g. 3b
232
vero interesse per i personaggi del romanzo in se stessi,
nessun ritratto o primo piano, niente che ci faccia mi-
nimamente individuare il protagonista. L’attenzione di
Mattioli è spostata verso i movimenti di gente, come se il
disegnatore osservasse il procedere della trama da lonta-
no e dall’alto, e forse è interessante ricordare che, all’in-
terno del romanzo, il protagonista sale eff ettivamente,
ad un certo punto, su di un albero, consapevole che così
le cose si vedono meglio. Questa strategia di presa di di-
stanza Mattioli la farà propria e utilizzerà anche in altri
titoli, per esempio in Vetrino, il libro successivo, in cui,
all’astrazione già propria di La freccia nera, si aggiunge
un tratto fortemente caricaturale per quel che riguarda la
fi sionomia dei personaggi (fi g. 4). In ogni caso in questo
titolo le composizioni delle otto tavole a colori sono tali
da rimandare alla cartellonistica, di cui l’illustratore ri-
prende gli sfondi piatti e le semplifi cazioni formali, quasi
a creare delle composizioni coloristiche che possono es-
sere godute ognuna in se stessa, al di là della narrazione.
È già evidente da questi suoi due primissimi libri come
il passaggio al mondo della grafi ca e dei manifesti che se-
gnerà in seguito la vita professionale di Mattioli sia stato
qualcosa per lui di molto naturale.
Nel 1955 l’illustratore ci regalerà i suoi tre capolavori,
opere in qualche modo legate fra di loro che vanno a
costituire quella che ci sembra appropriato defi nire una
‘trilogia livida’: Aurora boreale, Ciuk e Ghek e Pinocchio.
Leonardo Mattioli lavora anche qui per giravolte e salti
mortali, ogni libro inteso come un’impresa nuova nella
quale inaugurare uno stile diverso, mai visto prima, o al-
meno un aggiornamento importante della sua maniera
precedente. Detto questo, ciò che accomuna i tre nuovi
titoli è appunto una particolare lividezza, da intendersi
in senso coloristico, ma anche forse esistenziale. Il suo
Pinocchio non è sicuramente ambientato in una Toscana
dal carattere godereccio e dal paesaggio gentile, bensì in
una dimensione notturna e raggelata. Di tutti gli aspetti
fi g. 3c fi g. 3d
fi g. 4
233
possibili e sicuramente presenti già nel testo di Collodi
l’illustratore ne sceglie uno soltanto, quello crepuscolare.
Perfi no la prevalenza visiva del particolare colore arancio-
ne, da lui ossessivamente utilizzato in questo libro, sembra
rimandare non a una luce vitale, ma all’ultimo raggio di
sole prima che il giorno si spenga. Mattioli va anche ol-
tre il crepuscolarismo collodiano, sottoponendo luoghi e
personaggi a una sorta d’isolamento termico che li rende
massimamente iconici, pietrifi cati, bidimensionali. Que-
sto comunque giova al personaggio del burattino in sé,
che non esce mai, in questi disegni, dalla rappresentazione
in silhouette, ideale per una creatura che non ha raggiunto
ancora la sua piena umanità e dunque, in termini psicolo-
gici, una tridimensionalità. L’intero libro, in realtà, come
in un geniale omaggio al suo protagonista, appare ‘legno-
so’, sia nel senso che si riscontra, in tutte le forme, una
sorta di elaborata rigidità, sia in quello per cui la stesura
del colore è tale da far sembrare le illustrazioni eseguite su
un supporto ligneo.
Nel suo Pinocchio Mattioli si impone una scelta cromatica
castigata: un marrone in tre o quattro varianti più un se-
condo colore che di volta in volta viene scelto fra arancio
cadmio, carta da zucchero, giallo e verde, concedendosi
solo nelle illustrazioni a doppia pagina, di maggior respiro
e con più elementi in gioco, l’uso di tutti i colori menzio-
nati. Indipendentemente dalla narrazione, Mattioli sem-
bra utilizzare Pinocchio come pretesto per realizzare un
numero impressionante di tavole che starebbero bene an-
che in una galleria di arte moderna, oltre che all’interno di
un romanzo illustrato. Molto più interessato ad una resa
stilistica sull’onda di movimenti artistici come il cubismo,
il futurismo, l’opera di Depero, ecc, la trama di Collodi
scivola sullo sfondo e, per esigenze compositive legate a
geometrismi rigorosi e ricercati, l’opera perde molta della
sua aria di romanzo picaresco, di strada, di campagna, di
vita all’aria aperta. Avendo come sfondo quasi sempre un
muro, una fi nestra, una porta, un elemento architettonico
interno o esterno - cioè qualcosa che rimandi all’angolo
retto - tutta l’azione fi nisce per essere riportata in prossi-
mità di una casa, come se l’intera avventura ruotasse, in
fondo, intorno alla stessa aia3.
La ‘freddezza’ di questo Pinocchio ritorna ed è ancora
più pertinente parlando degli altri due titoli della ‘trilo-
gia livida’, ambientati il primo in Lapponia e il secondo
in Siberia, libri in cui testo e immagini confl uiscono
l’uno nelle altre in modo perfetto. Anche in libri più
tardi e caratterizzati da stili completamente altri (si ve-
dano ad esempio i volumi L’avventura o Racconti dello
sport) i disegni più riusciti e ‘sentiti’ sono quelli nei
quali c’è un’ambientazione invernale e nevosa (fi g. 5a,
5b), come se paesaggio narrativo e paesaggio interiore
dell’illustratore in questi casi si rispecchiassero perfet-
tamente l’uno nell’altro.
3 Nello stesso anno di pubblicazione del Pinocchio fu fatta anche
una versione in sedicesimo delle Avventure nella quale Mattioli utilizza
quelli che probabilmente erano gli schizzi per le tavole a colori della
versione major.
fi g. 5b (da Racconti dello sport)fi g. 5a (da Avventura)
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In Ciuk e Ghek, racconto illustrato di grande forma-
to (23x30 cm) che vede i due bambini protagonisti
compiere un viaggio in Siberia, la sensazione di freddo
pervade ogni cosa, esasperata dal bianco della carta la-
sciato intonso a rappresentare la neve che copre la terra,
le case, che forma stalattiti, che cade dal cielo, e resa
più intensa dalla pesantezza dei cappotti e degli abiti
di pelliccia che Mattioli rappresenta con originalità e
grande capacità di trovare un equilibrio tra astrazione
delle forme e raffi gurazione delle pieghe, dei baveri, dei
tessuti, dei dettagli. Dal punto di vista stilistico, un’in-
venzione estremamente interessante consente a Mat-
tioli di sfruttare al meglio l’uso di una rigorosissima
paletta in questo caso costituita addirittura da soli due
colori: giallo senape e marrone scuro. Le forme sono
spesso composte di sottilissime righe parallele che per-
fi gg. 6a, 6b, 6c
235
mettono ad un colore di entrare nell’altro e di dare vita,
così, ad una serie di sfumature intermedie che creano
una ricchezza tonale maggiore di quella che ci si po-
trebbe aspettare da soli due colori, ma anche un eff etto
di elaborata e voluta artifi ciosità. Artifi ciosità che porta
ad una grande eleganza, evidente anche nella sapiente
composizione per esempio di doppie pagine in cui il
disegno di sinistra continua in quello di destra anche se
i due sono di fatto separati dagli ampi margini bianchi
delle pagine (fi g. 6a, 6b, 6c).
Aurora boreale, un bellissimo romanzo di formazione che
ha per protagonista Irja, una ragazzina alle soglie dell’adole-
scenza, contiene, oltre a otto pagine a colori, molti disegni in
bianco e nero che sono tra i migliori mai realizzati da Mattio-
li, probabilmente in carboncino o matita grassa (fi g. 7a, 7b,
7c, 7d, 7e). Il risultato è una miscela qualitativamente molto
omogenea fra il bianco e nero e il colore. Questo è il libro
in cui la fedeltà di Mattioli all’eleganza compositiva e ad un
tipo di fi guratività fondamentalmente astratta comunque si
coniuga con la capacità di aderire intimamente ai sentimenti
e alle emozioni evocati dalla storia; è il libro, cioè, in cui l’ar-
tista più pienamente si fa illustratore e si presta a dar vita a im-
magini di tenerezza, di paura, di vitalità, di azione, in accordo
con la narrazione. Purtroppo divenuto ormai praticamente
introvabile, Aurora boreale è un piccolo gioiello che sarebbe
per tanti motivi da riscoprire (fi g. 8a, 8b, 8c, 8d).
fi gg. 7a, 7b, 7c, 7d, 7e
236
fi gg. 8a, 8b, 8c, 8d
237
Dopo la realizzazione di Pinocchio, in Bimba, romanzo di
Maria Gentges, il disegnatore inizia timidamente ad usare
la fotografi a come spunto iniziale per l’illustrazione, che
sarà poi, in questo caso specifi co, realizzata interamente a
tempera. Questo ricorso alla fotografi a come base da cui
partire diventerà il tratto caratteristico di molti dei succes-
sivi libri di Mattioli.
L’opera più impressionante del disegnatore, per mole di lavo-
ro, nei secondi anni Cinquanta è la serie di antologie di rac-
conti per ragazzi commissionatagli da Vallecchi, una vera e
propria enciclopedia, che comprende i volumi: Destinazione
Universo, Avventura, La polizia indaga, Racconti dello sport, Le
storie del mare, Avventure italiane: paladini, briganti, soldati,
partigiani. Si tratta di volumi mediamente di seicento pagine
contenenti centinaia di disegni in bianco e nero nel testo e
una tavola fuori testo a colori ogni sedici pagine (!). Que-
sta collana, chiamata I Gabbiani, dedicata, come si evince
dai titoli, ai diversi generi letterari e costituita da raccolte di
racconti selezionati dal più vasto panorama della letteratura
mondiale, lascia stupefatti per grandiosità di visione non solo
editoriale, ma anche pedagogica e artistica, se pensiamo a ciò
che in quel momento, evidentemente, si riteneva opportuno
off rire ai ragazzi. E ancora più stupefatti ci lascia il notare che
ben sei volumi di questa collana (a cui se ne aggiunsero altri
due: Uomini in guerra e Il tesoro del West) siano stati illustrati
interamente da Leonardo Mattioli.
In questi libri l’uso della fotografi a sfocia in una tecnica
originalissima di separazione del colore, contemporanea
se non precedente di qualche anno i lavori serigrafi ci di
Andy Warhol, artista col quale Mattioli a volte mostra di
avere dei punti di contatto non solo tecnico-formali, ma
anche di poetica (il riutilizzo in chiave artistica delle in-
segne e dei cartelloni pubblicitari, un certo svuotamento
emotivo dell’immagine) (fi g. 9). Si tratta di illustrazioni
stampate a quattro colori, nelle quali ogni colore viene
steso su un foglio diverso. La tecnica è tale per cui l’illu-
strazione fi nale a colori si potrà vedere solo a libro stampa-
to. Tale separazione di colori è in realtà una tecnica nota,
usata da molto tempo da tutti gli illustratori che dovevano
realizzare un disegno fatto per essere stampato a due, tre o
più inchiostri. La tecnica è però usata da Mattioli in modo
estremamente libero e moderno: in lui ognuno dei colori
deborda negli altri senza soluzione di continuità creando
una miriade di sfumature intermedie, di lievi e grandi va-
riazioni tonali a partire dai quattro colori scelti. A fronte
di tanta arbitrarietà coloristica il disegno in questi libri è
invece, come si diceva, di chiara derivazione fotografi ca,
ed è questo contrasto fra il realismo del disegno e il colo-
re che sembra galleggiarvi sopra in modo imprevedibile a
creare un soprassalto percettivo, quasi una contraddizione
in termini (fi g. 10a, 10b, 10c)4.
4 Nel 1962, per Vallecchi, esce nella collana I Pinguini una serie di libri,
I prigionieri del Caucaso, La stella di latta, Le terre dell’avventura, Uomini coraggiosi e Sotto l’albero maestro, che semplicemente riprendono alcune
illustrazioni già apparse nei precedenti volumi della collana I Gabbiani.
fi g. 9 (da Racconti dello sport)
238
Un altro punto di vicinanza formale tra Mattioli e Warhol
può essere notato anche nell’uso, talvolta, di un certo bian-
co e nero a linea. In alcuni disegni più veloci, all’interno per
esempio di La polizia indaga e Pierino in guerra, Mattioli
adotta una linea punteggiata che ricorda molto la tecnica
blotted-line che Warhol utilizzava negli anni Cinquanta,
quando lavorava come illustratore per importanti magazine
statunitensi (sicuramente circolanti anche in una Firenze da
sempre frequentata e abitata da americani). Sappiamo che il
procedimento utilizzato dai due artisti per giungere a que-
sto tipo di linea era molto diverso, ma alla fi ne l’eff etto era
simile (Mattioli incerava il foglio su cui andava a stendere
la china, che così si raggrumava, mentre Warhol stendeva la
china su una pila di fogli di carta assorbente in modo tale
che quelli più in basso non riportassero la linea intera, bensì
una serie di punti) (fi g. 11)5
Prima di immergersi nell’impresa dei grandi volumi per
Vallecchi, Mattioli aveva illustrato, in anni diversi, due
classici per Malipiero: Robinson Crusoe e L’isola misteriosa.
Forse sotto suggerimento di questo editore, che in gene-
rale prediligeva illustrazioni meno sperimentali di quelle
tipiche di Mattioli, quest’ultimo ci dona i suoi libri in
qualche modo più luminosi, lievi, vitali. I colori saturi e
insolitamente chiari del Robinson sono giocati sulla com-
5 L’illustrazione di Warhol, del 1956, è tratta da Andy Warhol: Drawings and Illustrations of the 1950s, Charta, Milano, 2000.
fi gg. 10a, 10b, 10c (da Avventura)
239
plementarietà del giallo e del viola, le composizioni sono
equilibrate e sobrie (fi g. 12a). La copertina ci mostra uno
dei più bei Robinson mai disegnati, scevro di preoccupa-
zioni, padrone del proprio destino (fi g. 12b). Nelle sue
immagini de L’isola misteriosa a colpire di più sono invece
gli animali, disegnati con una cura naturalistica che elu-
de la resa strettamente fotografi ca grazie all’originalità del
contesto in cui vengono inseriti: la volpe ‘vola’, la tartaruga
diventa piedistallo di un bambino, l’uccello cacciato si er-
ge gigantesco sopra i piccoli cacciatori (fi g. 13a, 13b, 13c).
fi g. 11 Mattioli (da Pierino in guerra) e Warhol
fi g. 12a fi g. 12b
240
Questi due libri rappresentano una sorta di parentesi
‘chiaristica’ e più serena nella produzione mattioliana di
questo decennio.
A partire dagli anni Sessanta l’illustrazione dei libri per
ragazzi non sarà più l’occupazione né, forse, la preoccu-
pazione principale di Mattioli. Nelle opere che seguiran-
no (ad esempio quelle realizzate per la collana Il Martin
Pescatore di Vallecchi o per l’editore Salani) Mattioli, pur
conservando fi no alla fi ne la sua cifra originale, sempre
imprevedibile, non legata ad alcuna scuola, non sembra
però riversare più tutta l’intensità del proprio mondo in-
teriore: si tratterà di illustrazioni più leggere, spensierate,
a volte divertenti, altre serie, ma comunque meno inten-
se. Restano gli anni Cinquanta, quelli di questo straor-
dinario Pinocchio, gli anni in cui la tensione creativa di
Mattioli si esprime ai suoi massimi livelli, gli anni in cui,
in modo forse paradossale in riferimento a libri ‘freddi’,
notturni, lividi (o resi insistentemente tali), egli trova la
propria massima ispirazione, scoprendo una consonanza
profonda tra queste atmosfere e un vissuto che evidente-
mente rifuggiva la solarità e riscontrava nel dubbio, nel
percorrimento di vie non facili e nella ricerca di immagini
non pacifi cate la propria cifra ideale. È qui, soprattutto,
che Mattioli è stato, e resta, un grande illustratore, unico
nel suo genere.
fi gg. 13a, 13b, 13c
Gli autori ringraziano sentitamente i bibliotecari di Sala Borsa Ragazzi di Bologna per la disponibilità e la gentile
collaborazione nel reperimento di molti materiali.