Date post: | 02-May-2015 |
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Il Giardi
noAll’
italiana
Ludovico Pozzoserrato, Villa con giardino, fine XVI secolo
Giardini all’italiana
Reggia di Caserta
Reggia di Colorno – Parma
Reggia di Venaria – Torino
Incisioni
Villa d’Este - TivoliGiardini Vaticani - Roma
Villa Pia - Roma
Orti Farnesiani - Roma Villa Lante - Bagnaia
Giardini del Quirinale - Roma
L’acqua e le grotte
Fontana - padiglione Fontana della Ninfa – Villa di Petraia, Firenze Villa d’Este - Tivoli
Giardino di Boboli - Firenze
Fontana del
cortile e Grotta
Il richiamo all’antico
Fontana del Putto del Verrocchio
Il giardino delle statue di Palazzo Capranica - Roma
San Vigilio - Lago di Garda
Ars topiaria
Il labirinto
Labirinto, da Gli artifiziosi et intricati quattro libri di labirinti di Lelio Pittoni Veneziano, aquarello, Firenze
Giardini di Boboli
Villa Lante
Villa d’Este
In Italia…
Giardini di Bomarzo
Boboli
Pianta dei giardini
Giardino di BoboliIl Giardino di Boboli è parco storico della città
di Firenze. Nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, è connesso anche al Forte di
Belvedere, avamposto militare per la sicurezza del sovrano e la sua famiglia. Il giardino è uno dei più importanti esempi di giardino all’italiana al mondo
ed è un vero e proprio museo all'aperto, per l'impostazione architettonico - paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità
romane al diciannovesimo secolo.I giardini dietro Palazzo Pitti, residenza dapprima
dei Medici, poi dei Lorena e dei Savoia, furono costruiti tra il quindicesimo e il diciannovesimo
secolo e occupano un'area di 45.000 mq.
Alla prima impostazione di stile rinascimentale, visibile nel nucleo più vicino al palazzo, si aggiunsero negli anni nuove porzioni con
differenti impostazioni: lungo l'asse parallelo al palazzo nacquero l'asse prospettico del
Viottolone, dal quale si dipanano vialetti ricoperti di ghiaia che portano a laghetti, fontane, ninfei, tempietti e grotte. Notevole è l'importanza che
nel giardino assumono le statue e gli edifici, come la settecentesca Kaffeehaus (raro esempio di gusto roccocò), che permette di godere del panorama sulla città, o la Limonaia, ancora
nell'originario color verde Lorena.
StoriaIl giardino di Boboli nasce come ideale
proseguimento del cortile di Palazzo Pitti, acquistato nel 1549 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo de‘ Medici, quando il suo primo proprietario, il banchiere Luca Pitti,
aveva dichiarato fallimento.Davanti al palazzo c’era uno spazio verde,
l’Orto de’ Pitti, che tuttavia Eleonora desiderava ampliare trasformandolo in un
giardino che fosse degna cornice della reggia che Cosimo intendeva realizzare nel
palazzo.Il progetto fu affidato a Niccolò Pericoli,
detto il Tribolo, artista prediletto dal Duca e autore dell’altro giardino di Cosimo, quello di Villa del Castello. Alla morte del Tribolo i
lavori proseguirono sotto la direzione di Bartolomeo Ammannati (1511-1592) e
successivamente di Bernardo Buontalenti (1568-1635), ma venne rispettato
l’impianto da questi originariamente concepito.
Architettura e paesaggio
I giardini hanno nel complesso una configurazione vagamente a triangolo allungato, con forti pendenze e due assi quasi perpendicolari che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul panorama. A partire dai percorsi centrali degli assi poi si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati e costruzioni, in un'inesauribile fonte di ambienti curiosi e scenografici.I giardini hanno nel complesso una configurazione vagamente a triangolo allungato, con forti pendenze e due assi quasi perpendicolari che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul panorama. A partire dai percorsi centrali degli assi poi si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati e costruzioni, in un'inesauribile fonte di ambienti curiosi e scenografici.I giardini hanno nel complesso una configurazione vagamente a triangolo allungato, con forti pendenze e due assi quasi perpendicolari che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul panorama. A partire dai percorsi centrali degli assi poi si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati e costruzioni, in un'inesauribile fonte di ambienti curiosi e scenografici.
I giardini hanno nel complesso una configurazione vagamente a triangolo allungato, con forti
pendenze e due assi quasi perpendicolari che si
incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul
panorama. A partire dai percorsi centrali degli assi poi
si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute
prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati e costruzioni, in un'inesauribile fonte di
ambienti curiosi e scenografici.
Veduta di Palazzo Pitti e Boboli nella lunetta di Giusto Utens del 1599 (Museo di Firenze com’era, Firenze)
Il primo asseA sinistra del primo asseA destra del primo asse
Il secondo asseIl fianco destro
L‘Anfiteatro L'asse principale, centrato sulla facciata posteriore del palazzo, sale
sul colle di Boboli, attraverso un profondo anfiteatro a forma di ferro
di cavallo. L'anfiteatro segna il punto dove la collina di Boboli venne scavata per prelevare
la pietraforte usata per costruire Palazzo Pitti, e l'idea di sistemarlo in una grande spazio
che disegna la forma di una campana, risale al Tribolo. La struttura venne inaugurata
nel 1637 in occasione dell'incoronazione di Vittoria
della Rovere, moglie di Ferdinando de’ Medici, a granduchessa di Toscana.
L'Anfiteatro concepito forse come architettura verde, già nel 1599 fu arricchito dalle gradonate ancora esistenti, sormontate da edicole con nicchie che racchiudono
statue in marmo ed urne in terracotta.
La vasca in granito proveniente dalle terme di Caracalla ed un obelisco portato a Roma nel 30 a.C. dall'Egitto che Pietro Leopoldo fece trasferire a Boboli nel 1790 facendogli fare da Gaspero Paoletti (1727-1813) un basamento con tartarughe in bronzo furono collocati al centro dell'anfiteatro nel 1840. Il
centro dell'anfiteatro venne abbellito nel 1790 dall’obelisco egiziano, l'unico della Toscana, nonché uno dei monumenti più antichi di tutta la regione: risale infatti al 1500 a.C. (molto tempo prima della fioritura della civiltà etrusca) e proviene dal Heliopolis in Egitto. Fu portato a Roma all'epoca di Domiziano e eretto nel Tempio di Iside al Campo Marzio; dopo essere stato dissotterrato a
fine del Cinquecento, finì nel giardino di Villa Medici a Roma. Venne trasportato a Firenze nel 1788 per la volontà del Granduca Pietro Leopoldo,
quando radunò tutte le collezioni medicee in città per abbellire i suoi palazzi. Nel 1840 venne accoppiato con la grande vasca in granito grigio scolpita in un
unico blocco e proveniente forse dalle Terme di Caracalla di Roma.
Il Bacino di NettunoPiù in alto, oltre l'anfiteatro, si incontra il bacino
del Nettuno, attraverso una doppia rampa ornata da tre statue di epoca romana:
un Settimio Severo a sinistra,
un Magistrato romano a destra (ciascuna su un cippo funerario),
ed al centro una Demetra su una base romana.
Il bacino del Nettuno fu creato nel 1777-1778 al posto di un
vivaio. Qui vengono raccolte le acque che irrigano tutto il giardino e che hanno la
sorgente più a monte, sotto il Giardino del Cavaliere.
Al centro del bacino si erge la Fontana del Nettuno, con la
statua del Dio del mare emergente da uno sperone
roccioso sul quale si trovano anche naiadi e tritoni. La statua
principale è opera del 1571 dello scultore Stoldo
Lorenzi.Alla sommità di questa zona si
trova la statua dell'Abbondanza (1636) di Pietro
Tacca (con la collaborazione di Sebastiano Salvini), già
iniziata dal Giambologna nel 1608. È
un'opera in marmo bianco con il covone di grano in bronzo
dorato. La figura ha le sembianze di Giovanna
d'Austria, moglie di Francesco I de' Medici. In questa zona
superiore il giardino è caratterizzato dalle muraglie
difensive che si prolungano dal vicino Forte Belvedere, che si
staglia sulla sinistra.
Il bacino del nettuno
La fontana del nettuno
Il Giardino del CavaliereAl culmine di questo asse, con le mura cittadine a segnarne il confine, sorge Giardino del Cavaliere, uno dei giardini recintati
di Boboli, che si trova sopra un bastione facente parte delle fortificazioni realizzate da Michelangelo nel 1529 prima
dell'assedio cittadino dell'anno successivo. Per accedervi si sale su una scala a tenaglia, cioè a rampe curve e incrociate
con un terrazzino costruito sopra una piccola stanza circolare; questa scalinata fu progettata da Zanobi del Rosso tra il 1790
e il 1793.Le due statue che decorano al scala raffigurano Flora e
di Giove giovane entrambe di Giovanni Caccini. La fontana centrale è chiamata fontana delle Scimmie per via delle tre
scimmiette in bronzo alla base della fontana stessa; al centro della vasca l'acqua zampilla da un putto marmoreo.
Qui vi si trova il casino del Cavaliere, una palazzina costruita verso il 1700 su commissione di Cosimo Terzo, dove il cardinale Leopoldo de' Medici teneva le conversazioni
artistiche e letterarie, e dove Gian Gastone aveva il suo ritiro.
La KaffeehausRidiscendendo la collina verso nord-est, all'altezza più
o meno della statua dell'Abbondanza, si raggiunge la Kaffeehaus, un padiglione in stile rococò coperto da
un'esotica cupola finestrata e segnata da terrazze marcapiano opera di Zanobi del Rosso (1776), alla cui base, circondata da una scala doppia tenaglia si trova una grotticina. La costruzione, che oggi ospita un bar
in un punto altamente panoramico, rappresenta anche il punto visivo di fuga del Viottolone, il grande viale che
rappresenta il secondo asse dell'ampliamento del giardino, che idealmente portava alla Villa Medicea di
Poggio Imperiale.
Il Prato di Ganimede Davanti alla Kaffeehaus si trova il prato digradante con al centro la Fontana
di Ganimede, del diciassettesimo secolo (al posto del gruppo marmoreo oggi è presente un calco).
Il Giardino di MadamaSempre su questo lato si incontra più a sinistra
la Grotticina della Madama o delle Capre, costruita da Davide Fortini su progetto del Tribolo. Decorata
con spugne, stalattiti e una vasca marmorea sormontata da quattro statue di capre che un tempo buttavano acqua. La grotta si trova a un'estremità
del cosiddetto Giardino di Madama, con alcune aiuole geometriche fiorite, realizzato attorno
al 1570 per Giovanna d'Austria. Il giardino davanti alla grotta, caratterizzato da alcune aiuole bordate
da siepi, è detto Giardino di Madama.Grotta di Madama - soffitto
Grotta di Madama - interno
L’Orto di Giove Poco più in basso segue
l’Orto di Giove, dalla statua di Giove seduto, di Baccio Bandinelli(1556), mentre vicino a questo giardino si
trovano le due grandi statue dei Prigionieri daci, sculture
antiche del II secolo, già a Villa Medici; i due barbari
sottomessi con le mani legate e le vesti in granito
rosso provengono probabilmente dal Foro di
Traiano: sono molto simili a quelli reimpiegati nell'Arco di Costantino; le due basi con rilievi di Vittorie, Dioscuri e
barbari vinti invece provengono dal tempio del
Sole sulla via Lata fatto costruire da Aureliano o, meno probabilmente, dal
vicino Arcus Novus.
Scendendo al livello del palazzo attraverso un viale serpentino usato dalle carrozze, si arriva ad una zona
coperta di ghiaia, dove un tempo stazionavano le vetture con cavalli.
Vicino all'uscita su piazza Pitti si trova la Fontana del Bacchino, esemplare dello stile grottesco tanto in voga nei giardini del periodo tra Cinque e Seicento. È infatti costituita dalla figura dell'obeso nano Morgante, il più
popolare dei nani di corte di Cosimo primo, ritratto da Valerio Cioli nudo e a cavalcioni di una tartaruga
(1560). La statua è oggi sostituita da una copia.
Scendendo al livello del palazzo...
La Grotta del BuontalentiLa Grotta Grande, o del Buontalenti, è uno degli elementi più pregevoli del parco. La sua
costruzione si deve soprattutto a Bernardo Buontalenti, che la creò tra il 1583 e il 1593 su
incarico di Francesco I de' Medici, una delle architetture più bizzarre e sorprendenti di Firenze. Questa si compone di tre camere
comunicanti: la prima, decorata a stucchi e spugne è caratterizzata da scene pastorali
eseguite da Bernardino Poccetti (1542-1612); la seconda ospita il gruppo marmoreo di Paride
che Rapisce Elena, opera di Vincenzo Rossi da Fiesole (1525-1587) e la terza affrescata dal
Poccianti, ospita una bella fontana del Giambologna (1529-1608) raffigurante Venere
che esce dal bagno. entrata della grotta
Interno della grotta del Buontalenti
Di nuovo in alto, dal giardino del Cavaliere, se discendendo si prende invece verso sud, prima di giungere al Prato dell'Uccellare, punto di imbocco
prospettico del secondo asse del giardino (il Viottolone), si incontra una seconda scalinata fiancheggiata da siepi
e decorata da due statue di Muse sedute.Poco dopo si trova il gruppo marmoreo
della Lavacapo (1595-1597), opera di Valerio Cioli per Ferdinando primo.
Da qui si accede a un prato che costeggia dall'alto il bacino di Nettuno, dove si trovano alcuni fabbricati
che anticamente fungevano da abitazioni per i giardinieri, depositi di attrezzi e di piante durante
l'inverno. Qui si trovano anche le ragnaie, cioè quei fitti boschetti dove venivano tese reti per catturare i piccoli
volatili.Nei vialetti ombrosi che occupano lo spazio tra
l'anfiteatro e il Prato del Pegaso, cinti da alberi ad alto fusto, si trovano due curiose architetture coperte da cupole e parzialmente interrate: si tratta delle due ghiacciaie di Boboli, antesignane dei frigoriferi. Qui,
grazie al ghiaccio che veniva giornalmente trasportato dall'Abetone e grazie all'ambiente che ricreava le
condizioni climatiche delle grotte, venivano conservate le vivande destinate alle cucine granducali.
A destra del primo asse
Il Prato dell’Uccellare
L'imbocco ideale del secondo asse è il cosiddetto prato
dell'Uccellare ("uccellare" significa cacciare i piccoli volatili, infatti venivano
così chiamate le radure in una macchia boscosa),
situato in posizione rialzata e attraversato dal Viottolone .
Questo ampio prato è circondato
da lecci e cipressi secolari e segna il confine con la parte occidentale del giardino. Al centro è
decorato da una colonna spezzata, mentre su un lato vi si trova una delle poche opere contemporanee del
giardino: una monumentale testa bronzea di Igor Mitoraj, rimasta nel
giardino dopo la mostra sull'artista polacco
del 2002.
Al di sotto del Prato dell'Uccellare,
attraversato da sentieri a zig-zag, si distende il
cosiddetto Prato del Pegaso, un declivio
collinare che riporta al livello del palazzo, in particolare davanti al
piazzale coperto a ghiaia della palazzina
della Meridiana.Questa zona deve il suo
nome alla scultura marmorea di Pegaso, opera di Aristodemo
Costoli del 1865, usata come simbolo dalla
Regione Toscana. Vi si trovano altre statue ed
una grande vasca di granito grigio. I
grandi alberi che vi si ergono isolati e
asimmetrici ricordano il gusto del giardino
all'inglese.
Il Prato del Pegaso
Il ViottoloneIl Viottolone è un ampio viale in ripida discesa, affiancato da due filari di cipressi piantati
nel 1637 e decorato da numerose statue, che segna l'asse secondario (quello sei -
settecentesco in direzione sud-ovest) del giardino. Le statue, poste simmetricamente nei
pressi degli incroci con i tre viali trasversali, sono sia antiche (romane), sia di fattura
moderna, prevalentemente settecentesca.La zona a sinistra del viottolone, già un tempo
occupata dal labirinto, ha oggi il viale serpentino per il rondò delle carrozze. In questa zona resta la vasca centrale del labirinto, oggi
circondata da un'aiuola ellittica.
La parte di destra era invece dedicata alla caccia e vi si trova anche l'orto murato. Ai
due fianchi del viottolone corrono due gallerie rettilinee circondate dalla vegetazione.
L'imbocco del Viottolone dal Prato dell'Uccellare è segnato da due statue
dette dei Tirannicidi greci. Queste due statue hanno solo i torsi antichi, ed è
particolarmente pregevole quello di sinistra, copia dell' Aristigitone del gruppo bronzeo
del447 a.C..Il Viottolone è quindi tagliato da tre viali
laterali che creano sei scomparti del giardino.
Il primo viale trasversale Il primo viale trasversale è costituito da un
pergolato di lecci che formano due gallerie con sedili bassi in pietra sui lati.
Prima di giungere all'incrocio principale un vialetto è segnalato da due statue; in
prospettiva sulla sinistra si nota una vasca circondata da un'aiuola ellittica, che era il
centro di uno dei labirinti di questa parte del giardino.
Nel punto di incontro con il Viottolone sono state poste quattro statue su ciascun cantone, tutte opera di Giovanni Caccini: la Prudenza, 'Esculapio e Ippolito morente (da Policleto),
l'Autunno e l'Higea.In fondo, sulla destra si trova la Fontana
dell'Oceano, omonima di quella più famosa al centro dell'Isolotto di Boboli, opera del
Giambologna. Questa fontana più piccola raffigura un giovane ai cui piedi sta un delfino
che versa acqua.
Esculapio
Higea
Prudenza
Autunno
Il secondo viale trasversale
Il secondo viale trasversale si taglia sul Viottolone a un incrocio
con tre statue romane, un Senatore, un Bacco e
un Filosofo calvo, mentre una quarta statua con Andromeda è
settecentesca.In fondo al ramo del viale
trasversale sinistro, presso le mura cittadine, domina la veduta
prospettica il busto colossale di Giove olimpico, attribuito al
Giambologna(1560 circa), su una base in arenaria. Accanto alla
statua si trova anche la curiosa fontana dei
Mostaccini di Romolo del Tadda(1619-1621), costituita da
una serie di piccole vasche su vari gradoni collegate da canaletti e
con mascheroni che versano l'acqua da un livello a quello inferiore. Oltre alla valenza
estetica questa fontana aveva anche una funzione pratica: le
piccole vasche dovevano attirare i piccoli volatili che venivano poi
catturati con le ragne, reti appese tra i rami del vicino boschetto
(detto appunto ragnaia della Pace).
Busto di Giove olimpico
Fontana del Mostaccini
Senatore
Filosofo calvo
Bacco
Andromeda
Il terzo viale trasversale
Il terzo viale trasversale è quello più a sud-ovest e dall'incrocio con il Viottolone vi partono
numerosi percorsi complicatamene intrecciati che conducono al segmento finale del giardino. All'incrocio tra i viali le siepi di bosso disegnano
quattro esedre nelle quali sono collocate altrettante
statue: Esculapio, Andromeda, Ninfa e la Modestia.
A queste vanno aggiunti i vicini gruppi dei giocatori, di fattura settecentesca secondo il
gusto per i temi campagnoli e popolani: i Giocatori alla pentolaccia di Giovan Battista
Capezzuoli e i Giocatori del saccomazzone (1780) di Orazio Mochi su disegni di Romolo del Tadda (il "saccomazzone" era un
gioco dove due giocatori bendati, sempre tenendo tenere una mano su una roccia,
cercavano di scacciare l'avversario colpendolo con un lungo straccio annodato).
Andromeda Esculapio La Modestia Ninfa
L’IsolottoAl termine del viottolone l'arredo botanico cambia
repentinamente, scompaiono i cipressi e le siepi e si arriva alle morbide forme della Vasca dell'Isola,
chiamata anche Isolotto e ideata da Alfonso e Giulio Parigi dal 1618. Al centro del piazzale fa da
protagonista la grande vasca circolare, con l'isola al centro collegata alla terraferma da due passerelle. I
grandi cancelli delle passerelle sono sostenuti da due colonne, su ciascuna delle quali si trova la statua di
un capricorno, animale simbolo del potere del Granducato. Ai lati delle colonne sono presenti delle fantasiose fontane a forma di "arpie" maschili, che
versano l'acqua in vasche a forma di conchiglia, con un complessa decorazione grottesca di esseri marini.
Sull'asse perpendicolare al Viottolone si trovano quattro fontane a livello della balaustra esterna, due per lato: le fontane delle Arpie e quelle dei Putti, decorate da
delfini intrecciati, animali marini, mascheroni fantastici e statue a tutto tondo sulla sommità.
Fontana dei Putti Fontana delle Arpie
Vicino a queste fontane, dall'acqua della vasca emergono alcuni gruppi marmorei della scuola del Giambologna (1637): il Perseo a cavallo
e Andromeda con le caviglie incatenate nella roccia ; in particolare il Perseo è collocato come se stessa
saltando fuori dall'acqua, un effetto che veniva sottolineato dagli zampilli d'acqua.
Nel mezzo del bacino l'isola è circondata da una ringhiera in pietra, nelle cavità della quale sono alloggiati gli orci di terracotta che nei mesi estivi
contengono la collezione di agrumi ed altre piante decorative; agrumi si trovano allineati anche sulle
passerelle.Il centro dell'isola è decorato dalla Fontana
dell'Oceano del Giambologna, composta da una basamento con bassorilievi (Il ratto di Europa, il
Trionfo di Nettuno e Il bagno di Diana) che sorregge una vascone circolare in granito dell'Isola d'Elba,
sopra il quale si innalza il gruppo scultoreo del Nettuno, circondato da divinità fluviali sdraiate ,
il Nilo, il Gange e l'Eufrate, che versano simbolicamente le loro acque nella vasca grande,
l'Oceano. La fontana dell'Oceano è più antica rispetto a questa parte del giardino e un tempo si trovava al
centro dell'Anfiteatro di Boboli: fu scolpita per Francesco Primo nel 1576 ed ha fatto da prototipo
per tutte le sculture di questo soggetto; l'originale dell'Oceano oggi si trova al Bargello.
Perseo
Verso Porta Romana
La punta estrema del giardino, è occupata da un rondò con siepi geometriche, dove sono collocate
numerose statue in pietra come le tre figure grottesche di Romolo del Tadda,
raffiguranti Venere, Amore e la personificazione dell'Architettura. Interessante è anche la fontana
della Botticella, costituita dalla statua di un contadino che vuota un barile (di Giovanni
Fancelli, 1560) in una vasca realizzata con un sarcofago romano. Simile è anche l' Uomo che
vanga di Valerio Cioli e di Giovanni Simone Cioli.Davanti all'ingresso di Porta Romana si trova un notevole Perseo di Vincenzo Danti, già alla villa medicea di Pratolino, circondato da un'esedra in bosso dove si trova anche un sarcofago romano
con le fatiche di Ercole.
Risalendo sul lato che costeggia via Romana, si incontrano alcune statue come l'Uomo che scarica il
secchio in un tino di Valerio Cioli e di Giovanni Simone Cioli, fino a raggiungere la grande limonaia.
La LimonaiaI Medici furono tra i primi a diffondere la moda degli
agrumi nei loro giardini. Gli agrumi sono delle piante che non crescono normalmente in Toscana, quindi erano
considerate di fatto alla stregua di piante esotiche. Il loro grande valore ornamentale spinse a un collezionismo di queste piante, che durante l'inverno dovevano trovare rifugio al coperto, in edifici appositi chiamati appunto
limonaie.La limonaia di Boboli si trova a metà strada tra il Palazzo e l'estremità del giardino. Frutto della trasformazione di una precedente fabbrica di mosaici, spugne e statue, fu edificata verso il 1778 su progetto di Zanobi del Rosso. La facciata della limonaia è costruita dalla ripetizione regolare di quattro campate con quattro finestroni più
quattro finestre superiori, separate da lesene; nella parte superiore è presente un cartiglio con festoni con frutta e
un frontone leggermente aggettante; le specchiature intorno alle finestre presentano un intonaco colore
"Verde Lorena" usato anche nella Kaffeehaus. Un lungo cornicione leggermente aggettante sopra i portoni
conclude l'elegante facciata. Le sculture sulla facciata rappresentano le Muse, mentre nelle aiuole antistanti si
trovano due Muse e il gruppo della Fortuna con cornucopia, opere romane copiate da sculture
ellenistiche, oltre al Suonatore di cornamusa di Giovanni Battista Caccini.
La zona di Annalena
Proseguendo lungo il vialetto parallelo a via Romana si arriva all'ingresso su questa stessa via
detto di Annalena (dal nome dell'antico convento di
Annalena che qui si trovava), con un cancello vigilato da due leoni
assopiti in pietra.La prospettiva di questo ingresso è abbellita dalla Grotta di Adamo
ed Eva (1817), costruita come una piccola esedra preceduta da due colonne che sostengono un architrave. L'interno è decorato
da concrezioni spugnose e mosaici in ciottoli policromi,
mentre il nome deriva dal gruppo scultoreo di Adamo ed Eva di Michelangelo
Naccherino (1616 circa).Sempre sullo stesso lato di via
Romana, risalendo verso Palazzo Pitti, si incontra la Palazzina di
Annalena, una piccola costruzione in stile neoclassico
dell'architetto Cacialli.
La palazzina della Meridiana la Palazzina della Meridiana, opera in stile neoclassico iniziata da Gaspare Maria Paoletti sotto il Granduca Pietro Leopoldo nel 1778 e
terminata da Pasquale Poccianti nel 1822-1840, prende il nome dalla meridiana che la
attraversava all'interno.Vi si accede da Palazzo Pitti e conserva gli
affreschi con Episodi dei Promessi Sposi del pittore ottocentesco Nicola Cianfanelli.
Attualmente ospita la Galleria del Costume, ma alcuni anni fa ha ospitato anche la Collezione
Contini-Bonacossi. Il Giardino del ConteAdiacente alla Palazzina della Meridiana c'è il
cosiddetto Giardino del Conte, chiuso da una
cancellata e schermato da una siepe di leccio e
d'alloro.Da qui si vede bene anche
l'ex osservatorio del Museo della Specola.
Tribuna di Galileo vista dal GiardinoGiardino del conte
Giardino di Boboli, la vasca dell'isolotto con la fontana dell'Oceano di Alfonso Parigi
Villa d’Este
Jean Honoré Fragonard, Villa d’Este (1762)
Villa d’Este, a Tivoli, in provincia di Roma, è uno dei maggiori rappresentanti dell’arte dei
giardini italiana nel periodo barocco e per questo inserita nella lista UNESCO del
patrimonio mondiale. Storia:
Villa d’Este, ideata da Ligorio, fu fatta costruire dal cardinale Ippolito d’Este, governatore di
Tivoli nel 1549. Giardino:
Si sviluppa intorno ad un asse principale longitudinale e cinque assi trasversali ed è
suddiviso in due parti distinte: quella inferiore, pianeggiante, e quella che ricopre la
collina a terrazze.
La piantaFontana dell’organo; Fontana di Nettuno Vialone
La Rometta
Cento fontane
Fontana di Pegaso; Fontana dell’Ovato
Fontana del Bicchierone
Il vialone
Il Vialone è il viale più grande del
giardino
La fontana dell’OrganoLa fontana dell’organo ha un dispositivo ad
acqua che riproduce il suono dell’organo
La fontana di Nettuno
La fontana di Nettuno è la più imponente e scenografica della
villa
La fontana del Bicchierone
La fontana del bicchierone ha la
forma di un calice che poggia su una
conchiglia
La fontana di Pegaso
La fontana di Pegaso riprende il mito in cui il cavallo fa sgorgare
la fonte Ippocrene
La fontana dell’Ovato
La fontana dell’Ovato è la più
barocca, per la particolare
elaborazione di rocce ornamentali
Le cento fontane
Le cento fontane sono formate da tre corsi d’acqua
paralleli ad altezze diverse
La Rometta
La Rometta rappresenta la restaurazione
della Città eterna
Bomarzo
Il Parco dei mostri
“Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua dove son faccie horrende elefanti leoni orsi orche et draghi”
“Chi con ciglia incarnate et
labbra strette non va per questo loco
manco ammira le famose del mondo moli
sette”
“Se Rodi altier fu già del suo colossopur di questo il mio bosco anco si gloria ed per più non poter fo quanto posso”
Tartaruga, Donna Balena
Proteo-Glauco
Mausoleo
Pegaso
“Animus fit quiescendo prudentior
ergo”
Elefante
Il drago
“Ogni pensiero vola”
Il tempietto
Villa Lante
Fontana dei Mori Palazzine Gemelle Fontana dei Lumini
Fontana della Tavola Fontana dei Giganti Fontana della CatenaFontana dei DelfiniFontana del Diluvio
con le logge delle Muse
La fontana dei MoriE’ uno specchio d’acqua che eleganti
balaustre suddividono in quattro bacini su cui galleggia una barca con un putto
zampillante e al centro un triplice cerchio di vasche culminanti nel
gruppo dei quattro mori che reggono lo stemma di Papa Sisto Quinto.
Palazzine Gemelle
Fontana del Lumini
Una fontana circolare a gradini; sul ballatoio di
ciascun gradone, da fontane più piccole a forma di lucerne ad olio sgorgano piccoli
zampilli d'acqua.
Tavola del Cardinale
Posta ai piedi della Fontana dei Giganti, era utilizzata per i
convitti estivi all'aperto. Al centro scorreva l'acqua che
serviva da rinfrescatolo, mentre
sui bordi venivano posate le vivande.
Fontana dei Giganti
E' alimentata dalla sovrastante catena d'acqua ed il nome le deriva dalla presenza delle due grandi statue in
peperino che rappresentano appunto i due giganti, il Tevere e l'Arno, a voler rappresentare l'amicizia tra
Firenze, ovvero la famiglia dei Medici, e Roma, ossia il papato. Alcuni attribuiscono la realizzazione di questa
fontana al Giambologna.
Defluente dalla Fontana dei Delfini per caduta naturale, l'acqua sgorga dalle fauci di
un gambero in peperino, emblema del cardinale Gambara e percorre il dislivello racchiuso da
volute con una lunga serie di salti, apparendo proprio come una catena d'acqua
Fontana della Catena
Di forma ottagonale, si eleva su un
ripiano circondata da
sedili e spalliere che ne esaltano
l'elegante disegno. E' formata da
vasche degradanti
collegate da elementi
scultorei in peperino. Sedici
delfini sono disposti in coppia
agli angoli dell'ottagono, mentre vasi, mascheroni e
rilievi vari mostrano l'acqua nelle forme più
varie.
Fontana dei Delfini
Fontana del DiluvioE' il punto d'inizio della cascata d'acqua che, lungo un sol asse, conduce alla grande fontana quadrata posta al centro del bellissimo giardino all'italiana. Si tratta di una fontana a grotte che si trova fra le due
Logge delle Muse sullo sfondo di un piccolo piazzale , una specie di teatrino all'aperto, motivo
ricorrente delle ville italiane del Rinascimento. Accoglie il visitatore un'erma con quattro teste posta
al centro della scena.
La Loggia delle Muse Sono due
deliziose
palazzine
poste ai lati della
Fontana del
Diluvio. Erano luoghi
di riposo e di
diletto; dai
cornicioni
laterali usciva
no
getti di acqua
per fare
scherzi bagnati agli ospiti.
Su entra
mbe le facciat
e campeggia il gambe
ro araldico della famigli
a Gamba
ra.
Giardino Segreto
Si trova di lato alla Loggia delle Muse. E' un recinto quadrato delimitato da colonne, dove si coltivavano fiori e frutti.