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Il Katrina Tattoo era dopo la fine · Il Katrina Tattoo era la riga lasciata dal livello...

Date post: 18-Oct-2020
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| | 15 giugno 2011 | 33 | 15 giugno 2011 | | 32 ESTERI REPORTAGE C’è vita dopo la fine del mondo? L’uragano, la crisi economica, il disastro ambientale. Così la bella e sfortunata capitale dell’“altra America” impara a farsi largo fra rovine immobili e tradizioni ancora fiorenti. Cartoline con dedica da New Orleans da New Orleans Alessandro Turci - foto di Federica Miglio X COME INAGIBILE Il cataclisma ancora impresso sulle pareti Il Katrina Tattoo era la riga lasciata dal livello dell’acqua sulle case e sui muri di New Orleans dopo la deva- stazione. Era l’agosto dell’anno 2005 quando l’uragano colpì la città. Oggi quel segno non si trova più, ma il tatuag- gio è sbocciato in altre forme. Abitazioni abbandonate, muri con grandi “X” d’inagibilità tracciate dai servizi di emergenza, negozi desolati, scuole enormi con pochi allievi. In alcuni quartieri Katrina è ancora oggi parte della quotidianità, anche se l’uragano non basta a raccontare tutta New Orleans, un luogo che continua a rappresentare l’appro- do per tutti quelli che hanno dell’America un’idea diversa dal mainstream. IL DESERTO AVANZA Un grande esodo iniziato ben prima dell’apocalisse Sei anni sono passati, ma alcune zone della città, non lontane da downtown, por- tano ancora i segni eviden- ti del passaggio di Katrina. A ovest del Quartiere francese, verso Rampart Street, le case abbando- nate si susseguono, alter- nandosi a quelle in vendita. L’abbandono di New Orleans era iniziato già cinque anni prima dell’ura- gano per la crisi economica dell’intera regione, ma con Katrina il fenomeno ha avuto un ulteriore impulso: si calcola che negli ultimi dieci anni il 29 per cento della popolazione abbia lasciato la città.
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Page 1: Il Katrina Tattoo era dopo la fine · Il Katrina Tattoo era la riga lasciata dal livello dell’acqua sulle case e sui muri di New Orleans dopo la deva-stazione. Era l’agosto dell’anno

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ESTERI REPORTAGE

C’è vita dopo la fine del mondo?

L’uragano, la crisi economica, il disastro ambientale. Così la bella e sfortunata capitaledell’“altra America” impara a farsi largo fra rovine immobili e tradizioni ancora fiorenti.Cartoline con dedica da New Orleans

da New Orleans Alessandro Turci - foto di Federica Miglio

X COME INAGIBILE Il cataclisma ancora impresso sulle pareti Il Katrina Tattoo era la riga lasciata dal livello dell’acqua sulle case e sui muri di New Orleans dopo la deva-stazione. Era l’agosto dell’anno 2005 quando l’uragano colpì la città. Oggi quel segno non si trova più, ma il tatuag-gio è sbocciato in altre forme. Abitazioni abbandonate, muri con grandi “X” d’inagibilità tracciate dai servizi di emergenza, negozi desolati, scuole enormi con pochi allievi. In alcuni quartieri Katrina è ancora oggi parte della quotidianità, anche se l’uragano non basta a raccontare tutta New Orleans, un luogo che continua a rappresentare l’appro-do per tutti quelli che hanno dell’America un’idea diversa dal mainstream.

IL DESERTO AVANZA Un grande esodo iniziato ben prima dell’apocalisseSei anni sono passati, ma alcune zone della città, non lontane da downtown, por-tano ancora i segni eviden-ti del passaggio di Katrina. A ovest del Quartiere francese, verso Rampart Street, le case abbando-nate si susseguono, alter-

nandosi a quelle in vendita. L’abbandono di New Orleans era iniziato già cinque anni prima dell’ura-gano per la crisi economica dell’intera regione, ma con Katrina il fenomeno ha avuto un ulteriore impulso: si calcola che negli ultimi dieci anni il 29 per cento della popolazione abbia lasciato la città.

Page 2: Il Katrina Tattoo era dopo la fine · Il Katrina Tattoo era la riga lasciata dal livello dell’acqua sulle case e sui muri di New Orleans dopo la deva-stazione. Era l’agosto dell’anno

SAME OLD CITY Nel Quartiere francese la Big Easy sopravviveVista dall’affascinante Quartiere francese New Orleans può sembrare sem-pre la stessa città, con turi-sti, bohémien e perdigiorno che continuano ad animar-ne strade e locali giorno e notte, perché il richiamo di quella che un tempo era la Big Easy rimane vivo. Certo, la crisi economica della Louisiana, acuita l’anno scorso dal disastro petrolifero durato 106 giorni della piattaforma Bp nel Golfo del Messico, si fa sentire. La città cerca di ricostruire la sua memo-ria partendo dal proprio quartiere più famoso, ma è verso i sobborghi periferici che bisogna dirigersi per cercare di capirla meglio.

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NON È WALL STREET Anticonformisti e signori del jazzTutti quelli che non si riconoscono in Wall Street o in Hollywood, ma nem-meno nell’America laboriosa e contadina del Midwest, vengono a New Orleans, che oggi come ieri rima-

ne la patria degli anticonformisti e dei disadattati. E culla della grande musica jazz, nata proprio qui. La musica, suonata da professionisti o da artisti di strada, accompagna quasi ogni momento della vita nel delta del Mississippi.

NUOVE FONDAMENTA La sfida raccolta dai “ricostruttori”Quando si decide di ricostruire bisogna cercare di farlo bene. Anticonformista o meglio all’avanguardia, una generazione autode-nominatasi Yurp (Young Urban Rebuilding Professionals) è venu-ta a New Orleans da tutta l’America per raccogliere la sfida della ricostruzione, fondando-la sulle parole d’ordine dell’ecologia e della pianificazione urbana a impatto zero.

LA DEAD ZONE Case fantasma, giardini incolti e negozi abbandonatiEcco i quartieri dead-zone. Sono Lower 9th Ward e Gentilly, dove Katrina ha spezzato per sempre vite, affetti, memorie e beni materiali. Qui le case abbandonate sono lasciate al loro destino; tra le assi di legno malferme s’indovinano ancora mobili e suppellettili. Dalle fine-stre il vento fa sventolare bran-delli di stoffa e plastica mentre qualcuno si offre per tagliare l’erba alta che cresce nei nume-rosi giardini ormai incolti. In un supermercato abbandonato si trovano, assieme ai detriti, ancora i prodotti caduti dagli scaffali, travolti dall’uragano e lasciati lì da allora. La gente sembra convivere indifferente con questa strana scenografia urbana, come se fosse ormai parte integrante della città.

ESTERI REPORTAGE DA NEW ORLEANS


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