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Il modello cognitivo - Università degli Studi di Enna Kore - Home · 2017-10-26 · 3. pensieri...

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16/01/17 1 3 livelli di cognizioni 1. convinzioni profonde o core beliefs o schemi cognitivi; 2. convinzioni intermedie; 3. pensieri automatici. Il modello cognitivo Le convinzioni profonde, di base (o core beliefs o schemi cognitivi) Sin dallinfanzia le persone sviluppano alcune convinzioni su se stessi, sugli altri e sul mondo. Sono così profonde che spesso non si esplicitano neppure a se stessi. Sono considerate verità assolute . Quando la credenza di base è attivata, la persona interpreta le situazioni attraverso “le lenti” di questa credenza, nonostante linterpretazione sia, su basi razionali, palesemente falsa. Così la credenza si mantiene. Sono delle strutture interpretative di base con cui la persona rappresenta se stesso e gli altri e organizza il suo pensiero. In altre parole uno schema è una tendenza stabile ad attribuire un certo significato agli eventi.
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3 livelli di cognizioni

1.  convinzioni profonde o core beliefs o schemi cognitivi;

2.  convinzioni intermedie;

3.  pensieri automatici.

Il modello cognitivo

Le convinzioni profonde, di base (o core beliefs o schemi cognitivi)

•  Sin dall’infanzia le persone sviluppano alcune convinzioni su se stessi, sugli altri e sul mondo. Sono così profonde che spesso non si esplicitano neppure a se stessi. Sono considerate verità assolute. Quando la credenza di base è attivata, la persona interpreta le situazioni attraverso “le lenti” di questa credenza, nonostante l’interpretazione sia, su basi razionali, palesemente falsa. Così la credenza si mantiene.

•  Sono delle strutture interpretative di base con cui la persona rappresenta se stesso e gli altri e organizza il suo pensiero. In altre parole uno schema è una tendenza stabile ad attribuire un certo significato agli eventi.

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Le convinzioni profonde, di base (o core beliefs o schemi cognitivi)

•  Sono globali, rigidi e ipergeneralizzati. Essi possono riguardare noi stessi (schema di sé), gli altri (schema dell'altro) e la relazione di sé con l'altro (schema interpersonale).

•  convinzioni centrali di impotenza: sono inadeguato, incompetente, fuori controllo, un fallimento, debole, difettoso, ho bisogno degli altri

•  convinzioni centrali di non amabilità: non sono amabile, sono senza valore, diverso, indesiderabile, non voluto, non attraente, cattivo, rifiutato

Credenze di base di inadeguatezza

Sono incapace Sono impotente Non ho il controllo di me stesso Sono debole Sono vulnerabile Sono bisognoso Sono bloccato Sono inadeguato

Sono inutile Sono incompetente Sono un fallimento Non sono degno di rispetto Sono imperfetto Non sono abbastanza bravo

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Credenze di base di non amabilità

Non sono degno di amore Non sono piacevole Non sono desiderabile Non sono attraente Nessuno mi vuole Nessuno si preoccupa per me Sono cattivo Non sono degno di affetto

Sono diverso Sono imperfetto Non sono bravo abbastanza Sono destinato ad essere rifiutato Sono destinato ad essere abbandonato Sono destinato ad essere solo

Ad esempio, una persona che ha uno schema di sé del tipo "Non sono

amabile" penserà che nessuno mai potrà amarlo e può interpretare la fine di una relazione non come un evento che

può capitare a tutti e che di solito è influenzato da più fattori, ma come la

prova che nessuno lo può amare.

I contenuti degli schemi cognitivi vengono considerati come delle verità assolute.

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Convinzioni intermedie •  Sono delle idee o interpretazioni su se stessi,

sugli altri e sul mondo che ci permettono di organizzare l'esperienza, prendere decisioni in tempi brevi e orientarci nelle relazioni con le altre persone.

•  Sono più malleabili rispetto alle convinzioni di base.

•  Le convinzioni intermedie sono costituite da opinioni (es. "È umiliante andare all'esame impreparato!"), regole (es. "Devo sempre essere all'altezza della situazione!") e assunzioni (es. "Se prendo trenta tutti mi stimeranno"!).

Convinzioni intermedie

Le convinzioni centrali influenzano lo sviluppo delle convinzioni intermedie, spesso

inattivate, che consistono di opinioni, regole, assunzioni.

Esempio. •  Opinione: “E’ terribile essere incompetente” •  Regole/aspettative: “Devo sempre lavorare il più

sodo possibile” •  Assunzione: “Se lavoro il più sodo possibile, posso

essere in grado di fare quelle cose che gli altri riescono a fare facilmente”

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Pensieri automatici •  Sono le cognizioni più vicine alla consapevolezza e sono

delle parole, piccole frasi o immagini che attraversano la mente della persona ad un livello più superficiale (es. "Sarò sempre un fallito!"). Ne siamo appena consapevoli, ma lo siamo delle emozioni che ne conseguono. Quindi, in genere, si accettano acriticamente come veri i pensieri automatici.

•  E’ possibile imparare a identificarli prestando attenzione ai propri cambiamenti dell’umore: “Che cosa mi stava passando per la mente in quel momento?”.

•  Sono facilmente modificabili e sono direttamente responsabili delle emozioni provate dalla persona.

•  Sono pensieri corti, velocissimi, quasi telegrafici (‘sarà un disastro’) sono angoscianti perché producono emozioni negative; sono distorti perché forniscono interpretazioni erronee e poco realistiche degli eventi.

•  Non sono peculiari delle persone con una sofferenza psicologica: sono comuni a tutti .

Credenza di base

Credenza intermedia

Situazioneà Pensiero automaticoàEmozione

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Il modello cognitivo Convinzione centrale

Sono inadeguato

Situazione Fare un esame

Pensiero automatico Non ce la farò mai

Reazione emozionale Tristezza

Reazione comportamentale Smettere di studiare

Reazione fisiologica Peso all’addome

Convinzioni intermedie È terribile essere incompetente,

se lavoro al massimo posso fare alcune cose, devo sempre

lavorare al massimo

Bias di pensiero e conflitti Bias negativi nelle convinzioni su di sé

Area impotenza Area non amabilità

Bias negativi di predizione (anticipa esito negativo di eventi)

Bias negativi di memoria (accumulare informazioni negative su di sé)

Bias negativi di percezione (attenzione selettiva al negativo ed errori)

Bias negativi di interpretazione

(generalizzazione del negativo)

Situazione trigger: pericolo per regole e convinzioni introiettate

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CONVINZIONI CENTRALI

SONO LE CONVINZIONI CHE TENGONO APERTO IL CONFLITTO INTERIORE O

ESTERIORE: 1) NON SONO DEGNO DI AMORE 2) NON VALGO 3) SONO IMPOTENTE A CAMBIARE

LE COSE

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MODELLO COGNITIVO BECK

Interazione con gli altri ed esperienze incontrate

(fattori di rischio)

CONVINZIONI CENTRALI

CONVINZIONI INTERMEDIE

PENSIERI AUTOMATICI

Fattori precipitanti e attivanti

SITUAZIONE

REAZIONE

Emozionale Comportamentale

Fisiologica

IL MODELLO COGNITIVO CONVINZIONE CENTRALE

“sono incompetente”

CONVINZIONE INTERMEDIE Atteggiamenti “è terribile essere inadeguato” Regole “devo sempre fare del mio meglio” Assunzioni negative “se non capisco qualcosa perfettamente sono stupido” Assunzioni positive “solo se riesco al massimo, posso considerarmi bravo”

Pensieri automatici

Situazione Reazione Emozionale à tristezza

Comportamentale à smettere di studiare

Fisiologica à senso di peso dell’addome

“ è troppo difficile non ce la

farò mai”

Fare un esame

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IL MODELLO COGNITIVO

“sono grassa (senza valore) CONVINZIONE CENTRALE

CONVINZIONE INTERMEDIE Atteggiamenti “è terribile essere grassa” Regole “devo sempre fare del mio meglio per dimagrire” Assunzioni negative “se non riesco a dimagrire la mia vita sarà uno schifo” Assunzioni positive “solo se riesco a dimagrire, potrò essere amata”

Situazione Pensieri automatici

Reazione

Emozionale à sconforto, disgusto comportamentale à saltare il pasto successivo fisiologia à senso di gonfiore dell’addome

“ sono grassa come un maiale”

Pancia gonfia dopo mangiato

Domande per esaminare un pensiero automatico

•  Qual è l’evidenza che supporta questa idea? •  Qual è l’evidenza che non supporta questa idea? •  Qual è la cosa peggiore che può capitare? Potrei

sopravvivere? •  Qual è la cosa migliore che può capitare? •  Qual è l’esito più realistico? •  Quali sono i vantaggi nel mantenere questa idea? •  Quali sono gli svantaggi nel mantenere questa idea? •  Cosa direi… (a un’amico) se fosse nella medesima

situazione?

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“Distorsioni cognitive" 1) TUTTO O NIENTE (spesso correlato ai giudizi

assoluti)

5) RAGIONAMENTO EMOTIVO (spesso associato a insopportabilità e bisogni assoluti)

2) GENERALIZZAZIONE (spesso correlata a doveri e giudizi assoluti)

6) DOVREI (spesso correlato ai doveri assoluti)

3) FILTRO MENTALE o squalifica del positivo (spesso correlato alle catastrofi)

7) ETICHETTARE (spesso correlato ai giudizi assoluti)

4) CONCLUSIONE AFFRETTATA (spesso correlata a giudizi o bisogni assoluti)

8) PERSONALIZZAZIONE (spesso correlata a insopportabilità o bisogni assoluti)

Sono identificabili nei pensieri automatici

“Distorsioni cognitive" 1.  Il pensiero dicotomico (o tutto o nulla): una situazione o

è un successo oppure è un fallimento, non esistono gradi intermedi, se una situazione non è perfetta è un completo fallimento (ad esempio, “Poiché la terapia cognitiva non risolverà tutti i miei problemi, perché dovrei farla?”). Le cose sono viste in termini di categorie mutualmente escludentisi senza gradi intermedi.

2.  La generalizzazione: il fare, come si dice, "di tutt’erba un fascio", un evento negativo non è semplicemente qualcosa che in quella circostanza è andata male, ma è la prova che la vita è fatta solo di eventi negativi. Anche definito come "globalizzazione"; uno specifico evento è visto come essere caratteristica di vita in generale o globale piuttosto che come essere un evento tra tanti.

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“Distorsioni cognitive" 3.  L’astrazione selettiva (o filtro mentale): "bicchiere mezzo

vuoto” cioè il puntare l’attenzione su di un solo aspetto (negativo) di una situazione ignorando tutto il resto (positivo) (ad esempio, il professore loda l’elaborato e suggerisce alcune modifiche marginali e questo viene vissuto come un giudizio negativo su tutto il lavoro senza tener conto dei giudizi positivi).

Lo squalificare il lato positivo: le esperienze positive che sono in contrasto con la visione negativa sono trascurate sostenendo che non contano. Vengono minimizzate, attribuite al caso o all’educazione, alla gentilezza degli altri. Ad esempio, non credere ai commenti positivi degli amici e colleghi dubitando che dicano ciò solo per gentilezza. ("ciò non conta nulla, conta di più ... ”). ("era una cosa secondaria - per una volta ho avuto fortuna - lo dicono per educazione, perché certe cose non si dicono in faccia ...").

“Distorsioni cognitive" 4.  La lettura del pensiero: un soggetto può sostenere che altri

individui stiano formulando giudizi negativi ma senza alcuna prova evidente di ciò che afferma. Ad esempio, affermare di sapere che l'altro ci giudica male anche contro la rassicurazione di quest'ultimo: ("ti ho già capito…").

Il riferimento al destino: l'individuo reagisce come se le proprie aspettative negative sugli eventi futuri siano fatti già stabiliti. Ad esempio, il pensare che qualcuno lo abbandonerà, e che lo sa già, e agisce come se ciò fosse vero. ("lo so già"). Insieme al precedente formano il "salto alle conclusioni", cioè il caso esemplare di inferenza arbitraria.

La catastrofizzazione: il giudicare gli eventi negativi come intollerabili catastrofi, una brutta figura viene vissuta come una cosa terribile, un’umiliazione intollerabile. Ad esempio, il disperarsi dopo un brutta figura come se fosse una catastrofe terribile e non come una situazione semplicemente imbarazzante e spiacevole. ("è terribile se...).

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“Distorsioni cognitive" 5.  Il ragionamento emotivo: considerare le reazioni emotive

come prova di qualcosa ("Mi sento spaventato, questo vuol dire che la situazione è veramente pericolosa"). Ad esempio, concludere che siccome ci si sente sfiduciati, la situazione è senza speranza. ("se mi sento così allora è vero").

6.  La doverizzazione: il giudicare se stessi e gli altri sulla base di come uno "dovrebbe" comportarsi o sentire ("Se è un amico, deve stimarmi, perché bisogna stimare gli amici"). L'uso di "dovrei", "devo", "bisogna", “si deve", segnala la presenza di un atteggiamento rigido e tendente alla confusione tra "pretendere" e "desiderare", e ciò è in diretta connessione con regole personali. Ad esempio, il pensare che un amico deve stimarci, perchè bisogna stimare gli amici. ("devo ...", "si dovrebbe ...", "gli altri devono ...").

“Distorsioni cognitive"

7.  L’etichettamento: il definire le cose, qualcuno con un’etichetta globale invece che facendo riferimento a cose specifiche, come ritenersi "un fallimento" piuttosto che ammettere di essere incapaci di fare una cosa specifica.

8.  La personalizzazione: il ritenere se stessi responsabili di qualcosa di cui, in realtà, sono soprattutto responsabili altre persone o altri fattori. Ad esempio, considerare che una momentanea assenza di amicizie è il riflesso della propria inadeguatezza piuttosto che un caso. ("è colpa mia se...").

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Il modello cognitivo

Ipotizza che, attraverso le esperienze che facciamo a partire dall’infanzia e via via

nel corso della vita, ci formiamo delle convinzioni soggettive (cognizioni) che

condizionano il nostro modo di "percepire", di "capire" gli avvenimenti, di

"interpretarli", e che condizionano di conseguenza le nostre azioni ed il nostro

comportamento.

In alcuni casi, infatti, il pensiero distorto e disfunzionale può portare allo sviluppo di circoli

viziosi che mantengono la sofferenza nel tempo.

Ad esempio, una persona con depressione può pensare di sé "Sono un fallito!" (B: pensiero) e provare uno stato di tristezza (C: emozione); a sua volta, la tristezza porta all'apatia e alla passività nel comportamento, che possono essere interpretate dal soggetto come un ulteriore prova del proprio fallimento personale, in altre parole la persona potrebbe pensare di sé "Sto qui senza fare niente, sono proprio un fallito!" (B1: pensiero); tale interpretazione può generare altra tristezza (C1: emozione) e così via.

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Possiamo considerare i disturbi emotivi, dunque, come il prodotto di circoli viziosi che mantengono i sintomi nel tempo. E' possibile supporre che senza tali meccanismi di mantenimento, la persona troverebbe da sola la soluzione

dei suoi problemi psicologici utilizzando la capacità di risoluzione dei problemi (problem-solving) insita nell'essere

umano.

E’ necessario, pertanto, interviene sui pensieri automatici negativi, sulle convinzioni intermedie e sugli schemi cognitivi disfunzionali al fine di regolare le emozioni

dolorose, interrompere i circoli viziosi che mantengono la sofferenza nel tempo e creare le condizioni per la soluzione del problema. Gli studi scientifici sul trattamento dei disturbi

emotivi indicano che se si ottiene una modificazione profonda delle convinzioni si hanno meno probabilità di

ricaduta in futuro.

Obiettivi Identificare i pensieri angoscianti e valutare quanto essi siano realistici.

Mettere in luce le interpretazioni errate e

proporre interpretazioni alternative - ossia, delle spiegazioni più plausibili degli eventi - si produce una diminuzione quasi

immediata del malessere e dei sintomi

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Poiché non sono peculiari delle persone con una sofferenza psicologica, ma sono comuni a tutti, sperimentiamo su di noi.

Da dove partire?

Dai nostri cambiamenti di umore, cioè quando notiamo che il nostro umore è

cambiato o si è intensificato in una direzione negativa, o quando notiamo sensazioni corporee associate ad un

sentimento negativo.

Identificare le emozioni

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Le emozioni negative…?

Per descrivere le emozioni di solito è sufficiente una parola

•  Tristezza, essere giù, solitudine, infelicità •  Ansia, preoccupazione, paura, spavento, tensione •  Rabbia, irritazione, essere seccati, noia •  Vergogna, imbarazzo, sentirsi umiliati •  Gioia •  Disgusto •  Senso di colpa (del responsabile e del sopravvissuto) •  Gelosia, invidia

Le emozioni negative…?

In ogni emozione si possono individuare tre componenti/aspetti:

ü  Ingredienti cognitivi

ü  Attivazioni fisiologiche

ü  Risposte comportamentali

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Emozione, Scopi e Regolazione del Comportamento

a)  Le emozioni “sorvegliano” gli scopi Compromissione Minaccia Raggiungimento

b)  Le emozioni sono degli scopi Scopo di provare o non provare una data emozione Scelta di fare o non fare l’azione X

c)  Le emozioni attivano scopi Dimensione conativa delle emozioni Tendenza all’azione Impulsi

Ingredienti cognitivi delle principali emozioni

•  TRISTEZZA: reazione alla perdita di un bene, c’è dispiacere e la perdita è valutata come un danno, ma non compromette scopi etici, esistenziali e cruciali per l’individuo

•  DEPRESSIONE: si assume che uno o più scopi importanti siano compromessi in modo irreversibile, insostituibile, ingiusto e dunque inaccettabile.

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Ingredienti cognitivi delle principali emozioni

•  ANSIA: Risposta alla percezione di un pericolo imminente o di un evento negativo incombente.

•  PAURA: percezione di un pericolo reale ed altamente probabile (non solo minacciato come nell’ansia)

•  RABBIA: si assume di aver subito un torto, vale a dire un danno ingiusto, e che sia possibile “contraccambiare” e/o segnalare il proprio disappunto (ribadire i propri diritti e, quindi, il rango).

Ingredienti cognitivi emozioni

•  VERGOGNA: si assume che sia stato compromesso, almeno parzialmente, lo scopo della buona immagine rispetto a valori condivisi e che l’opinione dell’altro sia almeno plausibile.

•  GIOIA: si assume che un proprio scopo importante sia o possa essere raggiunto (l’intensità dipende da probabilità, imminenza e valore dello scopo).

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Ingredienti cognitivi emozioni •  DISGUSTO: segnala la percezione che

siano stati violati i confini del corpo da parte di agenti contaminanti. La contaminazione minaccia la propria dignità ed integrità in quanto si assume che possa modificare la propria “essenza” fisica e/o psicologico-morale fino al punto di rischiare di meritare il disprezzo altrui.

•  DISPREZZO: emozione fredda che implica il distacco dall’oggetto o persona a cui è rivolta. Implica una valutazione morale di segno negativo dell’altro, la derisione e la sfida.

Ingredienti cognitivi emozioni

•  COLPA DEL RESPONSABILE: si assume di aver causato tramite una propria azione/omissione un danno ingiusto o aver disatteso una regola etica e che si sarebbe potuto agire diversamente.

•  COLPA DEL SOPRAVVISSUTO: si assume di aver avuto una sorte immeritatamente migliore di quella toccata ad un “compagno”.

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Ingredienti cognitivi emozioni

•  INVIDIA: il contrario, ossia, si assume di aver avuto una sorte immeritatamente peggiore di quella toccata ad un “compagno”.

•  PENA: costatazione di un danno ad una persona, senza che questa ne abbia alcuna responsabilità. Non c’è relazione tra chi prova pena e la vittima. Aumenta se la vittima è inconsapevole.

Andamento dell’intervento cognitivo

Il decorso abituale dell’intervento cognitivo prevede un lavoro iniziale sui pensieri automatici e sugli errori di ragionamento.

Si insegna al soggetto ad identificarli e valutarli, per poi modificarli.

Successivamente l’intervento si sposta sulle convinzioni intermedie e centrali che sono valutate e modificate attraverso strategie specifiche. La loro modificazione porta il soggetto a

percepire gli eventi in modo tale da sviluppare reazioni emozionali, fisiologiche e comportamentali meno disfunzionali. Secondo il modello cognitivo la modificazione delle convinzioni

centrali porterebbe il soggetto a cambiamenti profondi e dovrebbe ridurre il rischio di ricadute.

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La pratica dell'attenzione consapevole: Mindfulness

Significa essenzialmente “consapevolezza” dei propri pensieri, azioni e motivazioni.

Deriva dagli insegnamenti dalle pratiche di meditazione.

Mindfulness è quindi una modalità di prestare

attenzione, momento per momento, intenzionalmente e in modo non giudicante, al fine di risolvere (o prevenire) la sofferenza interiore e raggiungere un’accettazione di

sé attraverso una maggiore consapevolezza della propria esperienza che comprende: sensazioni,

percezioni, impulsi, emozioni, pensieri, parole, azioni e relazioni.

La pratica dell'attenzione consapevole: Mindfulness

•  La pratica Mindfulness ci aiuta a dis-identificarci da

tutte le forme di sofferenza, incluso ansia, rabbia, tristezza, e depressione.

•  Le connessioni fra pensieri, giudizi, sentimenti, sensazioni fisiche, e comportamenti diventano più chiari.

•  Il ciclo della sofferenza diventa meno reale, e … • … ci disidentifichiamo dal senso dell'agire,

dell'aggrapparci, e del resistere. •  Non è semplice – ma neanche lo è la sofferenza. •  E' una pratica a lungo periodo, non immediata.

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La pratica dell'attenzione consapevole: Mindfulness

à  protocollo per la riduzione dello stress à  protocollo per la riduzione della depressione à  protocollo per i disturbi dell’alimentazione à  protocollo della Linehan (disturbo Borderline)

Jon Kabat-Zinn

La pratica dell'attenzione consapevole: Mindfulness

MEDITAZIONE DEL MANGIARE

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MEDITAZIONE DEL MANGIARE

La mente -  Va in pilota automatico -  Tende a divagare (va nel passato o nel futuro e non si ferma nel presente ) -  Tende a valutare, dare giudizi -  Tende a percepire senza sentire (guardare senza vedere) -  Tende ad avere aspettative e obiettivi

DOMANDE

-  Chiedere “a chi va di descrivere la propria esperienza” -  Chiedere “a chi va di commentare la propria e l’altrui

esperienza” -  Chiedere “provate a vedere se ci sono dei collegamenti o

delle ricorrenze nelle descrizioni che sono state fatte?”

La pratica mindfulness in tre minuti

(Williams, Teasdale, Segal, Kabat-Zinn)‏

1.  Chiediti: Cosa sto provando in questo momento? Poi fai attenzione ai tuoi pensieri, sentimenti, e sensazioni fisiche.

2.  Focalizzati sulla sensazione del respiro.

3.  Amplifica la tua consapevolezza nel sentire tutto il corpo, la postura, e l'espressione facciale.

4.  Focalizzati su un qualsiasi disagio, tensione, o resistenza. Inspira ed espira.

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La pratica mindfulness di un giorno

(Williams, Teasdale, Segal, Kabat-Zinn)‏

•  Quando è possibile, fai una sola cosa alla volta. •  Fai molta attenzione a ciò che stai facendo. •  Quando la mente divaga, riportala indietro. •  Ripeti un milione (o più) di volte. •  Nel momento in cui sei consapevole di un senso di

vergogna, colpa, mancanza, tristezza, rabbia, o ansietà, guardati dentro e osserva cosa sei realmente.

Imagery with rescripting: Razionale e finalità

ü  È un metodo esperienziale, ovvero ha come trigger l’esperienzaemotiva non i pensieri o le condotte.

ü  Tesi: i vissuti emotivi attuali hanno frequentemente una “radice” in esperienze critiche infantili; l’esperienza (che si traduce in “memorie”) è informativa rispetto alla percezioni di sé. Rielaborare il ricordo modifica non tanto il ricordo in sé (non è negli scopi), quanto le informazioni sul sé connesse (credenze e scopi connessi al sé).

ü  Il cambiamento atteso è, dunque, funzione della modificazione della reazione emotiva e della rappresentazione di sé connessa a memorie critiche.

ü  Particolarmente adatto per pazienti con traumi e per aspetti disfunzionali di personalità.

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Tecniche per individuare i ricordi

ü Ricordi critici emersi in anamnesi

ü Partire dal presente: o  ripensa e descrivi un’esperienza critica recente che

emozioni hai provato? o  immaginati bambino con le stesse emozioni o  ti viene in mente qualche ricordo o scena?

ü Situazione presente positiva: o  ripensa e descrivi un’esperienza in cui ti sei sentito bene o  ti viene in mente qualche ricordo di te bambino?

(emergono ricordi di opposta valenza emotiva)

Prima Fase Far chiudere gli occhi e ripensare alla scena nel

modo più vivido possibile, aiutando il pz con domande:

o Cosa vedi? Che odori senti? Che rumori senti? Cosa senti fisicamente?

o Che emozioni provi? o Cosa ti passa per la mente? o Cosa stai facendo? o Cosa sta accadendo intorno a te?

⇒ Forti emozioni sono un indicatore della significatività del ricordo.

⇒ Discutere di quanto emerso nel ricordo o passare subito a fase due.

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Seconda Fase Con gli occhi chiusi, far ri-visualizzare la stessa scena

ma come se il pz fosse presente da adulto come testimone. Quando la scena è chiara, chiedere:

o Cosa sta accadendo? Cosa vedi? o Cosa provi guardando (te bambino) (scena)? o Cosa pensi di quanto sta accadendo? o C’è qualcosa che ti piacerebbe fare? o Fai ciò che ti piacerebbe fare (INTRODUZIONE DI CAMBIAMENTO NELLA MEMORIA) o Adesso come ti senti? Cosa pensi?

ü Se “l’adulto” è soddisfatto: parlare di quanto è accaduto o passare subito alla fase tre. ü Se il paziente non è soddisfatto, far introdurre altri cambiamenti fino a quando non dice che è soddisfatto.

Terza Fase Chiedere al paziente di assumere nuovamente il ruolo di sé bambino e far visualizzare la scena

con i cambiamenti introdotti dall’adulto. o Cosa sta accadendo? Cosa vedi? o Cosa pensi di quanto sta accadendo (intervento Sé adulto)? o Cosa provi dopo che l’adulto interviene? Cosa pensi dell’adulto? o C’è qualcosa che desideri e ti piacerebbe chiedergli? o Prova a chiedergli ciò che ti piacerebbe facesse/dicesse. o Come ti senti ora? (se non è soddisfatto: ripetere)

Discutere dell’esperienza con il pz. e/o fargli riascoltare la registrazione.

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Quale CAMBIAMENTO osserviamo?

Il paziente impara a chiedere aiuto e protezione e a riconoscere i suoi bisogni.

Altre ipotesi:

§ È un cambiamento della percezione di sé formatasi nelle esperienze critiche (chi sono io?).

§ È una esperienza di legittimazione dei propri desideri e bisogni.

§ È una esperienza che disconferma l’idea di destino (ipotesi focali).

Come FUNZIONA l’Imagery? ü  Le tipiche procedure cognitive di cambiamento

producono un cambiamento del genere “esistono eccezioni alla regola/credenza”

o  Da Sono una persona degna di biasimo o  A Non sono per tutti/ non sono sempre degno di biasimo

ü  Le procedure come l’IR, quando efficaci, modificano la regola originaria (lo schema centrale) facendo rivivere le esperienze prototipiche nelle quali la regola si è creata e aiutando il paziente a creare una regola nuova

o  Merito di essere protetto

ü  Inoltre l’IR utilizza e modifica, oltre alle informazioni/ricordi verbali, anche quelli visivi e senso-motori.


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