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Il nesso di causalità nelle Malattie Occupazionali · 2008. 12. 6. · 1 Il nesso di causalità...

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1 Il nesso di causalità nelle Malattie Occupazionali Prof. Plinio Fabiani 28 Novembre 2008 Facoltà di Psicologia Corso di Medicina Sociale MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI_DECRETO 27 Aprile 2004 Elenco delle malattie per le quali e' obbligatoria la denuncia, ai sensi e per gli effetti dell'art. 139 del testo unico, approvato condecreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, esuccessive modificazioni e integrazioni._ (GU n. 134 del 10-6-2004 )
Transcript
  • 1

    Il nesso di causalità nelleMalattie Occupazionali

    Prof. Plinio Fabiani

    28 Novembre 2008

    Facoltà di Psicologia

    Corso di Medicina Sociale

    MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHESOCIALI_DECRETO 27 Aprile 2004

    Elenco delle malattie per le quali e'obbligatoria la denuncia, ai sensi e pergli effetti dell'art. 139 del testo unico,approvato condecreto del Presidentedella Repubblica 30 giugno 1965, n.1124, esuccessive modificazioni eintegrazioni._

    (GU n. 134 del 10-6-2004 )

  • 2

    IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLEPOLITICHE SOCIALI

    Visto l'art. 139 del testo unico delle disposizioni perl'assicurazione obbligatoriacontro gli infortuni sul lavoro e lemalattie professionali, approvato con decretodel Presidente dellaRepubblica 30 giugno 1965, n. 1124, e successivemodificazioni e integrazioni;_

    Visto l'art. 10, comma 1, del decreto legislativo 23 febbraio2000, n. 38, cheprevede la costituzione di una commissionescientifica per l'elaborazione e larevisione periodica dell'elencodelle malattie di cui all'art. 139 oltre che delletabelle di cuiagli articoli 3 e 211 del testo unico approvato con decretodelPresidente della Repubblica n. 1124/1965;_

    Visto il comma 4 dello stesso art. 10 che, tra l'altro, prevedeche gliaggiornamenti dell'elenco di cui al citato art. 139 sonoeffettuati con decreto delMinistro del lavoro e delle politichesociali su proposta della commissionescientifica sopra richiamata; _

    Visto il decreto ministeriale 23 marzo 2001 e successivemodificazioni eintegrazioni, con il quale e' stata costituita lacommissione scientifica di cuisopra; _

    IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

    … Visto il decreto ministeriale 18 aprile 1973, concernente 衂Elenco delle malattie

    per le quali e' obbligatoria la denuncia contro gliinfortuni sul lavoro e le malattieprofessionali衒; _Visto che il comma 4 del citato art. 10 ha inoltre dispostochel'elenco delle malattie di cui all'art. 139 del decreto delPresidente dellaRepubblica n. 1124/1965 debba contenere anche listedi malattie di probabile edi possibile origine lavorativa;_

    Vista la delibera n. 3 assunta in data 22 marzo 2004, con cui lapredettacommissione scientifica ha proposto un elenco costituito datre liste: lista I,contenente malattie la cui origine lavorativa e'di elevata probabilita'; lista II,contenente malattie la cui originelavorativa e' di limitata probabilita'; lista III,contenentemalattie la cui origine lavorativa e' possibile; _

    Considerato che la proposta ha tenuto conto della raccomandazione90/326/CEEcosi' come sostituita dalla raccomandazione 2003/670/CE;

    Decreta:

  • 3

    IL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

    Art. 1._

    1. E' approvato, nel testo allegato al presente decreto di cui formaparte integrante, l'elenco delle malattie per le quali e'obbligatoria ladenuncia ai sensi e per gli effetti dell'art. 139 del testo unicoapprovato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno1965, n. 1124, e successive modificazioni e integrazioni.__

    2. L'elenco e' costituito: dalla lista I, contenente malattie lacuiorigine lavorativa e' di elevata probabilita'; dalla lista II,contenentemalattie la cui origine lavorativa e' di limitataprobabilita'; dalla listaIII, contenente malattie la cui originelavorativa e' possibile. __

    3. L'elenco di cui ai commi precedenti sostituisce quelloapprovatocon decreto ministeriale 18 aprile 1973.

    Art. 2.

    PROBABILITA’ E POSSIBILITA’NELLA NUOVA LISTA DELLEMALATTIE PROFESSIONALI

  • 4

    Le tre listedel d.m. 37 aprile 2004

    Elevata probabilità

    Limitata probabilità

    Possibilità

    D.Lgs 38/2000 art.10 punto 4

    “… l’elenco delle malattie di cui all’art.139 del testo

    unico conterrà anche liste di malattie di probabile e

    di possibile origine lavorativa …”.

  • 5

    D.M. 27.4.2004

    LISTA I Malattie la cui origine lavorativa è di

    elevata probabilità

    LISTA II Malattie la cui origine lavorativa è di

    limitata probabilità

    LISTA III Malattie la cui origine lavorativa è

    possibile

    LISTA I Gruppo 1 Agenti Chimici 59Gruppo 2 Agenti Fisici 11Gruppo 3 Agenti Biologici 39Gruppo 4 App. Resp. 26Gruppo 5 Malattie pelle 9Gruppo 6 Tumori Professionali 38

    Totale 182LISTA II Gruppo 1 Agenti Chimici 5

    Gruppo 2 Agenti Fisici 4Gruppo 6 Tumori professionali 22Gruppo 7 Organizz. Lavoro 1

    Totale 32LISTA III Gruppo 1 Agenti Chimici 2

    Gruppo 2 Agenti Fisici 2Gruppo 3 Tumori Professionali 6

    Totale 10

    TOTALE 224

  • 6

    DIAGNOSI DI MALATTIA PROFESSIONALE

    ANAMNESI VISITA MEDICA ACC. DIAGNOSTICO

    DIAGNOSI CLINICA

    VERIFICA SUSSISTENZA N.C. TRA MALATTIA E LAVORO

    DIAGNOSI MEDICO LEGALE

    CRITERI DI CAUSALITA’ DI HILL

    CONSISTENZA - associazione dimostrata in più studi

    FORZA - la probabilità aumenta col RR e se c’è rapporto dose/effetto

    SPECIFICITA’ - specifica malattia a specifica esposizione

    TEMPORALITA’ - la causa deve precedere la malattia

    COERENZA - o plausibilità biologica

  • 7

    CRITERI DI CAUSALITA’ TRADIZIONALI

    QUALITATIVO

    QUANTITATIVO

    MODALE

    TEMPORALE

    TOPOGRAFICO

    ESCLUSIONE ALTRE CAUSE

    ALTRI METODI

    POSSIBILITA’ - idoneità della causa

    PROBABILITA’ - studi epidemiologici

  • 8

    OBIETTIVI ART.10 (D.Lgs 38) ART.139 (T.U.)

    PREVENZIONE (insita nell’individuazione dei

    rischi)

    EMERSIONE (registro) (di patologie da lavoro

    considerate malattie comuni)

    Articolo 10 d. lgs. 23 febbraio 2000, n. 38 –Disposizioni in materia di assicurazione contro gli

    infortuni sul lavoro e le malattie professionali

    “Fermo restando che sono considerate malattie professionali anchequelle non comprese nelle tabelle di cui al comma 3 delle quali illavoratore dimostri l'origine professionale, l'elenco delle malattie dicui all'art. 139 del testo unico conterrà anche liste di malattie diprobabile e di possibile origine lavorativa, da tenere sottoosservazione ai fini della revisione delle tabelle delle malattieprofessionali di cui agli articoli 3 e 211 del testo unico”

  • 9

    PROBABILITA’ ELEVATA?

    L’art. 10 del d.lgs. 38/200, presupponendo come di certa originelavorativa le malattia di cui all’art. 139 T.U, fino a questo momentoelencate nel d.m. 18 aprile 1973, ha disposto che, nell’elaborazione ditale elenco, sino prese in considerazione e ricomprese anche le malattiedi probabile e possibile origine lavorativa La commissione ha ritenutoche, in base alle attuali conoscenze, l’assoluta certezza di origine nonpuò più essere attribuita ad alcuna malattia professionale, per ilcambiamento delle esposizione lavorative e per le interazioni tra causamorbigena e suscettibilità individuale, tanto che ormai si preferisceparlare di matrice causale (combinazione di multifattorialità e diversasensibilità individuale). La commissione ha pertanto ritenuto opportunoricorrere al concetto di “elevata probabilità”.

    Commissione scientifica per l’aggiornamento delle tabelle delle malattie professionali – art. 10 d.lgs.38/200

    MALATTIE PROFESSIONALIPER LE QUALI E’ OBBLIGATORIA LA DENUNCIA

    AI SENSI DELL’ART. 139 T.U.

    D.m. 18 aprile 1973

    CERTEZZA

    D.m. 27 aprile 2004

    ELEVATA

    PROBABILITA’

    ma non basta….

  • 10

    MALATTIE PROFESSIONALIPER LE QUALI E’ OBBLIGATORIA LA ENUNCIA

    AI SENSI DELL’ART. 139 T.U.

    D.m. 18 aprile 1973

    Malattie provocate

    dai seguenti

    agenti chimici

    -

    -

    D.m. 27 aprile 2004

    Agenti Malattie

    - -

    - -

    Decreto 13 aprile 1994, n. 336(G.U. n. 131 del 7 giugno 1994)

    1) Malattie causate da: a) piombo, leghe e suoi composti inorganici; b) composti organici del piombo, con le loro conseguenze

    dirette.

    2) Malattie causate da: a) mercurio, amalgame e composti inorganici; b) composti organici del mercurio, con le loro conseguenze

    dirette.

    3) Malattie causate da: …

  • 11

    PERCHE’ LE DUE NUOVE TABELLE:LIMITATA PROBABILITA’ POSSIBILITA’?

    Risponde ancora la Commissione:

    “La denuncia di tali malattie ha la finalità di registrare e monitorare le segnalazioni divaria provenienza (istituti universitari e di ricerca, ASL, medici di base, ecc.) ai fini dinon disperdere dati utili per il confronto e i necessari approfondimenti di ordinescientifico ed epidemiologico”.

    Ma soprattutto, le due nuove categorie sono imposte dallaRaccomandazione dell’Unione europea 2003/670/CEE, che cispiega che:

    “L’elenco complementare delle malattie di sospetta origine professionale (…)potrebbero essere in futuro inserite nell’allegato 1 [direttamente connesse all’attivitàlavorativa] dell’elenco europeo”.

    MALATTIE PROFESSIONALIPER LE QUALI E’ OBBLIGATORIA LA DENUNCIA

    AI SENSI DELL’ART. 139 T.U.

    D.m. 18 aprile 1973

    Malattie provocate

    dai seguenti

    agenti chimici- Arsenico

    - Berillio

    D.m. 27 aprile 2004

    Agenti Malattie- Arsenico - Congiuntiviti

    - Tumori cute

    - Berillo - Ulcere

    -Tumori polm.

  • 12

    Ancora la Commissione…

    “La Commissione ha tenuto conto della difficoltà ad utilizzare ilsuddetto (vecchio) elenco da parte dei medici non esperti nel campodelle malattie professionali; ha perciò deciso di aggiornare l’elenco,oltre che con la revisione e l’inserimento delle nuove malattie, anchecon una diversa struttura che prevede l’indicazione in due colonnedegli agenti di rischio e delle principali e più note malattie ad essicorrelate”.

    IL RUOLO DI TUTTI SANITARI

    “L’impegno di tutte le strutture sanitarie, oltre che deimedici di base, dovrà essere di particolare attenzione acorrelare ogni tipo di malattia in osservazione conl’attività lavorativa, presente e pregressa dei pazienti,attraverso un’accurata anamnesi lavorativa”.

    (è sempre la Commissione che parla)

  • 13

    in conclusione….

    Tutte le modifiche introdotte, pertanto, “dovrebberopermettere l’applicazione dell’art. 139 per le finalità siapreventive sia assicurative, oltre che per le acquisizioniscientifiche soprattutto di ordine epidemiologico”

    Liste e Tabelle…. 3 liste nel d.m. 27 aprile 2004;

    servono per individuare lemalattie da denunciare ai sensidell’art. 139 T.U.;

    saranno periodicamenteaggiornate dalla Commissione dicui all’art. 10 d. lgs. 38/2000;

    alcune malattie potranno passareda una categoria all’altra, egiungere alla I (elevataprobabilità).

    2 tabelle, negli allegati 4(industria) e 5 (agricoltura) delT.U, richiamate dagli artt. 3 e 211T.U., in materia di malattieprofessionali per le quali èobbligatoria l’assicurazione.

    dovranno essere revisionateanch’esse periodicamente, dallastessa Commissione, che per ora,però, ha preferito partire dalleliste, per poi arrivare alle tabelle.

  • 14

    Dalle liste alle tabelle

    Già l’art. 10 del d. lgs. 38/2000prevede che le due liste(malattie di probabile opossibile origine lavorativa)siano da tenere sottoosservazione ai fini dellarevisione delle tabelle dellemalattie professionali di cuiagli artt. 3 e 211 T.U.

    Ma soprattutto laCommissione, nella tantocitata relazione tecnica,dichiara ancora piùchiaramente chel’aggiornamento delleliste “è propedeuticoall’aggiornamento delletabelle di cui agli artt. 3 e211 del T.U”

    Un po’ di chiarezza…

    La Commissione dichiara che “le malattiela cui origine lavorativa è di elevataprobabilità (cioè quelle della prima lista)costituiranno la base per la revisione delletabelle ex artt. 3 e 211 del T.U.”

  • 15

    Vi è un rapporto diretto tra l’inserimento nella lista dellemalattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità e letabelle delle malattie professionali per le quali èobbligatoria l’assicurazione; e quindi si capisce perché il

    d.m. 27 aprile 2004 preveda, all’art. 2 ult. comma:

    “Il presente decreto saràtrasmesso alla Corte dei conti per

    il visto e la registrazione”

    D.M. 27 aprile 2004

    A Gli adempimenti di legge

    B La diagnosi medico-legale di MP da parte di“ogni medico”

    C Art.10 (D.Lgs 38/00) e art. 139 (T.U.): qualiobiettivi?

    D Quali modifiche apportare?

  • 16

    TESTO UNICO 1124/65 - art.139

    “E’ obbligatorio per ogni medico, che ne riconoscal’esistenza, la denuncia delle malattie professionali, chesaranno indicate in un elenco …”.

    “… La denuncia deve essere fatta all’Ispettoratodel lavoro … il quale ne trasmette copia … all’ufficiodel medico provinciale”

    D.Lgs 38/2000 art.10 punto 4

    “… La trasmissione della copia della denuncia dicui all’art.139, comma 2, del testo unico e successivemodificazioni e integrazioni, è effettuata, oltre chealla azienda sanitaria locale, anche alla sededell’istituto assicuratore competente per territorio”.

  • 17

    TESTO UNICO 1124/65 - art.53

    “… La denuncia delle malattie professionali deveessere trasmessa … dal datore di lavoro, corredata dacertificato medico, entro 5 gg successivi a quello in cuiil lavoratore ha fatto denuncia al datore di lavoro dellamanifestazione della malattia”.

  • 18

    La percezione soggettiva nei lavoratori europei(osha.eu.int, 1988; Commissione Europea, 1999)

    AGENTE DI RISCHIO % Lavoratori esposti

    Rumore 28% Vibrazioni 24% Agenti chimici 14% Monotonia del lavoro 45% Compiti ripetitivi 50% Ritmi imposti 25% Mancata rotazione delle mansioni

    44%

    Soprusi, violenza fisica, molestie 14% “Stress” 28%

    12 milioni (8%) sarebbero vittime di mobbing

  • 19

    European Foundation for the improvement ofliving and working conditions - 2005

    Settori a rischiosanità

    servizi sociali

    formazione

    Fattori di rischio

    Scarso controllo sul lavoro

    Insicurezza del posto di lavoro

    Mancanza di supporto sociale

    Trasformazioni del mondo del lavoro

    In Italia I.S.P.E.S.L. (giugno 2000):

    Sono circa 1.500.000 in Italia i lavoratori “mobbizzati” (70% nella P.A.)

    CENSIS (ottobre 2002): 41% degli italiani si dichiarano “stressati” dal lavoro

    INAIL (dicembre 2003): I casi per i quali è stata istruita una pratica di riconoscimento sono solo

    200 (90 nel giugno 2002; regioni “virtuose” Molise, Basilicata, Valled’Aosta), per:

    la modesta percentuale di sviluppo di una patologia le prevalenti azioni giudiziarie dirette (per il risarcimento completo del

    danno)

  • 20

    Le molestie morali:le attualità legislative e previdenziali

    • Progetti di legge : schema di Testo Unificatoper i disegni di legge n. 122 e connessi

    D.M. 27/4/04 : “Elenco delle malattie per le quali èobbligatoria la denuncia” inserisce (non in conformità con laraccomandazione 2003/670/CE), nella

    Lista II “limitata probabilità”: 1) disturbo dell’adattamento cronico

    2) disturbo post-traumatico da stress (invalidità da 6 a 15%)

    Produzione industriale su larga scala di beni

    di consumo

    Produzione di serviziLavoro “immaterale”/

    intellettuale“Terziarizzazione”

    Modello organizzativo“fordista”

    tradizionale

    Gerarchie variabili – Flessibilità

    funzionale, numerica,temporale e salariale“Volatilità della

    domanda”

    Scomparsa o riconversionedi aziende industriali

    “storiche”

    Industrializzazionedei paesi in via di

    sviluppo

    “Globalizzazione”

    Immigrazione

    AutomazioneInformatizzazione

    Tagli occupazionePerdita confini dell’ambiente di lavoro

    Le trasformazioni del mondo del lavoro

  • 21

    Nuovi modelli organizzativi enuovi rischi per la salute

    Adeguamento rapido alle richieste del mercato

    Forte (eccessiva) mobilità e competizione

    Tempi ridotti di permanenza aziendale

    Telelavoro o stretto contatto con utenza (front-office)

    Allargamento dei compiti e delle responsabilità

    Stretta interrelazione uomo-computer

    Forte incentivazione al lavoro di gruppo

    DI UNA SINDROME DELL’ORGANIZZAZIONE MALATA (fattore di rischio lavorativo)

    O

    DI UN “NORMALE” ASPETTO DELL’ATTUALE ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO ?

    Ma di che cosa stiamo parlando?

  • 22

    Lo stress: tante definizioni

    “Risposta non specifica dell’organismo davanti

    a qualsiasi sollecitazione si presenti, che innesta

    una normale reazione di adattamento, che può

    arrivare ad essere patologica in situazioni estreme”

    Che cosa è lo stress (da lavoro)?

    Lo stress legato al lavoro si manifesta quando lerichieste non sono commisurate alle capacità, risorseo esigenze del lavoratore(NIOSH, Stress at work, 1999)

    Lo stress in quanto tale non è una malattia !

    Lo diventa quando la sua durata e la sua intensitàeccedono le capacità del singolo lavoratore!

  • 23

    I PRINCIPALI QUADRI CLINICI

    BURN OUTSovraccarico emotivo con perdita diidealismo, scopi ed energie creato dalcontatto continuo con gli altri, inparticolare negli operatori socialidell’assistenza

    MOBBINGCondizione di violenza psicologica,intenzionale e sistematica, perpetrata inambiente di lavoro per almeno sei mesi,con l’obiettivo di espellere il soggettodal processo o dal mondo del lavoro

    SINDROME“CORRIDOIO”

    Passaggio dall’ambiente di lavoro aquello privato e viceversa direazioni emozionali negative, che,senza soluzioni di continuo(corridoio), si impiantano incontesti non appropriati

    SPP e M.C.

    Rischionormato

    o tabellato

    CensireValutare

    MigliorareSorvegliare

    Rischio nonnormato

    ?

    OBBLIGHI DI TUTELA

    Inserimento neldocumento aziendale

    di valutazione delrischio

    Legge n. 39/ 2002

    Gestione di un rischio residuo

    Stress omobbing

  • 24

    Un problema nuovo?

    La pratica preventivain azienda

    Le norme

    Es.: VDT, WMSDs,lavoro notturno,lavoro temporaneo, ecc.

    Mondo del lavoroche cambia

    BUONE PRASSI APPLICATIVE(Good practice)

    Rischi emergenti

    Rischi non normati

    Primo passo per una correttagestione del rischio non

    normato:

    Partecipazione attiva del medicocompetente alla valutazione dei rischi!

  • 25

    Quali riferimenti nellavalutazione del rischio?

    (osha.eu.int)

    “Atmosfera” e “cultura” nell’ambiente di lavoro

    Le richieste di lavoro (carichi)

    Il controllo sul proprio lavoro

    I rapporti gerarchici e di colleganza

    I livelli e le frequenze di cambiamento

    Le funzioni e le responsabilità

    Il sostegno del contesto

    La formazione e l’addestramento

    Ma anche…Ricerca di suscettibilità:

    Personalità premorbose Eventi stressanti di vita extralavorativa

    Le evidenze della praticaaziendale

    Professioni a rischio : P.A. Knowledge workers Sanità

    Le situazioni a rischio: Ristrutturazioni aziendali Crisi economiche e congiunturali Riconversioni aziendali, esuberi di personale Ricorso ad ammortizzatori sociali, ecc.

    Tipologia di lavoratori a rischio: Donne Lavoratori “atipici” Extracomunitari Personalità pre-morbose

  • 26

    Un fenomeno in evoluzione ?(indagine Iref, marzo 2004)

    Dalla lavoratrice donna (60,7%),

    del settore pubblico (27%),

    al lavoratore

    di sesso maschile (66,9%)

    del settore della media grande impresa (37,3%),

    che risiede al Sud (63,8%),

    appartenente alla fascia di età 40 - 50 anni (troppo vecchio per riaqualificarsi e troppo giovane per pensionarsi)

    Il nuovo mercato e lo stress

    Aumento pressionilavorative

    Velocità dei cambiamenti organizzativi

    Scarsa legislazionedi supporto

    Nuove tecnologieFrammentazione e scorporo

    della grande impresa

    Lavoratoripermanenti

    Lavoratoriatipici

    Privatizzazione crescente dei

    rapporti di lavoro

    Aumento del sensodi incertezza nel

    futuro

  • 27

    Il disadattamento lavorativo:caratteristiche comuni

    Labilità del nesso causale con l’ambiente di lavoro Squilibrio fra le richieste aziendali ed offerte

    individuali (fase della “dissonanza”) Conflittualità latente fino all’avversione esplicita Tempi di latenza dei disturbi generalmente lunghi

    (anni) Disagio psico-affettivo che esita in:

    disturbi psicosomatici, nevrosi ansioso-depressive, fobie, ecc.

    I punti critici nellaprevenzione

    Carenza di strumenti (univoci) di misura del disagio

    Percezione ancora imprecisa del fenomeno da partedei singoli lavoratori

    La necessaria diversificazione dei singoli casi “clinici”

    Individuazione del “nesso etiologico” tra lavoro edisagio lamentato

    Effettivo beneficio dell’eventuale prescrizione del MCsul lavoratore interessato?

  • 28

    Ma anche…

    Sovrastima del rischio (se tutto è mobbing, niente lo diventa)

    Resistenza ad affrontare il tema

    Scarsa collaborazione: del diretto interessato (reticenze o esibizione della patologia)

    dell’ambiente

    del datore di lavoro

    Diversi approcci nellavalutazione del rischio

    Dall’approccio organicistico-biomeccanico… : “tradizionali” fattori di rischio

    fisici

    chimici

    biologici

    ergonomici...

    …all’approccio organizzativo-interdisciplinare: rischi per il benessere sociale e la sfera psico-affettiva

    ovvero “rischi tecnopatici non normati ma assicurativamenterilevanti” (INAIL)

  • 29

    Aspetti del lavoro Fattori di rischio

    ORGANIZZAZIONEScarsa comunicazioneBassi livelli di sostegnoScarsa definizione degli obiettiviAmbiguità del ruolo

    SVILUPPO DI CARRIERAIncertezza di sviluppoBassa retribuzionePrecarietà del rapporto di lavoroBasso valore sociale del lavoro

    AUTONOMIAScarsa partecipazione alle decisioniMancanza di controllo sul “prodotto”

    RAPPORTI INTERPERSONALIIsolamento sociale e fisicoRapporti gerarchici non qualificantiConflitti interpersonaliEsigenze conflittuali lavoro-casa

    AMBIENTE ED ATTREZZATURENon conformità ergonomicaObsolescenza e scarsa manutenzione

    CONTENUTO DEL LAVOROMonotoniaCicli brevi e ripetitiviSottoutilizzo di abilitàCarichi eccessivi o troppo scarsiAlta pressione sui tempi di effettuazione

    ORARIOLavoro per turniOrari non flessibili e turni troppo lunghiMancato rispetto di pause

    Le caratteristiche di un lavoro stressante

    Un modello teorico di evoluzione del danno(INAIL,2005)

    Stress organizzativo

    Senso personale di inadeguatezza econseguente reazione adattativa

    Esaurimento capacitàdi adattamento

    Costrittivitàorganizzativa

    intenzionalitàreiterazione Stress cronico

    Disturbo dell’adattamento

    Percezione diirrazionalitàed ingiustizia

    Mobbing:Disturbo dell’adattamento cronicoDisturbo post-traumatico da stress

  • 30

    Pericolo/rischio

    Disagio/danno

    fisico psichico sociale

    tecnopatia stress

    Approcciointerdisciplinare

    LAVORO INNOVATO =

    INNOVAZIONENELLA

    VALUTAZIONE

    MALATTIE LAVORO CORRELATE(WRDs)

    M.P. TRADIZIONALEil lavoro è unica causa

    M. P. LAVORO CORRELATAil lavoro è causa prevalente

    (ovvero concausaprevalente con una esposizione

    lavorativa)e/o altre cause

  • 31

    SINDROME (DISTURBO) DADISADATTAMENTO CRONICO

    DIAGNOSI MEDICO-LEGALE

    (ansia, depressione, reazione mista, alterazione

    della condotta, disturbi emozionali e disturbi

    somatiformi:

    la valutazione di queste manifestazioni consentiràla classificazione in

    lieve, moderato, grave)

    SINDROME/DISTURBO POST-TRAUMATICA/ODA STRESS CRONICO

    DIAGNOSI MEDICO-LEGALE

    (può riguardare quei casi per i quali l’evento lavorativo, assumendo connotazioni più estreme, può ritenersi

    paragonabile a quelli citati nelle classificazioniinternazionali dell’ICD-10 e DSM-IV.

    (Questi casi vengono definiti come

    “estremi/eccezionalmente minacciosi - catastrofici)

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    Criteri diagnostici per DPTS (DSM IV):

    A) La persona è stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe lecaratteristiche seguenti:

    1) La persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hannoimplicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri;

    2) La risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. NotaNei bambini questo può essere espresso con comportamento disorganizzato o agitato.

    B) L’evento traumatico viene rivissuto persistentemente in uno (o più) dei seguenti modi:

    1) Ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento, che comprendono immagini, pensieri, opercezioni. Nota Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi ripetitivi in cui vengono espressitemi o aspetti riguardanti il trauma.

    2) Sogni spiacevoli ricorrenti dell’evento. Nota Nei bambini possone essere presenti sognispaventosi senza contenuto riconoscibile.

    3) Agire o sentire come se l’evento traumatico si stesse ripresentando (ciò include sensazioni dirivivere l’esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi dissociativi di flashback, compresi quelli che simanifestano al risveglio o in stato di intossicazione). Nota Nei bambini piccoli possono manifestarsirappresentazioni ripetitive specifiche del trauma.

    4) Disagio psicologico intenso all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzanoo assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico

    5) Reattività fisiologica o esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simbolizzano oassomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico.

    C) Evitamento persistente degli stimoli associati con il trauma e attenuazione della reattività generale (non presentiprima del trauma), come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

    1) Sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate con il trauma 2) Sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma 3) Incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma 4) Riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative 5) Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri 6) Affettività ridotta (per es. incapacità di provare sentimenti di amore) 7) Sentimenti di diminuzione delle prospettive future (per es. aspettarsi di non poter avere una carriera, un matrimonio

    o dei figli, o una normale durata della vita).

    D) Sintomi persistenti di aumentato arousal (non presenti prima del trauma), come indicato da almeno due dei seguentielementi:

    1) Difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno 2) Irritabilità o scoppi di collera 3) Difficoltà a concentrarsi 4) Ipervigilanza 5) Esagerate risposte di allarme.

    E) La durata del disturbo (sintomi ai Criteri B, C e D) è superiore a 1 mese.

    F) Il disturbo causa un disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o dialtre aree importanti.

    Specificare se:

    Acuto: se la durata dei sintomi è inferiore a 3 mesi.

    Criteri diagnostici per DPTS (DSM IV):


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