IL NOTIZIARIO DELLA SCUOLA
Anno 2010/2011 - Numero 1 – ISIS GESUALDO - www.isisgesualdo.it - tel. +39 0825-401094
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LA SCUOLA
La nostra scuola, collocata tra la valle dell’Ufita, la
valle del Calore e l’alta Irpinia, rappresenta per il ter-
ritorio un punto di riferimento formativo molto impor-
tante. Sorta negli anni ’70, è costituita da tre diversi
Istituti: l’I.T.C. e l’I.P.S.S.C. con sede a Gesualdo in
Piazza Canale e l’I.P.S.S.C. con sede a Mirabella
Eclano in Via Roma. Essa offre una preparazione
culturale rigorosa che si completa con attività di la-
boratorio, dove si utilizzano le più moderne tecnolo-
gie e stages formativi in aziende fuori regione, con
certificazioni spendibili sia all’interno dell’istituzione
sia nel mondo del lavoro. Ciò che la nostra scuola si
propone è di formare figure professionali capaci di
operare all’interno di aziende private e pubbliche e
capaci di adattarsi alle trasformazioni e evoluzioni
dei sistemi comunicativi e produttivi. Infatti una delle
caratteristiche del nostro Istituto è quella di garantire
una costante sinergia tra la realtà esterna e la pro-
fessionalità dello studente.
IL TERRITORIO
Il territorio presenta un profilo socio-economico tipi-
co delle zone interne della Campania: agricoltura,
piccole imprese, prevalenza di pubblico impiego e
moderato sviluppo industriale.
Sono inoltre presenti aree di interesse archeologico
e paesaggistico, poco valorizzate per la mancanza
di fondi adeguati al piano di sviluppo turistico.
Il tasso di disoccupazione è elevato, il che ha fatto
riprendere il fenomeno dell’emigrazione.
In quest’ultimo periodo molto importante è stata
l’apertura di nuovi centri commerciali come “Il Car-
ro” di Mirabella Eclano che ha dato la possibilità di
lavorare a numerosi giovani e di altri centri com-
merciali adiacenti che rappresentano un punto di
riferimento per le diverse esigenze della popolazio-
ne.
Cenca E. IIID
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LA STORIA DI MIRABELLA ECLANO
Gli insediamenti nel territorio dell’attuale comune
di Mirabella Eclano hanno origini molto lontane.
Questo territorio, sin dall’antichità, è stato ricco di
corsi d’acqua e terreni resi fertili da un clima mite.
Le civiltà che si stanziarono appartenevano al po-
polo dei Sanniti e degli Osci. Essi fondarono tra il
VII e il VI secolo a.C. il villaggio di Aikolanom, do-
po aver sterminato le popolazioni del luogo.
Con il sopraggiungere delle truppe romane nel
Sud Italia ed in particolare nel Sannio, tra il V e il
IV secolo a.C., vi furono numerose battaglie che
penalizzarono molto le popolazioni Sannite ed Ir-
pine. Con la vittoria dei Romani contro Pirro e la
conseguente sconfitta dei Sanniti, la città di Ae-
clanum poté godere di un cinquantennio di pace
sotto il controllo di Roma. Con le guerre puniche,
tuttavia, gli Irpini si schierarono nuovamente con-
tro Roma a favore di Annibale e, con la distruzio-
ne di Cartagine, Aeclanum subì molti saccheggi e
danni ma con l’intervento della potente famiglia
Magia, ai cittadini Eclanesi fu concessa la cittadi-
nanza Romana e alla città il titolo di ”Municipium”.
Con tale Status incrementarono i traffici commer-
ciali, e furono create infrastrutture quali
l’acquedotto, le terme, il foro ed il teatro. Con
l’avvento dei longobardi la città di Aeclanum fu
compresa nel ducato di Benevento ma fu rasa al
suolo a seguito della lotta tra Longobardi e Bizan-
tini.
I successivi scontri tra Papato e Normanni indus-
sero i cittadini a trasferirsi in un luogo più difendi-
bile e lontano dalle vie di comunicazione, troppo
pericolose in quel tempo. Sorse così, nel luogo in
cui oggi è edificata Mirabella Eclano, la città di
Aquaputida che fu munita dai Normanni di un ca-
stello.
Durante la successione degli Angioini del Regno
delle due Sicilie il nome di Aquaputida mutò in Mi-
rabella. La posizione geografica consentiva
gli scambi commerciali e culturali con Napoli gra-
zie alla presenza del “Real cammino di Puglia” (ex
via Appia). Nel 1862 il re Vittorio Emanuele II con-
cesse ai cittadini di apporre al nome Mirabella il
suffisso di Eclano. Undici anni più tardi fu conces-
so il titolo di città e l’autorizzazione di possedere
lo stemma civico raffigurante la fenice che si sol-
leva da tre cumuli di roghi, rappresentante la ca
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pacità di Mirabella Eclano di rinascere dalle pro-
prie ceneri in ogni epoca e contesto storico.
Pagina oscura della sua storia è rappresentata dai
numerosi terremoti che hanno devastato tutta l'Ir-
pinia. I più disastrosi sono stati quelli del 1456, del
1688, del 1732 e del 1980.
I MISTERI
I Misteri di Mirabella Eclano, che l'artigiano Anto-
nio Russo, dopo dieci anni di intenso lavoro, con-
segnò alla storia della sua città nel 1875, occupa-
no ancora oggi un posto di rilievo nel patrimonio
culturale di Mirabella Eclano. Rimasti sotto le ma-
cerie del terremoto del 1980, furono recuperati
con grande sollecitudine, riparati e restaurati. Di
recente sono stati collocati nel museo.
Si tratta di circa trenta sculture in cartapesta, di
grandezza naturale, riunite per gruppi su "tavola-
ti" separati e distinti tra loro.
Un tempo erano molto più numerose, ma gli anni
e la fragilità del materiale ne hanno ridotto il nu-
mero.
Osservando le scene, l'opera può essere conside-
rata un poema religioso, scritto con materiale di
poco valore ma con grande perizia tecnica e abili-
tà pittorica. I "Misteri di Mirabella" segnano la ri-
scoperta del Venerdì santo inteso come momento
di dolore, così fortemente presente nella cultura
popolare della città. L’autore, dalla carta vecchia è
riuscito a creare volti umani e corpi pieni di vita e
con la sua fede a dare una commovente immagi-
ne di Cristo e dei suoi santi.
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Inoltre i misteri di Mirabella sono un eccezionale
documento storico: nella straordinaria varietà dei
personaggi scolpiti rivive la società eclanese
dell'Ottocento, con pregi e difetti.
Esempio notevole di arte popolare, di artigianato
pregevole, i Misteri di Antonio Russo rappresen-
tano al meglio quello che può la fede nella vita di
un uomo.
IL CARRO
A Mirabella Eclano il sabato che precede la terza
domenica di settembre, giorno in onore della Ma-
donna Addolorata, viene costruito un obelisco alto
circa venticinque metri, il cui scheletro è costituito
da una struttura di travi di legno rivestite da pan-
nelli di paglia, lavorata a mano.
Il Carro viene trasportato attraverso i campi e lun-
go le strade cittadine, da sei coppie di buoi e da
tante persone. Aggrappati alle funi viene tirato a
braccia per frenare la corsa e la caduta, conside-
rata una grossa sventura. Nel 1881 e del 1961 il
Carro si abbatté al suolo, annunciando la carestia
che colpì l’Irpinia nel 1882 e il terremoto del 1962.
La tirata dura circa cinque ore e si conclude con
la benedizione degli animali. La tradizione del
Carro è quella di essere smontato per essere poi
rimontato verso la fine di agosto. Per tutta la dura-
ta dell’anno, invece, è sottoposto a restauri, come
se venisse curato, accudito, perfezionato, con un
lavoro e un impegno incessante, come quello del
contadino che il grano, fondamentale per la so-
pravvivenza dell’essere umano.
Fu verso la metà del 1600 che i contadini iniziaro-
no a donare alla Madonna Addolorata una parte di
grano appena mietuto allestendo i carretti colmi di
spighe, che dalle campagne giungevano fino al
centro abitato; in effetti si trattava di piccoli obeli-
schi, su cui veniva posizionata l’immagine della
Madonna o di qualche santo, anch’essa di paglia
intrecciata. La ricorrenza annuale di tale appun-
tamento ha fatto sì che, con il passare del tempo,
si sia passati a quella collettiva, con la costruzione
di un unico carro, più grande ed arricchito da pan-
nelli di paglia lavorata a mano.
Classe IV D
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Giotto… l’arte in bottega
L’arte dell’intreccio iniziata ufficialmente alla fine
del 1600, continua tutt’oggi grazie a Giotto Fau-
gno junior che, con la collaborazione di una équi-
pe di abili intrecciatori, rinnova di anno in anno il
prezioso rivestimento, facendo brillare il giallo do-
rato del grano.
Sono diversi i modi di trattare gli steli di paglia e la
lavorazione, non si misura in tempo. Un prezioso
oggetto in paglia lavorata a mano è frutto di un
lento e duro lavoro dell’artista.
Troisi Gabriele - Daniele Palumbo
Palermo Rossetti Angelo IV D
Intervista a Fausto Giotto
D: Da quante generazioni esiste questa tradizio-
ne?
R: La tradizione ha origine lontane, c’è stata tra-
mandata da una famigòlia di Fontanarosa, per poi
passare al mio bisnonno fino ad arrivare a me.
D: Il modo di intrecciare la paglia ha subìto modi-
fiche?
R: No, però sono statì creatì nuovi intrecci di pa-
glia del tipo a sette steli con fili di paglia rigorosa-
mente dispari.
D: Come sei solito scegliere la paglia?
R: C’è da fare inizialmente una distinzione tra i
diametri degli steli, i quali una volta selezionati, a
seconda dell’impiego vengono messi in “ammollo”
per renderli più maneggevoli e facilmente model-
labili.
D: L’arte dell’intreccio e la realizzazione dei manu-
fatti rendono dal punto di vista economico?
R: No, non rende ricchi a livello economico, ma
sicuramente mi rende ricco nell’anima, perchè la
mia arte è apprezzata non solo in italia ma anche
all’estero.
D: Nel corso di questi anni sei riuscito a trovare
dei ragazzi interessati all’arte dell’intreccio?
R: Si! Ci sono dei giovani del posto che hanno da-
to vita ad un’associazione denominata: “Gli Amici
del Carro”, i quali di tanto in tanto mi aiutano nella
lavorazione della paglia.
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GGeessuuaallddoo
Il Castello
Nel centro del paese, il “Castello di Gesualdo”
domina l’intero abitato. Venne fatto costruire su
volere dei Longobardi e divenne di proprietà
di Carlo Gesualdo, uno tra i migliori musicisti del
Cinquecento, che lo trasformò da austero maniero
in rinascimentale residenza, dove visse fino alla
morte. Al musicista di nobile famiglia è legata la
tragedia amorosa che lo portò ad uccidere la mo-
glie Maria d'Avalos ed il suo amante.
Il castello è caratterizzato da una pianta rettango-
lare rafforzata agli angoli da torrette semicircolari
ed ha più la parvenza di un edificio signorile ad
uso residenziale che di un maniero - fortezza.
Feste e tradizioni
SAN VINCENZO FERRERI
La manifestazione più importante per tutti i ge-
sualdini è senza alcun dubbio quella del Volo
dell'Angelo, attorno alla quale si sviluppano i fe-
steggiamenti per ricordare gli emigranti e ringra-
ziare S. Vincenzo Ferreri, protettore dei campi e
dei frutti della terra, per le copiose raccolte dopo
un anno di duro lavoro.
L'ultima domenica di agosto, a mezzogiorno, in un
contesto scenografico spettacolare, un "Angelo"
impersonato da un bambino/a fa la sua comparsa
sulla terra ed inizia il suo volo, legato ad una fune
d'acciaio, tesa fra il bastione del Castello ed il
campanile del SS. Rosario.
Il bambino-angelo è un'allegoria del trionfo del
bene sul male.
È questa anche la festa dei bambini, che una vol-
ta ricevevano dolci e giocattoli soltanto in questo
periodo dell'anno.
In serata, al termine della processione in onore di
S. Vincenzo Ferreri, l'angelo effettua il percorso in
direzione contraria;
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Il 30 novembre si festeggia S. Andrea. È tradizio-
ne accendere un falò in suo onore e mangiare in
compagnia spaghetti aglio e olio, patate cotte al
fuoco, salsicce, castagne arrostite e vino.
Il Presepe Vivente
Si svolge nel caratteristico centro storico del pae-
se e coinvolge i gesualdini che in costume d'epo-
ca, fanno rivivere il mistero della nascita di Cristo.
Il mercato bisettimanale (martedì e venerdì) è af-
fiancato da una fiera periodica, tenuta in un appo-
sita area all'ingresso del paese, a cui si accede
attraversando un arco caratteristico.
La Natività
Il Carnevale
Il Carnevale di Gesualdo è uno dei più longevi
della provincia di Avellino. Nel 2011 saranno 34 le
edizioni della festa che coinvolge tutta la popola-
zione, dagli anziani ai bambini. Maschere, danze,
carri allegorici e spettacoli itineranti caratterizzano
i giorni del Carnevale Gesualdino.
Piazza Neviera e Piazza Umberto I rappresentano
i luoghi in cui si concentrano le danze folkloristi-
che e le sfilate delle maschere. Non mancano
momenti dedicati alla gastronomia, con la degu-
stazione dei piatti tipici del periodo carnevalesco.
Il cortile dell'edificio Comunale ospita la coreogra-
fica esibizione dei maestri artigiani, che espongo-
no le loro opere nel piano inferiore del vicino edifi-
cio. Mesi di preparazione che come tante essen-
ze, servono ad esaltare gli ingredienti più impor-
tanti: l'allegria, la spensieratezza, la goliardia, che
da sempre ispira in ogni bambino, ragazzo, gio-
vane, uomo, anziano, la festa del Carnevale.
Classe 3A
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CastelTra Mirabella e Gesualdo, una
passeggiata per …
Villamaina
Situato nel cuore della verde Irpinia su una collina
che domina sulla vallata del Fredane, Villamaina è
un paesino che supera appena i mille abitanti.
Gravemente danneggiato dal sisma del 23 No-
vembre 1980, il paese ha un aspetto moderno in
quanto quasi interamente ricostruito. Il comune
può dirsi essenzialmente agricolo (cereali, tabac-
co, ortaggi, vite e ulivo); è bagnato dal fiume Fre-
dane ed è ricco di sorgenti e fontane.
Attualmente si compone di ben 36 contrade, la più
nota delle quali è quella dei Bagni, dove si trova-
no le Terme di S. Teodoro le cui acque sgorgano
ad una temperatura costante di 28°C.
Note fin dal XVII secolo sono collocate nella Valle
d’Ansanto che con il lago della Mefite, ricco di fu-
marole e fanghi bollenti, sono il cuore del centro
termale. Presso le antiche Teme di Villamaina è
possibile praticare: dietetica medica, bagni con
idromassaggio, bagni aromatici, fitoterapia, linfo-
drenaggio pertanto, i trattamenti sono rivolti al mi-
glioramento del benessere psico-fisico e alla salu-
te secondo la moderna logica del benessere ter-
male.
LA PIAZZA PRINCIPALE
Giungendo a Villamaina non può sfuggire alla vi-
sta la piazza principale del paese, che prende il
nome di Piazza Risorgimento. Essa, con il suo
basso parapetto, permette di godere di uno
splendido panorama. La piazza, completamente
rivestita in pietra, è delimitata da un solido
"muraglione" rivolto a nord.
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Sturno
Comune con circa tremiladuecento abitanti. Sorge
nella valle dell'Ufita, fra il corso d'acqua e le pen-
dici di Frigento.
Palazzo dei baroni Grella
Edificio gentilizio realizzato nel XVII secolo. L'im-
ponenza e la bellezza dell'edificio e della fronteg-
giante villa privata, fanno intendere l'importanza
che la famiglia dei baroni Grella ha svolto nella
storia di Sturno. La facciata di colore rosa carico,
presenta un balcone artistico con balaustra in pie-
tra, che poggia su due colonne. È presente anche
una bella fontana ottocentesca. Gli eleganti e va-
sti ambienti interni, in stile neoclassico, sono
spesso aperti al pubblico per manifestazioni cultu-
rali e per ricevimenti.
Fontana “re la chiazza”
La Fontana "re la chiazza", o semplicemente
"Chiazza", è adiacente al palazzo De Juliis. Nella
parte alta della fontana, si nota un'iscrizione che
recita: il municipio di sturno rappresentato dal
sindaco Angelo Marino Grella a beneficio de'
cittadini fece costruire nell'anno 1870.
In passato, la fontana era molto frequentata dalle
donne locali, le quali vi attingevano l'acqua che
raccoglievano in conche.
Cappella "Madonna della Neve”
La cappella domina il paesaggio e da essa è pos-
sibile ammirare tutta la valle Ufita, la Baronia e
persino Montevergine. Appartiene alla Famiglia
Grella e all'interno vi è un dipinto della Vergine
delle Nevi. Il quadro più antico, di scuola napole-
tana, fu rubato nel primo Novecento. Il 5 agosto
2009 dopo la benedizione impartita dal parroco di
Sturno è stata collocata nella cappella una nuova
tela, raffigurante la Madonna col Bambin Gesù,
eseguita da una nota pittrice salernitana. Una la-
pide sul frontespizio ricorda "O passeger che pas-
si per la via, non ti scordar di salutar Maria".
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Frigento
Comune con circa 4.126 abitanti, posto a 911m
sopra il livello del mare. Abitata sin dall’antichità,
dai romani conserva l’originario impianto viario
basato sul cardo e sul decumano, le antiche ci-
sterne, i resti di alcune ville patrizie ed i laterizi del
sistema fognario.
La Cattedrale
Splendido esempio di architettura settecentesca,
con la lunga tela del Vecchione a ricoprire intera-
mente il transetto e la navata principale, e con un
organo ed un pulpito lignei di notevole bellezza.
Al di sotto della sua attuale struttura la Cattedrale
nasconde il perimetro di una chiesa longobarda i
cui resti, venuti alla luce dopo il terremoto, sono in
parte visibili presso il Museo archeologico allestito
nella suggestiva cripta.
Le Mefite
Lago sulfureo e luogo sacro fin dall'antichità', poi-
chè in questo posto, già prima della dominazione
romana, sorgeva un tempio dedicato alla dea Me-
fite. Virgilio lo cita nel settimo canto dell'Eneide
quale "Bocca dell'inferno".
Classe IV A
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Le delizie del palato
La tradizione gastronomica irpina vanta una cuci-
na che si avvale dei prodotti della terra più auten-
tici e genuini, spesso sposati ad ottimi vini locali
come l’Aglianico di Taurasi, il Fiano di Avellino
ed il Greco di Tufo. Nel territorio che comprende
la città di Mirabella Eclano è presente il vitigno
“Aglianico” che produce un vino rosso dal colore
rubino intenso e dal sapore pieno; molto diffusa è
la coltura dell’olivo nelle varietà “Ravece”- dal gu-
sto piccante - e “Ogliarola”, più delicato del primo
ma sempre dal sapore deciso. Tra i primi piatti
spiccano i cicatielli col pulieio, cavatelli fatti a
mano conditi con passata di pomodoro e puleg-
gio, erba appartenente alla famiglia della menta;
fusilli, orecchiette e lajne, di solito condite con
sugo di carne, verdura o legumi, completano la
gamma delle saporite prime portate.
Tipica ricetta mirabellana è il mugliatiello, inte-
riora di agnello a cui si uniscono aglio e prezze-
molo, il tutto tenuto insieme dall’intestino
dell’animale: ottimi al sugo o alla brace.
Dell’agnello viene cucinata anche la pancia - pan-
cetta ripiena – con uova, formaggio e prezzemolo,
mentre la carne di maiale si accompagna ai pepe-
roni all’aceto e alle patate.
La verdura si prepara nei più svariati modi, ma il
non plus ultra è rappresentato dalla menesta e
pizza ionna, dove la pizza si fa con la farina gialla
a cui si possono unire anche pinoli, uva passa e
cìcoli, grasso di maiale a pezzetti che si ottiene
dalla preparazione della sugna.
Chinge tradizionale recipiente in terracotta per
cuocere la pizza ionna
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Durante le festività l’estro culinario mette a tavola
quanto di meglio si possa offrire al palato: pizza
chiena, tortano e pastiera a Pasqua, pasta col
latte nel giorno dell’Ascensione, ciciruottoli –
dolci di pasta sfoglia ripiena di passata di ceci e
cioccolato - mustacciuoli, struffoli a Natale,
mentre appartiene alla più antica tradizione dol-
ciaria la pizza con il sangue di maiale, dolce di
pasta frolla farcita soprattutto con tanto cioccolato!
Il Pastiero
Tipico dolce del piccolo paese di Sant’Angelo
all’Esca. Questo “rito” è nato nel 1983 per creare
un momento di aggregazione e per superare il
trauma del drammatico terremoto del 1980.
Il Pastiero è …ENORME! Un gigantesco timballo
di maccheroni, formaggio e uova che si prepara
ogni anno il 29 Dicembre, per far si che i turisti
presenti nel piccolo paese durante le vacanze na-
talizie possano prendere parte alla manifestazio-
ne. Vengono utilizzate 2500 uova, 50 kg di buca-
tini, 100 kg di formaggio (rigorosamente di mucca,
in parte fresco e in parte stagionato), sale e pepe
quanto bastano (si aggiungono man mano a se-
conda della consistenza dell’impasto), infine un pò
di strutto.
La bontà del Pastiero è assicurata soprattutto dal-
le donne che da anni lo preparano. L’impasto vie-
ne calato in una grande teglia (ruoto) di rame, co-
struito da artigiani santangiolesi.
Viene fatto cuocere per circa otto ore e dopo
l’instancabile e calorosa attesa dei paesani e turi-
sti presenti alla manifestazione, finalmente è pron-
to per essere servito e degustato. Oltre al delizio-
so pastiero questa manifestazione enogastrono-
mica propone ai fortunati presenti piatti tipici della
tradizione avellinese come le penne alla contadi-
na e salsicce, tutto questo accompagnato e allie-
tato da fuochi d’artificio, balli e gruppi musicali lo-
cali.
Classe IIA
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Una Ricetta Speciale
RUSSO
Ингредиенты
½ чашки меда, ½ стакана сахара, 2 яйца, ½
чайной ложки ванильного экстракта 3
стакана муки, 1 чайная ложка порошка
выпечки, ½ чайной ложки соли, ½ чайной
ложки корицы, ½ чайной ложки имбиря ½
чайной ложки мускатного ореха , ¼ чайной
ложки гвоздики, 1 яичный белок избили, 48
миндаля половины (примерно). Подготовка.
Смешайте мед и сахар в миску, хорошо
перемешать. Вставить взбивания яиц и
ванильный экстракт. Смешать муку,
выпечка порошок, соль и специи. Налейте в
подготовленную меда. Месить вручную,
тесто должно быть твердым. Сделайте шар
с тестом. Завернуть в полиэтиленовую
пленку. Отстояться в течение 2 часов.
Раскатать тесто на посыпанной мукой
доске до толщины 0,5 см. Нарезать 6.5cm
диски или другие формы. Кисть
поверхности каждого печенья с яичным
белком. Дробление миндаля в центре.
Место печенье на смазанный лист бумагу
для выпечки. Выпекать при температуре
190 ° С в течение 8 / 10 минут. Дать остыть
на решетке. Поместите их в
полиэтиленовый пакет для 8 / 10 дней,
чтобы они стали более мягким.
ITALIANO
INGREDIENTI
½ tazza di miele, ½ tazza di zucchero, 2 uova,
½ cucchiaino di estratto di vaniglia, 3 tazze di
farina, 1 cucchiaino di lievito, ½ cucchiaino di
sale, ½ cucchiaino di cannella, ½ cucchiaino
di zenzero, ½ cucchiaino di noce moscata, ¼
cucchiaino di chiodi di garofano, 1 bianco
d'uovo sbattuto, 48 mandorle tagliate a metà
(circa). Preparazione
Miscelare il miele e lo zucchero in una ciotola,
mescolare bene. Incorporare sbattendo le uo-
va e l'estratto di vaniglia. Amalgamare la fari-
na, il lievito, il sale e le spezie. Versare nel
preparato di miele. Impastare a mano, l'impa-
sto dovrebbe risultare sodo. Fare una palla
con l'impasto. Avvolgerla in una pellicola di
plastica. Lasciar riposare per 2 ore. Stendere
l'impasto su di un piano infarinato con uno
spessore di 0.5 cm. Tagliare in dischi da 6.5cm
o altre forme. Spennellare la superficie di cia-
scun biscotto con l'uovo bianco. Schiacciare
una mandorla nel centro. Mettere i biscotti su
di un foglio di carta da forno unto. Infornare a
190°C per 8/10 minuti. Far raffreddare sulla
griglia. Metterli in una borsa di plastica per
8/10 giorni per farli diventare più pastosi.
Mazurets Pavlo IID
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Un’opportunità per tutti
…. Integrazione di Abilità ….
Quali prospettive di crescita e ricchezza offre la
scuola agli alunni in difficoltà?
La disabilità diventa ostacolo, pregiudizio, precon-
cetto quando ad un limite fisico o cognitivo si ag-
giungono non solo restrizioni nella partecipazione
alla vita collettiva, ma anche di influenza di fattori
contestuali negativi (es. barriere architettoniche).
Invece, la disabilità diventa opportunità di crescita
e fonte di ricchezza quando il lavoro sociale ed
educativo della scuola, in rete con il territorio, si
propone di sviluppare competenze necessarie per
la formulazione e la gestione del progetto di vita
della persona disabile. Per attuare un’effettiva in-
tegrazione è necessario un progetto educativo
che sviluppi la personalità del ragazzo, seguendo
un approccio solistico che esprime le potenzialità,
sviluppi competenze e conoscenze dentro e fuori
la scuola. Seguendo tale iter, l’Istituto Professio-
nale di Mirabella Eclano, sensibile alle problema-
tiche degli alunni in difficoltà, mette in atto una se-
rie di iniziative e progettualità educative che
proiettano gli alunni diversamente abili verso oriz-
zonti esistenziali più ampi. Le diverse abilità di-
ventano spunto per attività che da una parte arric-
chiscono il patrimonio culturale ed esperenziale,
dall’altro diventano fonte per sviluppare nuovi am-
biti di autonomia e di comunicazione. Facendo le-
va su un team di docenti di sostegno, di assistenti
specialistici ed educatori che mettono insieme
professionalità e competenze, si sono realizzati i
seguenti progetti: “Conoscere il territorio” ed
“Abitare la scuola”. La prima iniziativa offre agli
alunni opportunità e situazioni di vita quotidiana
per vivere in pieno il proprio ambiente, le strade
del paese e le botteghe artigiane.
L’approccio verso il contesto lavorativo consente,
all’uscita dalla scuola, di individuare un percorso
occupazionale realistico ed adeguato alle capacità
del ragazzo ed alle opportunità offerte dal territo-
rio.
Il progetto “Abitare la scuola” si concretizza nel
laboratorio della manualità ed intende sviluppare
competenze pratiche, privilegiando l’arte del fare.
Ci si pone l’obiettivo di potenziare la creatività de-
gli alunni e le loro abilità manipolative, favorendo
comportamenti collaborativi.
Uno sguardo attento e puntuale sempre sul tema
dell’integrazione sul lavoro d’aula: concordando
programmi educativi ed attività didattiche, le risor-
se umane impegnate lavorano per creare un clima
di classe sereno e ricco di stimoli collaborativi e
creativi.
Educatrice Professionale: Mariarosaria Capasso
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Per non Dimenticare …
UNITÀ D’ITALIA 1861 -2011
Il Risorgimento in Irpinia
IIll PPlleebbiisscciittoo ddii ssaanngguuee ddii
““CCaarrbboonnaarraa”” -- AAqquuiilloonniiaa
LLaa ssttrraaggee ddii CCaarrbboonnaarraa ddeell 2211 OOttttoobbrree ddeell 11886600
nelle città e nei paesi dell’ex Regno delle Due Si-
cilie si sarebbe svolto il plebiscito che avrebbe
sancito l’unione delle province meridionali alla
monarchia sabauda. Qualche giorno più tar-
di, Francesco II, chiuso ormai dal 7 Settembre
nella fortezza di Gaeta, leggeva sulla Gazzetta di
Gaeta le notizie che riguardavano le province me-
ridionali: "le reazioni inferociscono, le repressioni
ancora più feroci tengono dietro". Una notizia ri-
presa dal Nazionale segnalava "in molti luoghi i
disordini a cui dette motivo la votazione" plebisci-
taria, tra cui "quelli successi a Carbonara, a S.
Angelo dei Lombardi ed in altri luoghi". Informa-
zioni più precise fecero conoscere al re che Car-
bonara, della cui esistenza forse nessuno dei suoi
generali e dei diplomatici aveva neppure il sospet-
to, era un minuscolo centro dell’entroterra irpino,
che sorgeva sull’altopiano argilloso della valle
dell’Ofanto, famoso ricetto in ogni epoca di altret-
tanto famosi briganti. La domenica del 21 Ottobre,
infatti, a Carbonara era esplosa la rivolta.
Con le solite modalità dell’insorgenza popolare, i
contadini innalzarono la bandiera bianca dei Bor-
boni, portando in processione per le vie del paese
i ritratti di re Francesco e della regina Sofia. Do-
po una lugubre messa solenne col canto del Te
deum, a cui furono ammessi solo i galantuomini,
la massa dei popolani li aggredì e massacrò i più
facoltosi di essi, tutti liberali sostenitori dell’Italia
unita e del nuovo governo di Vittorio Emanuele.
La rivolta era già nell’aria la sera precedente.
I messi comunali che distribuivano le tessere per il
plebiscito del giorno dopo furono presi a sassate.
Le tessere vennero fatte a pezzi. Fino a notte fon-
da bande di giovani corsero le strade del paese
gridando il nome del Re Francesco II. Alle prime
luci dell’alba la rivolta esplose cruenta. Alla fine
della giornata rimasero uccisi nove galantuomini,
il capitano della locale Guardia Naziona-
le Gaetano Maglione, la guardia Angelo
D’Annunzio, i ricchi liberali Nicola Tarta-
glia, Gabriele Stentalis, suo nipote Isidoro Sten-
talis col figlioletto Michelino, un bambino di ap-
pena nove anni, Michele Cappa, il cancelliere
comunale Francesco Areneo Rossi, il decurio-
ne Donato Tartaglia. Un altro, Giovambattista
Coscia, fu ferito gravemente. Alcuni, tra cui il sin-
daco Giacomo Giurazzi, si salvarono con una ro-
cambolesca fuga per le campagne circostanti. I
cadaveri di alcuni uccisi furono mutilati, oltraggiati
e precipitati per la ripa sottostante al paese. Altri
rimasero insepolti per le strade deserte per tutto il
giorno e la notte successiva. Una ferocia inaudita
quella dei carbonaresi ma, stando alla storia, non
rara né insolita nei periodici e scomposti tumulti
della plebe del Mezzogiorno. Per tutta la giornata
poi la folla dei rivoltosi saccheggiò le case di alcu-
ni uccisi, bruciò i libri d’esigenza, distrusse i do-
cumenti della cancelleria comunale e gli atti nota-
rili, imponendo taglie e ricattando le vedove degli
uccisi, costringendo il clero a rinunciare alla ri-
scossione delle decime, armandosi a difesa del
paese.
Due giorni più tardi, la mattina del 23 Ottobre, si
presentò al Giudicato Regio di S. Angelo dei
Lombardi, un tale Raffaele Mignone, che per ap-
palto recava il sale a Carbonara, e riferì
all’autorità giudiziaria lo scempio di Carbonara di
cui era stato testimone: i galantuomini legati con
la fune, i primi colpi di fucile, le baionettate, i colpi
Anno 1 - Numero 1
16
di ronca e di bastone, i cadaveri dirupati per il pro-
fondo burrone. Ma già la sera stessa del tumulto
erano giunte al Sotto Governatore del distretto di
S. Angelo le prime notizie su quei delitti, recate da
cittadini di Carbonara che nella notte dell’eccidio
erano riusciti a scappare dal paese, nonostante il
blocco subito decretato dai rivoltosi. Il Procuratore
del Re presso la Gran Corte Criminale di Avellino
dispose l’invio immediato di una colonna mobile al
comando del maggiore Moccia, e incaricò il giudi-
ce Francesco De Simone di recarsi subito a Car-
bonara al seguito della truppa, per avviare imme-
diatamente l’istruttoria per quell’eccidio. Il 26 Ot-
tobre il maggiore Moccia, con la truppa divisa in
due colonne, entrò nel paese deserto sul piede di
guerra, i fucili spianati, il tricolore con la croce sa-
bauda spiegato. Ma non ci fu nessuno sparo,
nessuno scontro con i popolani. La popolazione in
processione, dietro al clero con il Santissimo si
fece incontro ai soldati, agitando ramoscelli
d’ulivo. La notte precedente molti se n’erano an-
dati ai pagliai, ai casoni, alle masserie sparse per
le campagne circostanti. Il fatto di sangue di Car-
bonara fu uno dei tanto moti popolari filoborbonica
che si registrarono tra l’estate e l’autunno del
1860 in provincia di Avellino: reazioni filoborboni-
che si ebbero a Castelvetere sul Calore, Pietra-
stornina, a Sirignano, a Quadrelle, a Sant’Angelo
a Scala, a Solofra, preludi di quella lunga e san-
guinosa guerra civile che fu il brigantaggio.
INNO D’ITALIA
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta, dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, che schiava di Roma Iddio la creò Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò. Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte. Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò, sì!
Prof.ssa Rosanna Lo Priore
Tammaro Luigi classe IIC
Anno 1 - Numero 1
17
Le problematiche giovanili
“Le stragi del sabato sera”
A partire dagli anni '90, le "stragi del sabato sera",
purtroppo, sono una terribile realtà che spesso ha
coinvolto molti guidatori innocenti e causato la
morte di tanti giovani.
I ragazzi cercano sensazioni forti attraverso l’uso
di alcol e droghe di vario tipo per arrivare al co-
siddetto "sballo totale" che rende tutto molto più
eccitante, senza sapere che si troveranno in bilico
tra la vita e la morte o come dice Ligabue, famoso
cantante rock, "seduti in riva al fosso".
Per prevenire il propagarsi del fenomeno, le auto-
rità hanno istituito "il braccialetto blu", in modo da
individuare il guidatore per il dopo discoteca.
Il braccialetto riporta la scritta:
"IO SONO BOB, TU 6 IN MANI SICURE"; ed è
indossato dal ragazzo che si è impegnato a non
bere per poter guidare e ad accompagnare a casa
in auto gli amici. Il messaggio che si vuole dare ai
giovani è (come affermano gli Articolo 31) che "la
vita non è un film" e quindi si muore davvero.
Lo scopo è quello di far prendere coscienza del
problema attraverso una partecipazione attiva.
I giovani infatti devono capire che il divertimento
non è solo sballo e spericolatezza, ma è anche un
modo di stare bene con se stessi e con gli altri.
La droga, grande piaga della gioventù
Nella società odierna oltre all’abuso di alcol si
sente sempre più spesso parlare di uso di droghe
tra i giovani. Le statistiche dicono che un ragazzo
su dieci è tossicodipendente e che uno su tre ha
fatto almeno una volta nella sua vita uso di stupe-
facenti ed extasi la quale provoca più assuefazio-
ne e quindi dipendenza. Nei ragazzi questo feno-
meno è spesso associato alla frequentazione di
cattive compagnie.
I giovani pensano che in questo modo possano
diventare persone più importanti, "alla moda".
Non capiscono che per essere importanti bisogna
essere rispettosi della vita e degli altri, e non è
certo l’uso di queste sostanze a renderci uomini
migliori.
Concludo dando un consiglio a coloro che si dro-
gano, “è inutile far vedere una parte di noi che
non esiste; è più consono farsi accettare da amici
veri che ti vogliono bene per quello che sei, piut-
tosto che farsi del male da soli per ottenere l'ap-
provazione e non l'amicizia di persone che certa-
mente non si distinguono per la loro moralità”.
Carmen Grella IIIA
Anno 1 - Numero 1
18
I ragazzi …
si raccontano!!!
Le nuove tecnologie sul cervello umano
Al giorno d’oggi è difficile trovare ragazzi interes-
sati alla lettura, perché man mano che andiamo
avanti vengono create tecnologie sempre più a-
vanzate come social network, videogiochi, telefo-
nini ecc., quindi, i ragazzi preferiscono usare que-
ste tecnologie, invece di leggere qualche libro.
Prima dell’esistenza di queste tecnologie, i ragaz-
zi, ma un pò tutti, erano molto più interessati allo
studio, alla lettura dei libri, sviluppando creatività,
immaginazione e fantasia. Per loro andare a
scuola era un piacere in quanto luogo di cono-
scenza; oggi, invece, per i giovani è quasi un ob-
bligo andare a scuola, non è più tanto interessan-
te, perché con le nuove tecnologie si possono co-
noscere moltissime persone, stando semplice-
mente vicino al proprio PC. Tali nuove tecnologie,
però, se da una parte facilitano l’accesso alle in-
formazioni e la possibilità di intrattenere relazioni
con persone lontane, dall’altra, se usate eccessi-
vamente e scorrettamente, producono difficoltà di
socializzazione nella vita reale, incapacità di co-
municazione con le persone più vicine, disabilità
mentali, oltre che povertà a livello affettivo ed e-
mozionale.
È perciò opportuno leggere i libri che, secondo
scienziati e psicologi, stimolano e rafforzano le
nostre capacità logiche, espressive ed in genera-
le, ci rendono più umani.
Benito P. VA
IL SENSO DELLA VITA
Vi siete mai chiesti qual è il senso della vita? Il
perché si debba vivere? E il perché degli eventi
che la vita ci riserva? Beh, io me lo chiedo spesso
e le risposte che trovo non sono sempre esaurien-
ti. Io so darmi solo una risposta concreta: l’amore!
Questo a mio avviso è ciò che regna nell’universo,
questo fa “gravitare” il mondo, i pianeti, le stelle e
tutto ciò che esiste. Il senso della vita di qualsiasi
individuo è la ricerca della felicità, imparare a ri-
cercarla, a viverla, a farla crescere e trattenerla
dentro di sé. Sinceramente non vedo altra felicità
se non quella data dall’amore, inteso come dona-
zione e che va ricambiato. Non esiste persona fe-
lice senza passioni, sensazioni, emozioni che ti
fanno vivere, ma VIVERE, riuscendo a toccare il
cielo con un dito. Io credo che sia importante fare
esperienze senza lasciar niente al caso, farne te-
soro e lasciare una traccia di noi stessi sulla terra
e nelle menti delle persone a noi vicine. Ora vorrei
trattare l’argomento da un punto di vista più per-
sonale.
Anno 1 - Numero 1
19
Molto importanti sono per me l’amore e la musica.
Sono estremamente sincera con me e con gli altri:
se dico di amare è perché amo, se dico di sentire
è perché sento.
Questo non sempre va bene e ne sono ferma-
mente convinta perché troppo spesso le delusioni
sono in agguato e difficili da superare. Quando si
ama in modo folle si ha più paura di cadere per-
ché la vita è così: più si sale, più, quando si cade,
ci si fa male. Direi che in me c’è una perfetta sim-
biosi tra cuore, anima e corpo, che mi rende ca-
pace di ragionare, di reagire, di amare e di evade-
re dal dolore.. Si pensa a volte che la vita e
un’illusione ma il sentimento quello vero e sincero
ci aiuta a superare gli ostacoli.
Carmen G. IIIA
La mia passione più grande
La mia vita è stata sempre complicata, non ero
mai felice, perché mi mancava qualcosa dentro.
Crescendo mi accorgevo che la danza era la mia
passione più grande. Ballo fin da quando ero pic-
cola, alle feste ero sempre la prima e l’ultima a
chiudere le danze.
A 8 anni fu aperta una scuola di danza nel mio
paese; ero molto contenta, talmente entusiasta
che andai subito ad iscrivermi. Non potrò mai di-
menticare il mio primo giorno di danza, ero picco-
lissima. Entrai in sala e cominciai a muovere i
primi passi di danza…..
Rientravo a casa ma già volevo ritornare a danza-
re e la voglia cresceva sempre più, non vedevo
l’ora di imparare nuovi passi e di stare con le mie
amiche. La persona che devo ringraziare di più è
la mia maestra di danza, o meglio la mia seconda
mamma.
Lei è la protagonista del mio sogno, la persona
che mi ha spiegato il vero significato della danza:
“tutto ciò che serve per ballare, è l’umiltà, il non
arrendersi mai e se non riesci a fare un passo
provaci ancora”. Soprattutto ci ha insegnato ad
essere ballerine.
Per essere tali non fa differenza se sei magra o se
hai qualche chilo in più: l’importante è che balli
con l’anima, il cuore, la passione e la grinta giu-
sta. Io quando ballo mi sento felice, unica, sono in
un mondo tutto mio, concentrata a tal punto da
sentirmi in un universo dove il tempo ferma la sua
corsa.
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20
Anche se non ritengo di essere una prima balleri-
na, l’importante è che ballo e non smetto mai di
sognare. Quest’anno farò il mio passo d’addio, mi
diplomo in danza, sono emozionatissima, mi im-
pegnerò al massimo e farò di tutto per non delu-
dere la mia insegnante di ballo ma soprattutto me
stessa. Sarà impegnativo, ce la metterò tutta, an-
che se quel giorno il cuore mi batterà a mille, le
gambe mi tremeranno al massimo, l’ansia aumen-
terà sempre più, ma quando partirà la musica
sconfiggerò tutte le mie paure! Con questo voglio
far capire a tutti che ognuno di noi ha un proprio
sogno, e quindi perché non farlo avverare???
Cristina L. VA
La vita: dal dolore alla felicità
Ognuno di noi spesso si chiede “perché vivia-
mo?”, “quale è il senso della nostra vita?”… beh,
queste sono domande alle quali non si possono
dare risposte standard, anche perché sono molto
soggettive, per questo, mi limiterò ad esprimere il
mio pensiero. Spesso capita di pormi queste do-
mande e subito mi vengono in mente le parole di
una famosissima canzone di Vasco Rossi: “voglio
trovare un senso a questa vita, anche se questa
vita un senso non ce l’ha”. In effetti è così: la vita
di per sé non ha un senso se non quello che noi
gli diamo. La vita è un bellissimo dono che ci è
stato dato ma è anche come un grande libro,
composto di pagine bianche: toccherà a noi scri-
vere su di esso la storia, riempirlo e colorarlo.
Per arricchire la nostra vita non vedo altro modo
se non quello di vivere sempre a pieno le nostre
emozioni, di dare e ricevere affetto, di lottare per
le persone in cui si crede e a cui si vuole bene,
per raggiungere un obiettivo, un sogno e portarlo
a compimento. Ciò che conta non è la fama, i sol-
di, il successo bensì la felicità, anche solo un bri-
ciolo, per sentirsi bene con sé stessi, realizzati e
sereni! Questi, però, sono solo concetti teorici e
non sempre è facile applicarli nella vita di tutti i
giorni; dobbiamo comunque sforzarci, e goderci la
vita a 360°, estrapolando anche da tutto ciò che è
negativo la positività. Sono proprio i momenti più
brutti, infatti, che ci aiutano a crescere e a fortifi-
carci; per quanto essi possano essere brutti da
affrontare, una volta superati ci lasceranno sem-
pre qualcosa! Parlo anche in base alla mia espe-
rienza personale, perché anche se ho solo 17 an-
ni, nella mia vita come in quella di ogni persona,
non sono mancati i momenti brutti. Sono quei
momenti in cui ti vedi crollare il mondo addosso,
in cui vorresti urlare, sfogarti, prendertela con
qualcuno anche quando in realtà non esistono ve-
ri responsabili. Ti senti sola: ci sei solo tu e il tuo
dolore! In questi momenti difficili ti senti rapita da
un vortice nero da cui pensi sia difficile uscire, ma
una volta trovata la forza di reagire, ti guardi indie-
tro con più forza e più coraggio! Quello che sto
cercando di dire è che la vita va accettata così
come è, con tutti i momenti brutti perché fanno
parte della vita stessa.Per quanto un cammino
possa presentare un intoppo, non essere lineare,
sono proprio queste difficoltà che ci aiutano a cre-
scere poiché dobbiamo con la nostra forza riusci-
re a superare gli ostacoli. Per concludere, vorrei
dare un consiglio a tutti: la vita è una e non va
sprecata; quindi, GODETEVELA E CERCATE DI
ESSERE FELICI…!!!
Flammia M. IVA
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21
Alcuni ricordi delle nostre gite:
SI PARTE…..
AMALFI
Il 19 Maggio 2010 alle 6:00 siamo partiti da Ge-
sualdo alla volta di Amalfi. Sul pullman tante risa-
te e tanto divertimento insieme ai compagni ed ai
professori. Giunti a Salerno ci siamo imbarcati
sul traghetto per ammirare da una diversa pro-
spettiva le bellezze della costiera e della Penisola
sorrentina. Dopo circa 2 ore siamo approdati e ci
siamo diretti verso la splendida e suggestiva Cat-
tedrale….. di Amalfi preceduta da una lunga sca-
linata ben nota alle sfilate italiane. Abbiamo pro-
seguito lungo i vicoli per ammirare le bellissime
ceramiche rigorosamente dipinte a mano.
Dopo qualche ora di libertà ci siamo radunati sul
lungomare dove tra una partita e l’altra di calcio
ed una piacevole tintarella abbiamo pranzato sugli
scogli. Dopo pranzo ci siamo dedicati allo
shopping per comprare dei piccoli ricordi della cit-
tà.
Purtroppo dopo poche ore abbiamo ripreso il tra-
ghetto per tornare a Salerno dove ci aspettava il
pullman. La strada del ritorno ci è sembrata più
breve perché stanchi e distrutti dalla lunga ma
piacevolegiornata siamo rientrati a casa.
L’esperienza è stata bellissima e non si può far a
meno di ringraziare i professori che ci hanno ac-
compagnato nella suggestiva e fantastica cornice
della costiera amalfitana
Deborah P. IIA
Anno 1 - Numero 1
22
Roma
Novembre 2010… destinazione: la Capitale.
Siamo partiti alle 5:30 da piazza canale, e dopo
una piccola sosta in autogrill dove abbiamo fatto
colazione per riprenderci dalla “levataccia” abbia-
mo proseguito con il viaggio. Giunti a Roma ci
siamo recati alla moschea. Prima di entrare hanno
fatto togliere le scarpe a tutti e mettere il velo a
noi ragazze. L’interno era bellissimo perchè si
camminava su di un tappeto molto lungo e grande
quanto l’intero ambiente; le pareti ed i soffitti era-
no decorati a mano e pieni di finestre da dove il
sole filtrava facendo splendere e brillare tutta la
moschea.
C’era una guida che ci ha spiegato che le donne e
gli uomini pregavano in posti separati appoggian-
do il naso sopra il tappeto. In seguito siamo andati
a visitare la sinagoga che era quasi uguale alla
nostra chiesa: mancava solo il crocifisso. Essa
era divisa in due parti: nella prima parte c’era la
chiesa nella seconda parte c’era un museo.
Poi i professori, visto che ci siamo comportati be-
ne in questi luoghi di culto ed avendo ancora due
ore a disposizione prima del rientro, ci hanno ac-
compagnato in un grosso centro commerciale do-
ve ci siamo deliziati a comprare tanti regali ai no-
stri compagni che purtroppo non sono venuti.
Questa gita è stata davvero indimenticabile per-
chè abbiamo anche imparato a rispettare la cultu-
ra e le religioni diverse dalla nostra.
Foto Ricordo
Laura S. – Elena D. – Nataly N. IIA
Anno 1 - Numero 1
23
Progetto
Si è svolto in questo Istituto dall’8 al 13 Novembre
2010 la seconda annualità del progetto Comenius
dal titolo “READING AND LITERACY
PROMOTION THROUGH ICT” che ha visto la
partecipazione di 8 diversi paesi quali: Francia,
Portogallo, Spagna, Germania, Turchia, Bulgaria,
Polonia e Italia.
Sono stati ospiti delle famiglie circa 30 studenti di
istituti superiori provenienti dai diversi paesi, ac-
compagnati da 20 docenti. Questo grazie alla di-
sponibilità e all’entusiasmo mostrato dai genitori e
dagli alunni iscritti sia all’Istituto Professionale
per il Commercio di Mirabella Eclano che
all’Istituto Tecnico Commerciale di Gesualdo.
È questa per l’ISIS di Gesualdo la seconda espe-
rienza di tal genere, in quanto precedentemente
l’Istituto ha partecipato ad un altro progetto bien-
nale della stessa tipologia ma con altri paesi.
Esso rientra nel programma Socrates e riguarda il
settore dell’istruzione scolastica, nell’ambito
dell’Unione Europea. Si pone come obiettivo quel-
lo di migliorare la cooperazione, l’apprendimento
dei giovani attraverso lavori interdisciplinari, la co-
noscenza delle altre culture e lingue, nonché di
incoraggiare i contatti e la mobilità tra studenti e
insegnanti, al fine di far conoscere le opportunità
di apprendimento disponibili nell'ambito dell'Unio-
ne. In particolare questo progetto intende pro-
muovere una corretta alfabetizzazione degli alunni
e l’abitudine alla lettura, attraverso la cooperazio-
ne e l’uso delle TIC (Tecnologie dell’Informazione
e della Comunicazione). È stato creato inoltre un
club di lettura On-line attraverso il quale sono
proposti testi, scambi di opinioni e narrazioni di
storie. Obiettivo principale è la motivazione degli
studenti, il miglioramento del processo di appren-
dimento e delle conoscenze linguistiche, grazie
alle opportunità derivanti dall’uso dei computer e
di internet da un nuovo punto di vista, cioè con at-
tività e programmi di lettura.
Classe IV D
Anno 1 - Numero 1
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Pareri a confronto
Il progetto è stata una bella esperienza, ho prova-
to un uragano di emozioni che nella mia vita non
avevo mai provato.
Io ho ospitato un ragazzo Francese, a dir vero i
primi giorni c’era un pò di freddezza tra di noi an-
che perché io non sono tanto bravo nella lingua e
quindi ho trovato difficoltà nel comunicare.
Ma poi è andato tutto alla perfezione. Abbiamo
fatto diversi viaggi uno più bello dell’altro, ogni
giorno affezionandoci sempre di più. Al momento
della sua partenza mi sono sentito chiudere me
stesso, come se fosse che la mia vita non aveva
nessun senso senza di lui.
Spero che anche loro come me abbiano fatto una
bella esperienza.
Mi auguro di incontrarli quanto prima, perciò sto
prevedendo con i miei genitori di andare in vacan-
za in Francia da lui.
Antonio M. IV C
Questa esperienza è stata a dir poco fantastica.
Ho ospitato due ragazzi portoghesi, e sicuramente
all’ inizio ho pensato che ci potevano esser delle
difficoltà in quanto erano due ragazzi che, pur fre-
quentando la stessa classe, uno di loro aveva 20
anni. Nonostante le differenze, mi sono dovuto ri-
credere. Sono stati due ragazzi simpaticissimi, ri-
spettosi e cordiali.
Appena arrivati non sono riuscito a comunicare
molto bene, ma una volta in confidenza siamo di-
ventati molto amici, parlando, e trovando molte
cose in comune. Abbiamo passato giornate stu-
pende, giocando ridendo la maggior parte del
tempo, senza rendercene conto imparavano paro-
le, modi di fare e abitudini di altri paesi. Non nego
che io e i miei genitori ci siamo affezionati troppo
a questi due ragazzi, tanto che anche mamma e
papà ci sono rimasti male al momento della loro
partenza. Gli ultimi giorni sono stati quelli più in-
tensi perché già pensavano al ritorno a casa. De-
sidero tanto rivederli e stiamo organizzando per
farli ritornare a casa mia. Spero tanto che abbiano
fatto una bella esperienza anche loro. Ho provato
felicità stando con loro e dolore pensando che il
tempo volava e stavano per andare via. È stato un
progetto che ci ha messo in comunicazione con
ragazzi di altri paesi in modo gioioso, è una espe-
rienza che ripeterei altre 1000 volte. Spero di rin-
contrarli al più presto.
Jonathan I. IV C
Anno 1 - Numero 1
25
L’esperienza unica Comenius, è terminata…..
Lunedì 8 novembre sono arrivati a scuola degli
studenti stranieri i quali dovevano essere ospitati
da noi ragazzi. Inizialmente ero restìo ad ospitare
un ragazzo dato che lavoro e le mie conoscenze
linguistiche, a parte l’italiano, non sono elevate. Il
ragazzo di nome Mateus era ospitato inizialmente
dalla nostra Dirigente. Quando ho avuto il piacere
di conoscerlo, insieme ai miei compagni ho subito
chiesto di poterlo ospitare perché se non sfruttia-
mo queste occasioni per socializzare con persone
di altre nazionalità, la nostra cultura rimane sem-
pre limitata. Ho trascorso 4 giorni con Mateus
davvero fantastici. Abbiamo avuto modo di scam-
biarci i contatti per poi sentirci un domani. Grazie
a questa esperienza ho avuto anche la possibilità
di socializzare con gli altri ragazzi che proveniva-
no dai diversi paesi.
Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di visitare al-
cuni monumenti della nostra regione e ci siamo
divertiti tantissimo. Il giorno più malinconico ma al
tempo stesso emozionante, è stato quella della
loro partenza. Ero triste perché mi ero affezionato
a Mateus e mi dispiaceva che partisse, ma tutte le
esperienze belle come al solito terminano presto.
Infine ringrazio la preside ed il prof. Petrillo che
mi hanno dato questa fantastica opportunità.
Consiglio a tutti i ragazzi che, se si dovesse ripe-
tere il progetto “Comenius”, partecipino, perché è
davvero un’esperienza unica ed irripetibile.
Ettore C. V D
Il progetto Comenius per me è stato un’importante
e bella esperienza di vita. Questo progetto è stato
molto interessante perché ha permesso
l’interazione con ragazzi di vari paesi.
Ho ospitato una ragazza spagnola. I primi giorni
fra noi c’era un pò di freddezza e difficoltà di dia-
logo, poi con il passare del tempo siamo riuscite a
comunicare. Abbiamo passato giornate molto bel-
le e ci siamo divertite molto. In questa settimana
mi sono affezionata tanto a lei infatti gli ultimi
giorni passati insieme sono stati più belli e intensi.
Diversi i luoghi artistici visitati - Caserta, Napoli e
Roma, e in ogni posto in cui siamo stati abbiamo
fatto vedere loro quanto è bella l’Italia.
Spero di cuore che anche lei abbia vissuto una
bella esperienza.
… Desidero tanto rivederla….
Maria Assunta D.F IV C
.
Anno 1 - Numero 1
26
Reading is fun…. from Carmen Grella
Reading a book has always been important to
build a culture but most young people don’t read
very much.
The school offers the opportunity to read with the
school library and our teacher always invite us to
borrow a book from the library.
But a lot of students are fascinated by new tech-
nology.
The computer has invaded our houses and
schools, mobile phones, i-pod and so on.
We use mobile phone to communicate with our
friends, we listen to music through the stereo, the
I-pod and the computer, we watch Tv pro-
grammes on the net or chat on new social net-
work : facebook.
I like reading novels and I don’t think that internet
can substitute the plaisure to read a good book.
The book is easy to take with you everywhere
you go and it doesn’t cause you headache or
eyes problems.
You can sit in a corner, read and be transported in
the world: the story you are reading takes place.
Anno 1 - Numero 1
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English Literature. …Some big writers
CHARLES DICKENS
The young Charles Dickens spent the first four
years of his life in different places following the
family transfers, showing already in early adoles-
cence a deep passion for reading.
His favourite works
ranges from Eliza-
bethan drama to the
novels of Defoe,
Fielding and Smol-
lett, the "Arabian
Nights" to "Don
Quixote" by Cer-
vantes.
In 1824 his father
was arrested for debt: he was sent to prison
where he remained only a few months until a
small inheritance through the family enabled them
to pay their debts. In those dark months Charles
will know the hard work: thrown into a factory like
a dirty rat-infested barracks, together with other
children of the slums pasted labels on bottles of
shoe polish. These are experiences that will re-
main forever in the soul like a wound never healed
and that will be fruitful "humus" for his inexhausti-
ble literary invention. When he was nineteen
years old, felt in love with the young daughter of a
banker, but both for reasons of social inequality
and the opposition of her parents, the engage-
ment dissolved three years later with. He met
Catherine Hogarth in 1835, married her the next
year.
On January 6th 1837 the first of eight children
was born, but 1837 is the year of the first great
success with both the files in episodes of "Oliver
Twist" that the "Pickwick Papers": two master-
pieces that will remain forever in the history of
world literature.
This is an amazing crea-
tive period for Dickens,
during which the writer
creates his major works,
culminating with the
publication of the sub-
lime "David Copper-
field". His fame even-
tually spread in Europe
and in America. In July 1844 arrived in Italy and
settled in Genoa with the entire family until April
1845. In 1846 he visited Switzerland and France.
In May 1855, his life took an abrupt change due
to the meeting with Ellen Ternan, a love that will
push him to leave his family and start a new life
with her. In 1869 he began to write his latest
work, "The Mystery of Edwin Drood," unfortunate-
ly remained unfinished. His physical condition was
now critical. He suffered a brain hemorrhage that
led to his death: it was June 9th, 1870. The novels
of Dickens, but with different results, are one of
the high points of the social novel of the nine-
teenth century, a mixture of classical and journa-
listic prose narration, with a particular attention to
social realities and needs of the reader. His de-
scriptions of environments, situations and charac-
ters are a fresco crucial to understand the English
society of the nineteenth century.
Anno 1 - Numero 1
29
A Chistmas Carol
Ebenezer Scrooge is the protagonist of
“A Christmas Carol “
a miserly stingy and
rich businessman
from London.
He is unfriendly and
lonely. His only
friend was Marley
who died some
years ago. He hates
Christmas and all
festivals and reproaches God for the Sunday rest.
He forces his humble clerk Cratchit to work the
day before Christmas. On the road he doesn’t
answer the people who do him good wishes, in-
cluding the lovely nephew Fred, son of his dead
sister.
Because of his av-
id interest in mon-
ey, he is hated by
all people. One
night Scrooge
dreams of Marley
and meets three
ghosts: The
Ghosts of the past
Christmas, of the
present Christmas and of the future Christmas.
He understands his mistakes, he repents and de-
cides to change his life.
Dickens' Carol was one of the greatest influences
in rejuvenating the old Christmas traditions of
England, but, while it brings to the reader images
of light, joy, warmth, and life it also brings strong
and unforgettable images of darkness, despair,
coldness, sadness and death.
Scrooge himself is the embodiment of winter, and,
just as winter is followed by spring and the
renewal of life, so too is Scrooge's cold, pinched
heart restored to the innocent goodwill he had
known in his childhood and youth.
Classe IA
Anno 1 - Numero 1
30
WILLIAM SHAKESPEARE
Shakespeare (1564-1616)
was an English poet
and playwright, widely re-
garded as the greatest
writer in the English lan-
guage and the world's pre-
eminent dramatist.
His plays have been translated into every major
living language and are performed more often
than those of any other playwright. At the age of
18, Shakespeare married.
The Biographers suggest that his career may
have begun any time from the mid-1580s From
1594, Shakespeare's plays were performed only
by the Lord Chamberlain's Men, a company
owned by a group of players, including Shakes-
peare, that soon became the leading playing
company in London.
After the death of Queen Elizabeth in 1603, the
company was awarded a royal patent by the new
king, James I, and changed its name to the King's
Men. In 1599, a partnership of company members
built their own theatre on the south bank of
the Thames, which they called the Globe.
Shakespeare divided his time between London
and Stratford during his career. In 1596, the year
before he bought New Place as his family home in
Stratford. He retired to Stratford some years be-
fore his death and probably continued to visit
London. Shakespeare died on 23 April 1616 and
was survived by his wife and two daughters.
In his will, Shakespeare left the bulk of his large
estate to his elder daughter Susanna.
The first recorded works of Shakespeare
are Richard III and the three parts of Henry VI,
written in the early 1590s during a vogue for his-
torical drama. Shakespeare's plays are difficult to
date. The early plays were influenced by the
works of other Elizabethan dramatists, espe-
cially Thomas Kyd and Christopher Marlowe, by
the traditions of medieval drama, and by the plays
of Seneca. The Comedy of Errors was also based
on classical models, but no source for The Tam-
ing of the Shrew has been found, though it is re-
lated to a separate play of the same name and
may have derived from a folk story Like The Two
Gentlemen of Verona.
Shakespeare's early classical and Italianate com-
edies, give way in the mid-1590s to the romantic
atmosphere of his greatest comedies.
A Midsummer Night's Dream is a witty mixture of
romance, fairy magic, and comic lowlife scenes.
After the lyrical Richard II, his characters become
more complex and tender as he switches deftly
between comic and serious scenes, prose and
poetry.
This period begins and
ends with two trage-
dies: Romeo and Ju-
liet, the famous roman-
tic tragedy of sexually
charged adolescence,
love, and death and:
Julius Caesar which
introduced a new kind of drama.
Anno 1 - Numero 1
31
PLAYS
In the early 17th century, Shakespeare wrote a
number of his best known tragedies. Many critics
believe that Shakespeare's greatest tragedies
represent the peak of his art.
The titular hero of one of Shakespeare's most
famous tragedies, Hamlet, has probably been dis-
cussed more than any other Shakespearean cha-
racter, especially for his famous soliloquy "To be
or not to be; that is the question".
In Macbeth, the shortest and most compressed of
Shakespeare's tragedies, uncontrollable ambition
incites Macbeth and his wife, to murder the
rightful king and usurp the throne, until their own
guilt destroys them in turn. In this play, Shakes-
peare adds a supernatural element to the tragic
structure.
His last major tragedies, Antony and Cleopa-
tra and Coriolanus, contain some of Shakes-
peare's finest poetry and were considered his
most successful tragedies by the poet and critic.
In his final period, Shakespeare turned
to romance or tragicomedy and completed three
more major plays: Cymbeline, The Winter's
Tale and The Tempest, as well as the collabora-
tion, Pericles, Prince of Tyre.
Less bleak than the tragedies, these four plays
are graver in tone than the comedies of the
1590s, but they end with reconciliation and the
forgiveness of potentially tragic errors.
Some
commentators have seen this change in mood as
evidence of a more serene view of life on Sha-
kespeare's part, but it may merely reflect the
theatrical fashion of the day.
Classe IIIA
Anno 1 - Numero 1
32
Something about a musical
Footloose
Footloose is an american musical-drama, staged
in 1984, and tells the story of Ren McCormack.
He’s a teenager and he loves dancing. Ren and
his mother lives in Chicago, a very lively city.
When his father leaves them alone, they move to
a small town called Boumont and they live with his
aunt and uncle. Bomont is a very religious town.
Infact, the most important person is the Reverend
Shaw Moore. Ren soon makes a friend, Willard,
and from him he learns that Rev. Moore has pro-
hibited dancing and rock music. He also under-
stands that Boumont is very different from Chi-
cago.
Ren soon meets Ariel. She is Rev. Moore’s
daughter. Rev.Moore is very strict with Ariel and
he pretends an impeccable behaviour from her.
But Ariel is rebellious; she’s a young girl and she
wants to dance, enjoy or go out with her friends or
with her boyfriend. So, she often lies to her father.
After losing his son in an accident while he was
returning from a dancing evening, Rev.Moore
prohibited dancing in his town. Ariel is very em-
barrassed for this situation. She is “the girl with a
dark side” in the story because she must be the
religious and obedient Rev.’s daughter, on one
side, and a rebellious girl that wants to have fun,
on the other side. She sees Ren as a “wild spirit”
and she likes him! They become friends and
share their problems: Ariel tells Ren about the dif-
ficult relation she has with her father. At the end,
she helps Ren with his speech in front of the city
council and they dance all together!
My opinion about the musical
I think “footloose” is a fantastic musical because it
is about teenager’s difficult relations. It’s a story
about their problems, their emotions, their
dreams. The musical is exciting and fun. Ren can
represent every common teenager that loves
dancing, has problems with his father and wants
to realize his dream. I liked this story very much!!!
Tommaso C. IIIA
Anno 1 - Numero 1
34
CRUCIVERBA
ORIZZONTALI:
1 - Un vino molto pregiato.
8 - Il "sì" di Totti, nel giorno del suo matrimonio.
9 - Segno distintivo del Cirroso.
10 - Produce grossi bottiglioni "da battaglia".
13 - Però.
14 - La casa del MAD.
15 - Cosa fai dopo aver bevuto molto vino?
18 - Le iniziali del vero nome del MAD.
19 - La nostra attrice preferita.
21 - Articolo determinativo sardo.
22 - Riunione Alcolofili Beoni Non Certo Astemi.
23 - Etilisti Alcoolici.
25 - Dopo "Pol", ma soprattutto dopo "Fil de".
26 - Gli inglesi astemi lo bevono alle cinque.
27 - Lingue Perennemente Asfaltate.
29 - Parte spontanea all'avvicinarsi di un vassoio
di mezze.
30 - Jaeger non li usa mai.
33 - La nota musicale più alcoolica.
34 - "eraguicsa" rep odom roilgim Li
35 - Sospiro di soddisfazione per aver finito il cru-
civerba.
VERTICALI:
1 - Il passatempo meno sano ed economico.
2 - Il miglior amico dell'uomo.
3 - Sul forum del Cirroso migliora postando molto.
4 - Vuoi un po' d'acq*a?
5 - Il Rhesus dei cinesi
(minchia che boiata! N.d.Sam)
6 - Un buon modo per usare gli agrumi.
7 - Donna astemia.
11 - Le iniziali del vero cognome del MAD.
12 - Persona che non apprezza la Poretti.
16 - Ottimo vino veneto.
17 - Quanto vino vuoi?
20 - Suono emesso alla fine di una buona mezza.
21 - Articolo determinativo siciliano.
22 - Il Ceci è convinto di essere quello del nostro
forum.
24 - Tipo di birra.
25 - Una buona D.O.C. della provincia di Novara.
28 - La nostra seconda casa.
30 - Vuoi un po' di aranciata?
31 - Ordine dei Birrai.
32 - Singhiozzo tedesco.
Anno 1 - Numero 1
35
La Redazione
Classi:
IA
IIA
IIIA
IVA
IID
IIID
IVD
VD
IIC
IVC
Alunni:
Mazurets Pavlo
Tammaro Luigi
Grella Carmen
Pescara Benito
Luongo Cristina
Flammia Maria
Pescara Deborah
Sasso Laura
D’elia Elena
Nudo Nataly
Melchionda Antonio
Iacoviello Jonathan
De Feo Maria Assunta
Caso Ettore
Cogliano Tommaso
Troisi Gabriele
Palumbo Daniele
Palermo R. Angelo
Docenti
Troisi Grazia
Savignano Vincenza
Lo Priore Rosanna
Educatrice Professionale
Capasso Mariarosaria
Realizzazione Grafica
Prof.re Petrillo Antonio
Prof.ssa Mazza Merj
Dirigente Scolastica
Prof. De Vizia Fiorella
Si ringraziano tutti per la collaborazione.