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Il Nucleare in Italia. Nuclear Power in Italy. - SVIMEZwin.svimez.info/cassa/materiali/3. Altri...

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1 Il Nucleare in Italia. Nuclear Power in Italy. L’età dell’energia ARCHIVIO S TORICO ENEL The Age of Energy
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Il Nucleare in Italia.Nuclear Power in Italy.

L’età dell’energia ARCHIVIO STORICO ENELThe Age of Energy

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L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettricaitaliana dalla fine dell’800 e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora Ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importantiimprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivinonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine.Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico”tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”.

The History Archives house documents regarding the history of the Italian electricity industrysince the end of the nineteenth century, including the almost half a century of ENEL’s existence,which began in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricitycompanies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a government-owned company, it actually continued the activity of thepreceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as wellas their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general.In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that overseesarchives in the Lazio region – declared all of ENEL’s documentation to be “of remarkablehistorical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique valueand incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth since on.”

“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità

di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere

percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”.

Fulvio ContiAmministratore Delegato e Direttore Generale Enel

“It is its everyday activity that characterizes the commitment and identity of everycompany and distinguishes its culture. And it is for this reason that we must enable ourwealth of knowledge, professional competence, innovation, and the ability to transformourselves to express themselves through the recounting of our industrial history which

is corporate culture. Without which, the Company itself would risk not being perceivedin its real value of generating development for Italy and for future generations.”

Fulvio ContiChief Executive Officer and General Manager of ENEL

ARCHIVIO STORICO ENELvia Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213

Archivio Storico Enel

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Il Nucleare in Italia.Nuclear Powerin Italy.

MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL

MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE

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La storia è “maestra di vita”, si dicecomunemente. Eppure troppo spesso nonteniamo conto delle esperienze del passato. Aglialbori del nuovo Rinascimento nucleare italiano,dunque, non possiamo non volgere lo sguardoindietro verso il passato. Con questapubblicazione si ripercorre la storia italiana del“nucleare”. Una storia con grandi successi maanche grandi errori. Una grande azienda comeEnel ha il dovere di conservare la propria memoriastorica per mettere in condizione le generazionifuture di conoscere il suo passato. Questaconoscenza non ha solo un valore storico maconsente di usufruire dell’esperienza passata perle decisioni future. Dallo scorso autunno, grazie agli sforzi di questianni per la costituzione dell’Archivio Storico diEnel, siamo in grado di ripercorrere agevolmenteuna vicenda straordinaria, partendo dalle originidell’industria elettrica italiana, alla fine dell’800,sino alla confluenza di circa 1.200 societàelettriche in Enel al tempo della nazionalizzazionee oltre. Consultando gli oltre 13.000 metri lineari

di documentazione, 100 mila fotografie, centinaiadi filmati storici e disegni tecnici, è possibilericostruire la storia dello sviluppo economicodell’Italia. Ritengo che Enel abbia compiuto un’operazione digrande respiro culturale al servizio del Paese,mettendo a disposizione della comunità – attraversoun archivio organico e moderno – gli strumenti peresplorare, leggere e rivisitare il nostro passato. Diqui l’idea di dedicare monografie a temi importantinel dibattito energetico valorizzando l’efficacia, lachiarezza di visione e il senso del futuro chetrasmette la storia.Abbiamo quindi deciso di iniziare la nostraproduzione monografica con uno dei temi suiquali ci si è confrontati con determinazione negliultimi mesi e sui quali abbiamo con grande sforzocontribuito a ottenere l’attenzione del Paese: ilnucleare. Il ritorno dell’Italia al nucleare è unascelta importante che deve coinvolgere tutto ilnostro sistema Paese, siamo lieti di fornire conquesta monografia il contributo dell’esperienzapassata che sarà utile a orientare le scelte future.

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PrefazionePiero GnudiPresidente Enel

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History, as they say, is “the great teacher of life”.And yet all too often we fail to pay sufficientattention to what has happened in the past. Aswe stand at the dawn of Italy’s nuclearrenaissance, it would be remiss not to examinewhat has gone before. This publication chroniclesItaly’s nuclear history; a history characterized bymajor achievements and major errors. It isincumbent upon large enterprises like ENEL topreserve and document their history so thatfuture generations have access to their past. Notonly does this material contain historical value, itmakes it possible to leverage past experience inthe making of future decisions.After years of preparation, ENEL has now openedup its archives. Since last autumn, it has beenpossible – and easy – to follow an extraordinarystory that runs from the birth of Italy’s electricityindustry in the late 1800s, through the merger ofaround 1,200 electricity companies to form ENELwhen the industry was nationalized, and beyond.The Archives piece together Italian economicdevelopment through more than 13,000 shelf

metres of documentation, 100,000 photographs,and hundreds of historic film clips and technicaldrawings.I am convinced that ENEL has undertaken a task ofmajor cultural importance to Italy by establishingthis modern, well-planned archive and offering thewider community the tools it needs to explore,read and revisit our common past. The existence of this archive has also spawnedthe idea of publishing monographic works ontopics of significance to the energy debate, inorder to open up the effectiveness, clear visionand sense of the future inherent to history.We have decided to begin our monographicanthology with a topic that has been at thecentre of debate in recent months – a topic wehave striven to bring to the nation’s attention:the nuclear industry. Italy’s decision to resume itsnuclear energy programme is a key choice thatmust involve the nation as a whole. With thismonograph, we are pleased to offer an overviewof the past that should help orient decisions to bemade in the future.

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ForewordPiero GnudiChairman, ENEL

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Prefazione di Piero Gnudi

Lo scenario di Gianluca Comin

L’ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA, TRA STORIA E RICERCA

di Giovanni Paoloni

Introduzione

Alle origini del nucleare italiano

Enrico Fermi e la sua eredità

Il CISE e il progetto del reattore nazionale

L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRN

Tra speranze e incertezze

Una tela difficile da tessere

Dal reattore nazionale ai reattori d'importazione

Gli anni di Ippolito

Il nuovo CNRN

Tre centrali in costruzione

Altri aspetti del programma nucleare

Il “caso Ippolito”

Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e Settanta

Tra Enel e CNEN: il nucleare nella nazionalizzazione

Tre centrali in esercizio

I progetti di sviluppo: speranze e delusioni

La crisi petrolifera e il rilancio del programma nucleare

Nuovi contesti internazionali

Qualche considerazione finale

Conclusioni di Livio Vido

Note

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Foreword by Piero Gnudi

Some Context by Gianluca Comin

NUCLEAR POWER IN ITALY: CHRONICLES AND RESEARCH

by Giovanni Paoloni

Introduction

The Origins of Nuclear Science in Italy

Enrico Fermi and his legacy

The CISE and the Italian Reactor Plan

Structuring Nuclear Research: INFN and CNRN

Between hope and uncertainty

Weaving a contorted web

From a domestic reactor to imported reactors

The Ippolito Years

The CNRN renewed

Three power stations under construction

Other aspects of the nuclear programme

The “Ippolito affair”

Angelini and the Italian Nuclear Programme: the Sixties and Seventies

ENEL and the CNEN: a nationalized nuclear industry

Three power stations in operation

Projects for development: hopes and disappointments

The oil crisis and a revamped nuclear programme

New international developments

Closing remarks

Conclusion by Livio Vido

Notes

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L’Italia è pronta per una nuova stagione delnucleare. Una scelta importante, destinata arilanciare il sistema produttivo, industriale,scientifico ma, anche a segnare in manieraimportante la storia culturale del nostro Paese.Il ritorno al nucleare ha portato, infatti, a infrangereun tabù storico, che per anni ha spaventatol’opinione pubblica in seguito al disastro diChernobyl, riportando al centro della sua attenzioneun dibattito da troppo tempo assente.Per più di due decenni, la scelta delle istituzionipolitiche italiane di nascondere la questione, unita aun vuoto informativo sistematico da parte degliscienziati, ha favorito un progressivo monopolio delleinformazioni da parte delle istanze antinucleari,legittimando un clima di paura e di inquietudineintorno ai rischi connessi all’uso di questa tecnologia.Per questo motivo, gli anni che seguono il referendumdel 1987, vedono il dibattito intorno al nucleareconfinato solo in ristretti ambiti scientifici elitari.Oggi i tempi sono maturi per tornare ad affrontarela “questione nucleare” come un tema di rilevanteportata sociale, culturale oltre che economica eindustriale. La lotta ai cambiamenti climatici e laquestione energetica, infatti, sono priorità alcentro dell’agenda politica mondiale. L’ambiente èsalito ai vertici delle preoccupazioni dell’opinionepubblica, e la tecnologia nucleare – assieme alrilancio delle energie rinnovabili e all’efficienzaenergetica – è diventata la chiave per conciliaresviluppo economico e sostenibilità ambientale.È in atto un mutamento culturale profondo, in cuianche l’atteggiamento dei cittadini nei confronti delnucleare sta cambiando. Basta dare uno sguardo aisondaggi di opinione condotti negli ultimi anni pernotare come l’opposizione alle centrali nucleari nonsia più un atteggiamento prevalente nel nostro Paese,e come si registrino margini di consenso crescenti esignificativi. Se si confrontano, poi, i sondaggi diEurobarometro (che indaga sulle opinioni dei cittadinidei Paesi europei) si scopre che l’Italia è addirittura ilPaese nel quale si è registrato il maggiorespostamento delle opinioni da posizioni contrarie aposizioni favorevoli: se nel 2005 i “si” al nucleare siattestavano intorno al 30%, oggi sono circa il 43%,

con una differenza significativa del 13%. Non solo.Se in Italia è il 43% del campione che si pronunciafavorevole all’energia nucleare, in Europa questapercentuale è pari al 44%, mentre i contrari sonorispettivamente il 46% in Italia e il 45% in Europa. Èevidente che le posizioni espresse dai cittadini italianisono pressoché identiche a quella medie espresse dalresto dei cittadini europei che convivono da semprecon la tecnologia nucleare. Il che dimostra chenonostante i due decenni di oscurantismo nucleare inostri cittadini non hanno cambiato dna rispetto aquelli degli altri Paesi nuclearisti.Il successo del Programma Nucleare Italianotuttavia è ovviamente condizionatodall’acquisizione del consenso dell’opinionepubblica a livello nazionale e locale. Il Piano èdestinato a impegnare il Paese per almeno undecennio in fase di realizzazione e per circa unsecolo in fase di esercizio. Occorre quindi che siaampiamente condiviso: c’è bisogno di ristabilireuna verità scientifica attraverso la costruzione diun patto informativo corretto capace di darerisposte alle “paure irrazionali” indicate dallapopolazione come vere e proprie barriere emotiveal nucleare, come ad esempio i problemi dellosmaltimento delle scorie radioattive, della sicurezzadegli impianti, della tutela della salute e dellaprotezione delle popolazioni interessate. Per farlo, occorre predisporre e realizzare unospecifico programma integrato di comunicazionecapace di parlare ai diversi interlocutoriindividuando i bisogni informativi e i contenuti checondizionano l’accettazione sociale degli impiantinucleari. C’è bisogno di ricostruire una culturanucleare su base scientifica capace di trasmettere iconcetti chiave: è sicuro, è un’alternativa reale afonti fossili, è in difesa dell’ambiente.In altre parole, occorre ripensare la divulgazionescientifica, valutando attentamente i luoghi in cuirealizzarla, individuando gli strumenti adeguati esmontando quegli archetipi culturali che hannocondannato un sapere a prevalere sull’altro.La presente monografia vuole rappresentare unprezioso strumento per cogliere il valore dellescelte che il Paese ha fatto e potrà fare in questosettore. Sebbene fosse chiaro l’interesse nazionaledi garantire il progresso del nostro Paese, iprogrammi di Enel degli anni Settanta e Ottantanel campo dell’energia nucleare non andaronoavanti come previsto emarginando l’Italia dallegrandi progettualità del nostro tempo.Oggi, forti delle nostre competenze ricostituiteall’estero, Enel è pronta. Ma, per farlo, occorreconoscere il passato: una premessa tanto percapire il presente che per costruire il futuro.

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Lo scenarioGianluca CominDirettore Relazioni Esterne Enel

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Italy is poised to embark on a new season ofnuclear energy. This important new departure isdestined to boost the country’s manufacturing,industrial and scientific systems, and is alandmark moment in the nation’s cultural history.The return to nuclear energy breaks a long-standing taboo. Ever since the Chernobyl disaster,public opinion has been dominated by fear. Now,however, at long last, the debate has resumed onnuclear power.For over two decades, the desire of Italy’s politicalinstitutions to bury the issue amid a systematiclack of information from scientists has made itpossible for antinuclear groups to graduallymonopolize the flow of information andlegitimize a climate of fear and worry about therisks of using this technology. This explains why,ever since the 1987 referendum, discussions ofnuclear energy have been confined to narrowcircles of top-ranking scientists.Today, the time is ripe once more to look into the“nuclear issue”, and to consider it as a topic ofsocial and cultural (not to mention economic andindustrial) import. The fight against climate changeand energy issues are, right now, at the top of thepolitical agenda around the globe. The environmenthas become the number one concern for publicopinion. Nuclear technology – alongside increaseduse of renewable energy and energy efficiency – hasbecome a key element for reconciling economicgrowth and environmental sustainability.A deep-rooted cultural shift is taking place aspeople’s attitudes to nuclear power change.Recent opinion polls show that opposition tonuclear power stations is no longer the majorityoutlook in Italy. Indeed, significant and growingnumbers of people are in favour. A comparison ofEurobarometro surveys (which look into theopinions of citizens in different Europeancountries) shows that Italy has undergone thecontinent’s greatest shift of opinion fromopposition to support. In 2005, around 30% ofpeople in Italy were in favour of nuclear energy.Today that figure is 43%, a significant 13%increase. And that’s not all. The 43% of survey

respondents in Italy who said that they were infavour of nuclear energy compares with 44%Europe-wide. In Italy, 46% of those whoexpressed an opinion in the survey were againstnuclear energy, compared with 45% acrossEurope. So, the opinions expressed by Italiancitizens are almost identical to the average amongEuropean citizens who have always shared theirlives with nuclear technology. What this shows isthat despite two decades of nuclear obscurantism,the people of Italy still have the same DNA astheir neighbours in other nuclear nations.Whether or not the Italian Nuclear Programme willbe successful obviously depends upon buildingnational and local public consensus. The Plancommits the country to a construction period of atleast ten years and around a century of nuclearoperations. It is vital for the Plan to garner broadsupport. Scientific truth must be re-established bybuilding consensus based on information thatanswers the “irrational fears” that people have saidare their real emotional barrier to nuclear energy.The issues of disposal of radioactive waste, plantsecurity, health protection, and protection of localpopulations all need addressing. To achieve this will require preparation andimplementation of an ad hoc integratedcommunications programme to reach allstakeholders. Such a programme must identifytheir information needs and come up withcontent that will foster social acceptance ofnuclear power stations. It will also be importantto reframe the nuclear energy discourse within ascientific context to convey these key concepts:nuclear energy is safe, it is a real alternative tofossil fuels, and it protects the environment.In other words, we must rethink how scientificinformation is disseminated by carefully choosingthe locations and selecting appropriateinstruments, while at the same time taking downthe cultural archetypes that have resulted in onetype of knowledge prevailing over another. This monograph was conceived as a valuable toolfor understanding the repercussions of choices thatItaly has made (and is capable of making) in thisfield. As clear as it may have been how important itwas to advance the national interest, ENEL’s nuclearenergy plans for the 70s and 80s did not proceedas expected, and Italy found itself bereft of vitalforward-looking planning for the modern age.ENEL has rebuilt its expertise beyond thecountry’s borders, and is now ready to bring thatexpertise home to Italy. To do this, we must learnabout the past if we are to understand thepresent and get to work on building the future.

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Some ContextGianluca CominExecutive Vice President, External Relations, ENEL

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Introduzione

Sono ormai trascorsi ventidue anni da quando nel1987 il referendum seguito all’incidente diChernobyl ha interrotto il primo programmanucleare italiano. Lo sviluppo di quel programmaaveva avuto luogo sullo sfondo delle profondetrasformazioni economico-sociali e politiche chepercorrevano la storia italiana: dalla ricostruzionepostbellica al miracolo economico, dai mitici anniSessanta ai difficili anni Settanta, fino alle luci ealle ombre degli Ottanta. Le personalitàindustriali, scientifiche e politiche che di quelprogramma erano state protagoniste non cihanno lasciato una memoria condivisa: al

Introduction

Twenty-two years have passed since the day in1987 when a referendum, held after theChernobyl incident, called a halt to Italy’s initialnuclear programme – a programme that haddeveloped against the backdrop of majoreconomic, social and political upheaval, from Italy’spost-war reconstruction to its economic boom, thelegendary 1960s, the economically straitened1970s, and the ups and downs of the 1980s.The pre-eminent industrialists, scientists andpoliticians who participated in the programmehave not left us anything that resembles adefinitive history. On the contrary, many of themhave preferred to remain silent. Others, in view of

L’energianucleare in Italia, tra storia e ricerca.

Nuclear Powerin Italy:Chronicles and Research.

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contrario, molti hanno preferito tacere, mentrealcuni hanno dovuto, anche in ragione delproprio ruolo, offrire una loro ricostruzione deifatti in un clima che era ancora di accesodibattito, non tanto sul nucleare in sé (su cui tuttiloro concordavano) quanto sui modi perrealizzare il programma italiano e sulle ragioni ele responsabilità della sua lentezza e in seguitodella sua interruzione. Il primo esemplare, almenoin senso cronologico, di questa produzionememorialistica è senz’altro il volume di MarioSilvestri, Il costo della menzogna. Italia nucleare1945-1968, edito nel 1968 da Einaudi; quasi inrisposta ad esso Felice Ippolito e Folco Simenpubblicavano La questione energetica. Dieci anniperduti 1963-1973, nel 1974 presso Feltrinelli.Nel 1979, invece, Edoardo Amaldi offriva unaricostruzione del versante scientifico della vicendanel suo lungo saggio Gli anni della ricostruzione,pubblicato nel “Giornale di Fisica”. A questi testisi aggiungevano poi numerose interviste, e anchein qualche caso la raccolta in volume di articoli asuo tempo pubblicati su quotidiani e periodici. Alcaso Ippolito fu invece dedicato un volume diinchiesta realizzato dal giornalista Orazio Barrese,Un complotto nucleare: il caso Ippolito,pubblicato nel 1981 da Newton Compton, esubito introvabile. Queste opere di caratterememorialistico e talora di taglio polemico, hannoil merito, dal punto di vista del lavoro degli storicidi professione, di tramandare una ricchezzainformativa che oggi sarebbe altrimentiinattingibile, anche se sono sempre da vagliarecon cura e alla luce delle altre fonti disponibili, inparticolare quelle d’archivio.

E di archivi sulla vicenda nucleare si è cominciatoad avere, dagli anni Novanta in poi, una maggiorricchezza e disponibilità: senza voler in alcunmodo essere esaustivi, non si possono nonricordare gli archivi istituzionali (in particolarequelli della Presidenza del Consiglio dei Ministri e

their role, reconstructed events while the debatecontinued to rage not so much on the nuclearindustry per se (all of them wanted the industryto thrive) but on the best way for Italy toimplement its programme, and on the motivesand responsibilities as to why it had proceeded soslowly, and in the end, was abandoned.In chronological order, the first man to publish hismemoir was Mario Silvestri, whose book Il costodella menzogna. Italia nucleare 1945-1968 waspublished in 1968 by Einaudi. More or less inanswer to this book, Felice Ippolito and FolcoSimen wrote La questione energetica. Dieci anniperduti 1963-1973, published by Feltrinelli in1974. In 1979, Edoardo Amaldi offered ascientific reconstruction in his long essay Gli annidella ricostruzione, which came out in the“Giornale di Fisica” review. In addition to thesetexts, a number of interviews have appeared,alongside collections of articles previouslypublished in newspapers and periodicals.Journalist Orazio Barrese’s 1981 book Uncomplotto nucleare: il caso Ippolito, published byNewton Compton (which almost immediatelywent out of print) was an investigation into the“Ippolito Case”. For professional chroniclers, thismemorial-inspired and occasionally polemicalcollection of material offers a vast amount ofbackground information that would otherwise beimpossible to find. That said, such informationmust be cross-referenced against other availablesources, particularly archives.

More and more archives on nuclear matters havebecome available since the 90s. A by-no-means-exhaustive list of institutional archives runs fromthe Cabinet Office and the Consiglio Nazionaledelle Ricerche archives, housed at the CentralState Archives, to documents from the CNRN andthe CNEN which ENEA made publically availablein the late 80s (though this archive material hassince become inaccessible, and it may only be

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Illustrazione da “Europa Nucleare”, 1962.

An illustration from “Europa Nucleare”, 1962.

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del Consiglio Nazionale delle Ricerche) custoditipresso l’Archivio Centrale dello Stato; cui vannoad aggiungersi le carte del CNRN e del CNEN resedisponibili nella seconda metà degli anni Ottantadall’ENEA, e oggi ritornate in un cono d’ombrada cui si spera possa farle tornare fuori almeno ilprossimo cinquantenario (2010) dell’istituzionedel CNEN. Ad essi si affianca l’Archivio storicoENI, per il ruolo da esso avuto nella storia delprogramma nucleare italiano, e quello dellaBanca d’Italia, dove si trovano importantidocumenti per la storia della vicenda ENSI, maanche di altri aspetti, più generali, della storia delnucleare italiano. Queste fonti debbono essereintegrate da importanti archivi personali messi insicurezza e in parte già disponibili per i ricercatori,come quelli di Ivan Matteo Lombardo, AlbertoMario Rollier, Edoardo Amaldi e Carlo Salvetti,per non dire che di alcuni dei protagonisti diquelle vicende in diverse fasi. E infine, last butnot least, l’Archivio Storico dell’Enel, checonserva, oltre alla documentazione dell’entepubblico elettrico oggi divenuto impresa e societàper azioni, anche la documentazione archivisticadelle società elettriche che hanno preceduto lanazionalizzazione del 1962, e le carte di ArnaldoMaria Angelini, che dell’Enel è stato direttoregenerale e presidente, dopo essere statopresidente della Finelettrica: come esponente diprimo piano dell’industria elettrica pubblica ecome componente del CNRN fin dalla sua primacostituzione, Angelini è colui che insieme a FeliceIppolito ha avuto un ruolo di primo piano indiverse fasi del nucleare italiano. Dello stessoIppolito, invece, non abbiamo a tutt’oggi ladisponibilità dell’archivio, ma si spera che i suoieredi vogliano prima o poi colmare questa lacuna.

Questa disponibilità di fonti ha reso possibile losviluppo di una più matura e distaccata indaginestoriografica, a partire dagli anni Novanta. Gli esitidi questa storiografia non sono concordi, ma il

hoped that it will once again become accessiblein time for the CNEN’s 50th anniversary in 2010).ENI’s archives are also of interest, as are those ofthe Bank of Italy, which contain importantdocuments regarding ENSI and, more generally,the history of the nuclear industry in Italy. Thesesources are supplemented by information frommajor personal archives which have beenpreserved and are partially available toresearchers, notably for Ivan Matteo Lombardo,Alberto Mario Rollier, Edoardo Amaldi and CarloSalvetti, as well as other men involved in keyevents at various times. Last but not least, the ENEL archives containdocumentation on the state-owned electricitycompany – which has since been privatized – andarchival documentation from the electricitycompanies that operated prior to industrynationalization in 1962, along with the papers ofArnaldo Maria Angelini, the company’s GeneralManager and Chairman, and a former Chairmanof Finelettrica. As the leading figure at Italy’sstate-owned electricity industry and a foundingmember of the CNRN, Angelini (along with FeliceIppolito) was the key figure at various stages ofItalian nuclear industry development. One set ofpapers that has not yet become available regardsIppolito, though it is hoped that sooner or laterhis heirs will resolve this situation.

This variety of sources has made it possible, sincethe 90s, to undertake a more mature anddetached historiographical approach to thesubject. Though historiographical interpretationsare not all in agreement, the debate, as it standstoday, appears to have overcome the entrenchedpositions and polemical approach that inevitablyfeatured in the memoirs of the people involved.That said, researchers into nuclear issues continueto espouse a variety of views, not least regardingthe role that the nuclear industry has played inrecent Italian history.

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dibattito (che pure risente del diverso punto divista dei ricercatori sulla questione nucleare e sulruolo che questa ha avuto nella storia italianarecente) appare oggi sfrondato di quelle asprezzepolemiche che inevitabilmente segnavano lamemoria dei protagonisti. Anche in questo caso,senza pretendere l’esaustività, ricordati per doveredi cronaca i contributi di chi scrive (Energia,ambiente e innovazione. Dal Cnrn all’Enea,pubblicato da Laterza nel 1992, e Gli esordi delnucleare, nel quarto volume della Storiadell’industria elettrica promossa dall’Enel nel1992-1994) si devono anzitutto menzionare illavoro di Carlo Lombardi, La questionedell’energia nucleare, nel quinto volume dellastessa Storia dell’industria elettrica, che riflette undiverso periodo ma anche un diverso approccio altema, e il volume collettaneo Ricerca, innovazione,impresa. Storia del CISE: 1946-1996, curatoancora per Laterza nel 1996 da Sergio Zaninelli.Più di un’intervista, infine, è il lavoro di BarbaraCurli, Il progetto nucleare italiano (1954-1962).Conversazioni con Felice Ippolito, edito daRubbettino nel 2000. Mancava poi un lavoro cheintegrasse la storia del programma nucleare civilecon la dimensione internazionale dell’Euratom,oggi affrontato (con riferimento al Regno Unitoma con lo sguardo rivolto all’Italia) nel pregevolelavoro di Mauro Elli, Politica estera ed ingegnerianucleare. I rapporti del Regno Unito con l’Euratom(1957-1963), pubblicato da Unicopli nel 2007, econ quella militare, giunta infine grazie allericerche di Leopoldo Nuti, La sfida nucleare, editodal Mulino nel 2007. A questi lavori va aggiuntauna notevole quantità di pregevoli ricercheaffrontate in tesi di laurea e di dottorato, ovveroin singoli saggi pubblicati in riviste e volumicollettanei, che affrontano in dettaglio specifichevicende, magari riflettendo il punto di vista di unasingola fonte. Se poi dal versante della politicaindustriale si passa a quello della politicascientifica, non si possono non ricordare almeno i

Once again, a by-no-means-exhaustive list ofsuch sources includes – stated here forcompleteness – the works of this writer (Energia,ambiente e innovazione. Dal Cnrn all’Enea,published by Laterza in 1992, and Gli esordi delnucleare, in volume four of the Storiadell’industria elettrica, commissioned by ENEL in1992-1994), and prominently features the worksof Carlo Lombardi (La questione dell’energianucleare, in volume five of the above-mentionedStoria dell’industria elettrica, which, written at adifferent time, reflects an alternative approach tothe topic, and the Ricerca, innovazione, impresa.Storia del CISE: 1946-1996 anthology, once againpublished by Laterza, and edited in 1996 bySergio Zaninelli). Barbara Curli’s Il progettonucleare italiano (1954-1962). Conversazioni conFelice Ippolito, published by Rubbettino in 2000,is far more than a simple interview. Until recently, no single work considered thehistory of Italy’s civil nuclear programme in thelight of international collaboration under theauspices of Euratom. This gap has recently beenremedied (with a focus on the UK, but coveringItaly too) in Mauro Elli’s excellent Politica esteraed ingegneria nucleare. I rapporti del RegnoUnito con l’Euratom (1957-1963), published byUnicopli in 2007. Military aspects of the processwere recently covered in Leopoldo Nuti’s La sfidanucleare, published by Mulino in 2007. A significant quantity of valuable research is to befound in graduate and postgraduatedissertations, and in individual essays published inmagazines and anthologies. Many of thesesources offer significant detail on specific events;some of them reflect the viewpoint of a singlesource.Those interested in aspects of scientific ratherthan industrial policy should consult LanfrancoBelloni, whose work appears in Da Fermi aRubbia (Rizzoli, 1987), books on the history ofthe National Institute of Nuclear Physics (edited

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lavori di Lanfranco Belloni, ora raccolti nel volumeDa Fermi a Rubbia, edito da Rizzoli nel 1987, e ivolumi curati da Giovanni Battimelli sulla storiadell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, pubblicatida Laterza nel 2001 e nel 2003, e su L’eredità diFermi. Storia fotografica dal 1927 al 1959 dagliarchivi di Edoardo Amaldi, pubblicato dagli EditoriRiuniti nel 2003.

Oggi il dibattito sul nucleare come fonteenergetica torna d’attualità, in vista di una ripresadel programma nucleare di cui si è ricominciato adiscutere negli ultimi anni, e che sembra averassunto di recente una nuova concretezza. Inquesta prospettiva, dalla storia si può forseimparare qualcosa: di qui l’occasione, offertadalla recente apertura dell’Archivio Storicodell’Enel, per una sintesi aggiornata, enecessariamente parziale, degli studi condottifinora. Ringrazio l’Enel per avermene offertol’opportunità, per avere agevolato laconsultazione delle fonti fino alla metà degli anniSettanta, e per aver voluto iniziare col mio lavorola nuova collana monografica dell’ArchivioStorico. Un ringraziamento che desideroestendere a Valerio Castronovo, che ha guidato imiei primi passi nelle ricerche su questoargomento e che non ha mai smesso diaccompagnare il mio lavoro e di discuterne, e aGiovanni Battimelli, che ha condiviso con me nonsolo ore di conversazione sulle vicende della fisicanel nostro Paese, ma anche la passione e la faticaper il recupero delle fonti. Tutto questo senzavolerli coinvolgere nelle mie opinioni e nei mieipossibili errori.

by Giovanni Battimelli and published by Laterza in2001 and 2003), and in L’eredità di Fermi. Storiafotografica dal 1927 al 1959 dagli archivi diEdoardo Amaldi, published by Editori Riuniti in2003.

The issue of nuclear power is once again in theItalian public eye. Discussions have been ongoingfor a few years now about restarting thecountry’s nuclear programme, and indeed, thereare increasingly tangible signs that this will occur.History often serves as a good teacher, which iswhy this is an opportune moment – especially inview of the recent opening of ENEL’s Archives –for an updated overview of past nuclear research,even if any such overview must necessarily fallshort of being comprehensive.I wish to thank ENEL for inviting me to take onthis project, for facilitating access to sourcematerial up to and including the mid-70s, and forgiving me the opportunity to write the first bookin the Archive’s new monographic anthology.I would also like to extend my gratitude toValerio Castronovo, who helped to guide myinitial research into this topic, and who hascontinued to follow and discuss my efforts, andGiovanni Battimelli, with whom I have talked forhours about the history of physics in Italy, andwho has contributed both his passion and hardwork to tracking down sources. It goes withoutsaying that my gratitude in no way implies thesecolleagues in my opinions or in any errors that Imay unwittingly have made.

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Enrico Fermi e la sua eredità

Enrico Fermi giunse all’Università di Roma nel1926, come titolare della prima cattedra di fisicateorica istituita in Italia. Con l’appoggio di OrsoMario Corbino, direttore dell’Istituto di Fisica dellastessa Università, Fermi raccolse intorno a sé nel1927-28 un gruppo di giovani ricercatori: FrancoRasetti (assistente di Corbino, e dal 1930professore di spettroscopia), poi Emilio Segrè,Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, e più tardiBruno Pontecorvo, ancora studenti. All’epoca incui Fermi e i suoi decisero di orientare i loro

Enrico Fermi and his Legacy

Enrico Fermi first arrived at the University ofRome in 1926, as professor of Italy’s inauguralchair of theoretical physics. Backed by Orso MarioCorbino, who was Director of the University’sInstitute of Physics, in 1927 and 1928 Fermiassembled a group of young student researchers:Franco Rasetti (Corbino’s assistant, who becameProfessor of Spectroscopy in 1930), Emilio Segrè,Edoardo Amaldi, Ettore Majorana, and, later on,Bruno Pontecorvo. By the time Fermi and hisgroup decided to focus their research on nuclear

Alle origini del nucleare italiano.

The Origins of NuclearScience in Italy.

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Immagine grafica sull’impiego della fonte nucleareper la produzione dell’energia elettrica realizzata

dalla rivista “Europa Nucleare”, 1961.

A graphic illustrating the use of nuclear energy to generate electricity,

in the “Europa Nucleare” magazine, 1961.

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Fermi e il suo gruppo sulla terrazzadell’Istituto di Fisica, in viaPanisperna. Da sinistra, OscarD’Agostino, Emilio Segrè, EdoardoAmaldi, Franco Rasetti ed EnricoFermi. Bruno Pontecorvo non si vedeperché è l’autore della foto scattataa Roma, 1934.

Fermi and his team on the terrace of the Institute of Physics at Via Panisperna. From left to right:Oscar D’Agostino, Emilio Segrè,Edoardo Amaldi, Franco Rasetti and Enrico Fermi. Bruno Pontecorvois not in the picture because he wasthe photographer. Rome, 1934.

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interessi di ricerca verso la fisica nucleare, siconoscevano già varie proprietà del nucleoatomico. Si sapeva per esempio che la maggiorparte dei nuclei che esistono in natura sonostabili, mentre altri nuclei sono radioattivi, cioè sitrasformano spontaneamente in nuclei di altrielementi. I processi, o decadimenti, radioattiviallora noti erano quelli che avvenivano o conl’emissione di una particella alfa (nucleo di elio), odi una particella beta (elettrone), accompagnati ingenerale dall’emissione di radiazioneelettromagnetica ad altissima frequenza (raggigamma). Ciò dimostrava che il nucleo atomico èuna particella composta; il problema centrale eraquello di studiare le particelle che compongono ilnucleo e le forze che le tengono insieme.

Nel gennaio 1934 Irène Curie e Frédéric Joliotannunciarono la scoperta della radioattivitàartificiale. Fermi ebbe subito l’idea di cercare diprodurre nuovi elementi radioattivi utilizzandosorgenti di neutroni al posto delle particelle alfautilizzate dai francesi. Non appena poté disporredelle sorgenti neutroniche desiderate, insieme alsuo gruppo di collaboratori cominciò abombardare in modo sistematico gli elementi delsistema periodico, in ordine crescente di numeroatomico. Al gruppo iniziale si aggiunse presto unchimico, Oscar D’Agostino, che nel febbraio 1934si recò a Parigi per apprendere presso i Curie letecniche radiochimiche: una parte importante dellavoro consisteva infatti nella separazione chimicae nell’identificazione dei nuovi radionuclidiottenuti. Fermi e i suoi iniziarono a pubblicare inrapida successione i nuovi risultati sperimentaliottenuti, sotto forma di lettere a “La Ricercascientifica”, la rivista del CNR, di cui in queglianni era stata da poco avviata la pubblicazione:gli estratti venivano poi immediatamente inviati aipiù importanti fisici nucleari del mondo. In poco

physics, various properties of atomic nuclei werealready known. For instance, it was alreadyknown that the majority of nuclei existing innature are stable, and that other nuclei areradioactive, that is to say, they spontaneouslytransform into the nuclei of other elements. Theradioactive processes, or radioactive decay, thatwere known at the time either occurred throughthe emission of an alpha particle (helium nuclei),or of a beta particle (an electron), which wasgenerally accompanied by the emission of veryhigh frequency electromagnetic radiation (gammarays). This demonstrated that atomic nuclei arecomposed of particles; the biggest problem washow to study the particles that make up thenucleus and the forces that hold them together.

In January 1934, Irène Curie and Frédéric Joliotannounced the discovery of artificial radioactivity.Fermi decided there and then to try and producenew radioactive elements by using neutronsources rather than the alpha particles utilized bythe French researchers. As soon as he had accessto the neutron sources he wanted, he and hisgroup of researchers began systematicallybombarding the elements of the periodic table, inascending atomic number order. The initial group was soon joined by chemist OscarD’Agostino. In February 1934, D’Agostino travelledto Paris to learn about radiochemical techniquesfrom the Curies. Chemical separation and theidentification of the resulting new radionuclidesbecame an important part of the process. In rapidsuccession, Fermi and his group soon beganpublishing the results of their latest experiments asletters to the “La Ricerca scientifica” magazine,which CNR (Italy’s National Research Council) hadjust started publishing. Abstracts were immediatelycirculated to the world’s pre-eminent nuclearphysicists. Within a short space of time, Fermi’s

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tempo vennero irradiati con neutroni unasessantina di elementi e in almeno quaranta diessi vennero scoperti e spesso identificati nuovielementi radioattivi: l’estrema importanza deirisultati del gruppo Fermi apparve subito evidentea livello internazionale. Dopo l’estate del 1934, laprosecuzione delle ricerche condusseall’osservazione di alcuni effetti apparentementeinspiegabili; nel tentativo di dar conto di questirisultati paradossali Fermi giunse nell’ottobre alprincipale risultato ottenuto dal gruppo dei fisiciromani, scoprendo che l’efficacia dei neutroni nelprodurre il fenomeno della radioattività artificialeera enormemente amplificata se tra sorgente ebersaglio veniva interposto un blocco di paraffina.Secondo l’interpretazione subito affacciata daFermi, i neutroni venivano rallentati attraverso ungran numero di urti elastici con i protoni presentinella paraffina, aumentando così la loro efficacianel provocare la radioattività artificiale. La scopertadell’effetto del rallentamento dei neutroni nellesostanze idrogenate indusse Fermi e i suoi a unrapido riorientamento del programma di ricerca,

group irradiated around 60 elements withneutrons. At least 40 of these elements yielded thediscovery – and in many cases the identification –of new radioactive elements. The enormous significance of the results achievedby Fermi and his group was immediately andinternationally evident. After the summer of1934, their research shifted to observing anumber of apparently inexplicable effects. In anattempt to explain these paradoxical results, inOctober 1934, Fermi achieved the Rome group ofphysicists’ most significant discovery: he foundthat neutrons were vastly more effective atproducing the phenomenon of artificial radiationif a block of paraffin was placed between thesource and target.Fermi’s initial interpretation of this result was thatthe neutrons were slowed down by a largenumber of elastic collisions with the protons inthe paraffin, and this increased their effectivenessat provoking artificial radioactivity. The discoveryof using hydrogenated substances to slow downneutrons led Fermi and his group to rapidlyreorient their research programme and focus onunderstanding the effect obtained by slowingneutrons down, rather than on studying theradionuclides that they generated. Corbinoimmediately realized the major potential practicalapplications for this discovery, and persuadedFermi and his group to patent it. Referringspecifically to the process of producing artificialradioactive substances through neutronbombardment, and to increasing theeffectiveness of this process by slowing down theneutrons, the Italian patent was dated 26October 1934. The patent was subsequentlyextended to other countries. Nuclear physics research underwent changes inthe mid-30s with the introduction of early particleaccelerators. It became imperative for the Roman

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Irène Curie e Frédéric Joliot nel laboratorio di Parigi, 1935.

Irène Curie and Frédéric Joliotin their Paris laboratory, 1935.

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concentrandosi piuttosto sulla comprensionedell’effetto dei neutroni lenti che nello studio deiradionuclidi prodotti. Corbino, a sua volta, capìsubito che le applicazioni pratiche della scopertaavrebbero potuto essere molto importanti econvinse Fermi e i suoi collaboratori a brevettarla.Il brevetto italiano, che riguardava specificamenteil processo di produzione di sostanze radioattiveartificiali mediante bombardamento con neutronie l’aumento dell’efficienza di questo processodovuto al rallentamento dei neutroni, recava ladata del 26 ottobre 1934, e fu successivamenteesteso ad altri paesi. Le trasformazioni verificatesinella ricerca in fisica nucleare intorno alla metàdegli anni Trenta, con l’introduzione dei primiacceleratori di particelle, rendevano peròimperativo un salto di qualità nell’attrezzaturasperimentale del gruppo romano, pena la perditain tempi brevi di quella posizione di avanguardiache aveva saputo guadagnare e mantenere finchéquella ricerca si poteva fare in modo competitivoanche con mezzi limitati. Fermi preparò dunqueun progetto per dotare il gruppo di un centro diricerca adeguato e provvisto di un acceleratore;ma nel gennaio e nel luglio 1937 morironoimprovvisamente prima Corbino e poi GuglielmoMarconi, i due pilastri politico-accademici su cuiaveva fino ad allora poggiato lo sviluppo delgruppo romano. Queste perdite non furono senzaconseguenze, e nel 1938 fu chiaramentecomunicato a Fermi che le risorse occorrenti per lanuova fase di ricerca non sarebbero arrivate.Nell’estate dello stesso 1938 furono emanate leleggi antisemite che costringevano all’esilio o alsilenzio la componente ebraica del mondointellettuale italiano: la stessa famiglia Fermi neera direttamente colpita, perché Laura, la mogliedi Enrico, era ebrea. Poco dopo Fermi ebbe lacomunicazione del conferimento del Premio Nobelper la fisica. Il Nobel giunse dunque quando era

group of physicists to upgrade their experimentalequipment, or risk relinquishing their lead in thefield – a lead that they had built and maintainedat a time when it was still possible to undertakecompetitive research with only limited funding.Fermi drew up plans to move the group to asuitable research facility equipped with anaccelerator. However, in January and July 1937,first Corbino and then Guglielmo Marconisuddenly died, and Fermi’s Roman group ofscientists found itself deprived of its two greatestpolitical and academic supporters. Therepercussions of these losses were not long incoming. In 1938, Fermi was told in no uncertainterms that he would not be granted the funds hesought for the next phase of research.In the summer of 1938, Italy passed anti-Semitic

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Decreto di nomina dell’ing. Giuseppe Cenzatocome membro del ComitatoNazionale per l’Ingegneria a firma del presidente del CNR Guglielmo Marconi, Roma 1932.Sotto: Orso Mario Corbinonel suo studio di direttoreall’Istituto di Fisica in viaPanisperna a Roma, 1936.

The certificate appointingengineer Giuseppe Cenzatoto the National Committeefor Engineering, signed byChairman Guglielmo Marconi,Rome 1932.Below: Orso Mario Corbino,Director of the Institute ofPhysics, in his Via Panispernaoffice, Rome, 1936.

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ormai chiaro che ogni ragionevole prospettiva dilavoro in Italia tramontava, almeno nel breveperiodo, e mentre il gruppo romano (per imeccanismi di funzionamento dell’organizzazioneuniversitaria) si disperdeva. È legittimo perciòsupporre che l’emanazione delle leggi razziali nonsia stata che l’ultima goccia giunta a fartraboccare un vaso ormai pieno. Ricevuta lanotizia, Fermi preparò in gran segreto la partenza,approfittando dell’occasione che il ritiro delpremio gli offriva. L’assegnazione del Nobelcoincise dunque con la partenza di Fermidall’Italia, per un esilio senza ritorno, e conl’abbandono del luogo (l’Istituto di Fisica di Roma)dove in meno di quindici anni aveva raccolto eguidato al successo un brillante gruppo di ricerca.“Il nostro piccolo mondo – scriveva EdoardoAmaldi – era stato sconvolto, anzi quasicertamente distrutto, da forze e circostanzecompletamente estranee al nostro campod’azione. Un osservatore attento avrebbe potutodirci che era stato ingenuo pensare di costruire unedificio così fragile e delicato sulle pendici di unvulcano che mostrava così chiari cenni di crescenteattività. Ma su quelle pendici eravamo nati ecresciuti e avevamo sempre pensato che quelloche facevamo fosse molto più durevole della fasepolitica che il paese stava attraversando”1.All’inizio dei suoi studi, negli anni Venti, Fermiaveva parlato dell’enorme quantità di energia cheteneva insieme il nucleo atomico, e aveva provatoa immaginare quali effetti potevano verificarsiquando si fosse trovato il modo di liberarla. “Larelazione fra massa ed energia – aveva scritto nel1923 – ci porta senz’altro a delle cifre grandiose.Per esempio se si riuscisse a mettere in libertàl’energia contenuta in un grammo di materia siotterrebbe un’energia maggiore di quellasviluppata in tre anni di lavoro ininterrotto da unmotore di mille cavalli (inutili i commenti). Si dirà

legislation that forced Jewish members of Italy’sintelligentsia either to seek exile or attempt to lielow. Fermi’s immediate family was affected: hiswife, Laura, was Jewish. In the immediateaftermath of these laws, Fermi was informed thathe had won the Nobel Prize for physics. TheNobel arrived at the very moment that it becameclear he had no reasonable prospect of workingin Italy, at least in the short term, and as theRoman group began to break up as a result ofuniversity organizational issues. It is reasonable to presume that the promulgationof racist laws was the straw that broke thecamel’s back. As soon as he knew what washappening, in great secrecy Fermi made plans totake advantage of the opportunity presented bythe prize-giving ceremony and leave the country.And so it came to pass that Fermi’s acceptance ofthe Nobel Prize coincided with his departure fromItaly. He never returned. He left behind theInstitute of Physics in Rome where, in less than15 years, he had assembled and led a brilliantteam of researchers to great success.

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Enrico Fermi nel laboratorio di Fisica a Roma, 1935.

Enrico Fermi in his physics lab, Rome, 1935.

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con ragione che non appare possibile, almeno inun prossimo avvenire, che si trovi il modo dimettere in libertà queste enormi quantità dienergia, cosa del resto che non si può cheaugurarsi, perché l’esplosione di una cosìspaventosa quantità di energia avrebbe comeprimo effetto di ridurre in pezzi il fisico cheavesse la disgrazia di trovare il modo diprodurla”2. Il tema dell’energia nucleare eratornato ad affacciarsi in un celebre discorsopronunciato da Corbino nel 1929, al congressoannuale della Società Italiana per il Progressodelle Scienze. Esso continuò poi a essere presentenel mondo industriale italiano, tanto che nel1941 l’ingegnere milanese E. Severini scrivevasulla rivista “Elettrotecnica” un articolo sullericerche nucleari, che terminava come segue:“Comunque, se anche l’energia di disintegrazione[dell’atomo] non può ancora mettersi in direttaconcorrenza con l’energia di combustione, e se

Edoardo Amaldi later wrote: “Our small world wasturned upside down, and indeed almost certainlydestroyed, by forces and circumstances that werewholly outside our field of operation. A percipientobserver could have told us that it was naive tobelieve we could build such a fragile and delicateedifice on the slopes of a volcano that was clearlyshowing signs of increased activity. Nevertheless,we were born and grew up on those slopes; wealways believed that what we were doing was farmore durable than the political vicissitudes thecountry was passing through.”1

At the start of his studies in the 20s, Fermi wroteof the enormous amount of energy holdingtogether an atomic nucleus; he had tried toimagine what effects would be produced if itbecame possible to free up this energy. In 1923,he wrote: “The relationship between mass andenergy without doubt indicates massive amounts.By way of example, if we could free up theenergy contained in 1 gram of material, wewould generate more energy than the amountproduced by a 1000 hp motor working flat outfor three years (no comment required). It may bestated, quite reasonably, that at least in the nearfuture it does not seem likely that we shall find away to free up these vast quantities of energy.Indeed, this is something we should hope: thefirst thing that the explosion of such a vastquantity of energy would do is blow tosmithereens thephysicist who hadthe misfortune ofdiscovering a wayof producing it.”2

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Fotografia di un elettrone veloce in camera di Wilson immersa in un forte campomagnetico. A destra, traccia di una particella che urta un elettrone che vienesbalzato in avanti percorrendo una traiettoria quasi circolare. Le figure sono trattedalla Prima Conferenza di Fisica Atomica tenuta da Enrico Fermi nell’auladell’Istituto fisico dell’Università di Roma, 3 ottobre 1949.

A photograph of a fast electron to which a strong magnetic field has been appliedin a Wilson chamber. Right: the track left by a particle crashing into an electronand then pushing it along an almost circular trajectory. These illustrations are fromthe First Conference on Atomic Physics, presented by Enrico Fermi at the PhysicsInstitute Lecture Hall at the University of Rome, 3 October 1949.

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anche non se ne potrà disporre tanto presto, nonè lecito agli ingegneri scartare senz’altrol’eventualità che un giorno essi abbiano a doversioccupare di quelle che saranno vere e proprie«centrali» per lo sfruttamento dell’energianucleare”3.Poco più di un anno dopo, fu proprio Fermi arealizzare negli Stati Uniti il primo reattore nucleare(“Chicago Pile”, 1942), mentre lavorava al“Progetto Manhattan”, che oltre a realizzare laprima bomba atomica segnò anche il concretoavvio dell’industria nucleare. Fra i “ragazzi di ViaPanisperna”, Emilio Segrè (futuro Premio Nobel perla scoperta dell’antiprotone) lavorò anche lui al“Progetto Manhattan”, mentre Bruno Pontecorvocollaborò al programma nucleare inglese. FrancoRasetti invece emigrò in Canada, dove declinòl’invito a collaborare alle ricerche militari, eproseguì la sua carriera tenendosi lontano dalleapplicazioni militari del nucleare. D’Agostino tornòalla chimica, mentre Amaldi, dopo un infruttuosotentativo di emigrare, rientrò in Italia all’inizio dellaseconda guerra mondiale, e riorientò le attività diricerca svolte a Roma verso campi sperimentalilegati alla fisica delle particelle ma lontani dalleapplicazioni nucleari: questo sia per la mancanzadei mezzi occorrenti, sia per sottrarsi al rischio diessere obbligato a collaborare coi nazisti. Amaldi sidiede poi da fare per raccogliere nuovamente aRoma un gruppo di ricercatori, con la chiamata diGiancarlo Wick e l’arruolamento di nuovi giovani.Solo con la ricostruzione, però, si sarebbe potutodi nuovo guardare al futuro.

The topic of nuclear energy resurfaced in afamous speech given by Corbino in 1929, at theannual congress of the Italian Society for theProgress of Science. Italian industry continued toexpress an interest in the topic. In 1941, aMilanese engineer called E. Severini wrote anarticle for the “Elettrotecnica” magazine onnuclear research, in which he concluded: “In anyevent, though it is true that the energy producedby disintegration [of the atom] is not yet in directcompetition with energy produced bycombustion, and even if this is not likely tohappen in the very near future, it would be wrongfor engineers to wholly dismiss the possibility thatone day they may be working on veritable‘stations’ for the exploitation of nuclear energy.”3

A little over a year later, Fermi built the world’sfirst nuclear reactor in the United States(“Chicago Pile”, 1942). He also worked on TheManhattan Project, which not only led todevelopment of the first atomic bomb, it markedthe true beginning of the nuclear industry.Former “Via Panisperna boys” Emilio Segrè (whowent on to win a Nobel prize for discovering theantiproton) also worked on the ManhattanProject; Bruno Pontecorvo became involved in theBritish nuclear programme. Franco Rasettiemigrated to Canada, where he declined allinvitations to work on military research andpreferred to continue his career at a safe distancefrom military nuclear applications. D’Agostinostarted working in chemistry again, while Amaldireturned to Italy at the start of World War II after

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Schema dell’esperienza eseguitaper la prima volta da Zinn e commentata da Enrico Ferminella Conferenza “Analogieottiche nelle proprietà dei neutroni”, Milano 1949.

A diagram of the experimentcarried out for the first time byZinn, presented by Enrico Fermiat the “Optical Analogies in the Properties of Neutrons”Conference, Milan 1949.

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Il CISE e il progetto del reattore nazionale

L’inizio della ricerca nucleare applicata in Italia èindiscutibilmente legato alla nascita del CentroInformazioni Studi Esperienze, più brevementeindicato come CISE. Quando venne costituito aMilano, il 19 novembre 1946, aveva già allespalle una lunga storia. L’idea aveva cominciato afarsi strada nell’agosto 1945, alla notizia dellabomba atomica. Ovviamente le notizieinteressarono molto i giovani ricercatori che,come Giorgio Salvini, avevano orientato i propristudi verso la fisica delle particelle subnucleari.Racconta lo stesso Salvini: “In quegli anni ci fu unvivo interesse per i problemi nucleari: lo si puòcapire, eravamo nel 1945, l’effetto della bombaatomica aveva fatto immediatamente pensare adapplicazioni dei reattori nucleari per la produzionedi energia”4. Ma le notizie sulla bomba nonmancarono di incuriosire anche gli ambientiindustriali. Mario Silvestri era allora un giovaneingegnere, appena assunto dalla Edison: “Il 6agosto 1945 ero una recentissima recluta della

an unsuccessful attempt at immigration; back inRome, he refocused research activities towardsexperimental particle physics in fields other thannuclear applications, partly because he lacked thenecessary funding, and partly because he did notwant to run the risk of being forced to work withthe Nazis. Amaldi once again assembled a groupof researchers in Rome, including Giancarlo Wickand a host of new students. However, it was notuntil Italy’s post-war reconstruction that itbecame possible to look to the future once more.

The CISE and the Italian Reactor Plan

The start of applied nuclear research in Italy wasmarked by the foundation of the CentroInformazioni Studi Esperienze (Research andExperimentation Information Centre, or CISE inthe Italian acronym). The organization hadalready been mooted before it was officiallycreated in Milan on 19 November 1946: the ideahad first been aired in August 1945, in theaftermath of news about the atomic bomb. Notsurprisingly, this news was of enormous interestto young researchers who, like Giorgio Salvini,were studying sub-nuclear particles. Salvinirecalls: “At that time there was enormous interestin nuclear issues. It’s not surprising really,considering that it was 1945; the repercussions of

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Ernest Lawrence, Enrico Fermi e Isidor Rabi durante il “Progetto Manhattan” a Los Alamos (New Mexico) negli USA, 1943. A sinistra, il “Chicago Pile”realizzato da Enrico Fermi in Illinois negli USA, 1942.

Ernest Lawrence, Enrico Fermi and Isidor Rabi working on the “Manhattan Project” at Los Alamos, New Mexico(USA), 1943. Left: Enrico Fermi’s “ChicagoPile” in Illinois, (USA), 1942.

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Edison, presso la qualeavevo preso servizio diprimo impiego da poco piùdi un mese. E mi avevanoinserito nella Giuntatecnica, una specie diufficio per studi econsulenze […] Alla Giuntatecnica il consiglieredelegato Vittorio De Biasiaveva chiesto di raccogliereimmediate informazioni suquesta nuova forma dienergia, che aveva permesso con un sol soffio dicancellare un’intera città dalla faccia della terra. Ea me personalmente, il mio superiore diretto,ingegner Publio Fedi, aveva passato l’incombenza.Benché mi fossi laureato in ingegneriaelettrotecnica, che nei primi anni Quaranta nullaaveva a che fare con l’energia nucleare, eroriuscito a seguire da orecchiante quel pochissimoche durante la guerra era trapelato sulle capacitàesplosive di un isotopo dell’ultimo e più inutileelemento chimico esistente sulla terra, l’uranio.Questo isotopo, oltre che dal simbolodell’elemento, era individuato dal suo numero dimassa: era l’Uranio 235. In quell’inizio di agosto,riesumando vecchi articoli e mettendo insiemeframmenti di altri, riuscii in tre giorni a fornire aDe Biasi una spiegazione sufficientemente precisasu ciò di cui si trattava. La cosa finì lì, per quantoriguardava la Edison; ma io continuai adocumentarmi, nei limiti del possibile”.5

Dopo un convegno tenuto a Como nel novembre1945, che per la prima volta dopo la guerra avevariunito i fisici dell’Italia settentrionale e centro-meridionale, Edoardo Amaldi preparò, seguendoun suggerimento di Luigi Morandi, chimicoantifascista e commissario della Montecatini dopo

the atomic bomb immediately setpeople to thinking about thepotential applications of nuclearreactors to generate power.”4

News of the bomb also piqued theinterest of industrial enterprise. Atthat time, Mario Silvestri was ayoung engineer who had just

started his first job at the Edison company. “On 6August 1945, I was a raw recruit at Edison,having started there a month or so earlier. I wasassigned to the Technical Department, a kind ofoffice for research and consulting.... ManagingDirector Vittorio De Biasi had asked the TechnicalDepartment to immediately collate informationon this new form of energy, which in a singleblast could wipe an entire city of the face of theplanet. My direct superior, an engineer calledPublio Fedi, passed the job on to me. Though Ihad graduated in electro-technical engineering,back in the early 40s the subject was not in theleast contiguous with nuclear energy. That said, Ihad keep tabs on what little news crept outduring the war about the explosive capacity of anisotope belonging to the last and least usefulchemical element on Earth: uranium. Thisisotope, which was not just the symbol of theelement itself, was known by its mass number:Uranium 235. Early that August, I collected articlesand fragments of information from elsewhere,and in three days I was able to give De Biasi asufficiently accurate explanation of what it was allabout. And that was that, as far as the Edisoncompany was concerned. For my part, I continuedto follow developments as far as I could”.5

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Copertina di “Energia Nucleare”, rivista a cura del CISE, dedicata a Enrico Fermi da poco scomparso, 1954.

The front cover of the CISE’s “Energia Nucleare” magazine, dedicated to Enrico Fermi not long after his death, 1954.

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la Liberazione, un rapporto su La fisica in Italia nelquale indicava cosa a suo parere doveva esserefatto “nell’immediato avvenire sia perl’acquisizione di attrezzature scientifiche che perla formazione di personale qualificato in vista diun decoroso sviluppo anche delle applicazionipacifiche della fisica nucleare”6. Amaldi, checome si è visto aveva fatto parte del gruppo diFermi, è stato una figura di eccezionale rilievonelle vicende della fisica italiana dopo la guerra, egià nel 1945-1946 aveva non solo un’indiscutibileleadership perso nale nella comunità scientifica ein particolare tra i fisici, ma anche una posizionedi rilievo nelle sedi di elabora zione della politicascientifica nazionale e internazionale.Salvini e Silvestri si conoscevano, ed era dunquenaturale che affrontassero, ognuno dal punto divista delle proprie specifiche conoscenze, unargomento di comune interesse: “Più volte nediscussi – continua il racconto di Silvestri – colmio amico Giorgio Salvini, […] assai migliorconoscitore dei principi fisici del fenomeno, cui glispecialisti avevano già dato un nome: fissionenucleare. […] Nel novembre 1945 Salvini avevaavuto modo di parlarne col professore EdoardoAmaldi. […] Sullo sforzo per lo sviluppo dellearmi atomiche, sul cosiddetto “ProgettoManhattan”, era stato pubblicato da qualchemese – giusta le abitudini americane – unrapporto ufficiale, che divenne celebre col nomedi Rapporto Smith […] Sulla sua lettura Salvini edio ci buttammo avidamente: quanto era statofatto (senza entrare nei dettagli del “come”,taciuti per ovvie ragioni di riservatezza militare),veniva fuori da quelle pagine, e stupiva per la suaimponenza. […] Era stata inventata una nuovamacchina, un nuovo generatore di calore, che nonricavava energia, come tutta quella fino allorausata dall’uomo, direttamente o indirettamentedal sole, ma da qualcosa di più primordiale: dal

Following a conference held in Como inNovember 1945 – the first since the war to unitephysicists from northern and central/southernItaly – on the suggestion of Luigi Morandi, anantifascist chemist and the man who wasappointed to run the Montecatini firm after theliberation of Italy, Edoardo Amaldi drafted areport entitled La fisica in Italia (Physics in Italy), inwhich he stated his opinion about what neededto be done “in the immediate future, both toacquire scientific equipment and to train expertpersonnel in order to ensure, among otherthings, the right and proper development ofpeaceful applications for nuclear physics.”6

Amaldi, who went on to become a exceptionallyhigh profile figure in post-war Italian physics, waspart of Fermi’s group. By 1945/1946, he not onlyhad undeniable personal leadership in thescientific community, especially among physicists,he held a prominent position among Italian andinternational scientific policymakers.Salvini and Silvestri knew one another. Notsurprisingly, each of them approached this topicof common interest from their own specificviewpoints, and with their own specific expertise.Silvestri takes up the story: “I talked things overwith my pal Giorgio Salvini on a number ofoccasions... He was extremely knowledgeableabout the physics principles underlying thephenomenon, which specialists had alreadydubbed ‘nuclear fission’.... In November 1945,Salvini talked with Professor Edoardo Amaldi....As was customary in America, a few monthsearlier an official report had been released on thedevelopment of atomic weapons, the so-calledManhattan Project, which became known as theSmith Report.... Salvini and I both devoured thatreport, which described what had been done(without going into detail about ‘how’, forobvious reasons of military secrecy), and we were

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nocciolo interno dell’atomo. Che quella energiaesistesse si sapeva dagli anni Venti, che si potesseliberare in modo pratico era stata una speranzadegli anni Trenta, ma che fosse realtà era unanovità degli anni Quaranta. […] Queste rivelazionistrabilianti mi facevano riflettere e a lungo nediscutevo con Salvini. Quale poteva esserel’importanza industriale di tali scoperte?”.

Salvini, allora assistente di fisica superiore, non erail solo a interessarsi di fenomeni nuclearinell’Istituto fisico milanese. Se ne occupava ancheCarlo Salvetti, che si era laureato nel 1940 conuna tesi sulla fissione nucleare ed era professoreincaricato di fisica teorica nell’Università di Milano.Nell’energia atomica i tre giovani (Salvetti, Salvinie Silvestri) scorgevano una grande occasione disviluppo economico e culturale per l’Italia deldopoguerra. Non avrebbero tuttavia combinatonulla di pratico senza una guida esperta eautorevole: la trovarono in Giuseppe Bolla,ordinario di fisica superiore a Milano, il capo diSalvini; pur non essendo uno specialista di ricerchenucleari, Bolla condivideva l’entusiasmo dei tregiovani, e divenne subito un convinto assertoredell’occasione rappresentata per l’Italia dalnucleare. Egli attribuiva inoltre un grande valorealla traduzione dei risultati teorici in applicazionitecnologiche. “Insieme – ricorda Silvestri –studiammo l’opportunità di rivolgerci all’ingegnerDe Biasi, per farlo avvertito che c’erano proveevidenti che l’energia nucleare avrebbe avuto unfuturo non militare e che già d’oltre Atlanticoarrivava l’eco delle prime congetturesull’argomento […] Vittorio De Biasi non rimaseinsensibile. […] Arrivò anzi a formulare ladomanda cruciale con rapidità che mi parveprecipitosa: quanto sarebbe venuto a costare ilchilowattora nucleare? L’interrogativo eraprematuro, c’era prima da chiedersi se uno sforzo

amazed by what they had achieved.... A newmachine had been invented, a new generator ofheat which did not produce energy directly orindirectly from the sun, as had always been thecase with man-made machines, but fromsomething more primordial: from the very core ofthe atom. Since the 20s, we had known thatsuch energy existed. There was hope in the 30sthat it might be possible to free up this energy ina practical way, but it was not until the 40s thatit became a reality.... These stunning revelationsmade me think long and hard, and I discussedthings with Salvini. What industrial significancemight these discoveries have?”

At the time an Assistant Professor of AdvancedPhysics, Salvini was not the only person at theMilan Institute of Physics interested in nuclearphenomena. Carlo Salvetti, who graduated in1940 with a dissertation on nuclear physics, andhad since been appointed Professor of TheoreticalPhysics at the University of Milan, was alsofollowing developments. These three young men(Salvetti, Salvini and Silvestri) believed that atomicenergy might be enormously significant for post-war Italian economic and cultural development.They would not, however, have achievedanything practical without expert andauthoritative guidance, which they found inGiuseppe Bolla, Full Professor of AdvancedPhysics at Milan, and Salvini’s superior. Thoughnot a nuclear research specialist, Bolla shared thethree young men’s enthusiasm and immediatelybecame a strong supporter of the idea thatnuclear energy could potentially do a great dealfor Italy. Bolla was also a great believer inconverting theoretical results into technologicalapplications.Silvestri takes up the story: “We looked intowhether or not it was worth getting in touch

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Generatore di tensione a 400 kVdell’acceleratore “Cockcroft-Walton” nel laboratorio del CISE a Milano, 1953.

The 400 kV voltage supply of the “Cockcroft-Walton” accelerator at the CISE laboratory, Milan, 1953.

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di ricerca scientifica per lo sfruttamento industrialedell’energia nucleare fosse compatibile con ledimensioni di una società privata, sia pure dallespalle abbastanza larghe”. Dunque Bollacondivideva l’intenzione dei tre giovani, di studiarele condizioni di realizzazione di un reattorenucleare, e quindi, even tualmente, cercare direalizzarlo. I primi lavori intrapresi non potevanoperò avere nessun riconoscimento e nessunapubblicità: non era stato an cora firmato il trattatodi pace, e all’Italia era interdetto condurre ricerchein campo nucleare. Ebbe così inizio una serie di riunioni a sei, nellequali la componente universitaria era rappresentatada Bolla, Salvetti e Salvini e la Edison da De Biasi,da Silvestri e dal capo di Silvestri, Guido Molteni,direttore della Giunta tecnica. All’inizio del 1946Salvetti e Silvestri prepararono un progetto in trefasi: la prima mirava semplicemente allaformazione di un gruppo di specialisti, capaci didocumentarsi e di lavorare sull’argomento; laseconda fase prevedeva invece la realizzazione diuna reazione nucleare a catena di potenzaridottissima; la terza fase consisteva invece nellacostruzione di un reattore nucleare sperimentale diuna certa potenza. L’impegno finanziario eraindicato in dieci milioni dell’epoca per il primostadio, cento milioni per il secondo e un miliardoper il terzo. Per dare un’idea del peso effettivo diquelle somme Silvestri ricorda che il suo stipendio(per quell’epoca un buono stipendio) era di 18.000lire mensili, e commenta: “Era giocoforzaammettere che uno sforzo globale dell’entità danoi prevista aveva poche probabilità di esserecondotto a termine da società private italiane, nellecondizioni del Paese e senza l’autorità necessaria.[…] Il buon senso perciò ci indusse a scartareobbiettivi troppo ambiziosi, limitandoci a difenderela validità del primo stadio e di una parte delsecondo, per il resto sperando nel futuro. Anche

with De Biasi, to tell him that clear proof existedconcerning nuclear energy’s non-military future,and that the echo of early speculation on thetopic had already crossed the Atlantic.... VittorioDe Biasi was all ears.... He was so quick to askthe key question that he seemed precipitate: howmuch would nuclear energy cost per kilowatthour? It was early days for such a question. Thefirst thing we need to know was whetherscientific research into the industrial exploitationof nuclear energy was something that a privatecompany – even a private company with deeppockets – could afford.” Bolla backed the three young men in their desireto investigate the conditions necessary to build anuclear reactor and, if necessary, actually try andbuild one. Their initial work could not beacknowledged and had to be kept under wraps:Italy had yet to sign the post-war peace treaty,and was forbidden from embarking on nuclearresearch.A series of six-man meetings commenced, atwhich academia was represented by Bolla,Salvetti and Salvini, and the Edison company byDe Biasi, Silvestri and his boss Guido Molteni,who was Manager of the company’s TechnicalOffice. In early 1946, Salvetti and Silvestri drafteda three stage plan. Stage one was simply toassemble a group of specialists who couldresearch and work on the topic; stage tworequired setting off a very low-power nuclearchain reaction; stage three consisted of buildingan experimental nuclear reactor of a certain size.Funding requirements were estimated at 10million lire for stage one, 100 million lire forstage two, and 1 billion lire for stage three. Togive some sense of scale to these figures, Silvestrirecalls that at the time he was earning 18,000 lireper month, a sum that was considered a goodwage: “We had to admit that this size of overall

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così ridimensionata, la meta richiedeva tuttavianon solo documentazione e studio, ma anchel’organizzazione di laboratori scientifici. […]Comunque sia, la Edison non era entusiasta diimbarcarsi da sola in un’impresa che,oltrepassando la fase dello studio cartaceo,affrontasse quella dal laboratorio: pronta aspendere i milioni, riluttante a rischiarne le decine,era assolutamente restia a giocare alla roulette conle centinaia”.Fu Bolla a suggerire che l’idea, molto ambiziosase si considerano le condizioni in cui venivaavanzata, po teva forse realizzarsi convincendo igruppi industriali potenzialmente interessati acostituire una società ad hoc. I tentativi diallargare la base dell’iniziativa furono allora rivoltiverso i maggiori gruppi industriali dell’Italia delNord: la FIAT, la Cogne, la Montecatini e la SADE(Società Adriatica di Elettricità), che era il maggiorgruppo elettrocommerciale privato dopo la stessaEdison. Iniziò allora un lungo negoziato, cosìriassunto sinteticamente da Silvestri: “Lediscussioni si moltiplicarono e si complicarono a

commitmentwas unlikely tobe taken tocompletion byan Italianprivatecompany,especially in thestate in which

the country was in, and without the necessaryauthorization.... Common sense told us not to setoverly ambitious targets, but rather to focus on avalid first stage and the first portion of thesecond stage, and then hope for the future tosort out the rest. Even in this reduced state, toachieve our goals required not justdocumentation and research, but theorganization of scientific labs.... In any event, theEdison company was not keen on embarkingalone on an adventure that, once the initialpaperwork research was complete, would needto be conducted in a lab environment. Thecompany was ready to spend millions, reluctantto risk tens of millions, and dead set againstplaying roulette with hundreds of millions of lire.”Bolla suggested that the project – an enormously

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Libro verbali delle assemblee, atto costitutivo del CentroInformazioni Studi ed Esperienze, 19 novembre 1946.Sotto, veduta del laboratorio elettronico e spettrografo di massaper lo studio delle sorgenti di ioni nel laboratorio acceleratorestatico del CISE a Milano, 1952.

Minutes of initial meetings and the deed of association for the Centro Informazioni Studi ed Esperienze (CISE), 19 November 1946. Below: the electronics and mass spectrographicworkshop for research into ion sources at the CISE staticaccelerator lab, Milan, 1952.

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causa del numero ognor crescente di dialoganti.Esse si svolgevano ora presso la Edison, orapresso l’istituto di fisica dell’università, ora nellecase private di qualcuno di noi: quale strutturadare alla combinazione, quali i diritti dei soci el’entità dei loro finanziamenti, quali i diritti deipromotori, come delimitare il campo delleattività”. Col documento di Salvetti e Silvestri inmano, Bolla si recò poi a Roma, a far visita adAmaldi; questi, nel gennaio 1946, aveva appenainviato il suo promemoria sulla fisica in Italia aLuigi Morandi e all’amministratore delegato dellaFIAT, Vittorio Valletta. Questa circostanza,probabilmente ignorata da Bolla, lo rendeval’interlocutore più adatto per appoggiare ilprogetto milanese. Così Amaldi ricorda il loroincontro: “All’inizio del 1946, credo fossefebbraio, venne a trovarmi a Roma, all’Istituto,

ambitious project considering the circumstancesat the time – could be achieved by persuadingpotentially interested industrial enterprises to setup an ad hoc company. To get the project off theground, they approached the largest industrialgroups in northern Italy: FIAT, Cogne, Montecatiniand SADE (Società Adriatica di Elettricità), whichwas Italy’s second largest private electricitytrading company after Edison. The negotiationsthat took place, were, according to Silvestri,laborious: “Meetings followed meetings.Everything became more and more complicatedas more and more parties joined the dialogue.We held meetings either at Edison, at theuniversity’s Institute of Physics, or at one of ourhomes. We discussed the type of structure theconsortium should have, what rights memberswould have, how much they should contribute,what rights the promoters should have, and howto define its sphere of activity.”With Salvetti and Silvestri’s plan in hand, Bollatravelled to Rome to meet Amaldi, who inJanuary 1946 had forwarded his report on thestate of physics in Italy to Luigi Morandi andFIAT’s managing director Vittorio Valletta. ThoughBolla was in all likelihood unaware of this fact, itmade Amaldi the ideal person to support theproject that they were putting together in Milan. This is how Amaldi remembered the meeting: “Inearly 1946, it was February I believe, GiuseppeBolla paid me a visit at the Institute in Rome.Bolla had taken over from Segrè in Palermo,before being appointed to the Chair of AdvancedPhysics at the University of Milan. He came to talkto me about a plan he had drawn up withSalvetti, Salvini and Mario Silvestri, a youngengineer who worked at Edison. They wereseeking to raise funds from various industrial

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Libro verbali delle assemblee, primo bilancio del CISE,31 dicembre 1947.

CISE meeting minutes and its initial accounts, 31 December 1947.

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Giuseppe Bolla, che era succeduto a Segrè aPalermo e che era quindi passato alla cattedra difisica superiore dell’Università di Milano. Eravenuto a parlarmi di un progetto elaborato da luiinsieme a Salvetti, Salvini e Mario Silvestri,giovane ingegnere della Edison. Esso riguardavala creazione in Milano, con fondi forniti da varieindustrie, di un laboratorio rivolto allo sviluppodella fisica nucleare applicata. Il programma deicolleghi milanesi era molto più specifico anche separziale rispetto al quadro che avevo tracciato nelmio rapporto circa un mese prima. Esso, per dipiù, aveva una notevole concretezza dato cheBolla e i suoi collaboratori erano già in contattocon vari industriali dell’Italia settentrionale che sierano dichiarati disposti a finanziare l’impresa.L’unico ente statale che avrebbe potuto, in lineadi principio, interessarsi di questo fondamentaleproblema era il CNR, il quale peraltro non eraassolutamente in grado, né lo sarebbe stato peralcuni anni, di accollarsi un compito così gravoso.Pertanto mi sembrò giusto e doveroso accettaredi collaborare, come accettarono anche GilbertoBernardini e Bruno Ferretti interpellati poco doposullo stesso argomento”.

Mentre si lavorava per l’accordo fra i gruppiindustriali, era anche necessario scongiurarel’eventualità che il trattato di pace vietasse all’Italiain modo permanente di effettuare ricerche sulleapplicazioni pacifiche dell’energia nucleare. Iltrattato era oggetto dei negoziati iniziati a Pariginel luglio 1946 e che si sarebbero conclusi indicembre a New York; i negoziatori italiani eranoguidati da Alcide De Gasperi, presidente delConsiglio e ministro degli Esteri ad interim. Il 13settembre Bolla, Salvetti, Salvini e Silvestri erano inpartenza per Parigi. Attraverso il corrispondente del“Corriere della Sera” entrarono in contatto conIvanoe Bonomi, che faceva parte della delegazione

companies to build a laboratory in Milan in orderto develop applied nuclear physics. The plandrawn up by my Milanese colleagues was farmore specific, if still incomplete, than theoverview I’d sketched out in my report just amonth or so earlier. There was a great deal ofpracticality to it, given that Bolla and the peoplehe was working with were already in touch witha number of industrial concerns in northern Italy;enterprises that had said they were prepared tofund the project. The only public sector bodythat, at least in principle, might have beeninterested in this fundamental issue was the CNR,though at that time, and indeed for a number ofyears afterwards, it lacked the funds to embarkon such an onerous undertaking. It seemed tome that I was duty-bound to sign up to theproject. Gilberto Bernardini and Bruno Ferretti,who were approached soon after me, soonfollowed suit.”

While work continued on forging an agreementamong industrial groups, it was also necessary toguard against the possibility of the peace treatypermanently barring Italy from conductingresearch into peaceful applications of nuclearenergy. Peace treaty negotiations began in Paris inJuly 1946, and were due to conclude thatDecember in New York. Italy’s negotiating teamwas led by Alcide De Gasperi, the then PrimeMinister and interim Minister of Foreign Affairs. On13 September, Bolla, Salvetti, Salvini and Silvestrileft for Paris. Through the correspondent for the“Corriere della Sera” newspaper, they set up ameeting with Ivanoe Bonomi, who, as a formerPrime Minister, sat on the Italian delegation. Silvestri takes up the story once more: “Wetravelled to where the delegation was billeted.Dilapidated rooms, poor furnishings, exactly whatyou’d expect for the vanquished… Bonomi listened

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italiana in quanto ex presidente del Consiglio deiMinistri. Racconta ancora Silvestri: “Ci recammo làdove era acquartierata la nostra delegazione. Localimiseri e male ammobiliati, che ben si addicevano adei vinti; […] Bonomi ci stette ad ascoltare, ma ladifficoltà di introdurre il soggetto non era piccola.L’energia nucleare? E che cos’era? – Ah! L’energiaatomica! La bomba, dunque. – No, non la bomba.Lo sfruttamento pacifico dell’energia atomica. Eraquesta un’attività consentita all’Italia? Come siesprimesse in proposito il testo del trattato di paceallora in discussione, nessuno sapeva conesattezza. Se ne sfogliarono perciò le pagine, percercarvi permessi o divieti. L’articolo 44, nel testoproposto dai Quattro Grandi, proibivaeffettivamente all’Italia gli studi, gli esperimenti e lacostruzione di proiettili razzo e torpediniradiocomandate, ma taceva sull’energia nucleare.Senonché la delegazione belga aveva suggerito unemendamento, nel quale all’Italia eraesplicitamente vietato di svolgere studi edesperimenti sull’impiego dell’energia atomica ascopo militare. Finché le cose restavano in questitermini – dicemmo all’onorevole Bonomi – megliosarebbe stato tacere, e solo sarebbe statoopportuno parlare in favore nostro qualora fossedivenuta oggetto di discussione la proibizioneassoluta di effettuare studi sull’energia nucleare.Non ci risultava, gli spiegammo, che alcunopensasse in Italia a impieghi militari, ma unapreclusione alle applicazioni pacifiche avrebbepotuto danneggiare il nostro paese. Con questaintesa ci lasciammo, né più sentimmo parlaredell’articolo 44, presto comunque superato dagliavvenimenti”. Chiarita così anche la compatibilitàdel lavoro da svolgere con gli impegniinternazionali dell’Italia, le trattative giunsero infinea conclusione.Questa è dunque la lunga vicenda che precedettela firma, il 19 novembre 1946, dell’atto costitutivo

to what we had to say, but talking about the topicwas not without its difficulties. ‘Nuclear energy?What’s that? Ah! Atomic energy! You mean thebomb!’; ‘No, not the bomb. The peacefulexploitation of atomic energy.’ Was this optionopen to Italy? Nobody could really say what thepeace treaty, then still under discussion, allowed onthe subject. They leafed through the document,page by page, looking for signs of permission orprohibition. Article 44 of the text proposed by theBig Four prohibited Italy from researching,conducting experiments into and building rocketprojectiles and radio-controlled torpedoes, but itremained silent on nuclear energy. Then ittranspired that the Belgian delegation had putforward an amendment explicitly banning Italyfrom undertaking research and experiments on theuse of atomic energy for military purposes. As longas things remained couched in these terms, we toldthe Honourable Bonomi, the best thing was tokeep our own counsel; it would only be worthsaying something in our favour if the debatemoved on to a total ban against research intonuclear energy. As far as we knew, we told him,nobody in Italy was considering militaryapplications, but a ban on peaceful applicationswould damage our country. This is how we leftthings. We heard nothing more about article 44,and in any event, it was soon eclipsed by events.” Once it was clear that the work that needed tobe done complied with Italy’s internationalcommitments, the negotiations came to fruition.This long series of events unfolded prior to 19November 1946, when a deed was signed at theoffices of a Milan notary that marked thebeginning of the CISE. The signatories that daywere Vittorio De Biasi of Edison, TeresioGuglielmone of Cogne, and Antonio Cavinato ofFIAT. The founding partners paid up 40,000 lireeach in share capital. De Biasi was appointed

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del CISE. All’incontro, nello studio di un notaiomilanese, parteciparono Vittorio De Biasi inrappresentanza della Edison, Teresio Guglielmoneper la Cogne e Antonio Cavinato per la FIAT; ifondatori versarono 40.000 lire ciascuno per lacostituzione del capitale sociale. De Biasi assunsela presidenza della nuova società, e Cavinato ilruolo di amministratore unico. Il CISE era unasocietà a responsabilità limitata, senza fini di lucro,e i finanziatori si impegnavano a versare sei milioniall’anno per ciascuno e a fornire gratuitamente ilpersonale; scopo sociale dichiarato erano,secondo l’atto costitutivo, “studi, ricerche edesperienze scientifiche in qualsiasi campo,acquisizione e sfruttamento di brevetti”; la duratadella società era prevista inizialmente fino al 1951.La SADE e la Montecatini aderirono dopo brevetempo. Il numero dei soci era destinato adampliarsi ulteriormente negli anni successivi, conl’adesione di altri importanti gruppi industrialiitaliani: nel 1949 la Falck, la Pirelli e l’Olivetti, e nel1950 la Terni. Presto, inoltre, nel consiglio diamministrazione entrò Vittorio Valletta, arappresentarvi laFIAT con maggiorpeso di Cavinato.Nel 1947, inoltre,del consigliod’amministrazionedel CISE entrò afar parte anche ilpresidente delCNR, GustavoColonnetti.Scopo del CISE,come si è detto,

chairman of the new company, and Cavinato wasoffered the post of sole administrator. The CISE took the form of a limited liability non-profit-making company. The funding parties eachpledged to pay 6 million lire annually, and topersonnel free of charge. The company’s declaredpurpose was, according to the articles ofassociation, “study, research and scientificexperimentation in any field, for the acquisitionand exploitation of patents”. The company wasinitially set up to continue until 1951. Not longafterwards, the SADE and Montecatini companiesalso signed up. The number of shareholders wasdestined to grow in later years, as other majorItalian industrial groups joined: in 1949, it wasFalck, Pirelli and Olivetti; in 1950, Terni. Within ashort space of time, Vittorio Valletta joined theboard as a representative of FIAT, bringing moreweight than Cavinato could provide. Also in1947, Gustavo Colonnetti, the Chairman of CNR,joined the CISE board.

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Caricatura di Sol Ehrlich con l’ingresso del CISE da “Physics Today”, gennaio 1951.

Appunti autografi dell’ing. Giuseppe Cenzato sul programma del CISE per il 1951.

A Sol Ehrlich caricature of CISE’s entrance, in “Physics Today”, January 1951.

Giuseppe Cenzato’s handwritten notes on CISE’s 1951 programme.

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era la realizzazione di un reattore nucleare perprodurre energia elettrica. Ma in quale contestodoveva svolgersi questa attività? Finita la guerra,accanto alle ricerche di carattere mi litare fu avviatonegli Stati Uniti un programma per lo sviluppodelle utilizzazioni pacifiche dell’energia nucleare.Program mi analoghi vennero pure avviati inFrancia e in Gran Bretagna, oltre che ovviamentein Unione Sovietica, vale a dire nei paesi cheposse devano le risorse umane e finanziarie, oltreche l’esperienza, occorrenti; queste ricerche era no finanziate, intraprese e controllate daorganismi pub blici appositamente costituiti:l’United States Atomic Energy Com mission(USAEC) negli Stati Uniti, il Commissariat àl’énergie atomi que (CEA) in Francia e l’UnitedKingdom Atomic Energy Authority (UKAEA) inGran Bretagna. Ma di queste attività, al di làdelle sigle, si sapeva ben poco: le informazionisulla ricerca nucleare continuaro no a restaresegrete anche dopo la fine della guerra, pereffetto degli accordi di Québec del 1945 e delMcMahon Act, approvato nel 1946 dagli StatiUniti, il paese dove la ricerca era più avanzata; sicreò così un monopolio di fatto dell’informazionenucleare. Questo monopo lio, non riuscendo aostacolare le ricerche fuori degli Stati Uniti, comefu drammaticamente dimostrato dall’esplosionedella prima bomba atomicasovietica nel 1949, fu poigradualmente allentato, fino adun sostanziale mutamento dirotta sancito dall’Atomic EnergyAct voluto da Eisenhowernell’agosto 1954. Ma nel 1946 ilprogramma del CISE non potevache prevedere lo sviluppo di unreattore progettato e costruitoin proprio: dopo una lunga fasedi discussione, la scelta si orientò

As we have seen, CISE was established to build anuclear reactor for electricity generationpurposes. But what of the backdrop to itsoperations? After the war, alongside its militaryresearch, the US had launched a programme todevelop peaceful uses of nuclear energy. Similarprograms were also up and running in Franceand Great Britain, and of course in the SovietUnion. All of these countries had the necessaryhuman and financial resources, as well as theexperience, to pursue such a programme. Inthese countries, specially-constituted publicbodies were in charge of funding, conductingand supervising the research: the United StatesAtomic Energy Com mission (USAEC) in the US;the Commissariat à l’énergie atomi que (CEA) inFrance, and the United Kingdom Atomic EnergyAuthority (UKAEA) in the UK. However, asidefrom the acronyms, very little was known aboutwhat these organizations were actually up to.Information on nuclear research continued toremain secret after the war ended, as a result ofthe 1945 Quebec records, and the McMahonAct, which was approved in the US – the nationwhere research was most advanced – in 1946. Ade facto monopoly had been created aroundnuclear information. This monopoly was graduallyloosened after it became clear that it had not

prevented research outside theUS, as was dramatically shown in1949, when the Soviet Unionexploded its first atomic bomb.Things changed definitively whenEisenhower pushed through the

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Articolo di Francis K. McCune,vicepresidente MarketingServices della General ElectricCompany, dedicato all’impiegodell’energia nucleare per scopipacifici.

An article by Francis K. McCune,Vice President of MarketingServices at the General ElectricCompany, on the uses of nuclearenergy for peaceful purposes.

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verso un reattore da 10 MW ad uranio naturalemoderato ad acqua pesante. I problemi darisolvere erano numerosissimi, a co minciareproprio dal rifornimento di uranio e di acquapesante; e per ciascuno di essi, fosse di naturateorica o tecnologica, bisognava esco gitare exnovo una soluzione, non essendovi la possibilitàdi attingere informazioni sui risultati altrui né,all’occorrenza, di utilizzare brevetti stranieri.Uno dei problemi più urgenti per lo sviluppo dellericerche nucleari in Italia era la mancanza dipersonale qualificato: Amaldi lo aveva giàsottolineato nella sua relazione del gennaio 1946,dove aveva anche illustrato un percorso performare adeguatamente un numero sufficiente dipersone. La questione era posta anche negliobiettivi della prima fase di lavoro del CISE,secondo il documento programmatico di Salvetti eSilvestri. Nel suo primo periodo di vita il CISEdoveva innanzitutto essere una scuola di ricercatori,perché nessun finanziamento avrebbe potutocreare dal nulla le risorse umane adeguate alprogramma che si voleva realizzare. Ma il principaleproblema del CISE restava quello di definire unprogetto generale, in assenza di informazioniscientifiche e tecniche dettagliate su quanto si stavafacendo nei paesi più avanzati e in particolare negliStati Uniti, che era rigorosamente coperto dalsegreto. Innanzitutto occorrevacomprendere, con la raccolta delleinformazioni disponibili, e con lostudio teorico e sperimentale, qualifossero i principi di funzionamentodi un reattore: a questo sidedicarono la sezione teorica,diretta da Salvetti, e due laboratori,uno per i neutroni e uno per lesorgenti di ioni, direttirispettivamente da Ugo Facchini eda Emilio Gatti. Alla fine del 1951 il

Atomic Energy Act in August 1954.Back in 1946, CISE had to rely on designing andbuilding a reactor under its own steam. After longdiscussions, it was decided to work on a 10 MWheavy water natural uranium reactor. A vastnumber of issues still needed to be resolved,however, not least where to obtain a supply ofuranium and heavy water. Each of these itemsrequired brand new solutions to theoretical andtechnological issues, since Italy did not have accessto information or results obtained by others, andwas not eligible to license foreign patents.One of the most pressing problems for thedevelopment of nuclear research in Italy was thelack of qualified personnel, something thatAmaldi had already pinpointed in his January1946 report, in which, among other things, heset out a plan for properly training a sufficientnumber of staff. This issue was one of CISE’sstage one objectives in Salvetti and Silvestri’splanning document. During its earliest years,more than anything else CISE served as a schoolfor researchers; no amount of funding couldmagic up the human resources that the planrequired. Nevertheless, the main problem for CISEremained definition of the overarching plan,owing to the scarcity of detailed scientific andtechnical information available on progress in the

most advanced nations,particularly the United States: allsuch information was shroudedin the utmost secrecy. The mostimportant thing was to gatherall available information andundertake theoretical andexperimental studies in order to

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Notiziario sugli orientamenti e sviluppi del programmaelettronucleare italiano da “Europa Nucleare”, 1954.

News bulletin on strategy and recent developments in Italy’selectro-nuclear programme, in “Europa Nucleare”, 1954.

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CISE avevaraggiuntoalcuniimportantirisultati: avevarealizzato unimpianto pilotaper laproduzione diacqua pesantemedianteelettrolisi e unimpiantosperimentaleper lametallurgiadell’uranio; neisuoi laboratorierano state effettuate importanti misure sullafissione dell‘uranio ed era stata messa a punto unastrumentazione elettronica di prim’ordine. Avevapoi ottenuto risultati straordinari nella formazionedi personale qualificato: nei laboratori del CISE siformarono infatti molti di coloro che avrebberosvolto un ruolo importante nella ricerca nucleareitaliana degli anni successivi.Nel gennaio 1952 Bolla tracciava un primo bilanciodell’attività svolta su “Energia nucleare”, la nuovarivista del Centro: “Allo stato attuale dello sviluppodel CISE si può affermare che esistono in Italia ipresupposti scientifici e tecnici fondamentali per lacostruzione di una pila sperimentale. Esiste cioè unnucleo di ricercatori specializzati e capaci diinquadrare rapidamente il lavoro di altri ricercatori;esistono inoltre impianti pilota dai quali derivare gliimpianti di produzione. […] Ma molto più difficile èil problema del CISE stesso. Nato […] comecontributo di universitari e industriali alla soluzione

understand the principles of how a reactorworked. The theoretical unit, headed by Salvetti,was responsible for this area of research, with theassistance of two laboratories, one for neutronsand one for ion sources, directed respectively byUgo Facchini and Emilio Gatti. By the end of 1951, CISE had achieved a numberof important results. It had built a pilot plant tomake heavy water through electrolysis, andcreated an experimental uranium metallurgyplant. Important measurements had beenundertaken in its laboratories of uranium fission,and it had developed leading-edge electronicinstruments.In January 1952, Bolla wrote an initial assessmentof what had been achieved thus far for theCentre’s new magazine, “Energia nucleare”. “Asthings currently stand at CISE, it is safe to say thatItaly now has the scientific grounding and keytechnologies to build an experimental pile. In other

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Alle origini del nucleare italianoThe Origins of Nuclear Science in Italy

Schematizzazione del funzionamento di un impianto per la rettifica dell’idrogeno liquido e, accanto, quella del processo in controcorrente fra acqua liquida e vapore d’acqua in una colonna a piatti. Gli schemi illustravano un articolo del dr. Enrico Cerrai del CISE dedicato all’acqua pesante e pubblicato su “Energia Nucleare”, 1952.

A schematic diagram of how a plant for rectifying liquid hydrogen would work, and, alongside,a diagram of the backflow of liquid water and water vapour in a distillation column. These diagrams illustrated an article on heavy water by Dr. Enrico Cerrai of the CISE, which waspublished in “Energia Nucleare”, 1952.

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del problema della ricerca in Italia, il CISE, attraversotutto il lavoro che ha svolto, non ha deluso. […]Delude, se mai, il ritardo di un interessamentoufficiale a sostegno dello sforzo degli industriali,degli universitari, dei ricercatori”. Bolla dava voce aumori e difficoltà che cominciavano a farsi sen tirenel CISE; in particolare si manifestava sul versantefinanziario una certa impazienza dei soci: la Cogneera in arretrato con le quote, la Falck avvertiva divoler abbandonare l’impresa, il rappresentante del laPirelli affermava che il CISE era stato “indirizzato suun problema estremamente ambizioso per i mezzidei quali può disporre”, mentre Vittorio Valletta eDe Biasi si la mentavano della latitanza del governo.Lo ribadiva anche la relazione al bilancio 1951,predisposta dal Consiglio di amministrazione inquegli stessi mesi: “Oggi come oggi gli sforzi deiprivati non possono più permettere al CISE unosviluppo adeguato. È quindi indispensabile che ilproblema venga considerato nella sua vastità esiano trovati i mezzi idonei ad uno sviluppoconsono alle proporzioni del problema stesso […]. È certo che l’iniziativa privata ha già compiuto ilmassimo sforzo che da essa ci si poteva attendere eche quindi la vita del CISE, come centro studi difisica nucleare applicata, è oggi strettamente legataalle decisioni che il governo vorrà prendere alriguardo”7. Il sospirato interessamento ufficiale,comunque, non doveva tardare ancora molto.

words, we have a core of specialist researcherscapable of rapidly understanding work undertakenby other researchers. We also have pilot plantsfrom which we can develop generating plants...However, the issue of CISE itself is far morecomplex. Established... as a platform for academicsand industrialists to resolve the problem ofresearch in Italy, CISE has delivered on all of thework that it has carried out.... Where it has notdelivered is the slowness of official interest to beexpressed in the efforts undertaken byindustrialists, academics and researchers.”Bolla was venting feelings and frustrations thatwere percolating through CISE, not least thefinancial problems that were emerging as certainshareholders began to become impatient. Cognehad fallen behind in its payments; Falck wasthreatening to pull out altogether; and the Pirellirepresentative had gone on record to say that theCISE had been “working on a vastly ambitiousproject, given the means at its disposal”.Meanwhile, Vittorio Valletta and De Biasi hadstarted voicing their concern about how littleinterest the government was showing. Bolla returned to the topic in the 1951 report onoperations, drafted by the Board of Directorsaround the same time: “At present, private sectorefforts alone are no longer sufficient to ensurethat CISE can develop as it should. It is thereforeindispensable for the big picture to beconsidered, and for appropriate means be foundto ensure that developments are consonant withthe size of the issue at hand... Without doubt,private enterprise has done as much as it possiblycould be expected to do. Now, CISE’s existence asa research centre for applied nuclear physicsdepends wholly on future government decisionson the matter.”7

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Attività alfa della serie dell’uranio e del torio da “Analytical Chemistry”, 1949.

Alfa activity in the uranium and thorium series, in “Analytical Chemistry”, 1949.

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Tra speranze e incertezze

L’intervento governativo era in effetti sollecitatosu almeno tre fronti: gli industriali che chiedevanoun adeguato fi nanziamento pubblico alle attivitàdel CISE; i fisici, che volevano tenersi al passo conla comunità scientifica internazionale; i militari,che in vari modi si interrogavano sulleconseguenze dei nuovi armamenti e dei nuoviscenari internazionali per la difesa dell’Italia. Tutti,rifacendosi a quanto accadeva in altri paesi, siauguravano che un sostegno adeguato facesseda volano a un mag giore sviluppo e a una diversa

Between Hope and Uncertainty

By this time, the government was being lobbiedon three separate fronts: by industrialists, whowere seeking appropriate public funding forCISE’s activities; by physicists, who wanted to stayabreast of international scientific developments;and by the military, who were asking a lot ofquestions about the consequences to Italy’sdefence of these new weapons and the emerginginternational scenario. With progress in othercountries, all of the parties concerned hoped thatadequate funding would accelerate development

StructuringNuclear Research: INFN and CNRN.

L’organizzazionedella ricercanucleare: INFN e CNRN.

Vignette umoristiche dedicate agli “scienziatiatomici” pubblicate su “Energia Nucleare”, 1957.

Cartoons about “atomic scientists” in “Energia Nucleare”, 1957.

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organizzazione della ricerca nucleare in Italia, siasul versante industriale che su quello accademico.Gli ambienti interessati, peraltro, non premevanoin modo univoco e unitario sull’autorità politica,ma procedevano tentando di accaparrarsiciascuno una posizione di controllo nel tipo diorganizzazione che prima o poi si sarebbedelineata, col risultato di rallentare e deviarecontinuamente l’iter decisionale del governo,ostacolandosi a vicenda.

I primi a muoversi erano stati i fisici, che fin dal1945 avevano tentato di riprendere la stradainterrotta dall’esilio volontario di Fermi e dallaguerra, pur nella consapevolezza dei vincoli che lasituazione economica e la posizione internazionaledel Paese ponevano. Il CNR aveva accettato fin dasubito di investire una parte dei propri mezzi nellapromozione di alcuni centri di studio dedicati allafisica delle particelle. Il primo di tali centri fucostituito a Roma su proposta di Amaldi: “Leattività di ricerca all’Istituto Marconi e al Laboratoriodi fisica dell’Istituto superiore di sanità avevanoripreso già prima dell’estate 1945 un nuovo slancio.Tutti riconoscevano che questi erano tra i pochissimilaboratori del Paese che avevano mantenuta vivaun’attività di ricerca di buon livello durante tutta laguerra. Si giunse così all’accoglimento da parte delCNR della proposta […] d’istituire presso l’IstitutoGuglielmo Marconi un Centro di studio della fisicanucleare e delle particelle elementari di cui io fuinominato direttore e Gilberto Bernardinivicedirettore. Con l’istituzione di un Centro venivaassicurata una continuità ai finanziamenti del CNRche fino allora avevano avuto un carattere piuttostosaltuario oltre che estremamente modesto. Ilprogramma di ricerca non era altro che un naturalesviluppo delle attività svolte in precedenza”.Benché il gruppo dei fisici romani non avesse maiinterrotto completamente l’attività e fosse riuscito

and restructure industrial and academic nuclearresearch in Italy. However, each of these partieswas also jockeying for the lead in the putativenew structure, rather than combining their effortsto press the political authorities. As a result, thegovernment continued to postpone making adecision, and consequently continued to belobbied on all sides.

The first to mobilize were the physicists. As earlyas 1945, physicists had been keen to take upwhere they had left off before Fermi’s voluntaryexile and the war, regardless of the fact that thecountry’s economic situation and internationalstanding had changed greatly since then. TheCNR was happy to invest a portion of its fundsinto fostering a handful of research facilitiesdedicated to particle physics. The first of thesefacilities was built in Rome, under Amaldi’stutelage: “Research had already commenced withrenewed vigour at the Marconi Institute and thephysics lab at the Institute of Advanced Healthprior to the summer of 1945. Everybodyacknowledged that these were among the veryfew laboratories in Italy that had managed tokeep up high-level research throughout the war.The CNR decided to back a proposal... to set up anuclear physics and elementary particle researchfacility at the Guglielmo Marconi Institute. I wasappointed director, and Gilberto Bernardini wasnamed deputy director. Setting up a centreensured that the CNR would continue to providefunding, which up until that time had beendesultory, and extremely modest at that. Theresearch programme was simply the naturalcontinuation of previous research.”Though the group of physicists in Rome hadnever ceased working, and had succeeded inkeeping any scientific equipment they werecapable of moving out of the hands of the

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L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRNStructuring Nuclear Research: INFN and CNRN

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a salvare dalla requisizionedei tedeschi le attrezzaturescientifiche asportabili,nascondendole in luoghi sicuri e recuperandoledopo la liberazione di Roma, tuttavia la carenzadi equipaggiamento e di risorse era drammatica.Si cercò di porvi rimedio facendo ricorso a tutti icanali disponibili di approvvigionamento efinanziamento. Si trattava, in buona sostanza, delCNR, per i soldi, dell’ARAR, per i materiali, edell’industria privata che poteva avere qualcheinteresse a sostenere la ricerca. L’ARAR, AziendaRilievo e Alienazione Residuati bellici, era l’enteincaricato di recuperare e distribuire a istituzioni eindustrie le attrezzature e i materiali militariresiduali che la guerra aveva sparso per lapenisola e che si cercava di riutilizzare per laricostruzione; ne era presidente Ernesto Rossi,economista e uomo politico del Partito d’Azioneche aveva trascorso in carcere quasi tutto ilventennio fascista, e che si sarebbe distinto neldopoguerra nella battaglia contro i monopoli eoligopoli privati che pesavano sullo sviluppoitaliano, in particolare quelli del settore elettrico.Rossi credeva nell’importanza della ricercascientifica e tecnologica per il progressoeconomico e civile dell’Italia, e facilitò in ognimodo il recupero di attrezzature per i laboratori.All’industria privata Amaldi si era rivolto con ilmemoriale del gennaio 1946, consegnato aMorandi e a Valletta: il risultato immediato fu uncerto aiuto da parte della FIAT per il Laboratoriocostruito dal Centro romano alla Testa Grigia

requisitioning Germans (by hiding it in securelocations and then retrieving it after Rome wasliberated), they nevertheless suffered from adramatic shortage of equipment and resources.Their attempts to remedy the situation spannedall potential avenues of provisioning and funding,though their main focus was on the CNR forfunding, ARAR for material, and on any privateenterprise that could potentially be interested insupporting research.ARAR, an acronym for the Azienda Rilievo eAlienazione Residuati Bellici (Department for WarSurplus Retrieval and Disposal), was a state-runorganization responsible for retrieving anddistributing the military surplus equipment andmaterials that had been spread around the nationby war. ARAR gave preference to institutions andindustries that reused material for reconstruction.Ernesto Rossi, an economist and Partito d’Azionepolitician who had spent almost the entire 20-year fascist regime in jail, was Chairman of theorganization. Rossi distinguished himself duringthe post-war years for his dogged stand againstthe monopolies and private oligopolies that hadhamstrung Italian growth, particularly in theelectricity industry. Rossi believed that scientificand technological research were important forItaly’s economic and civil advancement; he dideverything within his power to source equipmentfor laboratories.

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Veduta del laboratorio della Testa Grigia a 3.505

metri sul mare, sul massicciodel Cervino, inaugurato

l’11 gennaio 1948. Accanto,Edoardo Amaldi, Gilberto

Bernardini ed Ettore Panciniin visita al laboratorio.

Views of the Testa Grigia lab,3,505 m above sea level, on

the Matterhorn massif,which was inaugurated on

11 January 1948. Alongside:Edoardo Amaldi, Gilberto

Bernardini and Ettore Pancinion a visit to the laboratory.

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(Cervino), ma soprattutto un interessamento inprospettiva alle ricerche sulle applicazionipacifiche dell’energia nucleare. Dopo la costituzione del CISE, oltre a collaboraresui temi di comune interesse, il centrouniversitario romano e l’iniziativa industrialemilanese decisero di evitare duplicazioni di attivitàche si sarebbero inevitabilmente tradotte in unospreco di risorse: “Fin dall’inizio – raccontaAmaldi – vi fu un accordo tra i fisici del CISE equelli del Centro per lo studio della fisica nuclearee delle particelle elementari del CNR. Le ricerchedi fisica nucleare applicata erano l’argomentospecifico del CISE e quelle di fisica nuclearefondamentale l’argomento istituzionale delCentro di Roma, la separazione della zona diconfine essendo lasciata al buon senso in unospirito di reciproca comprensione. […] Io rientrai aRoma dagli Stati Uniti alla fine di dicembre del1946, e insieme a Bernardini e Ferretti e a tutti iricercatori del Centro, esaminammo in dettaglio ilnostro programma di ricerche. […] Oltre adaggiornare le nostre tecniche sperimentali,bisognava anche restringere lo spettro dellericerche del Centro e a tale scopo decidemmo diabbandonare l’idea di costruire un betatrone da20 MeV, non solo perché i mezzi a disposizione

Amaldi made an approach to private enterprisesin a memo that he drafted in January 1946 anddelivered to Morandi and Valletta. The immediateresult of this memo was a degree of assistancefrom FIAT for the laboratory built for the Roman-run facility at Testa Grigia (Cervino). Moreimportantly, the company was potentiallyinterested in backing research into peacefulapplications of nuclear energy.After CISE was founded, in addition to workingon topics of common interest, the RomeUniversity centre and the Milanese industrialventure agreed to avoid duplicating activities, andtherefore not waste resources. “Right from thestart,” Amaldi says, “there was an agreementbetween the physicists at CISE and the physicistswho worked at the CNR centre for studyingnuclear physics and elementary particles.Research into applied nuclear physics was CISE’sspecific preserve; research into basic nuclearphysics was undertaken by the Rome Centre; thedivision of the grey areas in between was left tocommon sense, in a spirit of mutualunderstanding.... After I returned to Rome fromthe US in late December, I, Bernardini, Ferretti

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L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRNStructuring Nuclear Research: INFN and CNRN

Promemoria all’ing. Giuseppe Cenzato, della Società Meridionale di Elettricità,sui congressi internazionali riguardanti

l’ingegneria a firma di Felice Ippolitodall’Istituto di Geologia di Napoli, 1947.A destra, lettera di Gustavo Colonnetti

al presidente del Comitato nazionale per l’ingegneria e l’architettura,

con probabile schizzo caricaturale a mano di Giuseppe Cenzato,

28 dicembre 1948.

A memo to Giuseppe Cenzato, of theSocietà Meridionale di Elettricità,

on international engineeringcongresses, sent by Felice Ippolito

from the Institute of Geology, Naples1947. Right: a letter from GustavoColonnetti to the Chairman of the

National Committee for Engineering and Architecture, featuring what is in all likelihood a hand-drawncaricature by Giuseppe Cenzato,

28 December 1948.

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erano insufficienti, ma anche perché nonpotevamo ancora contare sull’apportodell’industria italiana, totalmente impegnata neilavori inerenti la ricostruzione generale del Paese.Decidemmo anche di abbandonare, per ilmomento, la fisica dei neutroni dato che il CISEaveva già cominciato a occuparsi in modopromettente delle sue applicazioni, mentre per laparte fondamentale la nostra strumentazione nonpoteva competere con quella dei colleghiamericani. Tutto lo sforzo fu quindi concentratosullo studio della radiazione cosmica”.Alla radiazione cosmica si dedicarono anchealcuni ricercatori dell’Università di Milano: anchequi vi era una notevole tradizione di studio suiraggi cosmici, svolta fin dal 1938 sotto la guida diGiuseppe Cocconi; dopo la partenza di Cocconi edella moglie Vanna Tongiorgi per gli Stati Uniti,nel 1947, le ricerche sulla radiazione cosmica esugli strumenti di rilevazione, con particolareriguardo per gli sciami estesi, vennero continuatesotto la guida di Giorgio Salvini. Questi, dopoaver partecipato alla costituzione del CISE, avevainfatti deciso di riprendere a coltivare i suoiinteresse nel campo della ricerca fondamentale.Ricorda Mario Silvestri: “Per molti che entrarono,qualcuno uscì. La perdita più sentita fu quella diGiorgio Salvini, che tanto aveva contribuito ainnescare il processo che portò alla fondazionedel CISE: dopo una lunga malattia e unsuccessivo periodo di incertezza spirituale, eglipreferì tornare alla ricerca pura, abbandonando

and the rest of the researchers at the Centre tooka long, hard look at our research plan.... Not onlydid we need to upgrade our experimentaltechniques, we had to narrow the scope of theCentre’s research. To that end, we decided toabandon the idea of building a 20 MeV betatron,not just because we didn’t have sufficient meansat our disposal, but because it was too early tobe able to rely on support from Italian industry,which was wholly focused on generalreconstruction of the nation. We decided, for thetime being, to also stop working on neutronphysics, given that CISE had already begun to dopromising work on its application. When it cameto the basic work, our instruments couldn’tcompete with the instruments used by ourAmerican colleagues. In the end, we focused allof our efforts on studying cosmic radiation.”A handful of researchers at the University ofMilan were also working on cosmic radiation. Theuniversity had a well-established tradition ofresearch into cosmic rays that dated back to1938 under Giuseppe Cocconi. After Cocconi andhis wife Vanna Tongiorgi left for the UnitedStates, in 1947 research into cosmic radiation andinstruments of measurement, especially forextended swarms, continued under GiorgioSalvini’s guidance. Indeed, after helping to found

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Gonfiamento del pallone per il lancio di un pacco

di emulsioni presso l’aeroportodi Elmas a Cagliari, 1953.

A destra, “Faustina” la tracciadi un antiprotone trovata

in una delle emulsioni lanciatedel gruppo di Amaldi.

Inflating a balloon to launcha bundle of emulsions

at Elmas airport, Cagliari,1953. Right: “Faustina”, the traces found in one

of the emulsions launchedduring Amaldi and his

team’s expedition.

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quella applicata, in cui aveva fatto una breveescursione”. Nel 1949 Salvini si trasferì aPrinceton, ove proseguì i suoi studi con notevolesuccesso; rientrò a Milano nel 1951.Anche in altri istituti le ricerche gradualmenteripresero, secondo le tradizioni e le peculiaritàdelle diverse sedi. A Padova, dove un gruppo digiovani operava sotto la guida di AntonioRostagni dedicandosi anch’esso principalmenteallo studio della radiazione cosmica, fu costituitonel gennaio 1947 il Centro per lo studio degli ioniveloci. Osservava Amaldi: “In quegli anni la fisicasi espandeva ovunque nel mondo, soprattutto neipaesi tecnologicamente più progrediti. Le ragionidi tale espansione sono molteplici, complesse, enon facili da analizzare. Fra queste e certo nonultima vi fu l’impatto sulla fantasia dell’uomodella strada, e quindi del mondo politico, delsuccesso di alcune applicazioni aventi le lororadici in capitoli avanzati della fisica, come il radare l’energia nucleare nelle loro forme pacifiche ebelliche. Indipendentemente dal loroorientamento ideologico, i governi eranodiventati più inclini di quanto non fossero statiper il passato a non lesinare i mezzi per la ricercaanche fondamentale. Questa tendenza generaleera penetrata, sia pure a stento, anche in Italia, eil fatto che già esistessero nel Paese alcune oasi diattività di ricerca avanzata piuttosto vivacicostituiva un elemento di notevole attrazione perle nuove generazioni”.

L’espansione degli studi di fisica, se per un versoera fonte di soddisfazione, per un altroimponeva il reperimento di risorse adeguate asostenerla. Era questa una costantepreoccupazione di Amaldi e Colonnetti. Nel1948 Colonnetti scrisse a De Gasperi chiedendol’aumento del finanziamento governativo per ilCNR a 500 milioni. Si rivolse poi ad Amaldi, per

CISE, Salvini had decided to return to his interestsin basic research. Mario Silvestri noted: “Manypeople joined us, and a few people left. Thegreatest loss was Giorgio Salvini, who hadcontributed so much to promoting the processthat led to the foundation of the CISE. After along illness, followed by a period of spiritualquestioning, he preferred to go back to pureresearch and turned his back on applied research,into which he had dipped his toes.” In 1949,Salvini moved to Princeton, where he continuedhis studies and achieved significant success. Hereturned to Milan in 1951.Research gradually resumed at other institutestoo, following the specializations that each facilityhad established for itself. In Padua, a group ofyoung researchers working under AntonioRostagni focused principally on studying cosmicradiation, and in January 1947 founded a Centrefor the study of high-speed ions. Amaldi notes:“At that time, physics was expanding all aroundthe globe, especially in the most technologically-advanced nations. There are many reasons forthis expansion – complex reasons that are noteasy to analyze. One important reason was thehold that a number of successful advancedphysics-based applications such as radar andnuclear energy in their peaceful and militaryforms had on the imagination of the man in thestreet, and therefore on politicians. Independentof ideological orientation, governments weremore likely than in the past not to cut back onfunding for research, including basic research.After an initial delay, this general trend arrived inItaly. The fact that the country boasted a numberof oases of flourishing advanced research washighly attractive to up-and-coming generations.”

More research into physics was indeed a sourceof satisfaction, but it made it imperative to find

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L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRNStructuring Nuclear Research: INFN and CNRN

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ottenere tramite lui un appoggio di Fermi allesue richieste. Fermi aderì volentieri al desideriodi Amaldi e il 27 aprile 1948 scrisse a DeGasperi sollecitando l’accoglimento dellaproposta di Colonnetti: “Eccellenza, mi scrive ilprof. Edoardo Amaldi dell’Università di Romache il governo italiano sta discutendo in questigiorni una proposta del prof. GustavoColonnetti, presidente del Consiglio Nazionaledelle Ricerche, che una somma annua di 500milioni di lire venga assegnata per la ricercascientifica in Italia. Sono lieto che tale propostasia presa in seria considerazione e spero che ilgoverno italiano possa trovare il modo diaccettarla. […] Sono sicuro che se il governoitaliano potrà mettere a disposizione deglistudiosi mezzi più larghi, i risultati sarannocorrispondenti”. Contestualmente scriveva poiad Amaldi: “Caro Edoardo, ti accludo copia diuna lettera che ho spedito a De Gasperi secondoil tuo desiderio. Spero che serva a qualche cosa.Ho pensato che fosse meglio scrivere dopo leelezioni, perché ritengo che prima di esse cifosse parecchia confusione”.8 Fermi alludeovviamente alle elezioni del 18 aprile 1948. Ilrisultato sperato non venne subito, perché ilbilancio del CNR rimase fermo sui 250 milioni.

sufficient funds to supportthis expansion, as Amaldiand Colonnetti were onlytoo well aware. In 1948,Colonnetti wrote to DeGasperi and asked him toincrease the amount of

government funding for CNR to 500 million lire.He then contacted Amaldi, as a means ofobtaining Fermi’s support. Fermi was happy tocomply with Amaldi’s request. On 27 April1948, he wrote a letter to De Gasperi in whichhe asked for Colonnetti’s proposal to beaccepted: “Your Excellency, Prof. EdoardoAmaldi of the University of Rome has written toinform me that the Italian government is, at thisvery moment, considering a proposal putforward by Prof. Gustavo Colonnetti, Chairmanof the National Research Council, regarding theallocation of 500 million lire for scientificresearch in Italy on an annual basis. I am happythat this proposal is under serious consideration,and I trust that the Italian government willaccept the proposal.... I am sure that if theItalian government provides scholars with morefunding, it will see more impressive results.”Fermi also wrote a letter to Amaldi: “DearEdoardo, I attach a copy of the letter I just sentto De Gasperi, as per your request. I hope it willbe of some use. I thought it better to wait untilafter the elections; I believe they’ll all be ratherpreoccupied by other matters until then.”8 Fermiwas of course referring to the 18 April 1948elections. The result they were all hoping for

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“Quando manca il gatto…”all’Istituto si fa baldoria.Messaggio scherzoso del personale dell’Istituto di Fisica al direttore Edoardo Amaldi in missione,24 febbraio 1949.

“When the cat’s away…” it’s all play at the Institute. A humorous message fromstaff at the Institute of Physics to director EdoardoAmaldi, away on a trip at the time, 24 February 1949.

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Una tela difficile da tessere

Nel corso del 1949 le pressioni sul governo sifecero più intense e concertate tra i fisici nucleari,in particolare Amaldi, e gli industriali del CISE, equesto nonostante vi fossero inizialmente nelCISE alcune perplessità a sollecitare un concorsodello Stato. Ancora all’inizio del 1949, infatti, ilpresidente De Biasi, aveva ribadito a nome dellaEdison la contrarietà a chiedere finanziamentipubblici, per mantenere il CISE al di fuori di ogniingerenza e controllo governativo, ma proprio intale circostanza si era trovato di fronte al dissensodi Antonello Vittore, rappresentante della SADE,l’altro grande gruppo elettrocommerciale privato,socio anch’esso del CISE, e di Bartolomeo Orsoni,della Montecatini. La Edison era sempre statapreoccupata dalla possibilità che la ricercanucleare potesse divenire un argomento deldibattito sulla nazionalizzazione dell’industriaelettrica, ma De Biasi prese atto dell’orientamentodel consiglio d’amministrazione e si impegnò aperseguire questa nuova strada, pur dicendosiscettico sulle possibilità di successo. In attuazionedi questa decisione, il presidente del CNRColonnetti entrò a far parte del consiglio del CISEcome membro effettivo, e si propose comemediatore nei rapporti con il governo perottenere i fondi richiesti. Tra la fine del 1949 e iprimi mesi del 1950 cominciò così a prendereforma l’idea di un centro italiano di studi atomicifinanziato congiuntamente dal governo e daigruppi industriali interessati: “Dovrebbe trattarsi –spiegò De Biasi al consiglio d’amministrazione –di un ente nel quale dovrebbero partecipareStato, CISE, fisici e industriali. Il governo dovrebbeimpegnarsi nei finanziamenti dati eventualmentetramite il CNR”9. Questa soluzione incontravaanche il consenso di Colonnetti, che vedeva

was not immediately forthcoming: CNR’s budgetremained capped at 250 million lire.

Weaving a Contorted Web

In 1949, even more pressure was heaped on thegovernment by nuclear physicists, led by Amaldi,and by the industrialists who were involved inCISE, even though, initially, some CISE membershad been ambivalent about whether or not toseek State help. At the beginning of 1949, EdisonChairman De Biasi reiterated the company’sopposition to seeking public funding because theywanted to keep the CISE beyond the reach ofgovernment meddling and control. However, onthat occasion he came up against the oppositionof Antonello Vittore, who represented SADE, theother large private electricity trading companyinvolved in CISE, and Bartolomeo Orsoni ofMontecatini. Edison had long been concernedthat nuclear research could potentially becomepart of the debate about nationalizing the Italianelectricity industry. However, De Biasiacknowledged how his fellow board members feltand agreed to go down this new path, despite hisscepticism about its chances of success. Toimplement this resolution, CNR ChairmanColonnetti joined the CISE Board as a sittingmember, and put himself forward as a mediator inrelations with the government in order to obtainthe funding they sought. Between late 1949 andearly 1950, an idea began to take shape of anItalian centre for atomic research funded jointly bythe government and industrial enterprises. As DeBiasi explained to the Board of Directors, “Thisshould be an organization in which the State,CISE, physicists and industrialists all take part.”9

The solution appealed to Colonnetti, who

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profilarsi la possibilità di aumentare l’influenza delCNR sulla ricerca nucleare, e quello di Amaldi,che da sempre auspicava la creazione in Italia diun organismo analogo a quelli esistenti in altripaesi, che indirizzasse la ricerca nucleare e lasostenesse con finanziamenti adeguati.Queste iniziative spinsero anche il Ministero dellaDifesa ad attivarsi10: attraverso la Terni, cheessendo anche un gruppo produttore diarmamenti aveva stretti rapporti con leamministrazioni militari, fu avanzata al CISE laproposta di un accordo con il Ministero dellaDifesa e con l’Esercito per ricerche a scopi civili,che all’inizio non ebbe buona accoglienza ma cheinfine si tradusse in una convenzione nell’ottobre1950. Nel marzo 1950, inoltre, fu fatto circolareun promemoria riservato in cui l’AmmiraglioZanoni, a nome della Difesa, invitava i Ministeridella Pubblica Istruzione, dell’Industria e

glimpsed an opportunity to increase the CNR’sinfluence over nuclear research; and it appealed toAmaldi, who had long been hoping to create anItalian counterpart to organizations in othercountries that guided nuclear research andensured sufficient funding.These initiatives prompted the Ministry of Defenceto take an interest.10 Via the Terni company,which, as an arms manufacturer, had closerelations with military top brass, an approach wasmade to CISE to reach an agreement with theMinistry of Defence the Army on research forcivilian purposes. Though the proposed deal wasnot initially received favourably, by October 1950a deal had been reached.In March 1950, a confidential memo wascirculated in which, speaking on behalf of theItalian Ministry of Defence, Admiral Zanoniinvited the Ministries of Education, Industry andCommerce, and Foreign Trade to set up acommission to examine atomic energy-relatedissues. As soon as he heard about the initiative,Amaldi discussed it with Mario Alberto Rollier,with whom he shared a history of supportingEuropean federalism. Rollier, incidentally, was apersonal adviser to the Ministry of Industry, IvanMatteo Lombardo. Amaldi’s goal – a goal thatwas shared by both Rollier and the Minister – wasto prevent the whole initiative being taken overby the military. As he had said on a number ofoccasions in private and in public, as far as hewas concerned, applied nuclear research in Italycould only be pursued for “peaceful purposes,especially in view of the fact that militarypurposes are significantly beyond our nation’seconomic and industrial means.” These clashing initiatives only succeeded in

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Prima pagina del Verbale sull’insediamento della Commissione per gli studi e le ricerche di fisica nucleare a Roma, 12 febbraio 1951.

Front page of the minutes of the first meeting of the Commission for Study and Research intoNuclear Physics, Rome, 12 February 1951.

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Commercio, e del Commercio con l’Estero, acostituire una commissione che si occupasse deiproblemi relativi all’energia atomica. Amaldi,informato dell’iniziativa, ritenne opportunodiscuterne con Mario Alberto Rollier, a cui louniva la comune militanza nelle file delfederalismo europeo, e che era consiglierepersonale del ministro dell’Industria, Ivan MatteoLombardo. Obiettivo di Amaldi, condiviso daRollier e dal ministro, era di evitare che l’iniziativapassasse nelle mani dei militari; come aveva piùvolte ripetuto, anche pubblicamente, a suo parerela ricerca nucleare applicata poteva essere rivoltain Italia solamente a “scopi pacifici, ché del restogli scopi bellici sarebbero del tutto fuori dellepossibilità economiche e industriali del nostroPaese”. Questo sovrapporsi di iniziative produsseuno scontro burocratico-politico, in cuiintervennero anche il ministro dell’IstruzioneGonella e successivamente quello della DifesaPacciardi; nel tentativo di sbloccare la situazioneintervenne pure il Ministero degli Esteri, ma senzaalcun risultato tangibile. Nel complesso, lavicenda mise in luce la diffidenza reciproca deimilitari e dei fisici nucleari, la scarsaconsiderazione del governo verso Colonnetti, e ingenerale le perplessità del presidente delConsiglio De Gasperi verso la possibiledestinazione alla ricerca nucleare di una quotadell’aumento straordinario del bilancio dellaDifesa, proposto dal governo in seguito alpeggioramento della situazione internazionale perla guerra in Corea.Il seme gettato nel 1948 con l’aiuto di Fermi nonera comunque andato del tutto perso: il sospiratoadeguamento del finanziamento per il CNR venneinfatti concesso con il bilancio 1950-1951; e sitrattava di un vero raddoppio, da 265 a 540milioni. Buona parte del maggior finanziamentoottenuto dal CNR venne investito nelle attività di

creating a bureaucratic and political logjam, inwhich first Minister for Education Gonella andthen Minister of Defence Pacciardi weighed in. Inan attempt to break the deadlock, the Minister ofForeign Affairs also intervened, though withoutachieving any tangible progress. These eventsbrought out into the open the mutual distrustthat had been simmering between the militaryand nuclear physicists, a lack of governmentinterest in Colonnetti, and, more generally, PrimeMinister De Gasperi’s doubts about allocating aportion of the one-off hike in Defence spending,proposed by the government following theworsening of the international climate as a resultof the Korean War, to nuclear research.The seed sown in 1948 by Fermi’s interventiondid not fall on completely fallow ground. Thelong hoped-for increase in the CNR’s fundingfinally materialized in the 1950/1951 budget,when funding was doubled from 265 million lireto 540 million lire. The CNR invested a significantportion of its new funds in basic nuclear physicsresearch. In July 1951, it founded the Centre ofExperimental and Theoretical Nuclear Physics,under the directorship of Gleb Wataghin.Another facility, for the study of cosmetic rays,was established in Milan in August 1951. Giventhe stalemate on more general nuclear industryinitiatives, the CNR Chairman and Amaldi wantedto see at least a partial solution to the problem,and at the very least ensure that the CNR’s fundswere spent on vital research. Under the aegis ofthe CNR, the National Institute of Nuclear Physicswas founded to coordinate activities at researchfacilities in Rome, Padua, Turin, and soonafterwards, a new facility in Milan. Though this

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Manifesto del “Salone dell’arte nucleare” allestitonella Sala degli Specchi a Venezia, marzo 1954. Vi figurano i nomi di Allosia, Baj, Colombo, Colucci,Mariani, Rusca, Serpi.

Poster for the “Nuclear Art Show” at the Sala degliSpecchi, Venice, March 1954. Allosia, Baj, Colombo,Colucci, Mariani, Rusca and Serpi all exhibited works.

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fisica nucleare fondamentale: a Torino fu creatonel luglio 1951 il Centro sperimentale e teorico difisica nucleare, sotto la guida di Gleb Wataghin;un altro Centro, nella tradizione di studi sui raggicosmici, sorse a Milano nell’agosto 1951. Vista lasituazione di stallo sul versante delle iniziative piùgenerali per il settore nucleare, poi, la presidenzadel CNR, in accordo con Amaldi, decise diprocedere a una soluzione parziale del problemache perlomeno garantisse l’impiego delle risorsedel CNR a favore della ricerca fondamentale. Fucostituito così l’Istituto Nazionale di FisicaNucleare, nell’ambito statutario del CNR, con ilcompito di coordinare le attività dei centri diricerca di Roma, Padova e Torino, cui si aggiunsesubito dopo quello sorto a Milano. Questasoluzione, però, se da un lato permetteva ai fisicinucleari di uscire dalla fase critica del dopoguerra,non era una risposta al problema del rapporto fraricerca di base e applicazioni dell’energianucleare: restavano insoddisfatte le necessitàfinanziarie del CISE, e non veniva affrontataneppure di sfuggita la questione del rapporto traricerca nucleare e Difesa.La comunità scientifica decise allora di provareun’ulteriore contatto politico, quello col ministrodei Lavori Pubblici Pietro Campilli. Il contatto fupreso da Amaldi, dietrosuggerimento di FrancescoGiordani, presidente del Comitatoper la Chimica del CNR, e profondoconoscitore del mondodell’industria pubblica, essendostato presidente dell’IRI dal 1936 al1943 e del CNR dal 1940 al 1943;nei primi anni del dopoguerra avevapoi rappresentato l’Italia negliorgani direttivi della BancaMondiale a Washington, ed eraamico del governatore della Banca

solution enabled nuclear physicists to emergefrom the uncertainties that had beset them sincethe war, there was no resolution in sightregarding the relationship between basic researchinto nuclear energy and nuclear applications.CISE’s requests for funding went empty-handed;the issue of relations between nuclear researchand defence was not even broached.The scientific community decided to make onefinal political push and approach the Minister ofPublic Works, Pietro Campilli. Amaldi acted as go-between, after contacts were initiated byFrancesco Giordani, who was Chairman of theCNR Chemicals Committee, and a man wellschooled in how the world of state-run industryworked, having been Chairman of IRI from 1936to 1943 and Chairman of the CNR from 1940 to1943. Immediately after the war, he representedItaly in the upper echelons of the World Bank inWashington; he was also a friend of Bank of Italygovernor Donato Menichella, who himself hadpreviously worked as Director-General of IRI.Campilli had been busy working on energy issues.A few months earlier, he had fostered the birthof Finelettrica, an IRI financial holding companyfor all state investments in the electricity industry.Amaldi, Giordani and Campilli came up with the

strategy of establishing aNational Committee forNuclear Research by Prime

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Suddivisione percentualedella produzione di energiaelettrica in Italia distinta per ripartizione geografichepubblicata su “L’EnergiaElettrica”, 1954.

A geographical breakdownof electricity generation in Italy, published in “L’Energia Elettrica”, 1954.

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d’Italia Donato Menichella, che dell’IRI era statodirettore generale. Quanto a Campilli, qualchemese addietro si era già occupato del settoreenergetico favorendo la nascita della Finelettrica,la finanziaria IRI in cui erano state concentrate lepartecipazioni pubbliche nell’industria elettrica. Lastrategia concordata da Amaldi, Giordani eCampilli prevedeva la creazione di un ComitatoNazionale per le Ricerche Nucleari, costituito perdecreto del presidente del Consiglio, finanziatodall’IRI e dal Ministero dell’Industria sui fondi delComitato Carboni: si sarebbe evitato in tal modoil passaggio nella sede parlamentare, e con esso ilpericolo di nuove interferenze. Il coinvolgimentodi Campilli si rivelò determinante per giungerealla creazione di un centro nazionale di ricerchenucleari: “Improvvisamente – racconta Silvestri –nella primavera del 1952, il governo cominciò ainteressarsi di energia nucleare. Il sintomo piùappariscente fu la visita effettuata ai laboratoridel CISE dal ministro Campilli. Si trattò, più chealtro, di una scorreria veloce, e presso illaboratorio da me diretto addirittura fulminea.Campilli si piantò a gambe leggermentedivaricate, le mani congiunte dietro la schiena,nello scantinato dove sperimentavamo diversimetodi per la produzione dell’acqua pesante”. Aquesto passo formale ne seguì uno più concreto:al CISE venne erogato dal Ministero dell’Industriaun finanziamento di 100 milioni tramite il CNR,finanziamento che rese possibile un ripianamentodel bilancio. Inoltre Colonnetti comunicò alConsiglio di amministrazione del CISE che nelbilancio di previsione dello Stato per il 1952-1953era iscritta la somma di un miliardo persovvenzionare le ricerche nucleari fondamentali eapplicate.Ma Colonnetti era seccato per l’improvvisaperdita di ruolo del CNR e per la comparsa di unnuovo interlocutore dei fisici e degli industriali

Minister’s Decree, which would be funded by IRIand the Ministry of Industry, and access resourcesfrom the Coal Committee. This approach wouldhave avoided the necessity of going throughParliament, and therefore running the risk offurther interference. Campilli’s involvement proved to be crucial toestablishing a national centre for nuclearresearch. “All of a sudden,” Silvestri notes, “in thespring of 1952, the government began to payattention to nuclear energy. The most obvioussign of this was Minister Campilli’s visit to CISE’slaboratories. To be honest, it was more of asprint; he was in and out of the laboratory I wasrunning at the time like a flash. Campilli stoppedand stood there, legs slightly akimbo, handsclasped behind his back, in the basement wherewe were experimenting with methods for makingheavy water.”This formal move was soon followed by tangibleaction. The Ministry of Industry granted 100million lire in funding to CISE through the CNR,which was enough to balance the budget.Moreover, Colonnetti told the CISE’s Board OfDirectors that the State budget for 1952-1953would contain 1 billion lire in support of basicand applied nuclear research.Colonnetti, however, was less than happy that

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Lettera del Ministrodell’Industria e del Commercio,Pietro Campilli, a Giuseppe Cenzatosull’istituzione del CNRN, 15 luglio 1952.

A letter fromIndustry and TradeMinister PietroCampilli toGiuseppe Cenzatoabout founding theCNRN, 15 July 1952.

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nella persona di Giordani.11 Ricorda Felice Ippolito:“Il CNRN nacque sull’esempio di analogheistituzioni di altri paesi, in quanto si ritenne cheanche l’Italia dovesse impegnarsi nel settorenucleare. Però ci fu una battaglia sulla suaistituzione, principalmente tra Giordani, che poine fu il presidente, e Colonnetti, presidente delCNR. Questi aveva già creato nell’ambito del CNRl’Istituto nazionale di fisica nucleare e voleva cheanche il nuovo Comitato nucleare dipendesse dalCNR. […] E riuscì a ottenere che il Comitatonucleare – che noi pensavamo dovesse svolgereun’attività molto ampia, come poi in effetti svolse– non nascesse come un ente presieduto daGiordani, ma come uno dei comitati del CNR”.Colonnetti riuscì in effetti a ottenere che il nuovoComitato finisse nell’orbita non già del Ministerodell’Industria, secondo la probabile intenzione diGiordani e Campilli, ma del CNR, che siimpegnava a intervenire nel finanziamento con250 milioni per l’Istituto Nazionale di FisicaNucleare. De Gasperi firmò il decreto che istituivail CNRN il 26 giugno 1952. Il Comitato nucleareera presieduto da Giordani, affiancato dalvicepresidente Modesto Panetti, ingegnere delPolitecnico di Torino e senatore democristiano;esso comprendeva fisici come Amaldi, BrunoFerretti ed Enrico Medi, esperti industriali comeVittorio De Biasi e il vicepresidente dellaFinelettrica Arnaldo Maria Angelini; un altoburocrate, il direttore generale dell’Industria AldoSilvestri Amari; e un geologo che si eraspecializzato nelle ricerche di uranio in Italia,Felice Ippolito. Quest’ultimo, essendo ilcomponente anagraficamente eaccademicamente più giovane, si vide affidarel’incarico di segretario del Comitato, secondo unaconsuetudine diffusa. La cerimoniad’insediamento del CNRN ebbe luogo presso ilMinistero dell’Industria il 23 luglio 1952.

the CNR’s role had been downgraded, not tomention the fact that physicists and industrialistswere, in Giordani, to have a new go-between.11

Felice Ippolito recalls the situation: “The CNRNwas established along the lines of similarinstitutions in other nations, once the Italiangovernment decided to commit to the nuclearindustry. A battle ensued regarding itsestablishment, pitting Giordani, who laterbecame its Chairman, against Colonnetti, whowas Chairman of the CNR. Colonnetti had alreadyset up the National Institute of Nuclear Physicsunder the CNR’s aegis, and he also wanted thenew nuclear committee to be CNR-run.... In theend, he managed to get the nuclear committee –which we all thought would have a very broadscope, as indeed it ended up having – to beestablished not as an organization chaired byGiordani, but as a CNR committee.” Colonnettisucceeded in getting the new Committee toreport not to the Ministry of Industry, as Giordaniand Campilli had been hoping, but to the CNR,which pledged to help with funding by offering250 million lire for the National Institute ofNuclear Physics. De Gasperi signed the decree that established theCNRN on 26 June 1952. The Nuclear Committeewas chaired by Giordani, who was assisted bydeputy chairman Modesto Panetti, an engineer atthe Turin Polytechnic and a Christian DemocratSenator. The Committee included physicists of thecalibre of Amaldi, Bruno Ferretti and Enrico Medi;high-profile industrialists such as Vittorio De Biasiand Finelettrica deputy chairman Arnaldo MariaAngelini; senior civil servant Aldo Silvestri Amari(director general of the Ministry of Industry); anda geologist who had specialized in uraniumresearch in Italy, Felice Ippolito. Followingestablished practice at that time, as the youngestand least academically-experienced member of

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Dal reattore nazionale ai reattori d’importazione

Qualcosa stava cambiando nel climainternazionale: nel luglio 1953 alcuni paesieuropei convenivano, nel corso di un incontro te nuto a Parigi, di impegnarsi per la costituzionedi un organismo nu cleare europeo, designato conil nome convenzionale di Euratom; nel dicembresuccessivo il presidente americano Eisenhowerpronunciò all’ONU un importante discorso sullacollaborazione internazionale per le utilizzazionipacifiche dell’ energia atomica, con il varo di unprogramma suggestivamente intitolato Atoms forPeace; all’inizio dell’e state 1954 si tenne ad AnnArbor un congresso internazionale di in gegnerianucleare, al quale parteciparono anche esperti delCISE, e venne annunciata l’imminentedeclassificazione di una serie di im portantidocumenti tecnici, uno dei quali relativo allaproduzione del l’acqua pesante; nell’agostosuccessivo l’Atomic Energy Act, del qua le si è giàdetto, dava luogo fra l’altro a un’ampialiberalizzazione delle informazioni riguardanti l’usopacifico del nucleare e delle col laborazioni

the committee, Ippolito was appointedCommittee secretary. The official CNRN foundingceremony took place at the Ministry of Industryon 23 July 1952.

From a Domestic Reactor to Imported Reactors

Meanwhile, changes were afoot on the worldstage. In July 1953, at a Paris summit, a numberof European nations agreed to pool their effortsand set up a European nuclear organization, to be

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Prima pagina del Rapporto sulla politica del PresidenteEisenhower che approva alcune decisioni prese dall’AtomicEnergy Commission in materia di applicazioni pacifichedell’energia nucleare e di combustibili nucleari, 1954. Sotto, la copertina del numero di “Energia Nucleare” dedicatointeramente alla prima Conferenza di Ginevra, 1955.

The opening page of the Report on President Eisenhower’s USpolicy, which incorporated a number of rulings made by the Atomic Energy Commission with regard to peacefulapplications of nuclear energy and nuclear fuel, 1954. Below: the cover of an issue of “Energia Nucleare” dedicated wholly to the first Geneva Conference, 1955.

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internazionali in tale settore; nella primavera 1955venne organizzato a Roma un simposio europeosui metodi di produzione dell’acqua pesante (era ilproblema più sentito in quel momento dai tecniciitaliani), mentre la progettazione e la realizzazionedi un impianto italiano (progetto CISE,realizzazione Montecatini e Larderel lo) davaoccasione per una collaborazione col centronucleare inglese di Harwell; per l’agosto 1955,infine, si preannunciava, organizzata dall’ONU, laprima conferenza di Ginevra.Nella riunione tenuta dal CNRN il 9 marzo 1955,Giordani propo neva l’invio di una missione tecnicanegli Stati Uniti “per prendere contatti con laCommissione atomica americana in vista dellastipu lazione di un accordo di collaborazione nellospirito della dichiara zione del presidenteEisenhower del dicembre 1953 per la collabora zioneatomica per usi pacifici”; gli scopi della missioneerano: “a) Fornitura di acqua pesante. Peraccelerare i tempi di realizzazione del primoreattore e per utilizzare nel miglior modo leassegnazioni disponibili, sarebbe estremamenteutile all’Italia di poter acquistare una prima partita

known as Euratom. That December, US PresidentEisenhower gave a groundbreaking speech at theUN on international partnerships for the peacefuluse of atomic energy, and announced aprogramme with the alluring name “Atoms forPeace”. At the start of the summer of 1954, aninternational congress of nuclear engineering washeld in Ann Arbor, attended amongst others byexperts from CISE. An announcement was madeat the Congress that a number of importanttechnical documents were soon to be declassified,one of which regarded the manufacture of heavywater. That August, the Atomic Energy Act waspassed. As noted earlier, the Act includedprovisions that allowed for the free circulation ofa great deal of information regarding the peacefuluse of nuclear power, and paved the way forinternational collaboration in the industry. AEuropean symposium was held in Rome in thespring of 1955 on methods for making heavywater (the biggest problem at that time for Italiantechnicians). Meanwhile, a CISE project to designand build an Italian plant, undertaken byMontecatini and Larderel lo, offered an

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di acqua pesante, necessaria per la costruzione delprimo reattore nucleare [...]; b) Acquisto di unprimo reattore. Premessi i necessari accordi digoverno, per ottenere la fornitura dei materialinecessari, e in particolare anche delle modestequantità di uranio arricchito che sarannonecessarie, si potranno avviare trattative con leditte costruttrici americane per l‘acquisto di unreat tore di prova, capace di raggiungere un livellodi potenza dell’ordine del MW con una densità diflusso dei neutroni piuttosto elevata in modo cheil di spositivo possa servire, oltre che per esperienzadi tipo esponenziale, anche per lo studio delcomportamento dei materiali; c) Impianti in scalaindustriale. La maggioranza dei competenti ritieneche – in dipendenza delle scarse disponibilità edegli alti costi dell’energia prevalenti in Italia – sidovreb bero raggiungere più rapidamente qui danoi le condizioni di convenienza economica perl’uso dell’energia nucleare. Pertanto sarebbegradito di poter iniziare lo studio per l’impianto diuna prima centrale, esaminando even tualmente lecondizioni di fornitura e iniziando i contatti pereventuali finanziamenti da parte di quegliorganismi bancari che già annunciano il loro vivointeresse per questo nuovo campo di attività”.12

Questa vistosa correzione di tiro rispetto allastrategia del reattore nazionale venne vissutacome un vero e proprio tradimento da una partedei ricercatori del CISE; d’altro canto non sitrattava di rinun ciare allo sviluppo di tecnologieitaliane, ma piuttosto di vedere se non fossepossibile iniziare a dotare il paese di impiantinucleari im portati, utilizzando immediatamente letecnologie disponibili in paesi più avanzati, cioèsoprattutto negli Stati Uniti, per accelerare i tempi

opportunity to team up with the British nuclearcentre at Harwell. Last but not least, the UNannounced that the first Geneva conferencewould be held in August 1955.At a CNRN meeting on 9 March 1955, Giordanisuggested sending a technical mission to the US“to establish contacts with the US AtomicCommission, with a view to entering into apartnership agreement, in the spirit of PresidentEisenhower’s December 1953 statement onatomic collaboration for peaceful purposes.” The mission served multiple purposes: “a) To sourceheavy water. In order to work on an initial reactorand make the best possible use of available funding,it would be extremely useful for Italy to be able topurchase the initial batch of heavy water needed tobuild its first nuclear reactor...; b) Acquisition of aninitial reactor. With the necessary governmentalagreements in place, in order to obtain thenecessary materials, especially the modest quantitiesof enriched uranium required, negotiations couldbegin with US contractors to purchase a test reactorcapable of generating power in the order of oneMW, and with a rather high neutron flow density sothat the device would not just offer us exponentiallygreater experience, it could also be used to studyhow these materials behave; c) Industrial scaleplants. Most experts agree that owing to thescarcity and high cost of energy in Italy, it would beworthwhile to achieve a level of economic viabilityfor the use of nuclear energy as rapidly as possible.It would therefore be highly useful to be able tobegin design work on an initial nuclear powerstation, investigate the terms and conditions forsupply, and initiate contacts regarding any fundingthat might be forthcoming from banks and creditinstitutes which have already expressed a stronginterest in this new area of business.”12

The significantly revised strategy of eschewing anItalian-designed reactor was viewed by some CISE

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La cartina raffigura la distribuzione mondialedei centri di ricerca scientifica, dei centri di produzione di materiale fissionabile e delle miniere di uranio nel 1951.

A world map of the distribution of scientific research facilities, fissionable material production, and uranium mines, 1951.

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d’avvio di un’industria nucleare italiana. Si trattòdi una strategia comune anche ad altri paesi cheerano indietro nel campo delle ap plicazioni civilidelle ricerche nucleari, come ad esempio laGermania e il Giappone. Questo orientamento siconcretizzò nell’accordo nu cleare bilaterale dellaprimavera 1955 tra Italia e Stati Uniti, che en tròin vigore nel luglio successivo e si rafforzò dopola conferenza di Ginevra. Vale la pena di ricordarela Conferenza nella testimonianza di Ip polito:“Apertasi subito dopo l’incontro dei «quattrograndi» e quindi in un eu forico clima didistensione, questa conferenza fu certamente lapiù grande assise scientifica del mondo, con lapartecipazione di 73 nazioni e di tutte le agenziespecializzate dell’ONU, con una folla di 1.400delegati ufficiali, 3.000 osservatori, 900giornalisti, che per 15 giorni si scambiarononotizie e im pressioni concernenti i più svariatiaspetti delle applicazioni dell’energia nu cleare.

Per la prima volta dopo la guerra uno spirito digrande collaborazione regnò tra scienziati etecnici di tutti i paesi rappresentati; dati eprocedi menti, fino allora oggetto del più assolutosegreto, furono messi alla portata di tutti [...]. Gliindustriali parteciparono in forze alla conferenza,visitando la prima esposizione commercialecontemporaneamente allestita, nonché le mostregovernative, organizzate nel Palazzo delleNazioni. Essi presero in questa occasione i primicontatti e dichiararono alla stampa di esserepronti ad acquistare (o a vendere) centralielettronucleari a breve scadenza. L’eu foria toccòanche gli italiani”.13 Può tuttavia essere utilericordare con Silvestri che nell’agosto 1955l’unico paese a possedere una centrale nuclearein esercizio era l’Unione Sovietica, dove l’annoprima era entrata in funzione la pic cola centraledi Obninsk, da 5 MW. Nel 1956 sarebbe stata

researchers as out-and-out betrayal. In actualfact, the decision had not been taken to eschewthe development of Italian technologies; it wasintended as an exploration of the possibility ofbuilding large-scale nuclear installations in Italyright away, using technologies already available inmore advanced nations such as the United States,and therefore kick starting Italy’s nuclear industry.A similar strategy was being adopted in othercountries (Germany and Japan) that had fallenbehind in civil applications of nuclear research. This new approach led to the signing of a bilateralnuclear agreement between Italy and the UnitedStates in the spring of 1955. The agreement wentinto force that July, and was strengthened furtherin the wake of the Geneva conference. Ip polito’smemoirs offer an insider’s view of the Conference:“The conference opened immediately after ameeting of the Big Four, in a euphoric climate ofdétente. Without doubt, it was the world’sbiggest ever scientific gathering, uniting delegatesfrom 73 nations and all of the specialist UNagencies. Over the next two weeks, a swarm of1,400 official delegates, 3,000 observers and 900journalists swapped news and views on everyaspect of nuclear energy applications.

For the first time since the war, scientists andtechnicians from all attending countries shared aspirit of close partnership. Data and procedureswhich had hitherto been kept top secret weremade available to one and all.... A large numberof industrialists were at the conference too,visiting a trade show set up specially for theevent, and taking in government stands at thePalace of Nations. Initial contacts were made, andindustrialists announced to the press that theywere ready to buy (or sell) electro-nuclear powerstations in the near future. The Italian contingentwere swept up by the euphoria too.”13 However,

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L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRNStructuring Nuclear Research: INFN and CNRN

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inau gurata la prima centrale nucleare inglese, aCalder Hall, dotata di tre reattori da 46 MWciascuno, e nel 1957 la prima centrale statuniten se,quella di Shippingport, con un reattore da 60MW; le prime cen trali francesi, anch’ esse da 60MW, sarebbero entrate in funzione nel 1960.Subito dopo Ginevra, nell’ottobre 1955, la Edisondecise di af frontare la costruzione di una centralenucleare nell’Italia settentrionale; le ragioni diquesta decisione erano di natura squisitamentepolitica, ispirate da considerazioni connesseall’intensificarsi del dibat tito sullanazionalizzazione, a favore della quale eraesplicitamente schierata la maggioranza deimembri del CNRN. Ovviamente anche la centraleEdison doveva essere acquistata, per quantoriguarda il reat tore, negli Stati Uniti: già nel 1954un alto dirigente della Edison, Giorgio Valerio,aveva condotto una missione esplorativaaccompa gnato da Silvestri; nell’ottobre 1955 lostesso Valerio, insieme a Sil vestri e al direttoredella divisione centrali termiche della Edison,Franco Castelli, tornò negli Stati Uniti perpreparare le specifiche d’ordine di una centralenucleare “gemella di altra, la cui costruzione eraappena iniziata a Rowe, nel Massachusetts”.L’iniziativa sollevava qualche perplessitànell’USAEC; nella riunione tenuta dal CNRN il 15novembre 1955, Giordani riferiva il commento di

as Silvestri noted, by August 1955, the onlycountry that had a nuclear power station up andrunning was the Soviet Union, and that was asmall 5 MW plant at Obninsk. The first Britishnuclear power station, Calder Hall, went intooperation in 1956, equipped with three reactorscapable of generating 46 MW each. The firstnuclear power station in the US, at Shippingport,had a 60 MW reactor. France started up its firstreactors, also developing 60 MW, in 1960.Immediately after Geneva, in October 1955 theEdison company took the decision to build anuclear power station in northern Italy. The reasonsunderlying this decision were typically political, andwere inspired by the intensifying debate onnationalization, for which the majority of theCNRN’s members had come out in favour.Obviously, the reactor for the Edison power stationwould have to be bought from the United States.As early as 1954, top Edison manager GiorgioValerio had undertaken an exploratory mission tothe US, accompanied by Sil vestri. In October 1955,Valerio, Sil vestri and Franco Castelli, who was incharge of Edison’s Thermal Power Stations Division,went back to the US to work out the specificationsof an order to purchase a nuclear power station“identical to the one on which construction hadjust started at Rowe, Massachusetts”. However, a number of objections were raised by

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La centrale atomica di Calder Hall in unapubblicità della Shelldel 1957. Accanto, la sala controllo del sincrofasotroneinstallato a Dubno,Mosca, 1957.

The Calder Hall atomicpower station in aShell advertisement,1957. Alongside: the control room at the Dubnosynchrophasotron,Moscow, 1957.

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un alto funzio nario: “Mr. Hall ha rilevato chesembra prematuro per l’Italia in cominciare aparlare di costruzione di importanti centrali dipotenza prima di aver messo in esercizio unreattore sperimentale: tappa que sta obbligatoriasia per motivi tecnici sia per la preparazione delpersonale”. Giordani precisava pure di non essersirecato negli Stati Uniti in ottobre perché non loaveva ritenuto opportuno “nello stesso momentoin cui vi si trovavano rappresentanti di industrie,che ave vano di recente annunciato programmi direalizzazione di centrali ato miche, di cui ilComitato non era perfettamente al corrente”. L’i niziativa Edison, evidentemente, per ragionipolitiche speculari a quelle che la ispiravano,incontrava una decisa ostilità da parte delComitato; nella stessa seduta venne approvato unordine del giorno che sollecitava al Governoiniziative legislative e precisi indirizzi po litici nelsettore nucleare, prefigurando un largo ruolo delloStato e adombrando una riserva pubblica almenosull’energia elettrica di fonte nucleare.Quasi rispondendo all’invito dell’USAEC, inoltre, ilCNRN nella stessa seduta e in quelle successive del17 febbraio e 12 luglio 1956 deliberava

the USAEC. At the CNRN’s 15 November 1955meeting, Giordani reported a comment made byone high functionary there: “Mr. Hall ventured thatit may be premature for Italy to start talking aboutbuilding major power stations before getting anexperimental reactor up and running, as this is avital stage of the process both for technical reasonsand to prepare personnel for the experience.”Giordani pointed out that he had not travelled tothe United States that October, because he had notdeemed it necessary “at a time when the US wasbeing visited by representatives of industrialcompanies which have recently announced plans tobuild atomic power stations, and about which theCommittee had not been fully informed.” Forpolitical reasons that were the exact opposite of thereasons why this venture was being undertaken inthe first place, the Committee strongly opposed theEdison initiative. An agenda was approved at thevery same meeting, petitioning the government tocome up with legislation and specific politicalguidelines for the nuclear industry which wouldestablish a wide-ranging role for the State, and putdown a public marker, at least regarding nuclear-powered energy.More or less in response to the USAEC, at thatsame session and in its subsequent meetings on 17February and 12 July 1956, the CNRN resolved to

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L’organizzazione della ricerca nucleare: INFN e CNRNStructuring Nuclear Research: INFN and CNRN

Uno scorcio della Borsa dell’uranio negli Stati Uniti,1958. Accanto, una vignetta di Nando pubblicata su “Energia Nucleare”, agosto 1957.

A view of the US uranium stock exchange, 1958.Alongside: a cartoon by Nando that appeared in “Energia Nucleare”, August 1957.

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sull’incarico di studio daconferire al CISE perl’installazione del reattore diricerca da acquistare negliStati Uniti: si scelsero lecaratteristiche del reattore (unCp-5 come quello dei laboratori nu cleari diArgonne), venne approvato il contratto CNRN-CISE per la sua installazione ed esercizio, ilcontratto con l’American Car & Foundry per la suafornitura e furono stabilite le direttive al CISE perl’acquisto del terreno prescelto, presso Ispra. IlComitato deliberò poi la nomi na di unaCommissione per lo studio dell’ubicazione degliimpianti nucleari, nella quale erano rappresentate,oltre ai soci del CISE, al CISE stesso e al CNRN,anche l’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), che avevafrattanto costituito l’AGIP Nucleare con lo scopodichiarato di costruire una centrale, e la SocietàElettronucleare Italiana (SELNI), cioè la societàcostituita dalla Edison per la realizzazione dellaprogettata centrale nucleare. Al termine dellaseduta del 12 luglio 1956, Giordani comunicò leproprie dimissioni dalla presidenza del CNRN:motivate da ragioni di salute poco credibili, ledimissioni di Giordani avevano sullo sfondo lapesante situazione finanziaria del Comitato; esserichiamavano l’at tenzione dell’opinione pubblica edel mondo politico, già sensibiliz zati dallaconferenza di Ginevra, sulla questione dellosviluppo del l’energia nucleare. Giordani intendevaevidentemente forzare il Governo a decidere,superando una situazione di incertezza che si pro traeva da un anno. Giungeva così alla faseconclusiva lo scontro po litico fra quantidesideravano il potenziamento del CNRN e quanti,invece, ne auspicavano un ridimensionamento intutti i sensi; e non era difficile vedere dietro talescontro l’ombra della questione prin cipale, lanazionalizzazione dell’energia elettrica.

commission CISE to look into theconstruction of a research reactor

which would be purchased from the United States.They chose the reactor type (a CP-5, like the one atthe Argonne nuclear labs), and contracts wereapproved between the CNRN and CISE to installand run this reactor, along with a contract withAmerican Car & Foundry to provide it. CISE wasalso issued with directives for acquiring the chosensite, near Ispra. The Committee then resolved toappoint a Commission to look into finding locationsfor nuclear plants. Sitting on the Commission wereCISE members, CISE itself, the CNRN, the Entenazionale idrocarburi (ENI), which had recently setup AGIP Nucleare to build a power station, and theSocietà elettronucleare italiana (SELNI), a companyestablished by Edison to build their planned nuclearpower station.At the end of the 12 July 1956 session, Giordaniannounced that he would be stepping down asthe CNRN Chairman. Notwithstanding his (in truthbarely credible) stated health reasons, Giordani’sresignation was prompted by the Committee’sparlous financial condition. His resignation focusedpublic attention and the political milieu on thefuture of nuclear power in Italy, which was alreadyin the public eye in the wake of the Genevaconference. Giordani evidently wanted to force thegovernment to make a decision and bring to anend a climate of uncertainty that had been lastingfor the past year or so. His move spelled an end topolitical in-fighting between supporters of astronger CNRN, and those who wanted theorganization to be cut down to size. Behind thewhole debate loomed the shadow of the biggergame: the nationalization of electricity in Italy.

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Delegazione del CNRN in partenza per gli StatiUniti in occasione del primo accordo nuclearebilaterale tra Italia e Stati Uniti. Da sinistra:Carlo Salvetti, Bruno Ferretti, FrancescoGiordani ed Edoardo Amaldi, febbraio 1955.

The CNRN delegation leaves for the US to signthe first Italy/US bilateral nuclear accord. From left to right: Carlo Salvetti, BrunoFerretti, Francesco Giordani and EdoardoAmaldi, February 1955.

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Il nuovo CNRN

A conclusione della riunione del 12 luglio 1956, ilComitato Nazionale per le Ricerche Nucleari, suproposta del rappresentante del Ministerodell’Industria, Aldo Silve stri Amari, delegava “ilsegretario generale, prof. Felice Ippolito, aprovvedere all’ordinaria amministrazione eall’adempimento delle decisioni finora adottate,tenendo i necessari collegamenti con le am ministrazioni statali interessate e segnatamentecon il Ministero del l’Industria e Commercio, perquanto concerne i programmi applica tivi in

The CNRN Renewed

At the end of its 12 July 1956 meeting, theNational Committee for Nuclear Research (CNRN)accepted a proposal put forward by Ministry ofIndustry representative Aldo Silve stri Amari in whichhe nominated “Secretary General Professor FeliceIppolito to undertake day-to-day administration andensure the fulfilment of the resolutions taken thusfar, and to maintain all necessary relations withgovernment departments, most specifically theMinistry of Industry and Trade, with regard to theapplications programmes currently underway.” On20 July, Italian Prime Minister Antonio Segnireceived Amaldi, Angelini, Ferretti and Ippolito.

Gli anni di Ippolito.

The IppolitoYears.

Nel 1957 l’estetica delle strutture nucleariera motivo di arte. Nella pagina accanto,un disegno di Fabiani.

In 1957 the aesthetics of nuclear structures was an inspiration for art.Alongside: a drawing by Fabiani.

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corso”. Il 20 luglio, il presidente del ConsiglioAntonio Segni riceveva Amaldi, Angelini, Ferretti eIppolito; cosa avessero chiesto lo spie gava Ippolitoin un’intervista all’ANSA, ripresa dai giornali delgiorno dopo: “Si attende [...] almeno un decretoche rinomini un nuovo Co mitato e un nuovopresidente [...]. È necessario che in Italia si spendaalmeno il 20% di quanto si spende in Francia: ilche significherebbe spendere sull’ordine dei 20-22miliardi all’anno. D’altro canto, se si vuole che ilnostro paese tenga degnamente il suo posto nelleorga nizzazioni atomiche mondiali in corso dicreazione [...] è indispensa bile che i nostri tecnici ei nostri fisici [...] abbiano gli indispensabili mezzimateriali per prepararsi a tale collaborazione [...].È poi indi spensabile che il Parlamento e il Governodecidano quale sia la politica nucleare che siintende seguire [...]. Indubbiamente la nomina diuna personalità politica alla testa del Comitatodovrebbe facilitare la risoluzione di questiproblemi”.

Il rinnovo del CNRN avvenne con un decreto delpresidente del Con siglio del 24 agosto 1956, checonteneva anche qualche innovazione normativarispetto a quello del 1952; il nuovo presidente eraBasilio Focaccia, professore ordinario dielettrotecnica nell’uni versità di Roma, ma anchesenatore democristiano e già sottosegre tario allaMarina Mercantile e all’Industria, insomma unapersonalità anche po litica14. Con il nuovo decretosi avviò una forte crescita orga nizzativa del CNRN:se fino all’estate 1956 tutta la struttura era rap presentata dal personale di segreteria messo adisposizione dal CNR, già nel dicembre 1956veniva varata una prima «Organizzazione prov visoria dei servizi generali»; nel luglio 1957 viera ormai una struttura articolata in Servizi (poiDivisioni), affiancati da una Ragioneria, coordinatidalla Segreteria generale; dal settembre-ottobre

Ippolito subsequently gave an interview to anANSA journalist, which appeared in the papers thefollowing day, in which he revealed what they hadasked for: “We expect... a decree that at the veryleast renews the Committee and provides for a newChairman.... Italy must spend at least 20% of whatFrance is spending, which corresponds tosomewhere in the region of 20-22 billion lire peryear. If we want our country to be able to hold itshead high as part of the world atomicorganizations that are currently being set up... it isvital for our technicians and our physicists... to havethe funding they need to prepare for this kind ofpartnership.... It is also vital for Parliament and thegovernment to decide upon the nuclear policy theywish to pursue.... Without doubt, the appointmentof a political figure to lead the Committee wouldfacilitate resolution of these issues.”

The CNRN was officially renewed in a decreeissued by the Prime Minister on 24 August 1956. The decree contained a number of regulatorychanges with respect to its 1952 predecessor. Thenew chairman was Basilio Focaccia, a FullProfessor of Electrical Engineering at theUniversity of Rome, who was also a ChristianDemocrat senator and a former undersecretary atthe Merchant Navy and Industry – indeed, mostemphatically a political figure.14

The new decree led to the CNRN taking on agreat many new members of staff. Up until thesummer of 1956, the entire staff consisted ofsecretariat employees seconded from the CNR. ByDecember 1956, the committee had gained itsfirst “Temporary General Services Administration”.In July 1957, the committee’s organization wassubdivided into Services (later designated asDivisions), plus an Accounts Office, all of whichreported to the Secretary General. FromSeptember/October 1957, the Committee moved

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

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1957 il Comitato ebbe anche una sede propria, aRoma, in Via Celso. Il processo di crescitacomportava continue riorganizzazioni: prima dellacostituzione del CNEN se ne ebbero ben quattrodi notevole am piezza (una l’anno!). Motore diquesta at tività era Ippolito: “Siccome ho un certocarattere – ricordava in seguito – presi possesso diquell’ente allo stato embrionale, e in sei mesi diinterregno presi molte decisioni che non eravamoriusciti a prendere nei quattro anni precedenti[...]. Feci tutto io, sempre in stretto accordo conAmaldi. Creai un’organizzazione dal niente”. IlComitato, che in teoria avrebbe dovuto servirsi dipersonale distaccato dal Ministero dell’Industria,procedette invece, con il beneplacito delMinistero stesso e del CNR (del quale frattantoera divenuto presidente Giordani), all’assunzionedi personale proprio; la sua tumultuosa crescitaportò comunque a una radicale modifica di fattodella sua posizione amministrativa.Il CNRN rinnovato si riunì per la prima volta sottola presidenza di Focaccia nei giorni 23 e 24ottobre 1956. Fra le questioni all’ordine delgiorno, oltre al funzionamento del Comitatostesso, vi erano la costituzione di una serie dicommissioni di studio, la costru zione del Centrodi Ispra e le attività internazionali. All’inizio dellariunione, su proposta del presidente, il Comitatoall’unanimità con fermava Ippolito “nella carica disegretario generale”, approvandonecontestualmente l’operato nel periodo da luglio asettembre 1956. L’impostazione della nuova fasedi attività fu completata nel la successiva riunionedel 1° dicembre, in cui si decise tra l’altro anchela costituzione di una Giunta esecutiva, compostada Focaccia, Amaldi, Angelini e Ippolito, che

into its own building in Rome, on Via Celso. The Committee’s growth was undertakenthrough a series of restructuring plans. Prior tothe CNEN’s foundation, four such sweeping planswere put into effect (at a rate of one year!).Ippolito was man behind all of this. Years later, hecommented: “Because of the kind of man I am, Itook hold of that organization when it was still inan embryonic state, and over the six-monthinterim period made a host of decisions that wehad been unable to make during the previousfour years.... I did everything myself, thoughalways in close agreement with Amaldi. I built upthat organization from nothing.” Though in theory it should have drawn staff onsecondment from the Ministry of Industry, withthe blessing of the Ministry and the CNR (nowchaired by Giordani), the Committee proceededto hire its own staff. This rapid growth led to aradical de facto change in the organization’sadministrative standing. The new CNRN met for the first time underFocaccia’s chairmanship on 23 and 24 October1956. The agenda for the meeting regarded notjust the niceties of how the Committee wouldfunction, but the setting up of a sequence ofresearch commissions, building the Ispra centre,and international activities. At the start of the

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Telegramma su una riunione per esaminare “problemi energia nucleare” inviato dal Segretario

della Confederazione Generale dell’Industria Italiana,Mario Morelli, a Giuseppe Cenzato in qualità

di vicepresidente, 20 agosto 1956.

Telegramme about a meeting to look into “nuclear energy issues” from the Secretary

of the Italian General Confederation of Industry,Mario Morelli, to Giuseppe Cenzato,

his Vice-Chairman, 20 August 1956.

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avrebbe seguito la gestione dell’attività in corso edeciso sulle que stioni urgenti, sottoponendosi poialla ratifica dal Comitato.La prima fase di attività del nuovo CNRN sisvolgeva in un clima internazionale caratterizzatodalle aspettative di un imminente forte sviluppodel nucleare civile. La conferenza di Ginevra avevain verità lasciato aperti alcuni problemi tecnico-politici derivanti dall’impossi bilità di promuoverel’uso dell’energia nucleare a fini pacifici senzaaumentare il rischio di una proliferazione militare:per rendere compatibile l’espansione del nuclearecommer ciale con una politica di nonproliferazione delle armi atomiche, nella stipuladei primi accordi di cooperazione in camponucleare si fece ricorso, da parte degli Stati Uniti,ad una clau sola di impiego pacifico; gli staticontraenti, e fra questi vi fu l’Italia, accettavano ildiritto di ispettori americani (o di altra nazionalità,se del caso) ad accedere ai materiali e agliimpianti per verificare l’os servanza dell’impegno anon utilizzare per fini militari l’assistenza tecnica ele forniture ricevute. Questa procedura fu poitrasformata dall’ONU in un sistema di controllointernazionale con la costituzione dell’A genziaInternazionale per l’Energia Atomica (AIEA) nel1956: nel febbraio si svolse a Washington una

meeting, the Committee unanimously acceptedthe Chairman’s recommendation and confirmedIppolito “in the post of Secretary General”; it alsoapproved the activities he had undertakenbetween July and September that year. The die was cast for this new phase of activity atthe next meeting, held on 1 December, whendecisions were taken to set up an ExecutiveCommittee consisting of Focaccia, Amaldi,Angelini and Ippolito. The Executive Committee’srole was to oversee management of currentoperations, and to take decisions on urgentissues; Executive Committee resolutions wouldsubsequently be submitted for Committeeratification.The new CNRN began operations at a time whenthe international expectation was that civilnuclear applications were about to undergo rapidand imminent growth. In truth, the Genevaconference had left unresolved a whole series oftechnical and political problems revolving aroundthe fact that it was impossible to foster use ofnuclear energy for peaceful purposes withoutincreasing the risk of military proliferation. Inorder to ensure that this expansion of commercialnuclear power was compatible with a policy ofatomic weapons non-proliferation, the United

States included a clause in its earlycooperation agreements that specifiedpeaceful use. All contracting nations,Italy included, agreed that USinspectors (or inspectors from othernations) would have access to plantsand materials in order to monitorcompliance with the undertaking notto use technical assistance andsupplies for military purposes. In 1956,

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

I “tre saggi” dell’Euratom, Franz Etzel, Louis Armand e Francesco Giordani, durante una visita negli Stati Uniti, 1958.

The “three wise men” of Euratom, Franz Etzel, Louis Armand and Francesco Giordani, on a trip to the United States, 1958.

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conferenza internazionale15 che elaborò unabozza di statuto, approvata in ottobre da unaconferenza plenaria di 81 paesi (sugli 84 alloraaderenti alle Nazioni Unite). La confe renza duròun mese, rischiò più volte il fallimento, ma siconcluse con un compromesso che consentiva lacostituzione dell’AIEA e del siste ma internazionaledi garanzie; al trattato aderiva anche l’Italia.In ambito europeo la collaborazione si sviluppòseguendo due di versi tipi di prospettiva: lacostituzione dell’Euratom fra i sei paesi che giàaderivano alla Comunità europea del carbone edell’acciaio (CECA), e dell’Agenzia europea perl’energia nucleare nell’ambito dell’Organizzazioneper la cooperazione e lo sviluppo econo mico(OCSE). Il primo progetto era il più ambizioso, eaveva un preciso carattere politico: se ne eracominciato a parlare già nel 1953, e con nuovovigore nel 1955; lo scopo era di mettere incomune il potenziale scientifico e industriale deisei paesi interessati, per un rapido sviluppodell’industria nucleare. Seguito con grandeinteresse dagli Stati Uniti, che guardavano confavore alla sua conclusione positiva, il negoziatoEuratom incontrava non dimeno gravi difficoltàdovute alla disparità delle realizzazioni e delle

the UN established the International AtomicEnergy Agency (IAEA) and transformed thisprocedure into an international monitoringsystem. That February, an internationalconference was held in Washington15 to draw updraft statutes, which were approved that Octoberby an 81-nation plenary conference (out of the84 nations that were then United Nationsmembers). On a number of occasions, themonth-long conference teetered on the brink offailure. In the end, a compromise was found thatmade it possible to establish the IAEA and theinternational system of guarantees. Italy was oneof the treaty signatories.Back in Europe, countries were working togetheron two different levels. The six member countriesof the European Coal and Steel Community(ECSC) were working together under the auspicesof Euratom; work was also being undertaken atthe European Agency for Nuclear Energy, underthe auspices of the Organization for EconomicCooperation and Development (OECD). The first of these plans – the most ambitious –was an expression of a specific political agendafirst mooted in 1953 and then proposed onceagain with more impetus in 1955. The plan’sobjective was to pool the scientific and industrialpotential of the six member nations in order tofast track development of their nuclear industries.Monitored closely by the US, which was countingon its success, the negotiations that led to thefoundation of Euratom nevertheless had tosurmount a number of serious difficulties, owingto disparities between the state of advancementand the policies pursued by the putative partners.After a framework agreement was reached at theMay 1956 Venice conference, a final agreement,including detailed technical specifications, wassigned in Rome in March 1957, at the same time

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Disegno esemplificativo delle applicazioni dell’energianucleare apparso su “Europa Nucleare” del 1958.

An illustrative drawing of nuclear energy applicationsin “Europa Nucleare”, 1958.

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politiche nucleari dei potenziali partner; dopo unaccordo di massima raggiunto nella conferenza diVenezia del maggio 1956, il trattato fudefinitivamente elaborato nei suoi aspetti tecnicie firmato nel marzo 1957 a Roma, insieme aquello costitutivo del Mercato Comune. Lacollaborazione in ambito OCSE aveva invececome obiettivo la costituzione di imprese nuclearicomuni aperte facoltativamente a tutti i membri:nel 1957 esse si concretizzarono in tre progetti, ilreat tore di Halden in Norvegia, il reattore Dragoncostruito nel centro inglese di Winfrith, e lostabilimento Eurochemic di Mol, nel Belgio, per ilritrattamento degli elementi di combustibileirradiati; a quest’ultima impresa partecipavaanche l’Italia. Nel febbraio 1958 venne infinecostituita l’Agenzia nucleare dell’Organizzazione,con sede a Parigi.In questa situazione i paesi più avanzati siproponevano come esportatori di impianti emateriali nucleari, mentre i paesi meno sviluppatie quelli industrializzati che non avevano potutointraprendere con successo programmi nucleariindipendenti (tra essi l’Italia), vo lendo colmare ilritardo e accedere alla nuova fonte di energia,costi tuivano un mercato potenzialmenteinteressante. La concorrenza com mercialenucleare riguardava essenzialmente gli Stati Uniti,il Regno Unito, la Francia e in misura minore ilCanada. Se i primi reattori di ricerca esportatifurono quelli ceduti dal Canada e dalla Francia ri spettivamente all’India e a Israele nel 1955-1956, la più grossa fetta di questo mercato fupresto conquistata dagli Stati Uniti: con ap positiaccordi essi realizzarono la vendita di reattori diricerca e di combustibile nucleare a un’ottantinadi paesi; il costo di questi reattori si aggiravaintorno al mezzo milione di dollari, e gli

as the accord to form the Common Market. The OECD-led partnership set itself the goal offostering nuclear enterprise, and was open to allmember countries that wished to participate. By1957, the partnership was working on threeprojects: the Halden reactor in Norway, theDragon reactor built at the Winfrith facility in theUK, and the Eurochemic plant at Mol, in Belgium,for reprocessing irradiated fuel rods. Italy wasinvolved in the reprocessing project.The OECD’s Nuclear Agency began operations inParis in February 1958.The more advanced nations set themselves up asexporters of nuclear plants and materials. Lessdeveloped nations and industrialized countriesthat had not yet successfully launched their ownindependent nuclear programmes (including Italy)were keen to catch up and access this newsource of energy, and were an attractive potentialmarket. Commercial competition for the nuclearmarket was essentially between the UnitedStates, the UK, France, and to a lesser extentCanada. Though the first research reactors to beexported were sold by Canada and France toIndia and Israel respectively in 1955 and 1956,the US quickly cornered the lion’s share of themarket, striking deals to sell research and nuclearfuel reactors to around 80 nations. Each reactorcost around half a million dollars, but purchaserscould rely to some degree on US government

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Foto del Centro di Ispra in costruzione nel 1956.

A photo of the Ispra facilityunder construction, 1956.

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acquirenti potevano beneficiare di unasovvenzione da parte del Governo americano. Ènell’ambito di un accordo di questo tipo che fuacquistato il reattore Cp-5 destinato al Centronucleare di Ispra.

La decisione di costruire un centro di studinucleari, destinato a ospitare un reattore diricerca, era stata presa alla fine dell’estate 1955;una volta scelto il terreno, per la sua acquisizionefu co stituita coi fondi del Comitato una società(la Immobiliare Ispra), della quale eraamministratore delegato lo stesso amministratoredel CISE, Federico Nordio, mentre nel Consigliod’amministrazione se devano alcuni membri delCNRN. La necessità di costituire una società didiritto privato per l’acquisto del terreno nascevadalla mancanza di personalità giuridica del CNRN.Al CISE erano affidati tanto la costruzione degliedifici del Centro, quanto l’incarico di se guire laprogettazione e la costruzione del reattore,commissionato all’American Car & Foundry. IlCNRN decise di affiancare un proprio gruppo ditecnici a quelli del CISE che già si trovavano inmissione negli Stati Uniti sotto la guida di Salvetti;nei primi mesi del 1957, poi, essendosi verificatealcune divergenze fra i tecnici e Nordio, il CNRNfu sempre più portato a intervenire nellequestioni relative alla costruzione del Centro diIspra: si rinnovarono così le tensioni tra CNRN eCISE, fino alla decisione del CNRN di condurre inproprio la realizzazione del Centro, con unatraumatica rottura di rapporti fra i due enti, che siconsumò nel settembre 1957. Di nuovo ilComitato si trovò alle prese con problemioperativi derivanti dalla mancanza di personalitàgiuridica: anche stavolta essi furono risolticostituendo coi fondi del Comitato una societàper azioni, la Nucleare italiana (NUCLIT), che poiassunse buona parte del personale già

subsidies. The CP-5 reactor earmarked for theIspra nuclear facility was purchased on this basis.

The decision to build a nuclear research centre forthe research reactor was taken in late summer1955. Once the site was chosen, the Committeeprovided funds for its purchase through an ad hoccompany (Immobiliare Ispra), whose managingdirector was CISE director Federico Nordio. SeveralCNRN members sat on the company’s Board ofDirectors. It was necessary to set up a companyunder private law to acquire the land because theCNRN did not enjoy legal status. CISE was put incharge of constructing the facility buildings, aswell as designing and building the reactorcommissioned from American Car & Foundry. The CNRN sent a group of its own technicians tojoin CISE technicians who were already in the US,led by Salvetti. In early 1957, following a numberof disagreements between the technicians andNordio, the CNRN took an increasingly prominentrole in the construction of the Ispra facility.Tensions flared once more between the CNRNand CISE, until the CNRN reached a decision togo it alone and build the facility itself. Relationswere cut off between the two organizations inSeptember 1957.Once more, the Committee found itself having totackle operational problems arising from its lack oflegal status. Once more, these problems wereresolved by drawing on the Committee’s funds toset up a joint stock company, Nucleare italiana(NUCLIT), which took on a large number of thestaff formerly employed by CISE need to build theCentre. Deprived of some of its technicians and ofits main activity, CISE had to recast its programmeof activities. In early 1958, Gino Bozza wasdrafted in to replace Giuseppe Bolla at the headof the organization. The CNRN had finally taken adominant position in Italy’s civil nuclear industry.

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dipendente dal CISE e necessario allarealizzazione del Centro. Il CISE, privato di unaparte dei suoi tecnici e della sua attivitàprincipale, si trovò a dover ridefinire il proprioprogramma di attività; all’inizio del 1958Giuseppe Bolla venne sostituito nella direzione daGino Bozza. Il CNRN, dal canto suo, assunse inmodo definitivo una posizione dominante nelnucleare civile italiano.

Tre centrali in costruzione

Gli anni Cinquanta furono un periodo diesplorazione delle di verse soluzioni tecnichepossibili per produrre elettricità con reattorinucleari; ciascuno tipo di reattore utilizzava uninsieme di tec nologie differenti, ovvero, secondola terminologia del settore, apparteneva a unadiversa filiera: tutti si servivano, per la produzionedi energia, delle proprietà del rallentamento deineutroni scoperte da Fer mi, ma i materialiprescelti per ottenere tale rallentamento (i mode ratori) erano diversi (grafite, acquapesante, acqua normale); diversi erano poi i tipi dicombustibile utilizzati: uranio arricchito neireattori sovietici e statunitensi, uranio naturale neireattori inglesi, fran cesi, canadesi e svedesi;diversi erano infine i materiali (gas, sodio fuso,soluzione organica, acqua pressurizzata) utilizzatiper il fluido di raffreddamento, cioè per il fluidodestinato ad assorbire il calore pro dotto dal

Three Power Stations under Construction

Various potential technical solutions forgenerating electricity in a nuclear reactor wereexplored during the 1950s. Each type of reactoradopted a combination of different technologies:each technique use the method of slowing downneutrons discovered by Fermi to generate energy,but each one adopted a different material toslow down the neutrons (so-called moderators),ranging from graphite to heavy water or normalwater. Different types of fuel were also used:enriched uranium in the Soviet and US reactors,and natural uranium in the British, French,Canadian and Swedish reactors. Differentmaterials were used as cooling fluid (gas, fusedsodium, an organic solution, or pressurizedwater) to absorb the heat generated by thereactor. That heat then passed through anexchanger, using the vaporization of water

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Lettera della Società Finanziaria Elettrica Nazionale(Finelettrica) alla Cassa per il Mezzogiorno

sul finanziamento della “BIRS” per la costruzione della centrale della SENN

al Garigliano, 28 dicembre 1960.

A letter from Finelettrica company Società Finanziaria Elettrica Nazionale to the Fund

for Southern Italy about IBRD funding for construction of the SENN power station

at Garigliano, 28 December 1960.

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reattore e a cederlo in uno scambiatore perazionare, attra verso la vaporizzazione di acquaproveniente da un circuito esterno, la turbina chea sua volta agiva sull’alternatore della centrale(solo nel caso delle centrali moderate eraffreddate ad acqua bollente il reattore agivadirettamente da generatore del vaporeconvogliato alla turbi na). Queste soluzioni,variamente combinate fra loro, presentavano siaproblemi che vantaggi, con significative differenzeda caso a caso. I reattori statunitensi utilizzavanodue diverse filiere: reattori a uranio arricchito,moderati ad acqua ordinaria e raffreddati adacqua pres surizzata (Westinghouse), ovveromoderati e raffreddati ad acqua bol lente (GeneralElectric). I reattori inglesi erano invece alimentatia uranio naturale, moderati a grafite e raffreddatia gas; su questa stessa strada si eranoincamminati i francesi. Solo dal 1963 si fainiziare, convenzionalmente, la fase commercialedella produzione di impianti elettronucleari negliStati Uniti.La prima a muoversi per la costruzione in Italia diuna centrale nucleare era stata la Edison, che

brought in by an external circuit to drive aturbine that in turn drove the power station’salternator (though where the power station wasmoderated and cooled by boiling water, thereactor directly generated the steam thatpowered the turbine). Each of these solutionshad pros and cons which varied enormously on acase-by-case basis. US reactors were of twodifferent types: enriched uranium reactors,moderated using ordinary water and cooledusing pressurized water (Westinghouse), or elsemoderated and cooled using boiling water(General Electric). British reactors were fuelledusing natural uranium, moderated usinggraphite, and gas cooled. The French had alsofollowed the same path. No electro-nuclearplants were commercially produced in the UnitedStates prior to 1963.The Edison company was the first in Italy to startwork on building a nuclear power station, afterinviting other central and northern Italian publicand private electricity companies andmanufacturing companies in December 1955 tohelp found the SELNI company. The venture,

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Veduta della costruzionedel reattore nucleare

della centrale delGarigliano. Accanto,

copertina di un dépliantdella Finelettrica - SENN

del 1957.

Construction of the nuclear reactor

at the Garigliano powerstation. Alongside:

the cover of a 1957 Finelettrica -

SENN brochure.

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aveva poi coinvolto altre aziende elettriche,pubbliche e private, e società manifatturieredell’Italia centro-settentrionale, costituendo conesse nel dicembre 1955 la SELNI. L’iniziativacamminava però con estrema lentezza, sia per leostilità di natura politica cui si è accennato, siaper ragioni obiettive, legate all’assenza di unanormativa adeguata sul settore nucleare. Leofferte richieste alle ditte americane nell’ottobre1955, una volta ottenute, furono attentamentevagliate, finché nel dicembre 1956 non si giunsealla scelta definitiva del co struttore: fu prescelta laWestinghouse, per un reattore ad uranioarricchito, moderato ad acqua e raffreddato adacqua pres surizzata; la potenza previstainizialmente era di 134 MW, aumentati poi varievolte in corso d’opera fino araggiungere i 270. Nelgiugno 1957 il CNRN, surichiesta del Ministerodell’Industria, espresse parerefavorevole all’iniziativaEdison, subordinandoperaltro ogni deliberazionedefinitiva alla presentazioneda parte dell’azienda di unrapporto sulla sicurezza e diuno studio sull’ubicazionedell’impianto. Suquest’ultimo punto ledecisioni si trascinarono poiancora a lungo: solo nel1960 si sarebbe infatti avutala definitiva localizzazionedella centrale, con la scelta diTrino Ver cellese. Nuoviostacoli al progetto Edisonvennero nell’inverno 1957 -1958 dal fronte finanziario:alla SELNI era stato

however, moved extremely slowly, partly as aresult of the political hostility noted earlier, partlyas a result of objective difficulties arising from thelack of proper nuclear industry regulations. InOctober 1955, US companies were invited tosubmit tenders, which were carefully assessedbefore a winning bid was selected in December1956: Westinghouse, with its enriched uraniumreactor moderated using water and cooled withpressurized water. The initial power capacity of134 MW rose during construction to a finalfigure of 270 MW. In June 1957, at the Ministry of Industry’s behest,the CNRN gave the Edison venture the go-ahead,though it reserved its final decision until thecompany submitted a report on security and a

plant site survey. This lastissue dragged on forquite some time, andthe decision on where tosite the power stationwas not taken until1960: Trino Ver cellese. The Edison projectsuffered further financialsetbacks in the winter of1957/1958. SELNI hadbeen granted a $34million loan by theExport-Import Bank, butto minimize financialrisks, the bank asked theItalian government toprovide an exchangerate guarantee, that is tosay, a pledge that itwould cover any highercosts incurred in payingback the loan as a resultof unfavourable

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Bando di concorso per Borse di studio istituiteda Finelettrica e SENN per la specializzazione nel campo dell’energia nucleare di giovanilaureati in ingegneria, novembre 1957.

Announcement of Finelettrica and SENNscholarships for young engineering graduates to do post-graduate research into nuclearenergy, November 1957.

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accordato un finan ziamento di 34 milioni didollari dalla Export-Import Bank; per ridurre irischi finanziari dell’operazione fu chiesta alGoverno italiano una garanzia di cambio, vale adire l’impegno a far fronte a eventuali maggioricosti nella restituzione del finanziamento, dovutia peggioramenti del cambio. Il Ministrodell’Industria, il liberale Gui do Cortese, negò ilproprio consenso, facendo fallire l’operazione:questa decisione era conseguenza delle pressioniesercitate da Ippolito e dal Comitato. La Edisonne ebbe un danno importante, e De Biasi reagìcon veemenza, chiedendo al Presidente delConsiglio la destituzione di Ippolito; il progettoper la centrale, comunque, andò avanti.Nell’aprile 1956 le aziende pubbliche facenti capoalla Finelettrica (IRI) uscirono dalla SELNI,costituendo la Società Elettro Nucleare Nazionale(SENN), per costruire una centrale nucleare nelSud16. Poco dopo anche l’ENI, con la costituzionedella Società italiana me ridionale per l’energiaatomica (SIMEA), aveva manifestato pubblica mentel’intenzione di impegnarsi nella costruzione diuna centrale nu cleare nell’Italia meridionale. Nelluglio 1957, la Banca in ternazionale per laricostruzione e lo sviluppo (BIRS) stipulò unaccordo col go verno italiano per la costruzione diuna centrale elet tronucleare. Era previstal’erogazione, tramite la Cassa del Mez zogiorno,

exchange rate changes. Minister for Industry Gui -do Cortese, a liberal, refused to issue theguarantee, and the whole transaction fellthrough. Cortese’s decision, which was the resultof pressure brought to bear by Ippolito and theCommittee, was such a major setback for Edisonthat De Biasi went on the warpath and asked thePrime Minister to sack Ippolito. Notwithstandingall of these events, the power station projectcontinued to move forward.In April 1956, the Finelettrica (IRI) public sectorcompanies that had joined SELNI decided to pullout, set up the Società elettro nucleare nazionale(SENN) company, and embark on construction oftheir own nuclear power station in southernItaly.16 Soon afterwards, ENI set up the Societàitaliana me ridionale per l’energia atomica (SIMEA)and publicly expressed its desire to build a

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Sezione trasversaledell’edificio reattoredella centrale di Latinadella SIMEA, 1960.Sotto, particolare del plastico con l’edificio reattore.

A cross-section of the reactor buildingat SIMEA’s Latinapower station, 1960.Below: a detail of the reactor buildingfrom the scale model.

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di un prestito della stessa BIRS; la banca e ilgoverno stabilivano una serie di procedure pergarantirsi la scelta della migliore offerta tra ipossibili fornitori. La responsabilità esecutiva eraaffidata a un Comitato direttivo composto daCorbin Allardice, esperto nucleare inrappresentanza della BIRS, e da Ippolito, in rap presentanza del governo. La realizzazione delprogetto (denominato Progetto ENSI, EnergiaNucleare Sud Italia) fu affidata alla SENN. Nelsettembre 1958 venne comunicata la scelta delco struttore: l’americana General Electric (reattoread uranio arricchito, moderato e raffreddato adacqua bollente). La centrale avrebbe avuto lapotenza di 160 MW, e sarebbe stata realizzata aPunta Fiume, alla foce del Garigliano.Alla scelta in favore della General Electric avevacerto contribuito la decisione dell’ENI di adottareper la propria centrale la filiera inglese (reattoread uranio naturale, moderato a grafite eraffreddato a gas), presa nel novembre 1957:

nuclear power stationin the south of Italy. InJuly 1957, theInternational Bank forReconstruction andDevelopment (IBRD)entered into anagreement with theItalian government tobuild an electro-nuclear power station.As part of the deal,

the IBRD granted a loan via the Cassa del Mez -zogiorno (Fund for Southern Italy). The bank andthe government set a number of terms andconditions to ensure selection of the best supplieroffer. Executive responsibility was handed over toa Management Committee composed of CorbinAllardice (a nuclear expert representing the IBRD)and Ippolito, representing the Italian government.Implementation of what came to be known asthe Energia Nucleare Sud Italia or ENSI projectwas outsourced to SENN. In September 1958, thechosen contractor was announced: US firmGeneral Electric would provide an enricheduranium reactor, moderated and cooled withboiling water. The 160 MW power station wasscheduled to be built at Punta Fiume, at themouth of the River Garigliano.The selection of General Electric had withoutdoubt contributed to ENI’s decision to adopt theEnglish reactor type (a natural uranium reactor,moderated using graphite, and gas cooled) for its

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Schema illustrativo del Progetto ENSI, 1958. Sotto, una veduta del Padiglione della SENN alla VI Rassegna nazionale di elettronicanucleare con il plastico del reattore che sarà utilizzato nella centrale del Garigliano, 1959.

An illustrative diagram for the ENSI Project, 1958. Below: the SENNPavilion at the sixth National Nuclear Electronics Meeting,including a scale model of the reactor for the Garigliano powerstation, 1959.

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costruttore prescelto era la Nuclear Power PlantCompany. La centrale, della potenza di 200 MW,sarebbe stata realizzata a Torre Astura, pressoLatina. Il parere favorevole del CNRN sul progettoSIMEA venne espresso, su richiesta del Ministerodell’Industria, nella riunione del 1° giugno 1958.Partito per ultimo, l’ENI iniziò così per primo ilavori di costruzione della cen trale, avviati nelluglio 1958.

L’avvio della costruzione delle tre centrali nucleariitaliane ebbe un’eco in prevalenza favorevole neimezzi di informazione e nell’o pinione pubblica;essendo l’argomento strettamente connesso aquello della politica elettrica, peraltro, le polemicheerano inevitabili. Le critiche si appuntavanosoprattutto sull’entità dell’investimento ne cessarioper la realizzazione delle centrali e sul maggiorcosto dell’e nergia elettrica di fonte nucleare, sullalocalizzazione delle centrali di proprietà pubblica(collocate entrambe nel Mezzogiorno e troppo vi cine fra loro), sulla mancanza di normative econtrolli adeguati per il settore elettronucleare(questa era la critica mossa dai fautori dellanazionalizzazione elettrica alla centrale Edison),sullo scarso coordi namento fra le varie iniziative. Astretto rigore nessuna delle critiche, sull’uno esull’altro fronte, può essere pregiudizialmenterespinta come infondata; per tutte, co munque, idiretti interessati erano in grado di fornire rispostecon vinte, se non convincenti. A cinquanta anni didistanza, oltre tutto, quelle polemiche appaionochiaramente strumentali al dibattito sullanazionalizza zione, co me del resto a progetti dipolitica industriale confliggenti, più che avalutazioni economiche in senso proprio, apparelegata la scelta di costruire tre centrali nucleari inun momento nel quale né la tecnologia di taliimpianti né la loro competitività sul lungo periodopotevano dirsi provate.

plant. This decision, taken in November 1957, putthe Nuclear Power Plant Company in poleposition to win the contract. The 200 MW powerstation was scheduled to be built at Torre Astura,near Latina. The CNRN accepted the Ministry ofIndustry’s recommendation and gave its go-aheadfor the SIMEA project at its 1 June 1958 meeting.Though it was the last to state its plans, in July1958 ENI became the first company to actuallystart construction work on its power station.

The start of construction work on three nuclearpower stations in Italy was favourably received inthe media and by public opinion, but as thewhole issue was so tightly bound up with theoverriding issue of electricity policy,disagreements were never far away. Criticismswere levelled at the size of the investmentneeded to build the power stations, the highercosts of nuclear-generated electricity, the locationof publicly-owned power stations (both of whichwere in southern Italy, and too close together atthat), the lack of appropriate regulations andmonitoring of the electro-nuclear industry (thiscriticism was raised by those who were in favourof nationalizing the Edison power station), andthe lack of overall coordination of the variousinitiatives. In truth, none of these criticisms waswholly groundless. However, in all cases, thosetargeted by these criticisms offered staunch (ifnot always convincing) defences. With 50 years’ hindsight, at a time whendecisions were taken to build three nuclearpower stations despite the fact that neither thetechnology of these plants nor their long-termcompetitiveness were proven, more thananything the disputes of the day appear to havebeen about nationalization and conflictingapproaches to industrial policy, rather than abouttrue economic assessments.

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L’opinione pubblica non si appassionò invece peraltri argomenti di controversia, relativi ai problemistrettamente tecnici connessi alla scelta fra levarie filiere, dei quali l’unico a riscuotere qualcheinteresse era la scelta fra uranio naturale e uranioarricchito, per i suoi possibili risvolti militari. Vadetto, peraltro, che sul versante militare l’Italianon aveva mai seriamente investito sul nucleare:consapevoli dei limiti oggettivi, e non solo diquelli imposti dai trattati (che furono presto assaiattenuati), i governi che si susseguirono alla guidadel Paese puntarono tutto sul dispiegamentodegli armamenti nucleari americani, verso il qualemostrarono una disponibilità che non c’era innessun altra parte dell’Europa occidentale. Forseanche per questo gli USA appoggiaronoinizialmente con decisione lo sviluppo delnucleare civile italiano. Dopo il 1958, tuttavia,qualcosa incrinò questo clima: probabilmenteun’incauta e inutile iniziativa trilaterale italo-franco-tedesca nel campo delle armi strategiche,forse i primi sviluppi di Euratom e il ruolo che inessi aveva l’Italia, forse altri elementi dei quali almomento non si conosce nulla; certo è che gliUSA divennero diffidenti verso il nucleareitaliano17.

Altri aspetti del programma nucleare

Alla fine del 1957, le commissioni di studionominate dal CNRN presentarono una serie direlazioni sui risultati dei loro lavori; esse venneroraccolte in un “libro bianco”, che voleva essereun piano quinquennale per lo sviluppo dellericerche nucleari in Italia. Una parte del piano eraindirizzata verso la ricerca fisica fondamentale, un

Public opinion was far less interested in otherareas of controversy, such as the technical issueof the choice between different reactor types.The only thing that raised even minimal publicinterest was the choice between natural orenriched uranium, owing to its potential militaryuses. It should, at this point, be pointed out thatItaly did not ever seriously invest in militaryapplications of nuclear technology. Aware of itslimitations, not to mention the obligationsenshrined in treaties it had signed (which beforelong were watered down anyway), the variousgovernments that led the nation focused on thedeployment of US nuclear weapons, and indeedproved to be far more zealous recipients thananywhere else in Western Europe. This is perhapsone of the reasons why the US initially gave somuch support to the development of a civilnuclear industry in Italy. After 1958, however, theUS’s approach began to change, perhaps afterthe nation embarked on an imprudent andpointless trilateral venture with France andGermany into strategic arms, perhaps as Euratomwas taking its first steps (Italy was involved in thatorganization), or perhaps because of some otherissue that has remained secret; what is not indoubt is that the US suddenly became wary ofItaly’s nuclear development.17

Other Aspects of the Nuclear Programme

At the end of 1957, the CNRN’s studycommissions submitted a series of reports on theresults of their labours. These reports werecombined to form a “white paper”, which thenserved as a five-year plan for nuclear research in

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

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set tore del quale si è parlato finora assai poco inquesta sede e che as sorbiva circa il 20% dellerisorse: l’opera del CNRN in questo settore sisvolgeva attraverso l’INFN e la sua attivitàprincipale era negli anni Cinquanta la costru zionedi un grande acceleratore di particelle, ilsincrotrone di Frascati. Altri settori di ricercaerano quello radiobiologico, finalizzato non soloai problemi della si curezza degli impianti e delladifesa sanitaria ma anche allo studio dellepossibili applicazioni biologiche delle radiazioni,dalla genetica vegetale all’uso sanitario eterapeutico; quello geominerario, finaliz zato allericerche uranifere e curato direttamente daIppolito (non si dimentichi che egli era statochiamato ad occuparsi di ricerche nu cleari comegeologo); quello giuridico, che si occupava dellaprepara zione della legge nucleare e delleproposte per la futura sistemazione normativa delComitato e delle sue attività; quello economico,che studiava l’evoluzione del fabbisognoenergetico nazionale per pro grammare in questoquadro i possibili sviluppi del settore nucleare. IlCNRN svolgeva poi una serie di attività didiffusione della cultura scientifica, per migliorarel’immagine delle ricerche nucleari e in generaledella ricerca tecnologica avanzata, promuovere laformazione di personale scientifico e tecnico,facilitare l’accesso dei giovani ricercatori italianiagli scambi scientifici ealle borse di studio,ge stire lapartecipazione italianaalle collaborazioni eagli enti interna zionaliche in qualche misuraavevano attinenza conle attività delComitato, e a svolgereuna funzione di

Italy. Part of the plan addressed basic physicsresearch, about which little has been said thusfar, but which absorbed around 20% ofresources. In this sector, the CNRN operatedthrough the INFN; in the Fifties, the INFN’s mainactivity was constructing a large particleaccelerator, the synchrotron, at Frascati. It alsoconducted radio-biological research into healthand safety issues at plants; research into potentialbiological applications of radiation, from plantgenetics to health and therapy treatments; geo-mining research into uraniferous minerals, anarea that was overseen directly by Ippolito (whowas, it should be recalled, first drawn to nuclearresearch as a geologist); legal research into thepreparation of nuclear law, including thesubmission of proposals for the future regulatoryframework to be applied to the Committee andits activities; and, lastly, economic research tomap Italy’s future energy needs and help planpotential development of the nuclear industry. The CNRN also worked on raising the profile ofscientific culture in order to improve the image ofnuclear research and, more generally, ofadvanced technological research. It fostered thetraining of scientific and technical staff; facilitatedaccess to scientific exchanges and scholarships foryoung Italian researchers; supervised Italy’scontributions to partnerships and international

organizations whichtouched on theCommittee’s area ofoperation; and servedas an interface forItalian technologicalcollaboration withdeveloping nations. The CNRN’s coreactivity, however, wasapplied research: above

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Plastico della centrale della SELNI a Trino Vercelleseintitolata a Enrico Fermi, 1962.

Scale model of the SELNI power station at TrinoVercellese, which was named after Enrico Fermi, 1962.

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cerniera nella collaborazione tecnologica fral’Italia e i paesi in via di sviluppo.L‘attività centrale del CNRN era comunque laricerca applicata, il che significava anzitutto larealizzazione delle infrastrutture necessarie: inquesta direzione il principale impegno nel corsodegli anni Cinquanta fu la creazione del Centro diricerche nucleari di Ispra; esso venne ultimato nel1959 e quasi subito ceduto all’Euratom perché nefacesse la sede di uno dei centri comuni di ricercaprevisti dagli accordi costitutivi dell’organiz zazione.Fin dal 1958, peraltro, era stata avviata larealizzazione di un altro centro di ricerche nuclearinei pressi di Roma, il futuro Centro della Casaccia;qui vennero concentrate una serie di attività delsettore chimico, del settore elettronico, di quelloradiobiologico e anche alcuni programmi di ricercafondamentale, e vi si trasferirono, dopo lacessione del Centro di Ispra, molte attività e partedel personale di quella sede. Nel luglio 1960venne poi istituito a Bologna il Centro destinato agestire i grandi mezzi di calcolo del Comitato e leattività di ricerca ad essi connesse.

all, building the necessary infrastructure. Toachieve this, throughout the 1950s theorganization’s main priority was to set up theNuclear Research Centre at Ispra. However,almost immediately after it was completed in1959, it was transferred to Euratom to serve asone of the common research facilities defined inthat organization’s founding agreements. By1958, though, work had commenced on buildinganother nuclear research centre near Rome: thefuture Casaccia Centre. This facility became thefocal point for a whole series of activities inchemistry, electronics and radio-biology, alongsidea number of basic research programmes. A greatmany activities and many employees weretransferred from the Ispra Centre after its transferto Euratom. In July 1960, another centre was setup in Bologna to oversee the Committee’s hugecalculating machines, and to undertakeassociated research.

The applied research that the CNRN initiated(which was subsequently continued by the CNEN)focused on a small number of majorprogrammes. The organization’s general objectivewas to develop the knowledge necessary toimplement a nuclear power station construction

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Sottostazione elettrica dei laboratori dell’Istituto nazionale

di fisica nucleare del CNRN a Frascati, 1959. Accanto,

il magnete dell’elettrosincrotoneall’interno dei laboratori.

Electric sub-station at the NationalInstitute of Nuclear Physics

laboratories belonging to theCNRN at Frascati, 1959. Alongside:

the magnet in the synchrotron at the labs.

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La ricerca applicata avviata dal CNRN esuccessivamente prosegui ta dal CNEN ruotavaattorno ad alcuni grandi programmi; obiettivogenerale era lo sviluppo delle conoscenzeoccorrenti per la realizza zione di un piano dicostruzione di centrali nucleari, ritenuto indi spensabile per far fronte al crescentefabbisogno energetico nazionale in unasituazione nella quale si prevedeva che le fontitradizionali di energia non potessero piùcontribuire in modo adeguato. Costruire in Italiai componenti delle centrali, compresi quellistrettamente nu cleari, avrebbe consentito unariduzione notevole dei costi, permet tendo diconseguire più rapidamente la competitivitàdell’energia di fonte nucleare con quellaprodotta dagli impianti convenzionali. Era quindinecessario procedere sia sul versante dellosviluppo dei reattori sia su quello del ciclo delcombustibile: fu quindi varato un program macon l’obiettivo di realizzare un reattoredimostrativo di potenza, interamente prodottodall’industria nazionale. Fu prescelto un ti po direattore moderato e refrigerato con un liquidoorganico (una miscela di difenili e terfenili), la cuiprima carica avrebbe dovuto essere importatadagli Stati Uniti; il reattore avrebbe dovuto essereil risultato di una collaborazione tra ENI, Fiat eMontecatini, attraverso l’AGIP Nucleare e laSORIN (Società ricerche impianti nucleari, unajoint venture tra Fiat e Montecatini), coordinatadal Comitato attraverso contratti di ricerca. Ilprogramma ebbe il nome di PRO (ProgettoReattore Organico); esso si avvaleva anche di unacollaborazione con l’Atomic International,un’industria statunitense che aveva in fase diprogettazione un reattore dello stesso tipo, e conla Martin Marietta Corporation di Baltimora, perla fabbricazione degli elementi di com bustibile.Per quanto riguarda il ciclo del combustibile,

plan, which was seen as indispensable to cater tothe country’s growing energy requirements at atime when traditional sources of energy would nolonger prove to be sufficient. Being able to buildpower station components in Italy, includingcomponents for nuclear power stations, wouldhave brought down costs dramatically andbrought forward the moment when nuclear-fuelled energy became a competitive alternativeto energy generated at conventional plants. Itwas therefore necessary to move ahead with thedevelopment of reactors and the fuel cycle. A programme was established to build a demopower reactor at which all components wereItalian-made. The reactor type chosen wasmoderated and cooled using organic liquid (ablend of biphenyls and triphenyls). The initial fuelsupply was to have been imported from the US.The planned reactor was to have been a jointeffort between ENI, Fiat and Montecatini,through AGIP Nucleare and SORIN (Societàricerche impianti nucleari, which itself was a joint-venture between Fiat and Montecatini), andcoordinated by the Committee via researchcontracts. The programme, dubbed PRO (theItalian acronym for Organic Reactor Plan), alsoincluded a partnership with Atomic International,an American industrial company that wasplanning to build a reactor of this same type, andanother partnership with the Martin MariettaCorporation of Baltimore regarding themanufacture of fuel rods. On the fuel cycle side,Italy was already taking part in the MolEurochemic plant (an OECD joint-venture)through the Committee and SORIN. Furthermore,the Eurex pilot plant for reprocessing irradiatedfuel rods from research reactors had already beenbuilt. A programme was also put in place toassess the technical and economic feasibility ofusing a uranium/thorium cycle to fuel the

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l’Italia partecipava attraverso il Comitato e laSORIN all’impianto Eurochemic di Mol,un’impresa comune in ambito OCSE; era statoinoltre realizzato un impianto pilota (Eurex) per ilritrattamento degli elementi di combu stibileirradiato provenienti dai reattori di ricerca. Fupure varato un programma per valutare lapossibilità tecnica ed economica di uti lizzarenell’alimentazione dei reattori il ciclo uranio-torio; esso fu chiamato PCUT (Programma CicloUranio-Torio). Come il PRO, anche il PCUTsarebbe stato abbandonato nel corso degli anniSessanta, mentre la trasformazione diEurochemic avrebbe fini to nello stesso periodoper vanificare l’impianto Eurex.Fin dalla sua istituzione, infine, il CNRN avevaposto fra i propri obiettivi il varo di unalegislazione organica per il settore nucleare, cheda un lato regolasse i complessi e delicati aspettitecnici della materia, dall’altro trasformasse ilComitato in un ente nucleare paragonabile aquelli degli altri paesi industriali, conferendoglipersonalità giuridica e do tandolo di un propriobilancio. Il varo di questi provvedimenti in contravaperò una diffusa ostilità, determinata dalletensioni connesse al di battito sullanazionalizzazione elettrica. Ottenere risorse certenell’ambito di un quadro normativo più mo dernoera quindi un obiettivo prioritario: il Comitato,oltretutto, si era di fatto trasformato in un grossoente di ricerca, dotato di un patrimonio tecnico-scientifico di prim’ordine, che amministravaragguardevoli somme di denaro e aveva ormai1.700 dipendenti. Alla fine, la parte normativa

reactors: this plan was known as the PCUT (theItalian acronym for Uranium/Thorium CycleProgramme). Like the PRO, the PCUT wasdestined to be abandoned during the 1960s, andchanges at Eurochemic ended up making theEurex plant obsolete.Since its foundation, the CNRN’s stated objectivesincluded drafting industry-wide legislation for thenuclear sector to regulate the complex anddelicate technical aspects of the industry, and atthe same time transform the Committee into anuclear body comparable to those that existed inother industrialized nations, especially as regardsits legal status and access to its own budget.However, converting these provisions into lawmet with widespread opposition owing to

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

Immagine apparsa su “Europa Nucleare” nelle Newsrelative ai sei mesi di attività dell’Euratom,1959.

A picture that appeared in “Europa Nucleare” to illustrate an article on Euratom’s first six months

of operations, 1959.

A destra, pubblicità sulla partecipazione della donna alle attività nucleari, apparsa su “Europa Nucleare” del 1959.

Right: an advertisement on what women weredoing for the nuclear power cause, whichappeared in “Europa Nucleare”, 1959.

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che riguardava l’istituzione di un ente per lericerche nucleari fu stralciata dalle proposte dilegge di carattere generale e superò l’esa meparlamentare, portando nell’agosto 1960all’istituzione del CNEN18. L’istituzione del CNENpermetteva tra l’altro di sanare le situazionianomale create con la costituzione dell’ImmobiliareIspra e della NU CLIT, che furono scioltedevolvendone il patrimonio al nuovo ente. Il CNENera presieduto dal Ministro dell’Industria ed eraretto da una Commissione direttiva19; segretariogenerale veniva confermato Felice Ippolito. Lalegge stralcio che aveva istituito il CNEN non era,come si è detto, l’attesa legge complessiva sulnucleare; questa venne infatti varata soltanto dopola nazionalizzazione elettrica e la costituzionedell’Enel (Ente nazionale energia elettrica).

Il “caso Ippolito”

Con gli anni Sessanta iniziava in Italia una nuovafase politica, del cui avvio faceva parte anchel’accordo raggiunto alla fine del 1962 sullanazionalizzazione dell’energia elettrica. Subitodopo l’istituzione dell’Enel si scatenò il “casoIppolito”. Il l0 agosto 1963, mentre era in carica ilgoverno “balneare” presieduto da GiovanniLeone, l’agenzia di stampa del PSDI pubblicò unanota di Giuseppe Saragat: il leadersocialdemocratico scriveva per difendere i verticidell’Enel dalle “indiscrezioni in chiave polemica”pubblicate da “L’Espresso” del 4 agosto e“dovute indubbiamente a uno dei Consiglieridell’Enel sulla prima relazione del DirettoreGenerale Professore Angelini”. Dopo aver lodatogli amministratori dell’ente elettrico (il direttoregenerale Arnaldo Maria Angelini già menzionato e il

tensions triggered by the ongoing debate onnationalization of the Italian electricity industry.One of the Committee’s priority objectives was toobtain reliable funding within a more modernlegislative framework. By this time, theCommittee had become a major research bodywith industry-leading technical and scientificexpertise that administered significant amounts ofmoney and employed around 1,700 people. In the end, the idea of founding an organizationfor nuclear research was taken off the tableduring the drafting of general nuclear industrylegislation, which made its way throughParliament and in August 1960 led toestablishment of the CNEN.18 Among other things,the emergence of the CNEN made it possible toresolve the anomalies that had been created bysetting up Immobiliare Ispra and the NU CLIT; thesecompanies transferred their assets to the neworganization and were wound up. The CNEN waschaired by the Minister of Industry, and run by anExecutive Committee;19 Felice Ippolito wasconfirmed as Secretary General. The transitionallaw that led to the establishment of the CNENwas not, as we noted above, the much-neededoverarching law on the nuclear industry; this didnot find its way onto the statute books until afterthe electricity industry was nationalized and ENEL(Ente Nazionale Energia Elettrica) was founded.

The “Ippolito Affair”

A new political era dawned in Italy at the start ofthe 60s. One new development was anagreement in late 1962 to nationalize thecountry’s electricity industry. Immediately after thisdecision was taken, the foundation of ENEL

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

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presidente Vito Di Cagno, giàpresidente della SME) per i loroprimi mesi di attività, Saragatpassava ad attaccareviolentemente e“inspiegabilmente” (comenoterà il 12 agosto l’“Avanti!”,organo ufficiale del PSI) lagestione del CNEN. Dopo essersiaddentrato in “problemi puramente tecnici coiquali – scriverà di nuovo l’“Avanti!” – non ha maiavuto particolare dimestichezza”, Saragat se laprendeva con “l’ossessione dell’energia atomica”e concludeva: “In quanto ai progetti che sentiamonell’aria, di gettare altre centinaia di miliardi dallafinestra per costruire nuove centrali a combustibileatomico, ci proponiamo di vigilare per impedirenuovi assurdi sperperi di pubblico denaro”. Nellasettimana dal 10 al 17 agosto il leader del PSDIdedicò ben cinque note al CNEN, attaccando afondo l’ente e il suo segretario generale Ippolito edicendosi preoccupato dal fatto che quest’ultimo(che era anche consigliere d’amministrazionedell’Enel) volesse trasferire nel nuovo ente elettricoil modello dell’ente nucleare. Che Ippolito fosse ilvero obiettivo degli attacchi di Saragat non erasfuggito agli addetti ai lavori sin dalla prima dellesue note, con le allusioni agli attacchi di unconsigliere dell’Enel (che poteva essere soloIppolito) e con la difesa di Di Cagno e soprattuttodi Angelini, i cui attriti con Ippolito risalivano al1959. L’ultima nota, poi, si concludeva con unavera e propria minaccia: “Non è pensabile che alCNEN possano essere assegnati i 15 miliardirichiesti per il secondo piano quinquennale, primadi avere chiarito a fondo la situazione”.L’argomento, che non avrebbe dovuto essere tra ipiù appassionanti per l’opinione pubblica, furipreso l’11 agosto con risalto dal quotidianoconfindustriale “24 Ore” e dal “Corriere della

triggered what came to be knownas the “Ippolito affair”. On 10August 1963, under PrimeMinister Giovanni Leone’s so-called “summer holiday”government, the SocialDemocratic party’s press agencypublished a note written by partyleader Giuseppe Saragat, in which

the politician defended ENEL’s top managementfrom “controversial leaks” published in the“L’Espresso” magazine on 4 August, which, heclaimed, “doubtlessly were released by one of thedirectors at ENEL on the first report by GeneralManager, Professore Angelini”. After praising theelectricity company’s directors (General ManagerArnaldo M. Angelini and Chairman Vito Di Cagno,who had formerly been Chairman of SME) fortheir work over the previous months, Saragatwent on to violently and “inexplicably” criticize thetop brass at CNEN (the second adjective is takenfrom the 12 August issue of “Avanti!”, the officialorgan of the Italian Socialist Party, the PSI). Afterdwelling on “purely technical issues with which” –once again, this comes from “Avanti!” – “he hasnever been overly familiar,” Saragat criticized “thisobsession with atomic energy” and concludedthat: “When it comes to the projects we keephearing about, the plans to throw yet morehundreds of billions of lire out of the window tobuild new nuclear-fuelled power stations, you mayrest assured that we will be keeping a very closeeye on things to prevent more of this absurdwaste of public money.”Between 10 and 17 August, the leader of thePSDI issued no fewer than five notes about theCNEN, in which he savaged both the organizationand its Secretary General, Ippolito, expressing hisconcern that Ippolito, who also sat on the ENELBoard, wanted to impose the same style of

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Felice Ippolito nel 1963.

Felice Ippolito in 1963.

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Sera”, che costrinsero così i difensori del CNEN edi Ippolito a farsi vivi il giorno successivo su altriquotidiani (“l’Unità”, l’“Avanti!” e la “VoceRepubblicana”); l’unico quotidiano italiano che il13 agosto riferì senza schierarsi fu il “Popolo”,organo ufficiale della DC.

Le note di Saragat innescarono una violentapolemica giornalistica e politica che rapidamentesi trasformò in una campagna di stampa controIppolito e il CNEN: il 18 agosto un altroesponente socialdemocratico, Luigi Pretirinnovava l’attacco a Ippolito ponendo ilproblema della sua permanenza nelle cariche disegretario generale del CNEN e di consigliered’amministrazione dell’Enel; il 20 agosto,intervistato da Piero Ottone, Saragat spiegavache la polemica sull’ente nucleare non era untentativo di ingannare la noia del Ferragosto, maun confronto fra due diverse concezioni delcentro-sinistra, fra chi come lui voleva che siaffrontassero i problemi concreti e chi invecemirava “alla formazione di centri di potere perprendere in mano le leve di comando di tutta lavita nazionale”; il 22 agosto il settimanaledemocristiano “Vita” dedicò la copertina allecritiche di Saragat, riportando fra l’altro unattacco mosso contro Ippolito nel giugnoprecedente da Bruno Ferretti, della commissionedirettiva del CNEN; il 24 agosto il Presidente delConsiglio Leone incontrò il Ministro dell’Industria(presidente di diritto del CNEN) Giuseppe Togniper esaminare la vicenda; il 29 agosto “Vita”pubblicava con grande rilievo nuoveindiscrezioni sul “dossier nucleare sul tavolo diLeone”, comprendente secondo il settimanale irisultati di un’indagine sul CNEN svolta nel mesedi luglio da un gruppo di senatori democristianiguidati da Giovanni Spagnolli, le note diSaragat, il programma futuro per il quale il

management on the new electricity company ashe had on the nuclear organization. Those in theknow could hardly help notice that Ippolito wasSaragat’s true target from the very first of hisnotes, what with his allusions to attacks by anENEL board member (it could only have beenIppolito), and his defence of Di Cagno and, mostnotably, Angelini, who had been at loggerheadswith Ippolito since 1959. Saragat’s final noteended with an out-and-out threat: “It isunthinkable that the CNEN could be awarded the15 billion lire it is seeking for its second five-yearplan before fully clarifying the situation.” Though not normally the kind of story one mightexpect to be uppermost in the public’s thoughts,this story received prominent coverage on 11August in the Italian business confederation’snewspaper “24 Ore” and in the “Corriere dellaSera” daily, forcing proponents of the CNEN andIppolito to make their own statements thefollowing day in other newspapers (“Unità”,“Avanti!” and “Voce Repubblicana”). On 13August, the only daily in Italy which reported thespat without taking sides was the “Popolo”, theofficial organ of the Christian Democrat party (DC).

Saragat’s notes set off a violent battle in thenewspapers and in the political realm, which rapidlyturned into a press witch hunt against Ippolito andthe CNEN. On 18 August, Social Democrat LuigiPreti launched another attack on Ippolito,questioning whether he should continue in his postas Secretary General of CNEN and ENEL director.On 20 August, in an interview with Piero Ottone,Saragat explained that his criticism of the nuclearorganization was not some silly-season prank, itwas a clash between two competing approacheson the centre-left in Italy: between people who, likehimself, wanted to tackle real problems, andpeople who were far more interested in “building

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Gli anni di IppolitoThe Ippolito Years

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CNEN attendeva una legge di finanziamento, unappunto della Corte dei Contisull’incompatibilità fra le cariche ricoperte daIppolito nel CNEN e nell’Enel, e insinuazioni suaffari poco puliti fra l’ente e una società in cui lafamiglia Ippolito sarebbe stata interessata. Ed èsu quest’ultimo aspetto che il fronte deidifensori di Ippolito si ruppe: dopo questeindiscrezioni infatti in molti cominciarono aprendere le distanze, distinguendo tra l’attivitàdell’ente nucleare e le sue eventualiresponsabilità personali.E il diretto interessato? Ippolito si era concessouna vacanza, e saputo della tempesta aveva datodirettive ai suoi collaboratori di non rilasciaredichiarazioni; rientrato il 28 agosto, si fece vivo il30, avvertendo che avrebbe tutelato la propriaonorabilità nelle sedi competenti, che sul CNENavrebbe sollecitato un’ampia indagine, e che siriservava se necessario di optare fra CNEN edEnel, rimanendo al CNEN. Il 31 agosto, però,Togni lo sospese dalle funzioni di segretariogenerale e nominò una commissione d’inchiesta

power bases from which to take control over all ofItalian life.” On 22 August, the Christian Democratweekly “Vita” dedicated its cover to Saragat’scriticisms, and reexhumed an attack on Ippolitofrom that June by Bruno Ferretti, a member of theCNEN Executive Committee. On 24 August, ItalianPrime Minister Leone met with the Minister ofIndustry (who, by law, was chairman of the CNEN)Giuseppe Togni, to look into the matter. On 29August, “Vita” offered prominent coverage of newleaks about the “nuclear dossier before Leone,”including, according to the weekly, the results of aninvestigation into the CNEN carried out by a groupof Christian Democrat Senators led by GiovanniSpagnolli that July; Saragat’s notes, CNEN’s futureprogramme for which it was seeking financingthrough Parliament; a note from the PublicAccounts Office on the incompatibility of Ippolito’spost at the CNEN and his post at ENEL; andinsinuations that not everything was above boardin relations between the organization and acompany to which the Ippolito family was allegedlyconnected. This last allegation was the one thatcaused Ippolito’s defenders to stop and reassesstheir position. Indeed, many of them began todistance themselves from him, and drew a linebetween activities undertaken by the nuclearorganization, and Ippolito’s alleged personalresponsibilities.And what of the man himself? Ippolito was onholiday. As soon as he heard about the storm, heinstructed his co-workers not to releasestatements. He returned from holiday on 28August, and on 30 August put his head above theparapet, warning that he would defend hishonour before the competent authorities, that hewould seek a wide-ranging investigationregarding the CNEN, and that he would reservethe right, if necessary, to stay at the CNEN if hehad to choose between that organization and

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Prima copertina del notiziario mensile per il personale “Illustrazione ENEL”, dicembre 1964.

Cover of the first issue of the “Illustrazione ENEL” in-house staff news bulletin, December 1964.

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ministeriale. Il 6 settembre il procuratore generaledi Roma chiese di essere messo a conoscenzadegli atti riguardanti Ippolito, citati in premessanel decreto di sospensione pubblicato dalla“Gazzetta Ufficiale” e menzionati dai giornali; il13 Ippolito si presentò spontaneamente alprocuratore, che ascoltò per quattro giorni la suadeposizione. Il l7 settembre il Consigliod’amministrazione dell’Enel sottopose laquestione dell’incompatibilità degli incarichi alleautorità tutorie dell’ente elettrico, che il 14ottobre rimossero Ippolito. Frattanto la vicendagiungeva in Parlamento, sotto forma diinterpellanze e interrogazioni, e con una proposta(mai presa in considerazione dalle assemblee) diinchiesta parlamentare. In poche settimaneIppolito passò dall’essere uno dei potenti dellaRepubblica alla condizione di un uomo indisgrazia, attaccato da tutti coloro che pensavanodi poter guadagnare qualcosa dalla suadebolezza.

Con l’allontanamento di Ippolito dal CNEN edall’Enel sembravano raggiunti gli obiettivi dicoloro che avevano fatto scoppiare il caso, vale adire Saragat e gli industriali ex-elettrici, che nonfacevano mistero di aver sovvenzionato lacampagna di stampa contro l’ormai ex segretariogenerale del CNEN per estrometterlo dai nuoviassetti istituzionali del settore.Ma una volta sorto il caso, sulla vicenda siinnestarono altre manovre, accademiche epolitiche, che non è questa la sede perripercorrere. Il 3 marzo 1964, dopo alcuni mesi diindagini, Ippolito fu arrestato, e poco doporinviato a giudizio. La conduzione del processo fucaratterizzata da un atteggiamento vessatorio delpubblico ministero, di cui le cronache registranole intimidazioni verso i testimoni favorevoli aIppolito, fino a suscitare critiche pesanti nella

ENEL. On 31 August, however, Togni suspendedhim as secretary general and appointed aministerial commission of inquiry. On 6September, the Rome Attorney General asked tobe kept informed of legally-relevant developmentsconcerning Ippolito, who had been named in theintroduction to the decree of suspensionpublished in the “Official Gazette”, and whosename had been mentioned in the papers. On 13September, Ippolito voluntarily went to see theattorney general, who took his deposition overthe following four days. On 17 September, theENEL Board of Directors submitted the issue ofineligibility to the electricity organization’ssupervisory authority, which on 14 Octoberremoved Ippolito from his post. Meanwhile, theissue reached Parliament in the form of questionsand answers, including a proposal (which wasnever properly considered by the houses ofparliament) to launch a parliamentary inquiry. Inthe space of just a few weeks, Ippolito went frombeing a major power broker in Italy to a man indisgrace, savaged by everybody and anybody whothought that they had something to gain from hisvulnerable position.

With Ippolito gone from the CNEN and ENEL, itseemed that the men who had created the storm –Saragat and the former electricity companyexecutives – had achieved their goal. The formerelectricity managers did not hide the fact that theyhad funded the press campaign against the nowformer Secretary General of the CNEN to make surethat he was not part of the industry’s new structure.The defenestration of Ippolito went on to triggera host of academic and political manoeuvres,which we do not have the scope here to cover.On 3 March 1964, after a number of months ofinvestigation, Ippolito was arrested, and soonafterwards committed for trial. At the trial itself,

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stampa estera e anche in quella italiana. Ilprocesso, che si concluse con la condanna diIppolito a undici anni di reclusione, fu seguito congrande attenzione dagli organi di informazione: ilfronte favorevole a Ippolito si polarizzò attornoalla stampa di sinistra, mentre quello avverso videle testate di destra come protagoniste; i giornalipoliticamente non schierati mantennero (dopouna prima fase) un atteggiamentosostanzialmente neutrale, e lo stesso fecel’organo ufficiale della DC. La severità dellasentenza fu comunque commentatanegativamente da tutti, e in particolare dal“Corriere della Sera”. Successivamente la Corted’appello operò una sostanziale revisione dellacondanna, riducendo drasticamente gli addebiticontestati a Ippolito, riconosciuto colpevolesoltanto di alcune irregolarità di lieve rilevanzapenale. Ippolito uscì dal carcere nel 1968: avevaperso una posizione digrande potere, ma nonaveva cambiato caratterené idee, e continuò abattersi per difendere lamemoria storica delproprio operato e infavore dello sviluppo delnucleare. Fra le sueattività assunse unparticolare rilievo quellaper la diffusione dellacultura scientifica: unabattaglia culturale epolitica che lo portò alladirezione del mensile “LeScienze”, l’edizioneitaliana di “ScientificAmerican” da lui stessopromossa e realizzata.

the public prosecutor so explicitly harassed andintimidated the witnesses who testified in favourof Ippolito that he was roundly criticized in theforeign press, and in some quarters of the Italianpress too. At the end of the trial, which wasfollowed very closely by the press, Ippolito wassentenced to 11 years in jail. Left-leaningnewspapers came out in favour of Ippolito, whileright-leaning newspapers were against him.Politically non-aligned newspapers remainedmore or less neutral after initially taking sides; thesame was true of the Christian Democrat party’sofficial organ. All newspapers disapproved of theseverity of the sentence, with the “Corriere dellaSera” leading the way. Subsequently, the Court ofAppeal drastically downgraded the chargesagainst Ippolito and found him guilty merely ofmuch more minor irregularities. When Ippolitowas freed from prison in 1968, he may have lost

a position of great power,but he had neither changedhis character nor his ideas.He continued to fight todefend the heritage ofeverything he had done, andhe continued to supportnuclear development. Amongother things, he put a greatdeal of effort intodisseminating scientificculture – a cultural andpolitical battle that saw himtaking on the role of editor-in-chief of the monthlymagazine “Le Scienze”, theItalian version of “ScientificAmerican”, which hefounded and producedhimself.

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La prima pagina del “Corriere della Sera” del 4 marzo 1964 con l’articolo sull’arresto di Felice Ippolito.

Front page of the “Corriere della Sera” daily,4 March 1964, in which the lead article wasabout the arrest of Professor Felice Ippolito.

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Tra Enel e CNEN: il nucleare nella nazionalizzazione

Quando nel 1958 Amintore Fanfani aveva apertola terza legislatura rilanciando, con ledichiarazioni programmatiche del suo governo, ildibattito politico sulla nazionalizzazione, si eraparlato della costituzione di un unico EnteNazionale per l’Energia (ENE), attraversol’ampliamento della sfera di competenzedell’ENI20. Questa idea, che Mattei coltivava sindal 1956, era probabilmente all’origine dell’Agip

ENEL and the CNEN: a nationalized nuclear industry

In 1958, when Amintore Fanfani opened the thirdlegislature with a speech on the government’splans that reinvigorated the political debate onnationalization, the talk was of setting up a soleNational Energy Body (Ente Nazionale perl’Energia, or ENE) by extending ENI’s sphere ofcompetence.20 This approach, which Mattei hadbeen espousing since 1956, was probably theunderlying reason for the foundation of AgipNucleare and the SIMEA, which were established

Angelini e il programmanucleare italiano: gli anniSessanta e Settanta.

Angelini and the ItalianNuclear programme: the Sixties and Seventies.

Immagine di un quadro sulla rete elettrica apparso su “Europa Nucleare”, 1963.

A painting of the electricity grid,published in “Europa Nucleare”, 1963.

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Nucleare e della SIMEA, costituite per mettere unpiede nell’industria elettrica passando per la portadel nucleare. Questa ipotesi era poi rapidamentetramontata non solo per l’opposizione dei gruppielettrici privati e della cosiddetta “destraeconomica”, ma anche per la netta contrarietàdell’IRI, che con la Finelettrica guidata da Angeliniaveva già in mano una quota assai significativadell’industria elettrica italiana, ed era disposta adentrare in società con l’ente petrolifero, ma non afarsene soppiantare. La morte di Mattei nel 1962aveva poi privato di uno dei suoi protagonistinaturali la fase finale del dibattito sullanazionalizzazione. Le due ipotesi in campo eranoa quel punto la “irizzazione” delle societàelettriche attraverso l’acquisto dei pacchetti dicontrollo dei gruppi privati da parte dellaFinelettrica, oppure la costituzione di un enteelettrico di Stato che espropriasse le societàprivate, indennizzandone i proprietari (i cosiddetti“indennizzi elettrici”).Le due strade avevano ricadute diverse sui futuriassetti del potere economico in Italia. La primaipotesi aveva come portabandiera l’economistademocristianoPasquale Saraceno,uno dei maggioriesponenti delpensieromeridionalista edell’impresa pubblicanel dopoguerra, eaveva dalla sua il

as a means of getting one foot into the electricityindustry via the nuclear industry. The original planwas quickly shot down not just by the privateelectricity enterprises and the so-called “economicright”, but because of staunch opposition fromIRI, whose Finelettrica company, helmed byAngelini, already had control over a significantportion of the Italian electricity industry. IRI waswilling to form a joint venture with the oilcompany, but it was not prepared to besupplanted by it. Mattei’s death in 1962 removedone of the most vociferous participants from thefinal phase of the nationalization debate. The twomethods of nationalizing the industry on the tableat that time consisted of either “IRIfying” theelectricity companies through a Finelettricaacquisition of majority equity interests in theprivate companies, or by setting up a State-runelectricity organization which would expropriatethe private companies and compensate theirowners (through so-called “electricitycompensation” payments).Each of these approaches had a different set ofpotential repercussions on Italy’s future economic

power structure. The first hypothesis,championed by Christian Democrateconomist Pasquale Saraceno, aleading expert on the problems ofsouthern Italy and a leadingproponent of state-run industry in thepost-war years, had the advantages oflower cost, of respecting minorityshareholders’ rights, and of leveragingthe sound economic and managerialperformance of IRI, which it haddemonstrated through its STETsubsidiary’s public takeover of Italy’stelephone industry. The secondhypothesis was more favourablyreceived by the major private

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Appunti e formule del prof. Arnaldo Maria Angelini

presi durante una sfilata di Haute Couture

di Luciani a Roma, 1956.

Professor Arnaldo MariaAngelini’s notes and formulasjotted down during an Haute

Couture fashion show by Lucianiin Rome, 1956.

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minor costo, il rispetto dei diritti degli azionistiminori e la buona prova economica e managerialeche l’IRI aveva dato realizzando attraverso la STETil controllo pubblico della telefonia. La secondaipotesi era maggiormente gradita ai grandi gruppiprivati non solo elettrici, perché attraverso gliindennizzi avrebbe offerto nuove risorseeconomiche e nuovi spazi di iniziativaall’imprenditoria privata, che si sentiva incalzata esoffocata dalla presenza dello Stato nel sistemaeconomico italiano: questa seconda strada eraappoggiata da un fronte composito, che andavadalla “destra economica” ai partiti di sinistrapreoccupati da un’ulteriore possibile crescita delpotere dell’IRI, saldamente controllato dalla DC. Lanazionalizzazione fu attuata seguendo questaseconda ipotesi, e portò alla costituzione dell’Enel,a carico del quale rimase poi l’onere degliindennizzi elettrici: il costo dell’operazione fuquindi più elevato, e condizionò in modo forte ledisponibilità finanziarie e le strategie industriali delnuovo ente. Dal punto di vista tecnico, in ognicaso, il controllo dell’Enel fu assunto dalmanagement della Finelettrica, il cui presidenteAngelini fu a lungo direttore generale e poipresidente dell’ente elettrico di Stato; fu questostaff, integrato da una parte della dirigenzatecnica delle società private, a realizzarel’unificazione del sistema elettrico e ilcompletamento della rete nazionale, che sono trai maggiori meriti storici dell’Enel.

enterprise groups – and not just the electricitycompanies – because the compensatory paymentswould generate new economic resources andopen up new scope for private enterprise – manyprivate concerns at that time in Italy felt targetedand suffocated by State-run ventures. This secondalternative was supported by a convergence ofinterests ranging from the “economic right” to leftwing parties worried about a further increase inthe powerbase of IRI, which was firmly within theorbit of the Christian Democrat party.In the end, the second hypothesis won the day.Nationalization was undertaken by founding ENEL,which was subsequently saddled with making theelectricity compensation payments, a more costlysolution that had a strong impact on the neworganization’s access to funds and its industrialstrategies. From a technical point of view,Finelettrica took control over ENEL, andFinelettrica’s Chairman, Angelini, for many yearsserved as the state electricity organization’s GeneralManager, before becoming its Chairman. Thisteam, supplemented by leading engineers drawnthe private companies, was responsible for two ofENEL’s greatest achievements: unifying Italy’selectricity system and completing the National Grid.

The nuclear question, however, remainedunresolved. Nationalization was the only move thatcould get a law on the peaceful use of nuclearenergy through Parliament (Law number 1860,December 1962), after various bills had languishedin Parliament over the course of two legislatures. The new law clarified the CNEN’s role and dutieswith regard to industry issues ranging fromapplied and basic research (the latter of whichwas mainly carried out by the INFN) to facilityinspections. Together, the two laws (onnationalization and the regulation of peaceful

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Il presidente di Enel, Vito Antonio Di Cagno e il direttore generale, Arnaldo Maria Angelini, a un convegno dell’UNIPEDE nel 1965.

ENEL Chairman Vito Antonio Di Cagno and General Manager Professor Arnaldo MariaAngelini at the UNIPEDE conference, 1965.

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Restava l’incognita del nucleare: solo lanazionalizzazione poté infatti sbloccarel’approvazione della legge sugli usi pacificidell’energia nucleare (legge 1860 del dicembre1962), che in diverse versioni si era trascinata inParlamento per due legislature. Con essavenivano precisati il ruolo e i compiti del CNENrelativamente ai vari aspetti del settore, dallaricerca applicata e fondamentale (quest’ultima ingran parte svolta dall’INFN) ai controlli sugliimpianti. Il combinato disposto delle due leggi(nazionalizzazione e regolamentazione delnucleare pacifico) chiariva gli aspetti essenzialidel rapporto fra ente nucleare ed ente elettricoriguardo allo sviluppo dell’energia nucleare: alCNEN toccavano, accanto ai compiti dipromozione, indirizzo e finanziamento dellaricerca applicata sui reattori e su tutti gli ambiticollegati allo sviluppo della nuova fonteenergetica, anche il controllo sulla sicurezza dellecentrali, sulla loro adeguatezza progettuale e ilparere sulla loro localizzazione; in questo sensoassumeva un ruolo particolarmente rilevante laDirezione Sicurezza e Protezione (DISP) delCNEN, antecedente istituzionale dell’attualeAgenzia Nazionale per la Protezione Ambientale.All’Enel toccava invece lo sviluppo dell’energianucleare nell’ambito del sistema elettriconazionale, decidendo la realizzazione dellecentrali, stipulando gli accordi coi relativicostruttori e fornitori di combustibile, egestendone l’esercizio; per fare questo l’Enel siavvalse, oltre che delle proprie struttureaziendali, anche dei propri centri di ricercaindustriale, fra cui lo stesso CISE, le cui quote dicontrollo era pervenute all’ente elettrico con lanazionalizzazione.Il terreno privilegiato della discussione sulnucleare, sia prima che dopo la nazionalizzazione,era il problema della sua competitività nel medio

nuclear use) clarified the main aspects of therelationship between the nuclear body and theelectricity organization with regard to thedevelopment of nuclear energy. Alongside itsduty to promote, direct and fund appliedresearch into reactors and all activities associatedwith the development of this new source ofenergy, the CNEN was also responsible formonitoring plant security, assessing plant design,ruling on plant locations. CNEN’s Security andProtection Management Office (DirezioneSicurezza e Protezione, or the DISP) consequentlytook on a particularly important role, before theCNEN was ultimately supplanted by today’sNational Agency for Environmental Protection. ENEL was put in charge of developing nuclearpower within the framework of the nationalelectricity system. This responsibility entaileddecision-making on power station construction,entering into agreements with contractors andfuel suppliers, and managing operations. Inaddition to drawing on in-house resources, ENELhad access to proprietary industrial researchfacilities, including the CISE, which the electricityorganization had taken over as part of thenationalization process.The real issue in the nuclear debate, both beforeand after nationalization, was whether or notnuclear energy could be competitive over themedium term, and what kind of role it wouldplay in catering to the country’s energy needs.Part of the controversy surrounding Ippolito inthe summer of 1963 revolved around this veryissue. At the start of the 60s, nobody had anyrealistic idea of what the cost of nuclear powermight be, though this situation was destined tochange. In the meantime, private enterprise (and VittorioDe Biasi, CISE’s first chairman) claimed thatthough it was necessary to engage in industrial-

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

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periodo e quindi le previsioni sul ruolo che eradestinato a svolgere per assicurare al paese lasoddisfazione dei fabbisogni energetici. Ancheuna parte delle polemiche contro Ippolitonell’estate del 1963 avevano ruotato attorno aquesto tema. All’inizio degli anni Sessanta, lascarsa convenienza della fonte nucleare in terminidi costo era un dato di fatto, ma nessuno potevaprevedere quando la situazione sarebbe cambiata.Nel frattempo, sostenevano i gruppi privati (e conloro Vittorio De Biasi, il primo presidente delCISE), era necessario sperimentare la produzioneelettronucleare su scala industriale, ma non eraconveniente assumere impegni massicci per larealizzazione di nuovi impianti. Ippolito alcontrario riteneva che un impegno nucleare sularga scala e di lunga durata (che in Italiaappariva alla portata solo di un ente pubblico)avrebbe reso la fonte nucleare più conveniente diquella termoelettrica tradizionale, e perciòconsiderava sbagliato procedere con troppacautela. Anche per questo la sua uscita di scena

scale experimental nuclear generation ofelectricity, it was not economically feasible to takeon the enormous financial commitments requiredto build new plants. Ippolito, on the contrary,believed that a large-scale and long-term nuclearcommitment (which, in Italy, seemed to only bewithin the scope of the public sector) would haveended up making nuclear energy cheaper thantraditional thermoelectric energy, which is why hethought it was wrong to proceed so cautiously.This was yet another reason why Ippolito’sremoval was a negative signal for those whohoped that nuclear energy would undergo rapiddevelopment in Italy.The Ippolito issue was considered by many to beemblematic of a crisis that swept through stateinstitutions as a whole, and had extremely seriousrepercussions right across Italian scientificresearch. However, the most direct repercussionsof the whole business were, not surprisingly, onenergy policy. Nationalization of the electricityindustry and the CNEN’s plans created a climate

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Foto della premiazione degli Anziani della Direzione Generale e del Compartimento

di Roma di Enel nella sala dei congressi del palazzodella Civiltà del Lavoro a Roma, 6 dicembre 1964.

Accanto, armatura della seconda terna della linea 220kV Avise-Gran San Bernardo per i collegamenti con la

rete della Svizzera, 1964.

A photo of the awards ceremony for senior staffworking at Enel’s company headquarters and Rome

offices, held at the Congress Hall in the Palazzo dellaCiviltà del Lavoro, Rome, 6 December 1964.

Alongside: rigging the second stretch of the 220 kVAvise-Gran San Bernardo

link up with the Swiss network, 1964.

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rappresentò un segnale negativo per quantiauspicavano un rapido sviluppo del nucleare.La vicenda di Ippolito è spesso considerataemblematica di una crisi istituzionale che investì,con gravissime conseguenze, l’intero sistemadella ricerca scientifica in Italia. Ma le sueconseguenze più dirette riguardaronoovviamente la politica energetica. Lanazionalizzazione elettrica e i programmi delCNEN avevano creato molte aspettative tra gliaddetti ai lavori, i quali prevedevano un ra pido emassiccio sviluppo del nucleare civile in Italia. In

of expectation amongst industry professionals,who believed that civil nuclear use would developquickly and broadly across the country. Though they often took opposing views oneconomic strategies and institutional roles, theelectricity industry and the nuclear organizationrepresented two sides of the same coin. Bothsides, as became evident in later years when theCNEN was directed by Salvetti and ENEL run byAngelini, backed one another up. The negativerepercussions of the weakened CNEN thatemerged from the “Ippolito case” were onlypartially offset by Angelini’s ENEL. The electricityorganization was itself hamstrung by financialdifficulties that were exacerbated by the

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Acceleratore tipo Van der Graaff installato nei laboratori del CISE nel 1965. Accanto, ricercatori e tecnici addetti al funzionamento di un acceleratore di particelle da 150 KeV nel laboratorio di ingegneria nucleare.

A Van der Graaff accelerator installed at the CISE labs,1965. Alongside: researchers and engineers workingon a 150 KeV particle accelerator at the nuclearengineering lab.

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realtà, industria elettrica ed ente nucleare,benché spesso in attrito su strategie economichee ruoli istituzionali, rappresentavano due faccedella stessa medaglia: i due versanti, come si videin seguito anche con il CNEN di Salvetti e l’Eneldi Angelini, si sostenevano a vicenda. E quindil’oggettivo indebolimento del CNEN seguito al“caso Ippolito” ebbe effetti negativi che solo inparte l’Enel guidato da Angelini potécompensare: l’ente elettrico, infatti, era a suavolta frenato dal peso di una situazionefinanziaria le cui difficoltà si acuirono per effettodella crisi economica degli anni Settanta. Si ebbecosì un marcato rallentamento dello svilupponucleare italiano, proprio negli anni in cui gli altripaesi europei potenziavano la loro produzioneelettronucleare, per giungere infine a coprire conquesta fonte una larga quota del lorofabbisogno.

Tre centrali in esercizio

“I tre impianti in fase di realizzazione – scrivevanel 1960 Franco Castelli – rappresentano i tre tipiche sono oggi universalmente riconosciuti come ipiù promettenti per la costruzione di centralinucleari; tra qualche anno il nostro paese potràricavare dall’esperienza acquisita durante lacostruzione e l’esercizio di questi tre impiantiinformazioni utilissime per valutare in terminirealistici l’effettivo contributo dell’energianucleare per risolvere i problemi energetici delnostro paese”21. Castelli sapeva bene di cosaparlava: direttore generale della SELNI, e direttoredel settore centrali termiche della Edison, erastato dal 1956 al 1960 uno dei componenti delCNRN guidato da Ippolito, trovandovisi nella

economic crisis that struck in the 70s. As a resultof this, development of Italy’s nuclear industrysuffered a marked slowdown just at the time thatother European countries were boosting theiroutput of nuclear-generated electricity and usingthis fuel source to cater – finally – to a significantproportion of their energy demand.

Three Power Stations in Operation

In 1960, Franco Castelli wrote: “The three plantsunder construction today represent the threetypes of plant that are universally acknowledgedas being the most promising for nuclear powerstation construction. In a few years time, ourcountry will be able to draw on the vast amountof experience it has gained from building andoperating these three plants and assess, in realisticterms, the true contribution that nuclear powerwill be able to make to resolving our country’senergy issues.”21 Castelli was a man who knewwhat he was talking about: the managing directorof SELNI, and the manager of Edison’s thermalpower station department, between 1956 and1960 he sat on the CNRN when it was guided byIppolito. There, he found himself in the awkwardposition of being the sole representative of theprivate electricity industry among men of science,politics and industry, all of whom, above andbeyond their various disagreements, were infavour of nationalization. Much esteemed not justfor his technical expertise but also his balancedjudgement and decision-making abilities, afternationalization Castelli became one of the veryfew people to work directly with Angelini at ENELSenior Management.

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difficile situazione di essere l’unico rappresentantedell’industria elettrica privata in un contesto dipersonalità scientifiche, politiche e industriali tuttefavorevoli, al di là dei loro contrasti, allanazionalizzazione. Molto apprezzato non solo perla competenza tecnica ma anche per l’equilibriodei giudizi e delle scelte, dopo lanazionalizzazione Castelli entrerà nella ristrettacerchia dei diretti collaboratori di Angelini allaDirezione Generale dell’Enel.

La prima centrale nucleare a entrare in funzionefu quella voluta dall’ENI e realizzata dalla SIMEA,la cui costruzione era iniziata nel novembre 1958.La SIMEA era stata costituita dall’Agip Nucleare(75%) e dalla Finelettrica IRI (25%), ed era statapresieduta personalmente da Enrico Mattei fino almomento della sua scomparsa. La centrale erasituata a Torre Astura, vicino Latina, e aveva unapotenza di 210 MW. Il reattore raggiunse lacriticità, cioè si verificò in esso la prima reazione acatena in grado di autosostenersi, il 27 dicembre1962. Questa fase non rappresentava ancoral’inizio della produzione: questa avvenne per laprima volta nel maggio 1963; la centrale effettuòallora il “primo parallelo” con la rete elettrica,cioè fu posta in condizione di immettervi l’energiaprodotta. Per facilitare questo passaggio nel 1962era stato anche costruito un elettrodotto Roma-Latina-Garigliano-Napoli, realizzato da unasocietà paritetica ENI-IRI: esso costituirà in seguitouno dei passaggi cruciali nel collegamentoelettrico fra Centro e Sud Italia. La centraleraggiunse poi la potenza nominale per cui erastata costruita nel dicembre 1963, ed entrò infunzione come produzione commerciale nelgennaio 1964.Nel giugno 1963, frattanto aveva raggiunto lacriticità la centrale costruita dalla SENN alla focedel Garigliano. Come si è già detto, la SENN era

The first nuclear power station to beginoperations was the one promoted by ENI andbuilt by SIMEA, on which construction workbegan in November 1958. The SIMEA companywas a joint venture between Agip Nucleare (75%)and Finelettrica IRI (25%), chaired (until his death)personally by Enrico Mattei. Located at TorreAstura, near Latina, the power station had a 210MW capacity. The reactor reached criticality –that is to say, it achieved its first self-perpetuatingchain reaction – on 27 December 1962. This didnot yet mark the beginning of generation; thatfirst took place in May 1963, when the reactorwas linked up to the electricity network andbegan despatching the energy that it generated.To make this possible, in 1962 a joint ENI-IRIventure built a power line linking Rome, Latina,Garigliano and Naples, which would later becomeone of the key electrical linkups between centraland southern Italy. The power station achievedthe nominal power capacity for which it was builtin December 1963, and began commercialgeneration in January 1964.In June 1963, the SENN power station built at themouth of the Garigliano reached criticality. Asnoted previously, SENN was founded after thestate-owned companies pulled out of SELNI; thecompany built its power station through a deal(and with funding from) the EBRD, under theauspices of the ENSI project. SENN had been awholly-managed IRI company, though itsshareholders included not just Finelettrica butFinmeccanica (15%) and Finsider (10%). Siteconstruction began in November 1959, exactlyone year after SIMEA began site work at Latina,but the reactor reached criticality in a shorterspace of time, just six months after the otherpower station. The Garigliano power stationreached its lower nominal power capacity (of 160MW) in May 1964, and then immediately began

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

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nata con l’uscita delle società pubbliche dalcapitale della SELNI, e aveva realizzato la centralegrazie a un accordo e al finanziamento della BIRS,nell’ambito del progetto ENSI. La SENN era unasocietà sotto il totale controllo dell’IRI, ma al suocapitale partecipavano, assieme alla Finelettrica,anche la Finmeccanica (con il 15%) e la Finsider(col 10%). La costruzione era iniziata nelnovembre 1959, esattamente un anno dopol’avvio del cantiere della SIMEA a Latina, ma lacriticità del reattore fu raggiunta in tempi piùbrevi, appena sei mesi dopo quella dell’altracentrale. La centrale del Garigliano aveva unapotenza nominale più bassa (160 MW), che furaggiunta nel maggio 1964, e fuimmediatamente seguita dall’avvio delfunzionamento commerciale; il primo parallelodella centrale con la rete era avvenuto nelgennaio 1964. Se a Latina tra l’inizio dellacostruzione e l’entrata in servizio commercialedella centrale erano trascorsi 5 anni e due mesi,per il Garigliano erano occorsi 4 anni e sei mesi.Dello stesso ordine fu il tempo necessario tral’inizio della costruzione della centrale SELNI di

commercial generation. The power station wasinitially connected to the network on January1964. Five years and two months elapsedbetween the start of construction and the start ofcommercial generation at Latina, compared withfour years and six months at Garigliano.It took about the same amount of time betweenthe start of construction at the SELNI powerstation at Trino Vercellese, in July 1961, and thestart of commercial generation, which began inDecember 1965. This power station reachedcriticality in June 1964, just 15 days after thereactor was fuelled. It was first connected to thenetwork in October 1964. Recalling the many obstacles put in their path byIppolito’s CNRN and by competing publicly-fundedcorporations in order to delay construction of thepower station, SELNI Chairman Giorgio Valeriolater wrote: “Owing to factors completely beyondour wishes, which, if fully documented, wouldlook more like a whodunnit than an account of aserious industrial undertaking, the building of thispower station cost truly unimaginable amounts oftime and effort.”22

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Centrale del Garigliano, 1965. A destra, sezione della sfera di contenimento dei fluidi dal circuito del reattore.

The power station at Garigliano, 1965. Right: a cross-section of the reactor circuit fluid containmentdome.

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Trino Vercellese, nel luglio 1961, e la sua entratain funzione commerciale, nel dicembre 1965. Lacentrale aveva raggiunto la criticità nel giugno1964, dopo appena quindici giorni dall’inizio delcaricamento del reattore; il primo parallelo con larete era avvenuto nell’ottobre 1964. “La suarealizzazione – scriveva il presidente della SELNIGiorgio Valerio, ricordando i numerosi ostacolifrapposti da parte del CNRN di Ippolito e delleindustrie pubbliche concorrenti per ritardare lacostruzione della centrale – per fatti del tuttoestranei alla nostra volontà e il cui racconto tuttodocumentato rassomiglierebbe molto più a unromanzo giallo che alla cronistoria di una seriarealizzazione industriale, è costata tempo efatiche veramente inimmaginabili”22. La centraledi Trino era stata il risultato dello sforzocongiunto di buona parte dell’industria privataitaliana, non solo elettrica: alla SELNIpartecipavano infatti le società elettriche delGruppo Edison, a cui si doveva l’iniziativa, con laSADE, la STE, la Valdarno, la Società GeneraleElettrica della Sicilia, ma anche la Falck el’Italcementi.Alla SELNI partecipava anche un ente elettricopubblico, risultato della nazionalizzazione elettricafrancese, la EdF, “anch’essa come le altrepartecipanti – scriveva ancora l’ingegner Valerio –interessata ad acquisire le cognizioni el’esperienza che ci si riprometteva di ottenere”.Vale la pena di ricordare, a questo proposito, cheall’inizio degli anni Sessanta l’Italia era proiettatapiù avanti della Francia come produzione dienergia da fonte nucleare. E perché l’esperienza

The Trino power station was a joint effort thatbrought together much of Italy’s privateenterprise sector, and not just electricitycompanies at that. SELNI equity was held byEdison Group electricity companies – the drivingforce behind the venture – along with SADE, STE,Valdarno, Società Generale Elettrica della Sicilia,and also Falck and Italcementi.SELNI also included a publicly-owned organization:EdF, the nationalized French electricity company.According to Valerio, “EdF was, like the otherparticipants, interested in gleaning knowledge andexperience from the exercise.” In the early Sixties, Italy was actually ahead ofFrance in nuclear power generation. But whywould the Trino project be more appealing to theFrench than the other projects underway in Italyat that time? The first to be planned but the lastto be built, the SELNI power station had uniquecharacteristics that went beyond the technology.For a start, there was the plant’s power capacity,

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Rotore di bassa pressione per la turbina per 180.000kW durante la lavorazione presso la centrale

di Trino Vercellese. Sotto, una veduta della centrale “Enrico Fermi” di Trino Vercellese, 1966.

A low-pressure rotor for the 180,000 kW turbine during assembly at the Trino Vercellese

power station. Below: the “Enrico Fermi” powerstation, Trino Vercellese, 1966.

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di Trino appariva ai francesi più interessante dellealtre in corso in Italia? Ideata per prima erealizzata per ultima, la centrale della SELNI avevacaratteristiche particolari rispetto alle altre, nonsolo ovviamente come filiera, ma anche comepotenza dell’impianto. Questa era statainizialmente prevista per 134 MW, portata a 165nel 1959, quando il contratto con laWestinghouse aveva dovuto essere rinegoziatoper ragioni finanziarie oltre che tecniche epolitiche, era poi salita a 180 MW all’inizio deilavori, ed era infine divenuta di 270 MW, grazieall’aggiunta di una seconda turbina. Questo nefaceva, al momento dell’inaugurazione, uno deireattori nucleari più grandi al mondo, e fra i treitaliani quello nel quale il costo di produzionedell’energia era più basso (L.7/kWh).

Le tre centrali presentavano anche altri aspettiinteressanti: in tutti e tre i casi i committentiitaliani avevano ordinato impianti ancorasperimentali, senza prototipo in esercizio, costruitiin parallelo con le prime realizzazioni di reattoridello stesso tipo negli Stati Uniti e nel RegnoUnito. Il prototipo della centrale SELNI di Trino erala centrale Yankee di Rowe, nel Massachusetts,che iniziò la produzione nel 1961: solo per iritardi della centrale italiana quella di Rowe entròin esercizio prima che la costruzione di Trino fosseiniziata, cosa di cui l’impianto italiano in qualchemodo si giovò. Il prototipo della centrale SENNdel Garigliano era invece il reattore di Dresden,vicino a Chicago, entrato in funzione nel 1960.L’impianto di riferimento della centrale SIMEA aLatina era invece il reattore inglese di Bradwell. Lesocietà elettronucleari italiane si mossero dunquein parallelo, con le loro commesse, alla fase pre-commerciale del Power Reactor DemostrationProgram (PRDP) dell’amministrazionestatunitense, che tra il 1955 e il 1963 aveva visto

which rose from an initial planned 134 MW, in1959, to 165 MW, at the time that the contractwith Westinghouse had to be renegotiated forfinancial, technical and political reasons, beforerising again to 180 MW at the start of work, andin the end, after the addition of a second turbine,reaching 270 MW. When it was inaugurated, itwas one of the world’s largest nuclear reactors.Out of Italy’s three reactors, it also had the lowestenergy generation cost (7 lire/kWh).

All three power stations had a number ofinteresting characteristics. In all three cases,Italian purchasers had ordered plants that werestill experimental, for which no prototypes wereactually up and running, and which were builtconcurrently with the first reactors of their type inthe US and UK. The prototype of the SELNIpower station at Trino was the Yankee at Rowe,Massachusetts, which began generating in 1961.Indeed, the only reason why the Rowe plantstarted generating electricity before work beganat Trino was because of construction delays inItaly, which, in the end, proved to be of somebenefit to the Italian plant. The prototype of theSENN power station at Garigliano was theDresden reactor, near Chicago, which beganoperating in 1960. The blueprint for the SIMEAplant at Latina was the Bradwell reactor inEngland. Italy’s nuclear electricity companies’commissions were made in parallel, during thepre-commercial phase of the US administration’sPower Reactor Demonstration Program (PRDP),which between 1955 and 1963 convinced manyutilities to place orders with contractor companiesand take advantage of government subsidies.SENN was one company that took advantage of aUS government subsidy.The consequences of plant technology beingimmature only became apparent during plant

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molte utilities fareordinazioni alleindustrie costruttriciusufruendo di sussidigovernativi. È inquesto quadro cheanche la SENN usufruìdi un contributo delgoverno americano.Le conseguenze dellascarsa maturitàtecnologica degliimpianti si videro nellasuccessiva fase di esercizio delle centrali, con duelunghe fermate del reattore di Trino e la chiusuradel Garigliano nel 1981, sei anni prima che ilreferendum fermasse le altre centrali.Nell’insieme, la centrale di Latina diede leprestazioni migliori, registrando unfunzionamento accettabile e continuononostante i problemi legati alla corrosione dialcune parti del reattore, che in alcune fasi neridussero del 20% la potenza. L’alto costo direalizzazione degli impianti nucleari e il costo diesercizio relativamente basso avevanoun’incidenza diretta sul costo del kWh nucleare,che risultava tanto più ridotto, quanto piùelevata e continua era la produzione di elettricitàe dunque l’affidabilità degli impianti. “Tenutoconto della incidenza di grande rilievo chel’affidabilità ha sul costo di produzione del kWh– scriveva Angelini nel 1970 – appare evidente lanecessità di ponderare con la massimaattenzione l’opportunità di economie nel costo diimpianto, che potrebbero comportare unaminore affidabilità, e quindi in ultima analisi unosvantaggio, o di adottare soluzioni tecniche piùcomplesse che a migliori prestazioni potrebberofar corrispondere un rischio maggiore didiscontinuità”.

operations. The Trinoreactor had to be shutdown twice for longperiods, while theGarigliano reactor wasdefinitively shut downin 1981, six years

before a referendum in Italy led to all of Italy’splants to be shuttered. Overall, the Latina powerstation performed better than the others,working acceptably and continuously despiteissues with corrosion in some parts of the reactor– a problem that, at certain times, reduced powerby 20%. The high cost of building nuclear plantsand their relatively low running costs have adirect effect on the cost per kWh of nuclearpower, which becomes lower and lower thehigher and more continuous electricity generation– and therefore plant reliability – is. “Bearing inmind the enormous importance of reliability ongenerating costs per kWh,” Angelini wrote in1970, “it is clear that the utmost considerationshould be given before trying to cut plant costs.Such moves could result in lower reliability, andtherefore, in the final analysis, are self-defeating;equally, adopting more complex technicalsolutions to improve performance could also endup raising the risk of greater outages.”Once work had been completed and the plantswere up and running, all of the power stationsthat had been ordered prior to nationalizationwere handed over to ENEL. The necessary decreeswere published in October 1963 (Latina),December 1964 (Garigliano), and January 1965

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Veduta della centraledella SIMEA di Latina,1966.

The SIMEA power station at Latina, 1966.

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Iniziati prima della nazionalizzazione, gli impiantiultimati e pronti per l’esercizio dovevano essereconsegnati all’Enel. I relativi decreti furono emessinell’ottobre 1963 (Latina), nel dicembre 1964(Garigliano), e nel gennaio 1965 (Trino), anche sel’effettivo trasferimento all’Enel richiese oltre unanno, ed ebbe luogo nel dicembre 1964 perquanto riguarda Latina, e nel gennaio e febbraio1966 rispettivamente per il Garigliano e per Trino:nell’insieme si trat tava di una potenza di oltre600 MW, con una produzione che raggiunse nel1965 i 3,5 miliardi di kWh, pari al 4,2% dellaproduzione totale di energia elettrica; quando nelsettembre 1964 si aprì la nuova con ferenza diGinevra, l’Italia poteva presentarsi come il terzopaese oc cidentale per potenza elettronucleare inesercizio, dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.In conclusione vale la pena di osservare che le trecentrali furono realizzate in tempi ragionevoli(circa cinque anni), rispettando il calendarioprestabilito, e rimanendo all’interno dei costipreventivati: tre eventi che non si realizzerannopiù. Con la fine della terza fase del PRDP, nel1963, e con la disponibilità dei costruttori (primaGeneral Electric e poi Westinghouse) a venderecentrali nucleari a prezzo fisso e chiavi in mano, sifa iniziare convenzionalmente la “fasecommerciale” degli impianti nucleari. Ed è inquesta fase che si trovò a operare l’Enel, che purpotendo far tesorodell’esperienza acquisita congli impianti “di primagenerazione”, dovettemisurarsi con un mercatonucleare strutturalmentediverso e nuove condizionisocio-politiche al contorno. Inumerosi ostacoli incontratidalla centrale di Trino, poi,prefigurano in un certo

(Trino). Actual transfer to ENEL, however, requiredanother year, and took place in December 1964for Latina, and January and February 1966respectively for Garigliano and Trino. All together,the capacity of these three power stationsexceeded 600 MW; in 1965 they generated a totalof 3.5 billion kWh, corresponding to 4.2% of allelectricity generated in Italy that year. In September1964, when the new Geneva Conference openedits doors, Italy sat down at the table as the world’snumber three electronuclear power generator,after the US and Great Britain. It is worth noting that Italy’s three power stationswere built within a reasonable length of time(around five years), kept to schedule, and came inon budget – three things that were neverachieved again. The “commercial phase” of nuclear power stationconstruction officially began after phase three ofthe PRDP came to an end in 1963, whencontractors (first General Electric, thenWestinghouse) began to sell “turnkey” nuclearpower stations at a fixed price. This was the pointat which ENEL became a nuclear player. Despitethe fact that it could leverage the experienceacquired with the “first generation” plants, it hadto move in a structurally different nuclear market,and face a whole new set of social and politicalchallenges. The many obstacles that the Trino

power station had had toovercome in many waysanticipated the difficulties –not all of which where eithertechnical or inevitable –which would beset Italy’sfuture nuclear development.

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Veduta della parte superiore del reattoredella centrale di Trino Vercellese con i meccanismi per il comando delle barre di regolazione, giugno 1964.

The upper portion of the reactor at the Trino Vercellese power station,including the rod adjustment mechanism,June 1964.

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senso le difficoltà, non tutte di carattere tecnico enon tutte inevitabili, che cospargeranno diostacoli il futuro sviluppo del nucleare italiano.

I progetti di sviluppo: speranze e delusioni

Nel giugno 1963 la rivista del CISE “EnergiaNucleare” pubblicava un intervento di MarioSilvestri sulla questione della competitivitàeconomica dell’energia nucleare: “Senza alcunannuncio di fanfare, senza che alcun importantepersonaggio avesse l’occasione di pronunciareuna frase celebre (un’occasione perduta, dunque)la competitività è arrivata. È uscita dal cantone esi è fatta prendere. Non altrimenti è possibilespiegare il rovesciamento di giudizi, di spirito, chesi è prodotto in questi ultimi mesi. L’ingressodell’energia nucleare sulla scena dell’economicitàè stato poco spettacolare anche perché èavvenuto attraverso una porticina che ormai daipiù veniva considerata in disuso o per lo menosecondaria. Questa porticina rappresenta losviluppo dei reattori di tipo più conservativo:

Projects for Development: Hopesand Disappointments

In June 1963, CISE’s magazine, “EnergiaNucleare”, published a speech by Mario Silvestrion the issue of nuclear power’s competitiveness:“With no fanfare, without any importantpersonages having the opportunity to give afamous speech (a lost opportunity, in truth),competitivity has arrived. It has left the corral andallowed itself to be lassooed. That’s the onlyexplanation for the change in opinions, and inpeople’s approach, that we have witnessed in thelast few months. The arrival of nuclear energy asan economically-viable alternative has not been asong and dance because it snuck in through theback door. This back door is the development ofmore conservative reactors: water and gas-graphite reactors.”Though in truth a little premature, this assertionmarked a general change in the prevailingclimate. In March 1964, in the same magazine, V.Schirone, who worked at Agip Nucleare, reportedon the results of the first six months of output atthe Latina gas-graphite power station, and boreout Silvestri’s assertion. However, as Carlo

Lombardi notes in his contribution toStoria dell’industria elettrica in Italia,economic competitivity “arrived ratherunexpectedly in 1967”.23

Between 1963 and 1965, theapproach to nuclear power in Italy wassomewhat schizophrenic, what withthe start-up of the country’s firstreactors, their transfer to ENEL, andthe CNEN’s responsibility forsupervision, requests, andauthorization for operation. Duringthis same period, Ippolito was being

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Veduta della sala di carico e scaricodel combustibilenella centrale della SIMEA a Latina, 1963.

The fuel loadingand unloadingroom at the SIMEApower station,Latina, 1963.

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quelli ad acqua e quelli a gas-grafite”. Questaprevisione, sebbene leggermente prematura,registrava un generale cambiamento di clima; adessa si associava nel marzo 1964 sulla stessarivista V. Schirone, dell’Agip Nucleare,commentando i risultati del primo semestre diproduzione della centrale di Latina, a gas-grafite,e quindi nella linea indicata da Silvestri. In realtà,come ha scritto Carlo Lombardi nel suocontributo alla Storia dell’industria elettrica inItalia, il raggiungimento della competitivitàeconomica “avvenne abbastanzaimprovvisamente nel 1967”23.In realtà nel triennio 1963-1965 l’attenzione sulnucleare italiano risentiva di una certa dose dischizofrenia: da un lato l’avvio delle primecentrali, il loro trasferimento all’Enel, il loro esameda parte del CNEN, la richiesta e il rilascio dellelicenze di esercizio; dall’altra la destituzione e ilprocesso a Ippolito, e la ridefinizione delle attivitàdel CNEN ad opera di una commissione tecnicaguidata da Mario Silvestri, con la chiusura di unaserie di programmi contro i quali lo stesso Silvestriaveva polemizzato negli anni precedenti. Lasituazione migliorò in seguito, con il “librobianco” sull’energia nucleare fatto pubblicare dalministro dell’Industria Giuseppe Medici, e con lanomina di Carlo Salvetti alla vicepresidenza delCNEN. Nel frattempo Angelini e il suo staffavevano dovuto occuparsi dell’organizzazionecentrale e territoriale dell’Enel e dell’integrazioneal suo interno fra le componenti provenienti dallesocietà ex Finelettrica e quelle provenienti daglielettroproduttori privati; vi erano inoltre problemimolto urgenti da affrontare, come l’unificazione,la standardizzazione e il completamento della reteelettrica nazionale. Per quanto riguarda ilnucleare, del resto, l’Enel acquisì insieme allecentrali anche le risorse umane qualificate edesperte che potevano in una prima fase portare

defenestrated and sent for trial, and the CNEN’sresponsibilities were being curtailed by a technicalcommittee led by Mario Silvestri, resulting in theclosure of a number of programmes that Silvestrihad opposed in previous years. Things improved from hereon in, with a “whitepaper” on nuclear power issued by Minister ofIndustry Giuseppe Medici, and Carlo Salvetti’sappointment as Deputy Chairman at CNEN.Meanwhile, Angelini and his staff were getting togrips with organizing ENEL’s central andgeographical structure, and merging togetherlegacy assets from the former Finelettricacompanies and the former private electricitygenerating firms. The new organization had anumber of pressing issues to deal with, mostnotably unification, standardization, andcompletion of the national grid. On the nuclearpower front, ENEL had taken on not just thepower stations but highly-trained, specialisthuman resources who were more than capable ofrunning what was already in operation.As far as industrial development was concerned,major advances were underway in the US.Technological progress and a significant boost tothe power output of individual nuclear units,without a major increase in the (still large) capitalrequirements, promised economies of scale thatwere especially impressive for water reactors, andmarked an important step towards economic

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Due tecnici all’operanella zona del reattorenella centrale della SENN al Garigliano, 1966.

Two engineersworking in thereactor area at theSENN power station,Garigliano, 1966.

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avanti più che bene la gestione dell’esistente.Sul fronte dello sviluppo industriale, in questistessi anni si verificarono negli USA novitàimportanti: innanzitutto l’evoluzione tecnologicae un forte aumento delle potenze unitarie deireattori, senza un sostanziale incremento del purnotevole onere di capitale, realizzarono un effettodi scala che fu particolarmente rilevante nel casodei reattori ad acqua, e che fece fare unimportante passo verso la competitivitàeconomica; inoltre l’offerta di centrali nucleari aprezzi molto contenuti da parte dell’industrianucleare americana diffuse la sensazione di unprodotto ormai maturo e miglioròl’atteggiamento del mercato verso la nuovatecnologia; infine il boom delle ordinazioni dicentrali elettriche negli Stati Uniti seguito alblack-out di New York del 1966, portò nel 1967all’ordinazione di ben trenta centrali nucleari.Questa situazione “si riverberò in modoamplificato sulla situazione italiana – scriveancora Lombardi – che, allora caratterizzata daforti crescite dei consumi energetici, diventavasempre più dipendente dalle importazioni dipetrolio. Ciò avveniva anche per i consumielettrici, non più soddisfatti come per il passatodalla fonte idroelettrica”. Fu così che già nel1966 sia Salvetti che Angelini confermarono, insedi diverse e in varie occasioni, l’intenzione didare vita a un intenso programma di costruzionedi centrali nucleari.Non è questo il luogo per analizzare in dettagliole previsioni relative al fabbisogno elettrico e ilruolo specifico attribuito in assoluto e inpercentuale alla fonte nucleare nella copertura diquel fabbisogno. Come è noto, se le previsionirelative alla domanda si dimostrarono corrette, oalmeno in linea con quanto era possibileprevedere con i mezzi e i dati allora disponibili, leprevisioni sul nucleare non si avverarono se non

competitivity. Moreover, now that US companieswere offering nuclear reactors at much lowerprices, there was an increasing belief that theproduct was now mature, and the marketimproved its outlook on the new technology. Lastbut not least, the boom in orders for electricitypower stations in the US following the 1966 NewYork blackout led, the following year, to thirtynuclear power stations being commissioned.Lombardi noted that these events “had awidespread echo on the situation in Italy, wherestrong growth in energy consumption had madethe nation increasingly dependent on oil imports.Electricity consumption was also affected, ashydroelectric power was no longer sufficient tocover demand.” In 1966, Salvetti and Angeliniindependently and on multiple occasionsannounced that a major nuclear power stationbuilding programme was on the cards.We do not have scope here to undertake adetailed analysis of forecasts of Italy’s electricityneeds, nor of the specific allocation in absoluteand percentage terms of nuclear energy’s role incatering to this demand. It is generally acceptedthat forecasts for demand were accurate, or atleast, they were as accurate as they could be,considering the means and data available at thetime. However, predictions about the growth ofnuclear energy proved to be highly optimistic.Here, our interest lies in what was actually done,and what caused the gap between ambitiousplans and much less impressive results. In 1967, ENEL decided to move into anoperational phase and build Italy’s fourth nuclearpower station. That August, the company sent anumber of Italian and international contractorsthe technical specifications for this new power

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Pubblicità per promuovere le inserzioni sul periodico“Energia Nucleare” edito dal CISE, 1963.

Advert to encourage theplacement of advertisingin CISE’s “EnergiaNucleare” magazine,1963.

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in misura minima. Interessa piuttosto ripercorrere,in questa sede, ciò che fu effettivamente fatto, equali ordini di problemi impedirono larealizzazione di progetti che erano assai piùambiziosi di quanto realizzato. Nel 1967 l’Eneldecise dunque di passare alla fase operativa perla costruzione di una quarta centrale nucleare, ein agosto inviò ad alcuni costruttori italiani estranieri le specifiche tecniche per la nuovacentrale; la gara era articolata in due fasi, laprima delle quali, chiusa il 31 gennaio 1968,prevedeva l’offerta delle prestazioni e dei datitecnici generali, senza indicazione dei prezzi.L’ente ricevette tre offerte, ciascuna delle qualipresentata congiuntamente da imprese italiane estraniere, che sostanzialmente proponevanomodelli più avanzati e di maggior potenzanell’ambito delle tre filiere già sperimentate inItalia, vale a dire a gas, ad acqua bollente e adacqua in pressione. Dopo un esame delleproposte ricevute, e la richiesta di aggiunte evarianti, la gara portò nel 1969 all’ordinazione diuna centrale da 850 MW, ad acqua bollente; ilcostruttore prescelto era l’Ansaldo MeccanicoNucleare (AMN) e la statunitense GETSCO(General Electric).Per la localizzazione della centrale fu sceltaCaorso, sul Po, nei pressi di Piacenza. Il contrattocon le imprese costruttrici fu firmato nel marzo1970, e i lavori presero avvio a ottobre. Laconsegna dell’impianto era prevista dopo 62 mesidall’avvio dei lavori (la stessa tempistica dellacentrale di Latina), portati poco dopo a 65. Nellarealtà la costruzione fu ultimata nel giugno 1976,quando la centrale fu consegnata al gruppo dicaricamento del combustibile. Il primo carico dicombustibile arrivò in centrale nell’ottobre 1976,ma le prove tecniche dell’impianto prima diprocedere al caricamento effettivo durarono finoal novembre 1977. La centrale raggiunse la prima

station. The call for tenders was split into twostages: the first, which closed on 31 January1968, called for bids covering performance andgeneral technical data, but no pricing. Theorganization received three bids, each of whichwas submitted by an Italian/non-Italian jointventure. Essentially, each bid proposed moreadvanced and higher power models than thethree technologies already built in Italy: gas,boiling water and pressurized water. Afterexamining the bids, and requesting a number ofadditions and variations, in 1969 the call fortenders ended with placement of an order for an850 MW boiling water reactor from winningbidder Ansaldo Meccanico Nucleare (AMN) andits US partner GETSCO (General Electric).The location selected for the power station wasCaorso, on the Po River, near the town ofPiacenza. The contract was signed with thecontractor companies in March 1970, and workbegan that October. The plant was due to bedelivered 62 months after the start of work – thesame length of time it took to build the Latinapower station – though this was subsequentlyrevised to 65 months. In reality, construction wascompleted in June 1976, when the power stationwas handed over to the fuelling team. The firstload of fuel reached the power station in October1976, but technical testing of the plant, prior tofuelling proper, continued until November 1977.The power station first reached criticality a monthlater, and in May 1978 was first connected to thegrid. Full power was achieved in March 1980,and one month later, after completion of the finalinspection checks, the plant began commercialgeneration. The Caorso power station was,ultimately, the only one that ENEL built prior tothe 1987 referendum. As construction work went ahead on the fourthpower station, ENEL began planning a fifth

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criticità un mese dopo, e nel maggio 1978effettuò il primo parallelo con la rete; la pienapotenza fu raggiunta nel marzo 1980, e in aprile,dopo le prove di garanzia fu avviata laproduzione commerciale. La centrale di Caorso fualla fine l’unica costruita dall’Enel prima delreferendum del 1987. Mentre procedeva lacostruzione della quarta centrale, comunque,l’ente aveva provveduto a metterne in cantiereuna quinta, le cui procedure furono predispostenel 1968, rispettando grosso modo il ritmo diordinazioni indicato due anni prima. Già nelsettembre 1969, però, nella relazioneprogrammatica inviata al Parlamento dal Ministrodell’Industria si leggeva: “Per quanto riguarda ilfuturo più lontano, data la rapiditàdell’evoluzione in corso nel settore nucleare,l’Enel ritiene che l’impostazione di un programmadefinito avrebbe scarso significato; prevede però

power station, establishing procedures forconstruction in 1968 and more or less keeping upthe pace of orders announced two years earlier.By September 1969, a planning report submittedto Parliament by the Ministry of Industrycontained the following information: “As regardsthe more distant future, given the rapid evolutionof the nuclear industry, ENEL is of the opinionthat it would be relatively meaningless toestablish a set plan. However, between 1970 and1980 the organization does not expect there tobe any slowdown in the rate of nuclear powerstation construction; on the contrary, the pace ofdevelopment may accelerate, in view of potentialfuture gains in knowledge, and higher demandfor electricity.”24

What had brought about this change? Severalthings. To begin with, in 1969 securityregulations for the construction and operation

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Lettera del presidente Enel, Vito Antonio Di Cagno, alla Direzione Generale delle Fonti di energia e delle industrie di base del Ministero dell’Industria,Commercio e Artigianato sull’autorizzazione alla costruzione di nuove centrali, 13 febbraio 1969.

A letter from ENEL Chairman Vito Antonio Di Cagno to the General Manager of power sources and basicindustry at the Ministry of Industry, Trade and Crafts,requesting authorization to build new power stations,13 February 1969.

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che nel periodo 1970-1980 non si avrà unregresso nel ritmo di costruzione degli impiantinucleari, ma che anzi è possibile un suoacceleramento, considerato che allora saràmaturata ulteriore esperienza al riguardo e che ifabbisogni di energia elettrica sarannoaumentati”24.Cosa era accaduto? La risposta è molteplice.Innanzitutto, nel 1969 si era avuto negli StatiUniti un inasprimento delle norme di sicurezzarelative alla costruzione e all’esercizio delle nuovecentrali. Questo evento aveva evidentementedelle ricadute su tutto il mercato, e anchesull’Italia. Dal 24 febbraio al 6 marzo 1970 duedirigenti dell’Enel, l’ingegner Franco Velonà el’ingegner Achille Terzano furono inviati negliUSA per verificare le nuove norme e la lororicaduta su impianti con caratteristiche simili aquelli in esercizio o inprevisione d’ordine inItalia. L’adozione dellenuove norme disicurezza aveva deiriflessi di non pococonto sui costi.Inoltre, proprio sulfronte finanziariol’Enel era in affanno,stretto fra le tariffeelettriche ferme da undecennio e l’allarmedella Corte dei Contisui livelli diindebitamento, chenon potevano essereulteriormenteampliati, secondo ilgiudizio dellamagistratura contabileriportato nella

of new power stations had been tightened inthe US. This had obvious repercussions acrossthe market, including in Italy. Two seniormanagers from ENEL, Franco Velonà and AchilleTerzano, travelled to the US between 24February and 6 March 1970 to find out moreabout these new regulations, and to assesswhat impact they were likely to have on powerstations similar to those either already inoperation or likely to be ordered in Italy.Adoption of these new security regulations hadfar from insignificant repercussions on costs.ENEL was already having to cope with financialdifficulties, what with electricity prices frozenover the previous decade, and the PublicAccounting Office had begun to expressconcern over the organization’s levels of debt,which, in an opinion expressed in a report sent

to Italy’s parliament inDecember 1969, should notbe allowed to grow anyfurther.25

To all intents and purposes,ENEL’s plan to order onenew nuclear power station

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Appunto del direttore generaledelle Fonti di energiae delle industrie di base al Ministro dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato sul programma delle nuovecentrali nucleari e la valutazione dei corrispondenti investimenti, 20 dicembre 1973.

A note from the GeneralManager of power sources and basic industry at the Ministry of Industry, Trade and Crafts on theprogramme to build new nuclear power stations, including his assessment of the investments required, 20 December 1973.

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relazione inviata al Parlamento nel dicembre196925. In buona sostanza, l’intenzioneprogrammatica di ordinare una centrale nucleareall’anno, ribadita anche nelle relazioni annualiEnel del 1971 e del 1972, non poteva trovarepratica attuazione per un problema di soldi: l’Eneldoveva infatti pagare ogni anno il rateo degliindennizzi elettrici e fare fronte alle necessitàimmediate di aumento della produzione e dicompletamento del sistema elettrico nazionale; lerisorse disponibili non permettevano quindi diordinare gli impianti nucleari che sarebbero statinecessari. E infatti della quinta centrale di cui siera parlato nel 1968 non si fece più cenno.Alla fine degli anni Sessanta si poteva quinditoccare con mano che aver caricato l’ente degliindennizzi elettrici, non averlo provvisto di unfondo di dotazione, e non voler mettere mano auna ristrutturazione delle tariffe (tutte decisionipolitiche indipendenti dalla volontà delladirigenza Enel e CNEN) aveva come prezzo larinuncia a sviluppare adeguatamente quella chein tutti i paesi industrializzati era ormaiconsiderata la fonte energetica del futuro. Vaaggiunto, a scanso di equivoci, che l’Enel fecefronte egregiamente a tutti i suoi compitistatutari, e che proprio per questo, sul nucleare,dopo aver ordinato la quarta centrale, dovettelimitarsi a fare “rivendicazioni” nei confrontidell’autorità politica. In questa chiave vaprobabilmente letto il continuo rilancio delprogramma nucleare come unica soluzionepossibile al problema dei consumi energetici edelettrici del Paese: una battaglia nella qualeAngelini si impegnò in prima persona finché fu aivertici dell’Enel e anche dopo. Su tale rilancio,divenuto a un certo punto non realistico intermini di fattibilità, benché pienamentegiustificato in termini di necessità, è statoespresso un giudizio critico sia da parte dei

per year, which continued to be the company’sstated intention in its 1971 and 1972 annualreports, could not be implemented owing tofunding problems. ENEL’s annual outgoingsincluded payment of electricity compensationpayment fees; it also had to cater to immediatedemand for increased generating output, and atthe came time complete the National Grid. Onceit had addressed all of these issues, insufficientfunds remained to order the nuclear powerstations that were required. Suddenly, there wasno more mention of the fifth nuclear powerstation that had been announced in 1968.By the end of the 60s, it was clear that loadingthe organization with responsibility for payingelectricity compensation fees, failure to provide itwith an endowment fund, and failure to embarkupon an overhaul of pricing – all of which werepolitical decisions, and had nothing to do withthe desires of ENEL or CNEN management –entailed the cost of failure to develop what, in allindustrialized nations, was considered the energysource of the future.For the record, ENEL admirably acquitted all of itsstatutory duties. Indeed, it was precisely for thisreason that after placing an order for the fourthpower station, the organization could do littlemore than lobby the political authorities. At everyopportunity, ENEL championed a nuclearprogramme as the only feasible solution to thecountry’s energy and electricity demand issues.For as long as he was at the helm of ENEL, andindeed beyond that, Angelini fought his cornerhard. Commentators of the day and a number ofhistorians opposed the idea of reprising thenuclear programme, which, though justified interms of demand, became unfeasible. However,in all likelihood the jury will remain out on thistopic for quite some time.

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commentatori dell’epoca, sia da parte di alcunistudiosi, in sede storica; ma su questo è probabileche la discussione resti aperta a lungo.

La crisi petrolifera e il rilancio del programmanucleare

Nella primavera del 1973, dopo dieci anni dallanazionalizzazione, il presidente Di Cagno fusostituito al vertice dell’Enel da Angelini. Era l’annodella guerra del Kippur: in autunno per la primavolta i paesi dell’Occidente industrializzato poteronotoccare con mano il peso politico ed economicodella dipendenza dal petrolio, e questo contribuì ingenere ad accelerare i programmi di sviluppodell’energia nucleare. Per quanto riguarda l’Italia lacrisi del 1973 viene spesso ricordata per le drastichemisure di contenimento dei consumi petroliferinell’autunno-inverno: tuttavia fra gli eventi notevolidell’anno (in negativo) si devono annoverare ancheil primo tasso di inflazione a due cifre (12%) deldopoguerra, l’aumento del tasso di sconto al 6,5%e di quello sulle anticipazioni al 9%, nonchél’imposizione di un massimale sugli impieghibancari per limitare il ricorso al credito da partedelle imprese; il tutto dopo un 1972 che era statodi ripresa per tutte le economie occidentali salvoquella italiana. Per l’Enel, invece, il 1973 è l’anno incui viene concesso (legge 253) un fondo didotazione di 250 miliardi in cinque anni (cioèsoltanto 50 miliardi di lire l’anno), la riforma delletariffe finalizzata “a permettere all’Ente di realizzareprogrammi a lungo termine di sviluppo del settoreenergetico, con particolare riguardo per il settorenucleare” (art. 6), e la garanzia dello Stato sulleobbligazioni emesse.

The Oil Crisis and a RevampedNuclear Programme

In the spring of 1973, one decade afternationalization, Angelini took over from Di Cagnoas ENEL chairman. By the autumn of the year thatthe Yom Kippur War was fought, for the firsttime Western industrialized nations bore thebrunt of the political and economic liabilities oftheir reliance on oil. In most of these countries,this realization led to an acceleration of nuclearenergy development programmes.In Italy, the 1973 crisis is often remembered forthe drastic measures that were introduced thatautumn and in the winter of 1974 to cap oilconsumption. That year, a confluence of negativeevents took place: for the first time since the war,the inflation rate hit double figures (12%); thediscount rate rose to 6.5%, and the advance ratepeaked at 9%; in addition, a ceiling was imposedon bank lending to limit business access to credit.All this took place after a year (1972) in which allWestern economies except Italy experiencedeconomic recovery.For ENEL, 1973 was the year that Law no. 253guaranteed the organization a 250 billion lirefive-year endowment fund (corresponding to just50 billion lire per year); a price review wasundertaken “to enable the organization toconduct long-term energy industry development,particularly in the nuclear sector” (article 6), andthe Italian State stepped in to guarantee bondsthat the organization had issued.These measures – the endowment fund inparticular – were too little, too late, certainly interms of the size of investment required for thenuclear programme, not to mention the then rateof inflation and higher borrowing costs. An in-house ENEL document from March 1974 noted:

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Queste misure, e in particolare il fondo didotazione, arrivavano in ritardo rispetto allenecessità, ed erano insufficienti già quando furonoadottate, sia per l’entità degli investimenti richiestidal programma nucleare, sia a causa dell’inflazionee dell’aumento del costo del denaro: “Nel corsodel 1973 – è scritto in un documento interno delmarzo 1974 – è stato concesso all’Enel un fondodi dotazione di 50 miliardi all’anno per cinqueanni, per un totale di 250 miliardi. Se si confrontaquest’ultima cifra con il maggior costo di due unitànucleari da 1 milione di kW rispetto a due centralitradizionali di pari potenza, che è di 300 miliardi,si vede come tale fondo di dotazione nel suocomplesso non è neppure sufficiente a coprire imaggiori investimenti richiesti ogni anno per lacostruzione delle nuove centrali nucleari e comele difficoltà richiamate non solo permangono, masi accentuano di molto nel decorso del tempo”.La crisi petrolifera, però, convinse il governo arilanciare il programma nucleare, e a dare all’Enelil mandato per ordinare altre centrali. “È in baseagli affidamenti connessi con le recenti decisionidel CIPE – è scritto ancora nel documento giàcitato – che l’Enel dà corso alla ordinazione didue unità da un milione di kW decise nel 1973 econfida di riprendere il ritmo di due unità all’annosino al 1976”.

“In 1973, ENEL was granted a 50 billion lireannual endowment fund for five years,corresponding to a total of 250 billion lire. Thisoverall figure, considering how much more a pairof 1 million kW nuclear power stations costs thantwo traditional power stations generating thesame amount of power, is insufficient even tocover the difference of 300 billion lire. The entireendowment fund is insufficient even to cover thelarger investments required every year to buildthe new nuclear power stations. Not only do pastdifficulties remain, they continue to worsen astime goes on.”The oil crisis persuaded the government torelaunch the nuclear programme, and toempower ENEL to order new power stations. Thesame document added: “Drawing on loansaccessible following recent CIPE decisions, ENEL istaking steps to order the two 1 million kW powerstations decided upon in 1973, and hopes tomove forward at a rate of two power stations peryear until 1976.”At the beginning of 1974, ENEL had three nuclearpower stations in operation and a fourth underconstruction, which had been ordered in 1970(though the decision to build it had been takenback in 1967). In 1968, the organization decidedto build a fifth power station, before the financial

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Nota dell’Ufficio Studi e Ricerche del Ministerodell’Industria, Commercio e Artigianatosull’approvvigionamento del combustibile nucleare, 28 maggio 1974. Accanto, tabella sugliapprovvigionamenti di uranioper gli anni 1974-1990 che prevedono un totale di 107.851 tonnellate.

A note on nuclear fuelprovisioning from the Ministryof Industry, Trade and CraftsOffice for Studies and Research, 28 May 1974.Alongside: a table of uranium supplies between1974 and 1990, calling for a total of 107,851 metrictonnes.

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E qui vale la pena di fermarsi a fare il punto dellasituazione: all’inizio del 1974 l’Enel aveva trecentrali in esercizio e una quarta in costruzione;quest’ultima, decisa nel 1967, era stataeffettivamente ordinata nel 1970. L’ente aveva poideciso nel 1968 la costruzione di una quintacentrale, ma i problemi finanziari già ricordatiavevano provocato una battuta di arresto delprogramma nucleare; fu nel dicembre 1971 chel’Enel deliberò di iniziare le procedure lel’ordinazione della quinta centrale, per la quale fuavviata la gara nel dicembre 1972, seguendo lostesso tipo di procedura già utilizzato per la centraledi Caorso. Le richieste di offerta furono diramate inquello stesso mese, e le offerte tecniche giunseroall’Enel nel giugno 1973; dopo l’esame delle offertee la richiesta di alcune varianti, in ottobre furonorichieste le offerte economiche, pervenute innovembre. La centrale richiesta doveva avere unapotenza tra 800 e 1.000 MW, e l’ente si riservaval’opzione di ordinare, entro un annodall’aggiudicazione della gara, una seconda unitàcon caratteristiche analoghe. Quest’ultimo puntoaveva evidentemente lo scopo di accelerare almenole procedure di gara per ridurre il ritardo delleordinazioni di reattori rispetto al programmanucleare iniziale.Nel predisporre le specifiche per la gara l’Enelescluse la filiera a gas, che nel frattempo eraoggetto di un ripensamento anche nell’ambitodel programma nucleare ingleseed era già stata esclusa da quellofrancese, e la sostituì con la filieraad acqua pesante e uranionaturale, di tipo canadese. Alla

problems described above put the nuclearprogramme on hold. In December 1971, ENELresolved to initiate procedures prior to ordering afifth power station. A call for tenders commencedin December 1972, along the lines of the Caorsopower station procedure. Specifications werepublished that same month. Technical bids werereceived by ENEL in June 1973. After assessing thebids and seeking a number of changes, bidderswere requested to submit their prices byNovember. The power station for which they werebidding was to have a power capacity of between800 and 1,000 MW; the company reserved theright to order a second power station of the samespecification within one year of choosing thewinning bid. Clearly, this condition was intendedto accelerate the tenders process and reducedelays in ordering reactors.When it came to drafting the tenderspecifications, ENEL ruled out gas technology,following a rethink in the British nuclearprogramme, and France’s decision to replace gas-cooled reactors with Canadian-style heavy waterand natural uranium reactors. ENEL called fortenders from Elettronucleare Italiana (aWestinghouse licensee) for a pressurized waterreactor, AMN (a General Electric licensee) for aboiling water reactor, and Canadian companyAECL (affiliated with Italimpianti). ENEL had already completed an initial survey of

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Firma dell’accordo CNEN-ENEA per la realizzazione del reattore CIRENE,

giugno 1976. Si riconoscono Giulio Andreotti e, per Enel, Arnaldo Maria Angelini.

The signing ceremony of the CNEN-ENEAagreement to build the CIRENE reactor,

June 1976. The group includes the Hon. Giulio Andreotti and, representing

ENEL, Prof. Arnaldo Maria Angelini.

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gara furono pertanto invitate la ElettronucleareItaliana (licenziataria Westinghouse), per unreattore ad acqua in pressione, l’AMN(licenziataria General Electric) per un reattore adacqua bollente, e la canadese AECL (associatacon Italimpianti). L’Enel aveva anche predispostouna serie di ipotesi sulle possibili localizzazionidelle future centrali, riassunte in un documentoriservato del febbraio 1973: è in questo ambitoche verranno poi scelte le ubicazioni possibili perle centrali di nuova ordinazione. Nel dicembre del1973, però, in considerazione delle assicurazioniricevute dal governo e dei concreti provvedimentilegislativi che ne erano scaturiti, l’Enel decise diordinare non solo una quinta, ma anche unasesta unità nucleare, riprendendo alla lettera laproposta avanzata da Angelini nell’aprile 1972per l’ordinazione di due centrali nel 1973 e altredue nel 1974. Il consiglio di amministrazionedell’Enel, quindi, ordinò la quinta e la sestacentrale alla Elettronucleare e all’AMN, lasciandocadere l’offerta dell’AECL, con la quale sarebberostati poi stipulati accordi di portata più ridotta edi tipo diverso in relazione al progetto CIRENE.L’Enel si riservava anche di esercitare, entrol’estate del 1974, l’opzione per il raddoppiodell’ordine a entrambe le società aggiudicatarie.Si giunse così, nell’estate 1974, all’ordinazionedella settima e ottava unità nucleare, gemellerispettivamente della quinta e della sesta. Ilpassaggio terminologico (non si parla più dicentrali nucleari ma di unità) non era casuale: ineffetti la settima e l’ottava unità altro non eranoche nuovi reattori da localizzare nello stesso sitodelle due unità gemelle, realizzando di fatto ilraddoppio della quinta e della sesta centrale; tant’èche nel caso del quinto e del settimo reattore fuaddirittura previsto, a un certo punto, l’usocomune di alcune parti della centrale e degliimpianti. Le nuove centrali avrebbero dovuto

potential sites for future power stations, which werelisted in a confidential memo dated February 1973.It was from this list that potential sites for the newlyordered power stations would be chosen.In December 1973, after receiving assurancesfrom the Italian government and the adoption ofnew legislation, ENEL decided to order not just afifth but also a sixth nuclear power station. Theorganization was following – to the letter –Angelini’s April 1972 proposal to order two powerstations in 1973 and a further two in 1974.The ENEL Board of Directors commissioned Italy’sfifth and sixth nuclear power stations fromElettronucleare and AMN. Though the AECL bidwas not taken up, a deal was subsequently struckwith the company for a smaller and differentcommission under the auspices of the CIRENEproject. ENEL reserved the right to exercise anoption by the summer of 1974 to double theorder from both winning bidders.In the summer of 1974, orders were placed forItaly’s seventh and eighth nuclear power stations,which were twins of the fifth and sixth powerstations. In Italy, there was at this time a change interminology: the term “nuclear units” supplanted“nuclear power stations”. In effect, the seventhand eighth power stations were new reactorsthat would be located on the same sites as theirtwin, in effect doubling the capacity of powerstations number five and six. Plans for the fifthand sixth reactors at one point called for certainparts of the power stations and plant to beshared. The new power stations were due to belocated in the Molise region (the fifth andseventh units) and in Upper Lazio (the sixth andeight units). In his 1974 report, the managing director warned:“The most pressing issue is to obtain site access asrapidly as possible. Throughout the year, with

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essere ubicate in Molise (quinta e settima unità) enell’Alto Lazio (sesta e ottava). “Il problema piùpressante – avvertiva la relazione del direttoregenerale per il 1974 – è posto dalla tempestivadisponibilità dei siti; pertanto l’obiettivo di ottenerele necessarie autorizzazioni per l’inizio dellacostruzione e in particolare la licenza edilizia entro itempi più brevi è stato perseguito nell’anno concontinuità e grande impegno”. Se dunque iproblemi finanziari sembravano finalmentesuperati, adesso era la localizzazione il veroproblema: una questione in verità già esistente peranche per gli impianti termoelettrici tradizionali eperfino per le linee della rete elettrica, ma cheincontrava resistenze particolarmente forti nel casodelle centrali nucleari. A questo punto il governoottenne l’approvazione di una legge (legge 393dell’agosto 1975), che regolava le procedure dilocalizzazione e permetteva (art. 2, ultimo comma)anche un intervento energico da parte degli organicentrali; questa parte della legge non fu però maiutilizzata, e quindi il provvedimento non riuscì aottenere la disponibilità dei siti.Nel 1975, poi, a seguito degli ulteriori aumenti delprezzo del petrolio verificatisi nel corso dell’anno, ilgoverno elaborò, su proposta del Ministrodell’Industria Carlo Donat-Cattin, il Piano Energetico

great endeavour we have been working onobtaining the necessary authorizations to beginconstruction, especially the building permits.”Having at long last put its financial problemsbehind it, ENEL now had to tackle the issue offinding new locations. It should be said that thisissue also applied to traditional thermoelectricplants, and to electricity power lines, but in thecase of nuclear power stations, opposition tendedto be particularly strong.In August 1975, the government passed Law no.393 to regulate localization procedures. The finalparagraph of Article 2 called for robust

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Minuta di lettera autografa del presidente Enel,Arnaldo Maria Angelini, al Ministro dell’Industria,del Commercio e dell’Artigianato, Ciriaco De Mita,sulla costruzione di nuovi impianti, 13 novembre 1973.

A letter signed by ENEL Chairman Prof. Arnaldo MariaAngelini, sent to the Ministry of Industry, Trade and Crafts, the Hon. Ciriaco De Mita, on the subjectof new plant construction, 13 November 1973.

Relazione del prof.Angelini presentata

alla XIII edizione delle Giornate

sull’energia nuclearedal titolo “Verso

la prevalenzadell’energia elettricada fonte nucleare”,

dicembre 1974.

Prof. Angelini’sreport presented to

mark the 13thNuclear Energy Day,titled “Towards the

predominance ofnuclear-generated

electricity”,December 1974.

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Nazionale, approvato dal CIPE il 23 dicembre 1975.In esso il governo si impegnava, anche sulla basedelle esperienze già acquisite e dei programmi incorso a livello nazionale e internazionale, ad avviarela realizzazione di nuove centrali nucleari dellapotenza unitaria di 1.000 MW ciascuna conl’obiettivo di averne in funzione ben 20 nel 1985.All’iniziativa del governo fece seguito un’indagineparlamentare sui problemi dell’energia promossanell’autunno 1976 dalla Commissione Industriadella Camera, e conclusa con l’approvazioneunanime (!) di un documento finale che il 28 aprile1977 confermava la scelta nucleare. Tale scelta furibadita il 5 ottobre 1977 da una risoluzioneapprovata con ampio consenso politico: nelfrattempo il programma del terzo governoAndreotti (della cui maggioranza faceva parteanche il PCI) prevedeva l’avvio immediato dellecentrali già decise e la predisposizione immediata diun piano di localizzazioni. In conseguenza di tuttiquesti impegni politici, nel corso del 1977 l’Eneldiramò inviti a presentare offerte tecniche in vistadella fornitura di altre otto unità da 1.000 MW.Peraltro, alla fine di quell’anno, prendendo attodell’allungamento dei tempi di costruzione dellecentrali e delle difficoltà di localizzazione, il CIPEapprovava (23 dicembre 1977) una nuova versionedel Piano Energetico in cui, fermi restando gliobiettivi generali, la previsione al 1985 venivaridimensionata sulla produzione di “almeno 6.000MW” da fonte nucleare.

Nuovi contesti internazionali

Nel 1973 un’altra legge (la 856 del 18 dicembre)autorizzava l’Enel a partecipare alla costituzione diuna società con la francese EDF e la tedesca RWE,

intervention from central government, but as thisportion of the law was never invoked, themeasure did not end up making sites available. In 1975, after oil prices suffered a further hike,Minister of Industry Carlo Donat-Cattin drew upthe government’s National Energy Plan, whichwas approved by the CIPE on 23 December1975. Under this plan, the government pledgedto start building new 1,000 MW nuclear powerstations, drawing on experience that had beenacquired and leveraging domestic andinternational programmes underway at thattime. The Plan stated that Italy might have asmany as twenty nuclear power stations inoperation by 1985. The government also commissioned aparliamentary enquiry into energy, which wasundertaken in Autumn 1976 by the Chamber ofDeputies’ Industry Committee. The Committeeconcluded with the unanimous (!) adoption of adocument on 28 April 1977, confirming thegovernment’s focus on nuclear power stations.The government reiterated its intentions in aresolution approved with cross-party support on 5October 1977. The third Andreotti administration(which included the Italian Communist Party in thecoalition) subsequently called for an immediatestart to work on power stations that had alreadybeen approved, and sought immediatepreparation of a locations plan. With all of this political backing, in 1977 ENELsent out calls for submission of technical bids forthe provision of a further eight 1,000 MW units.At the end of 1977, in acknowledgement ofdelays to the scheduled construction of powerstations and difficulties in securing the necessarysites, on 23 December 1977 the CIPE adopted arevised Energy Plan which retained the sameoverall objectives but reduced the target for 1985to “at least 6,000 MW” of nuclear energy.

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per la realizzazione di centrali nucleari a reattori“veloci”. “L’importanza strategica dei reattori aneutroni veloci – scrive Carlo Lombardi – derivadalla possibilità di realizzare un ciclo di combustibilein grado di sfruttare al massimo il contenutoenergetico dell’uranio presente in natura”26. Coireattori veloci si realizza infatti un uso dell’energiadell’uranio pari a quasi cento volte quellarealizzabile con i reattori termici ad acqua leggerache sono di gran lunga i più comuni. I reattori adacqua leggera usano infatti uranio arricchito, cioècon percentuali di uranio 235, l’isotopo fissile, piùelevate di quelle contenute nell’uranio naturale,mentre quelli veloci usano come combustibile ilplutonio, elemento transuranico che si crea per latrasformazione dell’isotopo non fissile uranio 238 inseguito all’irraggiamento dell’uranio naturale; el’uranio 238 è contenuto nella percentuale del99,3% nell’uranio naturale. Questi reattori sonoanche detti autofertilizzanti, perché il plutonio chevi viene immesso può a sua volta produrre altroplutonio partendo da uranio naturale che vienesistemato attorno al nocciolo del reattore,chiudendo su se stesso il ciclo del combustibile. Daun lato, infatti, viene a cadere la necessità dicostruire impianti di arricchimento dell’uranio,dall’altro il ritrattamento del combustibile utilizzatodai reattori tradizionali fornirebbe le cariche diplutonio necessarie per l’avviamento dei reattoriveloci. Va detto peraltro che questi reattoriappaiono più sospetti dal punto di vista dellaproliferazione degli armamenti nucleari, in quantocostruire armi nucleari usando il plutonio è piùfacile e meno costoso che farlo usando l’uranio 235.Il CNEN si era addentrato nel campo dei reattoriveloci col programma PEC (Prova elementicombustibile) che non aveva lo scopo di produrreenergia, ma solo quello di realizzare un reattore ingrado di sperimentare combustibili concaratteristiche diverse da quelle dei reattori

New International Developments

In 1973, a further law (no. 856 of 18 December)authorized ENEL to set up a joint venture withEDF of France and RWE of Germany to build“fast” reactors. Carlo Lombardi writes: “The strategic significanceof fast neutrons is that they make it possible tocreate a fuel cycle that exploits the greatestpossible energy content of uranium as it occursin nature.”26 Fast reactors utilize almost ahundred times the energy from uranium as ispossible using light water thermal reactors,which are the most common reactor type. Lightwater reactors use enriched uranium, in whichthe percentage of uranium 235, the fissionableisotope, is higher than in natural uranium; fastreactors are fuelled using plutonium, atransuranic element created by converting thenon-fissionable uranium 238 isotope followingthe irradiation of natural uranium; and naturaluranium is 99.3% uranium 238. These reactors are also known as self-fertilizingreactors, because the plutonium that is used tofuel them produces additional plutonium fromthe natural uranium, which is then distributedaround the reactor core, closing the fuel cyclewith itself. With these reactors, there is no needto build uranium enriching plants; thereprocessing of used fuel from traditional reactorssupplies the plutonium needed to start up fastreactors. On the down side, these reactors aremore suspect when it comes to the proliferationof nuclear weapons, as it is easier and less costlyto build nuclear weapons with plutonium than itis with uranium 235.The CNEN had begun working on fast reactorsunder its PEC Fuel Rod Testing programme, thegoal of which was not to generate energy but to

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termici. Angelini si era fatto poi personalmentepromotore in sede europea di una collaborazionein questo campo fra gli enti nucleari di Stato el’industria nucleare, assecondato da Salvetti, cheda sempre era stato un sostenitore di questo tipodi ricerca. Verso il 1971 cominciò a prendereforma un’iniziativa europea trilaterale, per lacostruzione di due reattori veloci in Francia e inGermania. L’Enel si proponeva come obiettivo unritorno in termini di produzione elettrica e unritorno in termini di esperienza industriale e dicommesse, mentre il CNEN mirava a realizzare ilcompletamento del programma PEC. Nel 1974,quindi, l’Enel sottoscrisse due quote dipartecipazione del 33% nella società tedesca ESK,proprietaria della centrale SNR-2 da realizzare inGermania, e nella società francese NERSA,controllata da EDF (51%), che avrebbe curato larealizzazione del primo reattore veloce a CreysMalville: si trattava del futuro Superphénix. Daquesta iniziativa risultarono importanti accordiindustriali fra la NIRA (Nucleare Italiana ReattoriAvanzati) e la francese Novatome, per la fornituradella caldaia nucleare della centrale, e fra la stessaNIRA e il CEA (l’ente nucleare francese) per la

build a reactor fortesting fuel withcharacteristicsthat differed fromthermal reactors.Angelini hadpersonally been aproponent of aEuropean-wide

joint venture in this field, bringing together publicnuclear organizations and the private nuclearindustry. Angelini was backed in these efforts bySalvetti, who had long supported this type ofresearch. A trilateral European venture began totake shape in 1971 to build two fast reactors inFrance and Germany. ENEL’s wishes to reapbenefits in terms of electricity generation,industrial experience and orders; the CNEN hopedto be able to complete its PEC programme. In 1974, ENEL acquired a 33% share in theGerman ESK company, owner of the SNR-2 powerstation which was to be built in Germany, and inthe French NERSA company, in which EDF had acontrolling 51% stake, and which was to overseeconstruction of the first fast reactor at CreysMalville: this was the future Superphénix reactor. This venture spawned major industrialagreements between NIRA (Nucleare ItalianaReattori Avanzati) and Novatome of France, tosupply the nuclear boiler for the power station,and between NIRA and the CEA (the Frenchnuclear organization) to share the expertisedeveloped through the fast reactor system.Further industrial agreements were struck

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Sezione dell’impianto prototipo CIRENE di Enel,giugno 1969. Sotto, veduta della centraleSuperphénix a Creys Malville, in Francia, realizzata nell’ambito della collaborazione europeaper i reattori nucleari.

A cross-section of ENEL’s prototype CIRENE plant, in June 1969. Below: the Superphénix power stationat Creys Malville, France, which was built as part of a European joint venture for nuclear reactors.

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condivisione delle conoscenze sviluppate sulsistema del reattore veloce. Altre ricaduteindustriali si ebbero con gli accordi tra CEA e AGIPsul combustibile, e fra industrie francesi e industrieitaliane per la fornitura di varie componenti delblocco reattore e dei circuiti di refrigerazione. Altriaccordi, nel campo delle attività di ricerca esviluppo, furono stipulati tra CEA e CNEN. L’avviodella costruzione di Superphénix avvenne alla finedel 1976, e la centrale raggiunse la prima criticitànel settembre 1985, entrando in serviziocommerciale all’inizio del 1986. Il sistema diaccordi nato attorno ai reattori veloci si estese poianche al Belgio, all’Olanda e al Regno Unito.

Una delle ragioni per cui lo sviluppo dei reattoriveloci era ritenuto particolarmente interessantedall’Enel era la sua possibile complementarietàcon il CIRENE, il reattore a uranio naturale eacqua pesante di progettazione italiana al quale ilCISE lavorava fin dal 1957, sotto la direzione diSilvestri. Le ragioni che avevano spinto il CISEverso questo tipo di filiera sono legate alla storiae alle condizioni di sviluppo del progetto direattore nazionale avviato nel 1946: innanzituttol’acqua pesante, benché complessa, era allaportata scientifica e industriale dell’Italia, tant’èvero che un impianto pilota per la sua produzionefu uno dei primi risultati importanti ottenuti dalCISE anche prima dell’istituzione del CNEN.Inoltre la possibilità di alimentare il reattore conuranio naturale evitava i condizionamenti politicie tecnici cui era invece legata l’importazione diuranio arricchito, la cui produzione autonomaavrebbe richiesto uno sforzo tecnologico,industriale e finanziario impossibile per l’Italia. Suquesti presupposti il gruppo diretto da Silvestrirealizzò uno studio di fattibilità per un reattoremoderato ad acqua pesante e raffreddato adacqua naturale bollente. Il nome CIRENE (CISE

between CEA and AGIP on fuel, and betweenFrench and Italian industrial companies regardingthe supply of various nuclear block andrefrigeration circuit components. The CEA andthe CNEN also entered into research anddevelopment agreements. Construction workbegan on Superphénix in late 1976. The powerstation achieved criticality for the first time inSeptember 1985, and went into commercialservice in early 1986. Belgium, Holland and theUnited Kingdom subsequently signed up to thesefast reactor-related agreements.

One of the reasons why ENEL had been sointerested in developing fast reactors wasbecause of their potential with regard to CIRENE,an Italian-designed natural uranium and heavywater reactor which CISE had been working onsince 1957, in a project led by Silvestri. CISE hadopted for this type of technology because of theparticular history and circumstances of Italy’shomegrown reactor project, which had begunback in 1946. Though a complex technology,heavy water was scientifically and industriallyfeasible for Italy; a pilot plant for manufacturingheavy water was one of CISE’s earlyachievements, even before the CNEN had beenestablished. Moreover, being able to fuel thereactor with natural uranium circumvented thepolitical and technical issues associated withimporting enriched uranium; manufacturingenriched uranium in Italy would have requiredtechnological, industrial and financial abilities thatwere beyond Italy’s reach.Silvestri and his team undertook a feasibility studyfor a reactor moderated using heavy water andcooled using natural boiling water. The nameCIRENE (an Italian acronym of CISE Reattore aNebbia, or CISE Mist Reactor) was an originalsolution that adopted technology under

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

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Reattore a Nebbia) indicava una soluzioneoriginale, nell’ambito di una filiera sul cui sviluppopuntavano anche i canadesi (che poi in effetti nerealizzarono la commercializzazione con il reattoredi tipo CANDU), gli inglesi e i giapponesi. Gli studisul CIRENE proseguirono con il finanziamentodell’Euratom e del CNEN, che già ai tempi diIppolito aveva cominciato a considerareinteressante il reattore, e che nel 1967, conSalvetti, stipulò una convenzione con l’Enel per larealizzazione di un prototipo da 40 MW. L’Enel, asua volta, manifestava in questo modo il propriointeresse verso questa filiera, e nel 1972 ordinòall’AMN la costruzione del prototipo, da realizzarea Latina, nello stesso sito dove era già attiva lacentrale a gas ex SIMEA. Il lavoro, peraltro, fucompletato solo nel 1987-1988.Va detto a questo punto che sul finire degli anniSettanta cominciò a verificarsi, a livello globale, unrallentamento nello sviluppo del nucleare. Leragioni sono varie, a cominciare dall’allungamentodei tempi di costruzione delle centrali. Il problemanon riguardava solo l’Italia: anche negli Stati Unitiil tempo medio di realizzazione degli impiantinucleari passò dai 6 anni per quelli entrati in

development at that time not only in Italy but inCanada (which went on to sell this type ofreactor under the name CANDU), Britain andJapan. Work continued on CIRENE after fundingwas secured from Euratom and the CNEN, whichhad first expressed interest in the reactor whenIppolito was still in charge of the organization. In1967, through Salvetti the CNEN struck a dealwith ENEL to build a 40 MW prototype. In 1972,ENEL commissioned AMN to build a prototype ofthis technology in Latina, on the same site as theSIMEA gas-cooled power station. This commissionwas only completed in 1987/1988.By the late 70s, nuclear industry development wasexperiencing a slowdown around the globe. There

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Copertina del dépliant dell’Enel sulla centrale di Caorso, 1970. A sinistra, veduta della costruzionedell’edificio del reattore per la centraleelettronucleare di Caorso, 1973.

The cover of an ENEL brochure on the Caorso powerstation, 1970. Left: construction of the reactor buildingat the Caorso electro-nuclear power station, 1973.

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funzione nel 1973 agli 11-12 anni per quelli postiin servizio nel 1978. Oggi un tempo dicostruzione dell’ordine dei 10-12 anni èconsiderato la norma. Negli anni Settanta, inoltre,cominciarono a farsi più pressanti i rischi derivantidalla proliferazione degli armamenti e dallaviolazione del sistema di controlli internazionali. Il18 maggio 1974 l’India fece esplodere unordigno atomico realizzato con il plutonioprodotto da una centrale sottoposta ai controllidell’AIEA. Proprio per i rischi di proliferazione,all’inizio del 1977 Jimmy Carter, eletto presidentealla fine del 1976 e appena entrato in carica,annunciò un rallentamento dei programmistatunitensi relativi ai reattori veloci e al ciclo delcombustibile. Nel successivo vertice G7 di Londracercò di convincere gli altri paesi industrializzati amettere al bando il riciclo del plutonio, ma nonottenne un consenso su questo punto. Promossepoi un’iniziativa contro la proliferazione degliarmamenti, l’International Nuclear Fuel CycleEvaluation, condotta dall’AIEA e durata circa unanno e mezzo, i cui risultati non furonorassicuranti. A concludere questo decennio nonfacile intervenne poi, il 28 marzo 1979,l’incidente della centrale di Three Mile Island.

Qualche considerazione finale

Le critiche rivolte all’Enel nel corso degli anniSettanta erano essenzialmente di due tipi: da unlato si rimproverava l’ente elettrico perl’eccessiva prudenza nei programmi nuclearidegli anni Sessanta, per cui l’Italia si era trovatanella crisi del 1973 posizionata peggio del restod’Europa non potendo contare su un adeguatolivello di produzione elettronucleare; dall’altro si

were a number of reasons for this, not least theincreasing length of time it was taking to buildpower stations – a problem that was by no meansconfined to Italy. In the US, the average length oftime it took to build a nuclear plant had increasedfrom six years (for plants that began operations in1973) to 11 or 12 years (for those that beganoperation in 1978). In the present day, 10 to 12years is considered the norm.The 70s also heralded increased attentiveness tothe risks of weapons proliferation and violationsof international monitoring systems. On 18 May1974, India set off an atomic bomb built usingplutonium that had been produced in an AIEA-monitored power station.With proliferation risks in mind, in early 1977Jimmy Carter – who had been elected presidentin late 1976, and had only just taken up the post– announced that the US would be scaling backits fast reactor and fuel cycle programmes. Soonafterwards, at the G-7 summit in London, Carterattempted to persuade leaders of otherindustrialized nations to ban plutonium recycling;he failed to reach agreement. He then promotedan initiative against weapons proliferation: theInternational Nuclear Fuel Cycle Evaluationexercise, conducted by the AIEA over an 18month period, yielded worrying results. Thisrather difficult decade ended with the accident atThree Mile Island on 28 March 1979.

Closing Remarks

Criticisms of ENEL during the 70s basically fellinto two categories: on the one hand, theelectricity organization was rebuked for anexcessively prudent approach to the nuclear

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

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criticava l’impostazione di programmi di sviluppoche, si diceva, non tenevano conto dei limiti delsistema industriale italiano, e in generedell’arretratezza gestionale del “sistema Italia”.Alle prime critiche l’Enel rispondeva affermandoche la prudenza dei programmi nucleari italianiaveva consentito al Paese di far tesorodell’esperienza altrui nella scelta delle filiere perle nuove centrali: non si faceva, curiosamente,menzione delle difficoltà economiche, che neidocumenti interni e nella relazione annualedell’ente erano invece chiaramente egiustamente indicati come la principale ragionedella battuta d’arresto del programma nucleareitaliano. Né si parlava (comprensibilmente) delforzato ripiegamento operativo che in camponucleare l’Enel e il CNEN avevano dovuto subiredal 1963 al 1967 a causa delle condizioni alcontorno, dal caso Ippolito alle urgenzeorganizzative e tecniche che l’Enel aveva dovutoimmediatamente fronteggiare. Il fatto è cheusare questi argomenti nel clima polemico deldibattito sulla questione energetica sarebbesuonato come un’accusa all’autorità politica dacui l’ente e i suoi vertici dipendevano.Quanto all’altra critica, il sovradimensionamento

programme in the 60s, which led to Italy beingworse off than the rest of Europe when the1973 economic crisis struck and the country didnot have sufficient nuclear electricity generatingcapacity to draw on. At the same time, theorganization was taken to task for developmentplans that failed to take into account theshortcomings of Italy’s industrial system, andthe country’s “backward looking” managementpractices.ENEL shrugged off the first category ofcriticisms by saying that a prudent approach tonuclear programmes in Italy had allowed thecountry to leverage the experience acquired byothers in new reactor technologies. Curiouslyenough, the company did not defend itself byciting its economic difficulties; something that,in internal documents and the organization’sannual report, it made abundantly clear was themain reason why Italy’s nuclear programme hadfallen behind schedule. Understandably, nomention was made, either, of the blows thatthe ENEL and CNEN’s nuclear operationssuffered between 1963 and 1967 owing to aseries of events beyond their control, rangingfrom the Ippolito case to technical and

organizational emergencies thatENEL was required to tackleimmediately. Within the heatedframework of Italy’s energy debate,citing these reasons would havesounded like a j’accuse against thepolitical authorities, and theelectricity organization and its topmanagers depended precisely uponthese political authorities.

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A sinistra, tabella sulla produzione mondiale di fonti primarie di energia negli anni 1953-1973. Accanto, copertina del Rapportoeconomico di Confindustria sull’industria e il programmaelettronucleare, dicembre 1978.

Left: a table presenting worldwide generation from primaryenergy sources between the years of 1953 and 1973.Alongside: the cover of a Confindustria Economic Report on theelectro-nuclear industry and programme, December 1978.

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dei programmi rispetto alle capacità industriali egestionali del “sistema Italia”, l’Enel e le industriedirettamente interessate ne rigettavanodecisamente la fondatezza. “Circa la potenzialitàdell’industria italiana – scriveva nel marzo 1975 ilpresidente dell’Ansaldo Ambrogio Puri – oggiessa è in grado di avviare la costruzione di trecentrali nucleari all’anno e può portarsirapidamente (due o tre anni) ad un ritmo di avviodi cinque centrali nucleari. A questo proposito èbene aggiungere che il ricorso all’industria esteraper le centrali di nuova ordinazione potrà esserecontenuto entro limiti percentuali assai modesticon una incidenza diretta sulla bilancia deipagamenti che l’industria italiana del settoretermo-elettromeccanico-nucleare è in grado dicompensare mediante una adeguata corrente diesportazione peraltro già in atto. Il che è del tuttonormale per una industria che vuole esserecompetitiva, non autarchica e integrata sul pianoeuropeo”27. Si trattava di dati di fatto: comericorda un documento di Confindustria del 1978,l’industria elettromeccanica italiana si eraaggiudicata, tra il 1977 e i primi mesi del 1978,oltre il 40% delle gare internazionali di appaltonel mercato delle centrali elettriche; questomercato si andava però orientando in misuracrescente verso le centrali nucleari, e l’industriaitaliana rischiava di perdere le proprie posizioniproprio a causa delle mancate ordinazioniinterne. Come spiegava lo stesso Puri in undocumento inviato ad Angelini nel marzo 1976,l’industria italiana era infatti in grado di produrretutte le componenti di una centrale nucleare, edera capace di effettuare una gestione “attiva”delle licenze, ma non poteva sviluppareadeguatamente, se non sul campo, le capacitàsistemistiche che contraddistinguevano l’impiantodi una centrale nucleare. Man mano che cresceval’esperienza acquisita dai concorrenti sui propri

As regards the other set of criticisms regardingthe over-ambitious nature of Italy’s nuclearprogrammes compared to the nation’s industrialand managerial capabilities, ENEL and thenation’s industrial powerhouses considered themto be wholly baseless. Ansaldo ChairmanAmbrogio Puri wrote in March 1975:“Potentially, right now Italian industry is capableof building three nuclear power stations peryear. Within two to three years it could bestarting construction on as many as five nuclearpower stations per year. It is worth pointing outthat commissioning new power stations fromforeign companies could be limited to a minimalpercentage. Not only would this have a directimpact on the balance of payments, Italianthermal/electromechanical/nuclear companieswould be able to make up any shortfall througha suitable export stream – indeed, such exportsare already underway. This is entirely reasonablefor an industry that is keen to be competitive,not autarkical, and wishes to be part of anintegrated Europe.”27

This assertion was borne out by the facts. A1978 Confindustria document confirmed that in1977 and early 1978, Italian electromechanicscompanies won more than 40% of allinternational electricity power station calls fortenders. The market, however, was increasinglyshifting towards nuclear power stations, andItalian companies were in danger of losing theirposition as a result of insufficient domesticorders. As Puri pointed out in a letter to Angelini inMarch 1976, Italian industry could manufactureall of the components of a nuclear power station,and could “actively” manage licenses, but it couldnot develop specific nuclear power plant systemsexperience without in-the-field experience. Ascompetitors gained more and more experience

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

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mercati interni, quindi, si andavaverso una perdita di competitivitàtecnologica.Del resto, superati i contrasti deglianni Sessanta, all’inizio dei Settantal’industria nucleare italiana avevaacquisito una configurazioneabbastanza definita, in cui si eranoconcentrate sull’ENI (FabbricazioniNucleari) le forniture relative alcombustibile, e sull’IRI-Finmeccanica(AMN) le attività di realizzazione diimpianti con licenza General Electric. Le centraliordinate, in ogni caso, erano state equamentedivise tra le due filiere ad acqua leggera di licenzaamericana, una delle quali era detenuta dallaElettronucleare Italiana, vale a dire dal consorziodi imprese che aveva realizzato la centrale di Trinoe che in seguito si era messo in condizione dipoter ottenere forniture dall’Enel. In ogni casonella seconda metà degli anni Settanta laleadership dell’IRI nel settore era indiscussa, e ilgruppo pubblico, a sua volta, aveva realizzatodelle joint-venture con le aziende private, e inparticolare con la Fiat. La vera limitazione, cheproduceva continui slittamenti temporalinell’attuazione del programma nucleare, era laquestione della localizzazione delle centrali: equesta non era una responsabilità dell’Enel. Né lasi può considerare una tara congenita del“sistema Italia” come taluni tendono oggi a fare:se così fosse stato, non sarebbe stato possibilemettere mano alla realizzazione né delle trecentrali di prima generazione, né successivamentedi quella di Caorso. All’occhio dello storico, risultainvece paradossale il comportamento dei partitipolitici italiani che sostenevano con ampioconsenso, a livello centrale, il programmanucleare dell’Enel, mentre poi i loro esponentilocali avversavano qualunque ipotesi di

on their home turf, Italy waslosing its technologicalcompetitiveness.After the dust had settledon the clashes that marredthe 60s, by the early 70sItaly’s nuclear industry hadacquired a lasting

configuration in which ENI (FabbricazioniNucleari) focused on fuel-related provisioning,and IRI-Finmeccanica (AMN) was responsible forbuilding plants under license from GeneralElectric. Both of the nuclear power stations that had beenordered used American-licensed light watertechnology; one licence was held byElettronucleare Italiana, the consortium that hadbuilt the Trino power station, before becoming asupplier to ENEL. By the late 70s, IRI’s leadership in the industrywas uncontested, and it had proceeded to set upjoint ventures with private companies, particularlywith Fiat. The real bottleneck in implementationof the nuclear plan regarded siting the powerstations, which was not part of ENEL’sresponsibilities. The issue was also not “Italy-specific”, as some modern-day commentatorswould have it. If this had been the case, then itwould have been impossible to build any of thethree first-generation power stations, or theCaorso plant either. Chroniclers point their finger at the paradoxicalbehaviour of Italy’s political parties. At centralgovernment level, ENEL’s nuclear programme hadbroad cross-party support, but at local level partyactivists were bitterly opposed the prospect of a

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Copertina della pubblicazione “L’Enel e l’energia nucleare”, 1978.

The cover of “L’Enel e l’energia nucleare”,1978.

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ubicazione di impianti sul proprio territorio. Néd’altra parte a livello centrale si volle mai ricorrerea quelle procedure autoritative che pure la leggedel 1975 in qualche modo consentiva:evidentemente non si riteneva la questioneabbastanza rilevante da sfidare i gruppi dirigentilocali. Ed è precisamente su tale questione e sullamancanza di una forte volontà politica che nellaseconda metà degli anni Settanta il programmanucleare dell’Enel si arenò definitivamente.L’opposizione della popolazione locale era stataincontrata per la prima volta dalla Edison, quandoaveva cercato di ubicare la propria centraleWestinghouse nel comune di Moneglia, inprovincia di Genova. L’immediata offerta delterreno da parte del comune di Trino Vercelleseaveva risolto il problema e aveva forse portato asottovalutare la questione. Difficoltà, noninsormontabili, erano state incontrate anche aCaorso, ma erano state attribuite soprattutto auna precedente conflittualità determinata dallavicina centrale idroelettrica di Isola Serafini; inogni caso già prima dell’avvio del cantiere l’AMNsi era rivolta a una società specializzata per avereun quadro delle eventuali problematiche delcontesto sociale e territoriale e della percezionedella centrale. Molto più accesa fu l’opposizioneincontrata per la localizzazione della quinta esettima unità in Molise, dove le amministrazionilocali chiedevano al governo pesanti contropartiteinfrastrutturali, e dove alla fine gliorgani collegiali formularono alCIPE un parere negativo; questocostrinse l’Enel a riallocare le dueunità in Lombardia e in Piemonte,dove però l’iter autorizzativo siscontrò contro un vero e propriomuro di gomma da parte delleautorità regionali. Nel Lazio,invece, la regione indicò, tra i siti

plant being built in their area. Centralgovernment never had the appetite to invoke theauthoritative procedures enshrined in the 1975law. Evidently, the issue was not sufficientlyimportant to risk a showdown with local partypotentates. It was this issue, and insufficientlystrong political backing, that in the second half ofthe 70s led to ENEL’s nuclear programme finallygrinding to a halt. Local opposition was first experienced by Edisonwhen it wanted to locate its Westinghousepower station in the municipality of Moneglia,near Genoa. The problem was quickly resolvedwhen the town of Trino Vercellese offered landto the company, and perhaps, because of this,people undervalued the importance of the issue.Difficulties were also encountered in Caorso,though these ended up being resolved; indeed,here the problems were related more thananything else to an earlier dispute over thenearby Isola Serafini hydroelectric power station.However, before starting site work, AMN hired aspecialist advisor to investigate potential socialand local unrest and perceptions of the powerstation.Far stronger opposition was encountered duringthe selection of sites in the Molise region for thefifth and seventh units. Here, local governmentheld out for particularly expensive infrastructurecommitments in exchange for giving their OK. In

the end, the CIPE was advised notto proceed. ENEL was consequentlyforced to relocate the two units to

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Copertina della pubblicazione sul progetto NERSA, la partecipazioneitaliana alla realizzazione della centraledi Creys-Malville in Francia, 1981.

The cover of a publication on theNERSA project, regarding Italy’sparticipation in the construction of the Creys-Malville power station,France, 1981.

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proposti dall’Enel, quello di Pian dei Canganivicino a Montalto di Castro. L’assenso degli entilocali e della regione non fu però sufficiente aspegnere l’opposizione della popolazione locale,che produsse una sorta di conflittualitàpermanente, che rese molto faticosi i lavori per lacentrale. I controlli di sicurezza della DISP nonsembravano particolarmente efficaci perrassicurare sull’assenza di rischi, perché non eranopercepiti dalle popolazioni interessate comecontrolli indipendenti. L’Enel decise allora di darevita a un’intensa azione informativa sul nucleare,che ebbe il picco negli anni tra il 1976 e il 1981.Alla fine degli anni Settanta però era ormaiabbastanza chiaro che delle quattro nuovecentrali ordinate dal programma nucleare Enelsolo quella di Montalto aveva una seria possibilitàdi essere realizzata.Il clima internazionale alla fine degli anniSettanta, infine, non giovò certamente aiprogrammi nucleari italiani. Le vicende deldecennio successivo sono ben note, e vedono nel1981 il varo di una nuova edizione del PianoEnergetico Nazionale, con la previsione di trenuove centrali da 2.000 MW daubicare in Piemonte, Lombardia ePuglia. Lo stesso Piano introduce ilconcetto di impianto standard: è ilcosiddetto PUN, ProgettoUnificato Nucleare, basato sullafiliera Westinghouse ad acqua inpressione. Il PUN definisce anche iruoli dei vari attori: l’Enelcommittente e architetto delsistema, l’ENEA (sorto nel 1982dalla trasformazione del CNEN)come autorità di controllo, AGIPNucleare fornitore delcombustibile, e le industrie

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Lombardy and Piedmont, only for the regionaladministration in these two areas to wage theirown rearguard defence. The regional governmentin Lazio, however, offered ENEL a site at Pian deiCangani, near Montalto di Castro. However, localand regional political backing was insufficient tocounter the opposition of local people, who keptup permanent protests which significantly sloweddown work on the power station. Safety checksby the DISP did not seem to reassure the localsabout the minimal risks they ran; local people didnot view the organization as independent. ENEL countered the problem by running aconcerted nuclear information campaign, whichreached its peak between 1976 and 1981.However, by the end of the 70s, it had becomeclear that out of the four power stations orderedunder ENEL’s nuclear programme, only theMontalto site had any realistic chance of beingcompleted.By the late 70s, the international climate wasincreasingly unfavourable to Italy’s nuclear plans.The events that took place in the 80s are well-documented. In 1981, the government issued a

revised National Energy Plancalling for three new 2,000 MWpower stations to be built inPiedmont, Lombardy and Puglia.The plan was the first tointroduce the “standard plant”concept. Dubbed PUN (ProgettoUnificato Nucleare, or UnifiedNuclear Project), the plan wasbased on Westinghousepressurized water technology, andallocated responsibilities asfollows: ENEL was thecommissioning party and systemsarchitect; ENEA (founded in 1982,

Copertina della pubblicazione Enel sul Piano Energetico Nazionale,aggiornamento 1985-1987.

The cover of ENEL’s 1985-1987National Energy Plan update.

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nucleari, consorziate attorno all’AMN (cui vieneassegnato il ruolo di costruttore principale), comefornitori dei sistemi e componenti dell’impianto.

È questo l’ultimo tentativo serio diprogrammazione nucleare realizzato in Italia.Mentre nulla si muoveva, salvo la faticosarealizzazione della centrale di Montalto di Castro,nel marzo 1986 il Parlamento approvava il nuovoPiano Energetico, programmando il raddoppio diTrino e l’installazione di altre centrali per 4.000MW in Veneto, Sicilia, Campania e Basilicata. Appena un mese dopo si verificò l’incidente diChernobyl, in seguito al quale il Parlamentoitaliano decise di convocare, nel febbraio 1987,una Conferenza Nazionale sull’Energia, conl’obiettivo di valutare la compatibilità del PianoEnergetico con la sicurezza delle popolazioni e lasalvaguardia dell’ambiente. Frattanto, in ottobre,la centrale di Caorso, che aveva avuto unafermata per manutenzione ordinaria, non fu fattariavviare, nonostante i pareri favorevoli di tutti gliorganismi di controllo, anche internazionali. Laconferenza sull’energia si concluse in modocomplessivamente favorevole alla prosecuzionedel programma nucleare. Ma nel frattempo erastato indetto un referendum, i cui quesitiprendevano di mira alcune disposizioni di leggesull’ubicazione degli impianti. La consultazionepopolare si tenne nel novembre 1987, el’affluenza al voto fu la più bassa fino ad alloraregistrata nonostante le forze politiche fosseropraticamente tutte schierate a favore dei quesitireferendari: il dato riflette quindi un evidentedisorientamento dell’opinione pubblica. Lapercentuale dei “si” fu all’incirca dell’80%. L’Italiauscì così ufficialmente dall’energia nucleare, nellaquale peraltro, dopo avervi fatto capolino, nonera mai veramente entrata.

to take over from the CNEN) was the monitoringauthority; AGIP Nucleare was the fuel supplier;and Italy’s private nuclear companies, through aconsortium led by AMN (which was named maincontractor), were to supply plant systems andcomponents.

This was to be Italy’s last serious attempt atnuclear planning. While construction work onthe Montalto di Castro power station continuedat an exceedingly slow pace, in March 1986Parliament adopted a new Energy Plan whichcalled for the doubling of capacity at Trino, andinstallation of additional 4,000 MW powerstations in the regions of in Veneto, Sicily,Campania and Basilicata. A month later, the Chernobyl accident tookplace. In February 1987, the Italian parliamentannounced a National Conference on Energy tolook into the Energy Plan’s compliance withItaly’s security and environmental protectionrequirements. That October, after shuttingdown for planned maintenance, the Caorsopower station was not started up again, despitereceiving authorization from Italian andinternational monitoring bodies.The Energy Conference came out broadly infavour of continuing the nuclear programme. Inthe meantime, a referendum had been calledregarding a number of legal provisions on plantlocation. Voting took place in November 1987.Turnout was the lowest recorded at that time fora referendum, despite the fact that almost all thepolitical forces came out in favour of thereferendum questions. Evidently, public opinionwas bewildered. Around 80% of voters said “yes”,and Italy officially turned its back on nuclearenergy; arguably, the nation had never reallycommitted to nuclear energy in the first place.

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Angelini e il programma nucleare italiano: gli anni Sessanta e SettantaAngelini and the Italian Nuclear programme: the Sixties and Seventies

Copertina della pubblicazione”L’Enel e l’energia nucleare”, 1987.

The cover of “L’Enel e l’energianucleare”, 1987.

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La ricostruzione storica delle vicende che hannoportato l’Italia, patria di Fermi, dall’essere “il terzopaese occidentale per potenza elettronucleare inesercizio, dopo gli Stati Uniti e la GranBretagna”1, e allo stesso tempo, ad essere unodei pochi paesi industrializzati che ha scelto dinon utilizzare questa tecnologia per lagenerazione di energia elettrica, mostra come inItalia si siano dovuti fronteggiare problemi didiversa natura che poco o nulla avevano a chefare con l’importante programma di sviluppoinfrastrutturale che il Progetto Unificato Nazionalerappresentava. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delloscorso 15 agosto 2009 della cosiddetta “LeggeSviluppo”, l’Italia si appresta a ritornare al nucleare.Questo in un rinnovato contesto internazionale,noto come nuclear renaissance, in cui il nucleare èoramai percepito come parte imprescindibile dellasoluzione al problema energetico e di lotta allecause dei cambiamenti climatici.Il nucleare contribuisce già oggi, in manierasignificativa, a soddisfare il fabbisogno di energiaelettrica mondiale. I 436 reattori nucleari installatiin 31 diversi paesi per una potenza complessiva dicirca 370.000 MWe2, forniscono infatti il 15%dell’energia elettrica prodotta nel mondo. Dei 27 paesi che compongono l’Unione Europea,ben 15 utilizzano reattori nucleari per lagenerazione di energia elettrica per una potenzainstallata complessiva pari a circa 132.000 MWe.In un raggio di 200 km dai confini italiani, infine,sono ad oggi attive 27 unità nucleari per untotale di circa 24.000 MW3.Ad oggi risultano inoltre in costruzione 52reattori nucleari per la generazione di energia

elettrica per una potenza complessiva pari a circa45.900 MWe, in 14 paesi4.In considerazione dei miglioramenti apportati alletecniche di manutenzione degli impianti, dellaaccresciuta esperienza operativa dei soggetti attivinella gestione degli stessi e dei notevoli marginidi sicurezza utilizzati in fase di progettazione,sono sempre più frequenti le autorizzazioni, daparte delle autorità di sicurezza nucleare, aestendere la vita utile degli impianti ben al di là diquella autorizzata all’ingresso in servizio degliimpianti5. In media si registrano estensioni di circa10 anni rispetto ad autorizzazioni inizialirilasciate, tipicamente, per 20 anni. Molti paesi hanno inoltre avviato programmi peril rilancio del ricorso al nucleare per la produzionedi energia elettrica come Gran Bretagna, StatiUniti, Francia.In aggiunta, alcuni paesi europei, dopo averannunciato l’uscita dal nucleare, hannorecentemente cambiato idea riconoscendo che ilricorso al nucleare è di fondamentale importanzaper abbattere le emissioni di gas serra e pergarantire disponibilità di energia a prezzi stabili. Ilcaso della Svezia è esemplare6. Il nuclear renaissance si basa sull’utilizzo di unafiliera tecnologica che fornisce garanzie assolutein materia di sicurezza. La progettazione dellenuove centrali, appartenenti alla cosiddetta terzagenerazione avanzata, si basa infattisull’esperienza accumulata fino ad oggi conl’esercizio degli impianti. Per esempio, per gliimpianti di tipo EPR10, come quello in corso direalizzazione in Francia con la partecipazione diEnel, la probabilità che si verifichi un incidente èstata ridotta di un fattore cento rispetto ai

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ConclusioniLivio VidoDirettore Divisione Ingegneria e Innovazione Enel

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ConclusionLivio VidoManaging Director, ENEL Engineering and Innovation Division

This historical reconstruction of the events thatturned Italy, Fermi’s home country, from “thewestern world’s number three electronuclearpower generator, after the US and GreatBritain,”1 into one of the very few industrializednations that renounced use of this technology forelectricity generation, shows that Italy has had tocope with issues that had little or nothing to dowith its ambitious national infrastructuredevelopment plan.Now, following publication of the so-calledDevelopment Law in the Official Gazette on 15August 2009, Italy is on the verge of re-embracing nuclear power, at the same timeas a wider international reappraisal of nuclearenergy is taking place. This so-called nuclearrenaissance perceives nuclear energy as a keypart of any solution to the world’s energyproblems and to combatting the causes ofclimate change. Nuclear power already caters toa significant proportion of the world’s electricityneeds: a total of 436 nuclear reactors in 31countries generate around 370,000 MWe,2 andsupply some 15% of all electricity generatedworldwide.As many as 15 of the EU’s 27 member statesutilize nuclear reactors to generate electricity,corresponding to a total of around 132,000MWe in installed capacity. Within 200 km ofItaly’s borders, 27 active nuclear generationunits produce a total of around 24,000 MW.3

At present, 52 nuclear power stations arecurrently under construction in 14 nations, whichwill generate a total of around 45,900 MWe.4

Nuclear safety authorities are increasinglyauthorizing extensions to the life of plants well

beyond the period for which they were initiallygranted authorization, reflecting improvementsin plant maintenance techniques, increasedoperational expertise, and the significant safetymargins built in to these plants at the designstage.5 On average, ten-year extensions arebeing granted above and beyond the initialauthorization, which was typically for 20 years.A large number of countries, including GreatBritain, the United States and France, haverecently announced programmes to embarkonce more on nuclear electricity generation.Moreover, a number of European nations thathad previously turned their backs on thenuclear industry have changed their minds andacknowledged that nuclear power is a key partof the strategy to reduce greenhouse emissionsand ensure energy availability at stable prices.Sweden is one such country.6

The nuclear renaissance draws on technologythat guarantees total safety. The design of so-called advanced third-generation powerstations leverages the vast amount of experienceaccumulated from running plants. For example,the latest European Pressurized Reactor (EPR)plants currently being built in France (and inwhich ENEL has a stake) have an accidentprobability 100 times lower than previousgeneration reactors. With a risk of less than oneoccurrence per million years, the probability ofsuch an event is negligible. Even if an accidentdoes occur the solutions designed into theseEPR plants make it possible to contain anyradioactive emissions within the building wherethe reactor is housed, preventing leaks andtherefore avoiding the need to evacuate the

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reattori della precedente generazione, rendendodi fatto trascurabile la probabilità di accadimentodi un tale evento ovvero, oggi il rischio èinferiore a un caso su un milione di anni. Ma,anche nell’eventualità in cui si verifichi unincidente le soluzioni progettuali adottate per gliimpianti EPR10 consentono di contenereall’interno dell’edificio che custodisce il reattoregli eventuali rilasci di radioattività impedendonela fuoriuscita ed evitando quindi conseguenzequali la necessità di dover evacuare lapopolazione circostante. Questo risultato è statoconseguito attraverso un incremento dellaridondanza e della diversificazione dei sistemi disicurezza, e soprattutto attraverso una serieelevata di miglioramenti che sono il fruttodell’esperienza operativa di più di trenta anni diesercizio degli impianti francesi e tedeschi da cuii reattori EPR10 derivano. Questi impianti, inoltre,sono realizzati per resistere ad attacchi terroristicidi qualunque genere, ivi compreso un eventualeattacco aereo.Venendo all’Italia, il ritorno al nucleare consentiràall’intero sistema Paese di cogliere notevolibenefici.

Benefici economici che interesseranno le tasche dei consumatori finali

Il nostro attuale mix di produzione è infattimolto sbilanciato verso le fonti più costose: il60% circa dell’elettricità è prodotto con gas eolio, più del doppio della media UE (27%).Questo comporta un costo della bollettaenergetica mediamente più elevato dei nostrivicini europei. Per esempio, una media impresa7

in Italia arriva a pagare al netto delle tasse, quasidue volte il prezzo pagato8 da una mediaimpresa in Francia, dove ben il 77%dell’elettricità viene dal nucleare.

Rispetto alla Spagna, che ha un mix produttivopiù bilanciato, in cui il nucleare pesa per il 18% eil gas per il 38%, la stessa impresa paga fino al26%8 in più rispetto ai concorrenti spagnoli.

Sicurezza degli approvvigionamenti

La scarsa differenziazione delle fonti e dei paesi diapprovvigionamento rende il nostro Paeseparticolarmente vulnerabile alle incertezze checaratterizzano il mercato globale dell’energia,esponendo l’Italia a rischi di competitività e disicurezza degli approvvigionamenti. Le tensionipolitiche degli anni scorsi tra Russia e Ucrainahanno causato qualche contraccolpo sugliapprovvigionamenti di gas in Italia,fortunatamente fronteggiato dalle nostre scorte,ma sufficiente a far percepire le graviconseguenze che potrebbero verificarsi in seguitoa crisi più importanti nelle aree di importazione(est Europa o Nord Africa, per esempio). Con ilritorno al nucleare, potremo fare un passoimportante verso la differenziazione delle fonti.Potremo infatti approvvigionare il combustibilenucleare da paesi diversi dagli esportatori dicombustibili fossili, come ad esempio il Canada el’Australia, mitigando così il rischio legato alleimportazioni di materie prime.

Benefici ambientali

Il nucleare consente di produrre grandi quantitàdi energia elettrica senza, in pratica, emettereCO2 nel corso della vita operativa delle centrali.Se ad esempio decidessimo in Italia di sostituire lecentrali a gas, che già rappresentano gli impiantitermoelettrici con i valori più bassi di emissioni diCO2, per circa 13.000 MW, con centrali nucleari,potremmo ridurre le emissioni di CO2 di circa 53milioni di tonnellate l’anno.

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local population. This has been achieved byincreasing safety system redundancy anddiversification, but above all by implementing avast number of enhancements following morethan 30 years’ operational experience at theFrench and German plants which were used asthe basis for the EPR reactors. Moreover, theseplants are designed to resist terrorist attacks ofany nature, air attacks included. In Italy, the entire economy is likely to enjoysignificant benefits from a resumption ofnuclear energy.

Economic benefits that consumerswill notice in their pockets

In Italy, electricity generation is skewed towardsthe most costly fuels. Around 60% of thecountry’s electricity is generated from gas andoil, which is more than twice the EU average(27%). As a result, electricity bills are onaverage higher than in Italy’s Europeanneighbours. For instance, a medium-sizedenterprise7 in Italy, net of taxes, pays almosttwice as much8 as a medium-sized enterprise inFrance, where 77% of all electricity is nuclear-generated. Compared with Spain, which has a morebalanced generating mix (nuclear energyaccounts for 18% of the total, and gas 38%),that same Italian company will be paying asmuch as 26%8 more than its Spanishcompetitors.

A secure supply

Italy is particularly vulnerable to theuncertainties that bedevil the world energymarkets because it has a low diversity of fuelsources and countries from which it obtains

fuel supplies. This exposes Italy to risks in termsof competitivity and fuel security. Recentpolitical tensions between Russia and theUkraine affected gas supplies to Italy. Though inthat instance the country’s reserves weresufficient to absorb the problem, it is easy toforesee serious consequences from larger crisesin regions from which Italy imports fuel, such asEastern Europe or North Africa. A resumptionof nuclear generation would be an importantway for Italy to diversify its range of fuelsources. Italy would be able to obtain nuclearfuel from countries such as Canada andAustralia – countries other than those fromwhich it buys fossil fuels – and thereby reducethe risks associated with importing rawmaterials.

Environmental benefits

Nuclear generation produces large quantities ofelectricity yet emits practically zero CO2 duringthe operating life of a power station. If Italydecided to replace its gas-fired power stations(currently the lowest CO2 emittingthermoelectric plants) for about 13,000 MWwith nuclear power plants, CO2 emissionswould be reduced by around 53 million metrictonnes per year.

Impact on Italian industry

To understand the full benefit the nuclear programwould have on the Italian economy, it takes aninvestment of over €4 billion and around 2,500construction jobs for five years to build a 1,600MW EPR generating unit. Five hundred specialisttechnicians are required to run the unit, and asimilar number to carry out maintenance.This is why we are so enthusiastic about the

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Ricadute sul sistema industriale italiano

Per cogliere appieno i benefici del programmanucleare sul sistema Italia, basti considerare, peresempio, che la realizzazione di un’unità EPR10 da1.600 MW richiede un investimento di oltre 4miliardi di euro e l’impegno in cantiere di 2.500persone per cinque anni circa. Alle quali vannoaggiunti i circa 500 tecnici specializzati necessariper l’esercizio dell’unità e altrettanto personaleper effettuare le manutenzioni.Per questo guardiamo con interesse alprogramma lanciato dal governo italiano il cuiobiettivo è la realizzazione di nuova capacitànucleare per soddisfare all’incirca il 25% delladomanda di energia elettrica al 2020. Sarannonecessarie centrali nucleari per circa 13.000 MWche consentiranno di produrre circa 100 TWhl’anno di energia elettrica. Enel è pronta a fare la sua parte. Con circa 5.500 MW di capacità nucleareinstallata e 1.080 MW in costruzione, Enel è unodei principali operatori nucleari europei. Siamo infatti presenti in Spagna dove attraversola nostra controllata Endesa gestiamo 7 unitànucleari per un totale di circa 3.640 MW e inSlovacchia dove attraverso Slovenské Elektràrnegestiamo 4 unità per più di 1.850 MW.In aggiunta, Enel partecipa alla realizzazione didue delle tre unità nucleari attualmente in corsodi realizzazione in Europa. In Francia, insieme a EdF9, alla realizzazionedell’unità di terza generazione avanzata EPR10 nelsito di Flamanville. Enel partecipa al progetto conuna quota del 12,5%, che corrisponde a unacapacità di 200 MW e con circa 60 ingegneri.E in Slovacchia, per la realizzazione delle unità 3 e4 nella centrale di Mochovce che utilizzeranno latecnologia russa VVER per una potenzacomplessiva pari a 880 MW.Abbiamo inoltre stretto accordi con il gruppo

elettrico francese EdF9 per collaborare allosviluppo del programma nucleare italiano. Con la costituzione della società SviluppoNucleare Italia S.p.A., joint venture pariteticapartecipata da Enel ed EdF, avvenuta lo scorso 31luglio 2009, abbiamo dato avvio allacollaborazione volta a sviluppare degli studi difattibilità per la realizzazione di almeno 4 unità digenerazione, avendo come riferimento latecnologia EPR modello Flamanville 3. L’obiettivoè, compatibilmente con l’evoluzione del quadronormativo, di rendere la prima unità italianaoperativa nel 2020.Siamo convinti, come Azienda e come cittadini,che è necessario cogliere questa opportunità, chepotrebbe essere l’ultima in Italia per riparare glierrori commessi in passato e consentire, così,all’intero sistema Paese di beneficiare di questoimportante programma di sviluppoinfrastrutturale, allineandosi anche alle strategieenergetiche di medio-lungo termine adottate datutti i principali paesi industrializzati .

1 All’apertura della terza Conferenza mondiale sugli usi pacificidell’energia nucleare tenutasi a Ginevra nel 1964.

2 Fonte: IAEA (International Atomic Energy Agency).3 Francia: 17 unità per un totale di circa 15.500 MW; Svizzera: 5

unità per un totale di circa 3.000 MW; Germania: 4 unità perun totale di circa 5.000 MW; Slovenia: 1 unità per un totale dicirca 600 MW.

4 Fonte: IAEA (International Atomic Energy Agency).5 Per esempio: negli Stati Uniti d’America a Maggio 2008 la

Nuclear Regulatory Commission aveva già concesso l’estensioneda 40 anni a 60 anni per 48 reattori. Ulteriori 17 richieste sonoin corso di verifica e ulteriori 30 sono attese nei prossimi mesi.

6 A Febbraio 2009 l’esecutivo svedese ha annunciato che lalegge di dismissione degli impianti, il divieto di svilupparetecnologia nucleare e nuovi impianti verranno aboliti e che saràpossibile richiedere il permesso di sostituire i reattori esistentiche non siano più economicamente produttivi. La Svezia hadeciso nel 1980, con un referendum popolare, di dismettere lecentrali nucleari e ha adottato una normativa che fissa nel2010 il termine ultimo per l’uscita dal nucleare.

7 Una media impresa in Italia consuma circa 2GWh/anno.8 Fonte: Eurostat.9 Electricité de France, Gruppo elettrico Francese.10 EPR: European Pressurized Reactor.

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both hands. It may well be Italy’s last chance toput right past mistakes, to boost the country’sentire economic system through a majorinfrastructure development programme, and tobring the country’s medium-to long-termenergy strategy into line with strategiesadopted by all other major industrial nations.

1 In 1964, at the Third World Conference on the Peaceful Usesof Nuclear Energy, held in Geneva.

2 Source: IAEA (International Atomic Energy Agency).3 France: 17 generating units producing a total of around

15,500 MW; Switzerland: 5 generating units producing a totalof around 3,000 MW; Germany: 4 generating units producinga total of around 5,000 MW; Slovenia: 1 generating unitproducing a total of around 600 MW.

4 Source: IAEA (International Atomic Energy Agency).5 For instance: in the US, in May 2008 the Nuclear Regulatory

Commission approved an extension from 40 to 60 years for 48reactors. Another 17 applications are currently underassessment; a further 30 are expected in the coming months.

6 In February 2009, the Swedish government announced that itwas repealing laws that required nuclear plants to shut downand prohibited the development of nuclear technology and theconstruction of new plants. Bids are being sought to replaceexisting reactors which are no longer economically viable. In a1980 referendum, Sweden resolved to close down its nuclearpower stations by 2010.

7 An average-sized company in Italy consumes around 2GWh/year.8 Source: Eurostat.9 Electricité de France, French electricity group.10 EPR: European Pressurized Reactor.

plan announced by the Italian government tobuild new nuclear capacity catering to some25% of the country’s electricity demand by2020. This will require around 13,000 MW ofnuclear power stations, capable of generatingaround 100 TWh of electricity per year. ENEL is ready to play its part. ENEL is one of Europe’s leading nuclear players,with some 5,500 MW of installed nuclearcapacity, and 1,080 MW under construction.We operate in Spain, where our Endesasubsidiary runs seven nuclear units thatgenerate around 3,640 MW in total, and inSlovakia, where through Slovenské Elektràrnewe manage 4 generating units that produceover 1,850 MW.Moreover, ENEL is involved in the constructionof two of the three nuclear generating unitscurrently being built in Europe at this time. InFrance, ENEL is working with EdF9, on theadvanced third-generation EPR unit atFlamanville. ENEL has a 12.5% stake in theproject, corresponding to 200 MW, and isemploying around 60 engineers. In Slovakia,ENEL is working on construction of units threeand four at the Mochovce plant, which is usingRussian VVER technology to output a total of880 MW. We have also entered an agreement with Frenchelectricity company EdF to work together ondeveloping Italy’s nuclear programme. TheSviluppo Nucleare Italia S.p.A. joint venture, inwhich ENEL and EDF have equal stakes, wasfounded on 31 July 2009. The partnership willrun feasibility studies regarding the developmentof at least four generating units, using Flamanville3 EPR technology as the starting point.Dependent upon changes to the regulatoryframework, the objective is to have Italy’s firstunit up and running by 2020.As a company and as citizens, we are certainthat this is an opportunity we must seize with

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Illustrazione da “Europa Nucleare”, 1962.

An illustration from “Europa Nucleare”, 1962.

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1 E. Amaldi, Da via Panisperna all’America, a cura di G. Battimelli eM. De Maria, Editori Riuniti, Roma 1997, p. 63.

2 E. Fermi, Nota, in appendice ad A. Kopff, Fondamenti della rela-tività einsteiniana, Hoepli, Milano 1923.

3 E. Severini, Accenni sulla costituzione della materia e sul proble-ma del combustibile atomico, “Elettrotecnica”, 1941, vol. XXVIII,pp. 11-14, 94-97, 118-121, 144-145, 169-171. L’articolo, suddivi-so in più parti, si occupava nell’ultima (pubblicata il 10 aprile1941) delle prospettive della futura energia estratta dall’atomo.Citato da C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, inStoria dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, Gli sviluppidell’Enel.1963-1990, a cura di G. Zanetti, Laterza, Roma-Bari1994, pp. 589-644, alla p. 589.

4 Testimonianza in Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrnall’Enea, a cura di G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 1992, p. 52.

5 Questa e le successive testimonianze di Silvestri sono tratte da M.Silvestri, Il costo della menzogna. Italia nucleare 1945-1968,Einaudi, Torino 1968.

6 Questa e le successive testimonianze di Amaldi sono tratte da E.Amaldi, Gli anni della ricostruzione, in “Giornale di Fisica”, 1979,pp. 186-225.

7 Relazione annuale degli amministratori e bilancio 1951, pp. 2-3,in Archivio CISE, citato da R. Maiocchi, Il ruolo della ricerca, inRicerca, innovazione, impresa. Storia del CISE: 1946-1996, a curadi S. Zaninelli, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 43-88, alla p. 50.

8 Le due lettere sono riprodotte in G. Battimelli, L’eredità di Fermi.Storia fotografica dal 1927 al 1959 dagli archivi di EdoardoAmaldi, Editori Riuniti, Roma 2003, alle pp. 160-161.

9 Verbali del Consiglio di amministrazione, seduta del 19 giugno1950, in Archivio CISE, citato da S. De Angeli, M. Borroni e A.Locatelli, Le gestione aziendale, in Ricerca, innovazione, impresa,cit., pp. 89-156, alla p. 94.

10 Sul ruolo dei militari e dei ministri Pacciardi, Lombardo e poiCampilli nelle vicende del 1949-1952, cfr. L. Nuti, La sfidanucleare, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 53-70.

11 Cfr. G. Battimelli, M. De Maria, G. Paoloni, L’Istituto Nazionale diFisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca 1945-1975,Laterza, Roma-Bari 2001, p. 80.

12 Questa e le successive citazioni testuali dalle riunioni del CNRNsono tratte da Archivio storico ENEA, pos. 21.A, Estratti dai ver-bali del Comitato Nazionale Ricerche Nu cleari, consultati da chiscrive per la preparazione del contributo Dal Cnrn al Cnen, inEnergia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea, Laterza,Roma-Bari 1992, pp. 5-43.

13 F. Ippolito e F. Simen, La questione energetica. Dieci anni perduti1963/1973, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 98-99.

14 Oltre a Focaccia facevano parte del nuovo organismo due vicepre-sidenti (Amaldi e An gelini) e sette esperti (Vincenzo Caglioti,chimico, professore ordinario nell’università di Roma e futuropresidente del CNR; Antonio Carrelli, fisico, professore ordinario

1 E. Amaldi, Da via Panisperna all’America, edited by G. Battimelliand M. De Maria, Editori Riuniti, Rome, 1997, p. 63.2 E. Fermi, Note, in the appendix to A. Kopff, Fondamenti dellarelatività einsteiniana, Hoepli, Milan, 1923.3 E. Severini, Accenni sulla costituzione della materia e sul proble-ma del combustibile atomico, “Elettrotecnica”, 1941, vol. XXVIII,pages 11-14, 94-97, 118-121, 144-145, and 169-171. In the lastof this multipe part article, which appeared on 10 April 1941, itlooks into the prospects of energy being extracted from atoms infuture. Cited by C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare,in Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, Gli sviluppidell’ENEL.1963-1990, Rome-Bari, Laterza, 1994, pages 589-644,on p. 589.4 Interview from Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrnall’Enea, edited by G. Paoloni, Rome-Bari, Laterza, 1992, p. 52.5 This and subsequent comments by Silvestri are from M. Silvestri,Il costo della menzogna. Italia nucleare 1945-1968, Einaudi, Turin,1968.6 This and subsequent comments by Amaldi are from E. Amaldi, Glianni della ricostruzione, in “Giornale di Fisica”, 1979, pages 186-225.7 Annual Directors’ Report and Accounts for 1951, pages 2-3, in theCISE Archives, cited by R. Maiocchi, Il ruolo della ricerca, in Ricerca,innovazione, impresa. Storia del CISE: 1946-1996, edited by S.Zaninelli, Laterza, Rome-Bari, 1996, pages 43-88, on page 50.8 These two letters are reproduced in G. Battimelli, L’eredità diFermi. Storia fotografica dal 1927 al 1959 dagli archivi di EdoardoAmaldi, Editori Riuniti, Rome, 2003, on pages 160-161.9 Board Meeting Minutes, 19 June 1950 session, in CISE Archives,cited by S. De Angeli, M. Borroni and A. Locatelli, Le gestioneaziendale, in Ricerca, innovazione, impresa, op cit., pages 89-156,on page 94.10 On the role played by the military and Ministers Pacciardi,Lombardo and later Campilli between 1949 and 1952, see L.Nuti, La sfida nucleare, Il Mulino, Bologna, 2007, pages 53-70.11 See G. Battimelli, M. De Maria, G. Paoloni, L’Istituto Nazionaledi Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca 1945-1975,Laterza, Rome-Bari, 2001, p. 80.12 This and subsequent quotes from CNRN meetings are from theENEA Archives, Pos. 21.A, Abstract of Comitato NazionaleRicerche Nu cleari Minutes, which were consulted by the authorduring research for his paper submitted to Dal Cnrn al Cnen, inEnergia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea, Laterza,Rome-Bari, 1992, pages 5-43.13 F. Ippolito and F. Simen, La questione energetica. Dieci anni per-duti 1963/1973, Feltrinelli, Milan, 1974, pages 98-99.14 In addition to Focaccia, the new organization had two deputychairmen (Amaldi and An gelini) and seven advisors: VincenzoCaglioti, a chemist who was full professor at the University ofRome, and would go on to chair the CNR; Antonio Carrelli, aphysicist who was full professor at the University of Naples; Franco

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Note/Notes

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Castelli, an engineer and manager at Edison; Bruno Ferretti, FeliceIppolito, En rico Medi, and Aldo Silvestri-Amari, who resigned in1957 and was replaced by Guido Giorgi. Decrees were publishedin the 17 September 1956 issue of the Official Gazette to foundthe new CNRN organization and appoint its new members.15 The US, Soviet Union, France, United Kingdom, Canada, Australia,South Africa, Brazil, Belgium, Portugal, India and Czechoslovakia alltook part. See B. Goldschmidt, Il nucleare. Storia politica dell’ ener-gia nucleare, Liguori, Naples, 1988, pages 135-139 and 300-307.16 SENN was a joint venture between the Società meridionale dielettricità (SME), Società idroelet trica Piemonte (SIP), Unione eser-cizi elettrici, and the Società romana di elettricità. For more on thecorporate history of SELNI and SENN, see L. De Paoli, Programmidi investimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica,vol. 4, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945-1962, editedby V. Castronovo, Laterza, Rome-Bari, 1994, pages 163-238, onpages 223-224.17 L. Nuti, La sfida nucleare, op cit., pages 120-169, and refer-ences to Italy in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. Irapporti del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963), EdizioniUnicopli, Milan, 2007.18 Law no. 933, 11 August 1960.19 The initial Executive Committee was composed as follows:Basilio Focaccia (deputy chairman), E doardo Amaldi, BrunoFerretti, Vincenzo Caglioti, Arnaldo M. Angelini, Guido Giorgi(general manager, industrial production, who replaced Silvestri-Amari), Vittorio Marchese (general manager, advanced educa-tion), and Carlo Salvetti.20 See M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di EnricoMattei, De Donato, Bari, 1979, pages 189-190 and 212-220; L.De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, op cit.,pages 222-223.21 Cited by L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tec-niche, op cit. p. 231. Much of the information in this section istaken from pages 210-238.22 This and the following quote are from the report on the 1964SELNI accounts, the last to be drafted before the plant was trans-ferred to ENEL.23 C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, op cit., p. 607.24 Parliamentary Records, Upper Chamber, Legislature V, Doc.XVIII, no. 1, p. 30.25 Parliamentary Records, Lower Chamber, Legislature V, Doc. XV,no. 37-1968, p. 10.26 C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, op cit., p. 620.27 A. Puri, Situazione e prospettive dell’industria nucleare italiana,“L’Elettrotecnica”, March 1975, issue 3 bis, p. 269. A few monthslater, Puri was made General Manager at Finmeccanica.

nell’università di Napoli; Franco Castelli, ingegnere, dirigentedella Edison; Bruno Ferretti, Felice Ippolito, En rico Medi, AldoSilvestri-Amari, dimissionario nel 1957 e sostituito da GuidoGiorgi). I decreti che rinnovavano il CNRN e ne designavano inuovi membri vennero pubblicati nella «Gazzetta ufficiale» del17 settembre 1956.

15 Vi partecipavano Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia, RegnoUnito, Canada, Australia, Sudafrica, Bra sile, Belgio, Portogallo,India e Cecoslovacchia. Cfr. B. Goldschmidt, Il nucleare. Storiapolitica dell’ energia nucleare, Liguori, Napoli 1988, pp. 135-139e 300-307.

16 Alla SENN partecipavano la Società meridionale di elettricità(SME), la Società idroelet trica Piemonte (SIP), l’Unione esercizielettrici, la Società romana di elettricità. Sulle vicende societariedella SELNI e della SENN, cfr. L. De Paoli, Programmi di inve-stimento e novità tecniche, in Storia dell’industria elettrica, vol.4, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945-1962, a cura diV. Castronovo, Laterza, Roma-Bari 1994, pp. 163-238, alle pp.223-224.

17 L. Nuti, La sfida nucleare, cit., pp. 120-169, nonché i riferimentiall’Italia in M. Elli, Politica estera ed ingegneria nucleare. I rap-porti del Regno Unito con l’Euratom (1957-1963), EdizioniUnicopli, Milano 2007.

18 Legge 11 agosto 1960, n. 933.19 La prima Commissione direttiva era composta da Basilio Focaccia

(vicepresidente), E doardo Amaldi, Bruno Ferretti, VincenzoCaglioti, Arnaldo M. Angelini, Guido Giorgi (diret tore generaledella produzione industriale, successore di Silvestri-Amari),Vittorio Marchese (direttore generale dell’istruzione superiore), eCarlo Salvetti.

20 Cfr. M. Colitti, Energia e sviluppo in Italia. La vicenda di EnricoMattei, De Donato, Bari 1979, pp. 189-190 e 212-220; L. De Paoli,Programmi di investimento e novità tecniche, cit., pp. 222-223.

21 Citato da L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecni-che, cit. p. 231. Da questo saggio, pp. 210-238, vengono granparte delle informazioni utilizzate in questo paragrafo.

22 Questa citazione e la seguente sono tratte dalla relazione cheaccompagnava il bilancio della SELNI per l’esercizio 1964, l’ulti-mo della società prima del trasferimento dell’impianto all’ENEL.

23 C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, cit., p. 607.24 Atti Parlamentari, Senato, Legislatura V, doc. XVIII, n. 1, p. 30.25 Atti Parlamentari, Camera, Legislatura V, doc. XV, n. 37-1968, p.

10.26 C. Lombardi, La questione dell’energia nucleare, cit., p. 620.27 A. Puri, Situazione e prospettive dell’industria nucleare italiana,

“L’Elettrotecnica”, marzo 1975, n. 3 bis, p. 269. Puri diverrà,pochi mesi dopo, direttore generale della Finmeccanica.

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Giovanni Paoloni

Giovanni Paoloni, docente di Archivisticagenerale presso la Scuola Speciale per Archivisti

e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e delle vicende storiche

delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia, dall’Unità al secondo dopoguerra.

Tra le sue pubblicazioni sulla storia delle ricerchenucleare in Italia: Energia, ambiente, innovazione.

Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche

(2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001);L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Storia di una comunità di ricerca(con G. Battimelli e M. De Maria,

Laterza, Roma-Bari 2002).

Giovanni Paoloni is a Professor of General ArchivalScience at the University of Rome “La Sapienza”

Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and corporate historiesof Italian enterprises and scientific research institutes

from Italian Unity to after the Second World War. His publications on the history of nuclear research in

Italy include: Energia, ambiente, innovazione. Dal Cnrnall’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes,

with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia

di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).

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Testo diWritten byGiovanni Paoloni

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Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti:All photographs are from the Enel Archives, with the exception of the following:

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Archivio Rai teche/Alinari (p. 81); Bettmann/Corbis (pp. 18, 23); Imagno/Archivi Alinari (p. 20); Publifoto/Olycom (pp. 16, 66).

G. Paoloni, “Energia, ambiente, innovazione: dal Cnrn all’Enea”Ed. Laterza (pp. 59, 100, 110, 115).

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