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Il Nuovo Grano 02/2015

Date post: 08-Apr-2016
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In questo numero parliamo di: nuovo Presidente per la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza; florovivaismo lombardo al verde; Sos vecchia fattoria; latte, Coldiretti in piazza, l'Ispra scagiona gli allevamenti
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SOMMARIO 3 - Florovivaismo lombardo al verde 4 - L’Expo Tour sbarca nel cuore di Lodi 5 - La vecchia fattoria a rischio estinzione 12 - Latte, Coldiretti in piazza in tutta Italia 17 - Crisi stalle, prime risposte dal Governo 19 - Nitrati, l’Ispra scagiona gli allevamenti Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI FEBBRAIO 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871 Avanti i giovani, Rota Presidente 2 ANNO XXIII
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SOMMARIO 3 - Florovivaismo lombardo al verde 4 - L’Expo Tour sbarca nel cuore di Lodi 5 - La vecchia fattoria a rischio estinzione

12 - Latte, Coldiretti in piazza in tutta Italia17 - Crisi stalle, prime risposte dal Governo19 - Nitrati, l’Ispra scagiona gli allevamenti

Poste Italiane SpA Spedizione in abb. postale 70x100 LO/MI FEBBRAIO 2015 l DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE VIA FILZI, 27/A 20124 MILANO TELEFONO 02/5829871

Avantii giovani,RotaPresidente

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COLDIRETTI INTERPROVINCIALE DI MILANO, LODI, MONZA E BRIANZAIndirizzo: via Fabio Filzi, 27 – Milano - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Presidente: Alessandro Ubiali - Direttore: Giovanni Benedetti

UFFICIO ZONA DI ABBIATEGRASSOIndirizzo: Viale G. Sforza, 62 - Tel: 02.58.29.85.00 - Fax: 02.58.29.85.19Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici. lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

UFFICIO ZONA DI CODOGNO Indirizzo: Via G. Carducci, 9 - Tel: 02.58.29.85.20 - Fax: 02.58.29.85.39Segretario di zona: Paolo ButeraOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CUGGIONOIndirizzo: Viale Roma, 2 – Piazzale Kuster - Tel: 02.58.29.85.40 - Fax: 02.58.29.85.59Segretario di zona: Enzo LocatelliOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI LODIIndirizzo: Via Haussmann, 11/i - Tel: 02.58.29.85.60 - Fax: 02.58.29.85.79Segretario di zona: Stefano BressaniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

RECAPITO DI MAGENTAUfficio EpacaIndirizzo: via Cattaneo, 28 - Tel: 02.58.29.581Referente: Anna BardelliOrari di apertura uffici: martedì, mercoledì, giovedì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MELEGNANOIndirizzo: Via J. Lennon, 4 - Tel: 02.58.29.88.00 - Fax: 02.58.29.88.19Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; martedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00; giovedì 9.00/12.30 – 13.30/15.00; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/15.00

UFFICIO ZONA DI MELZOIndirizzo: Via C. Colombo, 37/a - Tel: 02.58.29.88.20 - Fax: 02.58.29.88.39Segretario di zona: Sergio MeroniOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30; giovedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI MILANOIndirizzo: Via F. Filzi, 27 - Tel: 02.58.29.871 - Fax: 02.58.30.35.49Segretario di zona: Mauro De PaoliOrari di apertura uffici fiscale e CAA: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30; venerdì: 13.30/17.00 Uffici Epaca: via Ripamonti, 66 - Tel: 02.58.29.87.63orari di apertura: lunedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì: 9.00/12.30 . 13.30/17.00; venerdì: 9.00/12.30

UFFICIO ZONA DI CONCOREZZOIndirizzo: Via Remo Brambilla, 23, ang. via Monte Grappa, 85Tel: 02.58.29.88.40 - Fax: 02.58.29.88.59Segretario di zona: Tiziano TencaOrari di apertura uffici: lunedì: 9.00/12.30; martedì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; mercoledì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00; giovedì*: 9.00/12.30; venerdì: 9.00/12.30 – 13.30/17.00

* L’Ufficio Epaca rimane chiuso il giovedì per tutta la giornata

DIRETTORE RESPONSABILEGiovanni Benedetti

DIREZIONEe AMMINISTRAZIONE

Via F. Filzi, 27/A - MILANO02 5829871 (r.a.)

REDAZIONEDaniela Maggi

REGISTRAZIONE TRIBUNALEdi MILANO

n. 82 dell’8/02/1992

HANNO COLLABORATOA QUESTO NUMERO:

Fabio Bonaccorso

PROGETTO GRAFICOe IMPAGINAZIONE

PMP - Lodi

FOTOGRAFIEArchivio “il Cittadino”

STAMPALitostampa Istituto Grafico srl

Bergamo

Per contattare la redazione

scrivere una mail all'indirizzo:

[email protected]

La Coldiretti Interprovincialetra Milano, Lodi, Monza e Brianza

3febbraio 2015

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Florovivaismo lombardo:il settore è al “verde”

La crisi colpisce il florovivai-smo lombardo. In cinque anni - spiega la Coldiretti di Mila-

no, Lodi, Monza Brianza - il setto-re ha perso 30 milioni di euro di giro d’affari. Il business del verde è passato dai 245 milioni di euro del 2008 ai 215 milioni del 2013. E anche il 2014 è stato un anno di sofferenza. Il comparto risen-te della concorrenza straniera, dell’andamento climatico anomalo e del calo degli ordini da parte del-la pubblica amministrazione e del settore edilizio sulla preparazione degli spazi verdi nei condomini. Su tutto – prosegue la Coldiretti

Lombardia – pesa la crisi dei con-sumi, che ha portato le famiglie a ridurre le spese, tra cui quella di piante e fiori. Tra 2012 e 2013 in tutta la filiera lombarda, le aziende sono passate da 5.559 a 5.228 con un calo di oltre 300 unità. Tra le province il record negativo spetta a Como, dove hanno chiuso i bat-tenti 151 imprese. Saldo in rosso anche per Mantova (-66), Berga-mo (-65), Sondrio (-46), Varese (-46), Brescia (-46), Lecco (-20), Cremona (-18), Pavia (-8). Uniche eccezioni Milano (+113) e Mon-za Brianza (+21). Stabile invece Lodi (+1). Per far fronte alla crisi

– spiega la Coldiretti regionale –, le aziende vivaistiche più struttu-rate guardano all’estero mentre le piccole imprese provano a rein-ventarsi, passando ad esempio dal settore della costruzione del verde a quello della manutenzio-ne. “Il florovivaismo – afferma Et-tore Prandini, Presidente Coldiretti Lombardia – è un settore strategi-co per la nostra agricoltura dove esiste una grande professionalità e che dà lavoro a 15mila persone”. Con il 10% della produzione vivai-stica nazionale, la Lombardia è la seconda regione, dietro solo alla Toscana (45%).

L’ufficio zona Coldiretti di Villasanta cambia sede. Dal prossimo 16 marzo,

gli associati interessati dovran-no recarsi a Concorezzo in via Remo Brambilla numero 23, an-golo via Monte Grappa 85. Per consentire le operazioni di tra-sferimento, la sede di vai Mat-tei a Villasanta rimarrà chiusa il giorno venerdì 13 marzo. I nuo-vi uffici di Concorezzo manter-ranno invariati gli orari: lunedì e giovedì dalle 9 alle 12.30, mar-tedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 17. L’ufficio Epaca rimarrà chiuso il giovedì per tutta la giornata.

Villasanta:traslocoufficio zonaa Concorezzo

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I relatori del convegno a Lodi nella sede della Provincia in via Fanfulla

L’agricoltura lodigiana verso Expo:“Uscire dalla crisi è possibile”

La situazione è drammatica, ma le possibilità per risalire la china ci sono. A comincia-

re dal confronto tra politica e parti sociali”. Con queste parole Alessan-dro Ubiali, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza, ha aperto domenica 22 febbraio la tap-pa lodigiana del Lombardia Expo Tour, l’iniziativa promossa da Re-gione e Coldiretti per far conoscere i contenuti dell’Expo di Milano che aprirà i battenti il prossimo primo maggio. Ad inaugurare la giornata dedicata all’Esposizione Universale, il convegno “Lodi, la via verde alle porte di Expo: dalla crisi della stal-la alla cascina del futuro”, che si è svolto in mattinata nella sede della Provincia di Lodi, in via Fanfulla 14. Ricco il parterre di ospiti: dal Presi-dente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini al Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, dall’Assessore re-gionale all’Agricoltura Gianni Fava, all’assessore regionale con delega all’Expo Fabrizio Sala fino al presi-dente della Provincia Mauro Soldati e al sindaco di Lodi Simone Ugget-ti. Tra i relatori anche il Presidente del Parco Adda Sud, Silverio Gori, il Dirigente scolastico dell’Istituto di agraria Tosi di Codogno Giovanna Alquati, e lo storico Giacomo Bas-si. Al centro dei lavori l’agricoltura lodigiana e l’Esposizione Universale 2015. “Expo è la più grande op-portunità che il nostro Paese avrà

nei prossimi 30 anni, ma dobbiamo capire bene come sfruttare le sue enormi potenzialità – ha spiegato il Presidente Ettore Prandini – Par-lare di agricoltura, significa parlare di cultura e di turismo. Dobbiamo ripartire dal concetto di Terra Ma-dre, bisogna portare dentro Expo la consapevolezza del ruolo che l’a-gricoltura svolge sul territorio, sia in termini di salvaguardia dell’ambien-te sia in termini di leva dell’econo-mia locale”. “dobbiamo trasformare Expo - ha detto l’assessore Gianni Fava - non tanto nell’Expo che dà da mangiare a tutto il pianeta, ma che dà da mangiare meglio al pianeta e chi produce meglio deve essere ri-conosciuto in quanto tale e difeso e tutelato in quanto tale”. Per il mini-stro Martina “Expo non è la panacea di tutti i mali, ma uno strumento per far capire all’Italia cosa può essere nei prossimi anni”. L’agricoltura sta attraversando un periodo difficile non solo a causa della crisi econo-mica, ma anche a causa degli scarsi margini di redditività e della concor-renza estera sleale. “La tutela della capacità remunerativa delle imprese agricole è indispensabile – ha chiari-to il Presidente Ettore Prandini – per-ché non c’è impresa che non lavori sottocosto oggi e non sarà possibile sfamare il mondo negli anni a venire se non ci sarà un tornaconto eco-nomico”. Expo può diventare un’im-portante vetrina per mettere in luce Alessandro Ubiali

“ la qualità e le eccellenze dell’agro-alimentare italiano. Le premesse ci sono tutte. “Expo è già un succes-so - ha spiegato l’assessore Fabrizio Sala - confermato dal numero di biglietti finora venduti: su un totale di 8 milioni, 3 sono stati acquistati in Italia e 5 all’estero”. Nei campi, intanto, nonostante la crisi aumenta l’interesse delle giovani generazio-ni come testimoniato dalla preside dell’Itas di Codogno, Giovanna Al-quati: “Dal 2010 a oggi – ha spiega-to – abbiamo registrato un aumento del 25% nel numero delle iscrizioni”. Un altro segnale per guardare con ottimismo al futuro dell’agricoltura.

5febbraio 2015

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A Codogno tornail mercato a Km 0

Vecchia fattoria a rischio. In quattro anni, nelle province di Milano, Lodi e Monza Brian-

za sono scomparsi oltre 71mila capi tra mucche, maiali, pecore e capre. La provincia più colpita è quella di Lodi dove si sono persi quasi 50mila animali. Lo sottolinea la Coldiretti Interprovinciale in oc-casione del convegno “Lodi, la via verde alle porte di Expo: dalla crisi della stalla alla cascina del futuro”, presso la sede della Provincia di Lodi, organizzato per l’undicesima tappa del Lombardia Expo Tour. Tra 2010 e 2014 – spiega la Col-diretti Interprovinciale – stalle e ovili si sono svuotati. Solo tra gli animali più grandi, nelle provin-ce di Milano, Lodi, Monza Brianza si sono persi 69mila maiali e più di 3mila bovini. Un crollo – con-

Tra Milano, Lodi, Monza stalle e ovili sono sempre più vuotiLa vecchia fattoria è in pericoloDal 2010 a oggi sono scomparsi 71mila capi tra mucche e maiali

Animali spariti tra Milano, Lodi, Monza Brianza

tinua la Coldiretti – che rischia di compromettere la tenuta della zootecnia, un comparto economi-co importante per l’intera Lom-

bardia. Nel Lodigiano si sono persi oltre 48mila maiali, 1000 tra ca-pre e pecore, e più di 600 bovini. In provincia di Milano, invece, si contano quasi 22mila capi scom-parsi tra mucche (-2.024) e suini (-21.261), mentre aumentano gli ovicaprini (+1.688). In Brianza, infine, diminuiscono bovini (-637), capre e pecore (-69), ma non i suini (+225). “A meno di cento giorni dal via – spiega Alessandro Ubiali, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – ri-schiamo che l’Expo, centrato sulla celebrazione del cibo, della terra e dell’agricoltura, si apra circondato dalle macerie del sistema zootec-nico lombardo e nazionale. In tutta Italia, infatti, la crisi del prezzo del latte e della carne sta mettendo in ginocchio il circuito delle stalle”.

Numero capi suini PROVINCIA NUMERO CAPI

2010NUMERO CAPI

2014DIFFERENZA

ASSOLUTADIFFERENZA

PERCENTUALEMilano 86.644 65.383 -21.261 -24,5 %Lodi 425.152 376.928 -48.224 -11,3 %

Monza 3.240 3.465 +225 +6,9 %TOTALE 515.036 445.776 -69.260 -13,4%

(Elaborazione Coldiretti su dati Anagrafe zootecnica)

Numero capi bovini

PROVINCIA NUMERO CAPI2010

NUMERO CAPI2014

DIFFERENZAASSOLUTA

DIFFERENZAPERCENTUALE

Milano 82.192 80.168 -2.024 -2,5 %Lodi 111.814 111.200 -614 -0,5 %

Monza 7.304 6.667 -637 -8,7 %TOTALE 201.310 198.035 -3.275 -1,6%

(Elaborazione Coldiretti su dati Anagrafe zootecnica)

Numero capi ovicaprini PROVINCIA NUMERO CAPI

2010NUMERO CAPI

2014DIFFERENZA

ASSOLUTADIFFERENZA

PERCENTUALEMilano 9.496 11.184 +1.688 +17,8%

Lodi 2.411 1.367 -1.044 -43,3%Monza 1.467 1.398 -69 -4,7%

TOTALE 13.374 13.949 575 +4,3%(Elaborazione Coldiretti su dati Anagrafe zootecnica)

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Lodi, prima mappa delle cascine:l’agricoltura resiste in 7 su 10

Coldiretti, ecco i nuovi responsabili di settore

Oltre mille edifici, duecento anni di storia e un’agricol-tura che resiste in 7 casi su

10. E’ questa l’analisi che emerge dal primo censimento delle cascine lodigiane realizzato dalla Coldiretti Lombardia in occasione della tappa lodigiana del Lombardia Expotour e presentato domenica 22 febbra-io durante il convegno: “Lodi, la via verde alle porte di Expo: dalla crisi della stalla alla cascina del futuro”. Lo studio nasce da una ricerca pres-so sedi di zona della Coldiretti, uffici tecnici e anagrafi comunali, consul-tando piani di governo del territorio ed esperti di storia rurale. “Per la prima volta si è tentato di costruire un quadro d’insieme degli insedia-menti rurali nel Lodigiano cercando di capire quali abbiano conservato la loro origine agricola, quali invece siano stati riconvertiti in abitazioni o con altre destinazioni d’uso e quan-ti invece siano diventati degli edifici fantasma – spiega Alessandro Ubia-li, Presidente della Coldiretti di Mila-

no Lodi e Monza Brianza – e aldilà della fisiologica contrazione dell’at-tività agricola, la riconversione di parte degli edifici rurali in abitazioni per famiglie e giovani coppie credo che sia anche il segnale di un nuovo approccio all’abitare e al rapporto con la campagna”.

Le cascine oggi La fuga dalle cascine è stata molto forte fra il 1950 e il 1970 spiega la Coldiretti Lombardia, mentre dalla fine degli anni Ottanta in poi è pro-gressivamente emerso il segnale di un’inversione di tendenza per gli immobili rurali dove non si svolge-va più l’attività agricola: tanto che adesso il 15% circa è usato come abitazione o per ospitare attività di welfare sociale. In totale – spiega-no le stime della Coldiretti - l’85% delle cascine è ancora abitato, mentre il resto è composto da edi-fici fantasma. L’agricoltura – spiega

la Coldiretti – è tuttora la principa-le destinazione d’uso delle cascine lodigiane, riscontrabile in quasi il 70% delle strutture censite.

Agricoltura multifunzionaleCol tempo, accanto alle coltivazio-ni tipiche e all’allevamento, sono comparse nuove attività basate sul-la multifunzionalità: molte aziende agricole oggi vendono direttamente al consumatore i prodotti, gestisco-no agriturismi e propongono attivi-tà didattiche per adulti o bambini. In provincia di Lodi il 10% delle imprese fa vendita diretta, mentre si contano più di 30 agriturismi e 11 fattorie didattiche. “Vendo i miei prodotti nello spaccio aziendale dal 1996 – racconta Alberto Dolfini, della cascina Bertoline di Ossago Lodigiano, dove alleva vitelli a car-ne bianca e suini – Credo molto nel-la vendita diretta e nel contatto con i consumatori, tanto che nel 2004

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LA MAPPA DELLE CASCINE LODIGIANEho deciso di aprire anche un agri-turismo con ristorazione e alloggio”.

La nuova vita delle cascineAccanto alle cascine agricole – spie-ga la Coldiretti – ne esistono altre che hanno perso questo ruolo tra-dizionale. In base ai dati del censi-mento, è possibile stimare che negli ultimi 50 anni circa una cascina su tre sia stata abbandonata oppure riconvertita ad altri usi. A Boffalo-ra d’Adda, ad esempio, la cascina Mezzanino è sede di una comuni-tà di recupero così come la cascina Castagna a Pieve Fissiraga. Ma non mancano casi di cascine trasforma-te in nuovi poli residenziali come la cascina Rometta a Mairago, dove le vecchie case contadine sono sta-te riconvertite in 12 appartamen-ti oggi abitati da una trentina di persone, fra cui diversi giovani con figli. “Siamo una piccola comunità – spiega Elisa Spinoni, tra i primi residenti della nuova comunità di cascina Rometta – e ci sentiamo come un’unica famiglia: se uno ha bisogno chiede aiuto al vicino e ci si dà una mano in tutto. Diverse cop-pie giovani hanno scelto di vivere qui, perché erano alla ricerca di un ambiente tranquillo dove ci fosse la possibilità di coltivare un orto o te-nere degli animali domestici”.

La “top ten” dei ComuniOltre il 90 per cento della cascine censite – conclude la Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza – sono concentrate nella bassa e nel cen-tro lodigiano, le restanti si trovano nell’area nord della provincia. Nella “top ten” dei Comuni con il mag-gior numero di strutture segnalate troviamo: Lodi (80), Borghetto Lo-digiano (55), Codogno (48), San Rocco al Porto (40), Santo Stefano Lodigiano (37), Sant’Angelo Lodigia-no (34), Guardamiglio (32), Livraga (32), Caselle Landi (32) e Corte Palasio (32) e Somaglia (32). “Le cascine lombarde sono forzieri di storia, tradizione, cultura e architet-tura attorno alle quali si è sviluppata un’economia agricola che ha dato al mondo alcuni fra i più grandi teso-ri del Made in Italy, fra cui il Grana Padano – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – attraverso Expo vogliamo far cono-scere proprio questo: un territorio unico, culla di prodotti e storia”.

FOMBIO 7MACCASTORNA 7

OSPEDALETTO  LODIGIANO 7BORGO  SAN  GIOVANNI 6

SECUGNAGO 6GRAFFIGNANA 6

MARUDO 5GALGAGNANO 5

ABBADIA  CERRETO 5CORNOVECCHIO 5

SALERANO  SUL  LAMBRO 4CASTIRAGA  VIDARDO 4

SORDIO 2TOTALE 1.171

 

COMUNE NUMERO  CASCINELODI 80

BORGHETTO  LODIGIANO 55CODOGNO 48

SAN  ROCCO  AL  PORTO 40S.  STEFANO  LODIGIANO 37S.  ANGELO  LODIGIANO 34

SOMAGLIA 32GUARDAMIGLIO 32

LIVRAGA 32CASELLE  LANDI 32CORTE  PALASIO 32

CASALPUSTERLENGO 30CAVENAGO  D’ADDA 29

MALEO 28BREMBIO 27MELETI 27

S.  MARTINO  IN  STRADA 26CRESPIATICA 26MULAZZANO 25SAN  FIORANO 25

BOFFALORA  D’ADDA 23TAVAZZANO  CON  VILLAVESCO 22

CASTELNUOVO  B.A. 22SENNA  LODIGIANA 21LODI  VECCHIO 20BERTONICO 19

CASTIGLIONE  D’ADDA 16VILLANOVA  DEL  SILLARO 16TURANO  LODIGIANO 16

MAIRAGO 16CORNO  GIOVINE 16

TERRANOVA  DEI  PASSERINI 16CAVACURTA 16COMAZZO 15

OSSAGO  LODIGIANO 14CAMAIRAGO 14

ZELO  BUON  PERSICO 13MONTANASO  LOMBARDO 13

PIEVE  FISSIRAGA 13CASELLE  LURANI 12MASSALENGO 11

CORNEGLIANO  LAUDENSE 11CERVIGNANO  D’ADDA 11

MERLINO 9ORIO  LITTA 8

VALERA  FRATTA 8CASALMAIOCCO 7

CASALETTO  LODIGIANO 7

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A LODI IL “LOMBARDIA EXPO TOUR”

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A LODI IL “LOMBARDIA EXPO TOUR”

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Il presidente uscente Alessandro Ubiali con il nuovo leader Alessandro Rota

Azienda a Cassano d’Adda, succede ad Alessandro Ubiali

Alessandro Rota nuovo Presidente A 28 anni è il più giovane leader di associazione in Italia

È il più giovane presidente d’Ita-lia. Alessandro Rota, 28 anni, agricoltore di Cassano d’Adda

(Mi), è stato eletto oggi, 28 febbra-io 2015, alla guida della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza. Prende il testimone da Alessan-dro Ubiali, 67 anni, presidente dal 2013. Il passaggio di consegne è avvenuto davanti a una platea di oltre cento imprenditori agricoli ar-rivati dalle tre province. Sposa-to, padre di una bimba di 18 mesi, Rota è diplomato perito agrario e laureato in ingegneria meccanica. E’ impegnato in azienda da sem-pre e ha preso in mano la gestione subito dopo gli anni dell’univer-sità, durante i quali ha lavorato e studiato. Lavora oltre 40 ettari di terreni attorno a Cassano, colti-va mais e produce in azienda fa-rine da foraggio a km zero con i suoi cereali. La sua elezione segna un’ulteriore tappa del percorso di rinnovamento che la Coldiretti sta realizzando ai propri vertici: con il presidente nazionale Roberto Moncalvo di 34 anni e il presidente regionale della Lombardia Ettore Prandini di 42 anni. “Sono conten-to ma al tempo stesso consapevole della responsabilità che mi è stata affidata – ha detto il neo presiden-te Alessandro Rota – ringrazio tutti coloro che mi stanno dando fidu-cia in un momento così importante per il nostro settore e per il Paese. Un momento nel quale ognuno di noi è impegnato per uscire dalle secche della crisi. Sappiamo che i problemi sono molti: dal crollo delle quotazioni del latte e della carne alle distorsioni di valore lun-go la filiera, dalla burocrazia soffo-cante alla lunga marcia per avere un nuovo piano nitrati che salvi le nostre stalle. Ma al contrario di altri, noi di Coldiretti abbiamo un progetto che punta a ridare fiato alle aziende attraverso il rapporto con i consumatori e con la grande distribuzione. Il lavoro è molto, ma tutti insieme, con i soci, il consi-glio e la struttura di Coldiretti ce la possiamo fare. Adesso tocca a tut-

ti noi”. Rota raccoglie il testimone dal presidente uscente Alessandro Ubiali, allevatore, coltivatore di ce-reali,direttore della scuola “Ferrazzi e Cova” di Villa Cortese, presiden-te del Consorzio Carni Bovine di qualità di Milano e vice presidente del Consorzio di bonifica Est Ticino Villoresi: “Sono convinto che in un momento di cambiamento come questo sia necessario inserire for-ze nuove che possano dare sempre più slancio ed energia ai progetti che vogliamo portare avanti. Cre-do che dare spazio ai giovani sia una dimostrazione di fiducia, ma anche un buon esempio per molte altre realtà istituzionali, politiche ed economiche del nostro Paese”. Il nuovo consiglio della Federazio-ne di Milano Lodi e Monza Brianza ha infatti un’età media sotto i 40 anni e rappresenta tutti i territori e i settori produttivi delle tre pro-vince: Marco Barbaglio (Codogno), Cristian Capoferri (Cuggiono), Mar-cello Doniselli (Monza), Cesare Fe-deli (Milano), Gian Enrico Grugni (Lodi), Piernatale Invernizzi (Cug-giono), Marco Lunati (Lodi), Gio-vanni Madonini (Codogno), Cinzia Maria Marescotti (Melegnano), Da-niele Porta (Abbiategrasso), Ales-sandro Rota (il neo eletto presiden-te), Guglielmo Stagno D’Alcontres

(Melzo), Enrico Ticozzi (Cuggiono) e Silvia Ventura (Monza). “Con questo passaggio elettivo – con-clude Giovanni Benedetti, Diretto-re della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza – portiamo a termi-ne un processo di rinnovamento della dirigenza che ha permesso, grazie alla collaborazione di tutti, di portare linfa nuova alla nostra associazione di proseguire e svilup-pare il lavoro del precedente con-siglio. Ringrazio Alessandro Ubiali per il contributo e l’esperienza che ha messo al servizio delle imprese agricole in questi due anni di presi-denza. Sono sicuro che Alessandro Rota saprà fare tesoro della sto-ria di chi l’ha preceduto portando idee ed energie per proseguire nel cammino tracciato dalla nostra as-sociazione per il bene del settore e del Paese”. Alessandro Rota sarà alla guida di una Federazione che rappresenta un territorio interpro-vinciale con una forte vocazione agricola. Tra le provincie di Milano, Lodi, Monza Brianza si contano cir-ca 6mila imprese agricole, specia-lizzate soprattutto in zootecnia da carne e da latte, cerealicoltura e floricoltura. Un’area che vanta oltre 400mila maiali, quasi 200mila muc-che e in cui ogni anno si producono circa 700mila tonnellate di latte.

11febbraio 2015

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Ettore Prandini, Alessandro Ubiali e Giovanni Benedetti salutano il nuovo presidente

Il nuovo Consiglio di Coldiretti Milano, Lodi, Monza Brianza

Sala gremita Un momento del voto

In assemblea il saluto di soci e dirigenza al presidente uscente Prandini: “Ripartire dai giovani di testa”

Ubiali: “Tante sfide, auguri al nuovo Consiglio”

“Ripartiamo dai giovani che hanno testa”. Con que-ste parole Ettore Prandini,

Presidente Coldiretti Lombardia, dà il benvenuto ad Alessandro Rota, nuovo Presidente di Coldiretti Mila-no, Lodi, Monza Brianza. “Abbiamo bisogno dei giovani con voglia di fare, che sappiano rispondere alle difficoltà delle nostre aziende attra-verso il progetto di Coldiretti, oggi punto di riferimento per le istituzioni grazie alle proposte che come orga-nizzazione avanziamo sui problemi reali”. “Faccio il mio più in bocca al lupo al nuovo Presidente – ha conti-nuato Prandini – che ha la possibilità di far ritornare grande la Federazio-ne di Milano, Lodi, Monza Brianza, una delle più importanti a livello nazionale”. “Al Presidente uscente Alessandro Ubiali – ha concluso Pra-dini – il mio grazie per il rapporto franco che l’ha contraddistinto in questi anni complicati per il mon-do agricolo”. Ubiali, alla guida della Coldiretti Interprovinciale dal giugno 2013, è stato salutato anche dal nuovo Presidente Rota, dal direttore Giovanni Benedetti e da diversi soci, che lo hanno ringraziato per l’umiltà e la disponibilità dimostrata nei con-fronti degli associati e per la serietà con cui ha portato a termine scelte difficili. “Sono stati due anni inten-si – ha detto Ubiali nel suo discorso di saluto – che ho cercato di affron-tare al meglio delle mie possibilità, grazie anche al supporto di tutti voi. Ho voluto fortemente che il mio suc-cessore fosse un giovane. Sono con-vinto che, per affrontare un mondo in continua evoluzione come quello di oggi, servano menti giovani che sappiano ragionare velocemente e che portino all’interno di Coldiret-ti nuove idee e nuova energia. Le sfide che riserva il futuro sono mol-teplici: dalla città metropolitana alla maggior efficienza dei servizi, dalla battaglia sulla tracciabilità degli ali-menti all’efficienza del Sistema Italia alla redditività delle aziende. Sono ottimista e quindi faccio i miei mi-gliori auguri al nuovo Presidente e al nuovo Consiglio”.

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Latte, le mucche scendono in piazza: la protesta di Coldiretti in tutta Italia

La più grande operazione di mun-gitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del

Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultu-ra, dello spettacolo e del mondo eco-nomico e sociale che hanno trascorso insieme un giorno da allevatore nelle piazze italiane in cui sono state alle-stite delle vere e proprie stalle coper-te per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali. È quella organiz-zata dalla Coldiretti lo scorso venerdì 6 febbraio 2015 in diverse piazze ita-liane. Un segno concreto di solida-rietà, vicinanza e sostegno al lavoro che tutti i giorni svolgono gli alleva-tori italiani, per garantire latte fresco e grandi formaggi Made in Italy ma anche la biodiversità e il presidio del territorio anche nelle aree più difficili. Nonostante il maltempo, migliaia di allevatori e agricoltori si sono ritro-vati nelle principali piazze da Roma in Piazza del Campidoglio a Milano in Piazza Affari, da Torino a Udine, da Bologna a Firenze, da Napoli a Bari, da Cosenza a Palermo e Venezia. In piazza Affari a Milano oltre tremila allevatori hanno fatto sentire la pro-pria voce agli esponenti delle istitu-zioni che sono intervenuti davanti alla sede della Borsa: dal Presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, fino al Ministro dell’Agricoltura Mauri-zio Martina che hanno affiancato sul palco il Presidente di Coldiretti Lom-bardia Ettore Prandini. “Volevamo far conoscere da vicino ai cittadini lom-bardi e italiani e alle autorità il difficile momento della nostra zootecnia – ha spiegato Ettore Prandini, Presiden-

Invertire la rotta“Stiamo perdendo un patri-monio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e dura-tura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute”. Lo ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel suo intervento alla mo-bilitazione promossa a Roma per salvare le stalle italiane. Moncalvo ha ricordato che per salvare gli allevamenti occor-re indicare obbligatoriamente l’origine nelle etichette del latte (anche Uht), dei formag-gi e di tutti gli altri prodotti a base di latte; garantire che venga chiamato “for- maggio” solo ciò che deriva dal latte e non da prodotti diversi; assi-curare l’effettiva applicazione della legge che vieta pratiche di commercio sleale; rendere pubblici i dati relativi alle im-portazioni di latte e di prodot-ti con derivati del latte, trac-ciando le sostanze utilizzate; un pronto intervento dell’Au-torità Garante della Concor-renza e del Mercato contro le forme di concorrenza sleale e gli abusi di posizione domi-nante nel mercato del latte; attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani pre-viste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale; realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del lat-te e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015; pro-muovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattut-to nelle scuole e nelle mense pubbliche; semplificare le pro-cedure burocratiche.; garanti-re che le risorse previste dal “Piano latte” del Mipaaf vada-no agli allevatori.

te Coldiretti Lombardia – e gli effetti positivi del lavoro degli allevatori per l’intera collettività, ma anche i pericoli dell’abbandono che rischiano di por-tare al collasso il comparto lattiero-ca-seario e l’indotto che ne deriva. Pieno sostegno alla mobilitazione è arriva-to dal Governatore della Lombardia Roberto Maroni. “La vostra – ha det-to – è una battaglia di giustizia e di equità, non sono privilegi quelli che cercate ma un trattamento equo. Se si va avanti così ci sono settemila al-levamenti che in Lombardia rischiano la chiusura. Faccio appello alla grande industria: non possono sperare di lu-crare spremendo come un limone gli allevatori”. Nelle altre piazze sparse per il Belpaese, insieme a decine di migliaia di allevatori, sono interve-nuti tra gli altri il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, della Salute Beatrice Lorenzin, della Giustizia Andrea Or-lando, dell’Ambiente Gianluca Galletti ma anche gli ex Ministri del settore primario Alfonso Pecoraro Scanio, Nunzia De Girolamo e Luca Zaia ora governatore del Veneto insieme ai suoi colleghi del Lazio Nicola Zinga-retti, della Toscana Enrico Rossi, della Calabria Mario Oliverio e della Sicilia Rosario Crocetta. Tra i politici anche il Vice Ministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero, il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Giu-seppe Castiglione, il capogruppo del Pd alla Camera Roberto Speranza, il capogruppo di Sel al Senato Loreda-na De Petris e il vicepresidente della Commissione parlamentare sulla con-traffazione e l’onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio.

Il Presidente Nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo alla protesta di Roma

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Una crisi da 600 posti di lavoro in dieci anni. È questo il conto sala-to pagato dalle province di Lodi,

Milano e Monza Brianza di fronte al collasso delle stalle da latte, provocato dal crollo del prezzo e dalle importazio-ni selvagge di prodotti esteri. La stima emerge da un’analisi della Coldiretti Interprovinciale sulla base delle chiu-sure degli allevamenti tra il 2003 e il 2014, diffusa in occasione della prima grande mungitura pubblica organizzata da Coldiretti in piazza Affari a Milano il 6 febbraio scorso e in contemporanea nelle maggiori città italiane. Negli ultimi dieci anni – spiega la Coldiretti – han-no chiuso i battenti 245 stalle da latte: 151 tra Milano e Monza, e 94 a Lodi. In pratica una su quattro. E con loro si sono persi sia occupati diretti, tra tito-lari e dipendenti, che indiretti con una

E fra Milano, Lodi, Monza Brianza bruciati seicento posti di lavoro

diminuzione del giro d’affari dell’indot-to. Un danno per l’economia di territori che hanno nel latte uno dei loro punti di forza: a Lodi, infatti, si producono oltre 400 mila tonnellate di latte all’an-no (pari al 9% del totale lombardo), a Milano più di 270 mila tonnellate e a Monza circa 13mila, per un totale com-plessivo sulle tre province che supera le 700mila tonnellate (pari al 16% della produzione lombarda). “Si tratta di una crisi drammatica per il settore zootec-nico – spiega Alessandro Ubiali, Pre-sidente Coldiretti Milano, Lodi, Monza Brianza – che dipende per la maggior parte dalle distorsioni lungo la filiera e dalle posizioni intransigenti che hanno assunto le industrie nei confronti degli allevamenti da latte. A tutto ciò si ag-giunge la concorrenza sleale di prodotti e semilavorati che arrivano dall’estero e che vengono poi usati e confeziona-ti con marchi, simboli e messaggi che richiamo l’Italia. Una beffa per i pro-duttori italiani, un inganno per i con-sumatori”. Lo scenario non è migliore nemmeno a livello regionale dove in dieci anni la crisi delle stalle è costata 7mila posti di lavoro con la chiusura di un allevamento su quattro. Nella no-stra regione, che rappresenta il 40% di tutto il latte italiano – spiega Ettore Prandini, Presidente Coldiretti Lombar-dia – è stato cancellato un intero siste-ma produttivo con perdita di occupati diretti, fra titolari e dipendenti, ma an-che con una riduzione del giro d’affari

dell’indotto. In media 700 posti di lavo-ro persi ogni anno. Sono vittime della crisi che nel chiuso delle cascine sono meno visibili rispetto agli addetti di altri settori. Adesso il crollo del prezzo del latte alla stalla rischia di peggiorare la situazione, scardinando in modo defini-tivo tutto il sistema zootecnico italiano”. Per la Lombardia, dove si mungono ogni anno poco meno di quattro mi-lioni e mezzo di tonnellate di latte (su poco meno di 11 milioni di tonnellate a livello nazionale) sarebbe un colpo mortale – spiega la Coldiretti regionale – spalancando ancora di più la strada alle importazioni dall’estero, pari a circa 86 milioni di quintali ogni anno in Italia. “Mentre accade tutto questo – conclu-de Prandini – le industrie stanno offren-do alle stalle un prezzo di acquisto del latte intorno ai 36 centesimi di euro, che significa condannarle a morte”. Nel settore del latte sono sopravvissuti in Lombardia poco più di 6 mila alleva-menti. Il tutto in un Paese come l’Italia dove – spiega Coldiretti Lombardia – il 65% della popolazione, circa 31 milioni e mezzo di individui, consuma abitual-mente latticini e formaggi: il 25% va a Grana mentre il 58% punta su lat-te e formaggi freschi che sono proprio quelli più a rischio per quanto riguarda l’utilizzo di prodotti e semilavorati che arrivano dall’estero. A livello nazionale, infine, è stata chiusa una stalla su cin-que con la perdita silenziosa di 32 mila posti di lavoro.

Allevatori e agricoltori lombardi in piazza Affari nel cuore di Milano

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La sfida alle industrie:“Non ci strozzeranno”

Latte, vertice dei 300 a Lodi lo scorso 2 febbraio contro il crollo del prezzo che strozza

le stalle. Gli allevatori – riuniti presso la sala convegni dell’Una Hotel di San Grato – hanno di-scusso con Ettore Prandini, Pre-sidente della Coldiretti Lombardia e con Alessandro Ubiali, Presiden-te della Coldiretti di Milano Lodi e Monza Brianza le strategie da adottare per spezzare l’assedio delle industrie alle stalle da latte. “Ogni mese – hanno detto in molti - sentiamo di qualcuno che chiuse e quando un’azienda zootecnica si ferma poi non riparte più, con questi prezzi ci stanno uccidendo. Ci sentiamo quasi come i pelleros-sa messi nelle riserve dopo essere stati decimati”. Il prezzo è crollato dai 44,5 centesimi dell’anno scor-so ai 36 che molti si sono visti im-porre dall’industria di riferimen-to. In Lombardia, dove si munge il 40 per cento di tutto il latte ita-liano Fra il 2003 e il 2013 - spiega un’analisi di Coldiretti Lombardia - il numero delle stalle lombarde è diminuito di oltre il 30 per cen-to, passando da 8.761 a 6.042. Se poi si considerano solo quelle che consegnano a industrie e caseifici e si escludono quelle che trasfor-

A Codogno tornail mercato a Km 0

Il prezzo crollalo “spread” volaQuando esce dalla stalla viene pagato 0,36 euro, mentre quan-do arriva sullo scaffale costa 1,57 euro, con un aumento di quattro volte. E’ questo lo “spre-ad” sul prezzo del latte, che fa morire gli allevatori, spendere i consumatori e guadagnare le in-dustrie. In occasione della mun-gitura pubblica realizzata oggi a Milano, in piazza Affari, davanti alla Borsa, la Coldiretti Lombar-dia ha anche disegnato la prima “Mappa regionale del prezzo del latte fresco al dettaglio”. Se il prezzo medio in Lombardia è di 1,57 euro, nei capoluoghi di provincia si va dall’euro e 40 centesimi di Brescia all’euro e 70 centesimi di Pavia, con un picco eccezionale di un euro e 99 centesimi trovato in vendita a Cremona, dove però la media è di 1,64 euro. A Bergamo si arriva a 1,69 euro, a Como e Monza siamo intorno a 1,60 euro, Sondrio e Varese han-no rispettivamente 1,50 e 1,57 euro, Milano si attesta su 1,64 euro, Mantova 1,57 euro, Lec-co 1,49 euro e Lodi 1,44 euro. Le nostre rilevazioni – spiega la Coldiretti Lombardia – hanno preso in considerazione solo il latte fresco intero, senza conta-re quelli addizionati con omega 3 o vitamine oppure con un ri-dotto contenuto di lattosio che hanno prezzi più alti. Inoltre – aggiunge Coldiretti Lombardia – su un litro di latte che viene pagato agli allevatori 0,36 euro, le industrie non guadagnano solo con la vendita del latte, ma da quel litro di latte estraggono parte dei grassi per fare panna e burro che poi rivendono a parte guadagnando ancora. “Gli alle-vatori invece – conclude Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – devono vendere tre litri di latte per potersi permette-re un caffè al bar, altrettanti per una bottiglia di acqua, oppure ci vogliono 10 litri di latte per un panino in un bar a Milano. Tutto questo a fronte di un prezzo alla stalla che non copre neppure i costi per l’alimentazione degli animali e che, a livello nazionale sta portando alla chiusura di 4 stalle al giorno”.

mano in proprio o fanno vendita diretta, si scende sotto la soglia psicologica di 5 mila allevamenti. In media – rileva la Coldiretti re-gionale – in Lombardia sono spa-rite oltre 270 realtà all’anno. Fra Milano, Lodi e Monza Brianza fra il 2010 e il 2014 il calo degli alle-vamenti da latte è stato di circa il 10%, con una media di 5 chiusure ogni mese: a Lodi sono passati da 355 a 336 con un -5,4%, a Milano da 367 a 330 con meno 10,08% e in Brianza si è passati da 42 a 36 con un -14,3%. “E’ una situazione grave e insostenibile” ha afferma-to Ubiali. “Le industrie vogliono pagare il latte delle nostre stalle e dei nostri territori come quello che arriva dall’estero, ma questo non è giusto. Il nostro prodotto è diverso e anche la nostra struttura produttiva è diversa, inoltre il no-stro paese è deficitario di latte e quindi non è vero che produciamo troppo. C’è troppa importazione. Dobbiamo sparigliare le carte. Se l’Industria non ci sente, allora a questo punto apriamo il rapporto con quelle catene della grande di-stribuzione più vicine al Made in Italy e ai prodotti agroalimentari delle nostre aziende. Non ci fare-mo decimare”.

A Lodi 300 allevatori per il vertice Coldiretti sul latte

15febbraio 2015

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Milano, le voci dalla prima linea della protesta

Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte che terminerà il 31 marzo

2015 rischiano di arrivare nuove multe per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quan-titativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. E’ quanto emerge dal dossier “L’at-tacco alle stalle italiane” presen-tato dalla Coldiretti. Il rischio di superare le quote assegnate nella campagna 2014/2015 è dimostra-to dal trend di aumento del 3,37 per cento rispetto allo scorso anno registrato dall’Agea tra aprile e no-vembre. La questione quote latte - ricorda Coldiretti - è iniziata 30 anni fa nel 1983 con l’assegnazio-ne ad ogni Stato membro dell’U-nione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i pro-pri produttori. All’Italia - conclude la Coldiretti - fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la leg-ge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’ap-plicazione delle quote latte che ha

Nell’ultimo anno di applicazione l’Italia rischia nuove sanzioni

Quote latte, battute finaliL’Europa approva la rateizzazione delle multe senza interessi

consentito alla stragrande maggio-ranza degli allevatori di mettersi in regola. Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumen-to della produzione lattiera italiana e comunitaria che potrebbe aumen-tare del 5 per cento, secondo le sti-me della Coldiretti, con il rischio di ripercussioni negative sui prezzi del latte alla stalla, con notevoli difficol-tà soprattutto per gli allevamenti da latte che risiedono nelle zone più fragili e sensibili del nostro Paese e dell’Unione. “Occorre intervenire a

livello comunitario e nazionale per preparare con strumenti adeguati un atterraggio morbido all’ uscita del sistema delle quote”, ha affer-mato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che è importante che le risorse pre-viste dal “Fondo latte di qualità” va-dano agli allevatori. Dal canto suo il commissario all’Agricoltura europeo Phil Hogan ha annunciato il via libe-ra alla rateizzazione senza interessi delle multe 2014-2015 per il supe-ramento delle quote latte

Se si va avanti così non so chi di noi si potrà salvare”. È il grido d’allarme che hanno lanciato gli

allevatori dal fronte della protesta del latte a Milano in piazza Affari, che ha riunito oltre 300 produttori provenienti da Milano, Lodi e Monza Brianza, e circa tremila da tutta la Lombardia, in occasio-ne della prima maxi mungitura pubblica organizzata da Coldiretti. Una situazione drammatica nella quale le distorsioni del-la filiera peggiorano le cose. Nel percor-so dal luogo di produzione alla tavola di casa nostra – spiega la Coldiretti Inter-provinciale – il costo del latte lievita di quattro volte. Una situazione – prosegue la Coldiretti – che non è vantaggiosa né per i consumatori, né per gli agricolto-ri. Basti pensare che un allevatore per

pagarsi un caffè al bar o per acquista-re una bottiglia d’acqua deve vendere 3 litri di latte, mentre per un semplice panino al bar deve “pagare” con alme-no 10 litri di latte. “Nella nostra azienda lavoriamo mio padre, mio fratello ed io ed è con il frutto di questo lavoro che manteniamo le nostre famiglie” – spie-ga Mauro Spingardi 42 anni di Maleo (Lodi) – Ora ditemi voi come si fa a sopravvivere a un calo del prezzo del 30% in un solo anno, cercando di pro-grammare investimenti per migliorare sempre più gli standard della propria impresa e garantire così un futuro ai fi-gli. Io devo andare avanti per rispettare gli impresi presi, ho puntato molto sul latte. Vista la situazione, però, mi do-mando se ho sbagliato tutto nella vita”.

Alcuni allevatori brianzoli alla manifestazione di Milano

Giovani agricoltori in piazza

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Crisi, stranieri tre litri di latte su quattro

Tre cartoni di latte a lunga con-servazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre

la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate pro-venienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio ripor-tarlo in etichetta. E’ quanto emerge dal dossier “L’attacco alle stalle ita-liane” presentato dalla Coldiretti in occasione della più grande opera-zione di mungitura pubblica mai re-alizzata in Italia e nel mondo. Dalle frontiere italiane passano ogni gior-no 24 milioni di litri di latte equiva-lente tra cisterne, semilavorati, for-maggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magi-camente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consu-matori. Complessivamente in Italia - sottolinea la Coldiretti - sono ar-rivati 8,6 miliardi di chili in equiva-lente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli alle-vatori perché non è obbligatorio in-dicare la provenienza in etichetta. Ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente in cisterne soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slo-vacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda. In particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’Est ( +18% Ungheria, + 14% Slovacchia, + 60% Polonia) e una diminuzione di quello impor-tato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla

Germania e -13% dalla Francia), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2014. Ci sono però anche le cagliate da impiegare nella pro-duzione di mozzarelle che arrivano principalmente dai Paesi dell’Est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintale all’anno ed è di-retto per un terzo in Campania. E tra i Paesi esportatori la Lituania negli ultimi 3 anni ha triplicato le spedizioni in Italia. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l’indicazione di origine

Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei con-fronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco. Ma sul mercato europeo ed anche in Italia sono arrivati anche i similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmi-giano reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. Il mercato dei similgrana prodotti nell’Unione Europea è una opera-zione che, da calcoli prudenziali, vale sul mercato della distribuzione 2 miliardi di euro e che equivale, in termini di valore, all’export di Parmigiano Reggiano e Grana Pa-dano. “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano ma-terie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’ob-bligo di indicare in etichetta l’origi-ne degli alimenti”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Agricoltori lodigiani gridano la propria rabbia a Milano

Il Governatore della Lombardia, Roberto Maroni, in mungitura in piazza Affari

17febbraio 2015

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La nostra battaglia per il Paese: ottenuti primi risultati concreti

Le manifestazioni di Coldiretti in tutta Italia, da Milano a Roma, da Torino a Venezia, con migliaia

di allevatori in piazza, stanno dando i primi frutti. Dopo la nostra mobili-tazione del 6 febbraio scorso, il Go-verno ha preso in mano la situazione drammatica della stalle da latte e ha deciso di intervenire sulla base delle proposte che la Coldiretti ha presen-

tato per la tutela del settore.

• STOP a pratiche commerciali scorrette: ci sarà il coinvolgimento dell’Autorità garante per il mercato e la concorrenza per proteggere gli allevatori e assicurare un’adeguata remunerazione del latte alla stalla in base ai costi di produzione.

• OK a un nuovo modello di contratto: già attuabile da aprile/maggio, punterà ad accordi plurien-nale con alla base un prezzo ricono-sciuto in riferimenti ai costi soste-nuti dalle aziende agricole.

• OK all’etichettatura: c’è l’impe-gno del Ministero dell’Agricoltura ad arrivare finalmente all’indicazione d’origine in etichetta non solo per il latte fresco, ma per tutto il latte usato come ingrediente di prodotti caseari

• OK al programma di educazio-ne alimentare “Latte nelle scuole” per rilanciare i consumi fra le nuove generazioni e promuovere una cul-tura alimentare legata al territorio e alle nostre produzioni.

La Coldiretti non ha intenzione di fermarsi fino a quando non si sarà risolta la crisi del settore lattiero ca-seario, che garantisce produzioni di alta qualità e migliaia di posti di la-voro. La nostra battaglia per gli al-levatori è un impegno per la difesa di un pezzo importante dell’econo-mia di questo Paese.

FrancesipigliatuttoL’ultima operazione della mul-tinazionale del latte francese Lactalis è stata l’acquisizione del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane annunciata silenziosa-mente a fine anno e festeggiata con una lettera in cui si annun-ciava agli allevatori italiani forni-tori dei diversi marchi del Gruppo un ulteriore taglio a 35 centesi-mi al litro del prezzo del latte. La Coldiretti, insieme al Codacons, chiede con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produt-tori di latte fresco all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003 con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Gal-bani e della Locatelli e poi nel 2011 con la Parmalat ed infine con l’acquisizione del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge - denuncia la Coldiretti - la strana storia della Centrale del Latte di Roma, che vede coinvolta la multinazionale francese Lactalis. Nel marzo del 2010 una Sentenza del Consi-glio di Stato ha dichiarato la nul-lità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da par-te del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat, pertanto le azioni della Cen-trale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo cinque anni, non ha ancora avviato le procedure di recupe-ro delle proprie azioni. Intanto il progetto per il recupero della Centrale è chiaro: prevede un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda. Il risultato di questa situazione di mercato è un evidente squilibrio contrat-tuale tra le parti.

CARI AMICI E COLLEGHI,GRAZIE per l’impegno e l’abnega-zione che hanno contraddistinto la giornata in piazza Affari a Milano. Senza la vostra collaborazione, sen-za la vostra capacità di mobilitazio-ne e senza la voglia di restare uniti su un obiettivo comune, la nostra manifestazione non sarebbe stata possibile. La forza della Coldiretti sta proprio in questo: nella capacità di agire, di dare risposte ma anche di dimostrare quello che siamo e quello che vogliamo. Nonostante le difficili condizioni meteo, nonostan-te gli impegni che ognuno di noi ha, abbiamo dato una dimostrazione di compattezza ed efficacia che poche realtà (o forse nessuno) hanno oggi, in Italia e in Lombardia.Grazie ancora,

Ettore Prandini, Presidente Coldiretti LombardiaGiovanni Benedetti, Direttore Coldiretti Lombardia

Da sinistra: Roberto Maroni, il ministro Maurizio Martina e Ettore Prandini

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A Codogno tornail mercato a Km 0

A Codogno tornail mercato a Km 0

PROGRAMMA 2Da applicare nei terreni con alta infestazione di Dia-brotica che devono essere assolutamente bonificati.In questo caso la «bonifica dalla Diabrotica» avviene tramite la coltivazione del cereale autunno-vernino (Triticale, Frumento, Orzo) in quanto la semina del mais nella terza decade di Giugno avverrà dopo lo schiudersi delle uova ed il conseguente decesso delle larve causato dall’assenza delle radici del mais come nutrimento disponibile. Il mais seminato in successione crescerà senza rischi di allettamento.

VANTAGGI PROGRAMMA 2La rotazione annuale «Cereale + Mais» permette l’otte-nimento di importanti traguardi produttivi ed agronomici: 1. Permette irrigazioni contenute rispetto all’utilizzo di ibridi più tardivi che costringerebbero a raccolte molto più tardive 2. Rappresenta la successione ideale dopo un cereale autunno-vernino coltivato per trinciato o granella 3. Consente di anticipare la raccolta rispetto ad ibridi tardivi in terza epoca di semina: in questo modo si riesce a seminare un cerale a paglia (Triticale) 4. Si dispone di un trinciato di mais di alta qualità ottenuto in un’epoca di semina tradizionalmente a rischio per quanto riguarda l’aspetto qualitativo 5. Il trattamento tempestivo con insetticidi garantirà inol-tre un completo controllo degli adulti di Diabrotica ed un efficace controllo della 2^-3^ generazione della Piralide6. Saranno necessari alcuni anni prima che la popolazione della Diabrotica torni a raggiungere livelli preoccupanti.

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La DIABROTICA v. virgifera è riconosciuta la specie più pericolosa tra gli insetti terricoli del mais per gli ingenti danni che può determinare, principalmente causati dalle larve sulle radici. Le larve si muovono nel terreno e raggiungono l’apparato radicale delle piante di mais iniziando ad alimentarsi e penetrare nelle radici determinando l’accorciamento o la loro sparizione e la formazione di fori e gallerie nelle radici rimaste. Le piante danneggiate presentano un indebolimento dell’apparato radicale con allettamenti precoci e suc-cessivo tentativo di riportarsi in posizione verticale assumendo la caratteristica forma a gomito detta a «collo d’oca».Come controllare la Diabrotica ?L’avvicendamento risulta tra i metodi di controllo esistenti quello di maggiore efficacia. L’impiego di altre colture in ro-tazione garantisce la pressoché totale scomparsa dell’insetto. Le aziende che nello stesso anno necessitano di coltivare mais da trinciato e rispettare la priorità di bonifica dei loro terreni dalla Diabrotica dispongono di una grande e nuova opportunità di realizzarla con la semina di varietà KWS del «Team Ronaldinio».Vengono proposti due programmi che rendono possibile produrre trinciato di mais con l’impiego di ibridi precocissimi di classe FAO 150-200

PROGRAMMA 1Da applicare nei terreni con medio/bassa infestazione di Diabrotica dove sia ancora possibile coltivare mais, ma ne-cessitano di una bonifica prima di poter seminare la stessa coltura l’anno successivo. In questo caso la «bonifica dalla Diabrotica» avverrà duran-te la coltura del Sorgo in quanto la presenza significativa del volo degli adulti maschi e femmine della Diabrotica inizia nel momento in cui gli ibridi del Team Ronaldinio sono già stati trinciati, costringendo gli insetti a migrare verso altri campi di mais per alimentarsi evitando in tal modo le ovideposizio-ni nel terreno coltivato in seconda semina a Sorgo.

VANTAGGI PROGRAMMA 1La rotazione annuale «Team Ronaldinio + Sorgo» per-mette di raggiungere importanti traguardi produttivi ed agronomici: 1. Irrigazioni limitate: le piogge primaverili di norma sono sufficienti. Possono rendersi necessari un paio di interventi tra fine Maggio e fine Giugno 2. Non occorre effettuare il trattamento contro la Piralide 3. Controllo Diabrotica: nessuna ovideposizione nell’ap-pezzamento in cui si semina il Sorgo dopo la coltivazio-ne del Mais4. Primo trinciato di mais di alta qualità disponibile nel nuo-vo anno con 40-50 giorni di anticipo rispetto agli ibridi tardivi5. L’opportunità di coltivare varietà di Mais KWS super precoci (FAO 150) garantisce un ulteriore anticipo nella raccolta e di conseguenza anticipare la semina del Sorgo 6. Si libera il terreno dal Sorgo ad inizio-metà Ottobre, in tempo utile per seminare un cereale autunno-vernino come Triticale, Frumento, Orzo.

La Diabrotica del maisGeneralità della Diabrotica

19febbraio 2015

ATTUA

LITÀ

Lo studio completato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)

scagiona definitivamente l’alleva-mento e accerta finalmente la re-sponsabilità nell’inquinamento delle acque sotterranee di settori diversi e concorrenti, dai fanghi di depura-zione agli scarichi civili. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commenta-re i risultati dello studio dell’Ispra presentati anche al ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina e al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, sull’applicazione del nuovo modello di analisi isotopi-co nelle Regioni del Bacino del Po, della Pianura Veneta e del Friuli Venezia Giulia. Fermo restando la necessità di confermare gli obiettivi e gli strumenti di applicazione della direttiva europea in materia di tu-tela delle acque dall’inquinamento dallo studio emerge una rappre-sentazione diversa da quella stori-ca che assegna alla zootecnia l’u-nica responsabilità. Si sottolinea, a questo riguardo, come il contributo dell’allevamento non sia superiore mai ad un terzo del totale comples-sivo dell’inquinamento accertato at-

Consigliodi Stato:stop agli OgmLa decisione del Consiglio di Stato conferma la scelta già fatta sul piano politico dall’I-talia con la firma da parte dei ministri Lorenzin, Martina e Galletti del nuovo provvedi-mento che sancisce il divieto di coltivazione di mais transge-nico Mon810 per un periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore. A sottoline-arlo è la Coldiretti in merito alla decisione dei magistrati che hanno bocciato il ricorso dell’imprenditore agricolo Gior-gio Fidenato, il quale aveva impugnato il precedente de-creto del Governo che proibiva la coltura del mais genetica-mente modificato in Italia. Un intervento, quello del Consiglio di Stato, necessario in attesa del via libera finale alla diret-tiva Europea che consentirà ai Paesi membri dell’Ue di limita-re o proibire la coltivazione di organismi geneticamente mo-dificati sul territorio nazionale. Ma si tratta anche di una scelta coerente con quanto chiedono quasi otto italiani su dieci che sono contrari al biotech nei campi, ma anche con gli ulti-mi orientamenti produttivi che stanno decretando il flop delle semine Ogm in Europa. Se-condo l’analisi della Coldiretti calano infatti del 3 per cento i terreni seminati con organi-smi geneticamente modificati (ogm) in Europa nel 2014 a conferma della crescente dif-fidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del rapporto annuale 2014 dell’ “International Service for the Acquisition of Agri-biotech Ap-plications” (ISAAA).

L’Ispra scagiona gli allevamenti:ad inquinare sono gli altri settori

traverso un piano di monitoraggio diffuso nelle regioni ad alta voca-zione. “Rispetto alle scelte strate-giche di valorizzazione del settore che la nuova riforma della politica agricola comune richiede si tratta, allora, di affrettare l’istruttoria di-retta alla revisione del perimetro delle zone vulnerabili a tutela del-le migliori produzioni dell’autentico Made in Italy” ha affermato il presi-dente della Coldiretti Roberto Mon-calvo. Ciascun settore - sottolinea Moncalvo - dovrà farsi carico della propria responsabilità ma sarebbe irresponsabile continuare a chiede-re soltanto alla zootecnia di addos-sarsi oneri e vincoli che dipendono da attività diverse”. “L’operazione verità voluta dalla Coldiretti per sal-vare i salumi e i formaggi Made in Italy viene finalmente confortata da risultati scientifici che abbiamo per anni richiesto” ha continuato Mon-calvo. Occorre - conclude Moncalvo - dare atto della compattezza del Governo che attraverso i Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente han-no posto le condizioni per rimuove-re i vincoli ingiusti che hanno fino ad ora colpito la zootecnia italiana.

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