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Il rendimento dell’istruzione -...

Date post: 30-Aug-2018
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Il rendimento dell’istruzione Università degli studi di Macerata Corso di laurea in Scienze della Comunicazione Indirizzo Comunicazione di Massa Anno 2016 - 2017
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Il rendimento dell’istruzione Università degli studi di Macerata

Corso di laurea in Scienze della Comunicazione

Indirizzo Comunicazione di Massa

Anno 2016 - 2017

Perché investire in capitale

umano?

Perché un ragazzo dopo la scuola dell’obbligo dovrebbe

rinunciare al proprio tempo libero o alla possibilità di

guadagnare da subito un salario, per frequentare i banchi di

scuola?

Perché un lavoratore dovrebbe passare parte del proprio

tempo libero ad aggiornarsi, per esempio seguendo un corso

di riqualificazione professionale?

Perché la collettività dovrebbe devolvere una quota rilevante

delle proprie risorse per finanziare l’istruzione pubblica?

L’investimento in capitale

umano rende

Perché spendere denaro per accumulare capitale umano

conviene ai singoli ed alla collettività.

L’investimento in capitale umano sarà tanto più elevato quanto

più alto è il suo rendimento.

Il rendimento dell’istruzione

La misurazione del rendimento dell’istruzione non è un’operazione semplice

A livello individuale c’è ampia evidenza empirica del fatto che le persone più istruite trovano lavoro più facilmente, hanno carriere lavorative meno frammentate e guadagnano salari più elevati.

Ma vi sono anche effetti dell’istruzione non percepibili in prima istanza, con conseguenze tangibili a livello aggregato, le c.d. esternalità, o effetti esterni delle decisioni individuali

Questi effetti esterni sono molto importanti perché costituiscono una delle principale giustificazioni dell’intervento pubblico in materia di istruzione, ma sono di difficile quantificazione

Differenziali salariali Il primo e più immediato approccio alla valutazione dei rendimenti

dell’istruzione consiste nel considerare il differenziale salariale tra persone con diverso livello d’istruzione, a parità di altre caratteristiche osservabili che influenzano il salario (età, esperienza lavorativa, sesso ecc)

Nella maggior parte dei Paesi OCSE le persone in possesso della laurea specialistica guadagnano in media il 50% di quelle in possesso del diploma di scuola secondaria.

I differenziali salariali tra questi ultimi e quelli in possesso di licenza media sono meno accentuati, ma comunque compresi tra il 15/30%.

Tale metodo permette di evidenziare la relazione positiva tra scolarizzazione e redditi percepiti, ma ha il limite di trascurare i costi dell’istruzione e i benefici che derivano da migliori prospettive occupazionali

Differenziali salariali (numero indice:

scuole medie superiori = 100)

PAESI Anno Scuola secondaria inferiore

Università

25-64 anni 25-34 anni 25-64 anni 25-34 anni

Francia 2012 79 80 147 134

Germania 2012 86 78 164 139

Italia 2012 77 91 148 122

Spagna 2012 80 94 140 130

Regno Unito 2012 69 70 157 145

Stati Uniti 2012 64 69 177 165

Media

OCSE

2012 76 80 157 140

Probabilità di occupazione

Un altro modo per valutare la redditività dell’investimento in

istruzione considera la diversa probabilità (stabilità)

dell’occupazione derivante da livelli di istruzione diversi

Dati OCSE del 2012: nella media dei Paesi sviluppati il tasso di

occupazione delle persone tra i 25-64 anni con titolo di studio

universitario è superiore di 10 punti percentuali a quello di

persone in possesso di diploma di scuola secondaria superiore.

In Italia la quota di occupati nel 2012 era pari all’70% tra i laureati 25-

64 anni, 10 punti % in più rispetto a quella dei coetanei in possesso

del diploma di scuola secondaria inferiore.

Probabilità di occupazione per

la popolazione tra i 25-64 anni

PAESI Scuola

Primaria

Scuola

secondaria

inferiore

Scuola

Secondaria

Superiore

Università MEDIA

Francia 41 64 73 85 72

Germania 47 60 78 88 78

Italia 29 58 70 70 64

Giappone n.d. n.d. 73 73 76

Spagna 40 60 68 75 64

Regno Unito 21 43 78 82 75

Stati Uniti 52 51 67 76 71

Media OCSE 46 58 74 81 73

Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario Il tasso di rendimento implicito (internal rate of return) è l’indicatore di

redditività dell’investimento in capitale umano più noto.

É il tasso di sconto che uguaglia il valore attuale dei benefici individuali

futuri con quello dei costi sostenuti oggi (sia costi diretti sia costi-

opportunità) associati alla decisione di aumentare il proprio livello

di istruzione.

La regola è che il confronto venga effettuato valutando le due

grandezze al tempo iniziale dell’investimento (dopo l’obbligo

scolastico), sulla base del loro valore attuale, ovvero scontando

opportunamente ogni termine della successione dei costi e dei

benefici .

Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario Oltre ad essere un metodo più completo, questa misura del

rendimento è utile perché può essere confrontata con quella ottenibile impiegando la stessa quantità di risorse in investimenti alternativi (ad es. in attività finanziarie)

Come si può notare il rendimento cresce al crescere del reddito ottenuto studiando più a lungo e/o al diminuire del costo corrente dell’istruzione

Se vale l’ipotesi di rendimenti marginali decrescenti nella produzione di capitale umano, il rendimento r diminuisce all’aumentare dell’istruzione acquisita

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Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario Idealmente per calcolare il tasso di rendimento algebrico-finanziario

bisognerebbe conoscere

COSTI

(i) totale dei costi monetari diretti (rette/tasse scolastiche, libri,

materiali didattici, trasporti, ecc.)

(ii) costi opportunità (foregone wages + contributi pensionistici)

(iii) costi non monetari (es. disprezzo per lo studio)

BENEFICI

(i) Premio salariale (al netto delle tasse) attribuibile all’istruzione

aggiuntiva

(ii) I più elevati contributi pensionistici accantonati durante il

lavoro

(iii) Benefici non pecuniari (↑ salute, amicizie)

Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario In teoria il tasso di rendimento algebrico è quel tasso di interesse che

uguaglia a zero il valore attuale di TUTTI i benefici futuri ai costi

associati all’investimento in istruzione.

Chiaramente, è complicato misurare alcune di queste componenti ed

attribuire ad esse un valore monetario.

Nella realtà molte componenti dei costi e benefici non sono incluse

nel calcolo (ad es. salute, amicizia, felicità, ecc.)

Quindi il tasso di rendimento algebrico risulta semplificato e

tipicamente include solo le componenti monetarie (salari, tasse,

costi diretti, ecc.)

Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario Secondo l’OCSE nel calcolo del tasso di rendimento algebrico:

I COSTI sono uguali alla sommatoria di tasse scolastiche + costo

opportunità (al netto delle tasse), aggiustata per il tasso di

probabilità di essere in un impiego, meno le risorse disponibili per

gli studenti sotto forma di borse di studio o prestiti d’onore.

I BENEFICI sono dati dai salari netti, aggiustati per la probabilità di

essere impiegato, meno il ripianamento dei trasferimenti di denaro

ricevuti a sostegno del finanziamento degli studi.

Private internal rates of return for an individual attaining

upper secondary education (2012) (OECD)

OECD counties

Private internal rates

Males % Females %

Australia 16.0 9.0

Canada 13.0 10.0

Finland 6.0 3.0

France 10.9 7.8

Germany 8.2 5.9

Ireland 20.4 21.3

Italy 7.0 6.0

Korea 12.6 10.8

United Kingdom 13.9 9.3

United States 17.0 13.0

OECD average 12.0 8.0

Private internal rates of return for an individual

attaining tertiary education (2012) (OECD)

OECD counties

Private internal rates

Males % Females %

Australia 9.0 9.0

Canada 9.0 12.0

Finland 10.0 7.0

France 10.1 8.9

Germany 9.2 6.8

Ireland 19.8 14.2

Italy 9.0 8.0

Korea 16.0 8.6

United Kingdom 8.2 7.5

United States 15.0 12.1

OECD average 14.0 12.0

Tasso interno di rendimento:

metodo algebrico-finanziario

Secondo Dimson-Marsh-Staunton, la media annuale del rendimento

reale lordo di un investimento azionario in Italia nel periodo 1950-

2000 è stata del 5,2%; la media del rendimento dei titoli dell’1,9% e

la media di un portafoglio del 3,6%. L’istruzione può esser

considerata un investimento molto redditizio

AREA

GEOGRAFICA

Scuola Secondaria

Superiore

Università

Nord-Ovest 9,2 8,3

Nord-Est 8,8 9,0

Centro 8,7 9,8

Mezzogiorno 10,2 12,3

Italia 9,7 10,3

Tasso di rendimento privato dell’istruzione (Banca d’Italia)

Tasso di rendimento algebrico:

limiti 1) Elemento critico relativo al metodo algebrico: esso è applicabile solo a

posteriori, quando cioè è noto il flusso di guadagni che una persona ha

ottenuto nel corso della vita dell’investimento

Nel caso dell’istruzione, però, le persone intraprendono le loro scelte

scolastiche sotto velo d’ignoranza, senza conoscere cioè con esattezza

quanto guadagneranno una volta entrati nel mercato del lavoro

Essi sono costretti a formulare delle aspettative sui guadagni futuri associati al

conseguimento di un determinato titolo di studio; aspettative basate

sull’osservazione dei guadagni di coloro che attualmente stanno lavorando,

differenziandoli per titoli di studio.

Per far ciò, però, si deve prescindere dalle caratteristiche personali e

considerare un individuo ‘rappresentativo’

Tasso di rendimento algebrico:

limiti 2) Richiede dati longitudinali, costosi da raccogliere;

3) Non prende in considerazione tutte le componenti dei benefici e

costi associati all’investimento in capitale umano

4) Richiede una dettagliata raccolta di dati relativi ai costi e benefici

monetari (contributi pensionistici, eventuali borse di studio, costi

diretti), difficile da reperire nelle banche dati.

Per calcolare il rendimento privato dell’istruzione la maggioranza degli

economisti ricorre alla funzione di guadagno (minceriana).

Essa si basa su dati cross-section.

Il tasso interno di rendimento:

metodo econometrico La funzione di guadagno (earning function), detta anche equazione

minceriana :

Essa misura il differenziale salariale tra individui che, a parità di altre

caratteristiche osservabili con effetti sul salario (come ad es., età,

esperienza lavorativa, sesso, ecc.), hanno un diverso livello

d’istruzione

Il parametro di interesse è θ che può essere interpretato come il

rendimento associato ad un anno addizionale di istruzione sulla base

di alcune assunzioni di base.

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Assunzione 1

I salari catturano tutti i benefici dell’investimento scolastico

Ciò significa che nella stima del tasso di rendimento privato il salario

(W) cattura non solo i benefici pecuniari ma anche quelli non

monetari:

- salute

- utilità o piacere derivante dall’apprendimento (istruzione = consumo)

- amicizia

- felicità…

I salari vengono calcolati al netto delle tasse

Assunzione 2

I soli costi dell’investimento educativo sono i costi

opportunità (foregone earnings)

Si assume non siano significativi i costi diretti:

- Ragionevole per gli investimenti fino alla scuola

secondaria… ma non per gli altri (università)

Assunzione 3

L’equazione Minceriana cattura l’effetto causale della

scolarizzazione

Problema delle ‘capacità innate’

Soggetti più dotati tendono ad acquisire più istruzione

Quindi i più alti salari di lavoratori istruiti portrebbero riflettere il loro

più elevato talento naturale piuttosto che l’effetto della scuola

L’equazione Minceriana non è in grado di risolvere questo ‘dilemma’

Assunzione 4

La lunghezza della vita lavorativa è la stessa, indipendentemente

dalla lunghezza del percorso scolastico intrapreso

Implicazione: ogni anno di istruzione addizionale ritarda il

pensionamento di anno

Per cui ad es. chi termina la scuola a 16 anni andrà in pensione a 65,

mentre chi termina l’università a 21 si ritirerà a 71

Chiaramente si tratta di una assunzione molto forte e discutibile!

Assunzione 5

La scuola precede il lavoro

Esiste un’assunzione implicita in questo modello:

i. Un individuo prima va a scuola/università ……

ii. Quindi inizia a lavorare ……

iii. Alla fine va in pensione dopo un numero determinato di anno …

Per cui non viene presa in considerazione l’educazione degli adulti ….

Assunzione 6

L’economia si trova in uno stato uniforme e stabile

Ciò comporta che i redditi da lavoro sono costanti nel tempo

durante tutta la vita lavorativa ……

…..tuttavia sarebbe più realistico ipotizzare nel corso del tempo

l’incremento della produttività e la crescita dei salari.

Il tasso interno di rendimento:

metodo econometrico Oggi sono disponibili stime dei rendimenti minceriani dell’istruzione

per moltissimi paesi e gruppi della popolazione: un anno di più di

scuola è associato a un salario annuo più elevato che può variare

dal 5 al 10% a seconda dei contesti.

In altri termini, confrontando due lavoratori identici sotto tutti i profili,

ad eccezione del livello di scolarità, il salario di quello più istruito

sarà in media superiore di una percentuale tra il 5 e il 10% per

ciascuno degli anni di scuola frequentati.

Quindi un lavoratore con una laurea quinquennale guadagnerà tra il 25

e il 50% in più rispetto ad un diplomato, a parità di altre condizioni,

quali ad es. esperienza lavorativa, genere, area di residenza, ecc

Il tasso interno di rendimento:

metodo econometrico

AUTORI Banca dati utilizzate

Anno di riferimento

dei dati

utilizzati

Eventuali

sottocampioni

Rendimento

Cannari-Pellegrini-Sestito 1989 Indagine

BdI

1987 4,6%

Lucifora-Reilly 1990 Indagine

Eni-Iri

1985 Donne/Uomini 4%/3,6%

Sestito 1991 Indagine

BdI

1987 3,7%

Blau-Kahn 1992 Indagine

BdI

1987 Donne/Uomini 5,2%/4%

Flabbi 1997 Indagine

BdI

1991 Donne/Uomini 2,1%/1,8%

O’Donoghue 1999 Indagine

BdI

1993 Donne/Uomini 9%/9,2%

Biagioli 2000 Europanel

ECHP

1993 4,2%

Brunello-Comi-Lucifora 2001 Indagine

BdI

1984-1989-

1995

Donne/Uomini 7,7%/6,2%

Il tasso interno di rendimento:

metodo econometrico

Il tasso interno di rendimento:

metodo econometrico

Tabella 6 – Rendimento minceriano per l’Italia periodo 1995-2000

AREA

GEOGRAFICA

Effetto medio Scuola

secondaria

Università

Nord-Ovest 6,56 5,87 6,76

Nord-Est 6,23 5,28 6,97

Centro 5,86 5,33 7,33

Mezzogiorno 5,80 6,15 8,31

Italia 6,09 5,66 7,40

Uomini 5,82 5,36 7,37

Donne 6,42 6,14 7,38

Il trend del rendimento dell’istruzione

La valorizzazione del capitale umano dipende dalle condizioni della sua domanda e della sua offerta. Per quanto durature, le differenze di reddito tra persone con diversi livelli di istruzione, non sono costanti nel tempo.

Negli ultimi 20 anni queste differenze si sono ampliate un po’ in tutti i paesi dell’area OCSE, sebbene in modo asincrono e con intensità diverse.

Questa variabilità nel tempo è naturale perché i rendimenti minceriani colgono la diversa valorizzazione che il sistema economico attribuisce agli anni di istruzione.

Questa varia in funzione della diffusione della scolarità, che rappresenta l’offerta di capitale umano, e dalle modifiche delle tecnologie prevalenti, che invece influiscono sulla domanda

Il trend del rendimento dell’istruzione

Le cause dell’ampliamento dei rendimenti dell’istruzione sono da attribuire:

1) all’uso sempre più diffuso d’innovazioni tecnologiche che hanno accresciuto la domanda di lavoratori qualificati più di quanto l’aumento della scolarità non ne abbia accresciuto l’offerta

Esiste una complementarietà tra nuove tecnologie e capitale umano:

- per un verso, il capitale umano acquisisce un dato valore economico in funzione delle tecnologie esistenti,

- per altro verso, lo stock di conoscenze e competenze possedute dalla popolazione è la leva che consente di innovare le tecnologie esistenti.

Il trend del rendimento dell’istruzione

A spingere verso un ampliamento dei differenziali salariali, è però, non

l’esistenza di alcune tecnologie in quanto tali, ma piuttosto la

frequenza con la quale le novità tecnologiche vengono introdotte

Generalmente l’introduzione di una nuova tecnologia comporta,

specie nella fase iniziale, attività lavorative relativamente poco

standardizzate, che per essere svolte richiedono un bagaglio di

conoscenze elevate e una maggiore adattabilità da parte dei

lavoratori (l’esempio dei computer nei primi anni ‘80).

L’innovazione, infatti, comporta una continua necessità di

aggiornamento e di adattamento che premia i soggetti più versatili

e più disposti ad apprendere e a ripensare le proprie competenze.

Il trend del rendimento dell’istruzione

2) la globalizzazione economica

La globalizzazione ha consentito alle aziende dei paesi industrializzati

di de-localizzare nei paesi emergenti molti segmenti produttivi,

avendo la possibilità, grazie alle innovazioni ICT, di coordinare a

lunga distanza i rami produttivi siti in luoghi fisici lontanissimi

I compiti più facilmente standardizzabili e controllabili a distanza, sono

progressivamente emigrati nei paesi dai salari più bassi, mentre nei

paesi avanzati sono rimasti i compiti più creativi, di direzione e

coordinamento che richiedono più elevati livelli di istruzione

Il trend del rendimento dell’istruzione

3) Le modifiche degli assetti istituzionali e del mercato del lavoro e

delle relazioni industriali

A livello contrattuale si sta assistendo ad una crescente

“individualizzazione” delle modalità di determinazione delle

retribuzioni, figlia delle modifiche organizzative e tecnologiche

sopra richiamate

Un sistema produttivo in cui il coordinamento su scala globale e

l’adattabilità alle innovazioni tecnologiche sono rilevanti

difficilmente sopporta le scala retributive e gerarchiche

predeterminate del taylorismo e delle grandi organizzazioni

burocratiche, tipiche della metà del secolo scorso.

Il “caso italiano”

In Italia i differenziali salariali per livelli di istruzione sono significativi ma inferiori a quelli medi dei paesi dell’area OCSE.

I minori rendimenti dell’istruzione nel nostro Paese, però, non comportano una distribuzione del reddito più egualitaria: tra i paesi OCSE l’Italia presenta anzi una distribuzione del reddito tra le più diseguali.

Piuttosto che un modello sociale egualitario, i rendimenti contenuti dell’istruzione nascondono perciò una bassa domanda di capitale umano.

Il paradosso è che nel nostro Paese il capitale umano è un bene scarso, a cui però, nonostante questa scarsità, non si attribuisce grande valore

Il “caso italiano”

Il “caso italiano”

Il grafico evidenzia come in genere, nell’area OCSE, a bassi tassi di

istruzione corrisponda, a parità di altre condizioni, un rendimento

più elevato, in ragione appunto della scarsità relativa.

L’Italia appare invece come un’eccezione: recenti studi effettuati dalla

Banca d’Italia mostrano infatti che a partire dalla seconda metà

degli anni ’80 si è avuta una diminuzione dei salari d’ingresso dei

giovani laureati non compensata da una maggiore crescita delle loro

retribuzioni al progredire della loro vita lavorativa.

Il divario retributivo tra vecchi e i giovani si è anzi ampliato tra i

laureati, ma non tra i diplomati, col risultato di affievolire

ulteriormente l’incentivo per i giovani a conseguire una laurea.

Il “caso italiano”

Quali sono i fattori alla base del deterioramento dei salari dei giovani

laureati italiani?

1) l’accresciuta flessibilità degli ultimi anni del mercato del lavoro

italiano è stata ottenuta imponendo un costo elevato sugli ultimi

arrivati, laddove le coorti precedenti ne sono rimaste in gran parte

esentate.

Il precariato per i giovani non è una breve parentesi nel percorso

verso un lavoro stabile, ma una “trappola”: nemmeno uno su tre

riesce a passare a un contratto a tempo indeterminato.

Il “caso italiano”

L’impresa, inoltre, non investe nella formazione di un lavoratore che dopo pochi mesi perderà: la produttività dei giovani precari rimane bassa, non imparano molto e più l’età avanza meno diventano impiegabili

Questo iato tra lavoratori senza tutele, al limite della precarietà, e lavoratori ipergarantiti da contratti a tempo indeterminato, peraltro, è particolarmente accentuato nel settore pubblico

Mentre nel settore privato, infatti, i lavoratori precari possono sperare che le loro performance sul posto di lavoro potranno favorire una stabilizzazione delle condizioni contrattuali

Nel comparto pubblico i precari sono pienamente consapevoli che la loro stabilizzazione dipenderà più da vicende politiche e amministrative che dall’impegno o dalle competenze professionali dimostrate.

Il “caso italiano”

2) La struttura produttiva del nostro paese, caratterizzata da una moltitudine di piccole medie imprese

Il prevalere di imprese di piccole dimensioni, e la loro difficoltà a crescere, costituiscono un ostacolo alla richiesta di capitale umano

Le piccole imprese, infatti, tendono a privilegiare l’esperienza lavorativa concreta rispetto alla preparazione accademica e a non investire in attività innovative e di ricerca e sviluppo, considerate troppo rischiose e costose

Per molti imprenditori italiani, per ragioni anagrafiche, poco scolarizzati, la stessa assunzione di laureati può essere motivo di imbarazzo.

Il “caso italiano”

3) La qualità discutibile del nostro sistema educativo e la sua

accentuata separatezza dal resto della società e del mondo del

lavoro

Tale aspetto deprime la domanda di capitale umano da parte delle

imprese, in difficoltà nell’assumere persone prive di esperienza e

con scarsa socializzazione lavorativa.

Una certa reticenza ad assumere neolaureati, inoltre, deriva

soprattutto dal fatto che per il mercato del lavoro italiano risulta

alquanto dubbia, se non pressoché ignota, l’effettiva qualità

certificata dai diversi titoli di studio prodotti dal nostro sistema

educativo.

Il “caso italiano”

Il risultato della sommatoria di queste tendenze ha prodotto queste

conseguenze:

- ridurre il valore dei rendimenti associati ai diversi titoli di studio;

- indurre gli studenti e le loro famiglie a ricercare il contatto giusto

per accedere al mercato del lavoro piuttosto che puntare ad una

buona preparazione scolastica/accademica.

Ciò che conta è soprattutto l’acquisizione di un titolo di studio

formale da spendere nel mercato del lavoro, a discapito della reale

maturazione, durante il percorso formativo, di competenze

apprezzate dalle aziende.

Il “caso italiano”

Il paradosso relativo alla situazione italiana, in cui a un alto livello di istruzione è associata una bassa remunerazione, rischia di mettere in moto un vero e proprio circolo vizioso:

- i bassi rendimenti scoraggiano gli investimenti in capitale umano e ne deprimono la dotazione

- si riduce la capacità del nostro sistema economico di innovare e adottare le tecnologie più avanzate, in grado di sostenere la crescita e che, per via della loro complementarietà con lo stesso capitale umano, ne accrescerebbero la domanda e i rendimenti.

Arretratezza tecnologica del sistema produttivo e gap nei livelli di capitale umano tenderebbero così a consolidarsi reciprocamente.

Il “caso italiano”

È prioritario cercare di ridurre la distanza, oggi percepita dal mercato

del lavoro, tra quello che gli studenti pensano di avere imparato a

scuola, anche sulla scorta delle valutazioni ricevute, e quanto sono

realmente in grado di fare una volta inseriti in un contesto

lavorativo (mismatch).

Voti e titoli di studio, in generale, hanno perso progressivamente

potere informativo agli occhi delle imprese, le quali, spesso, sono

costrette, per assumere, a ricorrere ai canali non convenzionali

(amicizie, raccomandazioni, ecc), non fidandosi della valenza

segnaletica dei diversi diplomi o lauree.

Criticità del tasso di rendimento

1) È riduttivo identificare i benefici derivanti dall’investimento in

capitale umano solo con il reddito futuro, vi possono essere altre

ragioni che incidono sulla scelta di acquisire istruzione (istruz.

come consumo)

Da questo punto di vista, è possibile che si investa in istruzione anche

se il relativo tasso di rendimento privato sia inferiore al tasso di

interesse di mercato

Criticità del tasso di rendimento

2) Le differenze reddituali possono essere influenzate anche da altri

fattori diversi dal livello di istruzione (talento personale, impegno,

background socio-economico, fattori accidentali)

La diversità delle condizioni e delle valutazioni personali ha dei riflessi

sulla propensione a fare investimenti formativi.

Considerando la diversa dotazione di intelligenza individuale, se le

persone più talentuose sono più produttive a parità di capitale

umano posseduto, esse avranno un rendimento atteso più elevato

per ogni anno di istruzione addizionale rispetto ai soggetti meno

dotati di talento

In questo caso la disuguaglianza rifletterà la diversa dotazione di

talento: Becker chiama questo caso ‘elitario’ in quanto deriva da

caratteristiche immodificabili delle persone

Criticità del tasso di rendimento

Le persone, però, possono differenziarsi tra loro anche per le condizioni familiari di provenienza

Per un ricco, il costo del mancato guadagno è inferiore al costo corrispondete di un povero, in quanto la ricchezza familiare può assicurare una copertura.

In questo caso, anche a parità di dotazione di talento, il costo dell’istruzione è costantemente superiore a quello di un ricco per ogni anno addizionale di istruzione, per cui i poveri sceglieranno corsi di studio di durata inferiore ai ricchi.

Il rendimento che ottiene un povero per la scelta di proseguire gli studi è più elevato di quello di un ricco. Becker chiama questo caso ‘egualitario’.

Criticità del tasso di rendimento

3) Nel corso della carriera scolastica i tassi di rendimento attesi

da uno stesso soggetto possono subire oscillazioni.

Ad esempio migliore conoscenza di sé e/o un’efficace orientamento

possono contribuire a sciogliere dei nodi, ridurre l’incertezza ed

aumentare la propensione all’investimento formativo e con ciò il

tasso di rendimento atteso.

La politica educativa dovrebbe promuovere un’offerta di servizi

scolastici alternativi per fornire agli utenti strumenti orientativi per

acquisire ed elaborare le informazioni rilevanti in ambito

soggettivo (consulenza psicologica, motivazionale) ed oggettivo (la

natura e caratteristiche delle scuole e dei cicli scolastici o la

probabilità di accesso ai livelli successivi dell’istruzione)

Criticità del tasso di rendimento

4) Nel calcolo del tasso di rendimento si suppone sia il soggetto interessato, eventualmente basandosi sulla conoscenza della propria preparazione e del patrimonio familiare, ad effettuare la scelta

In realtà quasi sempre la famiglia ha un ruolo determinante nella scelta finale: scelta condivisa.

Affinché l’investimento formativo sia abbastanza affidabile, i genitori dovrebbero possedere un elevato grado di informazione sulla dotazione naturale dei figli, sui loro interessi e ambizioni.

Il rischio è che la posizione dei genitori faccia aggio sugli orientamenti dei figli, soprattutto nel caso di famiglie meno abbienti dove i figli possono essere avviati precocemente al lavoro.

Criticità del tasso di rendimento

5) Effetto compensatorio: un lavoratore potrebbe percepire un

ridotto salario (basso rendimento dell’istruzione), compensandolo,

però, con altri elementi (non osservabili) relativi alle caratteristiche

del lavoro svolto:

- viene richiesto uno sforzo relativamente contenuto

- vengono garantite migliori condizioni lavorative

- viene offerto un ampio ventaglio di benefit (asilo aziendale,

permessi lavorativi, mensa aziendale, buoni pasto, auto aziendale)

Tali elementi sfuggono al calcolo del tasso di rendimento (perché

difficili da rilevare), ma potrebbero spingere verso l’alto la sua

valutazione.

Criticità del tasso di rendimento

6) Imperfezioni del mercato del lavoro: due lavoratori con gli

stessi anni di studio potrebbero ricevere diversi salari, perché i

rispettivi lavori si caratterizzano per un diverso livello di

produttività (influenzando anche il valore del tasso di rendimento

dell’istruzione)

7) Discriminazioni operanti nel mercato del lavoro: I datori di

lavoro potrebbero pagare bassi salari a soggetti con elevati livelli di

capitale umano in ragione di elementi discriminatori (razza, genere,

pregiudizi religiosi, ecc.)


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