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Il rischio nel progetto di costruzioni · 2009. 5. 15. · 2 Il “Grande Dizionario italiano...

Date post: 02-Oct-2020
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Saverio Mecca Marco Masera Il rischio nel progetto di costruzioni nota introduttiva di Mario De Grassi Pubblicato con un contributo dai Fondi di Ateneo per la Ricerca Scientifica dell’Università della Calabria e dai Fondi del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica ETS Edizioni Tecnico Scientifiche
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Page 1: Il rischio nel progetto di costruzioni · 2009. 5. 15. · 2 Il “Grande Dizionario italiano dell’uso” di Tullio De Mauro indica come probabile che la parola rischio derivi dal

Saverio MeccaMarco Masera

Il rischio

nel progetto di costruzioni

nota introduttiva diMario De Grassi

Pubblicato con un contributodai Fondi di Ateneo per la Ricerca Scientifica dell’Università della Calabria

e dai Fondi del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica

ETSEdizioni Tecnico Scientifiche

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Grazie a un contributo dai Fondi di Ateneo per la Ricerca Scientifica e dai Fondi del Ministerodell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, con questo libro si pubblica una partedei risultati della ricerca condotta presso il Dipartimento di Strutture dell’Università della Calabria nelperiodo compreso fra il mese di Dicembre 1998 e il mese di Dicembre 2000.Il libro è il risultato di lavoro in collaborazione dei due autori. Ai fini dell’identificazione delcontributo individuale:Saverio Mecca è autore dei capitoli 1, 2, 4, 6 (parte), 7, e 9Marco Masera è autore dei capitoli: 3, 5, 6 (parte), 8, 10 e 11.committente:Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica,Cofinanziamento Ricerche di Interesse Nazionale, anno 1998titolo della ricerca nazionale:Sistemi tutoriali intelligenti per la progettazione architettonica e tecnologicacoordinatore nazionale:Mario De Grassititolo del programma svolto dall’unità di ricerca dell’Università della Calabria:Realizzazione e sperimentazione di un sistema di simulazioni didattiche goal-oriented per ilconstruction managementresponsabili dell’Unità di Ricerca dell’Università della Calabria:Saverio Mecca (dal 20 dicembre 1998 al 31 ottobre 1999)Nicola Totaro (dal 1 novembre 1999 al 20 dicembre 2000)gruppo di ricerca:Marco Masera, Saverio Mecca, Nicola Totaro

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architettura in costruzione 3

collana diretta da Saverio Mecca

Architettura e costruzione, due concetti che si cercano e si escludono a vicenda, indissociabili inuna stessa realtà, in uno stesso soggetto che è il progetto.Il progetto di costruzione e l’organizzazione dell’intero processo divengono soggetti autonomiche trovano la loro identità e il loro senso nella capacità di elaborare non un programmaparticolare, ma una strategia che, prefigurando gli scenari di azione, ne scelga uno soddisfacentein funzione di ciò che si conosce e della capacità di produrre ed organizzare nuove conoscenzein un ambiente incerto e mutevole.Possiamo vedere così anche chi progetta, chi organizza un progetto di costruzione, chi neanalizza i rischi, come un soggetto, attore di un processo cognitivo che integra conoscenze,anche contraddittorie, in relazione ad una cultura, ad un tempo, ad un fine; in questa prospettivala ricerca di un nuovo pensiero progettuale dell’organizzazione deve farsi paradigmatica,riguardare il nostro modo di pensare, la nostra attitudine di organizzare la conoscenza, distrutturare quel particolare processo cognitivo chiamato “progetto”.In tal senso si accentua nell’agire progettuale la dimensione di linguaggio capace di strutturare larelazione fra la natura e il progetto, ma soprattutto di interconnettere e solidarizzare leconoscenze separate, le culture, gli uomini.Nel momento in cui il progetto, azione strutturante e destrutturata dall’inatteso, appare piùsovrastato dall’incertezza e dal rischio di insuccesso, può essere utile costruire teorie nuove,delineare strategie e organizzare pensieri capaci di contestualizzare e integrare le informazioni ele conoscenze, di trovare gli errori e di ricercare le risposte soddisfacenti.Per far emergere il dialogo fra ordine, disordine, caso e organizzazione dell’architettura e dellacostruzione attraverso le loro innumerevoli e mutevoli interazioni e retroazioni, integrazioni enegazioni abbiamo dunque necessità di nuove narrazioni, di storie di progetti reali, di nuoviparadigmi, di strategie per organizzare processi cognitivi del progetto, di riflessioni sul pensierocostruttivo o sulla mente che progetta.

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…….gli dei creano tante sorprese:

l’atteso non si compie,all’inatteso un dio apre la via.

…….

EURIPIDE, Medea, versi 1416-1418

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Indice

NOTA INTRODUTTIVA.......................................................................................................91 RISCHIO E PROGETTO..................................................................................................122 IL PROGETTO FRA PERICOLO, RISCHIO E PRECAUZIONE..........................17

Progetto ed insuccessi ...............................................................................................17Il progetto come costrutto razionale .......................................................................18Il principio di precauzione........................................................................................19Il principio di precauzione nelle sue componenti..................................................20La valutazione dei rischi............................................................................................21L’incertezza scientifica ..............................................................................................21L’applicazione del principio di precauzione ...........................................................22Il rischio nelle organizzazioni socio - tecniche.......................................................23Il bicchiere d’acqua e la certificazione della qualità ...............................................23L’industria della sicurezza nelle costruzioni ...........................................................24La gestione del rischio tecnico .................................................................................25Gli obbiettivi della gestione del rischio tecnico .....................................................26

3 I PARADIGMI DELL’INCERTEZZA ...........................................................................26L’aleatorietà nei processi di costruzione .................................................................26Rischio ed incertezza .................................................................................................27È un tecnico o un giocatore d’azzardo?..................................................................28È un assicuratore o un giocatore d’azzardo?..........................................................29Quando siamo in condizione di incertezza?...........................................................29L’indagine statistica nell’osservazione dei rischi ....................................................30Incertezza e percezione soggettiva del rischio .......................................................31La gestione del rischio tecnologico..........................................................................32Il rischio tecnologico ed il rischio tecnico ..............................................................32

4 INCERTEZZA NELLA GESTIONE DEL PROGETTO..........................................33Agire per progetti.......................................................................................................33La logica del progetto................................................................................................33Il concetto di incertezza ............................................................................................35Incertezza e progetto.................................................................................................36Le ragioni di incertezza specifiche dei progetti di costruzioni .............................37La specificità del progetto di costruzioni................................................................38La gestione del progetto fra incertezza, rischio e precauzione ............................42

5 PERCEZIONE E MISURAZIONE DEL RISCHIO ...................................................44L’entità del rischio......................................................................................................44La compensazione del rischio ..................................................................................44Il “termostato” del rischio ........................................................................................45La misurazione del rischio ........................................................................................46Misurazione e riduzione del rischio.........................................................................46Rischio e cultura.........................................................................................................47I filtri culturali nella percezione del rischio ............................................................47La razionalità economica dell’analisi dei rischi.......................................................48Il rischio nella valutazione costi benefici ................................................................48L’iceberg della severità del rischio ...........................................................................49Il problema della qualità della ricerca ......................................................................50

6 IL RISCHIO TECNICO.....................................................................................................51Alcune definizioni generali .......................................................................................51Definizione di rischio alea, incertezza.....................................................................51Il rischio di un progetto ............................................................................................52La cecità del progetto ................................................................................................54

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Aleatorietà degli obiettivi del progetto....................................................................54Multidimensionalità del rischio e articolazione attraverso il principio di precauzione 55Definizione di rischio di un progetto ......................................................................55L’osservazione del rischio.........................................................................................56La valutazione del rischio..........................................................................................56L’esposizione agli agenti di rischio ..........................................................................57Multidimensionalità dei processi causali .................................................................57Criteri di validazione degli agenti e dei fattori di rischio.......................................58I postulati di Henle Koch ed Evans ........................................................................58Criteri di Hill per valutare le cause ossia i fattori/agenti di rischio .....................59La falsificazione dell’analisi del rischio....................................................................60Il rischio in produzione.............................................................................................61

7 LA CARATTERIZZAZIONE DEL RISCHIO DI UN PROGETTO......................62La caratterizzazione del concetto di rischio ...........................................................62La caratterizzazione del processo di gestione del rischio .....................................64

8 PRINCIPALI METODOLOGIE E STRUMENTI DI ANALISI ..............................70Metodologie per la gestione del rischio di un progetto ........................................70Elementi di classificazione........................................................................................70I metodi "discendenti" ..............................................................................................71I metodi "ascendenti"................................................................................................76I metodi basati sui processi stocastici......................................................................78Metodi di analisi dei rischi ........................................................................................80

9 UNA GRIGLIA MULTIDIMENSIONALE DEGLI AGENTI E DEI FATTORI DIRISCHIO...................................................................................................................................83

L’esposizione ai fattori e agli agenti di rischio nelle attività del progetto ...........83Gli agenti ambientali di rischio tecnico...................................................................87Gli agenti organizzativi di rischio tecnico...............................................................88Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di progettazione.....................90Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di preparazione ......................90Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di costruzione.........................92La gestione degli agenti ambientali e organizzativi................................................93Internalizzazione del rischio e reattività..................................................................94La formazione alla gestione del rischio...................................................................97

10 ELEMENTI PER UN SISTEMA DI GESTIONE DEL RISCHIO NELLECOSTRUZIONI ......................................................................................................................98

Una procedura di gestione del rischio.....................................................................98Gli elementi di una procedura di analisi..................................................................99L’individuazione dei rischi ......................................................................................100L’analisi del rischio...................................................................................................101La valutazione dei rischi..........................................................................................102La riduzione del rischio...........................................................................................103Il piano diagnostico .................................................................................................103Elementi chiave del piano diagnostico..................................................................104

11 UN’APPLICAZIONE DI PIANO DI DIAGNOSI..................................................107La procedura di analisi del rischio tecnico............................................................108Il trattamento del rischio.........................................................................................117La prevenzione organizzativa.................................................................................118La prevenzione tecnica............................................................................................118Il piano dei controlli ................................................................................................119Riferimenti bibliografici ..........................................................................................119

12 BIBLIOGRAFIA..............................................................................................................120

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Nota introduttiva

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1 Rischio e progetto

Con questo libro si presenta un primo risultato di un lavoro di ricerca avviato ormai da alcunianni1 sul tema della gestione del rischio2 tecnico nella direzione e gestione di progetti dicostruzione. Basandosi anche su personali esperienze di progettazione e di direzione dicostruzioni edili, questa ricerca tende a rispondere ai problemi di costruibilità del progetto diarchitettura e si inscrive in una prospettiva di incremento dell’efficienza del processo ediliziofondata anche su una gestione “non formale” della qualità dei progetti.Il fine è di contribuire ad irrobustire il processo di ricerca progettuale di soluzioni soddisfacentimigliorando la capacità di osservare le costruzioni reali, di capirne il funzionamento a partiredagli errori, dalle patologie e dai guasti, e quindi di sperimentare progetti e modi di costruire piùefficaci grazie all’individuazione anticipata e dalla prevenzione dei rischi di insuccesso.Pur con le differenze che saranno evidenziate, la riuscita di un progetto di qualunque scaladipende sempre più, dalla conoscenza, dalla comprensione, dalla capacità di individuarne,interpretarne e controllarne i rischi, dalla capacità di rispondere a domande quali:come capire quali possono essere i rischi di un progetto;come valutare le possibilità di un errore, di un guasto o di non soddisfacimento di una specifica,

con quale probabilità possono verificarsi, quanto gravi possono essere le conseguenze o conquanta facilità posso individuarli prima che si abbiano conseguenze;

come agire sui rischi identificati e valutati per ridurli fino ad un livello accettabile.Queste sono le domande che, inconsciamente, i progettisti si pongono e si sono sempre posti difronte alle incertezze dei progetti, delle soluzioni innovative. Per rispondere in modo sistematicoè forse necessario cambiare alcuni atteggiamenti di fondo nel rapporto fra progettista e progetto,fra conoscenze e progetto (i progetti ed i problemi connessi devono essere analizzati e leinformazioni rese trasparenti) e fra insuccesso e progetto (gli errori o i malfunzionamentiavvengono, qualcuno ne è responsabile ed un’azione deve essere intrapresa per correggerne leconseguenze ed ancor di più per modificare le cause che lo hanno generato)Rispetto alla tradizionale cultura delle organizzazioni e della produzione i paradigmi stannoradicalmente cambiando e si propone un approccio globale all’organizzazione come sistema ealla produzione come processo di trasformazione e flusso di risorse umane, tecniche e diconoscenza.L’obiettivo è dunque proporre un insieme di concetti, metodi, strumenti ed esemplificazioni sultema del rischio nei progetti di costruzioni che potranno contribuire a migliorare l’azioneprogettuale riducendo il più possibile i difetti, gli sprechi di risorse, i costi del processo ediliziose aiuteranno i progettisti a :individuare più facilmente e anticipatamente i rischi potenziali di un progetto, stimarne l’entità e

valutarne le conseguenze sul progettosviluppare le azioni di prevenzione, correzione e controllo per ridurre la possibilità di errore o di

ridurne le conseguenze.migliorare la capacità di produzione di conoscenze e di apprendimento individuale e collettivo in

situazioni di incertezza. 1 Una prima riflessione sul tema del rischio è stata avviata nell’ambito del progetto Finalizzato Edilizia del CNR.All’argomento sono dedicati alcuni capitoli del testo: TORRICELLI M.C., MECCA S., Qualità e gestione del progetto nellacostruzione, CNR-PFEd, Firenze, Alinea, 19962 Il “Grande Dizionario italiano dell’uso” di Tullio De Mauro indica come probabile che la parola rischio derivi dalgreco bizantino rhizikò “ sorte, destino” (latino medievale risicum), variante di rouzikòn propr. “tassa”, dall’arabo rizq.

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Possiamo individuare almeno quattro prerequisiti per costruire una teoria capace dirappresentare i progetti e i processi di costruzione nella loro dimensione di incertezza:ogni problema è diverso dagli altri, non tutti i problemi sono egualmente importanti. Senza una

priorità dei problemi si opera con un criterio di reattività alla contingenza, si gestiscel’emergenza. Chi opera all’interno di un progetto opera con risorse limitate e spessoinsufficienti e quindi deve identificare le priorità di azione.

il cliente e le sue esigenze devono essere conosciute. In un ambito progettuale i requisitispecificati in modo esplicito od implicito devono essere sistematicamente conosciuti.Tradizionalmente il cliente è considerato l’utilizzatore finale, questa definizione semplifica ilproblema, ma non è appropriata e sufficiente: il cliente è anche l’operazione seguente esuccessiva o l’operazione stessa.

gli obiettivi progettuali che devono essere raggiunti devono essere conosciuti, altrimenti si hauna continua dispersione di risorse nello sforzo di continua ridefinizione del progetto.

si deve essere orientati alla prevenzione. Se l’obiettivo principale non è il miglioramentocontinuo l’analisi e la gestione dei rischi sarà condotta solo per soddisfare i requisiti più inmodo formale che sostanziale.

Questo testo, fra i pochi dedicati alla gestione del rischio tecnico in progetti di costruzioni, cercadi proporre una riflessione su aspetti di teoria e di metodo per agire nelle situazioni reali, ma, nelsuo essere volutamente incompleto, cerca anche di suggerire percorsi di ricerca che possanomigliorare l’affidabilità dei progetti, valutandone in modo più appropriato i rischi, in altri terminimigliorando la capacità di rappresentarli in modo efficace.Tutti noi progettisti, più o meno direttamente impegnati nel progetto di architettura e dicostruzioni civili, abbiamo bisogno di una teoria che ci consenta di costruire unarappresentazione soggettiva più operabile, una migliore comprensione di un progetto e dei rischitecnici in esso potenzialmente impliciti; abbiamo la necessità di essere sostenuti da paradigmi, dametodi, strumenti e procedure più aderenti alla realtà mediante i quali affrontare l’esplorazionedelle soluzioni, percepire, analizzare, prevedere, anticipare e ridurre i rischi di insuccesso.Si è ritenuto utile riferirsi, anche se non in modo diretto, a due ambiti di applicazione delconcetto di rischio e dei metodi e strumenti per analizzarlo e gestirlo:- la progettazione di elementi e sottosistemi costruttivi e dei processi costruttivi connessi,- la gestione di progetti complessi in cui la qualità dei risultati tecnici è un elemento

determinante per il successo del progetto,concentrando l’attenzione del lettore sugli aspetti concettuali ed operativi della percezione,sull’analisi del rischio piuttosto che sulla gestione, che più difficilmente può essere codificata,regolata e schematizzata in modo utile per trattare la variabilità dei progetti.Questo libro è dunque indirizzato a tutti coloro che partecipano con diversi ruoli eresponsabilità alla progettazione e realizzazione di opere edili e civili, responsabili diprocedimenti, progettisti, direttori dei lavori, direttori di commessa e di cantiere, responsabiliqualità, subappaltatori, etc.Alcuni lettori potranno essere delusi se conteranno di trovare modelli di analisi predefiniti,soluzioni precostituite ad problemi così aperti e contingenti; non esiste una soluzione unicaovunque e comunque applicabile, come d’altronde non è possibile eliminare il rischio dalleattività umane e dalle attività progetto in particolare: per una migliore comprensione e gestionedei rischi tecnici di un progetto, abbiamo necessità di un quadro concettuale, da cui fardiscendere metodi, strumenti e procedure connessi con le nostre specifiche attività reali e con iquali analizzare, prevedere e anticipare, progetto per progetto, le misure necessarie a ridurre gliinsuccessi e i relativi costi.Nel capitolo 2 si delimitano gli ambiti applicativi dell’analisi e della gestione del rischio nellaproduzione per progetti. Si individuano gli obiettivi generali per la gestione del rischio tecnico,evidenziati a partire dal principio di precauzione che si pone alla base della protezione dellaqualità tecnica e tecnologica e, quindi, dell’ambiente e della salute delle persone. Tale principio èconfrontato con il principio di compensazione del rischio che è posto alla base delle relazionicontrattuali.

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Nei capitoli 3 e 4 si sviluppa una discussione sui concetti di rischio e di incertezza nei paradigmiconoscitivi delle discipline scientifiche in riferimento alle discipline progettuali. A partiredall’ambito generale dell’aleatorietà nelle scienze naturali, sociali e nei processi tecnologici, iconcetti sono contestualizzati alla gestione del progetto, della quale evidenziano le specificitàorganizzative che, esplicitamente o implicitamente, sono riconducibili al trattamento ed allaprevenzione del rischio nella progettazione e nella realizzazione di costruzioni.Il capitolo 5 sviluppa il principio di precauzione nell’ambito della teoria della compensazione delrischio che, a partire dall’individuazione delle componenti soggettive relative alla percezione edalla valutazione dei rischi, permette di collocare e valutare l’applicabilità delle tecnichequantitative di analisi, che vengono presentate ed analizzate nel capitolo 8.Nei capitoli 6 e 7 si puntualizzano concetti e definizioni che definiscono un approccio all’analisidelle caratteristiche del rischio di un progetto, delle procedure di base e dei principali metodi estrumenti sviluppati: il problema della validazione delle procedure di indagine è centrale innumerose questioni che ruotano attorno al supporto alla decisione progettuale, ma ancheall’assicurazione delle attività di progetto e alla risoluzione di conflitti e di contenziosi legali.Nel capitolo 9 viene discussa una griglia di riferimento per la classificazione degli agenti e deifattori ambientali e organizzativi di rischio che interessano i progetti di costruzioni e checostituisce la base di riferimento per lo sviluppo di un sistema per l’analisi del rischio per lecostruzioni che è analizzato negli elementi fondamentali nel capitolo 10. Nel capitolo 11 èdiscussa l’applicazione di tale metodologia alla progettazione tecnologica ed alla costruzionefacciate ventilate in pietra, cui segue nel capitolo 12 una bibliografia generale dei temi trattati nelsaggio.

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Philibert de L’Orme, Premier Tome de l’Architecture, Frédéric Morel, Paris 1567, fol. 283

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«... prevoir le futur & temps à venir ...»

Philibert de L'Orme, nel suo Trattato pubblicato nel 1567 ed intitolato Premier Tome del'Architecture, raffigura al fol. 283 il “Bon Architecte”. Nel figura del “sage et docte Architecte”sono visibili quattro mani, ma anche - impercettibili nell'immagine (nelle odierne riproduzioni) -quattro orecchie, e tre occhi, con il terzo occhio al centro della fronte.

In particolare l'occhio è il primo degli organi sensoriali che de L'Orme menziona nella suadescrizione del ritratto:

«La figure cy-après descrite [...] nous met devant les yeux un homme sage [...] ayant trois yeux. L'un pouradmirer & adorer la saincte divinité de Dieu & contempler ses oeuvres tant admirables, & aussi pourremarquer le temps passé. L'autre pour observer & mesurer le temps present, & donner ordre à bien conduire etdiriger ce qui se presente. Le troisieme pour prevoir le futur & temps à venir, à fin de se premunir & armer .... .»(fol. 282)3

L'identico prefisso del verbo “prevoir” è sintomatico della convinzione di Philibert de L'Ormeche, non solo il lavoro materiale degli esecutori della fabbrica, ma la medesima “sagesse” di chi lidirige, non vale niente e comunque non si addice ai tempi moderni, senza il “savoir prévoir” del“Bon Architecte”, senza la sua prudente “prévoyance”.

3 (La figura qui appresso descritta ci mette davanti agli occhi un uomo saggio che ha tre occhi. Uno per ammirare e adorare la santadivinità di Dio, e contemplare le sue opere così mirabili, e anche per osservare il tempo passato. L'altro per guardare e misurare il tempopresente, e regolare le cose per ben seguire e dirigere ciò che si presenta. Il terzo per prevedere il tempo futuro e l'avvenire...)

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2 Il progetto fra pericolo, rischio e precauzione

Progetto ed insuccessiLa storia delle attività umane è anche una storia di grandi o piccoli progetti, di grandi e piccolisuccessi, ma anche di grandi e piccoli fallimenti.Molti recenti avvenimenti hanno mostrato che le donne e gli uomini percepiscono con maggioreintensità i rischi ambientali e per la salute cui sono potenzialmente esposte le popolazioni o illoro ambiente. Lo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione ha favorito questa nuovacapacità di cogliere l’emergere di nuovi rischi, prima che la ricerca scientifica abbiano potuto ovoluto fare piena luce sul problema.I principi generali di valutazione e contenimento dei rischi, da una parte, e di precauzione,dall’altra, divengono due dimensioni complementari e integrate utili per adottare misurepreventive, per eliminare o, quanto meno, limitare il rischio ad un livello minimo, compatibilecon i livelli di rischio socialmente accettabili per la salute e per l’ambiente. Il “principio diprecauzione” ha per riferimento una dimensione che supera le problematiche connesse con i rischiin un orizzonte di breve o medio termine: riguarda aspetti e implicazioni la cui portata temporaleè il lungo periodo e il benessere delle generazioni future.Nell’ambito più modesto delle costruzioni edili continuamente le cronache quotidianeraccontano di non conformità e difetti nei progetti e nelle costruzioni: quando le conseguenzenon riguardano la salute e l’ambiente di oggi e di domani l’impatto emotivo è sicuramenteinferiore, ma acuisce la percezione della fallibilità dei progetti e dell’insufficienza,dell’inadeguatezza delle nostre conoscenze sui fenomeni oggetto dei nostri progetti.Nel corso degli ultimi decenni, le idee, le esigenze e i desideri individuali e collettivi sulla qualitàdell’ambiente costruito si sono estesi, approfonditi ed articolati; l’innovazione architettonica,seguendo l’innovazione formale, sta aprendo scenari eclettici e polilinguistici; i materiali e letecniche per la costruzione dell’architettura si consolidano e si estendono progressivamente, consempre nuove combinazioni, oltre i confini dei materiali e delle tecniche propriamente etradizionalmente “edili”.Nonostante siano stati sviluppati e progressivamente diffusi sempre più numerosi e sofisticatimetodi e strumenti di supporto alla progettazione, di organizzazione di processi, di gestione deitempi e dei costi, di simulazione e verifica tecnica, si diffonde sempre più anche fra i progettistila percezione di una debolezza, di un’insufficienza del progetto di architettura e di costruzionicivili, di un’incertezza sulla capacità del progetto e dei progettisti di soddisfare le esigenze che lohanno generato.Da anni molte, troppe, ricerche ed indagini individuano nel progetto, le sue insufficienze ecarenze, una delle maggiori cause dei difetti delle costruzioni e della bassa efficienza del processodi produzione: generalmente si ritiene che la crescente complessità delle costruzioni el’introduzione di innovazioni tecniche, non adeguatamente sostenute da sperimentazioni al vero,in un mercato progressivamente più competitivo, stiano rendendo sempre più debole la capacitàdei progettisti di soddisfare le richieste di migliori prestazioni del processo di progettazione, nonsolo in termini di qualità, di tempo, di costo, ma anche nel rispetto di condizioni di sicurezza e dicompatibilità ambientale.Il progetto edilizio nell’industria delle costruzioni è invero un processo difficile da gestire;comprende un grande numero di decisioni, spesso distribuite in un arco di tempo di anni, conmolte interdipendenze in un ambiente altamente incerto, con molte figure professionalicoinvolte, e in particolare con un “feedback” di informazioni sui risultati precedentementeottenuti lento e inefficace.Il ridotto costo del processo di progettazione in confronto al costo dei processi di costruzione edi gestione nasconde alla società la sua reale importanza nel determinare i risultati dei progetti di

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costruzione e, nonostante la sua importanza, mantiene in Italia la ricerca sulla gestione delprocesso di progettazione ad un livello insufficiente.

Il progetto come costrutto razionaleIl processo di progettazione architettonica è sostenuto da un fecondo dissidio: deve essereaperto al caso e al particolare, essere esso stesso costruttore di nuova conoscenza ambigua ecomplessa, causa di incertezza, ma deve essere anche “razionale”, pianificato e controllato inmodo efficace per poter rendere minimi gli effetti della complessità e dell’incertezza.Il processo di progettazione può essere rappresentato utilmente come un processo diproduzione di conoscenza che si struttura in relazione ai risultati attesi e alle credenze relative airapporti di causa effetto, costruendo un modello di interpretazione e individuazione delladecisione soddisfacente. La sua razionalità tecnica può essere valutata secondo due criteri:strumentale ed economico, il primo legato alla relazione fra azioni intraprese e risultati ottenuti,il secondo al rapporto fra risultato ottenuto e risorse impiegate.Negli studi organizzativi è posta maggior attenzione alla dimensione economica della tecnologia,trascurando spesso la dimensione strumentale, che è, in realtà, assolutamente prioritaria, nonsolo in una procedura progettuale o valutativa, ma anche in termini di rilevanza delle decisioni. Imetodi e gli strumenti della gestione per la qualità stanno contribuendo a rendere esplicita edevidente la rilevanza della dimensione strumentale della tecnologia.I progetti si basano sempre più spesso su insiemi complessi di tecniche; la varietà el’articolazione degli obiettivi, per i quali individuano e si integrano insiemi di tecnologiespecifiche, sono rilevanti e crescenti.Secondo la proposta di James Thompson4 i progetti sono caratterizzati da una tecnologia intensiva(intensive technology), identificabile da un insieme vario di tecniche capaci di sostenere il processo ditrasformazione di uno specifico oggetto, quando la scelta, la combinazione e l’ordinamento delleoperazioni è determinabile solo mediante un’interazione di retroazione con l’oggetto stesso; unprogetto può utilizzare molte tecniche anche tradizionali, ma la loro particolare combinazione ela loro sequenza operativa è definibile solo in interazione con l’obiettivo del progetto.La tecnologia intensiva è la tecnologia dei processi non ripetitivi, il cui successo dipende “dalladisponibilità di tutte le capacità potenzialmente necessarie e, in egual misura, da una adeguata combinazioneabituale di capacità selezionate in accordo alle necessità del caso o del progetto specifico.”La razionalità tecnica, intesa come sistema delle relazioni di causa effetto che conducono ad undeterminato risultato, è un limite possibile solo in situazioni di sistema chiuso in cui tutte levariabili significative sono individuate, pianificate e sotto controllo e sono relativamenteindipendenti da effetti perturbanti.Nei progetti di architettura, che qui ci interessano, in quanto tecnologie intensive è, invece, lasituazione specifica propria di ciascun progetto a definire le decisioni progettuali, gli elementi ele attività determinanti, la loro combinazione ed ordinamento, riducendo il campo delle decisioniche possono essere modellizzate con metodi e protocolli predefiniti o che, al limite, possonoessere indifferenti alle specificità del problema specifico da risolvere.La razionalità tecnica è una razionalità “chiusa”, una componente necessaria, ma non sufficiente agarantire una razionalità di un progetto che è qualificato da una “razionalità” apertaall’interazione della comunicazione con l’ambiente del progetto stesso.Se i progetti devono operare ad un doppio livello di razionalità la risposta può essere trovataproprio in una logica comportamentale, in un’azione progettuale che ricerchi la propriarazionalità sviluppando strategie orientate sia ad aprire il progetto al caso e all’incertezzadell’innovazione, sia, nel contempo, a ridurre l’impatto delle variabilità ambientali, delleincertezze e delle conoscenze parziali, ad anticipare e ad adattarsi alle incertezze ambientaliesterne ed interne che non possono essere evitate o attenuate, a identificare e caratterizzare irischi e a ridurli ad un livello accettabile utilizzando le conoscenze disponibili, ad attuarestrategie di precauzione quando le conoscenze sono incerte e parziali.

4 THOMPSON J. D., L’azione organizzativa, Isedi, Torino 1994

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Il principio di precauzioneAl di là delle particolarità del progetto di architettura lo scarto fra attese e previsioni e risultatiottenuti con i progetti, non solo di architettura, l’incertezza sulle conseguenze dirette ed indiretteattuali e differite sull’ambiente e sulla vita degli esseri viventi è percepito con intensità edrammaticità da un numero crescente di cittadini. Il 13 aprile 1999 il Consiglio ha adottato unarisoluzione che chiedeva alla Commissione delle Comunità Europee, tra l’altro, “di essere in futuroancora più determinata nel seguire il principio di precauzione preparando proposte legislative e nelle altre attivitànel settore della tutela dei consumatori, sviluppando in via prioritaria orientamenti chiari ed efficaci perl’applicazione di questo principio”.Nelle attività di progettazione, quando assumiamo decisioni che si cautelano della mancanza diun quadro completo di tutte le conoscenze scientifiche, stiamo adottando, in modo più o menoconsapevole ed esplicito, una strategia che è riconducibile al “principio di precauzione”.Nei grandi progetti, nelle decisioni normative ed amministrative si deve costantementeaffrontare il dilemma di equilibrare le libertà e i diritti degli individui, delle industrie e delleorganizzazioni con l’esigenza di ridurre o eliminare il rischio di effetti negativi per l’ambiente oper la salute. L’adozione del principio di precauzione contribuisce a distinguere due aspetti: ladecisione politica di agire o di non agire, informata dai fattori che richiedono l’utilizzazione delprincipio di precauzione e, in caso affermativo, di come agire, vale a dire quali sono le misurederivanti da tale utilizzazione del principio di precauzione.Per pervenire a decisioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, che sianoinoltre in grado di garantire il livello di protezione prestabilito, è necessario un processodecisionale strutturato basato su informazioni particolareggiate e obiettive di carattere scientificoo di altro tipo. Tale struttura è fornita dai tre elementi dell’analisi dei rischi: la valutazione delrischio, la scelta della strategia di gestione del rischio e la comunicazione del rischio. In modoparticolare la valutazione dei rischi dovrebbe essere fondata su conoscenze sulle relazioni causaeffetto dei fenomeni interessati e su dati scientifici e statistici esistenti.Molte decisioni sono adottate in circostanze nelle quali sono disponibili informazioni sufficientiper adottare adeguate misure preventive, mentre in altri casi le conoscenze e i dati possonoessere per molti aspetti insufficienti. Il fatto di invocare o no il principio di precauzione è unadecisione esercitata in condizioni in cui le informazioni scientifiche sono insufficienti, nonconclusive o incerte e vi sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente e sulla salute degliesseri umani, degli animali e delle piante possono essere potenzialmente pericolosi eincompatibili con il livello di protezione prescelto.La questione su quando e come utilizzare il principio di precauzione, sia nell’Unione Europeache a livello internazionale, ha sollevato un notevole dibattito e ha portato alla luce punti di vistadifferenti e contraddittori, non ultimi quelli di chi vi individua una politica di protezionismoeconomico nell’esigenza di bilanciare i requisiti dei sistemi di produzione da un lato con lariduzione dei rischi legati ad effetti avversi alle persone, all’ambiente.La Commissione delle Comunità Europee, tuttavia, individua la necessità di perseguire unbilanciamento fra azioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti che richiedeun processo decisionale che contenga quante più possibili informazioni scientifiche o altriobiettivi informativi. La Commissione sul principio di precauzione ha elaborato numerosidocumenti5 nei quali:- si definisce il quadro dell’approccio all’uso del principio di precauzione;- si stabiliscono delle linee guida per applicarlo;- si costruisce un linguaggio comune per valutare, osservare, gestire e comunicare i rischi che

la scienza non è ancora in grado di valutare completamente.La Commissione estende il concetto di ambiente contemplato nel principio di precauzioneall’ambiente antropico, animale e vegetale, comprendendo tutti gli ambiti delle attività umane.Il campo di applicazione del principio di precauzione si discosta dalla valutazione dei rischi edagli elementi di cautela utilizzati dagli scienziati e che si basano su dati e teorie consolidati;

5 Commissione delle Comunità Europee, Comunicazione della Commissione sul principio di precauzione, com(2000) 1,Bruxelles, 2 febbraio 2000

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prende piuttosto in considerazione la condizione in cui chi valuta un rischio viene a trovarsi inassenza di dati scientifici che supportino efficacemente la decisione. L’incertezza è dovuta amolteplici cause quali, ad esempio, la mancanza di strumenti probabilistici, o di modelli dispiegazione efficaci, oppure di dati attendibili, o di dati qualitativamente e quantitativamenteidonei al modello di spiegazione ecc.In generale ci si può trovare in questa situazione quando una comunità scientifica, fatica adeliberare pronunciamenti utili alla decisione in campo tecnologico, quando l’ottenimento dirisultati affidabili è differito nel tempo dall’indeterminatezza di oscillazioni fra dimostrazioni econfutazioni, oppure quando si dispone di risultati la cui validità è condizionata da fattori chenon corrispondono alle condizioni di applicazione specifiche su cui si deve decidere.A rigore il principio di precauzione tratta rischi tecnologici la gravità dei quali riguardal’ambiente nella estesa concezione proposta, e le cui caratteristiche non corrispondono allatotalità dei rischi di un progetto di costruzioni, ma riguardano una minima parte seppure la piùgrave. Interessante è tuttavia il principio che pone una questione di approccio all’incertezzadovuta a limiti di conoscenza e di capacità di previsione che permettono di gestire un processoindipendentemente dalla natura e dalla gravità delle conseguenze.Tendiamo cioè a riconoscere nel rischio una questione globale, riferita cioè alla globalità dellaprogettazione di processi e nelle implicazioni tecniche, sociali ed economiche che i progetticomportano. La discriminazione fra rischi maggiori e rischi minori, o differentementecaratterizzati, rinvia a modalità di valutazione che richiedono una attenta considerazione dellestrette interconnessioni sistemiche esistenti nei processi produttivi. In quest’ambito il principiodi precauzione costituisce un elemento di unificazione teorica importante che riconosce i tratticomuni relativi ai processi di formazione delle decisioni nei sistemi di produzione.

Il principio di precauzione nelle sue componentiLa necessità del principio di precauzione nasce dalla percezione che tecnici, progettisti,costruttori, individui hanno di vivere ed operare nella “società del rischio”, come nell’analisi diUlrich Beck6, in cui la produzione della ricchezza si accompagna sistematicamente allaproduzione sociale di rischi.La trasformazione dei sistemi di produzione ha progressivamente messo in luce che, se da unaparte l’aumento delle conoscenze e della tecnologia al servizio del progetto permette diintervenire in maniera sempre più efficace e controllata, dall’altra la proliferazione di tecnologie especialismi è causa di imprevedibilità e di incertezza, specie nelle interazioni fra di esse e conl’ambiente in senso lato.Fra gli elementi di valutazione, di gestione e di comunicazione dei rischi, in particolare ilprincipio di precauzione risulta rilevante nella gestione del rischio tecnologico.Essenzialmente possiamo riferire al principio di precauzione l’esigenza di identificare tutti glieffetti potenzialmente dannosi derivanti da fenomeni legati ai processi di produzione ed aiprodotti che ne derivano, in modo particolare nel caso in cui la conoscenza scientifica nonpermetta di identificare i rischi con sufficiente certezza. Si confondono spesso una strategia diprudenza e l’applicazione del principio di precauzione, che sono complementari, ma distinte.Una strategia di prudenza appartiene alla valutazione dei rischi, è determinata prima diqualunque valutazione dei rischi stessi ed è parte integrale del parere scientifico espresso dacoloro che valutano il rischio. L’applicazione del principio di precauzione è particolarmentesignificativa, invece, nella gestione del rischio, quando l’incertezza scientifica non consente unavalutazione completa di tale rischio ed il soggetto che assume la decisione ritiene che il livelloprescelto di protezione dell’ambiente o della salute umana, animale o vegetale possa essereminacciato.Si ricorre al principio di precauzione quando si è di fronte a un’ipotesi di rischio potenziale,anche se questo rischio non può essere interamente dimostrato, o la sua dimensione quantificata

6 Beck U., Risikogesellschaft, auf dem Weg in eine andere Moderne, Frankfurt am Mein, Suhrkamp Verlag, 1986, p. 26. Peruna panoramica sul dibattito che Risikogesellschaft ha prodotto si veda anche Beck U. et alii, Politik in der Risikogesellschaft,Frankfurt am Mein, Suhrkamp Verlag, 1991

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o i suoi effetti determinati a causa dell’insufficienza o del carattere non concludente dei datiscientifici, anche se non può in nessun caso legittimare l’adozione di decisioni arbitrarie.L’effetto dell’assunzione del principio di precauzione in un dato contesto è quindi più marcato,si potrebbe dire più esplicito di quanto non sia una strategia prudenziale che, comunque,dovrebbe essere alla base di ogni comportamento professionalmente corretto.

La valutazione dei rischiL’identificazione di effetti potenzialmente negativi derivanti da un fenomeno precedelogicamente e cronologicamente una valutazione di dati scientifici relativi ai rischi. Per avere unamigliore percezione di tali effetti, risulta necessario procedere ad una valutazione scientifica. Ladecisione di effettuare tale valutazione senza aspettare nuove informazioni è collegata ad unapercezione meno astrattamente teorica e più empirica del rischio.Una valutazione scientifica degli effetti potenzialmente negativi dovrebbe essere adottata sullabase dei dati disponibili nel momento in cui si considera se siano necessarie misure volte aproteggere l’ambiente e la salute umana, animale o vegetale. Una valutazione del rischiodovrebbe essere realizzata, laddove sia possibile, al momento di decidere se invocare o no ilprincipio di precauzione.Ciò richiede dati scientifici affidabili e un ragionamento rigorosamente logico che porti ad unaconclusione la quale esprima la possibilità del verificarsi e l’eventuale gravità del pericolosull’ambiente o sulla salute di una popolazione data, compresa la portata dei possibili danni, lapersistenza, la reversibilità e gli effetti ritardati. Non è tuttavia possibile portare a compimento intutti i casi una valutazione completa dei rischi, ma dovrebbero essere compiuti tutti gli sforzipossibili per valutare le informazioni scientifiche disponibili.La valutazione dei rischi comprende quattro componenti: l’identificazione del pericolo, lacaratterizzazione del pericolo, la valutazione dell’esposizione e la caratterizzazione del rischio. Ilimiti della conoscenza scientifica possono influenzare ciascuna di queste componenti, e quindianche il livello generale d’incertezza e le basi delle future azioni protettive o preventive. Unaprocedura di decisione (anche progettuale) dovrebbe cercare di completare le quattro fasi sopradescritte prima di adottare la decisione.

L’incertezza scientificaL’incertezza scientifica deriva di solito da cinque caratteristiche del metodo scientifico: levariabili prescelte, le misurazioni effettuate, i campioni individuati, i modelli utilizzati e lerelazioni causali impiegate.L’incertezza scientifica può derivare inoltre da controversie sui dati esistenti o dalla mancanza didati e può riguardare elementi qualitativi o quantitativi dell’analisi. Nella gestione del rischio sideve avere piena conoscenza di questi fattori d’incertezza se si adottano misure che si basano sulparere scientifico espresso da valutatori.Vi sono tuttavia situazioni in cui i dati scientifici sono ampiamente insufficienti per poterconcretamente applicare tali elementi di prudenza, e in cui la mancanza di modellazione deiparametri non consente alcuna estrapolazione e in cui i rapporti causa/effetto sono ipotizzati,ma non dimostrati. In queste situazioni i responsabili politici sono posti dinanzi al dilemma diagire o di non agire.Il ricorso al principio di precauzione presuppone- l’identificazione di effetti potenzialmente negativi derivanti da un fenomeno, da un prodotto

o da un procedimento;- una valutazione scientifica del rischio che, a causa dell’insufficienza dei dati, del loro

carattere non concludente o della loro imprecisione, non consente di determinare consufficiente certezza il rischio in questione.

Di fronte alla situazione appena descritta, a volte su richiesta più o meno pressante di unapopolazione allarmata (o di un cliente), i responsabili politici (e i progettisti) debbono darerisposte. Le decisioni possibili di fronte ad una certa situazione sono il risultato, quindi, di una

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decisione che attiene alla sfera politica e pubblica, e consiste nel pervenire ad un’identificazionedel livello del rischio “accettabile” dalla società.

L’applicazione del principio di precauzioneQuando si è costruita, mediante un approccio strutturato, la conoscenza di un rischio (perl’ambiente o la salute umana, animale o vegetale, o per il successo di un progetto) che potrebbeavere gravi conseguenze in caso d’inazione, si pone il problema delle adeguate misure protettive.L’attuazione di una strategia basata sul principio di precauzione dovrebbe iniziare con unavalutazione scientifica, quanto più possibile completa, identificando, ove possibile, in ciascunafase il grado d’incertezza scientifica.Una volta realizzata la valutazione scientifica nel modo migliore possibile, è possibile disporre diuna base per invocare eventualmente il principio di precauzione. Le conclusioni di questavalutazione dovrebbero mostrare che potrebbe essere impossibile ottenere il livello diprotezione previsto per l’ambiente o il gruppo di popolazione, comprendendo una valutazionedelle incertezze scientifiche, un’esplicitazione delle ipotesi utilizzate per compensare la mancanzadi dati scientifici o statistici e una valutazione delle potenziali conseguenze dell’inazione.La mancanza di prove scientifiche dell’esistenza di un rapporto causa/effetto, un rapportoquantificabile dose/risposta o una valutazione quantitativa della probabilità del verificarsi dieffetti negativi causati dall’esposizione, non dovrebbero essere utilizzati per giustificarel’inazione.Le linee guida per l’applicazione del principio di precauzione specificano che le procedure didecisioni devono essere il più trasparenti possibile e devono coinvolgere quanto prima possibileed estendere quanto più possibile le conoscenze a tutte le parti interessate. Laddove sianorichieste azioni di prevenzione, le azioni che si basano sul principio di precauzione devonoessere:- proporzionali al livello di prevenzione scelto; le misure previste, che devono consentire di

raggiungere il livello di protezione adeguato, possono essere, ad esempio, un trattamentoadeguato, un potenziamento dei controlli, la decisione di introdurre limiti provvisori,raccomandazioni rivolte alle popolazioni a rischio, la sostituzione dei prodotti o deiprocedimenti in questione con altri prodotti o procedimenti che presentino rischi minori,(non limitandosi ai rischi immediati, per i quali la proporzionalità dell’azione è più facile davalutare, mentre nelle situazioni in cui gli effetti negativi si verificheranno dopo moltotempo i rapporti di causa/effetto sono più difficili da delineare o provare scientificamente e,pertanto, il principio di precauzione deve essere spesso utilizzato).

- non discriminatorie nella loro applicazione; le misure non dovrebbero introdurre discriminazioninella loro applicazione, affinché situazioni comparabili non siano trattate in modo diverso esituazioni diverse non siano trattate in modo uguale, a meno che tale trattamento non siaobiettivamente giustificato.

- consistenti rispetto a misure simili già assunte; le misure dovrebbero essere coerenti con misureanaloghe già adottate in circostanze analoghe o con analoghe strategie.

- basate sull’esame dei potenziali costi e benefici delle azioni sviluppate o meno; le misure adottatepresuppongono l’esame dei vantaggi e degli oneri derivanti dall’azione o dall’inazione.Questo esame dovrebbe comprendere un’analisi economica costi/benefici, quando ciò siaadeguato e realizzabile. Potrebbero tuttavia essere presi in considerazione altri metodi dianalisi, come quelli relativi all’efficacia e all’impatto socioeconomico delle opzioni possibili.D’altro canto, il responsabile può essere guidato anche da considerazioni non economiche,quali ad esempio la tutela della salute.

- soggette a revisione e ad aggiornamento sulla base di nuove acquisizioni scientifiche; le misure basate sulprincipio di precauzione devono essere riesaminate e, se necessario, modificate in funzionedi conoscenze scientifiche e del controllo del loro impatto.

- capaci di assegnare responsabilità per produrre evidenza scientifica necessaria per una valutazionedei rischi più comprensiva di fenomeni della stessa natura.

Nel documento della Commissione si evidenzia la valutazione che:

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− qualunque decisione deve essere preceduta da un esame di tutti i dati di tipo scientificodisponibili e, se possibile, da una valutazione quanto più possibile obiettiva e completa delrischio,

− la decisione di ricorrere al principio di precauzione non significa che le misure siano fondatesu base arbitraria o discriminatoria: le misure risultanti dal ricorso al principio di precauzionedevono rispettare i principi generali applicabili per qualunque misura di gestione dei rischi.

Il rischio nelle organizzazioni socio-tecnicheI paradigmi dell’incertezza e le definizioni relative al rischio e al principio di precauzionecostituiscono l’orizzonte concettuale al quale possiamo riferire una riflessione sull’errore nellaprogettazione. Rispetto ai paradigmi classici dell’analisi del rischio industriale è necessariocompiere un passo avanti verso la comprensione della dimensione soggettiva del rischio,dimensione che emerge laddove la casualità entra in relazione con la prassi umana, che spessoderoga dalla stringente correttezza dei modelli formali per ricorrere al raziocinio di strumentiempirici che permettono di risolvere problemi difficili da modellare.L’affidamento di un appalto corrisponde al trasferimento di un rischio, ad un operatore in gradodi trattarlo, ridurlo, prevenirlo. Il compenso previsto ed il rischio che è assunto dovrebberoessere proporzionali. L’obiettivo è raggiunto se è giudicato soddisfacente il rapporto che sistabilisce fra rischio e compenso.Vi sono due discorsi sul rischio da prendere come riferimento: il primo tratta il tema dellacasualità e dei fenomeni aleatori da un punto di vista strettamente scientifico, il secondo riguardail tema dell’impatto che il rischio ottiene sulla società, sulle persone, sugli aspetti legali, edeconomici che concretizzano la gestione dei rischi.Nella prospettiva di uno studio scientifico del rischio una linea di ricerca si propone di osservarei processi e di ricondurre l’osservazione di fenomeni all’interno di spiegazioni razionali chepossano utilizzare formalismi logico matematici per ottenere descrizioni generali di supporto alladecisione e cioè alla progettazione e alla pianificazione della costruzione. Una secondaprospettiva di ricerca altrettanto rilevante riguarda la percezione soggettiva del rischio e lapropensione soggettiva ad assumere rischi di diversa natura e legati alle attività che si è chiamatia svolgere.Lo studio del rischio tecnico nelle costruzione afferisce ad entrambi le dimensioni. L’obiettivoche anche questo studio si propone è far convergere i diversi paradigmi con l’obiettivo diintegrarli e individuare una teoria dotata di tecniche e di strumenti che permetta di renderecomunicabile e condivisibile su una base razionale la percezione e la propensione a ridurre e adassumere rischi nelle attività progettuali.

Il bicchiere d’acqua e la certificazione della qualitàL’ambito degli errori, dei rischi, delle probabilità e delle incertezze è uno dei più insidiosi edinfidi per la mente umana, dati, informazioni, percezioni e credenze spesso si combinano incostrutti tanto persuasivi quanto ingannevoli e il principio di indeterminazione regna sovrano.Gli errori sono noti come effetto di regressione alla media e come migrazione degli incidenti.Ezra Hauer7 spiega la regressione all'effetto medio nel modo seguente: in un gruppo di 100persone ognuna delle quali lanci una volta un dado non truccato, dovrebbero esserne circa 16che hanno lanciato un sei. Grossolanamente ciò equivale a selezionare fra tutte le condizioni dirischio quelle che risultano più pericolose. Selezioniamo le 16 persone che hanno lanciato un sei,chiediamo loro di bere un bicchiere d'acqua e di rilanciare il dado. Dovrebbero essercene due otre che ottengono ancora 6 mentre le altre no. Possiamo inferire che la cura del bicchiered'acqua ha ridotto il numero dei 6? Il "successo" della cura dell'acqua è attribuito interamente alprocesso di selezione per il trattamento.Possiamo prendere, ad esempio, l’osservazione degli incidenti in cantiere come ragionamentoesplicativo del problema delle oscillazioni attorno ai valori medi. Il numero di incidenti in una

7 Ezra Hauer

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qualsiasi area geografica sale e scende nel tempo. Dopo una serie particolarmente negativa gliincidenti diminuiscono e viceversa. Le aree geografiche o le imprese in cui sono stati registratimolti incidenti sono rubricate come soggette a rischio. L'introduzione di misure di prevenzionemigliora la statistica degli incidenti ma non si sa quanto migliori indipendentemente dalle misuredi prevenzione adottate. Hauer mostra che ignorare questo problema significa introdurre deglierrori di valutazione del rischio grossolani.La migrazione degli incidenti si riferisce al fatto che con la tendenza a decrescere degli incidentinei luoghi in cui è introdotta la prevenzione, aumentano gli incidenti laddove non era previstaprevenzione. Boyle e Wright8, a proposito dell'incidenza del rischio sui percorsi stradali, hannospiegato questo fenomeno come un'influenza delle situazioni di rischio localizzate sucomportamenti in generale più cauti. La rimozione del rischio localizzato abbassa il livellogenerale di cautela delle persone alla guida. La migrazione degli incidenti è sia temporale chespaziale.La regressione alla media e la migrazione degli incidenti sul lavoro possono essere processicomplementari; le persone mutano il proprio comportamento in relazione ai cambiamentiintrodotti nel loro ambiente e il numero degli incidenti fluttua in maniera casuale. La qualità deidati difficilmente permette di risolvere la questione in maniera definitiva. Gli studi condottiassumono che le rilevazioni degli incidenti forniscono dati veri, ma il processo di rilevazione èesso stesso soggetto alle leggi della probabilità e la stessa informazione sugli eventi precedentiinfluisce sugli eventi successivi. Le misurazioni prima e dopo l'adozione di misure diprevenzione tendono sistematicamente alla dimostrazione tautologica che le azioni diprevenzione condotte sono state efficaci.

L’industria della sicurezza nelle costruzioniL’attenzione alla sicurezza legata alla riduzione dei costi sociali delle attività umane ne ha fattoun fattore di produzione che prescinde dall’ambito ristretto del comparto delle costruzioni.L’urgenza di ridurre il rischio ha fatto della sicurezza un’industria in crescente estensione: èdifficile indicarne le dimensioni perché la sicurezza coinvolge ogni aspetto della produzione edell’utilizzo di prodotti. Bastano pochi esempi per rendere significativa la dimensione economicadell’industria della riduzione del rischio:- sicurezza nelle mura domestiche. Migliaia di persone sono impiegate nella specificazione di

standard per i prodotti edili o di arredo; tutto l’ambiente costruito ed antropico è interessatodall’adozione di misure che interessano la protezione della sicurezza e della salute dellepersone;

- sicurezza al fuoco. Interessa migliaia di addetti, tecnici specializzati, servizi speciali diprotezione e di prodotti specifici per la protezione antincendio;

- sicurezza nei luoghi di lavoro. Impiega numerose persone, richiede materiali e prodotti specificispecie nell’industria, ma non è da trascurare il costo della sicurezza nei luoghi di lavoroterziario, come uffici, ospedali ecc. che assieme alla guida sulle strade è l’attività più regolataal mondo, nonostante i costi sociali ed economici che gravano, sia per i danni subiti che perle misure ed i dispositivi che richiedono (addetti al controllo, assicurazioni e tutto ilpersonale addetto alle pratiche assicurative, ecc.).

Nelle costruzioni edili e civili vi è la tendenza diffusa ad accettare che il costo della prevenzionesia un costo sociale che ha una espressione contabile nella computazione dei costi dicostruzione. In effetti il costo della prevenzione dovrebbe ridurre i costi sociali dovuti allamancanza di sicurezza. Questo approccio pragmatico al problema introduce in primo luogo unaquestione legata all’efficacia della prevenzione, e quindi all’efficienza dell’investimento nelcontrollo e, secondariamente, ma nondimeno, richiede di prendere in considerazione laseparazione della sicurezza, percezione e propensione al rischio dal sistema di produzione cheproduce i rischi attraverso l’organizzazione e l’uso di tecnologie. Tale separazione trascura ifeedback, le ragioni tecniche ed organizzative che sono alla base dei rischi nei processi di

8 Boyle e Wright, Accident migration after remedial treatment at accident blackspot, in “Traffic Engineering and Control”,25(5), 260-67, 1984

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costruzione. Nella gestione del rischio, in cui la misura o la stima dei rischi serve a fornireinformazioni per guidare il comportamento, il rischio è contingente alle risposte dicomportamenti che, a loro volta, sono contingenti alla percezione del rischio. Esiste perciò ilproblema di controllo delle retroazioni, sono queste a rendere marginale l’utilità delleinformazioni, anche laddove la probabilità dell’evento stesso può soggiacere al controllo delmisuratore esterno.

La gestione del rischio tecnicoL’obiettivo di ogni ricerca, di ogni azione sul rischio è la sua riduzione. Ingenti fondi sonoutilizzati per ricerche in questo campo nella speranza di arrivare ad una riduzione del rischio.L’obiettivo ultimo è spesso proclamato come la rimozione di tutti i rischi. L’obiettivo dellasicurezza è al centro delle campagne di molti governi e a questo scopo si riempiono lebiblioteche di regolamenti e leggi sulla sicurezza. L’acquisizione di un obiettivo, una voltaraggiunto, viene subito superato dall’identificazione di un nuovo rischio che contribuisce adincrementare il numero dei regolamenti e delle norme per la prevenzione.La gestione del rischio e del rischio tecnico raccoglie un insieme di metodi e tecniche utili in cuisi cerca di migliorare il progetto come processo di trasformazione delle esigenze in decisioniprogettuali e quindi in azioni e risultati costruttivi; l’obiettivo è di migliorare i processi decisionalinella capacità di rendere più efficiente il processo di generazione del valore, eliminando costiinutili dovuti ad errori, riducendo le dispersioni di flusso di risorse e informazioni, individuandoed eliminando errori e correzioni.I progettisti nel diventare più esperti avvertono che ogni progetto comporta un rischio diinsuccesso, sviluppano con l’esperienza, anche se spesso inconsciamente, una capacità dipercepire il rischio connesso alle alternative decisionali che prospettano e adottano sia l’obiettivoche la soluzione in grado di conseguirlo con successo. Il concetto base dell’analisi e dellagestione del rischio è il riconoscere che tutti i progetti ben condotti sono attenti alla prevenzioneo, almeno, alla minimizzazione dei rischi insiti nella loro missione.L’analisi dei rischi risponde a tre domande fondamentali:- cosa può andare diverso dal previsto?- se qualcosa va storto con quale probabilità può accadere, quali sono le conseguenze, che

possibilità ho di accorgermene prima che ci siano conseguenze?- cosa posso fare per ridurlo al minimo o comunque ad un livello tollerabile almeno per

l’utilizzatore finale?La necessità di identificare e/o analizzare può essere causata da varie ragioni come richieste delcliente, una filosofia di miglioramento continuo, competizione, etc.Prima di avviare qualunque azione, sarebbe opportuno tentare di completare per quantopossibile le seguenti tre fasi dell’analisi del rischio.Con identificazione del pericolo s’intende l’identificazione degli agenti biologici, chimici o fisici chepossono avere effetti negativi. Una nuova sostanza o un nuovo agente biologico possonorivelarsi attraverso i loro effetti sulla popolazione (malattia o morte), o sull’ambiente e puòessere possibile descrivere gli effetti attuali o potenziali sulla popolazione o sull’ambiente primache la causa sia identificata al di là di ogni ragionevole dubbio.La caratterizzazione del pericolo consiste nella determinazione, in termini quantitativi e/oqualitativi, della natura e della gravità degli effetti nocivi collegati con gli agenti o le attivitàcausali. In questa fase deve essere stabilito il rapporto tra le quantità di sostanze pericolose e glieffetti. Tuttavia, a volte è difficile o impossibile provare tale rapporto, ad esempio perché ilnesso causale non è stato individuato al di là di ogni ragionevole dubbio.La valutazione dell’esposizione consiste nella valutazione quantitativa o qualitativa dellaprobabilità di esposizione all’agente in questione. Oltre alle informazioni sugli agenti stessi(fonte, distribuzione, concentrazioni, caratteristiche, ecc.), sono necessari dati sulla probabilità dicontaminazione o esposizione della popolazione o dell’ambiente al pericolo.La caratterizzazione del rischio corrisponde alla stima qualitativa e/o quantitativa, tenendo contodelle inerenti incertezze, della probabilità, della frequenza e della gravità degli effetti negativi

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sull’ambiente o sulla salute, conosciuti o potenziali, che possono verificarsi. Talecaratterizzazione viene stabilita sulla base dei tre componenti precedenti ed è strettamentecollegata alle incertezze, variazioni, ipotesi di lavoro e congetture effettuate in ciascuna fase delprocedimento. Quando i dati disponibili sono inadeguati o non conclusivi, una strategiaprudente e di precauzione per la protezione dell’ambiente, della salute o della sicurezza potrebbeessere quella di optare per l’ipotesi più pessimista. Quando tali ipotesi si accumulano, vi èindubbiamente un’esagerazione del rischio reale, ma, correlativamente, una certa garanzia che ilrischio non sia sottovalutato.

Gli obiettivi della gestione del rischio tecnicoLa gestione del rischio è dunque un processo che si integra nella gestione globale di un progetto,sia nella fase di concezione che di realizzazione, e nel processo di apprendimento e di crescita siadegli individui che delle organizzazioni.La gestione del rischio ha per finalità:- di contribuire a definire in modo più pertinente ed accurato i differenti obiettivi tecnici di un

progetto, e le condizioni di tempo, di costo, di sicurezza e di ambiente ad essi connessi,grazie all’aumento e al miglioramento della qualità delle informazioni;

- di aiutare ad identificare i punti critici di un progetto e del processo di realizzazione ad essoconnesso, ad individuare le modifiche che possono essere introdotte e quindi a valutarecomparativamente i miglioramenti introdotti;

- di aiutare ad individuare i guasti e gli errori potenziali e quindi a prevenirli eliminandoli oriducendoli;

- di contribuire ad una migliore direzione di un progetto adattandolo nel suo sviluppodecisionale e nel suo processo di realizzazione alle variazioni dell’ambiente in cui si sviluppaed aumentando capacità di reagire ad eventi e situazioni impreviste capaci di modificare irisultati ottenibili;

- di aumentare le possibilità di successo di un progetto grazie ad una migliore comprensioneed identificazione delle condizioni di rischio e delle azioni più idonee a ridurli od eliminarli;

- di organizzare le informazioni relative ai rischi di un progetto e di comunicarle a tutti glioperatori coinvolti;

- di migliorare la conoscenza di un progetto e di sostenere l’assunzione di decisioni e ladefinizione delle priorità.

Nei prossimi capitoli cercheremo di sviluppare riflessioni su i diversi elementi costituenti unapproccio “risk conscious” al progetto di architettura.

3 I paradigmi dell’incertezza

L’aleatorietà nei processi di costruzioneFrank Knight9 ha definito l’incertezza come una condizione della realtà non evitabile: essa è ildominio del giudizio raziocinante più che del calcolo. Lo studio della casualità e della variabilitàdei processi reali vede i sistemi di produzione assimilati a sistemi, come i sistemi naturali, in cuila presenza di fenomeni aleatori viene studiata e ricondotta, se possibile, nell’ambito della

9 KNIGHT F., Risk Uncertainty and Profit, New York, Harper and Row, 1965 (1921)

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prevedibilità di fenomeni regolari. Il tentativo di comprendere i fenomeni legati al caso neiprocessi di progettazione e di costruzione, punta a fornire risposte a problemi che non trovanosoluzione attraverso i metodi e gli strumenti tradizionali di progettazione e di gestione delprogetto.Lo studio del caso viene applicato da tempo a problemi e ad ambiti di problemi a cui possiamoiscrivere anche l’ambito della progettazione e della gestione del progetto. In tal senso gli sforzicompiuti provengono soprattutto dalla ricerca operativa che permette di assimilare alcuniproblemi di progettazione a problemi in cui la casualità viene trattata attraverso modelli etecniche matematiche basate sullo studio della probabilità e della statistica.Progressivamente gli strumenti di gestione del rischio si sono venuti emancipando dall’ambitopiù tradizionale della ricerca operativa per abbracciare tecniche pur sempre rigorose chepermettessero di cogliere più efficacemente la semantica della produzione edilizia e che quindipermettessero di elaborare modelli più appropriati alla rappresentazione dei fenomeni studiati.In effetti i modelli di simulazione del caso rispecchiano spesso le caratteristiche specifiche deldominio per i quali sono stati elaborati, sono sensibili al contesto applicativo e quindi sonotrasferibili con molte cautele ad altri contesti.Anche i processi progettazione e di costruzione afflitti dalla casualità non sfuggono alla propriaparticolarità. A partire da queste considerazioni si impone l’esigenza di riconoscere gli elementidi specificità e di distinguere analogie e differenze di applicazione. Lo studio del caso nellaproduzione richiede di prendere in esame spazi problematici differenti per i quali sono richiestesoluzioni specifiche. Per questo motivo il saggio si sofferma lungamente nel tentativo di definirel’ambito problematico del rischio nelle costruzioni.Il confronto con gli studi che si occupano di caso e probabilità coinvolge due piani del discorso;su un piano generale nell’identificazione delle questioni teoriche di interesse generale e sul pianospecifico degli ambiti applicativi e dei risultati che si intendono perseguire.La teoria della probabilità ad esempio fornisce un valido supporto concettuale alla trattazione dinumerosi problemi scientifici interessati da fenomeni aleatori. I risultati di tali applicazioni sonorisultate talvolta così convincenti da assurgere a paradigma di conoscenza trasferibile ad altrioggetti di studio; si pensi ad esempio al successo ottenuto dalla teoria cinetica dei gas elaboratanei primi anni del novecento. In che misura lo studio della casualità accomuna il progetto a talidomini scientifici10? Esistono forme e fenomenologie differenti o specifiche? Qual èl’armamentario concettuale e applicativo che si può mutuare da tali ambiti problematici?Un altro argomento che richiede un esame attento dei concetti e delle teorie sul caso provienedalla constatazione, accettata con sofferenza dagli studiosi, di quanto spesso i ragionamentirigorosi contrastino con il senso comune, con le cognizioni diffuse sul caso e sull’incertezza chesono alla base di ragionamenti e della percezione del rischio.

Rischio ed incertezzaNel senso comune rischio e incertezza sono termini intercambiabili ed usati come sinonimi.Rischio e incertezza hanno assunto il ruolo di termini tecnici nella letteratura scientifica daquando nel 1921 Frank Knight sostenne nella pubblicazione Risk, incertezza e profitto11 che:- se non sapete con sicurezza quello che accadrà, ma ne conoscete la probabilità, state

considerando i rischi di un’azione;- se non ne conoscete la probabilità, siete in una condizione di incertezza.Anche in letteratura spesso tale distinzione viene onorata ma non ha nessuna operativitàeffettiva. Il trattamento formale del rischio e dell’incertezza nella teoria dei giochi, nella ricercaoperativa, nelle scienze economiche e gestionali, si limita effettivamente alla risoluzione di unlimitato numero di problemi, mentre si parla di analisi del rischio per molti problemi per i quali 10 Restando all’esempio della teoria cinetica dei gas; la forza della teoria statistica – probabilistica è quella di fornireinformazioni sulla popolazione di eventi costituita dalle interazioni fra le particelle ed è perciò in grado di esprimere ivalori medi di grandezze fisiche. Per contro il comportamento meccanico della singola particella risultacompletamente indeterminato. Per quali problemi in un sistema di produzione possiamo porre un problema neglistessi termini?11 KNIGHT F., op.cit.

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non esiste una formalizzazione di tipo probabilistico. Il concetto di rischio ha quindi unaaccezione ampia che permette di identificare un campo scientifico di indagine che non fariferimento ad una teoria omogenea ma che si rispecchia in moltissimi ambiti delle scienzefisiche, naturali, sociali, o della medicina.Lo studio del caso non ha origini nobili, i primi problemi nascono attorno ai giochi di dadi e disorte che erano in voga presso le corti settecentesche. L’interesse che gli studi sul caso hannosuscitato nei matematici si è esteso progressivamente ai fisici, ai fisiologi, fornendo nei rispettivicampi strumenti utili di elaborazione teorica. La contaminazione di diversi campi della scienzaha restituito un quadro di studi che varia in relazione ai caratteri paradigmatici delle diversediscipline e risente dei maggiori o minori successi ottenuti. Soffermandosi sul concetto diprobabilità possiamo individuare più significati che appartengono sia all’uso scientifico deltermine che alle forme colloquiali del linguaggio.Viene riferito ad Ayer12 la discussione del significato di chance nelle accezioni differenti che puòassumere per riferire una valutazione della probabilità e propone una utile suddivisione in trecampi distinti:- giudizi di probabilità a priori: riguarda la probabilità matematicamente espressa;- stima della frequenza reale: riguarda la rilevazione di eventi utilizzando adeguati strumenti di

rappresentazione;- giudizio di credibilità: riguarda la valutazione di una opportunità in base ad elaborati giudizi

soggettivi.I primi due significati sono combinati spesso nel senso di inferenza statistica e costituiscono lebasi per il trattamento dei “rischi oggettivi”. Supportato dalla legge dei grandi numeri vieneapplicato attraverso differenti procedure in numerosi domini dell’attività umana. Nel campodelle assicurazioni per esempio questi modelli di interpretazione dei dati sono largamente diffusima ben lontani dall’essere infallibili, tanto da causare perdite consistenti a coloro i qualicalcolano i premi in base a questi modelli. In senso stretto von Mises13 sostiene che solo per leprime due definizioni è possibile parlare di “concetto scientifico della probabilità”, limitato cioèai campi di osservazione in cui lo stesso evento si ripete numerose volte e sono coinvolti ungrande numero di eventi uniformi trascurando i casi che non ricadono sotto queste ipotesi.Von Mises limita la teoria della probabilità entro definizioni rigorose ed identifica in trecondizioni necessarie l’applicazione di tale teoria ai fenomeni naturali e sociali:

• è richiesta una casualità nella successione degli eventi• è richiesta una regolarità dei fenomeni aleatori• è necessario un “sistema di gioco”

Sotto queste limitazioni la teoria della probabilità si occupa di determinare le probabilitàsconosciute a partire da probabilità note o supposte tali, studia i fenomeni di massa e gli eventiripetibili e la frequenza relativa è la misura della probabilità di un evento.

È un tecnico o un giocatore d’azzardo?In che misura un tecnico o un progettista sono dei giocatore d’azzardo? Il caso, la produzione dieventi casuali, sono spesso stigmatizzati dal lancio di un dado. L’impossibilità della previsione,non potendo prevedere esattamente quale numero uscirà, rende interessante, nel caso del dado,il gioco d’azzardo. Il progettista si trova in una posizione assai differente, ha una propensione, inquanto tecnico, di base differente: egli tende ad un obiettivo e le incertezze legate al suoottenimento sono sempre mal sopportate. Se quindi vogliamo confrontare l’atteggiamento di untecnico nei confronti di un sistema aleatorio che vogliamo ridurre ad un sistema di gioco, egli ciapparirà sempre disposto a limitare ogni incertezza, così come agisce un baro che è disposto atruccare il gioco pur di vincere.Il caso affligge i progetti per i quali risulta difficile compiere delle previsioni certe e devonofronteggiare fenomeni aleatori. Non è agevole modellare i problemi di un processo diprogettazione al tipo di aleatorietà presente nei giochi di azzardo, sia in quelli in cui prevali il

12 A.J. Ayer, Chance, Scientific American, ottobre, 1965, p. 21313 von Mises R., Mathematical theory of probability and statistics, New York, Academic Press, 1964

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caso sia in quelli detti giochi di sorte e che possiedono una forte componente di analisi eprevisione (il bridge, lo scopone scientifico, ecc.). L’approccio osservabile in un progettista nonè quello di colui che disposto a subire l’aleatorietà dei processi, quanto quello di chi deve, odovrebbe, governare il caso ed è quindi disposto a “truccare” la sorte pur di ridurre la variabilitàallo spazio degli obiettivi prefissati. La ricomposizione degli obiettivi del progetto in uno spaziodi soluzioni ammissibili è il risultato di un progetto che ammette il caso nel proprio universo perlimitarne quanto più possibile gli effetti.

È un assicuratore o un giocatore d’azzardo?L’incertezza suggerisce al decisore che l’ordine del caso con cui ha a che fare potrebbe essereprivo delle regolarità delle grandezze statistiche e delle loro eccezioni. Questo punto costituisceuna discriminante fondamentale in ordine agli strumenti che possono essere utilizzati per gestirela complessità di un processo. Se il fenomeno aleatorio presenta delle regolarità, è osservabile e idati rilevabili sono significativi, possiamo ricondurci ad un modello matematico che ci permettauna simulazione.I risultati che fuoriescono da un modello hanno qualità informativa variabile, ossia occorresempre chiedersi quanto sia rilevante il risultato che produce il modello al fine della decisione. Seconfrontiamo ad esempio la posizione di un progettista con quella di un assicuratore in unsistema di gioco notiamo ad esempio che le posizioni non sono equivalenti, e quindi i modelli didecisione non sono reciprocamente mutuabili.L’assicuratore, ossia il giocatore che decide in base ad una stima della probabilità che gli siafavorevole, può rifarsi nel lungo periodo di perdite subite in singoli eventi. Un progettista èmaggiormente legato da un punto di vista tecnico al singolo evento che ha i caratteri dell’unicitàe della produzione prototipica. Può in effetti decidere, fra le molte azioni di prevenzione di cuidispone, di stipulare un’assicurazione, come fecero i progettisti del razzo Arianne, esploso involo al suo undicesimo lancio. Di quali informazioni disponevano gli assicuratori per poteraffermare che non stessero compiendo un azzardo al momento della stipula del contratto? Èappurato che la serie di dati relativa agli eventi precedenti non era affatto significativanonostante che gli eventi fossero tutti a favore. Su quale valutazione si basavano? Una risposta èsicuramente di carattere strategico: l’azzardo c’era ma corrispondeva all’interessedell’assicuratore di compiere degli esperimenti di cui era in grado di sopportare l’eventuale costo.Sulla base di questo ragionamento possiamo rilevare quindi una propensione al rischionell’assicuratore/giocatore che suggerisce un altro quesito: qual è il peso sulle decisioni daassumere che possono giocare le informazioni circa l’affidabilità tecnica del progetto?Disponiamo di informazioni migliori o peggiori di quelle di cui dispone un giocatore che lanciaun dado per capire se il dado è truccato? Il problema si risolve ancora una volta nel dominiodelle decisioni tecniche che producono dei risultati tecnicamente affidabili.Va comunque puntualizzato la posizione del progettista; in un’ottica frequentista la probabilitàdi un evento non si associa al singolo processo, per il quale l’informazione non è rilevante, bensìalla popolazione di processi su cui operiamo la stima. In che modo l’informazione che nonriguarda il singolo evento, diventa significativa ai fini di una decisione? Il teorema di Bayes ciaiuta a comprendere come possa variare una distribuzione di probabilità in relazione ad attributiche identifichiamo come cause.

Quando siamo in condizione di incertezza?Una questione che appassiona i matematici e che si connette direttamente ad uno studiosull’ontologia del caso, è stabilire quando sappiamo di essere di fronte ad un fenomeno aleatorioed in che misura questo è realmente imprevedibile o al contrario prevedibile. Le primeosservazione muovono dai cosiddetti giochi di sorte ma si estendono ben presto alla matematicae alla teoria dei numeri. Un evento aleatorio ha per esempio significativo ciò che accadelanciando una coppia di dadi. Che cosa rende aleatorio il lancio di una coppia di dadi? Lagenerazione di variabili casuali ha interessato molto gli studiosi che si sono interrogati sul checosa rende un fenomeno aleatorio. Il tentativo di riprodurre tali fenomeni non è effettivamente

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semplice. A Kolmogorov14 viene riconosciuto il contributo che ha reso esplicito teoricamente ilrapporto fra caso ed il limite nella conoscenza necessaria per spiegare un evento aleatorio. Dallasua sistemazione teorica scaturiscono due posizioni fondamentali. La prima si sintetizza nellaspiegazione della mancanza di conoscenza come un fatto transitorio; allorquando siamo in gradodi affermare una spiegazione deterministica di un fenomeno, scompare la sua rappresentazionecome fenomeno aleatorio. A questa posizione si contrappone l’assunzione che considera alcunifenomeni come intimamente legati a eventi aleatori, inspiegabili in termini deterministici madimostrabili solamente in termini più relativi, tali da permettere l’associazione di una probabilitàad un evento. Su un piano intermedio possiamo porre il paradigma che ammette le premesseontologiche della prima posizione caratterizzandola in relazione ai limiti insiti nella conoscenzaumana. In questo caso pur considerando imprescindibile la natura meccanicistica di tutti ifenomeni, si postula l’impossibilità di fornire spiegazioni deterministiche degli eventi per certeclassi di fenomeni; questa limitazione materialmente umana che si interpone fra noi e laconoscenza dei processi appartiene agli stessi paradigmi della conoscenza scientifica, aglistrumenti che utilizziamo per osservare e misurare i fenomeni ecc.Dalla nozione di incertezza intesa come limite conoscitivo insito nella descrizione e nellaspiegazione dei processi si possono ricavare alcuni elementi utili per tentare di definire il rischiotecnologico.La definizione di rischio come scostamento è utile ad articolare la nozione di conformità di unaprestazione. Deriva direttamente dai problemi di misurazione che sia adattano bene allo studiodelle dimensioni geometriche di un componente edilizio. Se proviamo a riferire il rischio alprocesso di progettazione e di costruzione è necessario arricchire la nozione di scostamento. Uncomponente così come le attività per realizzarlo o i parametri che lo qualificano per quantoriguarda i costi, sono descritti in maniera necessariamente incompleta. L’aleatorietà è nellaconfigurazione di uno spazio di soluzioni tecniche, così come le attività per realizzarle non sonoperfettamente istanziate ma si inseriscono in uno spazio di eventi, alcuni di questi casuali nonprevedibili in maniera certa. Ne scaturisce una dialettica in cui il progetto cambia nel tempo,reattivamente al mutare delle condizioni ed all’accadere di eventi che lo condizionano. Questoassestamento ed adeguamento reattivo del progetto cessa solamente al completamento dellacostruzione. Maggiore è la durata del progetto, maggiore saranno le trasformazioni che sarannooperate in risposta agli eventi aleatori.

L’indagine statistica nell’osservazione dei rischiLe applicazioni della statistica ai sistemi di produzione sono innumerevoli. Viene ad esempioutilizzata spesso per ottenere test di significatività come quando si è interessati ad unadistribuzione statistica relativa ad una misura. La statistica della misurazione è in effetti unostrumento di analisi del rischio, sicuramente la più studiata ed applicata. L’osservazione dei rischiè supportata dall’indagine statistica in due modi fondamentali:- attraverso la statistica descrittiva: serve a descrivere i dati accumulati, a raggrupparli, a

renderli intellegibili calcolando ad esempio medie e dispersioni attorno alla media.Tradizionalmente non presenta problemi conoscitivi di rilievo ed è tuttavia un compitomolto delicato, non neutro, da condurre preliminarmente. Gli elementi di soggettivitàpresenti in molte osservazioni, anche in questo caso hanno un peso decisivo sulle fasi dielaborazione successiva. La significativa variabilità degli effetti a partire da minimi variazionidelle condizioni iniziali, si applica anche a processi di elaborazione di informazioni (siconsideri ad esempio il caso in cui si disponga di pochi dati). Nel caso della produzioneedilizia si può rilevare che diversamente da molte scienze empiriche la statistica descrittivadovrebbe essere impiegata diffusamente negli studi sulla produzione edilizia. Il condizionaleè d’obbligo poiché questo tipo di studi sono poco in voga sia fra le imprese che negli studidi settore. In effetti le serie statistiche, ad esempio sulle patologie edilizie, costituiscono unabase di dati non sufficienti ma sicuramente necessari per l’apprezzamento di molti rischi.

14 Ming Li, Paul Vitanyi P., An introduction to Kolmogorov complexity and its applications, New York Springer, 1993

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Per trovare degli esempi significativi bisogna in effetti guardare ad altri paesi europei in cuil’osservazione del settore è più strutturata.

- attraverso la statistica inferenziale o deduttiva: a partire da un risultato sperimentaleattinente ad un particolare evento la statistica determina le proprietà di quell’evento, lastatistica inferenziale cerca di dare risposte a quesiti che legano un rischio ai suoi agenti.

Supponiamo di essere interessati ad un difetto particolare riguardante ad esempio la verticalità diun getto realizzato utilizzando una particolare tecnologia. Una statistica dei casi osservati èsignificativa e fornisce delle informazioni utili. A che fine risultano utili queste informazioni?Qual è l’utilità di queste informazioni per valutare un rischio?La statistica inferenziale o induttiva si occupa del controllo di una ipotesi statistica e della stimadi una grandezza sconosciuta. Le grandezze in esame sono di tipo statistico ad esempio laprobabilità con cui gli elementi di una data popolazione statistica eseguono una data attività.L’utilità di utilizzare grandezze statistiche nell’indagine sulle cause, ossia sui fattori e sugli agentidi rischio consiste nella generalità dell’indagine che permette di prendere in considerazione unnumero rilevante di agenti senza inficiare il modello di spiegazione che stiamo elaborando.Diversamente le grandezze di tipo deterministico devono essere verificate sempre e allo stessomodo in tutti gli elementi di una popolazione descritti da una relazione matematica; quando ciònon succede è l’intera ipotesi di spiegazione che cade. Le grandezze statistiche prevedono percontro delle eccezioni. Complessivamente una grandezza statistica delimita un campo diindagine in cui approfondire lo studio delle dinamiche deterministiche attraverso ipotesi omodelli di spiegazioni che non prescindono dalle eccezioni rilevate.Laddove l’indagine statistica rileva l’esistenza di una correlazione efficiente, nasce l’esigenza diindagare i processi, meccanici, biofisici o sociali che possano spiegare la correlazione osservata.Ad esempio può risultare utile raggruppare i dati sui processi di ossidazione di un componentedi una carpenteria metallica, in base alle caratteristiche delle zone geografiche in cui questo vieneutilizzato. La correlazione fra area geografica e intensità o modalità di ossidazione informa circale caratteristiche di uno o più processi che vanno analizzati e spiegati. A tal scopo occorreràanalizzare i fenomeni fisico-chimici di ossidazione in relazione ai fattori climatico atmosfericiper dimostrare quali siano i processi interessati. La correlazione statistica non dimostra lameccanica dei processi, anzi in presenza di numerosi agenti alla cui esposizione il componente inquestione reagisce, l’evidenza statistica può risultare di non facile interpretazione o dare luogovalutazioni discordanti che rivelano il sistema di ipotesi o di credenze dal quale muove l’unoanziché l’altro analista. Laddove invece la correlazione statistica fornisce evidenze significative,costituisce il tratto di unione fra l’analisi relativa degli eventi e lo studio dei processideterministici che producono uno o più effetti.

Incertezza e percezione soggettiva del rischioLa produzione per progetti non utilizza il metodo scientifico né spiega fenomeni, ma èfinalizzato ad un’azione, all’individuazione ed al raggiungimento di obbiettivi. Al dominio diprocessi naturali si sommano quindi azioni che direttamente e indirettamente mirano a gestireun processo indirizzandolo ad un risultato. L’aleatorietà si riferisce sia ai rapporti meccanicisticidei processi fisici della costruzione che alle relazioni sociali, alla possibilità di introdurre errori dinatura umana, alla difficoltà di prevedere l’andamento dell’economia, della politica ecc. Ciòintroduce elementi di soggettività nella percezione e nella misurazione del rischio, cheaggiungono di fatto margini di incertezza al dominio della progettazione. La progettazionerichiede e permette decisioni o orientamenti delle azioni la cui origine sociale non agevola lariduzione dei processi a spiegazioni deterministiche ma che tendenzialmente esula da undiscorso formalmente rigoroso e richiede strumenti di interpretazione. La componente sociale esoggettiva è tuttavia una risorsa irrinunciabile e costituisce il dominio di azione nel qualecomporre la complessità per una gestione del sistema.

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La gestione del rischio tecnologicoQuando parliamo di analisi del rischio, quindi, prescindiamo da particolari tecniche inferenziali odi modellazione matematica. Si cerca piuttosto di comprendere tale analisi nell’ambitodecisionale della progettazione e della gestione del progetto.La difficoltà di quantificare l’incertezza appartiene alla ipotesi di un approccio analitico che vuolessere razionale e socialmente condiviso. In questi termini si pone l’obiettivo di analizzare letecniche e gli strumenti a disposizione.Numerosi paradigmi si contendono un dominio ampio di spiegazione scientifica. Serve quindiun approccio che verifichi l’applicabilità dei modelli elaborati a partire da problemi sorti indomini differenti, che produca osservazioni sui problemi specifici della costruzione, suscettibilidi poter essere modellati formalmente, e comunque che definisca gli ambiti specifici diapplicazione a partire dalle ipotesi e dalle condizioni che ne regolano l’applicabilità. Occorre ineffetti poter discriminare accuratamente fra contesti in cui la modellazione conduce a rispostesignificative a partire da condizioni date e, diversamente, fra contesti in cui ai modelli occorrepreferire approcci empirici capaci di fornire risultati più significativi ed affidabili. Questamolteplicità di problemi richiede altrettanta varietà di metodiche che rispondano a requisiti diappropriatezza, ad esempio alla qualità dei dati rilevabili, o di significatività, ad esempio deirisultati prodotti.Il principio di precauzione rispetto al rischio tecnologico è il principio di riferimento rispetto alquale disciplinare strumenti e tecniche di analisi dei rischi: conformemente al principio diprecauzione occorre valutare l’affidabilità delle decisioni, sulla base delle condizioni e delleinformazioni utilizzate per decidere. La proposizione di un problema relativo alla qualità delladecisione nel progetto individua il campo di interesse della presente trattazione quando mira adindividuare i requisiti degli strumenti di decisione e l’adeguatezza delle tecniche di valutazionedelle decisioni rispetto al progetto di costruzioni.

Il rischio tecnologico ed il rischio tecnicoLo studio del caso nella progettazione richiede di distinguere i domini di decisioni in relazionealle caratteristiche delle decisioni. Il lavoro direttivo, manageriale che ha per obiettivo la gestionedi un fenomeno complesso pur restando al di fuori della spiegazione tecnica, richiede e permetteuna modellazione dell’alea legata ai processi che prescinde dall’analisi tecnica dei legami causaliall’interno dei processi, ma privilegia l’individuazione dei parametri che caratterizzano i modellitecnico – economici dei processi.Il lavoro gestionale operativo che coinvolge le competenze tecniche relative all’organizzazionedel progetto è invece necessitato da una conoscenza approfondita delle dinamiche effettive deiprocessi di costruzione. Il rischio tecnologico tocca entrambe i domini di decisione; con esso siindividuano quei rischi specifici che hanno un impatto significativo nel contesto in cui ilprogetto si sviluppa. Si può distinguere dal rischio tecnologico il rischio “tecnico” in quantorischio il cui impatto risulti socialmente minore ma che per estensione interessacomplessivamente il progetto ed i soggetti che ne fanno parte. Si tratta quindi di una distinzionedebole, da un punto di vista metodologico, essendo il rischio “tecnologico” sostanzialmente unrischio “tecnico”, semmai riferibile ad effetti e conseguenze macroscopici, riferibili interamentealle implicazioni sociali di tecnologia. Si possono quindi considerare molti rischi come rischi“tecnici” che non assurgono a rischi “tecnologici”; è altresì interessante comprendere quanto ciòche si identifica nella rilevanza degli effetti di un rischio tecnologico sia da riferire ai rischitecnici che caratterizzano i progetti.

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4 Incertezza nella gestione del progetto

Agire per progettiIn un sempre maggior numero di settori produttivi l’importanza della “gestione del progetto”cresce al pari delle difficoltà che si incontrano nel gestirli nella realtà delle societàcontemporanee, difficoltà che sollecitano l’interesse ad affrontare il tema del rischio nelle attivitàdi progetto e più in generale il tema dell’agire in condizioni di incertezza.Coloro che lavorano sul progetto di costruzioni e la sua realizzazione conoscono da moltotempo la nozione di progetto, che si può dire per secoli è stata quasi di loro esclusivacompetenza, come del resto hanno un’evidente percezione delle condizioni di incertezza in cuioperano, dei rischi connessi agli obiettivi che perseguono, anche se solo raramente costruisconoconoscenze collettive su di esso, registrano, analizzano e valutano sotto questa prospettiva irisultati che ottengono.Nelle costruzioni il progetto è al centro delle attività di coordinamento e di controllo, haun’identità giuridica e finanziaria più forte rispetto ai singoli operatori partecipanti. Il progetto èl’occasione, spesso unica, di una specifica cooperazione fra imprese, una relazione dicooperazione che richiede un mutuo adattamento fra gli operatori, per realizzare un progettoche prevede una singolare combinazione di prodotti e di processi, pur se in gran parte noninnovativi.Il sistema di operatori (committenti, progettisti, enti di controllo, imprese, produttori, etc) di cuiil progetto richiede il coordinamento, non è un sistema stabile e varia da progetto a progetto.Dinamiche ambientali, accrescimento e complessificazione delle esigenze in termini di qualità,sicurezza, sostenibilità, riduzione della dimensione di intervento, l’accentuazione dellaconcorrenza, si aggiungono ai fattori specifici del progetto edilizio, peculiarità che richiedono lapredisposizione di specifiche strategie e strumenti quali vedremo successivamente.In questo capitolo sviluppiamo una discussione sulla nozione di progetto in condizioni diincertezza come introduzione alla successiva discussione del concetto di rischio nei progetti dicostruzioni.

La logica del progettoLa parola “progetto” ha un’ampia estensione di significati, che ne consentono un uso diffuso,pur se connotato di ambiguità. Fra le definizioni proposte internazionalmente sembrano dimaggiore pertinenza le definizioni proposte dal Project Management Institute e dall’AFITEP eAFNOR.Nel PMBOK il PMI propone di distinguere fra attività “operazioni” caratterizzate da continuitàe ripetitività e attività “progetti” caratterizzate invece da temporaneità e unicità e quindi didefinire un progetto secondo i suoi caratteri distintivi nel modo seguente: “a project is temporaryendeavor undertaken to create a unique product or service.” Le caratteristiche salienti sono dunqueindividuate nella temporaneità, che significa che ogni progetto ha un inizio e una fine determinatied ha una validità storicamente determinata, e nella unicità, che significa che non ha precedenti,nonostante la presenza di elementi ripetitivi, e dato che il risultato è unico questo deve essereprogressivamente elaborato.15

15 PMI, A Guide to the Project Management Body of Knowledge, Upper Darby, PA 1996

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Turner definisce il progetto come: “an endeavour in which human, material and financial resources areorganised in a novel way, to undertake a unique scope of work of given specification, within constraints of cost andtime, so as to achieve unitary, beneficial change, through the delivery of quantified and qualitative objectives”16

AFITEP e AFNOR 17 propongono invece la seguente definizione di progetto: “une démarchespecifique, qui permet de structurer méthodiquement et progressivement une réalité à venir” e aggiungono “unprojet est défini et mis en oeuvre pour élaborer la réponse au besoin d’un utilisateur, d’un client ou d’une clientèleet il implique un objectif et des actions à entreprendre avec des ressources données”. Il gruppo ECOSIPintroduce come ulteriore specificazione una definizione centrata sulle seguenti parole chiave:“création collective, organisée dans le temps et l’espace, en vue d’une demande”,18 il termine creazione colloca iprogetti fra le attività di ricerca e le attività di produzione, mentre gli aggettivi collettiva eorganizzata delimitano il campo all’interno delle attività di innovazione e creazione a situazioni incui esiste una volontà e una capacità di costruire delle forme di interazione sociale specifiche perrispondere a bisogni determinati.Analizzando le definizioni di progetto in letteratura possiamo giungere a definire il seguenteinsieme di caratteristiche che differenziano l’attività progetto dalle attività di ricerca e diproduzione:- la soddisfazione di un bisogno espresso o potenziale (esigenze esplicite o implicite) e la

determinazione di obiettivi specifici, precisi e coerenti (in opposizione ad una produzione diserie),

- un periodo di tempo limitato con un inizio ed una fine chiaramente identificati,- una molteplicità e varietà di operatori (azione collettiva),- una contingenza dell’organizzazione per il progetto da realizzare,- una innovazione più o meno estesa che richiede un lavoro di analisi specifica,- una mobilitazione di risorse, di mezzi e competenze, molteplici ed eterogenee per un

periodo più o meno lungo,- una forte e crescente esigenza di comunicazione e di coordinamento,- la predisposizione di strutture organizzative anche complesse, specifiche e temporanee,

capaci di evolvere lungo lo sviluppo del progetto,- la realizzazione di un insieme coerente di attività non omogenee qualitativamente e

quantitativamente,- un carattere di singolarità e di non ripetitività,- un insieme di metodi e strumenti di analisi, concezione, guida e controllo specifico,In sintonia con questa definizione Declerck, Debourse e Navarre,19 hanno sviluppatoefficacemente le conseguenze di introdurre il concetto di «progetto» in opposizione al concettodi «operazione». Tutti i progetti sono certamente anche un insieme di operazioni, ma sono leloro caratteristiche di non ripetitività, di irreversibilità delle decisioni, di elevate influenza dellevariabili esterne e di incertezza, di esposizione a flussi di cassa negativi, di temporaneità, unicità eprogressività di elaborazione, che li rendono organizzazioni “progetti”.Se si assume come centrale una logica di azione “progetto” si passa da una visione tradizionaledella produzione costituita da un insieme di operazioni ad una visione della produzione in cuiprogetto e operazioni processi unici e instabili e processi ripetitivi e stabili sono elementiinseparabili. La progressiva incertezza dell’ambiente e lo sviluppo dell’automazione stannodeterminando, anche nelle organizzazioni più naturalmente orientate verso una logica delleoperazioni, una «contaminazione» delle operazioni da parte della logica progetto: le condizioni diincertezza in cui si opera inducono progressivamente tutti i settori a confrontarsi nell’esercizioquotidiano della loro attività con una «logica degli avvenimenti», per riprendere un’espressione di

16 TURNER J. R., The Handbook of Project Based Management: Improving Processes for Achieving Your StrategicObjectives, New York, McGraw-Hill, 199217 AFITEP, Le management de projet. Principes et pratique, AFNOR, Paris 199118 ECOSIP, Pilotage de Projet et Entreprises, Diversités et convergences, Economica, Paris 1993, pag. 1819 DECLERCK R., DEBOURSE J. P., NAVARRE CHR., Méthode de la Direction Générale: le management stratégique, Hommes etTechniques, Paris 1983

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Pierre Veltz e Philippe Zarifian20, avvicinandosi alla nozione di “progetto” proprio per la suacapacità di offrire strategie in grado di raggiungere risultati in condizioni di incertezza.

Il concetto di incertezzaLa nozione di progetto si associa dunque sempre più esplicitamente al concetto di incertezza,che in prima approssimazione è generata da ciò che registriamo come uno “scostamento da ciò che èriconducibile al concetto di routine”: Ci si trova in condizione di «non routine», ovvero di incertezza“quando le tecniche sono poco conosciute, vi è incertezza sui risultati dei metodi conosciuti, ci si trova di fronte adun’alta varietà.”21

L’idea che l’incertezza abbia a che vedere con uno “scostamento” è cara a quella parte dellastatistica della misurazione che ha nella curva Laplace–Gauss la sua icona rappresentativa e cheaffronta il problema dell’aleatorietà insita nella misurazione dei processi o delle grandezzefisiche. Approfondiremo successivamente questo aspetto per verificare fino a che punto sia utileconsiderare nella gestione del progetto il concetto di scostamento, ossia fino a che punto sia cosìchiaramente definita la prestazione o il processo che stiamo analizzando, tanto da poterosservare e misurare la dispersione delle grandezze in esame rispetto ad un valore medio cheipotizziamo di conoscere o che abbiamo assunto come obiettivo.Il concetto di incertezza è nel progetto un concetto più ampio che si lega ai modi in cuiproduciamo, rappresentiamo e utilizziamo le conoscenze o le informazioni necessarie adelaborare, sviluppare e realizzare un progetto. La questione riguarda innanzitutto ilriconoscimento di un limite di conoscenza, limite che per approcci positivisti è intrinsecamentelegato alla natura di “cose” genuinamente aleatorie e casuali, mentre in un approcciocostruttivista possiamo ritenerlo una limitazione umana nel poter costruire una teoria in grado dispiegare e modellare processi che pur essendo intimamente determinati e non casuali nonpossono essere conosciuti, allo stato attuale delle conoscenze, se non attraverso strumenti atti atrattare ogni tipo di conoscenza scientifica in quanto operabile e insegnabile.Igor Ansoff22, che ha dedicato numerosi studi alla turbolenza dell’ambiente dell’impresa, hacolto la relazione esistente fra l’incertezza o turbolenza ambientale e la “conoscenza” all’internodei sistemi organizzativi complessi, proponendo una teoria del comportamento delle impreseche si differenzia e si modula sulla «conoscenza» che si possiede dell’ambiente in cui si opera peril fine che si persegue. Per Ansoff l’incertezza è determinata dal livello di turbolenza che «in uncerto settore è lo stadio di conoscenza al quale le imprese operanti in quel settore devono cominciare a reagire perrispondere efficacemente ai cambiamenti ambientali.» 23 I principali fattori dai quali Ansoff fa dipenderela conoscibilità dell’ambiente e, inversamente, la turbolenza ambientale sono24 :- novità definita come difficoltà di aumentare le conoscenze sul sistema in senso classico,- intensità definita come il grado di impiego di risorse per il mantenimento delle relazioni con

i partner,- percezione della velocità del cambiamento ambientale,- percezione della complessità ambientale.L’aumento di complessità nei sistemi di produzione (che ad esempio, come vedremosuccessivamente più in dettaglio, nella produzione di cantiere è determinato principalmente dallacrescente complessità del prodotto) è alla base dell’aumento di vulnerabilità dei processi, ovverodel rischio di insuccesso: sono vulnerabili le tecnologie impiegate e le organizzazioni che cercanodi costruire una rappresentazione stabile dell’ambiente, particolarmente della relazioneprocesso/ambiente, che consenta la standardizzazione delle procedure, una minore frequenza didecisioni, una minore intensità di comunicazione, una comunicazione e un controllo gerarchico.

20 VELTZ P., ZARIFIAN PH., Modéle systémique et flexibilité, in: TERSAC GILBERT DE PIERRE DUBOIS, Les nouvellesrationalisations de la production, CEPADUES, Toulouse 199221 PERROW C., A Framework for the Comparative Analysis of Organizations, trad. it. "Uno schema per l'analisi comparativadelle organizzazioni", in FABRIS A., MARTINO F. (a cura di), op. cit., pagg107-12422 ANSOFF I., Management strategico, Milano, Etas libri, 198023 ANSOFF I., Management strategico, p.6724,ANSOFF I., Management strategico, p.40

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Se si ipotizza che il sistema sia comunque conoscibile, la definizione di turbolenza comefunzione di qualche cosa che non si conosce, ma che al variare del tempo può essere conosciutaed affrontata, può corrispondere alla definizione classica di rischio. La prevedibilità delcomportamento di un ambiente, e la correlata prevedibilità degli stati finali di un sistema (diproduzione), è la condizione per lo sviluppo di tradizionali strategie di gestione del progettofondate su un approccio “Scientific Management” e orientate all’ottenimento della identità delrisultato ottenuto con il risultato atteso. Ma al crescere della turbolenza ambientale si determinaun’aleatorietà degli eventi che li caratterizza come inconoscibili a tal punto che non consentestime di probabilità degli eventi possibili, anche perché non si riesce a conoscere questi stessieventi.La prevedibilità o il suo inverso, l’imprevedibilità, è una funzione variabile, dipendente, più cheda fattori riconducibili all’ambiente, principalmente dalla posizione del soggetto nei confronti delproblema da risolvere, da una serie di fattori riconducibili all’organizzazione specifica delprogetto e particolarmente dal gradi di orientamento alla conoscenza degli elementi incerti, allariduzione e al controllo della imprevedibilità mediante attività di preparazione (le attività dimanagement operativo secondo la definizione di Ansoff) e allo sviluppo di capacità di rispostaanche in situazioni di incertezza (le attività di management strategico di Ansoff).25

Ansoff afferma che le organizzazioni che operano in ambienti turbolenti devono sviluppareentrambe le azioni organizzative: le risposte organizzative sono in taluni casi attive e appropriateper il controllo della turbolenza dell’ambiente, ma anche passive o reattive, insufficienti adassicurare il raggiungimento degli obiettivi, come avviene sempre più spesso nel settore dellecostruzioni edili e civili.All’interno di questa prospettiva le strategie di gestione di un progetto sono definibili inrelazione ai diversi livelli di conoscenza dell’ambiente e del progetto che temporalmente sonoresi possibili; anche la strategia di ciascun operatore si definisce in funzione delle informazioniche può dominare e quindi dipende dalla collocazione, ruolo, compito e responsabilitàdell’operatore all’interno del processo edilizio.26 La capacità di adattamento ad ogni livellodell’organizzazione diventa una condizione necessaria per perseguire sia l’adattamentocontingente della produzione, sia l’apprendimento rispetto ad una diversificazione dellesoluzioni.

Incertezza e progettoLa contestualizzazione nella produzione per progetti dell’incertezza come un problema diconoscenza limitata permette di mettere meglio a fuoco cosa possa essere il rischio nellagestione di un progetto. Ricondurre l’incertezza ad uno scostamento risulta inadeguato se mancaun punto di riferimento preciso. Per avvicinarci maggiormente all’obiettivo di elaborare unasoddisfacente definizione di incertezza dovremmo considerare l’evidenza di un processo, quelloprogettuale, che in ogni momento del suo ciclo di vita viene sollecitato da eventi aleatori cherichiedono un lavoro costante di ridefinizione e/o di specificazione della relazione conl’ambiente mediante programmi e piani. La qualità e la quantità di eventi imprevisti che causanoincessanti modificazioni e aggiustamenti del progetto dimostra il limite di predittività che il casoimpone alle decisioni ed alle attività di costruzione.L’opposizione progetto-operazione consente di sviluppare alcune specificità che connotanol’agire per progetti quali:l’irreversibilità dello sviluppo del progetto delle decisioni e delle azioni che possono avere

conseguenze gravi al limite del catastrofico,

25 in ANSOFF I.,Organizzazione innovativa, IPSOA, Milano 1987, cap. 9, pagg. 247-25826 La nozione di imprevedibilità suggerisce la necessità di comportamenti organizzativi propri di organizzazionifortemente orientate alla valorizzazione delle risorse umane. Secondo Ashby un individuo è capace di adeguarsi inmodo opportuno a nuove situazioni solo se ha già in sé una riserva di risposte potenziali del tipo richiesto dallasituazione specifica: ciò significa che, quando si verificano degli imprevisti nel corso di un'operazione il contenuto delcompito e l'addestramento a quel compito dovrebbero corrispondere alla variabilità potenziale dell'individuo. VediASHBY W. R., Design for a Brain, Wiley, New York 1960, trad. it.: Disegno per un cervello, Bompiani, Milano 1970

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il conseguente livello elevato di rischio accentuato dalle incertezze e dai vincoli che necondizionano lo sviluppo.

Secondo Midler in particolare è nella dinamica irreversibile del progetto che si può individuare“le caractère indissociable de la conoissance sur le projet e de sa réalisation”. Durante tutto lo sviluppo di unprogetto non si può decidere ed agire senza acquisire un minimo di informazioni, ma al tempostesso non si possono ottenere informazioni se non si decide o si agisce. Un progetto puòdunque essere rappresentato come il risultato di due processi, uno di esplorazione, ricerca di unasoluzione, di acquisizione di informazioni mirate al risultato da raggiungere che riducel’incertezza, e uno di azione (o di decisione) che riduce i gradi di libertà e quindi l’incertezzapotenziale.Questi due processi sono interdipendenti: aumentare il livello di conoscenza acquisireinformazioni è oneroso, fino al limite, in attività fortemente innovative, di dover sperimentare alvero, quando non sia disponibile alcun mezzo di simulazione e di anticipazione. La ricerca dimetodi e strumenti di gestione del progetto non può prescindere da questi due processi didecisione e azione e di acquisizione di informazioni e di conoscenze, mediante cui si passa dauna condizione iniziale di massima libertà con minime informazioni a una condizione finale diminima libertà e massima conoscenza.Ogni strategia di gestione del progetto opera all’interno di questo duplice processo intimamentecontraddittorio, organizzando un insieme di comportamenti e di strumenti tecnici per anticiparela convergenza dei due processi antagonistici, agendo sia sulle informazioni che sulle decisioni.La funzione di direzione del progetto si definisce come la funzione che ha la responsabilità dicondurre l’insieme delle operazioni necessarie allo studio, allo sviluppo e alla realizzazione di unprogetto, è una funzione fortemente di gestione della costruzione di conoscenze utili a risolverei problemi posti alla base del progetto. Questa funzione si caratterizza per due componentichiave: l’affermazione di un’identità, della soggettività, del progetto e la gestione dellaconvergenza delle due variabili della conoscenza e della capacità di azione. Gestire laconvergenza del progetto vuol dire dare forma e articolare queste due curve fra un lato sinistroin cui non si sa nulla e si può decidere e un lato destro in cui avviene l’inverso.

Le ragioni di incertezza specifiche dei progetti di costruzioniAgire in condizione di incertezza è dunque una caratteristica fondamentale dell’agire perprogetti, ma può essere una ragione di insuccesso del progetto se non si accetta pienamente, senon si adottano e sviluppano strategie organizzative capaci di “rappresentare”, “trattare” e“ridurre” l’incertezza mediante strumenti di conoscenza, in grado di anticipare la progettazione epianificazione e di incrementare l’attitudine degli operatori a reagire all’incertezza, all’imprevisto.Per i progetti di costruzioni la percezione di condizioni di incertezza, di “turbolenza ambientale”è particolarmente accentuata ed intensa sia relativamente al mercato, sia relativamente alprogetto stesso che attiva un processo di realizzazione irripetibile e nomade, tecnicamente eorganizzativamente altamente complesso rispetto all’importo delle opere.In letteratura sono stati più volte analizzati i molteplici, e in parte peculiari del settore edilizio,fattori di incertezza, distinguendoli fra:fattori riconducibili al prodotto:

variabilità massima del prodotto,irripetibilità nell’insieme delle sue caratteristiche tecniche;elevata complessità prestazionale;elevato coinvolgimento e livello di attesa psicologico dell’utente,dimensione decrescente della dimensione del prodotto (costruzione);elevata complessità tecnica del prodotto intesa come rapporto tra numero e diversità di tecniche e

materiali eterogenei in relazione alla dimensione economica del progetto;fattori riconducibili al processo:

nomadismo del luogo di produzione;separazione del processo di concezione e definizione delle caratteristiche tecniche del prodotto dal

processo di realizzazione;elevata complessità organizzativa del processo di produzione, intesa come numero e diversità di attori

in relazione alla dimensione economica del progetto;

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variabilità massima dell’insieme di attori che partecipano alla realizzazione del progetto.In sintesi possiamo affermare che come per altri settori industriali per il progetto di costruzioniedili e civili le instabilità dell’ambiente (le variabilità del mercato, del prodotto, del luogo diproduzione e del sistema degli operatori dell’intero processo edilizio) determinano la percezionedi un ambiente caratterizzato da elevata incertezza; questa condizione di incertezza si esprimecome scarsità di informazioni affidabili si pone come contraddizione con il processo decisionalee con la possibilità di successo del progetto. La turbolenza ambientale in cui si sviluppano iprogetti induce una relativamente rapida obsolescenza delle soluzioni di gestione “tradizionali”,che, fondate su un paradigma di stabilità, di certezza, hanno “robustezza” nel tempoinversamente proporzionale all’instabilità della relazione con l’ambiente, e richiede che siadottino strategie di conoscenza orientate alla gestione dell’incertezza.Anche l’altro elemento della relazione ambiente/progetto (il progetto) può essere in realtà uninsieme estremamente diversificato, se ad esempio lo classifichiamo sulla base di parametri quali:l’innovatività tecnica e/o procedurale rispetto progetti già sperimentati;la dimensione;il grado di internalizzazione del progetto (dal progetto gestito da una sola impresa a progetti per

cui si mobilita una coalizione di imprese che si dividono il progetto);il livello di integrazione fisica dell’opera (opera facilmente scomponibile in sottosistemi

autonomi o integrazione forte che richiede un coordinamento complesso).Ormai si è abbandonata l’idea che un metodo ed uno solo abbia la capacità di prendere in contotutte le varietà di progetti: ogni tipologia di progetti identificabile ad esempio con questiparametri richiede di regola un trattamento specifico, una strategia di gestione appropriata.Il processo edilizio e i progetti di costruzione, se ridotti al paradigma della produzione, appaionotecnologicamente arretrati e, pur tuttavia, al di fuori della portata di gestione del processo chetale approccio contiene. Non sembri quindi paradossale che proprio le caratteristiche dicomplessità tecnico-organizzativa e di aleatorietà ambientale, in sintesi di incertezza, siano tali daportare ad approcci di gestione che trovano riferimenti nelle esperienze industriali più avanzatedi gestione del progetto, avendo mostrato lo stesso approccio “classico” del «projectmanagement» l’inadeguatezza di fronte a progetti complessi od incerti.27

La specificità del progetto di costruzioniIl progetto di architettura e di costruzioni, mentre sul piano tecnico si pone fra i più tradizionali,caratterizzandosi per un tasso di innovazione basso, sul piano tecnologico e organizzativo sipone fra i processi più complessi a causa della varietà di operatori coinvolti e della relazioneestesa e profonda con un ambiente complesso che determina una percezione di turbolenzaambientale fra le più elevate. Vediamo alcune delle caratteristiche più significative quali:la relazione progetto-sistema degli operatori;la separazione del processo di progettazione dal processo di realizzazione;la scomposizione per mestieri degli operatori;il controllo esterno sul progetto.

Progetto versus operatoriUn primo fattore può essere identificato nel rapporto fra il progetto e le singole operatori che vipartecipano. Nelle costruzioni il progetto è al centro delle attività di coordinamento e dicontrollo, ha un’identità giuridica e finanziaria più forte rispetto ai singoli operatori partecipanti:il sistema di operatori che il progetto coordina non è un sistema stabile e varia da progetto aprogetto e il progetto è l’occasione, spesso unica, di una specifica cooperazione tendenzialmentecaratterizzata come “organizzazione mutuale o reciproca”28.

27 Si veda in proposito il testo di MORRIS , HOUGH, The anatomy of Major Projects, Wiley, New York 1987 e più ingenerale MECCA S., Comprendere il cantiere, ETS Pisa 200128 Thiétard e Koenig, in uno studio di organizzazioni per progetti nel settore aeronautico hanno caratterizzato questeforme di organizzazione del progetto come “organizzazione mutuale o reciproca”; si veda: THIÉTARD R.-A. E

KOENING G., Programme aérospatiaux: la stratégie de l’adaptation mutuelle, Revue Française de Gestion, marzo-aprile 1987,n° 62, pagg. 42-53. Si veda inoltre per una trattazione teorica: THOMPSON J. D., op. cit. 1967

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Nel settore dell’architettura e delle costruzioni civili, in particolare quando il progetto è di grandedimensione o innovativo o ad “alto rischio”, si sviluppa preferibilmente un approccio digestione in cui nessuna organizzazione né cultura di un singolo operatore si impone agli altri equindi tutti secondo un contratto “forte” devono adottare le “specificazioni organizzative” delprogetto per potersi coordinare correttamente, secondo i principi e le regole della teoria“classica” dell’organizzazione29. Nel settore delle costruzioni si tende a considerare ancoraquesto approccio il modello di gestione a cui tendere, pur percependone l’insufficienza el’incapacità di raggiiungere i risultati attesi; è inoltre un modello molto costoso, che richiede unelevato grado di stabilità ambientale e che non ha dato prove di affidabilità sul piano dei costi edei tempi e quindi risulta non utile sul piano dell’efficacia e dell’efficienza per la maggior partedei progetti.Nelle attività di costruzione la complessità tecnica e organizzativa accentua gli aspetticontingenti della progettazione organizzativa e della gestione del progetto: si può concordarecon la considerazione di Giard, Locherer e Vergnenégre: “più il progetto è complesso (....) più lanozione di contratto prende importanza, e meno l’istanza di “pilotaggio centrale” può pilotare da sé lo svolgimentodelle attività” o ancora “per essere uno strumento di pilotaggio delle attività e una comunicazione, (....) lapresentazione dei piani deve permettere una comprensione da parte dei non-specialisti...”.30

Si introduce in tal modo come criterio di efficacia della gestione del progetto non tantol’eccellenza dell’operatore socialmente definito dal suo mestiere, dal suo statuto, dai criteriistituiti storicamente per valutare il suo ruolo, ma quanto la pertinenza e la qualità del suocontributo specifico in relazione all’opera particolare ed unica che costituisce l’obiettivo delprogetto; i criteri organizzativi e gli stessi strumenti variano poiché si assume una logicaorganizzativa del progetto, invece che le logiche organizzative dei singoli operatori del progetto.

La separazione fra concezione ed esecuzione del progettoIl settore edilizio e delle costruzioni è caratterizzato anche dalla scomposizione del progetto inun doppio progetto che vede il succedersi di diversi operatori alla sua gestione: lo studio e laconcezione a monte e l’esecuzione a valle della fase centrale di negoziazione e di selezione deglioperatori-imprese in regime di concorrenza. Mentre le forme organizzative che caratterizzano laconcezione, la negoziazione, la preparazione e la realizzazione di un’operazione di costruzionesono analoghe ad altre attività di progetto, la responsabilità del progetto è scissa in due: si ha unaresponsabilità della concezione e della definizione tecnica e prestazionale dell’opera a montedella fase di negoziazione, e una responsabilità dell’esecuzione a valle; lo sviluppo del progettonon si costituisce in un processo unitario e coerente, ma in due progetti distinti, sia per glioperatori che se ne assumono la responsabilità che per i metodi di direzione e di gestione:il processo a monte, guidato dal committente e dall’architetto, centrato sulla concezione e la

negoziazione del prodotto, ha il fine prima di tradurre le esigenze dell’utente-committente inspecifiche descrittive e prestazionali e in un programma, e poi di organizzare laconsultazione delle imprese;

il processo a valle, finalizzato alla realizzazione dell’opera, (preparazione, predisposizione deimezzi necessari ed esecuzione di cantiere) sotto vincoli di costo, tempo, qualità, è guidato, inquesto tipo di schema, tradizionalmente dall’impresa di costruzioni. L’organizzazione restalineare, scomposta in fasi separate che si succedono in modo additivo (separazioneraramente superata fra preparazione ed esecuzione, scomposizione in lotti tecnicisuccessivi); il controllo delle fasi di esecuzione, la loro articolazione e guida, fortementecondizionati dal contratto di appalto, costituiscono l’impegno principale dell’impresa, che viindividua l’area della sua competenza e della sua competitività.

Nel processo edilizio inoltre si assiste spesso ad una rottura di questa seconda fase del processoin più sottofasi, contraddistinte da logiche di comportamento, da strategie e operativitàdifferenti: una fase limitata allo studio dell’offerta molto prossima nei suoi metodi alla “gestioneper progetti”, ma spesso sconnessa, sul piano dell’organizzazione dell’operatore impresa, da una

29 MECCA S., op.cit., 200130 ECOSIP, op. cit., pag. 131

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fase finalizzato alla preparazione e all’esecuzione di cantiere, che tende ad approcci di “gestionedi processi”.In sintesi il doppio progetto tecnico e organizzativo che caratterizza il processo di produzionedel prodotto edilizio, può essere suddiviso in grandi fasi, ciascuna caratterizzata da una logica didirezione strategica ed operativa diversa e dominata da operatori differenti:la fase di progettazione al termine della quale si ha la definizione degli obiettivi di qualità, costo e

tempo che si pongono a base del contratto di esecuzione;la fase di studio dell’offerta, di eventuale negoziazione e definizione del prezzo al termine della

quale si ha la definizione degli operatori che si assumono contrattualmente la responsabilitàdell’esecuzione nel rispetto degli obiettivi di qualità, costo e tempo

la fase di preparazione del cantiere, al termine della quale si ha la definizione delle sceltecostruttive, modi operativi, metodi e delle procedure e dei programmi che consentono diraggiungere gli obiettivi del progetto;

la fase della realizzazione in cantiere al termine della quale si ha l’opera realizzata secondo lespecifiche di tempo, costo e qualità.

Le società di ingegneria sono state in questi anni, non tanto in Italia quanto in altri paesi europei,le più attente a tentare di introdurre nel progetto edilizio una vera logica di gestione per progetti,svolgendo un ruolo che nelle varie esperienze può andare da una semplice azione di guida delleoperazioni a una committenza delegata e fino alla responsabilità della consegna “chiavi in mano”di grandi progetti.Un esame della relazione fra gli operatori e le fasi del progetto può consentire di individuare ipunti più deboli della struttura organizzativa tradizionale del processo che generano ledisfunzioni più rilevanti: che impediscono il formarsi di una struttura organizzativa per progetto,non permettono di qualificare il progetto tradizionale edilizio come processo globale di gestionedi progetto e si oppongono alle nuove specifiche in termini di qualità, costi e tempi.Le sperimentazioni innovative di gestione del progetto più interessanti tendono a superare ipunti deboli del processo di gestione del progetto (una disgregazione fra gli operatori della fasedella concezione e un’assenza di trasversalità delle funzioni, ad esempio), riducendo lo scarto frai due processi e in particolare certe carenze di direzione della parte a monte del progetto.

La scomposizione per mestieri dell’organizzazioneLa nozione di scomposizione dell’opera da realizzare in sottoprogetti è onnipresentenell’organizzazione dei grandi progetti e corrisponde all’operazione di progettazioneorganizzativa che consiste nella scomposizione in sottosistemi dell’organizzazione del progetto enella correlata scomposizione tecnica funzionale in sotto-opere identificabili fisicamente,piuttosto che per lotti di compiti definiti secondo la logica dei mestieri, come invece avviene neicantieri edili.La scomposizione di un progetto per sottosistemi (i cui confini coincidano con le parti delprogetto in cui la specificazione delle interfacce è più certa e maggiore è la semplificazione delflusso di informazioni) a cui corrispondano operatori-imprese differenti che se ne assumano lapiena responsabilità, integrando al loro interno competenze differenti, comportatendenzialmente una concezione integrata che nasca da uno specifico progetto del prodotto edel processo, una procedura di gestione del progetto (concurrent engineering) che consentaun’integrazione e un coordinamento più sofisticati che analizzino e sviluppino differenticonfigurazioni, e una valutazione dei compromessi e dei bilanci.

Il controllo esterno sul progettoIl progetto di architettura e di costruzione è fortemente condizionato, sia nella fase diconcezione e di realizzazione che nelle procedure di selezione degli operatori e nelle funzioniloro attribuite, da un contesto regolamentare e giuridico: la configurazione organizzativatradizionale del progetto è direttamente corrispondente alle fasi definite dalla legge, per gliappalti pubblici: concessione di costruzione, richieste di offerte, ordini di servizio, capitolati edefinizione degli incarichi, obblighi legali di copertura dei rischi.Inoltre le costruzioni sono un settore fortemente marcato da una strutture professionali in cuidominano molteplici relazioni dicotomiche fra:

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la cultura di mestiere degli artigiani e la strategia di razionalizzazione organizzativa dei grandigruppi;

la cultura e la pratica dell’architetto e quella dell’ingegnere;la cultura e la pratica degli uomini del progetto e degli studi tecnici e quella degli uomini del

cantiere.Queste relazioni condizionano fortemente la configurazione organizzativa tradizionale delprogetto edilizio e sono all’origine delle resistenze allo sviluppo di una logica di gestione perprogetti nel settore. La successione per addizione delle attività dell’intero processo edilizio, cheresta il modello professionale dominante, è difficilmente compatibile con questi approcci,centrati su una più forte integrazione del processo. Processi sperimentali di anticipazione econcertazione tendono ad integrare le fasi del progetto, da monte a valle, proponendo unprodotto completo al cliente e instaurando dei nuovi modi di gestione, coordinamento econtrollo del progetto e trovano spesso nella struttura tradizionale per mestieri dell’interoprocesso edilizio uno degli ostacoli maggiori.

Una strategia articolata in fasiIl “progetto” costituisce il luogo temporale e sociale in cui una strategia contingente costruisce lasoluzione al problema mediante una sequenza di stati di equilibrio soddisfacenti fra conoscenzeprogressivamente crescenti e affidabili e decisioni progressivamente più di dettaglio su dominipiù ristretti; il progetto può essere visto dunque come un processo sociale di progettazione concui si ricerca l’integrazione tecnica e organizzativa di molteplici competenze, tecnologie,operatori, in condizione iniziale di insufficiente conoscenza relativamente al risultato da otteneree al processo con cui ottenerlo.La gestione del progetto sta dunque in questo equilibrio fra il tempo che si dà a monte el’urgenza che l’organizza a valle. Sotto questa luce lo sviluppo di un progetto può articolarsi intre fasi:la fase a monte, in cui il problema è di sollecitare al massimo l’esplorazione del possibile e la

qualità di queste esplorazioni: si tratta di innalzare al massimo la linea della conoscenza delprogetto, per migliorare la pertinenza delle decisioni di «congelamento» del progetto (ovveroquelle decisioni che siano le meno sotto-ottimizzate in relazione all’insieme delle decisionipossibili, e le meno soggette a essere rimesse in causa in un momento successivo). Si vedeinoltre l’importanza di quello che viene anche chiamato «l’investimento immateriale»: lacompetenza degli uomini, i metodi di simulazione i metodi di analisi sono indispensabili peranticipare i fenomeni prima di passare all’azione.

la fase del «congelamento», in cui si assumono decisioni “irreversibili” sul progetto; su un pianoideale sarebbe preferibile ritardare il più possibile la fissazione di decisioni, per mantenereuna elevata capacità di reazione ad avvenimenti imprevisti e renderle le più simultaneepossibile. In un progetto questa è la fase più debole che determina la prestazione globale: seun elemento di dettaglio diverge, rende inutile aver congelato le decisioni sul resto. Di quil’importanza a questo livello della esaustività dell’azione di controllo.

l’ultima fase è quella della realizzazione, del passaggio all’azione. Il tempo diviene la variabilestrutturante, in relazione al peso della variabile finanziaria sul progetto: gli investimenti sonostati quasi interamente sviluppati e si attende la conclusione delle opere per avere gli incassia seguito degli stati di avanzamento.

Nelle tendenze di gestione del progetto più recenti trovano particolare sviluppo eapprofondimento i metodi e le tecniche di gestione delle conoscenze, di valutazione dei rischi edi prevenzione, di valutazione e di controllo dei progetti, con risultati diversificati in relazione algrado di inserimento nel processo decisionale e di coerenza con una determinata strutturaorganizzativa, contingentemente definita in relazione alle specifiche condizioni di sviluppo delprogetto: la stessa tecnica di valutazione del rischio, attuata in una organizzazione centralizzata oin una direzione del progetto che responsabilizza gli attori alla base non dà i medesimi risultati.

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La gestione del progetto fra incertezza, rischio e precauzioneL’obiettivo che ci proponiamo è dunque quello di affrontare la gestione del rischio di unprogetto nel suo aspetto strumentale integrato con la dimensione organizzativa, nonproponendo astrattamente tecniche di valutazione dei rischi indipendenti dallo specificoprogetto, ma cercando di analizzarla come strumento di interazione del soggetto che opera(come progettista o come impresa o come soggetto terzo) con il progetto e le condizioni direalizzazione, come strumento di supporto alla costruzione di conoscenze utili e finalizzate.Il livello di conoscenza dell’ambiente con cui si interagisce, la capacità di previsione e controlloche ne derivano per la gestione di un progetto di costruzione, sono i fattori determinanti il gradodi turbolenza e quindi il grado di rischio di un progetto. Abbiamo caratterizzato lo sviluppo diun progetto per la dinamica di due variabili quali il livello di conoscenza sul progetto e il livellodi capacità di azione sul progetto e per la capacità di agire in situazioni di incertezza massima31.Il livello di conoscenza, il grado di certezza delle informazioni sul progetto all’inizio è minimo edinsufficiente e si accresce via via che il progetto si sviluppa e soltanto alla fine si è in unasituazione di relativamente debole incertezza, quando però la capacità di agire si è ridotta alminimo. L’obiettivo della gestione del progetto è aumentare il livello di conoscenza, costruireinformazioni aumentando l’efficienza e l’affidabilità del progetto.Il problema della gestione del progetto, e della qualità in particolare, si correla con i due processidi decisione e di acquisizione di informazioni, di conoscenze, mediante cui si passa da unacondizione iniziale di massima libertà con minime informazioni a una condizione finale diminima libertà e massima conoscenza. Le strategie di gestione del progetto, e di gestione delrischio in modo particolare, operano all’interno di questo processo intimamente contraddittorio,organizzando un insieme di comportamenti e di strumenti tecnici per anticipare la convergenzadei due processi antagonistici, agendo sia sulle informazioni che sulle decisioni, per ridurre ilrischio di insuccesso.L’accelerazione delle convergenze del progetto, che costituisce uno degli obiettivi principali degliapprocci innovativi di gestione del progetto quali “concurrent engineering” o “process re-engineering”, non significa traslare a monte la funzione della decisione: agire o decidere quandol’incertezza è troppo elevata, invece di abbreviare il processo, rischia di allungarlo a causa dellemodifiche indotte. Nelle fasi a monte la non-decisione è pagante, dal momento che non blocca ilprocesso di esplorazione delle decisioni, mentre nelle fasi a valle al contrario la rapidità delledecisioni prevale sulla raffinatezza delle analisi: il valore di questa informazione tardiva sarà inogni caso debole in relazione ai costi di immobilizzazione e di obsolescenza.Le nuove strategie di gestione del progetto, e la gestione del rischio in modo particolare,operano all’interno di questo processo intimamente contraddittorio, organizzando un insieme dicomportamenti e di strumenti tecnici per anticipare la convergenza dei due processiantagonistici, agendo sia sulle informazioni che sulle decisioni, per ridurre i rischi del progetto ele incertezze che sollecitano un orientamento alla precauzione.La funzione di direzione del progetto si può definire come la funzione di condurre l’insiemedelle operazioni necessarie allo studio, allo sviluppo e alla realizzazione di un progetto, mediantel’affermazione di un’identità del progetto e la gestione della convergenza delle due variabili dellaconoscenza e della capacità di azione.L’accelerazione delle convergenze del progetto non significa traslare a monte la funzione delladecisione: agire o decidere quando l’incertezza è troppo elevata, invece di abbreviare il processoe di aumentarne l’affidabilità, lo allunga a causa delle modifiche indotte e ne incrementa larischiosità. Nelle fasi a monte la non-decisione è pagante, dal momento che non blocca ilprocesso di esplorazione delle decisioni, mentre nelle fasi a valle al contrario la rapidità delledecisioni prevale sulla raffinatezza delle analisi: il valore di questa informazione tardiva sarà inogni caso debole in relazione ai costi di immobilizzazione e di obsolescenza.La gestione del progetto sta dunque in questo equilibrio fra conoscenze e decisioni; per essereaffidabile ed efficiente deve tendere:

31 ECOSIP, op. cit., pag. 21

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nella fase di progettazione a sollecitare al massimo l’esplorazione del possibile e la qualità diqueste esplorazioni, innalzando al massimo la conoscenza del progetto, per migliorare lapertinenza delle decisioni di “congelamento” del progetto, ovvero quelle che hanno ilminore rischio di essere rimesse in causa successivamente perché inconsistenti. Lacompetenza degli uomini, le conoscenze sulle relazioni causa-effetto in relazione alleanomalie, le diagnosi sui possibili fallimenti, insuccessi, non conformità, difetti, patologie, imetodi e gli strumenti di analisi, di simulazione e di controllo sono le risorse con cui lagestione del progetto migliora la qualità del progetto; un primo livello di “congelamento”, ola definizione di un piano generale di gestione, accentua sì il carattere irreversibile delprogetto, ma può essere utile se anticipato per consentire a ciascun operatore di sviluppare ilproprio programma di progettazione, ed utile ritardarlo il più possibile per mantenere unaelevata capacità di reazione ad avvenimenti imprevisti e renderle le più simultanee possibile.

nella fase della realizzazione a sviluppare la guida delle operazioni di costruzione con il controllodelle “derive” del progetto sul piano della qualità, dei tempi, dei costi e mediante proceduredi controllo, modelli di soluzione dei conflitti progettati e sistemi di informazioni sulcomportamento del sistema.

La natura del processo di evoluzione temporale del progetto e delle conoscenze ci conducequindi ad distinguere i rischi nelle sue fasi e a distinguere gli strumenti più idonei. Dalla relazionecon il progetto nasce la percezione delle incertezze, dei rischi e delle incognite, dei vincoli e isuoi stessi caratteri distintivi che se non gestita genera la percezione che la realizzazione di unprogetto sia sempre più difficile da raggiungere e rischiosa nei suoi risultati.

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5 Percezione e misurazione del rischio

L’entità del rischioUna delle questioni cruciali relative alla possibilità di trattare l’incertezza legata a fatti tecniciviene identificata nella misurazione dei rischi. Il secondo capitolo ha messo in evidenzal’esistenza di una molteplicità di paradigmi che dimostrano le difficoltà presenti nel tentativo dimisurare il rischio.Kuhn32 ha individuato nella frustrazione scientifica il sintomo di un conflitto nei paradigmiattuali fra l’evidenza empirica e le attese generate dalle visioni del mondo sottese ai paradigmiche le racchiudono.Il rischio nella gestione del progetto mette innanzitutto in evidenza un conflitto esistente fravisioni del mondo e l’evidenza empirica dei fatti che riguardano il progettare ed il costruire. Lastoria di un progetto può essere descritta come un processo di conoscenze in formazione e delloro superamento nella ricerca del miglioramento della organizzazione del progetto in tutte lefasi. Gli attori di questo dramma sono caratterizzati dall’assunzione di credenze circa la naturadella realtà che stanno esplorando. Occasionalmente alcune di queste credenze prendono laforma esplicita di ipotesi che possono essere testate ma molte di queste sono implicite e subcoscienti. Il rischio nel progetto di costruzioni presenta problemi che riguardano tutti glioperatori coinvolti con ruoli differenti nel processo di progettazione. Ognuno di noi confrontala propria visione delle cose con l’evidenza empirica. Ed il mondo con il quale si entra inrelazione non riguarda unicamente un dominio di trasformazioni ma anche il dominio dellerelazioni umane.

La compensazione del rischioUna società di ingegneria o un costruttore assumono ognuna per parte propria dei rischi almomento in cui assumono un determinato incarico. La loro rispettiva competenza rendeeconomico il compenso che viene previsto in cambio dell’esposizione a rischi. Ciò è razionaledal punto di vista di chi affida un incarico; il trasferimento di un rischio è una decisione che inun sistema di preferenze fa propendere per questa soluzione in quanto l’assunzione in propriodel compito comporterebbe la difficoltà di assicurarsi il successo e perdite indesiderabili in casodi insuccesso. Esiste una dimensione relativa alla percezione soggettiva del rischio che riguardale conoscenze di cui si è in possesso, l’esperienza ma anche le attese personali che si nutronoverso il futuro. La disomogeneità della distribuzione delle conoscenze e delle atteseinternamente ed esternamente all’organizzazione del progetto interessa il sistema economico edil sistema sociale in cui il progetto è calato. Da essa dipendono sia le modalità secondo le quali siformano gli orientamenti alle attività da compiere, le decisioni, sia le modalità secondo le quali sicomunicano le conoscenze attorno ai rischi e si forma il consenso attorno alle modalità digestione.La possibilità di misurare “oggettivamente” il rischio avrebbe un impatto di fortesemplificazione sulla gestione dei processi, sul controllo delle decisioni e sulla loro formazione.Ciò spiega l’attenzione di molti studiosi attorno a questo aspetto ed in special modo per quellevalutazioni che hanno impatto sociale e sul comportamento degli individui.In Adams33 possiamo trovare la discussione circa una relazione circolare esistente che frustra losviluppo di una misura obiettiva del rischio. Su tale relazione circolare basa quella che vienedefinita come la teoria della “compensazione del rischio”.

32 Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 199533 ADAMS J, Risk, UCL Press Limited, London, 1995

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La teoria della “compensazione del rischio” accorda una supremazia nella spiegazione degliincidenti alla propensione delle persone ad assumere dei rischi. La teoria si basa sul presuppostoche ognuno di noi possieda una sorta di “termostato del rischio” che funge da regolatore dellapercezione e da rilevatore delle condizioni di rischio. La percezione soggettiva del rischio variamolto da persona a persona così come la tendenza ad assumere dei rischi legati ad una qualsiasiattività. Ogni dispositivo di prevenzione per il trattamento del rischio deve comunqueinfluenzare tale termostato senza una modifica del quale qualsiasi intervento è di scarsa efficacia.Adams fa riferimento ad una concezione che si basa sulla centralità della visione del rischioinserito in una “teoria culturale”34 fortemente attinente al principio di precauzione; egli sostieneche nella previsione e gestione di fatti con accadimento incerto, si sia guidati da assunzioni,inferenze e credenze. In queste circostanze la razionalità deterministica è rimpiazzata davalutazioni condizionali e probabilistiche. Inoltre viene assunta l’esistenza di una razionalitàplurale nel discernimento di schemi di comportamenti e nell’assunzione di rischi basata sulledifferenze di cultura, conoscenza ed esperienza. Tale molteplicità si può risolvere in unairriducibilità di visioni contrapposte come ad esempio nella questione relativa alla affidabilitàdelle centrali nucleari; in questo caso il dibattito fra nuclearisti e antinuclearisti permane irrisoltoe conflittuale, poiché esso non verte sulle spiegazioni scientifiche dei processi, ma sulla necessitàdelle differenti premesse poste da ogni singola parte.

Il “termostato” del rischioLa teoria della compensazione del rischio descrive una relazione circolare che dimostra ladifficoltà di ottenere misure oggettive di un rischio. La teoria viene originariamente formulataGerald Wilde35 nel 1976. Il modello postula che:- ogni persona ha una propensione ad assumere dei rischi;- tale propensione varia da persona a persona;- la propensione individuale è influenzata dalla possibilità di ottenere un compenso o qualcosa

in cambio del rischio che si è disposti ad assumere;- la percezione del rischio è influenzata dall’esperienza di perdite accidentali patite in prima

persona o da qualcun altro;- la decisione individuale circa l’assunzione di un rischio rappresenta il bilanciamento fra

percezione e propensione al rischio;- perdite accidentali sono, per definizione, la conseguenza dell’assunzione di un rischio; la

maggior parte dei rischi che un individuo assume, i più seri, in media, saranno sia perdite incui incorrere sia compensi da ottenere.

Il modello di un termostato del rischio ha al suo centro un comportamento di bilanciamento. Lapropensione al rischio e la percezione del rischio sono stati mentali che non possono esseredirettamente misurati e sono assunti in risposta a condizioni esterne che attraversano dei "filtriculturali". I meccanismi mentali attraverso i quali questi atti di bilanciamento sono realizzaticontemplano la ricerca di una transazione "ottimale fra i benefici dovuti all'assunzione dei rischied i costi che si deve sopportare”36.In effetti non è possibile cercare di misurare i costi ed i benefici associabili attraverso processicognitivi che producono comportamenti rivelatori invariabilmente di propensioni individualiquantomai varie, multidimensionali e incommensurabili. Nessuno sa dire come il bilanciamentoviene effettuato, ma sicuramente non esiste un'evidenza che suggerisca il modo in cui un'azionea rischio quale che sia non è bilanciabile da una compensazione attraverso una misurazionequantitativa.Questa visione soggettiva e non misurabile del processo di assunzione del rischio si contrapponesostanzialmente all’analisi costi benefici che insiste sul fatto che le decisioni possono essererazionali solo se sono il risultato di calcoli matematici nei quali tutte le considerazioni rilevanti

34 ADAMS J, op. cit., p. 335 Wilde G., The risk compensation theory of accident causation and its practical consequences for accidental prevention. articolopresentato al meeting annuale de österreichische Gesellschaft für Unfallchirurgies, Salzburg, 197636 ADAMS J, op. cit., p. 93

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sono state rese commensurabili e la misura di commisurazione più comunemente preferita è lamoneta.

La misurazione del rischioLa correlazione fra i dati relativi alle cause di un determinato accidente od errore vieneconvalidata con difficoltà. Ciò accade in diversi domini in cui la complessità delle cause cheagiscono o concorrono a determinare un effetto rende difficile l'interpretazione dei dati e ladimostrazione scientifica delle relazioni esistenti. Nella teoria culturale del rischiol'interpretazione dei dati è orientata dal sistema di credenze, o dall'ideologia, del ricercatore. Latipizzazione di tali orientamenti individuali, permette di descrivere differenti "stili" diindividuazione delle cause e di estrapolazione dei dati. La "debolezza" del paradigma si dimostranella difficoltà di ricomporre il consenso della comunità scientifica attorno allo sviluppo deirisultati secondo una prospettiva convergente. Le valutazioni dei rischi, salvo rari casi, possonoessere divergenti, e restano spesso tali senza che si riesca a trovare una serie di prove empiricheche complessivamente estendano il consenso attorno ad un modello di spiegazione delfenomeno. In altre parole il tasso di falsificazione delle teorie e delle prove sperimentali inqueste discipline è molto elevato. Ciò stabilisce una dipendenza dall'osservatore e una nonneutralità del modello rispetto al sistema di credenze del ricercatore.Esiste la tendenza a distinguere fra rischio percepito e rischio effettivo. Nel rapporto della RoyalSociety37 viene fatta una distinzione fra rischi, reali, effettivi, misurabili che obbediscono a leggi formalidella teoria statistica e rischi percepiti indistintamente, soggettivi, senza esperienza.Nei progetti e nei processi di costruzione, in effetti, non è spesso facile individuare la veraconsistenza di un rischio. Il motivo sta nel fatto che la misurazione oggettiva del rischio si basasu osservazioni di eventi che dipendono da comportamenti umani, condizionati da unapercezione soggettiva del rischio che predispone ad utilizzare misure di prevenzione preliminaread ogni considerazione sistematica. La misurazione del rischio non è indipendente dalla suaosservazione; gli eventi che accadono possono di per sé non essere di alcun interesse perl’osservatore se questi non è abile a collocare la percezione soggettiva, individuale, nel quadro dipossibili conseguenze che possono derivare da azioni o processi. Questa abilità deve coinciderecon un interesse personale nelle vicende del progetto che informi la modalità di partecipazione edi interazione con i partner. L’attivazione di un termostato del rischio risulta in parte dipendentedall’expertise veicolato da ogni partecipante, in parte coercibile attraverso un sistema diresponsabilizzazione che presuppone la conoscenza dei rischi di cui si assume la responsabilità,ma soprattutto è relativo alla capacità di assumere una prospettiva di precauzione nella gestionedi un processo. Questo aspetti pongono la questione del rapporto fra valutazione esperta,percezione diffusa, e sistema di comunicazione che permette di orientare la percezione dei rischinella gestione di un progetto.

Misurazione e riduzione del rischioIl rischio si presenta sotto molte forme. Il rischio può essere economico, fisico, tecnico, sociale;ognuna di queste forme può essere categorizzata e suddivisa in ambiti di descrizione di processie di insorgenza di fenomeni omogenei. La propensione al rischio dipende da svariati fattoriambientali e individuali; non vi è nessuno modo per testare tale assunzione attraverso unamisura diretta. E non vi è nessun accordo circa l’unità di misura che potrebbe essere candidata adescrivere tale misura. Il modo più diffuso per testare la tendenza ad assumere rischi utilizza idati sugli incidenti che un individuo ha subito; tale valutazione è però resa difficoltosa daglierrori che si commettono nella valutazione e nella percezione del rischio che al loro volta nonsono misurabili direttamente. Non è facile quindi stabilire se un errore commesso da unindividuo è dovuto oggettivamente al caso o ad una assunzione di rischio.La compensazione del rischio tecnico è principalmente di carattere economico e corrispondeall’assunzione di rischio connesso alla costruzione o al servizio reso.

37 Royal Society, Risk: analysis perception and management. London: Royal Society, 1992, cap. 5

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Rischio e culturaDouglas e Wildavsky38 iniziano il loro libro Risk and Culture con una questione ed una risposta:"Possiamo conoscere i rischi a cui facciamo fronte ora e in futuro? Non possiamo ma ènecessario agire come se li conoscessimo."Il sottotitolo del loro libro era “Un saggio sulla selezione di pericoli tecnici e ambientali” e laquestione di fondo che dibattevano era relativa a perché vi sia tale disparità culturale nelfronteggiare il rischio. Perché in alcune culture si ritengono alcune situazioni pericolose mentrein altre le stesse situazioni non presentano alcun pericolo?La gestione di ecosistemi quali foreste ecc. ha fornito un buon esempio delle conseguenzepratiche di comportamenti divergenti. I managers di ecosistemi complessi devono prenderedecisioni in condizioni di grande incertezza. Lo studio comparativo di situazioni analoghe fraloro mostra che le decisioni prese possono essere molto differenti da caso a caso. Holling39

spiega queste differenze in relazione ad un sistema di credenze, cioè di giudizi e ideepreconcette, che ogni manager utilizza nel processo decisionale. Holling ha notato che dovendoassumere una decisione con informazioni insufficienti, i managers compiono delle assunzionicirca il comportamento effettivo del sistema; schematizzando i diversi comportamenti. Ladifferenza significativa deriva da una diversa assunzione circa la prevedibilità e circa larobustezza del sistema nella capacità di trovare punti di equilibrio attraverso feedback opportuni.Da una combinazione variabile di questi due giudizi deriva uno stile gestionale che va dal laissezfaire all'intervento fortemente dirigista.

I filtri culturali nella percezione del rischioCome devono essere considerati gli errori dovuti ai filtri culturali? Utilizzando la teoria dellacompensazione si possono individuare due insiemi principali di filtri culturali: uno per lacompensazione del rischio uno per i costi. Il percepimento del compenso di un'attività, lafornitura di una commessa, che comporti dei rischi, influenzerà la propensione ad assumererischi. In tutti i casi le risposte alle minacce sono influenzate dai punti di vista circa ladesiderabilità dell'attività che porta con sé la minaccia.L’esistenza di un sistema di controllo è ad esempio per un fornitore un componente delbilanciamento fra esposizione ad un rischio e ritorno atteso di qualsiasi natura esso sia (menocosti, meno tempi, ecc.).I filtri culturali contribuiscono a selezionare ed a costruire l'evidenza che supporta giudiziprestabiliti. Sono particolarmente efficaci nel caso in cui i dati utilizzabili siano contestati,ambigui o inconcludenti. Vi sono elementi di convergenza fra i diversi filtri culturali e vi puòessere accordo circa la natura di un rischio particolare. Il processo di filtro opera sia attraverso isensi che attraverso l'estensione dell'apparato percettivo costituito da storie, notizie, statistiche ericerche. Queste estensioni sono in effetti pre-filtri che incorporano i pregiudizi di quelli cheraccolgono informazioni evidenti e le passano agli altri. Questi filtri preliminari non si possonoevitare. Nessun governo o istituzione di ricerca può raccogliere e analizzare più di una frazioneinfinitesimale delle evidenze circa l'infinità dei rischi che esistono al mondo e oltre. Tempo erisorse sono impiegate solo per fronteggiare quelle minacce che istituzioni e ricercatoriritengono essere più importanti. La caratterizzazione di un pezzo di una ricerca su dei rischicome affetta da visioni preconcette in una direzione data, non è perciò invalidante la ricercastessa; è il tentativo di descriverne l'essenza.La teoria culturale fornisce una tipologia per ridurre tale varietà a proporzioni gestibili; il primopasso è dell'applicazione di tale tipologia nella gestione del rischio tecnico è la ricerca dellevisioni pregiudiziali.

38 DOUGLAS M., WILDAVSKY A., Risk and culture: an essay on the selection of technological and environmental dangers, Berkeley,University of California press, 1982; dello stesso autore sono interessanti le implicazioni che la teoria culturale delrischio permette di evidenziare in WILDAVSKY A., No Risk is the Highest Risk at All, in American Scientist, vol. 67, n. 1,gen – feb 1979, pp. 32 -3739 HOLLING C. S., The resilience of terrestrial ecosystems, in Sustainable development of the biosphere, Clark W. Munn R. (acura di), Cambridge University Press, Cambridge, 1986

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Alcune possono essere individuate. Nell'ambito della sicurezza da molte decadi ormai la ricerca,la legislazione, l'educazione, la cultura tecnica ha dato forte evidenza al problema della sicurezzadelle persone. Le misure di prevenzione adottate sono molte e di vario tipo.L'analisi degli orientamenti pregiudiziali nell'evidenziazione dei rischi rivela spesso che laprevenzione ha obiettivi preferenziali ma che già nell'individuazione degli obiettivi del progettovi sono delle decisioni che tendono a creare secondo uno schema di costi/benefici, le condizionidi rischio come i costi associati ai rischi.

La razionalità economica dell’analisi dei rischiLa concezione di una razionalità economica relativa alla gestione dei rischi viene applicata ad unadefinizione di rischio diffusamente utilizzata in letteratura40; la probabilità viene moltiplicata perla magnitudine e poiché il rischio discusso è abbastanza lontano nel tempo, il prodotto èscontato rispetto al suo valore attuale. La grandezza del rischio è in questo caso una misuramonetaria di una perdita ed il valore attuale di alcune perdite future è la stima della somma chedovrebbe essere investita ora al tasso di interesse corrente per ottenere la somma di denarouguale alla perdita nell'anno in cui si verificherà. In questo esempio troviamo il punto di vista deideterministi meccanicistici, come Kelvin, sul rischio portato alla sua logica conclusione. Se unrischio esiste deve esistere in qualche quantità che deve poter essere misurata e l'unica misuraeconomica utilizzabile è il denaro.Nella discussione di "razionalità plurali" è stato argomentato sul fatto che nella maggior partedelle controversie sui rischi in cui i partecipanti denunciano gli opponenti come irrazionali lafonte del problema non è un disaccordo sulla natura di un concetto razionale, ma riguarda lepremesse sulle quali le parti contendenti hanno costruito i loro argomenti razionali. Nell'usodell'analisi costi benefici per assumere decisioni circa i rischi si possono incontrare dispute sullanatura stessa della razionalità. In una prospettiva economicistica l’incommensurabilità dirazionalità differenti e conflittuali viene ridotta al comune denominatore di un calcolomonetario.Con Pearce41 ad esempio a proposito dell’effetto serra si può sostenere che tutti gli elementi delproblema possono essere ridotti ad un problema di flusso di cassa come condizione necessariaper un processo decisionale razionale. Ipotizzare ad che con uno 0.5 di probabilità accadràqualcosa che comporterà delle perdite nei prossimi cento anni significa solamente accettare unsistema di gioco ma può non essere una base sensibile per decidere qualche cosa.

Il rischio nella valutazione costi beneficiNei paragrafi precedenti si è cercato di mettere in evidenza i limiti della razionalità di unadecisione basata su considerazioni numeriche. La questione relativa a che le decisioni sui rischipossano essere migliorate dai tentativi di assegnare valori monetari alla misurazione dei rischi,investe direttamente l’analisi costi benefici.L'analisi costi benefici approccia ogni progetto con la domanda “produrrà un miglioramentoparetiano?” Un miglioramento paretiano è un cambiamento che risulterà positivo almeno peruna persona senza che vi sia un peggioramento per nessuno. Dal momento che progetti cheabbiano questo risultato sono rari, gli economisti modificano il quesito comunemente nelseguente modo "produrrà il progetto un potenziale miglioramento paretiano?", considerandoche il vincitore potrebbe compensare i perdenti e mantenendo una quota della vincita per sé.Si tratta di comprendere se convenga mettere in relazione la propensione al rischio con unavalutazione costi benefici. La propensione ad un rischio in quanto preferenza o sistema dipreferenze può in un’ottica costi benefici essere suscettibile di una misurazione sulla base di unaequivalenza economica delle preferenze, in senso relativo per confrontarne la grandezza e nonper una determinazione di un valore attuale di scambio. Ciò significherebbe individuare un

40 Si veda al riguardo N. C. Rasmussen, “The application of probabilistic Risk Assessment Techniques to EnergyTechnologies”, in Annual Review of Energy, vol 6 1981, p. 124.41 Pearce D. W.(a cura di), Un’economia verde per il pianeta, Bologna, Il Mulino, 1993

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linguaggio comune per dare consistenza numerica al termostato del rischio ed alla propensioneal rischio che si può sviluppare in relazione ad un progetto.A proposito di rischi ambientali, o concernenti la salute delle preferenze persone, cercare diprodurre una valutazione economica che riguardi la misura di preferenze, non riguarda la misuraintrinseca dei valori (d'uso) dell'ambiente e della salute delle persone. Valori economici e valoriintrinseci sono differenti, sebbene in una analisi costi benefici sia possibile tenerne conto al finedi un processo decisionale.Relativamente all'esigenza di rispondere a questa seconda questione, è necessario possedere unmodo per confrontare le vincite e le perdite, e produrre così una valutazione di bilancio. Poichéle vincite e le perdite comunemente assumono una grande varietà di forme, come nel paragoneper un autista fra il tempo guadagnato ed il rischio per la propria incolumità, è necessario chel'analisi costi benefici cerchi di rendere queste grandezze commensurabili.Fino a tempi abbastanza recenti l'analisi costi benefici è stata vista come uno strumento da usarein un contesto in equilibrio parziale per la valutazione di progetti; il suo uso è stato confinato inschemi relativamente ristretti in cui l'analisi si può concentrare su effetti localizzati. Dove siincontrano rischi e incertezze vengono utilizzati l’analisi di sensibilità, gli intervalli di confidenza, ed ilcalcolo del valore atteso. L’analisi di sensibilità interessa il coinvolgimento di esperti per esprimereun giudizio sulla probabilità delle differenti eventi possibili; dopodiché si utilizza il giudizio degliesperti per una valutazione del rischio quantitativa per identificare lo spettro completo dei costie dei benefici e della probabilità legata ad ognuno di essi per identificare lo spettro completo deicosti e dei benefici e le probabilità associate ad essi. Suggerisce di usare le informazioni sullaprobabilità per derivare gli intervalli di confidenza per mostrare quanto sono affidabili le stime.Il valore atteso di una qualche uscita viene stimato come un costo atteso; combinando cioè laprobabilità e la magnitudine di una possibile uscita.Il processo di produzione edilizio è un processo che può essere misurato nei termini di costiassociati a conseguenze non desiderate ma prevedibili. Se si rimane nell'ambito della misurazionedi un processo di trasformazione l'assunzione di un rischio equivale a dover assumere eventualicosti o minori compensi per le conseguenze relative ad attività, forniture, servizi accessori.L'esempio che si può fare è abbastanza semplice: supponiamo che in un progetto sia del 10% laprobabilità che vi sia un costo di 10 milioni e al 90% vi sia la probabilità di una uscita di 1milione, quindi il valore atteso del costo sarà di 1,9 milioni.L'approccio assume che le probabilità necessarie e la magnitudine monetizzata sia stimabilecome richiesto. E' concesso che non tutto sia rilevante rispetto al progetto per poter esseretradotto in costi, ma è importante che questi fattori siano effettivamente residuali rispetto aivalori che possono essere monetizzati.Ma come trattare quei valori che non possono essere monetizzati? La considerazione più diffusafra gli economisti è che tali valori siano marginali rispetto ai valori economici che possono essereespressi numericamente.Occorre per contro considerare che l'uso del denaro come misura equivalente è in qualche casouna barriera ad una accettazione della tecnica di analisi. La maggior parte delle persone èpropensa ad escludere una equivalenza economica di alcuni beni, ossia non sanno concepire unqualsiasi scambio sensibile che riguardi questi beni. Si può considerare immorale assegnare unvalore a beni, quali l'aria o l'acqua pulita che sono generalmente visti come un diritto per tutti.Ma uno standard monetario è un mezzo conveniente per esprimere i valori relativi che la societàassegna a usi differenti delle risorse. La valutazione è perciò un mezzo per misurare lepreferenze pubbliche per esempio per l'aria o per l'acqua più pulita e non è una valutazione diquelle risorse stesse.

L’iceberg della severità del rischioLa statistica è afflitta da un "Iceberg della severità del rischio". In effetti l'incertezza dei datiaumenta al decrescere della severità degli incidenti. Così per gli incidenti mortali la statisticaopera con maggiore precisione in ogni campo. Gli incidenti mortali hanno in molti paesiregistrazioni incrociate da parte degli ospedali e delle forze di polizia; il confronto fra questi ha

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dimostrato l'estrema cura ed attenzione posta a questo tipo di rilevazione. L'effetto icebergdimostra che nel caso di incidenti minori non vi sia alcuna certezza circa l'affidabilità dellerilevazioni. Mancando una scala della severità dell'incidente, in molti campi di valutazione delrischio si registra l'impossibilità di assicurare nel tempo fonti di dati omogenee e stabili.Nella caso della qualità tecnica di un processo l’effetto iceberg è incrementato dalla propensionecon cui produttori e imprese tendono a dissimulare i propri insuccessi ed a evitare che parti terzeproducano osservazioni sistematiche sui risultati prodotti, anche laddove ciò fosse condotto conintento puramente statistico, senza cioè produrre alcuna evidenza pubblica circa questo o quelproduttore.Nel caso della sicurezza la maggior parte delle misure sono progettate ed implementate pergestire problemi conclamati attraverso una statistica sui rischi. La maggior parte dellerivendicazioni riguardo al successo di tali misure sono associate al susseguente decrementostatistico dei rischi, seguito all'adozione delle misure di prevenzione. Vi possono essere alcuneragioni per dubitare di tali misure. La principale è relative all’identificazione e rimozione dellesorgenti del rischio da cui scaturisce l'evidenza che sostiene le rivendicazioni di successi ottenuti;chi adotta delle misure di protezione, salvo smentite clamorose, tende a legittimare a posteriorila bontà delle proprie scelte e la sensibilità statistica può prestarsi effettivamente a tale ingannomeraviglioso.

Il problema della qualità della ricercaAl momento non disponiamo di serie di dati significative relativamente all’analisi degli incidentitecnici che si verificano diffusamente in cantiere. Avanzando l’ipotesi di applicare delle tecnichedi tipo epidemiologico allo studio delle patologie tecniche applicate a popolazioni di progetti,occorre tenere in considerazione i risultati che analisi di questo tipo hanno prodotto nel tempo.Un punto di osservazione che ci permette di avanzare alcune considerazioni, può essererappresentato dall’analisi dei dati relativi agli incidenti in cantiere che occorrono a persone. Lacorrelazione fra incidenti mortali e non è veramente molto debole. Adams42 avanza una tesiestremamente critica sulla casualità e la correlazione statistica come strumento per lamisurazione del rischio. La tesi si divide in due parti riassumibili nelle seguenti questioni;- è veramente debole la correlazione fra morti e feriti o è un problema serio di qualità dei dati?- quanti incidenti non mortali equivalgono un incidente mortale?Esiste inoltre un problema di interpretazione e di affidabilità dei dati, affatto nuovo. Larilevazione dei feriti è sottostimata in maniera variabile o sicuramente in modo sistematico. Subase storica le condizioni di lavoro, tipi di cantieri, tecnologie utilizzate, numero di personeimpiegate rendono i dati di difficile comparazione, sia perché dobbiamo considerare ilmiglioramento delle misure di prevenzione in cantiere sia perché sono migliorati i sistemi disoccorso per il trattamento medico delle persone coinvolte in incidenti. Perciò davantiall'aumento del tasso di feriti/morti nel tempo, potremmo dover concludere che la sicurezza neiposti di lavoro è in diminuzione. Ed in effetti l’automazione e la meccanizzazione permette l’usodi attrezzature più potenti e veloci. Non difficilmente al miglioramento complessivo dellafunzionalità di un sistema di controllo, vengono alla luce più incidenti di quanti non ne venivanorilevati in precedenza. Questa variazione del sistema di controllo va considerata attentamente daparte dell’osservatore, che con difficoltà dispone di serie di dati storicamente omogenei.

42 ADAMS J., op.cit., p. 73

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6 Il rischio tecnico

Alcune definizioni generaliDalla discussione sviluppata nei capitoli precedenti possiamo trarre la constatazione che larealizzazione con successo di un progetto o meglio dei suoi obiettivi è intrinsecamente aleatoriaovvero appare improbabile che un progetto possa realizzarsi senza che accadano avvenimenti oderrori non previsti o non prevedibili tali da mettere in pericolo o al limite da far fallire il progettostesso. Il rischio di insuccesso del progetto o di parti di esso, di raggiungimento di obiettivispecifici o di rispetto di condizioni o vincoli interni ed esterni è sempre più avvertito e quindi lagestione del rischio diviene progressivamente una dimensione determinante della gestione delprogetto. Il contesto e la discussione sviluppati nei capitoli precedenti ci permette di definiremeglio alcuni concetti chiave relativi al di rischio per i progetti di costruzioni, a partire dalleprincipali definizioni esistenti presenti in letteratura, per poi proporre una definizione del rischiodi un progetto e una analisi più approfondita.Il concetto di rischio è definito spesso in modo ambiguo e non distinto dai concetti di alea,pericolo ed incertezza (in inglese risk, hazard, uncertainty ed in francese risque, hazard, alea, incertitude).43

Nel linguaggio tecnico si può notare che in particolare nell'ambito degli studi di origineanglosassone di Risk Management i termini assumono significati diversi, i concetti di risk ehazard (rischio e pericolo) vengono usati intercambiabilmente. Rowe, ricorrendo ad unadefinizione desueta poiché ricorre ad un giudizio di valore, definisce il rischio consistente “nellarealizzazione di avvenimento temuto, dalle conseguenze negative”, e analogamente Willet come “l’incertezzaoggettivata relativa alla sopravvenienza di un avvenimento indesiderabile”, Lowrance come “una misura dellaprobabilità e della gravità di avvenimenti dannosi”, Charbonnier come “un pericolo misurabile relativo a benio attività precise, dalle conseguenze economiche dannose”, Haller come “la possibilità che gli obiettivi di unsistema centrato su un fine determinato non si realizzino”. Edwards nel sottolineare che i terminihazard e risk sono spesso intercambiabili sostiene che strettamente parlando per hazard siintende qualcosa che può andare storto con conseguenze avverse, mentre risk è il prodotto delcosto di dette conseguenze per la possibilità di accadimento.

Definizione di rischio alea, incertezzaIl rischio dunque indica sia l’avvenimento temuto, sia la probabilità di accadimento, sia le sueconseguenze dannose, mantenendo le ambiguità che possiamo trovare nei dizionari. In alcunedefinizioni si evidenzia come il rischio sia connesso con la realizzazione di evento dannoso o dauna serie di eventi dannosi nel loro insieme, in altre si sottolinea la caratteristica di misurabilitàche non sempre è rilevabile, in altre ancora non si introduce una valutazione della gravità delleconseguenze, ma solo la constatazione del non soddisfacimento degli obiettivi inizialmenteprevisti. Anche nei testi di project management i concetti di rischio, di alea di incertezza si

43 Il Grande Dizionario italiano dell’uso di Tullio De Mauro definisce il rischio come “possibilità prevedibile di subire undanno, un evento negativo, un inconveniente, una perdita e sim., come conseguenza del proprio comportamento o di difficoltà oggettive;circostanza o evento a cui è connessa tale possibilità, situazione critica in cui ci si trova.”Il Dizionario della Lingua Italiana di Devoto e Oli definisce rischio come “eventualità di subire un danno (più incerto diquello implicito in pericolo)”, mentre il Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani fornisce del rischio la seguentedefinizione: “Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili (è quindi più tenue e meno certo che pericolo... senza alcuna reggenza o con reggenza sostantivale si avvicina al significato di pericolo”. Il Dizionario Italiano Ragionato fornisceper pericolo la seguente definizione: “Circostanza o complesso di circostanze che comporta possibili e gravi danni”.Le Robert definisce il rischio come “un danger éventuel plus o moins prévisible”, “le fait de s’exposer à un danger (dans l’espoir d’enobtenir un avantage” e ancora “l’éventualité d’un événement ne dépendant pas exclusivement de la volonté des parties et pouvant causer laperte d’un objet ou tout autre dommage”. Nei dizionari inglesi si legge che hazard è definito direttamente come “rischio,azzardo, sorte, caso, fatalità, una fonte di pericolo” mentre il termine risk è definito come “rischio, pericolo, la possibilità di unaperdita o di un danno”.

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sovrappongono a causa di una non costante definizione. 44 Declerck, Emery e Crenerdefiniscono il rischio come “un ambiente nel quale l’informazione è di natura aleatoria e probabilistica, chesignifica che ad una strategia data è associato un insieme di risultati possibili e che a ciascuna risultato è associatauna probabilità”, mentre definiscono l’incertezza come “un ambiente nel quale l’insieme dei risultatipossibili di una strategia non è totalmente conosciuto e di conseguenza in cui probabilità associate non sonomisurabili”, quantificabili.Courtot nel suo importante testo propone di considerare:- il concetto di alea significa che “i parametri del progetto possono evolvere in una forchetta che è

statisticamente prevedibile da un intervallo di confidenza e che può essere modellizzato medianteleggi di probabilità. Le alea sono generalmente giudicate accettabili perché possono essere prese inconto tecnicamente e quindi governabili”.

- Il concetto di incertezza significa che il fenomeno “non è modellabile mediante leggi diprobabilità, è imbarazzante quando si basa su un’informazione che ha una forte incidenza sulprogetto. Si dice generalmente mettere le incertezze sotto controllo”.

- Il concetto di rischio indica “uno scarto giudicato inaccettabile in rapporto ad un criterioutilizzato nel controllo, sia che lo scarto risulti da un’alea o da un’incertezza”.

Il rischio di un progettoIn queste definizioni proposte da Courtot possiamo rilevare che il concetto di rischio è legato aduna situazione di alea o di incertezza e ad un non raggiungimento di obiettivi conseguente alverificarsi di un dato evento che viene giudicato non accettabile e quindi un danno.Passiamo ora a definire il concetto di rischio di un progetto che può meglio spiegarel’importanza e l’utilità della gestione del rischio nei progetti di costruzioni edili e civili, pur nelladifficoltà della diversa natura, importanza e percezione del rischio nelle varie fasi di un progettoda parte dei diversi operatori coinvolti. Come afferma Giard “La natura et la gerarchia dei rischi nonsono identiche da un progetto all’altro, né stabili nel corso del tempo per un medesimo progetto ed inoltre sonopercepite in modo differente dagli operatori del progetto in funzione del loro ruolo.” 45

Come abbiamo discusso precedentemente il rischio è una dimensione ineliminabile di unprogetto, che da sempre costituisce un parametro di decisione importante per i progettisti, incidenon solo sul programma del progetto, ma se adeguatamente strumentata tecnicamente edorganizzativamente apre sia alla gestione della prevenzione e del controllo che alla valutazionedella coerenza e completezza della strategia di gestione.In testi di risk management possiamo trovare diverse definizioni di rischio di un progetto:il PMI definisce46 il rischio di un progetto come “the cumulative effect of the chances of uncertain

occurrences adversely affecting project objectives”;Chapman e Ward47 propongono che il rischio di un progetto sia “the implication of the existence of

significant uncertainty about the level of project performance achievable. A source of risk is any factor canaffect project performance, a risk arises when this effect is both uncertain and significant in its impact onproject performance”

44 Nel Glossario proposto dalla Society for Risk Analysis (vedi appendice) si propongono le seguenti definizioni:Accident: That occurrence in a sequence of events which usually produces unintended injury, death or propertydamage.Damage: Damage is the severity of injury or the physical, functional, or monetary loss that could result if control of ahazard is lost.Danger: Expresses a relative exposure to a hazard. A hazard may be present, but there may be little danger because ofthe precautions taken.Hazard: A condition or physical situation with a potential for an undesirable consequence, such as harm to life orlimb.Risk: The potential for realization of unwanted, adverse consequences to human life, health, property, or theenvironment; estimation of risk is usually based on the expected value of the conditional probability of the eventoccurring times the consequence of the event given that it has occurred.45 GIARD V., Gestion de Projets, Economica, Paris 1991, pag. 2246 PMI, op. cit.47 CHAPMAN C., WARD S.,

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AFITEP ha tentato una definizione generale di rischio che può essere una base utile per definireoperativamente il rischio di un progetto proponendo che con il termine rischio si intenda:“la possibilità che si produca un evento, generalmente sfavorevole, che comporta delle conseguenze sul costo e sulladurata di un’operazione e che si traduce matematicamente per mezzo di un grado di dispersione dei valoripossibili intorno al valore probabile che quantifica l’evento e di una probabilità che il valore finale rientri entro ilimiti accettabili”.48

Questa definizione generale di rischio nel limitare il campo di applicazione, è però scarsamenteutile per l’analisi e la gestione di progetti di costruzioni, nelle quali raramente la possibilità che siproduca un evento, generalmente sfavorevole, è traducibile in termini di funzioni matematichedi probabilità e variabilità: nelle costruzioni un insieme di eventi, singolarmente privi di gravità edi probabilità non stimabile, può risultare nel suo insieme in grado di causare conseguenze anchecatastrofiche.49

Nella gestione di progetti di opere civili può essere necessario fare riferimento ad unadefinizione di rischio che consenta di tenere in conto le elevate condizioni di incertezza in cui siopera nel settore edile e cioè dell’instabilità dei processi, dell’assenza di sequenze ripetitive dioperazioni, dell’elevata varietà degli attori che partecipano alla realizzazione del progetto, di tuttele condizioni esterne ed interne in continuo cambiamento, che influiscono fortemente sullanatura del progetto, che ne sono la ragione dell’esistenza di questa particolare modalità di azione.Considerando questo insieme di condizioni di incertezza Giard propone per il rischio di unprogetto una definizione che, pur senza escludere un approccio probabilistico, considera ilrischio come:“la possibilità che un progetto non venga eseguito in conformità alle previsioni in termini di costi, di data dicompletamento e di specifiche del prodotto finale, essendo lo scarto rispetto a queste previsioni consideratodifficilmente accettabile o inaccettabile”50, dunque una definizione caratterizzata da maggior flessibilità ed estensività e quindi capace dirappresentare più efficacemente un progetto di costruzioni. In questa definizione il rischio èdecisamente connesso con il risultato di un processo, lasciando aperta la possibilità di introdurreanalisi probabilistiche se le informazioni lo consentono, ma al contempo consentendol’introduzione di criteri qualitativa di stima o di giudizio di cause singole o di insiemi o catene dieventi; inoltre si introduce il criterio di valore relativo alla gravità delle conseguenze di ognievento non previsto sempre in relazione agli obiettivi alla base del progetto. In più emergonoconcetti che avremo modo successivamente di sviluppare in modo approfondito quali lamultidimensionalità del rischio, il livello di rischio o di criticità, l’accettabilità del rischio.Tuttavia si presenta come una definizione i cui termini risultano astratti se confrontati conl’orientamento operativo che dovrebbe fornire. È invero una definizione generale, rispondentead un progetto assunto nella sua genericità, che privilegia il punto di osservazione managerialeche ha interesse a trattare solo dati sintetici del progetto. Per essere condotta su un terreno dioperatività tecnica richiede un’ulteriore specificazione e la discussione di alcune questioni cheelenchiamo qui e di cui discuteremo successivamente relative a:- al rischio come limitazione alla capacità predittiva degli strumenti di progettazione e

pianificazione e quindi alla;- aleatorietà degli obbiettivi del progetto;- al concetto di scostamento rispetto ad un obiettivo dato ed alla determinazione delle cause

ed agli effetti di giudizi di inaccettabilità dei prodotti e dei processi nel corso dellosvolgimento del progetto;

- allo scambio contrattuale di cui è oggetto l’approccio prestazionale;- alla multidimensionalità del concetto di rischio e alla differenziazione degli obbiettivi in base

al principio di precauzione.

48 AFITEP, AFNOR, Vocabulaire de gestion de projet, AFNOR, Paris 1989, pag. 9349 GIARD V., Gestion de Projets, Economica, Paris 1991, pag. 119.50 Si veda GIARD V., op. cit., pag. 119

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La cecità del progettoUn elemento che si perde in Giard rispetto alla definizione AFITEP va riferito alla “possibilitàche si produca un evento”. Lo scarto sui parametri funzionali del progetto è la conseguenza dieventi che non siamo in grado di prevedere e pianificare. Tale osservazione coglie non tanto ilproblema manageriale che con la definizione di Giard può o non può essere simulato nelle suegrandezze fondamentali, quanto il problema di chi gestisce i processi e sviluppa i piani percontrollarli. La definizione infatti suggerisce un modello di aleatorietà che riguarda larappresentazione dei processi, la considerazione di eventi non previsti che li modificanoincessantemente e rispetto ai quali occorre analizzare le conseguenze sui parametri caratteristicidel progetto. L’aleatorietà riguarda in effetti eventi prevedibili e non e ribadisce il fatto che sitratti di un problema di conoscenza e fa riferimento alle decisioni tecniche, alle soluzioniprogettuali ed ai piani di costruzione.Questi infatti non esauriscono con le proprie previsioni la gamma degli eventi, perlopiù negativi,a cui si espongono. Esiste un debito di conoscenza, dovuto a molteplici cause, che si concludecon la conclusione del progetto. L’incertezza che consideriamo come parte del rischio sta anchenell’incapacità, (la nostra scienza è invero assai piccola) di produrre anche modelli probabilisticiche potrebbero essere di aiuto.

Aleatorietà degli obiettivi del progettoL’aleatorietà è intrinseca alla conoscenza che sta nel lavoro di progettazione, pianificazione e digestione del progetto. Se ne deriva un altro elemento di critica, quello fondamentale. Gliobiettivi, i parametri tecnico economici, sicurezza, salute e sostenibilità ambientale, sonoobbiettivi aleatori, qualcuno più altri meno ma lo sono tutti. Lo scarto non sta, almeno nonsoltanto, nel processo di produzione che quegli obbiettivi deve raggiungere, bensì constanell’incertezza in cui vengono tradotte le prestazioni relativamente sia ai parametri interni che aivincoli esterni. Ed a proposito di questi occorre una riflessione più approfondita.

Scostamento dagli obiettiviAnalogamente a quanto osservato per l’idea che l’incertezza, anche l’assimilazione del concettodi rischio ad uno “scostamento” da un valore obiettivo, è cara a quella parte della statistica dellamisurazione che ha nella curva Laplace – Gauss la sua icona rappresentativa e che si propone diprodurre una misura considerando il problema dell’aleatorietà nel processo di misurazione. Taleapproccio si trasla alla previsione, ad esempio in qualità di problema di misurazione di durata diun processo, ed equivale sostanzialmente a misurare un processo secondo le sue moltedimensioni e ad definire un intervallo di plausibilità dello scarto che equivale ad un intervallo diconfidenza laddove è possibile applicare la teoria delle probabilità.La possibilità di un risultato non conforme alle previsioni o alle attese o ai vincoli del progettolascia aperto il problema della causa o dell’insieme delle cause (o, più precisamente, dell’evento odell’insieme degli eventi della situazione o dell’insieme delle situazioni):le combinazioni possibili sono relativamente elevate che si pone il problema di come si possonoidentificare, individualmente e nel loro insieme strutturato, e valutare nella loro capacità diincidere sul risultato atteso;Il giudizio di accettabilità, del relativo scarto o dell’inaccettabilità dello scarto rispetto ai criteri divalidazione dei risultati del progetto pone il problema della valutazione del rischio comevalutazione della natura e del livello delle conseguenze di eventi e il problema connesso deicriteri di giudizio di valore;Il giudizio di inaccettabilità dello scarto apre il problema della correzione dello scartoeventualmente verificatosi e ancor di più della correzione preventiva e della individuazione evalutazione dei cambiamenti del progetto.

Aleatorietà negli approcci prestazionaliUna caratterizzazione non secondaria dell’aleatorietà degli obbiettivi di progetto si legaall’affinamento cui sono sottoposti nel tempo parallelamente alla specificazione contrattualedelle prestazioni di cui sono oggetto. L’approccio prestazionale in particolare è aleatorio nella

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definizione di specifiche astratte che devono trovare gradualmente una concretizzazioneoggettuale che contempli anche le molte grandezze intangibili o di difficile misurazione ma chesi ritrovano nel concetto di soddisfazione esplicita ed implicita del cliente. La soglia diaccettabilità implica spesso un giudizio complesso che solo in parte viene espresso dallacontinuità di una grandezza numerica.

Multidimensionalità del rischio e articolazione attraverso il principio diprecauzioneSulla natura degli obbiettivi del progetto occorre una distinzione. Progettisti e manager, ingenere i decisori, devono continuamente fronteggiare l’esigenza di bilanciare le libertà e i dirittiindividuali perseguiti dalle imprese con il bisogno di ridurre o eliminare il rischio di effettisull’ambiente, sulla salute e sulla sicurezza delle persone.I manager o i progettisti che devono fronteggiare rischi inaccettabili, incertezza scientifica epubblici interessi hanno il dovere di trovare delle risposte. Perciò tutti questi fattori devonoessere presi in considerazione, individuando un corretto bilanciamento che sia proporzionato,non discriminatorio, trasparente e coerente, tale che si possano rispettare i livelli di protezioneindividuati, ridurre i rischi economici e concretizzare gli obbiettivi di qualità tecnica. Noncompete al manager l’individuazione dei parametri e dei livelli di sostenibilità del rischio diimpatto ambientale o per quanto riguarda la sicurezza del lavoro o sulla salute delle persone; egliè estraneo all’incertezza associata ai risultati della valutazione dell’informazione scientificadisponibile al riguardo. Ciò ricade piuttosto nell’ambito di una valutazione sociale e politica.Tuttavia compete al manager l’onere di produrre prove circa la soddisfazione dei vincolisocialmente condivisi e, in assenza di questi, la soddisfazione di un principio di precauzioneattraverso un approccio di precauzioni che si concretizza in misure di protezione adeguate.L’onere di dimostrare l’adeguatezza, se richiesta, delle misure di precauzione adottate ricade nellasfera di competenza del manager.Il ricorso al principio di precauzione presuppone che le conseguenze potenzialmente dannose diun effetto derivante da un fenomeno, prodotto o processo sono state identificate anche se che lavalutazione scientifica non permette al rischio di essere determinato con sufficiente certezza.L’implementazione di un approccio basato sul principio di precauzione deve partire con unavalutazione scientifica il più completa possibile che identifichi ad ogni passo i livelli di incertezzascientifica.

Definizione di rischio di un progettoIl rischio di un progetto pone quindi la necessità di sostenere con metodi e strumenti giudiziqualitativi relativi alle conseguenze, alle relative cause, alla accettabilità della possibilità e gravitàdelle conseguenze, alla possibilità di correggere le conseguenze o modificare le cause che lepossono generare, tutti giudizi qualitativi che date le (estreme) condizioni di incertezza nonpossono non contenere una sostanziale componente di soggettività degli operatori responsabilidel progetto o di sue parti.Considerando questo insieme di condizioni di incertezza si propone che:“il rischio esprime l’incertezza relativa alla progettazione ed alla pianificazione degli obiettivi economici (costo,durata …), e di qualità tecnica del progetto, e alla possibilità di eventi, generalmente sfavorevoli, che comportinodelle conseguenze sulla conformità del prodotto finale, sulla protezione dell’ambiente, della salute e della sicurezzadelle persone, essendo tali risultati non perseguibili, difficilmente accettabili, o inaccettabili”

Dalla definizione elaborata a partire da quelle precedentemente evidenziate, possiamo inoltrecaratterizzare la differenza distinzione fra ciò che possiamo ritenere essere un rischio tecnico eciò che estensivamente riteniamo essere un rischio tecnologico. Con la definizione di rischiotecnico accentuiamo la componente “interna” di incertezza: quella cioè che riguarda laprogettazione, pianificazione e realizzazione di obiettivi tecnico economici, mentre il rischiotecnologico risulta essere comprensivo delle dimensioni “interne” al progetto ed “esterne” ad

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esso, ossia comprensivo della dimensione ambientale, economica, sociale e politica dellatecnologia che ne determina la sostenibilità.

L’osservazione del rischioLa via più diretta per identificare i rischi è osservare i processi di produzione edilizia. Ilragionamento è del tutto analogo ad un approccio epidemiologico allo studio statistico dellecorrelazioni nelle malattie.Dall’osservazione di campioni di popolazione umana gli studiosi di epidemiologia cercano dianalizzare le associazioni statistiche fra l’esposizione agli agenti di rischio e la loro incidenza sullepatologie. Lo stesso paradigma può essere mutuato nel dominio delle costruzioni e nell’analisidei processi di produzione. L’osservazione dei rischi può essere portata su una popolazione diprogetti e permettere una correlazione fra agenti di rischio e processi patologici che possonoessere ricondotti a cause comuni. Analogamente agli studi epidemiologici l’associazionestatistica, pur non dimostrando i nessi causali esistenti nei processi patologici permette diorientare l’analisi tecnica nella spiegazione delle modalità secondo le quali tali processi patologicisi sviluppano e di evidenziare l’importanza relativa che un singolo agente di rischio puòassumere rispetto agli altri. L’analisi del rischio permette di identificare fattori nei quali siinscrivono l’azione dei numerosi agenti che concorrono nei processi di produzione.Il capitolo ottavo sviluppa una prima griglia per una classificazione dei fattori di rischio sullabase di un approccio interpretativo che permette di disporre ordinatamente i maggiori centri dirischio del progetto di costruzioni ed elaborare uno schema preliminare di correlazione fraagenti ed effetti sui progetti di costruzione.

La valutazione del rischioLa valutazione del rischio è il processo di quantificazione e di valutazione del rischio. La valutazionedel rischio occupa, in numerosi ambiti disciplinari, ricercatori e scienziati nell’università,nell’industria o in enti pubblici. Sull’argomento in generale esiste una letteratura molto vasta.In ambito medico ad esempio il rischio è, nell’uso tecnico del termine, espresso come laprobabilità che una persona possa ottenere effetti avversi da alcune attività che svolge odall’esposizione ad alcuni agenti51.Una larga prospettiva sul processo di valutazione del rischio è riportato dal National ResearchCouncil degli Stati Uniti. Secondo questo rapporto la valutazione del rischio si può suddividerein tre fasi principali52:1. identificazione del rischio è il processo per determinare se l’esposizione ad un agente puòcausare degli effetti non desiderati. La questione “può una pioggia prolungata causare un ritardonell’esecuzione dei lavori?” è relativa alla identificazione di un fattore di rischio legato allecondizioni climatiche, la pioggia è considerato essere l’agente che produce i guasti (ritardi, opereaggiuntive ecc.), l’esposizione è una funzione dell’intensità, della durata dell’evento meteorico edella quantità di pioggia caduta al suolo;2. l’analisi delle dimensioni del rischio in rapporto agli effetti che possono essere prodotti è ilprocesso di quantificazione della relazione esistente fra dimensione dell’esposizione ad un agentee i differenti effetti o il diverso tipo di incidenza degli effetti prodotti. La domanda “in qualemisura il periodo di pioggia incide sulla durata dei lavori e con quali conseguenze rispetto alladurata delle avverse condizioni climatiche?”, è relativa alla valutazione dell’esposizione al fattoredi rischio.3. La valutazione dell’esposizione ad un agente di rischio misura effettivamente l’entità deldanno in relazione ad una misura relativa all’esposizione. La misurazione dell’esposizione è unodei problemi più delicati perché richiede una definizione accurata delle catene causali ed una

51 Sulla problematicità della valutazione del rischio relativamente alla salute delle persone esiste una letteratura moltovasta; per alcuni aspetti significativi dell’evoluzione del dibattito scientifico si veda D. Hattis, D. Kennedy “AssessingRisks form Health Hazards: An Imperfect Science”, in Technology Review, vol. 89, n.4, 1986, pp. 60-7152 National Research Council, 1983 (ristampato 1992), Risk Assessment in the Federal Government: managing theprocess. Washington DC, National Academy Press.

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osservazione diretta sulla rilevanza degli effetti, e perché occorre distinguere fra agenti di rischioche possono avere gli stessi effetti;La valutazione del rischio interessa la stima di una grandezza associata ad un agente di rischionel caso specifico di un progetto ed in relazione alle conseguenze che possono essere prodotte.Occorre considerare almeno tre fattori quando si valuta la probabilità che un prodotto od unprocesso siano esposti ad agenti di rischio. Il primo è che esista il pericolo e quindi il rischio dieventi non desiderati. Il secondo è relativo all’esposizione all’agente, il terzo è il livello di rischioassociato all’esposizione.Un esempio che riguarda l’esposizione al rischio interessa tutti i fenomeni di degrado inrelazione a condizioni ambientali, ossidazione dei metalli, alterazione superficiali della pietra inrelazione all’esposizione a differenti tipi di atmosfera. Altri agenti quale ad esempio un fattore diincertezza normativa è di più difficile valutazione. Quanto è incerta la normativa, in relazione ache cosa valutiamo tale incertezza, pone qualche problema di valutazione.

L’esposizione agli agenti di rischioL’esposizione ad un agente di rischio è un concetto che aiuta a comprendere l’entità, lamagnitudine, non la probabilità assoluta dell’evento generico in cui si incorre. Adesempio consideriamo di voler mettere in relazione il rischio di ritardare un’operazionedi scavo con un evento meteorologico sfavorevole come la pioggia. In questo casol’esposizione riguarda sia la durata, che l’intensità dell’agente che può influire più omeno severamente sulla grandezza esaminata. L’evento meteorologico non è di per séun rischio; il rischio di ritardare la durata dell’operazione diviene consistente in relazionea parametri stagionali, dati climatici, alla durata dell’evento e alla quantità di millimetri diacqua che precipita al suolo, ma anche in relazione all’operazione che deve essere svolta,se si tratta di uno splateamento o di uno scavo in trincea, all’eventualità di allagare ilfondo dello scavo, alle caratteristiche del terreno, alla minore sicurezza per lemaestranze, alle misure di protezione che occorre predisporre, ai mezzi scavo di cui sidispone, ecc.La magnitudine di un rischio è frequentemente proporzionale alla duratadell’esposizione a fattori di rischio, tanto che si possono distinguere i fattori cosiddetticronici caratterizzati da persistenza e bassa intensità, dai fattori catastrofici che sonotendenzialmente episodici ed a alta intensità. È una percezione condivisa che un rapidosvolgimento dei lavori sottrae il progetto all’esposizione sia ai rischi cronici che ai rischicatastrofici.

Multidimensionalità dei processi causaliIl problema di identificare le cause in relazione con determinati effetti sono da ricondurre aquattro sorgenti principali di incertezza:- la variabilità nella suscettibilità all'esposizione, combinata con il livello di esposizione all'agentedi rischio;- la non visibilità degli effetti che può inibire l'efficacia di ogni misura di intervento precoce;- l'effetto sinergico di molte cause con effetti analoghi;- la difficoltà di descrivere processi causali a partire dall'incertezza nelle condizioni iniziali.Il rapporto del National Research Council del 1983 sulla valutazione del rischio sostiene che vi èl'esigenza di una maggiore scientificità e sostiene che: Il problema principale nella valutazionedei rischi è che l'informazione sulla base della quale occorre decidere è usualmente inadeguata.Poiché le decisioni non possono aspettare, il gap informativo deve essere colmato medianteinferenze e supposizioni e queste non possono essere valutate alla stessa stregua dei fatti.Migliorare la qualità e la comprensibilità delle conoscenze è di gran lunga la via più efficace permigliorare la valutazione dei rischi53. 53 National Research Council, op. cit..

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Criteri di validazione degli agenti e dei fattori di rischioL’analisi delle cause che producono eventi sfavorevoli costituisce uno degli obbiettivi principalidell’analisi del rischio tecnico. Il problema presenta numerosi aspetti di interesse di carattereepistemologico, sui quali si dibatte in tutti gli ambiti disciplinari in cui i processi diagnosticisvolgono compiti fondamentali per il miglioramento delle conoscenze a disposizione.Trattandosi di domini di spiegazione non deterministici principalmente volti alla prevenzione,raramente si può accontentare della spiegazione del singolo fenomeno in termini di relazioni dicausa ed effetto dal quale astrarre leggi generali. Il problema si pone spesso per classi difenomeni che fanno riferimento a popolazioni di eventi per i quali si possono individuare“agenti” che sono all’origine dei processi causali, e di “fattori” di rischio che facilitano,amplificano, riducono o semplicemente modificano le relazioni causali prodotte da uno o piùagenti. Le metodologie di indagine sono interessate da alcune questioni problematiche: due inparticolare sono i temi ricorrenti che riguardano un approccio scientifico all’analisi del rischio:• la difficoltà di inferire relazioni di causa ed effetti da evidenze di tipo statistico;• la seconda è relativa alla difficoltà di inferire rischi da campioni limitati e poco omogenei.Uno studio accurato degli agenti di rischio in relazione agli effetti che vengono provocati,dipende dalla soddisfazione di alcuni criteri fondamentali. Il primo riguarda la forzadell’associazione statistica fra livelli di esposizione ad agenti di rischio e le conseguentipatologie tecniche e organizzative. In molti situazioni è facile trovarsi di fronte a rischiimmaginari, cioè a rischi con una debole associazione statistica. Un rischio relativo minimoimplica che l’esposizione è al più, solo uno dei molti fattori che contribuiscono allo sviluppo diuna patologia tecnica.Il secondo criterio riguarda la significatività dell’associazione. L’associazione statistica è affettada incertezza dovuta agli errori di rilevazione che possono trasformare in rilevante un rischioimmaginario. La dimensione dello studio è un elemento importante per l’affidabilità dellerilevazione; gli errori di rilevazione diminuiscono al crescere del numero di rilevazioni. È unproblema osservato da molti autori quello relativo all’individuazione dei rischi su di una base didati troppo limitata.Il terzo criterio riguarda la validità di uno studio. Gli studi sulla correlazione fra eventipatologici e conseguenze sono suscettibili di molti possibili errori che sono particolarmentedifficili da controllare nelle prime fasi della ricerca su problemi le cui dimensioni e la cui naturanon sono note. Scoprire gli errori in queste fasi è una difficoltà rilevata da molti autori.Una condizione ulteriore di incertezza riconosciuta da molte parti è relativo al confronto dieffetti multipli. Un ricercatore che compia abbastanza confronti in uno studio troveràsicuramente molte associazioni “statisticamente significative” nei dati, semplicemente per via delcaso.Alcuni errori di osservazione possono comportare ad sottovalutazione del rischio. È unproblema comune quello relativa alla rilevazione dei dati. Una classificazione casuale di elementiesposti o meno ad un rischio non permetterà di rilevare alcun effetto, sempre che ve ne sia uno.Minori errori di classificazione riducono tendenzialmente la dimensione di un effetto indagato.Per queste ed altre ragioni i ricercatori dovrebbero osservare le linee d’ombra di uno studio chedescriva effetti certi. In questi casi studi aggiuntivi non possono che migliorare la valutazionedell’esposizione ad un rischio rispetto agli effetti che produce. Si osserva frequentemente ilcontrario. La maggior parte delle controversie ruota attorno alle diverse interpretazioni dievidenze sulle relazioni di causa ed effetto.Spesso l’irriducibile incertezza legata a questo tipo di studi è tale da non poter avere rilevanza daun punto di vista della gestione dei conflitti o da un punto di vista legale.

I postulati di Henle Koch ed EvansUn ambito di studio in cui il dibattito sull’inferenza causale di fenomeni complessi è fra i piùavanzati, è quello che viene delimitato dagli studi epidemiologici in medicina. A questo stessoambito si possono ricondurre gli approcci e le metodologie di studio che interessano alcunicampi della biologia o della fisica dell’atmosfera che studia ad esempio l’effetto serra, o gli studi

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che in generale si occupano dei rischi legati alla salute delle persone sulle strade, nei luoghi dilavoro, fra le pareti domestiche ecc.Lo studio di tipo epidemiologico si fonda sulla statistica ed è una regola cardinale scientifica chela statistica non può provare le cause di un dato fenomeno. Per questa ragione i ricercatori sonospesso riluttanti ad indicare come causa l’esposizione ad un rischio. Vengono presi inconsiderazione differenti criteri dagli studi di tipo epidemiologico per pesare le inferenze circa lecause. I postulati di Henle Koch ed Evans (HKE) permettono una generalizzazione che si puòestendere utilmente allo studio delle “patologie” tecniche e organizzative nell’ambito delprocesso di costruzione. Questi sono riassumibili nei seguenti punti54:• la patologia è significativamente più rilevante nei casi in cui è stata accertata l’esposizione a

precisi agenti e fattori di rischio a quelli in cui l’esposizione non si verifica;• l’esposizione è risulta essere superiore nei casi in cui viene rilevata la patologia che in quelli

in cui non viene rilevata;• Gli studi di previsione, che prendono in considerazione una popolazione di casi, mostrano

una significativa incidenza maggiore nei casi di esposizione che nei casi di non esposizione.• Le risposte ad un esposizione seguono una scala progressiva.• L’esposizione ad un rischio innesca risposte misurabili con una probabilità maggiore nei casi

di esposizione o scompare nei casi di minore esposizione;• L’eliminazione degli agenti sospetti decrementa l’incidenza della patologia;• La modificazione della risposta ad una esposizione ad un rischio può diminuire o eliminare

un effetto

Criteri di Hill per valutare le cause ossia i fattori/agenti di rischioVi sono effetti che non hanno cause note o vi sono effetti che hanno cause multiple. In questesituazioni non sono sufficienti i postulati esposti in precedenza. Tuttavia possiamo cercare diidentificare i fattori che incrementano il rischio e che possiamo cercare di prevenire per una suariduzione. Le condizioni che possono aumentare l’incertezza dell’analisi sono svariati: alcunidifetti si riscontrano raramente se non in coincidenza con l’esposizione a certi agenti, altri sonofortemente connessi all’esposizione a certi tipi di agenti. Alcune associazioni possono esseredeboli. In un articolo, Bradford Hill propone nove criteri che aiutano a decidere se unaassociazione riportata è di tipo causale o spuria. I criteri si possono così sintetizzare:1. Forza dell’associazione Vi sono casi in cui l’evidenza dell’associazione è fuori di ogni

ragionevole dubbio.2. Consistenza. È stato osservato ripetutamente, da diverse persone in diversi luoghi e

circostanze in momenti diversi?3. Specificità. Se le associazioni si limitano a particolari condizioni e ad effetti particolari e non

vi sono associazioni ad altri tipi di cause allora disponiamo di argomenti chiari peridentificare una relazione di causa ed effetto

4. Temporalità. Cosa viene prima e cosa viene dopo?5. Gradiente di esposizione. La misura crescente dell’esposizione genera una curva di risposta

correlata crescente;6. Plausibilità. È utile analizzare se l’associazione di un fattore ad un risultato è da plausibile

da un punto di vista dei processi reali che associano cause ad effetti;7. Coerenza. L’interpretazione delle relazioni di causa ed effetto non devono entrare in

conflitto seriamente con le conoscenze disponibili circa i fatti noti in processi simili;8. Sperimentazione. Occasionalmente è possibile appellarsi ad una evidenza di tipo

sperimentale. In questi casi può essere rilevato il supporto decisivo all’ipotesi di cause;9. Analogia. In taluni casi può risultare corretto formulare giudizi per analogia. Un agente

preso in esame può presentare caratteristiche analoghe ad un agente che ha dato prova diprodurre determinati effetti.

54 AA.VV, Phantom risk, scientific inference and the law, a cura di K.R. Foster, D. E. Bernstein, P. W. Huber, MITPress, Cambridge Massachusetts,1999, pp 7-8

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Affinché l’indagine possa essere convalidata e giudicata consistente è necessario soddisfarealcuni se non tutti i requisiti esposti. Diversamente è immediato dubitare di aver messo a fuocouna associazione fra un agente di rischio e gli effetti prodotti. Nessuno dei nove criteri presosingolarmente produce un’evidenza indiscutibile a favore o contro un’ipotesi di relazione dicausa ed effetto.

Filosofi della scienza e ricercatori hanno discusso a fondo i criteri di Hill e altri criteri sono statiproposti. Molti concordano che non siano sufficienti a garantire uno standard di provascientifica o almeno non si pongono al livello di standard scientifico deterministico causalepresentato nei postulati HKE.I criteri di Hill hanno influenzato molto le ricerche epidemiologiche; il fatto che in questi studi siritenga necessario dibattere approfonditamente i risultati prodotti, sottolinea l’esigenza di unparadigma scientifico che richiede un processo di persuasione della comunità scientifica che nonsi può fermare all’evidenza scientifica dei dati, ma che richiede un processo di verifica diposizioni a volte molto contrastanti fra di loro. In questo la comunità rispecchia l’influenza diorientamenti o posizioni presenti nella società. Proprio perché le conseguenze di una valutazionedell’esposizione ad un rischio hanno peso sulla società, non è difficile osservare un rilevanteimpegno nella falsificazione delle ipotesi che hanno maggiore forza di evidenziazione delleassociazioni fra rischi ed effetti. Il dibattito sullo standard di inferenza ottenuto in unadimostrazione si accende facilmente quanto più diventano rilevanti e significative le ipotesi chevengono studiate.

La falsificazione dell’analisi del rischioI contenziosi legali richiedono spesso agli esperti delle affermazioni certe circa l’esistenza omeno di un rischio. Vi è una asimmetria di fondo fra alcuni conflitti che si sviluppano attornoall’attribuzione di responsabilità e l’identificazione scientifica di un rischio. Nell’affermazioneche certi fattori o agenti comportano un rischio per quanto alto di ottenere degli effetti nondesiderati, non vi è mai la certezza che siano quegli agenti a causare quegli effetti determinati. Nési può avere la certezza del contrario.La ricerca sui rischi, in quanto prescinde dalla determinazione di effettivi processi dicausa/effetto, offre spesso risposte ambigue tale da consentire l’assunzione di posizioni moltosfumate al riguardo. Questo stato di fatto non deve spaventare poiché risulta essere lo statoeffettivo di ogni disciplina scientifica che discute attorno alle teorie che produce e che valida oinvalida. L’analisi dei rischi non si presenta come un paradigma particolarmente potente, anzinegli ambiti scientifici in cui viene applicato, può dare luogo a polemiche molto controverse sulpiano scientifico. Irving Langmuir propone alcuni criteri per aiutare i ricercatori a riconoscerefenomeni fittizi;• Il massimo effetto che viene osservato è prodotto da un agente causale di scarsa intensità

rilevabile e di grandezza degli effetti sostanzialmente indipendente dall’intensità delle cause;• L’effetto rimane nell’ordine della rilevabilità minima o sono necessarie numerose rilevazioni

per ottenere una scarsa significatività statistica dei risultati;• È pretesa grande accuratezza;• Sono proposte teorie fantastiche contrarie all’esperienza;• Le critiche sono ribattute da scuse ad hoc elaborate sul momento;• Il tasso delle critiche è vicino al 50% inizialmente e declina gradualmente verso l’oblio.Langmuir proviene da una tradizione scientifica che contrasta con l’approccio di Hill chesostiene la plausibilità di certe relazioni di causa ed effetto. Il passaggio necessario affinché lecorrelazioni statistiche abbiano valore, va oltre l’osservazione e i test. Richiede teoria e verificasperimentale. E richiede capacità di compiere con successo delle previsioni.Una teoria non si accontenta di poche osservazioni, ne richiede molte. Se negli studi iniziali siassociano grandi rischi a esposizioni esigue, allora la ripetizione delle osservazioni e l’aumentodei dati rilevati ed il miglioramento delle misure non può che aumentare ancora l’impatto dei

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rischi. Se questo non succede la teoria iniziale delle associazioni diviene sospetta ed èprobabilmente errata.

Il rischio in produzioneIn produzione i problemi di conoscere i rischi non hanno la stessa connotazione che rivestononelle scienze naturali. Sul bisogno di elaborare teorie e modelli matematici rigorosi prevale unpragmatismo empirico che non concede molto tempo alla ricerca di una spiegazione completa diun fenomeno ma si può accontentare di risultati parziali. A partire da considerazioni di questanatura al riguardo delle decisioni di carattere progettuale possiamo individuare un triplice livellodi indagine:- il primo interessa specificatamente chi si occupa di studiare i processi di progettazione e

cerca di produrre risultati di carattere generale, o quantomeno che abbiano uno spazio dipermanenza fra le conoscenze condivise. La base di riferimento è rappresentata da unapopolazione di progetti presi in esame e dai si inducono risultati di carattere generale;

- il secondo ricade nell’ambito decisionale del progettista, del costruttore o del valutatore, peri quali i tempi e le risorse da dedicare ad un’analisi sono un parametro di conoscenza delproblema. Il dominio di azione è il singolo progetto e gli approcci strumentali allaconoscenza dei fenomeni impongono di limitare il contributo conoscitivo allo spazioristretto delle operazioni previste;

- il terzo è quello che interessa la risoluzione dei contenziosi e quindi l’integrazione dei primidue orientamenti: la disciplina legale chiede comunque una spiegazione causale di eventirispetto alla quale la valutazione di un rischio deve risultare omogenea.

Il progettista ha un problema sostanziale e poco formale: ha la necessità di valutare se quelfattore o agente di rischio è la causa di quella conseguenza non voluta. Il problema sarebbeanalogo se dovesse agire come solutore di un conflitto, e cercare di capire quale sia lapreponderanza effettiva del rischio, da una parte sostenuta e dall’altra negata. Il problema deldecisore si risolve verso l’argomentazione scientifica che risulta più forte. Quanto il rischio siareale o presunto.Ma da un punto di vista legale il problema si presenta in maniera difforme rispetto alla gestionedi un rischio tecnologico. Da un punto di vista legale vengono valutate le conseguenze generalidello stabilire che un rischio sia reale o meno. Maggiore è l’impatto superiore è la cautela e laprudenza richiesta, qualsiasi sia la valutazione finale.D’altra parte considerata l’incertezza dell’analisi occorre saper valutare lo stato delle cose(compresa la ricerca scientifica in merito). Da un punto di vista scientifico si dispone del tempoe del numero di fallimenti che sono necessari per dimostrare una teoria. La considerazione delrischio in termini di decisione è più aleatoria perché non dispone di tempo, grandi numeri eperché le conseguenze possono essere immediate.

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7 La caratterizzazione del rischio di unprogetto

La caratterizzazione del concetto di rischioAnalizziamo ora gli elementi o gli attributi che possono caratterizzare il rischio di un progetto eche possono contribuire alla definizione dei metodi e degli strumenti più appropriati per la lorogestione. La semplice definizione di rischio si applica esplicitamente ad ogni dimensione delprogetto che come abbiamo visto è un’organizzazione complessa orientata al raggiungimento diun obiettivo a sua volta complesso ed articolato. Si pone quindi la necessità di un primoapproccio analitico, di scomposizione delle sue molteplici dimensioni in modo tale daindividuare quelle più rilevanti per il successo del progetto nelle diverse fasi e per i diversioperatori. Fra i diversi elementi capaci di specificarlo possiamo individuare le seguenticaratteristiche:• relative alla natura del rischio;• relative alle origini o alle cause del rischio, ovvero agli agenti che determinano una

condizione di potenzialità di rischio• relative alle conseguenze del rischio ovvero alla gravità dell’impatto di un rischio• relative alla probabilità di accadimento del rischio che può essere espressa come probabilità

di avvenimento,• relative alle possibilità di individuare il rischio i successive• relative alle possibilità di controllare il rischio.

La natura del rischioI rischi di un progetto possono essere di varia natura, ovvero:rischi tecnici che, connessi alla complessità, alla innovatività e alla trasferibilità delle soluzioni

tecniche di prodotto e di processo, esprimono la possibilità che il risultato ottenuto sia nonconforme in modo difficilmente accettabile o inaccettabile rispetto al risultato tecnicoatteso;

rischi di salute e sicurezza connessi al rispetto delle condizioni di salute e incolumità di tutti glioperatori del progetto;

rischi ambientali connessi alle conseguenze sull’ambiente delle attività del progetto.rischi economici che esprimono la possibilità che il costo risultante sia non conforme in modo

difficilmente accettabile o inaccettabile rispetto ai vincoli di costo alla base del progetto;rischi di durata che esprimono la possibilità che la durata risultante sia non conforme in modo

difficilmente accettabile o inaccettabile rispetto ai vincoli di durata alla base del progetto;rischi finanziari relativi al piano finanziario del progetto e degli operatori del progetto;rischi umani legati ai conflitti sociali e umani, interni ed esterni all’organizzazione del progetto, e

agli orientamenti e alla soddisfazione degli individui e dei gruppi che operano nel progetto;rischi organizzativi legati al processo decisionale e alla struttura organizzativa del progetto;rischi gestionali connessi con una non soddisfacente definizione del progetto relativa ai compiti e

alle risorse disponibili;rischi giuridici connessi a problemi contrattuali;rischi normativi connessi a norme procedurali e tecniche e a vincoli amministrativi;rischi commerciali legati alla variabilità e alla competitività del mercato;

Le origini del rischioI rischi possono essere distinti in relazione alle origini o alle cause del rischio, ovvero agli agentiche determinano una condizione di potenzialità di rischio quali:agenti ambientali esterni al progetto (in senso sistemico) legati al contesto sociale e politico, al

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clima e alla geografia dei luoghi, ai poteri pubblici e amministrativi e agli enti normatori, allacultura dei luoghi e delle società in cui si agisce;

agenti organizzativi o ambientali interni al progetto relativi al comportamento della strutturaorganizzativa e di ciascun operatore (clienti, fornitori, etc.) ed ai conflitti interni, allainsufficienza della pianificazione dei tempi, dei costi, della sicurezza e della compatibilitàambientale;

agenti tecnici relativi alla tecnologia dei prodotti e dei processi alla loro complessità, innovatività,affidabilità, etc.

Le conseguenze del rischioI rischi possono essere distinti in relazione alle conseguenze del rischio ovvero alla gravitàdell’impatto di un rischio, ovvero alla gravità diretta dell’impatto che il rischio può avere sugliobiettivi del progetto e alla gravità indiretta degli effetti che può produrre sul progetto nella suaglobalità; vedremo in seguito come questa sia, da una parte, una delle caratteristiche piùimportanti di un rischio da porre al centro dei metodi e strumenti di gestione del rischio, ma,dall’altra, sia difficilmente valutabile o misurabile.La difficoltà di operare una graduazione della gravità su base oggettiva risiede nellaindividuazione delle grandezze, nella deteminazione delle soglie al di sopra delle quali si possonoavere conseguenze “catastrofiche”, nella individuazione e nella valutazione oggettiva delleeventuali conseguenze, nella valutazione delle interazioni fra le conseguenze di rischi diversi,nella significatività dei rischi individuati e stimati. Nonostante queste difficoltà in relazione aquesta caratteristica si può operare generalmente una prima distinzione qualitativa fra:- i rischi secondari o trascurabili la cui gravità è tale che le conseguenze possono essere

accettabili o almeno compatibili con la possibilità di raggiungere gli obiettivi finali;- i rischi primari o catastrofici la cui gravità è tale da modificare in modo inaccettabile i risultati

raggiunti e da mettere in pericolo il progetto stesso;

La probabilità del rischioI rischi possono essere distinti in relazione alla probabilità di accadimento del rischio che puòessere espressa come probabilità di avvenimento, o meglio le possibilità ragionevoli che il rischiosi realizzi nello sviluppo del progetto, o come frequenza di avvenimento in relazione al fenomenoanalizzato ed ai dati di cui si può disporre.Il concetto di frequenza ha qualche limite: la sua determinazione si basa sulla capacità di disporreo di costruire una base di dati storici sui rischi, ma non solo in edilizia queste informazioni onon esistono o sono difficilmente utilizzabili.55

Inoltre questa caratteristica, elaborata per produzioni stabili, presuppone sia una ripetitività deiprocessi (che in realtà si verifica) che una costanza di condizioni che invece non si verifica neiprogetti anche per i prodotti e i processi apparentemente identici. Presupporre una ripetitivitàsignifica ritenere che le organizzazioni non evolvono e non si modificano in relazioneall’esperienza. Anche il concetto di probabilità è fortemente soggettivo in quanto si basa sullavalutazione di un gruppo di esperti che deve stimare la probabilità di un rischio identificato equindi è dipendente dal numero delle persone che partecipano, dalla loro esperienza, dal loroorientamento in relazione alla specifico elemento di rischio e all’intero progetto. Come ultimaconsiderazione alcuni rischi come i rischi organizzativi o ambientali sono esprimibili non tantoin termini di probabilità, ma piuttosto in termini di condizioni potenziali. Nonostante queste

55 Non si può dire che potremmo ricavare molta utilità da base di dati correttamente predisposte per l’utilizzostatistico in senso predittivo. La produzione per progetti pone qualche problema differente che può comunque essererisolto nell’ambito della sua specificità. Il fatto che non si faccia o che non sia stato fatto, non permette di ricavaregiudizi limitativi sulle possibilità di un simile approccio. I motivi per cui non si fa sono altri: anche se la produzioneper progetti non è ripetitiva potrebbe comunque essere analizzabile nei termini di un insieme di individualità.Potrebbe essere opportuno tenere separato l’ambito della valutazione delle probabilità legate a classi di elementi e laprobabilità soggettiva legata ai fatti di un singolo progetto. Occorrerebbe inoltre valutare il problema del costo deidati, analizzare le difficoltà entrando nel merito.

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difficoltà in relazione a questa caratteristica si può operare generalmente una prima distinzionequalitativa fra:- i rischi improbabili o rari la cui probabilità è molto bassa o nulla o di cui non si hanno

rilevazioni in progetti precedenti;- i rischi probabili o frequenti la cui probabilità è alta o che si sono prodotti frequentemente in

progetti precedenti;

L’individuabilità del rischioI rischi possono essere distinti in relazione alla possibilità di individuare il rischio ovvero allacapacità degli operatori di poter rilevare durante la fase stessa che lo determina o nelle fasisuccessive o percepire i segni che il rischio si manifesterà nelle fasi successive. Sulla base diquesta caratteristica si possono classificare i rischi come:- i rischi individuabili di cui è possibile individuare segni in quanto percepibili, osservabili,

misurabili strumentalmente, o presentatisi in progetti precedenti, prima che possanocondizionare le fasi successive del progetto o il successo del progetto e la soddisfazione delcliente finale;

- i rischi non individuabili che si possono presentare in assenza di segni premonitori e chepossono condizionare senza preavviso le fasi successive del progetto o il successo delprogetto e la soddisfazione del cliente finale.

Questa caratteristica del rischio apre la questione delle modalità di gestione del rischio: mentre difronte a rischi individuabili si deve sviluppare un’attitudine alla reattività anticipativa e dinamicaorientata alla predisposizione di azioni sistematiche di prevenzione dei rischi e di correzione diquelli individuati, di fronte a rischi non individuabili si deve sviluppare sia una azione sistematicadi controllo e di ispezione che un’attitudine alla reattività postventiva: più un rischio non èindividuabile più deve essere sviluppata una capacità percepire e di reagire immediatamente edefficacemente per correggere lo scarto dal comportamento o dal risultato atteso. La caratteristicadell’individuabilità pone in modo più esplicito come centrali la dimensione delle conoscenzedell’operatore come base della capacità di percepire il rischio e l’insuccesso, la questione dellaprogettazione sia della struttura organizzativa del progetto sia di procedure e strumenti diidentificazione, di controllo e di ispezione e del loro dimensionamento in relazione al costo deglierrori individuabili.

La controllabilità del rischioI rischi possono essere distinti in relazione alle capacità di controllare il rischio, ovvero se ilrischio è connesso con processi che sono sotto il controllo del dell’operatore che sviluppal’azione di gestione. Sulla base di questa caratteristica si possono classificare i rischi come:- i rischi controllabili o scelti che risultano cioè da una decisione progettuale ragionata e

deliberata di cui l’operatore si assume la responsabilità e su cui può pertanto agirepienamente in quanto all’interno dei confini del sistema e quindi sotto il controllo del sistema;

- i rischi non controllabili o subiti che sono indipendenti dalla volontà e dalla decisionedell’operatore in quanto all’esterno dei confini del sistema e quindi fuori del controllo delsistema.

La questione della controllabilità del rischio apre al problema della esternalizzazione ointernalizzazione del rischio ovvero all’assunzione del controllo o della gestione interna delrischio o al trasferimento all’esterno del sistema dell’operatore ovvero ad altri operatori delrischio stesso. Gli aspetti contrattuali e assicurativi del rischio sono fortemente connessi con lacontrollabilità del rischio.

La caratterizzazione del processo di gestione del rischioIl processo di gestione del rischio è tradizionalmente rappresentato come un processo continuoed iterabile di una sequenza di azioni finalizzate ad identificare ed analizzare i rischi, a valutarli eindividuarne la gerarchia, ad individuare le modalità di gestirli.Secondo il PMI il processo di gestione del rischio si può articolare in tre sottoprocessi e cinquefasi quali:

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informazione1. l’identificazione e analisi dei rischi;2. la valutazione e gerarchizzazione dei rischi;azione3. l’azione sui rischi;controllo4. il controllo dei rischi;5. la capitalizzazione delle conoscenze e delle informazioni.

L’identificazione e l’analisi dei rischiLa prima azione e condizione necessaria per ogni processo di gestione dei rischi di un progetto èun’analisi qualitativa basata su un’indagine finalizzata ad identificare e classificare tutti gli eventi equindi gli agenti di rischio che possono influire sui risultati del processo di progettazione. Comevedremo più dettagliatamente per il rischio tecnico abbiamo a disposizione numerosi metodi estrumenti che possono essere utilizzati in modo combinato per sviluppare questa fase distrutturazione delle conoscenze intorno alla fallibilità del progetto: analisi della documentazioneesistente (progetti preliminari, briefs, documenti progettuali, disciplinari tecnici, contratti, inrelazione alla fase del processo di progettazione in cui si colloca la procedura di gestione),interviste di esperti, sviluppo di check-list finalizzate, analisi di gruppo di esperti mediantetecniche di brainstorming, analisi di basi di dati relative ai rischi di progetti precedenti o piùformalmente utilizzo di metodi e tecniche di analisi dei rischi (quali FMEA, albero dei guasti)che integrano le tecniche precedenti in un quadro metodologico strutturato ed orientato allasistematica e ripetibile analisi dei rischi.Dopo aver identificato gli eventi capaci di determinare condizioni di rischio per il progetto gliapprocci metodologici formalizzati consentono di sviluppare un’analisi più o meno dettagliatadelle caratteristiche del rischio delle cause e degli agenti per poter agire efficacemente sullecondizioni di rischio.Un particolare studio deve essere dedicato alle interazioni fra agenti e alle combinazioni fraeffetti al fine di identificare ulteriori rischi e quindi disporre di una lista completa: i rischi e leloro cause raramente sono indipendenti e parallele, più spesso sono fortemente interagenti ocumulantesi in processi di tipo catastrofico, al punto che non è facile distinguerli al di fuori dianalisi dettagliate. Inoltre ad una causa possono corrispondere più effetti ed un effetto puòessere determinato da più cause, in particolare per agenti organizzativi ed ambientali per i quali èpiù complesso ricostruire processi lineari di causa-effetto. Il risultato ipotizzabile dell’azione diidentificazione è dunque una lista dei rischi possibili che possono essere successivamenteanalizzati e classificati secondo criteri tassonomici riferibili alle caratteristiche del rischio primaevidenziate (origine, controllabilità, etc.).Questa fase è la più importante non solo perché ovviamente condiziona le fasi successive, maanche perché costituisce la fase più feconda per la presa di coscienza del rischio, di analisiorientata del progetto, di concentrazione e diffusione di competenze e conoscenze nel grupporesponsabile del progetto. Pertanto questa fase non solo può essere ripetuta più volte nel corsodi un progetto complesso, ma è opportuno che sia avviata il più presto possibile affinché l’interagestione del rischio sia più tempestivamente inserita nel processo decisionale progettuale. Puòessere opportuno inoltre che l’insieme delle persone coinvolte in questa fase sia il più esteso ed ilpiù vario possibile relativamente alla esperienza, competenza e responsabilità sulle dimensionispecifiche del progetto.

La valutazione dei rischiIl processo di gestione dei rischi dopo aver sviluppato la fase più determinante costituitadall’analisi qualitativa di identificazione dei rischi non può limitarsi ad ottenere una lista più omeno strutturata dei rischi potenziali relativi al progetto e delle loro caratteristiche, ma devesviluppare un’analisi quantitativa finalizzata ad una valutazione del loro impatto sul progetto edella possibilità di controllarli.

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L’obiettivo di questa fase è dunque valutare i rischi identificati in relazione alle caratteristicheassunte come parametro (ad esempio la gravità o l’impatto sul progetto) per poter quindiconcentrare il processo di gestione solo su quelli ritenuti non accettabili.Il problema che si pone come risolvibile non è di valutare con esattezza e in dettaglio,operazione raramente eseguibile in modo affidabile ovvero in modo tale che i risultati previstisiano corrispondenti ai risultati ottenuti: anche la fase di valutazione o di analisi quantitativa sibasa sostanzialmente su giudizi soggettivi, dipendenti dalla esperienza, competenza eorientamento degli operatori coinvolti.Anche questa fase è di grande importanza perché trasforma una lista di rischi possibili in unalista più ridotta di rischi, valutati secondo parametri prescelti (ad esempio gravità, frequenza,identificabilità, etc.) e gerarchizzati al fine di orientare le azioni successive di gestione e direnderle più efficaci.La valutazione dei rischi consiste dunque nel definire un ordine di grandezza relativo dei rischifra loro o in relazione ad una scala di valutazione (si parla infatti di “livello di rischio”, di“indicatore di rischio prioritario” o “risk priority number”, e nel stimare il loro impatto sulprogetto. Si aprono quindi questioni relative alla pertinenza dei criteri di valutazione, allamodalità e ai metodi di valutazione, ai limiti del processo di valutazione.La valutazione della criticità si basa generalmente su tre caratteristiche fondamentali, la gravità, laprobabilità e l’individuabilità o almeno delle prime due (si veda la tecnica FMEA) con tutte ledifficoltà operative insite in queste caratteristiche. Le modalità di valutazione di conseguenzasono finalizzate a stimare, su una scala più o meno arbitraria e variante da progetto a progetto, illivello o il grado di gravità, probabilità e non individuabilità di ciascun rischio.La valutazione della gravità, ovvero dell’impatto del rischio si effettua in relazione allacomplessità ed alla stabilità degli eventi con differenti modalità quali l’attribuzione di unaposizione all’interno di una griglia di giudizi predefiniti, l’attribuzione a ciascun evento di unlivello in una scala predefinita di gravità del rischio, eventualmente integrata con coefficienti diponderazione, l’attribuzione di una stima quantitativa delle conseguenze possibili del rischiosugli obiettivi del progetto per consentire sia una comparazione quantitativa fra i rischi siadeterminare l’impatto complessivo sul progetto.La valutazione della gravità solo in alcuni casi si basa su stime quantitative risultanti dacomputazioni o simulazioni, mentre più diffusamente nasce da una stima empirica fondatasull’esperienza di altri progetti, da schemi qualitativi di di catene di eventi, da analisi di processicausa-effetto, da ragionamenti per analogia che spesso risultano più affidabili delle stimequantitative.Nella valutazione della gravità di tutti i rischi di un progetto si pongono inoltre alcune questionitecniche che non possono essere sottovalutate, ma anzi tenute presenti quando si dia avvio aprocedure di gestione, quali il numero dei livelli di giudizio, che non può essere né troppo estesoné troppo ridotto per consentire giudizi pertinenti; la somma e il confronto fra somme dinumeri corrispondenti a giudizi non ha alcun fondamento, la soggettività dei giudizi non solo èineliminabile, ma utile e necessaria, soprattutto se resa il più possibile costante ed omogenea.La valutazione della probabilità o frequenza di un rischio si effettua anch’essa con differentimodalità quali l’attribuzione di una notazione all’interno di una griglia di giudizi di probabilitàpredefiniti o l’attribuzione di una stima quantitativa della probabilità o frequenza del rischio.La valutazione della probabilità si basa su una stima empirica fondata sull’esperienza di altriprogetti, che risulta più affidabile di stime quantitative in ragione della difficoltà di disporre dicampioni di dimensione sufficiente in processi instabili fortemente condizionati dall’ambiente edall’organizzazione.La valutazione dei rischi complessivamente è dunque una fase molto importante,complementare alla fase di identificazione, affetta comunque da alcuni limiti che è opportunoevidenziare quali:- si basa sull’ipotesi che tutti i rischi sia identificabili e quantificabili sia perché alcuni rischi

possono essere dimenticati sia perché alcuni agenti sono molto difficilmente quantificabili ovalutabili quali gli agenti organizzativi ad esempio o non sono significativi;

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- la formulazione dei giudizi dipende dalla soggettività del valutatore, dal suo orientamentopersonale a sopravvalutare o sottovalutare i rischi, fatto che rende opportuno che lavalutazione e la stessa identificazione dei rischi sia affidata ad un gruppo di lavoro specifico;

- si basa sull’ipotesi che i diversi progetti o le loro parti siano comparabili fra loro e che lecondizioni e gli agenti di rischio siano qualitativamente stabili da un progetto all’altro;

- il fondare la valutazione su dati storici può condizionarla nel senso che l’accentuazione dellacontinuità con i progetti precedenti può rendere meno efficace la valutazione dellecondizioni specifiche del progetto;

- l’utilizzazione di tecniche di simulazione non è facilitata né dalle informazioni disponibili nédalla esperienza e competenza necessaria.

Alla valutazione dei rischi segue una loro gerarchizzazione od ordinamento secondo un criteriodi accettabilità al fine di individuare i rischi più rilevanti secondo criteri stabiliti e quindi diordinarli secondo la loro rilevanza per il successo del progetto.Il fine di questa operazione è costituire la base di informazioni sui rischi e sul loro livello, perorientare le risorse di gestione sui rischi meno accettabili: perché la graduazione delle azioni digestione dei rischi sia efficace ed efficiente deve essere fondata su una gerarchizzazione dei rischisecondo livelli di criticità o di accettabilità; anche le risorse sia per l’analisi e la valutazione cheper la gestione dei rischi sono limitate e pertanto devono essere applicate non all’insiemegenerico dei rischi di un progetto, ma prioritariamente ai rischi meno accettabili. La ragione perla valutazione dei rischi sta dunque nella successiva gerarchizzazione, che consente di disporre diun insieme di informazioni nuovo e idoneo a sostenere le decisioni di gestione, riduzione odeliminazione di rischi.La gerarchizzazione consiste dunque nella classificazione secondo livelli di criticità relativi, fondatiin genere su giudizi di gravità, probabilità o non individuabilità, al fine di concentrare odorientare prioritariamente l’attenzione, le risorse e le azioni sui rischi maggiori. La classificazionedi consuetudine consente di individuare almeno tre livelli, che possono essere gestiti anche conl’ausilio di matrici, come nel metodo Hazop56:- i rischi deboli o minori, che possono quindi non essere ulteriormente analizzati e gestiti;- i rischi accettabili, il cui accadere non mette in discussione il progetto o ne determina il

fallimento, ma che non di meno devono essere gestiti e trattati- i rischi non accettabili o maggiori, il cui accadere può condurre al fallimento del progetto e che

pertanto devono essere gestiti e trattati il prima possibile, anche mediante modificheprofonde del progetto.

La gerarchizzazione mediante una classificazione secondo un criterio di maggiore criticitàconsente di avviare la fase di gestione, che si fonda sul concetto di azione appropriata e graduatain relazione al livello di accettabilità ed alla natura del rischio. In modo particolarel’individuazione di rischi non accettabili costituisce un’informazione di grande importanza che,se acquisita tempestivamente, consente di intervenire sul progetto, modificandolo od, al limite,arrestandolo.Il criterio di classificazione è, di nuovo, del tutto soggettivo, a livello sia di progetto o aziendalesia di interpretazione che il gruppo di analisi o il singolo può compiere nell’analisi dei singolirischi.La soggettività della valutazione è una qualità essenziale del processo di gestione, in quanto valorizzada un lato le competenze degli operatori e dall’altro consente di adattarsi alle specifichecaratteristiche del progetto in esame.La scelta dei criteri deve essere operata preventivamente e deve basarsi su una valutazione degliobiettivi del progetto e della loro relativa importanza (ad esempio: importanza o grado ditolleranza nel rispetto delle specifiche tecniche, di durata, di costo, competitività del mercato,impatto sul mercato, impatto su altri progetti in corso, etc).

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L’azione sui rischiLa gestione dei rischi si basa non solo sulla loro identificazione, classificazione, valutazione egerachizzazione, ovvero su azioni di conoscenza, ma anche su azioni operative, su decisioni digestione che modificano il progetto nelle sue dimensioni tecniche e organizzative in tutto o inparti.Si tratta quindi di definire e di attuare misure tecniche ed organizzative appropriate perricondurre i rischi di un progetto ad un livello accettabile o debole; è quindi necessario definireed attuare rischio per rischio decisioni correttive del progetto efficaci nella eliminazione oriduzione delle loro cause, nella attribuzione delle responsabilità, dei compensi e delle copertureassicurative più appropriate, nella riduzione del livello della criticità, nella individuazione deglierrori e nella loro correzione od eliminazione prima che abbiano effetto sui risultati finali delprogetto.L’obiettivo di questa fase non può essere dunque l’eliminazione di tutti i rischi, ma la riduzionedei rischi fino ad un livello di rischi accettabili o deboli mediante:− azioni preventive/correttive delle cause e degli agenti,− azioni di mitigazione degli effetti sul progetto,− azioni di incremento della individuabilità e della controllabilità dei rischiQueste linee di azione possibili confermano l’importanza di uno dei requisiti principali delle fasidi identificazione e valutazione dei rischi, la tempestività: quanto più le informazioni entranotardivamente nel processo di progettazione, tanto più si riducono le possibilità di agire sulprogetto e i gradi di libertà di azione.La possibilità di agire sul progetto varia anche qualitativamente in relazione alla fase del processoin cui si sviluppa la procedura di gestione del rischio: nella fase di concezione e progettazioneesecutiva si privilegiano le azioni di correzione e le azioni di incremento dell’individuabilità econtrollabilità dei rischi, mentre nelle fasi di realizzazione sono privilegiate le azioni dimitigazione degli effetti e di controllabilità dei rischi.Tutte le azioni sia in fase di progettazione che di realizzazione possono essere considerate unadeclinazione in domini specifici della reattività, una qualità comportamentale sia dei singoliprogettisti che delle strutture organizzative coinvolte con diversi ruoli in un progetto.L’analisi dei rischi, mentre si propone come uno dei metodi e strumenti più idonei per sostenerein tutte le fasi e ruoli del progetto la reattività, ovvero la capacità di reagire ed adattare ilcomportamento e gli obiettivi al cambiamento, all’incertezza, all’evento imprevisto oimprevedibile, richiede che questo orientamento, questa cultura sia già presente nei progettisti enegli operatori coinvolti nel progetto.Analisi dei rischi e reattività progettuale costituiscono un insieme fortemente integrato che puòdare senso e orientamento operativo a molteplici metodi e strumenti tecnici ed organizzativiidonei ad incrementare l’efficienza dei processi di progettazione, fra i quali possiamoindividuare:− la creazione di gruppi interdisciplinari di progettazione;− la formazione di competenze collettive di gestione del progetto in condizioni di

incertezza;− la forte integrazione nelle fasi di concezione del progetto degli operatori mediante

approcci di ingegneria concorrente;− l’identificazione netta di ruoli di guida del progetto;− l’identificazione netta della struttura organizzativa del progetto;− la creazione di relazioni di partenariato effettivo fra gli operatori di un progetto;− il miglioramento dei processi di comunicazione interna del progetto;− la progettazione e realizzazione di procedure di circolazione affidabili e tempestive

di informazioni;− la definizione di regole e procedure di gestione del processo;− la decentralizzazione delle decisioni nella ricomposizione di di capacità di decisione e

responsabilità dei mezzi e dei risultati;

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− lo sviluppo di metodi e procedure di soluzione di conflitti;− lo sviluppo e l’applicazione sistematica di performance approaches nel processo di

progettazione;− lo sviluppo di metodi e procedure di accumulazione e valorizzazione di conoscenze

procedurali e tecniche.

Il controllo dei rischiLe azioni di controllo dei rischi si sviluppano su due piani: il primo è relativo alla procedura dianalisi e valutazione dei rischi e di azione sui rischi, il secondo è relativo al più tradizionalecontrollo di esecuzione, finalizzato al trattamento correttivo degli errori.Via via che il progetto si sviluppa nelle sue attività, anche di tipo recursivo, l’analisi e lavalutazione dei rischi deve essere aggiornata ed adattata alle modifiche e alle nuove informazioniacquisite anche in attuazione di azioni sui rischi stessi: alcuni rischi possono essere stati eliminati,ma altri, considerati deboli o accettabili sulla base delle informazioni disponibili, possono inveceessere successivamente classificati come inaccettabili, di per sé o in combinazione con altririschi. Si rende quindi necessario prevedere che le procedure di gestione dei rischi siano ripetuteperiodicamente nel corso di un progetto.Quando il progetto va in attuazione si sviluppano le attività di controllo delle derive delprogetto, degli scarti previsto-realizzato, in egual modo si possono sviluppare attività dicontrollo relative ai rischi previsti ed al confronto con i rischi reali rilevati e relativeall’acquisizione di informazioni relative all’identificazione, alla classificazione, alla valutazione,alla gerarchizzazione e relative alla applicazione delle azioni sui rischi, alla loro efficacia, aiprocessi attivati, ai rischi non previsti, ai conflitti generati dai rischi e dalle azioni di gestionesviluppate.Questa fase risulta in tal modo di grande importanza, come del resto ogni procedura dicontrollo, al fine del miglioramento del progetto e della capacità di azione sui progetti successivie trova nella fase successiva il completamento operativo necessario per renderla efficace.

La capitalizzazione delle conoscenze dei rischiUn processo di gestione dei rischi deve essere completato nella sua funzione di controllomediante una fase in cui si sviluppano metodi e strumenti di capitalizzazione delle conoscenzeacquisite nella fase di controllo dei rischi; le capacità operative, le esperienze, le osservazioni ditipo sperimentale sui rischi reali e sugli scarti rispetto ai rischi previsti, la documentazionerelativa ai risultati dei controlli costituiscono un patrimonio di conoscenze che non deve esseredisperso, ma anzi accumulato e valorizzato, sia dai singoli progettisti che dalle strutture diprogettazione coinvolte nel processo di realizzazione.Anche se si ipotizza, e lo si può constatare, che la maggior parte degli eventi dannosi non sonoidentici da progetto a progetto, l’accumulazione e la comunicazione di conoscenze e di verifichesperimentali possono consentire di migliorare progressivamente della gestione dei rischi di unprogetto, di incrementare la reattività in tutto il processo, di facilitare l’assunzione di decisioni diazione sui rischi e di renderle più efficaci ed efficienti.Questi obiettivi possono essere più efficacemente perseguiti mediante la predisposizione distrumenti specifici, quali piani di diagnosi e piani di gestione dei rischi che, analogamente ai pianidella qualità, prevedano procedure che assicurino la tracciabilità dei rischi rilevati, dei risultatieffettivamente ottenuti, dei controlli effettuati, delle azioni assunte, delle analisi e dellevalutazioni sulla base delle quali tali azioni sono state decise.Analogamente ai piani della qualità possono essere definite specifiche procedure di raccolta ecircolazione di informazioni da ripetersi periodicamente al fine di documentare i rischi realmenteverificatesi, il miglioramento delle azioni di gestione dei rischi e di diffondere e consolidare unacultura del miglioramento fondata su metodi sperimentali.

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8 Principali metodologie e strumenti di analisi

Metodologie per la gestione del rischio di un progettoNei capitoli precedenti è stata condotta una discussione volta ad individuare i caratteriepistemologici dell’analisi del rischio tecnico applicata al progetto di costruzioni. Il presentecapitolo serve a fornire un’illustrazione più operativa di alcune misure pratiche che possonoessere utilizzate per implementare le strategie per ottenere un quadro di gestione del rischiotecnico rispondente a requisiti scientifici e di precauzione nell’ambiente. Le premesse allaformulazione del problema del rischio non devono intimorire e portare a considerareinsuperabili le difficoltà che si possono incontrare utilizzando approcci formali.Sebbene le condizioni di conoscenza e razionalità limitate, multidimensionalità eincommensurabilità, abbiano lo scopo di vincolare l’applicabilità di tecniche ortodosse divalutazione del rischio, non se ne deve dedurre l’inapplicabilità di tutte le tecniche sistematiche equantitative. Analogamente non si può assumere che le tecniche quantitative offrano gli unicimezzi efficaci per mezzo dei quali ottenere conclusioni robuste riguardanti dei rischi tecnici.Mentre la critica che si può avanzare ai metodi quantitativi può essere severa, a nulla serve unfrettoloso commiato che azzeri l’efficacia metodologica dell’intero corpo di tecniche che sihanno a disposizione. L’impegno per un miglioramento delle tecniche attuali e perl’introduzione di nuove tecniche è costante e diffuso, come cerchiamo di evidenziareanalizzando alcune, non tutte, tecniche di analisi. Le ipotesi che sono state poste all’analisi delrischio richiedono un approccio empirico che materialmente si avvalga degli strumenti adisposizioni conoscendone i limiti. Una trattazione accurata di ognuno di questi esula dallelimitazioni che il presente lavoro si è imposto; per applicazioni specifiche si rinvia alla vastaletteratura a disposizione.Per identificare, gerarchizzare, valutare i rischi afferenti a un sistema complesso (quali laprogettazione di un aereo, di un sistema elettronico ecc.), o ad impianti speciali (una centralenucleare, un impianto petrolchimico ecc.) sono a disposizione da qualche anno un certo numerodi tecniche, molto differenti fra loro e più o meno complesse. Queste tecniche di valutazionedell'affidabilità, pur utilizzando concetti simili, sono state raggruppate per dominio industriale diapplicazione (alla produzione di automobili, al settore aereonautico, al petrolchimico) e sonostate identificate con termini differenti (analisi di sicurezza di funzionamento, analisi diaffidabilità dei sistemi o analisi di sicurezza).L'obiettivo di queste tecniche consiste nell'assicurare la sicurezza dei sistemi ai quali si applicano;si possono rilevare in effetti delle affinità con la gestione dei rischi di un progetto: esistono delleapplicazioni che sono il risultato di un adattamento di questi strumenti, e pertanto sembrainteressante considerare anche questi fra gli approcci all'analisi dei rischi.Le metodologie di analisi dei rischi incontrano una vasta attenzione in letteratura; non è quindinecessario diffondersi nella trattazione di ogni singola metodologia, bensì ci soffermeremosull'operatività di queste e sulle differenze nelle condizioni di utilizzo che si possono individuare.

Elementi di classificazioneLa gestione del rischio potenziale in un sistema tecnico è fortemente dipendente dal tipo diproblema che ci si prefigge di risolvere. Fra i metodi qualitativi che possiamo adottare, Courtot(1998)57 propone un primo criterio di classificazione consistente nella direzione di "indagine"che può essere "discendente" od "ascendente"58 intendendo che:

57 COURTOT H., La gestion des risques dans les projets, Economica, Paris,199858 Gli anglosassoni propongono backward e forward

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- un'analisi è di tipo "discendente", e così sono i metodi associati, quando, partendo da unacausa qualsiasi, cerca di mettere in evidenza gli effetti sul sistema studiato;

- mentre un'analisi "ascendente" parte, al contrario, dalla rilevazione di un effetto e cerca diricostruire i nessi causali che lo hanno determinato.

Possiamo dunque individuare tre categorie generali di metodi di analisi di cui svilupperemol'analisi successivamente:- i metodi "discendenti" quali lo FMEA e lo FMECA, a cui corrisponde in ambito francofono

l'AMDEC, e L'Analisi Preliminare dei Rischi (APR);- i metodi "ascendenti" quali l'albero dei guasti ed i diagrammi di causa ed effetto o

diagrammi di Ishikawa;- i metodi che si basano su processi stocastici: catene marcoviane, simulazioni di Montecarlo,

e le reti di Petri.

I metodi "discendenti"I diversi metodi che si sono consolidati nella pratica negli ultimi decenni quali lo FMEA (FailureMode and Effect Analysis), lo FMECA (Failure Mode and Effect Criticality Analysis), l'analogoAMDEC (Analyse des Modes de Défaillance des composants, de leurs Effets et Criticité) e l'APR (Analisi Preliminare dei Rischi) hanno caratteristiche comuni:- l'analisi si basa su una scomposizione del sistema in sottosistemi, in componenti ed

elementi, e a partire da questi sulla identificazione dei processi patologici o degli elementipericolosi al fine di determinare le loro conseguenze sia all'interno del sottosistema siaall'esterno nei punti di interfaccia;

- consentono il trattamento la conoscenza di impresa, il saper fare esplicitato e formalizzatoattraverso schede che vengono utilizzate da un esperto o da un gruppo di espertiappartenenti a domini differenti e coinvolti nel sistema;

- permettono di identificare una gerarchia di rischi potenziali e di assicurarsi che per ciascunrischio esistano dei mezzi per la rilevazione e per la prevenzione.

Il metodo FMECA o AMDECIl metodo FMEA/FMECA (failure mode and effect analysis, analisi dei modi e degli effetti diinsuccesso) è utilizzato per definire, identificare ed eliminare gli insuccessi, i problemi, gli erroriconosciuti e/o potenziali, in un sistema, in progetto, in un processo o un servizio prima chequesti raggiungano il cliente; è stato sviluppato in origine, negli anni '60, nell'ambitodell'approccio affidabilistico alla progettazione, per l'industria aeronautica ed è in seguitodivenuto uno strumento fondamentale per altri settori industriali caratterizzati da elevati livelli dirischio, quali quello astronautico e nucleare.Si tratta di uno strumento che mette in evidenza i rischi potenziali di natura tecnica e permette dideterminare il livello di criticità di un'operazione o di un elemento d'opera, al fine di ridurlo finoad livello accettabile correggendo il progetto e graduando le azioni preventive e di controllo.Per definizione lo FMEA è una metodologia per massimizzare la soddisfazione del clienteeliminando o riducendo i problemi conosciuti o potenziali: pertanto un'analisi FMEA dovrebbeiniziare il prima possibile appena le prime informazioni sono disponibili, senza attenderne ilcompletamento: essendo un metodo di supporto alla decisione progettuale deve interagire con ilprocesso di progettazione stesso e quindi operare con le informazioni progressivamentedisponibili fin dalle fasi iniziali del progetto.Un'analisi FMEA è di per sé stessa un'azione di prevenzione anticipata che fornisce a unprogettista uno studio delle cause e degli effetti di insuccessi prima che un sistema, un progettoo un processo sia definito, un metodo sistematico di esame di tutti i modi con cui un insuccessopuò presentarsi.Per ciascun insuccesso si può produrre una stima dei suoi effetti sul sistema nella sua globalità,della sua gravità, della sua probabilità o frequenza e della sua possibilità di essere individuatoprima che raggiunga il cliente.

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L'analisi FMEA consente di identificare le azioni correttive richieste per prevenire che gliinsuccessi raggiungano il cliente, assicurando il più alto grado possibile di durabilità, qualità eaffidabilità in un prodotto o in un servizio.In sintesi una buona analisi FMEA consente di raggiungere l'obiettivo di:- identificare i modi conosciuti e potenziali di insuccesso;- identificare le cause e gli effetti di ciascun modo di insuccesso;- assegnare una stima relativa di rischio come prodotto di stima di probabilità, gravità e

identificafibilità;- fornire supporto per il monitoraggio dei problemi e per azioni correttive.L'analisi della stima può seguire due approcci:- uno utilizza dati storici e ogni altro tipo di informazione disponibile, sviluppando analisi di

dati simili relativi a prodotti o processi simili per definire gli insuccessi,- l'altro utilizza inferenze statistiche, modelli numerici, simulazioni, ingegneria concorrente e

ingegneria dell'affidabilità per identificare e definire gli insuccessi.

La procedura FMEA

Un approccio non è migliore o più accurato dell'altro: non solo entrambi possono essereefficienti, accurati e corretti, se utilizzati appropriatamente e correttamente, ma è opportunoutilizzarli entrambi in modo complementare per migliorare la qualità delle informazioni iningresso. Ogni analisi condotta correttamente può fornire informazioni utili che possono ridurreil carico di rischio in un sistema e questo perché è un metodo di analisi logica e progressiva degliinsuccessi potenziali che consente di sviluppare i compiti in modo più effettivo.

Elementi chiave: l'individuazione delle caratteristiche di un progettoPer ottenere la soddisfazione del cliente la qualità del prodotto deve avere la priorità massima.La missione è incrementare la soddisfazione del cliente attraverso un continuo miglioramento inqualità (eliminare e ridurre insuccessi, errori, costi, etc.). Per sostenere questi obiettivi un'impresapuò utilizzare molte misure della qualità. Queste misure, che possono essere chiamate indicatorio caratteristiche critiche o significative, sono numerose e in alcuni casi non completamenteconosciute.La chiave per selezionare queste caratteristiche è l'abilità di individuare i problemi di qualitàprima che il prodotto sia consegnato al cliente o di misurare l'insoddisfazione del clienterelativamente al prodotto o al servizio.La fase ideale per identificare queste caratteristiche è la fase di progettazione.Le definizioni utilizzate in ambito FMEA sono le seguenti:- Caratteristiche critiche: quelle caratteristiche che riguardano il rispetto di norme e

regolamenti e la sicurezza. Queste caratteristiche devono essere individuate negli elaborati diprogetto e nelle procedure oltre che negli elaborati FMEA. Generalmente questecaratteristiche sono definite da norme e regolamenti, norme tecniche, requisiti specificati dalcliente, requisiti interni aziendali dettati dall'esperienza;

- Caratteristiche significative: quelle caratteristiche che esprimono aspetti della qualità di cui èopportuno o richiesto di raccogliere dati e che sono definite in modo concordato con ilcliente

- Caratteristiche chiave: indicatori di misurazione che consentono un rapido feedback sulprocesso e che quindi consentono di correggere immediatamente gli obiettivi della qualità.Forniscono inoltre la definizione del problema e misure qualitative e quantitative dellainsoddisfazione del cliente. Le caratteristiche chiave si distinguono in tre tipi:

- Caratteristiche veloci: una misura della qualità che può essere determinata e valutata primadella consegna del prodotto al cliente;

- Caratteristiche intermedie: una misura della qualità che può essere determinata e valutatadopo la consegna del prodotto al cliente e prima dell'utilizzo;

- Caratteristiche lente: una misura della qualità che può essere determinata e valutata per lamisurazione della soddisfazione del cliente anche molto tempo dopo l'inizio dell'utilizzo.

Elementi chiave: l'individuazione delle priorità o criticità di un progetto

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Se il fine è identificare e prevenire i problemi conosciuti e potenziali per evitare che raggiunganoil cliente l'analisi FMECA assume che i problemi hanno differenti priorità; basate su differenticriticità che dobbiamo pertanto identificare.Ci sono tre componenti che aiutano a definire la priorità degli insuccessi:- Gravità (Severity) che esprime la gravità delle conseguenze dell'insuccesso;- Occorrenza (Occurrence) che esprime la frequenza o la probabilità dell'insuccesso;- Non identificabilità (Detection) che esprime la capacità di identificare l'insuccesso prima che

raggiunga il cliente.Ci sono molti modi di definire i valori di queste componenti: il modo usuale è di usare scalenumeriche chiamate guide dei criteri di rischio (risk criteria guidelines) che possono esserequalitative o quantitative. Se il criterio di giudizio/valutazione è qualitativo deve seguire ilcomportamento teorico o atteso dell'elemento, variando e adattando i giudizi alla variazione delcomportamento atteso, mentre se il criterio di giudizio/valutazione è quantitativo deve esserespecifico secondo i dati reali.L'ampiezza della scala di giudizio può assumere qualsiasi valore, non ci sono riferimenti o limitinormativi, ma sono diffuse due scale di giudizi, da 1 a 5 e da 1 a 10.La scala da 1 a 5 è più limitata, ma consente maggiore velocità e facilità di intrepretazione,mentre la scala da 1 a 10 è utilizzata ampiamente ed è raccomandabile perché consente facilità diinterpretazione, accuratezza e precisione nella modulazione dei giudizi o della valutazione subase quantitativa.Il giudizio di priorità o di criticità o RPN (Risk Priority Number) si ottiene mediante il prodottodei giudizi di probabilità, gravità e non identificabilità (RPN=GxOxNI), un valore che ha sensosolo all'interno di una procedura FMEA di analisi dei rischi.Attribuiti i punteggi alle diverse categorie di analisi viene determinato l'indice di criticità C comeprodotto dei tre valoriLa soglia di Valori di RPN al di sopra del quale si ritiene un problema sufficientemente critico dadover essere trattato si intende generalmente pari a 50 corrispondente ad un valore diconfidenza di 95% con scale di giudizi da 1 a 10. Ovviamente non c'è alcun limite alle azioni diriduzione del rischio, ma di regola si individua una soglia minima al di sotto della quale si ritieneche non debba essere intrapresa alcuna azione. La soglia dipende dunque dalla confidenzastatistica e dalla scala numerica di giudizio. Ad esempio se ci interessa il 99% di tutti gliinsuccessi ed abbiamo adottato una scala numerica da 1 a 10, essendo il massimo valorepossibile di RPN 1.000 (10x10x10), il 99% di 1.000 è 990 e quindi la soglia di criticità al di sopradella quale si procede ad un esame e ad un trattamento dell'insuccesso è pari a 10 di RPN (RiskPriority Number).Dopo che il valore di RPN è stato determinato la valutazione comincia sulla base di unadefinizione di rischio e associando a ciascun livello di rischio un tipo di azione di riduzione:usualmente il rischio è classificato come:- rischio minore: nessuna azione viene intrapresa,- rischio moderato: alcune azioni possono essere adottate- rischio alto: un insieme di azioni definite deve essere adottato- rischio critico: un insieme di azioni definite deve essere adottato preferibilmente in seguito a

cambiamenti del prodotto o del processo.A parità di valore di RPN si possono definire dei criteri di prevalenza; ad esempio si può ritenerepiù critico l'elemento con il valore maggiore di gravità che è riferito agli effetti, seguito dal valoredi non identificabilità in quanto è più rilevante nei confronti del cliente.L'attribuzione del punteggio ai fattori di gravità, di frequenza e di non visibilità del difettoavviene sulla base di dati raccolti o di giudizi soggettivi259 mediante apposite tabelle predefinite.

Il processo di conduzione di un'analisi FMEA

In ogni analisi dei rischi si deve seguire un approccio sistematico formalmente definito.

59 Nel settore delle costruzioni, l’attribuzione del punteggio è conseguenza di un processo valutativo noncompletamente oggettivabile. Rimane pertanto un margine di soggettività anche in questo tipo di analisi.

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Il processo base raccomandato è in otto fasi- Selezione del gruppo e brainstorming. Bisogna assicurarsi che il gruppo sia composto da

individui con competenze multidisciplinari e motivazioni appropriate. Dopo che il gruppo èstato formato deve analizzare il problema di miglioramento e le condizioni all'interno dellequali ci si muove: se il miglioramento è perseguito autonomamente o su richiestacontrattuale, se il cliente è in qualche forma coinvolto o se ha identificato specificiinsuccessi, se casi precedenti di insuccesso possono essere presi in esame o sono alla basedella procedura FMEA

- Redazione del diagramma funzionale WBS e della flow-chart del processo. Bisognapredisporre una base comune di conoscenze relativamente al prodotto e al processo inesame, che consenta di avere una visione generale e un modello operabile delle relazioni einterazioni del sistema e dei suoi elementi e del processo connesso.

- Individuazione delle priorità. Dopo che l'ambito di analisi è stato definito la vera analisicomincia. Si tratta di individuare un ordine di importanza o di priorità di esame. In alcunicasi la priorità è definita dal cliente mediante il contratto o dal management dell'impresasulla base di valutazioni globali o storiche.

- La raccolta dei dati. In questa fase il gruppo di analisi comincia a raccogliere e a classificare idati e le informazioni; inizia il riempimento di moduli e schede di analisi.

- Analisi dei dati. Ora i dati sono utilizzati per risolvere problemi. Il senso della raccolta deidati è di ottenere informazioni per costruire conoscenze che contribuiscano a decisioni.L'analisi può essere qualitativa o quantitativa e si possono usare metodi e strumenti qualibrainstorming, analisi causa-effetto, QFD, modelli matematici, simulazioni, analisi diaffidabilità, ed ogni altro strumento che il gruppo di analisi ritenga utile. Le schede di analisiFMEA sono compilate sia nelle parti relative agli effetti che alla valutazione di gravità,frequenza e non identificabilità.

- Formalizzazione dei risultati. Le analisi dei dati sono formalizzate in valutazioni numeriche enel calcolo del valore di RPN, completando l'analisi FMEA.

- Valutazione e validazione dei risultati. Si tratta di verificare se il prodotto o il processo èmigliorato a seguito dell'analisi e delle modifiche apportate.

- Miglioramento continuo.

Cosa fare dopo l'analisi FMEA

In genere si ritiene che a valle di un'analisi FMEA si abbia un processo di gestione articolatonelle seguenti fasi:- Revisione dello FMEA secondo criteri quali la specificità di identificazione del problema,

l'identificazione delle cause, degli effetti e dei sintomi, la misurabilità e la proattività delleazioni correttive, la l'appropriatezza della terminologia.

- Evidenziazione delle aree ad alto rischio mediante un esame dei giudizi e del valore di RPN- Identificazione le caratteristiche maggiori, significanti e critiche mediante un controllo visivo

dei valori di RPN e della correlazione fra questi valori con gli effetti e il giudizio di gravità- Verifica del piano di controllo per accertarsi che tutte le caratteristiche critiche, significative

e maggiori abbiano associate azioni di controllo o miglioramento. Il piano di controllocostituisce la mappa che individua i punti vitali del prodotto o del processo.

I tipi di FMEA

In genere si accetta che si abbiano quattro tipi di FMEA,- FMEA di sistema o di progetto definitivo- FMEA di progetto esecutivo/costruttivo- FMEA di processo di produzione/costruzione- FMEA di servizi

FMEA di sistema o di progetto definitivoFinalizzato ad analizzare sistemi e sottosistemi fin dalle fasi iniziali di concezione e progettazionefocalizzandosi sui potenziali insuccessi a livello di sistema e di relazioni fra sottosistemi causati

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da carenze del sistema anche a livello di interazioni fra questo e le parti costituenti. I risultatisono:- una lista dei modi potenziali di insuccesso ordinati per priorità di rischio RPN:- una lista di funzioni di sistema per identificare i modi di potenziale insuccesso;- una lista di potenziali azioni progettuali per eliminare modi di insuccesso e ridurne la

probabilitàI vantaggi sono:- un supporto per individuare le migliori alternative di progetto- un supporto per determinare la ridondanza del sistema- un supporto per definire le procedure di diagnosi del sistema- identifica i potenziali insuccessi del sistema e le loro interazioni con altri sistemi o

sottosistemi.

FMEA di progetto esecutivo/costruttivoFinalizzato ad analizzare progetti prima che si avviino procedure relative alla esecuzionefocalizzandosi sui potenziali insuccessi causati da carenze del progetto. I risultati sono:- una lista dei modi potenziali di insuccesso ordinati per priorità di rischio RPN:- una lista di caratteristiche critiche o significative;- una lista di azioni progettuali per eliminare modi di insuccesso e ridurne la probabilità;- una lista di parametri per metodi appropriati di prova ispezione e/o identificazione;- una lista di azioni raccomandate per le caratteristiche critiche o significative.I vantaggi sono:- definire una priorità nelle azioni di miglioramento,- documentare le ragioni di cambiamenti,- provvedere informazioni di supporto mediante prove e verifiche di progetto- un supporto per definire le caratteristiche critiche e significative,- un supporto per la valutazione dei requisiti di progetto e delle alternative,- un supporto per identificare ed eliminare preoccupazioni relative alla sicurezza,- un supporto per identificare i potenziali insuccessi prima delle fasi di esecuzione.

FMEA di processo di produzione/costruzioneFinalizzato ad analizzare i processi di produzione e costruzione focalizzandosi sui potenzialiinsuccessi causati da carenze del processo. I risultati sono:- una lista dei modi potenziali di insuccesso ordinati per priorità di rischio RPN:- una lista di caratteristiche critiche o significative;- una lista di azioni progettuali raccomandate per eliminare le cause di insuccesso e ridurne la

probabilità e migliorare la capacità di identificazione;- una lista di azioni raccomandate per le caratteristiche critiche o significative.I vantaggi sono:- identificare le carenze di processo e proporre un piano di azione correttiva,- identificare le caratteristiche critiche e significative,- stabilire una priorità delle azioni correttive,- un supporto per l'analisi del processo di produzione e costruzione,- documentare le ragioni di cambiamenti,

FMEA di serviziFinalizzato ad analizzare servizi prima che raggiungano il cliente focalizzandosi sui modi diinsuccesso (compiti, errori, etc.) causati da carenze del sistema o del processo. I risultati sono:- una lista dei modi potenziali di insuccesso ordinati per priorità di rischio RPN:- una lista di compiti o processi critici o significativi;- una lista di compiti o processi che possono essere colli di bottiglia;- una lista di azioni raccomandate per eliminare gli errori,- una lista di funzioni di monitoraggio del sistema o del processo.I vantaggi sono:- un supporto per l'analisi del flusso di lavoro,- un supporto per l'analisi del processo di produzione e costruzione,

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- identificare le carenze di compiti,- identificare i compiti critici o significativi e contribuire allo sviluppo un piano di controllo,- stabilire una priorità delle azioni correttive,- documentare le ragioni di cambiamenti,

FMEA e il QFD Quality Function Deployment

Il Quality Function Deployment è un metodo sistematico che riunisce in modo pianificato levarie componenti di un'azienda e le costringe a focalizzarsi sull'interesse del cliente ovvero ainterpretare correttamente le esigenze, le volontà e le attese del cliente. Individuando unospecifico obiettivo nel processo di pianificazione il QFD può contribuire ad identificare i puntideboli e forti incoraggiando un approccio olistico allo sviluppo di un progetto o un processo.L'implementazione di un QFD può dare i seguenti vantaggi:- vantaggi strategici quali riduzione di costi, minori varianti di progetto, cicli di progettazione

più brevi, minori variazioni di processo;- vantaggi operativi quali integrazione e coordinamento di tecnologie, intensificazione di

comunicazioni, identificazione di conflitti fra requisiti, raccogliere informazioni per il futuro.Il QFD è uno strumento che traduce e integra i requisiti del cliente con requisiti di produzioneper risolvere problemi e contraddizioni e debolezze del progetto. QFD e FMEA hanno molto incomune, entrambi sono orientati al miglioramento continuo, concentrando l'attenzionesull'eliminazione degli insuccessi e sulla soddisfazione del cliente, ma non possono essereintercambiabili. Il QFD deve essere sviluppato prima e sulla base dei suoi risultati si sviluppa loFMEA.

Il metodo A.P.R.L'Analisi Preliminare dei Rischi (APR), applicata per la prima volta dalle forze armatestatunitensi durante gli anni '60, è un metodo che ha per obiettivo l'evidenziazione dei rischiprincipali che sono suscettibili di riconoscimento durante la concezione di nuovi sistemi.L'analisi si compone dei seguenti passi procedurali:- identificare con l'aiuto di check list gli elementi pericolosi, le situazioni di pericolo e gli

accidenti potenziali del sistema studiato;- osservare quali siano gli avvenimenti che possono far degenerare ogni elemento pericoloso

identificato in una situazione pericolosa o in un accidente;- valutare la gravità delle conseguenze che ciascun rischio produce al fine di poterle

gerarchizzare;- definire le misure di prevenzione e le modalità applicative delle misure (regole di

concezione, procedure ...) da mettere in opera al fine di indagare, gestire ed eliminare lesituazioni pericolose e gli accidenti potenziali precedentemente messi in evidenza.

Questo metodo applicato nelle prime fasi della concezione di un sistema tecnologico, ad unlivello globale, può essere esteso a tutto il periodo di concezione, per poter sviluppare l'analisi,aggiornarla con nuovi dati messi a disposizione, e approfondire l'indagine se richiesto.L'approccio permette di mettere rapidamente in evidenza, senza voler apprezzare troppi dettagli,le principali situazioni di rischio di un sistema e di costituire la base per lo sviluppo di ulterioriapprofondimenti.

I metodi "ascendenti"Possiamo identificare come metodi "ascendenti" sia l'albero dei guasti che il diagramma di causaed effetto che sono accomunati dalle seguenti caratteristiche:- a partire dalle conseguenze di una défaillance del sistema cercano di stabilire quale sia la sua

origine;- permettono di conoscere le combinazioni di eventi suscettibili di condurre ad una

défaillance del sistema.

L'albero dei guastiL'albero dei guasti è un metodo di analisi determinista e probabilista che è stato sviluppato negliStati Uniti nei primi anni sessanta per analizzare e valutare la fattibilità, la disponibilità e la

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sicurezza del sistema missilistico Minuteman. Consiste nell'identificare, a partire da un eventonon desiderato, unico e ben definito, i possibili difetti o i malfunzionamenti di un sistema e,quindi, rappresentarli graficamente sotto forma di diagramma ad albero (l'albero dei guasti)60.L'albero dei guasti è un metodo di tipo deduttivo per l'analisi e la rappresentazione dei difetti diun progetto che, partendo dalle patologie dell'intero sistema permette di risalire ai difetti deisingoli componenti: con questo strumento si ricerca, a livello di singoli elementi di opera, lecause di una patologia (guasto) i cui effetti si manifestano a livello dell'intera opera. L'albero deiguasti è una rappresentazione grafica che permette di mettere in evidenza gli avvenimenti e lecombinazioni di eventi che generano un unico avvenimento indesiderabile; la struttura ad alberopermette di visualizzare le cause multiple del difetto o del malfunzionamento legate le une allealtre mediante la mediazione di operatori logici boleani E/O.È uno strumento che può permettere di risalire rapidamente alle cause del manifestarsi dideterminate patologie sulla base delle informazioni già possedute e derivanti dalla letteraturatecnica o dalla propria esperienza.Nel diagramma si vede un albero dei difetti in cui è evidenziato il percorso di ricerca della causa(o evento) originaria. Percorrendo il diagramma in senso inverso, il passaggio da un evento aquello di livello superiore si ha quando avviene il superamento di uno certo stato limite.Il suo carattere di sistematicità rende particolarmente difficile sviluppare un sistema veramenteesaustivo in quanto al livello più basso le altenative tra le cause dei difetti possono essere moltonumerose anche se in effetti solo poche di esse risultano anche probabili.L'albero dei difetti è stato applicato allo studio delle patologie edilizie dal gruppo di lavoro 86 delCIB che ne ha definito una strategia di sviluppo suddivisa in quattro tappePoiché a livello più basso il numero di cause può moltiplicarsi e rendere difficile la ricercadell'origine del difetto, talvolta a questo livello di analisi è preferibile considerare solo le cause didifetto che risultano effettivamente critiche e quindi proseguire l'analisi solo per queste.

Il diagramma di causa ed effettoIl diagramma di causa ed effetto è un metodo di analisi sia ascendente quando sostiene la ricercadelle cause di un difetto, che discendente, quando supporta la ricerca delle conseguenze di undifetto; permette quindi non soltanto l'identificazione dei rischi di un sistema e di analizzarlo indettaglio, ma anche la descrizione del funzionamento normale ed anormale di un sistemamediante un unico grafico61.Kauru Ishikawa nel 1943 ha dato molta enfasi all’impiego dello strumento per sostenere lacomunicazione fra i tecnici e gli operai coinvolti nei processi. I diagrammi di causa effetto sonostati frequentemente usati per guidare la soluzione dei problemi di qualità.Vengono impiegati con successo anche in settori diversi da quello del controllo della qualità.Il diagramma causa-effetto nella forma ideogrammatica a lisca di pesce, anche detto di Ishikawa,dispone al termine di una linea il problema di cui si vuole studiare la soluzione; ai suoi lati siinnestano altre linee che rappresentano le diramazioni principali, ovvero le cause primarie delproblema; su queste si innestano a loro volta le cause secondarie e così via. Il risultato è unarappresentazione grafica di facile comprensione delle cause maggiori e minori di un problemastudiato, organizzate per tipologia e per grado di dettaglioIn prima approssimazione, le cause principali possono essere classificate nelle seguenti classi(richiamate dalle inglesi M-classes Machinery, Manpower, Methods, Material):- qualità delle forniture (sia in materiali che in servizi);- macchine ed attrezzature impiegate;- procedure lavorative;- qualità della manodopera;- condizioni al contorno (condizioni meteorologiche, temperature ecc.)- metodi di misura e controllo.

60 C. DOUCET, 1986, pag. 262 e segg. Una dettagliata discussione è inoltre presente in TORRICELLI M.C., MECCA S.,Qualità e gestione del progetto nella costruzione, Firenze, Alinea, 199661 Vedi TORRICELLI M. C., MECCA S., op. cit., pagg. 224-225 e inoltre K. ISHIKAWA, 1985, K. R. BHOTE, 1992,K. Ozeki, T. Asaka, 1992, pagg. 133-140.

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Le fasi di sviluppo di un diagramma di causa-effetto62, sono:- definire il problema da studiare; l'effetto di cui si devono trovare le cause non deve essere

caratterizzato da eccessiva specificità, ma essere sufficientemente generale da coinvolgere unnumero ampio di operatori;

- costruire il diagramma ponendo l'effetto all'estremità destra della linea principale e le causeprimarie, secondarie e minori sulle diramazioni;

- ove possibile, quantificare, per le diverse cause individuate, i limiti di specifica, il valorerilevato, gli effetti sul problema, il nominativo del produttore o del prestatore del servizio, illuogo di produzione, il periodo di messa in opera dell'elemento, il nome dell'operatore;

- evidenziare le cause per le quali è difficile stabilire un rapporto con l'effetto studiato; lecause che invece hanno un rapporto già ben definito con l'effetto non devono essereevidenziate, ma solo indicate;

- evidenziare le cause ritenute più importanti.Un limite importante è nel fatto che esaminando una causa alla volta, si possono facilmenteperdere le interazioni tra le diverse cause.I limiti dello strumento consistono principalmente in un'eccessiva formalizzazione del processoche porta ad analizzare cause ritenute già in partenza ininfluenti.

I metodi basati sui processi stocasticiL'osservazione del comportamento di un sistema può portare a constatare il passaggio da uninsieme di stati all'altro. Il sistema viene allora qualificato come un sistema dinamico ed il suocomportamento può essere di tipo e quindi rappresentato attraverso la modellazione di processistocastici.I metodi conosciuti di modellazione di processi stocastici sono le catene Markoviane, il metododi Monte Carlo e le reti di Petri. La modellazione delle catene Markoviane soddisfa l'esigenza diuna descrizione analitica dei processi, con il limite di applicazione su sistemi relativamentesemplici. Le reti di Petri permettono l'osservazione di processi più complessi e di osservare illoro comportamento attraverso simulazioni di Montecarlo. La simulazione del comportamentodi un sistema può essere ricondotto a diversi formalismi; in particolare le reti di Petripermettono di considerare delle regole dinamiche.

Le catene MarkovianeLe catene di Markov sono uno strumento di modellazione finalizzato all'analisi e alla valutazionedella disponibilità di un sistema o della fattibilità nel suo insieme. Può essere utilizzato sia in fasedi concezione del prodotto che in fase di gestione del progetto e permette di descrivereanaliticamente le catene di eventi, di rappresentare graficamente il loro comportamento disistema dinamico nelle transizioni da uno stato all'altro e di calcolare le caratteristiche e lecondizioni attese a regime.Da un punto di vista teorico, si fonda sui seguenti principi:- i tassi di transizione sono costanti in ragione di una doppia indipendenza delle variabili (

mutua e temporale);- la probabilità di passare da uno stato all'altro non dipende né dal tempo, né dalla maniera in

cui lo stato iniziale ha avuto inizio. Risulta quindi che il processo converge entro un certotempo verso uno stato stazionario, indipendente dalle condizioni iniziali.

Il grafo si basa su di una rappresentazione grafica del processo da studiare e consiste in:- identificare e descrivere i differenti stati di un sistema nel corso del suo funzionamento;- descrivere il passaggio da uno stato di funzionamento ad un altro (ad uno stato di

malfunzionamento o di arresto), cioè identificare le differenti transizioni di stato del sistemastudiato per giungere ad uno stato stazionario;

- associare a ciascuna transizione un tasso di transizione (dato direttamente attraverso untasso di guasto o di un tasso di riparazione, uguale alla probabilità di passare da uno statoall'altro per una guasto o una riparazione;

62 Vedi K. R. BHOTE, 1992, pag. 21.

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- valutare la disponibilità (la probabilità di essere disponibile all'istante t o la fattibilità (laprobabilità di non essere mai in panne nell'intervallo [0, t)) del sistema da risolvereattraverso un sistema di equazioni differenziali lineari a partire dal quale viene costruito ilgrafo.

Tuttavia la difficoltà principale è legata al numero di stati da apprendere e descrivere nelsistema. In effetti più è grande il numero di stati del sistema più è difficile ricorrere a questo tipodi rappresentazione.

Il metodo di Monte-CarloIl metodo di Monte-Carlo è la tecnica di simulazione in un universo aleatorio che consenteanalisi molto dettagliate di sistemi complessi. Può essere utilizzato non soltanto per simulare ilcomportamento (funzionamento o malfunzionamento) dei sistemi sottoposti a differenti alea eper i quali è difficile ottenere delle informazioni sufficientemente affidabili. Può essere utilizzatonella pianificazione del progetto per procedere all'analisi quantitativa di certe componenti dirischio e conoscerne l'incidenza sulla variabilità della durata o dei costi delle attività di unprogetto.La realizzazione di una simulazione attraverso il metodo Monte-Carlo, necessita da una parte diuna buona modellazione del sistema studiato (sotto forma di un diagramma di un albero di unarete); d'altra parte si basa sull'estrazione di numeri casuali estratti seguendo una certa legge diprobabilità. Richiede generalmente l'utilizzazione di uno strumento informatico di simulazionemunito di un generatore di numeri casuali di una gamma di funzioni di distribuzione diprobabilità che permetta di descrivere la maggior parte delle situazioni che si possonoincontrare.Le differenti tappe dell'applicazione del sistema sono le seguenti:a. la modellazione di un problema attraverso un insieme di variabili indipendenti che

saranno l'oggetto della simulazione diretta e di variabili dipendenti che sono calcolate apartire dalle variabili indipendenti;

b. la determinazione della legge di variazione delle variabili indipendenti studiate si riferirà aduna distribuzione statistica (distribuzione beta, normale, triangolare ...) e saranno fissati iparametri di ognuna (per esempio i valori minimo modale e massimo per unadistribuzione triangolare). Questi parametri permettono di costruire la funzione didistribuzione della variabile;

c. la realizzazione della simulazione. Ciascuna simulazione elementare consiste nellagenerazione di valori casuali per ciascuna delle variabili indipendenti prese inconsiderazione. Il numero di simulazioni per ogni variabile indipendente deve esseresufficientemente importante (superiore a 100) per che si possa ottenere una buona stimadelle informazioni ricercate. Si può così ottenere una distribuzione di probabilità di unavariabile dipendente attraverso una simulazione nel modello realizzato;

d. l'analisi dei risultati ottenuti dalla simulazione. Si ottiene anche, per ciascuna variabiledipendente alla quale si è interessati, una distribuzione del valore o una stima dellafunzione di distribuzione di tale variabile. È sufficiente determinare il valore della variabilecorrispondente a ciascuna probabilità cumulata dalla lettura della funzione di ripartizionedella variabile aleatoria.

Questa tecnica è molto interessante, poiché è facile da utilizzare e permette di ricavareindicazioni utili impossibili da ottenere per via analitica o secondo altri metodi che non possonosostenere processi di simulazione. Agendo sulle variabili di stato dipendenti o indipendenti sipuò ottenere una distribuzione delle probabilità delle variabili di stato (costo di un progetto,durata di un progetto, criticità di un compito ...). I punti deboli di questo tipo di analisi sonorelativi alla pertinenza delle distribuzioni di probabilità scelta e dei loro parametri oltre che alnumero delle simulazione da realizzare.In effetti il numero delle simulazioni deve essere sufficientemente importante affinché si possaottenere delle stime affidabili.

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Le reti di PetriLe reti di Petri sono un'applicazione particolare del metodo Monte-Carlo , inventato nel 1962per descrivere il comportamento dei sistemi di fabbricazione automatici; sono utilizzatecorrentemente in numerosi domini per migliorare la sicurezza del funzionamento dei sistemicomplessi. Permette di modellare e di simulare in maniera dinamica (tenendo in conto il fattoretempo) l'evoluzione di un sistema e di rappresentare attraverso grafi evolutivi gli stati differentisuccessivi di un sistema studiato.

Metodi di analisi dei rischiDato che un progetto in un ambito contrattuale è identificabile per obiettivi di specifichetecniche, data di conclusione, costo, il rischio relativo al progetto è tradizionalmente distinto intre tipi: il rischio tecnico, il rischio temporale e il rischio economico. Possiamo quindi in modoanalogo suddividere l'analisi dei rischi di un progetto in tre parti: l'analisi del rischio tecnico,l'analisi del rischio economico e l'analisi del rischio temporale, relative rispettivamenteall'eventualità di non conformità alle specifiche previste, di superamento delle previsioni di costoe di tempo.Per l'analisi dei rischi temporali ed economici, esistono molte ricerche, esperienze e strumentisviluppati nell'ambito del Project Management. Gli strumenti di analisi dei rischi possono essereclassificati:- per tipo di rischio analizzato, di durata, di costo o di qualità;- per tipo di modello utilizzato, quantitativo o qualitativo;- per fase del progetto, progettazione, preparazione o realizzazione.I metodi elaborati nel corso degli anni per l'analisi dei rischi si distinguono fondamentalmente inapprocci di tipo quantitativo e di tipo qualitativo. I primi, sviluppati da più decenni con i metodidi gestione del progetto, sono usati per lo più nell'analisi dei rischi economici e temporali e sonotesi alla quantificazione dello scarto rispetto alle previsioni di durata e di costo dell'interoprogetto o di parti di esso. L'analisi quantitativa del rischio, si veda il riquadro di seguito,facilitata dalla misurabilità della durata e del costo del progetto con variabili numeriche, sieffettua tradizionalmente in corso di esecuzione del progetto in relazione alla progressivaacquisizione di informazioni e alla relativa riduzione della aleatorietà del progetto.I limiti delle analisi quantitative, che ne riducono l'operatività, consistono maggiormente:- nella quantificazione stessa che con i suoi risultati numerici rende difficile individuare le

relazioni di causa-effetto che rimangono non indagate;- nella sottovalutazione della gestione delle risorse che sono considerate adattabili alle

necessità dl progetto;- nella posizione marginale rispetto alla gestione del progetto a causa della astrazione del

modello e della sua difficile comunicabilità a non esperti;- nella difficoltà di disporre di analisi statistiche e di informazioni quantitative.I limiti dell'analisi quantitativa dei rischi possono essere superati con il ricorso a metodiqualitativi finalizzati all'analisi sistematica delle cause e delle condizioni di insuccesso, deglieffetti ovvero delle non conformità che possono aversi come output di un processo, e dellerelazioni fra cause ed effetti su cui agire come prevenzione, controllo e correzione. Le premessee i risultati delle analisi qualitative dei rischi possono essere operativi in un processo partecipatodi gestione del progetto.I rischi di natura tecnica sono maggiormente specifici del settore del controllo della qualità e peressi, pur essendo possibile utilizzare strumenti quantitativi, gli strumenti più utili sono quelliqualitativi. L'analisi dei rischi tecnici, o di qualità, o di non conformità alle specifiche richiesteper l'opera o per singole parti di essa si effettua generalmente mediante un approccio che indagasulle cause e sulle conseguenze degli insuccessi e utilizza criteri di valutazione per determinareopportuni indici di criticità, più che di probabilità.L'analisi di tipo qualitativo è per sua natura non esaustiva e soggettiva, ma può essere essere utileed efficace in quanto:- facilmente adattabile a processi diversi per complessità;

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- facilmente integrabile in procedure di gestione del progetto;- può indurre comportamenti sistematici oltre che nella stima dei rischi nella analisi del

progetto e del contratto;- è comunicabile con facilità;- contribuisce alla formazione di una cultura della qualità;- può favorire una integrazione di interessi diversi per il successo del progetto;- costituisce una premessa analitica indispensabile per le attività di graduazione, prevenzione,

controllo e correzione.

L'analisi quantitativa del rischioL'approccio quantitativo63 all'analisi dei rischi si basa sulla conoscenza, derivante da uno studioempirico o teorico, della distribuzione statistica di una certa caratteristica (che può essere, adesempio, la durata di una attività). Negli studi teorici, si fa riferimento ad una serie didistribuzioni che si ritiene siano in grado di soddisfare la maggior parte delle condizioni(distribuzioni uniforme, normale, triangolare, beta, eccetera)64.Distribuzione di tipo Beta. In ascissa le durate, in ordinata le frequenze (probabilità). Arappresenta la durata minima del lavoro, B la massima ed M il valore modale, cioè quello che piùprobabilmente si verifica.

L'analisi quantitativa dei rischi viene distinta da V. Giard tra approccio classico, in cui si fasistematicamente uso della distribuzione beta per rappresentare la distribuzione delle probabilitàdella grandezza osservata, ed approccio simulatorio, in cui ci si può avvalere del metodo diMontecarlo.Ipotizzando di sviluppare un'analisi dei rischi di durata di un progetto per la quale è preferibileun metodo quantitativo, con l'approccio classico è sufficiente conoscere la durata minima, lamassima e quella più probabile di ciascuna attività interessata per poter individuare il percorsocritico e quindi la durata minima del progetto e massima del progetto. Conoscendo queste tregrandezze ed ipotizzando una distribuzione di tipo beta delle frequenze, si può calcolare lavarianza65 mediante una semplice formula che per brevità tralasciamo. Il teorema del limitecentrale permette di utilizzare questa distribuzione per il calcolo della durata di un progetto, marichiede la disponibilità di un numero di dati sufficientemente ampio da cui trarre le durateminima, massima e modale della attività esaminata. Poiché è alquanto difficile, o comunqueoneroso, in edilizia disporre di affidabili dati su uno stesso tipo di attività che si sia svolta ognivolta con le medesime condizioni operative e organizzative, la sua applicabilità è più idonea inun ambito di ricerca.L'idea di applicare il metodo di Montecarlo all'analisi temporale di un progetto si deve a VanSlykes, nel 196366. Si suppone che sia praticamente impossibile che in un progetto si manifestinoinsieme tutte le condizioni più favorevoli (tempo minimo di progetto pari alla somma dei tempiminimi di tutte le attività coinvolte) o tutte le condizioni più sfavorevoli (tempo massimo datodalla somma di tutti i tempi massimi delle attività). Si suppone anche che si conosca, anche pervia empirica, la funzione P (Xi<xi), cioè la probabilità che la grandezza osservata xi (ad esempiola durata di una certa attività o il costo di un contratto di fornitura) risulti inferiore ad un dataserie di valori Xi, (probabilità che una certa attività abbia una durata inferiore a 5 giorni, a 4,5giorni, a 4 giorni ecc.). Si suddivide il progetto in attività o fasi lavorative di cui si può conoscere

63 Le argomentazioni sono tratte da GIARD V., Gestion de Projets, Economica, Paris 1991. Per un approfondimentosul tema, vedi, ad esempio, R. FLANAGAN e G. NORMAN, Risk management and construction, University Press,Cambridge, U.K., 1993.64 Per distribuzione statistica, o di frequenza, si intende la relazione esistente tra le osservazioni (valutazioni oosservazioni della caratteristica studiata) e le frequenze con cui queste si presentano. Vedi UNI 4723, Metodi statisticiper il controllo della qualità; termini, definizioni, simboli, UNI, Milano, gennaio 1984.65 La varianza, indicata con il simbolo ?2, è la media aritmetica della somma dei quadrati degli scarti di tutte leosservazioni a partire dalla media vera. La media vera è la somma di tutte le osservazioni divisa per il loro numero.Vedi UNI 4723, pag. 3, gennaio 1984.66 VAN SLYKE R. M., Monte Carlo Methods and the PERT Problem, in "Operation Research", vol. 11, n°5,settembre-ottobre 1963, pagg. 839-860

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la distribuzione delle probabilità P(Xi<xi) e si estrae una serie sufficientemente ampia di numericasuali a due cifre zik che corrispondono alle probabilità P riportate sulle tabelle della durata dellevarie attività (l'indice i si riferisce alla i esima attività, mentre k al k esimo ciclo di simulazione).I valori zik, per come sono estratti sono tra loro equiprobabili: per ogni ciclo di simulazione siottengono dunque, per ogni attività del processo, delle durate. La somma di queste durate,ottenute in questo modo casuale fornisce una delle k durate del processo intero. Ripetendol'operazione per un numero k di volte (k deve essere almeno pari a 100, ma con l'utilizzo dielaboratori elettronici, questo numero diviene superiore), si ottengono la stima della speranzamatematica di durata minima del progetto, della probabilità che la durata minima superi unadurata data e, per ciascuna attività, della probabilità che sia critica67.Tra i limiti principali del metodo quantitativo, oltre a quelli già citati, vi è il fatto che nonindagando sulle cause dei problemi, la direzione del progetto dispone di segnali di possibilicriticità di attività ma non ha contributi significativi nella ricerca di una soluzione migliore perl'organizzazione della attività al di là dello stretto aspetto temporale o economico.

67 La stima della criticità o indice di criticità si riferisce al concetto di criticità dei metodi cosiddetti "a percorsocritico". Senza entrare oltre nel merito dei metodi di simulazione, si rimanda ai testi specializzati per unapprofondimento.

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9 Una griglia multidimensionale degli agenti edei fattori di rischio

Hamlet: Not a whit, we defy augury: there’s a specialprovidence in the fall of a sparrow. If it be now, ‘tis not tocome; if it be not to come, it will be now; if it be not now,yet it will come:the readiness is all ….68

WILLIAM SHAKESPEARE, Hamlet,atto V, scena II

L’esposizione ai fattori e agli agenti di rischio nelle attività del progettoCon i rischi di insuccesso connessi con la natura tecnica di un’opera si intrecciano i rischideterminati da condizioni ambientali e organizzative: le prime sono legate alla specificitàdell’ambiente in cui si opera, mentre le seconde sono connesse alla specificitàdell’organizzazione del progetto e del cantiere che deve essere avviato, che sono sistemicomplessi, costituiti in un tempo molto breve e per una durata anch’essa relativamente breve edin cui operano persone che non hanno avuto l’opportunità di prepararsi a lavorare insieme, mache devono essere immediatamente efficienti.Le differenze di competenza tecnica, di abitudini, di cultura di impresa fra i diversi attori unitealla divergenza dei criteri di massimizzazione del reddito, hanno sui rischi un effetto diamplificazione69.L’ambiente in cui si sviluppa un progetto è principalmente caratterizzato dal contesto giuridico-amministrativo che determina il progetto, dalle condizioni generali di mercato in cui operano leimprese (grado di competitività, disponibilità di subforniture, competenze e cultura tecnicocostruttiva, ecc.), dal contesto fisico-geografico in cui si realizza il progetto.L’analisi dei fattori di rischio ambientali ed organizzativi si basa su un approccio qualitativo cheindaghi sulle cause e sugli effetti di deriva sul piano tecnico (economico e temporale) perindividuare la struttura organizzativa più soddisfacente ed affidabile per la conformità tecnica, icompiti e responsabilità degli operatori, le procedure di programmazione, le procedure disoluzione di conflitti, le procedure relative al sistema informativo più idonee in relazione allecaratteristiche dei prodotti e dei servizi richiesti dal contratto.Alla base dell’analisi qualitativa dei rischi sta un’indagine formalizzata sulle condizionicontestuali dell’ambiente fisico geografico, normativo ed economico e un’analisi delle condizionicontrattuali e dei compiti e responsabilità tecniche da assegnare agli operatori.Il cantiere, in particolare, è un’organizzazione nomade e temporanea in cui molti operatori sonochiamati a collaborare e che non sopravvive in generale al completamento dell’opera. L’impresa 68 “No, no, noi sfidiamo i presagi: vi è una speciale provvidenza nella caduta di un passero. Se deve essere ora, non c’è da attendere; se nonc’è da attendere, sarà ora; e se non adesso, comunque sarà: essere pronti è tutto.”69 Un’organizzazione per progetti difficilmente riesce ad avvalersi di un sistema di produzione stabile nelle relazionifra fornitori, come nel caso di fornitori di componenti, i quali contro il vantaggio di una continuità di produzionehanno una scarsa autonomia di azione sul mercato. Mentre nel settore della produzione edilizia essendo fisse “lecapacità proprie di produzione dell’impresa sul breve e medio periodo, l’impresa potrà trovarsi in sovracapacità(troppe risposte negative) o in sottocapacità (troppe risposte favorevoli). In quest’ultimo caso il rischio incorso non èdella stessa natura se l’impresa può con molta facilità subappaltare o no. Per delle imprese come quelle di costruzioneè relativamente facile trovare un subappalto di capacità produttiva e i rischi maggiori si collocano principalmente allivello della qualità e dei tempi. Il rischio costo è considerato come maggiore nelle imprese che si gestiscono per affari,in cui si usa dire che “ il profitto di un affare è limitato all’importo dell’appalto preso, ma non la perdita!”, cosa chespiega un’attenzione tutta particolare alla gestione di questa classe di rischi da parte delle procedure classiche dicontrollo di gestione adattate alla gestione del progetto, ma anche mediante l’uso di procedure specifiche (uso didocumenti di valutazione del rischio, intervento di commissioni ad hoc, ....)” ECOSIP, op. cit.

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edile e le imprese subfornitrici non dispongono delle condizioni favorevoli di stabilità deiprocessi dell’industria manifatturiera tradizionale, condizioni utili per migliorare la produzionesulla base di una ricorrenza stabile dei problemi che si possono risolvere sistematicamente.Inoltre l’impresa entra nel processo di realizzazione in seguito ad una selezione competitiva sullabase di un progetto e di un contratto definito dal committente.Le condizioni di rischio legate a tutti i processi costruttivi edili sono sufficientemente noti perchi vi opera direttamente e sono riassumibili in:− il carattere ambulante, nomade e precario del cantiere condiziona, talvolta in modo negativo,

il comportamento degli uomini;− le condizioni di lavoro sono in generale faticose e poco favorevoli al rigore e alla precisione

di una gestione formalizzata della qualità;− gli obiettivi di costo e di tempo sono più facilmente misurabili e verificabili e, in caso di

imprevisti, tendono a prevalere sulla qualità.− l’interfaccia fra tecnologie con livelli di tolleranze diversi conduce spesso a un livellamento

verso il basso;− le carenze della preparazione sono risolte sotto la pressione del programma dei lavori

improvvisando la soluzione;− può essere difficile avere una visione globale e quindi dominare l’insieme delle interfacce di

un’opera vasta e complessa;− singole attività, principali o complementari, con un livello di rischio (tecnico, temporale ed

economico) basso possono costituire se trascurate un elemento di rischio rilevante (adesempio la costruzione di un ponteggio è certo un’opera semplice, ma facilmente a rischiose non sono rispettate le condizioni minime di utilizzo dal punto di vista della sicurezza dichi è coinvolto direttamente nella realizzazione delle opere).

Queste particolarità amplificano i fattori di rischio più critici che si verificano al livellodell’organizzazione e della comunicazione:− ogni attività è a rischio per se stessa; la possibilità di non raggiungere l’obiettivo dipende da

un insieme di relazioni interne che possono causare il non raggiungimento degli obiettivi.Esiste una tolleranza più o meno ampia rispetto alle prestazioni richieste; raggiungere gliobiettivi prefissati entro i limiti prefissati di ogni prestazione costituisce il raggiungimento diun obiettivo di qualità in fase di realizzazione;

− più attività danno luogo ad un’aggregazione a rischio in rapporto alla relazione diinterdipendenza (reciproca o sequenziale) risultante dal processo di divisione del lavoro; lariduzione di dipendenze funzionali fra attività riduce il rischio, così come la sequenzialità dicerte operazioni, spostando sulla programmazione il compito di ridurre il rischio;

− gli interessi divergenti fra operatore generale e subappaltatori e l’interesse globale dellacommittenza viene ricomposto sia mediante il contratto stipulato a seguito di una selezionecompetitiva sia attraverso la gestione dei conflitti nelle fasi esecutive;

− l’eventuale debolezza contrattuale di alcune attività origina rischi; si tratta cioè, anche inrapporto alle dinamiche di esternalizzazione, di verificare la congruenza fra i valori nominalidi prestazione in termini di tempo, costo, specifiche, ed i limiti interni/esterni che possonoostacolare il raggiungimento del valore prefissato. In determinate condizioni materiali didebolezza contrattuale un operatore si può trovare nelle condizioni di poter agire conmargini stretti per la riduzione dei rischi;

− lo svolgimento difforme di alcune attività può determinare una alterazione delle correttecondizioni standard per lo svolgimento di un’altra attività in apparenza dipendente solomarginalmente. Ciò accade regolarmente ad esempio con l’alterazione dei tempi disvolgimento del programma; l’allocazione delle risorse di produzione su più progetti o, percontro, la necessità di dare continuità all’impiego di forza lavoro, sono obiettivi che spessoricadono sotto le esigenze di programmazione di un singolo operatore, che possono esserein contraddizione con il programma generale. Quando si verificano derive di costo e ditempo per eventi imprevisti o per difficoltà occorse in passaggi particolarmente delicatiemergono immediatamente le logiche parziali di gestione dei tempi esterne alle necessità delprogetto. Ciò che viene in genere percepito come una complicazione di un processo già di

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per sé complesso è il risultato di eventi spesso singolarmente scollegati, ma checostituiscono complessivamente fattore di rischio70.

In particolare relazioni d’interdipendenza complesse e non corrispondenze fra compiti,competenze e responsabilità applicate ad un elevato numero di operatori societariamenteautonomi possono costituire una condizione organizzativa caratterizzante il progetto edilizionelle sue fasi costruttive e pericolosa; dalla tipologia di struttura organizzativa del cantiere dicostruzioni possono generarsi ad esempio71:− processi determinati da un operatore e risolti dallo stesso, situazione semplice, ma non

esente da rischi; (ad esempio l’impresa di opere edili decide la procedura di esecuzione distrutture in cemento armato che prevede un metodo di produzione del calcestruzzospecifico comportante un rischio di non conformità da essa stessa controllabile);

− processi determinati da un operatore e risolti da un altro operatore; (ad esempio l’impresa dicarpenterie metalliche definisce le specifiche e le tolleranze relative ai dispositivi diancoraggio che l’impresa di opere edili deve realizzare);

− processi determinati da un operatore e risolti da numerosi altri operatori, in un processocostituito da attività multioperatori o concatenate con relazioni di interdipendenza reciprocao sequenziale, (ad esempio l’impresa di impianti elettrici di una centrale sviluppa il progettocostruttivo determinando le attività delle imprese e dei progettisti di opere edili e dicarpenterie metalliche);

− processi determinati da numerosi operatori a seguito di un coordinamento o unaconcertazione e risolti da un altro operatore (ad esempio, le imprese degli impiantimeccanici ed elettrici sviluppano in modo concertato il progetto costruttivo determinando lemodalità e le specifiche di installazione di componenti da incorporare nel rustico da partedell’impresa di opere edili);

− processi determinati da numerosi operatori e risolti da numerosi e diversi operatori (adesempio, le imprese degli impianti meccanici ed elettrici sviluppano in modo concertato ilprogetto costruttivo determinando le modalità e le specifiche di installazione di componentiper le imprese di opere edili, di carpenterie e di opere di completamento interne).

La dimensione e la complessità dell’opera da realizzare possono amplificare questi problemiperché possono incrementare:− la varietà e la quantità delle risorse utilizzate;− il numero e la specializzazione degli operatori che partecipano al progetto;− il numero dei subfornitori di servizi, di attrezzature e di materiali;− eventualmente il numero di enti pubblici interessati alla realizzazione e/o al controllo del

progetto.Queste condizioni di complessità rendono l’insieme dell’impresa cantiere più vulnerabile agliimprevisti determinati da eventi esterni non previsti o imprevedibili che possono far nascereantagonismi e conflitti che aggravano le conseguenze dell’imprecisione nell’organizzazione. Undifetto di organizzazione si traduce in conflitti e comportamenti divergenti rispetto al successodel progetto e conduce invariabilmente alla esecuzione non soddisfacente o alla stessa nonesecuzione di certi compiti, poiché la definizione insufficiente dei ruoli e delle responsabilità nonha consentito di attribuirli.L’individuazione dei fattori di rischio legati alle organizzazioni si sviluppa principalmentemediante le attività di gestione del progetto e di progettazione della struttura organizzativa, qualiad esempio:− l’analisi delle condizioni dei contratti di appalto stipulati,− l’analisi delle condizioni ambientali in cui si sviluppa l’esecuzione del progetto,− l’analisi delle attività,− la definizione dei compiti e delle responsabilità degli operatori,− il controllo delle interdipendenza fra di esse,

70 R. FUKUDA, Managerial engineering: la gestione della qualità e della produttività, Torino, ISEDI Petrini, 1991.71 Si veda SOCOTEC, Réussir la qualité dans la construction, Paris, Le Moniteur, 1992, pagg. 99-102

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− la regolazione dei comportamenti degli operatori del progetto in relazione alla riduzionedegli insuccessi.

In un processo di produzione complesso anche i problemi di comunicazione sonoevidentemente amplificati, la loro soluzione è complessa e le loro conseguenze possono esseredrammatiche. I rischi maggiori generati da processi di comunicazione mal regolati, possonoavere delle conseguenze considerevoli, dirette o indirette, sulla qualità dell’opera:− non controllo delle imprecisioni, errori e ambiguità dei documenti;− dispersione non percepita di informazioni;− non distinzione fra le informazioni trasmesse per l’esecuzione da quelle per conoscenza

delle condizioni contestuali di esecuzione;− non controllo della trasmissione effettiva delle informazioni;− incompletezza o eccessiva ridondanza del processo di comunicazione;− non tempestività e lentezza del processo di comunicazione;− ridondanza “cartacea” del processo di comunicazione.Al di là della qualità del sistema informativo del progetto la riduzione del rischio generato daiprocessi di comunicazione è possibile in linea generale se sono soddisfatte le seguenticondizioni:− la competenza e la qualificazione dei redattori dei documenti;− la competenza del campo oggetto della procedura esecutiva;− la conoscenza dell’organizzazione e dell’ambiente in cui la procedura sarà applicata;− un sistema di verifica e di approvazione dei documenti per ridurre gli errori, le omissioni, le

ambiguità;− la sperimentazione e la verifica per le procedure complesse ed innovative.Un’ulteriore condizione specifica del settore edilizio è data dalla capacità di reagire a eventisfavorevoli, capacità che nelle attività edili risulta essere determinante per uno svolgimento delprocesso soddisfacente: la correzione delle anomalie è tra le funzioni centrali di un sistemaqualità e richiede la correlazione fra procedure organizzative relative alla decisione di trattareeventi imprevisti quali le anomalie e procedure di comunicazione qualificabili per i requisiti direperibilità, disponibilità, completezza, rapidità di acquisizione, interpretabilità delle informazioniutili a tale scopo.Le caratteristiche del progetto di costruzioni rendono più incerte le fasi tecniche di un processodi controllo per la conformità quali la rilevazione, la comparazione, la diagnosi e la correzione equindi più rilevante la socializzazione dell’esperienza, la sensibilizzazione estesa a tutto il sistemadi produzione. I rischi di insufficiente correzione sono principalmente dovuti a:− non tempestività della rilevazione e segnalazione;− errore di diagnosi;− non appropriatezza della correzione;− insufficiente motivazione degli operatori.La non tempestività della rilevazione e della segnalazione dipende dalle procedure di controllo (compiti eresponsabilità), che sovente non sensibilizzano con formazione e informazione specifica glioperatori, e dalla qualità delle informazioni sulle specifiche di costruzione messe a disposizionedegli operatori, spesso scadente o non rispondente alle esigenze degli operatori interessati.Gli errori di diagnosi delle anomalie in corso di realizzazione dell’intervento sono connessiall’analisi delle cause di tali “derive tecniche” e pertanto dipendono dalla competenza delsoggetto, dall’autorevolezza e dalla qualità delle informazioni interne contenute nei documenti,nelle procedure e negli strumenti operativi utilizzati per contestualizzare il problema specificoall’evoluzione complessiva del processo.Le diagnosi delle cause delle anomalie e le relative proposte di correzione riguardano anche laresponsabilità dell’anomalia e l’attribuzione dell’onere della correzione e possono generareconflitti fra operatori tali da ritardare l’accettazione della diagnosi e la successiva correzione.La complessità dei processi che si svolgono in condizioni ambientali e organizzative instabili ecaratterizzati da molteplici interfacce rendono difficile l’individuazione delle cause e gli effettiindiretti prodotti sulla gestione del processo: in queste operazioni sono determinanti il livello di

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qualità delle informazioni tecniche collettive, una letteratura aggiornata dei casi di nonconformità e una “memoria” aziendale di analisi e trattamento di anomalie.La non appropriatezza delle correzioni oltre che sul piano tecnico può essere dovuta a fattoriorganizzativi; ad esempio l’attribuzione dei processi e degli oneri di correzione agli operatori inrelazione ad un errore di diagnosi delle responsabilità, può costituire un fattore di rischio sulpiano per la correzione. Un progetto gravato da esternalità prodotte da attori differenti puòpatire una reattività scarsa per complicazioni impreviste.L’insufficiente motivazione degli operatori costituisce spesso il principale fattore di rischio d’insuccesso:la scarsa reattività agli imprevisti di una struttura di produzione e degli operatori che lacostituiscono è una delle più importanti cause di insuccesso.Nei paragrafi successivi si sviluppa uno schema di analisi qualitativa di una griglia di fattori dirischio sia ambientali e organizzativi di rischio, per introdurre preliminarmente il problemadell'individuazione e dell'interpretazione delle cause di derive tecniche e successivamente laquestione della riduzione del rischio attraverso la prevenzione e il controllo. Nell’esaminare eutilizzare lo schema tassonomico che si presenta è opportuno tenere presente che:− non pretende di essere originale, completo od obiettivo, ma solo una base per arricchimenti

e adattamenti e utile per lo sviluppo di opportune analisi di correlazioni fra l’esposizione agliagenti di rischio e le conseguenze che producono e quindi la la progettazione del sistemaqualità e del piano della qualità più efficiente;

− è finalizzato alla definizione da parte di ciascuna impresa di check-list preliminari o griglie dianalisi dei rischi di non qualità per ciascun progetto, sulla base delle quali regolarizzare esistematizzare le procedure di analisi dei rischi e di registrazione dei risultati;

− è finalizzato a sostenere la gestione di informazioni qualitative e di giudizi soggettivi, lasocializzazione delle competenze, delle esperienze e delle conoscenze sulle relazioni causa-effetto degli insuccessi.

Gli agenti ambientali di rischio tecnicoCon agenti ambientali di rischio si distingue una classe di agenti che si differenziano da altreclassi di agenti di rischi del progetto (organizzative e tecniche) per il fatto di essere esterni adesso, tanto da poter essere riconosciuti come agenti generali da ricondurre al contesto sociale edeconomico o fisico geografico in cui il progetto viene realizzato. Gli agenti ambientali di rischiosono legati alle condizioni ambientali in cui si opera, relative principalmente al contesto fisico-geografico, al contesto socioeconomico e al contesto normativo-giuridico in cui si sviluppa ilprogetto.Gli agenti ambientali di rischio si riferiscono sia a condizioni permanenti dell’ambiente che acondizioni che hanno il carattere di occasionalità. Per il fatto di essere agenti di rischio estraneialla natura o specificità del singolo progetto si ritiene che vadano affrontati diversamente dagliagenti di rischio che possono sorgere internamente al progetto e che in linea di principiopossono essere evitati e prevenuti nel dominio di controllo di un piano di gestione, mentre lecondizioni ambientali risultano giocare un ruolo capace di influenzare in generale l’interofunzionamento del sistema di controllo e quindi richiedono di poter individuare il grado didefinizione del piano di costruzione e in aprticolare del piano di qualità e delle azioni diprevenzione e controllo connesse con questi agenti di rischio.L’ambiente fisico-geografico richiede di individuare gli agenti di rischio che possono influenzarepesantemente il successo di un’operazione e che possono essere distinti in:− agenti climatici in cui si deve realizzare il progetto: le caratteristiche stabili del clima sia le

possibili variazioni che gli eventi eccezionali possono essere determinanti o influenti sulsuccesso tecnico delle operazioni costruttive nel senso della conformità alle specifiche epertanto costituire fattori di rischio (gli agenti climatici agiscono sulle condizioni tecniche edi sicurezza di esecuzione di opere, di montaggio di elementi, sulle di opere già realizzate,sui materiali, semilavorati ed elementi in stoccaggio in cantiere ecc.);

− agenti atmosferici (ad esempio le condizioni altimetriche o di presenza di fattori chimici) in cuisi deve realizzare il progetto: le caratteristiche atmosferiche stabili dell’ambiente possono

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essere determinanti o influenti sul successo delle operazioni costruttive e quindi costituireun agente di rischio di non conformità (gli agenti atmosferici agiscono sul rendimento e sulfunzionamento di motori le condizioni tecniche e di sicurezza di esecuzione di opere, dimontaggio di elementi, sulle di opere già realizzate, sui materiali, semilavorati ed elementi instoccaggio in cantiere, ecc.).

L’ambiente giuridico-normativo può costituire un agente di rischio di non conformità in relazione a:− variazione normativa delle specifiche tecniche relative ad elementi e a procedure di esecuzione:

il mutamento imprevedibile di dell’ambiente normativo costituisce un agente di rischio chenella fase di esecuzione può richiedere sia livelli di prestazione, regolati da norme, superioria quelli previsti al momento del contratto, sia l’adozione di procedure di esecuzioneinnovative o modifiche dei materiali o delle attrezzature (norme antinquinamento, norme disicurezza, ecc.);

− interpretazione normativa delle procedure: l’incertezza relativa alla interpretazione delleprocedure può essere determinata sia dall’instabilità delle norme giuridico amministrative siadall’inesperienza del contesto in cui si opera (ad esempio per un’impresa europea che operain Italia questo può costituire un agente rilevante di rischio di non conformità).

L’ambiente socioeconomico può costituire un agente di rischio di non conformità in relazione a:− competitività della gara: il livello di competitività costituisce un agente di rischio che,

combinato con altri fattori, può indurre a sviluppare diverse alternative di gestione dellacommessa. In seguito ad un esito positivo della gara in fase di esecuzione può richiederelivelli di produttività tecnica per contenimento di costi e tempi che possono costituire unagente di rischio tecnico;

− disponibilità di risorse e di subforniture: l’assenza o l’inadeguatezza tecnica di subfornitori dielementi o di servizi può costituire un agente rilevante di rischio di non conformità (tutte leoperazioni costruttive richiedono sia un sapere pratico e un saper fare specifico, siamateriali, semilavorati e componenti che devono essere disponibili nell’area di mercato incui si sviluppa il cantiere ecc.).

Tradizionalmente gli agenti ambientali, e in particolare gli agenti climatici, sono considerati unagente di rischio temporale ed economico per gli effetti sulla durata delle attività e sullaproduttività dei fattori e per le operazioni finalizzate al ripristino delle condizioni operativepreviste. Fra gli agenti ambientali gli agenti climatici sono i soli che possono consentire stime diprobabilità: la variabilità delle condizioni climatiche può essere classificata in modo costante,stimata in termini di probabilità sulla base di osservazioni analizzate e quindi introdotta inmodelli di simulazione, in grafi reticolari e in modelli decisionali ad albero.L’analisi e la valutazione del rischio di non conformità determinato da agenti ambientali puòessere più utilmente sviluppata pertanto mediante griglie di analisi o check-list che possonocostituire una base per l’assunzione di decisioni relative ad azioni di prevenzione da svilupparsisia al livello della graduazione del piano della qualità che al livello di specifiche azioni diprevenzione.

Gli agenti organizzativi di rischio tecnicoGli agenti organizzativi nascono dalla complessità stessa dell’organizzazione del processoedilizio, in particolare nelle fasi che vanno dalla predisposizione dei documenti di gara allaconclusione dei lavori. Un insieme di condizioni rendono gli agenti organizzativi particolarmentecritici:− ogni attività è a rischio per se stessa sul piano organizzativo in quanto richiede il

coordinamento di più risorse per la realizzazione di un’opera non ripetitiva: la possibilità dinon raggiungere l’obiettivo dipende da un insieme di relazioni interne che possono causareil non raggiungimento degli obiettivi;

− più attività danno luogo ad un’aggregazione a rischio in rapporto al tipo di interdipendenza(reciproca o sequenziale) risultante dalla struttura organizzativa di base e in particolare dallaattribuzione di compiti e responsabilità agli operatori;

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− gli interessi divergenti dei diversi operatori impresa generale, subappaltatori e committentedevono essere integrati mediante specifiche procedure di soluzione dei conflitti;72

− le differenze fra i ruoli dei diversi operatori di un cantiere possono condurre acomportamenti tesi alla esternalizzazione del rischio73.

Uno svolgimento difforme di alcune attività può determinare un’alterazione delle correttecondizioni standard per lo svolgimento di un’altra attività in apparenza dipendente solomarginalmente. Un’organizzazione che comporta numerosi operatori accresce il numero delleinterazioni o delle interfacce. Il controllo dell’organizzazione è destinato essenzialmente adefinire la struttura organizzativa, i ruoli e le responsabilità di ciascuno. Un difetto diorganizzazione conduce invariabilmente alla esecuzione non soddisfacente, o alla stessa nonesecuzione, di certi compiti, perché la definizione insufficiente dei ruoli e delle responsabilitànon ha consentito di attribuirli.Gli agenti di rischio legati alla organizzazione del cantiere possono essere classificati in:- agenti organizzativi esterni al cantiere o contrattuali, determinati da condizioni stabilite nei

contratti stipulati e da comportamenti degli attori del processo esterni all’impresa;- agenti organizzativi interni al cantiere, relativi cioè alla struttura organizzativa e ai

meccanismi di integrazione delle attività.I rischi connessi ad agenti organizzativi esterni al cantiere o contrattuali si possono articolare in:- rischi determinati da imprecisione degli impegni contrattuali;- rischi determinati da scomposizione in lotti del contratto;- rischi determinati da previsioni di utilizzazione delle risorse;- rischi determinati da incoerenza dei documenti progettuali allegati al contratto;- rischi determinati da insufficienza del controllo del processo.I rischi connessi a fattori organizzativi interni al cantiere si possono articolare in:- rischi da struttura organizzativa di base articolati a loro volta in:- rischi determinati da incertezza dei compiti degli operatori;- rischi determinati da interdipendenza fra operatori;- rischi determinati da errori di scelta delle risorse;- rischi da meccanismi di integrazione articolati a loro volta in:- rischi determinati da metodi e procedure di gestione del progetto;- rischi determinati dalla programmazione della disponibilità delle risorse;- rischi determinati dalle procedure di soluzione dei conflitti fra operatori;- rischi determinati dal sistema informativo;- rischi determinati dai processi di comunicazione fra gli operatori.I rischi organizzativi esistono a tutti i livelli del processo progettuale e fin dal primo istante diavvio di un’operazione. Essi sono tanto più gravi quanto più si collocano a monte del processo;può essere quindi opportuno, per facilitare l’esame degli agenti organizzativi di rischio, articolarliin relazione alle fasi del processo di gestione del progetto individuando tre fasi quali: ladefinizione del progetto, la preparazione o mobilitazione ed infine la realizzazione, alle qualipotranno essere associate tre distinte griglie di analisi.La proposta di schema di classificazione degli agenti organizzativi di rischio tecnico, pur nonessendo originale nei singoli elementi, è finalizzata ad una loro presentazione sinottica esistematica. Le liste o gli schemi possono risultare noiose ed eccessivamente articolate, mamirano a facilitare la riflessione e la formazione sui rischi tecnici, la successiva analisi qualitativache potrà utilizzare check-list che guidino la diagnosi degli operatori. Pur non avendo lapresunzione che possa essere esaustiva si ritiene che possa adattata ad ogni caso specifico.

72 In letteratura lo scorporo strutturale di attività di impresa è un problema privilegiato della gestione della qualità diproduzione. Si veda in particolare: G. MERLI, Comakership: la nuova strategia per gli approvvigionamenti, Torino ISEDI,1990.73 Le eventuali “debolezze” contrattuali di alcuni operatori originano rischi; in relazione a dinamiche diesternalizzazione del rischio un operatore si può trovare nelle condizioni di non poter agire che entro margini strettidi riduzione del rischio: limiti esterni che possono ostacolare il raggiungimento dei livelli di prestazione conformi.

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Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di progettazioneCon gli agenti di rischio in fase di progettazione si indicano decisioni di progettazione esecutivae di procedura di appalto che possono vincolare la struttura organizzativa del fornitoredeterminando situazioni di maggiore rischio di non conformità nelle successive attività dicostruzione. Queste decisioni sono precedenti alla definizione degli obiettivi e delle condizionicontrattuali e quindi esterne all’ambito di azione organizzativa dell’impresa. Spetta airesponsabili dei progetti predisporre la corretta definizione degli obiettivi e delle risorse a base digara, mentre spetta all’esecutore l’individuazione degli agenti di rischio insiti nel contratto equindi la scelta delle azioni di prevenzione necessarie alla riduzione del rischio connesso ad unacarente elaborazione progettuale.I rischi di non conformità in fase di progettazione sono determinati da fattori organizzativi esternial cantiere o contrattuali costituiti da:− imprecisione degli impegni contrattuali: consiste nella insufficiente od errata definizione del

capitolato di appalto sia a livello di definizione degli obiettivi del progetto (qualità, quantità,tolleranze, durabilità, affidabilità, manutenibilità, ecc.) che delle interfacce fra le imprese cuiviene affidata la realizzazione;

− scomposizione in lotti e lavorazioni del contratto: consiste nella determinazione di vincolicontrattuali di struttura organizzativa del cantiere (compiti e responsabilità degli operatori)che possono generare una complessità organizzativa caratterizzata da interfacceorganizzative a rischio a causa di interdipendenze fra gli operatori di tipo reciproco: dettivincoli possono essere introdotti:

- per mezzo di un’articolazione in lotti scorporabili delle opere (appalto per scorpori di opere)che determina le interfacce organizzative fra i fornitori;

- per mezzo dell’Elenco dei Prezzi Unitari o Elenco descrittivo delle categorie dei lavori edelle forniture previste che, associando il contenuto tecnico delle voci di lavorazioni a criteridi misura e di remunerazione delle medesime lavorazioni, determina le aggregazioni dicompiti e il criterio di compenso elementi della struttura organizzativa;

− incoerenza fra obiettivi e risorse: consiste nella definizione di obiettivi costituiti da specifichetecniche quantitative e qualitative non corrispondenti alle risorse economiche e temporaliposte alla base della gara, ad esempio nella definizione di:

- una data di conclusione dei lavori eccessivamente ravvicinata;- una previsione di produttività tecnica delle risorse sovrastimata;- una previsione di importo complessivo dei lavori insufficiente;- specifiche di qualità superiori alla stima di costo.

Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di preparazioneCon gli agenti di rischio in fase di preparazione si indicano decisioni di progettazione dellastruttura organizzativa del processo di costruzione che possono determinare situazioni dimaggiore rischio di non conformità nelle successive attività di realizzazione. Queste decisionisono sia precedenti sia successive all’aggiudicazione ed interne all’ambito di azione organizzativadell’esecutore. Spetta al responsabile della commessa l’individuazione degli agenti di rischio insitinel contratto, la scelta del piano di gestione e costruzione del progetto e in particolare del pianodelle azioni di prevenzione e controllo necessarie alla riduzione del rischio di non conformitàdelle attività costruttive.Il progetto di costruzione edile è caratterizzato in modo prioritario dai requisiti tecnologici delprocesso di costruzione: in fase di preparazione la progettazione del cantiere deve pertantosvilupparsi a partire dai processi tecnici, che sono i più protetti dalle condizioni ambientali, edalla loro interrelazione con gli aspetti sociali. L’operazione di progettazione organizzativa piùrilevante consiste nell’identificazione e nel “confinamento” degli insiemi di compiti,nell’attribuzione negoziata delle responsabilità, o, all’inverso, nella progettazione delle interfaccetecniche, organizzative e informative operazioni progettuali che agiscono sui fattori organizzativi

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di rischio tecnico più rilevanti. 74, Le interfacce possono costituire la struttura degli eventi su cuicostruire il programma temporale: alle interfacce fra responsabilità o fra insiemi integrati ecoerenti di attività75, se in numero contenuto, possono corrispondere milestones o operazioni diverifica e controllo dello sviluppo del progetto.La gestione delle interfacce in cui si generano relazioni di interdipendenza si pone pertantocome uno dei compiti più rilevanti della gestione del progetto e consiste nella individuazione,analisi, programmazione, comunicazione e controllo delle interfacce tecniche e organizzative.I rischi di non conformità in fase di preparazione sono determinati da agenti organizzativiinterni al cantiere connessi con la progettazione della struttura organizzativa di base e dei meccanismidi integrazione. I primi sono costituiti in particolare da:− incertezza dei compiti degli operatori: nella fase di preparazione le informazioni sugli impegni

contrattuali e sulle specifiche tecniche possono essere imprecise (lista dei compiti,prestazioni associate ai diversi compiti, durata, ecc.) a causa di:

- un’analisi incompleta delle attività e delle interfacce tecniche;- una insufficiente conoscenza del lavoro da eseguire dovuto ad inesperienza;- una non corrispondenza fra compiti e responsabilità;− interdipendenza fra operatori: nella fase di preparazione una delle operazioni più rilevanti

consiste nella progettazione dei compiti e responsabilità affidati a ciascun operatore, questaoperazione comporta la definizione delle interfacce organizzative fra gli operatori chegenerano relazioni di interdipendenza (semplice, sequenziale e reciproca) a cui possonocorrispondere condizioni di rischio di non conformità maggiori o minori;

− errori di scelta delle risorse: al momento della definizione delle risorse sia umane che strumentalisi possono compiere errori di assegnazione di risorse alle attività, errori di stima dellaproduttività e/o della competenza o pertinenza, errori nella valutazione dell’impatto sulleattività contigue o contemporanee, che, oltre alle conseguenze sul piano temporale edeconomico, hanno conseguenze sul piano della conformità delle opere eseguite; inparticolare gli errori possono consistere in:

- un’insufficiente conoscenza delle risorse sia umane che materiali da utilizzare, della lorocapacità di eseguire i compiti assegnati rispettando le specifiche tecniche;

- un’insufficiente conoscenza di vincoli normativi per l’utilizzazione delle risorse umane,materiali e strumentali (norme di diritto del lavoro, norme di sicurezza e salute, formazioneprofessionale, ecc.);

- un’incoerenza delle risorse nella loro combinazione tecnico-organizzativa, ad esempio dellacompetenza delle risorse umane in relazione all’uso, alla regolazione e alla manutenzione diattrezzature (l’utilizzazione di nuove tecniche, nuovi materiali o nuove attrezzature puòrichiedere ad esempio lo sviluppo di attività di formazione senza le quali si hanno condizionifavorevoli per rischi di non conformità.

I rischi di non conformità in fase di preparazione sono determinati da agenti organizzativiinterni al processo di costruzione connessi con la progettazione dei meccanismi di integrazionecostituiti in particolare da:− non idoneità di metodi e procedure di gestione del progetto: le procedure di elaborazione (di decisione)

del piano di gestione possono essere esse stesse un fattore di rischio ad esempio:- riducendo gli scambi di informazione fra i partecipanti al progetto;- non limitando le tendenze di esternalizzazione del rischio dei singoli operatori; 74 Le interfacce di un processo di produzione di cantiere (come del resto del progetto) possono articolarsi ininterfacce tecniche ed interfacce organizzative; le interfacce tecniche sono:− interfacce di prestazione fra i sottosistemi e gli elementi tecnici dell’opera;− interfacce fisiche fra i sottosistemi e gli elementi tecnici dell’opera;Le interfacce organizzative sono costituite da:− interfacce di e con decisioni;− interfacce fra responsabilità;− interfacce di informazioni fra operatori con compiti e/o responsabilità differenti e connesse;− interfacce logistico-temporali quando o attrezzature o elementi tecnici devono essere disponibili o eseguiti in un

dato momento e in un dato luogo perché le operazioni successive possano essere realizzate.75 Si veda il capitolo 7 di MECCA S., Comprendere il cantiere, ETS, Pisa 2001

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- riducendo la motivazione degli operatori al successo dell’intero progetto;- riducendo la concertazione fra gli operatori sui contenuti dei compiti, sulle responsabilità e

sulle interfacce;- ritardando le fasi di analisi e di decisione.− errori di programmazione della disponibilità delle risorse: nella definizione di un piano di gestione e

del programma temporale in particolare si possono compiere errori in relazione alla stimadella disponibilità di risorse sul piano qualitativo e quantitativo che, oltre a conseguenze sulpiano della durata e del costo del progetto più facilmente individuabili quantificabili econtrollabili con strumenti classici della gestione dei tempi e dei costi, possono determinareeffetti di incremento del rischio di non conformità alle specifiche tecniche;

− carenze del sistema informativo: sono fattori di rischio che riguardano la progettazione delsistema informativo del cantiere che si articola in sistema informativo del progetto o delleinformazioni relative agli impegni contrattuali e in sistema informativo degli operatori dellarealizzazione. Il sistema informativo definito nella fase di preparazione dell’esecuzione èfinalizzato alla gestione delle informazioni e dei processi di comunicazione nella fase diesecuzione. I processi di comunicazione all’interno del cantiere sono un fattore di rischio acausa delle condizioni di incertezza e di complessità del processo. I rischi determinati dalsistema informativo degli obiettivi e degli impegni contrattuali possono avere delleconseguenze considerevoli, dirette o indirette, sulla qualità dell’opera a causa di:

- non rintracciabilità delle informazioni;- dispersione di informazioni essenziali per l’ottenimento della qualità e della sicurezza;- non differenziazione di dati per l’esecuzione da dati per informazione;- incompletezza delle informazioni;- ridondanza delle informazioni;- ambiguità di interpretazione.I rischi determinati dal sistema informativo degli operatori possono avere delle conseguenzeconsiderevoli, dirette o indirette, sulla qualità dell’opera a causa di:- non rintracciabilità delle informazioni;- incertezza sulla completezza delle informazioni;- incertezza sulla interpretazione delle informazioni;- incertezza sull’aggiornamento delle informazioni;e per quanto riguarda la correzione delle anomalie di esecuzione:- incertezza nella individuazione delle anomalie;- incertezza nella diagnosi delle cause delle anomalie;- incertezza nella appropriatezza delle risposte.

Gli agenti organizzativi di rischio tecnico in fase di costruzioneCon gli agenti di rischio in fase di realizzazione si indicano sia agenti esterni al cantiere, ovverodipendenti da decisioni del committente o di altri soggetti esterni, che agenti interni all’ambito diazione organizzativa dell’impresa. In particolare gli agenti organizzativi esterni al cantiere sonocostituiti da:- ambiguità, incoerenza e incompletezza dei documenti progettuali allegati al contratto: le lacune, le

incongruenze le contraddizioni del progetto da realizzare costituiscono un fattore dialeatorietà delle azioni dei singoli operatori e delle interfacce fra di essi, che può determinareeffetti quali:

- la riduzione della motivazione degli operatori alla qualità e alla capacità di affrontare erisolvere gli imprevisti;

- interpretazioni false di specifiche tecniche che determinano l’esecuzione di opere nonconformi;

- insufficienza del controllo del processo.Gli agenti organizzativi interni al cantiere sono connessi a meccanismi di integrazione e costituiti da:- procedure di soluzione dei conflitti fra operatori: la gestione dei conflitti che si concentrano nelle

interfacce tecniche ed organizzative è una delle azioni più rilevanti e costanti della gestione

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del progetto nella fase di esecuzione. I conflitti possono essere interni al cantiere fra glioperatori responsabili dell’esecuzione e possono essere più o meno incidenti sul rischio dinon conformità in relazione alla efficacia della loro procedura di soluzione, che puòdeterminare effetti su:

- motivazione al successo del progetto,- motivazione alla soluzione del conflitto,- esternalizzazione dei rischi,- motivazione alla correzione delle anomalie;- processi di comunicazione fra gli operatori: rischi connessi con i processi di comunicazione sono

causati da:- una carenza di controllo del circuito di distribuzione, che non permette di verificare l’arrivo

a destinazione delle procedure;- un’insufficienza del loro controllo e del ritorno delle informazioni, qualora delle anomalie di

risultati sono individuate scoperte;- un’insufficienza della revisione critica per assicurare il loro aggiornamento e la loro

evoluzione in funzione dell’evoluzione delle attività interessate, e quindi il mantenimentodella loro adeguatezza.

- insufficienza del controllo del processo: Il processo di controllo deve rispondere alle esigenze ditempestività, pertinenza ed efficienza nelle fasi di rilevazione, comparazione, diagnosi ecorrezione. Le carenze rispetto a questi parametri possono indurre rischi rilevanti.

Per un trattamento corretto delle informazioni occorre che gli strumenti idonei all’acquisizionesiano a disposizione e che le procedure di trattamento siano preventivamente definite: sipossono proporre indici di rilevamento, filtri per l’aumento o la diminuzione del rumore difondo nella circolazione delle informazioni. I rischi di comunicazione possono essere ridotti oeliminati mediante azioni di prevenzione relative a:- la competenza e la qualificazione dei redattori;- la conoscenza del campo oggetto della procedura di trasmissione di informazioni, per la

quale il redattore dovrà eventualmente circondarsi di pareri e consigli di specialisti;- la conoscenza dell’organizzazione e dell’ambiente in cui la procedura sarà applicata;- l’istituzione di un sistema di verifica e di approvazione che permetta di eliminare per quanto

è possibile, gli errori, le omissioni, le ambiguità;- eventualmente l’istituzione per le procedure di natura particolarmente complessa di un

periodo di sperimentazione.

La gestione degli agenti ambientali e organizzativiL’analisi e la valutazione del rischio tecnico determinato da agenti ambientali e organizzativi puòessere utilmente resa operativa mediante griglie di analisi o check-list che devono esseresviluppate da ciascun soggetto adattandole alle specifiche esigenze di gestione del rischio.Queste check-list possono, dopo essere state definite, sperimentate e corrette da ciascunoperatore, costituire una base per l’assunzione di decisioni relative alla graduazione dellastrategia di gestione, alle azioni di prevenzione generale e specifica che possono svilupparsi inmodo correlato, alla graduazione dei controlli.L’uso di check-list di analisi degli agenti organizzativi e ambientali può condurre allaindividuazione di rischi non sempre percepibili ed alla costruzione di conoscenze sui processi esui prodotti, sugli insuccessi e sulle patologie.Risulta spesso difficoltoso individuare gli agenti ambientali e organizzativi di rischio di unintervento e ancora più rara risulta, almeno nella produzione corrente, una ricerca delle cause dirischio. La risoluzione dei problemi segue per lo più una logica reattiva che affronta volta pervolta l’ostacolo che si frappone al raggiungimento del risultato, senza che vi sia una costruzionedi conoscenze, un’accumulazione di saperi, non solo secondo un modello di una organizzazioneper mestieri ormai dissolto, ma anche secondo un modello di produzione industriale teso adassoggettare le variabili di processo e di agire sistematicamente sulla protezione del nucleotecnologico dalle aleatorietà ambientali e organizzative.

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Ad esempio nel trattamento di una non conformità di un’opera si ha la costituzione di gruppiinformali di operatori che, mancando di una procedura di azione e di un orientamento allaconoscenza delle eventuali cause della non conformità, tendono a risolverla con procedure ditransazione o in situazioni di conflitto. Ne risulta da un lato un comportamento degli operatoriche produce effetti di congestione sul sistema, dall’altro un atteggiamento, di fronte all’ostacolo,largamente compromissorio rispetto ad una attenuazione degli effetti piuttosto che ad unaeliminazione delle cause.L’adozione di un modello di gestione del rischio avvia l’azione di superamento di tali situazionidi non corretto funzionamento del processo attraverso una corretta individuazione delle cause dirischio e l’introduzione di misure di prevenzione; non secondariamente l’attrezzamentodell’analisi investe la necessità di attivare le conoscenze dislocate nel processo per unapartecipazione concertata alle misure di prevenzione globali e per una incisiva tempestività neltrattamento delle misure di prevenzione specifiche.Per quanto riguarda il settore edilizio in Italia non vi sono interventi che abbiano sviluppatol’approccio di gestione del rischio nella sua globalità e degli agenti ambientali ed organizzativi.Prime esperienze potranno essere avviate con l’applicazione del nuovo Regolamento diattuazione della Legge quadro in materia di lavori pubblici 76 tenendo conto delle resistenze diogni tipo da superare e dei tempi fisiologici di sperimentazione e metabolizzazione ancheculturale; prima che si possano ottenere dei risultati apprezzabili avremo sperimentazioni parzialiche potranno solo in un periodo successivo preludere a pratiche più consolidate e ad unsostanziale ricongiungimento con le norme di gestione per qualità.77

Internalizzazione del rischio e reattivitàLa gestione organizzativa del rischio può svilupparsi come azione di prevenzione basata su unaserie di misure di carattere generale, finalizzate ad una diminuzione del rischio nella gestione delprogetto, anche indipendenti dalle particolari condizioni di applicazione del progetto. Lestrategie di riduzione del rischio si concretizzano in regole organizzative costruite su schemi diazione basati su risultati acquisiti e condivisi di una osservazione dei sistemi di produzione, suesperienze sul campo in molteplici settori che operano per progetti e che permettono diindividuare alcune misure “idonee” per la gestione del rischio. La semplicità apparente delleregole non autorizza a ritenere che possano essere facilmente implementabili nella prassioperativa di gestione del progetto, e di gestione del rischio tecnico in particolare; solo unaintensa e diffusa attività di formazione e qualificazione degli operatori sia con ruoli direttivi cheoperativi può creare la prima delle condizioni per la diffusione di metodi gestionali idonei aconseguire la qualità con incrementi di efficienza. Il cambiamento del comportamento deglioperatori non può essere conseguito con la sola formazione, motivazione e persuasione, ma

76 si vedano le disposizioni dell’Art. 45 del Regolamento di attuazione della Legge quadro in materia di lavori pubblicie integrazioni di cui al D.P.R. 21 Dicembre 1999 n. 554.77 E’ questa ad esempio l’esperienza della Francia che vede le prime sperimentazioni iniziare alla metà degli anniottanta sulla scorta dell’esperienza di imprese che avevano partecipato alla costruzione di centrali nucleari, perproseguire negli anni successivi nella edificazione di un sistema nazionale per la qualità che potrebbe giungere ora, adieci anni di distanza, alle prime certificazioni di sistemi di qualità aziendale77. I casi di sperimentazione parziale sonotutti ugualmente interessanti nell’ottica di una teoria di approcci contingenti alla qualificazione della produzioneedilizia e si distinguono essenzialmente in funzione delle strategie specifiche adottate per promuovere la qualificazionedel processo secondo le caratteristiche e gli interessi dei promotori o per proporre schemi di qualificazione delprocesso in alcuni aspetti specifici di definizione di procedure di controllo o di qualificazione, ad esempio deifornitori.Per citare in sequenza casi di strategie, la SOCOTEC per il contesto francese ha elaborato, con un forte accento sullagestione del rischio relativamente agli elementi tecnici delle opere, una strategia di qualificazione del processo sulmodello di una funzione di qualità aziendale che opera contrattualmente in un approccio per progetti. Altrettantoparziale è ad esempio l’approccio sostenuto dalla Commission Cèntrale de Marchè (CCM) attraverso lo SchemaDirettore della Qualità (SDQ), che sintetizza differenti contributi orientati alla graduazione dell’assicurazione dellaqualità per parti d’opera, facendo riferimento al modello Motor Columbus Spie Batignolles, o all’introduzione di fasidi preparazione della realizzazione dell’intervento, circoscritte fra la stipula dei contratti e l’apertura del cantiere conl’elaborazione di una documentazione tecnica pertinente, sul modello del Dossier BPE.

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deve essere accompagnato da meccanismi operativi che devono essere pianificati, sperimentati,verificati e quindi applicati.Tutte le strategie di gestione del rischio hanno un loro costo e non eliminano i rischi, ma neriducono la probabilità o aumentano la propensione alla correzione degli insuccessi; èopportuno sottolineare che le strategie organizzative costituiscono anche una condizione perchégli operatori trovino una ragione “sociale” oltre che tecnica per utilizzare metodi e strumenti digestione della qualità.La gestione del rischio può operare efficacemente solo individuando in modo contingente,progetto per progetto, e sottosistema per sottosistema se differenziati, il mix di strategie piùopportuno in relazione alle specifiche condizioni di rischio. L’approccio contingente valorizza lerisorse umane nella loro capacità di “interpretare”, ma pone al contempo la questione delleformazione degli operatori a tutti i livelli.Le strategie che possono essere utilmente attuate nelle fasi precedenti alla costruzione sonoprincipalmente due:− il miglioramento dell’informazione, ottenibile mediante:

− miglioramento del sistema informativo;− anticipazione;− coinvolgimento dei subfornitori;

− l’internalizzazione del rischio, ottenibile mediante:− responsabilizzazione degli operatori;− concertazione.

Il miglioramento delle informazioni significa migliorare la quantità e la qualità delle informazioni, laloro pertinenza e tempestività. Nelle fasi iniziali non si è in possesso delle informazioninecessarie, mentre le decisioni che si assumono sono rilevanti per il successo del progetto. Leazioni che possiamo sviluppare sono da una parte rivolte sia al sistema informativo del progettoche alla formazione e/o utilizzazione di basi dati su patologie e insuccessi delle attivitàcostruttive. Il miglioramento del livello dell’informazione può essere ottenuto in modi diversiquali: analisi più approfondite del progetto, scomposizione delle attività in attività elementari,consultazione con più operatori esperti a tutti i livelli. Le attività di riesame del contratto, dianalisi delle condizioni ambientali, di verifica dei documenti progettuali, lo stesso piano didiagnosi del rischio con le sue procedure sistematiche di analisi di un gruppo di esperti,consentono, da un lato, di individuare le carenze informative alla base dell’attività e, dall’altro, diessere anche un’attività di raccolta, registrazione e comunicazione di informazioni tecniche.Il dossier Bon Pour Execution, di cui si prescrive nel processo CBC78 la redazione primadell’avvio delle operazioni costruttive, è uno strumento che già ha dimostrato la sua efficacianon solo di miglioramento del sistema informativo, ma anche di anticipazione e coinvolgimentodei subfornitori; come di eguale interesse è la procedura di gestione della fase di definizionedell’offerta con la partecipazione dei subfornitori, sperimentata, fra le altre, presso l’impresaKyle Stewart, in cui viene assegnata la massima rilevanza al coinvolgimento anticipato deisubfornitori nella gestione della commessa.La seconda strategia può essere definita “internalizzazione del rischio” in contrapposizione allatradizionale strategia di esternalizzazione, efficace nella minimizzazione del rischio del singolooperatore all’interno di un processo complesso e tesa a trasferire ad altri operatori situati amonte e a valle il rischio.L’esternalizzazione del rischio è una diffusa strategia di riduzione del rischio, che operaeffettivamente una riduzione soggettiva del rischio per il singolo operatore, le cui conseguenzesul progetto non sono sempre prevedibili. L’esternalizzazione del rischio si perseguecorrentemente mediante contratti di subappalto precisi e dettagliati in particolare nelle clausoledi trasferimento della responsabilità sulle non conformità. Se le condizioni contrattuali non sonoadeguatamente precise e dettagliate si ha un’obbligazione contrattuale in mezzi, e non in risultati,che non è sufficiente ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi. Se le condizioni contrattuali

78 Si vedano BOBROFF J., 1993, La gestion de projet dans la construction, Presses de l’ENPC, Paris 1993 e TORRICELLI M.C.,MECCA S., Qualità e gestione del progetto nella costruzione, CNR-PFEd, Firenze, Alinea, 1996

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sono eccessivamente esigenti sul piano temporale, economico e qualitativo la gestione del rischioè fittizia, il trasferimento del compito e del rischio connesso non è operativo, il rischio di nonconformità permane: la gestione che si attua è antagonistica ai requisiti delle norme per lagestione per la qualità.Le condizioni contrattuali sotto le quali si inquadra il subappalto dovrebbero rispettare alcuneobbligazioni reciproche che garantiscono il corretto perseguimento degli obiettivi del progetto.Nella gestione operativa del rischio è della massima importanza assicurarsi che ilcomportamento di tutti gli operatori sia coerente agli obiettivi del progetto; una redistribuzionedei rischi non governata dalla logica del progetto può produrre effetti di amplificazione delrischio incontrollabili in fase di realizzazione.Le strategie di internalizzazione del rischio sono invece mirate da un lato ad associaresistematicamente i compiti da eseguire con le responsabilità, non solo in relazione al rischiospecifico dei compiti, ma anche in relazione alle interfacce di prodotto e di processo ed ai rischiad esse connessi. La responsabilizzazione degli operatori può essere sì ottenuta con mezzicontrattuali, ma, in processi instabili e a tecnologia intensiva come quelli edilizi, più facilmenteconseguita mediante processi di concertazione partecipata degli operatori (subfornitori eoperatori interni all’impresa).Il processo CBC e gli altri processi sperimentali di cooperazione fra impresa e subfornitoriprima ricordati costituiscono esempi di strategie di internalizzazione. Il processo sequenziale e, inparticolare, la procedura di controllo/accettazione di fine sequenza è uno strumento diinternalizzazione del rischio particolarmente efficace per la riduzione degli effetti diamplificazione del rischio nelle fasi a valle del processo di costruzione79.In fase di realizzazione del progetto le azioni di riduzione del rischio sono orientate allo sviluppodella “reattività” dell’organizzazione. La reattività può essere definita come “la capacità di modificarerapidamente la definizione del progetto per tenere in conto di informazioni nuove che rimettono in causa in modosignificativo delle ipotesi di lavoro sulla quale la programmazione corrente è basata”80.L’organizzazione della reattività del sistema di produzione può attuarsi mediante un sistema diindividuazione e segnalazione delle anomalie non solo per rilevazione diretta, ma anche peridentificazione statistica ed in un insieme di procedure atte alla riduzione dei rischi. Sulla base diesperienze di gestione del progetto81. possono essere individuati due tipi di reattività esprimibiliin funzione delle caratteristiche del progetto:– reattività per modifica della definizione del progetto che può distinguersi in:– reattività di anticipazione basata sulla previsione anticipata delle alternative utilizzabili per la

correzione delle anomalie, e istruendo gli operatori sui rischi di non conformità a cuipossono andare incontro, sulle misure di prevenzione e di controllo che possonoadottare, sulla gamma delle soluzioni correttive possibili;

– reattività di correzione delle non conformità constatate basata sulla ridefinizione “a caldo”delle istruzioni di lavoro, delle risorse umane e strumentali assegnate a ciascun compito dicui si constata una non conformità dei risultati;

– reattività organizzativa mediante la progettazione di una struttura organizzativa più affidabile ereattiva.

La reattività organizzativa è complementare alle tecniche e alle procedure di identificazione e ariduzione del rischio, e può essere conseguita mediante:– l’acquisizione collettiva di competenze di gestione del rischio, mediante lo sviluppo di

programmi di formazione che favoriscano l’acquisizione di una cultura comune el’accrescimento e l’accumulazione delle competenze operative;

– la predisposizione di strutture di gestione del progetto autonome sul piano decisionale eresponsabilizzate sul risultato finale per facilitare l’autonoma individuazione e la soluzionerapida dei problemi, limitando gli arbitraggi dei livelli gerarchici superiori;

79 MECCA S., NATICCHIA B., Costruire per sequenze, Alinea, Firenze 199580 GIARD V., Gestion de projets, Economica, Paris, 1991, pag. 14581 ECOSIP, Pilotages de Projet et Entreprises, Diversités et convergences, Economica, Paris 1993

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– la predisposizione di procedure di circolazione dell’informazione affidabili e rapide, mediantereti e procedure formali di comunicazione sia in ingresso che in uscita dai processi ditrasformazione;

– la stimolo di dinamiche di gruppo che incrementino la coesione di gruppo e la condivisionedell’interesse al successo del progetto e dell’impresa.

La formazione alla gestione del rischioLa formazione degli operatori è una azione di grande rilevanza per l’incremento dell’efficienza edell’affidabilità delle attività costruttive. I risultati di un programma di formazione spesso nonsono percepibili immediatamente; inoltre trasferire modelli di comportamento medianteadattamenti epidermici di metodi e procedure sviluppati in contesti socioeconomici differenti daquelli in cui si vuole agire può avere anche effetti negativi, come è accaduto per aziende nelsettore manifatturiero con l’adozione dei circoli della qualità82.L’adozione di metodi di gestione dei rischi significa introdurre nella pratica di gestione anche unmetodo scientifico-sperimentale83. Pur nella sua apparente semplicità può risultare di grandeimpatto in una realtà produttiva quale quella del cantiere, proponendo l’adozione di metodisemplificati, ma espliciti e trasparenti di produzione di conoscenze, in risposta all’esigenza diconoscere le cause degli insuccessi lungo tutta la filiera del processo, di rendere tale conoscenzacomunicabile, e reimpiegabile, utile per il miglioramento generalizzato del processo. Èfacilmente intuibile come ciò possa essere contraddittorio ad esempio con le prassi consolidatedel cantiere e come la sola attività di formazione alla qualità possa difficilmente dare risultati inun settore resistente, anche nei quadri tecnici laureati, all’uso sistematico del metodosperimentale.La gestione non formalistica del rischio propone delle sfide di rinnovamento non solo alleimprese e ai tecnici, ma ancor più al mercato, e al settore pubblico in particolare: solo se siesprimeranno con nettezza e determinazione esigenze e attese della società nel suo complessoper una maggiore efficienza e affidabilità delle attività costruttive, è ipotizzabile un profondorinnovamento delle regole e degli strumenti di gestione del processo edilizio, e delle fasicostruttive in particolare.Associare all’attività di produzione una formale attività di conoscenza della produzione richiedeuna profonda revisione dell’organizzazione dei compiti e delle responsabilità, dellascomposizione delle attività e delle competenze; organizzare per conoscere, oltre che perprodurre, significa considerare l’utilità e la produttività di sviluppare negli operatori, daiprogettisti agli operatori del cantiere, competenza, autonomia, capacità e possibilità di agire e dimigliorare. Nelle imprese in particolare, le culture, molteplici, che sono nate da una teoriaclassica di organizzazione della produzione e del lavoro e che hanno segnato lo sviluppo dellerelazioni aziendali, sono destinate a mutare i termini del confronto proprio sulla base nellenuove esigenze poste ai sistemi di produzione; può essere forse sufficiente riflettere sugli studisviluppati da Juran84 sulle trasformazioni di un management per la qualità ed sul dibattitoall’interno delle organizzazioni sindacali sullo sviluppo delle forze produttive e sullesollecitazioni della produzione, sulle funzioni del lavoro che produce conoscenze.

82Per registrare la critica all’adozione dei circoli della qualità in Europa veder in J. M. Juran, I circoli della qualità nelmondo occidentale, in “Qualità”, n°60, anno XVIII, 3/1988, p.11.83De Risi, Mirandola, Op. cit., Il modello PDCA corrisponde al metodo sperimentale applicato alla gestione: faiun’ipotesi (Plan), sperimentala (Do), controlla il risultato (Check), generalizza il risultato se l’ipotesi ha trovatoconferma (Action)84J. JURAN M., La perfezione possibile, a cura dell’ELEA, Milano, IPSOA scuola di impresa, 1989.

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10 Elementi per un sistema di gestione delrischio nelle costruzioni

Una procedura di gestione del rischioLa gestione del rischio serve dunque a migliorare le nostre capacità di previsione e di controllodel progetto. In questa accezione la varietà di strumenti e procedure che possiamo introdurre nelprogetto servono a migliorare la conoscenza che abbiamo dei fatti e dei processi diprogettazione e realizzazione di costruzioni. La riflessione sul rischio e sulla gestione del rischioè soprattutto una chiarificazione su un “linguaggio” diffuso che utilizza una varietà ampia diparadigmi e di strumenti che producono risultati quantitativi e qualitativi differenti a partire dacondizioni di applicazione variabili e che possono influenzare significativamente la qualità delleconoscenze e delle informazioni che ne scaturiscono. L’incertezza richiede approcci parziali,empirici che contemplano e la dimensione soggettiva della percezione e l’uso di modelliquantitativi probabilistici. La “debolezza” dei paradigmi richiede di porre molta attenzione allemodalità secondo le quali le decisioni sono assunte e condivise, specie laddove la valutazioneesperta entra in conflitto con la percezione diffusa.Ne’ l’osservazione del rischio ne’ tanto meno la valutazione possono essere ridotte a misureautomatiche o semiautomatiche (ad esempio check list standard) ma richiedono la cura ed ildiscernimento di una diagnostica che parzialmente può essere sostenuta da strumentiappropriati. D’altra parte l’analisi del rischio non può essere una tecnica decisionale circoscrittaagli strumenti ed alle informazioni specialistiche (conoscenze e credenze) utilizzati da unesperto. Richiede l’utilizzo di basi di conoscenza condivise, strutturate e diffuse, accessibili efruibili secondo regole di utilità e economicità nella conduzione del progetto. Richiede inoltreche le valutazioni siano comunicabili sia nella sostanza che nella metodologia o procedura e chesiano quindi controllabili o confrontabili con metodologie e procedure che hanno per oggetto lavalutazione dello stesso o degli stessi rischi.Occorre quindi individuare i principali elementi di funzionamento di un sistema per la gestionedel rischio ed analizzare i principali snodi attraverso i quali si formano le conoscenze sui rischi.Una procedura di analisi del rischio è uno strumento che può essere applicato in differenticondizioni progettuali, come ad esempio durante la preparazione del cantiere o durante laprogettazione preliminare. Può essere finalizzata a valutazioni specifiche relative alla valutazionedi rischi singoli, a partire dalla diagnosi di patologie edilizie, o servire come base sistematica perla prevenzione dei rischi di non qualità per una commessa.Vi è quindi l’esigenza di distinguere un insieme articolato di procedure di gestione ed analisi delrischio, asservite ad una differenziata gamma di obiettivi alcuni dei quali possono essereidentificati in:- un’indagine sistematica che interessa il progetto globalmente; la procedura procede

sistematicamente all’analisi di tutte le parti che compongono il progetto al fine diorganizzare una base di conoscenza ordinata circa i rischi da prendere in considerazione;l’indagine sistematica interessa il progetto in tutte le attività che servono per istruirlo eprocede dalle fasi preliminari attraverso il ciclo di vita del progetto;

- un’indagine parziale sui rischi mirata:- ad un sottosistema, un componente edilizio o ad un processo di produzione:

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- ad una attrezzatura ed al suo campo di applicazione;- alla valutazione di un rischio specifico in una serie di progetti, ad esempio si può prendere in

esame la tenuta di sistema di copertura piana ed analizzare tutte le implicazioni legatesolamente a questo rischio;

- alla ricerca dei rischi in una fase specifica del progetto, sia essa di programmazione,progettazione, pianificazione, esecuzione e limitarsi ad una parte di una di esse.

Ulteriore caratterizzazione dell’obiettivo si identifica ad esempio nel servire l’analisi alladirezione del progetto, o alla sua valutazione da parte seconda o terza al fine di assicurarnel’affidabilità. La valutazione può avere una finalità strettamente tecnica o cercare di evidenziarel’affidabilità delle previsioni compiute.In questo capitolo si prendono in esame i principali elementi e le principali strategie di soluzionedei problemi utili per costruire una procedura di analisi del rischio.

Gli elementi di una procedura di analisiLo sviluppo di una procedura di analisi del rischio è fortemente dipendente dagli obiettivi e dalcontesto che sono elementi variabili. Non è possibile quindi descrivere una procedura unica einvariante di produzione di conoscenze, di assunzioni di decisioni e di azioni. Tuttavia sipossono individuare i principali componenti di un sistema atto a definire un processo ditrasformazione delle conoscenze. Un’analisi del rischio può essere descritta come il risultato diun processo in cui i principali elementi coinvolti sono:- una metodologia di indagine sui rischi, che identifica procedure, strumenti e basi di

conoscenza per l’analisi (osservazione, analisi e valutazione) ed il trattamento del rischio,- un piano di sviluppo dell’indagine; serve alla individuazione ed alla caratterizzazione degli

obiettivi, quindi ad indirizzare l’analisi, a reperire le risorse e le conoscenze per l’indagine, aduna gestione concorrente della metodologia di ricerca sul rischio in una strutturaorganizzativa; all’organizzazione della ricerca in team e alla condivisione delle conoscenzerelative alle differenti fasi progettuali,

- un insieme di strumenti e procedure diagnostici per la gestione sistematica dei rischi di unprogetto, soprattutto per progetti complessi utile per la graduazione dell’indagine, perdefinire schemi di valutazione, per analizzare dati, per simulare processi, per organizzareinformazioni, ecc.

- basi di conoscenza, che sono il risultato ed il punto di partenza di analisi e di diagnosirelative a patologie tecniche ed organizzative, riportano elaborazioni statistiche, riportano irisultati di studi applicati, strutturano il sapere progettuale e costruttivo, ecc.

La metodologia di baseL’analisi è condizionata principalmente da tre elementi caratterizzanti: il primo relativo ai risultatiattesi, ossia all’obiettivo che si prefigge, il secondo al contesto applicativo che influisce sullanatura dei dati e sulla formulazione del problema ed il terzo allo strumento di analisi che vieneutilizzato. Nella definizione di una procedura di analisi occorre, quindi, tenere in considerazionepiù elementi che possiamo ricondurre alle funzioni che la procedura è chiamata a svolgere edalle condizioni al contorno che vanno considerate. I principali elementi che possiamoindividuare sono:- l’obiettivo dell’analisi: se ad esempio funzionale ad un supporto strumentale alla decisione,

alla formazione, alla circolazione delle conoscenze; esso permette di definire lecaratteristiche dei risultati attesi e di analizzare i vincoli posti.

- un contesto dell’analisi: costituisce il contesto oggettivo in cui la ricerca viene svolta; prendein considerazione l’organizzazione dello studio e riguarda la qualità dei dati disponibili, illoro costo, considera il problema della diffusione o la dispersione delle conoscenze in unastruttura organizzativa; esso permette di definire le modalità secondo le quali una strutturaorganizzativa produce e consuma le conoscenze;

- uno o più strumenti e procedure di analisi: esso viene definito dalle modalità di approccio efa riferimento al core metodologico dell’attività di analisi;

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Queste tre elementi sono strettamente interrelate fra loro: conviene analizzare separatamentequeste tre funzioni ed i relativi punti di integrazione. Procederemo ad analizzare prima lecaratteristiche dello strumento, successivamente articola questo in relazione agli obiettivi dianalisi ed al contesto

Lo schema operativo della proceduraLa ricerca di base sui rischi tecnici delle attività di costruzione si configura come un’attività disupporto alla progettazione. L’affidabilità dei risultati si lega innanzitutto all’estensione ed allasignificatività dei campioni di studio: la conoscenza prodotta deve soddisfare i requisiti d’usodella progettazione, accessibilità, completezza, economicità, soprattutto deve essere fruibile ecomprensibile dagli operatori. Il contesto in cui si pone non consente, d’altra parte, unaproduzione di informazioni a senso unico, ma si alimenta della condivisione e dello scambiocooperativo delle conoscenze. I risultati di un’indagine su un rischio specifico devono quindipoter essere sufficientemente generalizzabili e/o contestualizzabili, assecondando le modalità disviluppo del progetto. Una procedura sistematica può essere articolata nelle seguenti azioniprincipali:1. Individuazione dei rischi2. Analisi del rischio3. Valutazione del rischio4. Riduzione del rischio

L’individuazione dei rischiL’individuazione dei rischi parte dallo studio degli errori dei difetti potenziali e delle patologietecniche. L’osservazione di rischi potenziali richiede una “visione critica” dei processi che permettauna elaborazione di una teoria dei fallimenti attraverso la descrizione dei processi reali difallimento o di produzione dell’errore.L’obiettivo funzionale alla progettazione ed alla gestione consiste nell’ottenere una estesarappresentazione dei processi di fallimento che permetta una rilevazione ed una osservazione deisintomi dei guasti e degli agenti di rischio ai quali poter applicare idonee strategie di prevenzione.

L’analisi degli errori, dei difetti, delle patologie, dei conflittiLa determinazione delle basi di conoscenza si basa su processi analitici o empirici chepermettono di mettere in relazione sintomi cause ed effetti di patologie edilizie, agenti e fattoridi rischio che predispongono l’insorgenza delle difettosità e degli errori. Ciò che classifichiamocome basi di conoscenza fa riferimento a differenti modalità di produzione della conoscenza chepossiamo identificare sia, ad un estremo, nell’esperienza diretta del progettista coinvolto neiproblemi della costruzione, sia, all’altro estremo, nelle conoscenze con basi statistichesignificative.

Gli strumenti per l’osservazione dei rischi potenzialiGli strumenti di base permettono una rappresentazione convenzionale dei fenomeni e di casisignificativi; fra questi si possono citare i diagrammi di Pareto, l’albero dei guasti, il diagramma dicausa ed effetto.L’analisi del sistema di produzione serve ad identificare tutte le parti del sistema e tutte le attivitàdella costruzione che possono essere interessate da difetti o non conformità da cui possonoscaturire condizioni patologiche per l’elemento tecnico o per l’opera. La revisione dei processipermette di esplicitare sistematicamente le prestazioni e le specifiche attese in relazione con lemodalità di errore delle attività.Altri strumenti di uso corrente sono gli strumenti di classificazione WBS OBS PBS- Mediante leWBS di base del progetto si ottengono le classificazioni distinte degli oggetti edilizi, delle attivitàdi costruzione, e degli attori coinvolti. Lo studio del progetto è rivolto alla individuazione deirequisiti e delle prestazioni da assicurare. I requisiti delle attività di costruzione e le prestazionidegli attori coinvolti sono analizzati a differenti livelli di dettaglio.

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Dalle informazioni di base delle WBS si possono elaborare flow chart che permettono diordinare le attività di costruzione, di esplicitarne le condizioni di operabilità e le caratteristicheintermedie degli elementi tecnici posti in opera.Un altro strumento che offre supporto alla rappresentazione dei processi è l’analisi funzionale,che può essere utile per definire una gerarchia delle funzioni dei sistemi tecnologici per meglioorientare l’analisi dei rischi tecnici.In generale tutti gli strumenti che possono essere utilizzati per rappresentare processi e attività diproduzione possono essere utilizzati per analizzare le modalità di errore e le difettosità.

L’analisi del rischioL’analisi delle patologie tecniche ricopre un compito preliminare molto importante per laprogettazione e per la gestione del progetto. Per poter essere utilizzata in sede di progetto, taleconoscenza richiede però alcuni passaggi di elaborazione ulteriori. L’analisi del rischio è la sedein cui si elabora una teoria e la si valuta producendo studi sulla correlazione delle cause,confrontando e distinguendo i casi.

Obiettivo dell’analisiL’obiettivo consiste nel fornire una conoscenza utile strumento per condurre l’analisi in un casospecifico. I processi “patologici” vanno quindi messi in relazione l’uno con l’altro e ricondotti adagenti, fattori, cause comuni, così come vanno raggruppati sulla base di conseguenze o effettiindesiderati, per costituire una griglia di riferimento per l’assunzione di decisioni. Questa faserichiede operazioni istruttorie che supportino il progettista o il costruttore nell’analisi specifica diun progetto. La validazione dell’analisi richiede che la teoria sia testata e che riporti i risultati o lostato della conoscenza su esperimenti e prove, sulla modificazione e sulla osservazione diprocessi.

Requisiti dell’analisiL’istruzione di una procedura di analisi in fase di gestione di un progetto richiede risorse spessodifficili da ottenere e ciò va messo in relazione alla difficoltà di mettere a punto un’analisi,raccogliendo tutte le informazioni necessarie, consultando la letteratura sull’argomento ecercando quindi di estrarne le conoscenze utili. Mentre può risultare difficoltoso sostituire conun sistema esperto la capacità diagnostica ed analitica di un progettista (anche se il compito ètutt’altro che fuori dalla portata dell’ingegneria della conoscenza), è utile disporre dellaletteratura su argomenti specifici all’interno di basi di conoscenza che permettano di organizzarele conoscenze utili sulla base di indici.Si richiede perciò per un’analisi singolare condotta su un caso particolare di istituire un rapportocon una casistica più ampia o comunque significativa; da un punto di vista metodologico si puòdare rilievo sia a casi singoli che dati stati statistici condotti su campioni significativi.Trattandosi di un supporto allo studio è importante che l’analisi metta in chiara evidenza i limitiriscontrati nello studio e fornisca una trattazione circostanziata dei problemi analizzati. Percontro estrapolazioni numeriche decontestualizzate possono non essere significative da unpunto di vista dell’analisi specifica. I requisiti che possiamo individuare in studi di questo tiposono quindi condizionati dalla generalità della trattazione, dell’esemplarità e della significativitàdei casi proposti, della completezza e della estensione di serie di dati. Indipendentemente dallametodologia proposta (casi, analisi statistica) è fondamentale rappresentare adeguatamente laqualità dei dati e delle conoscenze che si mettono a disposizione dei progettisti. L’esistenza, adesempio, di controversie o di punti di vista discordanti, va rappresentata adeguatamente al finedi fornire un quadro completo anche relativamente all’incertezza che accompagna questi studi.L’adeguata rappresentazione della complessità della conoscenza su un determinato argomentodiviene quindi un requisito di base per un supporto effettivo allo studio di un problemaspecifico.Si tratta quindi di dare rilievo ai fenomeni più ricorrenti, alle osservazioni sulle cause piùfrequentemente osservate e sugli effetti più probabili. L’aleatorietà delle relazioni di causa edeffetto non permette l’individuazione di rapporti causali validi per tutti i progetti; occorre perciòprendere le mosse da un quadro sistematico relativo ai processi causali per individuare quali

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siano maggiormente significativi all’interno del processo di produzione che si sta progettando.Tale selezione, di tipo qualitativo, è preliminare ad applicazioni analitiche che possano fornirequantificazioni significative. L’utilità della modellistica di simulazione dei processi va rapportataai costi da sostenere per una diagnosi accurata ed il suo impiego va limitato alle situazioni che negiustificano le risorse che richiedono.La progettazione si pone il problema di riconoscere e prevenire processi causali i cui potenzialieffetti non sono desiderati. In questo esiste una differenza di obiettivi rispetto alla progettazionee gestione di altri sistemi di produzione. Non è tanto interessante simulare i processi causali deiguasti e la loro gestione. Si prendono in considerazione perciò condizioni, agenti e fattori dirischi che permettono di valutare sin dalla fase di progettazione una sintomatologia dei rischitecnici in cui si sta incorrendo.

Gli strumenti dell’analisiLa scelta dello strumento è funzionale al modello di descrizione, spiegazione e previsione deglieventi che si intendono controllare. L’esame della gamma di approcci disponibili evidenzial’esistenza sia di differenti domini di spiegazione e di previsione che in ognuno di essi di modellidi processo che richiedono dati differenti in qualità e quantità. La scelta di uno strumentodipende da queste condizioni ed ha per obiettivo una generalizzazione di processi “patologici”ed una loro estensione a nuovi scenari di progetto.Non possono essere trascurate le risorse necessarie per sostenere un processo diagnostico: lacostruzione di un modello di simulazione ad esempio richiede molte ore uomo. La decisione disviluppare un modello di questo tipo richiede dunque, oltre ad una attenta verifica dellecondizioni applicative, una decisione, qualitativa, che selezioni accuratamente l’obiettivo dellasimulazione, in base ad esempio all’esigenza di ottenere conferme quantitativamente significativeper ipotesi diagnostiche.

L’analisi degli agenti/fattori e delle conseguenzeL’analisi del rischio si sviluppa sulle basi di una euristica che succede alla percezione e cerca diinserirla in un quadro di valutazione razionale. Si propone inoltre di considerare l’aleatorietà dieventi possibili sulla base della conoscenza di processi deterministici e dell’esperienza relativa aguasti, errori ecc.L’analisi del rischio costruisce una mappa degli agenti, dei fattori e degli effetti o degli scenariche si producono in presenza di condizioni riconoscibili e identifica le modalità, i criteri divalutazione e prende in considerazione le caratteristiche che influiscono sulle dimensioni delrischio. Il quadro che ne deriva deve fornire al progettista che intende avvalersene unasistemazione delle conoscenze ed una guida allo sviluppo dell’indagine in un caso che si prendein esame. Le “storie” ed i “casi” che sono riscontrabili in letteratura o nella personale esperienzadel progettista devono trovare una sistemazione ordinata, affinché sia possibile portare lapercezione di un rischio su di un terreno di valutazione razionale, di comparazione e diordinamento su scale omogenee di grandezza.

La valutazione dei rischiLa valutazione del rischio può avvenire tipicamente su base multicriteriale che permette diomogeneizzare la valutazione utilizzando una scala numerica di riferimento. La valutazionerichiede quindi una individuazione dei criteri di riferimento o una loro specificazione, lademarcazione di classi di rischio a cui far corrispondere una misura numerica convenzionale. Diseguito vengono elencati i criteri frequentemente utilizzati nelle procedure di valutazione.

La magnitudine del rischioSingoli eventi possono presentare una “rischiosità” variabile. L’intensità o la durata dei fenomenimodificano sensibilmente le conseguenze che possono produrre. Vi è quindi l’esigenza diesprimere la grandezza di un rischio in relazione alle caratteristiche degli eventi che loproducono e di poter confrontare, ordinare tali grandezze. Oltre ad esprimere la grandezzarelativa di un rischio, la magnitudine è riferita ai criteri che vengono presi in considerazione,articolati nelle singole valutazioni, e contribuiscono ad apprezzare la dimensione, l’ordine di

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grandezza, del rischio in esame. I criteri che con più facilità vengono adottati nelle procedure dianalisi sono i seguenti:- la probabilità- l’esposizione- la gravità- la visibilità o facilità di individuazione.La definizione dei criteri deve essere finalizzata in ogni caso all’obiettivo dell’analisi rispetto alquale conviene adottare i criteri che meglio si adattano a rappresentare la dimensione del rischioanalizzato.

La riduzione del rischioLa trattazione estensiva delle misure di prevenzione che possono seguire l’analisi e la valutazionedel rischio ha molteplici conseguenze. Serve ad offrire uno spettro di soluzioni che possonoessere opportunamente adattate caso per caso, ma serve soprattutto a concludere la gestione delrischio, discutendo le questioni collegate alla riduzione del rischio. Il trattamento del rischiorichiede infatti di aggiornare la valutazione al fine di apprezzare i miglioramenti introdotti o glieventuali peggioramenti. L’adozione di misure di prevenzione effettive serve infatti a testare labontà dell’analisi sviluppata e nello stesso tempo a prendere in considerazione gli effetti nonprevisti di azioni che dovrebbero migliorare il processo, ma che non sono neutre e possonocomportare conseguenze non valutate.

Il piano diagnosticoLa definizione di una procedura operativa richiede di prendere in considerazione la “razionalitàlimitata” del processo di progettazione e di costruzione. La logica del progetto e il contestoorganizzativo costituiscono l’ambiente in cui applicare le procedure di analisi e gestione delrischio. L’analisi del rischio viene calata nella materialità dell’organizzazione del progetto, delladivisione delle competenze specialistiche di progettazione di esecuzione e di controllo, dellasegmentazione delle attività di progettazione nel tempo.Lo studio dei rischi di un progetto deve essere quindi pianificato ed il piano di lavoro vieneaggiornato e orientato in base ai risultati a cui le indagini progressivamente pervengono. Il pianodiagnostico è chiamato ad individuare, mediante approssimazioni progressive, gli obiettivi ed acoordinare l’impiego delle risorse (informative, umane) e degli strumenti diagnostici che sononecessari per applicare le procedure di analisi del rischio. La graduazione dell’analisi è adesempio uno degli obiettivi che il piano può essere chiamato a soddisfare.Un’altra prestazione richiesta è relativa alla sistematicità dell’analisi. In particolare una procedurache richieda il coinvolgimento di differenti competenze comporta una considerazione adeguatadelle modalità di pianificazione e di coordinamento della ricerca, delle modalità di identificazionedei rischi, di sensibilizzazione ad essi, di osservazione e di raccolta dei dati ecc. Una proceduraorganizzativa della ricerca sul rischio non prescinde dalle modalità organizzative del progetto,dai tempi richiesti, dai compiti e dai profili dei partner coinvolti, e deve sostanzialmenteaccordarsi alle modalità organizzative del processo.Le procedure utilizzate sono inoltre sensibili alle risorse richieste per raggiungere gli obiettividiagnostici posti. L’analisi consuma tempo con costi che vanno commisurati al livello dellecompetenze coinvolte nel processo e alla natura degli obiettivi. Se ad esempio serve a prendereuna decisione che riguarda l’uso di una tecnologia è vincolata dal tempo a disposizione; se sitratta invece di uno studio volto al miglioramento continuo di una organizzazione e si estende supiù progetti il vincolo temporale può essere meno significativo.Sia negli obiettivi di analisi tecnica, di gestione o di controllo del progetto la procedura di basedeve intrecciarsi con un piano di progettazione.

I requisiti delle basi di conoscenzaLo studio di un sistema di produzione richiede l’utilizzo di una base di conoscenza relativa aglierrori, ai guasti e ai difetti. La prevenzione del malfunzionamento o del difetto di non qualità

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viene condotta in base al riscontro di agenti che possono preludere al malfunzionamento delsistema e innescare processi fuori controllo.La base di conoscenza che viene messa a disposizione dei progettisti deve soddisfare alcunirequisiti. I principali riguardano l’affidabilità delle informazioni e la loro utilizzabilità nell’ambitoprogettuale. La discussione attorno all’impianto metodologico ha come finalità di assicurare ilprimo requisito mentre il secondo sarà analizzato in relazione alla definizione di strumentigestionali da utilizzare nel progettoLa questione principale riguarda il confronto fra la percezione soggettiva di un rischio e lavalidità dell’analisi esperta. È stato dimostrato che la percezione individuale si discosta confacilità dai valori attuali di rischi; affinché una teoria sia assunta convenientemente all’interno diun processo di progettazione occorre che un progettista sia persuaso dalla validità dello studio.Al contrario si può riscontrare che difficilmente da posizioni conflittuali o di rifiuto si possaaddivenire ad una persuasione circa la sufficiente validità di un’analisi.

Elementi chiave del piano diagnosticoIl piano diagnostico, o di sviluppo dell’indagine sui rischi di un progetto, contiene alcunielementi di regolarità che possiamo ricondurre ad alcune descrizioni di stato, o passaggi obbligatinella trasformazione delle conoscenze. Alcuni possono essere individuati nell’applicazione dellaprocedura di base di analisi e trattamento del rischio; i passi si ripetono ciclicamente per ogniprocesso o sottoprocesso diagnostico e reiterando l’analisi per un singolo processo.

Individuazione dei rischi in relazione alle caratteristiche del progetto o del processo diproduzione :A questo risultato si perviene attraverso un confronto delle caratteristiche del progetto, obiettivi,processi, prodotti con le condizioni ambientali, economiche e tecnicheL’analisi del rischio attraverso lo studio delle specifiche condizioni di rischio del progetto(sintomatologia del rischio); in relazione ad una mappatura di fattori vengono specificate lecondizioni di rischio del progetto e sono presi in considerazione gli agenti potenziali e le relativeazioni sul progetto o sui processi;

L’analisi sistematica del progettoPreliminare all’analisi delle condizioni di rischio può essere presa in considerazione unaclassificazione sistematica del progetto in funzione dei domini dei rischi. L’approccio sistematicoè necessario in caso di progetti complessi e di numerosi processi da tenere sotto controllo.Parallelamente alla descrizione sistematica delle parti del progetto può essere richiesta una analisipreliminare delle patologie tecniche.Il limite dell’analisi sistematica del progetto è relativo alle risorse disponibili per l’analisi. Ladescrizione sistematica consuma tempo ed è potenzialmente strutturabile su numerosi livelli didettaglio organizzati gerarchicamente. Può inoltre risultare schematica rispetto alle possibilimodalità di errore di cui il sistema può soffrire. Un criterio alternativo alla classificazione perunità funzionali del sistema può essere riferito direttamente ad una classificazione delle modalitàdi errore. Anche per elementi semplici si possono incontrare gli stessi problemi che siincontrano in una classificazione per unità funzionali. Un modo per ovviare al problema ècostituito dalla graduazione dell’analisi sistematica risultante da una valutazione di rischiomediante il riconoscimento di sintomi, di condizioni di rischio, specifici. Si veda in proposito ladescrizione dell’attività di graduazione dell’analisi.

L’individuazione del quadro generale delle patologie tecnicheIl risultato consiste nel mettere in relazione le unità funzionali del progetto con difetti, errori,guasti potenziali. L’attività di studio procede dall’individuazione generale delle principali e piùdiffuse patologie tecniche verso una caratterizzazione del progetto in base alle specifichecondizioni di rischio.

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Preliminarmente si possono prendere in considerazione i difetti ricorrenti e le non conformitàpossibili attraverso le basi di conoscenza reperibili85. La diagnosi dei processi patologici permettedi descrivere gli effetti delle deviazioni dalle condizioni richieste, o la difficoltà di otteneredeterminati livelli di prestazione, e le perdite di prestazione che ne possono scaturire.Successivamente si valutano le condizioni specifiche del progetto per valutare attentamente lelacune del progetto, ad esempio, nella documentazione che dimostra le prestazioni deglielementi tecnici utilizzati.

La mappatura delle condizioni e degli agenti di rischioIn base alle caratteristiche del progetto occorre produrre una mappatura delle condizioni dirischio e degli agenti che possono produrre scostamenti in termini di minore qualità, maggioricosti o maggiore durata. La specificazione delle mappe delle condizioni di rischio avvieneapplicando alle attività del progetto liste di controllo, specificando classi generali di rischio a cuiricondurre gli agenti specifici che vengono rilevati. L’individuazione delle condizioni specifichedi rischio non può avvenire attraverso una semplice trasposizione di liste di controllo marichiede un impegno analitico singolare da riprodurre progetto per progetto.Dalla suddivisione preliminare si può individuare in che cosa consista il tipo di apporto che siintende fornire all’attore del progetto; le conoscenze che si ritengono utili per il progettistariguardano gli agenti ed i fattori di rischio ed i processi di generazione degli effetti nondesiderati.Sia la mappatura degli agenti di rischio che l’analisi dei meccanismi causali sono conoscenze dicarattere generale che vanno contestualizzate nell’ambito specifico del singolo progetto.Costituiscono il punto di inizio di un’analisi dei rischi tecnici applicata ad un progetto cherichiede ulteriori apporti strumentali per sostenere l’osservazione, l’analisi, la valutazione ed iltrattamento dei rischi nel caso specifico.

La valutazione del rischioLa valutazione del rischio produce gli elementi necessari ad assumere delle decisioni. Le attivitàdel valutatore sono orientate a definire i criteri, le scale di misurazione gli intervalli chedelimitano la dimensione di ogni caratteristica, i criteri di ordinamento dei rischi, ecc. In quantoprocesso di deliberazione richiede un chiaro tracciamento delle decisioni assunte dellemotivazioni inerenti le singole valutazioni, l’affidabilità dei giudizi espressi ecc. In particolaredall’insoddisfazione o dalla formulazione di giudizi dubitativi scaturisce l’esigenza di procederead indagini più raffinate, a valutare le conseguenze di assunzioni di rischi non megliogovernabili, ecc.

L’adozione di misure di prevenzioneLe misure di prevenzione ricadono nell’ambito delle procedure di gestione della qualità delprogetto. Spetta al piano della qualità prendere in considerazione i requisiti che devono esseresoddisfatti per gestire efficacemente i rischi di costruzione.

La graduazioneI risultati della graduazione sono rivolti a valutare l’esigenza di indagini più approfondite inrelazione all’apprezzamento di condizioni di rischio che richiedono supplementi di indagine otecniche di valutazione più raffinate o costose.

L’analisi del rischio nelle fasi progettualiIl piano di analisi del rischio si adatta alla segmentazione e alle scansioni del progetto. Le attivitàsono sviluppate conformemente al modello organizzativo che il progetto adotta. Relativamentealla concezione, alla pianificazione ed alla esecuzione di una costruzione si possono individuarealcune attività specifiche che possono essere prese in considerazione nella pianificazionedell’analisi.

85 Alcune fonti possono essere utilmente identificate nelle pubblicazioni del CSTB, negli Annales de L’InstitutTechnique du Batiment et de Travaux Publics, nelle pubblicazioni trimestrali della Agence Qualité ConstructionSycodés Information, nel CIB International Construction Database ICONDA, nella banca dati RSWB da cui derivano leIRB-Literaturauslesen selezioni di letteratura del Fraunhofer-Informations-zentrum Raum und Bau

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In fase di concezione vengono analizzati i rischi legati all’alea delle previsioni e degli strumentiutilizzati per produrle. Trattandosi quindi valutare gli strumenti che “controllano” il progetto, lafase della concezione è molto delicata per gli scenari di rischio che scelte tecnologiche aprono.L’incertezza legata alla disponibilità di informazioni richiede un approccio cautelativo che tengain considerazione la mancanza di conoscenze. La fase di concezione è una delle fasi in cui siprocede progressivamente ad una riduzione dell’alea legata agli obiettivi di progettoUn approccio sistematico richiede una mappatura dei fattori di rischio di alto livello eapprofondimenti analitici volti a sviluppare le questioni connesse agli aspetti strategici delprogetto. Errori che in questa fase possono produrre effetti significativi sulle attività successivesono errori sistematici di previsione, errori nell’applicazione di strumenti progettuali onormativi, errori sostanziali, imprecisioni, contradditorietà incompletezza.In fase di concezione l’aleatorietà del progetto si lega a i fattori di complessità tecnica cheespongono maggiormente agli agenti di rischio. Possono essere fattori quali forme complicate,strutture non ordinarie, tecniche speciali di messa in opera, dimensioni non abituali, casiparticolari, luogo difficile di accesso o che rende i lavori complicati a causa della topografia;installazioni esistenti in funzione da preservare da possibili danni. Il livello di esigenza influiscesulla magnitudine del rischio, ad esempio nel caso di esigenze particolari di sicurezza per gliutilizzatori o per l'ambiente o di affidabilità.I costi ed i tempi possono accrescere la magnitudine del rischio da tenere in considerazionedurante la progettazione; occorre prendere in considerazione condizioni quali il volume dilavoro, il costo di costruzione, il costo delle attrezzature o la brevità dei tempi di realizzazione.L’analisi dei fattori di esposizione a rischi in fase di pianificazione e di progettazione costruttivacoinvolge la comparazione delle determinazioni prestazionali del progetto con la strutturaproduttiva e può quindi interessare complessivamente la costruibilità del progetto. Unasintomatologia del rischio in questa fase può essere osservata, in generale, al ricorso a calcolicomplessi o a soluzioni innovative, al numero elevato di casi differenti per un medesimo tipo diopera, ad operazioni costruttive con molte interfacce, a forme o ad geometrie complesse,oppure a tolleranze ridotte, finiture particolari, alla affidabilità di operazioni ripetitive e difficilida verificare. Sono fattori di incertezza l’impiego di tecnologie non consolidate, ricorso all'abilitàdel personale, particolari specifiche di utilizzo o di manutenzione; occorre in questi casiosservare attentamente la presenza di condizioni che agiscono come fattori che incrementanol’esposizione quali, ad esempio, elementi d'opera con caratteristiche non correnti, grandi luci,forti sbalzi, procedimenti speciali, o l’importanza legata all’impiego, alla rappresentativitàdell’opera.In fase di costruzione e di preparazione delle attività di costruzione l’osservazione di una sintomatologiadel rischio può risultare, ad esempio per alcune classi di rischio, da un’analisi della strutturaorganizzativa: l’analisi del sistema organizzativo è rivolta ad individuare le relazioni effettive checostituiscono il sistema socio-tecnico. L’analisi in questo caso spazia dal dominio delle relazionifisiche, dei processi, che riguardano le trasformazioni fisiche fra gli elementi, materiali ecc., aldominio delle comunicazione che si innesta sui processi che interessano le relazioni riguardantila trasformazione di conoscenze e che possono essere descritte in un dominio di interazioni“linguistiche” fra persone. All’interno dei rispettivi domini, delle trasformazioni fisiche e deiprocessi di comunicazione, si possono individuare delle relazioni coerenti causa ed effetto, e lemodalità secondo le quali fatti appartenenti a domini distinti agiscono come perturbantiesternamente al proprio dominio.Per poter osservare i fatti legati ai processi di produzione, ulteriori suddivisioni sono necessarieper ottenere descrizioni di relazioni fra gli elementi del sistema. La suddivisione in sottosistemiprocede in due direzioni separate, nell’analisi orientata ai prodotti, ed alle funzioni che sono adessi associate, ed ai processi di produzione. La distinzione effettuata può essere una separazionedi comodo da integrare in rappresentazioni uniche, laddove ciò è necessario. I prodotti possonoessere considerati come tappe di processi; vengono distinti con il solo scopo di facilitarel’isolamento di processi di interazioni coerenti, e di identificare le differenti prospettive di chi,uno per tutti il designer, è interessato alle prestazioni dei componenti, da chi, è interessato allaprogettazione e alla gestione dei processi.

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Una serie di requisiti del piano di gestione dei rischi riguarda l’analisi delle funzioni tecniche delprodotto: l’individuazione di rischi legate alle prestazioni degli elementi tecnici, o delle opere chequesti concorrono a costituire, parte da una definizione del sistema a cui sono associate delleprestazioni o funzioni esterne e delle prestazioni o funzioni interne. L’analisi delle prestazioni“esterne” riguardano i compiti dell’elemento tecnico e permette di individuare le caratteristichetecniche rilevanti per le interfacce e per il funzionamento e le relazioni con altri elementi o con ilcontesto ambientale.L’analisi dei processi fa riferimento al dominio della produzione prende in considerazione leattività elementari di cantiere. Gli elementi presi in considerazione possono essere:- la determinazione dei passi elementari dei singoli processi;- la determinazione delle attività di trasformazione;- la determinazione dei mezzi di produzione per le operazioni elementari.

11 Applicando un piano di diagnosi

L’obiettivo del piano diagnostico nel caso che viene esaminato è finalizzato alla definizione di unpiano della qualità per una facciata ventilata in pietra. L’obiettivo si articola nell’individuazionedei punti di criticità del progetto e in una graduazione del piano di controllo e degli strumentidella gestione della costruzione. A tal scopo la procedura di analisi del rischio è stata individuatanell’applicazione della tecnica di analisi Failure Mode Effects Analysis (FMEA) attraverso la qualeanalizzare il rischio tecnico di non qualità di un insieme di commesse. Attraverso lo FMEApossiamo definire un insieme di linee guida per la redazione di un piano della qualità specificoper le facciate ed esemplificare alcuni elementi del piano propedeutici ad analizzare un genericoprogetto di una facciata.Il Failure Mode and Effects Analysis è stato introdotto in un piano di diagnosi con l’obiettivoesplicito di supportare il più efficacemente possibile le decisioni di pianificazione e controllodella qualità in diverse fasi della progettazione e della gestione del progetto. Il piano diagnosticoin rapporto alla pianificazione della qualità permette viene analizzato in relazione ai seguenti goalda perseguire:- diagnosticare le non conformità potenziali della costruzione e fornire informazioni per una

efficace gestione della qualità del progetto;- esplicitare la base di conoscenza associata al piano a cui poter attingere le informazioni per

valutare un rischio specifico e tracciare il processo di decisione. Le fasi di analisi per la pianificazione della qualità che sono state desunte dalla procedura FMEAsono:- identificare le modalità di errore, i difetti, le non conformità e indagarne le relazioni di causa

ed effetto;- individuare un indice di rischio sulla base della probabilità, della severità e della visibilità

dell’errore;- disporre adeguate misure per il trattamento del rischioApplicate in diverse fasi del progetto vengono specificata rispetto alle caratteristiche delprocesso decisionale:- durante la concezione della facciata lo FMEA viene finalizzato al miglioramento delle

soluzioni tecniche;- in fase di appalto viene finalizzato a valutare il rischio legato all’acquisizione della

commessa;- nella elaborazione del piano della qualità viene finalizzato alla prevenzione e al controllo- in fase di preparazione del cantiere è finalizzato a concordare con i fornitori le

caratteristiche delle singole forniture o fasi di esecuzione.

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I requisiti di efficacia dello strumento richiedono che i rischi non siano classificati secondoschemi fissi e generici di valutazione e che lo strumento produca una affidabile valutazione dellaprobabilità della severità e della non visibilità del rischio mediante:- la chiara esplicitazione degli agenti e delle condizioni di rischio che producono un

insuccesso;- la definizione di criteri obiettivi e verificabili;- la definizione di criteri in cui si riconoscono le cause e gli effetti specifici di ogni insuccesso;- la definizione di poche classi di rischio per ogni condizione di rischio.

Le azioni chiave del piano diagnostico per l’analisi del rischio tecnico Per conoscere i rischi di un progetto che si sta esaminando, serve costruire un quadro dellepatologie tecniche, degli errori potenziali in corso d’opera e dei difetti che derivano dallagestione del progetto nei suoi passaggi fondamentali. Il supporto alle decisioni progettuali o di gestione della realizzazione può interessare attivitàquali la concezione, l’offerta, la pianificazione, e si può ottenere mediante un uso flessibile dialcuni strumenti che si adattano:- alla qualità, all’estensione, al livello di dettaglio, all’affidabilità e stabilità delle informazioni- all’uso che se ne può fare: se relativo a scegliere un materiale, o a identificare delle misure di

prevenzione o di controllo.I passi che sono stati identificati per l’applicazione di una procedura FMEA sono:- Rivedere il progetto e le principali attività di costruzione,- Individuare il quadro diagnostico delle potenziali patologie della costruzione,- Analizzare i rischi- Stabilire un trattamento dei rischi Gli strumenti che vengono applicati nei diversi passaggi sono presentati in tabella 1.

Procedura di analisi StrumentiRevisione del progetto Analisi funzionale Wbs, Obs, Pbs Flow ChartDiagnosi delle patologie dellacostruzione

Analisi delle interfacce Diagramma di causaed effetto

Albero dei guasti

Analisi dei rischi Analisi dei fattori dirischio

A n a l i s i d e l l econdizioni di rischio

Valutaz ione de lrischio

Trattamento dei rischi Supporto alle decisioni M i s u r e d iprevenzione

Misure di controllo

LegendaWBS = Work Breakdown StructureOBS = Object Breakdown StructurePBS = Product Breakdown Structure

tabella 1: Strumenti per l’analisi del rischio di non qualità tecnica

Revisione del progetto e delle attività di costruzione.L’azione preliminare serve ad identificare tutte le parti del sistema e tutte le attività dellacostruzione che possono essere interessate da difetti o non conformità da cui possono scaturirecondizioni patologiche per l’elemento tecnico o per l’opera. La revisione del processo permettedi esplicitare sistematicamente le prestazioni e le specifiche dell’oggetto che si desidera vedererealizzato. L’analisi funzionale aiuta a definire una gerarchia delle funzioni dei sistemi tecnologiciper meglio orientare l’analisi dei rischi tecnici.Le prestazioni del sistema tecnologico sono individuare nelle prestazioni degli elementi tecniciposti in opera, dei materiali richiesti per la posa in opera. Le prestazioni del sistema sonovalutate come prestazioni del processo di produzione, come analisi delle organizzazionicoinvolte in esso, come analisi delle condizioni di processo che producono difetti nellacostruzione della facciata, come difettosità e patologie che si manifestano nell’opera finita, comeperdita delle prestazioni richieste sia come riduzione della loro durabilità che come incidenzasulla manutenzione dell’oggetto durante il ciclo di vita.• 1.1 Classificazione WBS OBS PBS - Mediante le WBS di base del progetto si ottengono le

classificazioni distinte degli oggetti edilizi, delle attività di costruzione, e degli attori coinvolti.

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Lo studio del progetto è rivolto alla individuazione dei requisiti e delle prestazioni daassicurare. I requisiti delle attività di costruzione e le prestazioni degli attori coinvolti sonoanalizzati a differenti livelli di dettaglio.

• 1.2 Elaborazione di flow chart del processo - Dalle informazioni di base delle WBS vengonoelaborate le flow chart che permettono di ordinare le attività di costruzione, di esplicitarne lecondizioni di operabilità e le caratteristiche intermedie degli elementi tecnici posti in opera.

Diagnosi delle patologie e dei difetti.Noti gli elementi di base del progetto vengono ricercati i difetti potenziali del progetto chepossono manifestarsi a vari livelli. Viene condotta in due fasi:- in una prima fase di analisi dei difetti ricorrenti e delle non conformità possibili attraverso

basi dei dati. La diagnosi dei processi patologici permette di descrivere gli effetti delledeviazioni dalle condizioni richieste e le perdite di prestazione che ne possono scaturire. Labase di conoscenza viene definita in relazione agli apparati di norme tecniche cheforniscono un quadro di riferimento per i livelli di prestazione opportuni (tabella 2)

- in una seconda fase pertinente al progetto per valutare attentamente le lacune del progettonella documentazione che dimostra le prestazioni degli elementi tecnici utilizzati. La carenzadi informazioni in un progetto è considerata una condizione di patologia del processo daprevenire.

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sistemi di facciataUNI 7956 EDL 160 Per le esigenze dei sistemi tecnologici di chiusura verticale esterniUNI 8178 Classificazione degli strati funzionali per le pareti esterne verticaliDIN 18202 In materia di tolleranze ammissibili nella misura di distanze fra quoteAnalisi dei carichi del vento in facciataDM LL.PP. 12/2/82 Aggiornamento delle norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza

delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi; Circolare LL.PP. Istruzioni per l’applicazionedelle norme tecniche per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi esovraccarichi di cui al decreto 12/2/82

Norma UNI 7979 Serramenti esterni verticali - classificazione in base alla permeabilità all’aria, tenutaall’acqua e resistenza al vento

Norma UNI EN 77 Metodi di prova delle finestre - prove di resistenza al ventoRaccomandazioneCNR 10012/85

Istruzioni per la valutazione del vento sulle costruzioni

DIN 1055 La parte V della norma si occupa del dimensionamento dei carichi del vento in facciataFacciate ventilate in pietraDIN 18515 Norma tedesca relativa ai rivestimenti di facciate in pietra da taglio, blocchi di cemento e

materiali ceramici; direttive per la messa in opera DIN 18516 Norma tedesca, divisa in tre parti, sul rivestimento di pareti ventilate al retro, requisiti,

caratteristiche generali. BS 8298 Guida alla progettazione e all’installazione di rivestimenti in pietra naturaleDTU 55.2 riferito allaAFNOR DTU P 65-202

Codice di pratica francese per i rivestimenti di facciata in pietra.

Materiali lapideiR.D. 2232/1939 Norme per l’accettazione delle pietre naturali da costruzioni. IL regio decreto viene preso

a riferimento fino all’emanazione recente delle norme UNI sui materiali lapideiUNI 8458 Prodotti lapidei. terminologia a classificazione.UNI 9724/1¸ 10 Prodotti lapidei. Prove per la determinazione delle caratteristiche e per il confezionamento

in lastre sottiliUNI 9725 Prodotti lapidei. Criteri di accettazioneUNI 9726 Prodotti lapidei (grezzi e lavorati). Criteri per l'informazione tecnica

Gli usi e le consuetudini commerciali accertati dalle Camere di Commercio provincialicontengono numerose informazioni sulle caratteristiche tecniche dei materiali lapideicommercializzati

RaccomandazioniNormal

La commissione NORMAL, istituita dal CNR e della Istituto Centrale per il Restauro, haelaborato alcune raccomandazioni relative alla caratterizzazione chimico-mineralogica-petrografica-morfologica dei materiali lapidei.

Acciai e metalli da costruzione, giunzioni di componenti (bulloni, tasselli)standard AISI 304standard AISI 316

per acciai inox austenitici rispondenti alla norma statunitense con un buoncomportamento alla corrosione in atmosfera urbana

DIN 17440 profili e elementi di collegamento in acciaio inossidabileDIN 4113 profili e elementi di collegamento in alluminio e leghe di alluminio manganese e rameDIN 17670 profili e elementi di collegamento in rameDIN 18800 profili e elementi di collegamento in acciaioDIN 267 ganci e tasselli e altri dispositivi (acciai inox di classe A2-70 o A4-70)DIN 4113, DIN 1725 ganci e tasselli e altri dispositivi in alluminioDIN 17672 ganci e tasselli e altri dispositivi in rame e in leghe di rame e zincoUNI 7323 identifica le classi inox per gli acciai da impiegare per la viteria ganci e tasselli (acciai di

classe A2-70 o A4-70)UEATc (Union Européenne pour l'Agrément Technique dans la construction), Ancoranti - Prove ufficiali diqualifica secondo il programma dic. 86Certificati di omologazione emessi dall’Istituto per la Tecnica delle Costruzioni di Berlino per gli ancorantiAltri materiali da costruzione utilizzatiBS 5215, BS 4254, BS 5889

standard inglesi riguardanti l’impiego di sigillanti siliconici

DM 26/6/84 con particolare riguardo al comportamento dei materiali nelle fasi iniziali dell’incendioISO 834UNI 7678

norme riguardanti le misure antincendio

DIN 4102 Misure per impedire la propagazione del fuocoDIN 55928 La parte VIII della norma tedesca precisa le caratteristiche del comportamento al fuoco

dei singoli prodotti

tabella 2 – Esempio di quadro normativo di riferimento per un progetto di facciata

Gli strumenti disponibili per questo obiettivo sono:- Diagramma di relazione di causa ed effetto,- Albero dei guasti,- Analisi delle interfacce- Rilevazione diretta su casi studio

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- formazione di tecnici e progettisti.2.1 WBS dei difetti potenziali - Il risultato sono check list o WBS di modi di insuccessi potenzialispecifica per il progetto in esame (tabella 4). L’obiettivo a cui tende uno FMEA per lecostruzioni è soddisfare l’esigenza di ottenere una WBS in cui differenti modi di insuccesso sonorappresentati a diversi livelli di dettaglio. Ciò permette al tecnico che analizza il progetto diattribuire modi id insuccesso all’opera nel suo complesso o a qualche sua parte.2.2 Individuazione delle cause potenziali di errore - Per giungere all’individuazione delle cause tecnichedei modi di insuccesso del progetto vengono prese in esame delle condizioni ambientali eorganizzative in cui si pone il progetto si svolge. I modi di insuccesso tecnici e organizzativicreano le condizioni per numerosi conflitti e danni economici ai partner del progetto. lacostruzione di una facciata ventilata coinvolge usualmente numerose imprese fra progettazione,forniture e realizzazione e ciò costituisce occasione di insoddisfazione per il cliente, danneggia lerelazioni fra le aziende e l’immagine del singolo produttore.

Difetti relativi materiale lapideo Difetti relativi alla struttura diancoraggio.

Difetti relativi ai giunti nelrivestimento

- Difetti di resistenza meccanica- Difetti di resistenza allo stress

termico- degrado del colore- esfoliazione superficiale- macchie, colature- difetti di dimensionamento- difetti nel taglio, nelle fresature- difetti negli spigoli delle lastre- colore delle lastre disomogeneo

- ossidazione degli elementimetallici;

- tenuta di ancoraggi chimici- tenuta di tasselli- errori di montaggio- non rispetto dei giunti

strutturali- mancato uso di protezioni in

EPDM nei fissaggi- interfaccia di ancoraggio

difettosa- difetti dimensionali (verticalità,

planarità)- rumori per le deformazioni

termiche degli elementi metallici

- dimensionamento errato deigiunti

- esecuzione di giunti fuoritolleranza

- errata scelta del sigillante- sigillante difettoso- sigillante non durabile- temperatura di posa bassa o alta- umidità e polvere sulle lastre- mancato uso di un primer- non corretta essicazione- rottura della sigillatura- adesività del sigillante

tabella 3 – Esempio di difettosità relativa ad alcuni elementi di una facciata

La classificazione dei difetti di prestazione viene operata in riferimento ad una griglia diprestazioni che caratterizzano il sistema tecnologico e viene articolato su tre livelli principali cheidentificano:- i difetti e le anomalie nei materiali e nei componenti: prodotti lapidei, componenti per

l’ancoraggio , elementi isolanti, sigillanti, infissi e carpenterie metalliche;- i difetti di prestazione della facciata o dei suoi elementi tecnici realizzati in opera da cui

derivano perdite di prestazioni del sistema: rivestimento lapideo, intercapedine diventilazione, sistema isolante, interfacce tecniche con basamenti, bucature e finestrature,attrezzature, coperture, risvolti su sistemi di facciata integrati;

- difetti e patologie del sistema produttivo: rispetto alle fasi del progetto; in fase diprogettazione di esecutiva, nella gestione dell’assegnazione dell’appalto, nella progettazionedi cantiere e in fase di realizzazione, e rispetto ai compiti degli operatori, agli aspettiorganizzativi e alle interfacce organizzative.

Il materiale lapideo.difettosità intrinseca del materiale. È un materiale naturale le cui prestazioni nominali andrebberosempre verificate fornitura per fornitura. Omogeneità caratteristiche di prestazione (colorazione,...) importanza funzionale durabilità delle caratteristiche in presenza di condizioni ambientalisfavorevoliDifettosità prodotta dalla trasformazione del materiale lapideo: segagione, dimensionamento dei conci,trattamenti superficiali, lavorazioni per l’alloggiamento dei dispostivi di sostegno. Numerosi ditali difetti causano rallentamenti in fase di montaggio e costi per il trattamento delle anomalie.Errori progettuali riguardano la scelta del litotipo ed la valutazione delle condizioni ambientaliesterne in cui viene utilizzato e quelle specifiche dell’edificio. La mancanza di un progetto dimanutenzione della facciata comporta un generale difetto di durabilità dell’intera opera. Laletteratura riporta numerosi casi di difettosità e di individuazione di cause specifiche (tabella 4).

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Macchie e striature brune su lastre di bianco di Carrara86

Durante l’operazione di foratura delle strutture in cemento armato per l’alloggiamento degli ancoraggi vengonoinevitabilmente coinvolte le armature e le staffature. La polvere di ferro si deposita sulle facce interne delle lastre. Leparticelle di ruggine in soluzione e per capillarità sono trasportate sulla superficie esterna del rivestimento producendocaratteristiche striature brune sul rivestimento in marmo bianco di Carrara.Lastre di marmo che si piegano87

Caso di lastre di facciate in marmo cristallino greco che, ridotte in spessori sottili, che, a causa di una particolarestruttura cristallina, si deformano e formano incrinature e fessure in prossimità dei punti di ancoraggio e talvolta sisvellono. La resistenza al taglio è soggetta ad una riduzione del 60%.L’effetto del guasto ha comportato la completa sostituzione del rivestimento con lastre in granito.tabella 4: Casi di guasti su facciate in pietraSistemi di ancoraggio: sia quelli puntiformi che a telaio, sono soggetti a numerosi difetti riscontrabilisui singoli elementi di ancoraggio, nei fissaggi sull’impalcato strutturale e nei fissaggi deglielementi lapidei. Si possono riscontrare difetti quali:- difetti di resistenza ai carichi: errori di realizzazione dei componenti, non conformità alle

specifiche di progetto e alle specifiche di tolleranza ed a errori nel montaggio del sistema diancoraggio dovuti a montaggio errato a difetti di tenuta dei fissaggi all’impalcato strutturale.Le conseguenze riguardano la stabilità della facciata e la possibilità di caduta di elementilapidei.

- difetti di tipo geometrico dimensionale e relativi alle tolleranze: le cause si riconducono ad errori neiprocessi di officina ed al controllo di qualità dei componenti meccanici, a difetti di specificanella progettazione esecutiva. Le conseguenze riguardano la necessità di sostituirecomponenti e integrare forniture.

- difetti relativi alla protezione da agenti ossidanti: mentre ne sono esenti gli ancoraggi in leghe dialluminio, quelli in acciaio sono fatti oggetto di osservazioni attente; la resistenzaall’ossidazione presenta studi consolidati sia per quanto riguarda i componenti metalliciimpiegati in edilizia sia rispetto ai componenti specificamente impiegati nel sostegno dellefacciate lapidee. Numerosi difetti si riscontrano nella protezione all’ossidazione mediantezincatura e in presenza di saldature di elementi. Le conseguenze riguardano la resistenzameccanica degli ancoraggi; se l’ossidazione può non risultare completamentecompromettente per le funzioni di resistenza meccanica, in presenza di ulteriori difetti puòcreare condizioni di rischio. Riguardano inoltre l’effetto di colatura di ruggine sul materialelapideo: il difetto si presenta anche congiuntamente all’assenza di rivestimenti in EPDM o inNylon sui fissaggi di sostegno e di ritegno delle lastre.

Negli ancoraggi puntiformi la mancanza di tenuta dei tasselli di fissaggio all’impalcato possonocomportare il trasferimento dei carichi della lastra sulle lastre sottostanti. La causa è da ricercareprincipalmente nella procedura di montaggio e nelle condizioni dell’impalcato. L’ancoraggio suun supporto in cemento armato mediante tasselli può interferire con le armature sottostante enecessitare di riforatura e successivo adattamento dell’ancoraggio. Un difetto di tenuta deitasselli di ancoraggio può essere causato dall’alloggiamento del tassello in una zona tesa delcemento armato.L’ancoraggio su muratura in laterizi forati obbliga di ricorrere a tasselli chimici la cuiapplicazione richiede di rispettare precise condizioni al contorno e va verificate con prove dirottura nel caso si tratti di ancoraggi con funzione di sostegno. Non si hanno riferimenti dinorma al riguardo ed il comportamento del tassello può variare in relazione al tipo di laterizio. Idifetti riscontrabili sono relativi alla procedura di montaggio delle barre filettate alloggiate nellamuratura e alla qualità dei componenti utilizzati per ottenere la resina da iniettare.I sigillanti.La prestazione critica dei sigillanti fa riferimento alla durabilità ed in particolare allecaratteristiche di elasticità del giunto in opera e di stabilità chimica del composto. È un materiale 86 Stocksiefen Willi, Fassadenbekeidungen mit Marmorplatten. Verfärbungen durch Rostpartikel, in BauschädenSammlung.Bd.8 Stuttgart: Forum Verlag 1991 p. 78-7987 Wedhorn, Lothar, Marmorplatten, die sich biegen, Stein (1992) n°1 p17-18Stocksiefen Willi, Hinterlüftete Fassadenbekleidungen mit Marmorplatten. Konkave Verformung, Rissbildung,Ausbrüche, Bauschäden-Sammlung 7.1/90

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dalle prestazioni non sempre affidabili tanto che molti progettisti preferiscono noncontemplarne l’uso in sistemi di facciata. La difettosità dei sigillanti si può ricondurre a difettiintrinseci di composizione e di inadeguatezza rispetto all’uso. In questo caso si individuano duecause principali, una relativa alla qualità del prodotto e l’altra è da ricondurre a errori progettualirelativi alla non considerazione delle condizioni ambientali in cui il sigillante viene utilizzato.

DIN 55928, PARTE 1, Korrosionschutz von Stahlbauten durch Beschichti-gungen und Überzüge, Allgemeines,Begriffe, Korrosionbelastungen, 5/1991DIN 55928, PARTE 2, Korrosionsschutzgerechte Gestaltung, 5/1991DIN 55928, PARTE 3, Planung der Korrosionsschutzarbeiten, 5/1991DIN 55928, PARTE 4, Vorbereitung und Prüfung der Oberflächen, 5/1991DIN 55928, PARTE 5, Beschichtungsstoffe und Schutzsysteme, 5/1991DIN 55928, PARTE 6, Ausführung und Überwachung der Korrosionsschutz-arbeiten, 5/1991DIN 55928, PARTE 7, Technische Regeln für Kontrollflächen, 5/1991DIN 55928, PARTE 8, Korrosionsschutz von tragenden dünnwandigen Bauteilen (Stahlleichtbau), 3/1980DIN 55928, PARTE 9, Beschichtungsstoffe, Zusammensetzung von Binde-mitteln und Pigmenten, 5/1991DIN 55928, PARTE 8, Neuer Entwurf mit geänderten Schutzsystemen, 5/1991

Forschungsauftrag IfBt IV/1 –5-154/77, Korrosion der Befestigungselementen bei vorgehängten Fassaden,Forschungs- und Materialprüfungsanstalt, Baden Württemberg, Stuttgart, 3/1980Menzel, Korrosionschutz in der Befestigungstechnick, Schwerpunkt Fassaden, VDI Berichte 653/1988, Seiten 235-250Künzel, Wärme- und feuchtigkeitstechnische Untersuchungen an vorgehängten Aussenwand-Verkleidungen,Deutsche Bauzeitschrift, 4/1964Zulassungsbescheid Z-30.44.2: Bauteile und Verbindungsmittel aus nichtrostenden Stählen, Institut für Bautechnick2/1989

tabella 5: Alcuni Riferimenti a norme e linee guida in tema di corrosione degli elementi metallici.

I sigillanti oleo-resinosi sono ormai scarsamente applicati, sono sconsigliati per le applicazioniesterne i sigillanti acrilici che non sopportano le lunghe esposizioni all’umidità e richiedonotemperature di posa elevate (50 °C). I sigillanti polisulfidici hanno tempi di essicazione lunghi,richiedono l’uso di un primer su materiali porosi e non possono andare in esercizio prima che ilritiro sia completo. I sigillanti siliconici hanno lo stesso problema e tempi di essicazione piùlunghi (da 7 a 10 giorni), hanno buona adesività ma tendono a perderla in condizioni di stresselastico, hanno inoltre la tendenza a raccogliere sporco e polveri dall’atmosfera, la fase dellapreparazione e della posa è vitale per l’acquisizione delle prestazioni teoriche.I difetti di progettazione sono riconducibili al mancato esame accurato delle condizioni diesercizio delle sigillature e dei giunti, i movimenti termici, i movimenti statici dell’edificio,dell’adesività alle coste delle lastre, la resistenza all’inquinamento e alla salsedine presente inlocalità marine.Cause di difetti sono le condizioni di posa del materiale. Le condizioni nominali richieste dalfornitore per garantire le prestazioni ad esempio circa i fattori di umidità e di polverosità deipiani di posa sono di difficile controllo in cantiere e sono causa di applicazioni non corrette delmateriale. I tipici difetti riguardano:- la mancata postposizione di guaine filiformi al retro della sigillatura per forzarne l’adesione

sui bordi delle lastre- la realizzazione di giunti troppo sottili rispetto all’elasticità del materiale con conseguente

rottura della sigillatura- la mancanza di adesività dovuta alle caratteristiche della pietra, alla presenza di umidità e

polveri, al mancato uso di un primer di preparazione, lavorazione che può causare sbavaturesulle superfici in vista delle lastre

L’isolamento termico.I difetti relativi interessano soprattutto le condizioni di montaggio e di esercizio dei pannelliutilizzati e sono riconducibili principalmente: allo scorretto funzionamento della camera diventilazione, alle condizioni severe di esercizio della facciata unitamente a possibili infiltrazionidi acqua e di umidità che causano putrescenza nei materiali. La prestazione globaledell’isolamento viene meno per la presenza di ponti termici, per errori nel montaggio deipannelli, per la non corretta progettazione e realizzazione della camera di equalizzazione e di

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ventilazione, per la mancata sigillatura delle giunti fra i pannelli di isolamento, per l’eccessivo usoda progetto di ancoraggi metalliciInterfaccia fra impalcato e facciata.L’impalcato strutturale costituito principalmente da una struttura in cemento armato o inalternativa da una struttura in cemento armato con tamponamenti in laterizio rappresental’interfaccia principale di un sistema di facciata. I difetti ricorrenti orientano la strategia delprogettista e dei fornitori rispetto all’incertezza delle sue prestazioni.Da un punto di vista dell’ottenimento delle caratteristiche geometriche e dimensionali, unacondizione di rischio ricorrente è la mancanza di un sistema di tolleranze, espressamentedefinito per l’interfaccia con il sistema di facciata. I frequenti difetti si riscontrano sia sullaverticalità che sulla planarità del supporto. Tale difettosità comporta spesso il difetto difunzionalità dell’intercapedine d’aria, sacrificata per compensare le significative difformitàdimensionali delle membrature dell’impalcato. La causa è da ricercare principalmente nellamancanza di adattamento del sistema di costruzione dell’impalcato alle esigenze di maggioreprecisione richiesta da una facciata ventilata, rispetto alle condizioni operative usuali per larealizzazione di rustici. La stessa difettosità si estende alle dimensioni e all’allineamento dellebucature del rustico destinate ad alloggiare serramenti o carpenterie metalliche che devono aloro volta interfacciarsi con gli elementi di facciata.Interfaccia fra sistema di ancoraggio e rivestimento lapideo.Non sono infrequenti le non conformità dimensionali delle lastre rispetto alle specifichecontenute nel casellario e che riguardano le dimensione piane della lastra, il suo spessore ed ilposizionamento dei fori per gli ancoraggi. Tali non conformità possono essere ricondotte adifferenti cause:- errori nella redazione del casellario che possono avere a loro volta alla base errori nel rilievo

dell’impalcato,- errori di progetto relativi alla specifica delle lavorazioni delle lastre e relative tolleranze e

delle specifiche per gli alloggiamenti degli ancoraggi, fori e fresature, e relative tolleranze. Lamancanza di un codice di pratica rende problematica la ricerca di riferimenti comuni per laprogettazione e realizzazione, e il riferimento a norme e a codici di altri paesi comporta unainterpretazione critica delle differenti condizioni tecniche e operative tipiche di ogni campodi validità di una norma. Le conseguenze comportano il rischio di lavorazioni aggiuntive dicantiere, di adattamenti e consistenti spessoramenti dei fissaggi per compensare i difettipresenti. L’irregolarità dei giunti è un difetto visibile che causa sensibili insoddisfazioni nelcommittente,

- mancanza di inserimento di elementi di protezione in EPDM od in nylon come prescrittosia dalla norma tedesca DIN 18516, e dal codice di pratica francese. Le conseguenzeinteressano sia i processi di ossidazione dovuto al contatto fra sostegni e superfici dellapietra, sia la rumorosità del paramento che in presenza di raffiche vento, di movimenti perdilatazioni termiche o di vibrazioni genera rumori fastidiosi.

Le interfacce organizzative nella progettazione e nell’affidamento dei lavori e nellareal izzazione.La mancanza di coordinamento fra i progettisti, la debolezza della funzione di progettazionetecnica del prodotto, la difficoltà a garantire prestazioni evolute da partner del processorispecchiano le difficoltà a strutturare un sistema di produzione che sia qualificato per progettaree realizzare una facciata ventilata in pietra.Si evidenziano in particolare alcune interfacce particolarmente critiche:- Il briefing interfaccia progettista/committenza: la progettazione e la realizzazione di una facciata in

pietra ricade fra le parti di progettazione che stanno a cuore del committente.- Impresa generale e fornitori: si tratta di forniture di servizio di progettazione costruttiva, di

materiali e posa. La causa principale di difettosità è la carenza gestionale dell’impresa nelcoordinamento del progetto e nella costruzione.

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L’analisi degli agenti e dei fattori di rischio.Il passaggio dall’analisi dei modi di insuccesso all’analisi del rischio tecnico richiede ditrasformare la conoscenza delle patologie del sistema tecnologico in condizioni di rischiospecifiche per la costruzione da realizzare in esame in una determinata fase della gestione delprogetto. La chiave per una sistematica considerazione di ogni singolo rischio consiste nelguidare l’analisi per mezzo di griglie di fattori di rischio. Sono esaminati.- i fattori di rischio tecnico;- gli agenti organizzativi di rischio tecnico;- gli agenti ambientali di rischio tecnico.Nello FMEA per le costruzioni sono considerati oltre alle condizioni tecniche dei difetti anchele condizioni ambientali e organizzative i cui possibili effetti vanno previsti per una gestioneefficace del progetto. Di fattori organizzativi per mettono di evidenziare i rischi associati ad unpartner o ad un insieme di attività di progettazione e di servizio verso le quali esistono atteseprecise per una corretta riuscita dell'operazione Allo stesso modo hanno forte rilevanza i fattoridi rischio ambientale legati alle condizioni di rischio specifiche del luogo in cui i lavori vengonosvolti. Occorre prendere in esame agenti quali; fattori geografici, regolamenti norme, fattorisociali e fattori economici. Ognuno di essi può contenere ulteriori fattori specifici. I fattori dirischio organizzativi sono individuati dalle attività finalizzate all’esecuzione e di servizio.Vengono classificate secondo due classi di attributi: fattori esterni al cantiere di progetto ocontrattuali e fattori relativi alla gestione delle attività di cantiere. Per i fattori di rischio tecnico siopera in distinzione minuta che per mette di identificare le singole attività a rischi del piano diesecuzione dei lavori. È possibile perciò ottenere una valutazione di rischio relativa all’interafacciata da realizzare, a una sua parte o ad un componente o materiale da porre in opera.• 3.1 Criteri di valutazione delle condizioni di rischio e degli effetti degli insuccessi - La griglia di fattori di

rischio guida la definizione dei criteri di valutazione per ogni fattore che si intendeconsiderare. All’analista del rischio viene richiesta una specificazione dei criteri utilizzati pervalutare i singoli fattori. La validazione della procedura di valutazione del rischio si basa surequisiti quali l’obiettiva e chiara identificazione delle classi di rischio nei criteri e la lorocapacità di sintetizzare la significatività delle cause e delle condizioni. Per ogni componentedel rischio, probabilità, severità e non visibilità – non osservabilità - vengono individuati ifattori di rischio ambientali, tecnici e organizzativi specifici e vengono definite le condizionidi rischio e le relative classi di rischio che permettono di compiere una valutazione.

La valutazione del rischioL’indice di rischio risulta dalla moltiplicazione dei fattori di probabilità, severità e osservabilitàper ogni punto critico. I tassi di probabilità, severità e osservabilità, sono somme distinte dellecondizioni di rischio rilevate per ogni fattore. Il fattore di probabilità risulta dalla valutazionedelle singole condizioni di rischio che sommate permettono di stabilire un indice dellaprobabilità per il rischio in esame. La definizione delle condizioni di rischio permette di definiredegli indici convenzionali sulla base delle osservazioni compiute su casi che presentanocondizioni analoghe a quelle del progetto di cui si vuole stabilire la criticità (tabella 6).

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FaseDesign

Scelta della pietra per uno stone cladding Rischio: Relativo alla scelta del litotipo

Probabilità del rischioFattoredi rischio

Condizione di rischio Class ALow risk,punti 1

Class Bmedium risk

punti 2

Class Chigh riskpunti 3

Fattoriclimatici

Thermal stress Pareti:esposte:a soleggiamento

Pareti esposte:a soleggiamentoa escursione termica

Pareti esposte:a soleggiamentoa escursione termicaa choc termico

Fattoriclimatici

Cond iz ion i d iaggressivitàatmosferica

Edificio costruito inzona rurale

Edificio costruito in zonaurbana, industriale

Edificio costruito in zonamarina

… … … … …

Totale probabilità del rischio (fattore 1 + fattore 2 ...)

Tabella 6: La valutazione della probabilità del rischio

Il livello della severità del rischio permette di stabilire l’entità del rischio e il suo impatto su cosee sulle persone. Le valutazioni circa la perdita di qualità, i costi aggiunti o l’allungamento deitempi possono essere individualizzati per ogni attore del progetto, committente, impresa, utenteecc. (tabella 7)La non visibilità esprime un indice circa la tempestività con cui possiamo rilevare misurare etrattare un modo di insuccesso. È una componente di rischio cruciale per la gestione dellaqualità qualità del processo perché da essa dipende la possibilità di prevenire e agire sulle nonconformità. Il rischio maggiore viene valutato rispetto a non visibilità che tendono nel tempo adescludere un efficace trattamento delle non conformità, ad aumentare i costi di riparazione, adassegnare difficilmente la responsabilità e a far ricadere gli effetti degli insuccessi sull’utentefinale.I punti critici che a titolo esemplificativo e in prima battuta si possono analizzare sono iseguenti:- prestazioni del materiale lapideo- ossidazione degli ancoraggi- prestazioni dei materiali sigillanti- conformità del sistema di ancoraggio- interfaccia fra impalcato strutturale e sistema di ancoraggio- interfaccia fra paramento lapideo e infissi esterni- interfaccia lastre lapidee e i fissaggi

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Fase di Design Mater ia le d irisvetimento

Rischio Scelta del litotipo

Valutazione della Severità o Gravità del rischioF a t t o r e d irischio

Condizione di rischio Class ALow risk,punti 1

Class Bmedium risk

punti 2

class Chigh riskpunti 3

Fattore da livellodi prestazione

E f f e t t i d e lsoleggiamento delleparti interessate dalprogetto

Il litotipo è durabilenelle caratteristicheprincipali

Il litotipo è perde neltempo la pigmentazionesuperficiale e diventaopaco

Nel litotipo è soggetto adisgregazione per effettodel soleggiamento

Fattori climatici Effetti di agentiatmosfericiaggressivi

Parti facciata pocoesposte. Effett itrascurabili

Pareti esposte, effettipresenti, poco visibili alpubblico

Parti esposte, effetticonsistenti e visibili

Fattoreorganizzativo

Effettidell’innovazionetecnologica

Nessun effet topresumibile

Costi di sostituzione Costi di sostituzione,i m p o r t a n z a d e lcommittente

F a t t o r e d aincertezzanormativa

Effetti relativi almancato rispettodelle tolleranze

Costi aggiuntivimodesti

Costi aggiuntivi, tempistretti di montaggio

Costi aggiuntivi, tempistretti, giunti visibilmentedifformi

Totale severità di rischio (fattore 1 + fattore 2 ...)

Tabella 7 Valutazione della severità o gravità del rischio

Fase di Design M a t e r i a l e d irisvetimento

Rischio Relativo alla scelta del litotipo

Valutazione della Tempestività della rilevazione e Trattabilità del rischioF a t t o r e d irischio

Condizione di rischio Class ALow risk,punti 1

Class Bmedium risk

punti 2

Class CHigh riskPunti 3

Fattori relativialla fornitura

Condizioni edEf f e t t i d e l l avisibilità,misurabilità,reversibilità deidifetti

Rilevazione mediantec o n t r o l l o d iaccettazione,trattamento semplice

Difett i vis ibi l i efacilmente misurabili, cherichiedono trattementicon tempi sensibili per ilporgetto

Difetti misurabili concalcolo, prove, difficilida osservare, nonconformità di difficiletrattamento

Fattori relativialla esecuzione

Condizioni edEf f e t t i d e l l avisibilità,misurabilità,reversibilità deidifetti

messa in evidenzamedianteincatenamento deicompiti

Difett i vis ibi l i efacilmente misurabili, madi breve visibilità

Difetti misurabili concalcolo, prove, difficilida osservare

Fattori relativialla consegna ecollaudo

Condizioni edEf f e t t i d e l l avisibilità,misurabilità,reversibilità deidifetti o

Ef f e t t i v i s i b i l i ,valutabili, bassi costidi sostituzione

Difett i aleatori ointermittenti, difficilevalutazione, alti costi,insoddisfazione delcliente

Totale Trattabilità di rischio (fattore 1 + fattore 2 ...)

Tabella 8 Valutazione della tempestività della rilevazione e trattabilità del rischio

Il trattamento del rischioGli indici di rischio assunti come valori assoluti o frazioni degli indici massimi ottenibili sono labase per la classificazione del rischio analizzato. L’interpretazione dell’indice ottenuto varia inrelazione alla funzione prevista. Le azioni che in generale vengono assunte sono finalizzate adiminuire la probabilità, a limitare la severità dell’impatto e a aumentare la rilevabilitàdell’insuccesso. Altre azioni hanno l’effetto di attribuire chiaramente la responsabilità a chi abbiacompetenze maggiori per assumere un rischio. Tutte le azioni di progetto organizzativo possonoessere interessate da una valutazione del rischio corrispondente a decisioni alternative.1 Il design può essere sostenuto mediante la reiterazione dell’analisi secondo le modificazioni

introdotte dalle quali scaturiscono livelli di rischio che sono posti a confronto per ottenere

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una progressiva riduzione del rischio. Altrimenti possono essere definiti dei livelli di rischioconvenzionali che permettono di differenziare le misure di prevenzione e di controllo. Daun punto di vista gestionale vengono definiti schemi di piani della qualità per la valutazionedei piani della qualità del costruttore e per gestire la qualità della progettazione. Il grado dicontrollo viene stabilito in relazione alla valutazione delle condizioni di rischio generali.

2 Il construction manager viene sostenuto nella graduazione del piano della qualità, del livellodi specificazione e della sua formalizzazione. Può dare così al committente o al progettistaassicurazione circa le modalità di gestione delle forniture, e di tutte le attività di costruzioneo di servizio alla costruzione, al progetto, all’assegnazione della commessa

3 Il Controllo del progetto, il controllo dei piani di costruzione e la valutazione dei fornitori,sono attività sviluppate con l’obiettivo esplicito di valutare i rischi di interfaccia che giocanoun ruolo determinante sulle operazioni di costruzione e di montaggio in cantiere.

In fase di assegnazione della commessa dopo aver selezionato gli appaltatori è cruciale svolgereuna collaborativa revisione del progetto per prevenire i conflitti che scaturiscono da unasostanziale incomprensione dei piani e dei dettagli tecnici. La valutazione del rischio in fase diassegnazione di una commessa mette in evidenza anche la capacità dell’appaltatore o delsubappaltatore se viene tempestivamente individuato di partecipare attivamente alla fase digestione della qualità attraverso una integrazione organizzativa del progetto.

La prevenzione organizzativaL’assenza di un modello dominante di gestione della commessa, il fatto di doversi misurare construtture organizzative variabili, e la necessaria flessibilità degli strumenti di gestione della qualitàrichiede un approccio contingente alla proposizione di misure di prevenzione verso i rischi dinon qualità.Alle possibili alternative di graduazione del piano in relazione alle variabili tecniche,organizzative e ambientali del progetto, si è risposto da un lato attraverso una razionalizzazionerigorosa degli strumenti di analisi, dall’altro attraverso un repertorio di soluzioni esemplificativedelle situazioni più rischiose.La prevenzione organizzativa si concretizza in una progettazione organizzativa secondo strategiedi anticipazione dei problemi e di riduzione delle interdipendenze tecniche e organizzative fra glioperatori. Mentre non è possibile ipotizzare quale sia la divisione delle responsabilità e dei ruolinella gestione del progetto specifico, è possibile determinare le misure per prevenire i rischi diinterfaccia fra la struttura di ancoraggio della facciata e l’impalcato strutturale, o fra ilrivestimento lapideo e la struttura di ancoraggio. Mentre la leadership della conduzione varia daprogetto a progetto, è possibile coordinare decisioni di progettazione costruttiva prese da piùoperatori o prevenirne le incongruenze con procedure di integrazione.Inoltre la prevenzione di tipo generale può essere perseguita predisponendo una fase dipreparazione del cantiere che risponde all’esigenza di aumentare la costruibilità del progetto e dacollocare, ma non sono escluse possibili alternative, fra l’assegnazione dell’appalto e l’aperturadel cantiere.In termini di progettazione organizzativa è stato in alcuni casi affrontato, ad esempio, ilproblema della distribuzione dei compiti di progettazione costruttiva fra i diversi operatoriprocedendo all’elaborazione di ipotesi di raggruppamento dei compiti di progettazione. Per ilmontaggio è stata sviluppata l’ipotesi di ridurre le interdipendenze al montaggio fra il lottotecnico degli infissi e il montaggio del rivestimento. Il trasferimento e il raggruppamento deicompiti permette di assegnare a una sola squadra il montaggio del rivestimento con ancoraggiannessi e degli infissi che interfacciano con il rivestimento.

La prevenzione tecnicaLe procedure di prevenzione dei rischi di non qualità, sono altresì individuate a partire daglistudi preliminari e dalla selezione dei fornitori, per proseguire attraverso le misure relative alprogetto costruttivo, al piano di prevenzione specifica, al piano di tracciamento della facciata, al

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piano di sicurezza del cantiere, per concludersi con la verifica del progetto costruttivo pocoprima di iniziare la costruzione della facciata.La graduazione della prevenzione viene concretizzata in schede di azione qualità, in schede diinterazione fra gli operatori, in schede di interfaccia, in fogli di istruzione accompagnati dadiagrammi di flusso che esemplificano alternative procedurali davanti alle quali sono posti glioperatori per prevenire i rischi di non qualità.Il sistema di prevenzione dei rischi di non qualità viene concepito come un sistema di supportoche aiuti a esplicitare il modo in cui ogni operatore, in un particolare contesto organizzativo, sisitua rispetto a ciò che è stato fatto e a ciò che c’è da fare per prevenire l’insorgenza dideterminate patologie.In esempi applicativi sono state ipotizzate soluzioni per i problemi di conformità delle lastre delrivestimento, per la corretta installazione degli ancoraggi, per concertare l’integrazione deiserramenti con il rivestimento lapideo e con l’impalcato strutturale ecc.

Il piano dei controlliIl passaggio finale consiste nell’associare all’individuazione dei punti sensibili - punti correnti,critici e di arresto, associati rispettivamente ai rischi correnti, notevoli e superiori - e alle misuredi prevenzione che li riguardano, i controlli necessari per emettere un giudizio di conformitàsenza la quale viene istruita una procedura di trattamento dell’anomalia. In alternativa sono stateposte le condizioni per l’assunzione di schemi di risoluzione dei conflitti e di risoluzionesostanziale dei problemi che possono insorgere.Schede di esame dei punti sensibili, verbali delle ispezioni e dei controlli, verbali di constatazionedi completamento delle interfacce, sono i passaggi procedurali per mezzo dei quali si rendepossibile la registrazione di eventuali difetti e gli interventi opportuni per la loro eliminazioneprima della consegna definitiva dei lavori.Per la produzione dei componenti lapidei, ad esempio, si possono definire delle carte diprecontrollo che garantiscano la conformità dimensionale del prodotto al momento delmontaggio, o pianificare la verifica dell’impalcato strutturale prima di procedere al montaggio delsistema di ancoraggio. In cantiere verrà utilizzato un piano, completo di tutte le istruzioninecessarie, corrispondente alla prevenzione di tutti i fattori di rischio individuati.

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