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Il Serrano n.130

Date post: 09-Mar-2016
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IL SERRANO: Organo dell’Associazione Serra International Italia
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Organo dell’Associazione Serra International Italia Rivista trimestrale n.130 Giugno 2013 Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c L. 662/96 - DCB Sicilia 2003 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Poste eTelecomunicazioni di Palermo C.M.P. detentore del conto per restituire al mittente che s’impegna a pagare la relativa tassa Per sostenere le vocazioni sacerdotali L’alfabeto di Papa Francesco
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Page 1: Il Serrano n.130

Organo dell’Associazione Serra International Italia • Rivista trimestrale • n.130Giugno 2013

Poste

Italiane-Spedizioneinabbonamentopostaleart.2comma20/c

L.662/96-

DCBSicilia2003

Incasodimancatorecapitorinviareall’Ufficio

Poste

eTelecomunicazionidiPalermoC

.M.P.detentoredelcontoperrestituirealmittenteches’im

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tassa

Per sostenere le vocazioni sacerdotali

L’alfabeto diPapa Francesco

Page 2: Il Serrano n.130

PERIODICO TRIMESTRALE N. 130ASSOCIAZIONE SERRA INTERNATIONAL ITALIA

II trimestre - giugno 2013 (XXXVII)sommario

In copertina: Papa Francesco (Foto di Romano Siciliani)

Registrato presso il Tribunale di Palermon. 1/2005 del 14 gennaio 2005

Iscrizione al Roc n. 21819 del 16/01/2012Spedizione Abbonamento Postale Gr. IV

Pubblicità inferiore 50%

Direttore responsabileMimmo Muolo

RedazioneRenato VadalàVia Principe di Belmonte, 78 - 90139 PalermoE-mail: [email protected]

Comitato di DirezioneAntonio Ciacci, Presidente del CNISGiampiero Camurati,V. Presidente del C.N.I.S.Giuliano Faralli, V. Presidente del C.N.I.S.Gino Cappellozza, V. Presidente del C.N.I.S.Renato Vadalà, V. Presidente del C.N.I.S.Trustee italiani di Serra International

Redattori distrettuali(si veda il «Bellringers»)

Hanno inoltre collaborato a questo numero:

Lidia Pistarino Alberto AlfaboLino Sabino Massimiliano ColelliEleonora Sgarbanti Demetrio MorettiBeppino Martinelli Donato LadikAdolfo Gusman Elsa Vannucci

Norme essenzialiper redattori e collaboratori

1. Inviare il materiale per la stampa entro e nonoltre il 31 Ottobre 2013.

2. Inviare i contributi all’e-mail sotto indicata.3. Inviare foto molto chiare con soggetti inqua-drati da vicino.

I redattori distrettuali, i collaboratori ed i VicePresidenti di Club responsabili delle comunica-zioni sono pregati di attivarsi per l’inoltro dibrevi cronache relative alle attività svolte daiClub e dai Distretti alla Segreteria di redazione

E-mail: [email protected]

StampaLuxograph s.r.l. - Palermotel. fax 091 546543(e-mail: [email protected])

Gli articoli pubblicati esprimono il pensierodei rispettivi autori e non rispecchiano neces-sariamente la linea editoriale della testata.La Direzione si riserva di pubblicare in tutto oin parte le foto, gli articoli e i servizi pervenu-ti, secondo le esigenze di spazio. Il materiale,anche se non pubblicato, non sarà restituito.

® 3 Le vocazioni secondo Bergogliodi Salvatore Izzo

editoriale

® 26 Notizie ed iniziativedai club e distretti

® 34 Lettere al Direttorein dialogo

® 4 L’alfabeto di Papa Francescodi Mimmo Muolo

® 6 Assemblea CEI: fedeli a Cristo e al Ponteficedi Stefania Careddu

® 8 La nuova primavera della Chiesadi Maria Luisa Coppola

® 10 Ad un mese dalla GMGdi Lucia Lanzolla

® 12 Prosegue l’Anno della Fededi Massimo Lanzidei

® 14 Don Pino Puglisidi Giuseppe Savagnone

vita della chiesa

® 20 In ripresa le vocazioni in Italiadi Marco Bietolini

® 22 I Serrani di Puglia e Basilicta al Seminario Maggiore di Molfettadi Gabriella Ressa

vocazioni

® 16 L’VIII Premio “Penna dello Spirito” ad Andrea Torniellidi Enrico Mori

® 18 L’8xmille alla Chiesa cattolica e il 5xmille alla nostra Fondazionedi Giuseppe Gabriele

vita del serra

® 24 Famiglia e lavoro al centro della societàdi Beatrice Sentinelli

cultura

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editoriale

Le vocazioni secondodi Salvatore Izzo (Vaticanista dell’Agenzia Italia)

Quando aveva circa 17 anni, un 21 settembre (giorno in cui inArgentina i giovani festeggiano la giornata dello studente), il futuro PapaFrancesco si preparava per uscire a festeggiare con i suoi compagni, ma

decise di iniziare la giornata visitando la sua parrocchia. Una volta arrivato, trovòun sacerdote che non conosceva e che gli trasmise una grande spiritualità, per cuidecise di confessarsi con lui. “In quella confessione mi accadde qualcosa di raro,non so cosa fu, ma cambiò la mia vita; direi di essere stato sorpreso con la guardiaabbassata”, ha poi raccontato nel libro intervista “El Jesuita”. “Fu – ha spiegato aigiornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti - la sorpresa, lo stupore di un incon-tro; mi resi conto del fatto che mi stavano aspettando. L’esperienza religiosa è que-sto: lo stupore di incontrare qualcuno che ti sta aspettando. Da quel momento perme Dio è colui che ti ‘anticipa’. Lo stai cercando, ma Lui ti cerca per primo. Lo vuoiincontrare, ma Lui ci trova per primo”.“Lo dissi prima a mio padre e fu favorevole, ma la reazione di mia madre fu diver-

sa. La verità è che se la prese”, ha rivelato Jorge Mario Bergoglio già da arcive-scovo di Buenos Aires, senza nascondere che dunque la sua non fu una vocazionefacile da seguire. “A volte Gesù - ha spiegato da Papa alla moltitudine di piazzaSan Pietro nella Giornata delle vocazioni, lo scorso 21 aprile - ci chiama, ci invitaa seguirlo, ma forse succede che non ci rendiamo conto che è Lui, proprio come ècapitato al giovane Samuele” della Bibbia. E rivolgendosi in particolare ai giovanidel Triveneto che avevano accompagnato a Roma i loro vescovi in occasione dellevisita ad limina, ha detto: ”siete tanti giovani oggi qui in Piazza. Vorrei chiedervi:qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’in-quietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito? Avete avuto vogliadi essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandiideali. Pensate questo voi? Siete d’accordo? Domanda a Gesù che cosa vuole date e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! Dietro e prima di ogni voca-zione al sacerdozio o alla vita consacrata, c’è sempre la preghiera forte e intensadi qualcuno: di una nonna, di un nonno, di una madre, di un padre, di una comu-nità… Ecco perché Gesù ha detto: ‘Pregate il Signore della messe, cioè Dio Padre,perché mandi operai nella sua messe!’”,Per il nuovo Pontefice, “le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera;

e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto”. Lo ha detto in occa-sione della “Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni”. E lo ha ripetutoanche in altre occasioni. E questa è anche un’indicazione per quanti si adoprano afavore delle vocazioni. Preghiera e stupore. In particolare il Papa ha chiesto ai fede-li di invocare l’intercessione di Maria che è la Donna del ‘sì’. Maria ha detto ‘sì’,tutta la vita! Lei ha imparato a riconoscere la voce di Gesù fin da quando lo porta-va in grembo. Maria, nostra Madre, ci aiuti a conoscere sempre meglio la voce diGesù e a seguirla, per camminare nella via della vita!”.

Bergoglio

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il serrano n. 1304

Quasi tre mesi di Papa Francesco. Tre mesiin cui abbiamo imparato a conoscere semprepiù approfonditamente, giorno dopo giorno, il

Pontefice chiamato <quasi dalla fine del mondo>. Tremesi che sono bastati a far scattare la scintilla neicuori non solo dei fedeli, ma anche di chi finora siera dimostrato tiepido di fronte alla fede o addirittu-ra lontano. Sulle pagine de “Il Serrano” proveremoallora a vedere che cosa ci ha detto questo primobreve ma intenso scorcio del Pontificato di JorgeMario Bergoglio, ripercorrendo il suo insegnamentodall’A alla Z, ma limitandoci per ragioni di spaziofino alla I. E completando poi il discorso nel prossi-mo numero.

AA ccoommee AArrggeennttiinnaa. Il Papa non ha mai nascostola sua identità latinoamericana. L’affetto per la natiaArgentina ha fatto capolino qua e là in molti suoi gestie anche nelle sue parole timbrate dal tipico accentoispanico. Il primo Papa argentino della storia è ancheil Papa delle prime volte in assoluto: primo latinoame-ricano, primo gesuita, primo a chiamarsi Francesco,primo a far pregare affacciandosi alla Loggia la seradell’elezione. Per il resto la sua biografia segnala chesi tratta di un uomo a tutto tondo, che ama il calcio ela musica (anche il tango), che non disdegna di vede-re un buon film (“Il pranzo di Babette”, il suo preferito)e di leggere buoni libri, come quelli di Borgues e “Ipromessi Sposi di Manzoni.

BB ccoommee BBeenneeddeettttoo XXVVII. L’entusiasmo e l’affettoche il nuovo Pontefice suscita non deve tuttavia farcidimenticare la grandezza del suo predecessore.Non lo vorrebbe del resto neanche lo stessoFrancesco, che non solo gli ha telefonato più volte, è

andato a trovarlo a Castel Gandolfo (storico l’incon-tro del 23 marzo) e si è fatto trovare all’arrivo delPontefice emerito nella sua residenza nei giardini vati-cani (2 maggio), ma anche e soprattutto si è posto –a ben guardare – in una linea di creativa continuitàcon il suo insegnamento. Dittatura del relativismo,centralità della Croce, costante riferimento al veroConcilio Vaticano II sono solo alcune sottolineature diquesta linea che sicuramente vedremo approfondirsianche in futuro.

CC ccoommee CCrrooccee.. Fin dall’inizio (la Messa nellaCappella Sistina, il giorno dopo l’elezione) il Papaha indirizzato gli sguardi di tutti verso la Croce diCristo. <Quando camminiamo senza la Croce, quan-do edifichiamo senza la Croce e quando confessia-mo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli delSignore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti,Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore>. Insostanza una Chiesa senza la Croce sarebbe solo<una ONG assistenziale>.

DD ccoommee DDiiaavvoolloo Il tema è ritornato più voltenelle parole del Papa. <Non cediamo mai al pessi-mismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ognigiorno; non cediamo al pessimismo e allo scorag-giamento: abbiamo la ferma certezza che lo SpiritoSanto dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, ilcoraggio di perseverare e anche di cercare nuovimetodi di evangelizzazione>, ha detto il 15 marzoai cardinali. Poi in un’omelia della mattina ha ripresoe approfondito l’argomento, affermando che nonsolo c’è un odio del mondo verso Gesù e la Chiesa,ma che dietro a questo spirito del mondo c’è <il prin-cipe di questo mondo>.

L’alfabetodi PapaFrancesco

di Mimmo Muolo

vita della chiesa

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giugno 2013 5

vita della chiesa

EE ccoommee EEvvaannggeelliizzzzaazziioonnee.. Ecco un altro ele-mento di continuità con Benedetto XVI. PapaFrancesco insiste sulla nuova evangelizzazione comeil suo predecessore. Ha confermato l’Anno della fedee le sue iniziative e soprattutto ha sottolineato il voltomissionario della Chiesa, dicendo ai sacerdoti chedevono essere <pastori con l’odore delle pecore>.Cioè vivere con il popolo e condividerne gioie e sof-ferenze.

FF ccoommee FFrraanncceessccoo.. Il motivo della scelta di que-sto nome lo ha spiegato lo stesso Pontefice, incon-trando i giornalisti il sabato 16 marzo. Ecco le sueparole. <Alcuni non sapevano perché il Vescovo diRoma ha voluto chiamarsi Francesco. Alcuni pensa-vano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales,anche a Francesco d’Assisi. Io vi racconterò la storia.Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovoemerito di San Paolo e anche prefetto emerito dellaCongregazione per il Clero, il cardinale ClaudioHummes: un grande amico, un grande amico!Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui miconfortava. E quando i voti sono saliti a due terzi,viene l’applauso consueto, perché è stato eletto ilPapa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Nondimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrataqui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione aipoveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pen-sato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, finoa tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così,è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi.È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace,l’uomo che ama e custodisce il creato; in questomomento anche noi abbiamo con il creato una rela-zione non tanto buona, no? È l’uomo che ci dà que-sto spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vor-rei una Chiesa povera e per i poveri!>.

GG ccoommee GGiiooiiaa. Se Benedetto XVI parlava spessodella gioia, Papa Francesco non gli è da meno. Èrimasto famoso un passaggio dell’omelia dellaDomenica delle Palme, in cui invitava i Cristiani anon essere tristi. Lui stesso ne dà ogni giorno l’esem-pio mostrando sul volto quella gioia che viene dal-l’incontro con Cristo.

HH ccoommee HHootteell. Ha scelto di rinunciare all’ap-partamento Pontificio, che usa solo per le udienzeufficiali e per affacciarsi la Domenica all’oradell’Angelus. Abita invece a Santa Marta, la casafatta costruire da Giovanni Paolo II per ospitare icardinali durante il conclave e che negli altri perio-

di funziona in tutto e per tutto come un hotel. Lì puòstare più a diretto contatto con i vescovi e con isuoi diretti collaboratori. <È la gente la casa diGesù>, ha detto un giorno. E questa scelta, certa-mente inconsueta si aggiunge ad altri gesti chehanno stupito il mondo: ha voluto pagare il contodella Casa del Clero dove alloggiava prima delConclave, ha usato il pulmino degli altri cardinalisubito dopo l’elezione, non ha un posto assegnatoa tavola, ma si siede insieme con gli altri com-mensali dove trova posto. E durante le uscite pub-bliche ha abituato i suoi “angeli custodi” a nontemere il contatto con la folla.

II ccoommee IIggnnaazziioo.. Di Loyola, naturalmente. Ilprimo Papa gesuita non cita quasi mai il fondatoredella Congregazione cui appartiene. Ma cheFrancesco sia innanzitutto un gesuita <profondamen-te radicato nella tradizione ignaziana mai nessuno lometterà in dubbio>. Lo afferma anche il cardinalePhilippe Barbarin, arcivescovo di Lione, nella prefa-zione a un libro che riassume un corso di esercizi spi-rituali predicato dall’allora cardinale Bergoglio aivescovi spagnoli nel 2006. La dinamica è proprioquella ignaziana, che ora abbiamo cominciato aconoscere anche in molte espressioni del Pontefice.

(continua al prossimo numero con LLaavvaannddaa ddeeiippiieeddii,, MMiisseerriiccoorrddiiaa, NNaattuurraa, OOrrttooddoossssii, PPeerriiffeerriiee,,QQuuoorruumm, RRiiffoorrmmee, SSppeerraannzzaa, TTeemmii nnoonn ttooccccaattii,UUnniivveerrssoo ffeemmmmiinniillee,, VVeessccoovvoo ddii RRoommaa,, ZZuucccchheettttoo).

Foto Pignata

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Pastori disposti “a camminare in mezzo edietro al gregge”. Non “chierici di statopreoccupati più di sé, dell’organizzazione e

delle strutture, che del vero bene del Popolo di Dio”.“Segno della presenza e dell’azione del Signore risor-to” e non “funzionari” allettati da carriera e denaro. Iltono dolce di Papa Francesco disegna la figura diuomini di Chiesa vicini alla gente, capaci “di ascolta-re il silenzioso racconto di chi soffre e di sostenere ilpasso di chi teme di non farcela; attenti a rialzare, arassicurare e a infondere speranza”. Nel primo incon-tro con la Conferenza Episcopale Italiana, riunita inVaticano dal 20 al 24 maggio per la 65° Assembleagenerale, Papa Bergoglio ha chiesto ai vescovi di met-tere da parte “ogni forma di supponenza per chinarcisu quanti il Signore ha affidato alla nostra sollecitudi-ne”. Fra questi, ha esortato, “un posto particolare riser-viamolo ai nostri sacerdoti: per loro, il nostro cuore, lanostra mano e la nostra porta restino aperte in ognicircostanza”. “La conseguenza dell’amare il Signore –ha ricordato – è dare tutto, proprio tutto, fino alla stes-sa vita, per Lui: questo è ciò che deve distinguere ilnostro ministero pastorale; è la cartina di tornasoleche dice con quale profondità abbiamo abbracciato

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Assemblea CEI: fedelia Cristo e al Pontefice

di Stefania Careddu

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il dono ricevuto rispondendo alla chiamata di Gesù equanto ci siamo legati alle persone e alle comunitàche ci sono state affidate”.Nella sua meditazione – rivolta ad oltre 200

vescovi radunati nella Basilica di San Pietro per la‘professio fidei’ – il Papa ha messo in guardia dalrischio “di rinnegare il Signore, come l’ApostoloPietro, anche se formalmente ci si presenta e si parlain suo nome”. “La mancata vigilanza – ha ammonito– rende tiepido il Pastore; lo fa distratto, dimentico epersino insofferente; lo seduce con la prospettiva dellacarriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lospirito del mondo”. Ecco perché occorre “credereogni giorno nella grazia e nella forza che ci viene dalSignore, nonostante la nostra debolezza, e assumerefino in fondo la responsabilità di camminare innanzi algregge, sciolti da pesi che intralciano la sana celeritàapostolica, e senza tentennamenti nella guida”. Non ha mancato di sottolineare il “compito meno

facile” di dialogare “con le istituzioni culturali, sociali,politiche” e “ il lavoro di fare forti le conferenze regio-nali perché siano la voce di tutte le regioni tanto diver-se”, oltre a quello “di ridurre un po’ il numero delle dio-cesi tanto pesanti”. Ma quello di Francesco è stato unincoraggiamento ad andare avanti “con fratellanza”. Ei vescovi lo hanno accolto con “totale cordialità e tota-

le docilità”, ha evidenziato il cardinale AngeloBagnasco, presidente della Cei, per il quale “sono statirichiami anzitutto per noi, perché dobbiamo esseredavanti al nostro popolo non nell’onore, ma nell’esem-pio e nella santità di vita”. “L’appello alla vigilanza cri-stiana – ha aggiunto – non è mai inutile: le parole delSanto Padre indirizzate a noi vescovi sono decisive esempre opportune, perché c’è sempre bisogno di esse-re richiamati alla santità”. Per questo, i vescovi italiani,ha detto il cardinale, sono “molto grati” al Papa per ilsuo “grande rigore spirituale e morale” e per l’ invito a“camminare non solo davanti, ma anche nel e dietro algregge”, grazie a un’“immersione totale dei pastoridentro il loro popolo”.Nella prolusione, il presidente della Cei aveva assi-

curato “il sostegno della loro leale e generosa obbe-dienza” ad un Pontefice che “è subito entrato nell’ani-ma della nostra gente, la quale sempre più numerosaaffolla il cenacolo di Piazza san Pietro”. Un affettodestinato a consolidarsi: il nuovo Papa, ha promesso,“non sarà mai solo, perché accompagnato e sorrettodalla preghiera nostra e del popolo, affinché l’oliodella forza e il vino della gioia non vengano maimeno alla sua mensa”.Con questo spirito, la Chiesa italiana si pone sulla

scia di Francesco. “Ci anima la sollecitudine di aiuta-re tutti, credenti e non credenti, a ritrovare fiducia nellavita, consapevoli che proprio dal Vangelo discende laproposta di una vita buona, di una vita riuscita”, haconfidato Bagnasco, che nel dare voce “alle preoc-cupazioni crescenti e al disagio sociale diffuso” nelPaese, si è rivolto alle istituzioni e alla politica perchiedere di “pensare alla gente: questa – ha scandito– è l’unica cosa seria”.

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vita della chiesa

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della vita, e accogliere nuovamente la vocazione mis-sionaria nel campo dell’educazione alla fede vissutanelle diverse situazioni del quotidiano, perché il vive-re di tutti i credenti sia orientato al regno di Dio.

22.. PPaappaa FFrraanncceessccoo hhaa ddeettttoo cchhee ““ll’’iinnccooeerreennzzaa ddeeiiffeeddeellii ee ddeeii ppaassttoorrii ttrraa qquueelllloo cchhee ddiiccoonnoo ee qquueelllloo

11.. QQuuaallii nnuuoovvee pprroossppeettttiivvee eemmeerrggoonnoo nneeii ddiisseeggnniiddeellllaa CCEEII??

“Nuova primavera della Chiesa” è un’espressioneaffascinante che, mentre coinvolge nel guardare consperanza al nuovo che si va delineando, porta in séun intenso sapore di sapienza antica. Non è la primavolta che nella storia risuona la parola “primavera”per indicare una stagione di vita della Chiesa cheannuncia situazioni nuove ed attenzioni a sensibilitàed a modalità di presenza non ancora usuali.Potremmo anzi dire che dal mattino di quellaPentecoste in cui lo Spirito Santo, come fuoco purifi-catore e come potenza di vita nuova, scese sugliApostoli, fino al recente Concilio Vaticano II e finoall’elezione di Papa Francesco, il cammino di conti-nuo rinnovamento della vita della comunità cristiananon si è più arrestato ed è passato attraverso le diver-se vicende storiche e le diverse situazioni vissute dal-l’umanità annunziando il Vangelo di Gesù in modalitàdi testimonianza ed in linguaggi sempre nuovi. IlConcilio insegna che sempre lo Spirito di Dio “Con laforza del Vangelo fa ringiovanire la Chiesa e conti-nuamente la rinnova e la conduce…” (LG 4). Oggi laChiesa in Italia è chiamata ad un rinnovato slancio dipassione educativa, ovvero ad “Educare alla vitabuona del Vangelo”, ad “operare con disponibilitàall’ascolto e al dialogo, mettendo a disposizione ditutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio perogni uomo” (EVBV 4). In questo tempo che, come tantialtri momenti, e forse più di altri momenti della storia,sembra segnato da un pensiero e da una prassi di vitafortemente secolarizzata e relativista, e l’umanitàappare come incapace di alzare lo sguardo ed ilcuore oltre l’orizzonte di se stessa, la Chiesa Italianavuole rinnovare la sua adesione al Cristo, Signore

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La nuova primaveradella Chiesa

SSuubbiittoo ddooppoo ll’’AAsssseemmbblleeaa ggeenneerraallee,, iill sseerrrraannoo hhaa iinntteerrvviissttaattoo MMoonnss.. AAnnggeelloo SSppiinniilllloo,, VVeessccoovvoo ddii AAvveerrssaa ee vviicceePPrreessiiddeennttee ddeellllaa CCeeii ssuuii tteemmii ddeellll’’aattttuuaalliittàà eecccclleessiiaallee.. NNee eemmeerrggee uunn qquuaaddrroo rriiccccoo ddii ssppeerraannzzaa,, ppeerr iill ccaammmmiinnoo cchheeaatttteennddee llaa nnoossttrraa CChhiieessaa nneell pprroossssiimmoo ffuuttuurroo..

vita della chiesa

di Maria Luisa Coppola

Page 9: Il Serrano n.130

sare ad un’irraggiungibile astrattezza del discorsoproposto, o ad una sua assoluta inconsistenza difronte alla realtà. Sarebbe, però, riduttivo pensareche l’origine e la diffusione del secolarismo, chetanto tristemente condiziona e caratterizza il pensie-ro e gli atteggiamenti di questo nostro momento sto-rico, sia da attribuire alla sola incoerenza di vita deicristiani, sia fedeli che pastori. Ben più grosse causedi carattere filosofico e sociale hanno generato unmodo di vivere e di essere dell’umanità che tendedrammaticamente a chiudere i propri pensieri e leproprie speranze in un ristretto orizzonte terreno.Non si può, comunque, negare che molto dellaresponsabilità di ciò sia da attribuire all’incoerenza,meglio dovremmo dire, all’assenza di una testimo-nianza viva della verità, di una testimonianza di vitafiduciosamente aperta alla speranza di un coinvol-gente dialogo di comunione con il Signore della vitae con la sua carità che trascende il tempo e lo spa-zio della terra.

33.. SSii rriippeettee ssttaannccaammeennttee cchhee ii ggiioovvaannii ssoonnoo lloonnttaannii ddaaCCrriissttoo,, mmeennttrree èè eevviiddeennttee cchhee ccoorrrroonnoo iinn PPiiaazzzzaaSSaann PPiieettrroo ccoonn ggiiooiiaa:: LLeeii ccoommee iinntteerrpprreettaa qquueessttaannuuoovvaa sseettee ddii DDiioo??

I giovani non sono lontani dal Cristo.Comprendono di trovarsi davanti a Lui come davantiall’“uomo nuovo”. Forse siamo noi adulti che nonriusciamo ad ascoltare il loro desiderio di vita buonae non riconosciamo quanta speranza essi desideranovivere senza essere soffocati nei meccanismi di inte-ressi e di egoismi nei quali rimane come imprigionatala libertà di cercare e di vivere il bene vero, il benegrande, senza confini e senza limiti che Gesù è venu-to ad insegnarci ed a testimoniarci.

44.. RRiittiieennee uuttiillee llaa pprreesseennzzaa ddeeii llaaiiccii eedd iinn ggeenneerraalleeddeellllee aaggggrreeggaazziioonnii llaaiiccaallii nneellllaa vviittaa ddeellllaa CChhiieessaa??EE ddeell SSeerrrraa CClluubb??

La presenza di nuove forme di aggregazione deilaici, orientate alla formazione dei cristiani e ad unacoinvolgente partecipazione alla vita della Chiesa, ècertamente un segno luminoso dell’opera dello SpiritoSanto. E credo di poter dire che il “Serra Club”, coin-volgendo tanti fedeli laici in una generosa attenzionealle vocazioni sacerdotali, è chiamato a testimoniareed a vivere una particolare disponibilità ed attenzioneal Cristo Gesù, Maestro e Signore della vita, che è ilvero centro del continuo rinnovamento della suaChiesa.

cchhee ffaannnnoo,, ttrraa llaa ppaarroollaa ee iill mmooddoo ddii vviivveerree,, mmiinnaa llaaccrreeddiibbiilliittàà ddeellllaa CChhiieessaa””:: èè ffoorrssee qquueessttoo ll’’eelleemmeennttoo ddiiffrraaggiilliittàà ppeerr ccuuii aavvaannzzaa uunn ggeenneerraallee sseeccoollaarriissmmoo??

L’incoerenza nella vita dei fedeli e dei pastori for-nisce sicuramente facile esca al diffondersi del seco-larismo. E’ sempre stato così: la verità di un proget-to, la fecondità di un annuncio di vita nuova si mani-festa nella concretezza della sua realizzazione.Nella “Regola Pastorale” San Gregorio Magno sot-tolinea che “il cuore degli ascoltatori è più facilmen-te penetrato dalle parole che trovano conferma nellavita di chi parla”. La testimonianza dei Martiri hagenerato conversione più di quanto non ne abbiagenerato la sola predicazione. E certamente vi sonoforme di testimonianza che non passano per il mar-tirio cruento, ma sono presenza fedele e quotidianadi vita. Gesù stesso ha insegnato che “dal frutto siconosce l’albero” (Mt 12,33). Purtroppo il notareuna separazione, a volte scandalosa, una distanzacontraddittoria tra quanto si annuncia e si proclamapubblicamente ed un atteggiamento o un comporta-mento personale condizionato e caratterizzato dainteressi di altro genere, porta facilmente a far pen-

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vita della chiesa

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Allacciare cinture di sicurezza, reclinareil sedile e spegnere i dispositivi elettro-nici! L’aereo della Gmg si prepara all’atter-

raggio a Rio de Janeiro. Ormai tutto è quasi pronto,per l’inizio della festa si attende solo l’ospite d’onore,che secondo programma partirà il 22 luglio alle 8:45dall’aeroporto di Ciampino e arriverà per le 16 a Rio,ora locale, all’aeroporto internazionale della città. Adaccoglierlo ci saranno i giovani di cinque continenti,uno splendido inizio per Papa Francesco se si pensache la ventottesima edizione della Gmg coincideanche con il suo primo viaggio apostolico internazio-nale. Il Pontefice appena atterrato si recherà presso lachiesa locale ad Aparecida dove affiderà allaMadonna la riuscita dell’incontro. Un’ora dopo, la

vita della chiesa

visita di cortesia al presidente Dilma Roussef nel palaz-zo Guanabara e poi il riposo nella residenza diSumaré, che si protrarrà anche per il giorno successi-vo. Mercoledì 24, Papa Francesco prenderà l’elicot-tero per spostarsi al Santuario di Nostra Signora dellaConcezione di Aparecida per venerare l’immaginedella Vergine, concelebrare alle 10.30 la Messa inBasilica e quindi condividere il pranzo con i vescovi

Ad un mesedalla GMGdi Lucia Lanzolla

Foto Siciliani

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Alle 9 di sabato 27 luglio, Papa Francesco presiederà la Messa coni vescovi e il clero diocesano e religioso presente alla ventottesima Gmgnella Cattedrale di Rio intitolata a San Sebastiano, quindi per le 11.30è in programma l’incontro con la classe dirigente brasiliana al TeatroMunicipale della città. A pranzo, il Pontefice sarà in compagnia con i car-dinali brasiliani, la Presidenza della Conferenza nazionale dei Vescovidel Brasile, i Vescovi della Regione e il Seguito Papale nel GrandeRefettorio del Centro Studi di Sumaré. Da lì, Papa Francesco raggiunge-rà alle 19.30 il “Campus Fidei” di Guaratiba, spianata allestita per l’oc-casione e in grado di contenere fino a due milioni di persone, per unodei due eventi clou della Gmg: la Veglia di preghiera con i giovani. Ilsecondo sarà domenica 28 luglio, quando come da tradizione il Papatornerà sulla spianata dove i giovani avranno trascorso la notte per lacelebrazione della Messa della Gmg, seguita dalla recita dell’Angelus.Nel pomeriggio, alle 16, Papa Francesco incontrerà nel Centro Studi diSumaré il Comitato di coordinamento del Celam, quindi si congederàdalla residenza per raggiungere il Padiglione 5 di Rio Centro per l’ultimoincontro, con i volontari della Giornata mondiale della gioventù. Alle18.30, la cerimonia dall’aeroporto internazionale e mezz’ora dopo lapartenza in aereo per Roma, con arrivo previsto allo scalo romano diCiampino per le 11.30 di lunedì 29 luglio.L’agenda come si può notare è ben organizzata e fitta di appunta-

menti, ma sicuramente non mancheranno belle sorprese e fuori program-ma nello stile che contraddistingue Papa Francesco.

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della regione e i futuri sacerdoti nel seminario Bon Jésus di Aparecida. La giornata si concluderà alle 18.30 conla visita ai malati dell’Ospedale intitolato a S. Francesco d’Assisi, una struttura con 500 posti letto che si occu-pa del recupero da tossicodipendenze e alcolismo. Il primo impegno del Papa per giovedì 25 sarà la benedizione delle bandiere olimpiche, prevista per le 9.45

nel Palazzo della Città di Rio, dove al Pontefice verranno consegnate le chiavi della metropoli. Alle 11, PapaFrancesco si immergerà in un’altra realtà di disagio sociale, rappresentata dalla Comunità di Varginha, una vastabaraccopoli “bonificata” da un programma di recupero governativo. Poi, alle 18, sullo sfondo del celeberrimocolpo d’occhio del litorale di Copacabana si accenderà la festa di accoglienza riservata dai giovani della Gmgal Papa. Il giorno dopo, venerdì 26 luglio, la mattinata in pubblico del Pontefice si aprirà alle 10 con leConfessioni ad alcuni ragazzi della Gmg, quindi proseguirà alle 11.30 con l’incontro con alcuni giovani dete-nuti nel palazzo arcivescovile di St. Joaquim per poi concludersi con la recita dell’Angelus dal balcone del palaz-zo e le parole di saluto rivolte alla ventina di membri del Comitato organizzatore e alla decina di benefattoriche hanno contribuito alla realizzazione del raduno giovanile. Papa Francesco consumerà il pranzo con i gio-vani nel palazzo arcivescovile, quindi alle 18 il lungomare di Copacabana sarà per una volta teatro della ViaCrucis dei giovani col Papa.

Foto Siciliani

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L’anno della Fede è ormai entrato nel vivo.Da quando Papa Francesco ha confermatol’iniziativa voluta dal suo predecessore,

Benedetto XVI, si sono già svolti diversi grandi eventi,che hanno richiamato a Roma centinaia di migliaia difedeli complessivamente.Erano più 80mila per il raduno dei cresimati ecresimandi, alla fine di aprile. Più di 50mila per lagiornata delle confraternite, il 5 maggio. E più di100mila per l’incontro dei Movimenti ecclesiali,svoltosi alla vigilia e il giorno di Pentecoste (18-19maggio).

Grandi numeri e singole presenze che danno il sensodella cattolicità della Chiesa.Antonio, ad esempio, veniva dalla diocesi di Carpi

«per dare voce e speranza alle vittime del terremoto ea quanti ancora soffrono situazioni di profondodisagio». Paolo, invece, arrivava dalla Cinacontinentale, anche se da alcuni anni vive in Italiacome rifugiato. Poi c’era Malia Petulisa Malani, cheper essere cresimata dal Papa ha fatto il viaggio dalleIsole Tonga, praticamente agli antipodi, e con la suapresenza ha detto a tutti che anche agli estremi confinidella Terra «la Chiesa è viva ed è presente». Con loro

il serrano n. 13012

Proseguel’Anno della Fede

di Massimo Lanzidei

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venivano dalla Romania e dall’Italia, e la più grande55 anni ed era originaria dall’isola di Capoverde. «Sitrattava in alcuni casi di giovani che provengono dazone dove i cristiani vivono in situazioni difficili e dovele popolazioni sono ancora sotto la cappa dellaguerra o di calamità». Congo, Nigeria, Madagascar,Libano, Colombia, Sri Lanka, Filippine, ma anche Usa,Argentina, Brasile, Bielorussia, Francia, Germania eIrlanda. Tra loro c’era anche un giovane disabile, «perrappresentare – ha spiegato il presidente del PontificioConsiglio – quanti sono privilegiati agli occhi dellaChiesa e meritano la sua totale attenzione anche nellaricezione dei sacramenti».

L’incontro delle confraternite. È stato il momentodell’Anno della fede dedicato alla pietà popolare. Leconfraternite provenivano da Italia, Spagna, Malta,Francia, Polonia e Irlanda, con i confratelli di Roma afare da padroni di casa e impegnati nell’accoglienzadi chi giungeva da fuori.Per questo sono state messe a disposizione 20

chiese tra le più belle della Roma rinascimentale ebarocca.«Secoli di storia e di fede ancora viva e vitale», ha

concluso Fisichella. Per il quale ogni evento dell’Annodella Fede può aiutare ogni destinatario del gruppo alquale è diretto a trovare o ritrovare la propriavocazione.

altri 41 cresimandi di tutto il mondo, compresi tra gli11 e i 55 anni, hanno ricevuto la Confermazionedalle mani di Francesco (e anche un regalo dalPontefice). Singole e significative, si diceva, dunque, ma

anche grandi temi, come aveva preannunciatoqualche tempo fa l’arcivescovo Rino Fisichella,presidente del Pontificio Consiglio per la promozionedella nuova evangelizzazione, e come il Papa haconfermato con il suo Magistero.Ai giovani cresimati e cresimandi, ad esempio, ha

detto: “Apriamo la porta allo Spirito, facciamociguidare da Lui, lasciamo che l’azione continua di Dioci renda uomini e donne nuovi, animati dall’amore diDio, che lo Spirito Santo ci dona! Che bello seognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola,a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto ungesto di amore verso un mio compagno, i mieigenitori, un anziano! Che bello”. E ai membri dellemigliaia di confraternite giunte a Roma da tutta Europaha aggiunto: “Le vostre iniziative siano dei ‘ponti’,delle vie per portare a Cristo, per camminare conLui. E in questo spirito siate sempre attenti allacarità. Siate missionari dell’amore e dellatenerezza di Dio! Siate missionari dellaMisericordia di Dio, che sempre ci perdona,sempre ci aspetta… Ci ama tanto!”..Monsignor Fisichella nelle scorse settimane ha più

volte messo in evidenza «l’entusiasmo con cui tutti ipartecipanti hanno aderito e la grandepartecipazione che dobbiamo aspettarci» per glieventi futuri. I quali avranno tutti una struttura comune.«Prima di tutto – ha spiegato il presidente del PontificioConsiglio per la promozione della nuovaevangelizzazione – si è voluto evidenziare ilpellegrinaggio alla tomba di Pietro».Per questo si svolgerà sempre una breve

processione dall’obelisco di piazza San Pietro finoalla tomba del primo Papa, dove verrà fatta laprofessione di fede.Inoltre tutte le chiese vicine a via della

Conciliazione saranno adibite alle confessioni,all’adorazione eucaristica e allo svolgimento dellecatechesi. Così, ha confermato Fisichella, «l’Annodella Fede fa tesoro delle esperienze maturatenell’Anno santo e nelle Giornate mondiali dellagioventù».

L’incontro con i cresimandi e cresimati. I 44giovani che sono stati cresimati dal Paparappresentano «simbolicamente» la Chiesa sparsa neicinque continenti: i più giovani avevano 11 anni, e

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vita della chiesa

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Chi ha conosciuto don Pino Puglisi prima che diven-tasse un martire e, adesso, un beato della Chiesa cat-tolica, sa bene che non era di quelle personalità cari-

smatiche, che colpiscono per la loro eloquenza o per altredoti particolari. Era un uomo semplice, modesto, armato di unbel sorriso che chiedeva amicizia, e che gli è rimasto sul voltoanche quando ha guardato in faccia il suo assassino, il quale nonè più riuscito a dimenticarlo. Non era un eroe. Era “soltanto” unprete.

Qualcuno ha detto: «Guai alla terra che ha bisogno di eroi».Neppure la Chiesa ne ha bisogno. Quelli che la fanno cresceresono i santi. E questi, anche se per la loro canonizzazione si richie-de il possesso di “virtù eroiche”, le esercitano spesso in modo moltodiverso da come si aspetterebbe il “mondo”. chi ha visto il film diFaenza, Alla luce del sole, dedicato a Puglisi, potrebbe essereingannato dall’interpretazione che ne ha dato Zingaretti, “il com-missario Montalbano”. Don Pino non era così.

E che non sia stato un eroe è importante, perché significa chela sua beatificazione non lo isola da noi, innalzandolo su un alta-re come ideale irraggiungibile, ma lo rivela nostro fratello, da imi-

tare, più che da celebrare e venerare. Nella nostra pastorale cisono come due piani. Un piano nobile, quello dove si svolgonoi convegni, si pubblicano libri e articoli, si elaborano i grandiprogetti pastorali; e un piano-terra, quello della pastorale cosid-detta “ordinaria”, che si realizza, tra mille difficoltà concrete,nelle parrocchie o nel cammino quotidiano dei gruppi e deimovimenti. Don Puglisi apparteneva al secondo.

Per lui essere sacerdote non era un mestiere. Era la sua vita.Da qui il dono senza riserve del proprio tempo e delle proprieforze, la continuità della fatica quotidiana, la libertà interiore dal-l’ambizione e dalla sete di successo.

Anche la sua obbedienza alla Chiesa non è mai stata unaforzata sottomissione, piena di repressa amarezza. Ha sempreesposto al vescovo, con franchezza le proprie ragioni (e in qual-che caso le proprie critiche), accettando, alla fine, di adeguarsialle sue scelte, anche quando erano in contrasto con i suoi desi-deri.

Pregava. Aveva una consuetudine confidente con Gesù chenasceva da un contatto vivo e diretto con la Sacra Scrittura. Letestimonianze dicono che la portava sempre con sé anche nellegite in campagna o in montagna con i suoi ragazzi.

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Don Pino PuglisiIIll pprreettee ddeell ppiiaannoo--tteerrrraa

vita dela chiesa

di Giuseppe Savagnone

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giandosi in una religiosità popolare tradizionalista edavulsa dall’impegno sui problemi di ogni giorno.

Così come non si identificò mai con il modellodel “prete anti-mafia”, che rischia di trasformarsi in unassistente sociale, o in un supporto della magistraturae delle forze dell’ordine. Sapeva bene che il Vangelocontiene già in se stesso quanto è necessario peradditare una liberazione integrale, a tutto campo, siaspirituale che culturale e sociale. Perciò non fu maialtro che un prete che prendeva terribilmente sul seriola sua missione, sia “dentro” che “fuori” il tempio, aldi là del dualismo, così spesso presente, tra la sferadel “sacro” e quella del “profano”. La sua liturgia siprolungava spontaneamente dall’altare alle strade delquartiere, senza soluzione di continuità.

Il paradosso è che la mafia, che non ha uccisonessuno dei preti che la combattevano espressamente,si è sentita minacciata da don Puglisi più che da tuttiloro. Il motivo è semplice: a contatto con lui la gentecambiava. I giovani, soprattutto. In un ambiente doveper molti ragazzi il modello più affascinante era quel-lo dei mafiosi – soldi, donne, soprattutto potere (non simuoveva foglia, a Brancaccio, senza che i boss loca-li, i fratelli Graviano, lo volessero) – don Puglisi incar-nava un altro, opposto modello umano, quello diGesù. E molti, che sognavano di diventare un giorno“uomini d’onore”, capirono che si era molto più uomi-ni seguendo quel povero prete indifeso, che chiunquepoteva picchiare.

Come ebbe a osservare l’allora procuratore GianCarlo Caselli, «la colpa di padre Puglisi è stata divoler sottrarre ai boss il loro retroterra e soprattutto iragazzi».

Don Puglisi era consapevole di rischiare la vita.Non per questa o quella sua iniziativa, ma perchéil Vangelo che egli annunziava con le parole e conle azioni era in contrasto assoluto con il cristianesi-mo senza Dio e senza Cristo della ritualità mafiosa,dietro cui si maschera il culto del potere allo statopuro. Andò verso la fine col coraggio di chi, puravendo paura della morte, sa superarla in una visio-ne più ampia della vita. «Il massimo che possonofarmi è ammazzarmi. E allora?». Il giorno prima diessere ucciso, incontrò un’amica, a cui lesse unpasso della liturgia delle ore di quel giorno. Era unbrano scritto da san Giovanni Crisostomo prima dipartire verso l’esilio e la morte: «Molti marosi eminacciose tempeste mi sovrastano, ma non hopaura di essere sommerso perché sono fondatosulla roccia. Cosa dovrei dunque temere? La morte?Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ese Cristo è con me, di chi avrò paura?»

Amava anche leggere. Quando Pino Puglisimorì, gli inquirenti che ispezionarono la sua modestacasa popolare furono impressionati dalla quantità dilibri accatastati un po’ da per tutto. Libri con le righesottolineate a matita, utilizzati effettivamente, non tenu-ti per figura.E li metteva a disposizione dei ragazziche andavano a trovarlo. Sarebbe un bel modo dionorare la memoria di don Pino se si cercasse, in ogniparrocchia, di mantenere una biblioteca di libri – dispiritualità, ma anche romanzi, saggi – da prestare aigiovani, guidandoli anche nella scelta e nella lettura.

E’ stata la sua capacità di ascoltare Dio e, attra-verso i libri, anche gli uomini, che gli ha insegnato adascoltare di persona i fratelli e le sorelle che si rivol-gevano a lui. Nella nostra società chi vuole essereascoltato non va più in chiesa, ma dallo psicologo.Don Pino ascoltava tutti, senza limiti.

E non aspettava che la gente venisse in chiesa.Egli era ben consapevole che la parrocchia non siidentifica col tempio, ma con la gente, e non solo conquella che frequenta la messa domenicale, ma anchee soprattutto con coloro che non la frequentano.Come il buon pastore di cui parla il Vangelo.

Perciò don Puglisi si interessava del territorio,delle drammatiche carenze del suo quartiere, in manoalla mafia, senza una scuola media, senza coscienzacivile, schiacciato da una povertà più culturale cheeconomica. Non accettò mai che il compito del pre-sbitero fosse ridotto alla celebrazione di messe e pro-cessioni, come avrebbero voluto tanti suoi parrocchia-ni, abituati a evadere dalle miserie della vita reale rifu-

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vita della chiesa

www.agi.it

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Tornielli, vaticanista de La Stampa, collaboratore inaltre testate giornalistiche e nel mensile cattolico IlTimone, curatore del blog” Sacri Palazzi”, Tornielli èautore di molti saggi dedicati alla Chiesa cattolicacontemporanea e alle sue autorevoli figure. La parolaè passata poi a Paolo Lapi, memoria storica dellaBiblioteca Serra e dell’istituzione del premio, per un’a-nalisi degli aspetti salienti del libro premiato “Il futuroe la Speranza. Vita e magistero del Cardinale AngeloScola”. Nel suo excursus Lapi ha ben messo in evi-denza la figura del cardinal Scola, la sua infanzia aMalgrate, in provincia di Lecco, il padre camionista,

La premiazione della VIII edizione del pre-mio “Penna dello spirito” vinto da AndreaTornielli si è svolta sabato 4 maggio pres-

so il Salone del Vescovado di Pontremoli, cittàsede della Biblioteca Junipero Serra, alla presenza delPresidente Nazionale Antonio Ciacci, delGovernatore del Distretto 71 Antonio Beati, delPresidente del Serra Club Pontremoli Maria Teresa LaRovere Dadduzio, di molti serrani, autorità civili e unnumeroso pubblico.Il Direttore Patrizia Rossi, che sostituisce il Past

Direttore Luciano Necchi Ghiri, in questo incarico,dopo i saluti di rito ha presentato l’autore Andrea

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L’VIII Premio “Penna dello Spirito”ad Andrea Tornielli

di Enrico Mori

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la madre profondamente cattolica, che sarà importan-tissima per la sua formazione, la scuola.Poi le complesse vicende del suo percorso semina-

riale, la passione per la politica, l’università e l’incontrofondamentale con Don Giussani: “...non sarei divenutosacerdote – spiega Scola – se la Provvidenza non aves-se posto sulla mia strada la persona di Luigi Giussani.Tenne una splendida lezione sulla ‘gioventù come ten-sione’ e per la prima volta percepii un accento diversonel considerare il rapporto tra Cristo e la mia vita”.Una biografia, ha proseguito Lapi, ricca di parti-

colari inediti, dal suo sacerdozio alla frequentazionecon il promettente teologo tedesco Cardinal Ratzinger,dall’episcopato a Grosseto fino al patriarcato diVenezia, dove istituisce il Polo scolastico e universita-rio Marcianum.Dal grande organizzatore, che sceglie anche col-

laboratori diversi e distanti dalle sue posizioni alloScola dedito alla cura particolare delle vocazioni“…concepire la vita stessa come vocazione educareappassionatamente a questo. Bisogna educare i gio-vani a percepire l’esistenza di tutti i giorni come unachiamata di Dio alla libertà, per la propria felicità”. Ha poi proseguito Tornielli il quale con grande

capacità comunicativa ha ampliato il punto di vistadell’incontro presentando anche la figura del nuovoPontefice con cui ha una frequentazione da oltre diecianni. La sua narrazione è stata profondamente cristia-na e umana ed è riuscito a trasmettere aspetti impor-tanti di questa figura, mettendo in luce il grande inse-gnamento che viene dalla semplicità di PapaFrancesco e quanto i cristiani di oggi abbiano biso-gno di imparare questa semplicità.Dopo la consegna del premio per mano del

Presidente nazionale, il Direttore ha chiuso la cerimoniaringraziando l’autore e gli intervenuti per i contributi por-tati e ha dato appuntamento alla prossima Edizione.

vita del serra

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Imembri del Serra Club sono stati sempre tra i più solleciti a destinare l’8xmille alla ChiesaCattolica. Ma pensiamo non sia inutile ricordare a tutti coloro che ancora devono effettuare la dichiara-zione dei redditi, o a chi non ha obblighi particolari (ad esempio i possessori del solo Cud) come firmare.

In queste due pagine, inoltre, vorremmo ricordare di destinare il 5 per mille alla Fondazione Italiana JuniperoSerra.

Modello Unico

Possono firmare per destinare l’ 8xmille alla Chiesa Cattolica tutti i contribuenti che hanno altri redditi, oltrea quelli di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, che non scelgono di utilizzare il modello 730 oppureche sono obbligati per legge a compilare il modello Unico per la dichiarazione dei redditi.Le modalità di scelta sono molto semplici. Bisogna infatti firmare nella casella “Chiesa Cattolica” facendo

bene attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta. La firma naturalmente va appostanell’apposito riquadro denominato “Scelta per la destinazione dell’Otto per mille dell’Irpef” posto nel modelloUnico.Il modello può essere predisposto da qualsiasi intermediario fiscale abilitato alla trasmissione telematica (com-

mercialisti, Caf), che provvederà anche all’invio della dichiarazione entro il 30 settembre. È importante comun-que ricordare all’intermediario fiscale la propria scelta per la destinazione dell’Otto per mille. Non sempre, infat-ti, i commercialisti o i Caf chiedono a chi si voglia destinare l’8xmille. Dunque è bene essere attenti anche aquesto aspetto, che tra l’altro, senza costare nulla al contribuente (non è una tassa in più) permette di fare con-cretamente del bene.Attenzione: chi predispone da solo il modello, deve effettuare la consegna via internet entro il 30 settembre,

ovvero, se non è obbligato all’invio telematico, presso qualsiasi ufficio postale, fino al 30 giugno.C’è la possibilità di firmare anche per chi utilizza l’Unico-Mini. Anche quest’anno, infatti, l’Agenzia delle

entrate ha previsto un modello Unico ridotto per le dichiarazioni più semplici, dove è sempre riportato il riqua-dro per la firma dell’8xmille. I termini e le modalità per la scelta 8xmille e per la presentazione del modello sonole stesse del modello Unico normale.

Modello CUD

Possono firmare coloro che hanno percepito solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, atte-stati dal modello CUD e che sono esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi. Per scegliere,utilizzare l’apposita scheda allegata al CUD e nel riquadro relativo alla scelta per l’Otto per mille, firmare nellacasella “Chiesa cattolica”, facendo attenzione a non invadere le altre caselle per non annullare la scelta.Firmare poi anche nello spazio “Firma” posto in basso nella scheda.

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vita del serra

L’8xmille alla Chiesa Cattolicae il 5xmillealla nostra Fondazione

di Giuseppe Gabriele

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giugno 2013 19

ti chiediamo diconfermare la tua firmaanche nel 2013 persovvenire a necessitàdi seminaristi e sacerdoti

Quando e dove consegnare?Entro il 30 settembre solo la sche-da con la scelta, in una busta chiu-sa, che deve recare cognome,nome, codice fiscale del contri-buente e la dicitura “SCELTA PERLA DESTINAZIONE DELL’OTTO E

DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF” secondo una delle seguenti modalità: presso qualsiasi ufficio postale. Il ser-vizio di ricezione è gratuito. Ad un intermediario fiscale abilitato alla trasmissione telematica (commercialisti,CAF). Gli intermediari hanno facoltà di accettare la scheda e possono chiedere un corrispettivo per il servi-zio.Inoltre è possibile trasmettere la scelta direttamente via internet entro il 30 settembre.

Perché firmare?

«È importante ricordare – ha detto recentemente Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Cei per la pro-mozione del sostegno economico alla Chiesa – che l’otto per mille è una firma che non costa nulla. La firma diun imprenditore vale tanto quella di un pensionato; non dipende dal proprio reddito. Quindi è importante ognianno confermare la propria scelta consapevole. È tutto pubblico, è tutto on line, assolutamente documentabile– ha sottolineato Calabresi – sia nel rendiconto che viene pubblicato nei maggiori giornali italiani, sia attraversoil sito interattivo chiediloaloro.it». Quindi l’8xmille è una firma che non costa nulla e che permette di costruireun’Italia diversa e migliore.

Il cinque per mille

In tutti i modelli i contribuenti troveranno anche lo spazio per destinare il cinque per mille. È una possibilitàin più che non esclude o modifica la firma dell’8xmille. L’invito è a firmare l’8xmille come sempre e anche lascelta del cinque per mille. L’invito è naturalmente quello di destinare il cinque per mille alla Fondazione italia-na Junipero Serra per l’aiuto ai seminari e ai seminaristi in Italia indicando il codice fiscale della Fondazione9955001188887700110055. Le firme sulle dichiarazioni dei redditi degli anni passati ci hanno permesso l’intervento disostegno economico per necessità importanti e provvidenziali:

– a due seminaristi del Seminario di Acireale – Catania – ed a un sacerdote in difficoltà della diocesi diAcireale

– ad un seminarista del Seminario di Albenga.– a due seminaristi del Seminario di Aversa e Napoli.– ad un sacerdote in difficoltà economiche per un grave incidente.Anche quest’anno ripetiamo, dunque, la stessa operazione.

5x1000ALLA NOSTRAFONDAZIONE

vita del serra

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il serrano n. 130

Finalmente una buonanotizia per le vocazio-ni. Dopo anni di calo, i

numeri dicono che ora c’èuna lieve ripresa. E questo èdi buon auspicio anche per ilprossimo appuntamentodell’Anno della Fede. Se infattiBenedetto XVI ha formulato ilprimo invito, Papa Francescol’ha confermato e hanno rispo-sto, promettendo di esserci,quasi tremila i seminaristi, i novi-zi, le novizie e i membri deigruppi di discernimento voca-zionale che prenderanno parte,insieme ai loro coetanei di tuttoil mondo, al pellegrinaggio allaTomba di Pietro in programma aRoma dal 4 al 7 luglio prossimo.Sarà uno dei grandi eventidell’Anno della Fede e la Cei,attraverso l’Ufficio nazionale perla pastorale delle vocazioni, si èimpegnata a favorire al massi-mo la partecipazione. Il programma prevede diversi

momenti. Il 4 luglio il pellegri-naggio a piedi da CastelSant’Angelo al Sepolcrodell’Apostolo Pietro, con la pro-fessione di fede. Il 5 luglio, asera, la festa internazionale in

Piazza del Campidoglio, con laconduzione di Carlo Conti edaltri ospiti significativi che rac-conteranno un cammino di fedee di scoperta del Vangeloavvenuto nella loro esistenza,oltre ai racconti di alcune storievocazionali di provenienza inter-nazionale. Il 6 luglio l’Incontrocon i Testimoni di vocazioninell’Aula Paolo VI e infinedomenica 7 luglio la cele-brazione eucaristica conclusivapresieduta dal Papa.Questo grande evento

dell’Anno della Fede sarà ilpunto di arrivo di un percorsoiniziato in pratica ad aprilecon la Giornata mondiale dipreghiera per le vocazioni, la50a della serie, poiché l’ap-puntamento annuale fu istituitoda Paolo VI nel 1964 con unaprecisa finalità: «Si alzi dun-que al Cielo la nostra preghie-ra: dalle famiglie, dalle par-rocchie, dalle comunità reli-giose, dalle corsie degli ospe-dali, dallo stuolo dei bimbiinnocenti, affinché crescano levocazioni e siano conformi aidesideri del Cuore di Cristo».

In ripresalevocazioniin Italia

«L’invito è chiaro: bisognaandare avanti.E se non saràpiù possibiletornare ai numeridel passato,non dobbiamoscoraggiarci, maripartiredai segni positividi quest’ultimoperiodo»

Vocazioni

di Marco Bietolini

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E quindi il numero tondo, in coin-cidenza proprio con l’Anno dellaFede, induce a moltiplicare glisforzi.Sforzi che recentemente sembra-

no essere stati premiati, in quantosi assiste da qualche tempo a unapiccola, lenta, ma costante ripresanel numero di coloro che entrano inseminario. Parola di monsignorNico Dal Molin, direttoredell’Ufficio nazionale per la pasto-rale vocazionale. In questo sensol’Anno della Fede, l’appuntamentodi luglio e la Gmg di Rio de Janeiro(che come tutte le Giornate mon-diali precedenti presenta una fortevalenza vocazionale) sono occa-sioni da non sprecare.«In effetti la ripresa c’è – affer-

ma monsignor Dal Molin – e lostesso tema della Giornata cheabbiamo celebrato ad aprile èuno stimolo a guardare più alfuturo, che al passato». Lo sloganche guidava la riflessione erainfatti “Progetta con Dio. Abita ilfuturo”. E dunque, prosegue ildirettore dell’Ufficio nazionale,«l’invito è chiaro: bisogna anda-re avanti. E se non sarà più pos-sibile tornare ai numeri del pas-

sato, non dobbiamo scoraggiar-ci, ma ripartire dai segni positividi quest’ultimo periodo». DalMolin cita come esempi alcuneregioni del nord (il Piemonte, conTorino in testa) dove la primaveravocazionale è particolarmenteavvertita. «Ma in generale in tuttaItalia, e specialmente al Sud, siconferma la tendenza positiva,anche grazie alla nascita dinuove esperienze come le comu-nità vocazionali in preparazioneal seminario».Ben si intona a questa nuova

situazione, dunque, il messaggioche Benedetto XVI aveva inviato atutte le comunità cristiane per laGiornata del 2013, prima dellasua rinuncia. Nel testo (che ilSerrano ha pubblicato nel numerodi Pasqua, e che è facilmente repe-ribile su internet) c’è infatti l’invito ariflettere sul tema: «Le Vocazionisegno della Speranza fondata sullaFede». «La Speranza è un tesoro fragile

e raro – si legge nel sito internetdell’Ufficio nazionale –; il suofuoco è sovente tenue anche nelcuore dei credenti. Abbiamo biso-gno di una grande riserva di

Speranza, per imprimere una deci-sa accelerazione alla pastoralevocazionale, attraverso una mobili-tazione affettiva e orante del popo-lo di Dio». Il sito cita anche sanPaolo: «Il Dio del Signore nostroGesù Cristo illumini gli occhi delvostro cuore per farvi comprenderea quale Speranza vi ha chiamati”(Ef 1,18)». E conclude: «È l’annun-cio di un orizzonte luminoso versocui proiettarsi, per essere cercatoridi luce». Monsignor Dal Molin individua

questo orizzonte proprio nell’Annodella Fede. «Sono certo – affermail sacerdote – che rinvigorire lafede avrà una ricaduta positivaanche sulle vocazioni di specialeconsacrazione. In fondo si tratta diaffidare la propria vita a Cristo. Eper fare questo, come ci hannoricordato sia Papa Ratzinger siaPapa Francesco, c’è bisogno di cri-stiani che non siano tiepidi».Dunque anche monsignor DalMolin conclude con un appello.«Dico a tutti i seminaristi, novizi enovizie d’Italia: a luglio venite alpellegrinaggio sulla tomba diPietro. Sarà una grande esperienzadi Chiesa».

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maggiore in Italia, e prepara ai diversi gradi di mini-stero fino al sacerdozio. Ad accompagnare il gruppo,il Rettore del Seminario di Taranto, mons. GiovanniChiloiro, che è anche assistente spirituale del Serratarantino.Il Seminario Maggiore ha quasi un secolo di vita

e stupisce per la maestosità della concezione e l’ac-coglienza degli spazi interni. I giovani che si prepa-rano alla via del discernimento vi giungono daiSeminari Minori che hanno sede nelle singoleDiocesi dove frequentano fino all’ultimo anno di

La vocazione sacerdotale è questione sem-pre più connessa con l’essere e sentirsiChiesa, per questo sostenere con la preghiera

e con le opere coloro che il Signore ha chiamatocome ‘operai nella Sua vigna’ è compito di tutto ilpopolo di Dio. Per sottolineare il rapporto con i semi-naristi i Serrani di Puglia e Basilicata, guidati dalGovernatore del Distretto 73 Savino Murro, e dal pre-sidente del club tarantino Maria Silvestrini, hanno visi-tato il Pontificio Seminario Regionale Pugliese “Pio XI”di Molfetta, che conta oltre 200 presenze, il numero

il serrano n. 13022

vocazioni

I Serrani di Puglia e Basilicataal Seminario Maggioredi Molfetta

di Gabriella Ressa

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vero coinvolgente, di due seminaristi, Cosimo, diMontemesola, al quarto anno e Alfredo, di Bari, alsesto anno. “L’entusiasmo dei Padri Conciliari – diceCosimo – portò la Chiesa del Concilio a riscoprire lapropria giovinezza nel vivere e comunicare la fede.Questa Chiesa giovane ed entusiasta è l’aspetto chepiù amo e che mi accompagna”. “Un giorno Dio misi è manifestato – dice Alfredo, che fra due mesi diven-terà presbitero nella Diocesi di Bari – ed ho capito cheio ero sulla terra per lui”. Per i serrani del 73° Distrettouna giornata speciale, che ha rinnovato l’importanzadi una scelta non casuale a favore delle vocazionisacerdotali.

liceo. Chi scopre la vocazione in etàadulta, ed oggi sono la maggioranza,frequenta un anno propedeutico primadi essere ammesso. Nel percorso i semi-naristi sono aiutati da 11 formatori e daun buon numero di docenti. In Seminariosi accede alla Facoltà TeologicaPugliese il cui corso di studi è suddivisoin 6 annualità; i primi due anni sono didiscernimento, si scopre la propria for-mazione battesimale, per impostare suquella la formazione presbiterale. Poi sipassa alla studio della teologia, checonsente il conferimento dei ministeri, let-torato e accolitato, per arrivare al sestoanno, nel quale si riceve il diaconato.L’ultimo anno è quello della decisionedefinitiva: si vive sia nel Seminario sianella propria Parrocchia, fino all’ordina-zione presbiteriale.Mons. Luigi Renna, Rettore del

Seminario Maggiore, ha spiegato ai ser-rani convenuti quanto il Concilio VaticanoII abbia modificato la figura del ‘prete’attraverso due documenti fondamentali, laOptatam Totius e la PresbyterorumOrdinis. Il Vaticano II ha dato slancio allaformazione dei presbiteri, sulla linea deli-neata da Giovanni XXIII, cioè l’attenzionealla preparazione non solo culturale, maanche psicologica e pastorale dei giova-ni seminaristi. Si guarda alla formazioneumana, oltre che spirituale. Dai docu-menti alla prassi vi è il lungo percorso nelSeminari, che aiuta a comprendere lasolidità della propria vocazione; solo cosìquesti testi possono essere recepiti piena-mente nella vita quotidiana. Mons. Rennaha poi sottolineato il fondamentale rap-porto tra presbiteri e laici nella prospettiva conciliaredella nuova evangelizzazione, e la grande responsa-bilità del laicato nel formare una cultura vocazionale.Nel passato si è assistito ad una clericalizzazione deilaici, oggi si parla invece di corresponsabilità nellamissione. La società subisce trasformazioni repentine eveloci, i laici devono essere in grado di vivere il pro-prio ruolo nel suo interno, come cristiani. Devono testi-moniare coerenza e credibilità perché ci sia trasposi-zione tra ciò che dicono e ciò che fanno, collegandola proposta del Vangelo ai grandi problemi culturalied esistenziali del nostro tempo.L’incontro si è concluso con la testimonianza, dav-

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vocazioni

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Famiglia e lavoro. Due grandi priorità, un’unicaquestione da affrontare. Perché i due temi sonolegati a doppio filo: «La mancanza di lavoro è

un fattore determinante e distruggente per la famiglia»e poi, nonostante tutto, essa rimane un «luogo formi-dabile in cui educare al lavoro». Parte da questi pre-supposti la 47/ma edizione delle Settimane socialidei cattolici italiani, in programma dal 12 al 15 set-tembre a Torino, quest’anno dedicata proprio alnucleo fondante di ogni vita in comune. Il titolo scelto,La famiglia, speranza e futuro per la società italiana,indica già il solco in cui si procederà. Non un conve-gno sull’etica familiare, né di pastorale o di spirituali-tà familiare. Piuttosto, l’occasione per mettere a temala famiglia nella società, senza pregiudizi o chiusureideologiche, «alla luce delle problematicheantropologi che, sociali ed economiche che ne deriva -no». Ma a Torino sarà dato spazio anche alle tantefamiglie che, nonostante la crisi, ce la fanno; storiepositive che meritano di essere raccontate.La Settimana sociale cade in un momento partico-

lare: la crisi economica, che sta fiaccando tante case,e la proiezione sociale distorta della famiglia.D’altronde l’Italia su questo fronte è molto indietro

di Beatrice Sentinelli

Famiglia e lavoroal centrodella società

www.today.it

rispetto ad altri Paesi europei. Ora al nuovo governo,perciò, va chiesta maggiore attenzione. «La famiglia èun bene pubblico, non un affare privato o di semplicegestione di rapporti e sentimenti – esordisce monsi-gnor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presi-dente del Comitato scientifico e organizzatore dell’e-vento -. È un punto di forza della società, un tema nonsolo di confessione cristiana o etica, ma di sostanzapratica e comune». Per questo, l’argomento non può essere scisso dai

problemi attuali e stringenti con cui l’Italia si trova aconvivere: la disoccupazione e il lavoro per i giovani.«I gesti tragici che si stanno susseguendo - osserva ilpresule - sono estremamente legati alla mancanza deiposti di lavoro. C’è carenza di lavoro, ma c’è anchebisogno di crescere come cultura del lavoro». La fami-glia rimane la scuola fondamentale dove s’impara aprendere iniziativa, dice, «a vivere la solidarietà e alavorare insieme per questa impresa singolare». Lenuove generazioni, poi, pur avendo nel cuore lavoglia di un’esperienza familiare, vi si avvicinano conscetticismo, conclude Miglio, «ma ai giovani dico:Credete ancora in lei».Il documento preparatorio della Settimana numero

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cultura

47 affronta le tre ragioni alla base del dibattito eprova ad anticipare interrogativi e sfide poste dallasocietà in cui viviamo. In primis, il tema dell’identitàdella persona colta nella sua differenza: l’uomo e ladonna. Anche questo punto, precisa monsignorDomenico Pompili, direttore dell’ufficio nazionale perle Comunicazioni sociali, non si può ridurre a «unaquestione interna alla Chiesa o a un tema eticamentesensibile nel perimetro della confessione cristiana».L’obiettivo è invece «riscoprire il valore della relazioneche s’irrobustisce nella tensione tra ciò che sono e ciòche è diverso da me». La domanda provocatoria delvicepresidente del Comitato, Luca Diotallevi, vaappunto in questa direzione: «Siamo ancora in gradodi riconoscere qualcosa di speciale nell’amore tra unuomo e una donna?».La seconda faccia del prisma famiglia riguarda

proprio l’immagine che negli anni gli è stata riservatanel vivere quotidiano. «Non è un affare privato – con-tinua monsignor Pompili – non si limita a gestire ladinamica degli affetti». È invece il punto di forza delvivere in comunità, anche la stessa Costituzione nonnasconde «la centralità del soggetto-famiglia» e il suo«valore di traino», un «noi organizzato» che deve esse-re messo a disposizione del singolo, della Chiesa edella società. Da queste premesse, scaturisce il terzo argomento

di riflessione che animerà l’incontro di Torino: le richie-ste non più rinviabili che la fa miglia pone alla societàche, sottolinea infine il sottosegretario Cei, «ci augu-riamo se gnino sempre più l’agenda politica». Si vadalla libertà di educazione al lavoro, dalla pressionefiscale al welfare, alla questione del domicilio, dell’a-bitazione, delle leggi che regolano la famiglia.

L’unica via per eliminare il senso di sfiducia e la paurache assale i giovani d’oggi è collaborare con ognitipo di istituzione che possa aiutare a far crescere ildesiderio di creare un proprio nucleo familiare.Insomma, prima di chiedere risorse economiche, inquesto momento scarse, una soluzione potrebbe esse-re l’alleggerimento dei pesi che gravano sulla fami-glia, come quello fiscale.

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DDiissttrreettttoo 7700Il 17-18 e 19 Maggio oltre 100 Serrani dei Distretti 69 e 70 si sono riuniti a congresso a Diano Marina, per lavorare insieme sul tema

“Educarsi e educare alla Fede; per il Serrano essere per fare”, sotto la presidenza e sapiente guida di Marco Crovara, past Governatore delDistretto 70 e past Vice Presidente del CNIS. Alla presenza di S. Ecc. Mons. Oliveri Vescovo di Albenga-Imperia, del sindaco di Diano Marinae del Presidente Nazionale di Serra International Italia Antonio Ciacci, i quali tutti hanno portato il loro saluto ai congressisti, i lavori sonoiniziati con una relazione dei Governatori Leporati e Costa, entrambi al termine del loro mandato.

Di grande interesse è stata la conferenza tenuta da Andrea Tornielli, giornalista e vaticanista di La Stampa: “La Chiesa di PapaFrancesco”. Questo, in sintesi, l’intervento di Tornielli:

La Chiesa è di Dio ed è Dio che opera in noi; dipende da quanto siamo disponibili a lasciare entrare in noi la Grazia Divina. La Tradizionedella Chiesa dice che tutto ciò che di bene facciamo dipende da Dio, non dalle nostre capacità e dalla nostra intelligenza. È fondamentalecercare di capire cosa vuole Dio da noi. È un Papa Gesuita, latino americano. Dopo tanti secoli un Papa viene da quel mondo evangelizzatodall’occidente. In questo tempo in cui la secolarizzazione avanza da noi, il dono ci arriva proprio da quelle popolazioni alle quali è stata por-tata la fede.

Il Papa, ha detto Tornielli, si alza alle 4,30 del mattino e prepara le sue omelie, della durata di 7 minuti, pregando due ore davanti altabernacolo. Le omelie sono il frutto di questa preghiera.

L’essenzialità del Vangelo viene compresa da tutti attraverso la semplicità.Tornielli ha raccontato alcuni episodi della vita del Papa.Ebbe la vocazione all’età di 17 anni. Era un ragazzo come tanti, aveva una fidanzata, ballava il tango, frequentava l’Azione Cattolica. Il 21

Settembre, festa della primavera, doveva andare a fare un picnic, ma prima andò alla sua Chiesa. Si confessò e in questa circostanza avver-tì la vocazione. Uscì dal confessionale con la consapevolezza che sarebbe diventato sacerdote. Non disse niente a nessuno, anzi disse chevoleva iscriversi a Medicina. Alla madre, che un giorno, entrata nella soffitta dove studiava, vide libri di spiritualità e di teologia e quindi losgridò per aver raccontato una bugia, disse: “no, sto studiando la medicina dell’anima.”

A 21 anni entrò nei Gesuiti. Ebbe anche l’esperienza della malattia. Gli fu asportata parte del polmone destro con conseguenze dolorose.La sofferenza era tanta e Bergoglio era infastidito dalle parole di circostanza che gli rivolgevano parenti e amici. Cambiò atteggiamento quandoSuor Dolores gli disse: “ Stai imitando Gesù.” Allora la sofferenza assunse un significato. Il dolore può diventare virtù secondo come lo si vive.

La preghiera è importantissima per il Papa. Tutto l’essere è rivolto a Dio. Sentirsi guardato da Lui.Vive molto la sua esperienza religiosa davanti al tabernacolo. A volte si addormenta, lasciandosi guardare da Dio. Da Vescovo e da Arcivescovo viveva poveramente in una piccola stanza, rassettava, cucinava personalmente. Si muoveva in autobus o

andava a piedi. Tanta gente comune, credente e no, è colpita da questo Papa, perché vive ciò che predica e la gente lo capisce.Il Papa non è stato eletto casualmente, ma con l’intervento dello Spirito Santo.Il discorso sulla “misericordia” è il messaggio cristiano più importante. Non dobbiamo mai stancarci di chiedere perdono, perché Dio è

sempre pronto a perdonare. La gente ha recepito il messaggio. Molti sono ritornati alla confessione, in Italia e fuori, dopo 30 – 40 anni. Sono veri miracoli. È azio-

ne della Grazia ed è un segno grandissimo.Bergoglio ha mandato nelle favelas molti preti e ha aperto delle parrocchie. Voleva fare il prete operaio, ma capì che la gente voleva il

prete che facesse catechismo, coltivasse la spiritualità, le tradizioni popolari.La sua grandezza sta nel “far sentire questi quartieri poveri uniti nella pastorale delle diocesi.”È stato criticato per questo suo modo di essere e anche perché quando ci sono i grandi pellegrinaggi, le persone vengono battezzate.“A volte abbiamo perso la coscienza che la Grazia sta nel Sacramento stesso.” È importante seguire chi fa questo.

Scoprire che c’erano Parroci che non battezzavanobambini fuori del matrimonio lo ha amareggiato.

Il Papa ha chiesto di uscire da se stessi, di andarenelle periferie geografiche ed esistenziali. Ha l’idea diuna Chiesa che va verso gli uomini “fare arrivare l’ab-braccio della misericordia di un Dio che ci vuole benecome siamo.”

Al termine dei lavori, degna di nota è la elegante egioiosa cena di gala, preparata in tutti i minimi partico-lari dai club di Imperia e di Albenga. Nel corso della cenaè stata premiata la vincitrice del 3° premio del concor-so scolastico nazionale, Carlotta Zella della ScuolaMedia Statale M. Novaro di Imperia, accompagnata daigenitori e dall’insegnante. Mentre al termine della cenasi è celebrato il passaggio delle consegne dalGovernatore Leporati al Governatore Callegaro per ilDistretto 69 e dal Governatore Costa al GovernatoreNieddu per il Distretto 70, con il tradizionale scambiodei distintivi.

Lidia Pistarino

Educarsi ed educare alla Fede

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AAvveerrssaa 11000022 Premiazione degli elaboratiNella bella, storica chiesa di Santa Maria a Piazza, la più antica di Aversa(XI sec), quest’ anno si è tenuta la premiazione del IX Concorso

Scolastico Nazionale del Serra Club che ha interessato quindici scuole di ogni ordine e grado in alcuni dei comuni dell’ area diocesana, concirca trecento elaborati presentati. Una costante crescita di partecipazione rispetto agli anni scorsi, una sempre più viva adesione degliinsegnanti, non solo di religione, e dei dirigenti d’ Istituto, alcuni presenti alla cerimonia.

Anche il Comune, con l’ Assessore allo Sport Romilda Balivo in rappresentanza del Sindaco Sagliocco(entrambi sempre vicini al Serranelle sue iniziative), ha voluto essere presente all’ evento, in un’ aula ecclesiale piena di giovani, sempre belli a vedersi nella prospettiva delnostro futuro, speranza di un mondo più consapevole dei valori morali che, nella fede cristiana, sono così presenti e pregnanti e da essatraggono vigore. L’ attuazione di questa bella iniziativa è stata promossa e indetta in stretta collaborazione dell’ Istituto “Innico Caracciolo”,complesso scolastico vescovile paritario con sede nel Seminario Vescovile aversano, dell’ Ufficio Diocesano di Pastorale Scolastica e delSerra Club proponente.

Tema dell’ anno, prescelto dal Serra Nazionale, da esprimere con elaborati letterari, poetici o disegni, le parole di Papa Giovanni PaoloII nell’ Enciclica Fides et Ratio: “La fede e la ragione sono come due ali , con le quali lo spirito umano s’ innalza verso la contemplazione dellaverità - Esprimi le tue impressioni in proposito, anche in base alle esperienze personali di carità come manifestazione di fede, che, con la ragio-ne, è espressione di un unico dono”.

Che belle cose si sono sentite e viste nelle parole e nei disegni di questi ragazzi che brevi citazioni tratte dagli elaborati, lette e com-mentate da Rosanna Martino, presidente in carica del Serra Club Aversa e docente di scuola superiore, bravissima conduttrice della ceri-monia - talvolta presa dall’ emozione nei passaggi più toccanti per la straordinaria umanità che la distingue - ci hanno dato un piccolo spac-cato del cuore giovanile. Aliti di purezza spirituale, di amore per gli altri, per i fratelli più sfortunati, per quelli di altre parti del mondo, rifles-sioni … che fanno riflettere(!), commoventi testimonianze di tenera amicizia, di dolenti ricordi in un quadro di fede dove Gesù è l’ amatoconsolatore – “Gesù c’è posta per te” una lettera preghiera di due adolescenti, o “Sorriso” a una piccola amica volata più in alto per citarnequalcuna, che non ti lasciano … inerte il cuore(!) , un profumo che vorremmo sentire più spesso nella nostra quotidiana esistenza, ma chesovente viene coperto da ben altri “olezzi” sociali, per sciagurati comportamenti di una parte della nostra umanità , di noi adulti, a vari livel-li. Elaborati ricchi anche di citazioni e di considerazioni, di grida di fede, e preghiere sicuramente innalzate “a Colui che ha fatto il mondo”,ma che sono rivolte, credo, anche a noi anziani perché riflettiamo su quanta materia meravigliosa può trovarsi in questi giovani e sulle loroistanze: non sprechiamola e non scoraggiamola!

C’era il Vicario Generale diocesano, don Franco Picone, a nome anche del Vescovo impegnato, c’era il Rettore del Seminario, Mons.Stefano Rega, il Preside dell’ Ist. Scol. “Caracciolo”, Mons. Angelo Crispino, anche responsabile della Pastorale scolastica diocesana. Undelizioso coro dell’ Istituto Caracciolo diretto da don Fabio Ruggiero ha eseguito, ad intervalli, brani di musica tratti dal repertorio classicoe religioso, introdotti da quella … “instanca-bile macchina serrana” che è Maria LuisaCoppola, docente al Caracciolo e componen-te del Consiglio Nazionale (CNIS), con unincarico anche nel Club, con un vibrantemomento dell’ esecuzione della dolce pre-ghiera della “Vergine degli Angeli” dalla ver-diana “Forza del destino” con la bella voce ditenore solista del diciottenne Giampaolo D’Ambrosio.

I vincitori di questa locale valutazioneaccederanno alla valutazione dellaCommissione Nazionale del Serra e si misu-reranno con gli studenti delle scuole parteci-panti nelle altre regioni, sedi dei distrettiserrani e dei relativi club. Ci fa piacere ricor-dare che nelle passate edizioni si sono avutilusinghieri risultati per partecipanti aversani,con ottimi piazzamenti.

Insomma un altro motivo di soddisfazio-ne per il Club e per il movimento del Serra,che in posizione puramente laica sotto il pro-filo funzionale e istituzionale, opera con con-vinzione e passione a fianco del mondo eccle-siale, promuovendo per esso iniziative disostegno e di sensibilizzazione, onde contri-buire a trasmetterne i valori, i valori delVangelo e l’ amore per Cristo e per i sacer-doti e religiosi che il Serra “inguaribilmente”nutre e di cui si nutre.

Alberto Alfano

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MMaatteerraa 446633

In un’atmosfera di entusiasmo e di gioviale vivacità per la presenza di molti ragazzi, si è svolta oggi la manifestazione che i soci del SerraClub di Matera hanno voluto dedicare per la premiazione degli studenti vincitori del Concorso Scolastico riservato alle scuole primarie esecondarie di primo e di secondo grado, abbinato alla seconda edizione del “Premio letterario Mons. Francesco Saverio Conese”, istituito inmemoria del nostro amato e compianto cappellano, fondatore del movimento serra materano.

È stata veramente una bella giornata densa di cultura, nonostante qualche precedente inopportuna obiezione del tutto avulsa dal con-testo operativo. L’argomento non era dei più facili da trattare da parte dei ragazzi; si potrebbe anzi dire che la tematica loro proposta pre-sentava delle intrinseche complessità oggettive anche di natura teologica, perché il contrasto tra fede e ragione ha sempre costituito ogget-to di speculazioni dottrinali da parte di personalità istituzionali religiose ed anche di studiosi confessionali di estrazione laica.

La partecipazione è stata molto più ampia di quella dello scorso anno con 1338 studenti di 68 classi delle scuole primarie e seconda-rie di primo e secondo grado del territorio diocesano. Hanno collaborato proficuamente anche 55 insegnanti che sono stati utili per la sele-zione dei ragazzi e degli elaborati.

Il difficoltoso tema è stato affrontato con sereno entusiasmo dai giovani, che di buon grado e molto proficuamente, hanno preventiva-mente partecipato alle giornate di preparazione propedeutica appositamente organizzate dal Serra Club di Matera. Con don Ennio Tardioli,giovane ma molto preparato sacerdote, nonché cancelliere della Curia Arcivescovile, i partecipanti hanno affrontato l’interrogativo criticosulla “Fede: dono o ricerca?” ed hanno approfondito la ricerca per affrontare il concetto di dono come messaggio di reciprocità. Altrettantoefficaci si sono rilevati i laboratori tenuti dalla pedagogista clinico prof.ssa Rosalia Tedeschi che, in modo pratico, ha sperimentato assiemeai ragazzi un modo diverso di familiarizzare con gli altri per concludere con il concetto di dono come spontanea reciproca conoscenza.

La partecipazione spontanea, numerosa ed attiva dei ragazzi a questo percorso di preparazione, ha consentito una considerevole produzio-ne di elaborati, apprezzabili nella loro capacità cognitiva e pregevoli per la creatività estetica nell’esecuzione, soprattutto capaci di trasmettereemozioni. Sono stati presentati componimenti in prosa ed in versi, disegni ed opere di pittura a tecnica mista, brani musicali, composizioni divideoart. In questa pluralità di espressioni artistiche di grande qualità, non sempre è stato agevole selezionare quelle prove che sono apparsepiù significative ed incisive rispetto al tema trattato, perché quasi tutte le composizioni sono risultate esteticamente complesse e ricche di con-tenuto. Sono state scelte, dopo essere state esaminate solo ed esclusivamente in seduta collegiale, onde garantire l’uniformità di giudizio, que-gli elaborati che, (sempre a valutazione collegiale della commissione), rappresentavano nella loro originalità differenziazioni di espressioni e ditecnica artistica. È stato privilegiato il linguaggio appropriato e la terminologia eloquente, specialmente quando l’elaborato si è dimostrato par-ticolarmente profondo e capace nella trasmissione del messaggio insito nella traccia del tema.

Tutte le composizioni, comunque pervenute, anche quelle non ufficialmente premiate, sono state allocate in mostra presso la sala della“Casa di Spiritualità S. Anna” che ha registrato un nutrito numero di visitatori. Ad ogni modo i nostri ragazzi sono rimasti tutti molto con-tenti ed hanno in ogni forma esternato questa loro gratificazione durante la giornata con proprie esibizioni artistiche.

La manifestazione della premiazione è stata introdotta dalla presidente della commissione distrettuale programmi prof.ssa LucreziaCarlucci ed è stata moderata dalla giornalista dott.ssa Antonella Ciervo. Sono intervenuti: il cappellano don Domenico Falcicchio; don EnnioTardioli, cancelliere della Curia Arcivescovile; la prof.ssa Rosalia Tedeschi, pedagogista clinico; il governatore del distretto n. 73 avv. SavinoMurro. Ha concluso la serata l’intervento di S.E. Arcivescovo mons. Salvatore Ligorio che ha avuto parole di elogio rivolte allla capacità deinostri ragazzi di esprimere profondi messaggi di fede con naturale esuberante vitalità.

Qualcuno sostiene che l’esistenza di Dio non possa essere verificata dalla mente umana, o che la fede e l’ateismo non possano configu-rarsi in riflessioni ed occasioni positive, ma questa posizione è stata ampiamente smentita dalla capacità che i nostri ragazzi hanno mostra-to nel servirsi della loro intelligenza per esprimere la propria fede, forse ancora in divenire, di certo abbisognevole di nutrimento e di curada parte della ragione.

Alla luce di queste considerazioni colgo l’occasione per esprimere una personale opinione: è questa la via per conseguire incrementi divocazioni. I Serrani debbono entrare nelle scuole da laici e con una serie di attività ed iniziative positivamente laiche; non per insegnare,come ha detto la past president Lucrezia Carlucci nel suo discorso di saluto, di questo già se ne occupano molto bene i docenti, ma persensibilizzare, per promuovere il rinnovamento contro il nichlismo ed implicitamente curare la fede in divenire tra i giovani, che sarà gene-rativa.

Di seguito i nominativi dei ragazzi vincitori del primo premio di categoria scolastica:Primo classificato: Classe IV A - Ist. Compr. “ Don Donato Gallucci” - Miglionico - (scuola di istruzione primaria)Primo classificato: Classi: I.A,.II A e il gruppo degli alunni della cl.III A - (scuola istruzione secondaria primo grado)Primo classificato: Angela Ventura Cl.IV D - Liceo Classico Statale “ E. Duni” Matera (scuola istruzione secondaria secondo grado).La Commissione Cultura e Premi del Serra International Italia ha reso noto che Angela Ventura cl.IV D del Liceo Classico “E. Duni” Matera,

si è classificata al 2° posto nell’elenco dei vincitori del Concorso Scolastico Nazionale

Lino Sabino

Premio letterario Mons. Conese

RETTIFICA - Nel n° 129 del marzo scorso è stato pubblicato alla pag 29 l’articolo “L’amicizia come dono” a firma Silvia CampaniBastianelli. In realtà l’articolo riportava la relazione di Gemma Sarteschi Mencarini al club di San Miniato e che pertanto avreb-be dovuto portare la sua firma, di questo ce ne scusiamo.

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FFiirreennzzee 551122

“Come afferma la Sollicitudo Rei Socialis di Giovanni Paolo II il punto di arrivo per la Pastorale della Carità è l’educazione della comunitàa vivere un amore solidale che spinge a sentirsi tutti responsabili di tutti”. Con queste parole Alessandro Martini, Direttore della Caritasdiocesana fiorentina, ha sottolineato il fine fondamentale della Caritas all’incontro organizzato dal Serra Club Firenze. “Benedetto XVI – haasserito Martini – nel documento d’indizione dell’Anno della Fede (Porta Fidei) sottolinea che <<la Fede senza la Carità non porta frutto e laCarità senza la Fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e Carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altradi attuare il suo cammino>>. La Caritas nasce per volere di Paolo VI nel 1971. È uno tra i tanti strumenti pastorali che la Chiesa si è dataalla luce della Virtù teologale della Carità ma con caratterizzazioni particolari. All’interno dell’imprescindibile esigenza di vivere nella Carità ènecessario un cammino specifico per chi si pone al servizio della comunità intera. Paolo VI chiedeva una esperienza della Carità motivata dauna pedagogia dei fatti: non un semplice distributore di beni materiali ma uno strumento ecclesiale di educazione ed evangelizzazione peraiutare a trasformare la grande ricchezza della Fede in testimonianza concreta di fraternità evidenziando altresì che attraverso la qualitàdelle nostre opere noi testimoniamo la nostra fede. Vivere nella Carità significa inoltre rielaborare continuamente i nostri stili di vita. Èimportante distinguere l’indispensabile dal superfluo.

“Il metodo Caritas – ha poi messo in evidenza – per Statuto è radicato intorno a tre punti fondamentali: ascolto, osservazione e azione.Una delle prime mancanze di carità è quella di non ascoltare gli altri. Molte persone soffrono di solitudine perché non ascoltate nel modogiusto e nei momenti giusti. La solitudine è dichiaratamente una rilevante forma di povertà. La Caritas a Firenze ha quaranta punti di ascolto.Quindi è fondamentale sapere osservare i fenomeni per poi agire. Il Concilio Vaticano II nell’Apostolicam Actuositatem dice che a nessunopuò essere dato per carità ciò che gli è dovuto per giustizia. Dobbiamo continuamente nei vari ambiti della nostra vita misurarci conl’esigenza della giustizia, che talvolta costa cara conquistare. È un condizione necessaria per essere fratelli nella Carità”.

Quindi ha parlato sulla necessità di maggiore attenzione ed equità nella “redistribuzione della ricchezza a livello sia mondiale sia nazionale.In Italia il 10% della popolazione ha in mano circa 50% della ricchezza mentre il 90% deve accontentarsi dell’altra metà. È la mancanza dipovertà evangelica che causa le ingiustizie che hanno sviluppato nel tempo gli uomini. Tra le cause della crisi occupazionale vi è la scelta diuna parte degli imprenditori di vivere di rendita sottraendo risorse per il mondo dell’impresa e del lavoro. Dal censimento generale Istat del9 ottobre 2012 risulta che i senza dimora nel nostro Paese sono quasi cinquantamila, a Firenze circa duemila di cui il 40% italiani”.

Massimiliano Colelli

La Caritas come amore solidale

FFeerrrraarraa 773300Su invito del Serra club esteso a tutta la cittadinanza, abbiamo avuto l’onore di avere il prof. Vittorio Messori, giornalista e scrittore

cattolico che ha tenuto una conferenza per la presentazione del suo ultimo libro “Bernadette non ci ha ingannati” un’indagine storica sullaverità di Lourdes.

Un libro affascinante ed emozionante che ha richiesto all’autore anni di ricerche e studi effettuati su tutti i documenti ancora reperibilisia nella città delle apparizioni dove ha soggiornato a lungo e in più occasioni (tanto da essergli proposto di diventarne cittadino residente)che negli archivi del vaticano.Addirittura addietro aveva scritto una sceneggiatura per un documentario per la rete RAI 3, avendo l’emozio-ne di poter toccare a urna aperta contenente il Corpo incorrotto della Santa, un braccio, ricevendone una sensazione di morbidezza propriocome di un arto vivo.

Una delle poche apparizioni approvate dalla Chiesa Cattolica e per numerose caratteristiche diversa dalle altre.Una conferenza articolata e strutturata a partire fin dall’inizio degli eventi e che l’autore ha commentato sulla base dei dubbi e interro-

gativi che si era posto e che ha elencato nell’indice del libro per poi svilupparne ogni singola parte: Quella grotta perchè? Quando? Come?Dove?, I genitori? i Preti? Una commediante? Un’allucinata? Sconfessioni? Dubbi? Scetticismo in convento? Il diavolo?.

L’autore parte anche da un presupposto che sarà il leit motiv dell’intero elaborato e che ha ripetuto più volte: se le apparizioni di Lourdessono vere, allora Dio esiste, Gesù è il Cristo che Lui ci ha mandato, il credo cattolico è vero e la vera Chiesa è la Chiesa Cattolica con acapo il Papa.

Nel corso degli anni, pur sottoposta a numerosi e ripetitivi interrogatori, Bernadette, umile e incolta mai ha smentito la sua versionedei fatti: le parole della Vergine (io sono l’Immacolata Concezione), i Rosari insieme in cui la Madonna si limitava a pregare solo il Gloria enon le Ave Maria ovviamente, la dolcezza delle apparizioni a donare una sensazione di pace e gioia.

Inotre a sottolineare, nel seguito della sua vita, la veggente non è stata più fatta testimone di fatti straordinari ed ha sempre cercatosolo il nascondimento nel convento in cui si era rifugiata e in cui è morta dopo anni di sofferenze e in cui si trova l’urna contenente il suocorpo (intatto dopo ben 3 riesumazioni da tombe umide).

In conclusione un libro avvincente, da leggere tutto di un fiato e che ci conferma nella nostra Fede. Che il miracolo di Lourdes attiri anco-ra molti lo testimonia il continuo flusso di pellegrini alla grotta e che anche, nella nostra piccola esperienza, nonostante la serata di pioggiae freddo la sala della conferenza fosse gremita e l’interesse del pubblico veramente alto.

Eleonora Sgarbanti

Incontro con Vittorio Missori

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GGrroosssseettoo 448833

Concorso scolasticoIl giorno 17 maggio, nella sala San Paolo del Seminario Vescovile di

Grosseto, si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso scolasti-co organizzato, come ormai da molti anni, dal Serra Club di Grosseto.Alla presenza del presidente Avv. Antonio Senatore e del cappellano donGian Paolo Marchetti, sono stati premiati i primi classificati nel settoreletterario e artistico della scuola primaria e secondaria di primo grado,nonchè quelli della scuola secondaria di secondo grado.

Numerosi gli alunni delle scuole presenti con i loro insegnanti e iloro genitori. Il presidente del Serra, Antonio Senatore e il cappellano,don Gian Paolo Marchetti, hanno sottolineato la grande sensibilità deigiovani e la profondità delle loro riflessioni sul tema della Fede e

MMaassssaa CCaarrrraarraa 554422

In ricordo di Mons. GiorgiettiIl 2 aprile scorso è tornato alla casa del Monsignor Corrado

Giorgetti cappellano emerito del club di Massa Carrara. DonCorrado, come voleva lo chiamassimo noi serrani, si è spento sere-namente a 92 anni ospite del Seminario di Massa; fu cappellano delclub dal momento dell’incorporazione 1982 sino al luglio del 1996quando fu sostituito dal pro Rettore del seminario di Massa eassunse la carica di cappellano emerito.

Don Corrado nasce a Minucciano il 22 febbraio 1921, nell’ot-tobre del 1935 entra al Seminario Maggiore di Massa e nell’agostodel 1943 è ordinato sacerdote.

Tra i molti articoli e numerose pubblicazioni vogliamo ricordareil Testo di catechesi serrana “Chi ascolta voi ascolta me” pubblica-to nell’ottobre 1985 con presentazione di Monsignor Luigi Noli:“Giorgetti focalizza il fatidico “ istante” di vita umana, sul dono gra-tuito che Dio ha voluto fare all’uomo tramite Cristo e lo SpiritoSanto, quando dopo il riscatto e la Salvezza, l’uomo può diventareCollaboratore di Dio. Giorgetti descrive, fa vivere il mistero dellaConsacrazione. I serrani possono così conoscere e possedere la“mappa” preziosa di tale Tesoro.”

Nell’aprile 2012 non ha voluto mancare alla celebrazione deltrentennale del club econgedandosi al termine del pranzo ha volutoringraziare il Serra che gli ha dato la possibilità di “lavorare” per levocazioni condividere la fede attraverso la cultura e focalizzare ilfatidico “istante” di vita umana che il pellegrino credente cerca didare agli eterni interrogativi umani, una risposta di fede scaturitaal Vangelo.

È stato per tutta la vita uomo della comunicazione sia con laparola che con la scrittura con particolare attenzione alle vocazionidedicandosi particolarmente al Seminario, al Serra e alla pastoralefamigliare.

Ringrazieremo sempre il Signore che ci ha permesso di fare unpezzo del cammino affiancati e guidati da Don Corrado.

Beppino Martinelli

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Ci sono state le religiose al centro della Giornata delleVocazioni che il Distretto n. 68 del Serra International ha orga-nizzato a L’Aquila insieme con il Club Serra locale. La giornata,incentrata sulla conferenza pomeridiana che si è svolta nellasala attigua alla chiesa di Santa Rita, una delle poche già riaper-ta dopo il sisma del 6 aprile 2009, ha visto la partecipazione diPadre Luigi Mezzadri, sacerdote della Congregazione delleMissioni, professore emerito di Storia della Chiesa presso laPontificia Università Gregoriana. Al centro del pomeriggio cisono state le suore Benedettine Celestine del Convento di SanBasilio e quelle dell’Istituto Ferrari che hanno la loro seda e SanGregorio, una frazione del capoluogo abruzzese. Si è parlatodelle spirito vocazionale, ma anche delle tante attività svoltedalle religiose, in Italia e nelle Missioni soprattutto in Africa.

Introdotto dalla Governatrice Paola Poli e dalla presidentedel Club Serra aquilano Bernardina di Giampietro, è intervenu-to Padre Mezzadri, del quale riportiamo un breve intervento sulsignificato della Giornata.

“In occasione della giornata mondiale delle vocazioni avevodue domande. Esse si rincorrevano nella mente e non riuscivoa rispondervi.

La prima era la seguente: perché la vocazione non è più dimoda? Le ragioni potrebbero essere due: o Dio non chiama piùo la gente non ascolta più. Però, all’Angelus del 21 aprile, papaFrancesco mi ha fatto riflettere con una riflessione profondaperché semplice: “A volte Gesù ci chiama, ci invita a seguirlo,ma forse succede che non ci rendiamo conto che è Lui, propriocome è capitato al giovane Samuele.

Tutto questo è bellissimo. L’invito al coraggio (o al rischio)fa venire le vertigini, ed è persuasivo. Ma c’era pur sempre l’al-tra domanda: che senso ha rischiare la vita in una vocazione sepoi le stesse cose le posso fare anche da laico? Che differenzac’è fra una suora infermiera e un’infermiera? O fra un operato-re sociale laico e uno consacrato? O fra un’insegnante laica euna suora insegnante?

La risposta mi è venuta dall’espressione artistica più spiri-tuale: dalla danza. Innanzi tutto la ballerina deve muoversi alritmo della musica. La musica è come la volontà di Dio, che nonti costringe a una disciplina esteriore, ma ti avvolge e ti accom-pagna, facilitandoti la risposta alle situazioni della vita. I gestidelle braccia dicono accoglienza, tensione, un tendere all’alto oprotendersi verso gli altri. Le gambe danno slancio fanno vola-re in alto, ci proiettano in una tensione che ricerca un’atmosfe-ra più libera e pura.

Ma la cosa più spirituale è espressa dal movimento deipiedi. Essi devono stare appoggiati per terra, ma trovare poi lospunto per un salto, per una evoluzione. Il culmine si raggiungequando la ballerina danza sulle punte. Occorre allenamento,equilibrio, scioltezza e grazia di movimenti. Questo dimostral’impossibilità che si possa donare a Dio una persona senzaequilibrio, gioia di vivere, slancio di preghiera. In un certo sensola ballerina è una di noi che si alza e ci invita a innalzarci, e atendere verso l’altro. manifestano quello che noi dovremmoesprimere.

Demetrio Moretti

Serra Day

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giugno 2013

Ragione, argomento scelto dalla Commissione. Ecco i premiati:

SCUOLA PRIMARIA1° BIANCA TONIN SCUOLA PRIMARIA E. TOTI2° SOFIA SERAFINI »3° SIMONE GORI »SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO1° ARIANNA TOTH SCUOLA SECONDARIA 1° GRADO G. PASCLI2° MARIA ALESSANDRA ANTICHI SCUOLA MADONNA DELLE GRAZIESCUOLA SECONDARIA DI 2° GRADO1° MATTEO BUGIANI IST. TECNICO COMMERCIALE2° STELLA NERI LICEO LINGUISTICO DI NOMADELFIA3° ARIANNA SANI IST. TECNICO COMMERCIALESEZIONE ARTISTICASCUOLA FAMILIARE DI NOMADELFIA DALLA CLASSE I ALLA CLASSE IVSCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO G. PASCOLI CLASSI 3°B E 3°EPREMIO LAVORI MULTIMEDIALISCUOLA PRIMARIA S. D’ACQUISTO CLASSI IV A E IV B

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La Via Francigenavia europea della pace

Alla presenza di un attento pubblico si è svolta nei giorni 19 e20 aprile scorso un convegno organizzato dal Serra Club “AugustaTaurinorum”, insieme all’Associazione Culturale “Poesia Attiva” eall’Associazione “Astorre” di Torre Alfina sul tema: la ViaFrancigena, una strada europea per la pace.

Degna cornice dell’incontro è stato il salone centrale all’internodel Sermig-Arsenale della Pace a Torino, in cui i relatori hanno deli-neato con interventi di alto profilo storico l’importanza nei secolidelle arterie percorse dai pellegrini per il raggiungimento dei luoghisacri.

Erano presenti Alberto Bambini, Sindaco di Acquapendente,tappa laziale della via Francigena e quello di Chiusa San Micheledella omonima Sacra, Domenico Usseglio.

Il presidente delle Vie Francigene Italiane, Massimo Tedeschi elo storico acquese Prof. Renzo Chiovelli hanno tracciato i profili sto-rici delle strutture di accoglienza dei pellegrini e le tappe fonda-mentali dei viaggi dei fedeli.

Bruno Labate di Poesia Attiva e Antonino Pietretti di Astorre,rilevando l’importanza di attualizzare la riscoperta di antiche tradi-zioni religiose e culturali, hanno incoraggiato a moltiplicare similiiniziative per accrescere la conoscenza e il gemellaggio di territoriomogenei seppur distanti.

Per il Serra Club “Augusta Taurinorum”, Donato Ladik, che hafatto anche da moderatore all’incontro, ha parlato del BeatoJunipero Serra quale evangelizzatore pellegrino di vasti territori eitinerante civilizzatore di popoli lontani.

In conclusione il Consigliere Regionale, Giampiero Leo e ilPresidente del Consiglio Comunale di Torino, Giovanni Ferrarishanno portato il saluto delle Istituzioni, poi il suggello del saluto diErnesto Olivero fondatore della struttura e della comunità che haospitato questa interessante manifestazione.

Donato Ladik

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Si è tenuta sabato 4 Maggio 2013, presso la Sala Bellarminoin Montepulciano, la bella cerimonia della premiazione del XV°Concorso Scolastico Serra per le Scuole Superiori della nostraDiocesi, sul tema di carattere culturale e religioso proposto que-st’anno dalla Commissione Cultura e Premi del ConsiglioNazionale di Serra International Italia. Alla premiazione erano pre-senti Il Presidente del Serra Club Montepulciano Sig.ra ClaudiaNaldi Neri, il Vice Presidente Nazionale della CommissioneEstensioni Comm. Giuliano Faralli, alcuni Insegnanti di Religione,i membri della Commissione esaminatrice il cui presidente è ilnostro Cappellano Don Remigio Prof. Presenti, numerosi soci delClub e molti ragazzi accompagnati dai familiari e dagli amici. Lavincitrice del primo premio è una studentessa del Liceo Classicodi Montepulciano, Martina degli Innocenti; il secondo e terzo pre-mio sono andati invece a De Monaco Ludovico e Giglioni Chiara,tutti e due dell’Istituto d’Istruzione Superiore Amedeo Avogadrodi Abbadia San Salvatore. Ci sembra utile sottolineare che il lavo-ro di Chiara è risultato vincitore anche del terzo premio del con-corso a carattere nazionale. Stralciamo qualche pensiero dai temidei nostri ragazzi, non senza rilevare il notevole valore di essi.Dice Chiara: <<“Ho trovato bello aver paragonato Fede e Ragionea due ali. Pensi alle ali e subito realizzi che servono per volare espaziare dentro l’infinito. Sono un dono del Creatore e regalanosensazioni di libertà. Col lo battito smuovono l’aria, si sfiorano, sidistanziano ed in armonica sincronia permetto di librarsi nel cielo,nello spazio altre il visibile, la dove cielo e terra non hanno piùconfini. Le ali della ragione e della fede sono entrambi doni di Dioche hanno privilegiato l’uomo e lo hanno posto al di sopra di ognicreatura della terra, del cielo e del mare. È con questi doni chel’uomo è da sempre un essere in evoluzione e in ricerca “>>. Ilconflitto tre fede e ragione, che in questo tema non emerge, èinvece ben presente nel tema della liceale Martina. Ecco le sueaffermazioni: <<“Mentre alcuni pensatori si adoperano a separa-re la fede dalla ragione .... i filosofi cristiani - ma anche di altrefedi - cercano di risolvere invece questo difficile conflitto in modopacifico, trovando un anello di congiunzione e una comunanza trala fede e la ragione nel perseguimento della verità, che è semprerimasta la finalità ultima della ricerca filosofica...”>>.Concludiamo con un altro pensiero di Martina: << “La fede ci per-mette di assaggiare l’infinito o almeno di credere di avere capitocosa significhi. Arricchisce la nostra vita, le dà un senso.... Lafede ci salva dalla disperazione e dalla nostra piccolezza.”>>.Sono considerazioni del tutto condivisibili e ci convincono ancorauna volta che il “nostro” Concorso ha un senso, se porta gli stu-denti, o almeno alcuni di essi, a fare riflessioni così profonde sullavita.

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Concorso scolastico

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VViitteerrbboo 443333Ragione e fede: un binomio che ha sempre affascinato gli studiosi di tutti i tempi e che ha generato ed ancora genera molte polemiche

tra i sostenitori del primato ora dell’una ora dell’altra. Questa tematica è stata proposta ai giovani per un concorso scolastico dal SerraInternational Italia, invitandoli a commentare l’affermazione riportata nell’enciclica “Fides et Ratio” di Giovanni Paolo II: “La fede e la Ragionesono come due ali con le quali lo spirito s’innalza verso la contemplazione della verità”.

Il 14 maggio u.s. presso la prestigiosa sede della Fondazione CARIVIT di Viterbo si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori delconcorso bandito dal Serra Club di Viterbo, cui hanno partecipato alcune scuole medie di primo e secondo grado.

Lo scopo di questo concorso, come affermato dal Presidente del Club di Viterbo prof. Maurizio Maltese, è soprattutto quello di cerca-re di capire quanto le idee ed i principi che uniscono i Serrani di tutti il mondo possano essere condivise e conosciute, specialmente da gio-vani e giovanissimi. Il prof. Maltese ha continuato sostenendo che il concorso ha suscitato particolari motivi di riflessione, anche da partedi coloro che non sono risultati vincitori e cita ad esempio l’affermazione di uno studente di scuola media: “….Dio ci ha creato con la ragio-ne e questa non può essere in contrasto con la fede che Dio ci dona, altrimenti Dio stesso si contraddirebbe…”

È indubbiamente un’affermazione sulla quale specialmente i cristiani dovrebbero meditare.Il Vescovo di Viterbo S.Ecc. Mons Lino Fumagalli, intervenendo subito dopo, ha esortato in particolare i giovani alla fatica del pensare,

per evitare che altri pensino per noi col rischio di cambiamenti incontrollabili. Tra ragione e fede non vi è contrasto se la ragione è soste-nuta dalla fede e la fede si avvale della ragione. Sant’Anselmo d’Aosta affermò “Voglio ricercare col lume della ragione ciò che credo ed amo”.La Chiesa non è mai stata nemica della scienza, però non tutto ciò che è scientificamente possibile è lecito. Conoscere non significa crea-re. Il bene dell’uomo deve essere anche il bene dell’umanità. Concludendo, il Vescovo si è rivolto agli studenti vincitori ricordando che un’ini-ziativa del genere è riconoscimento e stima al valore dei giovani.

Sono stati premiati gli studenti. Scuola media di 1° grado: Francesco Zappa; Lorenzo Menichelli; Ludovico Maria FossatiScuola media di 2° grado: Giulia Ragonesi ex aequo Grazia Nam; Laura Leonardi; Martina Tardani.La Presidente della Commissione esaminatrice degli elaborati, prof.ssa Maria Ester Semprini Ancarani, nel congratularsi con tutti par-

tecipanti, ha sottolineato che gli scritti dei ragazzi partecipanti sono stati inviati alla valutazione della Commissione del concorso nazionale.Leggendo con attenzione gli elaborati non si può non rimanere colpiti dalla serietà con cui gli studenti hanno affrontato un tema parti-

colarmente difficile e spinoso, elaborando concetti in modo originale e corretto. Si è evidenziata una notevole capacità critica basata su unaottima preparazione ed una buona conoscenza della tematica affrontata.

È questo un segno evidente di una scuola che, al di là di critiche populistiche e disfattive, è in grado ancora di preparare giovani adaffrontare la vita con un notevole bagaglio culturale ed una spiccata capacità di analisi e riflessione.

Questo elevata preparazione ha avuto un notevole riscontro nel portale di Serra Italia (www.serraclubitalia.it) che ha riportato i vincito-ri in sede locale come i citati Francesco Menichelli risultato vincitore del 1° premio nazionale riservato agli alunni della Scuola Media di primogrado e Giulia Ragonesi classificatasi al secondo posto tra i concorrenti della Scuola Media di secondo grado

Tutti ci auguriamo che questi tesori in via di valorizzazione abbiano l’opportunità di esprimersi per il bene della società futura.Adolfo Gusman

La Fede e la ragione sono come due ali

Quest’anno ricorre il 750° Anniversario del “Miracolo di Bolsena” (Bolsena provincia di Viterbo e Diocesi di Orvieto-Todi).La storia di questo formidabile evento è antichissima: essa è infatti collegata alla vita e al martirio di S. Cristina che era venerata già

nel IV secolo d.C. ed è raffigurata nei mosaici del VI sec. in S Apollinare Nuovo di Ravenna. Era stato lo stesso padre, ufficiale dell’Imperatore,a condannare la giovanissima Cristina alla morte per annegamento nel Lago di Bolsena perché ella non aveva voluto rinunciare alla fede cri-stiana che ormai le aveva conquistato anima e cuore.

Verso la fine dell’anno Mille, la contessa Matilde di Canossa (che renderà poi la Chiesa erede di gran parte del suo immenso patrimonioesteso per centinaia di chilometri) venne a soggiornare a Montefiascone e qui mise in atto il progetto, accompagnata in questo dal PapaGregorio VII, di recarsi all’isola Martana per ricercare le spoglie mortali della martire Cristina al fine di restituirle al borgo natio. Dapprima lesacre reliquie furono poste in una cripta attigua ad un cimitero poi, nel corso degli anni, sul luogo sorse una grande chiesa, dedicata alla Santa.

Era il 1263 quando un sacerdote proveniente dalla Boemia, in pellegrinaggio verso Roma, fece una tappa a Bolsena per celebrare unaMessa sulla tomba della Santa Martire. Il sacerdote, Pietro da Praga, era da tempo tormentato da dubbi sulla veridicità dell’Eucaristia.Venendo a Roma per pregare sui luoghi dove i Santi Martiri avevano offerto il loro sangue, egli sperava di risolvere i suoi angosciosi dubbi.Mentre nella Chiesa di S. Cristina a Bolsena egli celebrava la S. Messa, dall’Ostia che stava alzando al momento della consacrazione inco-minciò a sgorgare sangue. Il bianco panno (corporale) sottostante si tinse di quel preziosissimo sangue, che ancora oggi, dopo 750 anni,veneriamo come fossimo presenti alla Crocifissione sul Calvario.

Del miracoloso evento fu subito informato il Papa Urbano IV che in quei giorni soggiornava ad Orvieto. Tutto il popolo cristiano fu colpitodallo strepitoso fatto ed accorse ad inginocchiarsi dinanzi al santo corporale che intanto era stato trasferito al Duomo di Orvieto in grandeprocessione, incontro alla quale volle andare il Papa stesso già intenzionato ad istituire la festa del Corpus Domini, estesa poi a tutta la Chiesa.

Le celebrazioni del Corpus Domini ebbero inizio già l’anno seguente al “Miracolo di Bolsena” anche con l’apporto di S. Tommaso d’Aquinoche, trovandosi in quell’occasione ad Orvieto, ricevette l’incarico di scrivere preghiere ed inni per solennizzare l’ufficio liturgico nella primagrande processione eucaristica del 1264.

Elsa Vannucci Soletta

750°del “Miracolo di Bolsena”

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Martedì 7 Maggio il Serra Club Genova 184 e la Sezione Ligure dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro hanno organizzato un incontropresso l’Hotel Bristol sul tema “Informazione e disinformazione sulla Chiesa da Pio XII a Papa Francesco.”

Sono intervenuti il Presidente del Serra Club e Preside della Sezione Ligure OESSG Avv. Emilio Artiglieri; i relatori: Dott. Paolo Rodari,Giornalista Vaticanista; Prof. Pier Luigi Guiducci, Storico; Dott.ssa Lorenza Lei, Amministratore Delegato della Sipra, già Direttore Generaledella RAI e, in qualità di moderatore, Prof. Luca De Mata, Direttore Emerito dell’Agenzia FIDES.

L’idea di questo incontro, ha detto Artiglieri, è stata ispirata dal discorso di Benedetto XVI sul Concilio Vaticano II nell’ultima udienza aiparroci e al clero di Roma. Distinse tra un “Concilio dei Padri” e un “Concilio dei Media.” Anche per la Chiesa si può dire altrettanto. C’è una“Chiesa dei Media,” che “è descritta dai mezzi di informazione, ma più spesso di disinformazione.”

Si ha disinformazione quando le notizie non rispecchiano esattamente i fatti, perché trasmesse in modo frettoloso o nell’intento di farescoop, o per motivi ideologici, come nel caso della campagna denigratoria dei nazisti nei confronti di Eugenio Pacelli, già come CardinaleSegretario di Stato e poi come Sommo Pontefice.

Un buon contributo per avvicinare la nostra Chiesa alla Chiesa dei Media, ha detto Artiglieri, è dato dal settimanale cattolico diocesano“Il Cittadino” diretto da Don Silvio Grilli, presente tra il pubblico, al quale ha ceduto la parola.

Don Grilli ha espresso il suo apprezzamento per questo argomento di grande interesse. Informazione e disinformazione sulla Chiesa èun problema ben presente nella comunicazione, ha detto. Il suo ruolo di Direttore di un giornale cattolico diocesano richiede di dare ai cit-tadini una buona e seria informazione, aperta, serena, onesta il più possibile nel rispetto della verità e di dare testimonianza dei valori cri-stiani che sono alla base delle nostre comunità. Ciò consente un dialogo sereno con i media e si hanno risposte corrette.

Il Prof. Pier Luigi Guiducci, storico, ha presentato il suo libro: “Il Terzo Reich contro Pio XII. Papa Pacelli nei documenti nazisti (Ed. SanPaolo).”

Negli anni ’60 - ’62 la figura di Pio XII fu presentata in negativo attraverso teatro e libri soprattutto di autori inglesi, partendo da datiche si ritenevano assodati, senza per altro verificarne la veridicità. Perché tanta concentrazione da parte di alcuni studiosi su questo Papa,trascurando fatti ben più gravi che riguardavano il nazismo?”

Nel 1945 tutti i documenti dei nazisti che si trovavano a Berlino furono presi dalle truppe russe alla rinfusa, senza alcuna verifica e cata-logazione (ubbidendo agli ordini di Stalin), e spediti a Mosca. Qui furono nascosti e negati agli storici, fino a quando con il crollo del muro diBerlino l’archivio della Germania dell’Est confluì in quello della Germania dell’Ovest. Negli anni ’90 l’archivio fu aperto agli studiosi. Il relato-re, venuto in possesso della copia del fascicolo contenente documenti nazisti su Pio XII, ha impiegato sette anni di ricerche per scrivere illibro. Ha detto di aver compiuto un minuzioso lavoro di lettura e di controllo, di analisi comparativa con altri documenti esistenti negli archi-vi europei, avvalendosi della collaborazione di referenti a livello mondiale tra i maggiori storici di Germania, Inghilterra, Washington e di altrenazionalità europee. Ha avuto anche la preziosa collaborazione della comunità ebraica.

I tedeschi crearono una rete di spionaggio all’interno del Vaticano, dell’Osservatore Romano e dell’Università Gregoriana. Le spie tede-sche bloccavano i mezzi di comunicazione, gli interventi umanitari, la corrispondenza, arrestavano e condannavano vescovi, preti, religiosi.Emerge così la figura di un Papa che condanna il nazionalsocialismo, che invia aiuti umanitari alle popolazioni in difficoltà, come i polacchi edanche nei lager, che “resiste” a qualsiasi pressione con il mutismo, la riservatezza, non trasmettendo informazioni. Come si apprende dallastessa documentazione nazista, Pio XII è intervenuto diverse volte per salvare gli ebrei nel 1943 e, in un’occasione, riuscì a fermare unrastrellamento. Il Prof. Guiducci ha parlato del “Rapporto Hofmann,” predisposto da questo ufficiale nazista per il Fuhrer nel 1942. Hofmannpresenta l’immagine di un Papa passivo, incapace di assumere una decisione, preoccupato di mantenere gli equilibrismi, di tuffarsi in unaspecie di spiritualità che lo allontana dalla realtà di tutti i giorni. E’ un aristocratico (detto in senso deteriore), totalmente insensibile a quel-lo che gli accade intorno. E’ un rapporto prezioso per i cattolici, in quanto si dice che esistono sufficienti motivi per affermare che il Papamanifesta repulsione e ostilità contro la Germania nazista e contro il comunismo russo.

Il Dott. Paolo Rodari, giornalista vaticanista di “Repubblica” ha sottolineato la difficoltà di informazione su argomenti di Chiesa e di fedesu giornali laici, sia per ragioni di tempo e di spazio, sia in quanto la Chiesa è soprattutto un’istituzione spirituale. Quando un Papa parla“con verità,” restando fedele al Vangelo, rischia di non essere capito e magari osteggiato, come accadde a Benedetto XVI all’Università diRatisbona e nella sua visita in Camerun. La Chiesa è una realtà complessa, ha detto Rodari, perché è anche “divina e spirituale,” quindi rac-contarla è difficile specie per chi scrive su mezzi di informazione laici.

Il moderatore Prof. Luca De Mata, nel presentare la Dr.ssa Lei, ha ricordato il lavoro svolto dalla stessa durante il Giubileo del 2000. La Dr.ssa Lei ha detto di aver ricoperto, in qualità di Direttore Generale della Rai, diversi ruoli e di aver partecipato all’organizzazione

del Giubileo, esperienza molto intensa da cui trasse un grande senso di consapevolezza, di equilibrio e di missionarietà nel servizio pubbli-co, importante patrimonio di valori che ha guidato tutto il suo percorso lavorativo.

La Rai è un’azienda molto grande e complessa. Il difficile e delicato lavoro dell’informazione richiede continua attenzione e verifiche appro-fondite, specie quando si tratta di Istituzioni come la Santa Sede. Occorre passione, senso di responsabilità e condivisione di valori e di prin-cipi. Alla base di una buona informazione occorre una “formazione” quotidiana accompagnata da studio e approfondimento. Infine, con rife-rimento alla pubblicità, ha detto che la volontà oggi è di immettere nel sistema una creatività più studiata, con un uso intelligente del pen-siero.

L’Avv. Artiglieri ha concluso la conferenza sottolineando l’importanza di una informazione corretta, supportata da una buona formazione.Per noi credenti è una sfida importante perché è in gioco la “salvezza delle anime.” Da un’informazione sbagliata possono derivare gravi dannialla vita di fede delle persone.

Lidia Pistarino

Informazione e disinformazionesulla Chiesa

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in dialogo

Domenica,è sempre... lunedìEgregio Direttore,il “progresso” è l’idolo culturale dell’Occidente, segno anche dell’autoaffermazione di ogni nostra gene-

razione che, “cambiando il mondo” – sottinteso “in meglio”, vuol dimostrare di impadronirsi del suo tempo edi gestirlo a modo suo. Nessuno perciò osi fermare il progresso: “cambiare si deve”, e se poi il cambiamentorisultasse in peggio vorrà dire che si cambierà di nuovo per tornare magari come prima, ma il sacro princi-pio è salvo. L’ultima botta di progresso ci è arrivata poco prima dello scorso Natale da parte della Consultaovvero Corte Costituzionale, che dal suo empireo ha sancito la “liberalizzazione degli orari commerciali”.Regalo, perché “liberalizzazione” è sempre una parola magica che suona alle nostre orecchie progressistecome il canto delle sirene. Ma le conseguenze, a pensarci un attimo, sollevano molti punti interrogativi. Perchévuol dire che i negozi “possono liberamente” restare aperti anche di domenica e in tutti i giorni festivi, NatalePasqua Capodanno e Ferragosto compresi, senza eccezione alcuna. Il che significa trecentosessantacinquegiorni di fila apparentemente tutti uguali, tutti come feriali?! Che noia e che barba, che barba e che noia!..direbbe la cara Sandra buonanima. Ma c’è anche chi, come me, pensa invece all’ennesima bordata alzozero delle artiglierie laikiste per abbattere – dopo gli altri – anche il terzo Comandamento e radere al suoloil nostro modo di vivere “da cristiani”. E a questo proposito ricordiamo l’apparizione (riconosciuta) dellaMadonna alla Salette, sabato 19 settembre 1846, che – piangendo – lamentò proprio questo: ”Vi ho datosei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e voi non lo volete riconoscere: è questo che appesanti-sce tanto il braccio di mio Figlio!” Il settimo giorno Domenica: dies Domini, appunto. Che non vuol dire soloMessa e negozi chiusi: alla Domenica “ci si veste dalla domenica” perchè è sacra per tutti cioè in dignitàdobbiamo sentirci “più”, sia per chi crede ma non di meno per chi non crede. È giorno di meritato riposodopo sei giorni più o meno alienati a faticare per procurarci di che vivere; è giorno di festa, che significatempo libero da dedicare ad elevare e a sollevar lo spirito, ognuno secondo le proprie personali esigenzema “insieme”, e per questo dev’essere giorno speciale per tutti. La scansione stessa del tempo lavorativo vaa settimana: da lunedì a venerdì lavoro, poi sabato che è vigilia, e domenica che dev’essere Domenica.Questo il Progresso nei secoli, fino a ieri – salvo paesi tristemente ingabbiati nelle dittature, variamente deno-minate ma dove comunque l’uomo non è più “persona” ma ridotta a un numero. Vuolsi così anche da noi?Che in pochi mesi, da “cittadini” che c’illudevamo d’essere, ci ritroviamo tutti ridotti a “codici fiscali” sotto-controllo e monitorati, a terminali di una “sim” che ci ascolta, ci fa la spia e ci segue dovunque. Evviva lalibertà! Progressista. E oggi, la Signora Consulta, decretando che “Domenica è sempre.. lunedì”, vorrebbeatterrarci e sotterrarci tutti nel “feriale”?

Romano Bergamaschi

Pubblichiamo un ampio stralcio di questa bella lettera (lo spazio sempre tiranno ci impedisce di riprodurlaintegralmente) e concordiamo totalmente con il lettore. IL tema tra l’altro è sempre all’attenzione della crona-ca, come recenti uscite di Avvenire e dei giornali cattolici dimostrano.Bisogna anche dire che l'idea di liberare la domenica dal lavoro si sta facendo strada anche in ambientilaici. E' di qualche settimana fa l'iniziativa della Unicomm, che raggruppa importanti sigle della grande dis-tribuzione e ha 7200 dipendenti in 500 punti vendita, di dichiarare la domenica giorno festivo a tutti gli effet-ti. La svolta dunque parte dal Veneto, ma presto potrebbe estendersi ad altre regioni. Anche noi possiamofare qualcosa. Non andiamo a comprare di domenica, dimostrando così nei fatti che tenere i negozi apertiin questo giorno non conviene.

VISITATE IL PORTALE: www.serraclubitalia.it ovvero com

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La comunioneai divorziati risposati?

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Riceviamo e pubblichiamo questa nota di un nostro lettore, che esprime soprattutto nella seconda parte sueproprie considerazioni. Per dovere di precisione va però ricordato che un comunicato del Pontificio Consiglioper la Famiglia ha prontamente smentito la notizia data da alcuni mass media alla quale si accenna nella mis-siva. Ecco qui di seguito il testo della nota: “Non c’è fondamento alcuno in merito alla notizia, diffusa da alcu-ni organi di stampa, che sia in preparazione un documento sulla comunione ai divorziati risposati”.

Dai mass media recentemente si apprende che Papa Francesco avrebbe incaricato Mons. Vincenzo Paglia distudiare con una Commissione la condizione dei divorziati con riguardo al sacramento della Comunione. Per esigenza di chiarezza è necessario premettere:1 - che la “vittima innocente del divorzio pronunciato dalla legge civile (trattasi del cd. divorziato passi-vo)…non contravviene alla norma morale” (§ 2386 del Catechismo della Chiesa Cattolica) e, quindi, conti-nua ad essere ammesso ai sacramenti, in particolare alla Comunione;2 - conseguentemente sono esclusi dai sacramenti e, quindi, dalla Comunione i cd. divorziati attivi cioè colo-ro che con domanda giudiziale unilaterale o con domanda giudiziale congiunta hanno contribuito a provo-care la pronuncia di divorzio;3 - a fortiori restano esclusi dalla partecipazione ai sacramenti i divorziati risposati, locuzione questa inclu-dente anche i cd. divorziati passivi risposati, ai quali tutti è specificamente diretto il § 29 dell’Esortazione apo-stolica sinodale Sacramentum Caritatis di Papa Benedetto XVI del 22 Febbraio 2007 nel cui contesto, tutta-via, si sottolinea che, pur restando esclusa la loro ammissione ai Sacramenti, “continuano ad appartenere allaChiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cri-stiano di vita attraverso la partecipazione alla santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l’ascolto dellaParola di Dio, l’Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo con-fidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di peniten-za, l’impegno educativo verso i figli”.La trattazione che segue riguarda esclusivamente i cd. divorziati risposati (attivi e passivi).Secondo il Vangelo di Marco, il quale non ha conosciuto Gesù Cristo ed ha appreso della Sua vita eResurrezione da Pietro quando Questi fu ospitato nella Sua casa dopo la prigionia, il Signore disse (10, 11– 12): ”Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei. Così pure la donnache ripudia suo marito e ne sposa un altro commette adulterio”. Analogo è l’insegnamento emergente dalVangelo di Matteo (19, 9):”chi ripudia la propria moglie, se non per impudicizia, e sposa un’altra, commet-te adulterio”. Pur nutrendo tutta la misericordia possibile nel considerare il caso, non riesco ad individuarealcun argomento dottrinalmente accettabile in presenza del ricordato insegnamento divino emergente in pro-posito dai due Vangeli, tanto puntuale e preciso è, in particolare nel Vangelo di Marco, il riscontro con il casodei cd. divorziati risposati. Va comunque sottolineato un particolare essenziale e primordiale nell’insegna-mento di Cristo quale emerge in materia dai citati brani evangelici, cioè il carattere indissolubile del matri-monio, cosicchè già il divorzio pone l’uomo e la donna nella condizione di contravvenire ad un precetto divi-no e, quindi, nella condizione di peccato mortale.L’unico spiraglio può forse individuarsi in quella condicio, presente nel Vangelo di Matteo, del “se non perimpudicizia”, che sembrerebbe escludere l’adulterio per una specie di compensazione in senso giuridico. Aparte comunque l’estrema problematicità di una simile esegesi prospettata per giunta in via ipotetica, quan-d’anche la si accettasse, l’adulterio potrebbe ritenersi escluso in quel solo caso, non dunque in generale.

Aurelio Verger

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