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Il settore agroalimentare 3 INTRODUZIONE ALLA QUALITÀ 3 Il … · 3 Il settore agroalimentare...

Date post: 16-Feb-2019
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1 Il settore agroalimentare 3 INTRODUZIONE ALLA QUALITÀ 3 Il concetto di qualità 3 L’assicurazione della qualità 8 IL SISTEMA PER LA QUALITÀ 12 Caratteristiche e componenti 12 L’infrastruttura del Sistema di Parte Terza per la Qualità 14 La Certificazione nel settore agroalimentare 17 La Certificazione DOP IGP 22 Le Certificazioni accreditate: quali opportunità nel nuovo contesto legislativo 24 DOSSIER MARCHI AMBIENTALE 33
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Il settore agroalimentare 3

INTRODUZIONE ALLA QUALITÀ 3

Il concetto di qualità 3

L’assicurazione della qualità 8

IL SISTEMA PER LA QUALITÀ 12

Caratteristiche e componenti 12

L’infrastruttura del Sistema di Parte Terza per la Qualità 14

La Certifi cazione nel settore agroalimentare 17

La Certifi cazione DOP IGP 22

Le Certifi cazioni accreditate: quali opportunità nel nuovo contesto legislativo

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DOSSIER MARCHI AMBIENTALE 33

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Il settore agroalimentareL’approccio alla certifi cazione nel settore agro-alimentare si contraddistingue per la specifi cità della domanda a cui rispondere, proveniente dal mercato in generale e dal consumatore in ultima, ma più importante istanza: la richiesta di “qualità” non si può disgiungere da una esigenza di “sicurezza” alimentare, che ne è un ineludibile requisito. Si tratta di una comanda “complessa” in cui rientrano l’igiene e la salubrità (sicurezza) ma anche il sapore e l’odore, il valore nutritivo e l’utilizzo (tradizione, specializzazione locale) e questioni etico-sociali (rispetto all’ambiente e diritti del produttore), senza trascurare la forte simbologia che il cibo riveste da sempre e la dimensione didattico/salutistica che l’ha investito nell’ultimo decennio.Nel settore “food” si distinguono livelli diversi di certifi cazione con differenti gradi di implicazione nell’accreditamento.

Il primo livello di tutela della qualità alimentare è dato dall’apposita legislazione nazionale e sovra nazionale. Le “certifi cazioni regolamentate” come il “biologico” ed i cosiddetti “marchi di qualità” sono disciplinate dai regolamenti comunitari: il Reg. CE 834/07 , che abroga il Reg. CEE 2092/91 ed è entrato in vigore il 1 gennaio 2009, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici; il Reg. CE 510/06 per i prodotti DOP e IGP; il Reg. CE 628/08 per i cibi con bollino DOC; il reg. CE 509/06 per l’etichettatura STG (specialità tradizionale garantita).

INTRODUZIONE ALLA QUALITÀ

Il concetto di qualità Qualità signifi ca capacità di soddisfare esigenze, di tipo materiale e morale, economico e sociale, esplicitate in forma di requisiti – non generici, ma

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concreti e misurabili – attraverso adeguati processi di regolamentazione e normazione.La realizzazione della qualità consiste, pertanto, nel conferire – ai prodotti e servizi di una determinata organizzazione e, più in generale, alle attività socio-economiche proprie di un determinato contesto – la capacità di soddisfare i bisogni/requisiti correlati.

L’assicurazione della qualità, a sua volta, consiste nel garantire al “mercato” (inteso nella sua accezione più ampia come l’intero contesto socio-economico di riferimento), con un adeguato livello di confi denza, che tale capacità effettivamente sussiste. Essa non costituisce di per sé un fi ne (che è invece rappresentato dalla realizzazione della qualità), ma bensì uno strumento inteso ad ingenerare negli stakeholders suffi ciente fi ducia circa l’effettiva capacità di soddisfazione dei loro bisogni.

È del tutto evidente che la competitività di un’organizzazione – intesa come capacità di creare valore per sé e per i propri stakeholders con crescente affermazione sul proprio “mercato” – è strettamente ed univocamente correlata alla sua capacità di produrre e assicurare qualità, nelle diverse forme e gradi applicabili.

Tale capacità non è mai assolutamente “certa” (in termini sia di realizzazione, sia di assicurazione) ma è affetta da un grado di incertezza che rappresenta un “rischio di non qualità”.

È quindi utile ricordare, fi n d’ora, che la “gestione dei rischi” associati è una componente essenziale dei processi di realizzazione e assicurazione della qualità e che la riduzione del rischio costituisce uno strumento primario per il miglioramento degli standard di qualità, nelle molteplici accezioni del termine di cui al seguito (qualità economica, qualità ambientale, qualità della vita “tout court”).

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Gli sviluppi della cultura e della prassi della qualità e della relativa normazione hanno attraversato, storicamente, un lungo percorso evolutivo e sono stati caratterizzati da diversi approcci alla qualità (gestione e riduzione del “rischio di non qualità”):

- a partire dall’approccio diretto correttivo (controllo della qualità), tipico della certifi cazione di prodotto e delle attività ispettive (riduzione del rischio di immissione, sul mercato, di “prodotti” non conformi),

- attraverso l’approccio indiretto sistemico1 preventivo (assicurazione della qualità), basato su di un modello rigido di sistema ancora sostanzialmente ispirato ai tradizionali meccanismi di produzione industriale, rappresentato dalle norme della serie ISO 9000 nelle successive edizioni 1987 e 1994 (riduzione “statica” del rischio di produzione di “prodotti” non conformi – rischio mantenuto su di un livello accettabile, ma non necessariamente in costante diminuzione),

- fi no all’approccio sistemico pro-attivo (gestione per la qualità), altamente fl essibile ed applicabile a qualsiasi attività socio-economica, strutturato per processi e non per elementi di sistema e fondato sulla ricerca dell’effi cacia e del miglioramento continuo, rappresentato dalle norme della serie ISO 9000 edizioni 2000 e 2008 (gestione “dinamica” del rischio di produzione di “prodotti” non conformi – rischio in costante diminuzione – miglioramento continuo).

1 Approccio sistemico alla qualità: approccio secondo il quale la capacità di soddisfare i bisogni associati può essere conferita ai prodotti, non solo e non tanto controllandoli direttamente – sia nel corso della fabbricazione, sia al termine della medesima – ma bensì gestendo opportunamente le relative risorse ed i relativi processi produttivi secondo un opportuno “modello di sistema”.

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I primi e principali generatori di qualità sono le organizzazioni produttrici di beni e servizi le quali si avvalgono, per la realizzazione della qualità (conferimento ai prodotti/servizi della capacità di soddisfare i requisiti applicabili), di servizi di assistenza e consulenza (servizi di studio, progettazione, ricerca, formazione, consulenza sui sistemi di gestione aziendale, ecc..) e, per la assicurazione della qualità, di servizi di valutazione di conformità (prove, misure, tarature, certifi cazione di prodotti e sistemi, ispezioni, ecc..).

Le esigenze che la qualità è chiamata a soddisfare possono essere di carattere “primario”, connesse cioè con la tute la di bisogni fondamentali, quali la salute e la sicurezza delle persone, o di natura “ac cessoria”, relative allo sviluppo del sistema economico e al benessere della società (adeguata gestione delle risorse e dei processi produttivi – qualità di sistema; prestazioni, affi dabilità, durata e caratteristiche qualitative in genere dei prodot ti, sia beni strumentali, sia prodotti di consumo – qualità di prodotto).

Come tali, sono caratterizzate da diversi gra di di priorità e livel li di tutela.

I bisogni primari sono tutelati dalla legislazione dello Stato attraverso le cosiddette Regole Tecniche (obbligatorie) che prescrivono i requisiti essen ziali per la protezione di interessi pubblici generali, nonché, in molti casi, le procedure per la dimostrazione della conformità a tali requisiti.

Le esigenze accessorie sono coperte da Nor me Tecni che (vo lonta rie) o riferimenti normativi equivalenti, che stabi li scono i re quisiti costrutti vi, prestazionali e fun zionali dell’og getto del la nor mazione, in relazione alle più avan zate cono scenze disponibi li (“stato del l’arte”).

Di fatto, vi è oggi una forte interazione tra Regole e Norme Tecniche, con crescen te utilizzo di queste ultime come strumento di dimostra zione di conformità alle prime.

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In ogni caso, le Norme (siano esse Regole obbligatorie o Norme volontarie) costituiscono il riferimento primario per i processi di costruzione e verifi ca della qualità e la conformità alle Norme è considerata sinonimo di qualità (nei limiti, si intende, consentiti dalla “bontà” del riferimento normativo considerato).

Il concetto di qualità è stato tradizionalmente associato al soddisfacimento di bisogni di carattere essenzialmente “economico” e, in particolare delle esigenze e aspettative del “cliente” (vuoi utilizzatore strumentale, vuoi utente fi nale o consumatore), nel quadro di uno specifi co rapporto contrattuale.In epoca recente, accanto alla classica domanda di qualità economica di cui sopra – che permane forte in quanto ormai, di fatto, imposta dalle leggi di mercato – si è andata affermando una domanda di nuove e più ampie forme di qualità, intese alla soddisfazione di una più vasta gamma di bisogni espressi da un più ampio contesto di parti interessate (stakeholders) e che possono essere riassunte nel termine “qualità sociale” o (qualità della vita tout court). Tali nuove domande sono destinate a conferire un ulteriore impulso alla crescita della cultura e della prassi della valutazione di conformità, arricchendone i contenuti ed il valore.

Oggi, sempre più rilevanza assumono domande di qualità, quali, a titolo esemplifi cativo:

- qualità ambientale: che è chiamata a tutelare i bisogni della collettività presente e futura nel quadro dello sviluppo sostenibile e può essere conseguita tramite approccio, sia sistemico (certifi cazione di sistema di gestione ambientale – norma ISO 14001), sia di prodotto (etichette ambientali di vario tipo, inclusa la dichiarazione ambientale di prodotto).

- qualità del lavoro; che è intesa a tutelare i bisogni di salute e

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sicurezza del lavoratori ed è conseguibile tramite un adeguato approccio di sistema (certifi cazione di sistemi di gestione per la sicurezza e salute sul lavoro – norma OHAS 18001);

- qualità dell’informazione; che è fi nalizzata a proteggere la riservatezza e a consentire una corretta ed effi cace fruizione delle informazioni, nell’ambito della moderna economia della informazione; essa riguarda, non solo gli operatori economici, ma anche la collettività dei cittadini nel suo complesso e può basarsi su approcci, sia di sistema (certifi cazione di sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni – norma ISO 27001), sia di processo/servizio (es. certifi cazione di servizi forniti per via elettronica);

- qualità etica: che riguarda la responsabilità sociale delle imprese e le problematiche sociali connesse con le attività produttive in genere; essa è chiamata a tutelare i soggetti deboli della società, eliminando in particolare lo sfruttamento della forza lavoro e garantendo una base di equa competizione nel commercio internazionale, ed è conseguibile tramite vari approcci di sistema (es. norme SA 8000).

La risposta a queste nuove, emergenti, domande di qualità rappresenta la sfi da per il futuro del moderno sistema per la qualità.

L’assicurazione della qualitàDiverse sono le forme di assicurazione della qualità, intesa come attestazione della conformità ai requisiti applicabili, stabiliti in funzione dei bisogni da soddisfare:

la - certifi cazione di prodotto tangibile o intangibile (servizio), risultato di un processo;

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la - certifi cazione di sistema, quale insieme di elementi fra loro correlati e interagenti, fi nalizzati alla gestione di risorse e processi;la - certifi cazione di personale (certifi cazione di competenze), fi gure professionali che svolgono rilevanti attività socioeconomiche a livello individuale;

- le attività di ispezione di progetti, prodotti, servizi, processi e impianti.

Tali forme di assicurazione della qualità sono fra loro complementari e non alternative, ciascuna di esse rivestendo una specifi ca ed utile funzione. In particolare:

La certifi cazione di prodotto (regolata dalle norme settoriali, generiche e specifi che, di prodotto o riferimenti normativi equivalenti) costituisce una forma di assicurazione diretta della rispondenza del prodotto ai requisiti applicabili, sia pure con i limiti derivanti dalla natura necessariamente “campionatoria” della stessa.La classica certifi cazione di prodotto è stata ed è, come già detto, essenzialmente fi nalizzata a garantire la “qualità economica” del prodotto medesimo.Oggi, accanto all’aspetto economico, sono affermate nuove forme di certifi cazione della “qualità sociale” dei prodotti, fra cui la cosiddetta “Dichiarazione Ambientale di Prodotto” DAP (o EPD – Environmental Product Declaration). La DAP è un documento che contiene informazioni oggettive, constatabili e quindi credibili circa l’impatto ambientale di un prodotto (o servizio) dalla “culla alla tomba”, vale a dire a partire dalla sua concezione, attraverso la sua fabbricazione ed utilizzazione, fi no al termine della sua vita utile e relativo smaltimento.Essa costituisce un importante strumento comunicativo che evidenzia le performance ambientali di un prodotto, aumentandone la visibilità e l’accettabilità sociale, ed è rivolto, sia ai consumatori (business-to-

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consumer), sia agli utilizzatori industriali e commerciali (business-to-business).

La certifi cazione di sistema di gestione per la qualità (regolata dalla norma ISO 9001:2008) assicura la capacità di un’organizzazione (produttrice di beni o fornitrice di servizi) di strutturarsi o gestire le proprie risorse ed i propri processi produttivi in modo tale da riconoscere e soddisfare i bisogni dei clienti (inclusi quelli relativi al rispetto dei requisiti cogenti), nonché l’impegno a migliorare continuativamente tale capacità. Come tale, essa rappresenta una forma indiretta di assicurazione della qualità dei prodotti e servizi, con tutti i vantaggi ma anche i limiti correlati.

La certifi cazione di sistema di gestione ambientale (regolata dalla norma ISO 14001:2004) garantisce la capacità di un’organizzazione di gestire i propri processi, non solo nel rispetto delle norme ambientali, ma dotandosi di una vera e propria politica ambientale, defi nendo obiettivi di qualità ambientale, predisponendo ed implementando un sistema atto a realizzare tale politica e a conseguire gli obiettivi correlati e impegnandosi a migliorare continuativamente le proprie prestazioni ambientali, con riferimento non solo agli impatti ambientali diretti dei processi produttivi dell’organizzazione, ma anche agli aspetti indiretti (relativi ai prodotti e servizi acquisiti ed a quelli forniti). Essa trascende le esigenze proprie dei rapporti economici tra organizzazione e mercato e si colloca, a pieno titolo, nel contesto della responsabilità sociale dell’impresa verso gli stakeholders, incluse, fra questi, le generazioni future.

Nel contesto della qualità etico-sociale, si collocano altresì altre forme di certifi cazione di sistema – quali, ad esempio, la certifi cazione dei sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro (norma OHSAS 18001), dei sistemi di gestione per l’information security (norma ISO 27001) e dei

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sistemi di gestione per la responsabilità sociale (es. norma SA 8000).Esse garantiscono il rispetto dei principi etici fondamentali che devono ispirare tutte le attività socio economiche e rappresentano strumenti, non solo propedeutici al rispetto delle leggi in materia (azione di per sé reattiva), ma pro-attivi e di miglioramento.

La certifi cazione delle fi gure professionali (competenze delle persone) assicura che queste possiedano, mantengano e migliorino continuativamente nel tempo la necessaria competenza, intesa come l’insieme delle conoscenze, abilità e doti richieste per l’effi cace espletamento dei compiti ad esse affi dati.

Un’importante forma di verifi ca e assicurazione della qualità è infi ne rappresentata dalle attività di ispezione che comprendono varie forme di valutazione della conformità a requisiti, sia specifi ci, sia generici, e che rivestono carattere integrativo rispetto alle attività di certifi cazione di cui sopra.

Nell’ambito delle diverse tipologie sopra elencate, rientrano poi, ove applicabili, le attività sperimentali (prove, misure, analisi) e le attività di conferma metrologica (regolazioni, messe a punto, tarature), quali supporto metrologico alle attività sperimentali.

Queste diverse forme di assicurazione della qualità (in termini di valutazione della conformità ai requisiti applicabili), fra loro sinergiche e complementari, costituiscono strumenti primari per il progresso economico e sociale.

Va da sé che, per essere veramente effi caci, esse si devono fondare su validi presupposti ed essere condotte in modo tecnicamente corretto, professionalmente rigoroso, effi cace ed effi ciente.

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IL SISTEMA PER LA QUALITÀ

Caratteristiche e componentiL’insieme – formato dagli strumenti e dai procedimenti posti in essere per realizzare ed assicurare la qualità in tutte le attività proprie di un determinato contesto socio-economico (nazionale o sovranazionale) e dagli Operatori che generano ed utilizzano tali strumenti ed attuano i corrispondenti processi (operatori “addetti”) – costituisce quello che viene comunemente chiamato “Sistema per la Qualità”, che si articola in tre macro-famiglie di componenti:

Componenti istituzionali

Sono rappresentate dalle Pubbliche Autorità che emettono le Regole Tecniche e sono, altresì, chiamate ad indirizzare e sorvegliare il buon funzionamento del sistema (con particolare, ma non esclusivo, riferimento agli aspetti cogenti).

Componenti tecnico-scientifi che

Sono costituite dagli Enti di Normazione (e affi ni) che emettono le Norme Tecniche, dal mondo della ricerca, dalle Associazioni culturali, ecc..

Componenti operativeSi articolano nelle seguenti tre categorie fondamentali:

le imprese e le organizzazioni in genere produttrici di beni e servizi - (parte prima), che svolgono un ruolo primario nella costruzione della qualità sia pure con il supporto delle altre componenti del sistema;gli utenti e consumatori (- parte seconda), che defi niscono,

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direttamente o indirettamente, gli obiettivi della qualità (bisogni da soddisfare);l’- “infrastruttura”, costituita dagli Enti di Accreditamento e dagli Operatori specializzati della valutazione di conformità (Laboratori di prova e taratura, Organismi di certifi cazione e ispezione) indipendenti dalle due parti “contrattuali” precedenti (parte terza).

In relazione al ruolo ed alle responsabilità delle parti operative sopra evidenziate, si distinguono tre diverse tipologie di sistemi per la qualità:

Sistema di parte prima,- in cui il ruolo primario è svolto dal fabbricante del bene o fornitore del servizio (che si fa garante in prima persona della qualità erogata), che si applica alla attestazione di conformità, sia a Regole Tecniche, sia a Norme Tecniche;

Sistema di parte seconda,- in cui le responsabilità connesse con la realizzazione ed assicurazione della qualità sono assunte, prevalentemente, dall’utilizzatore, che si applica esclusivamente al settore volontario e limitatamente a beni/servizi strumentali;

Sistema di parte terza,- applicabile sia al settore cogente, sia a quello volontario, secondo il quale tutte le principali funzioni di verifi ca e attestazione della qualità, nonché alcune funzioni di supporto alla sua costruzione (ricerca e sviluppo, progettazione, prequalifi cazione, consulenza, ecc..) sono svolte da operatori specializzati indipendenti dalle parti prima e seconda; il sistema di parte terza può includere operazioni effettuate dalle parti prima o seconda (es. prove presso i laboratori dei costruttori), purché la responsabilità fi nale di attestazione della conformità competa ad un Ente terzo.

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I sistemi di cui sopra presentano, rispettivamente, vantaggi e svantaggi e sono supportati da varie motivazioni di carattere storico, culturale ed economico.

Il sistema di parte terza si è andato vieppiù affermando, non solo nel settore della tutela dei bisogni primari (certifi cazione obbligatoria – conformità a Regole Tecniche), dal momento che i diritti fondamentali di salute e sicurezza vanno tutelati al di sopra di interessi particolari, ma anche nel campo della valutazione di conformità a Norme Tecniche sulla base di vari macrofattori, quali:

- la diffusione di riferimenti normativi non più proprietari (del fabbricante o dell’utilizzatore) ma riconosciuti e condivisi su scala nazionale ed internazionale;

- l’incremento della vastità e complessità dei processi correlati con la costruzione e verifi ca della qualità;

- la globalizzazione dei mercati e, in particolare, la creazione di aree economiche di libero scambio (quali il mercato unico europeo) e la conseguente necessità di criteri comuni di attestazione della qualità dei prodotti scambiati;

- la tendenza verso la terziarizzazione ed altri.

Esso è quello che appare oggi meglio rispondente alle esigenze del moderno sistema socio economico, presentando una maggiore effi cacia per le imprese ed offrendo maggiori garanzie per la società civile.

L’infrastruttura del Sistema di Parte Terza per la Qualità

La corretta ed effi cace implementazione di questo sistema richiede la disponibilità di riferimenti normativi univoci, universalmente riconosciuti ed accettati, e, soprattutto, di una infrastruttura nazionale e sovranazionale

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per la valutazione ed attestazione della conformità tale da ispirare nel “mercato” la necessaria fi ducia.

Presupposto essenziale per la creazione di tale fi ducia è il rispetto di alcuni principi ispiratori fondamentali, quali:

apertura- ; l’accesso ai servizi di valutazione della conformità deve essere libero e non soggetto a discrimi nazioni;trasparenza- ; le regole di funzionamento devono essere chiare e co nosciute;imparzialità- ; tutti gli interessi devono essere equamente rappresentati senza la prevalenza di alcuni sugli altri;etica professionale- ; tutte le azioni devono essere ispirate a correttezza ed integrità morale;competenza tecnica- ; le operazioni tecniche devono essere effettuate in conformità al miglior stato delle conoscen ze ed esperienze;effi cienza;- il sistema deve soddisfare precisi criteri di economicità, con costi proporzionati ai benefi ci arrecati.

Tali principi devono essere adottati da tutte le componenti del sistema per la qualità – a partire da quelle istituzionali e tecniche e dalle imprese, enti e organizza zioni in genere che producono beni e forniscono servizi – e devono ispirare, in particolar modo, il comporta mento degli Operatori costituenti la cosiddetta infrastruttura del sistema (Operatori specializzati della qualità) che collaborano ai processi di costruzione e presiedono a quelli di verifi ca e attestazione della conformità ai requisiti applicabili.

Le operazioni di base, relative al funzionamento della infrastruttura di cui sopra, e gli Operatori addetti sono i seguenti:

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Costruzione della qualità

attività di studio, ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico- ; sono svolte all’interno delle organizzazioni produttrici di beni e servizi o da operatori specializzati terzi (Laboratori e Centri di ricerca indipendenti);servizi di assistenza e consulenza- ; sono forniti da imprese di servizi professionali o singoli professionisti.

Assicurazione della qualità (valutazione della conformità)

- qualifi cazione degli Operatori; consiste nella verifi ca e attestazione delle capacità professionali degli Operatori; è una operazione “chiave” per il buon funzionamento del sistema ed è eseguita dalle Pubbli che Autorità competenti e/o da Enti di Accredita-mento “privati”;prove, analisi, misure, tarature- ; si tratta delle attività sperimentali che formano il nucleo dei processi di costruzione ed assicurazione della qualità; sono svolte da Operatori specia lizzati (Laborato ri di prova e taratura);

- Certifi cazioni (di sistemi, prodotti, personale); consistono nella valutazio ne completa della conformità a Regole o Norme Tecniche o riferimenti normativi equivalenti e sono effettuate da Enti di parte terza (Orga nismi di certifi ca zione);

- Ispezioni; comprendono varie forme di valutazione della conformità a requisiti specifi ci e/o generici e sono svolte a cura di Ope ratori specializzati (Organismi di ispe zione).

Le operazioni/operatori sopra elencate/i intervengono, in linea di principio, in tutti i processi di costruzione e veri fi ca della qualità; il peso relativo varia al varia re dell’oggetto dell’operazione.

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Le prove sono determinanti per la qualità dei prodotti. Nella verifi ca della qualità dei servizi prevale, a tutt’oggi, la valutazione dell’effi cacia del siste-ma di gestione aziendale (es. certifi cazione del sistema di gestione per la qualità) e la valutazione dei processi di erogazione. La qualità di taluni processi particolari richiede la certifi cazione del personale (es. controlli non distruttivi).

CERTIFICAZIONE NEL SETTORE AGROALIMENTARE (DATI ACCREDIA A OTTOBRE 2010)

La qualità igienico-sanitaria del prodotto alimentare in senso stretto (safety) è disciplinata da una serie di standard obbligatori, a fronte dei quali la certifi cazione è COGENTE, tra cui gli HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Point).

A coprire la complessità della domanda di qualità alimentare intervengono le certifi cazioni VOLONTARIE di PRODOTTO, rilasciate alle aziende da competenti organismi di certifi cazione a fronte di norme tecniche nazionali e/o internazionali che disciplinano appositi “schemi” di certifi cazione.

Si è ormai diffusa, anche grazie a fi nanziamenti della Pubblica Amministrazione, la certifi cazione di rintracciabilità di fi liera che garantisce la rintracciabilità del prodotto alimentare in tutti i passaggi del processo produttivo - from farm to fork. La certifi cazione è effettuata a fronte della norma ISO 22005:2007 “Traceability in the feed and food chain – General principles and basic requirements for system design and implementation”(che recepisce le norme italiane UNI 10939:01 relativa a “Sistema di rintracciabilità nelle fi liere agroalimentari” e UNI 11020:02 relativa al “sistema di rintracciabilità nelle aziende agroalimentari”) e

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attualmente per il rilascio delle corrispondenti attestazioni sono accreditati 20 soggetti.Le fi liere coperte da tali certifi cazioni accreditate sono fi liere ortofrutticole (dalla semente al confezionamento); fi liere di carne bovina e suina (dall’acquisto o nascita dell’animale al punto di distribuzione inclusa la mangimistica); fi liere del latte (dall’allevamento al punto di distribuzione).

SI è registrata una crescita consistente anche delle certifi cazioni a fronte di schemi privati o “proprietari”, gestiti dagli stessi soggetti che ne hanno fi ssato i requisiti. Sono le stesse parti interessate, o enti competenti del settore, a dettare le regole, a volte insieme agli organismi di certifi cazione che ne verifi cano il rispetto da parte delle aziende. Tra i disciplinari volontari di prodotto, si citano BRC (British Retailer Consortium) e IFS (International Food Standard) che riguardano le industrie di trasformazione, messi a punto dalla GDO internazionale; GLOBALGAP (ex EUREPGAP) che si applica ai prodotti ortofrutticoli; la certifi cazione “No OGM”.

Gli organismi accreditati ACCREDIA a fronte degli schemi volontari sono 54 e aumentano costantemente. Le corrispondenti certifi cazioni sono strumenti “B2B” attraverso i quali l’industria di trasformazione, e soprattutto la grande distribuzione, vogliono ottenere le migliori garanzie circa l’affi dabilità dei fornitori. In tal modo si evitano le verifi che di seconda parte, senza rinunciare a tutelare l’interesse del consumatore fi nale, che, però, non ne ha piena consapevolezza. Per disposizione dei proprietari, infatti, i loghi/simboli della corrispondente certifi cazione non possono essere apposti sull’imballaggio.

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Organismi accreditati nel settore volontario (norme tecniche e disciplinari privati)

ISO 22005 (Rintracciabilità di fi liera) 13BRC - (British Retailer Consortium) “Global food standard” 10IFS (International Food Standard) 10GLOBALGAP (ex EUREPGAP) 11NO OGM 4BRC/IOP (BRC/Institute of Packaging) 6

Nel VOLONTARIO, sono le certifi cazioni di SISTEMA a fare i grandi numeri e continuano a risultare le più richieste dall’utente-azienda.

Le certifi cazioni di sistema di gestione per la qualità risultano le più diffuse, ma nel settore più propriamente “industriale” crescono le certifi cazioni di sistema ambientale e per la salute e sicurezza sul lavoro, tanto da rappresentare una porzione signifi cativa del totale, e denotano una crescente sensibilità verso l’ambiente e la sicurezza dei lavoratori.

Gli approcci volontari alla qualità si sono ormai affermati come strumenti di garanzia effi caci e affi dabili, propedeutici al rispetto delle leggi, con il plus di funzionare come fattori di miglioramento, di riduzione dei rischi, anche attraverso l’accresciuta consapevolezza delle risorse umane interne all’azienda, di incremento del grado di fi ducia che il mercato vi ripone, con effetti signifi cativi in termini di differenziale competitivo.

Le certifi cazioni “volontarie” di sistema sono quindi le più diffuse, ma rimangono in una zona grigia per quanto riguarda la percezione del consumatore fi nale, anche a causa della bassa visibilità. Rispetto al “biologico” e ai “marchi di qualità”, i cui “bollini” possono essere direttamente apposti sull’imballaggio esterno del prodotto, le sigle

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ISO 9001, ISO 14001, ecc. possono essere stampate sul pack in modo fortemente circoscritto e limitativo, per non indurre il consumatore a credere che sia il prodotto a essere certifi cato.

Da alcuni anni è applicata la ISO 22000:2005, a norma della quale si certifi cano i sistemi di gestione per la sicurezza alimentare (FSM – Food safety management), sviluppata in un periodo storico che ha conosciuto le più gravi crisi del settore degli ultimi decenni – dalla “mucca pazza” (BSE), all’infl uenza aviaria, ai polli alla diossina – a fronte della quale vari Paesi avevano cominciato a sviluppare standard nazionali per la sicurezza alimentare. Con la norma, ISO ha allora contrastato la proliferazione di norme differenti, eventualmente disomogenee, che potevano creare per le aziende diffi coltà sui mercati internazionali, oltreché un aggravio di costi per ottemperare alla relativa conformità.

Attualmente sono accreditati per lo schema FSM 12 organismi che hanno rilasciato c.a. 150 certifi cazioni di sistemi di gestione per la sicurezza alimentare ad aziende del nostro Paese, nei settori: produzione di mangimi, catering, prodotti freschi di origine animale, prodotti alimentari a lunga conservazione, produzione di prodotti chimici e biologici per l’industria alimentare e zootecnica.La norma ha potenzialmente una diffusione estesa, perché i requisiti sono applicabili da organizzazioni anche molto diverse tra loro, in termini di specializzazione settoriale e di dimensioni.

Certifi cazione di sistema di gestione: 100 Organismi accreditati; c.a. 4.800 Aziende certifi cate

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Organismi accreditati nel settore volontario per il rilascio delle corrispondenti certifi cazioni di sistema di gestione nel settore agricolo e agroindustriale

Norma (Sistema di gestione) Organismi Aziende certifi cate

ISO 9001 (SGQ - Sistema di gestione per la qualità) 56 3.794

ISO 14001 (SGA – Sistema di gestione ambientale) 28 821

OHSAS 18001 (SCR - Sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro) 4 51

ISO 22000 (FSM – Sistema di gestione per la sicurezza degli alimenti) 12 150

Verifi che nel settore agroalimentare: 470 giorni uomo

Attività di verifi ca PRD - Prodotto 345

Attività di verifi ca FSM – Sistema di gestione 125

(Attività del Dipartimento certifi cazione e ispezione nel periodo 09 ‘09 - 08 ‘10).

A dicembre 2009 (fonte ISO Survey al 31 12 2009), 14.000 è la stima del numero di certifi cazioni ISO 22000 emesse nel mondo, in 127 Paesi, con una crescita del 70% sull’anno 2008.

Ad ACCREDIA, inoltre, fanno ricorso circa 1000 laboratori di prova. Si stima che circa il 60% di questi rilascino attestazioni che riguardano il settore agroalimentare: dalle analisi sul vino, alle ricerca delle trichinelle; dalle acque, al latte, l’azione di questi laboratori è assolutamente essenziale per garantire la qualità e, soprattutto, la sicurezza degli alimenti.

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La Certifi cazione DOP IGP

Attualmente gli enti di controllo riconosciuti dal MIPAAF per la certifi cazione dei 186 prodtti DOP IGP STG sono 53.

Con i recenti regolamenti CE 509 e 510 del 2006 il sistema delle DOP IGP è stato aperto anche ai paesi extraUE. Ciò ha comportato la necessità di adeguare il sistema dei controlli ai dettami internazionali, con l’obbligo di accreditamento degli enti di controllo da parte di un organismo riconosciuto dagli accordi multilaterali IAF (International Accreditation Forum). L’eventuale accreditamento effettuato dallo Stato membro (seppur previsto dalla normativa europea) non avrebbe alcun riconoscimento internazionale. Tale evenienza più che sull’esportazioni inciderebbe sulle importazioni. Infatti l’Italia non potrebbe pretendere che i controlli effettuati nei paesi terzi seguano le norme internazionali, se lei fosse la prima a non seguirle.Alla fi ne di marzo del 2011 entreranno a far parte della famiglia DOP IGP 5 prodotti cinesi, tra i quali tre sono del settore ortofrutticolo.Nel corso del 2010 il numero complessivo Dop e Igp in Italia è stato di 212. Soltanto nell’ultimo biennio sono stati iscritti nel registro comunitario ben 38 prodotti (19 nel 2010, 19 nel 2009), un livello mai raggiunto negli ultimi 13 anni.In questo ambito l’Italia rafforza il proprio “primato” a livello comunitario seguita dalla Francia con 175 e dalla Spagna con 140. Nel complesso, i primi 5 PAESI della sponda mediterranea dell’Europa coprono il 78% nel numero complessivo delle denominazioni attribuite a livello comunitario che hanno raggiunto quota 935.

In Italia, il tasso di crescita dei riconoscimenti dell’ultimo anno è stato doppio (+15,4%) rispetto a quello della media dell’Europa comunitaria (+7,4%). I 212 prodotti italiani riconosciuti sono costituiti per più di

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un terzo da ortofrutticoli (38%), categoria che registra sempre grande dinamismo per quanto concerne i marchi di origine; seguono gli oli extravergini di oliva con un peso del 19%, i formaggi con il 18% e i prodotti a base di carne (15%). Il restante 10% è rappresentato da altri comparti, tra cui i prodotti della panetteria, le carni fresche, gli aceti e gli zafferani. Rispetto alla situazione media comunitaria, le certifi cazioni nazionali appaiono più concentrate sulle principali categorie considerate, con particolare riferimento agli ortofrutticoli e cereali (38% contro la media Ue di 27%).Tuttavia la rilevante crescita dei riconoscimenti nel corso degli anni non sembra corrispondere ad un altrettanto importante incremento di fatturato. Qualche perplessità emerge anche dal confronto per tipologia merceologica tra peso in termini di numero denominazioni con quello del fatturato all’azienda: negli ortofrutticoli il numero complessivo di denominazioni pesa sul totale per un 38% ma il fatturato complessivo ha un’incidenza stimata del 4%; per gli oli di oliva il numero complessivo di denominazioni incide sul totale per il 19% ma il fatturato complessivo ha un peso stimato del 2%.

Il settore della produzione a denominazione ha avuto un fatturato potenziale nel 2009 di 5,35 miliardi di euro alla produzione, mentre, per quanto riguarda il valore al consumo, si può stimare prudenzialmente un valore di circa 9,42 miliardi di euro di cui 7,53 sul mercato nazionale.Tuttavia nel 2009, come nel 2008, è ancora diminuita la produzione complessiva certifi cata di Dop e Igp. La fl essione più decisa nel 2009 si è registrata nel comparto ortofrutticolo (-20% circa), a causa soprattutto del calo riscontrato dalle mele Val di Non e dell’Alto Adige, conseguente a problemi climatici (grandinate) e, in qualche misura, a scelte commerciali. Sulla contrazione produttiva, inoltre, ha infl uito il calo dei volumi certifi cati rispetto al 2008 dell’Arancia Rossa di Sicilia, anche in questo caso per problemi climatici.

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Il fatturato all’export ha invece sfi orato nel 2009 il valore di 1,3 miliardi di euro, con una crescita del 16% sul 2008. Nel dettaglio dei vari comparti, che presentano tutti quasi sempre delle crescite del valore dell’export nell’ultimo quinquennio, si rileva nel 2009 l’importante aumento delle vendite all’estero dei formaggi Dop (+11,5%), dei prodotti a base di carne (+21,6%), di quelli ortofrutticoli (+18,3%) e degli oli di oliva (+96,1%5).

Lo scenario italiano si caratterizza per un alto numero di denominazioni protette ed un mercato monopolizzato da poche. Si pensi che il 93,03% del fatturato alla produzione del 2009 è detenuto solo da 15 denominazioni.

Il numero elevato di prodotti tutelati per la loro denominazione corrisponde ad un elevata diffusione sul territorio, frutto di una politica del territorio molto regionalizzata. Per tale motivo la nostra analisi si è concentrata su denominazioni caratterizzate da un numero non elevato di ettari e di aziende agricole coinvolte. Nell’analisi dei costi di certifi cazione sono stati presi ad esempio i dati di tre prodotti certifi cati dal sistema pubblico (CCIA) e tre da sistema privato.

Certifi cazioni accreditate: quali opportunità nel nuovo contesto legislativo

Quello di “certifi cazione accreditata” è un concetto radicato sia a livello nazionale che internazionale, già da molti anni, soprattutto in ambiti cd volontari (ovvero regolati da documenti normativi di riferimento la cui applicazione sia basata sulla scelta volontaria dei singoli e non imposta dalla legislazione nazionale o sovra-nazionale vigente). Diversi fattori hanno contribuito all’affermazione del concetto: il proliferare di certifi cazioni il cui valore spesso non era riconosciuto dall’utente; la

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diffusione di riferimenti normativi più o meno riconosciuti e condivisi su scala nazionale e internazionale; la globalizzazione dei mercati, con la creazione di aree economiche di libero scambio, vaste e come tali esigenti prodotti di valore globalmente riconosciuto.

Per tutte queste ragioni, si è diffusa sempre di più l’esigenza da un lato per gli utenti di avere ragionevoli garanzie di qualità, sicurezza o conformità ai requisiti attesi dei beni e servizi acquistati e dall’altro per gli stessi produttori e fornitori di beni e servizi di fornire dette garanzie al mercato. Proprio per rispondere a tali esigenze si è sviluppato il concetto di attestazioni di conformità accreditate; nelle quali la Terzietà, ovvero l’indipendenza del valutante dal valutato e/o dall’oggetto di valutazione e attestazione, costituisce uno dei pilastri su cui si basa l’affi dabilità del sistema.

L’accreditamento, livello fi nale di controllo nella catena di valutazione della conformità, per usare la defi nizione fornita dalla norma ISO/IEC 17000, costituisce infatti «Attestazione di terza parte relativa ad un organismo di valutazione della conformità che comporta la dimostrazione formale della sua competenza ad eseguire compiti specifi ci di valutazione della conformità». In particolare, l’Ente di Accreditamento (di seguito EdA) attesta la capacità di svolgere la propria attività nel rispetto dei principi di:

Imparzialità : rappresentanza di tutte le Parti interessate all’interno dell’Organismo/Laboratorio (uniformità di comportamento per chiunque presenti domanda di certifi cazione e/o ispezione);Indipendenza : assenza di confl itti di interesse con l’organizzazione da certifi care degli auditor e comitati preposti alla decisione di rilasciare o meno la dichiarazione di conformità;Correttezza : le norme europee vietano la prestazione di consulenze sia direttamente che attraverso società collegate;

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Competenza : personale addetto all’attività di valutazione della conformità culturalmente, tecnicamente e professionalmente qualifi cato.

Principi riassumibili nel più ampio di affi dabilità, garanzia continua nel tempo della validità della certifi cazione di parte Terza a tutela del mercato.Per fare ciò, l’EdA svolge la propria attività, verifi cando la conformità del sistema di gestione e delle competenze dell’ Organismo di valutazione della conformità, in ottemperanza a requisiti normativi internazionalmente riconosciuti (ISO/IEC 17011 per l’EdA, ISO/IEC 17021 o EN 45011 o ISO/IEC 17020 per gli Organismi di valutazione della conformità a seconda che siano rispettivamente Organismi di certifi cazione di sistemi di gestione, di prodotto o Organismi di Ispezione). Conferendo così internazionalità ovvero riconoscimento reciproco agli accreditamenti concessi, come passo fondamentale per il mutuo riconoscimento dei certifi cati e/o attestati emessi.

Se di tutto quanto sopra vi era assoluta consapevolezza in ambito volontario, in ambito cogente sino a pochi anni fa il legislatore prevedeva soltanto che gli Organismi di valutazione della conformità operassero nel rispetto delle condizioni stabilite nei succitati requisiti normativi internazionalmente riconosciuti. L’iter di evoluzione da tale concetto a quello di accreditamento, in ambito europeo, è stato sancito dapprima nei regolamenti comunitari applicabili al solo settore agroalimentare (Reg. (CE) N. 509/2006 applicativo dal 1° maggio 2010 inerente le cd Specialità Tradizionali Garantite, Reg. (CE) N. 510/2006 applicativo dal 1° maggio 2010 inerente le cd Indicazioni Geografi che e Denominazioni d’Origine, Reg. (CE) N. 834/2007 applicativo dal 1° gennaio 2009 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, Reg. (CE) N. 479/2008 applicativo dal 1° agosto 2009 relativo all’organizzazione comune del mercato vitivinicolo) e da ultimo

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ha trovato il suo compimento con l’emissione del Reg. CE n. 765/2008, in vigore dal 1° gennaio 2010.

Con il Regolamento 765 per l’accreditamento e la vigilanza sul mercato, il legislatore europeo, stante un territorio comunitario con confi ni sempre più vasti e attori sempre più regolati da riferimenti legislativi fra loro disomogenei, ha tentato di uniformare l’approccio adottato nei vari Stati Membri in materia di: vigilanza del mercato, controlli provenienti da paesi terzi, marcatura CE, oltre che di accreditamento. A tal proposito, si ritiene qui utile riportare il testo del Considerando 13 del Regolamento, ove si legge che “Un sistema di accreditamento che funzioni con riferimento a regole vincolanti aiuta ad accrescere la fi ducia reciproca tra gli Stati membri quanto alla competenza degli organismi di valutazione della conformità e, conseguentemente, quanto alla validità dei certifi cati e dei rapporti di prova da questi rilasciati. In tal modo, rafforza il principio del riconoscimento reciproco e, pertanto, le disposizioni del presente regolamento sull’accreditamento dovrebbero applicarsi agli organismi che effettuano valutazioni della conformità sia nel settore regolato sia nel settore non regolato. Poiché si tratta di garantire la qualità dei certifi cati e dei rapporti di prova indipendentemente dal fatto che rientrino nell’uno o nell’altro settore, non dovrebbe essere fatta alcuna distinzione tra il settore regolato e quello non regolato.” Il Regolamento prevede che ogni Stato Membro, ove non svolga esso stesso l’accreditamento degli Organismi di valutazione della conformità che incarica di specifi che attività di controllo (in tal caso deve fornire alla Commissione evidenze di idoneità allo svolgimento dell’attività), individui un unico Organismo nazionale di accreditamento per svolgere l’attività di accreditamento, quale attività di autorità pubblica. Per effetto di tale designazione, l’Organismo di accreditamento riceve un riconoscimento formale e viene controllato a intervalli regolari, a garanzia del rispetto

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delle condizioni stabilite nel regolamento stesso (che richiamano fra le altre i principi defi niti nella norma internazionale ISO/IEC 17011). L’Organismo deve operare senza scopo di lucro, secondo un principio di non concorrenza con altri organismi nazionali di accreditamento e con gli organismi di valutazione della conformità.

Lo stesso Regolamento sottolinea altresì la necessità che l’Organismo, per la libera circolazione delle merci, ovvero per il riconoscimento all’estero dei certifi cati e/o attestati emessi, aderisca agli Organismi internazionali di cooperazione per l’accreditamento (EA, IAF, ILAC), tramite la sottoscrizione degli Accordi internazionali di mutuo riconoscimento degli accreditamenti.Accordi anche noti con l’acronimo EA/MLA (Multi Lateral Agreement) cui l’Organismo di Accreditamento può partecipare solo previo superamento con esito positivo di un Peer Assessment o valutazione tra pari. Il sistema della valutazione inter pares è trasparente ed è fi nalizzato ad accertare il rispetto da parte degli Organismi di Accreditamento delle condizioni dettate dall’art. 8 del Reg. CE n. 765/2008 ovvero dalla ISO/IEC 17011: competenza, imparzialità, indipendenza, riservatezza. Le valutazioni sono svolte da gruppi ispettivi i cui componenti sono soggetti qualifi cati, provenienti da altri Organismi anch’essi aderenti all’associazione sovra-nazionale EA, ovvero fi rmatari di accordi EA/MLA.

La partecipazione agli Accordi MLA - Accordi internazionali di Mutuo Riconoscimento garantisce pertanto:

competenza e rigore procedurale dell’Ente di Accreditamento fi rmatario;uniformità nel modo di operare rispetto a quello degli altri Enti fi rmatari (Peer Assessment);validità e riconoscimento dell’accreditamento quale effi cace strumento di qualifi cazione degli Operatori della valutazione di conformità (e pertanto delle certifi cazioni di prodotti, sistemi di

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gestione e personale, nonché dei rapporti di ispezione da essi emessi) sul mercato europeo ed internazionale (in tutti i Paesi membri di EA - European co-operation for Accreditation, di IAF - International Accreditation Forum e di ILAC - International Laboratory Accreditation Cooperation) e, di conseguenza, riduzione delle barriere tecniche che ostacolano il commercio internazionale anche in virtù dell’approvazione in sede GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, ora WTO).

Tutto ciò premesso, in ambito nazionale il Reg. CE n. 765/2008 ha trovato compimento con la pubblicazione nella Gazzetta Uffi ciale n. 20 del 26 gennaio 2010 del Decreto interministeriale del 22 dicembre 2009 “Designazione di ACCREDIA quale unico organismo nazionale italiano autorizzato a svolgere attività di accreditamento e vigilanza del mercato in conformità al regolamento (CE) n. 765/2008, ai sensi dell’articolo 4, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99”. Il provvedimento amministrativo è stato pubblicato contestualmente al Decreto che individua le prescrizioni relative al funzionamento dell’organismo nazionale di accreditamento. I testi dei due decreti sono stati sottoscritti da tutti i nove Ministri interessati.

ACCREDIA è nato dall’iniziativa dei preesistenti SINAL (EdA dei Laboratori di prova) e SINCERT (EdA degli Organismi di Certifi cazione ed Ispezione), con un processo iniziato nel lontano 2002. Ente senza scopo di lucro, che riunisce tra i suoi associati i principali soggetti istituzionali, scientifi ci e tecnici, economici e sociali aventi interesse nelle attività di accreditamento e certifi cazione: 63 Soci rappresentativi di tutte le “Parti Interessate”. Tra i quali: 9 Ministeri, soci di diritto (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Ambiente, Ministero della Difesa, Ministero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture, Ministero del Lavoro, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), altre

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Pubbliche Amministrazioni Nazionali, Enti di ricerca, tutte le principali Organizzazioni imprenditoriali, le Associazioni dei soggetti accreditati, i 2 Enti di Normazione nazionali UNI e CEI e numerose Associazioni di servizi di consulenza, consumatori ed importanti imprese fornitrici di servizi di pubblica utilità.

La sua operatività si articola in quattro Dipartimenti che curano l’accreditamento nei settori:

Certifi cazione - dei sistemi di gestione, dei prodotti, e del personale – ed Ispezione Laboratori di taratura Laboratori di prova Laboratori di prova per la sicurezza degli alimenti

ACCREDIA opera sulla base di un sistema di sussidiarietà, nel quale l’Autorità Pubblica detiene il controllo, l’indirizzo e la responsabilità, e affi da, sulla base di specifi ci accordi, compiti ben precisi all’Organismo di Accreditamento. ACCREDIA, infatti, opera sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, individuato dai decreti come Autorità Nazionale per le attività di accreditamento in Italia e punto di contatto con la Commissione e lavora di concerto con tutti gli altri Ministeri e Pubbliche Amministrazioni interessati all’accreditamento, garantendone la piena partecipazione nei propri Organi.

In ambito internazionale, ACCREDIA è full member EA, IAF e ILAC, e detiene lo status di fi rmatario degli Accordi internazionali di mutuo riconoscimento per tutti gli schemi di accreditamento gestiti dagli Enti sovranazionali. In particolare, a livello EA: qualità (SGQ), ambiente (SGA), personale (PRS), prodotti e servizi (PRD), ispezione (ISP), prova (LAB) e taratura (LAT).Nello schema PRD, in particolare, rilevante sottolineare le attività svolte nel settore regolamentato. Rilevanza tale da indurre l’Alta Direzione

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a prevedere a statuto la costituzione di un Comitato settoriale di Accreditamento specifi catamente deputato alla decisione di concedere o meno gli accreditamenti nel settore delle produzioni agroalimentari di qualità regolamentata e la cui Presidenza è stato previsto essere affi data ad un Rappresentante della Pubblica Amministrazione competente.

Attività fra le quali quelle per l’accreditamento degli Organismi di Certifi cazione di prodotti DOP e IGP, dal 1° maggio 2010, e quelle per gli Organismi di Certifi cazione di prodotti biologici, dal 1° gennaio 2009, ma che ha avuto origini lontane.

I primi accreditamenti nel settore dell’agricoltura biologica sono infatti stati rilasciati negli anni ’90, quando il riferimento legislativo vigente era il Reg. CE 2092/91, il quale oltre a fornire i requisiti dell’agricoltura biologica, prevedeva l’istituzione di un sistema di controllo basato essenzialmente su visite ispettive e prove analitiche. Le prime in quantità di almeno una all’anno e le altre sul sospetto di non conformità.

È opportuno ricordare infatti come, diversamente da quanto avviene in ambito volontario, in ambito regolamentato, laddove vi è un documento legislativo di riferimento, esso costituisce il fondamento per tutta l’attività di valutazione della conformità.

In tale caso, l’allora SINCERT si trovò a fare i conti con una realtà dove le norme internazionalmente riconosciute di riferimento per l’accreditamento prevedevano che un sistema di certifi cazione fosse costituito dai seguenti elementi salienti: requisiti e regole; mentre il regolamento comunitario, pur completato dalla legislazione nazionale applicativa – unici riferimenti esistenti in materia – dettavano per lo più dei requisiti, senza fornire regole per le attività certifi cative.

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Tutto ciò nella consapevolezza dell’importanza rivestita dalle regole di certifi cazione per l’affi dabilità e la trasparenza del sistema, nell’interesse di tutte le parti interessate, incluso il Consumatore. Regole quali: Tipologia dei controlli (ispezioni e/o prove), Frequenza dell’attività ispettiva, Frequenza e numerosità dell’attività di prova (operatore), Frequenza e numerosità dell’attività di prova (OdC), Piano e Metodi di campionamento, Gestione prodotto non conforme, Trattamento delle non conformità, Azioni correttive, Rapporti contrattuali con i laboratori di prova.

Dal confronto con tale realtà – stante il requisito della ISO/IEC 17011 § 4.6.2 (norma di riferimento per gli EdA) che prevede la possibilità per l’EdA di adottare documenti applicativi o linee guida e/o partecipare al loro sviluppo e proprio al fi ne di defi nire regole di certifi cazione per il settore, condivise da tutti gli attori – negli anni ’90 ha visto la luce, e tuttora prosegue nel suo intento, il Gruppo di Lavoro Biologico. Il Gruppo di Lavoro, coordinato da ACCREDIA e i cui attori sono gli stessi Organismi accreditati operanti nel settore, nel 2004 ha emesso un documento, anche noto con l’acronimo RT-16, ora in revisione 2 del 2009, i cui contenuti salienti sono:

Creazione di banche dati (Risultati Analitici e Rilievi emessi da ACCREDIA nel corso delle proprie verifi che);Omogeneizzazione delle modalità di classifi cazione dei rilievi nell’ottica di un’uniformità di gestione delle eventuali Non Conformità che possano emergere che, a seconda della gravità, possono comportare o meno, conseguenze sullo stato di certifi cazione dell’operatore e/o del prodotto;Documentazione attestante lo stato di certifi cazione; Criteri di identifi cazione delle classi di rischio al fi ne di determinare la rischiosità degli operatori nell’ottica di predisporre i programmi di controllo;Modalità di gestione dei rapporti contrattuali con i laboratori di

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prova e dei risultati analitici.Introducendo pertanto un approccio – di frequenza di controllo basato sull’analisi del rischio, al fi ne di garantirne maggiore effi cacia ed effi cienza – che solo in seguito sarebbe stato introdotto nella legislazione comunitaria.

Concetti quelli sin qui esposti di: i) accreditamento quale strumento per attestare la competenza, indipendenza e imparzialità dell’operatore di valutazione della conformità e così fornire credibilità e valore alle attestazioni da esso emesse e per abbattere le barriere tecniche alla libera circolazione delle merci, ii) frequenza delle attività di controllo basata su un’analisi quantitativa del rischio di non conformità e nondimeno iii) necessità di razionalizzare le attività di controllo mediante una comunicazione e cooperazione fra autorità pubblica e Organismo nazionale di Accreditamento, ripresi anche dal Draft 1 della Linea Guida sui controlli uffi ciali in materia di agricoltura biologica, emesso il 10 dicembre 2009 dalla Direzione Generale per lo sviluppo rurale e per l’agricoltura della Commissione Europea.

Esperienza quella acquisita in agricoltura biologica in Italia che ha consentito ad ACCREDIA ex-SINCERT di essere membro di una EA Task force per l’armonizzazione delle attività di accreditamento di OdC operanti nel settore agricoltura biologica insieme a EdA di quei Paesi in cui l’agricoltura biologia abbia un peso rilevante in termini quantitativi per il comparto primario.

DOSSIER MARCHI AMBIENTALI L’agricoltura ecocompatibile svolge un ruolo importante riguardo l’aumento del contenuto di carbonio nei suoli. In questo ambito rientra anche il corretto mantenimento dei prati e pascoli permanenti. Opportune pratiche di lavorazione minima del terreno (la lavorazione a minore profondità, la lavorazione senza rovesciamento, semina su sodo

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per le colture erbacee; l’inerbimento per le colture arboree) sequestrano, infatti, 5 -2,2 t CO2 per ettaro. Se tali sequestri fossero realizzati su 3Mha di superfi cie agricola si avrebbe una riduzione delle emissioni di CO2 dell’ordine di 4,5- 6,6M t CO2 annue. L’adozione di misure agroambientali quali l’inerbimento, l’agricoltura biologica e il set-aside ha prodotto dal 1990 al 2005 un sequestro netto di carbonio di circa 6 Mt CO2/anno.

In questi ultimi anni si discute in Europa e in Italia di come defi nire un0agricoltura ecocompatibile e di come comunicarla al consumatore.

Nel mercato europeo ed italiano esistono diversi marchi di qualità ambientale che descriviamo brevemente.

Label europei ed internazionaliI label europei ambientali riconosciuti in Europa sono quattro:

EMAS: sistema di gestione aziendale ambientale• EcoLabel: certifi cazione ambientale del prodotto• ISO 14001• Agricoltura biologica•

Quest’ultimo forse è il più conosciuto ed ha alcune specifi che nazionali che lo possono in piccola parte differenziare all’interno della UE.

Al marchio EMAS possono accedere anche gli agricoltori in forma semplice o associata, mentre al marchio Ecolabel non vi possono accedere.

Tuttavia la Commissione europea nella sua recente Comunicazione sul Green Paper di fi ne maggio 2009, ha sollecitato l’estensione del marchio Ecolabel anche ai prodotti della produzione primaria, previo studio di fattibilità che potrebbe terminare alla fi ne del 2010.

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Il PE ha recentemente adottato, ma non ancora pubblicato, un nuovo regolamento che è in linea con le richieste della Commissione europea.

Sempre nella Comunicazione del maggio 2009 sul Green Paper la Commissione ha annunciato di voler introdurre un nuovo label che riguarda il Carbon Foot Printing (Impronta ecologica). Questo marchio dovrebbe segnalare ad un potenziale acquirente quanto quel prodotto o attività ha sul cambiamento climatico in termini di produzione di CO2 ed altri Green Houses.

Purtroppo ad oggi non vi è ancora un unico metodo per il calcolo di questo indicatore riconosciuto dalla UE, anche se già esiste in Inghilterra uno standard privato, il PAS 2050 defi nito dall’ente di formazione inglese British Standards Institute (BSI) che prevede anche un marchio nazionale.

In campo internazionale si sta procedendo all’edizione della norma ISO 14067, che sarà probabilmente pubblicata nel 2011, e che sicuramente sostituirà la norma inglese.

Si è quindi ancora nelle fasi preparatorie di un marchio che avrà un sicuro futuro, almeno fi nché rimarrà l’attenzione del mondo sul problema dei cambiamenti climatici.

La norma ISO 14001 è molto simile ai requisiti europei del ‘EMAS, ma al contrario di questo marchio, essendo una norma ISO ha un riconoscimento internazionale.

Label italiani

In Italia oltre ai succitati label europei, sono apparsi anche label regionali, legati ai contributi per le misure agro ambientali dei PSR.

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Il marchio della farfalla della toscana (Marchi Agriqualità) o del marchio QC (Qualità Controllata) in Emilia Romagna sono i più noti.

Non tutte le regioni hanno costituito un marchio, anche se per poter erogare contributi hanno predisposto dei disciplinari regionali sull’agricoltura integrata.

Il primo tentativo di unifi cazione è stato fatto dalla fi liera con la pubblicazione della norma volontaria UNI 11233 nel 2004, a seguito della quale il MIPAAF ha avviato la costituzione di un Sistema nazionale della Qualità per l’agricoltura integrata.

Attualmente esiste un Sistema Nazionale di qualità di Agricoltura Integrata, riconosciuto dal MIPAAF tramite il D.M. 2722 del 17 aprile 2008, ma non ancora attivo, poiché mancano gli atti legislativi per la sua implementazione.

Il Sistema prevede il recepimento, secondo uno schema già concordato con le Regioni, dei singoli disciplinari regionali, con l’opportunità di inserire sia il logo nazionale che quello regionale.

Dati

EMAS

In Italia nel 2008 erano certifi cati 1050 aziende, di cui ben 101 del comparto alimentare, anche se e a marzo 2009 il numero totale di certifi cati emessi si era abbassato a 978, complice forse anche la crisi economica.

L’Italia risulta essere la terza nazione in Europa per numero di certifi cazioni EMAS, dopo la Germania e la Spagna.

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La certifi cazione EMAS, pur potendo avere contributi anche dai PSR, non è tra le certifi cazioni la più richiesta, rappresentando solo 0,1% del totale in Italia.

Tra le aziende agricole maggiormente interessate in questi anni ricordiamo quelle del settore acquacoltura, che tramite un progetto API ha portato in certifi cazione circa 25 aziende, e quello dell’ortofrutta.

ISO 14001

Le aziende agricole e ittiche certifi cate a norma ISO 14001, sistema di gestione ambientale nel 2008 sono:68, contro le 774 dell’industria alimentare.Rispetto agli ultimi tre anni

Le aziende certifi cate negli ultimi sei anni (2002-2008) sono di certo aumentate (da 16 a 68) ma non raggiungono i livelli della certifi cazione EMAS e quella dell’agricoltura biologica che sono attualmente circa 43000.

Probabilmente, analizzando un’indagine commissionata da SINCERT presso un panel di consumatori si nota che a fronte di un 67% di notorietà del marchio DOC (41% per il DOP;28% per il DOCG; 20% per l’IGP), solo un 7% conosceva il signifi cato della sigla ISO 9001 (un 37% la riconosceva genericamente come una certifi cazione) e solo un 5% la ISO 14001 (percepita in senso lato dall’11%).

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Le problematiche

Le certifi cazioni ambientali in Italia non sono molto richieste dagli agricoltori se non per specifi ci settori (acquacoltura ed ortofrutta). Ciò è dovuto probabilmente alla maggior richiesta da parte del consumatore, come dimostrano i dati della ricerca SINCERT, e dell’industria di trasformazione dei prodotti biologici.

Il costo della registrazione per il marchio EMAS secondo i dati ISPRA è 50,00E per le piccole imprese 500,00E per le medie imprese 1.500,00 per le grandi imprese, a cui si deve aggiungere il costo della certifi cazione che in media varia dai 500E ai 1000E. Questi costi sono tutti fi nanziabili dai PSR e da altre forme d’incentivo regionali.

Secondo una nostra analisi considerando i listini del 70% degli enti di certifi cazione italiani, la media generale del costo del solo processo di certifi cazione dell’agricoltura biologica è pari a 250,8E per azienda, con signifi cative differenze per tipologia di produzione.

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Interessante osservare i dati per singole produzioni..Analizzando la tabella 1 si nota che i costi più alti li ritroviamo nelle produzioni ortofrutticole sia in serre (710E circa) che in campo(376Ecirca), ove la specializzazione del controllo è più alta. Eliminando questi due dati la media si attesta circa intorno ai 140E per azienda. Tra questi ricordiamo la vite con 296E circa e l’olivo con 280E circa.

Considerando i dati fi n qui riportati la proposta di estendere il marchio Ecolabel alla produzione primaria e l’introduzione di quello per il Carbon Foot Printing, presentano problematiche di comunicazione al consumatore non indifferenti. Infatti entrambi si aggiungerebbero a quelli già esistenti, che abbiamo visto essere poco conosciuti , ad eccezione dell’agricoltura biologica, generando probabilmente più confusione nel consumatore fi nale.

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NOTE:


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