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IL SIGNORROSSI PAOLO ROSSI HA E LA COSTITUZIONE PER ...Noi di Nuvola siamo andati...

Date post: 11-Oct-2020
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L’Italia per articoli, un’assemblea popolare, un vero e proprio delirio organizzato, 90 serate, 125 mila spettatori, un unico prota- gonista: la Costituzione Italiana. Queste le basi del nuovo spettacolo del dissacrante Paolo Rossi, che ha incontrato il pubblico del Corriere della Sera e di ViviMilano per raccontare come nasce questo spet- tacolo che parte dalla Costituzione, arrivando ai sogni, ai bisogni e a quelle piccole e grandi incer- tezze della vita quotidiana. Noi di Nuvola siamo andati all’appuntamento, mischiandoci tra fan e giornalisti, gustandoci le risposte di Paolo Rossi che, tra risate e cose serie, non ha potuto non confermare la sua particolare e geniale ironia. A rompere il ghiaccio è Giuseppina Manin del Corriere Della Sera, ma pian piano anche alcuni tra il pubblico si sono fatti avanti, come una ragazza che senza troppa timidezza gli ha domandato che cosa gli avrebbe dovuto dare per portarselo a casa! Giuseppina Manin del Corriere Della Sera. Oggi la Costituzione è molto di moda, molto attuale, ma due anni fa quando hai iniziato non se ne parlava molto. Come ti è venuto in mente di uti- lizzare questo testo per il tuo spettacolo? Paolo Rossi. Diciamo che non ho la “mia stan- zetta” dove scatta una magia particolare. Io credo che le idee migliori, soprattutto per un teatrante, vengano dalle cose più semplici, spesso le trovo anche per strada. Siccome la mia vita è abbastanza anormale, cerco di renderla normale quando posso; quindi esco, vado a fare la spesa, prendo la metro, salgo sul tram, mi fermo a chiacchierare per strada, staziono nei bar dove si parla molto e ci si lascia anche andare, soprattutto nell’ora dell’aperitivo. E quest’idea è venuta proprio da lì come tutte le idee migliori, sono già in giro, non c’è bisogno di inven- tarsele, si trovano! Anche perché il teatro è un luogo vivo, dove si incontrano persone vive, che incontrano altre persone vive, che parlano di cose, si raccontano storie. Ed è da qui che si parte, alla ricerca di quel qualcosa che portato in teatro acco- muni tutte le facce e le storie che hai sentito. M. Deve essere stato divertente rendere teatrale un testo fatto solo di articoli? R. Si! La scelta stessa della Costituzione è un gesto comico, ma non perché la Costituzione sia comica, intendiamoci. È comica la frattura tra quello che c’è scritto e la realtà che viviamo. Basta prendere un articolo a caso, leggerlo e scatta la risata ancora prima che venga elaborato il tema. M. Ci puoi fare un esempio? R. Mah…! Per esempio, il terzo dice che siamo tutti uguali davanti alla legge, senza distinzioni di razza, religione, ecc... Non è tanto questo che fa ridere, quanto più lo scarto che c’è tra l’articolo e quanto succede; ma ce ne sono molti altri che diventano IL SIGNOR ROSSI E LA COSTITUZIONE > 12 PAOLO ROSSI HA INCONTRATO IL PUBBLICO PER RACCONTARE IL SUO NUOVO SPETTACCOLO. ANCHE NUVOLA HA PARTECIPATO ALL’EVENTO, E IN QUESTE PAGINE VE NE RIPROPONE I MOMENTI SALIENTI Paolo Rossi ha di recente incontrato il pubblico per presentare e discutere il suo nuovo spettacolo, Il signor Rossi e la Costituzione. di CHIARA MARINONI, CRISTIAN COLONNA [email protected] [email protected] delle vere e proprie macchine drammaturgiche. Per esem- pio il 17 e il 18, che ci permettono di riunirci, dato preavvi- so, pacificamente, tipo questa sera. Io avviso sempre, metto i manifesti, la gente avvisa a casa e tutto si svolge alla luce del sole, non so se mi spiego... Poi c’è il 70, per il quale se c’è qualcosa che non ci è piaciuto, possiamo rivolgere delle lamentele, dare suggerimenti o quant’altro. Senza molte alterazioni e rispettando lo spirito della Costituzione si rie- sce a far scattare il meccanismo del teatro ed è su questo che si muove tutto il mio spettacolo. Dopo di che ogni sera- ta si sviluppa in maniera diversa, perché se io parlo dell’ar- ticolo 6, pensando ai suoi principi fondamentali sulla tutela delle minoranze linguistiche, è chiaro che a Bolzano si sca- tena movimento in sala. Se a Palermo o a Napoli, parlo del
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L’Italia per articoli, un’assemblea popolare,un vero e proprio delirio organizzato, 90serate, 125 mila spettatori, un unico prota-

gonista: la Costituzione Italiana. Queste le basi delnuovo spettacolo del dissacrante Paolo Rossi, che haincontrato il pubblico del Corriere della Sera e diViviMilano per raccontare come nasce questo spet-tacolo che parte dalla Costituzione, arrivando aisogni, ai bisogni e a quelle piccole e grandi incer-tezze della vita quotidiana.Noi di Nuvola siamo andati all’appuntamento,mischiandoci tra fan e giornalisti, gustandoci lerisposte di Paolo Rossi che, tra risate e cose serie,non ha potuto non confermare la sua particolare egeniale ironia.A rompere il ghiaccio è Giuseppina Manin delCorriere Della Sera, ma pian piano anche alcuni tra ilpubblico si sono fatti avanti, come una ragazza chesenza troppa timidezza gli ha domandato che cosagli avrebbe dovuto dare per portarselo a casa!Giuseppina Manin del Corriere Della Sera. Oggi

la Costituzione è molto di moda, molto attuale,ma due anni fa quando hai iniziato non se neparlava molto. Come ti è venuto in mente di uti-lizzare questo testo per il tuo spettacolo?Paolo Rossi. Diciamo che non ho la “mia stan-

zetta” dove scatta una magia particolare. Io credoche le idee migliori, soprattutto per un teatrante,vengano dalle cose più semplici, spesso le trovoanche per strada. Siccome la mia vita è abbastanzaanormale, cerco di renderla normale quando posso;quindi esco, vado a fare la spesa, prendo la metro,salgo sul tram, mi fermo a chiacchierare per strada,staziono nei bar dove si parla molto e ci si lasciaanche andare, soprattutto nell’ora dell’aperitivo. Equest’idea è venuta proprio da lì come tutte le ideemigliori, sono già in giro, non c’è bisogno di inven-tarsele, si trovano! Anche perché il teatro è unluogo vivo, dove si incontrano persone vive, cheincontrano altre persone vive, che parlano di cose,si raccontano storie. Ed è da qui che si parte, allaricerca di quel qualcosa che portato in teatro acco-muni tutte le facce e le storie che hai sentito.M. Deve essere stato divertente rendere teatrale untesto fatto solo di articoli?R. Si! La scelta stessa della Costituzione è un gestocomico, ma non perché la Costituzione sia comica,intendiamoci. È comica la frattura tra quello che c’èscritto e la realtà che viviamo. Basta prendere unarticolo a caso, leggerlo e scatta la risata ancoraprima che venga elaborato il tema.M. Ci puoi fare un esempio?R. Mah…! Per esempio, il terzo dice che siamo tuttiuguali davanti alla legge, senza distinzioni di razza,religione, ecc... Non è tanto questo che fa ridere,quanto più lo scarto che c’è tra l’articolo e quantosuccede; ma ce ne sono molti altri che diventano

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PAOLO ROSSI HAINCONTRATO IL PUBBLICOPER RACCONTARE IL SUONUOVO SPETTACCOLO. ANCHE NUVOLA HAPARTECIPATO ALL’EVENTO,E IN QUESTE PAGINE VE NERIPROPONE I MOMENTISALIENTI

Paolo Rossi ha di recente incontrato il pubblico per presentare e discutereil suo nuovo spettacolo, Il signor Rossi e la Costituzione.

di CHIARA MARINONI, CRISTIAN [email protected] [email protected]

delle vere e proprie macchine drammaturgiche. Per esem-pio il 17 e il 18, che ci permettono di riunirci, dato preavvi-so, pacificamente, tipo questa sera. Io avviso sempre, mettoi manifesti, la gente avvisa a casa e tutto si svolge alla lucedel sole, non so se mi spiego... Poi c’è il 70, per il quale sec’è qualcosa che non ci è piaciuto, possiamo rivolgere dellelamentele, dare suggerimenti o quant’altro. Senza moltealterazioni e rispettando lo spirito della Costituzione si rie-sce a far scattare il meccanismo del teatro ed è su questoche si muove tutto il mio spettacolo. Dopo di che ogni sera-ta si sviluppa in maniera diversa, perché se io parlo dell’ar-ticolo 6, pensando ai suoi principi fondamentali sulla tuteladelle minoranze linguistiche, è chiaro che a Bolzano si sca-tena movimento in sala. Se a Palermo o a Napoli, parlo del

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lavoro, ovviamente, il discorso va avanti per ore.M. Questo spettacolo ti piace chiamarlo“Assemblea” piuttosto che spettacolo teatrale.Come mai?R. Si, è vero... A differenza degli altri, questo mipiace definirlo un’adunata popolare, un delirioorganizzato, che per me equivale a improvvisare. El’improvvisazione richiede molte regole, esattamen-te come la Costituzione, che è un testo pieno diregole. Non appena parto con l’improvvisazione,nemmeno io capisco se sto parlando dellaCostituzione o se sto facendo teatro. È molto diver-tente!Pubblico. Ciao Paolo! Volevo chiederti… Cosa devodarti per portarti a casa?R. Mmm... Beh, qualsiasi cosa tu mi dia non è chefai un grande affare, comunque vengo anche senon mi dai niente. (Risata di mezz’ora in sala).P. Ok, ora vado con la domanda seria. Prima haidetto che molte idee sono già per strada e chebasta saperle trovare. Tu che vivi a Milano, cosatrovi oggi per strada, cosa capti qua a Milano?R. Milano è una città che ho difeso molto. È comeuna donna non bella, anzi decisamente brutta, manon riesci a spiegare agli amici perché ti piace: ha ilsuo fascino e le sue potenziali attrattive. Dopotanto tempo, però, questa donna è diventata unpo’ arrogante, individualista, non pensa molto ame, si è un po’ arrugginita, ma le voglio bene lostesso.P. Credi che basterebbe farle un lifting?R. “Lifting” è un concetto molto difficile, che puòdiventare un problema per un comico, perché io sodi chi stai parlando: è un mio collega. C’è una rego-la fondamentale nel cabaret, per cui dopo un tot dianni, un attore, un comico, deve cambiare la suacosiddetta maschera, altrimenti sarebbe sempre lastessa solfa… Ecco, diciamo che questo mio collegaha preso questa regola un po’ troppo alla lettera.P. Tu che sei un esperto di comunicazione, comemai i ciarlatani hanno questo grande successo?R. Secondo me tutto parte da un presupposto fon-damentale, che è quello di rincoglionire un popolo,creando dei modelli di comunicazione che a lungoandare dicono tutto e il contrario di tutto. Peresempio, uno fa una battuta, il giorno dopo dice:“No, no, scherzavo!”, il giorno dopo: “No! Però unpo’ lo penso”, il quarto giorno dice: “No! Ma que-sta cosa comunque la pensano tutti gli italiani e iol’ho detta”, o cose del genere... Oppure invertendoil senso delle parole: oggi si parla di missione dipace, poi di azione di guerra, non si capisce bene ladifferenza; ti dicono: “facciamo la guerra preventi-va”... Cosa vuol dire guerra preventiva? Che io devofare preventivamente la guerra a te che presumoessere un terrorista, ma se anche il terrorista ragio-na così allora ti mette la bomba preventiva ancoraprima che tu gli faccia la guerra preventiva. Quindi,

tutta questa confusione nella comunicazione, nellinguaggio, tutta questa propaganda di modellimolto poco morali, che non hanno niente a chefare con il valore dell’uomo, tutto questo ha fattosì, che i ciarlatani avessero fortuna, diventandocome attori. Ormai, quando guardo i politici (e que-sto vale da sinistra a destra), mi rendo conto che unmotto di spirito in un talk show vale molto di più diuna proposta concreta, perché questa è noiosa,richiede pensiero. Una volta le cose erano diverse,perché c’era il Re e il buffone: il Re faceva il Re e ilbuffone il buffone. Oggi il Re vuol fare tutto lui!P. Come pensi che sia cambiata Milano nella suacultura?R. Beh... Io posso parlare per il cabaret. Milano èsempre stata la palestra del cabaret, dell’ilarità edella follia, un posto dove arrivavano attoripazzi/atipici, che proponevano modelli linguistici odi comportamento irripetibili in altre parti d’Italia.Questo ha caratterizzato Milano, rendendola unacittà culturalmente viva dal punto di vista del comi-co. Una volta non c’eranotutte queste televisioni, cen’erano due o tre e primache qualcuno si accorges-se di te potevano passareanche dieci anni. Oggi latelevisione permette aun comico di avere suc-cesso in tre mesi, con treminuti secchi e un tor-mentone ovvio, total-mente diverso dallacomicità. È un’altracosa, una situazioneche all’inizio puòanche non piacere,perché è un esperi-mento, però se lostesso tipo di spettacolo si fosse fattoin un locale sui navigli della vecchia “Milano dabere”, con i suoi frequentatori abituali, ci sarebbestato tutto un altro impatto col pubblico: il comicoha il tempo per sbagliare, correggersi e anche stu-diare il personaggio. Con la TV invece tutto vienesbattuto in faccia alla gente velocemente, bello obrutto che sia, al massimo può essere cambiato unpo’ nella puntata dopo. Secondo me è un po’ unimpoverimento culturale per il cabaret, tant’è veroche oggi quei locali milanesi dove i più grandi arti-sti sono diventati quello che sono, non ci sono più.È rarissimo trovare del cabaret fatto ancora alla vec-chia maniera, nel tuo localino con i frequentatoriabituali, quel cabaret della “Milano del cabaret”,per usare un gioco di parole. E tutto ciò che passaper trend è un riferimento televisivo, una cosa nonpiù studiata o scoperta dal comico magari sulmomento, ma viene gestito da un cast di persone

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che assemblano e organizzano il meccanismo delcabaret televisivo. Comunque, nonostante tutto,non credo che la televisione vada spenta, anzi, a mepiace la televisione, il problema sta nell’equilibriotra le cose.P. La Costituzione è sicuramente il frutto del lavorodi persone di buon senso e di grande cultura chehanno a loro tempo lavorato seriamente per predi-sporre il futuro di un popolo. La domanda è questa:alla luce delle recenti leggi fatte dalle nuove perso-ne, credi che i grandi padri della Costituzione sistiano rigirando nelle tombe?R. Naturalmente! Anche perché c’è sempre pocachiarezza nella comunicazione e nel lavorare dicerte persone: io credo che la gente non compren-da appieno quello che sta succedendo. Quando hoiniziato a fare questo spettacolo, vedevo che la

gente non era preparata; man mano che sonoandato avanti con la tournée, e ormai sono dueanni, ho notato il cambiamento, anche grazieall’impegno di alcuni comuni o alcuni teatri, chedavano un libretto di istruzioni all’ingresso del tea-tro, come per il melodramma. Insomma, ho notatouna crescita di consapevolezza. D’altro canto, laCostituzione italiana, per come è composta, mirende veramente orgoglioso di essere italiano. Ionon sono nazionalista, intendiamoci, eccetto cometutti o quasi in presenza dei mondiali, ma laCostituzione è una poesia sociale che credo in qual-cosa di più del semplice rivoltarsi nella tomba.L’articolo due, cioè il secondo in graduatoria, diceche la solidarietà è un dovere inderogabile nellanostra società e avere un libro di regole che pone

Nelle immagini alcuni momenti della serata in cui Paolo Rossi ha incontratoil pubblico. Foto di Massimo Barbaglia, tratte da www.vivimilano.it

questo concetto subito dopo il primo articolo, beh...Questo mi rende orgoglioso di essere italiano. Peruna persona normale, semplice, la Costituzione è unlibro semplice scritto in difesa degli interessi di tuttie per la salvaguardia di quelli che sono più in diffi-coltà. E se vogliamo approfondire ancora, ti diròche Pericle, che era un comico ateniese del 400 a.C.fondatore dello spirito cabarettistico della democra-zia, diceva che nessuno ad Atene quando si occupadei pubblici affari trascura le proprie vicende priva-te, ma soprattutto, nessuno si occupa dei pubbliciaffari per risolvere le proprie questioni private.Questo è stato scritto nel 400 a.C….P. Volevo chiederti… Perché non dai un contributoun po’ più forte alla sinistra?R. Molti ci chiedono come mai noi comici sembria-

«Molti ci chiedono come mai noicomici sembriamo capire i realibisogni della politica del nostro

popolo e i politici stessi no…Ecco, io credo che se tutti

questi nostri politici passasseropiù tempo in strada capirebbero

molto più in fretta e chiaramente.La politica è un lavoro che si

occupa degli altri e per farlo devifarlo per strada, devi vivere

i problemi veri»

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mo capire i reali bisogni della politica del nostropopolo e i politici stessi no… Ecco, io credo che setutti questi nostri politici passassero più tempo instrada capirebbero molto più in fretta e chiaramen-te. La politica è un lavoro che si occupa degli altri eper farlo devi farlo per strada, devi vivere i proble-mi veri. La politica, per certi versi, è come un giocoe io temo che i signori della sinistra si siano inna-morati molto più delle regole del gioco che non delgioco stesso. Questo non fa bene perché, alla fine,tornando al discorso dell’impoverimento dellacomunicazione, secondo me si ritroveranno allostesso livello di tutto il resto della politica.P. Se ti dovessero chiedere di andare in Iraq a fareuno spettacolo per i nostri soldati, ci andresti?R. No! Andrei in Iraq a fare uno spettacolo pertutti, se poi vogliono venire anche i soldati ben

venga, anche perché quando faccio uno spettacolonon lo faccio mai per un pubblico particolare.Nonostante io faccia la parte del comico di sinistra,amo che vengano persone che la pensano diversa-mente da me, e non solo politicamente, altrimentimi sentirei un po’ come il medico consolatore perchi la pensa come me. E poi, visto ho recitato inpolacco, potrei farcela anche in iracheno.P. Tornando un attimo alla Costituzione, gli articoli33 e 34 parlano del diritto allo studio. Volevo sape-re cosa ne pensi sopratutto di come parecchie volte

questo articolo sembri non esistere…R. Io nel ‘73 facevo lo studente a Ferrara in unascuola pubblica e lottavo per combattere i privilegidelle scuole private. Acqua sotto i ponti ne è passa-ta e ultimamente è tornata anche indietro. Io credoche la scuola sia più importante di tutto. Mi dispia-ce che molto spesso nelle scuole manchino struttu-re, mezzi o attrezzature e si finisca con l’impoverirel’insegnamento che invece potrebbe essere più riccoe più utile a uno studente.P. Per concludere, vorrei chiederti se c’è un altrotesto che ti piacerebbe prendere per uno spettacolocome questo o gli altri che hai già fatto.R. Non saprei, anche perché non è una cosa chedecido in base alla bellezza di un testo. In genere, iltutto parte dal momento in cui riesco a concedermiun po’ di vita normale, quando smetto di essere un

commediante, quando mi mischio alla vita comune,quella semplice, e riscopro tutte quelle realtà equelle particolarità più nascoste, quelle della gentedella strada. Sono quelle le cose vere su cui ragiona-re, ed è in quel momento che trovo idee e spunti.Dopo cerco il modo migliore, il più adatto, per rac-contare determinate situazioni, che possono esseredivertenti o tristi e spesso mi accorgo che hannodelle similitudini con un testo famoso oppure che seraccontate in chiave shakespeariana, possono esserevalorizzate e più divertenti. Il contrario non miviene, non riesco a prendere un testo e a crearci sudelle storie inventate per farci uno spettacolo. Tuttoper me deve nascere dalla vita reale, poi rielaboro iltutto in chiave teatrale, e questo è l’unico modo percomunicare agli altri quello che vedo e come la penso.

«Non riesco a prendere un testo e a crearci su delle storie inventate per farci uno spetta-

colo. Tutto per me deve nasceredalla vita reale, poi rielaboro il

tutto in chiave teatrale»

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