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IL SOLDATO DI ERCOLANO - cisalpina.net · composto da due baltei incrociati tra di loro, uno per il...

Date post: 18-Feb-2019
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AD LOCVTIO AD LOCVTIO AD LOCVTIO AD LOCVTIO COHORS III PRAETORIA Bollettino dell’Associazione Culturale Cisalpina Anno IV N.33 Anno IV N.33 Anno IV N.33 Anno IV N.33 30 GIUGNO MMIX 30 GIUGNO MMIX 30 GIUGNO MMIX 30 GIUGNO MMIX Ci sono voluti 27 anni per vedere pubblicato un rapporto sul cele- bre soldato di Ercolano. Il motivo probabilmente non esiste, forse interessava a pochi una presentazione, o almeno così qualcuno ha pensato. Poi arriva Raffaele D’Amato, nostra conoscenza, e final- mente, dopo foto rubate, illazioni e leggende costruite sul nulla ecco un rapporto completo uscito sul numero di aprile-maggio 20- 09 di Ancient Warfare redatto dall’altra nostra vecchia conoscenza Jasper Oorthuys. Nel 1982 gli archeologi si imbattono in uno dei ritrovamenti più scioccanti mai fatti fino a quel momento ad Ercolano: un gruppo di decine di cadaveri in un solo punto della città. E pensare che fino ad allora avendo trovato pochissimi corpi si era sempre pensa- to che gli abitanti fossero tutti riusciti a fuggire in tempo dal disa- stro del Vesuvio in eruzione. La verità era un’altra, la maggior par- te degli abitanti si era accalcata in riva al mare per prendere le bar- che e scappare verso ovest. La scena raccapricciante che si è mo- strata agli archeologi era quella di una massa di alcune decine di persone attardate a contendersi l’ultima barca, e sorpresi dalla nu- be piroclastica che si è abbattuta su di loro uccidendoli in pochi istanti. Le persone sono state tutte trovate con addosso i loro gioielli più preziosi, chili d’oro e di argento che nell’oblìo degli anni sono mi- steriosamente scomparsi dai depositi della Soprintendenza per cui oggi non ci restano che le foto. Tra questi morti, leggermente staccato dal gruppo, un soldato, mol- to probabilmente un marinaio della flotta militare. Fatto del tutto eccezionale, se non addirittura unico, per questo stupisce una volta di più il fatto che non ne sia stata fatta una pubblicazione completa fino ad oggi. Il soldato è stato trovato con addosso tutto il suo equipaggiamento IL SOLDATO DI ERCOLANO
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Page 1: IL SOLDATO DI ERCOLANO - cisalpina.net · composto da due baltei incrociati tra di loro, uno per il gladio e uno per il pugio, di cui uno dotato di apron apparentemente molto lunghi,

AD LOCVTIOAD LOCVTIOAD LOCVTIOAD LOCVTIO COHORS III PRAETORIA

Bollettino dell’Associazione Culturale Cisalpina

Anno IV N.33Anno IV N.33Anno IV N.33Anno IV N.33

30 GIUGNO MMIX30 GIUGNO MMIX30 GIUGNO MMIX30 GIUGNO MMIX

Ci sono voluti 27 anni per vedere pubblicato un rapporto sul cele-bre soldato di Ercolano. Il motivo probabilmente non esiste, forse interessava a pochi una presentazione, o almeno così qualcuno ha pensato. Poi arriva Raffaele D’Amato, nostra conoscenza, e final-mente, dopo foto rubate, illazioni e leggende costruite sul nulla ecco un rapporto completo uscito sul numero di aprile-maggio 20-09 di Ancient Warfare redatto dall’altra nostra vecchia conoscenza Jasper Oorthuys. Nel 1982 gli archeologi si imbattono in uno dei ritrovamenti più scioccanti mai fatti fino a quel momento ad Ercolano: un gruppo di decine di cadaveri in un solo punto della città. E pensare che fino ad allora avendo trovato pochissimi corpi si era sempre pensa-to che gli abitanti fossero tutti riusciti a fuggire in tempo dal disa-stro del Vesuvio in eruzione. La verità era un’altra, la maggior par-te degli abitanti si era accalcata in riva al mare per prendere le bar-che e scappare verso ovest. La scena raccapricciante che si è mo-strata agli archeologi era quella di una massa di alcune decine di persone attardate a contendersi l’ultima barca, e sorpresi dalla nu-be piroclastica che si è abbattuta su di loro uccidendoli in pochi

istanti. Le persone sono state tutte trovate con addosso i loro gioielli più preziosi, chili d’oro e di argento che nell’oblìo degli anni sono mi-steriosamente scomparsi dai depositi della Soprintendenza per cui oggi non ci restano che le foto. Tra questi morti, leggermente staccato dal gruppo, un soldato, mol-to probabilmente un marinaio della flotta militare. Fatto del tutto eccezionale, se non addirittura unico, per questo stupisce una volta di più il fatto che non ne sia stata fatta una pubblicazione completa fino ad oggi. Il soldato è stato trovato con addosso tutto il suo equipaggiamento

IL SOLDATO DI ERCOLANO

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composto da due baltei incrociati tra di loro, uno per il gladio e uno per il pugio, di cui uno dotato di apron apparentemente molto lunghi, le caligae e una borsa con alcuni oggetti da lavoro come scalpelli, un martelletto e un cuneo di legno. All’altezza della pancia un portamonete con 3 aurei e 15 denari per un valore di 360 sesterzi. Dalle tracce tessili si pensa fosse vestito di una tunica di lana rossa e di un mantello dello stesso colore. Probabilmente il soldato apparteneva alla Classis Praetoria Misenatis di stanza poco lontano, a Miseno, e si può pensare che fosse un carpentiere (faber navalis) per via dei suoi attrezzi. La cosa che stu-pisce è come un carpentiere possa possedere un così ricco corredo bellico, possiamo solo immaginare di cosa allora potessero dispor-re i graduati. L’uomo doveva avere intorno ai 40-45 anni e l’ossatura mostra che faceva un grande uso del suo braccio destro. La ricostruzione dell’assemblaggio dei vari pezzi del fodero del gla-dio e del pugio è stata risolta dal dott. D’Amato che ha identifica-to le borchie rotonde in bronzo non come facenti parte di una delle cinture, ma come ornamento proprio del fodero. Il colore rosso del fodero è oggi perduto, ma al momento del ritrovamento il colore era ancora visibile. Le piastre dei baltei erano in argento come pure i pendenti degli apron.

La cosa che personalmente mi ha più colpito, e ne ho fatto menzio-ne a D’Amato stesso complimentandomi per avere finalmente scrit-to qualcosa sul ritrovamento, è il borsellino delle monete. Per i più potrà sembrare una cosa poco rilevante, ma è da quando ho comin-ciato ad interessarmi alle cose romane che mi sono sempre doman-dato cosa fossero quegli oggetti inseriti tra la cintura e la pancia di molte delle steli romane (foto a lato). Il mistero sembra quindi risol-to, questo soldato romano portava esattamente questo oggetto in cuoio che altro non era che un portamonete, una soluzione sempli-cissima. Purtroppo per ragioni di copyright, non mi e possibile inserire delle scansioni della bellissima ricostruzione che il “solito” Graham Sum-ner ha fatto sintetizzando in una sola immagine l’intero articolo di Raffaele, ma per chi fosse interessato rimando al sito di Ancient Warfare dove è possibile comprare anche i numeri arretrati.

Il punto del centurio

Sul soldato di Ercolano non i rimane che piangere di commozione. Erano anni che cercavo informazioni. Mi ero anche messo a contat-tare le varie soprintendenze trovando persino risposte che negavano di avere mai trovato un soldato a Ercolano. Insomma sembrava l’ennesima barzelletta italiana, fino a che non ne fecero una mostra itinerante che fece saltare fuori qualche notizia. Da allora un susse-guirsi di mezze notizie tra i rievocatori e gli studiosetti dell’ultim’ora come il sottoscritto che finivano però sempre in un “boh”! Il ritrovamento supera per molti versi quello dei corpi trovati nel famoso tunnel di Dura Europos anche e soprattutto perché parlia-no del 79 d.C., ovvero nel pieno fulgore dell’Impero nonché del periodo da noi scelto da rievocare. La cosa che è stata fatta già notare nel paragrafo precedente è l’estrema ricchezza dei pezzi nonostante essi appartenessero ad un “semplice” operaio. Non deve stupire infatti, e, lo ribadisco ancora una volta, il possesso e l’ostentazione di oggetti di lusso era una ca-ratteristica della cultura antica e romana in particolare. Oggi le cose nella nostra cultura sono radicalmente diverse nella forma, ma i-dentiche nella sostanza, oggi non si esibisce “il vestito” e i suoi colo-ri sgargianti, ma si esibiscono marchi diversi su vestiti tutti uguali di colori neri o grigi. Oggi si gira con macchine sempre più grandi e inutili, ieri si spendevano gran parte dei soldi per ornarsi di pesanti cinture in oro e argento.

Sulla fortificazione

dellÊaccampamento (I,XXI) La recluta deve anche apprendere come porre l’accampamento; in

guerra nulla è infatti così utile e così indispensabile. Se l’accampamento

viene disposto in modo corretto, i soldati trascorrono i giorni e le notti al

sicuro al di qua del vallo, anche se il nemico li assedia, quasi portassero con

sé una città munita di mura. (..) (I,XXII) Inoltre l’accampamento deve essere sempre posto (..), in un posto

sicuro, dove via sia abbondanza di legname, di foraggio e di acqua; se è

necessario sostare più a lungo, che si scelga un luogo salubre.

Bisogna anche fare attenzione a che non vi sia vicino una montagna o

un’altura che, se in mano al nemico, possa rappresentare un pericolo. Biso-

gna anche prendere in considerazione che il campo non vada soggetto a

inondazioni e fare grande danno all’esercito. L’accampamento poi deve

essere costruito in ragione del numero dei soldati e dei bagagli: un grande

numero non si trovi stipato in spazi piccoli né che in pochi siano costretti

ad espandersi in una superficie più ampia di quanto sia opportuno.

(I, XXIII) Gli accampamenti devono essere realizzati talvolta in forma di

quadrato, o di triangolo o di semicerchio secondo la caratteristica del luogo

o la circostanza. Inoltre, la porta della Pretoria deve guardare a oriente o

verso il luogo rivolo alla postazione nemica o, se si è in cammino, nella dire-

I misteriosi oggetti rettangolari inseriti tra i baltei e la pancia, non sono altro che portamonete o generici

portaoggetti

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zione verso cui si dirige l’esercito; al di qua di questa le prime centurie,

cioè le coorti, piantano le tende e dispongono gli stendardi con i draghi e le

insegne. La porta cosiddetta Decumana, invece, si trova dietro il quartier

generale; attraverso di essa i soldati che hanno commesso una colpa vengo-

no condotti per essere puniti.

(I,XXIV)Esistono tre modi diversi di fortificare l’accampamento. Infatti

se la situazione non è troppo urgente, si prelevano zolle di terra e con esse

si costruisce come un muro alto tre piedi (90cm) dal suolo, così che davan-

ti si crei un fossato scavato dalla rimozione delle zolle; si improvvisi poi un

fossato largo nove piedi (2,7m) e profondo sette (2,1m). Ma laddove

l’impeto dei nemici sia più pressante, è allora opportuno munire la cinta

di campo con un fossato ben fatto, che sia largo dodici piedi (3,6m) e

profondo nove piedi (2,7m) “sotto la linea” come si dice. Al di sopra poi,

costruiti degli sbarramenti intorno, si raccoglie la terra scavata dai fossati,

che forma un cumulo alto quattro piedi. Ne viene che il fossato è profondo

tredici piedi e largo dodici, sopra di esso vengono piantati pali di legno

molto robusto, come quelli che solitamente trasportavano i soldati. Per

questo lavoro è bene avere sempre a disposizione zappe, sarchielli, cesti e

altri tipi di utensili.

Flavio Renato Vegezio (III sec. d.C.), da “L’arte Romana della

Guerra”

(III, 5) (..) E l’accampamento non lo costruiscono come capita, né su terre-

no disuguale, né tutti vi lavorano, né senza un ordine prestabilito, ma se

il terreno è disuguale viene livellato; l’accampamento viene poi impiantato

in forma di quadrato. L’esercito ha al seguito una gran quantità di fabbri

e di arnesi per la sua costruzione.

L’interno lo dividono in varie file di tende, mentre all’esterno il recinto pre-

senta l’aspetto di un muro, munito di torri a regolari intervalli. (..) Nel

recinto si aprono quattro porte, una su ciascun lato, comode per l’ingresso

delle bestie da tiro e spaziose per le sortite degli uomini in caso di emergen-

za. L’Accampamento poi , è intersecato da strade che s’incrociano ad ango-

lo retto, e nel mezzo pongono le tende degli ufficiali con al centro quella del

comandante, che assomiglia ad un tempio. All’improvviso appare come una

città con la sua piazza, le botteghe degli artigiani e i seggi destinati agli

ufficiali dei vari gradi qualora debbano giudicare in occasione di qualche

lite. Il recinto e tutto ciò che esso racchiude viene costruito in men che non

si dica, così numerosi ed esperti sono quelli che vi lavorano. Se è necessario,

all’esterno si scava anche una fossa profonda quattro cubiti e larga altret-

tanto.

Costruito l’accampamento, i soldati si sistemano in bell’ordine ognuno nel

suo reparto. E anche tutte le altre operazioni vengono da loro compiute con

disciplina e in sicurezza, così ai rifornimenti di legna e di vettovaglie e di

acqua, quanto ne hanno bisogno, provvedono con apposite squadre. Nessu-

no è libero di cenare o pranzare quando vuole, ma si rifocillano tutti insie-

me, e così dalle trombe viene impartito l’ordine di dormire, dei turni di

guardia e di svegliarsi, e non v’è operazione che si compia senza comando.

All’alba, tutti i soldati si presentano ai centurioni, e poi questi alla lor vol-

ta vanno a salutare i tribuni e insieme con costoro tutti gli ufficiali si reco-

no dal comandante in capo; questi, come di consueto, dà loro la parola

d’ordine e le altre disposizioni da impartire ai dipendenti. Comportandosi

con uguale disciplina anche in battaglia, celermente eseguono le conversioni

nella dovuta direzione, e in schiera compatta avanzano o indietreggiano a

comando.

Quando si deve togliere l’accampamento e la tromba ne dà il

segnale, nessuno resta inoperoso, ma appena udito lo squillo tol-

gono dalle tende e preparano tutto per la partenza. Le trombe

danno un secondo segnale di approntarsi: allora celermente cari-

cano i bagagli sui muli e sulle altre bestie da soma e si schierano

pronti a partire come cavalli da corsa alla corda; quindi danno

fuoco all’accampamento sia perché sarebbe facile per loro co-

struirne un nuovo, sia per impedire ai nemici di utilizzarlo. Le

trombe danno la terza volta il segnale della partenza per sprona-

re quelli che per qualche ragione siano in ritardo, si che nessuno

resti fuori del suo posto. (..)

Poi si mettono in moto marciando tutti in silenzio e ordinata-

mente, restando ognuno al suo posto come in battaglia, i fanti

coperti di corazze e di elmi e con una spada appesa a ciascun

fianco (..). I fanti scelti che attorniano il comandante portano

una lancia e uno scudo rotondo, mentre il resto dei legionari un

pilum e uno scudo oblungo e inoltre una sega, un cesto, una pi-

cozza e una scure, e poi una cinghia, un trincetto e una catena,

e cibo per tre giorni; sicché poco manca che i fanti siano carichi

come bestie da soma.

Flavio Giuseppe (I sec.d.C.), “La Guerra Giudaica”

Nella scelta dei brani di questo numero abbiamo deciso di proporre qualcosa che fosse inerente al prossimo meeting che sarà a Sparone. Essendo questo anche un concorso a tema sul “campo” ci è sembrato opportuno riportare due delle tante tracce scritte dagli antichi sulla castrametazio-ne. Forse questi brani non sono tra i più dettagliati, ma sono interessanti perché vi sono alcuni dei temi predomi-nanti dell’organizzazione militare romana. Nel brano di Flavio Giuseppe è sottolineato un pezzo in apparenza poco significativo, ma è uno dei passaggi che fa ipotizzare che non vi fosse un servizio di mensa centraliz-zato e ognuno dovesse provvedere alla propria cucina in modo autonomo. Non esisterebbe il divieto per fare cose se non potessero essere fatte, se ne deduce che non esiste-va un servizio di mensa che potesse disporre in modo e-sclusivo dei viveri.

Soldati romani impegnati nello scavo del fossatum intorno al campo temporaneo (settembre 2005)

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per gli anni scorsi. Ottobre—Battaglia Romani-Celti

È tutt’ora in fase di organizzazione, ma potrebbe venire fuori una grande battaglia. Tra gli organizzatori il nostro amico Cauroviso alias Pierluigi Ferrero.

Link Dedichiamo i link di questo numero al bimillenario di Teutobur-go che per una disgraziata situazione non ci ha visto protagonisti. Alcune foto dal sito ufficiale del Museo di Kalkriese http://www.kalkriese-varusschlacht.de/plugin.php?menuid=254&template=galerie/templates/galerie_front.html&galerie_switch=GALERIE_START&galerie_id=22&getlang=en

Un filmato http://www.youtube.com/watch?v=uB6wrhX6c8o

Anche in Germania hanno il loro guastafeste (http://www.pink-rabbit.org/) http://www.youtube.com/watch?v=Rwz4b9XJKd8&feature=player_embedded

Foto http://www.ndr1niedersachsen.de/veranstaltungen/varusschlacht136.html

http://www.extrafilm.nl/myphotos/photosfromfriend.aspx?albumid=15ff116c-6653-4b73-97d9-39cc483ea31f

Stampa http://chronico.de/erleben/menschenorte/0000522/

Prossimi Appuntamenti 11-12 Luglio –Sparone Torinese

Saremo presenti al 1o Concorso Nazionale dei Gruppi Storici. Quest’anno il tema su cui ci confronteremo sarà “il campo” Settembre—Rivalta di Torino

Ancora da confermare, ma l’appuntamento dovrebbe essere come

Il cancelliere tedesco Angela Merkel posa tra alcuni rievocato-ri romani in occasione del bimillenario della terribile sconfitta

di Varo nella battaglia di Teutoburgo avvenuta nel 9 d.C.

Da notare l’impressione generale dei rievocatori: i colori scuri/spenti sono dominanti e anche parecchio improbabili come il blu-nero dello scudo a destra. L’unica nota di colore è data

dalla cresta rossa, ma non serve a molto a ravvivare l’immagine generale. Si può dire che queste ricostruzioni han-

no sbagliato non sui dettagli, ma sull’impressione generale. A fianco l’immagine coloratissima del centurione del nostro

gruppo.

Il centurione della Cohors III Praetoria visto da Francesco Bonacina (5 anni, nipote del centurione…)


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