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IL SOLE NEWS - Un futuro per tutti i bambini · molto orgogliosi della loro scuola, della...

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Il Sole news - semestrale - Poste Italiane S.p.A - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (con. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Como IL SOLE NEWS n. 32 - giugno 2011
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IL SOLE NEWSn. 32 - giugno 2011

IL SOLE NEWSPeriodico di solidarietà mondiale che racconta e rendiconta le attività in corso in Italia e nel Sud del mondo de Il Sole - Associazione per la cooperazione internazionale e le adozioni a distanza Onlus

Direttore responsabileElena Scarrone

Sede e contatti della direzionevia L. Leoni 2022100 ComoTel. [email protected]

StampaTipografia Banfivia dei Mulini 2522100 Como

Fotografie Archivio Il Sole Onlus

RedazioneElisabetta Maccioni, Greta Pini, Francesca Pozzi, Diego Roncoroni

Hanno collaborato in questo numeroOrnella Lavezzoli, Alvise Orlandini, Dalila Riccobono, Fabio Ronchetti, Maria Spinelli

Un ringraziamento a Buxus Design Studio

RegistrazioneTribunale di Comon. 21/2000 del 8/09/2000

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EDITORIALE

IL viaggio in India mi ha portata ancora una volta a scontrarmi con la complessità di questo Paese. In nessuna parte del mondo il vecchio ed il nuovo sono così presenti e così in contrapposizione tra di loro. Negozi fatiscenti eppure ricolmi di tutto ciò che la moderna tecnologia informatica può offrire,

strade non asfaltate dove il traffico di ogni genere impazza: automobili, jeep, motorini, Ape, ma anche uomini che con una bicicletta risciò trasportano di tutto, sia merci che passeggeri. In alcuni contesti, ancora uomini “cavallo” che, correndo per le strade, trasportano altri uomini. Questi sono solo due degli aspetti contrastanti che si presentano davanti agli occhi del visitatore, ma le grandi città sono piene di questo contrasto, sono continuamente in bilico tra vecchio e nuovo, tra Oriente e Occidente.

In Andhra Pradesh, nei villaggi rurali dove ci sono i nostri bambini è molto più difficile vedere questi cam-biamenti, lì la vita sembra in qualche modo essersi fermata, i ritmi sono più calmi, la donna è ancora molto sottomessa all’uomo, uomini e donne sono ancora “schiavi” di un proprietario terriero che si comporta come gli antichi feudatari. Uno dei pochi cambiamenti che ho notato, a quattro anni di distanza dal mio ultimo viaggio, è stata la maggior consapevolezza raggiunta dai genitori nei riguardi della scuola, un cambiamento importantissimo ed epocale.Si è finalmente capito che la perdita di un guadagno immediato portato da un bambino lavoratore sarà com-pensata in seguito, grazie all’istruzione, da una vita migliore, con maggiori possibilità sia economiche, che di qualità della propria vita e di quella della società circostante.

Ho trovato persone, soprattutto donne, più pronte a lottare per il futuro dei propri figli e ho trovato ragazzi capaci di sacrificio per arrivare ai traguardi che si sono posti, senza per altro sentire la necessità di emigrare in altre Nazioni, proprio perché si rendono conto che l’India è un Paese in continua evoluzione. Nel mio primo viaggio in India mi aveva colpito la rassegnazione, in quest’ultimo sono rimasta piacevolmente sorpresa da questa maggior volontà di fare, di cambiare, pur nel rispetto delle proprie tradizioni.Anche i nostri progetti sono in qualche modo cambiati proprio in base a questa nuova presa di coscienza: sono più dinamici, più partecipati sia da parte dei referenti, che dei beneficiari.Le donne del microcredito, sono parte attiva e non passiva, non si limitano a prendere i soldi e a cominciare una qualsivoglia attività, ma si rendono conto dell’importanza che il loro impatto lavorativo avrà per le loro famiglie, per il loro villaggio, e per la loro dignità di donne all’interno della società. Come ho scritto in pre-cedenza anche i bambini stessi che sono aiutati da Il Sole Onlus, hanno una maggior consapevolezza, sono molto orgogliosi della loro scuola, della possibilità che vien loro data di studiare.

Studiano e si impegnano con tenacia le nostre donne e sono l’esempio migliore di una società in movi-mento con la loro voglia di “emanciparsi”. Ormai dai primi sostegni a distanza sono passati 12 anni e molti dei bambini di allora sono uomini e donne e io, che li avevo incontrati quella prima volta, posso dire con orgoglio di essermi trovata davanti a uomini e donne che hanno raggiunto mete inizialmente impensabili. Certo alcuni di loro fanno ancora gli agricoltori a giornata come i loro padri, ma la maggior parte sta studiando o ha già finito gli studi e raggiunto posizioni diverse.

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Le ragazze, soprattutto non hanno dovuto sposarsi quasi bambine, con tutte le difficoltà che un matrimonio precoce comporta, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Sono delle donne garbate, ma sicure di sé e delle loro potenzialità. Le nostre bambine cresciute sono diventate maestre, infermiere, studiano da dottore o da ingegnere. Credo proprio che sia voi, che ci avete accompagnato nel cammino di questi 12 anni, che noi possiamo essere orgogliosi di questi primi risultati raggiunti.Ed ora alcune considerazioni per farvi apprezzare maggiormente l’India e il rapporto che si crea con questo Paese quando lo conosci.

La frenesia, lo stress non fanno parte di questa gente e proprio questa è una delle loro grandi forze e la moti-vazione che fa sì che molti Occidentali s’innamorino di questo Paese. Gli Indiani danno grande importanza alla qualità della vita, cercando d’essere seppure nella massima indigenza, sereni e felici. È come se questo popolo conservasse l’essenza più profonda del vivere e non volesse lasciarsi inghiottire dall’in-granaggio della modernità. L’India è come se fosse rimasta una delle poche “oasi di pace e serenità”. E forse è pro-prio per questo che una volta che ci sei stato, che hai conosciuto questo Paese ne rimani stregato, perché quello che si compie é un viaggio prima di tutto “interiore”, è un ritorno alle origini dell’uomo, al vivere con semplicità, alla capacità di saper sorridere dinnanzi alle difficoltà. A questo proposito anche il più derelitto degli indiani ha molto da insegnarci.Forse è proprio per questo che pur essendo una Nazione emergente, non ti accorgi quasi di quanti e quali siano stati i cambiamenti nel corso di questo ultimo decennio, la maggior parte degli abitanti vivono ancora la vita riuscendo ad assaporarla anche nelle sue parti più crudeli e riescono a farlo con il sorriso sulle labbra e questo t’impedisce di vedere altro, perché questa è la parte che ti colpisce di più come uomo.

Mi piace concludere con una frase tratta da Un altro giro di giostra, libro di Tiziano Terzani:

“Chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bu-giarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. Si soffre a starne lontani. Ma così è l’amore: istintivo,inspiegabile, disinteressato”.

ORNELLA LAVEZZOLIPresidente Il Sole Onlus

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INDICE

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Editoriale 3

Notizie dal mondo 6

Focus sui Paesi INDIA - La condizione delle donne in India 12

Gli impegni de Il Sole ETIOPIA - Una ricerca scientifica nel Centro Fiori che rinascono: perché? 13 BURKINA FASO - La nascita di un pozzo 14BENIN - Sogni che prendono il via 15ITALIA - La Sicilia che ci accoglie 17ITALIA - Il Sole Onlus in Sicilia 17ITALIA - A scuola di diritti 18

Diari di missione ETIOPIA - Formare per formarsi 20INDIA - La mia prima volta 23INDIA - Immagini della missione in India 24

Il Bilancio 28

La relazione annuale 36

Calendario eventi 40

Costa stiamo facendo 42

Letture consigliate 45

NOTIZIE DAL MONDO

INDIA

Milioni di bambine uccise con aborto selettivo24 maggio 2011

L’aborto selettivo di feti di sesso femminile ha portato l’India ad avere 7,1 milioni di bambine in meno rispetto ai bambini nella fascia di età compresa tra 0 e 6 anni. Uno scarto aumentato di oltre un milione di unità negli ultimi 10 anni, stando a uno studio realizzato dalla rivista scientifica Lancet. Tra il 1980 e il 2010 si stima che dai 4,2 ai 12,1 milioni di bambine siano state abortite a causa del loro sesso. Nelle famiglie indiane che hanno già una bambina, scrive Lancet, sempre più genitori che possono ricorrere ai test prenatali ricorrono all’aborto quando scoprono che il secondo nascituro è di sesso femminile, nella speranza di avere un maschio. “L’aborto selettivo dei feti di sesso femminile è aumentato in India negli ultimi decenni e ha contribuito ad ampliare lo squilibrio nel rapporto tra i sessi”, scrivono i ricercatori. Le bambine da 0 a 6 anni erano 6 milioni in meno nel 2001 e 4,2 milioni in meno nel 1991. Se nel 1990 c’erano 906 bambine ogni 1.000 bambini, nel 2005 erano invece 836 ogni 1.000. Fonte: www.tmnews.it

In India uomo uccide di botte la moglie perché incinta di una femmina 15 maggio 2011

Non poteva sopportare che la moglie 26enne, incinta per la terza volta, partorisse ancora una figlia. Lui, indiano impiegato di una ditta privata di Kurnool, voleva un maschio. Lo aveva sempre voluto. Nascere femmina in al-cune parti del mondo è una condanna. Ed è stata una sentenza di morte per chi la portava in grembo. Dopo aver letto i risultati dell’ecografia della moglie, al sesto mese di gravidanza, è esploso in una furia cieca, assassina. La donna è svenuta sotto i colpi del marito. Quando i genitori l’hanno trasportata in ospedale non c’era nulla da fare. La magistratura ha disposto l’arresto dell’uomo e aperto un’inchiesta sull’istituto. Le leggi indiane vietano, infatti, che venga rivelato ai genitori il sesso del nascituro. L’ultimo censimento nazio-nale ha infatti rivelato che la pratica esistente nelle zone più arretrate di sopprimere le femmine prima o dopo il parto perché considerate “un peso” per la famiglia, ha portato all’allarmante dato della presenza in India di solo 914 donne ogni 1.000 uomini.

Anna Hazare vince la battaglia contro la corruzione28 aprile 2011

Sta forse nascendo una nuova India? Un paese in cui, finalmente, le esigenze di chi è più svantaggiato vengono regolarmente prese in considerazione? Nelle ultime settimane il Subcontinente ha vinto un’altra grande batta-glia: quella contro la corruzione, perché lo sciopero della fame a oltranza dell’attivista gandhiano Kisan Baburao Hazare, detto Anna, 73 anni, ha costretto il governo di New Delhi a firmare in tempi record un accordo con cui ha accettato tutte le richieste di Hazare, impegnandosi quindi a redigere una nuova legge contro la corruzione capace di riformare in maniera radicale i regolamenti rimasti in vigore fino a oggi.

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Inoltre, New Delhi si è trovata costretta ad accettare che la commissione incaricata di preparare il testo della nor-mativa sia composta non solo da politici, ma anche da attivisti. Anna Hazare ama definirsi un fachiro, un uomo senza famiglia, senza ricchezze ne’ proprietà o conti in banca. E’ l’unico uomo, in India, capace di mobilitare le masse e infastidire il governo. E infatti, anche questa volta, centinaia di migliaia di persone lo hanno sostenuto: studenti, persone comuni, ma anche star di Bollywood e Tollywood - la seconda grande industria del cinema dell’Andhra Pradesh - guru, attivisti, designer, e moltissimi indiani della diaspora. E’ da 42 anni che gli indiani aspettano che venga approvato il Jan Lokpal Bill, ovvero la legge anti-corruzione, visto che il problema più grande del Subcontinente è da sempre la corruzione. Si pagano regolarmente mazzette, o “contributi di carità“, per fare qualsiasi cosa: iscrivere i figli a scuola, ottenere un certificato medico e ritirarne uno all’anagrafe, ottenere nei ristoranti un tavolo. La corruzione è una vera e propria piaga nazionale che non risparmia nessuno, nemmeno i politici di alto livello o gli indiani che fanno capo alle caste più elevate. Ma che, allo stesso tempo, nessuno ha mai avuto il coraggio di combattere con determinazione. Tranne Anna Hazare. Fonte: www.panorama.it

L’India prova a dire addio ai delitti d’onore26 aprile 2011

I cadaveri di due giovani di 15 e 17 anni sono stati esposti nel cortile della scuola in cui si erano conosciuti e inna-morati, mostrati alla gente come monito per tutte le coppie che vogliono sposarsi contro il volere delle famiglie. Il loro era un amore impossibile perché apparteneti a due religioni diverse. Altri due fidanzati di caste differenti sono stati torturati con la corrente elettrica e con i coltelli e poi appesi al ventilatore di casa dal padre e dallo zio di uno dei due. Deepak e Teena, invece, hanno preferito porre fine al loro amore proibito buttandosi sotto un treno. Tre fratelli vendicativi hanno ucciso le rispettive sorelle colpevoli di essersi unite a uomini di caste differenti, esponendolì così agli insulti di tutto il villaggio. Questi terribili fatti di cronaca potrebbero definitivamente scomparire dalle pagine dei quotidiani del Subcon-tinente se la Corte Suprema dell’India riuscirà ad avere la meglio sui consigli degli anziani che, nei villaggi, incoraggiano e qualche volta impongono agli abitanti di conformarsi alle tradizioni che regolano queste piccole comunità da decenni. Gli attivisti sostengono, infatti, che ancora oggi venga commesso almeno un “delitto d’ono-re” ogni quattro giorni, in cui vengono brutalmente linciati giovani la cui unica colpa è quella di appartenere a caste diverse o di non credere nella stessa religione. Gli stati più colpiti sono Punjab, Haryana e Uttar Pradesh, anche se negli ultimi anni questi tipi di delitti si sono moltiplicati anche a New Delhi. L’India non può più tollerare che vengano commessi “atti barbarici e vergognosi omicidi da persone dalla mentalità feudale che nella maggior parte di casi restano addirittura impuniti. Per riuscirci, i giudici della Corte hanno chiesto alle amministrazioni locali e alla polizia di assicurarsi che tutte le coppie composte da persone di caste o religioni diverse non siano perseguitate o sottoposte a violenze, sottoli-neando quanto i matrimoni inter-casta dovrebbero, al contrario, essere incoraggiati perché potrebbero aiutare il paese a smantellare il sistema delle caste. Chi non rispetterà gli ordini della Corte verrà immediatamente sospeso dall’incarico. Fonte: www.panorama.it

Epidemia di suicidi tra gli agricoltori. A rovinarli sono gli Ogm e i debiti8 aprile 2011

Sono duecentomila gli agricoltori che si sono suicidati in India negli ultimi dieci anni: colpa del cambiamento climatico, che nel subcontinente conosce una sorta di drammatica “prova generale”, di una siccità durata dieci anni, ma anche della diffusione a tappeto degli ogm. La cifra, che lascia sgomenti, è una estrapolazione dei dati ufficiali, ma secondo il giornalista Palagummi Sainath, che si occupa da anni di temi della povertà, il fenomeno

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ha assunto le dimensioni di una vera epidemia, e il numero degli agricoltori che decidono di concludere tragica-mente la propria vita (spesso ingerendo pesticidi, una fine orribile) è molto superiore: talvolta ad uccidersi sono diversi membri della stessa famiglia. L’indebitamento con gli strozzini e la perdita del raccolto sono le motivazioni più frequentemente addotte dalle famiglie dei suicidi; ma le cause dell’impoverimento sono molteplici. Circa la metà dei casi si sono registrati nei cinque stati della fascia cotoniera dell’India centrale (Maharashtra, Karnataka, Andhra Pradesh, Madhya Pradesh e Chhattisgarh), dove il prezzo della produzione, in termini reali, è un dodicesimo di quello che era 30 anni fa. Secondo la scienziata ambientalista Vandana Shiva il fenomeno ha avuto inizio nel 1997, quando il governo indiano ha eliminato i sussidi alla coltivazione del cotone, e contemporaneamente sono state introdotte su larga scala semenze geneticamente modificate. La Shiva punta il dito contro la Monsanto, il colosso dell’agricoltura biotecnologia, che ha reso i produttori dipendenti da pesticidi e fertilizzanti chimici. La Monsanto respinge le critiche, addebitando solo ai cambiamenti climatici i danni alle coltivazioni. Le accuse alla Monsanto. Ma secondo gli ambientalisti il cotone bt della Monsanto, modificato con il gene del Bacillus Thuringensis per renderlo resistente ai parassiti, non ha funzionato. La pianta non resiste agli attacchi dei più comuni parassiti e richiede dosi massicce di pesticidi. La qualità della fibra di cotone prodotta dalle piante transgeniche è scadente, e questo fa crollare il suo valore di mercato. Lo stato dell’Andhra Pradesh, che da solo produce più del 62% del cotone dell’India, ha vietato alla Monsanto di promuovere e commercializzare le sue varietà di cotone bt e di compiere sperimentazioni in campo aperto sul proprio territorio, chiedendole di risarcire gli agricoltori: ma la multinazionale biotecnologica si è rifiutata di farlo. Nelle regioni della fascia cotoniera si vedono interi villaggi fantasma, abbandonati dalla popolazione che migra verso i centri urbani alla ricerca di lavoro e di cibo: e tra questo esercito di miserabili ha facile presa la dipenden-za da alcool e da eroina, un fenomeno drammaticamente in aumento. Significativo il fatto, scrive il giornale on-line Indika 1, che i coltivatori indiani non si tolgano la vita in modo uni-forme durante l’anno, ma in periodi legati all’andamento della produzione agricola. Il primo picco è tra gennaio e febbraio, quando cercano di vendere i raccolti e si rendono conto che i prezzi di mercato sono calati, oppure che la produzione è scesa, per cui quello che guadagnano non basta a pagare i debiti (e gli interessi a tassi da usura) contratti l’anno prima. Ci si uccide con gli antiparassitari. La seconda ondata di suicidi avviene tra aprile e maggio, nel periodo in cui servono soldi per acquistare sementi e attrezzature, e per pagare affitti; infine l’ultimo picco si concentra tra settembre e ottobre, quando le piante sono cresciute e i contadini si riforniscono di pesticidi per preservare i raccolti dalle aggressioni degli insetti, finendo poi per togliersi la vita usando gli stessi antiparassitari come veleno. Fonte: www.repubblica.it

BURKINA FASO

Vanno avanti da settimane le manifestazioni che hanno portato la popolazione a criticare violentemente l’opera-to del governo del presidente Blaise Compaoré, al potere da 24 anni. Le proteste anti-governative stanno guada-gnando spazio, e Ouagadougou continua ad essere teatro di manifestazioni brutalmente represse dalla polizia.

IL BURKINA IN GINOCCHIOQuella che era iniziata come protesta studentesca, ora sembra trasformarsi in un movimento di protesta nazio-nale in Burkina Faso. Decine di soldati del reggimento presidenziale del Burkina Faso si sono ammutinati la notte fra il 14 e il 15 Aprile a Ouagadougou, la capitale, e si sono riversati nella strade sparando in aria per diverse ore.

IN PRIMO PIANO

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Gli ammutinamenti si diffondono nelle caserme di tutto il paese e secondo fonti militari è stata saccheggiata la residenza del generale Dominique Diendierè, Capo di Stato Maggiore del Presidente.I soldati si sono ribellati per il mancato pagamento di una indennità di alloggio che era stata loro promessa. Solo poche ore prima dell’ammutinamento, decine di migliaia di burkinabè avevano manifestato contro il carovita: all’origine del sollevamento ci sono infatti questioni essenzialmente economiche. Decine e decine di commer-cianti hanno voluto manifestare contro la decisione del Sindaco Seydou Zagre, membro del partito al potere, di chiudere una quarantina di negozi che non avevano pagato le tasse. In pochi giorni la rivolta si è estesa a quattro città nei pressi della capitale. Le manifestazioni che si diffondono in Burkina Faso sono un sintomo della grande povertà della popolazione, che non è in grado di far fronte agli aumenti dei prezzi. La crisi economica è forte e i burkinabé vogliono una più equa distribuzione delle ricchezze del paese, attualmente controllate da un clan privilegiato vicino al potere.Le proteste hanno già assunto in diverse occasioni dei contorni violenti e hanno coinvolto tanto i militari quanto gli studenti, e potrebbe addirittura continuare a rafforzarsi coinvolgendo altre parti della società. Probabilmente anche ispirate dal successo e dalla visibilità dei movimenti di protesta nell’Africa del Nord ed in Medio Oriente, queste forze sembrano unirsi in un’alleanza contro il regime di Compaoré. La rabbia ormai esplosa nelle piazze non sembra placarsi, nonostante il coprifuoco decretato dal Presidente, che ha sciolto il governo e rimosso dal loro incarico due importanti capi dell’esercito e sostituito sia alcuni ministri che il Capo dello Stato Maggiore e il capo della guardia presidenziale.

MISERIA E CORRUZIONE: UN COCKTAIL ESPLOSIVOLe rivendicazioni salariali dei militari sono una delle tante facce di una situazione esplosiva a causa della grande povertà della popolazione. Una conseguenza sia della crisi economica sia della corruzione ai vertici dello stato. Il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri al mondo, con un’economia che si basa soprattutto sull’agricoltura. In questo momento la coltura principale, il cotone, di cui il paese è il primo produttore in Africa, è in crisi a causa della dura concorrenza del cotone americano. Anche il conflitto politico in Costa d’Avorio ha contribuito ad affos-sare l’economia burkinabè perché, in mancanza di un accesso al mare, buona parte dei generi di prima necessità passano per la Costa d’Avorio, i cui porti sono stati a lungo inservibili. Di conseguenza i consumatori hanno dovuto fare i conti con l’inflazione, che ha innescato le proteste contro il carovita. I burkinabè denunciano anche la corruzione ai vertici dello stato, che ha creato un abisso tra l’elite dei privilegiati e le masse impoverite.

PROSPETTIVECompaoré si era impegnato a rispondere alle esigenze degli ufficiali dell’esercito e a cercare di affrontare i pro-blemi sollevati dai sindacati irritati dal costo della vita. Egli ha spesso ricoperto il ruolo di mediatore nell’Africa Occidentale, ma la sua immagine di peace-maker è ora offuscata e la sua posizione indebolita anche agli occhi dei paesi vicini. Inoltre, agli occhi dei militari, la sua posizione potrebbe ulteriormente aggravarsi a fronte della “mossa pericolosa” che ha compiuto assumendo il ruolo di capo della difesa il 21 aprile scorso. Il Presidente ha ancora spazio di manovra, a patto che egli affronti i problemi della impunità e i problemi economici del paese.

Aprile - maggio 2011Fonte: www.ilcaffegeopolitico.net

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BENIN

Ostetriche più preparate ai rischi post parto12 maggio 2011

I rischi del parto non finiscono col pianto del neonato; in Benin come in tutto il mondo è il terzo stadio del tra-vaglio la causa più comune di morte materna. Per aiutare le ostetriche a gestire in modo adeguato il periodo che va dal primo vagito all’espulsione della placenta, il governo di Cotonou ha lanciato un programma di formazione tecnica in 24 distretti sanitari. In un Paese in cui, stando ai dati del locale ministero della Sanità, muoiono 397 donne ogni 100mila parti, il 25% delle quali a causa di emorragie post parto, il governo ha ritenuto indispensabi-le introdurre ‘la tecnica canadese per una gestione attiva del terzo stadio del travaglio’ con cui, come ha spiegato il direttore per la salute materna del ministero, René Daraté, “si rende più agevole la fuoriuscita della placenta, contribuendo in modo significativo alla prevenzione delle emorragie”. Oltre al piano di formazione, rivolto sia a strutture pubbliche sia private, Darate’ ha fatto sapere inoltre che è in corso una valutazione a livello nazio-nale sullo stato dell’ostetricia di emergenza e sulle esigenze neonatali, che fornirà “un’immagine più chiara dei progressi del Benin sulla strada per il raggiungimento degli Obiettivi Onu di sviluppo del Millennio sulla salute materna”.Fonte: www.agi.it

La coalizione di Bonu Yayi vince le elezioni legislative in Benin7 maggio 2011

Il partito presidente del Benin Bonu Yayi ha vinto le elezioni legislative tenute il 30 aprile scorso a due mesi dal successo che il capo dello stato ha conseguito al primo turno nelle presidenziali del 13 marzo. Secondo i dati provvisori resi noti ieri sera, la coalizione ‘Force cauri’, lo schieramento che fa capo a Yayi, ha ottenuto 41 degli 83 seggi del parlamento mentre i suoi alleati se ne sono aggiudicati altri 11: Yayi, che ha 58 anni, disporrà così di una maggioranza assoluta nella nuova assemblea. Il Benin, 9 milioni di abitanti, è uno dei maggiori produttori di cotone del continente africano ed ha una lunga tradizione democratica.Fonte: www.unionesarda.it

ETIOPIA

Il primo ministro etiopico, Meles Zenawi, avverte gli “elementi destabilizzanti” e punta il dito contro l’Eritrea8 aprile 2011

Chiunque prenda parte a quello che è stato definito un “complotto per incitare proteste e terrore dovrà pagarne il prezzo!”. Il messaggio del premier etiopico, Meles Zenawi, è chiaro. Pur non riferendosi, nello specifico, ad alcun “complotto”, Zenawi si rivolge al Medrek, principale coalizione di opposizione, in occasione della sua relazione semestrale di fronte al parlamento. Parole durissime, quelle pronunciate dal premier etiopico, che non ha esitato a chiamare in causa antichi nemici, l’Eritrea, e nuovi, l’Egitto.Nonostante la repressione messa in atto durante le scorse elezioni, nel 2010, l’opposizione in Oromia fa ancora paura alla maggioranza di governo, che, ancora di più, teme un contagio delle rivolte popolari che hanno scon-volto il Nord Africa. Una campagna avviata su Facebook e sui più importanti social network, invita, infatti, da settimane, la popolazione a protestare in una grande manifestazione indetta il prossimo 28 maggio, ricorrenza del 20° anniversario della presa del potere del Fronte Rivoluzionario del Popolo Tigrino, oggi partito al potere.

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Negasso Gidada, uno dei membri del Medrek, ex presidente dell’Etiopia, ha negato ogni coinvolgimento del pro-prio partito nelle manifestazioni previste il prossimo mese. Gidada ha accusato Zenawi di voler sopprimere il dissenso, intimidendo e demonizzando l’opposizione e i paesi vicini. In realtà l’uomo forte dell’Etiopia è andato ben oltre le minacce: ieri, un portavoce del governo ha fatto sapere che 121 persone, arrestate lo scorso mese di marzo, saranno processate per attività terroristiche. Un’accusa che permetterà, di fatto, la loro detenzione a tempo indeterminato. Il discorso del premier al parlamento sembra mettere fine, se non altro con le parole, alla “pace armata” siglata con l’Eritrea nel 2000, ad Algeri, dopo una sanguinosa guerra di posizione durata 2 anni. “Noi dobbiamo aiutare il popolo eritreo a rovesciare il regime dittatoriale” ha detto Zenawi in un atto di provocazione senza precedenti contro il dittatore eritreo Isaias Afwerki. “Non abbiamo intenzione di invadere il paese - ha precisato Zenawi - ma dobbiamo estendere la nostra influenza e, se il governo eritreo pensa di attaccarci, risponderemo proporzional-mente”.Forte del sostegno statunitense nell’area, Zenawi non ha mancato di indicare l’Egitto tra coloro che sostengono i nemici interni. All’origine delle tensioni tra i due paesi: l’accordo per la spartizione delle acque del Nilo. Un accordo del 1929, ereditato dall’amministrazione britannica di Sudan ed Egitto, che assegnava gran parte delle acque del fiume proprio ai due paesi. Una revisione del trattato, a cui non hanno, però, partecipato né Khartoum, né il Cairo, ha permesso al governo etiopico di annunciare la costruzione di una nuova mega diga sul Nilo Azzurro, un progetto del valore di oltre 3 miliardi di euro, assegnato all’azienda italiana Salini Costruttori. La Millennium Dam, questo il nome della diga, dovrà entrare in funzione nel 2014 e sarà in grado di produrre 15.000 GWh all’anno: l’equivalente di sei centrali nucleari.Il premier, dunque, mostra all’opposizione la posta in gioco. Sullo stesso piatto convergono lo sviluppo interno e il prestigio internazionale e Zenawi non ha nessuna intenzione di permettere che alcuno - paese, gruppo ribelle o movimento popolare - “disturbi” questo processo.Fonte: www.nigrizia.it

L’Italia non finanzia la diga Gibe III24 maggio 2011

Il ministero degli esteri italiano non concederà alcun prestito al governo etiopico per la realizzazione della con-troversa diga di Gibe III, sul fiume Omo. La cooperazione, quindi, non staccherà il previsto assegno di 250 milioni di euro, a copertura parziale del miliardo e mezzo necessario per far sorgere lo sbarramento.La comunicazione formale è stata ricevuta dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale (Crbm) da parte delle autorità ministeriali nella quale si afferma che «...in ogni caso la procedura di concessione del credito d’aiu-to di cui in oggetto si è interrotta. Il governo etiope ha infatti rinunciato a dare ulteriore seguito alla richiesta di finanziamento a credito d’aiuto del progetto idroelettrico in esame».Come scrive in un comunicato Crbm, «la Farnesina è solo l’ultima delle entità che rinunciano a partecipare al progetto, attualmente in fase di realizzazione e che vede il coinvolgimento dell’impresa italiana Salini. Nei mesi scorsi già la Banca Mondiale, la Banca Europea per gli Investimenti e la Banca Africana di Sviluppo avevano deciso di non finanziare il mega impianto idroelettrico. Sebbene queste istituzioni non abbiano espressamente indicato le nefaste conseguenze del progetto come moti-vazioni del loro mancato aiuto, è più che probabile proprio gli impatti socio-ambientali siano alla base della loro decisione». Qualora completata, infatti, la diga di Gibe III devasterebbe l’ecosistema della valle dell’Omo e del lago Turkana, in Kenya, mettendo a rischio la sicurezza alimentare di non meno di 500mila persone. Fonte: www.nigrizia.it

Segui gli aggiornamenti sul nostro sito www.ilsole.org nella sezione “News dai Paesi”

FOCUS SUI PAESI

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INDIADurante la missione di gennaio 2011 la Presidente Ornella Lavezzoli ha incontrato la referente locale dei progetti de Il Sole Onlus in India Vara Kumari La condizione delle donne in India

N onostante la Costituzione abbia parificato i diritti delle donne e degli uomini, nella fami-glia indiana il nascere femmina viene ancora

considerata una grande calamità. La femmina è un costo e non sarà mai di aiuto alla famiglia in quanto apparterrà in futuro alla famiglia del marito. La fem-mina nescessita della dote e spesso i genitori sono costretti ad indebitarsi per garantirne il pagamento. La società indiana è fortemente maschilista. Per stra-da non si vedranno mai (se non forse nelle grandi cit-tà più moderne) ragazzi e ragazze camminare mano nella mano o scambiarsi una qualsiasi effusione. La scelta del marito e della moglie viene ancora fatta dai rispettivi genitori. Questa prassi è accettata dai figli, i quali sono convinti che i genitori faranno certa-mente per loro la scelta migliore, conoscendoli meglio di chiunque altro.Nelle case della “borghesia” indiana, specialmente nei villaggi, difficilmente marito e moglie si siedono a mangiare insieme: prima le donne servono il pasto ai loro uomini e poi mangiano.Le donne dalit, proprio perché considerate di casta in-feriore, non hanno spesso diritto alla scolarizzazione e vengono quindi vessate in ogni modo. Sono spesso schiave della volontà dei loro uomini, anche se, per la maggior parte dei casi, sono loro che lavorano e portano a casa un misero salario, che consente la sopravvivenza dell’intera famiglia.Circa il 60% delle donne dalit lavora nei campi. Gli uomini sono molto spesso alcolisti, che sfogano sulle loro donne gli effetti dell’alcol.Insieme alla Cina, l’India è uno dei paesi dove il numero dei maschi supera nettamente quello delle

femmine e questo perché ancora oggi, oltre all’aborto selettivo, si pratica in alcune regione l’infanticidio delle bambine.Quando una donna rimane vedova e non ha quindi più la protezione di un marito, non viene più considerata in nessun modo né dalla società, né dalla famiglia. Circa il 60% della popolazione femminile non è alfa-betizzato contro il 40% della popolazione maschile.Vara ha avuto la fortuna di nascere da un padre che pur essendo profondamente attaccato alle tradizioni, ha avuto l’opportunità di viaggiare e conoscere altre culture e abitudini di vita. Non ha esitato quindi ad “adottare” il marito di Vara e a fare in modo che entrasse a fare parte dalla famiglia della sposa e non viceversa. Nonostante l’apertura mentale del padre di Vara lo sposo è stato scelto dai genitori ed il matri-monio è stato celebrato quando lei aveva 18 anni e il marito 21.La nostra referente ha avuto la possibilità di studiare, di viaggiare, anche non accompagnata, cosa abba-stanza inusuale per una donna della casta dei Dalit.

ORNELLA LAVEZZOLI

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GLI IMPEGNI DE IL SOLE

ETIOPIAIl Centro Fiori che rinascono è stato ufficialmente aperto nel gennaio 2002 ad Addis Abeba, e ci stiamo avvicinando ai 10 anni di attivitàUna ricerca scientifica nel Centro Fiori che rinascono: perché?

Nel corso di questi anni sono moltissime la bambine e bambini vittime di violenza sessuale la cui vita ha ripreso un corso

accettabile, con un significativo miglioramento delle condizioni di salute fisica e psicologica, ripresa della scuola, reinserimento sociale, possibilità di imparare e ottenere un lavoro. L’evidenza del cambiamento si mostra nel sorriso, nei risultati scolastici conseguiti, nella gratitudine delle famiglie. Ma tutto questo non ci deve bastare. Un progetto come Fiori che rinascono con una specifica elevata professionalità e complessità, necessita anche di una valutazione di efficacia altrettanto complessa. Inoltre, poiché Il Sole Onlus vuole replicare questo tipo di intervento in altri paesi, con i dovuti adatta-menti locali, è ancora più importante verificarne più precisamente l’efficacia.Per questo motivo abbiamo stipulato una convenzio-ne con la prof.ssa Cristina Riva Crugnola del Dipar-timento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano - Bicocca per la creazione di una ricerca scien-tifica, che valuti l’effettivo miglioramento psicologico delle bambine e bambini, attraverso la misurazione di alcuni sintomi psicologici in tempi successivi. Abbiamo perciò definito le aree che ritenevamo im-portanti da indagare, gli strumenti con cui effettuare le valutazioni e compiuto una missione apposita con la dott.ssa Maria Spinelli, del Dipartimento di Psico-logia dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca, che ha fatto un training allo staff locale sui contenuti e gli strumenti da utilizzare. La trasmissione delle competenze allo staff locale è uno degli obiettivi de Il Sole Onlus, un investimento nel futuro che è la vera

ricchezza di quello che vogliamo trasmettere. Come per ogni progetto di ricerca aspettiamo con trepidazione i risultati, che però saranno tanto più significativi quanto più saremo in grado di continuare la ricerca nel tempo, con un follow-up a lungo termine e questo raddoppia il nostro impegno con il Progetto Fiori che rinascono: non solo un impegno a fare, ma anche a verificare scientificamente nel tempo l’effica-cia del nostro “fare”. I risultati iniziali e quelli successivi verranno ovvia-mente condivisi con tutti gli amici e sostenitori de Il Sole Onlus. Il nostro obiettivo ambizioso è quello di poterli anche condividere con la comunità scientifica nazionale e internazionale.Per poter garantire e verificare l’elevata professiona-lità del nostro intervento abbiamo ancora una volta bisogno della vicinanza e del sostegno degli amici de Il Sole Onlus.

ALVISE ORLANDINI

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Parliamo spesso dei pozzi che costruiamo, grazie al sostegno di molti donatori. In particolar modo negli ultimi tre anni Polti S.p.a. ha finanziato la

costruzione di pozzi nei villaggi di: Sahongo, Tangseiga e, quest’anno, Koumlèla Naponé.Tre villaggi in cui Il Sole Onlus opera già da tempo, attraverso i sostegni a distanza e la realizzazione di progetti di sviluppo (banche di cereali, mulini, scuole, centri di formazione per le donne, erogazione di micro-credito e, appunto, pozzi).Ma quali sono le attività necessarie alla realizzazione di un pozzo, quali le premesse imprescindibili e le conseguenze utili?Proviamo a farvi entrare nel mondo, un po’ tecnico e un po’ meccanico, della cooperazione, grazie al quale l’acqua diventa accessibile a molti.Le attività che portano alla realizzazione finale di un punto d’acqua sono tante.Come prima cosa si prevede la firma di un protocollo d’accordo con l’autorità locale competente in materia di gestione dell’accesso all’acqua potabile (munici-palità). In pratica, la rappresentante locale de Il Sole Onlus, Valerie Kafando, prende contatto con le autorità locali al fine di siglare, nel più breve tempo possibile, il protocollo d’intesa per la regolamentazione dell’acces-so all’acqua locale. Secondo la filosofia operativa de Il Sole Onlus, infatti, l’acqua è un bene comune pubbli-

co e come tale deve essere gestito sulla base di accordi condivisi.Una volta siglato il protocollo d’accordo con le autorità locali competenti, inizia una seconda fase che prevede due attività, la rilevazione geofisica per selezionare il punto dove scavare per creare il pozzo e l’analisi della qualità dell’acqua. Queste attività generalmente richiedono alcuni mesi.Nei dettagli: un’equipe di tecnici selezionata dalla referente locale de Il Sole Onlus si reca nel villaggio in cui, insieme alla comunità locale, si decide di costruire un pozzo, per effettuare gli studi relativi alla rilevazio-ne del punto d’acqua sotterraneo e del luogo migliore in cui far sorgere il punto d’acqua. I risultati di tali rilevazioni vengono indicati in un apposito rapporto tecnico che permette poi di effettuare le forazioni nei punti che maggiormente garantiscono la presenza di acqua potabile.A completamento della prima fase di rilevazioni del terreno si effettuano le prime forature (a un massi-mo di 90/100 metri di profondità), necessarie per l’individuazione della sorgente d’acqua. Le operazioni, tuttavia, in prima battuta, possono dare esito negativo. Si prosegue quindi con le forature fino al raggiungi-mento della sorgente.Il monitoraggio sul terreno è garantito dagli animatori locali de Il Sole Onlus che verificano il corretto anda-mento dei lavori attraverso visite sul campo che avven-gono con cadenza settimanale. I contatti con la ditta responsabile degli scavi sono tenuti dalla referente nazionale de Il Sole Onlus che è, a sua volta, in stretto contatto con l’ufficio progetti dell’Associazione a Como.Una volta individuata la sorgente d’acqua i lavori proseguono con un’altra importante attività: la sele-zione di persone per la preparazione dello scavo. La maggior parte di queste, sono donne. Sono loro, infatti, a garantire la pulizia e la preparazione del terreno pre-cedente la posa degli scavi e ad assicurare il trasporto di materiali utili per l’avvio della costruzione del punto d’acqua. Dopo la preparazione prende avvio l’attività vera e propria di scavo del pozzo.

BURKINA FASOQuali sono le attività necessarie alla realizzazione di un pozzo in Burkina Faso, quali le premesse imprescindibili e le conseguenze utili?La nascita di un pozzo

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Tale attività viene effettuata seguendo criteri di effica-cia ed efficienza che prevedono l’utilizzo di materiali locali;l’utilizzo di una tecnologia semplice, facilmente riparabile in caso di guasti e la cui manutenzione non preveda particolari competenze tecniche; l’utilizzo di sistemi di raccolta dell’acqua dispersa che potrà così essere utilizzata per gli animali. A seguire si preve-dono altre importanti attività rivolte, in particolar modo, alla gestione del pozzo da parte della comu-nità locale. In particolare si procede alla selezione di un gruppo di partecipanti al comitato di gestione pubblica del punto d’acqua (in genere formato da: 40% uomini, 60% donne). Alla selezione segue una formazione mirata per la gestione pubblica del punto d’acqua e la costitu-zione del comitato che dovrà, negli anni, occuparsi della manutenzione del pozzo, di decidere le quote che ogni famiglia dovrà versare per l’acqua e la sua gestione. Queste ultime attività diventano l’indice di valutazione utile a capire l’effettiva sostenibilità

dell’intervento e la sua effettiva ricaduta sulla comu-nità, in termini, soprattutto, di responsabilizzazione al bene – acqua.La metodologia su cui si basa tutta l’evoluzione del progetto è assolutamente partecipativa, ogni abitante del villaggio è soggetto attivo nella costruzione di un pozzo. La costruzione di un punto d’acqua significa tanto in particolar modo per mamme e bimbi dei villaggi, poiché evita loro numerosi chilometri a piedi per procacciarsi acqua e regala quindi tempo e energie da dedicare allo studio ai primi e ore preziose per curare i figli alle seconde. Speriamo di aver dato qualche elemento in più per capire quanto lavoro si nasconda dietro le parole pro-getto di cooperazione allo sviluppo, e, in questo caso, anche dietro all’importanza dell’acqua che, spesso, risulta facile considerare scontata.

FRANCESCA POZZI

BENINRaggiunta la cifra necessaria ad avviare Sogni da riaccendere,la nuova sfida per la Tutela dei bambini vittima di violenza sessualeSogni che prendono il via

I primi di maggio il progetto Sogni da riaccendere ha preso ufficialmente avvio. Grazie al sostan-zioso supporto di Lisa S.p.a. di Veniano (Co) e

di tutti gli altri sostenitori che nel corso degli ultimi mesi hanno creduto ne Il Sole Onlus e nella nuova progettualità avviata in Benin, Le prima attività realizzata è l’apertura e gestione di una Casa Famiglia per ragazze madri, vittime di violenza sessuale. Già alcune giovanissime ragazze (l’età media è pressappoco 14 anni) sono ospiti all’in-terno della struttura, insieme ai loro bimbi, e possono usufruire dell’accoglienza e della cura del personale appositamente formato, che lavora con noi al pro-getto. Oltre all’assistenza le giovani potranno essere seguite psicologicamente, il trauma di una gravidanza in così giovane età, e frutto di violenza, lascia segni indelebili, inibendo, completamente, una bambina che si ritrova mamma.L’apertura della Casa Famiglia è una necessità riscon-

trata grazie alla presenza capillare di IFMA- Institut des filles de Marie Auxiliatrice -, partner locale de Il Sole Onlus, nei quartieri di Cotonou, limitrofi al Grand Marché di Dantokpa. Le ragazze madri, vittime di violenza sessuale, vivono in condizioni di estrema emarginazione e povertà. Oltre a essere ghettizzate per via della violenza subita, vengono rigettate dalla società anche a causa della gravidanza non voluta. Per quanto riguarda l’ospitalità, all’interno della Casa Famiglia si possono ospitare non più di 8/10 ragazze madri alla volta e il tempo previsto per l’ospitalità non può eccedere l’anno di permanenza. Questo per evitare di creare situazioni di privilegio che rischiano di scivolare nel mero assistenzialismo. Inoltre, alle ragazze madri verrà proposto di seguire corsi professionali di pasticceria, panetteria, cucina, produzione di sapone. Verrà inoltre, per le più merite-voli, garantita l’erogazione di un microcredito

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necessario per avviare microattività generatrici di reddito in grado di reinserire socialmente e profes-sionalmente le ragazze madri.Altra fondamentale attività del progetto Sogni da riaccendere è la creazione e il consolidamento di una Rete di attori istituzionali (quali Associazioni ed enti presenti sul territorio) competenti in materia di promozione e tutela dei diritti dell’Infanzia. Compito di tale Rete è quello di creare buone pratiche, docu-menti standard e protocolli d’intervento condivisi. La Rete rende, inoltre, possibile le fondamentali atti-vità di sensibilizzazione degli operatori di strada del progetto che, attraverso manifesti e T-shirt, spiegano a bambini e genitori, in particolar modo nella zona del Grand Marché di Dantokpa, la possibilità di rivol-gersi a IFMA, in caso di violenze e abusi, creando così le premesse necessarie per farsi aiutare e supporta-re. All’interno delle attività della Rete, inoltre, verrà dato particolare rilievo alla creazione di sinergie con le ONG sia locali che internazionali che si occupano del tema della tutela del diritto all’identità, al fine di promuovere azioni congiunte di sensibilizzazione e promozione dell’iscrizione all’anagrafe come stru-mento di garanzia giuridica per il rispetto e il pieno godimento dei diritti del bambino, di tutti i bambini.Queste sono le prime attività di Sogni da riaccen-dere. I primi passi de Il Sole Onlus per la tutela dei bambini vittime di violenza sessuale in Benin. Notizie brevi di un impegno grande che coinvolge tante persone, tante professionalità e altrettanta generosità.

FRANCESCA POZZI

Sogni da riaccendereIntendere contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei minori residenti nella città di Cotonou, occupandosi specificamente dei bambini, delle bambine e giovani ragazze, che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità perché vittime di violenza sessuale. Il progetto si articola su tre binari d’intervento:La riabilitazione, ovvero provvedere ai bisogni e alle necessità delle piccole vittime di violenze sessuali. Fornire alle vittime un servizio medico, psicologico, legale e sociale in modo da permettere loro di ristabi-lirsi e di reintegrarsi nella società.La prevenzione e mobilitazione della comunità e delle famiglie, non solo verso la condanna della violenza sessuale, ma anche nell’azione individuale e collettiva, per proteggere i diritti dei bambini e minimizzare le occasioni di esposizione al rischio di violenza.La protezione, applicare in modo rigoroso la legge e condannare questi atti. È necessario colmare diverse lacune, come la mancanza di leggi chiare, la carenza di un’appropriata interpretazione di queste e la loro effettiva applicazione. È necessaria inoltre una riforma legale delle norme nazionali, per renderle conformi agli standard internazionali.

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Due immagini della campagna di sensibilizzazione contro la violenza sessuale del progetto Sogni da riaccendere

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ITALIAUna sede/ sportello a Marsala e un percorso di educazione allo sviluppo nella scuola elementare di CapaciLa Sicilia che ci accoglie

P erché Il Sole Onlus in Sicilia? Perché il fermento sociale che caratterizza la nostra perla nel Mediterraneo ci ha attirato come una calamita. Perché tanti amici pieni di idee, energie e capacità ci hanno contagiato. Quindi Il Sole Onlus è sbarcato a Palermo e Marsala. In quest’ultima città abbiamo una sede/sportello in

fase di avvio, la struttura che ospita la nostra Associazione - per arricchire il valore sociale del nostro impegno - è all’interno di un edificio confiscato alla mafia.Un primo passo in Sicilia Il Sole Onlus l’ha fatto partecipando a un percorso di educazione allo sviluppo, alla legalità e alla conoscenza dei Diritti nella scuola elementare di Capaci, grazie all’impegno di Dalila Riccobono (di seguito racconterà la sua esperienza).Altro passo concreto che Il Sole Onlus farà in compagnia dei nuovi amici siciliani, sarà il viaggio di conoscenza – solidarietà in luglio, ad Addis Abeba, con cinque giovani di Marsala e Palermo che parteciperanno ai laboratori artistici del progetto Fiori che rinascono insieme ai nostri bambini etiopi. Insieme ai ragazzi verranno con noi an-che alcuni “maggiorenni” che desiderano conoscere più da vicino il nostro impegno, in questo caso, in Etiopia.Siamo sicuri che questa nuova avventura, che crea un ponte tra gli estremi della nostra Penisola, ci porterà lon-tano, con la nostra mission e i valori che caratterizzano l’Associazione.

FRANCESCA POZZI

Il Sole Onlus in Sicilia

C erto è strano da palermitana affermare che il sole arrivi a Palermo direttamente da Como… Ma il sole per quanto sia unico, è visibile e

percepibile, a seconda dei diversi luoghi, in diversi modi e con diverse intensità, offrendo, a seconda dei momenti della giornata, un calore differente. Ora, poi-ché credo che, se si potesse scegliere, vorremmo tutti godere sempre di un’intensa luce e di un confortante calore solare, allora ecco che un altro Sole arriva in Si-cilia, e soprattutto a Palermo, direttamente da Como!Ho conosciuto qualche anno fa la realtà de Il Sole On-lus e, affascinata dalla motivazione con cui le persone che ne fanno parte si adoperano per promuovere e sostenere idee e progetti utili e significativi, ho de-ciso di dare il mio apporto pubblicizzando nella mia terra questa “illuminata e illuminante” realtà, affinché possa muovere qualche passo siciliano. Cominciando magari dalle realtà più toste. È il caso dell’incontro re-alizzato l’anno scorso con i ragazzi detenuti nell’Isti-tuto Penale Minorile di Palermo, che hanno rivelato un sensibile interesse verso le tematiche affrontate

(attraverso il racconto e la testimonianza sui progetti svolti dalla Ong) e per loro sconosciute. L’incontro ha dato infatti ai ragazzi la possibilità di allargare le loro conoscenze, di riconoscere, di conseguenza, altri modelli di vita (in alternativa all’unico binomio che conoscono ovvero “legalità-illegalità”) che si fondano su una diversa scala valoriale, e ha presentato loro la possibilità di concepire e utilizzare la solidarietà come strumento di legalità. Come referente de Il Sole in Sicilia, attualmente sono impegnata nel progetto Apprendisti alla scoperta dei diritti, destinato agli alunni della quarta elementare (il calore de Il Sole non può non incontrare il calore dei bambini) del Circolo Didattico Alcide De Gasperi di Capaci, ente di cui Il Sole è partner per la realiz-zazione del suddetto progetto relativo all’iniziativa promossa dalla Comunità Europea insieme al Ministe-ro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal titolo Le(g)ali al sud: un progetto per la legalità in ogni scuola. Si tratta di un progetto di educazione alla legalità (che si svolgerà nell’arco di due anni) che

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si focalizza sulla conoscenza e il rispetto dei diritti (attraverso lo studio della Costituzione Italiana) e che si pone tra i vari obiettivi la comprensione, attraverso il confronto tra i diritti dei bambini italiani e i diritti negati di alcuni bambini stranieri, dell’importanza dell’universalità dei diritti dei bambini e quindi della necessità della loro tutela. Le prossime iniziative in cantiere per la Sicilia sono gli incontri di sensibilizzazione – soprattutto nelle scuole – attraverso attività di educazione allo svilup-po ed alla mondialità; le iniziative per raccogliere fondi (per esempio le mostre-mercato)

e per promuovere e sostenere i progetti di cooperazio-ne allo sviluppo avviati nei Paesi in Via di Sviluppo, la partecipazione ai viaggi solidali nei luoghi in cui si realizzano i progetti e il sostegno a distanza; le col-laborazioni e le progettazioni con le realtà siciliane operanti nel campo della cooperazione, del volon-tariato e dell’assistenza socio-sanitaria. E… dulcis in fundo… a breve Il Sole avrà una sede operativa a Palermo!

DALILA RICCOBONO(Assistente Sociale)

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ITALIAUn nuovo percorso di educazione allo sviluppo nelle scuole superiori della provincia di Como, mentre proseguono gli interventi nelle scuole primarieA scuola di diritti

Quest’anno ho iniziato un nuovo percorso per quanto riguarda i nostri progetti di Educazione allo sviluppo nelle scuole della provincia di

Como. Siete infatti abituati a leggere delle mie avven-ture ambientate nelle scuole primarie, e quelle, devo dire, continuano a non mancare, ma oggi vi voglio dare la possibilità di leggere di un nuovo percorso, questa volta nelle scuole Superiori della nostra provincia.Si tratta di un progetto in realtà già esistente da qualche anno, creato dal Coordinamento Comasco per la Pace che così spiegò la nascita di questa “scuola”: “In una società che matura crescenti aspettative di nuovo umanesimo, la necessità di una preparazione specialistica nel campo dei Diritti Umani ha indotto il Coordinamento Comasco per la Pace ad istituire la scuola superiore in Diritti umani col compito di formare, fra gli studenti delle scuole superiori della provincia di Como, competenze specialistiche in materia di Diritti umani.“ È in questo contesto, quindi, che sono diventato “docente” della Scuola dei diritti umani (più cono-sciuta tra gli studenti che la frequentano come “Sdu”) occupandomi della lezione riguardante i diritti dei bambini. La mia partecipazione alla Sdu, in realtà non è iniziata quest’anno poiché quando ero un giova-ne liceale ho frequentato questa scuola.

Non vi nascondo che è con un po’ di orgoglio che mi sono presentato alla mia prima lezione all‘Istituto J. Monnet di Mariano Comense. Un’entrata trionfale la mia. Tempo dieci secondi e mi è crollato tutto il personaggio che mi ero così faticosamente costruito: i ragazzi erano in ritardo (e io in tremendo anticipo), sono entrati in aula dicendomi: “Ciao, piacere, sei nuovo? Non c’eri alle altre lezioni” “Signorina mi dia del lei per cortesia, sono il DOCENTE! Si segga ora! Si Segga!” (risata fragorosa) “Seeeeee! Ma se avrai un paio di anni in più di me!”. Forse ho un po’ enfatizzato la situazione…Ho sempre avuto un pessimo rapporto con la tecnolo-gia, fortunatamente, al momento di utilizzare il pro-iettore mi è sempre venuto in aiuto il nerd di turno, c‘è n’è uno in ogni classe. Vi rendete conto quanto sia frustrante farsi illustrare il misterioso funzionamento di un proiettore da un nerd diciottenne???Come potete comprendere, quindi, per loro è stato semplice rompere il ghiaccio, per loro… Nonostante questo meraviglioso inizio ogni incontro è stato sempre più coinvolgente e stimolante; mi sono confrontato con ragazzi interessati alle tema-tiche affrontate, anche perché la Sdu non è parte delle attività curriculari, ma è una delle attività “a scelta” degli studenti, nessuno quindi è mai stato obbligato ad ascoltare i miei bla bla.

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Torniamo, però ora alla mia prima lezione. La verità è che non sapevo bene cosa aspettarmi, quando ho frequentato la Sdu ho sempre trovato docenti molto bravi e molto preparati e la mia insicurezza mi ha un po’ fatto provare quell’ansia da prestazione che però ti sprona solo a fare del tuo meglio! Rotto il ghiaccio, la lezione si trasforma in uno scam-bio di opinioni, in un dibattito, in un reale confronto tra le esperienze che vado a raccontare (spesso il discorso verte sull’abuso sui minori, descrivendo ai ragazzi il nostro progetto Fiori che rinascono) e le idee, i punti di vista e tante volte anche le speranze dei giovani delle nostre scuole superiori (o come si chiamano ora).Scopro così una voglia di cambiare “questo schifo” (cit. da idealista/nerd di turno) che però non si esaurisce nei bei discorsi “che il so-tutto-io televisivo ci propina”, ma si trasforma in volontà di mettersi in gioco, di provarci, si trasforma in esperienze, in proposte anche molto concrete: forse non vi sorpren-derà, ma la riforma scolastica più intelligente che abbia mai sentito mi è stata proposta da un ragazzo del Liceo E. Fermi di Cantù. Sono convinto che sia stata una doppia formazione: avendo la possibilità di confrontarmi con ragazzi davvero interessati ai diritti umani, ho potuto impostare gli incontri nella maniera più coinvolgente possibile, una modalità parteci-pativa che ha appagato gli studenti, credo, e che sicuramente ha appagato il sottoscritto! Non è solo importante far comprendere che enormi problemi esistono oggi in tutto il mondo, ma diventa impor-tante riuscire a trasmettere la certezza che ognuno può aiutare a cambiare e, spero, anche a risolverli questi problemi. E fortunatamente sembra che questa certezza ai ragazzi della Scuola dei diritti umani non manchi.La cosa più positiva di questa esperienza è stata proprio la consapevolezza di aver contribuito (nel mio piccolo) a far crescere in una società che ne ha bisogno, dei ragazzi con una maggiore coscienza di quelli che sono i diritti fondamentali di ogni persona e di come, spesso, soprattutto per quanto riguarda i minori - Il Sole Onlus conosce benissimo queste situa-zioni - tali diritti sono purtroppo negati.È stato incoraggiante vedere i volti di questi ragazzi indignati nel conoscere in che contesto il nostro pro-getto Fiori che rinascono è nato e viene ogni giorno portato avanti, ed è stato ancora più incoraggiante scoprire che sono loro i primi a dire che non è suffi-

ciente indignarsi davanti alla negazione di un diritto, ma l’indignazione è la spinta che dovrebbe portare tutti ogni giorno a fare qualche passo (piccolo o gran-de che sia) in quella che loro stessi hanno definito la “giusta direzione” (quella del rispetto dei diritti). Sono rimasto positivamente impressionato dalla qua-lità della partecipazione in questi incontri; pensavo di conoscere tutti i ragazzi del comasco interessati e attivi nelle tematiche che riguardano i diritti umani, invece la scoperta di un sottobosco così ampio e con questa rinnovata voglia di cambiare il mondo è stata davvero una bellissima sorpresa.C’è una canzone che mi ha accompagnato nello scri-vere queste due righe: la canzone del sole di Battisti… Sì, ovviamente sto scherzando! Quella che davvero mi ha accompagnato è una canzo-ne che parla della volontà di cambiare una città (“ma che diavolo c’entra?” penserete, mò ve lo spiego!) e c’è una parte di questa canzone che descrive esat-tamente l’impressione che mi hanno dato i ragazzi: “(…) spero di trovarla disperata come chi davvero non ha scelta, come chi non si rassegna e anche quando tutto il mondo sbaglia preferisce una vita amara, ma degna”. I ragazzi che ho conosciuto hanno proprio questa voglia di andare contro quella parte di mondo che sbaglia, hanno voglia di fare la cosa giusta, “nono-stante oggi” mi han detto loro “sia sempre più difficile fare la cosa giusta e, ancora prima, capire quale sia la cosa giusta”. Avviandomi alla conclusione (davvero) voglio solo aggiungere un paio di cose. Prima di tutto, passare dal lavorare con i bimbi delle scuole primarie (sono abbastanza sicuro che si chiamino così ora) al prepa-rare degli incontri con ragazzi del quarto anno delle scuole superiori è stato tanto complicato (inizialmen-te) quanto poi soddisfacente; perché un bambino PUO’ farti anche una domanda la cui risposta non è semplice da spiegare, ma un ragazzo VUOLE farti una domanda complicata e pretende una risposta più che esaustiva! Dopo questo percorso sono probabilmente ancora più consapevole dell’importanza di questo tipo di forma-zione e ho decisamente più coscienza dei risultati che si riescono a ottenere. Vedere e sentire questi ragazzi è il segno che una sensibilità rispetto ai diritti umani si può anche “costruire” e i ragazzi della Sdu la stanno costruendo.

FABIO RONCHETTI

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DIARI DI MISSIONE

ETIOPIAAl rientro dalla missione di aprile 2011 la psicologa Maria Spinelli racconta l’esperienza di formazione degli psicologi del Counseling centerFormare per formarsi

Sono entrata a far parte del progetto Fiori che rinascono nell’inverno 2010 quando alla nostra università è stato chiesto di effettuare

una ricerca per valutare l’efficacia dell’intervento di riabilitazione socio-psicologica del Counseling Center, ovvero il centro di consulenza psicologica per vittime di abuso sessuale di Addis Abeba.Mentre preparavo il materiale per le lezioni frontali che avrei dovuto tenere a un gruppo di psicologi e educatori del posto mi chiedevo fino a che punto sarei potuta arrivare, quanto potevo chiedere a queste persone. Ero persa nei pregiudizi del mio mondo universitario, succube della falsa convinzione che solo noi occidentali siamo in grado di arrivare ad alti livelli, solo noi abbiamo la migliore Preparazione

accademica, quella con la P maiuscola. Non è facile preparare un training per persone che immagini così diverse da te, di cui non conosci assolutamente il percorso formativo. Dell’Africa conosciamo benissimo le debolezze, ma dei punti di forza si parla poco e io non riuscivo ad immaginarmi a cosa sarei andata incontro.Nella mia confusione non avevo la minima idea che questa esperienza mi avrebbe toccata così nel profon-do, insegnandomi più di quanto potessi trasmettere. Il primo giorno l’impatto con Addis Abeba è stato davvero intenso. Una città piena di contraddizioni, luoghi di assoluta povertà misti a grandi palazzi moderni, alcuni dei quali costruiti solo a metà e

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abbondonati al logorio del tempo. Autobus strapieni di gente che sfrecciano vicino alle ricche auto delle varie agenzie internazionali. Gente di ogni religione e cultura che convive pacificamente, trovando un piccolo spazio per ciascuno, e gente che sopravvive a stento.Il counseling center è un’oasi di pace in mezzo al caos, un edificio molto curato e accogliente in cui convivo-no diversi servizi curati da IFSO, partner in Etiopia de Il Sole Onlus. Gli psicologi hanno degli uffici modesti, ma accoglienti, pieni di disegni dei bambini, giochi e strumenti utili per la terapia e per l’assesment te-rapeutico. Nel retro del palazzo ci sono gli edifici del progetto HIV e degli assistenti sociali che si occupa-no dell’inserimento lavorativo di persone in difficoltà e della distribuzione mensile dei soldi alle famiglie dei bimbi che beneficiano dei sostegni a distanza.Non sapevo cosa aspettarmi e il primo giorno di training sono rimasta stupefatta trovandomi di fronte molte figure professionali diverse, non solo psico-logi ed educatori, ma anche infermieri ed assistenti sociali. Nel loro sguardo un comune denominatore: il desiderio di imparare e migliorare. Col passare dei giorni e lo scorrere delle slide mi sono accorta di ave-re di fronte dei veri professionisti, ognuno con la sua specificità, ma con un ottimo livello di preparazione e soprattutto, una grande passione per il proprio lavoro, che li spingeva a prendere il massimo dalle giornate che abbiamo passato insieme.Le lezioni si sono presto trasformate in un vero scam-bio reciproco di esperienze professionali. Mi hanno accompagnato nel conoscere e apprezzare il loro lavoro, ed insieme abbiamo unito le nostre conoscen-ze per costruire una metodologia di lavoro volta al continuo miglioramento.Sono circa 160 i bambini in carico attualmente al ser-vizio di cura per l’abuso sessuale e l’equipe è formata da soli 3 counselor e alcuni social worker (infermieri ed assistenti sociali). Sono numeri che spaventano noi psicologi occidentali abituati a ben altre pro-porzioni. La cosa più strabiliante è il loro livello di organizzazione, come con un numero cosi ridotto di personale riescano ad affrontare con competenza ogni caso. Dedicano grande attenzione e spazio di pensiero ad ogni bambino, alle sue condizioni psichiche, e alla sua personale storia di abuso partendo dalla sua storia familiare, sociale, passata e presente.

Tra le tante storie mi raccontano quella di Joseph. Parlando mi rendo conto che tutta l’equipe è per-fettamente a conoscenza dei dettagli del suo caso e del lavoro che stanno facendo con lui e che lo stesso vale per ogni bambino del centro. Questo è indice di un ottimo lavoro di condivisione, dove ognuno fornisce il proprio contributo come figura professio-nale e come persona permettendo l’integrazione di immagini diverse per aiutare il bambino a superare il suo trauma. Questo risulta essere inoltre molto protettivo nei riguardi del terapeuta che non si sente solo nell’affrontare le angosce e le problematiche del singolo bambino. Avere a che fare con bambini ses-sualmente abusati è molto complesso e coinvolgente e poter condividere con i colleghi il carico lavorativo ed emotivo è fondamentale. Joseph viene dal quartiere di Addis Ketema, chiamato dagli abitanti Merkato, uno dei sobborghi più poveri dei 10 quartieri in cui è divisa Addis Abeba. Qui le persone vivono in condizioni di totale disagio, in ba-racche ammassate l’una sull’altra, formate da un’unica stanza in cui vivono famiglie intere di almeno 6-8 persone. La maggior parte degli adulti sono disoc-cupati e le famiglie si garantiscono la sopravvivenza affittando posti letto sul tetto o in sottotetti mala-mente attrezzati a viaggiatori che transitano per la città per poche notti. La sera ad Addis il buio è quasi totale perché le luci sono rare e soffuse, gli adulti vanno in giro per il quartiere in cerca di possibili affittuari e i bambini rimangono spesso soli in casa, in compagnia di queste persone completamente estranee. Ed è così che avviene la maggior parte degli abusi, da parte di un totale estraneo, in casa tua. Così è stato anche per Joseph che, orfano di entrambi i genitori, viveva con lo zio ed è stato abusato da un estraneo a cui lo zio

aveva affittato un posto letto in casa. Sono tanti i bambini in cura al counseling center che vengono dallo stesso quartiere di Joseph e subiscono abusi in modalità simili. L’abuso sessuale extrafamiliare assume quindi connotati molto diversi da come avviene da noi. Esso risulta essere molto legato alle dinamiche familiari. È la famiglia che non protegge ed in qualche modo favorisce l’esposizione del bambino al rischio. La casa non è più un luogo sicuro. La sicurezza del bambino passa in secondo piano perché in gioco c’è un bisogno ancora più primario: la sopravvivenza della famiglia. Il lavoro su questi bambini è quindi molto complesso e necessita di interventi su più fronti. Di questo al Counseling center sono ben consapevoli ed hanno strutturato una modalità di intervento in rete molto complessa. Joseph è stato allontanato dallo zio, che non è stato considerato in grado di occuparsi del ragazzo, ed è stato collocato in una Foster home (casa famiglia) come altri bambini che non hanno un nucleo familiare in grado di fornire adeguata sicurezza e protezione. Ma questo è solo un provvedimento temporaneo. Contemporaneamente si lavora per preparargli delle condizioni ambientali fa-vorevoli per permettere il reinserimento nel contesto d’origine, in condizioni di sicurezza maggiore.Per Joseph è stato in-dividuato un nucleo familiare a cui è legato in termini di parentela e con loro, come con gli altri genitori, vengono effettuati incontri indi-viduali e di gruppo. In questi incontri si lavora sul fronte dell’accetta-zione dell’abuso come esperienza traumatica, delle responsabilità dell’abusante e dei genitori stessi così come sulla loro abilità nel comprendere ed accettare i segnali di disagio del bambino. Spesso i bambini vittime di abuso presentano diffi-coltà di attenzione e comportamenti aggressivi che i genitori, se non adeguatamente supportati, possono avere difficoltà a comprendere ed accettare. Allo stesso modo non ci si può aspettare da un bambino abusato che ottenga dei buoni risultati scolastici, questo deve essere piuttosto un obiettivo a lungo

termine, che potrà essere raggiunto solo quando lo status psichico sarà riabilitato, dopo un adeguato per-corso terapeutico. Joseph ad esempio fa molta fatica a relazionarsi con i pari, interpreta come aggressivi la maggior parte dei segnali sociali di adulti e coetanei reagendo quindi a sua volta in modo molto aggres-sivo e provocatorio. L’intervento con la foster mother (madre affidataria che gestisce la casa famiglia) prima e con la famiglia affidataria poi sarà anche su questo versante, per aiutarli a capire quanto questa aggressività sia per lui protettiva e sia una conse-guenza del suo sentirsi costantemente in pericolo e dell’idea di non potersi in realtà fidare di nessuno. L’intervento con lui invece tende anche a stimolare la sua capacità di comprendere i segnali sociali sulla base delle reali intenzioni altrui e non più solo sulle sue proiezioni. Joseph potrà imparare, a partire dalla relazione terapeutica, ad avere fiducia nell’altro e a trovare nuovi modi di proteggersi così come accettare di essere protetto dagli adulti. Accanto al sostegno psicologico viene fornito un sostegno sociale alla famiglia. Ad esempio i genitori vengono aiutati a trovare un lavoro e viene fornito loro un aiuto economico, con l’obiettivo di creare un ambiente favorevole per il reinserimento del bambino nel contesto d’origine. I bambini che, a differenza

di Joseph, hanno una famiglia di riferimento rimangono nel nucleo familiare e usufruiscono allo stesso modo di tutta la rete di servizi. Addis Abeba è una città grandissima e spostarsi è molto complesso, ai genitori è quindi rimbor-

sato il viaggio per portare i bambini ai colloqui e per partecipare ai colloqui loro stessi. Tutto questo è permesso grazie ai sostegni a distanza, un tipo di adozione diverso, più complesso e quindi ovviamente più costoso, ma con un risvolto applicati-vo molto ampio. Tra i vari dubbi con cui ero partita mi chiedevo come fosse possibile lavorare sull’abuso sessuale se per questi bambini è in gioco prima di tutto la sopravvi-venza. Ho avuto risposta anche a questo. Il bambino è preso in carico in tutto ciò di cui ha bisogno,

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“L’ adozione a distanza è molto più del ricevere la foto di un bambino sconosciuto una

volta all’anno, sapere se è stato promosso e magari vedere un semplice disegno fatto da lui.

Dietro a queste poche informazioni infatti c’è una vita salvata dalla miseria, c’è Joseph che

torna a sorridere, per quanto possibile”

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a partire dalla soddisfazione dei primi bisogni di sicurezza e sopravivenza fino ad un intervento di ria-bilitazione del trauma, più rivolto alla rielaborazione dell’esperienza a livello psicologico.Ho capito che l’adozione a distanza è molto più del ricevere la foto di un bambino sconosciuto una volta all’anno, sapere se è stato promosso e magari vedere un semplice disegno fatto da lui. Dietro a queste poche informazioni infatti c’è una vita salvata dalla miseria, c’è Joseph che torna a sorridere, per quanto possibile. Le persone che partecipano a questo progetto dall’Ita-lia stanno lavorando insieme al Counselling Center per creare un progetto su ogni bambino, un progetto che ha una struttura ed un obiettivo molto chiaro. Permettono ad un bambino di essere sostenuto nel proprio percorso terapeutico, aiuto che una volta che il percorso è portato a termine verrà rivolto ad un altro bambino altrettanto bisognoso.

DOTT. SSA MARIA SPINELLI(Studente di dottorato Università degli Studi di Milano)

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INDIAImpressioni a caldo al rientro dalla prima missione in IndiaLa mia prima volta

Lei era bellissima, aveva “quell’odore buono” che ha ogni grande amore, di quelli che ami o odi, non può esserci via di mezzo; è inutile dirvi

quale delle due opzioni è per me quella valida!Mi sono avvicinato io a lei: si sa il primo passo tocca farlo sempre a noi maschietti! È davvero piena di contraddizioni, non perde mai oc-casione per smentirsi e anche quando ti sta menten-do (perché lei lo sa benissimo quando ti sta menten-do) è capace di farlo guardandoti dritto negli occhi!

Ma: c’è sempre un “ma” quando si parla di lei; se la sai prendere nel modo giusto è calda e amorevole, e puoi essere sicuro che mai ti farà mancare un sorriso, e non ha alcuna vergogna nel lasciarti capire quello che prova per te (senza dirtelo esplicitamentebadate bene!).Non puoi che sentirti smarrito, di fronte a lei non è semplice capire se stai andando nella direzione giusta, o in quella sbagliata..o in quella più sbagliata ancora!Mi sto dilungando però, vorrete sapere come è andata a finire la mia prima volta con lei: l’India! È finito come tutte le prime volte: è stato forte, intenso, emozionante… ed è durato troppo poco!E terminata questa esperienza impossibile da dimenticare, mi rimane in mente un frase del libro che mi ha accompagnato in questa missione: “A casa non s’arriva mai. Ma dove confluiscono vie amiche, il mondo per un istante sembra casa nostra.”

FABIO RONCHETTI

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IMMAGINI DELLA MISSIONE IN INDIAgennaio 2011

Foto: Ornella Lavezzoli

Fabio RonchettiMarta Tremolada

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LE DONNE DEL MICROCREDITO

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DANZA TRADIZIONALE

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Obiettivi e risultati del 2010

Dopo un 2009 ancora caratterizzato per l’Italia da un andamento economicamente faticoso, speravamo in un 2010 migliore. Purtroppo, non è stato così, né per la nostra Associazione né per tutto il mondo del no-profit.Molti dei fondi destinati al no-profit sono stati tagliati e la crisi economica ha colpito anche parecchi dei nostri sostenitori, per i quali è stato più difficile mantenere l’impegno nei confronti dei bambini. Pur rendendoci conto che questo è veramente un periodo difficile per tutti, gli impegni che noi abbiamo nei con-fronti dei nostri beneficiari sono rimasti gli stessi, anzi talvolta sono anche un po’ aumentati, visto la galoppante inflazione in atto nei Paesi in cui operiamo. Tre sono le linee d’intervento, le stesse del 2009, che abbiamo continuato a seguire nella preparazione dei nostri progetti:1. Tutela dei diritti dei bambini vittime di violenza sessuale;2. Lotta contro la povertà come strumento di prevenzione dello sradicamento dall’ambiente familiare, sociale, culturale, e dell’abbandono da parte delle famiglie dei propri figli, attraverso progetti di tutela dei diritti delle madri;3. promozione e tutela del diritto all’identità di ogni bambinoNel corso del 2010 numerosi sono stati gli interventi nei Paesi in Via di Sviluppo. Nonostante la situazione cri-tica che attanaglia tanto il sistema economico generale, quanto quello della cooperazione allo sviluppo italiana, gli sforzi per garantire qualità di vita dignitose ai bambini e alle madri è stato rafforzato, tanto che nel corso del 2010, a fianco dei Paesi in cui operiamo da sempre, Burkina Faso, Etiopia, India abbiamo aperto interventi anche in Benin e in Cambogia.

BURKINA FASO

Progetto La Casa delle donne di Sahongo e TangseigaVuole contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della donna attraverso la realizzazione di attività di formazione professionale e il sostegno per l’avvio di attività generatrici di reddito. Secondo l’assioma per cui “il benessere del bambino passa attraverso il benessere della mamma, Il Sole Onlus si adopera da sempre per dare soddisfazione ai bisogni delle donne, al fine di migliorare (in)direttamente le condizioni di vita dei bambini”.Il progetto ha visto la costruzione di un centro di formazione per donne e il conseguente avvio di attività di microcredito destinate ad esse, l’attivazione di un punto d’acqua, di una banca di cereali, la riabilitazione delle strade che collegano il villaggio con altri centri.Secondo la filosofia operativa de Il Sole Onlus, le costruzioni sono un singolo aspetto di un programma più completo in cui assume valore primario il rafforzamento dei processi di partecipazione comunitaria, di gestione condivisa e responsabilizzazione dell’intera comunità che sarà garante della sostenibilità dell’intero processo. Per questo oltre alle attività di edificazione sono state previste azioni di formazione, momenti comunitari di riflessione sull’uso del bene comune, oltre alla creazione di gruppi di cittadini responsabili per la gestione e la manutenzione di ogni opera. I beneficiari diretti e indiretti di questo progetto sono stati: 150 donne beneficiarie del microcredito, tutta la popolazione dei villaggi in cui sono sorti i centri di formazione (circa 10mila persone), tutti i bambini che hanno beneficiato del benessere della propria mamma (circa 1000 bambini).

Progetto Una scuola per Koumlèla NaponéIl progetto ha contribuito al miglioramento delle condizioni di vita dei bambini del villaggio di Koumlèla Naponé attraverso: la costruzione di un complesso scolastico elementare, che garantisce l’accesso all’educazione di base dei bambini residenti nel villaggio; la sensibilizzazione di tutta la comunità di Koumlèla Naponé sulla

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importanza di una buona gestione comunitaria delle costruzioni, che sono state realizzate per garantire nel tempo l’accesso alle strutture educative.I beneficiari diretti e indiretti di questo progetto sono stati: 250 bambini in età scolare che frequentano la scuo-la primaria, 6 insegnanti che beneficiano di un posto di lavoro e di formazione, tutta la comunità di Koumlèla Naponé (5.000 abitanti).

ETIOPIA

Progetto Fiori che rinasconoIl progetto Fiori che Rinascono, si pone come obiettivo generale quello di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei minori vittime di abuso sessuale nella città di Addis Abeba, Etiopia. Le attività di prevenzione consistono principalmente in interventi di: sensibilizzazione ed educazione, realizzate attraverso workshops con la Comunità locale: il progetto prevede l’impiego di operatori di strada che – oltre ad essere preposti all’identificazione dei beneficiari - in fase preventiva hanno il compito di diffondere presso le famiglie una maggior consapevolezza sulle conseguenze nefaste della violenza sessuale e sulla necessità di proteggere adeguatamente il bambino dal rischio di essere abusato. Trattamento e cura del trauma subito: le attività di cura sono legate alla gestione di un Centro di Accoglienza e Riabilitazione sociale nel quale viene garantita la fornitura di servizi di accoglienza alle vittime, di assistenza psicologica, di assistenza medico-sanitaria, di assistenza sociale, di assistenza legale. Reinserimento sociale: allo scopo di alleviare i dolori dei traumi subiti e di accelerare il reinserimento sociale delle vittime, attraverso una ritrovata presa di coscienza di sé, il progetto prevede anche l’utilizzo di strumenti specificamente studiati per questo tipo di interventi, quali la realizzazione di laboratori teatrali, musicali, di arte e scenografia, fotografici, di creazione e produzione video in grado di far elaborare al minore il trauma subito e dargli la possibilità di reinserirsi nel tessuto sociale. Tutte le attività di progetto sono svolte in stretta collaborazione con IFSO (Integrated Family Services Orga-niztion) partner locale de Il Sole Onlus.La collaborazione con numerosi attori internazionali darà luogo ad uno studio congiunto sul profilo della vittima, del colpevole e sull’impatto sociale del fenomeno della violenza sui minori in Etiopia, grazie al quale si potrà organizzare, entro il 2011, una conferenza nazionale sul tema della violenza sui minori.Dal 2002 ad oggi si sono ottenuti i seguenti risultati: 250 bambini vittime di violenza che hanno avuto accesso a servizi qualificati in materia di violenza e abuso sessuale, 1 Associazione locale Integrated Family Service Organi-zation formata per affrontare il tema della violenza sessuale sui minori, 20 operatori locali formati sul tema della violenza sessuale sui minori e sull’uso dell’arte come strumento per favorire il reintegro sociale dei minori vittima di abuso, mappatura del fenomeno nella città di Addis Abeba e avvio di un sistema di raccolta dati periodica-mente aggiornato, 1 percorso di riabilitazione sociale delle vittime attraverso laboratori di espressioni artistiche avviato, 4 Case d’accoglienza per minori vittime d’abuso avviate. 4 laboratori artistici realizzati (laboratorio di scenografia e costumi, laboratorio fotografico, laboratorio teatrale, laboratorio musicale). 2 Spettacoli teatrali realizzati in Etiopia dai bambini vittime di violenza, 1 Spettacolo teatrale realizzato in Italia in collaborazione con la Cooperativa AttivAmente sul tema della lotta contro la violenza sessuale sui minori. Lo spettacolo, “Cereka Na Abeba” ha debuttato anche al Piccolo Teatro di Milano. 1 Libro fotografico con le migliori fotografie realizzate dalle partecipanti al workshop fotografico dal titolo “Riscatto” edito da Infinito Edizioni pubblicato. 1 Conferenza sul tema dei Diritti dell’Infanzia realizzata in data 20 Novembre 2008, in occasione del 20mo anniversario della promulgazione della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. 1 Rapporto di collaborazione con la Università di Milano Bicocca avviato. Fondamentale in tal senso è la collaborazione con il dott. Alvise Orlandini, Assistente presso la cattedra di Psico-logia dell’Università di Milano–Bicocca e psicoterapeuta presso la Clinica Mangiagalli di Milano nel reparto che verrà coinvolto anche nella realizzazione del progetto Sogni da Riaccendere.

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INDIA

La Casa delle donne IndiaIl progetto si propone di rispondere alla situazione di grave povertà ed emarginazione che colpisce le donne nei villaggi rurali collocati nello stato dell’Andhra Pradesh. La condizione delle donne nei villaggi rurali, collocati nei distretti di Kurnool e Kadapa è durissima: alla generale povertà si aggiunge la discriminazione legata all’appar-tenenza di casta e al genere. Tutte le donne individuate sono analfabete e non hanno alcun accesso ai sistemi tradizionali di prestito bancario. La maggior parte degli abitanti svolge funzioni di bracciante agricolo per i terreni di grandi latifondisti. Le paghe sono bassissime e determinano una situazione di totale precarietà: il lavoro è “a chiamata” ed è condizionato dalle condizioni meteorologiche, dalla stagione e dall’andamento dei raccolti. La grave situazione economica in cui vivono queste famiglie le porta molto spesso a obbligare i figli ad abbando-nare la scuola per rendersi utili nei campi o nelle faccende domestiche. Ancora molto frequenti nelle comunità individuate sono i matrimoni precoci. I beneficiari del progetto sono: 150 donne che beneficiano dei corsi di formazione e dell’erogazione del microcre-dito, 20.000 abitanti dei villaggi in cui si svolgono le attività di progetto.

BENIN

Il Benin è un nuovo Paese in cui Il Sole Onlus ha deciso di intervenire per tre motivi precisi: elevata richiesta di soddisfazione dei bisogni da parte della popolazione e delle autorità locali, vicinanza geografica con il Burkina Faso che può garantire una logistica facilitata, richiesta da parte di un partner italiano, il Gruppo Aleimar Onlus, di intervenire in partnership.

La Casa delle donne, ToucountounaIl progetto vuole rispondere alla situazione di grave povertà del villaggio di Toucountouna, di cui sono vittime soprattutto donne e bambini.Si prevedono una serie di azioni volte a contribuire allo sviluppo del villaggio, attraverso: la trasmissione di competenze alle comunità di villaggio; la creazione di infrastrutture e facilitazioni per la popolazione; la sen-sibilizzazione della società civile lombarda sui temi dello squilibrio fra Nord e Sud del mondo; la gestione delle attività attraverso una metodologia partecipativa.Come in molte altre realtà africane anche la popolazione di Toucountouna è costituita per la maggior parte da giovani che, a causa della forte povertà e del costante inaridimento dei terreni sceglie la via dell’emigrazione verso altre regioni del Benin o verso altri paesi africani.In sintesi le attività realizzate e da realizzare all’interno di questo progetto sono: riabilitazione del Centro di for-mazione per donne di Toucountouna, avvio di corsi di formazione in tessitura, tintura, fabbricazione di sapone di karité, preparazione del burro di karité, preparazione dell’afitin. Avvio di attività di microcredito con le donne del villaggio di Toucountouna. Realizzazione di un corso sulla formulazione e gestione di progetti di micro finanza e microcredito in contesti rurali. Realizzazione di incontri e percorsi di sensibilizzazione in Italia sulle tematiche Nord/Sud del mondo. I beneficiari diretti e indiretti di questo progetto sono stati: 150 donne beneficiarie del microcredito, tutta la po-polazione del villaggio (circa 10mila persone), tutti i bambini che hanno beneficiato del benessere della propria mamma (circa 1000 bambini).

CAMBOGIA

La Cambogia è un nuovo Paese in cui Il Sole Onlus ha deciso di intervenire per due motivi precisi: elevata richiesta

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di soddisfazione dei bisogni da parte della popolazione e delle autorità locali; richiesta da parte di un partner italiano, CIFA Onlus, di intervenire in partnership.

Vite da riprendersiIl progetto Vite da riprendersi si pone come obiettivo generale quello di contribuire al miglioramento delle con-dizioni di vita delle donne e dei minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale nella città di Phnom Penh. In quest’ottica l’obiettivo specifico del progetto è di contribuire ad alleviare il trauma psicologico dell’abuso e dello sfruttamento sessuale su donne e minori, attraverso un approccio multidisciplinare che affronti la questio-ne dell’abuso sotto diversi aspetti. La cura del trauma subito avverrà all’interno di un Centro di Ascolto nel quale viene garantita la fornitura di servizi di accoglienza alle vittime, di assistenza psicologica, di assistenza medico-sanitaria e di orientamento legale. Questo progetto si avvarrà dell’esperienza di cui Il Sole Onlus si è arricchito in Etiopia. La gestione del Centro e delle attività sarà coordinata in stretta collaborazione con il partner locale Article 4, Ong presente in Cambogia dal 2008 ed impegnata in progetti per la protezione dei diritti umani delle prostitute.Il progetto inoltre lascerà ampio spazio alla ricerca, con particolare riferimento al profilo della vittima di sfrut-tamento, del colpevole e all’impatto sociale del fenomeno della prostituzione e della violenza sui minori in Cambogia. Grazie alle conoscenze acquisite si organizzerà, a fine progetto, una conferenza nazionale sul tema dello sfruttamento sessuale.Beneficiari diretti saranno dunque 150 tra prostitute e minori; si considera che beneficiari indiretti saranno i membri delle famiglie dei beneficiari diretti, stimati a 800 persone, il personale locale che beneficerà della formazione iniziale e di quella continua, circa 8 persone, e il pubblico che beneficerà dei documenti e della Con-ferenza Nazionale sul tema dell’abuso, indicativamente 300 persone.

Adozioni a distanza

Un altro strumento di cooperazione internazionale con cui operiamo è quello delle adozioni a distanza, grazie al quale le famiglie italiane possono garantire il miglioramento della vita di un bambino dei paesi più svantaggiati per il sostegno alla sua istruzione, alla sua nutrizione ed alle cure mediche.Lo strumento dell’adozione a distanza è anche uno strumento di prevenzione dell’abbandono, grazie al quale, spesso, il bambino non è costretto a lasciare il suo Paese e la sua famiglia d’origine e che gli permette di di-ventare soggetto e non oggetto all’interno della società in cui vive. Con questo strumento Il Sole Onlus riesce a migliorare non solo la vita dei singoli bambini, ma contribuisce allo sviluppo delle comunità in cui i bambini sono inseriti.Nel corso del 2010 l’impegno de Il Sole Onlus nel settore delle adozioni a distanza è continuato anche se ci sono state delle flessioni negative dovute sia alla rinuncia di alcuni donatori per sopravvenute loro difficoltà economiche, sia per la conclusione della pulizia di nominativi che erano ancora presenti nel programma, pur non essendo più attivi. Purtroppo sia il panorama esterno, che nostre difficoltà interne, non ci hanno permesso di pubblicizzare le nostre adozioni a distanza come avremmo voluto e quindi non c’è stato quell’incremento auspicato nel 2009. Nonostante ciò continuiamo a credere che su questo settore dobbiamo puntare molto perché rappresenta da sempre uno dei settori più importanti della nostra Associazione. Attualmente Il Sole Onlus è attivo in India, Etiopia, Burkina Faso. Per quel che concerne lo Sri Lanka, paese con cui nel dopo tsunami avevamo attive delle adozioni a distanza, è stato deciso dal Consiglio Direttivo di procedere alla loro chiusura, in quanto i rapporti provenienti dal referente sono sempre stati scarsi e non abbastanza trasparenti. Ai primi dicembre 2010 avevamo attive ancora 3 adozioni in Ghana. Non essendo possibile, dato l’esiguo nume-ro, monitorarle con viaggi in loco e poiché anche il referente non era più sul posto, ci è sembrato giusto chiudere queste tre adozioni a distanza.

CALENDARIO EVENTI

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Domenica 12 giugno

Staffetta soleidale alla piscina comunale di Busto Garolfo.Un mattinata di nuoto per sostenere i progetti di tutela dei bambini vittime di violenza sessuale in Etiopia, Benin e Cambogia.Ogni squadra sarà composta da 6 persone che si daranno il cambio ogni 100 metri. Lo scopo non è fare il minor tempo possibile, ma compiere la distanza maggiore nel tempo dato di 30 minuti.Il costo per ogni iscrizione è 10 €.Per informazioni e iscrizioni: [email protected], Tel. 031.275065

Domenica 3 luglio

Partita / spettacolo di Calcio femminile domenica 3 luglio ore 18 a Bergamo. Si sfideranno le squadre “Le maschere sushi & Rock” contro “New light”, presso il campo dell’oratorio in via Palaz-zo 45. Salvo impegni giocherà, per la squadra de “Le maschere sushi & Rock”, la cantante Laura Bono.L’intero ricavato sarà devoluto per il progetto Fiori che rinascono in Etiopia.

Settembre 2011

Sarà presente in Italia, per circa una settimana, la referente dei nostri progetti in India Vara Kumari. Non appena riceveremo conferma comunicheremo le date degli incontri con Vara.

La biblioteca de Il Sole

Gli ultimi arrivi della biblioteca:

Marini S., Macchiata di neve, ArtEventBook edizioni, 2009Romanzo - PoesiaUna favola vera ambientata in India che ci racconta del rapporto di una madre con la propria figlia e con la sua malattia tenuta nascosta.

Paris G., Mare nero. Un romanzo di migrazioni, Edizioni dell’Arco, RomanzoMare nero parla di un “viaggio della speranza”, su una “carretta del mare”. Un gruppo di uomini, donne e bambini africani investe i propri risparmi e li mette nelle mani di delinquenti che lo caricano su una barchetta inadegua-ta, abbandonandola nel Mediterraneo, approssimativamente diretta verso l’Italia. Cosa succeda davvero, cosa spinga queste persone ad affrontare un’esperienza del genere, cosa sognino, cosa temano, cosa passi veramente loro per la testa. Ebbene: il pietismo o lo scandalismo televisivo non ci offrono una possibilità seria nemmeno per immaginarlo. Mare nero sì.

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SOSTIENI I NOSTRI PROGETTIIl Sole Onlus ha bisogno del tuo aiuto per continuare il suo impegno in Benin, Burkina Faso, India, Etio-pia e Cambogia.Per avere maggiori informazioni consulta il sito www.ilsole.org nella sezione Progetti oppure telefona al numero 031.275065.È possibile effettuare una donazione libera tramite:

- Bonifico bancario: Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù – IBAN IT71Q0843010900000000260452- Conto corrente postale N. 11751229 intestato a Il Sole Ong Onlus

Tutti i versamenti sono da intestare a Il Sole Ong Onlus, specificando nella causale il nome del progetto e il Paese.

I contributi e le donazioni erogate a Il Sole Onlus sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi secondo le vigenti leggi.

Zecchini M.- Cantàfora A., Produrre latte in Africa subsahariana, Università degli studi di MilanoCooperazioneIl volume offre una base informativa preliminare per meglio comprendere le diverse realtà della filiera del latte nei paesi a sud del Sahara, a partire dalla descrizione delle razze bovine fino ai prodotti tradizionali e industriali della trasformazione.

Marin U., Sostegno a distanza e infanzia. Promozione di capitale sociale per lo sviluppo umano, Aviani& Aviani editori, 2011CooperazioneIl libro è rivolto principalmente agli operatori che, nelle centinaia di associazioni, Ong, gruppi, si occupano di promuovere il Sad. Il processo di crescita dimensionale e qualitativo collegato al Sad impone non solo l’adozione di strumenti di autoregolamentazione che ne garantiscano la trasparenza e l’etica dell’agire rappresentati dalla carta dei principi o delle più recenti Linee Guida del Sad, ma anche e soprattutto la necessità di dotarsi di stru-menti di analisi e conoscenza più raffinati, più aderenti alla complessità della situazione sociale in cui versano le infanzie del Mondo.

Fondazione L’Albero della vita (a cura), Left behind. Dossier sugli Orfani Bianchi Rumeni, aprile 2010CooperazioneNegli ultimi anni la Romania è stata investita da molteplici cambiamenti di ordine economico e sociale. Un numero sempre maggiore di persone proveniente da strati modesti e poveri della popolazione ha scelto di emi-grare all’estero, nel tentativo di assicurare una vita migliore alle proprie famiglie. I genitori partono e i bambini rimangono soli: chi va via si lascia spesso dietro, a casa, i figli, affidati ai nonni, ai parenti o addirittura ai vicini. L’emigrazione per motivi di lavoro si prolunga per mesi ed anni, lasciando soli i più piccoli. Nel Paese si parla così di “orfani da migrazione”: una generazione affidata alle cure di altri, con conseguenze a volte gravi.

Per informazioni: Il Sole Onlus, via L. Leoni 20, 22100 Como, Tel. 031.275065 – [email protected].

Puoi seguire gli aggiornamenti della biblioteca all’indirizzo www.anobii.com/ilsoleonlus/books

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COSA STIAMO FACENDO

PROGETTI IN CORSO

BURKINA FASOUna scuola per Koumlèla Naponé - Fondazione San ZenoRealizzazione di un pozzo a Koumlèla Naponé con il finanziamento di Polti S.p.a.Progetto sostegni a distanza

ETIOPIAFiori che rinascono (Counseling center, Foster home, laboratori artistici) Progetto sostegni a distanzaProgetto sostegni a distanza Fiori che rinascono

ITALIAEsploriamo i diritti – percorsi di Educazione allo sviluppo nelle scuole

CAMBOGIAVite da riprendersi - Cofinanziato da Il Sole Onlus e Cifa Onlus

INDIALa Casa delle donneProgetto sostegni a distanza

BENINLa casa delle donne nel villaggio di Toucountouna Sogni da riaccendere a Cotonou

PROGETTI IN FASE DI VALUTAZIONE

BURKINA FASOLa casa delle donne nel villaggio di Koumlèla Naponé

ADOZIONI A DISTANZA Etiopia 652

India 397

Burkina Faso 298

Totale 1349

SOSTIENI UN BAMBINO A DISTANZAL’obiettivo del Sostegno a distanza è quello di creare un legame significativo e duraturo nel tempo tra tutti gli attori dell’intervento. Insieme alla realizzazione di progetti di sviluppo, il sostegno a distanza vuole rientrare in un concetto più ampio di sostegno a distanza ravvicinato. Il sostegno, che vuole riavvicinare la distanza, cerca di creare un ponte per uno sviluppo partecipato capace di coinvolgere, in egual misura, Nord e Sud del Mondo, sostenitori e beneficiari.Il sostenitore può assottigliare lo spazio che esiste tra lui e il bimbo sostenuto. Per questo motivo l’Associazione favorisce contatti epistolari tra sostenitori e beneficiari, promuove incontri con i bambini adottati a distanza e viaggi di conoscenza della loro realtà di appartenenza.

Cognome ……………………………………………………… Nome …………………………………………………………………………

Denominazione (nel caso di un’azienda, ente o gruppo) ………………………………………………………………………

Codice fiscale o Partita Iva ……………………………………………………

Data di nascita ………………………………… Professione………………………………………………………….

Indirizzo ………………………………………………………………………………………………….……

Cap ……………… Città …………………………………………………………….. Prov. ………………

Tel. ……………………………………………… Cell. …………………………………………………..……

E-mail………………………………………………………………………………………………………………

Intendo attivare N° ……. adozione/i a distanza nel seguente Paese:- Burkina Faso - India - Etiopia- Etiopia – progetto Fiori che rinascono, bambini vittime di violenza sessuale

Quota:- Annuale (Euro 300) - Due rate semestrali di 150 euro - Quattro rate trimestrali di 75 euro

Per sostenere un bambino vittima di violenza sessuale inserito nel progetto Fiori che rinascono:- Annuale (Euro 516) - Due rate semestrali di 258 euro

È possibile versare la quota a copertura dell’adozione a distanza tramite:- Bonifico bancario: Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù – IBAN IT71Q0843010900000000260452- Conto corrente postale N. 11751229 intestato a: Il Sole Ong Onlus- Rid bancario compilando l’apposito modulo.Tutti i versamenti sono da intestare a Il Sole Ong Onlus, specificando nella causale il Paese dell’adozione, esem-pio: “Adozione in Etiopia”.

DATA ………………….. FIRMA ………………………………...............

Le persone fisiche e giuridiche possono dedurre o detrarre gli importi delle donazioni a favore de Il Sole Ong Onlus ai sensi del D. lgs 460/97, Art. 13.

La presente scheda compilata e firmata, può essere inviata, con allegata copia della ricevuta del versamento o del bonifico all’attenzione di Luciana Milanesi – responsabile dell’ufficio adozioni:- via fax al numero 031.2757275- via e-mail all’indirizzo: [email protected] - via posta all’indirizzo:Il Sole OnlusVia L. Leoni 20,22100 Como

INFORMATIVA AGLI UTENTI(Ai sensi dell’Art.13 del D.Lgs. 196/2003 - Codice in materia di protezione dei dati personali)

Titolare del trattamento è l’Associazione Il Sole Onlus, con Sede in via Leoni 20, 22100 Como (Co), che li uti-lizzerà per le operazioni connesse alle adozioni, per l’invio della newsletter, del giornalino e del materiale in-formativo relativo ai progetti e alle campagne di raccolta fondi.I dati saranno trattati esclusivamente dal personale dell’associazione, non saranno comunicati, né diffusi, né trasferiti ad altri.L’utente potrà esercitare i diritti di cui all’art. 7 del D. Lgs. 196/2003 nei limiti e alle condizioni previste dagli artt. 8, 9 e 10 del citato decreto legislativo rivolgendosi al Titolare del trattamento.

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LETTURE CONSIGLIATE

Susan Abulhawa, Ogni mattina a Jenin, Ed. Feltrinelli, 2011

Romanzo di esordio di Susan Abulhawa, questo libro di sconvolgente intensi-tà, ci introduce nella storia di una famiglia il cui destino si intreccia indisso-lubilmente con quello della terra la cui storia di guerra e devastazione ancora oggi è aperta e si perpetua, la Palestina. La narrazione riguardante la famiglia inizia negli anni quaranta, quando il patriarca Yehya, proprietario di estesi frutteti e uliveti, consente al figlio Has-san di sposare la beduina Dalia, coppia dalla quale nasceranno i figli Yussef, Isma’il e la piccola Amal. In quel periodo, negli anni ’40 la Palestina era man-dato britannico e sede di molti ebrei transfughi dagli stati europei invasi dai nazisti, che identificavano quella terra con la “Terra promessa” dei testi sacri. In quell’epoca inoltre, era stato fondato il movimento sionista che propugna-va l’allontanamento degli arabi dai luoghi prescelti, e che, ben presto organiz-zò degli attentati ai danni degli inglesi e delle popolazioni autoctone. Al seguito di questi attentati la famiglia di Hassan, smembrata e privata dei beni, viene costretta a trasferirsi da ‘Ain Hod in un campo profughi, a Jenin appunto.

La narrazione si concentra a questo punto sulla vita dei campi, che fa da sfondo alle vicende del personaggio di Amal, la più piccola dei fratelli. Tale personaggio, quasi autobiografico, testimonia in prima persona le esperienze dell’autrice nata da una famiglia di profughi Palestinesi, diventata orfana di entrambi i genitori e poi, cittadina americana. Amal è la colonna portante del libro, così come le sue amicizie, il suo rapporto con la madre e con il padre e il fratello maggiore ma anche il mutevole punto di vista nei confronti della propria terra e della propria storia. Dilaniata dalla guerra e dalla perdita progressiva di tutte le persone care attorno a sé, straziata dagli opposti sentimenti di odio e amore, la ragazzina è forzata a entrare anzitempo nell’età adulta. L’identificazione con questo personaggio è inevitabile, così controverso e “umano”, dalla giovinezza sino all’età matura, inquadrato nelle vicende della storia. La seguiamo, infatti, negli anni ’60, in piena occupazione israeliana della Cisgiordania e durante la nascita dell’OlP (Organizzazione per la liberazione della Palestina), per arrivare agli anni ’70 con la guerra dello Yom Kippur, della quale apprende dagli Stati Uniti, e successivamente negli anni ’80 quando si trasferisce in Libano per raggiungere il fratello esiliato in quello stato come alcuni altri esponenti dell’OlP. La strage di Sabra e Shatila segna un altro momento di lutto nella vita di Amal, trasferitasi nuovamente in America per salvarsi dal conflitto. Sarà solo nel 2002 che Amal riuscirà a tornare al suo paese accompagnata dalla figlia ed è là che ritroverà la serenità perduta, nonostante l’epilogo tragico. Questo romanzo, frutto di un’intensa ricerca storica oltre che dell’esperienza dell’autrice, può considerarsi un’in-teressante opera “epica” dei nostri giorni, dove si mette sotto accusa la Guerra, che sottopone a dura prova i rap-porti umani, spesso alterando irrimediabilmente l’integrità psicologica oltre che fisica degli esseri umani che le sopravvivono. Ed è per questo, che alcuni dei personaggi descritti dall’autrice sono ebrei, non visti come spietati conquistatori ma come fratelli, con i quali costruire un futuro migliore.

ELISABETTA MACCIONI

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Enzo Catania, L’infanzia tradita, ED. Booktime

È un’analisi sconvolgente di come i “diritti dei bambini”, di cui tanto si parla, siano calpestati in ogni parte del mondo, anche qui, in Italia, nel nostro Paese, nella nostra città, ogni giorno questi diritti vengono disattesi. Bam-bini che scompaiono, bambini che non terminano la scuola dell’obbligo, bambini abusati, molestati, maltrattati, bambini schiavi della microcriminalità, bambini comprati e venduti, uccisi o mutilati per il commercio d’organi. Bambini che si tolgono la vita pur di non dovere sopportare più queste situazioni. Il fenomeno è più evidente nei Paesi poveri, ma non è da sottovalutare neppure da noi.Un libro che fa riflettere e che dimostra, quanto malgrado tutte le parole che si dicono, purtroppo la dignità dei bambini come persone è troppo spesso ancora dimenticata e calpestata. Gli adulti devono fare ancora molto perché i diritti dei bambini non siano scritti solo sulla carta, ma siano veramente riconosciuti e abbiano la ne-cessaria tutela anche a livello pratico.

ORNELLA LAVEZZOLI

FILM: Habemus Papam - Nanni Moretti, 2011

Successivamente ai funerali di Giovanni Paolo II, i cardinali si riuniscono in conclave per eleggere il nuovo papa ed è subito evidente nel film che nessuno dei candidati si augura di essere eletto. Dopo una serie di fumate nere, final-mente i fedeli radunati in piazza San Pietro possono assistere a una fumata bianca: il cardinale Melville è il prescelto (Michel Piccoli). Una volta chiama-to a dare la prima benedizione alla folla dal balcone, non riesce a compiere questo primo compito papale che ritiene troppo difficile per lui. Il nuovo papa ritiene, infatti, di non essere all’altezza del ruolo, e questo getta nello sconforto i cardinali e il portavoce della Santa Sede (l’attore polacco Jerzy Stuhr), che decidono di prendere tempo, fornendo alla stampa una mez-za verità. A questo punto interviene lo psicanalista professor Brezzi (Nanni Moretti), chiamato dal portavoce in quanto, “il migliore di tutti”, per aiutare il papa in questo momento di incertezza. Ben presto ci si rende conto che la psicanalisi del Brezzi non potrà fare molto per questo umanissimo papa e il paziente verrà quindi condotto in segreto dalla moglie del Brezzi anch’essa psicanalista ed esperta di “deficit d’accudimento”. A questo punto due diverse

storie, si dipanano: una, nelle stanze e nei cortili del Vaticano, dove cardinali e psicanalista sono costretti a con-vivere e l’altra, ancora più surreale, nel centro di Roma, dove il papa oramai libero da legami e senza abiti talari, può girare indisturbato (o quasi) alla ricerca di se stesso e delle proprie vere aspirazioni. Questo film, che ha generato presso la chiesa cattolica polemiche ma anche discrete recensioni, è decisamente un ottimo film. Soprattutto nella leggerezza e nel rispetto con cui sono descritti i cardinali, ma anche nelle si-tuazioni comiche create dal personaggio dello psicanalista ateo alle prese con i diversi cardinali, che si muovono nella scena talvolta come caratteri dalla personalità ben definita e talaltra come “massa”, quasi coreografica. In Habemus Papam, da parte del regista Moretti si coglie molta ironia e bisogno di non prendersi troppo sul serio che però non contrasta con la partecipazione con cui egli osserva quelle che sono le manifestazioni della depres-sione nella quale è sprofondato il cardinale Melville, che non vuole diventare papa, ma attore. Il regista è stato pertanto capace di estendere una condizione molto diffusa, quale l’inadeguatezza dell’uomo davanti alla vita al contesto particolare della Chiesa con le sue regole e i suoi dogmi, senza diventare mai ecces-sivo o dissacrante. Un film completo, dove si sorride e ci si commuove: una commedia ma anche un dramma, il dramma della condizione umana.

ELISABETTA MACCIONI

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Lecologico e il Pozzo dei Desideri

Sono ormai tre anni che Polti, con la gamma Lecologico, è impegnata in una battaglia molto importante: a fianco dell’Associazione Il Sole Onlus sostiene in prima linea

la costruzione di pozzi di acqua potabile nei villaggi del Burkina Faso.Come è noto il Burkina Faso è un paese dell’Africa tra i più poveri al mondo

che combatte quotidianamente contro la cronica mancanza di acqua.Polti, in questi ultimi anni, ha finanziato la realizzazione di tre Pozzi:

nel 2009 nel villaggio di Sahongo, nel 2010 nel villaggio di Tangseiga

e nel 2011 nel villaggio di Koumlèla Naponé.Per la popolazione, soprattutto per i bambini del Burkina Faso, avere

un pozzo di acqua potabile nel proprio villaggio significa molto: combattere la denutrizione, migliorare l’alimentazione

e non camminare più per ore per raggiungere pozzi lontani kilometri. In altre parole è la realizzazione di un desiderio.

L’ iniziativa Pozzo dei desideri sarà finanziata tramite il ricavato proveniente dalla vendita di Lecologico di Polti

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Il Commercio equo e solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale.Promuove, attraverso il commercio, maggior giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente. Il commercio Equo e Solidale propone una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti: produttori, lavoratori, importatori, botteghe e consumatori

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