+ All Categories
Home > Documents > Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai...

Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai...

Date post: 19-Nov-2020
Category:
Upload: others
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
16
Lunedì, 6 Giugno 2016 www.corrieredibologna.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE EMILIA -ROMAGNA Il turismo vede rosa Obiettivo: battere il record di arrivi e presenze dell’anno scorso. Dal ponte del 2 giugno primi segnali positivi, continua il boom degli stranieri. L’appennino e le vacanze in bicicletta diventano una moda. Ma investire negli alberghi non conviene più. Bologna e Milano Marittima puntano sullo shopping di lusso. Le novità dell’estate L’editoriale Anche l’inglese migliora la produttività di Piero Formica L e attività immateriali sono sotto la luce dei riflettori nelle regioni che promuovo l’imprenditorialità. Dal loro logo alle attività artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle competenze linguistiche per alzare produttività e competitività dell’economia. L’inglese è il candidato naturale, avendo conquistato il primato come mezzo di comunicazione per competere sui mercati internazionali, creare imprese e interagire nelle reti digitali. La crescita economica alimentata da scoperte, invenzioni e innovazioni si traduce in specie imprenditoriali di successo, universalmente riconosciute, la cui popolarità diffonde su scala mondiale l’uso della lingua da esse adoperate. L’ecologia delle specie nate da Internet ha molto contribuito alla supremazia dell’inglese. Se al tempo di Gutenberg era il latino la lingua franca per muoversi con destrezza nella stampa a caratteri mobili, oggi la destrezza digitale si esprime in inglese. La forza economica dell’Emilia- Romagna esige, dunque, un’altrettanta forza nella padronanza della lingua inglese. «Migliore inglese, maggiore reddito» recita il Rapporto internazionale EF- EPI 2015 sulla competenza dell’inglese nel mondo. Ebbene, l’indice di conoscenza dell’inglese in Emilia-Romagna è pari a 56.52, intorno ai 7 punti sotto gli indici della Baviera e del Baden Wurttemberg, due regioni tra le più agguerrite concorrenti della nostra. continua a pagina 15 Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera L’intervista Oscar Farinetti: «Fico, l’emozione del cibo» 5 Scenari Govoni (Cna): «La crisi ci ha cambiato, ora l’artigiano è 2.0» 9 Primo piano L’intervento La sfida dei mercati che il Made in Italy cooperativo ha saputo raccogliere G razie a un tessuto produttivo che produce una quota rilevante dell’agroalimentare na- zionale e numerose delle sue «eccellenze» apprezzate dai consumatori italiani e esteri, l’Emilia-Romagna è la Food valley italiana. Una ruota nevralgica in questo ben oliato ingranaggio è rappresentata dalle imprese cooperative, che per tradizione e cultura da sempre hanno trovato terreno fertile in questa regione, da cui oggi pro- viene circa un terzo della ricchezza generata dalla cooperazione agroalimentare a livello nazionale. Grazie alla sua duttilità, la forma di impresa cooperativa consente di svolgere funzioni diverse, da quelle più propriamente agricole, a quelle di trasformazione e commercializzazione di prodotti alimentari, fino all’erogazione di servizi e alla vendita di beni di supporto all’attività agricola. Inoltre da tempo l’Emilia-Romagna è diventata un interessante laboratorio in cui nell’agroalimentare si sperimentano con successo nuovi modelli che hanno come protagonista l’impresa cooperativa. Dai più semplici sistemi di secondo grado, in cui una cooperativa leader guida verso il mercato altre cooperative più piccole ad essa associate, allo sviluppo del peso delle partecipazioni di con- trollo in imprese di capitali anche di grandi di- mensioni, alle joint-venture paritetiche con im- prese di capitali, fino ai veri e propri processi di internazionalizzazione con il controllo di società estere. continua a pagina 15 di Ersilia Di Tullio Riviera Il Grand Hotel di Rimini durante la Notte Rosa, uno degli eventi clou dell’estate Monopoli Emak guarda al futuro, nuovo centro di ricerca e piano di acquisizioni 6
Transcript
Page 1: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

Lunedì, 6 Giugno 2016 www.corrieredibologna.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESEEMILIA-ROMAGNA

Il turismo vede rosaObiettivo: battere il record di arrivi e presenze dell’anno scorso. Dal ponte

del 2 giugno primi segnali positivi, continua il boom degli stranieri. L’appennino e le

vacanze in bicicletta diventano una moda. Ma investire negli alberghi non conviene

più. Bologna e Milano Marittima puntano sullo shopping di lusso. Le novità dell’estate

L’editoriale

Anche l’inglesemigliora la produttivitàdi Piero Formica

Le attività immaterialisono sotto la luce deiriflettori nelle regioniche promuovo l’imprenditorialità. Dal

loro logo alle attività artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle competenze linguistiche per alzare produttività e competitività dell’economia. L’inglese è il candidato naturale, avendo conquistato il primato come mezzo di comunicazione per competere sui mercati internazionali, creare imprese e interagire nelle reti digitali. La crescita economica alimentata da scoperte, invenzioni e innovazioni si traduce in specie imprenditoriali di successo, universalmente riconosciute, la cui popolarità diffonde su scala mondiale l’uso della lingua da esse adoperate. L’ecologia delle specie nate da Internet ha molto contribuito alla supremazia dell’inglese. Se al tempo di Gutenberg era il latino la lingua franca per muoversi con destrezza nella stampa a caratteri mobili, oggi la destrezza digitale si esprime in inglese. La forza economica dell’Emilia-Romagna esige, dunque, un’altrettanta forza nella padronanza della lingua inglese. «Migliore inglese, maggiore reddito» recita il Rapporto internazionale EF-EPI 2015 sulla competenza dell’inglese nel mondo. Ebbene, l’indice di conoscenza dell’inglese in Emilia-Romagna è pari a 56.52, intorno ai 7 punti sotto gli indici della Baviera e del Baden Wurttemberg, due regioni tra le più agguerrite concorrenti della nostra.

continua a pagina 15

Pos

te I

talia

ne S

ped.

in

A.P

. D

.L.

353/

2003

con

v. L

.46/

2004

art

. 1,

c1

DC

B M

ilano

. N

on p

uò e

sser

e di

strib

uito

sep

arat

amen

te d

al C

orrie

re d

ella

Ser

a

L’intervistaOscar Farinetti: «Fico, l’emozione del cibo»

5

ScenariGovoni (Cna): «La crisi ci ha cambiato, ora l’artigiano è 2.0»

9

Primo piano

L’interventoLa sfida dei mercatiche il Made in Italy cooperativoha saputo raccogliere

G razie a un tessuto produttivo che produceuna quota rilevante dell’agroalimentare na-zionale e numerose delle sue «eccellenze»

apprezzate dai consumatori italiani e esteri,l’Emilia-Romagna è la Food valley italiana. Unaruota nevralgica in questo ben oliato ingranaggioè rappresentata dalle imprese cooperative, cheper tradizione e cultura da sempre hanno trovatoterreno fertile in questa regione, da cui oggi pro-viene circa un terzo della ricchezza generata dallacooperazione agroalimentare a livello nazionale.

Grazie alla sua duttilità, la forma di impresa

cooperativa consente di svolgere funzioni diverse,da quelle più propriamente agricole, a quelle ditrasformazione e commercializzazione di prodottialimentari, fino all’erogazione di servizi e allavendita di beni di supporto all’attività agricola.Inoltre da tempo l’Emilia-Romagna è diventata uninteressante laboratorio in cui nell’agroalimentaresi sperimentano con successo nuovi modelli chehanno come protagonista l’impresa cooperativa.Dai più semplici sistemi di secondo grado, in cuiuna cooperativa leader guida verso il mercatoaltre cooperative più piccole ad essa associate,allo sviluppo del peso delle partecipazioni di con-trollo in imprese di capitali anche di grandi di-mensioni, alle joint-venture paritetiche con im-prese di capitali, fino ai veri e propri processi diinternazionalizzazione con il controllo di societàestere.

continua a pagina 15

di Ersilia Di Tullio

RivieraIl Grand Hotel di Rimini durante la Notte Rosa, uno degli eventi clou dell’estate

MonopoliEmak guarda al futuro, nuovo centro di ricerca e piano di acquisizioni

6

Page 2: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

2 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Crescono i numeri sull’Appennino e dei ciclovacanzieri, i bagnini sperano di intercettare chi non andrà in Egitto e Turchia

L’obiettivo dell’estate?Battere il record 2015

Dopo un’estate da 46milioni di presenze eun ponte di Pasqua datutto esaurito con300.000 pernottamen-

ti, per la prossima stagione sispera di fare l’en plein. Permolti operatori del settore ri-cettivo il 2015 è stato un annoda incorniciare, con una cre-scita in tutti i comparti dell’of-ferta turistica: Riviera, Appen-nino, terme, affari e città d’ar-te. In quest’ultime, secondo idati del Centro Studi sul turi-smo di Firenze, negli ultimivent’anni i visitatori sono rad-doppiati. A trascinare questoboom sono stati soprattutto glistranieri: solo a Bologna se necontano 766.000 in più. La lo-ro presenza in città è passatatra il 1995 e il 2015 dal 29 al41%. Ma è stata la ripresa delladomanda italiana (+6,9% degliarrivi e +4,8% delle presenze),oltre al bel tempo, a produrreun’estate emiliano-romagnolada record.

E la prossima? Per il presi-

dente dell’Unione di prodottocosta, Enzo Ceccarelli, non cisono dubbi. Se il cielo regge, idati positivi dell’anno scorsosaranno riconfermati. «Già labassa stagione ha dato buonirisultati, grazie anche ai grandieventi e a un programma cul-turale di tutto rispetto. Perl’estate ci aspettiamo il meglio,l’unica variabile sarà il tempo,che stando alle previsioni saràfavorevole — continua Cecca-relli —. La nostra offerta piaceancora, altrimenti non avrem-mo avuto questo boom di pre-senze che, tra l’altro, ha con-vinto molti a risistemare alber-ghi e stabilimenti».

Alcune realtà, infatti, hannogià beneficiato degli incentivi,offerti dallo Stato, per ristrut-turarsi e rendersi più appetibi-li, altri invece approfitterannodei 20 milioni stanziati dallaRegione per rigenerare e ri-qualificare le strutture dellacosta. Tra gli obiettivi dellagiunta regionale c’è anchequello di creare un «distrettoturistico appenninico interre-gionale» assieme alla Toscana.

«È un prodotto sempre piùapprezzato dai visitatori chevengono da tutta Europa. Perquesto stanzieremo 700.000euro per futuri investimenti sututta l’area montana» sottoli-nea Andrea Corsini, assessoreregionale al Turismo. Oltre al-l’Appennino, da un paio d’annila nostra regione si contraddi-stingue anche per il cicloturi-smo, ed è seconda solo alTrentino Alto-Adige. La do-manda di visitatori su due ruo-te è sempre più in crescita: nel2013 si sono registrati 300.000arrivi per un totale di 1,4 milio-ni di presenze. È il mare però

la prima motivazione per chidecide di andare in Riviera. Echi gestisce gli stabilimentibalneari lo sa. Anche i bagninihanno sensazioni positive perl’imminente stagione, nono-stante i benefici della ripresaancora non si vedano. «Graziealla situazione internazionale

dei nostri competitor, comeEgitto e Tunisia, la clientela gi-rerà molto meno lì, e più danoi. L’anno scorso ci ha salvatoil bel tempo, ma il calo deiconsumi si è comunque senti-to. Ci sono state sì tante pre-senze, ma la gente ha spesocomunque meno. Quindi nonmi aspetto che le cose cambi-no quest’estate, per questo civorrà del tempo» ossserva Si-mone Battistoni, presidentedel Sib, Sindacato italiano bal-neari dell’Emilia-Romagna.

Le sensazioni degli addettiai lavori dunque sono positive,ma ci sono anche i primi dati

dalla loro parte. Dal ponte del2 giugno sembra che la stagio-ne romagnola sia partita con ilpiede giusto. Secondo i nume-ri del portale Hotels.com, sonole città d’arte le mete più ricer-cate, mentre Rimini si piazzaal terzo posto e Riccione al de-cimo. Di pari passo, però, conle prenotazioni delle stanzenegli alberghi, cresce sempredi più il fenomeno delle attivi-tà non ufficiali, che offrono al-loggi a prezzi più competitivi.Secondo Assohotel, che haanalizzato i numeri di alcuniportali come Booking, Home-away e Trip Advisor, solo nellanostra regione si contano17.538 strutture non ufficiali,tra camere, ville e apparta-menti.

A scegliere l’Emilia-Roma-gna come meta per le vacanze,però, non ci saranno solo gliitaliani, ma anche tanti stra-nieri. Soprattutto europei, rus-si e americani. Vengono permotivi diversi, eppure l’ideadell’Italia della dolce vita e delbuon vivere rimane ancora for-te. Sono queste infatti le sen-sazioni che sono emerse dal

ventunesimo Buy Emilia-Ro-magna, l’evento di promo-commercializzazione che favo-risce l’incontro tra l’offerta tu-ristica regionale e il trade in-ternazionale di 20 Paesidiversi. Quest’anno tra i princi-pali buyer, tra tour operator,club e catene alberghiere,c’erano i tedeschi (20%), cherimangono i più affezionati al-la nostra regione anche per ilbuon rapporto qualità-prezzo,gli americani (17%) che quivengono soprattutto per ap-prezzare cibo e cultura, e i rus-si (14%) che scelgono i borghie i castelli emiliano-romagnoliper sposarsi.

«Sono molte le famiglieamericane che ci contattanoper venire in Romagna. Vengo-no qua in primis per la gastro-nomia, quasi per disintossicar-si dai fast food, ma poi si ac-corgono che questo è ancheun posto ricco di storia» sotto-linea Gina DiPrima, una traveldesigner che con un’agenzia inCalifornia contatta gli america-ni per portarli nel Belpaese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

8,781

46,16944,72046,06748,41750,071

I numeri

Fonte: Trademark Italia

Ricettività

110 kmcosta

attrezzata(Cattolica - Lididi Comacchio)

3.100alberghi

224.000posti letto

105.000alloggi privati

368.000posti letto

52campeggi

79.000posti letto

2.250pizzerie,

ristoranti,trattorie

3.700bar,

caffetterie,birrerie,

enoteche

110agenzie

di affittanzaturistica

1.430stabilimenti

balneari

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Il movimento turistico

0

1

2

3

4

5

TermeCittà AppenninoRiviera (altri mesi)Riviera (mag-set)

8,3578,4508,6798,874

0,302 0,334 0,297 0,321 0,275 0,331 0,254 0,356

1,164

2,469

4,605 4,480 4,348 4,231

2,421 2,391 2,475

1,160 1,105 1,041

382280

983

2,535

4,601

+2,4

+8,7

+4,5

+3,1

-9,3

+3,9

+2,9

+3,2

-5,6

+7,3

+10,2

+5,1

% 15/14

37,179 35,859 33,970 32,982 34,467

4,992 4,807 4,820 4,951 5,106

3,809 3,782 3,614 3,354 3,043

1,643 1,533 1,468 1,472 1,515

2,448 2,436 2,195 1,961 2,038

20152014201320122011

DATI INMILIONI

ARRIVI

PRESENZE

di Francesca Candioli

FuturoLa Regione vuole creare un «distretto turistico appenninico» con la Toscana

PubblicoGli americani vengono qui per cibo e cultura, i russi scelgono borghi e castelli per sposarsi

PrimatoA Bologna i visitatori stranieri sono passati dal 29% del 1995 al 41% del 2015

Chi sono

Enzo Ceccarelli, sindaco di Bellaria e presidente dell’Unione prodotto di Costa

Simone Battistoni, presidente cooperativa bagnini Cesenatico

Andrea Corsini, assessore regionale al Turismo

Page 3: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

3Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

C’era una volta in Ri-viera la pensionci-na, un caposaldo ta-le dell’economia ri-cettiva, che veniva

immortalata anche dalle com-medie all’italiana. E prima anco-ra c’erano le colonie, in cui ve-nivano mandati i bimbi di cittàper un salubre bagno di mare.

C’erano e non ci sono più.Molto è cambiato sulla costa,ma non tutto. In alcuni alberghicontinua la gestione familiare,in altri son subentrate le finan-ziarie, molte storiche dinastiehan ceduto il passo: gli Arpesel-la che conducevano il GrandHotel di Rimini, i Salciccia delDes Bains e Le Conchiglie diRiccione, resistono i Cenni an-cora nella Perla e i Batani traCervia e Rimini. Le grandi cate-ne non sono mai sbarcate, mamolti albergatori, esausti, hantrasformato l’hotel in residence.Solo la clientela è rimasta sem-

pre quella: nazionalpopolare.Ma tirare avanti è dura, il ritor-no è sempre più risicato. «Ilreddito finale arriva al 3-4% —analizza il presidente regionaledi Federalberghi AlessandroGiorgetti — le nostre impresenon sono fabbriche, non faccia-mo magazzino. Anche se potes-simo fare il massimo in alta sta-gione, il volume delle camererimane quello: noi vendiamoservizi. In più dobbiamo com-battere con la mancanza di cre-dito e località stracompetitive».

Fare i conti è facile: «Su un fat-turato di 600.000 euro, dai120.000 agli 80.000 vanno per ilcosto del personale; la lavande-ria esterna costa 20-25.000 eu-ro, l’Iva pesa per 60.000 euro. Seva bene in banca si possonoavere tassi del 5% sul mutuo. Leutenze e la Tari incidono per il25%, le materie prime per un22%. Alla fine posso incassare70-80.000 euro».

Anche l’ex assessore regiona-le al Turismo Maurizio Melucciconferma i bassi margini. Perquesto non decolla la nuova vitadelle colonie, riabbandonatedopo il fallimento delle variecoop edili che dovevano trasfor-marle in centri commerciali co-me la Murri a Rimini o in centriwellness come la Novarese aRiccione. «Se avessi un’area da6.000 metri quadri con destina-zione hotel, potrei averla per700.000 euro e costruirla ex no-vo per 12 milioni — dice Meluc-

ci — ma non rientrerò mai diquel capitale, essendo la reddi-tività sulla costa del 3%. Nonbastano nemmeno gli incentiviurbanistici».

Eppure una grande catenanon sfigurerebbe in quelle me-trature: «Già, qua i grandi nomidell’hotellerie non hanno trova-to la possibilità di erigere strut-ture da oltre 100 camere — am-mette l’ex-assessore — nonc’era lo spazio fisico e poi quagli albergatori riempivano lestanze anche senza la mediazio-ne dei tour operator, con cuiora, invece, dovremmo ripren-dere il rapporto».

«Stiamo pagando anni dicompetizione sbagliate — accu-sa lo storico del turismo Ferruc-cio Farina, celebre per il museovirtuale Balnea — si ragiona intermini di borgate e mancaun’idea di grande città, che ri-metta in circolo pure l’entroter-ra». «Serve una politica attiva

S i parte dalla Cina, si fascalo Dubai, e poi si pas-sa da Milano o Roma,senza però dimenticare

le Due Torri. Sono sempre dipiù i turisti che oggi viaggianosolo per fare shopping di qua-lità. Si tratta di un nuovo trendche alcuni big, come GalleriaCavour a Bologna, stanno pro-vando a cavalcare già da unpo’. «Da qualche mese stiamocercando di rilanciarci e dicambiare il nostro modo difarci conoscere — spiega Mau-rizio De Vito Piscicelli, respon-sabile marketing dei 23 negozimonomarca della Galleria —Abbiamo un sito nuovo, orga-nizziamo eventi con la fiera,cerchiamo di intercettare i tu-risti che ci interessano con itour operator, organizziamopercorsi culturali all’internodel palazzo dove stiamo».

Qui a fare più acquisti sonosoprattutto i russi e i cinesi, gliitaliani si vedono poco. In ge-nere gli stranieri girano ingruppo: «C’è sempre qualcuno,magari il responsabile, che vie-

ne mandato in avanscoperta, faun accordo con il direttore delnegozio, e poi fa entrare acomprare tutti i suoi compa-gni», aggiunge il responsabile.

Solo il mercato del lusso èun comparto che vale più di220 miliardi di euro, secondo idati della Fondazione Altagam-ma e dalla società di consulen-za Bain & Company. A trainar-lo sono soprattutto i turisti,con un alto budget, che im-pongono ai player del mercatodi pensare ad altre strategie divendita. «La nostra è una dellerarissime shopping destinational coperto. L’aumento di chiviene qua per fare acquisti c’èstato, tant’è che adesso manca-no gli hotel a cinque stelle perospitare tutti. Collaboriamoanche con Bologna Welcomeche ci propone come meta so-prattutto sul Far East» conti-nua Piscicelli, che a settembrepresenterà una Galleria rinno-vata grazie ai lavori di restylingdell’estate.

E se gli affari non vanno inaltre realtà, come viale Ceccari-

ni a Riccione che non è più lavia dei negozi d’alta moda, atenere testa c’è ancora MilanoMarittima: piccola, mai piegataal turismo di massa, da decen-ni è avamposto delle griffe. So-lo un mese fa, sempre qui, Ju-lian Fashion ha deciso di allar-garsi passando da due a trenegozi. Così con Maison J, que-sto è il nome della nuova bou-

tique, è nato un nuovo polodegli acquisti che punta a 30milioni di fatturato. «Abbiamouna clientela sia locale che in-ternazionale. Qui non ci sonoprezzi vantaggiosi o forme allinclusive, chi viene qua vieneper spendere. Ed è questo chegarantisce la nostra esclusivitàcome zona» sottolinea la titola-re Sabrina Zabberoni. A Milano

Bologna e Milano Marittima a tutto shoppingRestyling in Galleria Cavour e nuovi negozi a Cervia per i big spender russi e cinesi

Il giro d'affari del turismo in regione nel 2015

Fonte: Trademark Italia

Riviera Estate (Mag-Set)

Riviera Altri mesi

10.116 -100%TOTALE

REGIONE

TERME

CITTÀ D’ARTE

APPENNINO

RIVIERA

Quota %

69,3

9,9

5,5

11,5

3,8

79,2

7.014

1.000

554

1.168

379

8.014

Valore* La Riviera pesa per il 79,2% nel fatturatocomplessivo regionale. Le Città d'artee d'affari si collocano al secondo postoin termini di fatturato turistico con l'11,5%del volume complessivo regionale,seguite dalle località termali (5,5%)e dall'Appennino (3,8%).Il giro d'affaricomplessivodel Turismo (diretto,indiretto e indotto)pesa tra il 9 e l'11%del Pil regionale

*dati in milioni di euro

Sulla costa

Spiagge pet friendlyo dedicate ai bimbile novità dell’estate

L a costa romagnola semprepiù a misura di famiglia.Per il 2016 le località «ba-

by friendly» della Riviera pre-miate con la Bandiera verdesono ben 9. Un riconoscimen-to assegnato in base alle indi-cazioni di 196 medici pediatri,riservato alle spiagge che piùsi adattano ai bambini. Manon solo, quest’anno la Rivie-ra, vuole conquistare anchegli amici a quattro zampe e iloro padroni. Per questo a finemaggio aprirà a Riccione laprima «Beach pet Spa» in Eu-ropa: una spiaggia gratuita eattrezzata, con tanto di idro-massaggio e cromoterapia,per Fido e i suoi amici. Albagno 135-16, Marano Beach,nella zona a loro dedicata, rea-lizzata da Beauty Luxury, sa-ranno disponibili servizi com-pleti per cani e gatti e trentaposti sotto l’ombrellone riser-vati solo per chi ha più di duezampe. Anche a Rimini, al Ba-gno 81, gli animali sono messial primo posto, talmente tantoche chi non ha un quadrupe-de al proprio fianco non en-tra. Qui, oltre a prenotare lafesta di compleanno per il

proprio animale, si può sce-gliere tra 70 box con recintiattrezzati o una cinquantina diombrelloni ideati per chi vie-ne in spiaggia con il cane. Cisono poi aree per la doccia,uno spazio per muoversi,stuoie speciali, lettini, ciotolee zone toilettatura. Ancora aRiccione, invece, al Bagno 135,tutto è mini. C’è un’intera arearimpicciolita dedicata solo aibambini. Mini lettini, mini ca-bine, mini palestra e minimosconi per imparare a rema-re in acqua. In più, da giugnoa settembre, questo stabili-mento mette a disposizioneuna spa solo per le mamme.La stessa cosa è venuta inmente ai bagnini dell’Altama-rea beach village di Riccione,dove anche qui c’è uno spaziodedicato alle neomadri. A Cer-via, al Fantini Club di Cervia,l’estate è nel segno dellosport, grazie anche alla co-struzione di un nuovo campodi paddle, una disciplina simi-le al tennis, ma giocata conspeciali racchettoni e suun’area più piccola circondatada plexiglass. E per chi ama ilwellness, sempre qui, c’è an-che la Wave Spa, il centro be-nessere sulla spiaggia che co-niuga il potere rigenerantedell’ambiente marino con glieffetti dei trattamenti esteticie curativi.

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Attenzione Sempre più stabilimenti son dedicati ai cani

Marittima, continua l’impren-ditrice, dopo un calo dei russinell’ultima stagione, c’è statoun aumento di cinesi mordi efuggi, che vengono per duegiorni, comprano e se ne van-no. «Il nostro punto di forza èoffrire prodotti ricercati, che sipossano trovare solo qua».

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

BolognaUno scorcio di galleria Cavour, famosa vetrina del lusso in città

Bassa redditività e margini sempre più risicatiInvestire in un albergo è una scommessaGiorgetti (Federalberghi): «Bisogna aumentare i volumi e far pagare la qualità».

per una nuova classe dirigente,qua i vecchi proprietari hannofatto studiare i figli per farli di-ventare avvocati o dottori e si èinterrotto un ciclo, così gli hotelsono stati dati in affitto, anchese ora molti aspettano che i ni-poti crescano per avviarli allavecchia professione». E in molticasi son stati ceduti con il risul-tato di agevolare le infiltrazionimafiose.

Per Melucci ci si risolleva«innovando gli hotel, riducen-doli di numero per aumentare iservizi e risolvendo il nodo del-la viabilità lungo la costa e daBologna». L’altra ricetta per ri-sollevarsi, secondo Giorgetti,sarebbe «aumentare il volumedella clientela e far pagare laqualità». Un solo problema, manon c’è comunione di vedutenemmeno nel cercare una viad’uscita.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

MelucciBisogna rottamare gli hotel e diminuirne il numero per far spazio ai servizi. Migliorare anche la viabilità

Page 4: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

4 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

Page 5: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

5Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

Signor Farinetti, quali sono le ultime no-vità per Fico, a parte lo slittamento delladata di apertura al 2017?

«Ma gli slittamenti sono normali! Hoaperto 106 negozi Unieuro, 33 Eataly e non

ce n’è uno che sia stato puntuale. Tendo a darmidate anticipate per correre più forte e inauguroprima che se mi dessi tempi normali. La novità èche siamo in linea per farcela con il prossimoanno, al massimo sbaglieremo di qualche mese. Ilavori sono cominciati, le idee sull’impianto cen-trale sono abbastanza chiare... secondo me lomiglioriamo, perché metteremo sempre più poe-sia».

Ovvero?«Dopo l’esperienza di Expo abbiamo visto

quanto abbia contato la realizzazione di aree mul-timediali a impatto emozionale e didattico, cosìin Fico allestiremo 6 grandi “giostre” tecnologichee chiuse — che potranno contenere 3-4 classi o100 persone adulte — dove illustreremo, anchecon ologrammi, il rapporto tra l’uomo e gli ele-menti che lo hanno condotto all’attuale civiltà: ilfuoco; la terra, cioè l’agricoltura; gli animali; ilmare, che sarà descritto dai brani di Hemingway;“l’uomo dalla terra alla bottiglia”, in cui Noè rac-conterà la storia del vino, della birra e dell’olio;infine il futuro, dove, partendo dalla biodiversità,cercheremo di tracciare il destino del rapporto tral’uomo e il creato. Che dovrà essere etico, se noci mangiamo tutto quello che abbiamo costruitofinora».

Bello, resta però il nodo dei trasporti. «Problemi che ci sono in tutta Italia. Chi arrive-

rà a Bologna con l’auto dovrà essere guidato daun’ottima cartellonistica; per chi arriva in treno oin aereo servirà il maggior numero possibile dipullman. Ora sono 9, speriamo aumentino e fac-ciano un percorso aeroporto-stazione-centro-fie-ra-Fico 10-12 ore al giorno».

Venerdì ha presentato a Bari Porta del Sud.Cosa significa «Mercato 3.0»?

«Oggi ci sono persone nate nel Nord Italia chepensano che il settentrione sia uno dei luoghi piùefficienti al mondo e il Sud una palla al piede.Gente nata al Sud, invece, ritiene che il meridionesia uno dei luoghi più belli al mondo e che siasempre colpa degli altri. Questa è gente sbagliata:dobbiamo aiutarci a vicenda!

Allora abbiamo pensato a una via: siccome ilSud ha tantissime eccellenze nel cibo e una mareadi piccole imprese agroalimentari, però con tantedifficoltà, e siccome c’è un Eataly sul mare a Bari,abbiamo deciso di creare lì una grande piazzadove chiameremo questi produttori assieme aSlow food. Saranno dieci al mese, proporranno iloro prodotti e li spiegheranno ai buyer di Eataly,di altre aziende, ai giornalisti: quelli migliori liaiuteremo, li introdurremo nei nostri punti vendi-ta in Italia e all’estero. Vorremmo far diventareEataly Bari un hub per le bontà del Mezzogiornoe aiutare questi piccoli imprenditori a migliorarela produzione, le etichette, a superare la burocra-zia; e pagheremo loro il prodotto in base a quelloche chiedono. Il retail italiano deve essere rispet-toso di questa biodiversità, spero sia di esempioanche per altri della grande distribuzione orga-nizzata. È arrivato momento di dare una mano».

Porta del Sud collaborerà con Fico?«Spero che questi 500 produttori siano selezio-

nati per finire dentro a Eatalyworld».

Milano sta conducendo una guerra alle fieredell’alimentare dell’Emilia-Romagna, creando-ne altre in concomitanza con Cibus di Parma eMacfrut di Rimini. Cosa ne pensa?

«Apprezzo lo sforzo dei milanesi di parlare dicibo, ma suggerirei di cercarsi un’identità diversae di non fare manifestazioni in contemporanea adaltre, sarebbe un errore. Sono stato a Cibus ed erauna meraviglia! Funziona e dobbiamo pomparla».

La nostra regione è una terra di eccellenze,che però faticano ancora. Cosa le rimprovera?

«Avete il Parmigiano Reggiano, che è il formag-gio più buono del mondo, e non avete idea dellesue potenzialità: lo state svendendo. È assurdoche costi meno della mozzarella di bufala! Entro5 anni dovete almeno raddoppiare il prezzo per

pagare meglio il latte e gli allevatori. Io vi daròuna mano: va sdoganato dal grattarlo e basta, vacelebrato, caricato di valori.

Poi avete il luogo italiano a più alta concentra-zione turistica, che è la Romagna, dove siete staticapaci di vendere l’ombra: qui bisogna dare untono turistico di livello sempre più alto, che com-prenda cultura e cibo. Dovete anche migliorare lalogistica e Rimini deve diventare un hub per visi-tare la provincia italiana. Il tema del futuro èproprio questo: dare potenza alla provincia».

Dopo l’iniziativa di Bari ci sarà un’ulterioreespansione di Eataly?

«Nei primi dieci giorni di agosto apriremo ilsecondo Eataly a New York, 5.000 metri quadrialla Torre 4 di Ground Zero, con un forno centralein cui cuoceremo 84 tipi di pane diversi. A finesettembre a Mosca, 900 metri quadri vicino allastazione Kievskaja, poi a ottobre altri due appun-tamenti: a Boston, 4.000 metri quadri al Pruden-tial center e poi a Trieste nei vecchi magazzini delvino sul mare. Infine a dicembre a Copenaghen.Nel frattempo abbiamo avviato da poche settima-ne il secondo Eataly a Dubai, ne apriamo ancoradue a Doha e uno nel Barein. L’anno prossimoproseguiremo con Los Angeles».

La quotazione è confermata?«Sì, è confermata. Non so se nel 2017 o l’anno

dopo, ma non più tardi del 2018: non abbiamofretta, quattrini ne abbiamo. Però è giusto cheEataly, l’unico retail italiano globale, sia quotata ediventi parte degli italiani. Anzi vorremmo privile-giarli: nell’Ipo vorremmo dare loro del tempo inanticipo per comprare le azioni prima degli inve-stitori stranieri».

È ancora dell’idea di distribuire quote ai di-pendenti?

«Sì, dovremo farlo. Ne stiamo parlando»Lei era al debutto in Borsa di Yoox Net-A-Por-

ter. State pensando a una collaborazione dell’e-commerce del food con Federico Marchetti?

«Per ora no. Vedremo e ne parleremo. Al mo-mento siamo partner con Amazon negli Usa. Eroa Piazza Affari perché stimo Marchetti e sonopieno di orgoglio per questo ragazzo italiano chesi è preso un’azienda più grande di lui e ha creatoil primo negozio online di lusso con un magazzi-no centrale a Bologna. Bisogna sottolinearle que-ste cose, visto che è pieno di gente che si lamentadell’Italia e degli stranieri che comprano le nostreaziende».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

Figlio di partigiano,ha creato un impero alimentare e filosofico

«M i chiamo Natale co-me mio nonno eOscar come l’amico

partigiano di mio padre». Conquesti due nomi, retaggio di unaterra fertile di valori e di storie,Farinetti viene al mondo nel1954 nella città di Alba. Il papà èPaolo Farinetti, comandante par-tigiano della XXI brigata Matte-otti «Fratelli Ambrogio» nelleLanghe della «Malora» di Feno-glio. È lui — socialista convinto,prima consigliere e poi vicesin-daco di Alba dopo la guerra —che dà l’abbrivio alla carriera im-prenditoriale del figlio. Sangui-gno, testardo e pragmatico co-me solo i piemontesi sanno es-sere, Farinetti junior è anche unabile affabulatore, qualità che glitornerà utile nella sua secondavita di imprenditore, dopo es-sersi fatto le ossa nella catena dinegozi di elettrodomesticiUnieuro. Il padre, dopo averlafondata nel ‘67 gli lasciò semprepiù spazio tanto che Oscar nedivenne presidente. Dopo averlarivenduta agli inglesi di Dixonsretail nel 2003, Farinetti, affasci-nato dalla filosofia Slow food diCarlo Petrini, crea nel 2004 Ea-taly, un formato che l’Italia an-cora non conosce: un luogo unpo’ supermercato, un po’ bistrot,un po’ ristorante, a volte libreria,ma con un unico comun deno-minatore, cioè smentire la con-vinzione secondo cui i prodottidi qualità sono a disposizione diuna ristretta cerchia di privile-giati. Eataly propone produzioniartigianali a prezzi sostenibili,riducendo la catena distributivadei prodotti e creando un rap-porto di contatto diretto tra ilproduttore e il distributore fina-le, saltando i vari anelli interme-di della catena. La summa di tut-to questo avviene nel 2007 conl’inaugurazione di Eataly Lingot-to a Torino, sorta nella vecchiafabbrica del vermouth Carpano.Da allora la creatura di Farinettiè una «gioiosa macchina daguerra»: mangiare bene si sposacon una visione «left oriented»,propugnata dal suo debordantefondatore, che — oltre a inaugu-rare negozi (oggi sono 20 in Ita-lia più 9 hamburgherie e 11 al-l’estero) — trova anche il tempodi scrivere libri e intervenire sul-la scena politica. Tanto che du-rante l’ascesa di Matteo Renzi sischerza su di lui come nuovoministro dell’Agricoltura.

La compagine azionaria di Ea-taly vede oggi la maggioranza inmano alla famiglia Farinetti:Oscar ha lasciato gli incarichil’anno scorso, i figli Francesco,35 anni, e Nicola, 32, sono di-ventati ad accanto a Luca Baffi-go. Il terzogenito Andrea ha cu-rato il rilancio della cantina pie-montese Borgogno. Le altre quo-te di minoranza di Eataly sonospartite tra il sistema coop e laTip di Giovanni Tamburi a cuispetterà il compito di quotarla.Sempre nel 2015 l’azienda hachiamato l’ex Luxottica AndreaGuerra come presidente esecuti-vo. Il 2014 si è chiuso con 330milioni di ricavi e 45 di margineoperativo lordo.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il personaggio

di Andrea Rinaldi

«Fico, l’emozione del cibo»

Apprezzo lo sforzo dei milanesi di parlare di cibo, ma suggerirei di cercarsi un’identità diversa e di non fare manifestazioni durante altre fiere. State svendendo il Parmigiano, dovete raddoppiare il prezzo e pagare meglio il latte

L’INTERVISTA

Oscar FarinettiSei aree multimediali per valorizzare la cultura dell’alimentazione; il fondatore di Eataly: «Avete potenzialità straordinarie, non vanno svendute»

Chi è

Natale Oscar Farinetti, classe 1954, Alba, è fondatore di Eataly ed ex proprietario della catena di grande distribuzione Unieuro

Page 6: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

6 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

Un nuovo centro di ricerca per EmakCon un investimento di 5 milioni; sarà operativo nel 2018. Intanto la società lancia un’innovativa motosega disegnata da Giugiaro e vuole crescere con acquisizioni

Il cantiere è ormai partito,non resta che aspettare laprimavera del 2018. Già,perché ci vorranno più omeno due anni per trasfor-

mare in realtà il sogno (e l’in-vestimento da circa 5 milionidi euro) del Gruppo Emak, ve-ro e proprio colosso nello svi-luppo, la produzione e lacommercializzazione di pro-dotti per il giardinaggio el’agricoltura: sede a Bagnoloin Piano, nel Reggiano, quota-to in Borsa dal 1998 e capacedi chiudere il 2015 con un fat-turato da 381 milioni di euro.«E l’aumento rispetto all’annoprecedente è stato del 6%» as-sicura il presidente FaustoBellamico.

Tre aree di business nellequali opera Emak. La prima èquella «outdoor power equip-ment», ovvero l’area che si oc-cupa di prodotti per giardi-naggio, attività forestale e pic-cole macchine per l’agricoltu-ra come decespugliatori,rasaerba, trattorini, motose-ghe, motozappe e motocolti-vatori, distribuiti sul mercatocoi marchi Oleo-Mac, Efco,Bertolini, Nibbi e Staub, com-prendendo quasi il 50% del-l’intero fatturato. Poi c’è l’areadenominata «pompe e high

pressure water jetting» cheaccorpa le attività legate, ap-punto, alle pompe a membra-na e a pistoni, le idropulitriciprofessionali e le macchineper l’urban cleaninig distribu-ite coi marchi Comet, HPP, P.T.C. e Master Fluid e in gra-do di assorbire circa il 27% delfatturato, mentre la parte re-stante riguarda componenti eaccessori venduti coi marchiTecomec, Geoline, Geoline

Electronic, Mecline, Sabart eRaico.

Insomma, la galassia Emak,composta da ben 28 società,spazia dal giardinaggio «faida te» al settore industriale econsiderando che, come diceBellamico, «tutto lo sviluppodei prodotti è in Italia, mentrela produzione viene fatta dovec’è domanda», il nuovo centrodi ricerca rappresenta unoslancio verso il futuro non da

poco: 4.000 metri quadratiche arricchiranno la sede diBagnolo.

«Ogni anno almeno 12-15milioni di euro sono utilizzatiper nuovi investimenti anchein termini di prodotto e pro-cesso» prosegue il presidente,ricordando la presenza capil-lare del gruppo praticamentein tutto il mondo. Oltre allesue 4 unità produttive (due inItalia, Bagnolo e Pozzilli, inMolise, e due in Cina), Emakha 8 filiali tra Germania, Fran-cia, Gran Bretagna, Spagna,Polonia, Ucraina, Brasile e an-cora Cina, mentre per il futu-ro si guarda con interesse aRussia e India, dove comun-que ci sono già alcuni deglioltre 150 distributori localiserviti dal gruppo. I rivendito-ri specializzati a livello globa-le sono invece più di 30.000, idipendenti poco meno di1.700 e a questi, precisa anco-ra Bellamico, bisogna aggiun-

Al timoneFausto Bellamico, presidente di Emak

gere «gli stagionali assuntisoprattutto nei primi sei mesidell’anno, quando c’è il piccodella produzione per il giardi-naggio».

Proseguendo coi numeri, ilGruppo Emak serve 22.000punti vendita, raggiungendo85 Paesi con le sue 22 fami-glie di prodotto e gli oltre 250modelli, almeno uno nuovoogni anno. La motosega Oleo-Mac GST250, con design fir-mato Giugiaro, ad esempio,dovrebbe arrivare sul mercatotra non molte settimane. Nelprimo trimestre 2016, inoltre,il cda del gruppo reggiano haapprovato il bilancio che pre-vede ricavi pari a 114,3 milionidi euro (109,8 milioni nel pri-mo trimestre 2015) e un utileconsolidato di 7,3 milioni (6,8milioni nello stesso periododell’anno precedente). A no-vembre è stato lanciato ancheil portale di e-commerce, ma«per il nostro settore si trattadi una domanda ancora limi-tata» puntualizza Bellamico,concludendo sulla linea stra-tegica del gruppo: proseguirecon le acquisizioni trovando«marchi in sinergia con la no-stra realtà».

Beppe Facchini© RIPRODUZIONE RISERVATA

MONOPOLI

Identikit Emak progetta e sviluppa prodotti per giardinaggio e agricoltura come trattori, motoseghe e decespugliatori

Ha sede a Bagnolo in Piano, nel Reggiano ed è presente in 85 Paesi con 1.700 dipendenti

È quotata in Borsa dal 1998 e ha chiuso il 2015 con 381 milioni di ricavi Prospettive

Il gruppo guarda a Russia e India, dove ci sono già alcuni distributori locali

Page 7: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

7Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

Fusioni e acquisizioni per crescere Emiliane pronte allo shopping Coesia, Ima, Interpump tra i pochi «acquisitori seriali». Ma altre 50 hanno i numeri per imitarle

Solo un centinaio di imprese italianesono «acquisitori seriali», e poco piùdel doppio «acquisitori occasionali».Sono le imprese che nel decennio2003-2013 sono cresciute attraverso

processi di fusione e acquisizione in veste dicacciatrici, non di prede. Tra le seriali, unaventina (oltre il 16% del totale Italia di 127)hanno base in Emilia-Romagna, dove altre 46hanno effettuato operazioni episodiche. Alcu-ne hanno operato soprattutto in Italia, altreall’estero in relazione ai diversi business e finoa divenirne leader mondiali.

I loro nomi sono noti anche al grande pub-blico: Hera, Coesia (11 operazioni in 5 anni),Ima, Crif, Chiesi, Cremonini, Interpump (7acquisizioni recenti, due all’estero), Datalogic.Finora le imprese italiane sono state soprat-tutto prede, sia pure trattate con il riguardoche meritano professionalità e know how irri-petibili, e perciò con nuovi investimenti pro-duttivi e management spesso italiano: Cera-miche Marazzi, Ducati, Lamborghini.

La consulenza che guarda lontano si è chie-sta quanto sia il potenziale inespresso di cre-scita attraverso fusioni e acquisizioni, M&Aoggi indispensabili nel mercato globale in-compatibile con i piccoli passi. Nel mondo ilmercato delle M&A vale oltre il 4% del Pil, inItalia poco più del 3%. Kpmg e Sda Bocconi, incollaborazione con Borsa italiana e CorriereEconomia, hanno svolto una ricerca e indivi-duato 1.368 imprese italiane, 219 delle quali inEmilia-Romagna (il 16%) con un fatturato 2013di almeno 50 milioni di euro, che ben potreb-bero fare (o l’hanno già fatto) M&A.

In media il fatturato del campione conside-rato è di 637 milioni in Italia, quasi dimezzatoin Emilia-Romagna, terra di piccole e medieimprese: 324 milioni di euro. Oltre il 40%(quasi la metà in regione) non sono in realtàabbastanza profittevoli per effettuare opera-zioni del genere. A conti fatti, nella regionerestano 115 imprese (770 in Italia) con i nume-ri giusti: 67 conoscono già l’adrenalina dellacrescita per salti. Il restante 40% non ha avutoquesta esperienza: 48 imprese, un plotone contutti i numeri per affacciarsi sul mercato.

La ricerca, presentata la scorsa settimanadal prorettore all’internazionalizzazione del-l’Università Bocconi, Stefano Caselli; e da Ma-ximilian Fiani di Kpmg, ha anche intervistatoil campione delle imprese candidate. Delle200 che hanno risposto il 15% è in Emilia.L’80% di loro considera le M&A essenziali(22%) o importanti ma non indispensabili (58%) per la crescita. Un terzo ha già in corso

piani di acquisizione entro i prossimi 12 mesi;altrettante pensano di farlo nei prossimi treanni. Quasi la metà ha già individuato l’obiet-tivo e non poche pensano a possibili dismis-sioni, per avere più forza nelle operazioni pro-grammate. Trapelano non pochi timori, legatisoprattutto alle disponibilità finanziarie (43%).Esperti e imprenditori che hanno partecipatoalla presentazione (tra i quali Angelos Papa-dimitriou di Coesia e Stefano Venier di Hera)hanno rassicurato sul vincolo finanziario, su-perabile in molti modi se l’operazione non è

avventata.La ricerca, per ragioni comprensibili legate

all’indispensabile riserbo sui piani industriali(in mancanza del quale le risposte non sareb-bero state sincere) non indica i nomi delleimprese pronte a scendere in campo. In cercadi qualche indizio, Corriere Imprese ha chie-sto una elaborazione al database Aida Bureauvan Dijk, attraverso il quale anche la ricercaKpmg (incrociando ulteriori fonti) ha indivi-duato le 1.368 imprese italiane. Criteri abba-stanza severi: più di 50 milioni di euro difatturato 2014, tasso di crescita ebitda di alme-no il 10%, indice di liquidità non inferiore a0,9.

Il database ha restituito ben 148 impreseemiliano-romagnole. Dalle 148 sono stateestratte le dieci più performanti, con ebitdafra 2 e 73 milioni di euro, e le dieci piùliquide (con indice compreso fra 2,7 e 4,3).Alcune sono presenti in entrambe le liste (siveda grafico in pagina). Ci sono vecchie cono-scenze e alcune sorprese — come la Cisa eanche Lamborghini e Maserati — eccentri-che rispetto all’obiettivo considerato. Ma chiha detto che un consorzio di calcolo interuni-versitario e di alto livello come il Cineca nonpossa crescere all’estero? Nella prima lista sitrovano anche industrie ceramiche (AtlasConcorde e Florim), l’alimentare con Inalca,Parmalat e la distribuzione con Marr; HeraComm e Ireti, società commerciali delle duemultiutility. Tra le imprese più liquide, il le-gno di Alpi, ancora la ceramica (Refin), lamoda e abbigliamento di Imperial e Marella;le perforazioni di Pergemine e il movimentoterra di Caterpillar Mec-Track. La caccia èaperta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Angelo Ciancarella

MONOPOLI

DocenteStefano Caselli, prorettore all’internazionalizzazione dell’Università Bocconi, che ha presentato il dossier elaborato dalla sua università con Kpmg e Sda Bocconi, in collaborazione con Borsa italiana e Corriere Economia

Il viaggio di Enea

di Giovanni Fracasso

Davide Bollati e la sua Davines,un laboratorio tra Canova e Schumpeter

Incontro Bollati nel 2014 nella serata inaugu-rale di Artisssima a Torino, l’edizione con lamostra collaterale di Cattelan. In quell’occa-sione mi illustra il progetto del nuovo gran-de stabilimento della sua Davines a Parma,

partendo dalla descrizione delle serre e degliorti che saranno al centro dell’opificio. Perchéil progetto sarà tutto improntato sulla sosteni-bilità: le serre e i giardini non saranno solo unelemento architettonico ma diventeranno luo-go di riflessione, di stimolo per la ricerca,un’agorà nel verde, uno spazio per la curadell’anima. Questo in un’azienda che si dovreb-be occupare solo della cura del corpo, ma doveinvece etica ed estetica si compenetrano.

La Davines nasce come laboratorio di co-smesi negli anni 80. Quando Davide entrò nel-l’azienda di famiglia il fatturato non superava ilmiliardo di vecchie lire. Oggi sfiora i centomilioni di euro. Si è passati da un’aziendaconcentrata solo sul mercato domestico ad ungruppo che — con il brand Davines rivolto aisaloni di acconciatura e il con brand Comfort

Zone rivolto ai centri benessere e alle spa —distribuisce in 95 paesi, con oltre 30 milaclienti. Con margini di crescita strepitosi negliStati Uniti (dove si genera il 30% dei ricavi) esui mercati asiatici. Questo trend di crescita èavvenuto seguendo una propria «sophia», laDavines si è contraddistinta per la tenace ricer-ca di una «bellezza sostenibile»: nei suoi pro-dotti usa ingredienti di origine naturale, biode-gradabili, ottenuti da fonti rinnovabili. Ha per-sino implementato un programma di forma-zione per sviluppare la sensibilità ecologica deisaloni di acconciature che usano i suoi prodot-ti e che stanno diventando luoghi ad impattoambientale zero.

Per tre anni consecutivi, dal 2006 al 2008,Bollati ha frequentato i corsi di family businessad Harvard, avendo docenti come John Davis,uno dei pionieri dello studio delle aziendefamiliari. «Non mi appagava il modello delpadrone tuttofare tipico di molte realtà italia-ne, né volevo staccarmi dall’azienda e fare soloil proprietario. Volevo essere artefice di una

storia ma di una storia condivisa: ad Harvardho capito che dovevo puntare sul managementdella mia azienda. Dovevo selezionare una buo-na squadra. E con questa squadra crescere finoall’eccellenza».

Il successo della Davines non dipende solodalla scelta dei prodotti né solo dai cospicuiinvestimenti in ricerca, ma risiede in qualcosadi più profondo: Bollati ha saputo inserire ac-canto ai chimici, agli specialisti della cosmesi,profili con una formazione umanistica, ha sa-puto sviluppare un terreno fertile coltivando ladiversità delle competenze, facendo germoglia-re quel «capitale di connessione» che generanuove idee, nuova linfa, voglia di cambiamen-to. C’è dunque nella Davines, nella sua idea dibellezza sostenibile, una singolare osmosi trale energie schumpeteriane e l’eleganza delgrande Canova, tra l’estro creativo e «la nobilesemplicità e la quieta grandezza» neoclassica.Su queste basi è lanciata la sfida ai giganticome L’Oreal.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Imprenditore Davide Bollati (Parma, 1966) è presidente dell’azienda a conduzione famigliare Davines

Fusioni & Acquisizioni per 110 imprese

Fonte: Elaborazione dati con database Aida Bureau van Dijk

A CACCIA DELLE CANDIDATE

Le più liquide (indice compresofra 2,70 e 4,30)Ricavi 2014 da 50 milioni in su e tassodi crescita Ebitda almeno del 10%

Le più performanti (ebitda compresofra 2 e 73 milioni di euro)Ricavi 2014 oltre 50 milioni, indice liquiditàmin. 0,9, tasso di crescita Ebitda almeno 10%

Autocamionale CisaCeramiche Atlas ConcordeFlorim CeramicheHera Comm SrlInalcaIretiLamborghiniMarrMaseratiParmalat

AlpiAutocamionale CisaAvery Dennison Ris ItaliaCeramiche RefinConsorzio CinecaImperialMarellaMec-TrackParmalatPergemine

Forlì-CesenaParmaModenaReggio EmiliaBolognaBolognaReggio EmiliaBolognaParmaParma

ParmaModenaModenaImola (Bo)ModenaReggio EmiliaBolognaRiminiModenaParma

Quante hanno fatto M&A e quante potrebbero farlo in Italia e in Emilia-Romagna

Emilia-Romagnafatturato medio 2013324 milioni di €

“Acquisitori seriali”(2003-2013)Hera, Coesia, Interpump,Ima, Crif, Chiesi, Cremonini

Acquisitori “mancati”e potenziali (tra gli altri):Seci, Smeg, LiuJo, Orogel

Italia 598 408 235 1271.368

Fonte: Ricerca Kpmg/Sda Bocconi

10447%

4822%

4621%

2110%

219AZIENDE

Non abbastanzaprofittevoli

Sono abbastanzama non fanno M&A

Fanno M&AEpisodico

Fanno M&ASistematico

ProporzioniSolo un centinaio di imprese italiane sono «acquisitori seriali», e poco più del doppio «acquisitori occasionali»

Page 8: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

8 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

Page 9: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

9Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

«Giovani e nuove idee, l’artigianato ora è 2.0»Paolo Govoni (presidente Cna) fa il punto: «L’innovazione si nutre di cultura, tradizioni e contesto sociale. Dop, Igp e aggregazioni per andare all’estero. Ma le banche devono aiutarci»

L’universo dell’artigianatoe delle piccole imprese«ha pagato più di altri ilprezzo della crisi»; maora che il peggio sembra

passato e all’orizzonte appaiono iprimi spiragli di ripresa, «emer-gono più evidenti i segnali di unprofondo cambiamento che lomette in sintonia con i trend del-la modernità». Paolo Govoni —l’imprenditore edile ferrareseche da sette anni guida la Cnadell’Emilia-Romagna e ora coor-dina anche il Tavolo regionaledell’imprenditoria e presiede laCamera di Commercio di Ferrara— è convinto insomma che l’im-presa «minore» non si sia dimo-strata meno capace di quella me-dio grande nel tenere il passocon i tempi. Quindi con l’innova-zione, le nuove tecnologie e l’in-ternazionalizzazione. Pur con i li-miti che «inevitabilmente carat-terizzano le piccole dimensioni».

«Negli ultimi sette-otto anni— spiega — abbiamo lasciatosul campo molte vittime, e il sal-do fra aziende cessate e aziendenate è ancora ampiamente nega-tivo. Però vedo che nelle nostreimprese sono ricomparsi i giova-ni, e con loro sono arrivate nuo-ve idee di business e nuovi modidi fare quelli tradizionali. Conuna battuta direi che sta nascen-do un artigianato 2.0».

Un esempio è la sua stessaazienda che in un settore antico,e generalmente in profonda dif-ficoltà, come quello dell’ediliziaè riuscita a ricavarsi una nicchiasolida e tecnologicamente avan-zata nelle ristrutturazioni di edi-fici storici e nei consolidamentistrutturali realizzati anche coninserti in fibra di carbonio. Ma diesempi ce n’è a centinaia.

«Informatica e big data — ag-giunge Govoni — sono ormai al-l’ordine del giorno in tanteaziende artigiane. Penso al labo-ratorio specializzato nella ripro-duzione di opere d’arte constampante di in 3D per i musei,o alla ferrarese Meeo che ha svi-luppato software d’avanguardiaper le elaborazioni meteorologi-che e per l’osservazione satellita-re della terra, diventando oggipartner fisso dell’agenzia spazia-le europea Esa».

In altri casi l’ingresso di forzenuove ha permesso di rianimarevecchie attività, come avvenutoalla bottega da fornaio ereditatada una coppia di laureati in so-ciologia e trasformata in un bi-scottificio di grande successograzie al recupero di vecchie ri-cette del territorio. Oppure algiovane albanese che ha occupa-to il laboratorio dismesso dellostorico calzaturificio ferrareseZenit e l’ha trasformato nella più

esclusiva calzoleria su misura diFerrara.

«Il nuovo artigianato si nutredi cultura, recupero delle tradi-zioni del territorio e forte legamecon il contesto sociale» com-menta Govoni, aggiungendo che,in un mondo affamato di madein Italy, questi valori possonoaprire anche le porte di una in-ternazionalizzazione mirata e se-lettiva. Nel settore agroalimenta-re, per esempio, facendo leva suuna tradizione regionale senzauguali al mondo in termini di

prodotti Dop e Igp. L’altra stradad’accesso ai mercati esteri, per ilpresidente della Cna, è «l’aggre-gazione delle aziende su progettispecifici, attraverso i consorzi ele reti di impresa, oppure al trai-no delle imprese più strutturatenell’ambito di una filiera produt-tiva».

Certo, conclude Govoni, arti-gianato e piccole imprese «ne-cessitano più delle altre del sup-porto attivo delle istituzioni edell’ aiuto dal sistema creditizioper far sì che l’inversione di ten-

denza appena avvertita diventiuna vera ripresa strutturale». Al-le istituzioni centrali e locali gliartigiani emiliano-romagnolichiedono un taglio alla costosa einefficiente burocrazia. «E lebanche devono moltiplicare glisforzi per non farci mancare lerisorse finanziarie proprio ora,quando abbiamo bisogno di in-vestire ma le nostre forze si sonoquasi esaurite nel lungo sforzo diresistere alla crisi».

Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARI

Paolo Govoni, ferrarese, titolare della Govoni costruzioni, è presidente di Cna Emilia-Romagna

Chi è I numeriAziende artigiane attive 2015(Emilia-Romagna)131.000

Occupazione aprile 2016

Iscrizioni 2015

Iscrizioni 2015Cessazioni 2015

Manifatturiero

29.140

Costruzioni

54.000

Trasporti

11.000

Servizi alle persone

12.000

Imprese

Saldo:-2.585

11.455

Rispetto amarzo 2016

Da dicembre2014

+ 0,7%

Inun anno

2,5% +5,3%

8.870

Fonte: Cna Emilia-Romagna

Page 10: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

10 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

«Il nostro progettonasce da una con-v inz ione : s iamoquello che mangia-mo e la prevenzio-

ne inizia a tavola». MariannaPalella, giovanissima ammini-stratore delegato della CitrusSrl, può andare giustamenteorgogliosa. Grazie al brand“L’Orto Italiano”, in un settorecompetitivo come quello orto-frutticolo, l’azienda ha rag-giunto in appena 9 mesi unfatturato di 3 milioni di euro.«E abbiamo riconosciuto allaFondazione Umberto Veronesiuna borsa annuale per soste-nere l’attività di un ricercatorescientifico» aggiunge Marian-na.

Citrus Srl è nata a Cesenanel 2013 proprio da un’ideadella 24enne universitaria del-lo Iulm, rivolta alla ricerca dinuovi mercati con un’attenzio-ne alla sana alimentazione ealla sostenibilità. Forte del la-voro ultra ventennale svoltodai genitori nell’ambito deiprodotti ortofrutticoli, assie-me alla madre Paola Pappalar-do (responsabile commercialedi Citrus) Marianna ha datovita nel marzo 2015 al brand

“L’Orto Italiano”: prodotti or-tofrutticoli freschi e di stagio-ne, a filiera controllata. «Cimuove la volontà di crederenel nostro lavoro, quindi noncambiarlo ma trovare le giusteindicazioni partendo propriodal mercato e dalle richiestedel consumatore, sempre piùesigente e attento a certi valo-ri-. L’innovazione de “L’OrtoItaliano” sta proprio in questo:ogni consumatore, scegliendoi nostri prodotti, ha la possibi-lità di diventare protagonistain prima persona e di dare ilproprio contributo alla ricercascientifica, attraverso un ac-quisto consapevole e solida-le».

I prodotti vengono coltivatidai fornitori in varie zoned’Italia, dalla Sicilia al Veneto.Il limone nelle sue tre fioritureè tutto siciliano; il pomodoroè di Pachino fino alla primave-ra e viene invece dalla Roma-gna d’estate; gli aromi (pepe-roncino, origano e timo) sonosiciliani; l’aglio è quello di Vo-ghiera dop; le insalate (Genti-lina Rossa e Piccola Gemma)sono coltivate in campo aper-to in Romagna in estate e ininverno fino alla primavera in

serra a Latina. Il broccolo vie-ne dalla Puglia, il cavolo verdeda Macerata; il bergamotto èl’oro verde di Reggio Calabria,gli asparagi sono prodotti inCalabria e in Puglia. Inoltre inestate ci sono le mini angurie,prodotte dal Sud Italia fino al-le Marche, da fine agosto cisono le pere Coscia di Brontecoltivate ai piedi dell’Etna e lesusine romagnole.

«Far comparire sui banchidei supermercati italiani ilbergamotto è stata una vera epropria sfida. Abbiamo porta-to all’attenzione di una Gdoinizialmente un po’ scettica unprodotto esclusivo, che primasi poteva trovare solo sfuso inqualche venditore al dettaglio.Ma noi eravamo convinti delsuccesso, vista la preziosità diquesto agrume, confermata

Citrus inventa l’ortofrutta etica griffataCon «L’orto italiano» la filiera diventa brandFondata da una studentessa, l’azienda di frutta e verdura, finanzia una borsa di studio

anche da numerose ricerchescientifiche svolte da universi-tà italiane ed europee — spie-ga Marianna, che aggiunge —Ora ci siamo lanciati in unanuova scommessa: la PiccolaGemma, una lattuga romanaverde da mangiare con for-chetta e coltello, ricca di calcioe di ferro, che offre un nuovomodo di servire il pranzo o lacena. E la Gentilina Rossa, conle preziose antocianine, an-tiossidanti e antitumorali na-turali. Come per il bergamot-to, stiamo cercando buyer checredano in noi e vogliano te-stare questi nuovi prodotti».

Oggi Citrus dà lavoro a 15dipendenti a tempo indeter-minato. Entro giugno 2016verrà costituita una cooperati-va agricola che unisce i pro-duttori che hanno creduto nelprogetto sociale dal primogiorno, e anche altri fornitoriche si stanno unendo al lavo-ro. La commercializzazioneavviene solo nei canali dellaGdo. La linea de L’Orto Italia-no è al momento presente neipunti vendita di Coop Alleanza3.0, in Veneto, Emilia-Roma-gna e Marche nei supermerca-ti Conad, in Veneto nel circui-to Alì e Alìper, nelle Marchepresso Cedi Marche, a Torinopresso il gruppo Dimar, nelMezzogiorno nei punti venditaSimply e IperSimply del terri-torio di Bari e Potenza. La pri-ma borsa di studio riconosciu-ta alla Fondazione UmbertoVeronesi è stata assegnata aElena Dogliotti, nutrizionista,nel corso della manifestazioneper i Grant 2016.

Maurizio Andreoli© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

ImprenditriceMarianna Palella, a destra, con la mamma Paola Pappalardo chel’aiuta in Citrus come responsabile commerciale

PalellaAbbiamo conferito all’ente benefico di Umberto Veronesi una somma annuale per sostenere l’attività di un ricercatore scientifico

Page 11: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

11Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

Vent’anni di lavoro tra-scorsi dall’altra partedella barricata, diecidei quali nel ruolochiave di direttore di fi-

liale, hanno permesso a MarcoDamiani da Poggio Renatico(Ferrara) di capire cosa nonfunziona nel rapporto tra lebanche e le piccole e piccolissi-me imprese. Cioè perché dauna parte si neghi credito a chipotrebbe meritarselo, e dall’al-tra quasi sempre ci si senta vit-time di oscure discriminazioni.«Entrambe le parti hanno so-vente buone ragioni — dice —Il problema è che partono dapunti d’osservazione molto di-stanti e da informazioni asim-metriche. Le banche hanno inmano i dati della Centrale rischidi Banca d’Italia, le aziende sol-tanto i loro bilanci. Difficile ca-pirsi in queste condizioni». Co-sì, arrivato alla soglia dei 45 an-ni, Marco Damiani ha deciso dimollare l’impiego fisso per de-dicarsi a costruire uno stru-mento che permettesse alle pmidi comprendere la lingua che siparla al di là dello sportello.

«So per esperienza che ilcliente si arrabbia sistematica-mente con la banca che gli negail finanziamento, ma spesso èper colpa del cliente». Due annidi lavoro al computer, assiemea un piccolo team di program-matori, e il gioco è fatto: unalgoritmo che consente a ogniazienda di entrare (del tutto le-galmente, va specificato) nellasterminata banca dati dellaCentrale Rischi dove è custoditatutta la propria vita creditizia,decifrarne gli oscuri codici nu-merici fino ad ottenere un«cruscotto» da cui evincere inmodo intuitivo il bene e il maleche ne risulta; in una parola,l’immagine di sé come può ap-parire al funzionario di bancache prende in mano una prati-ca, dovendo decidere se dare onon dare semaforo verde alla

concessione di un prestito.«Nella mia lunga esperienza dibancario — spiega Damiani —mi sono trovato tante volte difronte a imprese che sapevo es-sere affidabili e sane e che perònon erano finanziabili ai nostriocchi a causa di qualche para-metro creditizio anomalo-.Molto spesso si tratta di sfasa-menti temporali minimi tra pa-gamenti e incassi, ma collocatia cavallo delle date di chiusuradei conti, quindi segnalati allaCentrale Rischi dunque suffi-cienti a peggiorare il rating cre-ditizio di un’azienda. A volte ca-pita anche che vengano regi-strate segnalazioni errate, cherestano a sporcare l’immaginedi un’azienda se il diretto inte-ressato non ne chiede la corre-zione. In altri casi — prosegue— può suscitare sospetti unaconcentrazione degli insolutisul conto di un solo istituto. Ditutto ciò, una piccola aziendanormalmente non si accorge.Anzi, il 99% non sa nemmenoche è possibile accedere allaCentrale Rischi e in ogni caso

non sarebbe mai in grado didecifrarne le informazioni. Ilmio software sì».

Finita una fase di messa apunto che ha richiesto oltre 30aggiornamenti, l’idea di busi-ness di Damiano si è trasforma-ta in una startup. Si chiamaWinklink e da qualche settima-na ha trovato casa nell’incuba-tore di Pieve di Cento Vz19 Star-tup Factory, un’iniziativa privatadi un gruppo di imprenditoricoordinati dal commercialistaGiampaolo Rimondi. Il prodot-to è il software Cerbix pro; vie-ne commercializzato in un pac-chetto prepagato da 50 «cartuc-ce» a scalare, ognuna corri-spondente a una consultazionedella Centrale Rischi. Lo sloganè: «Quando cambia la banca de-

Forlì

Sensori in tessuti indossabili che restituiscono i movimenti in 3dTuringense migliora l’allenamentoe corregge il gesto sportivo

N el 2004 ha vinto la Start Cup Emilia-Romagnaproponendo un primo approccio alle tecno-logie wearable. Ma era ancora troppo presto

per l’Italia, di ingegneria applicata al movimentoumano ancora non se ne parlava. Questa è la storiadi Pietro Garofalo che — undici anni più tardi edopo quattro anni in Olanda — ha fondato Turing-sense Eu Lab a Forlì. Una startup, sussidiaria diricerca e sviluppo dell’azienda omonima america-na, che sfrutta la tecnologia applicata al movimen-to del corpo nello spazio. Come? Attraverso dispo-sitivi e sensori inseriti in tessuti indossabili, so-prattutto a livello sportivo, che consentono di ri-produrre immagini tridimensionali di come sicorre o si cammina direttamente sul proprio tablet.

«Sono dei piccoli strumenti che ci permettonodi valutare se ci sono fattori di stress articolare, ose stiamo piegando braccia e gambe nel modogiusto. La nostra è un’analisi a tutto tondo, utiliz-ziamo più sensori sul corpo. E siamo in grado didescrivere ogni più piccolo movimento» spiegaGarofalo, 36 anni. Per ora uno dei primi lavori chela startup ha realizzato, in collaborazione con i lorocolleghi in America, è il progetto «Pivot» dedicatoa tutti i tennisti, e soprattutto a chi cerca di inse-gnare questo sport.

«Sempre attraverso i nostri sensori, posizionati

su diverse parti del corpo, l’istruttore può far vede-re sul proprio iPad come muove il braccio per fareun rovescio» continua Pietro, che sottolinea comeil legame con l’azienda d’oltreoceano sia stato fon-damentale. Dopo infatti gli anni passati in Olanda,tornare in Italia non è stato poi così scontato. «Hosempre avuto il pallino di creare un’impresa, mavolevo farlo qui in regione — chiosa Garofalo —Così ho conosciuto un team di fondatori americanidi startup, ai quali ho deciso di unirmi, fornendole mie competenze in cambio della loro esperienzasul mercato».

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Salute

Axyon Al, l’intelligenza artificiale che anticipa i comportamenti del mercatoGrazie ai big data può capire la propensione di un utente all’acquisto o le patologie a cui potrebbe essere esposto

L à dove la mente umananon arr iva , c i pensaAxyon Al, lo spin-off diDm digital Srl. Una sof-

tware house della bassa mode-nese, fondata nel 2007 e spe-cializzata nel settore dell’intel-ligenza artificiale (500.000 eurodi fatturato nel 2016). Al suointerno Giacomo Barigazzi —tornato da poco dalla full im-mersion in Silicon Valley conAster e la Regione Emilia-Ro-magna — ha sviluppato AxyonAl con un team di quattro per-sone, oggi cresciuto a 11. Sitratta di una tecnologia innova-tiva che, grazie al deep lear-ning, è in grado di elaboraremodelli economici predittivi.Può capire che cosa succederàsul mercato, o come si com-porterà un cliente. Il tutto gra-zie ad un’analisi accurata deibig data che ogni realtà ha adisposizione.

«Il deep learning è un sotto-

insieme del macroambito del-l’intelligenza artificiale, e ci hapermesso di realizzare un siste-ma di trading automatico sulmercato dei torex, dei cambi.Questo modello è stato poiesteso anche ad altri settori incui sapere che cosa succederàpuò fare la differenza», spiegaBarigazzi, 32 anni, oggi respon-sabile commerciale di Dm digi-tal Srl, che ha dato vita ad unapiattaforma e a un software ingrado di fornire dati statisticiaccurati nell’immediato.

Questa innovazione per oraviene utilizzata nell’ambito delcredito, del welfare manage-ment e della fintech. Ma anchenell’e-commerce: in questo ca-so Axyon Al può monitorarel’attività dell’utente e, in basealla sua navigazione e ai suoidati, è in grado di assegnare aogni internauta la probabilitàdi trasformarsi in un cliente.

«Queste sono tutte stime

per ogni persona attraversodelle tecniche avanzate». Tutta-via nonostante Axyon Al riescaa fornire informazioni più ac-curate rispetto ai modelli stati-stici attualmente in uso, in Ita-lia si fa ancora fatica a pren-derne atto.

«Qui c’è ancora una certa re-ticenza nell’implementare tec-

niche nuove, perché si dà allamacchina un potere che allepersone piace tenere — sottoli-nea Barigazzi —. Si preferiscequindi continuare a utilizzare ivecchi modelli, anche se i datiche forniscono non sono nean-che paragonabili a quelli chepossiamo ottenere con il deeplearning».

Questo sistema made in Mo-dena potrà evolversi negli annied essere applicato anche adaltri ambiti, come quello bio-medico. «Pensiamo a tutte leinformazioni che potremmoottenere dalle cartelle cliniche,arrivando a prevedere le pato-logie di cui ci si potrà ammala-re. Per riuscirci però la nostrapiattaforma deve essere miglio-rata attraverso nuovi dati e mo-delli predittivi, e per farlo ab-biamo bisogno di finanziamen-ti» considera lo startupper.

Francesca Candioli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il finanziamento è un’impresa?Con Winklink ci pensa l’ex bancarioIl software di Marco Damiani decifra il rating creditizio alla Centrale Rischi

di Massimo Degli Esposti

ve cambiare l’impresa». La ban-ca cambia, sostiene Damiani«perché l’ultima crisi e la con-seguente esplosione delle soffe-renze ha prodotto in banca unacentralizzazione delle politichecreditizie, con meno poteri di-screzionali ai vecchi direttori difiliale e una classificazione del-la clientela in base a rating cre-ditizi basati su parametri nu-merici oggettivi». Alle aziendenon resta che adeguarsi: «Devo-no capire come vengono vistedalle banche, e, nei limiti delpossibile, attrezzarsi per appari-re al meglio». Non si tratta sol-tanto di fare maquillage, ma«di adottare una politica finan-ziaria proattiva, correggendo icomportamenti inconsapevoliche sporcano la storia azienda-le». Cerbix pro si rivolge, condiverse versioni, o direttamentealle piccole aziende, o ai lorocommercialisti. Ma anche aglistudi di avvocati specializzatinella cause alle banche, o ai no-tai quando affrontano comples-si problemi ereditari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

Sul campo Il controllo dei movimenti ginnici di un tennista durante una partita

Pieve di Cento Marco Damiani, ex bancario, fondatore di Winklink nei locali dell'incubatore Vz19

ImmagineDalla consultazione si evincono sfasamenti tra pagamenti e incassi o segnalazioni errate

Dee learning Da sinistra Daniele Grassi, Giacomo Barigazzi, Lorenzo Santi, Martina Casari, Andrea Ognibene

utili per un’azienda che vuoleprogrammare azioni mirate dimarketing — continua Barigaz-zi, che ha studiato economiaall’Alma Mater —. In questi ca-si non occorre assumere perforza un esperto di intelligenzaartificiale, ma ci si può dotaredi questa tecnologia, installan-dola direttamente sul proprio

pc». Un altro settore, in cui sipuò utilizzare il deep learning,è quello bancario. «Comeinput usiamo i big data a di-sposizione, in gran parte nonconsiderati — aggiunge l’inno-vatore —. Ad esempio se unabanca deve decidere se erogareun prestito o meno, noi calco-liamo la percentuale di rischio

Tante volte mi son trovato di fronte a imprese che sapevo essere affidabili e sane e che però non erano finanziabili ai nostri occhi a causa di qualche parametro creditizio anomalo

Si tratta di adottare una politica finanziaria proattiva, correggendo i comportamenti inconsapevoliche sporcano la storia aziendale

Page 12: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

12 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

A Cesena l’«officina» per il cibo del futuroNella sede del Ciri ospita 40 ricercatori che studiano sicurezza, qualità nutrizionale e conservazione degli alimenti: dal grano a basso potenziale allergenico di Barilla ai surgelati long life di Orogel

Èil braccio operativodella ricerca agroali-mentare. Fresco diinaugurazione è già infermento per progetti

da quasi 3 milioni di euro. Iltecnopolo sede del Ciri, ilCentro Interdipartimentale diRicerca Industriale Agroali-mentare, parla romagnolo.Crocevia di sedi di corsi uni-versitari e aziende, i suoi duepiani di laboratori hanno tro-vato infatti spazio a Cesena.Tra i suoi promotori ci sonol’Università di Bologna, la Pro-vincia di Forlì-Cesena, il Co-mune di Cesena e il Comunedi Forlì.

«Il tecnopolo nasce qui —spiega il professor Marco Dal-la Rosa, direttore dell’ente —perché qui sono radicati i cor-si di studio in Scienze e Tec-nolologie alimentari dell’Uni-versità di Bologna. E qui han-no preso il via le due principa-li attività del Ciri, moltorilevanti a livello nazionale:come l’area di processo, chesimula i processi industrialicon sperimentazioni su im-pianti pilota per la produzionealimentare e la collezione diceppi microbici per indirizzoindustriale». «Da aprile —continua il docente — è attivoun programma di fondi strut-

due anni. Sono sufficienti —ha rassicurato — per le ricer-che che stiamo curando e percoprire i costi del personaleanche se le aree di interventosono molte e diverse tra loro.Posso dire che nella ricerca ilcomparto agroalimentare faun po’ la parte del leone, maperché se lo merita. E se ilcuore (e il portafogli, ndr) del-l’agroalimentare è a Bologna,sede dell’Università e della Re-gione, il braccio operativo èqui a Cesena» ha concluso ilprofessore. Nel Tecnopolo so-no già al lavoro quaranta ri-cercatori a cui si aggiungonocinque assegnisti di ricercatutti con elevatissima qualifi-cazione e con dottorato. I 1.160metri quadrati del tecnopolosorgono a fianco di Villa Al-merici. Disposti su due pianici sono laboratori, celle frigo-rifere e incubatore. C’è ancheuna sala test dove i volontaritoccano, gustano e sentono ilprofumo degli alimenti al finedi fornire ai ricercatori im-pressioni il più possibile veri-tiere. Per la realizzazione dellastruttura sono stati investiti2,4 milioni di euro; il contri-buto della Regione è stato di1,8 milioni di euro.

Alessandro Mazza© RIPRODUZIONE RISERVATA

FOOD VALLEY

turali destinati alla ricerca ap-plicata in cui è fondamentaleil ruolo delle aziende. Il Cen-tro ha dei progetti che posso-no trovare applicazione se te-stati nel processo industrialevero e proprio. Per questoogni bando in cui sono impie-gati richiede la presenza di al-meno due aziende, condizio-ne necessaria per non perdere

degli scarti della lavorazionedel pomodoro e delle farine digrano; il terzo è sull’innovazio-ne nel comparto dell’ortofrut-ta. Infine il quarto riguardal’utilizzo dei ceppi microbici auso industriale per migliorarei prodotti fermentati: formag-gi, salumi e lievitati. Lo scopoultimo di questi 4 gli interven-ti è l’analisi della la qualità nu-trizionale e la data di scadenzadel prodotto.

Il Ciri ha avviato contatticon importanti realtà del set-tore agroalimentare da Carpi-giani a Coop, da Pizzoli a Oli-talia, da Barilla a De Longhi,da Orogel ad Apofruit. Ospita-no i ricercatori nelle propriestrutture mettendo a disposi-zione risorse tecniche per itest dei progetti usciti dal tec-nopolo.

Con Barilla ricercano granotenero a basso potenziale al-lergenico e il packaging inno-vativo. Con Orogel sono al la-voro sulla valutazione dellaqualità di conservazione deisurgelati. Accordi di riserva-tezza impediscono di conosce-re più a fondo i progetti.

«L’entità totale dei fondi peril Centro — puntualizza DallaRosa — è di oltre 2,5 milionidi euro. Sono risorse regionalie hanno valenza per i prossimi

il finanziamento».Al momento il Ciri coordina

una rosa di quattro interventimentre è partner in altri cin-que. Il primo in cui è capofilaè dedicato al packaging in cuisi studia come ottenere unamigliore conservazione deglialimenti e nuovi impianti diconfezionamento. Un secondoprogetto riguarda il recupero

identikit Il Centro interdipartimentale di ricerca industriale agroalimentare ha sede a Villa Almerici a Cesena

È stato finanziato da 2,4 milioni di euro

I partner sono Comune di Forlì, Cesena, Provincia, Alma Mater Studiorum e Regione

CentroUna ricercatriceal lavoro sulla shlef life della frutta

Page 13: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

13Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

Lenta entrata in produzione

Curva produttiva standard

Rapida entrata in produzione

Maggiore resa e maggioricalibri nei primi anni

Deperimento produttivoe di calibro più rapido

MilaGli ettari dedicati alla coltura dei ciliegi in Emilia-Romagna

2

In regione

Produzione agricola, il 2015 è l’anno della ripresa: l’export accelera

T orna a crescere il valoredella produzione agrico-la regionale ( +2%), che

nel 2015 ha toccato i 4,2 mi-liardi di euro, mentre l’exportagroalimentare mette a segnoaddirittura un +6,2% arrivan-do a quota 5,7 miliardi; benel’occupazione in campagnache aumenta per il secondoanno consecutivo (+1,5% per66.110 occupati, +3,6% l’occu-pazione dipendente, circa 30%del totale le imprenditriciagricole). Sono alcuni dei datiche emergono dal Rapportoagroalimentare dell’Emilia-Romagna, promosso da Re-gione e Unioncamere. I pro-dotti made in Emilia-Roma-gna vanno soprattutto fuoridall’Europa: 4 miliardi su 5,7vengono infatti fatturati sui mercati extra Ue, con un au-mento nel 2015 del 14% e pun-te del + 28,5% negli Usa, +34,4% in Cina e + 109% in Viet-nam. Con un valore di 1,3 mi-liardi di euro, l’Emilia-Roma-gna è anche la prima regionein Italia per peso delle cosid-dette attività secondarie e disupporto che permettono didiversificare e integrare il red-dito agricolo: dal contoterzi-smo, agli agriturismi; dallaproduzione di energia, allaprima lavorazione.

«La crescita nella produzio-ne lorda vendibile (Plv) agri-co la — ha commentatoColdiretti — è un segnale po-sitivo per tutta l’economia re-gionale, anche se non si devedimenticare che molte azien-de agricole producono in per-dita a causa dei prezzi bassiall’origine e degli alti costi diproduzione».

Alessandro Mazza© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il rapporto

Un nuovo scenario siapre sulla cerasicol-tura emiliano roma-gnola (poco più di2.000 ettari comples-

sivi di cui 1.000 fanno capo alConsorzio della Ciliegia diVignola). Ci credono, in team,l’Università di Bologna e SalviVivai di Ferrara che insiemepropongono impianti innova-tivi ad alta densità e bassi, perl’appunto detti «senza scala»(si fermano ad un metro emezzo di altezza quando unciliegio tradizionale va oltre i4), abbinati a varietà di recen-te costituzione. Si tratta di«portinnesti nanizzanti (nel dettaglio: Gisela 5, Gisela 6 ePiku 1) che mantengono ridot-to lo sviluppo in altezza delciliegio e consentono unad e n s i t à d ’ i m p i a n t o d i5.000-6.000 piante per ettarorispetto allo standard tradizio-nale che è sulle 800-1.000»,spiega Silvia Salvi dell’omoni-mo vivaio che ha ideato il si-stema nel 2009. Benefici?«Cresce il rendimento alla rac-colta e la pianta entra in pro-duzione già al secondo annocon frutti di calibro elevato,anche 28-30 millimetri di dia-metro. In più si riducono i co-sti di produzione». Infatti, tut-te le operazioni dalla potaturaalla raccolta si eseguono senzal’ausilio di scale. Diminuisco-no le ore di manodopera enon occorrono più macchinariad hoc quali, ad esempio, ilcarro raccolta. «Con questiportinnesti oggi vendiamo150.000 piante all’anno e stan-no andando davvero bene —insiste — in zone non partico-larmente vocate alla coltura,da Ferrara alla Romagna sinoal Trentino. Persino all’esteroin Francia e nei paesi del-l’Est».

Ma non è tutto. Adesso en-tra in gioco il miglioramentovarietale. Così in un’area di unettaro, a Runco di Portomag-giore (Ferrara), è stato avviatoun campo sperimentale di soliimpianti fitti con copertura al-l’avanguardia, monofilare e multifunzionale (cioè anti-pioggia, antigrandine e antin-setto ovverossia contro il ne-mico numero uno: la Dro-

sophila) dove si mettono aconfronto le rese delle stori-che varietà (Ferrovia, Kordia eRegina) con quelle della nuovaSerie Sweet creata dall’Unibo.

«Puntiamo a individuare 6cultivar in grado di copriretutta la stagione di raccoltache possano garantire unmaggior calibro del frutto,polpa consistente, uniformitàe colore rosso rubino: le carat-teristiche richieste dal merca-to». Illustra i primi risultatiStefano Lugli responsabiledel progetto: «Fin dalla “se-conda foglia”, cioè al secondoanno, la pianta produce 200-300 grammi di ciliegie mentreal terzo 1-1,5 chili corrispon-denti a 5-7 tonnellate per etta-ro destinate a raddoppiarel’anno successivo con gli alberiin piena produzione». Sonorichiesti, tuttavia, «terreni ver-gini, irrigui, ricchi di sostanze

organiche e privi di calcare»(dopodomani è in programmal’Open day del ceraseto).

Sempre secondo uno studiocondotto dall’ateneo bologne-se sui sistemi di copertura sievince poi come «essi assicu-rino all’impresa un’elevata resaproduttiva pluriennale e unacontinuità nell’approvvigiona-mento dei mercati, con altistandard di calibro e lucentez-za del frutto». Inoltre, il rendi-mento alla raccolta tende acrescere negli impianti protet-ti e in quelli infittiti: «la PLV-produzione lorda vendibilepuò risultare più alta graziealla pezzatura elevata quindi alprezzo superiore, però il ritar-do nella raccolta che ne derivainfluisce sul prezzo medio allaproduzione liquidato». Meri-tano attenzione gli impiantiantinsetto che, seppur costosi,«offrono rilevanti vantaggi an-

che in termini di salubrità delprodotto ed immagine peruna ciliegia di alta qualità».

«Siamo stati i pionieri deiceraseti protetti: la produzionecoperta rappresenta il 20-25%del totale» osserva il direttoredel Mercato Ortofrutticolo diVignola, Walter Monari. Ma,sottolinea, «i nostri impiantinon prevengono dalla Dro-sophila perché troppo alti (4metri e mezzo) e non ci sonoi margini per la copertura mo-nofilare: bisognerebbe vende-re in media a 5-6 euro al chi-lo… ». Il prezzo attuale? «Èbuono, dai 6 agli 8 euro alchilo per le prime ciliegie Ear-ly e Bigarreau ma manca il30% della produzione che sipotrebbe comunque compen-sare con il buon calibro». E fail punto sui danni provocatidal maltempo: «È andata peg-gio alla Francia (hanno persoil raccolto delle precoci) e allaS p a g n a ( g r a v i d a n n i d acracking sia delle precoci chedelle medie). Nell’areale pu-gliese, infine, la perdita è sti-mata intorno all’80%».

Ba. Be.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Impianti bassi e ad alta densità,così aumenta la resa dei ciliegiL’università di Bologna con Salvi Vivai sperimenta portinnesti nanizzanti

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Retato a buccia gialla o liscioil melone ora guarda alle novità varietali

Con oltre 2.000 ettari di superficie colti-vata (di cui 600-700 a Ferrara; 400 aModena) e un raccolto annuo di450.000 quintali, il melone attira sem-pre di più l’attenzione degli orticoltori

emiliano-romagnoli. Dati alla mano, la produ-zione lorda vendibile (Plv) ha segnato un balzodel 19.7% nel periodo 2014-2015 (Rapporto agro-alimentare 2015). «Dal 2010, infatti, la venditadel seme è decollata soprattutto per le colture inpieno campo, fino a sfiorare punte di incremen-to del 50% nell’areale modenese» fanno sapere icommercianti di prodotti sementieri.

Il più coltivato è sicuramente il «retato italia-no a buccia gialla»: in primis la varietà precoceMacigno (Clause), quindi le emergenti dellaMonsanto come la 9424 e Thales della Syngentache sopporta bene il caldo intenso e mantieneelevato il grado brix-zuccherino anche nel perio-do critico, cioè dal 15 luglio al 20 agosto. Segue

il «melone liscio» (varietà Honey Moon e Bacir)e, infine, lo «charentais» liscio o retato, noto perl’aroma persistente, di grande qualità seppurdicasi che è poco brillante nel post raccolta: unasola settimana di shelf-life. «La qualità si fa conil diradamento, lasciando circa dodici meloni suogni pianta sistemata a distanza di due metrisulla fila e di 3-4 metri tra le file, per tutti itrapianti di inizio marzo», descrive Moreno Mo-risi da Bentivoglio (Bologna), soddisfatto delprimo raccolto in serra. Prezzi in azienda a par-tire da 3 euro al chilo.

Intanto il futuro guarda con interesse alleinnovazioni varietali. «Kabayon e Kadenza —spiega Filippo Pecorari di Enza Zaden — sonodue ibridi intermedi charentais/retato italiano:il primo si presta a coltivazioni in serra e tunnelremovibili, il secondo al pieno campo». Peculia-rità? «Esprimono sia qualità organolettica cheun’ottima conservazione post raccolta». E sotto-

linea: «Facciamo attività di ricerca sulle resisten-ze alle malattie, sulla produttività e la shelf-life,senza però tralasciare il bello del melone: ilsapore e la gratificazione gusto-olfattiva. Questadeterminazione porta alla costituzione di varietàorticole innovative e a semi di altissima qualità».

Occhi puntati sulla sperimentazione anche aDiamantina (Ferrara) nell’azienda agricola Mala-vasi e Marchetti, cento ettari in produzione trameloni e angurie. «La nostra superficie coltivataè aumentata del 10-15% solo nell’ultimo anno eadesso — racconta Marco Malavasi — siamoimpegnati in un progetto di ricerca con l’Univer-sità di Ferrara che mira a potenziare le principaliproprietà nutraceutiche, senza tuttavia alterarele caratteristiche organolettiche del tipico melo-ne mantovano». Prezzi all’ingrosso: retato da 80centesimi a 1.4 euro al chilo; liscio 1.7-2 euro alchilo (fonte: Caab).

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La piantaIl melone (Cucumis melo) è una pianta rampicante della famiglia Cucurbitaceae. La pola del frutto varia dal bianco all’arancio ed è succosa e molto profumata quando raggiunge la maturazione. Tra le varietà coltivate il cantalupio, reticulatus, inodorus

Stefano LugliGià al secondo anno, la pianta produce 200-300 grammi di ciliegie mentre al terzo 1-1,5 chili corrispondenti a 5-7 tonnellate per ettaro destinate a raddoppiare l’anno successivo

L’agenda 6 giugnoA Modena assemblea generale di Confindustria, dalle 15 al ForumMonzani in via Aristotele 33

7 giugnoAlla Camera di commercio di Reggio Emilia il laboratorio «Partecipare ad un progetto europeo di Horizon 2020: consigli per le imprese», in piazza della Vittoria 3, dalle 10

7 giugnoA Bologna la prima tappa del workshop «Hotel Sold Out». All’hotel Cosmopolitan, dalle 14.30

7 giugnoA Reggio Emilia presentazione del bando Upidea dedicato alle idee di aspiranti imprenditori e startup di ogni settore. Alle 18.30, Impact Hub in via Statuto 3.

8 giugnoA Bologna il convegno «Workers buyout: mestieri, competenze, lavoro, storie di una nuova cooperazione» nella sede della Regione in via Aldo Moro 30, dalle 9.30

10 giugnoA Bentivoglio tavola rotonda «Verso il distretto dello zucchero: obiettivi e prospettive dell’intesa di filiera del settore saccarifero» al Zanhotel & Meeting Centergross, dalle 17

FOOD VALLEY

Page 14: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

14 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese

Page 15: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

15Lunedì 6 Giugno 2016Corriere Imprese

L’editoriale

Anche l’inglesemigliorala produttività

SEGUE DALLA PRIMA

L’economia del-l’Emilia-Romagnasi è internaziona-lizzata andandoper il mondo con

il veicolo dei suoi prodottieccellenti. È ora giunto iltempo della seconda fased’internazionalizzazione:quella che sfrutta la gran-de corrente dei giovaninomadi della conoscenza.La loro provenienza da di-verse aree geografche in-fonderebbe nuova linfa vi-tale nei nostri tessuti edu-cativi e imprenditoriali.Ne usufruifebbero le com-petenze linguistiche (nonsolo dell’inglese), mentreil contatto con altre cultu-re allargherebbe il campodell’immaginazione. E aproposito dell’immagina-re per innovare, l’EmiliaRomagna dovrebbe esseretra le protagoniste del re-vival della lingua latinaannunciato da The Econo-mist il 27 luglio 2013:“Una lingua morta è viva evegeta, correndo online esulle onde radio”. Con-frontarsi con il latino vuoldire innescare un proces-so culturale che riportaalle origini della nostra ci-viltà. Come auspicava Ste-ve Jobs, saremmo allorapronti ad avviare un pro-cesso d’apprendimentoper coniugare la tecnolo-gia con le arti liberali, itecnologi con gli umani-sti.

Nei piani più alti percompetenza dell’inglese,Finlandia e Germania at-testano la resurrezionedella lingua latina. Rian-dando alle radici culturalidel liceo classico di Tam-pere, fondato nel 1901, incui lo studio della linguae della civiltà latina è tut-tora una delle sue princi-pali caratteristiche, sindal settembre 1989, la Fin-landia ha un notiziariosettimanale in latino clas-sico – Nuntii Latini tra-smesso da YLE Radio 1 –con ascoltatori in più di80 paesi. Analogamente,in Germania dal 2001, Ra-dio Bremen trasmette unprogramma chiamatoNuntii Latini Septimana-les. Cultura tecnologica ecultura classica, inglese elatino: questa la coppiache contribusice all’effi-cienza e all’efficacia delmotore che muove l’eco-nomia.

Piero Formicapiero.formi-

[email protected]© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

Il controcanto di Massimo Degli Esposti

INVESTIMENTI E PEDALARE,LA LEZIONE DEI «PIASTRELLARI»

Dopodomani, a Sassuolo, il presidente diConfindustria Ceramica Vittorio Borelli pre-senterà il bilancio 2015 del distretto della pia-strella. Saranno, pare, dati straordinari: per ilterzo anno consecutivo quelli che venivanodefiniti con sufficienza il «piastrellari» mode-nesi hanno messo a segno una crescita vicinaalle due cifre (7,6% l’anno precedente) sia nelfatturato sia nelle esportazioni, collocandosiai piani più alti della classifica dei distrettiitaliani. Migliora la redditività, aumenta l’oc-cupazione, cala il costo del lavoro per unità di

prodotto. I livelli produttivi pre crisi non sonoancora stati riconquistati, ma l’obiettivo èormai ad un passo. Tutto questo è avvenutoin un contesto certamente non favorevole: nel-l’edilizia la crisi ha inciso più che in ognialtro settore; la concorrenza internazionaledata ormai più di trent’anni, prima dallaSpagna, poi dalla Cina e dal Brasile; il pro-dotto è «povero» in relazione ai costi di tra-sporto e apparentemente «maturo» nelle tec-nologie di base. Ma è proprio quest’ultimol’handicap che i produttori del polo Sassuolo-

Scandiano hanno saputo trasformare in op-portunità. Continuando infatti a investire du-rante tutto l’arco della crisi sono riusciti amantenersi un passo avanti rispetto alla con-correnza internazionale. Hanno inventato ilnuovo, per esempio i grandi formati, in unprodotto antico come il mondo; e sono riuscitia presidiarlo con le tecnologie che consentonodi realizzarlo. Si sono internazionalizzati, moltiplicando la presenza produttiva sui mer-cati ancora in espansione. Si sono consolidaticon aggregazioni e acquisizioni. Nel contem-po, pressati dallo svantaggio competitivo do-vuto agli alti costi energetici e alle severenorme anti inquinamento, hanno efficientatoi processi produttivi, trovandosi oggi in anti-cipo di vent’anni su tutti gli altri settori indu-striali e su tutti gli altri concorrenti mondialisolo ora alle prese con i nuovi obiettivi disostenibilità fissati dalla comunità interna-zionale. L’eccellenza mondiale del polo cera-mico emiliano-romagnolo esce quindi ricon-fermata dalla crisi. Dai «piastrellari», insom-ma, arriva una lezione a quella parte delsistema industriale italiano che cerca alibiper il proprio declino, anziché soluzioni perscongiurarlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

S CM è un azienda riminese che ha nellaproduzione di macchinari per la lavora-zione del legno la propria specializzazio-ne. Ma non solo, in realtà, perché ne

produce anche per la lavorazione della plasticae del vetro. Anno speciale quello passato, in-fatti , dopo avere collocato a fine 2015 un’emis-sione obbligazionaria con largo successo, hafesteggiato il superamento dei 500 milioni dieuro di fatturato. L’incremento sul 2014 è statodel 10%, un dato particolarmente significativo,vista la fortissima concorrenza dei produttoritedeschi. In effetti è in Germania il maggiorconcorrente e, al momento, SCM si accomodaal secondo posto a livello mondiale. Ottimobiglietto da visita per un’azienda, divenuta viavia un gruppo sempre più massiccio, che de-stina il 5% del fatturato alla ricerca e allosviluppo. Il fatturato stesso è prodotto per il75% circa dalla cosiddetta divisione legno, inpratica dai macchinari per la lavorazione dellegno (380 milioni di euro circa il fatturato2015). Dall’amministratore delegato, AndreaAureli, si apprende che di questi macchinari

ne sono stati venduti oltre 17.000 nel corso del2015. La produzione del gruppo non è solo inItalia, ma in ogni parte del globo, con aziendeche a occidente, Brasile, e a oriente, Cina,forniscono le aziende locali. I primi segnali diripresa nei paesi europei hanno premiato l’at-tività del gruppo, perché in quest’ambito terri-toriale il fatturato ha segnato un aumento del40 per cento circa. Ancora meglio in Oriente,con un incremento del 60%. Ed è in questaparte del mondo che il gruppo intende focaliz-zarsi e svilupparsi, per essere più vicini aiclienti e, naturalmente, per acquisirne di nuo-vi. Lo sforzo, in questa direzione, è importan-te. Perché guardare a questa azienda. Perché,molto spesso, l’emissione di obbligazioni èl’avamposto del passaggio a Piazza Affari. An-che perché, in questa fase, SCM sembra esserepronta a nuove acquisizioni di aziende cheoperano nello stesso settore, aumentando, intempi ravvicinati, attività e fatturato e avvici-nandola sempre più alla possibile quotazionein Borsa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUE DALLA PRIMA

Q uesto ricco know-how è «esportato»anche in altre regioni

italiane, e in particolare alSud, dove le cooperativeemiliane e romagnole han-no costruito nel tempo rap-porti integrati con partnercooperativi locali. La coo-perazione sta così consoli-dando il proprio percorsodi crescita dimensionale,grazie all’ampliamento del-le dimensioni dell’offerta ea una maggiore profonditàdi gamma.

Oggi le cooperative agro-alimentari sono impresemoderne ed efficienti, cheoccupano posizioni di lea-der nel panorama agroali-mentare italiano. Nono-stante questo talvolta anchegli analisti economici piùesperti, non comprenden-do la vera natura di questa

forma di impresa, ne inter-pretano con difficoltà leperformance economico-fi-nanziarie, che non emergo-no dalla lettura dei tradi-zionali indici di redditività.In queste imprese, infatti,gran parte degli utili sonocontabilizzati nel contoeconomico sotto la voce co-sti di acquisto delle materieprime e rappresentano laremunerazione che spettaai soci agricoli non in rela-zione al capitale versato,ma in base alla materia pri-ma agricola conferita.

Fra questi big-player, unruolo speciale spetta al-l’Emilia-Romagna, in cuihanno sede 6 delle 10 coo-perative presenti nellatop50 dell’agroalimentarenazionale. Non è perciòuna casualità che il precon-suntivo del 2015 (i bilancisono all’approvazione delleassemblee dei soci in que-

ste settimane) mostri unacrescita del fatturato coo-perativo del 2,2% in regio-ne, contro un 1,4% del tota-le nazionale. Tendenze po-sitive, seppur deboli, con-fermate anche sul frontedell’occupazione (+1,2 il da-to regionale, contro il+0,4% italiano), nonostantela crisi abbia lasciato i pro-pri segni anche in Emilia-Romagna, soprattutto nelsettore delle carni. Un con-tributo essenziale provienesenz’altro dalla migliorecongiuntura che si registraall’estero, in cui le coopera-tive hanno realizzato nel2015 il 18% delle loro vendi-te, in crescita del 10% ri-spetto al 2014. Di fronte allastagnazione dei consumiinterni, il Made in Italy co-operativo — vino, formaggie ortofrutta — ha saputoraccogliere con successo lasfida dei mercati interna-zionali.

Ersilia Di TullioResponsabile Cooperazione

Nomisma© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’interventoLa sfida dei mercati che il Made in Italycooperativo ha saputo raccogliere

Le lettere vanno inviate a:Corriere di BolognaVia Baruzzi 1/2, 40138 Bolognae-mail: [email protected] Fax: 051.3951289 oppure a: [email protected] [email protected]

@

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere di Bologna

Direttore responsabile: Enrico FrancoCaporedattore centrale: Simone Sabattini

RCS Edizioni Locali s.r.l.Presidente:Alessandro BompieriAmministratore Delegato: Massimo Monzio Compagnoni

Sede legale:Via Angelo Rizzoli, 8 20132 Milano

Registrazione Tribunale di Bologna n. 8389 del 16/9/2015Responsabile del trattamentodei dati (D.Lgs. 196/2003): Enrico Franco

© Copyright RCS Edizioni Locali s.r.l. Tutti i diritti sono riservati. Nessunaparte di questo quotidiano può essere

riprodotta con mezzi grafici, meccanici,elettronici o digitali. Ogni violazionesarà perseguita a norma di legge.

Stampa: RCS Produzioni Padova S.p.A.Corso Stati Uniti, 23 - 35100 PadovaTel. 049.870.00.73

Diffusione: m-dis SpaVia Cazzaniga, 19 - 20132 Milano Tel. 02.25821

Pubblicità: Rcs MediaGroup S.p.A.Dir. Communication SolutionsVia Rizzoli, 8 - 20132 MilanoTel. 02.2584.1 www.rcscommunicationsolutions.it

Pubblicità locale: SpeeD Società Pubblicità Editoriale e Digitale S.p.A. Via E. Mattei, 106 - 40138 BolognaTel. 051.6033848

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, Art.1, c.1, DCB Milano

Supplemento gratuito al numero odierno del

Direttore responsabileLuciano Fontana

Piazza Affari di Angelo Drusiani

Tra bond e shoppingScm vicina alla Borsa

Fatti e scenari

Ora la distribuzione arriva in VenetoTerremerse acquista AgriserviceNel mirino 100 milioni di ricavi

T erremerse mette nel mirino i 100 milioni difatturato. La cooperativa agroalimentareimolese ha acquisito la proprietà di Agriser-

vice 2016 di Sommacampagna (Verona), società didistribuzione di agroforniture. Società di distribu-zione di agroforniture che sviluppa 11,5 milioni dieuro di fatturato, di cui 9 per fitofarmaci e irestanti per sementi, concimi e altri mezzi tecniciper l’agricoltura. A oggi, dunque, l’insediamentodell’attività di distribuzione di agroforniture diTerremerse spazia dalla Romagna e al basso ferra-rese (15 punti vendita nelle province di Ravennae Forlì-Cesena e 8 in quella di Ferrara) all’Emilia(provincia di Parma, Busseto), dalla Toscana (San-sepolcro, in provincia di Arezzo) all’Umbria (Nar-ni, Giove, Acquasparta, tutti in provincia di Terni),dal Lazio (Gallese, provincia di Viterbo) alla Lom-bardia (Ceresara, in provincia di Mantova) ed ora,per mezzo della nuova acquisizione, in Veneto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Quirinale premia l’EmiliaQuattro nuovi Cavalieri del lavoroda banche e manifattura

U n banchiere modenese, un mago delle auto dacorsa parmigiano, il numero uno delle pompeidrauliche, l’ex presidente di Confindustria Emilia-

Romagna. Sono questi — rispettivamente il presidentedi Bper Banca Ettore Caselli, il fondatore della DallaraGiampaolo Dallara, il presidente della reggiana Inter-pump Fulvio Montipò e il presidente della romagnolaBucci Industries Massimo Bocci — i quattro emiliano-romagnoli neo Cavalieri del Lavoro. A eccezione diCaselli, una carriera intera nelle fila della banca mode-nese fino alla presidenza raggiunta nel 2011, gli altri tresono campioni dell’industria manifatturiera. Dallara è ilprimo produttore al mondo di auto da competizione;dallo stabilimento di Varano de Melegari, Parma, esco-no ad esempio i bolidi della formula Indy americana.Montipò, fondò Interpump nel ‘77 introducendo laceramica nei pistoni per le pompe ad alta pressione.Bucci ha fondato il suo gruppo nel 1999, specializzan-dosi nell’automazione industriale, nella robotica e nellalavorazione di carbonio e compositi avanzati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Food La cooperativa Terremerse ha sede a Imola

Page 16: Il turismo vede rosa - Corriere della Sera · loro logo alle attivit artistiche, dai marchi ai brand delle imprese, le regioni comunicano le proprie eccellenze facendo leva sulle

BO

16 Lunedì 6 Giugno 2016 Corriere Imprese


Recommended