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IL VANGELO DIMEZZATO - webdiocesi.chiesacattolica.it · dell’Arcidiocesi di Campobasso - Bojano...

Date post: 15-Feb-2019
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IL VANGELO DIMEZZATO E così, alla fine dell’incontro (vedi foto) con i candidati a sindaco (30 aprile scorso), padre GianCarlo ha subito la lezioncina di chi, avvicinatolo, lo ha ammonito: “Sono solo in parte d’accordo con lei. Perché lei deve parlare di vangelo, non di queste cose.” Le “cose” che padre GianCarlo avrebbe det- to allontanandosi dal vangelo, non sono altro che il documento redatto dagli undici vescovi della Conferenza Episcopale di Abruzzo e Molise (Ceam). Testo che Bregantini ha letto e commentato, illustrando pacatamente la carica etica e profeti- ca che esso contiene. Il richiamo, cioè, a rifondare sulla cultura e sull’etica la politica, sempre meno ispiratrice di fi- ducia e di rispetto negli elettori italiani. Quella po- litica che egli vede come il contrario dell’egoismo, dell’interesse personale e di gruppo (“Uscire da soli dai problemi è egoismo, uscirne insieme è la politica”, secondo la splendida definizione di don Milani). Padre GianCarlo, all’inaspettata “reprimen- da” ha risposto allargando le braccia tra lo stu- pito e il desolato, dicendo, con il documento tra le mani: “Ma se non è vangelo questo?” Insomma chi ha parlato (non conosciamo il suo nome) ha perso una grande occasione per tacere. Purtroppo questa persona è esponente di quella fetta (forse non piccola) di sedicenti cat- tolici che identificano la pratica della fede con la mera e sterile devozione, e ritengono che gli “ob- blighi” del fedele si esauriscono con la messa do- menicale. Ma che poi, dal lunedì sia un’altra mu- sica. Costoro, coerentemente, attendono dal sa- cerdote (e a maggior ragione dal vescovo) sol- tanto pie omelie che li rimandino a casa con un vago proposito di essere più buoni ma senza ve- ro turbamento. Insomma, aggiungono costoro, un generico “ricordarsi dei poveri” va bene, ma pagare le tas- se, beh, quella non è cosa di cui si parla dall’al- tare. Non è vangelo. E così pure: fare della poli- tica un servizio e una forma alta di carità invece che una professione, cosa ha a che vedere con la vita cristiana? Noi, sommessamente, invece, ci chiediamo: se il vangelo non disturba la digestione dei sazi, non turba il sonno dei potenti, non smuove il tro- no degli inamovibili, non induce ad indagare sul- le responsabilità delle morti bianche – tanto per dire – che vangelo è? Periodico di informazione dell’Arcidiocesi di Campobasso - Bojano Ufficio per le Comunicazioni Sociali Registrazione Tribunale di Campobasso n. 231 del 20.02.1994 Anno XII - n. 09 10 Maggio 2009 1 Euro Andrea de Lisio L’incontro del 30 aprile il vescovo con i politici locali nel salone della parrocchia di San Giuseppe Artigiano ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO-BOJANO UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI COMUNICATO STAMPA Campobasso, 5 maggio. Un quotidiano locale ha pubblicato un articolo fortemente critico verso l’operato del vesco- vo Bregantini, accusandolo di presenzialismo,e sovresposizione mediatica, ma soprattutto di trascurare la sua diocesi per occuparsi di politica. Una lettura attenta rivela però che il vero “errore” commesso da padre GianCarlo è avere “avviato centri”, “sostenuto i lavoratori in sciopero” e “discusso di bene comune”. L’attacco non turba l’assoluta serenità del vescovo, rafforzata dalla piena sintonia che cle- ro e fedeli gli testimoniano ogni giorno nel dialogo franco e cordiale che intrattengono con lui. Padre GianCarlo ribadisce, tuttavia, che il Vangelo è politica ogni volta che il cristiano deve scegliere, nella vita pubblica, tra onestà e disonestà, trasparenza e corruzione, esercizio della carità e professionismo politico, libero consenso e clientelismo. In conclusione, al titolo del servizio che suona “Volevamo un vescovo non un altro politico” si può rispondere così: “Volevano un complice silenzioso, abbiamo avuto un profeta”. Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali
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IL VANGELODIMEZZATOEcosì, alla fine dell’incontro (vedi foto)

con i candidati a sindaco (30 aprilescorso), padre GianCarlo ha subito la

lezioncina di chi, avvicinatolo, lo ha ammonito:“Sono solo in parte d’accordo con lei. Perché leideve parlare di vangelo, non di queste cose.”

Le “cose” che padre GianCarlo avrebbe det-to allontanandosi dal vangelo, non sono altro cheil documento redatto dagli undici vescovi dellaConferenza Episcopale di Abruzzo e Molise(Ceam).

Testo che Bregantini ha letto e commentato,illustrando pacatamente la carica etica e profeti-ca che esso contiene.

Il richiamo, cioè, a rifondare sulla cultura esull’etica la politica, sempre meno ispiratrice di fi-ducia e di rispetto negli elettori italiani. Quella po-litica che egli vede come il contrario dell’egoismo,dell’interesse personale e di gruppo (“Uscire dasoli dai problemi è egoismo, uscirne insieme è lapolitica”, secondo la splendida definizione di donMilani).

Padre GianCarlo, all’inaspettata “reprimen-da” ha risposto allargando le braccia tra lo stu-pito e il desolato, dicendo, con il documento trale mani: “Ma se non è vangelo questo?”

Insomma chi ha parlato (non conosciamo ilsuo nome) ha perso una grande occasione pertacere. Purtroppo questa persona è esponentedi quella fetta (forse non piccola) di sedicenti cat-tolici che identificano la pratica della fede con lamera e sterile devozione, e ritengono che gli “ob-blighi” del fedele si esauriscono con la messa do-menicale. Ma che poi, dal lunedì sia un’altra mu-sica. Costoro, coerentemente, attendono dal sa-cerdote (e a maggior ragione dal vescovo) sol-tanto pie omelie che li rimandino a casa con unvago proposito di essere più buoni ma senza ve-ro turbamento.

Insomma, aggiungono costoro, un generico“ricordarsi dei poveri” va bene, ma pagare le tas-se, beh, quella non è cosa di cui si parla dall’al-tare. Non è vangelo. E così pure: fare della poli-tica un servizio e una forma alta di carità inveceche una professione, cosa ha a che vedere conla vita cristiana?

Noi, sommessamente, invece, ci chiediamo:se il vangelo non disturba la digestione dei sazi,non turba il sonno dei potenti, non smuove il tro-no degli inamovibili, non induce ad indagare sul-le responsabilità delle morti bianche – tanto perdire – che vangelo è?

Periodico di informazionedell’Arcidiocesi di Campobasso - Bojano

Ufficio per le Comunicazioni SocialiRegistrazione Tribunale di Campobasso

n. 231 del 20.02.1994Anno XII - n. 0910 Maggio 20091 Euro

Andrea de Lisio

L’incontro del 30 aprileil vescovo con i politici locali nel salonedella p arrocchiadi San Giuseppe Artigiano

ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO-BOJANOUFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI

COMUNICATO STAMPACampobasso, 5 maggio.

Un quotidiano locale ha pubblicato un articolo fortemente critico verso l’operato del vesco-vo Bregantini, accusandolo di presenzialismo,e sovresposizione mediatica, ma soprattutto ditrascurare la sua diocesi per occuparsi di politica.

Una lettura attenta rivela però che il vero “errore” commesso da padre GianCarlo è avere“avviato centri”, “sostenuto i lavoratori in sciopero” e “discusso di bene comune”.

L’attacco non turba l’assoluta serenità del vescovo, rafforzata dalla piena sintonia che cle-ro e fedeli gli testimoniano ogni giorno nel dialogo franco e cordiale che intrattengono con lui.

Padre GianCarlo ribadisce, tuttavia, che il Vangelo è politica ogni volta che il cristiano devescegliere, nella vita pubblica, tra onestà e disonestà, trasparenza e corruzione, esercizio dellacarità e professionismo politico, libero consenso e clientelismo.

In conclusione, al titolo del servizio che suona “Volevamo un vescovo non un altro politico”si può rispondere così: “Volevano un complice silenzioso, abbiamo avuto un profeta”.

Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali

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PRIMO PIANO

“Dovrete sporcarvi le scarpette difango”, ammonisce sorridendomons. Bregantini i candidati a sin-

daco, che ha voluto incontrare la sera del 30 apri-le nei locali della parrocchia di S.Giuseppe Arti-giano.

Padre GianCarlo ha usato l’immagine delpontefice, da lui stessa colta durante il suo ulti-mo viaggio a L’Aquila, e l’ha riportata in terra mo-lisana come metafora per i futuri amministratoridel comune capoluogo di regione, a poco più diun mese dalle elezioni. “Benedetto XVI che simuove tra le macerie dell’Abruzzo con le scar-pette sporche di fango è il simbolo della Chiesache cammina tra la gente - ha ricordato Bregan-tini -, di chi occupa posti di pubblica responsa-bilità e se ne preoccupa dal basso, dalla prospet-tiva dell’elettore, del cittadino, del povero, comeogni autentico amministratore dovrebbe fare”.

E’ stato un incontro di portata storica, se con-sideriamo che mai prima di oggi un vescovo ave-va riunito intorno ad un tavolo questi “candidati”di tutti gli schieramenti politici in campo.

Molto interesse tra i presenti, con più di qual-che mugugno pervenuto dalle retrovie dove era-no annidati i vari portaborse che scalpitano perun posto al sole, ha suscitato la lettura del deca-logo ispirato alla dottrina sociale della Chiesa, re-datto dai vescovi delle diocesi di Molise e Abruz-zo.

Mons. Bregantini si è soffermato in particola-re sui punti 4 e 5, e cioè sulla coerenza, affer-mando che “il requisito ha conseguenze sui com-portamenti nella vita pubblica, ed i mutamentidi schieramento dovrebbero richiedere le dimis-sioni dall’incarico” provocando evidente imbaraz-zo in platea, per ragioni che è facile immagina-re, ma ancora di più ha insistito il vescovo sul “ri-fiuto e la denuncia di comportamenti immorali edisonesti, come la corruzione, la calunnia, l’abu-so, la truffa, e il clientelismo”, con un particolare

accento su quest’ultimo, tristemente diffuso inMolise in ogni ambito della pubblica amministra-zione. Infine ha citato don Milani: “Fa’ strada aipoveri senza farti strada”.

A commentare quanto ascoltato dalle paro-le del vescovo sono intervenuti i candidati sinda-ci; il primo a parlare, e anche ad abbandonare lasala (a causa di un non meglio precisato “impe-gno”) al termine del suo intervento durato circatre minuti, è stato l’esponente del PdL Gino DiBartolomeo che si è a tal punto immedesimatonel decalogo dei vescovi da affermare “Eccellen-za, senza alcuna presunzione, ma avrei potutoscriverlo anche io”.

Adriana Izzi, rappresentante della lista civica“CittadiNoi”, ha evidenziato in maniera apprez-zabile come “il decalogo è evidentemente con-divisibile sia dai cattolici che dai non cattolici, efa venire a galla con innegabile efficacia le ragio-ni dello scollamento tra la gente e la politica”.

Massimo Romano, (Idv), ha invece sottoli-neato l’importanza dell’impegno per svilupparela cultura della legalità, e ha ricordato come il suoschieramento si è impegnato a candidare solochi non ha condanne definitive, unico caso in Ita-lia tra i diversi partiti in corsa. Massa (Pd) ha ri-vendicato al suo passato di primo cittadino l’at-tuazione di un sistema di assistenza sociale al-l’avanguardia e ha segnalato il rischio di infiltra-zioni mafiose.

Di Niro (socialisti, verdi e liste civiche) hachiesto con forza un rinnovamento del modo difare politica. Al termine dell’incontro, dopo i rin-graziamenti di don Vittorio Perrella che ha fattoda moderatore, qualcuno, guardandosi bene dalqualificarsi, è andato verso mons. Bregantinicontestando l’impostazione del suo intervento:“Lei non deve parlare di politica e problemi so-ciali, ma di Vangelo”.

Padre GianCarlo ha risposto, serenamentee con prontezza invidiabile: “Mi scusi, ma se nonè questo il Vangelo allora mi spieghi che cos’è”.

UN INCONTRO CHE NON HA PRECEDENTI TRAIL VESCOVO E I CANDIDATIALLA CARICA DI SINDACO

LE SCARPE DEL PLE SCARPE DEL PAPAPA A SONO SPORCHESONO SPORCHEDI FDI FANGOANGOLa politica? E’ uscire dai problemi tutti insieme. “Fa’ strada ai poveri senza farti strada”

Francesco de Lisio

LA CARITAS PER IL TERREMOTOIl 21 aprile scorso Caritas dioce-

sana di Campobasso ha incontra-to i movimenti ecclesiali e le as-

sociazioni di ispirazione cristiana per ri-flettere insieme su un possibile piano diaiuti a favore delle persone colpite dalterremoto del 6 aprile.

E’ infatti desiderio della Caritas chequanto realizzerà sia espressione diuna Chiesa intera, unita, che camminaal fianco di chi soffre.

Tale esortazione è stata ampiamen-te accolta dai diversi responsabili deimovimenti e associazioni presenti, cuisi sono uniti singoli volontari: AGESCI,GIFRA, Rinnovamento Pastorale Gio-vanile, Pastorale giovanile, Caritas par-rocchiale S. Giuseppe Artigiano, Parroc-chia Ripalimosani, FUCI, parrocchiaMater Ecclesiae, UNITALSI, parrocchiaSant’Antonio Abate, Centro diocesanoPastorali.

Dopo aver esposto quanto la Cari-tas diocesana ha fatto in questi giorni intermini di aiuto ai terremotati in paralle-lo con le altre Caritas dell’Abruzzo-Mo-lise (raccolta fondi, collette straordina-rie di beni di prima necessità, viaggipresso i punti raccolta Caritas di Petti-no a L’Aquila e Roseto per la Caritas diTeramo, gli incontri di Delegazione Ca-ritas Abruzzo-Molise anche con i Vesco-vi della CEAM, ecc.,), don Franco D’O-nofrio – direttore Caritas diocesana – hacondiviso con i presenti opinioni dubbie proposte.

Sono emerse alcune riflessioni cir-ca possibili campi di lavoro, coinvolgi-mento di artigiani, attenzione agli stu-denti universitari, iniziative di ascoltodelle persone.

Il Direttore ha sottolineato che lapresenza dei volontari dovrà entrare inun’ottica progettuale precisa, che dal-l’emergenza si proietti nella dimensio-ne del gemellaggio, una presenza checomunque sarà a lungo termine, soprat-tutto evidente quando la macchina de-gli aiuti rallenterà. Insomma, per citaremons. Valentinetti, “ragionare a bocceferme”, cioè quando l’Aquila si ritroveràsola a gestire la fase più lunga e diffi-cile della ricostruzione, ancora più im-pegnativa e problematica dei giorni del-l’emergenza.

In accordo con Caritas L’Aquila eCaritas Italiana si è deciso che le pro-poste devono essere filtrate dalla Cari-tas diocesana di riferimento, non perun’approvazione nel merito della propo-sta ma in una logica di coordinamentoe programmazione al fine di evitare con-fusione.

E’ stato fissato un incontro settima-nale (ogni giovedì alle 19.00 presso lePastorali in Via Mazzini).

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PRIMO PIANOTERZA PAGINA

LE SCARPE SPORCHENel dire grazie al papa Benedetto per la sua visita in Abruzzo, nel

dire grazie per la sua amabilità nell’aver posto il suo pallio sull’urna di pa-pa Celestino, non posso non fissare lo sguardo, con tono giornalistico,sulle sue scarpe sporche anch’esse di fango.

Finalmente, direbbe qualcuno!Perché questo papa nella sua visita ha mostrato una amabilità ed

una attenzione particolarissima alle persone. Nel saluto, nell’abbraccio,nel tempo fuori orario donato a ciascuno, nel tono sereno della sua vo-ce. E quelle scarpe ne sono state il segno visibile. Perché ci dicevano,in primo luogo a noi vescovi vicinissimi a lui sul palco, che questa è lachiesa da costruire e da vivere. E lo diceva a tutti, credenti e non creden-ti, anche a chi fa fatica a sentire che il vangelo, proprio perché proclama-to dall’altare, va poi vissuto nel fango della nostra terra, dentro le fati-che della gente. Accanto ai poveri in difficoltà per il lavoro. Nel cuoredei giovani che chiedono sicurezza e non precarietà. Ed anche nel cuo-re di chi si sta avvicinando alla vocazione, nobilissima, della politica, per-ché quel vangelo guidi ed orienti i loro passi. Nella certezza che unapolitica senza vangelo è sterile e dannosa. Mentre chi sa confrontarsicon il cammino, spesso polveroso ed infangato, del Cristo, sa arrivarelontano, tende all’alto, guida la sua comunità (parrocchiale, familiare osociale) con passi chiari verso il bene comune.

Il vangelo dentro la storia. In una Chiesa che “prosegue il suo pelle-grinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, comeannota il Concilio (Lumen Gentium 8) utilizzando una celebra frase disant’Agostino. Frase che conforta oggi anche me e la nostra chiesa diCampobasso-Bojano, come ieri confortava la chiesa antica di Ippona conlo sguardo di sentinella di sant’Agostino. Tra persecuzioni e consola-zioni. In un intreccio perenne, che sempre si ricostruisce, che mai si spez-za. Proprio perché la croce è componente essenziale della Chiesa. Inquel suo sporcasi le mani e i piedi, sui passi sofferti e sanguinanti del Cri-sto verso il calvario.

Certo, “perché come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso lapovertà e le persecuzioni. Così pure la Chiesa è chiamata a prenderela stessa via, per comunicare agli uomini i frutti della salvezza ... E laChiesa non è costituita per cercare la gloria della terra, bensì per diffon-dere anche col suo esempio l’umiltà e l’abnegazione”.

E’ sempre il concilio a parlare così. In un testo che ha costantemen-te orientato la mia vita. Dandomi anche indicazioni precise, non da tuttipurtroppo comprese. Specie da chi crede che il vangelo sia dolce son-nifero, in un vuoto rincorrere emozioni presudomistiche. Il vangelo è in-vece fango che nobilita, passo che discrimina i pavidi e condanna chinon ha il coraggio di firmare il suo dire, gettando la pietra e ritirando lamano, in un gesto di viltà che solo la massoneria più bieca può forse averorientato. Perché è ancora il Concilio, in quella stessa pagina, ad indi-carci la strada della vita: “La Chiesa circonda di affettuosa cura quantisono afflitti dalla umana debolezza; anzi riconoscendo nei poveri e neisofferenti l’immagine del suo Fondatore povero e sofferente, si premu-ra di sollevarne la indigenza ed in loro intende servire il Cristo “. Con losguardo amabile anche verso chi sbaglia od offende, mite nel suo pe-renne aver fiducia di tutti; poiché “la Chiesa, comprendendo nel suoseno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, maitrascura la penitenza e il rinnovamento”.

Ecco perché con san Paolo anche ora ripetiamo: “Tutto concorre albene per coloro che amano Dio “! (Romani 8,28).

+ P. GianCarlo vescovo

C’è una considerazioneed un timore che ricor-rono spesso nelle pa-

role di Benedetto XVI: la “dittaturadel relativismo” e la crescente ac-quiescenza che troppo facilmente in-contra nelle coscienze dei cattolici.

E’ un argomento sul quale il Pa-pa insiste con i suoi discorsi e con lesue opere, ultima delle quali “L’elo-gio della coscienza” che raccogliedieci anni di saggi, riflessioni e con-ferenze che dal 1991 al 2000 l’alloracardinale Ratzinger aveva sapiente-mente e lucidamente sviluppato suitemi dell’etica, della difesa della vita,della libertà.

Benedetto XVI insiste, perché sache la fede può essere pericolosa-mente insidiata da questa tendenzae perché vuole che i cristiani vivanoil dono ed il primato della fede con laconsapevolezza che la Parola di Diocomprende in sé ogni esperienzaumana, anche di natura intellettuale,e non è una condotta pratica e socio-logica da opporre alle manifestazio-ni storiche del pensiero umano.

E’ una preoccupazione profondae legittima di cui oggi ogni cristianodeve farsi carico, avvertendo l’esi-genza di ritrovare nel magistero pa-pale il motivo primo della fedeltà alVangelo ed ai suoi ministri, perchéogni altro convincimento o compor-tamento individuale, quando sia giu-stificato solo da una personale ed in-dulgente riflessione, realizza inevita-bilmente l’allontanamento dalla ve-rità del Vangelo e la confusione del

popolo di Dio.Benedetto XVI sta mostrando

continuamente la sollecitudine delbuon pastore che vuole guidare eproteggere il suo gregge: “Il conte-nuto etico della fede cristiana – hadetto tempo fa il Pontefice - non co-stituisce un’imposizione dettata dal-l’esterno alla coscienza dell’uomo,ma una norma che ha il suo fonda-mento nella stessa natura umana”ma “proprio a motivo dell’influsso difattori di ordine culturale e ideologi-co, la società civile e secolare oggisi trova in una situazione di smarri-mento e di confusione: si è perdutal’evidenza originaria dei fondamentidell’essere umano e del suo agireetico e la dottrina della legge mora-le naturale si scontra con altre con-cezioni che ne sono la diretta nega-zione”.

A causa di ciò il relativismo eti-co può divenire l’illusoria consolazio-ne di un’umanità che, non riuscendopiù a separare il divino dall’umano,finisce per svuotare di contenuto lalegge fondamentale che esiste nelcuore dell’uomo: “Quando sono ingioco – ammonisce il Papa - le esi-genze fondamentali della dignità del-la persona umana, della sua vita,dell’istituzione familiare, dell’equitàdell’ordinamento sociale, cioè i di-ritti fondamentali dell’uomo, nessu-na legge fatta dagli uomini può sov-vertire la norma scritta dal Creatorenel cuore dell’uomo, senza che lasocietà stessa venga drammatica-mente colpita in ciò che costituiscela sua base irrinunciabile”.

IL PAPA E LA “DITTATURA DEL RELATIVISMO”Felice Mancinelli

Laica menteDi norma gli auguri sono rivolti al futuro.

Se sei malato, ti auguro di guarire presto, sestai per partire posso augurarti buon viaggio.Ci si riferisce insomma a qualcosa che deveancora accadere, e che potrà avere una va-lenza positiva o un esito negativo.

Che senso ha allora, come spesso acca-de specie dalle nostre parti, augurare peresempio “buone feste fatte” ?

E’ come se ci si affidasse alla reversibilitàdel reale, ad una retroattività dell’esistenzapotenziale.

E’ un’abitudine che potrebbe segnalareun tratto psicologico inquietante. Ma si puòanche più semplicemente pensare che rispet-to alla vuota ritualità del gesto augurale sia infondo irrilevante la differenza tra passato e fu-turo, tra evento compiuto e poter essere.

Dimenticavo: buona Pasqua fatta.

Filippo Massari

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PRIMO PIANOSOCIETA’

UN SONDAGGIO POPOLARE SUI PRINCIPALI PROBLEMI DI SANT’ELIA A PIANISIAL PRIMO POSTO IL LAVOROL’iniziativa proposta dal Movimen-

to Partecipazione e Rinnova-mento è finalizzata a conoscere

l’opinione della popolazione in merito alla si-tuazione attuale del nostro paese. Si è inte-so, attraverso questa consultazione, darevoce ai cittadini, coinvolgendoli nell’indivi-duazione delle questioni di maggiore rilievodelle quali i prossimi amministratori devonotener conto per il bene della collettività. Dei600 moduli distribuiti, 480 moduli sono sta-ti restituiti compilati.

I dati evidenziano le problematiche piùpercepite dai cittadini:- OCCUPAZIONE 25 %- VIABILITA’ 20 %- NECESSITA’ DI TRASPARENZAAMMINISTRATIVA 15 %- URGENZA PER LA RICOSTRUZIONEPOST–SISMA 13 %- COINVOLGIMENTO NELLE SCELTE AMMINISTRATIVE 10 %- POTENZIAMENTORETE INTERNET 9%- SERVIZI SOCIALI E SANITARI (Anziani, minori, disabili) 8%

In molti dei moduli pervenuti si è avutoun riscontro positivo alla voce “ALTRO” perle idee, le proposte e i suggerimenti che so-no stati avanzati. Un aspetto rilevato da mol-ti è la mancanza di partecipazione e di col-laborazione nella crescita della comunità,che deve essere più unita. Crescita e miglio-ramento che dipendono dal contributo e dal-l’interessamento di tutti i cittadini, che con-dividono la stessa realtà. Traspare, altresì,la volontà sentita e condivisa di riprendereil discorso della promozione e valorizzazio-ne del territorio, che ha subito una battutad’arresto e che necessita, invece, di unasvolta e di scelte forti. Si auspica una mag-giore efficienza, anche nel rendere il pae-se più pulito ed accogliente, nell’ottica di unturismo che crei occasioni di lavoro. Die-tro le criticità evidenziate, si cela l’ottimismodi voler rialzare il capo per tutelare la dignitàdel paese. Questo “slancio” deriva anchedal fatto che almeno una volta, pur se indi-rettamente, le persone hanno avuto la pos-sibilità di dire quello che pensano e hannofiducia di essere ascoltate. Il Movimentoesprime piena soddisfazione per l’esito del-l’iniziativa, soprattutto per la correttezza di-mostrata nell’esprimere le proprie idee, se-gnale di maturità e di voglia di collaborare.

Le indicazioni raccolte servono per inte-grare il programma elettorale che il Movi-mento Partecipazione e Rinnovamento hagià anticipato nel mese di marzo e verrà re-so noto in maniera integrale.

Il 24 aprile scorso Antonello Capo-rale, (nella foto) giornalista di Repub-blica e scrittore, ha presentato pres-so la Camera di Commercio di Cam-pobasso il suo ultimo libro, Mediocri.Interventi del consigliere regionaleMichele Petraroia, del presidente del-la Camera di Commercio, Paolo diLaura Frattura, del giornalista PaoloDe Chiara, dello studente liceale Gia-como Gattozzi. L’avv. Caterina Ciac-cia ha coordinato l’incontro.Pare che l’università degli studi del Mo-

lise abbia dato non pochi problemi adAntonello Caporale per la presentazio-

ne del suo ultimo libro, Mediocri. Più esattamen-te, gli sarebbe stata posta una condizione: “Sevuoi fare l’incontro nei locali universitari non deviportare copie del tuo libro”.

Su per giù le parole dovrebbero essere statequeste. Sul messaggio l’interpretazione è stataunivoca: “Puoi presentare il tuo libro, ma solo aparole. Non troppa visibilità. Nessuna vendita”.

Al di là del piccolo particolare di cui ci ha infor-mato lo stesso Caporale per cui “su euro 17.50 –prezzo del libro – lo scrittore guadagna un eurolordo”, “questa - ha continuato il giornalista - è laprima volta che mi succede una cosa del genere.Solitamente, tutt’al più, in altri atenei mi è capita-to di avere come uditorio in prima fila una sfilza diprofessori e pezzi grossi e nella sala due o tre stu-denti. Protesta, ma democratica.”

Comunque l’incontro si è fatto. Non all’Univer-sità, ma alla Camera di Commercio di Campobas-so, il 24 aprile scorso, grazie all’impegno delle As-sociazioni ‘G. Tedeschi’ e ‘I Care’.

Comunque una reazione da parte dei “sapien-ti” – forse la si aspettava un tantino più intelligen-te – era prevedibile, visto che l’autore nel suo te-sto non risparmia ‘Baroni e Baronetti’ e visto chenelle ricerche e nella stesura si è servito dell’aiu-to di sette giovani - selezionati solo ed esclusiva-mente in base alla capacità di scrivere, e dunquein base al merito - simbolo dell’eccellenza italia-na. La mediocrità, “la principale vergogna dell’I-talia” così come Caporale la definisce, è indaga-ta in tutte le sue forme e negli ambienti e perso-naggi in cui meglio s’incarna. Dai salotti ricchi e

sporchi della politica alle tre grandi società di tra-sporto italiane – Tirrenia, Alitalia, Trenitalia; dalleuniversità agli ospedali pubblici e privati; dal “pon-te tra le due miserie” alla povertà reale di Messi-na e Reggio Calabria; dai Club dei ricchi al “col-locamento dei reality”; dal mondo precario delgiornalismo alle rapide escalation ‘familiari’ o da‘colpo d’occhio’ nella politica.

La mediocrità è indagata, insomma, in lungoe in largo e l’intero lavoro mira ad interpellare escuotere specialmente il mondo giovanile. Allostesso scopo e per affiancare segni di speran-za, esempi positivi alla critica, che è certamentel’asse portante del libro, sono elencate ancheesperienze di un’Italia veloce, che non sa cosasia l’immobilismo.

E’ questa l’Italia di Montella, del professor Lui-gi Miraglia e dei suoi studenti del Centro Inter-nazionale di Studi Classici della Magna Grecia do-ve il latino – alla faccia della lingua morta – la fada padrone. E’ Italia del Liceo Bertrand Russell diCles, in Trentino. Non scuola privata, ma scuolastatale secondaria, polo d’eccellenza e tutto a co-sti contenuti. Primeggiano la formazione continuadegli insegnanti, l’offerta formativa (ben cinque in-dirizzi), la preparazione indiscussa degli studen-ti, la centralità delle lingue e degli scambi cultura-li con altre realtà europee e non solo e l’avanguar-dia tecnologica.

Restando in Trentino, nella Val di Non, nonsi può non citare la fortuna della mela Melinda ilcui marchio non conosce crisi dal 1989 grazie al-le efficaci e lineari politiche aziendali. E ci sono– non molti – altri casi che riconsegnano all’Italial’orgoglio di sé.

Caporale ha avuto il merito della nettezza, del-la meticolosità, di presentare la realtà per quellache è senza troppi fronzoli. Nel bene e nel male.Alla fine del libro ci sono le lettere dall’esilio, diquei giovani che hanno deciso di andarsene dal-l’Italia per veder realizzati i propri sogni. Ma la fu-ga, di per sé, non è mai una soluzione. “Doveteessere bravi, preparati, meritevoli” - ha esortatoCaporale i giovani in platea. Invito seguito da quello di una signora che,prendendo la parola dal pubblico, ha loro sug-gerito con fare materno a non perdere mai la spe-ranza, a tenere in allerta la coscienza, a lottaretutti insieme, uniti perché solo così qualcosa po-trà cambiare.

“IL DUBBIO È: “IL DUBBIO È: PER QUANTO PER QUANTO TEMPO TEMPO ANCORA ANCORA IMMOBILI?”IMMOBILI?”Elisa Tomasso

Maria Saveria Reale

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PRIMO PIANOSOCIETA’

Cominciamo dalla coda. Padre Gian-Carlo, giunto in (giustificato) ritardo di-rettamente da L’Aquila, visitata in mat-

tinata dal Papa, ha chiuso l’incontro collegando-si direttamente alle ultime parole del prof. Prezio-si, che avevo citato padre Arrupe (il non dimenti-cato generale dei Gesuiti) nel tracciare il profiloideale (ahimé solo ideale) del politico cristiano.Il vescovo ha detto, con piglio energico: “Cristia-ni, è dal lunedì che siete messi alla prova.” Chevuol dire: una volta usciti dal tempio, è allora chedovete testimoniare Cristo. Dentro, nel recintoprotetto, è troppo facile. La dottrina sociale dellaChiesa è tutta qui: la misura piena della testimo-nianza dei cristiani, la loro capacità di coniugarefede e storia. Se questa manca, la politica diven-ta macchina elettorale, voto di scambio, clienteli-smo soffocante. “Il Molise – ha proseguito padreGianCarlo – deve prendere in mano la sua sto-ria, non deve lasciarsi travolgere dagli interessilocali costituiti. E’ vero, la nostra regione ha cate-ne meno pesanti di quelle della Calabria, ma ri-cordiamoci che anche un filo d’erba, legato allazampa di un uccello, gli impedisce di volare.”

Il vescovo tuffava così nell’attualità di unacompetizione elettorale, che si annuncia con ca-ratteristiche in parte nuove in parte stucchevol-mente antiche, la lezione che il prof. Preziosi (sto-rico e direttore della Promozione Istituzionalepresso l’Università Cattolica) aveva offerto, sinte-tizzando con grande limpidezza didattica e preci-sione concettuale la lunga storia del movimentocattolico italiano e intrecciandola alla progressi-va maturazione di una dottrina sociale della Chie-sa, oggi, per la verità, un po’ in ombra.

In particolare l’oratore ha sottolineato che laCentesimus annus di Giovanni Paolo II definiscela dottrina sociale “parte integrante dell’evange-lizzazione” e la CEI ne ha più volte raccoman-dato l’inserimento nella pastorale ordinaria.

Roba per addetti ai lavori? Certamente no. Ladottrina sociale è in fin dei conti lo stesso van-

gelo misurato nel dialogo con il mondo. E servela dottrina sociale solo chi serve il Vangelo concoerenza e coraggio, non “i furbetti che raggra-nellano voti strusciandosi alle varie Curie”.

Non c’è dubbio che, al di là di teorie e di ela-borazioni politico-economiche, l’insegnamentosociale della Chiesa è di una limpidezza assolu-ta: il laico – affermò il Concilio – “consacri” il mon-do indirizzando a Dio tutto ciò che è umano, ri-spettandolo nella sua autonomia, ma volgendolosempre al bene comune e testimoniando con lasua vita, trasparente ed esemplare, la verità del-le sue parole.

Se è questa (ed è questa) la dottrina socialedella Chiesa è già scritta nel Vangelo e non puòeclissarsi.

Ha introdotto l’incontro il prof. Cannone (diret-tore Università Cattolica di Campobasso). Anto-nio Chiatto (responsabile del Progetto diocesanodel progetto culturale) lo ha chiuso.

Alla conferenza è seguito un concerto di chi-tarra e mandolino di I. Nugnes e T. Palladino.

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESANELLA LEZIONE DI ERNESTO PREZIOSI, MARTEDÌ 28 APRILECRISTIANI ALLA PROVA DEL LUNEDÌFolto pubblico alla Cattolica per l’ultima conferenza di chiusuradel Progetto culturale 2008-9

SICUREZZA E DIRITTO ALLO STUDIOIl devastante sisma del 6 aprile scorso, che

ha colpito l’Abruzzo, ha riportato prepoten-temente alla ribalta il tema della sicurezza

degli edifici scolastici.I dati sono allarmanti, su tutto il territorio na-

zionale sono presenti circa 42 mila edifici scola-stici, la maggior parte dei quali necessita di in-terventi di ordinaria e straordinaria manutenzione.Dati alla mano, 15 mila edifici, cioè il 39% dellescuole, ha stretta necessità di interventi urgenti.

Secondo “Ecosistema Scuola 2009”, il rappor-to redatto da Legambiente, pubblicato a marzo,uno studente che oggi entra nel mondo dellascuola rischia di trovarsi ancora in un edificio trop-po vecchio (nel 55,62% dei casi costruito primadel 1974), nel 38,14% con urgente necessità dimanutenzione. Nel 2008 in positivo salgono a62,82% le scuole che negli ultimi 5 anni hanno go-duto di interventi di manutenzione (erano 47,11%nel 2007). Nell’80,07% dei casi gli istituti hannoottenuto la certificazione igienico sanitaria(61,75% nel 2005) e nel 70,33% l’agibilità statica(63,35% nel 2005).

In negativo va segnalato che nemmeno lametà degli edifici risulta dotato dell’importantissi-ma certificazione di prevenzione antincendio, adoggi solo nel 43,71% degli istituti e sono ancorapochi anche quelli con scale di sicurezza(56,72%). Più diffuse le porte antipanico, presen-ti nel 91,55% degli istituti, mentre ben il 95,03%delle scuole ha svolto le regolari prove d’evacua-zione. La classifica stilata da Legambiente, in as-senza dei dati dell’Anagrafe Nazionale dell’edili-zia scolastica, rappresenta l’unica ricerca sullostato degli edifici scolastici ed e’ stata realizzataattraverso l’elaborazione dei dati forniti da am-ministrazioni comunali e provinciali.

Il rapporto conferma purtroppo che la gran par-te degli edifici scolastici non a norma, si trovanoal sud. Non fanno eccezione gli Istituti presentisia in provincia di Campobasso che di Isernia, al-cuni dei quali, all’indomani del terremoto del 6aprile, a scopo preventivo sono stati chiusi e resiinidonei all’esercizio delle normali attività scolasti-che, creando notevoli disagi agli studenti, che og-gi a gran voce reclamano il loro giusto diritto allostudio ed alla sicurezza.

La risoluzione di questa grave problematicaprocede a rilento.

L’attenzione su di essa si ripropone solo in oc-casione di gravi tragedie, che colpiscono il cuoredell’opinione pubblica, ma finita l’onda emotiva escampato il pericolo, si ripiomba nel disinteressee i problemi finiscono di nuovo nel dimenticatoio.L’auspicio più grande è che questa volta si rie-sca ad imparare qualcosa dalla storia, recente epassata, non rimanendo a guardare o ad aspetta-re nuove tragedie, ma assumendo, ciascuno perle proprie competenze un atteggiamento maturoe costruttivo per la risoluzione di questa importan-te problematica.

Marianna Campanella

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PRIMO PIANOSOCIETA’

Sono uno studente all’universitàdegli studi del Molise, sono origi-nario del Togo , vi invio questo

articolo per eventuale pubblicazione. Co-mincia così la bella mail che Joseph ci hainviato e che pubblichiamo più che volen-tieri, invitandolo a continuare nella collabo-razione. Joseph continua:

La parola “vita” è un termine utilizzatoper illustrare in maniera sintetica il modo dimuoversi, di nutrirsi e di relazionarsi degliesseri umani . La nostra società ha una ten-denza ad ignorare che la relazione tra gliesseri umani sia un termine fondamentaleinserito nella parola vita; anzi, la parola vi-ta può essere riassunta in poche parole :“vivere è aprirsi agli altri, non chiudersi inse stessi”.

A prescindere dal luogo in cui si trova-no gli esseri umani, sia il più ricco sia il piùpovero del nostro pianeta, non hanno cheun solo e unico modo per vivere felici.

La capacità per ognuno di noi di relazio-narsi con il resto del mondo che ci circon-da è una felicità infinita e sorprendente . Seil ricco non sa relazionarsi con il più pove-ro, egli non potrà mai godere la felicità na-turale, malgrado le sue ricchezze.

Nello stesso modo, se un povero nonha la minima idea di cosa sia “amare” ilprossimo nella sua identità, egli vivrà sem-pre peggiorando nella sua miseria .

Insomma nessuno dei due, né il ricconé il povero, vive felice.

Nel mondo attuale, l’idea di ognuno dinoi di essere il più potente, in modo tale darisolvere tutti i problemi da solo, ci fa per-dere il vero significato della vita .

Spesso, usando i termini “cosa” e “per-ché”, mi pongo delle domande alle quali misfugge la risposta. Ad esempio: cosa potreifare da solo senza l’aiuto di mio Fratello op-pure cosa potrebbe fare mio Fratello sen-za il mio aiuto?

Ad una tale domanda sorge una rispo-sta unica: ognuno è competente in qualco-sa, ma unendoci insieme saremo più com-petenti per costruire un futuro che nessunosarebbe in grado di immaginare.

Oggi il non uso dell’intelligenza umanae soprattutto l’idea dell’individualismo ci co-stringono a pensare in modo sbagliato di ri-solvere i nostri problemi in modo breve esenza nessuna difficoltà.

Carissimi Fratelli, il nostro pianeta sievolve verso un futuro drammatico: occor-re l’impegno di ciascuno di noi per combat-tere il male. Si può vivere felici quando siha la capacità di ascoltare gli altri e di farsiascoltare dagli altri . Dunque, l’amore è l’u-nica via sicura che ci consentirà di viverefelici .

[email protected] http://rinascitafrica.simplicissimus.it

UN’ALTRA VOCESULLA REALTÀ DI BOJANO

BOJANO HA BISOGNODI SPERANZA PER RIPRENDERE IL VOLOL’importanza dell’Osservatoriosulle tematiche sociali. Il bisogno di unità

Sono trascorsi solo alcuni mesi da quando mitrovo a Bojano, nella parrocchia di S.Emidioa svolgere il mio ministero pastorale e mi è

bastato per capire abbastanza la situazione in cui ver-sa la città.

Certo ci sono sacerdoti, che da molto più tempo incittà operano e profondono tutto il loro impegno, chetante volte non si limita ai puri ambiti pastorali, ma ine-vitabilmente sfiora il sociale.

Bojano, come spesso ha detto padre GianCarlo, èuna città che ha bisogno del concorso di tutti per ri-prendere il volo. C’è bisogno di chi sa ridarle speran-za. Certe polemiche servono per riportare l’attenzionesu problemi non di poco rilievo.

Auspicherei un’unità maggiore tra i sacerdoti chesvolgono la loro missione in città, come segno di co-munione e di unità, di una Chiesa che spera, sognae lotta a fianco della gente, e che sa parlare ad una vo-ce sola. I giovani in particolare, hanno bisogno di unosforzo comune, delle forze migliori di tutta la città perun futuro migliore. Nuove prospettive di lavoro, scuo-le sicure, spazi ricreativi, una piscina, spazi culturali,tanto per cominciare.

Alcune cose già sono state fatte: penso all’orato-rio don Stefano Gorzegno che è stato regalato alla cittàattraverso il contributo della società civile e religiosa,a vario titolo. E speriamo che entri pienamente in fun-zione, come spazio per tutti i giovani della città.

Ha preso avvio l’Osservatorio sulle tematiche so-ciali, nel quale si trovano rappresentate le varie vocidella città.

Insomma, timidi segnali ci sono e vanno accolti.Non basta alzare la voce, ma saper riconoscere anchele cose buone che iniziano a nascere.

L’auspicio è proprio un nuovo risveglio civile, cul-turale e religioso per Bojano, una città ferita, ma che,come ha detto Benedetto XVI per L’Aquila, può tor-nare a volare.

Adriano CifelliUNO STUDENTE

DEL TOGO SCRIVE A

VITA DIOCESANA

“SI PUÒ VIVERE FELICI, VE LO DICO IO”Joseph Diantom

Mons. Dini è tornato a Campobassoper celebrare l’Eucarestia nelgiorno di San Giorgio

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PRIMO PIANOFRANCESCANI

Francesco nacque nel 1181 da PietroBernardone dei Moriconi e dalla nobi-le Pica Bourlemont, in una famiglia del-

la borghesia emergente della città di Assisi che,grazie all’attività di commercio in Provenza (Fran-cia), aveva raggiunto ricchezza e benessere. Suamadre lo fece battezzare col nome di Giovanni(dal nome dell’apostolo Giovanni); tuttavia il pa-dre decise di cambiarlo in Francesco, insolito perquel tempo, in onore della Francia che gli avevadato fortuna.

Dopo la scuola presso i canonici della catte-drale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio(dove, a partire dal 1257, venne costruita l’attua-le basilica di Santa Chiara), dai 14 anni France-sco si dedicò a pieno titolo all’attività del commer-cio trascorrendo la sua giovinezza tra le liete bri-gate dei giovani assisani e la cura degli affari pa-terni. L’esperienze della guerra tra Perugia ed As-sisi (alla quale prese parte) e della prigionia, losconvolsero a tal punto da indurlo a un totale ri-pensamento della sua vita.

La conversione Pare che nella conversioneabbia giocato un ruolo fondamentale la sua vo-lontà frustrata di farsi cavaliere. E fu proprio nelviaggio verso Gerusalemme, durante la quartacrociata, che Francesco ricevette le prime rive-lazioni. Persuaso da due sogni, rinunciò al suoprogetto e tornò ad Assisi. Da allora non fu più lostesso.

Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pre-gare e anche il suo atteggiamento nei confrontidegli altri mutò radicalmente: un giorno incontròun lebbroso e, oltre a dargli l’elemosina, lo ab-bracciò e lo baciò, mentre prima (come lui stes-so raccontò) non ne avrebbe neppure sopporta-to la vista.

Ma è nel 1205 che avvenne l’episodio più im-portante della conversione: mentre pregava nel-la chiesa di San Damiano, Francesco raccontò diaver sentito parlare il Crocifisso, che per tre vol-te gli disse: «Francesco, và e ripara la mia casa».

Dopo quell’episodio, le sue “stranezze” diven-nero ancora più frequenti finchè suo padre, ve-dendo tradite le proprie aspettative ed interpre-tando come squilibrio mentale l’eccessiva gene-rosità del figlio, decise di denunciarlo ai consoli

per interdirlo e diseredarlo. Il giovane fece ricor-so al vescovo. Il processo si svolse così nel me-se di gennaio (o febbraio) 1206, all’aperto, sullapiazza di Santa Maria Maggiore.

La predicazione. Per un certo periodo Fran-cesco se ne stette solo, impegnato a riparare al-cune chiese in rovina, come quella di San Pietro,la Porziuncola e San Damiano fino a quando, il24 febbraio 1208, giorno di San Mattia, dopo averascoltato il passo del Vangelo secondo Matteonella chiesa di San Nicolò ad Assisi, sentì ferma-mente di dover portare la Parola di Dio per le stra-de del mondo.

Iniziò così la sua predicazione, dapprima neidintorni di Assisi; ben presto altri si aggregaronoa lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nu-cleo della comunità di frati.

Nel 1209 si recò a Roma con un gruppo dicompagni per ottenere l’autorizzazione della “re-gola di vita”, per sé e per i suoi frati. Dopo alcuneesitazioni iniziali, papa Innocenzo III concesse lapropria approvazione orale per l’Ordo fratum mi-norum. Nel 1217 Francesco presiedette il primodei capitoli generali dell’Ordine, alla Porziuncola,nati con l’esigenza di impostare la vita comuni-taria, di organizzare l’attività di preghiera, di rin-saldare l’unità interna ed esterna, di deciderenuove missioni. Con il primo fu organizzata lagrande espansione dell’ordine in Italia, in Fran-cia, Spagna e Germania.

Le stigmate e la morte. Due anni prima dimorire, il 17 settembre 1224, mentre si trovava apregare sul monte della Verna (luogo su cui in fu-turo sarebbe sorto l’omonimo santuario), France-sco avrebbe avuto una visione, al termine dellaquale gli sarebbero comparse le stigmate checercò sempre di tenere nascoste.

Negli anni seguenti fu segnato da molte ma-lattie; diversi furono gli interventi dei medici perlenirgli le sofferenze, ma inutilmente.

Morì la sera del 3 ottobre 1226. Il suo corpovenne sepolto nella chiesa di San Giorgio e poitrasferito nell’attuale basilica nel 1230. Il 16 luglio1228, a soli due anni dalla sua morte, arrivò la ca-nonizzazione da parte di Gregorio IX e, il 18 giu-gno 1939, Pio XII lo proclamò patrono d’Italia.

DA RAMPOLLO DI UNA FAMIGLIA EMERGENTEDEL BORGO ASSISANO, A SERVITORE DI MADONNA POVERTÀFRANCESCO, CAVALIERE DI CRISTOLa vicenda del santo d’Assisi che, alla chiamata del Crocifisso, cambiò per sempre il corso della sua storia

Canticodelle creatureAltissimu, onnipotente bon Signore,Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano,et nullu homo ène dignu te mentovare.Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,spetialmente messor lo frate Sole,lo qual è iorno, et allumini noi per lui.Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:de Te, Altissimo, porta significatione.Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate Ventoet per aere et nubilo et sereno et onne tempo,per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,per lo quale ennallumini la nocte:ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,la quale ne sustenta et governa,et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonanoper lo Tuo amoreet sostengono infrmitate et tribulatione.Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,da la quale nullu homo vivente pò skappare:guai a quelli ke morranone le peccata mortali;beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,ka la morte secunda no ‘l farrà male.Laudate et benedicete mi Signore et rengratiatee serviateli cum grande humilitate.(Il “Cantico delle Creature” anche noto come “Can-tico di Frate Sole” è fra i testi più antichi della lette-ratura italiana. Composto da Francesco d’Assisi, secondo la leg-genda, due anni prima della sua morte nel 1226,rappresenta una lode a Dio che si snoda con inten-sità e vigore attraverso le sue opere, divenendo co-sì anche un inno alla vita; è una preghiera permea-ta da una visione positiva della natura, poiché nelcreato è riflessa l’immagine del Creatore: da ciòderiva il senso di fratellanza fra l’uomo e tutto ilcreato nel quale la creazione diventa così un gran-dioso mezzo di lode al Signore)

«Alto e Glorioso Dio,illumina le tenebre del cuore mio... » (Preghiera di san Francesco davanti al Crocifisso di san Damiano)

Fabiana Carozza

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PRIMO PIANOZOOM

Luigi Picardi è giunto alla quarta tappa(ma ci auguriamo non ancora al tra-guardo) della sua storia del cattolicesi-

mo politico molisano. Sotto i riflettori, questa vol-ta, il cruciale biennio 1946-48. (“Il biennio 1946-1948, racchiuso tra il referendum istituzionale,l’elezione dell’Assemblea Costituente e il voto peril primo parlamento repubblicano, costituisce, co-me è noto, uno dei periodi più densi e decisivinella storia dell’Italia contemporanea”).

Un biennio dal quale prendeva forma, in qual-che modo, il profilo del nostro paese, che il Mo-lise conserverà per certi versi fino ad oggi:

“Il Mezzogiorno dell’immediato dopoguerrane usciva già delineato in alcuni suoi caratteri di-stintivi, come la mancata esperienza della Resi-stenza, la lunga occupazione militare alleata, ilpersistere di un forte sentimento monarchico, ladiffusa presenza, tra i ricostituiti partiti vecchi enuovi, della «democrazia del lavoro», a prean-nunciare una deriva trasformista e moderata,conservatrice quando non reazionaria, qualeemergerà in tutte le sue sfaccettature dalla inten-sa fioritura delle successive ricerche. […] Se aNord – scriveva Pietro Scoppola – l’esperienzadella guerra civile e della resistenza ha lasciato,sì, un retaggio di odi e di vendette destinato aprolungarsi in una lunga scia nei primi anni deldopoguerra, ma ha gettato anche i semi di unospirito nuovo di responsabilità, di solidarietà edi partecipazione popolare, le esperienze vissu-te dal Sud non hanno certo creato il tessuto piùadatto alla nascita di un costume democratico

1946 - 1948 1946 - 1948 DUE DUE ANNI DECISIVIANNI DECISIVINon è una recensione che proponiamo, ma una presentazione redazionale del saggio di Picardi, quasi un assaggio che faccia venire la voglia di leggerlo.Riteniamo che tornare a frequentare criticamente – non miticamente – il passato (operazione oggi quanto mai rara specie per le giovani generazioni) sia nonsolo utile per comprendere il presente, ma quasi doveroso, atteso che una certa politica d’assalto si nutre dell’ignoranza della storia.

Il biennio 1946-1948, uno dei piùdensi e decisivi nella storia del-l’Italia contemporanea, delinea e

accentua, come emerge anche da unasempre più ricca fioritura di studi di am-bito regionale, la specificità e le anoma-lie del Mezzogiorno rispetto al resto delPaese. Questa ricerca, attenta ai profilinazionali e meridionali degli eventi e deiproblemi del periodo, sostenuta daun’ampia documentazione in gran parteinedita, ricompone e interpreta una pagi-na importante della recente storia delMolise, ricostruendo in particolare il ruo-lo svolto dalle forze cattoliche e dalla De-mocrazia Cristiana e rintracciando le ra-dici della loro lunga egemonia politica.

Luigi Picardi ha insegnato storia e fi-losofia nei Licei e per molti anni è statopreside del Liceo Classico “Mario Paga-no” di Campobasso. Promotore di inizia-tive e di istituzioni culturali nella sua re-gione, si è particolarmente dedicato allostudio del movimento politico dei catto-lici italiani. Ha pubblicato, tra l’altro: Igi-no Petrone tra materialismo storico eriformismo religioso, Prefazione di PietroScoppola, Milano 1979, e II Partito popo-lare italiano nel Molise (1919-1924), Mi-lano 1990. Nelle nostre edizioni: Catto-lici e fascismo nel Molise (1922-1943),Prefazione di Pietro Scoppola, 1995, e Icattolici molisani tra fascismo e democra-zia (1943-1945), 2004.

[...]. La cultura della sudditanza e della clientelalegata alla tradizione feudale, che in alcune areedel Sud ancora caratterizza il rapporto del singo-lo con ogni espressione del potere pubblico, re-sisterà tenacemente all’affermarsi di una politicafondata su un consenso popolare orientato ver-so programmi e obiettivi di interesse generale,sarà la naturale roccaforte di un modo neppureelitario ma clientelare della politica e, di fronteall’affermazione dei grandi partiti popolari, rea-girà nel senso di condizionare l’appartenenza adessi e il loro complessivo modo di essere. Ed èproprio grazie ai sempre più numerosi contribu-ti delle ricerche locali che la storiografia sul Mez-zogiorno … ha potuto mettere in evidenza le di-versità esistenti tra le stesse aree del Sud.” )

Picardi vuole quindi, dopo gli studi che han-no coperto l’arco 1919 – 1945, ora “ rintracciarel’ulteriore contributo recato dalle forze cattoli-che molisane all’affermazione e al consolidamen-to della “democrazia dei partiti”, posto che, comeha notato Claudio Pavone, “il mondo cattolico ita-liano, dentro e fuori la Democrazia Cristiana, hasvolto un ruolo di primo piano proprio nelle zoned’Italia meno toccate dalla Resistenza e dalle lot-te politiche e sociali su di essa innestatesi”.

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PRIMO PIANOZOOM

1946 - 1948 1946 - 1948 ANNI DECISIVIANNI DECISIVINon è una recensione che proponiamo, ma una presentazione redazionale del saggio di Picardi, quasi un assaggio che faccia venire la voglia di leggerlo.Riteniamo che tornare a frequentare criticamente – non miticamente – il passato (operazione oggi quanto mai rara specie per le giovani generazioni) sia nonsolo utile per comprendere il presente, ma quasi doveroso, atteso che una certa politica d’assalto si nutre dell’ignoranza della storia.

Ma quella rievocata non è storia meramentepolitica, perché “non sarebbe possibile cogliereil significato di quel ruolo così come fu espressonel Molise durante la fase fondativa di una demo-crazia nuova rispetto a quella prefascista, senzatener conto dei punti di partenza e dell’eredità delpassato; del “vissuto” dei molisani nella strettadelle privazioni che segnano la vita quotidiana diun lungo dopoguerra; della mentalità e dei sedi-menti culturali da sempre inclini alla delega piut-tosto che alla partecipazione, resi ora più marca-ti dal disincanto e dalla disaffezione per la cosapubblica seguiti al crollo di un regime in cui ci siera ampiamente riconosciuti; quindi del faticosoincedere dei partiti politici e del movimento sinda-cale tra contestazione qualunquista e protestasociale.”

Però le coordinate del discorso devono esse-re ampie e intrecciate. Infatti “non si comprende-rebbe quel ruolo senza collocarlo nell’intero pro-cesso che investe e caratterizza la società moli-sana sulla strada della ricostruzione, della ripre-sa economica e della tessitura di nuovi valori da

porre a fondamento della convivenza civile; esenza metterlo in relazione alla «questione re-gionale» che, testimoniando la presenza nellaclasse politica locale di una peculiare, ostinatarivendicazione di identità storica e di autonomiaamministrativa, si sviluppa lungo tutto il periodoqui considerato e trova infine nella Costituzionerepubblicana le indispensabili premesse dellasua soluzione.”

Insomma, una storia che potrebbe sembra-re, ai distratti, locale, mentre “è sostenuta dallaconvinzione che, per quanto possa essere stata“ristretta”, l’esperienza del Molise in quegli an-ni, con le sue conferme, ma anche e forse so-prattutto con le sue dissonanze rispetto al dise-gno generale del periodo, finisca nondimeno persvelare la sua solo apparente separatezza dallastoria italiana.”

In definitiva, l’obiettivo di fondo del lavoro è“rintracciare le radici della lunga egemonia poli-tica delle forze cattoliche e della Democrazia Cri-stiana che allora ebbe inizio”.

A lla conclusione del saggio, Picardi siriannoda alle pagine introduttive echiarisce che “il 18 aprile molisano

è soprattutto segnato dalla maggioranza asso-luta dei consensi ottenuta dalla DemocraziaCristiana al centro dello schieramento politico.Quel voto è stato molto favorito dalla congiun-tura interna e internazionale … è stato alimen-tato dalla vigile, concreta e rassicurante pre-senza americana; è stato galvanizzato e bene-detto dal massiccio intervento della Chiesa edel mondo cattolico in tutte le sue articolazio-ni associative … è stato anche agevolato dallalimitata competitività dei partiti di sinistra, lacui proposta politica … non è riuscita a rag-giungere la più articolata ed ampia realtà po-polare per spingerla a liberarsi dal piccolo oriz-zonte dei suoi immediati bisogni, allontanandola paura con la fiducia, la rassegnazione con lasperanza in un futuro credibile. […]

Certo, il successo elettorale democristianonon è privo di limiti e di ambiguità.

Il sostegno ricevuto da un certo notabilatod’ordine, di consolidata vocazione governati-va, opportunista e incline alla conservazionesociale, di ascendenza prevalentemente laicae comunque largamente estraneo all’ispirazio-ne e al programma democratico cristiano,prontamente salito sul carro del vincitore permettere al sicuro i propri privilegi; il consen-so di tanti cattolici non sempre sorretto da unaconsapevole motivazione politica, quanto di-sceso piuttosto come atto dovuto da una re-ligiosità intimistica e devozionale, scarsamen-te disponibile a spendersi per la trasformazio-ne di una società statica e arretrata; la tuteladella gerarchia ecclesiastica, che finisce per ri-durre gli spazi di autonomia del partito, e perun tratto di strada lo confessionalizza in unasorta di collateralismo rovesciato e lo elegge a“strumento politico” di un disegno di restaura-zione cristiana della società, concorrono ad at-tenuare le spinte democratiche e riformiste pre-senti nella Democrazia Cristiana molisana nel-lo stesso momento in cui essa è così fortemen-te legittimata dal voto popolare ad essere par-tito di governo nella regione, mentre nel paesedefinitivamente si chiude la fase della solida-rietà antifascista e si consolida il quadro poli-tico del centrismo.

Pur così condizionato, il 18 aprile rappre-senta nell’itinerario del cattolicesimo politicomolisano uno snodo di cruciale rilievo. … LaDemocrazia Cristiana, in una regione che nonha conosciuto forme significative di antifasci-smo militante né di “resistenza armata”, ma so-lo limitate vicende di “resistenza civile”, … rie-sce a promuovere ed ancorare larghi strati so-ciali, permeati da una radicata etica popolaredi matrice cristiana, emarginati o strumentaliz-zati prima e durante il fascismo, al nascente si-stema democratico, sottraendoli tanto alle no-stalgie della destra reazionaria quanto alle sug-gestioni della sinistra filosovietica, per coin-volgerli sulle posizioni moderate del centro po-litico e della scelta occidentale quali si sonodelineate attraverso la strategia degasperianaapprezzata dal voto popolare.

Ma se per essere così segnato dalle inediteresponsabilità dei cattolici il 18 aprile è un pun-to di arrivo, esso è anche il punto di partenzadi una egemonia politica destinata a durare ol-tre un quarantennio e a delineare una «zonabianca» nella quale la storia della DemocraziaCristiana e quella del Molise procederannostrettamente intrecciate in un complessoesercizio di “governo” e di “potere”.

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PRIMO PIANOCRONACA

“Padre GianCarlo non finisce mai distupire.” Così il sindaco di Campo-lieto ha sintetizzato l’intervento del

vescovo che ha presieduto la celebrazione euca-ristica il 25 aprile per il centenario della aperturaal culto della cappella in onore di san Marco, co-struita nel 1909 sulla “rocchia di San Marco” dal-l’avvocato Luigi de Capoa, tenuta con grande de-dizione prima dal figlio Giovanni ed oggi dai figlidi quest’ultimo Luigi e Leonardo.

“Il vescovo, ha continuato il sindaco RodolfoMariano, ha un linguaggio semplice e diretto, di-ce profonde verità che colpiscono il cuore e lamente. Arriva con parole semplici a tutti. Ascoltar-lo è sempre una occasione di soddisfazione indi-viduale e per la comunità.”

La catechesi del “pastore” Bregantini si è svi-luppata da una particolarità del racconto di Mar-co che, nel brano della moltiplicazione dei panie dei pesci (Mc 6,39), si sofferma sul colore delprato. E’ l’unico evangelista a sottolineare il “ver-de” del prato. Lo fa non solo perché ha sempreascoltato dal vivo i racconti di Pietro, ma ancheperché, giovane, ama le bellezze della natura ei colori della vita che va vissuta nella fede, sen-za la quale non c’è luce, con dignità, alla qualenon bisogna mai rinunciare, e disposti sempreal perdono per la vittoria della pace e la concor-dia tra gli uomini.

Per comprendere la vita di Marco e il suo Van-gelo, per alcuni aspetti ritenuto facile, - ha prose-guito Bregantini – bisogna tenere presenti tre fa-si della vita dell’evangelista.

La mamma: non solo ha dato la vita, ma gliha dato il dono della fede. La tenerezza e l’accor-tezza di Marco nella descrizione delle cose na-scono dall’attenzione della mamma verso il fi-glio che così ha saputo comprendere i colori del-la vita, amarla e amare tutti.

L’incontro con Pietro: Pietro non era molto col-to, ma aveva vissuto con il Figlio dell’Uomo, Ge-sù. I suoi racconti erano diretti. Marco subiscein questo l’influenza di Pietro e ne esce fortifica-to, raggiunge certezze inconfutabili. Elementi del-la formazione alla vita che i genitori dovrebbero

trasferire ai figli, per farne delle rocce nella so-cietà L’incontro con Paolo: Paolo dal carattereforte e duro non era persona che poteva esseregestita con semplicità. Anzi raccontano che ci siastato anche qualche screzio tra Paolo e Marco,come avviene tra tutti gli uomini. Ma la forza ve-ra è quella di saper superare il momento di criti-cità e pensare tutti alla pace, allo stare insiemecon fraternità.

Marco per raggiungere la meta ha lottato contenacia e spirito di sacrifico.

Famiglia, educatori, responsabili della cosapubblica, prendendo spunto da Marco dovrebbe-ro trasmettere certezze, forza e tenacia ai gio-vani per una società solidale, rispettosa dei prin-cipi di giustizia e di pace. Non basta avere “le co-se”, ha concluso padre GianCarlo, ”bisogna sa-perle costruire e amare. Infatti se ognuno di noiha solo perline tra le mani non sa che cosa fareperché le perline da sole sfuggono, ma se ha unfilo può legarle e farne una collana.

Il filo che collega le tante perline che ognunodi noi possiede e deve mettere a frutto è la fede”.

CAMPOLIETO / CENTO ANNI DI CULTO DELLA CAPPELLA “DE CAPOA”

San Marco, un itinerario umano e cristianoIl vescovo con la comunità di Campolieto il 25 aprile

Mario Ialenti

LA PARROCCHIADI S. ANTONIO DI PADOVAE LA DISLOCAZIONE DEGLIINSEDIAMENTI URBANI

La Madonna per ricompattareuna comunità Un mese di maggio itinerantee un problema di coesione sociale

Il mese di maggio della Parrocchia diS.Antonio di Padova si fa itinerante.Come già avvenuto durante lo scorso

anno, la statua della Madonnina visiterà leabitazioni dei parrocchiani. Per il 2009 lascelta della zona è caduta su Contrada Ce-se. Abbiamo interpellato Padre Gaetano Ja-cobucci, parroco di S.Antonio di Padova af-finché ci illustrasse le ragioni di questa pre-ferenza. “Il territorio della parrocchia, soprat-tutto negli ultimi anni, si è andato sviluppan-do lontano dalla chiesa, intesa proprio comeedificio – racconta Padre Gaetano -. In par-ticolare le zone di Contrada Cese e di Tap-pino hanno visto negli ultimi tempi un fortesviluppo di agglomerati urbani, al quale perònon corrisponde altrettanta frequenza duran-te le funzioni religiose, se si eccettuano i fu-nerali oppure le comunioni. Portando la Ma-donna in giro, e per le case di queste zoneche seppur decentrate, sono e restano ter-ritorio della parrocchia, vogliamo restituire estimolare la giusta sensibilità ai valori fon-danti del Cristianesimo, facendo leva sul te-ma della divina maternità di Maria che è og-getto, ancora oggi, di molte discussioni.Compito della famiglia è accogliere Maria,celebrarla e testimoniarne il messaggio”.

Il mese di maggio, infatti, è imperniato sutre momenti fondamentali: una catechesi suimisteri della fede, una riflessione sul ruolo diMaria nel progetto dell’incarnazione, e l’ana-lisi della divina maternità di Maria come pi-lastro della fede, quando anche quest’ultimoargomento spesso è motivo di dubbi e per-plessità nell’accettazione della dottrina delCristianesimo.

Ribadisce a tal proposito Padre Gaeta-no che “nelle zone dove porteremo la statuapurtroppo c’è da constatare lo sviluppo diuna religiosità superficiale, che nulla ha ache fare con il messaggio di Maria, e cheviene alimentata dalla presenza di alcune‘sette’ che travisano e stravolgono il Van-gelo a loro uso e consumo”.

Tra gli obiettivi del percorso itinerante delmese di maggio c’è anche quello di indivi-duare dei luoghi dove poter celebrare lamessa anche nelle zone più periferiche del-la parrocchia, e Padre Gaetano ha dichiara-to che nel piano pastorale della diocesi, trale varie voci, c’è la possibilità di “valorizza-re la cappella presente in contrada Tappino”,che fungerebbe da “succursale” della chie-sa di S.Antonio di Padova, per renderla frui-bile in futuro allo scopo di celebrare l’Euca-restia e compattare intorno ad un luogo diculto la frammentata comunità della zona.

Francesco de Lisio

BREVIBREVILa parrocchia di S.Antonio di Padova

celebra nel 2009 due importanti anniver-sari: l’ottavo centenario della fondazionedell’Ordine dei frati minori, ed il venticin-quesimo anniversario dell’organo a can-ne. Le celebrazioni per questi eventiprenderanno via durante il mese di mag-gio (primo incontro il 20, ore 19.15) con ilconcerto organo di Alberto Pavoni, cheeseguirà musiche di Cesàr Franck e conl’esibizione dei cori polifonici “SamniumConcentus” e “Quod libet”. Ampio spa-zio alla musica classica e sinfonica an-che nel mese di giugno, quando l’Orche-stra sinfonica regionale del Molise suo-nerà accompagnata dal coro del conser-vatorio “L.Perosi” di Campobasso. Pre-viste per il prossimo autunno altre sera-te musicali, dove a farla da padrone sa-ranno la musica dei vari Bach, Handel eMendelssohn … insieme ad altre seratecon cantori e cori.

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PRIMO PIANOCRONACA

Il 25 Aprile scorso nell’Auditorium del San-tuario della Vergine Addolorata di Castel-petroso è andato in scena un musical dal

titolo: “Il Cerchio della Vita”, tratto dal noto car-tone animato della Walt Disney il “Re Leone”. Nesono autori i ragazzi scout del reparto ”Carla diRisio” Gruppo Agesci Campobasso 4 della Chie-sa Cattedrale.

Il tema del musical è la vocazione adolescen-ziale ripercorso attraverso la storia di Simba il pic-colo leone, in chiave moderna, per sottolinearealcune delle difficoltà che un giovane come noiincontra ogni giorno.

Ambientato per gran parte in Ciad, a Gorè(diocesi gemellata con la nostra), il musical rac-conta di un ragazzo che, alla morte del padre ca-povillaggio, scappa dalle sue responsabilità perpaura di non esserne all’altezza.

Ad incidere sulla sua insicurezza entra in sce-na la protagonista femminile, Jenny, una ragaz-za americana, arrivata, per questioni di lavoro,nel villaggio, con sua madre, responsabile di unaazienda petrolifera.

Tra i due nasce l’amore e così, quando lei ri-parte per l’America, il ragazzo la segue.

Un sogno però gli mostra il villaggio in rovina.Il futuro re decide allora di tornare in Africa conJenny per sconfiggere lo zio cattivo che avevaapprofittato della sua assenza per conquistare ilpotere. E’ il trionfo del bene sul male grazie an-che al coraggio dimostrato dal giovane nel rispon-dere alla sua chiamata, deciso a divenire un buonRe, pronto a testimoniare il desiderio di volersiimpegnare per dare un futuro alla sua gente.

Il musical arricchito da danze africane, ballet-ti moderni e coreografie originali è stato apprez-

zato dal folto pubblico con continui applausi.La buona riuscita del musical si deve all’im-

pegno e alla costanza di tutti coloro, che, per lun-ghi mesi hanno lavorato alacremente, rinuncian-do spesso alle passeggiate con gli amici per con-dividere totalmente le difficoltà della preparazio-ne. Lo spettacolo, frizzante nei contenuti e nel-le tecniche di espressione, ha messo in luce italenti di ognuno e per questo tutti vanno ringra-ziati. Gli attori principali sono stati: Giovanni Gian-giobbe, Silvia Bernardo, Ludovico Battista, An-drea Ranallo, Francesco Rosa, Lorenzo Cicco-ne. Il corpo di ballo: Simona Libertucci, Daria Zic-cardi, Mariasole Sica, Sara Oriente, AnnachiaraFiladelfi, Ruslana De Muzio, Monica D’Agnillo,Cristiana Agazzi. Gli scenografi e i costumisti: Fa-biana Fierro, Alessandra D’Agata, Federica Lau-dati, Donatella Mattia, Serena Mattia, Sara Pa-squale, Ambra Sarachello, Desiree Luisi, GiorgiaGaggiano, Laura Dudiez, Chiara Calabrese. I tec-nici: Nunzio Petrillo, Jacopo Dardone, FabianoFuggi, Michael D’Elia, Michele D’Agnillo. Nullaperò si sarebbe potuto realizzare senza la inso-stituibile regia di don Armando Di Fabio, guidaspirituale del gruppo scout, che, con la sua espe-rienza nel campo dell’animazione teatrale, hapermesso ai ragazzi di “crescere” anche in que-sto difficilissimo settore. Un plauso anche ai ca-pi reparto, Valeria Bernardo e Marcello Lucarel-li, che hanno fatto da guida con pazienza … for-se anche troppa. Un grazie anche a tutto lo staffdi Reparto: Michela Ciccone, Elena Di Niro, Raf-faele e Antonello Vanacore, Maria Teresa Seta-ro.

Seula Iannone - Reparto “Carla di Risio”Agesci CB 4 - Chiesa Cattedrale

Un musical targato Agesci – gruppo Cattedrale

“IL CERCHIO DELLA VITA”Molto applaudito lo spettacolo a Castelpetroso. Il ruolo di don Armando

Dalla fiammella del cero pasquale si èaccesa una fiaccola partita giovedì 30aprile dal Santuario dell’Addolorata di

Castelpetroso. L’ha accesa il gruppo Fiaccoladella parrocchia della Visitazione e dell’Orato-rio Don Bosco di Pero (Milano). La strada delritorno a Pero viene percorsa a piedi da tedofo-ri, che si danno il cambio ad ogni chilometro.Ad accoglierli c’erano il vicario episcopale per ilSantuario, don Rocco Di Filippo, i suoi collabo-ratori, padre GianCarlo Bregantini e la sua dol-cissima mamma Albina.

La Fiaccola è una manifestazione nata nel1987 e che continua da 23 anni per volere delparroco, don Antonio Mascheroni, e del suo coa-diutore, don Giovanni Colombo. Quello che col-pisce è la forza, l’impegno e la fatica che tra-smette questo gruppo, animato da forti valori difede e di fratellanza.

Padre GianCarlo, entusiasta per l’evento ememore dell’incontro con il gruppo nel 2001 a Lo-cri, ha detto: “Questa fiaccola sia incontro, luce egioia; sulla strada sappiate valorizzare tutte le per-sone che incontrate, ricordate c’è sempre la Prov-videnza dietro un incontro!”, sottolineando poil’importanza di costruire ponti e non muri tra unaterra e l’altra, e proponendo di rilanciare il turismoreligioso, iniziando proprio dal santuario, renden-dolo un santuario - circuito. “Il santuario – ha con-tinuato il vescovo – fa da spartiacque, fa da ful-cro in questa terra del Molise di cui è necessariovalorizzare la tipicità.” Di qui il suo augurio: “Il vo-stro gesto dimostri che nella nostra terra siamovisitati. Chi viene conforta noi che stiamo qui, maal tempo stesso resta stupito per la bellezza diquesto territorio”.

Don Giovanni, insieme al gruppo, ha donatoal santuario un calice, un ostensorio, una pisside,

e consegnata un’offerta per i terremotati dell’A-bruzzo, che verrà devoluta al convento delle suo-re clarisse di Paganica, nel cui crollo è morta lamadre badessa, “come un chicco che muore of-fre la sua vita”. E poi la corsa di padre Giancar-lo con in mano la fiaccola. Corsa simbolica, luiche è sentinella, oltre che pastore, e deve vigila-re, risvegliare, intravedere oltre il buio della not-te con speranza cristiana, perché ogni terra ab-bia chi la sappia illuminare e perché la Luce del-la Verità è il Signore.

Rita Carla Codispoti

ORIGINALE INIZIATIVA DI “GEMELLAGGIO”

DA CASTELPETROSO A PERO: UNA FIACCOLA IN CAMMINOProposte di turismo religioso con il Santuario al centro

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PRIMO PIANOEVENTI

“Igiovani sono come il cristallo, brillanodi una luce magica, ma racchiudonotanta fragilità..” così ha definito i teena-

gers monsignor GianCarlo Bregantini, in occa-sione della VI festa dei Giovani del Matese tenu-tasi sabato 25 aprile presso il Centro Famiglie diColle d’Anchise.

Si sono riuniti i giovani appartenenti a molteparrocchie dell’area matesina per discutere e ri-flettere su un tema che a volte resta un tabù: “Ilsolito sesso o l’amore vero?” Nelle prime ore delmattino i giovani, dopo un breve momento di ac-coglienza, si sono divisi tra i vari laboratori, ri-guardanti il tema dell’amore e le sue sfaccettatu-re: l’innamoramento, la cotta, l’eros, la possessi-vità, il linguaggio del corpo, l’innocenza, la con-sapevolezza delle emozioni. I laboratori hannotrattato gli argomenti attraverso metodologie at-tuali: ad esempio in quello intitolato “quelli cheseguono il cuore” sono state mimate le emozio-ni, ed è stata usata una scala come simbolo dicrescita che si concretizza su ogni gradino in unasalita che porta a dominare l’istinto attraverso laconoscenza dei valori.

C’è stata poi una pausa di condivisione e di-vertimento.

Intorno alle 17 i giovani, seduti all’aperto, han-no raccontato il loro operato durante le attività la-boratoriali, le loro scelte e le motivazioni. Si alter-navano, in questa fase, momenti di preghiera,canti e risate dei giovani alquanto imbarazzati ri-spetto a certi argomenti.

Interlocutore particolare e davvero graditodi questa pomeriggio è stato il vescovo Bregan-tini. Siamo abituati a vederlo in splendide cat-tedrali, con abiti sontuosi, che ricordano la poten-za e solennità della Chiesa; ma il fatto di ritrovar-lo così, a ridere semplicemente tra i giovani nel-le campagne di Colle D’Anchise, su sedie di pla-stica, sotto un caldo sole primaverile, ci fa ap-parire quest’importante figura ecclesiastica an-cora più vera.

I giovani hanno letto passi del libro “Tre me-tri sopra al cielo”, hanno proposto canzoni, han-no letto le “Lettere di Cioè”, un giornaletto che èun po’ l’icona dei teenagers, con i loro drammie le loro incertezze ed il loro linguaggio, emer-so anche in questa sede con frasi del tipo “so-no nei casini”.

La parola è poi andata a padre GianCarloche, sempre un po’ poetico, ha lasciato ai giova-ni messaggi importanti: “E’ bello condividere convoi queste emozioni; anche Gesù ha sentito vi-brare il suo cuore, nessuno è esente da questadomanda. Esistono tre parole che sono decisiveper la definizione dell’amore: Sincerità,libertà…grazie. Si ama non per avere, si mettel’altro al centro, nel dialogo viene prima il tu poil’io; anche l’Eucaristia è un rendimento di grazie.Oggi il grande rischio delle coppie è l’infedeltà,quindi libertà è verifica di fedeltà, per impararead amare sempre di più, per essere sempre piùforti. Se l’amore brucia, distrugge, se l’amore ri-scalda, vive e dà forza incredibile…così come

UNA GIORNATA DI FORMAZIONE, PREGHIERAE CONFRONTO A COLLEDANCHISEI giovani, l’eros, l’amore

Il vescovo tra i ragazzi. Organizzatori suor Margherita, don Adriano e padre Fabrizio

Dio ha voluto.” Monsignor Bregantini ha lascia-to poi ai giovani un simpatico gioco di parole: gra-zie, gratitudine, gratuità e rendimento di grazie.Ha voluto, inoltre, sottolineare l’importanza deldialogo: “Sappiate sempre dialogare molto suquesti temi, parlatene a tutti, esponete i vostri pro-blemi in un confronto; sappiate socializzare leamicizie. Grazie a tutti voi!”

L’incontro è continuato con il momento di pre-ghiera che è stato davvero particolare quando,così come da copione, ci si scambia un gesto diPace: tutti si sono alzati ed hanno cominciato adabbracciarsi dicendo “Pace…Pace”, fino a quan-do tutti non hanno abbracciato tutti.

Per finire i giovani hanno regalato a tutti un

cd musicale con tante canzoni sul tema dell’a-more, che è stato distribuito a tutti proprio dal ve-scovo. Hanno organizzato la giornata suor Mar-gherita e don Adriano della Parrocchia di Sant’E-midio V.M. di Monteverde, insieme a Padre Fa-brizio del Santuario dell’Addolorata di Castelpe-troso. Hanno partecipato i giovani delle parroc-chie di Castelpetroso, Castellone di Bojano,Sant’Erasmo della antica Cattedrale, di Sant’E-midio di Monteverde, Macchiagodena e Rocca-mandolfi.

Daniela Dolfi

UN MANIFESTO PER LA VITAC’è anche l’AMCI tra i firmatari del manifesto “Liberi per vivere” a cui hanno aderito tutte quel-

le associazioni e tutti quei movimenti che in Italia hanno una posizione ben precisa su cosa siintenda per tutela della vita umana. Posizione traducibile materialmente nel consenso al ddl dapoco approvato al Senato sul testamento biologico in perfetta sintonia – il testo - con quantosostenuto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2007 riguardo alla persona umanain ogni sua condizione: “La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, e’ in lineadi principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa e’ quindi ob-bligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità’ propria,che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. In tal modo si evitano lesofferenze e la morte dovute all’inanizione e alla disidratazione”. Anche sulla legge 40, altro no-do sensibile sul dibattito corrente in materia di bioetica, c’è consenso unanime in quanto, a det-ta dell’AMCI, ha rappresentato “il punto più’ avanzato di sintesi delle diverse sensibilità’ culturalipresenti nel Paese”. Quindi riconoscimento del valore socio-culturale della legge, ma anche qual-che appunto sulle ipotesi di modifica della stessa. Ancora l’AMCI, infatti, ritiene che non debba-no “in nessun caso essere messi in discussione gli articoli che vietano il congelamento degli em-brioni umani, la loro selezione a seguito di diagnosi pre-impianto e la destinazione degli em-brioni crio-conservati alla sperimentazione, anche se purtroppo giacciono in questo deplorevo-le stato da diversi anni”. In sintesi, nel manifesto “Liberi per vivere” l’AMCI si propone di colla-borare attivamente <<al

progetto culturale che mira a diffondere capillarmente nel Paese le conoscenze scientificheed etiche necessarie per affrontare realisticamente e ragionevolmente le questioni bioeticheoggi più’ dibattute e di contribuire a quell’opera educativa a favore della tutela e della promozio-ne della vita umana, dal concepimento sino alla morte”.

Punti chiave della legge sul testamento biologico, meglio conosciuta come legge Calabrò (Dispo-sizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trat-tamento).

La vita è inviolabile e indisponibileIl soggetto nella Dat (Dichiarazione anticipata di trattamento) non può in alcun modo esprimere

desideri che siano contrari alle norme giuridiche vigenti nel nostro Paese, chiedendo ed ottenendointerventi eutanasici o che possano configurarsi come suicidio assistito.

E’ vietata ogni forma di accanimento terapeutico.L’alimentazione e l’idratazione artificiale non possono essere oggetto di Dichiarazione Anticipa-

ta di Trattamento, la cui sospensione configurerebbero un’ipotesi di eutanasia passiva.Si prende in considerazione la distanza psicologica e temporale tra il momento in cui il sogget-

to esprime la sua volontà circa i trattamenti sanitari cui vorrà essere sottoposto nella fase di fine vi-ta e il momento in cui realmente verranno attuati.

Il ruolo del medico, che non deve limitarsi a eseguire meccanicamente, come un burocrate, idesideri del paziente, è quello di valutarne l’attualità in relazione alla situazione clinica e ai nuovi svi-luppi scientifici.

Le Dat prevedono anche la presenza di una persona di fiducia, che sappia nella fase attuativa va-lutare, insieme al medico, la volontà del malato impossibilitato ad esprimersi, attualizzando i deside-ri alla luce dei mutamenti intervenuti.

Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applica-zione del principio dell’inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i principi diprecauzione, proporzionalità e prudenza.

La DAT, sempre revocabile e modificabile, ha validità di tre anni.Le DAT non sono obbligatorie né vincolanti.In caso di contrasto tra soggetti parimenti legittimati ad esprimere il consenso al trattamento

sanitario, la decisione è assunta, su istanza del pubblico ministero o da chiunque vi abbia interes-se, dal giudice tutelare o, in caso di urgenza, da quest’ultimo sentito il medico curante.

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PRIMO PIANOPERISCOPIO

Alcuni giorni fa, il 15 aprile scorso, io ealtre poche ‘sfigate’ ci aggiravamo peri corridoi vuoti – se non fosse stato per

il personale - dell’università di Campobasso (se-de di Economia). Dico ‘sfigate’ perché eravamole uniche a non sapere che era un giorno consi-derato festivo nel calendario accademico.

Dicevo, ci aggiravamo per la struttura, per co-sì dire, senza meta. Io avevo portato con me, "ca-sualmente”, materiale informativo e di propagan-da su Libera. “Libera che? Cos’è?” Mi avevanointerrogato le poche compagne d’avventura. “Li-bera. L’associazione fondata da don Ciotti percombattere le mafie e l’illegalità” avevo risposto,scrutando comunque interrogativi nei volti, comese avessi parlato di una cosa mai e poi mai sen-tita prima. Visto che stavamo con le mani in ma-no mi son detta ‘posso approfittarne e diffonder-ne un po’ per l’università, il luogo dell’istruzione,della formazione, dell’informazione e della traspa-renza per eccellenza’. Così fu. Lasciai un po’ delmateriale sul tavolino del bar, dov’erano posizio-nate anche le locandine del cinema Maestoso.

Preso il consueto caffé, continuammo il no-

stro giro durante il quale riuscii ad attaccare qual-che manifestino nelle apposite bacheche, anchead Agraria dove pure notai volti interdetti dalla miarichiesta. Al di là delle percezioni, il fatto. Scon-certante. Tornate alla sede di Economia, tornatequesta volta ‘casualmente’ al bar, sul tavolino era-no rimaste solo le locandine del cinema. Mi guar-do intorno e non trovo traccia di ciò che poco pri-ma avevo messo proprio lì. Ho l’intuizione di cer-care tra i rifiuti nel cestino presso il tavolino. E l’in-tuizione si fa realtà. I fogli accartocciati nell’im-mondizia. Chiedo spiegazioni alla barista, se ma-gari sia una prassi consueta dell’istituzione o delpersonale quella di cestinare materiale informa-tivo. Nessuna. Lei non c’entra. Non ha visto. In-terdetta, metto nuovamente altri volantini sul ta-volo. Me ne vado. Torno. E questa volta ci sono.

Nei giorni seguenti della settimana ho conti-nuato saltuariamente a lasciare materiale qua elà. Il lunedì successivo, di nuovo tutto sparito.

Semplicemente un episodio. Semplicementealcuni episodi. Volendo ben pensare, gesti fattisenza pensarci troppo per una questione di ‘pu-lizia’.

Ma anche Libera pensa alla pulizia. Magariun po’ diversa.

STORIA DI VOLANTINI SGRADITI E CESTINATIPerché la speranza nonsi trasformi in frustrazioneIl cinema sì, la lotta alla legalità … non so, forse, vedremo

Elisa Tomasso

Non immaginavo di essere così fortu-nata... Sono ad Augusta da una set-timana. Quando sono partita non

pensavo di poter continuare la mia vita spiritua-le come in Italia, invece, proprio di fronte allamia casa c’è una chiesa cattolica, nel centrodel campus.

E non solo, divisa appena da un campani-le, c’è una chiesa evangelica. Due Chiese checonvivono nel bel mezzo della realtà universi-taria. Certo parecchi studenti non andranno as-siduamente, ma anche una semplice visitainfonde davvero tranquillità.

La Chiesa cattolica è bellissima. In comple-to stile etnico, spaziosa, sobria nella sua es-senzialità. Ogni giorno suonano le campane afesta a mezzogiorno e alle sei la sera. Sem-bra una presenza umana per me, che mi facompagnia e scandisce le giornate.

Sinceramente ero già stata due volte inGermania ed in entrambi i casi ho avvertito lasensazione che il cattolicesimo qui non fossemolto diffuso. La prima volta sono stata in Tu-ringia con il liceo. Proprio il giorno in cui è sta-to eletto Papa Benedetto XVI ero qui, ma l’e-vento, intorno a me, era passato quasi inosser-

vato, nonostante la Germania fosse la patrianatia di Joseph Ratzinger.

La seconda volta è stata a Colonia, in oc-casione della GMG, Giornata Mondiale dellaGioventù. I giovani erano davvero tanti, ma ilcalore non rappresentava al meglio l’evento…poco stupore. E’ alla luce di tutto questo, cheora che mi trovo a vivere in Baviera, dico checome prima impressione, stavolta non possolamentarmi da questo punto di vista.

Nelle prossime “puntate” spero di avere lapossibilità di approfondire la vicinanza tra cat-tolici ed evangelici. Credo sia interessante no-tare le differenze tra queste due “case”, ma so-prattutto i punti in comune e cosa sono in gra-do di offrire a tutti noi, qui, a pochi passi..

Vi lascio con l’immagine che, la prima vol-ta in Chiesa, ha rapito il mio sguardo. A lato,in un angolo, sulla sinistra, con il corpo quasinascosto dai fiori, dietro a un centinaio di can-dele accese: il suo splendido viso.

E’ così che la Madonna mi ha dato il benve-nuto, dolce e radiosa. In un foglio che ho pre-so all’uscita quel giorno c’era scritto: “Herr, dubist mein Gott, ich will dich und deinen Namenpreisen”. “Signore, tu sei il mio Dio, voglio lo-darti, voglio osannare il tuo nome”. Frase chesiamo abituati a sentire, ma che si rivela sem-

STUDENTI IN EUROPA / IL “DIARIO ERASMUS” DI UNA NOSTRA COLLABORATRICE

DUE CHIESE VICINE E “AMICHE”Alla ricerca del dialogo e della convivenza pacifica tra fedi diverse

pre attuale e piena di significato. Sollecitata da queste “consolazioni”, augu-

ro a tutti di non dare mai niente per scontato edi ringraziare Dio per la fortuna che abbiamonel poter dire che “la vita è bella”.

Noemi Galuppo

SOSTENETECI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO

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PRIMO PIANOPELLEGRINAGGIO

SUGGESTIONI DAL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO SULLE ORME DI S.PAOLO IN TURCHIA/PARTE PRIMACOSA CI INSEGNA L’ISLAMFianco a fianco con l’Islam e la sua lezione di spiritualità. La guida musulmana così preparata sul cristianesimo da far arrossire più di qualcuno

Dio e Ramhan. Arriviamo ad Antiokiasull’Oronte a notte fonda, siamo accol-ti in albergo con l’offerta di una bibita,

“ospitalità islamica”. Alle 5 siamo svegliati dal ri-chiamo della preghiera del muezzin della Mo-schea “Allah akbar” Dio è il più grande, non c’èaltro Dio che Lui solo”.

La professione di fede dell’Islam ci accompa-gnerà per tutti i 10 giorni del pellegrinaggio, cam-mineremo, visiteremo, pregheremo sotto questocontinuo richiamo.

“Bismi ‘llah ar-rahman ar rahim” (Nel nome diDio clemente e misericordioso): a questo richia-mo fa eco il Siracide (2,17-18) “Quanti amano ilSignore tengono pronto il loro cuore e si umilia-no al suo cospetto perché Egli è Grande e Mi-sericordioso”.

“Rahman (= Dio) ha per noi una tenerezzadi madre, che si prende cura del suo bimbo e lonutre sin dal seno materno. “Dio è cosi vicino al-l’uomo più della vena giugulare del proprio collo(Corano sura 50,16), gli sussurra nell’animo cheEgli è l’unico (sura 112) santo, trascendente, on-nisciente, onnipotente, sapiente, misericordioso,lento all’ira e grande nell’amore, creatore del cie-lo e della terra, ugualmente misericordioso contutti gli uomini senza distinzione di razza, di cul-tura, giusto di una giustizia superiore al bene e almale, che promette la resurrezione a tutti quelliche hanno fede in Lui. Egli è il Padrone del gior-no del giudizio”

Questo continuo richiamo fa il paragone conle letture che ci vengono donate tutti i giorni dalnostro arcivescovo padre GianCarlo; che, lettesul posto, acquistano altra dimensione e signifi-

cati. Ripercorriamo cosi la nostra storia di cristia-ni, nati per la prima volta ad Antiochia, un richia-mo continuo alla fedeltà alla testimonianza, al cre-dere veramente e realmente. L’Islam in questigiorni ci ha insegnato questa totale dipendenzada Dio, ad abbandonarsi nelle sue mani con fidu-cia,a rivedere la nostra vita .

Le comunità cristiane. Le comunità cristia-ne una volta fiorenti ad Antiochia, a Efeso, a Lao-dicea, a Smirne, a Tarso a Iconio, a Costantino-poli , oggi scomparse o presenti in piccoli gruppiche si possono contare sulle dita di una sola ma-no, ci interrogano.

Che tipo di cristianesimo abbiamo vissuto eviviamo, il nostro essere fedeli al “Dio Unico” a cuisiamo richiamati dai fedeli musulmani, il nostroDio quale è oggi, su che cosa e su chi è fondatala nostra fede, che cosa crediamo e in chi?

Il Concilio ci richiamava alla nostra vocazio-ne di essere “sacramento di unione intima conDio e di unità tra tutti gli uomini”, sacramento del-l’incontro che possiamo attuare nelle nostre rela-zioni quotidiane riconoscendoci fratelli e acco-gliendoci gli uni gli altri attraverso il dono che Diofa di sé ad ogni essere vivente.

Il rifiuto dell’altro produce l’esclusione, la so-praffazione, il disprezzo, l’interesse personale ascapito degli altri, divisione, guerre, tutte cose chenon fanno parte del disegno di Dio su di noi . Tut-to questo insegnamento è venuto fuori dalla vitavissuta dai nostri fratelli islamici e cristiani, dall’in-segnamento del Patriarca ortodosso di Costan-tinopoli sua Santità Bartolomeo I che ci ha rice-vuti nella sua casa, dalla nostra guida Banu, mu-sulmana, ma con una tale preparazione sul cri-stianesimo da far arrossire più di qualcuno di noi.

Nicola Fusco

LA FAMIGLIAITALIANAVUOL PARLAREFRANCESEProposte della Pastorale dioce-sana della famiglia ai candidati –sindaco di Campobasso

La Pastorale della Famiglia hapreparato un documento, co-me contributo ad una stesura

dei programmi elettorali per la prossi-ma competizione amministrativa. Neanticipiamo le linee principali.

Succede di frequente in Italia di ascol-tare un padre o una madre rammaricarsidi “non poter diventare francese” oppure“di sognare di emigrare in Germania”. Nonche siano attratti dalle bellezze della na-tura o dalle proposte culturali dei due Pae-si. Il prezioso oggetto del desiderio sonole cosiddette politiche familiari, da noi in-vocate nelle parole degli esperti e dei po-litici in proporzione inversa alla loro appli-cazione nel reale.

Un tempo, di famiglia non si volevaparlare. Ora invece se ne parla, anche aCampobasso.

In attesa che “se ne faccia”, potrebbecapitare di udire altri genitori sognare di li-mitarsi a un trasferimento italiano, versocittà dell’Emilia o verso altre città che consempre più decisione si stanno muoven-do su una strada forse più percorribile diquella sempre annunciata e mai imbocca-ta dai Governi centrali: cominciare a fa-re. Secondo un principio ineludibile: pri-mo, ascoltare.SOGNI CHE A CAMPOBASSOPOSSONO DIVENIRE REALTÀ

- Centri gioco pomeridiani per adulti ebambini.

- Agevolazioni sulle rette di servizi perl’infanzia e scuola per le famiglie con 3 opiù figli e le famiglie affidatarie.

- Rimborso dell’ Irpef locale alle fami-glie con tre figli e meno di 55.000 euro direddito lordo annuo.

- Rimborso del 50% dell’ Irpef locale al-le famiglie con due figli e meno di 55.000 €di reddito lordo annuo.

Oltre alle “buone pratiche” elencate so-pra, si possono realizzare altre iniziative:

- godere di sconti sulla tariffa rifiuti (adesempio 20 % con tre figli a carico),

- sostegni economici se si decide di ac-cudire a casa il figlio fino al primo anno divita,

- contributi sui consumi delle utenze odi borse di studio per l’acquisto dei libri sco-lastici.

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PRIMO PIANODIARIO

PAGINA DI DIARIO DI UNA GIOVANISSIMADI AZIONE CATTOLICA

VIVERE LA PASQUACON LA GIOIA DEI GIOVANIAnche quest’anno abbiamo partecipato con spe-

ranza e gioia alla preparazione della festa di Pa-squa. Come sempre, per tutti i collaboratori par-

rocchiali è stata un’esperienza molto intensa, ma anche co-struttiva e bellissima! Ripercorriamo insieme la settimanasanta: mercoledì sera tutti noi giovanissimi e giovani di ACci siamo ritrovati in chiesa per preparare l’altare della re-poslzlone. La serata è stata lunga e dura, ma al termine illavoro ci aveva gratificati. L’altare – come è consuetudine –offriva un preciso messaggio per aiutare la riflessione: la pri-gione con il suo prigioniero, posti sul lato sinistro, indica-vano l’uomo schiavo dal peccato, causa della morte spiri-tuale. L’aquilone e la riproduzione del paradiso terrestre, po-sti sul lato destro, erano invece simbolo della liberta, quin-di la scena centrale: la Resurrezione, che avviene attraver-so l’allontanarsi dal peccato, dopo aver incontrato l’amoree il perdono di Gesù.

Cosi giovedì sera, dopo la Messa “In Coena domini” cisiamo ritrovati in preghiera davanti al corpo di Cristo dandoun significato a questo giorno, che per molti è solo il ripeter-si di un’antica tradizione che vuole la visita ad un numerodispari di “sepolcri”, (chiamati erroneamente così, perchégiovedì santo Cristo non è ancora morto, quindi quello è l’al-tare della reposizlone). Abbiamo infatti vegliato pregando,cantando e lodando il Signore: esperienza, a mio parere,molto profonda ed utile.

Carichi di buoni propositi e di voglia di azione, siamoripartiti per il grande appuntamento del venerdì santo, quan-do abbiamo partecipato al dolore di Gesù e di Maria in pro-cessione, offrendo, durante Il cammino, un servizio moltoimportante alla comunità cittadina, la preghiera!

Abbiamo infatti invogliato le persone a recitare con noiil Rosario o l’annuncio delle stazioni della Via Crucis.

Al termine della processione eravamo soddisfatti dell’o-pera compiuta poiché molti rispondevano alle invocazioni enello stesso tempo non sentivamo la stanchezza poichépensavamo che Gesù aveva patito molto più di noi.

Sabato sera, finalmente, siamo arrivati alla Pasqua: Cri-sto risorge dopo essere morto per noi!

La Pasqua però non finisce domenica, ma continua per-ché ogni giorno possiamo essere felici e lodanti anche nel-la fatica, nel dolore e nella difficoltà.

Abbiamo poi continuato a formarci in Cristo con un in-contro che si è tenuto il 17 aprile in curia, condotto dal con-sigliere nazionale di AC Laura Gambetti, su un argomen-to molto Interessante: “La calamita dell’educatore, il rappor-to educativo”, che è stato molto costruttivo poiché ci ha per-messo di capire quali sono a volte i nostri limiti con i ra-gazzi e come ci dovremmo invece comportare.

Vorrei chiudere condividendo questi versi, scritti da unagiovanissima d’AC - come me - Stefania, che racchiudonoII senso vero dell’essere giovani cristiani oggi:

ENTUSIASMOFa’ che riesca a trasmettere il mio entusiasmo a tutti, /

fa’ che riesca a trasformare un viso triste in un sorriso, / fa’che la sofferenza non prevalga, / fa’ che tutti sappiano chela vita è un dono. / Facci allora entusiasmare da questa vi-ta, / e non trascinare, / e fa’ che prevalga in noi la curiosità/ di tutti gli altri doni che ci farai!”

Sara Tullo

Campobasso, 3 maggio.Festa dei ministranti a San Pietro

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PRIMO PIANOAPPUNTAMENTI

CALENDARIO DIOCESANO10 - 25 maggio 2009

Periodico di informazionedell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano

Ufficio per le Comunicazioni Socialivia G. Mazzini, 80 - 86100 Campobasso

Telefax: 0874.482780 e-mail: [email protected]

Registrazione Tribunale di Campobasson. 231 del 20.02.1998

Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003(conv. L 27.02.2004 N 46 Art. 1, comma 2 DCB - Campobasso)

Anno XII n. 10 maggio 2009Copia singola 1 euro - Abbonamento annuo 15 euroda versare sul c/c postale n. 20241196 intestato a:

Arcidiocesi di Campobasso - BojanoUfficio per le Comunicazioni Sociali

Direttore responsabile: Sergio BucciDirettore: Andrea de Lisio

Redattori: Fabiana Carozza, Francesco de Lisio, Noemi Galuppo, Elisa Tomasso

Segretaria di redazione: Patrizia EspositoGrafica e impaginazione a cura dell’UCS

da un progetto di Antonio Spadaccino e Laura PalladinoLe foto di attualità sono di Diego De Vivo

La collaborazione è sempre a titolo gratuito e volontario. Manoscritti e foto inviati non vengono restituiti.

Stampato presso la tipografia ARTI GRAFICHE LA REGIONE S.r.l.

C.da Pesco Farese, 44 - 86025 Ripalimosani (z.i.)Tel. 0874.483224

e-mail: [email protected]: 700 copie

LETTERE A VITA DIOCESANA

Maria, immagine di ogni madre che soffre con teLeggendo il messaggio pastorale “De gemitu crucis “ che mons. Bregantini ci ha rega-

lato per questa Pasqua e che ho molto gradito, mi viene spontanea qualche riflessionesul sentimento d’amore tra madre e figlio/a . Parlando di Maria , Padre GianCarlo di-

ce: “Perché la mamma è tutto. Per tutti , anche per Gesù Stabat mater dice lo stare accanto, condignità ,anche nella sofferenza. Maria dice tutto a Gesù con la sua sola presenza. Col suo si-lenzio … Perché una presenza vale più di una parola. E’ fedeltà,è condivisione,è compagnia ...è amore gratuito.”

Queste parole in un balzo hanno fatto riaffiorare nella mia mente un ricordo, che mi ha ri-portata indietro di ventidue anni ... Una immagine nitida,quella di mia madre, che ora non c’è più.

Lei era seduta accanto a me, durante il lungo e difficile travaglio per la nascita del mio pri-mo figlio. Qualcosa non stava andando per il verso giusto, lei era lì seduta, impietrita, immobilema compresa nel mio dolore fisico. Colei che mi aveva donato la vita, guardava me che dona-vo la vita a mio figlio. Non una parola, ma era presente, intensamente, per me, con me, in quel-l’istante ... mi bastava, era tutto.

Come vorrei, almeno ancora una volta, sciogliere il mio sguardo nel verde intenso dei suoiocchi, colorati di infinita dolcezza.

“Madre “ per me rappresenta l’equilibrio, la fortezza, l’abbandonarsi, il porto sicuro, la ca-rezza leggera, la libertà, l’orgoglio, la dignità, l’umanità.

Uso di nuovo le parole di Padre GianCarlo: “L’accogliersi reciproco, l’affidarsi vicendevole”.Quante volte, però, questo rapporto d’amore unico ed intenso, come quello tra madre e fi-

glio, è vissuto in modo conflittuale o prevaricante, ossessivo oppure assente, distante?A volte capita che una madre rifiuti la vita e l’amore di un figlio. Perché?Penso che sia una delle sventure più grandi che possano capitare ad una persona, perché

solo chi è amato saprà riamare.G.D’A.

LL’AGENDA’AGENDA DELDEL VESCOVOVESCOVOdal 10 maggio al 25 maggio 2009dal 10 maggio al 25 maggio 2009

10 Quinta Domenica di Pasqua11 Riunione Vicari e Curia12 Preghiera mensile

dei giovani itinerante Campobasso (ore 21.00)

12 Ritiro Clero a Castelpetroso 12 Scuola di Teologia a Campobasso e

Riccia (ore 17.00-20.00)14 Scuola di Teologia a Boiano

(ore 17.00-20.00)17 Sesta Domenica di Pasqua17 Ritiro religiose (mattina):

Lettera ai Romani19 S. Pietro Celestino

Patrono secondario del Molise19 Scuola di Teologia a Campobasso

e Riccia (ore 17.00-20.00)21 Scuola di Teologia a Boiano

(ore 17.00-20.00)Ascensione del SignoreDirettivo delle Pastorali

DAL 09 AL 11 A VERONA E DENNO PER CRESI-ME E VARI IMPEGNI PASTORALI MARTEDI 12 ORE 9,00 S. ELIA RITIRO DEL CLERO SUL TEMA “MARIA “ ORE 18,30 CAMPOBASSO INIZIAZIONE CRISTIANAMERCOLEDI 13 SI TIENE A CAMPOBASSO IL CONVEGNO NAZIONALE DEL PROGETTO POLICORO ORE 17,30 CONVEGNO DI ETICAPROFESSIONALE DELLA FIDAPAORE 21,00 VEGLIA VOCAZIONALE GIOVEDI 14 ORE 9,00 COLLE D’ANCHISE PRETI GIOVANI SUL TEMA “MARIA “ORE 17,00 UDIENZE ORE 21,30 TELEMOLISE VENERDI 15 ORE 10,00 UDIENZE PER TUTTI ORE 17,00 CASTELPETROSO 1° CONVEGNO SUFRA IMMACOLATO SUL TEMA “ PADRE PIO E FRAIMMACOLATO “LA SPIRITUALITA’ “ORE 21,30 MONACILIONI CONCERTO SABATO 16 ORE 6,00 A NAPOLI RITIRO RELIGIOSI GIOVANI ORE 17,30 CELEBRAZIONE EUCARISTICAA SAN GIOVANELLO ORE 20,00 CATTEDRALE DI CAMPOBASSO INCONTRO CON TUTTE LE COMUNITA’DOMENICA 17ORE 6,00 S.S. MESSAALLA LIBERAORE 8,00 CELEBRAZIONE EUCARISTICACONCLUSIVA DEL CORSO A S. LEONARDO ORE 11,00 SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA A MONACILIONI - 100 ANNI DELLASOCIATA’ CATTOLICA FESTA DI S. BENEDETTAINAUGURAZIONE DELLA CASA PER L’HANDICAPPORE 15,30 PETRELLA TIFERNINARITIRO DEI DIACONI

ORE 19,30 S. GIULIANO ASSOCIAZIONE GENITORI+ GIOVANI SUL TEMA “ L’UNIVERSO DEI GIOVANI LUNEDI 18 ORE 10,00 UDIENZE CLERO ORE 19,00 MUSICAL“MARIA TERESA DI CALCUTTA “MARTEDI 19ORE 9,00 S. ANGELO LIMOSANO CELEBRAZIONEEUCARISTICA PER SAN PIETRO CELESTINO ORE 11,00 UDIENZE ORE 19,00 VINCHIATURO CELEBRAZIONEEUCARISTICA PER SAN BERNARDINO MERCOLEDI 20 BARI GITA DELLA CURIAGIOVEDI 21 ORE 9,00 UDIENZE ORE 11,OO RECITA A VINCHIATURO SCUOLA MEDIAORE 17,00 S. POLO MATESE CELEBRAZIONE EUCARISTICA21,30 TELEMOLISE VENERDI 22 ORE 9,00 – 10,30 UDIENZE ORE 11,00 CRESIME ALLA SCUOLA DI POLIZIAORE 18,00 FAIFOLI CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER CELESTINO V° SABATO 23 PELLEGRINAGGIO A ROMA MEDICI CATTOLICI ORE 17,30 CRESIME A BARANELLO ORE 19,00 CRESIME A VINCHIATURO

DOMENICA 24ORE 9,00 PASSEGGIATA DA CAMPOBASSOA CASTELPETROSO ORE 17,00 CASTELPETROSO


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