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Ilbolscevico33xi

Date post: 27-Jun-2015
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APPLICHIAMO GLI INSEGNAMENTI DI MAO SUL PARTITO DEL PROLETARIATO
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Tanti applausi durante i saluti di Monica Martenghi e dei delegati delle istanze di base del PartitoEntusiasmo alle stelle per il discorso di ScuderiIl PMLI proiettato ad acquisire un corpo da Gigante Rosso applicando gli insegnamenti di Mao

La Commemorazione di Mao che il Comitato centrale PMLI tiene ogni anno nell'anniversario della scomparsa del grande maestro del proletariato internazionale, avvenuta il 9 settembre 1976, rappresenta il vero giro di boa che apre il nuovo anno politico: l'appuntamento che per tutto il Partito riassume idealmente un anno di lotte e di progressi, col quale si ricarica di energie fresche attingendo alla fonte inesauribile degli insegnamenti di Mao, sintetizza e aggiorna la sua analisi marxista-leninista della situazione italiana e internazionale, e si proietta in avanti verso le nuove tappe imposte dalla lotta di classe e dall'obiettivo di acquisire un corpo da Gigante Rosso.In questo quadro questa commemorazione di Mao, celebrata l'11 settembre a Firenze, assumeva un valore speciale, sia perché a tenere il discorso commemorativo era il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, sia per l'importanza del tema: "Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul partito del proletariato". Due motivi degnamente valorizzati dalla scelta del luogo, la Sala verde del Palazzo dei Congressi di Firenze, un luogo ricorrente in eventi importanti della vita del PMLI, a cominciare dalla storica proiezione del lungometraggio cinese sui funerali di Mao nel 1977, dove si è tenuto il III Congresso nazionale del Partito (dicembre 1985), e dove si sono svolti tanti altri eventi che la compagna Monica Martenghi ha ricordato nel suo discorso di saluto ai partecipanti.È questa bella sala, dunque, sobriamente e splendidamente addobbata di rosso a cura della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC e delle istanze delle province di Firenze e Prato, coi manifesti del Partito alle pareti, le bandiere dei Maestri e del PMLI ai lati del grande tavolo rosso della presidenza, e soprattutto il grande pannello rosso centrale con una storica gigantografia di Mao e il titolo a grandi caratteri della manifestazione, che ha accolto le compagne e i compagni delle istanze di base e i simpatizzanti e amici del Partito, provenienti da tutta Italia e dall'estero, e anche alcuni semplici intervenuti provenienti da Firenze e da altre città dalla Toscana. Completava la calorosa e rossa accoglienza dei partecipanti, accompagnata da un sottofondo musicale di canzoni proletarie e partigiane, concluso da "L'Internazionale", "Bandiera Rossa" e "Il Sole Rosso", un grande tavolo rosso allestito fuori dalla sala con in bella mostra "Il Bolscevico", le pubblicazioni del Partito, gli opuscoli

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di Scuderi, le spille dei Maestri e del PMLI e gli altri gadget del Partito, che sono stati ammirati, consultati e ritirati da moltissimi intervenuti che hanno lasciato generose sottoscrizioni.Il rigido black-out osservato dai mezzi di "informazione" borghesi nei confronti delle nostre manifestazioni è stato più odioso che mai in questa occasione, salvo il network toscano TGT che ha inviato una troupe e mandato in onda un ampio servizio con alcune riprese del discorso di Scuderi e una intervista all'incaricato dei rapporti con la stampa compagno Loris Sottoscritti.

Il saluto di Monica MartenghiAlle 10, dopo che al suono solenne de "L'Internazionale" i compagni della presidenza hanno preso posto con al centro il Segretario generale, ha avuto ufficialmente inizio la commemorazione. Alla compagna Monica Martenghi il compito di aprire la manifestazione con i calorosi saluti e ringraziamenti del Comitato centrale del Partito a tutti i militanti, simpatizzanti e amici arrivati, anche sopportando grandi fatiche e sacrifici economici e di salute, da ogni parte d'Italia, dal Trentino alla Sicilia; e perfino dall'estero, come i compagni della cellula Stalin di Londra e dell'Organizzazione di Aberdeen in Scozia.Spontanei e commossi applausi hanno cominciato a scaldare la sala quando Martenghi ha reso omaggio alla memoria dei compagni deceduti - Nerina "Lucia" Paoletti, Vincenzo Falzarano, Ferruccio Panico e Marco Marchi, applausi continuati in crescendo via via che la compagna elencava le istanze e i simpatizzanti che avevano contribuito generosamente all'organizzazione dell'evento, le istanze e le organizzazioni sorte in questo anno trascorso dalla precedente commemorazione, in Italia e all'estero, i messaggi di saluto internazionalisti dei partiti fratelli del Messico e di Panama. Il suo discorso, letto con voce appassionata e trascinante, e che pubblichiamo integralmente a parte, è stato sottolineato dai calorosi applausi della sala nei passaggi più significativi. Come quando ha ripercorso e ricordato in sintesi alcune iniziative pubbliche del PMLI e alcuni cruciali passaggi della sua storia. O come quando ha denunciato con sdegno il falso comunismo della cricca capitalista e fascista attualmente al potere in Cina, che ha sostituito le gigantografie dei Maestri con una statua di Confucio in piazza Tien An Men e che se potesse chiuderebbe anche il mausoleo di Mao. Come quando ha ricordato le numerose e intense battaglie politiche, sociali, sindacali, studentesche e popolari come quella in Valsusa, a cui il nostro Partito ha preso direttamente parte in questo ultimo anno, dando appuntamento a tutti alla manifestazione nazionale del prossimo 15 ottobre a Roma. E come quando ha concluso il suo intervento introduttivo esortando tutto il Partito a impadronirsi dell'opera incancellabile di Mao per conquistare il socialismo in Italia.

Gli interventi dei delegati delle istanze di base e dei simpatizzantiÈ stata quindi data la parola ai delegati delle istanze di base e dei simpatizzanti

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del Partito per portare il loro saluto alla commemorazione, dando la precedenza ai compagni provenienti dall'estero, per poi procedere come toccava quest'anno dal Sud al Nord dell'Italia. Pur avendo a disposizione solo due minuti a testa, a causa dei tempi strettissimi imposti dalle decine di interventi e dal tempo complessivo disponibile, tutte le compagne e i compagni intervenuti sono riusciti a portare alla manifestazione un altissimo contributo di idee, esperienze e proponimenti, espressi con grande partecipazione e passione politica marxiste-leniniste.Naturalmente è impossibile in questa cronaca forzatamente sintetica della commemorazione dare conto di tutti gli interventi e della loro enorme ricchezza ideologica, politica e pratica. E del resto alcuni di questi sono pubblicati in questo stesso numero de "Il Bolscevico". Ma possiamo dire senz'altro che tutti gli interventi, pronunciati da giovani, di media età e anziani, sottolineati da continui e calorosi applausi, hanno costruito un ininterrotto inno a Mao, al suo esempio e ai suoi preziosi e imperituri insegnamenti, e alla necessità di applicarli alla situazione concreta in cui ci si trova ad operare per radicarsi nel territorio e tra le masse. E che tutti gli intervenuti, mostrando di aver recepito appieno il tema della commemorazione, hanno fatto encomiabili sforzi, pur nell'estrema stringatezza dei tempi, per fornire con successo ai partecipanti un quadro sintetico ma illuminante delle loro realtà locali e dei compiti che ci aspettano nella nuova stagione politica e di lotte.Particolarmente significativi, a questo proposito, sono stati i contributi dei delegati delle istanze che hanno smascherato il falso progressismo delle giunte locali degli imbroglioni Vendola, De Magistris, Renzi e Pisapia, ma anche quelle dei neopodestà di Catania, Civitavecchia, Gabicce Mare, Forlì e di altre città in cui vivono e operano questi compagni.Particolarmente importante e da sottolineare è stato il contributo di quei delegati, accompagnati spesso dagli apprezzamenti dello stesso Segretario generale, che hanno sviluppato il tema della commemorazione dal lato della vita interna del Partito, del centralismo democratico, della lotta contro le influenze della borghesia, contro l'individualismo, il liberalismo, il settarismo e il revisionismo e dell'importanza di impugnare saldamente la bandiera rossa del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per far sì che il nostro amato Partito non cambi mai di colore e percorra con sicurezza e fino in fondo la strada per diventare un Gigante Rosso anche nel corpo.Infine, ma non per ordine di importanza, altri delegati hanno dato un prezioso contributo a tutto il Partito nell'inquadrare le lotte cruciali che ci aspettano, a partire da quella contro la manovra di lacrime e sangue del massacratore sociale Berlusconi, in questo autunno che, come ha detto con espressione felice un compagno, vogliamo che sia non caldo ma rovente.

Il discorso di ScuderiIl clima caloroso, entusiasta e militante in cui la sala ha seguito e applaudito gli

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interventi dei delegati ha introdotto magnificamente il discorso commemorativo del compagno Scuderi, che purtroppo ha dovuto tagliare drasticamente a causa dello sforamento dei tempi previsti, pubblicato integralmente su questo stesso numero del giornale. Ma ciò non ha influito minimamente sulla chiarezza, completezza ed efficacia del magistrale messaggio politico che conteneva, arrivando in tutti i suoi punti salienti dritto alla mente e al cuore dei partecipanti, che lo hanno dimostrato sottolineandolo con continui, ripetuti e scroscianti applausi dall'inizio alla fine.In particolare quando il compagno ha trattato il tema delle due culture, quella borghese e quella proletaria, esortando le operaie e gli operai a impadronirsi di quest'ultima per trasformarsi da "classe in sé" a "classe per sé". E quando ha ribadito con forza che le operaie e gli operai devono essere la testa e la colonna vertebrale del Partito. E ciò a dimostrazione di come il nostro Partito mette e metterà sempre la classe operaia al centro di tutto, come ci ha insegnato Mao.Il discorso del Segretario generale del PMLI ha avuto il respiro di un discorso congressuale e in questo senso si presenta come l'aggiornamento e l'attualizzazione della linea vittoriosa uscita dal 5° Congresso nazionale del PMLI. Esso è preziosissimo perché è il frutto della magistrale conoscenza non solo del marxismo-leninismo-pensiero di Mao ma anche dell'attuale situazione internazionale e nazionale e delle questioni più cruciali che attraversa il nostro Partito. Grazie a questa conoscenza approfondita della situazione interna al Partito e dei suoi compiti storici, il compagno Scuderi ha potuto fornire ai militanti e al proletariato italiano una lezione marxista-leninista che se sarà studiata, assimilata e applicata metterà in grado il PMLI di diventare un Gigante Rosso anche nel corpo ed essere sempre più riconosciuto come il Partito che riuscirà a realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.Il discorso di Scuderi dovrà ora essere attentamente studiato e ristudiato dalle diverse istanze e da tutti i militanti e i dirigenti per essere pienamente compreso e attuato. Come ha indicato nel suo saluto il compagno Franco Melandri dell'Organizzazione di Ravenna: "Noi marxisti-leninisti italiani abbiamo un grande dirigente alla guida del Partito; il nostro Segretario generale compagno Giovanni Scuderi, è un vero grande capo rivoluzionario marxista-leninista. Noi militanti, i simpatizzanti, gli amici del Partito, abbiamo il dovere di leggere i suoi scritti, studiarli e di seguire i suoi insegnamenti! Solo così potremo portare a compimento la lotta del proletariato fino alla vittoria per un'Italia unita, rossa e socialista".È impossibile citare qui tutti i passaggi del discorso che sono stati sottolineati dall'entusiasmo e dagli applausi della sala, sia quelli che hanno sviluppato e aggiornato l'analisi e la linea del Partito sui più recenti avvenimenti interni e internazionali, sia quelli che hanno ribadito e rafforzato i principi intangibili, già completamente sviluppati da Mao e dagli altri quattro Maestri, a cui si ispira e si ispirerà sempre il Partito del proletariato. Tra i primi sono stati accolti con particolare attenzione e consenso il passaggio sulle nuove forme di

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travestimento "umanitario" assunte dall'interventismo imperialista con la guerra in Libia e sul predominio che ha assunto il capitale finanziario sulla scena internazionale, che riconferma la necessità storica dell'abolizione del capitalismo.Tra i secondi sono stati salutati da scroscianti applausi la sua magistrale lezione sul compito fondamentale di formare nuovi quadri rossi e sul valore e l'intangibilità del centralismo democratico, con la necessità di tenere a bada il revisionismo se si vuole che il PMLI adempia al suo compito storico di fare la rivoluzione socialista in Italia. Come anche sul tema della manovra economica del governo, che ha denunciato e smascherato in tutti i suoi micidiali risvolti: un golpe costituzionale, sociale e sindacale del nuovo Mussolini, che può essere affossato solo dalla rivolta popolare e non dalle chiacchiere dei partiti della "sinistra" borghese. "La crisi la devono pagare i finanzieri, i ricchi, quel 10% che possiede il 45-50% della ricchezza", ha gridato con forza Scuderi suscitando un boato di applausi della sala.E quando il massimo dirigente del Partito, in un crescendo di appassionata partecipazione dei presenti, si è avviato alle conclusioni salutando i compagni in partenza per le loro lontane destinazioni con la poetica citazione del discorso di Mao dell'agosto 1945 ai combattenti in partenza per il fronte, "noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra", per poi finire il suo discorso con la parola d'ordine "Avanti, avanti, avanti, con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista", l'entusiasmo della sala tutta in piedi si è sciolto in una intensa e prolungata ovazione. Un'ovazione subito seguita dal lancio delle parole d'ordine "Mao, Mao, Mao" e "PMLI, PMLI, PMLI", che ha degnamente coronato la sua grande e vittoriosa fatica per proiettare con questa bellissima commemorazione di Mao tutto il Partito verso la conquista di un corpo da Gigante Rosso.Prima di chiudere definitivamente la manifestazione, la presidenza e tutta la sala in piedi, hanno cantato in coro, come è ormai tradizione, i tre Inni del PMLI: "L'Internazionale", "Bandiera Rossa" e "Il Sole Rosso". E poi hanno gridato forte le parole d'ordine ripetute ciascuna due volte, "Giù, giù, giù, Berlusconi buttiamolo giù"; "Tutti in piazza è ora di andare, il nuovo Mussolini dobbiam cacciare"; "Con gli insegnamenti di Mao, sì, sì, sì, crescerà il Gigante Rosso del PMLI"; "Avanti con forza e con fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista"; "Viva Marx, viva Engels, viva Lenin, viva Stalin, viva Mao Zedong"; "Coi Maestri e col PMLI vinceremo". Così si è conclusa brillantemente questa commemorazione del 35° della scomparsa di Mao, che resterà memorabile nella mente e nei cuori dei partecipanti.Non senza però che prima di lasciare definitivamente la sala le compagne e i compagni abbiano sostato ancora per completare la conoscenza e la fraternizzazione tra loro avviata prima dell'inizio della manifestazione, e per congratularsi e farsi fotografare col compagno Giovanni Scuderi, infaticabile

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come sempre nel salutare personalmente tutti, in particolare i nuovi militanti e simpatizzanti del PMLI.

OscuratiOrmai ci abbiamo fatto il callo. Per i media della destra e della "sinistra" borghese il PMLI non esiste. Ma oscurare persino la commemorazione di Mao, dopo 35 anni dalla sua scomparsa, ci sembra il colmo della disinformazione e dell'anticomunismo viscerale.Il buco l'ha compiuto anche "Il Fatto", che pur si è lamentato con un lungo articolo perché "Repubblica" non ha citato che Santoro aveva parlato alla festa di quel giornale.Solo un lampo ha squarciato il buio totale sulla commemorazione. Ci riferiamo all'ampio servizio sulla commemorazione del TGT (Telegiornale della Toscana) in onda su Italia7, Rete 37 e Toscana8 in analogico e in digitale, sulla piattaforma satellitare e sul canale digitale "TGT24". Grazie. Chissà quanti rimbrotti la sua direzione avrà ricevuto dagli "oscurantisti" antiPMLI!

Saluto di Monica Martenghi ai partecipanti alla commemorazione del 35° della scomparsa di MaoGrazie a Mao stiamo costruendo un partito che non ha precedenti in ItaliaPubblichiamo integralmente il vibrante e caloroso saluto che la compagna Monica Martenghi ha rivolto a nome del Comitato centrale del PMLI e dei dirigenti nazionali, con alla testa il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, ai partecipanti alla commemorazione di Mao per il 35° Anniversario della scomparsa.Per stare nei tempi programmati, Martenghi lo ha letto non integralmente.

Care compagne e compagni, care amiche e amici,a nome del Comitato centrale del nostro Partito e dei compagni dirigenti seduti alla presidenza con alla testa il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, porgo a tutti voi un caloroso saluto e un sincero grazie per essere presenti a questa pubblica iniziativa in occasione del 35° Anniversario della scomparsa di Mao, grande Maestro del proletariato internazionale, dei popoli e delle nazioni oppresse, deceduto il 9 settembre 1976. La commemorazione di quest'anno ha un rilievo e un'importanza del tutto particolari sia perché il discorso commemorativo sarà tenuto dal nostro amato Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, sia perché il tema che egli

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affronterà, "Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul partito del proletariato", è fondamentale per il futuro della lotta di classe nel nostro Paese e per il presente e il futuro del nostro Partito. Salutiamo con particolare calore tutti i compagni che hanno gravi problemi di salute, sia quelli che, nonostante tutto, oggi sono qui con noi, sia quelli che purtroppo non sono più in grado di partecipare nemmeno alla vita del Partito.Salutiamo con gioia rivoluzionaria tutte le compagne e i compagni provenienti un po' da tutta Italia, specialmente quelli che vengono da molto lontano, dal Trentino- Alto Adige alla Sicilia e che hanno sopportato lunghi, estenuanti e costosi viaggi.Un saluto del tutto particolare va alle compagne e ai compagni che risiedono all'estero e che per la prima volta sono presenti alla commemorazione di Mao e ci riferiamo ai compagni della Cellula "Stalin" di Londra e dell'Organizzazione di Aberdeen in Scozia, che si sono caricati di grossi sacrifici economici e personali dimostrando un grande attaccamento a Mao e al PMLI. Cogliamo l'occasione per ringraziare di cuore i compagni della Cellula "Stalin" di Londra per la loro fraterna ospitalità ai compagni del Partito che vanno a visitare la tomba di Marx.Ringraziamo chi, pur impossibilitato a partecipare, ha voluto comunque esserci vicini inviando messaggi di saluto alla commemorazione.Ricordiamo con gratitudine imperitura i compagni Nerina "Lucia" Paoletti, Vincenzo Falzarano, Ferruccio Panico e Marco Marchi che ci hanno lasciato fisicamente e prematuramente ma che rimarranno sempre al nostro fianco con il loro esempio di dedizione al Partito e alla causa del proletariato e del socialismo.Ringraziamo tutte le istanze e i compagni che in vario modo hanno propagandato questa iniziativa nonostante il rigido black out dei mass media che anche quest'anno l'hanno completamente ignorata. Ringraziamo di cuore il Comitato provinciale di Firenze, che ci ospita con tanta premura, e i militanti, i simpatizzanti e gli amici di Firenze e provincia e Prato che hanno collaborato con la Commissione di organizzazione del Comitato centrale alla realizzazione di questa iniziativa. Un grazie di cuore ai dirigenti e ai militanti residenti nelle province di Firenze e Prato, in particolare il compagno fiorentino pensionato di origine operaia che ha dato il più grosso contributo uguale a quello di un dirigente del Partito, che con le loro sottoscrizioni hanno pagato l'affitto piuttosto salato di questa sala e tutte le spese della commemorazione. Un caloroso elogio e ringraziamento all'Organizzazione di Biella e ai suoi simpatizzanti per il loro cospicuo e spontaneo contributo. Cogliamo questa felice occasione anche per inviare un saluto alle nuove istanze che sono nate in questo ultimo anno politico, dalla precedente commemorazione di Mao ad oggi. A partire dal Comitato lombardo del PMLI diretto dal compagno Angelo Urgo, il 1° Comitato regionale della storia del Partito, la Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Bari, le Organizzazioni di Aberdeen, Retorbido

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(Pavia), Binasco e Sesto San Giovanni (Milano), e Capua (Caserta). Siamo peraltro felicissimi di salutare l'apertura in quest'anno della sede della Cellula "Vincenzo Falzarano" a Fucecchio presso un circolo ARCI, e della sede della Cellula "Stalin" della provincia di Catania aperta grazie all'esemplare generosità proletaria rivoluzionaria del compagno Sesto Schembri.Ringraziamo fraternamente e con spirito internazionalista proletario il Nucleo marxista leninista in Messico che ci ha inviato un messaggio di saluto. In esso i marxisti-leninisti messicani, fra l'altro, affermano che:"Nella commemorazione del 35º anniversario della scomparsa del nostro grande Maestro Mao, il NML vuole rendergli onore ribadendo che la nostra esperienza nello studiare i suoi insegnamenti è stata molto positiva perché abbiamo riportato alla memoria quello che già conoscevamo, imparato nuove idee e assimilato i suoi insegnamenti. (...)Noi del NML commemoriamo quest'anno Mao ribadendo che non ci smuoveremo di un millimetro né dal suo pensiero né dal marxismo-leninismo. Il miglior modo di onorarlo è sostenere ben alta e ferma la bandiera del suo pensiero. La nostra aspirazione continua ad essere la costruzione del partito della classe operaia in Messico, sotto la guida teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.Con Mao per sempre!"Con lo stesso spirito internazionalista proletario, ringraziamo fraternamente il compagno Rodrigo Morales, portavoce del Comitato centrale del Partito comunista marxista-leninista di Panama, che tramite i compagni messicani ci ha fatto giungere un messaggio nel quale fra l'altro si legge: "Vi preghiamo di trasmettere il nostro saluto proletario al combattivo e internazionalista Partito marxista-leninista italiano, al compagno Giovanni Scuderi, Segretario Generale, al Comitato Centrale e a ognuno dei suoi quadri e militanti, in Italia e là dove operano. È stata istruttiva la lettura de 'Il Bolscevico': una luce che ci è servita da faro e ispirazione".Questa "Sala verde" del Palazzo dei Congressi ci ricorda importanti e storici avvenimenti promossi dal Partito, alcuni dei quali legati a Mao. Come la proiezione, il 27 febbraio 1977, di fronte a una sala emozionata e profondamente commossa, del lungometraggio "Gloria eterna al grande dirigente e maestro, il presidente Mao", oltre due ore di testimonianze dell'immenso cordoglio e amore del popolo cinese nei confronti del suo grande timoniere, fornitoci dall'Ambasciata della Repubblica popolare cinese di Roma, con la quale, all'epoca, intrattenevamo ancora dei rapporti politici.Il meeting internazionalista di solidarietà col Kampuchea Democratico, il 7 gennaio 1980, promosso dal Comitato centrale del PMLI a un anno dall'invasione da parte del Vietnam, al soldo dell'allora socialimperialismo sovietico, e dove il compagno Scuderi tenne un importante discorso.La celebrazione del centenario della nascita di Mao, organizzata dal Comitato centrale del Partito il 19 dicembre 1993, dove attraverso un memorabile discorso

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il compagno Scuderi ha fornito una pietra miliare e un quadro prezioso sul pensiero, la figura e l'opera di Mao. E poi le celebrazioni del centenario della nascita di Engels, il 25 giugno 1995, e del 50° anniversario della morte di Stalin, il 3 marzo 2003. Nonché altre commemorazioni annuali e dibattiti elettorali astensionisti.Memorabile è comunque stato il 3° Congresso nazionale del PMLI svoltosi proprio in questa sala il 27, 28 e 29 dicembre 1985 in cui viene lanciato per la prima volta il disegno generale del socialismo in Italia. Un socialismo autentico perché rispondente a quello tracciato da Marx ed Engels e realizzato in concreto da Lenin, Stalin e Mao. Non certo quel socialismo a parole e capitalismo e imperialismo nei fatti spacciato dagli imbroglioni revisionisti e fascisti di Pechino Hu Jintao, Wen Jiabao, Xi Jinping e dai loro tirapiedi in Italia, in primis i dirigenti falsi comunisti del PdCI.Lo "sviluppo pacifico e armonioso" di cui ciancia il Libro bianco del Consiglio di stato cinese, uscito proprio in queste settimane, che sarebbe finalizzato a trasformare la Cina "in un paese socialista ricco, forte, democratico, civile armonioso" è solo un grande inganno oltreché un'illusione confuciana. Dal momento che si fa propria l'economia di mercato capitalistico e la parola d'ordine è "arricchitevi", ossia sfruttate il lavoro altrui e ricavate il massimo profitto, non può esistere né pace, né sviluppo "armonioso", né all'interno del Paese, fra le classi, né nei rapporti con gli altri paesi del mondo, ai quali la Cina vuol contendere l'egemonia mondiale. Tanto meno si può parlare di socialismo. Non sarà certo per assicurare uno "sviluppo pacifico e armonioso" e "socialista" che la Cina ha iniziato una frenetica corsa al riarmo.Quando Mao è morto è come se ci avessero strappato un pezzo di cuore perché egli è parte integrante di noi marxisti-leninisti italiani. Dopo la sua morte siamo stati costretti a fare da noi, ad affrontare da soli le mille avversità della lotta di classe, a fare a meno delle sue preziose indicazioni. Ma è nello studio delle sue opere, delle sue imprese, del suo fulgido esempio di dirigente marxista-leninista che abbiamo trovato sempre la forza, il coraggio, la chiarezza di idee necessarie per andare avanti con le nostre forze. Il PMLI ha con Mao un rapporto del tutto particolare perché è sotto la sua influenza che il nostro Partito è nato e si è forgiato. Grazie a lui abbiamo capito qual era la situazione che si era venuta a creare a livello internazionale, ma anche nel nostro Paese, dopo l'avvento al potere del revisionismo in Urss e la frantumazione del campo un tempo socialista, seguiti al colpo di stato kruscioviano al XX Congresso del PCUS; grazie a lui siamo riusciti a non essere fagocitati dal revisionismo moderno e abbiamo capito la necessità e l'urgenza di fornire al proletariato italiano il suo partito autenticamente marxista-leninista.È proprio nel suo nome e seguendo il suo esempio che i primi quattro pionieri e poi i fondatori del Partito hanno dedicato le loro migliori energie alla costruzione del Partito marxista-leninista che per fondamento teorico, linea politica e organizzativa, composizione di classe, stile di lavoro e capacità di guida

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strategica e tattica non ha precedenti nel Paese. Grazie a Mao abbiamo avuto subito chiaro che senza tale Partito non è possibile radunare intorno al proletariato tutte le forze e le classi amiche, sgominare il nemico di classe e i suoi servi e guidare il proletariato alla conquista del potere politico.Si comprende bene perché da quando, nel 1977, la 2ª Sessione plenaria del 1° CC del PMLI decise di commemorare pubblicamente ogni anno la sua morte, per noi quest'appuntamento non è mai stato un momento rituale o nostalgico. Ogni anno vogliamo rendere onore alla sua memoria, ricordarne il pensiero e le gesta, ma soprattutto vogliamo imparare ancor di più da Mao come fare e vincere la rivoluzione, come costruire il nostro Gigante Rosso anche nel corpo che guiderà il proletariato italiano alla conquista del potere politico, che è la madre di tutte le questioni, e all'instaurazione e la difesa della nuova società socialista fino al comunismo.Noi amiamo in modo particolare Mao, ma in ugual misura amiamo anche tutti gli altri grandi maestri del proletariato Marx, Engels, Lenin e Stalin. Tutti e cinque questi Maestri sono costantemente ricordati da "Il Bolscevico" e dalle Cellule che portano il loro nome e tutte le istanze e i compagni del Partito fanno grandi sforzi per rendere loro omaggio, difenderne la memoria, propagandarne gli insegnamenti.Noi non faremo mai come i dirigenti cinesi che dopo aver eliminato le gigantografie di Marx, Engels, Lenin e Stalin da piazza Tien An Men, quest'anno vi hanno eretto una gigantesca statua del filosofo reazionario feudale Confucio nel tentativo di contrapporlo a Mao. Se potessero chiuderebbero persino il mausoleo di Mao che in quella stessa piazza ogni anno viene visitato da milioni di cinesi che gli rendono onore, com'è costretto ad ammettere lo stesso rinnegato anticomunista Federico Rampini su "Il Venerdì" di Repubblica del 2 settembre scorso.Care compagne e compagni, care amiche e amici,anche quest'anno è stato un anno di intense battaglie di classe e sociali.In ogni occasione il nostro Partito ha fatto ogni sforzo per stare al fianco, sostenere, incoraggiare, indirizzare le masse in lotta. Abbiamo sostenuto la rivolta degli studenti contro la "riforma" Gelmini, e li abbiamo difesi quando sono stati vergognosamente attaccati per l'assedio e l'assalto al parlamento il 14 dicembre dell'anno scorso. Eravamo a Roma con la Cgil il 29 settembre e poi il 27 novembre 2010, alla grandiosa manifestazione nazionale della Fiom del 16 ottobre, nelle piazze per lo sciopero generale della Cgil del 6 maggio e ancora per lo sciopero generale di 8 ore del 6 settembre. Tramite i compagni napoletani guidati da Franco Di Matteo, siamo stati vicini agli operai di Pomigliano d'Arco e alle popolazioni di Terzigno, Boscoreale, Chiaiano, Marano, in rivolta contro le megadiscariche e in difesa della salute e dell'ambiente. Nonostante non siamo completamente d'accordo con la sua linea, ovunque abbiamo potuto abbiamo sostenuto le iniziative promosse dal "Popolo Viola" per chiedere le dimissioni del governo Berlusconi.

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Grazie all'Organizzazione di Binasco, diretta dal compagno Stefano, eravamo in Val Susa nella storica giornata di lotta contro la Tav del 3 luglio scorso. Noi siamo solidali con i combattenti contro la Tav e condanniamo con sdegno le aggressioni militari che subiscono da parte delle "forze dell'ordine" del neofascista Maroni.Eravamo a Genova il 23 luglio 2011 in occasione del decennale della mattanza al G8. Non abbiamo lesinato impegno per la vittoria dei 4 Sì ai referendum per l'acqua pubblica, contro il nucleare e il legittimo impedimento. Per propagandare l'astensionismo elettorale marxista-leninista nelle amministrative parziali e in particolare a Milano e Napoli e in Sicilia. Abbiamo partecipato alle iniziative di lotta contro la guerra di aggressione alla Libia sforzandoci di promuovere iniziative unitarie con le altre forze politiche e sociali com'è avvenuto con successo a Biella e a Rufina. Abbiamo celebrato in modo militante, in alcuni casi anche da soli, l'8 Marzo, il 25° Aprile e il 1° Maggio.Dobbiamo continuare ad essere presenti a tutte le manifestazioni di massa in particolare a quella nazionale del 15 ottobre a Roma.Molto abbiamo fatto, ma tanto abbiamo ancora da fare. Specie ora che il nostro proletariato e il nostro popolo è sotto il feroce assedio del governo e della classe dominante borghese. Ora che occorre una grande rivolta popolare per fermare il micidiale e senza precedenti massacro costituzionale, sociale e sindacale avallato dal nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano. Invitiamo tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antifasciste a unirsi come un sol uomo per affossare la manovra e abbattere il governo del neoduce Berlusconi.Il nostro rammarico è che il PMLI non è tuttora in grado di tutelare come vorremmo gli interessi immediati e a lungo termine del proletariato perché non ha un numero sufficiente di militanti e di simpatizzanti attivi e forti ed estesi legami con le masse, soprattutto operaie e giovanili, per mancanza di mezzi economici e materiali e per il rigido black-out stampa che da sempre vige nei nostri confronti. Per questo dobbiamo decuplicare gli sforzi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso difendendo con i denti e applicando risolutamente la linea politica e organizzativa del PMLI con particolare riferimento alla lotta contro l'individualismo, il soggettivismo e il frazionismo, studiando, concentrandosi sulle priorità e sul fronte operaio e sindacale e su quello studentesco, migliorando il lavoro giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza sulla base della linea, delle indicazioni e delle misure del 5° Congresso nazionale del PMLI.Come ebbe a dire il compagno Scuderi, il 9 ottobre 1976, in occasione del trigesimo della scomparsa di Mao: "Colui che ci ha dato la luce e ci ha lanciato nell'avvenire, non è più presente fisicamente fra il suo popolo e fra tutti noi, il suo grande cuore ha cessato di battere per sempre, la sua prodigiosa mente non potrà più lavorare alla risoluzione dei problemi della rivoluzione e del socialismo, la sua luminosa figura di condottiero non sarà più lì ad incitarci ad andare avanti con forza e determinazione sulla strada che lui ha tracciato, ma la sua opera, il suo insegnamento, il suo tesoro di esperienza di tutta una vita

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spesa per la rivoluzione rimangono incancellabili e sta a noi e a tutti i suoi discepoli sparsi in ogni dove impadronircene e farli vivere in eterno nella costruzione del nuovo mondo senza più sfruttamento, miseria e guerra".Noi marxisti-leninisti italiani, discepoli di Mao, dopo 35 anni dalla sua scomparsa, siamo ancora e più che mai decisi a costruire questo nuovo mondo a cominciare dalla conquista del socialismo nel nostro Paese.Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!Con Mao per sempre!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Alcuni interventi emblematici di istanze di base del PMLIAlla Commemorazione di Mao dell'11 settembre 2011 sono intervenuti, ciascuno per due minuti, 28 delegati delle Istanze di base del PMLI (dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia e persino dalla Gran Bretagna, da Londra e Aberdeen) che hanno letto i saluti delle rispettive Istanze. Altre Istanze impossibilitate a parteciparvi hanno inviato comunque messaggi di saluto.Fra i saluti delle Istanze intervenute alla commemorazione ne abbiamo selezionati otto che ci sembrano i più emblematici e rappresentativi del legame profondo fra il PMLI e il pensiero di Mao, della necessità di studiarlo per acquisire la concezione proletaria e applicarlo nella lotta contro il capitalismo, il governo del neoduce Berlusconi e nella realtà concreta in cui operiamo, per radicarci e rendere il PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo. Tutti gli interventi hanno in genere sottolineato l'importanza di studiare il pensiero di Mao per sviluppare la lotta contro il revisionismo moderno, il frazionismo e l'individualismo e per assicurare che il Partito non cambi mai di colore.Leggendo questi interventi le lettrici e i lettori de "Il Bolscevico" non membri del PMLI possono farsi un'idea più concreta dei militanti del Partito, e, magari prendere esempio da loro per diventare anch'essi dei marxisti-leninisti. Se ne gioverebbero la lotta di classe e la nobile causa del proletariato e del socialismo. SALUTO DELL'ORGANIZZAZIONE DI VIGGIÙ (provincia di Varese) Care compagne e cari compagni, l'organizzazione di Viggiù del PMLI è felice e onorata di essere qui oggi insieme a voi per ricordare la figura del grande maestro del proletariato internazionale Mao Zedong.Nel ricordare Mao, viene alla mente la sconfinata fiducia che egli nutriva nei confronti delle masse, nella loro forza rivoluzionaria e nella vittoria finale del proletariato sulla borghesia e del comunismo sul capitalismo!In particolar modo Mao guardava ai giovani, e oggi in questa sala c'è ne sono tanti. Giovani operai e giovani studenti che sotto le bandiere rosse con la falce e martello e l'effige di Mao del PMLI si uniscono oggi per combattere l'imperialismo e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo coscienti che solo militando e appoggiando in ogni modo, forma e maniera un partito dalla tempra bolscevica, saldo sui principi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, si

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potranno vincere le battaglie immediate e marciare nel futuro verso la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista!Sì, compagni, il nostro Partito sta crescendo, e questo è sicuramente un bene, per il Partito e per la causa. Ma dobbiamo anche ricordare che più il Partito cresce, più dovremo mantenere alta la vigilanza rivoluzionaria sui possibili nemici di classe, agenti della borghesia che si infiltreranno nel PMLI per fargli cambiare colore e farlo diventare un partito riformista. Dobbiamo studiare con costanza la scienza marxista-leninista e in particolar modo gli scritti di Mao sul revisionismo, armi ideologiche micidiali per individuare ed eliminare le idee errate nel Partito che se non combattute in tempo possono portare all'individualismo e al frazionismo.Il Partito ha bisogno di unità e di una solida disciplina rivoluzionaria per assolvere i suoi compiti e diventare un Gigante Rosso non solo nella mente ma anche nel corpo. Per questo ha bisogno di nuovi militanti, che diano anima e corpo alla causa del socialismo e nel servire gli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Ovunque si sviluppi la lotta di massa contro il regime neofascista e il sistema capitalista il Partito sarà presente.Così il PMLI è stato a fianco degli operai della Fiat di Pomigliano e di tutta Italia contro il piano di fascistizzazione industriale portato avanti dal nuovo Valletta, Marchionne, col benestare del neoduce Berlusconi; così è stato al fianco dei valsusini del movimento No Tav e così sarà al fianco di tutte le forze popolari, democratiche e antifasciste che intendono spazzare via una volta per tutte il neoduce Berlusconi, il suo nero governo e il regime neofascista attraverso un nuovo 25 Aprile!Per quanto riguarda il lavoro a livello locale l'Organizzazione di Viggiù è stata attiva in particolare sui due fronti più caldi della lotta politica nella primavera appena passata: l'elezione del neopodestà di Varese e i referendum sull'acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. Entrambe le occasioni hanno visto una forte e laboriosa presenza del Partito sul territorio che malgrado il numero esiguo di militanti e le ristrette risorse economiche è riuscito ad effettuare una proficua propaganda tra le masse popolari con tutti mezzi a disposizione come volantinaggi, affissioni, banchini, battendo in maniera particolare i quartieri popolari e raccogliendo tra le masse una stima e una simpatia sempre più crescenti.Due sono state in particolare le vittorie di rilievo per l'organizzazione di Viggiù e per tutto il Partito: la vendita del nostro settimanale di battaglia, "Il Bolscevico", presso un'edicola nel popolare quartiere di Biumo a Varese e la stesura avvenuta dopo un attento studio socio-politico del territorio di un corposo documento elettorale, trasformato poi in volantino per una più larga diffusione tra le masse, nel quale si denunciava la natura borghese e antipopolare dei partiti della destra e della "sinistra" borghese che si presentavano alle elezioni, in particolar modo mettendo a nudo le politiche antipopolari perseguite negli ultimi 5 anni dalla giunta del fascio-leghista Fontana, e proponendo in contrapposizione alle vuote e fumose promesse dei partiti borghesi, il programma del Partito marxista-leninista per una Varese governata dal popolo e al servizio del popolo.Concludendo compagni, posso dire che c'è ancora molta strada da fare, e tante saranno ancora le battaglie che dovranno essere affrontate dalle masse popolari e dai marxisti-leninisti. Una cosa è certa: noi marxisti-leninisti non cederemo di

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un passo sul terreno della lotta di classe e prendendo a modello lo spirito di lotta rivoluzionaria dei nostri maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao spianeremo le montagne piccole e grandi che si frappongono sulla strada del progresso sociale e del socialismo!Con Mao per sempre!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

SALUTO DELLA CELLULA "STALIN" DI LONDRACarissime compagne e compagni presenti qui oggi, è con estremo onore che le militanti e i militanti della Cellula "Stalin" di Londra del PMLI prendono parte a questo momento di unione rivoluzionaria. Siamo qui non solo per ricordare l'immensa opera di questo grandissimo dirigente marxista-leninista, ma anche per rapportare al presente i suoi scientifici insegnamenti. Mao ci ha insegnato che la lotta di classe è immutabile e che questo conflitto non avrà mai fine fino a quando non saranno abbattute le classi. Se esiste lotta di classe nello stesso socialismo, possiamo immaginare quanto essa sia acuta all'interno del capitalismo. Mao ci ha insegnato a sognare ma a occhi aperti, ci ha insegnato a essere scientifici e materialisti, quindi non idealisti o metafisici; ci ha insegnato a guardare in avanti senza mai perdere il contatto con il presente. Mao era uno scienziato sociale, un matematico della lotta di classe e della rivoluzione, è stato l'unico dopo Stalin ad oltrepassare i limiti che i revisionisti moderni avevano costruito al fine di frenare lo sviluppo del socialismo nel mondo.In particolar modo occorre ricordare il suo ultimo decennio di vita in cui diede vita a quel capolavoro chiamato Grande Rivoluzione Culturale Proletaria, dove per la prima volta nella storia del mondo un uomo riuscì a mobilitare masse di milioni di persone nel lavoro di sradicamento della borghesia nella società per il propulsivo avanzamento del socialismo nell'umanità che andava ben oltre i confini dell'economia e della politica. Mao aveva in mente di portare il socialismo nel profondo dell'animo umano. Questo è stato il significato di quella rivoluzione.Noi del PMLI siamo eredi di quella tradizione bolscevica e non arresteremo di un solo passo la lotta di classe e il nostro lavoro tra le masse del nostro Paese.Eterna memoria a Mao!Sfruttiamo tutte le condizioni al fine di portare il Sole Rosso sull'Italia!Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi!Viva Mao e il Partito marxista-leninista italiano!

SALUTO DELL'ORGANIZZAZIONE DI ABERDEEN (Scozia)Care compagne e cari compagni,a nome dell'Organizzazione di Aberdeen del PMLI rivolgo calorosi saluti al Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, e a tutte le compagne e i compagni presenti oggi in occasione del 35° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale, Mao Zedong.Mao ha il merito storico di aver difeso e sviluppato la concezione proletaria del mondo, di aver arricchito il marxismo-leninismo e di averne salvaguardato la purezza smascherando gli inganni revisionisti.Non stupiscono, dunque, gli innumerevoli attacchi a lui rivolti dalla borghesia e dai suoi lacchè revisionisti e riformisti, al fine di allontanare le masse dalla lotta di classe per il socialismo. Il proletariato per liberarsi dal giogo capitalista deve

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sviluppare fino in fondo la lotta di classe, facendo tesoro degli insegnamenti di Mao ma non può farlo da solo.Insegna Mao: "Se si vuol fare la rivoluzione ci deve essere un partito rivoluzionario". Il PMLI è l'unico Partito in Italia autenticamente marxista-leninista, nato sulla base degli insegnamenti di Mao, che applica dialetticamente e creativamente alla situazione concreta del nostro Paese.Oggi, la macelleria sociale scatenata dal governo del neoduce Berlusconi penalizza le masse e in particolar modo i giovani ai quali nega speranze e sicurezza per il futuro, spingendone un numero sempre maggiore a emigrare. L'Organizzazione di Aberdeen del PMLI si muoverà in quest'ottica, impegnandosi in particolar modo sul fronte femminile, giovanile e studentesco dei migranti italiani in territorio scozzese, per trasmettere loro la linea proletaria rivoluzionaria del PMLI, tenendo presenti le parole di Mao: "Il risveglio politico del popolo non è una cosa facile. Per eliminare le idee errate diffuse fra il popolo, dobbiamo fare seri e considerevoli sforzi".Uniamo le nostre forze proletarie rivoluzionare sotto la rossa bandiera con falce e martello e l'effige di Mao del PMLI, acquisendo la potente coscienza di classe che sbaraglierà il nostro avversario che da sempre ci sfrutta ed illude e conquistare così l'Italia unita, rossa e socialista!Gloria eterna a Mao!Con il PMLI e i Maestri vinceremo!

SALUTO DELL'ORGANIZZAZIONE DI SESTO SAN GIOVANNI (provincia di Milano)Compagne e compagni,anche quest'anno grazie agli encomiabili sforzi del Comitato centrale, puntualmente, siamo qui a commemorare il nostro grande Maestro Mao. Non certo per il semplice desiderio di compiere un rito, bensì perché il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la scienza che ci guida quotidianamente nella nostra azione politica.Mao ha portato avanti lo sviluppo del marxismo-leninismo arricchendolo della fondamentale teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato concretizzatasi poi nel suo capolavoro politico, la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria che costituisce il punto più avanzato finora raggiunto da una società socialista e che non potrà che essere un giorno il nostro modello di partenza nella costruzione dell'Italia unita, rossa e socialista.La bussola del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che il PMLI non ha mai abbandonato per un solo giorno, ha consentito al nostro amato Partito di vedere lontano, denunciando prima di tutti gli altri che era intenzione della borghesia restaurare il fascismo in Italia, sia pure sotto nuove forme e sotto nuovi vessilli. Oggi il vento rivoluzionario ha ricominciato a soffiare in tutto il mondo, vi sono state le rivoluzioni vittoriose dei popoli tunisino, egiziano e libico, ve ne sono altre ancora in corso ad esempio nello Yemen o nel Bahrain, vi sono i movimenti degli indignati in Spagna e Grecia, c'è stata la rivolta delle masse popolari inglesi. E nuove e importanti lotte si preannunciano anche nel nostro Paese per questo autunno che noi vogliamo sia non caldo ma rovente!Le nuove sirene della "sinistra" borghese, uscite vittoriose dalle ultime elezioni amministrative, hanno già gettato la maschera adottando provvedimenti antipopolari che rivelano quali interessi intendano in realtà tutelare. Anche i

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recenti scandali che nella mia città hanno travolto l'ex neopodestà Filippo Penati e l'attuale giunta guidata da Giorgio Oldrini del PD e appoggiata dal PRC, rivelano che non vi è alcuna differenza fra la destra e la "sinistra" del regime neofascista perché tanto a livello nazionale quanto a livello locale esiste un tacito accordo delle cosche partitiche per la spartizione del potere, degli appalti e dei finanziamenti. Il nostro obiettivo è quindi far comprendere a tutti gli elementi più avanzati che occorre abbandonare subito ogni illusione elettoralistica e che non è possibile abbattere il neoduce Berlusconi e questo regime neofascista se non con la piazza, attraverso un nuovo 25 aprile!Con Mao per sempre!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

SALUTO DELL'ORGANIZZAZIONE DI RAVENNACare compagne e cari compagni,anche quest'anno siamo qui a Firenze per ricordare il grande Maestro del proletariato internazionale, fondatore della Repubblica Popolare Cinese, grande oppositore dell'imperialismo, critico contro il revisionismo dei partiti un tempo comunisti dell'Occidente e dell'Unione Sovietica dopo la morte di Stalin, Mao.Egli aveva previsto da tempo che la strada del revisionismo avrebbe portato al disfacimento dell'Urss ed al suicidio dei partiti comunisti nel mondo. Uno dei primi documenti del PMLI che io lessi alcuni anni fa (all'epoca ero ancora in Rifondazione) è stato l'opuscolo "Sulla lotta contro il revisionismo moderno" di Mao; ma ciò che mi colpì fu la prefazione scritta dal nostro Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi: egli prevedeva con assoluta precisione la fine del PCI e dei partiti comunisti revisionisti. Considerato che questa prefazione è datata dicembre 1973, ne rimasi sbalordito e telefonai al compagno che mi aveva fornito l'opuscolo, chiedendogli se Scuderi (che ancora non conoscevo) fosse un mago e avesse letto il futuro nella sfera di cristallo; la risposta fu che egli aveva studiato a fondo Marx, Lenin ed il pensiero di Mao.Noi marxisti-leninisti italiani abbiamo un grande dirigente alla guida del Partito; il nostro Segretario generale compagno Giovanni Scuderi è un vero grande capo rivoluzionario marxista-leninista. Noi militanti, i simpatizzanti, gli amici del Partito, abbiamo il dovere di leggere i suoi scritti, studiarli e di seguire i suoi insegnamenti!Solo così potremo portare a compimento la lotta del proletariato fino alla vittoria per un'Italia unita, rossa e socialista.Viva il nostro maestro, Segretario generale compagno Giovanni Scuderi!Onore e Gloria ai cinque grandi Maestri del proletariato!Viva il pensiero di Mao!

SALUTO DELLA CELLULA "RIVOLUZIONE D'OTTOBRE" DI ROMACompagni,ricordare ogni anno con la stessa vivacità e la stessa intelligenza la scomparsa del grande Maestro del proletariato di tutto il mondo Mao è un obbligo. Ricordare i suoi insegnamenti, la sua pratica del marxismo-leninismo, tenere vivo il suo esempio e portare alta la sua bandiera ci forgia, ci prepara, ci rende sempre più consapevoli delle nostre azioni nelle questioni politiche di tutti i giorni, nella molteplicità di fattori oggettivi e soggettivi, dentro e fuori il PMLI. È perciò un dovere di ogni sincero marxista-leninista essere presenti qui oggi.

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Il saluto di Roma sembrerà un po' diverso. Molte cose, infatti, in quest'ultimo anno, sono successe e cambiate, proprio quando avremmo dovuto fare il nostro balzo in avanti, quando era giunto il tempo di sostenere l'esame più grande. Di fronte all'esigenza di una nuova crescita qualitativa della Cellula sono diventate chiare - chiarissime - le sue contraddizioni interne, che hanno prima rallentato e infine complicato la sua stessa attività politica e di massa, mettendola d'innanzi ad una prova di sopravvivenza dalla quale è uscita modificata quasi completamente nella fisionomia. Ma la Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" non è morta, come potete vedere; e, anzi, in questa sua sopravvivenza c'è dentro una nuova forza e la speranza di riprendere il lavoro lasciato in sospeso e recuperare centimetro per centimetro la posizione che ci compete tra i lavoratori e le larghe masse popolari.Ma allora di quale teoria e quale pratica, se non quella di Mao, abbiamo la certezza storica e politica per poter proseguire nella nostra via rivoluzionaria, nella nostra via verso il socialismo?Per tutti noi, Mao è stato un grandissimo Maestro, l'ultimo baluardo contro il revisionismo e contro il dogmatismo. I suoi insegnamenti sono precipui per preservare la salute e la vita del nostro Partito. Perciò sappiamo che ci tocca affrontare una cruda realtà: i veri nemici a volte si annidano all'interno del Partito, sono coloro che a parole si dicono marxisti-leninisti, lavorano insieme a noi, ma in verità non hanno mai appreso e fatta loro la concezione del mondo e la cultura socialista, rimanendo di fatto nelle mani della borghesia, vittime del proprio individualismo, e anche se in buona fede, quando si devono fare i conti, tutti i loro limiti vengono smascherati. Ma sappiamo anche che questa verità non deve demoralizzarci, anzi, ci fa sempre più coscienti, ci ricorda di tenere alta la guardia rivoluzionaria e ci rinforza.Per questo, se non tenessimo conto del grande apporto di Mao, brancoleremmo nel buio, senza riconoscere la via percorsa e senza sapere quale sia la strada da percorrere, rinnegheremmo persino gli altri quattro grandi Maestri, Marx, Engels, Lenin e Stalin, ritrovandoci ad affrontare qualsiasi contingenza senza dialettica, senza una teoria, senza un pratica veramente rivoluzionaria.È obbligo di noi veri marxisti-leninisti difendere Mao e porgere il suo pensiero alle generazioni future, per questo noi siamo qui.Viva Mao!Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

SALUTO DELLA CELLULA "25 APRILE 1945" DI MELITO DI NAPOLI Care compagne e cari compagni,innanzitutto desidero portarvi i saluti dei militanti, simpatizzanti e amici della Cellula "25 Aprile 1945" di Melito di Napoli del PMLI. Inoltre ringrazio vivamente i compagni che con grande sacrificio hanno reso possibile la realizzazione di questa importante iniziativa in ricordo del 35° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale, Mao, artefice della grande Rivoluzione Culturale Proletaria, ultima grande sua opera.Un saluto proletario rivoluzionario lo rivolgiamo al compagno Giovanni Scuderi, che oggi a nome del CC del PMLI commemora con la sua grande esperienza e coerenza di dirigente marxista-leninista il presidente Mao. Grazie di cuore compagno Scuderi. È doveroso e necessario commemorare Mao, in modo da far conoscere ai più

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giovani il suo poderoso pensiero rivoluzionario che fu capace di emancipare un miliardo di cinesi dalle catene del feudalesimo, del capitalismo e dell'imperialismo, ed inoltre mobilitare alla rivolta contro il sistema capitalista milioni di operai e studenti in ogni parte del mondo. Ed è ancor più importante per confutare le infime e subdole menzogne che i pennivendoli e i servi in Italia e all'estero, asserviti alla classe dominante borghese, riversano quotidianamente sulla sua figura. A questo proposito, la miglior risposta è quella del popolo cinese che ama ancora il grande Maestro del proletariato internazionale.Gli insegnamenti di Mao sono incancellabili, egli ci ha insegnato ad essere sempre e comunque al servizio del popolo, ad imparare dalle masse e non staccarsi mai da esse. A combattere tenacemente il revisionismo moderno, strumento con cui la borghesia indebolì dall'interno il movimento comunista internazionale e con cui ritornò al potere nei primi Stati in cui il potere politico apparteneva al proletariato: l'Urss di Lenin e Stalin e la Cina di Mao.Inoltre la vasta opera di Mao ha portato all'arricchimento della teoria marxista-leninista in tutti i campi, raggiungendo l'apice nella sua ultima grande opera: la grande Rivoluzione Culturale Proletaria, cioè la continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, che Mao definì "una grande rivoluzione che tocca l'uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo" e che egli indicò come la giusta via per avanzare risolutamente nella costruzione del socialismo e difendere il potere politico del proletariato dagli attacchi della borghesia.Applicare gli insegnamenti di Mao in modo creativo non considerandoli un dogma da applicare alla lettera senza tener conto del contesto in cui operiamo, come egli ha fatto sviluppando la teoria marxista-leninista sino a quel momento elaborata dai grandi Maestri Marx, Engels, Lenin e Stalin, è l'unica strada che può condurci risolutamente verso il radioso avvenire socialista che attende il proletariato italiano con alla testa la sua avanguardia: il PMLI.Viva Mao!Viva il PMLI!Viva l'invincibile pensiero di Mao!Coi Maestri e col PMLI vinceremo!

SALUTO DELLA CELLULA "STALIN" DELLA PROVINCIA DI CATANIAUn saluto al compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, alle compagne, ai compagni tutti qui presenti.Cari compagni, che dire di Mao Zedong? Come dice il compagno Giovanni Scuderi, non ci stancheremo mai di ringraziarlo! Mao per prima cosa ha applicato creativamente il marxismo-leninismo nelle condizioni peculiari della Cina, colonizzata dall'imperialismo giapponese, un paese prevalentemente agricolo feudale, con un proletariato industriale poco numeroso rispetto ai 450 milioni di cinesi, con una borghesia arretrata e reazionaria, è in queste condizioni che Mao ha costruito un grande partito comunista marxista-leninista, ha costruito un grande fronte unito guidando la lotta di liberazione contro gli invasori giapponesi con la parola d'ordine "conquistare a milioni le masse nel fronte unito nazionale antigiapponese, le larghe masse del proletariato, dei contadini e della piccola borghesia urbana, e stringere alleanze con quella parte della borghesia che è contro il Giappone",

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dimostratasi anche una strategia militare.Mao ha diretto e condotto con creatività in un fronte unito la tappa di nuova democrazia, marciando verso la rivoluzione socialista, instaurando la dittatura del proletariato. Mao aveva intuito, facendo tesoro dell'esperienza negativa dell'Unione sovietica di Krusciov e quello che serpeggiava in Cina, all'interno del Partito e fuori dove elementi revisionisti e borghesi minacciavano il partito e il socialismo, dando vita alla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria contro gli elementi revisionisti borghesi. Un processo di proletarizzazione della concezione del mondo e dando un grande contributo alla lotta al revisionismo moderno a livello mondiale.Oggi il PMLI è la continuazione del pensiero di Mao. È Mao che ci ha dato gli strumenti per comprendere il revisionismo moderno, gli opportunisti di ogni risma di destra e di "sinistra".Oggi il PMLI è lo sviluppo massimo di tutta l'esperienza del movimento operaio in Italia ed a livello internazionale ed è la continuità dell'opera dei cinque Maestri, nel contesto storico delle crisi finanziarie dell'imperialismo.Il PMLI applica la sua linea politica creativamente nel movimento di massa, partendo dai bisogni delle masse popolari, in loro difesa, creando le condizioni di fronte unito su obiettivi comuni per la conquista di vittorie parziali, perché quelle totali saranno nel socialismo.Il PMLI è stato il primo e l'unico Partito a capire che con Berlusconi ci siamo trovati con un nuovo Mussolini, l'"uomo della provvidenza", della reazione neofascista, della P2, del "piano di rinascita democratica" di Licio Gelli, della massoneria, della borghesia più retriva, che fa comodo anche a quella borghesia più "democratica".Nell'attuale contesto di crisi finanziaria e di mercato dell'imperialismo, di lotta fra imperialismi per l'affermazione di nuovi equilibri globali, di fronte alle direttive della Ue per far pagare la crisi del sistema capitalistico alle masse popolari attraverso privatizzazioni e tagli di tutto quello che è pubblico (dalla scuola alla sanità, alle pensioni, con licenziamenti e lavoro precario sottopagato) è evidente che la classe dominante borghese pretenda governi forti e "opposizioni" di regime.Che dire dell'amministrazione comunale catanese dove c'è un dissesto finanziario di oltre un miliardo di euro, con a capo il podestà Stancanelli del PDL che segue la politica di regime del neoduce berlusconi, al servizio della borghesia catanese?Per Stancanelli i problemi prioritari per la città di Catania è il centro storico, abbellire le strade principali, anche se le strade poco distanti sono dissestate, e il "pacchetto di sicurezza" contro i migranti e gli strati più deboli della società, mentre l'illegalità mafiosa imperversa con pizzo e tangenti di vario tipo; mentre vengono abbattuti palazzi storici per far posto a nuovi insediamenti più lucrosi. Nel frattempo l'edilizia è ferma, non si costruiscono edifici pubblici ed edifici popolari per i senzatetto che a Catania sono a migliaia.Non si fa niente per l'occupazione. A Catania il tasso di disoccupazione è il più alto d'Italia; il precariato è norma per quel poco lavoro che c'è; le periferie sono abbandonate; le strade dissestate e quel poco verde pubblico è in abbandono; servizi sociali anch'essi pochi e in abbandono; la povertà reale è a livelli del Terzo mondo.È in questa realtà che la cellula "Stalin" della provincia di Catania deve radicarsi

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e diffondere il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea politica del Partito per costruire il Gigante Rosso anche nel corpo che è il PMLI. L'unica alternativa al capitalismo, non esistono altre vie che l'Italia unita, rossa e socialista .Viva il marxismo-leninismopensiero di Mao!Con i Maestri e il PMLI vinceremo!

Impressioni di alcuni partecipanti alla Commemorazione di MaoNon è facile descrivere la gioia di aver partecipato alla CommemorazioneCari compagni e compagne,non è facile descrivere a parole la gioia che ho provato ad essere stato presente domenica 11 settembre e conoscervi tutti di persona.Dal compagno Mao abbiamo solo da imparare, studiando i suoi eccellenti scritti, e imparare dalle sue lezioni e dai suoi utili, pratici ed efficaci consigli.Ricordarlo ogni anno, è un po' come sentirlo nostro, renderlo partecipe della nostra piccola ma bellissima avventura, iniziata più di 30 anni fa.Volevo semplicemente mandare il mio più affettuoso abbraccio alle compagne e ai compagni presenti alla ricorrenza: al Segretario generale del Partito, compagno Giovanni Scuderi, alle compagne Martenghi e Pierattini ed al compagno Pasca, senza dimenticare tutte le compagne e i compagni intervenuti da ogni città o paese. Una bella sorpresa è stato sentire citare parte della mia poesia su Mao dal Segretario generale compagno Giovanni Scuderi durante il suo efficace e mirato intervento. Grazie!Un grazie particolare lo devo anche a tutti i compagni milanesi e lombardi, e in particolare al compagno Angelo Urgo, che ha avuto (ed ha tuttora) una pazienza infinita con il sottoscritto, rendendosi sempre disponibile a discutere apertamente, e con estrema sensibilità, su molti argomenti di politica, società ed economia, e che dimostra costantemente un atteggiamento marxista-leninista puro, esempio per tutti noi che lavoriamo a lui vicini.Grazie infinite a tutti voi, ed immenso onore a Mao, sole rosso di vera libertà!W il PMLI!Con i Maestri e il Partito vinceremo!Pier - Milano Nel PMLI sono finalmente a casa miaCari compagni,domenica sono stato contento e commosso in occasione della commemorazione del caro compagno Mao, e sono stato contento e felice di aver conosciuto il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi

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che mi ha accettato e salutato dandomi il benvenuto con tanta gioia.Il suo discorso è stato importante per la mia crescita rivoluzionaria, ho bisogno di tempo per imparare ad essere un autentico marxista-leninista e del pensiero di Mao, visto che per anni ho frequentato solo falsi comunisti ben travestiti.Leggo con gioia il Bolscevico e farò ogni sforzo che mi è possibile affinché a Malnate possa nascere una Cellula del PMLI e mi farò guidare dal caro compagno Alessandro Frezza.Voglio con tutto il cuore essere fedele alla causa rivoluzionaria dando, se è necessario, anche la mia stessa vita, perché le generazioni presenti e future possano come ha detto Scuderi gustare il paradiso terrestre dove non regni il capitalismo, il fanatismo, il razzismo e ogni sorta di clientelismo.Dopo tanti anni di ricerca sono finalmente a casa mia in un Partito meraviglioso e carico di insegnamenti non revisionisti ma autentici per garantire una crescita umana e rivoluzionaria.Con i Maestri e il comunismo vinceremo!Emanuele - Malnate (Varese) Questa commemorazione resterà per sempre nella mia memoriaLa commemorazione di Mao organizzata dal PMLI a Firenze l'11 settembre 2011 resterà per sempre nella nostra, e particolarmente nella mia, memoria.Mi sono alzato alle 8 apposta per poter essere prima a Piazza Adua, luogo della commemorazione, in modo da poter stare più tempo coi compagni del PMLI.Mi ha fatto davvero piacere rincontrare tutti i compagni come Scuderi e Pasca, e incontrarne di nuovi come la compagna Alba (del sol dell'avvenire!) da Aberdeen, della quale ho avuto il piacere di leggere le corrispondenze sul Bolscevico.Sono stato molto felice e orgoglioso di ricevere i complimenti da parte dei compagni per il mio scritto a proposito del corteo organizzato dalla CGIL il 6 settembre, al quale ho partecipato al fianco della combattiva delegazione rossa guidata dalla compagna Claudia del Decennale. Ma ciò che di buono vi ho scritto è il frutto di due anni di educazione marxista-leninista da parte del PMLI e della compagna stessa, così come merito dell'educazione marxista-leninista impartitami dal PMLI è il fatto che l'anno scorso una frase di una mia lettera al Partito è stata ripresa dai compagni del NML, faro del proletariato messicano (altro che il revisionista e capitolazionista subcomandante Marcos!).Ho da subito preso d'assalto il banchino di propaganda e ho comprato fra l'altro l'ultimo opuscolo del PMLI col documento del CC sui giovani pronunciato dal compagno Federico Picerni, Responsabile per il lavoro giovanile del Partito, e i saluti d'apertura e di chiusura alla Sessione plenaria del CC del compagno Scuderi (3 aprile 2011). Ero molto emozionato quando si è presentato il momento del mio intervento, ma sapevo che dovevo trasmettere alla Sala Verde (tinta di rosso per l'occasione) la grinta e la determinazione marxista-leninista che sentivo dentro il mio cuore, così ho trasformato l'emozione in grinta, in

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rabbia rivoluzionaria.Sono stato davvero contento di ricevere gli applausi della sala a fine intervento e i complimenti dei compagni a fine commemorazione. Anche questo è il frutto del lavoro marxista-leninista del Partito per educarmi e forgiarmi come un buon marxista-leninista. I miei meriti in questione sono minimi.Durante il pranzo con alcuni compagni ho avuto l'occasione di confrontarmi col coetaneo compagno Andrea su questioni sia di storia del movimento operaio internazionale sia su questioni di stringente attualità. Egli è militante del PMLI, quindi ho tanto da imparare da lui, specialmente per quanto riguarda questioni di centralismo democratico, dato che in parte, complice il mio carattere piccolo-borghese, sono ancora restio ad accettarlo, preferendogli l'autonomia.Ho pensato che sarebbe proprio bello se all'esame di 5ª Liceo potessi avere una commissione di membri esterni come il Comitato centrale del PMLI!Viva il nostro grande Comitato centrale!Viva il nostro glorioso Partito marxista-leninista italiano!Viva il nostro amato Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi!Viva il grande capo il Presidente Mao!Viva il Pensiero di Mao Zedong!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!Antonio, 15 anni - Firenze

Messaggi di partiti fratelli esteriNucleo marxista leninista (in Messico)Il miglior modo per onorare Mao è tenere alta la bandiera del suo pensiero

Commemorando il 35º anniversario della scomparsa del nostro grande Maestro Mao, il NML vuole rendergli onore ribadendo che la nostra esperienza a studiare i suoi insegnamenti è stata molto positiva perché abbiamo ricordato quello che già sapevamo, imparato nuove idee e assimilato quello che abbiamo imparato da lui. Con queste armi, noi ci sforziamo di applicare il suo pensiero e il suo metodo per interpretare scientificamente le circostanze internazionali e nazionali, per ottenere maggior coscienza e chiarezza che ci permettano di sapere qual è la situazione mondiale e prevedere più possibile come essa continuerà a svilupparsi. Gli eventi recenti, incluso il crollo delle borse, le crisi del debito di diversi Paesi, il declassamento nella valutazione di livello di affidabilità del credito degli Stati Uniti, una quasi stagnazione della crescita economica dei Paesi sviluppati (la Germania con crescita dello 0,1% nel secondo trimestre; l'Inghilterra con

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crescita dello 0,2%, per citare alcuni esempi, altro che ripresa economica), sta portando alcuni "esperti" a domandarsi se il mondo sta di fronte a cambiamenti fondamentali. In realtà, molti di questi punti riflettono tendenze che sono state sotterranee per molti anni e che la crisi ha evidenziato e accelerato.Fin dall'inizio della crisi finanziaria - un anno prima dei titoli subprime -, quattro anni fa, il capitalismo non era certo nella "normalità". Nessuna delle principali economie aveva recuperato compiutamente la perdita di produzione industriale durante la recessione. I prezzi delle azioni globali sono quasi un terzo più bassi di prima. Le azioni finanziarie hanno perduto due terzi del loro valore. Il debito governativo è salito a spirale a seguito del salvataggio delle banche. Se la prima fase ha coinvolto il trasferimento del passivo dal settore finanziario ai governi via salvataggi bancari, nella seconda siamo testimoni dei trasferimenti da Paesi più deboli a Paesi più forti, mentre quest'ultimi cercano di evitare che i primi falliscano e provochino maggiori tempeste finanziarie.Mentre la borghesia internazionale e i suoi "economisti" e lacché vogliono mascherare la crisi monetaria, finanziaria e oggi di debito, in quest'ultima crollo delle borse le azioni industriali sono state le più colpite. L'esempio dell'incremento del tetto del debito degli Stati Uniti nasconde il fallimento statunitense, cioè del Paese che era il più potente al mondo. Ad esempio, pochi giorni fa è giunta notizia che in agosto nessuna occupazione è stata creata negli Usa, cioè essi hanno cifra zero per creazione di posti di lavoro, cosa che non accadeva dal 1945. Essendo la Cina il Paese che possiede in massima parte il debito degli Stati Uniti nel mondo, i due paesi hanno un legame che costituisce un'unità dove ciascuno dipendende seriamente dall'altro. Questa unità può ben descriversi come due ubriachi abbracciati che vanno camminando: se uno cade, cadrà anche l'altro.Il NML giudica importantissimo, prima di tutto, denunciare lo stato di crisi attuale del capitalismo. Sebbene abbia diversi aspetti, come quello finanziario, industriale, di debito, ecc., gli eventi menzionati sono soltanto alcune espressioni della stessa crisi che, a nostro avviso, è una crisi strutturale e non congiunturale. I fatti menzionati sono semplici esempi che confermano la nostra tesi. Riteniamo rilevante che individuare questa crisi come strutturale è una risposta di opposizione frontale alla propaganda della borghesia internazionale che tenta di convincere le masse che questa crisi sarà sconfitta. Noi invece consideriamo, premesso che non è una crisi qualsiasi, che questo non accadrà. Anzi, siamo sicuri che la situazione dell'imperialismo peggiorerà. Riteniamo essenziale che la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari smettano d'illudersi che la crisi passerà e riconoscano che perdurerà e peggiorerà e, pertanto, anche le loro condizioni di vita e di lavoro peggioreranno. Rendendosi conto che il mostro soffre di una malattia inguaribile nelle sue fondamenta deve aumentare la nostra determinazione a organizzarsi e lottare per aiutarlo a ben morire. Probabilmente Mao direbbe che se vedono il gatto ferito a morte, i topi potranno pensare meglio come organizzare la loro festa, e la loro festa non può essere altro che la rivoluzione socialista.Dove porta a breve la situazione attuale? La borghesia internazionale, avendo la urgenza di uscire dalla crisi, da un lato tenta di "risolverla" con più disoccupazione e più tagli ai servizi sociali e dall'altro, tende ad emettere più titoli di Stato (ossia, carte, carte e più carte che per loro rappresentano denaro, ma che non hanno nessuna sostanza reale). Quindi, oggi è ancor più preciso

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che metaforico dire che l'imperialismo è una tigre di carta. Questo dimostra ancora una volta che la borghesia non ha né avrà la capacità di dare soluzione alla crisi e che, per questo, il cedimento del capitalismo imperialista seguirà il suo processo. Questo si vede chiaro adesso e si vedrà più chiaro nei prossimi anni.Soltanto la classe operaia è in grado di risolvere la crisi strutturale. Il punto centrale è sempre l'egemonia della classe operaia e la conquista del potere político. Come diceva Mao, la rivoluzione socialista "ha bisogno della direzione della classe operaia, perché è questa la classe più lungimirante e più desinteressata, la classe dello spirito rivoluzionario più coerente. Tutta la storia della rivoluzione dimostra che, senza la direzione della classe operaia, la rivoluzione fallisce, mentre con la direzione della classe operaia essa trionfa. Nell'epoca dell'imperialismo nessun'altra classe in nessun paese può condurre una vera rivoluzione alla vittoria".In base a questi insegnamenti di Mao, il NML apprezza moltissimo che il compagno Emanuele Sala abbia dato tanta enfasi nel suo editoriale per il 1º Maggio all'importanza centrale della classe operaia. Il NML valuta sempre come priorità strategica e tattica la classe operaia e perciò condividiamo quello che il compagno Emanuele ha affermato: "Si deve fare ogni sforzo perché le fabbriche e in genere tutti i luoghi di lavoro diventino delle fortezze del Partito", perché un Partito veramente rivoluzionario è quello che rappresenta la classe operaia, e nessun'altra, l'unica classe che può lottare per gli interessi di tutti gli sfruttati e tutti gli oppressi.Noi del NML commemoriamo questo anno Mao ribadendo che non ci smuoveremo di un millimetro dal suo pensiero e dal marxismo leninismo. Il miglior modo di onorarlo è tenere ben alta e ferma la bandiera del suo pensiero. La nostra aspirazione continua ad essere la costruzione del Partito della classe operaia in Messico, sotto la guida teorica del marxismo leninismo pensiero di Mao.Con Mao per sempre!

Nucleo marxista leninista (in Messico)

Partito Comunista (Marxista-Leninista) di PanamaIl nostro saluto proletario al combattivo e internazionalista PMLI

Cari compagni,Vi preghiamo di trasmettere il nostro saluto proletario al combattivo e internazionalista Partito marxista-leninista italiano, al compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale, al Comitato centrale e a ognuno dei suoi quadri e militanti, in Italia e là dove operano. È stata istruttiva la lettura de "Il Bolscevico": una luce che ci è servita da faro e ispirazione.Coi cinque Maestri vinceremo!

Rodrigo Morales F., portavoce del Comitato centrale del Partito Comunista (Marxista-Leninista) di Panama

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Discorso di Giovanni Scuderi, a nome del CC del PMLI, per il 35° anniversario della scomparsa di MaoApplichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariatoPubblichiamo qui di seguito il testo dello splendido, lungimirante e memorabile discorso che il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi ha pronunciato, l'11 settembre nella sala Verde del Palazzo dei Congressi di Firenze, in forma abbreviata per rientrare nei tempi programmati dal CC del PMLI per la Commemorazione di Mao in occasione del 35° Anniversario della sua scomparsa.

Care compagne, cari compagni, care amiche, cari amici,a nome della presidenza e mio personale, ringrazio le compagne e i compagni che sono intervenuti. Solo dei flash, ma valgono più due minuti di parole rosse che due ore di parole riformiste. Avete detto delle cose giuste, utili e stimolanti, su cui rifletteremo.Ringrazio il Comitato centrale del Partito marxista-leninista italiano, promotore di questa commemorazione pubblica di Mao, che mi ha dato l'onore di parlare a suo nome.Come voi sapete, Mao è scomparso 35 anni fa, il 9 settembre 1976, ma è sempre con noi, perché l'influenza del suo pensiero, della sua opera e del suo esempio è tuttora viva, forte e operante nel PMLI e nei suoi dirigenti e semplici militanti, della vecchia e delle nuove generazioni.Ci manca però molto la sua presenza fisica perché quando era in vita era una sicurezza per noi. Seguendolo, eravamo certi di non sbagliare, perché sapevamo che la strada che lui indicava era quella giusta. Un comprovato scienziato della rivoluzione e della lotta antimperialista e antirevisionista non poteva sbagliare, e non sbagliava. Ogni volta centrava in pieno il bersaglio.Quando è venuto a mancare fisicamente, ci siamo trovati di colpo senza un fondamentale punto di riferimento e di fronte a nuove responsabilità nei confronti del nostro proletariato e della causa del socialismo. Capimmo che per non perdere la rotta dovevamo raddoppiare gli sforzi per studiare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e per applicarlo nella realtà concreta del nostro Paese.È stata la nostra àncora di salvezza in una situazione in cui tanti partiti e gruppi in Italia e all'estero ammainavano la bandiera di Mao e si autoscioglievano. Per noi la teoria rivoluzionaria del proletariato è il nutrimento intellettuale quotidiano, come lo è il pane per il corpo. In particolare il pensiero di Mao, che è una miniera inesauribile di insegnamenti su tutti i campi: dalla filosofia alla politica, dall'economia alla cultura, dalla strategia alla tattica, dall'organizzazione al militare.

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Ogni volta che leggiamo le opere di Mao, in base ai problemi che abbiamo da risolvere, scopriamo sempre delle cose nuove da imparare. Noi saremo riconoscenti in eterno a Mao. Come ha detto il compagno simpatizzante Pier, nella sua poesia dal titolo "Ode a Mao", inviata a "Il Bolscevico" per questa occasione, "Impariamo dai tuoi insegnamenti, / e cambieremo la storia e la natura, / facendo sorgere il sole rosso anche da occidente!".Chi non ci crede, ma vuol fare la rivoluzione, vada a leggere e a studiare le opere di Mao; si ricrederà e una nuova e potente luce avrà davanti ai suoi occhi.Mao è un grande Maestro di rivoluzione. Per 28 anni, dal 1921 al 1949, ha diretto ideologicamente, politicamente, organizzativamente e militarmente la rivoluzione di Nuova Democrazia, inframezzata dalla guerra di resistenza contro il Giappone che si è svolta dal 1937 al 1945. Questa nuova forma di rivoluzione democratica borghese armata diretta dal proletariato ha liberato il popolo cinese dal semifeudalesimo, dal semicolonialismo e dall'imperialismo e consentito al proletariato di conquistare il potere politico. Nei successivi 27 anni, Mao ha diretto su tutti i piani la rivoluzione socialista e l'edificazione del socialismo in Cina, gli ultimi dieci anni sono stati dedicati alla Grande rivoluzione culturale proletaria, elaborata e diretta da Mao, per impedire la restaurazione del capitalismo da parte dei revisionisti travestiti da comunisti.Per 55 anni Mao ha dedicato ogni giorno della sua vita alla rivoluzione socialista, accumulando, come capo di Partito, condottiero militare, lottatore antirevisionista, statista, un'esperienza unica nella storia, di fondamentale importanza per tutti i rivoluzionari del mondo, specie per i marxisti-leninisti.Per chi vuol fare la rivoluzione socialista non può prescindere dal pensiero e dall'opera di Mao. Anche chi vuol semplicemente sapere cosa è accaduto nel mondo dopo la scomparsa di Stalin non può fare a meno di ricorrere a Mao il cui pensiero è essenziale per comprendere la natura, le funzioni e gli scopi del revisionismo moderno e lo scempio che ha compiuto nell'Urss di Lenin e Stalin, nella Cina di Mao, negli altri paesi un tempo socialisti e nei partiti comunisti storici. Le nuove generazioni attraverso il pensiero di Mao possono arrivare più facilmente a capire il pensiero di Marx, Engels, Lenin e Stalin, la loro opera, la via rivoluzionaria, il socialismo e il comunismo.Mao da sempre ha lottato per l'emancipazione del popolo cinese, ma da giovane lo faceva su una base democratico borghese e riformista. A 18 anni entra nel movimento rivoluzionario, l'anno dopo diventa un leader studentesco, successivamente si lega ai lavoratori per i quali istituisce dei corsi serali di studio. Nel 1936 nella base rossa di Yan'an da lui stesso creata, rievocando le sue esperienze giovanili pre-marxiste, racconta al giornalista americano Edgar Snow che lo intervistava: "A quel tempo le mie idee erano uno strano miscuglio di riformismo democratico, liberalismo, e socialismo utopistico. Avevo una specie di vaga passione per la 'democrazia del XIX secolo', per l'utopismo e il liberalismo vecchio stampo, ed ero decisamente antimilitarista e antimperialista"(1).Nella celebre opera dal titolo "Sulla dittatura democratica popolare" del 30 luglio 1949, così Mao inquadra storicamente la questione: "Dal tempo della disfatta della Cina nella Guerra dell'oppio del 1840, i progressisti cinesi sono passati attraverso innumerevoli avversità per cercare la verità presso i paesi occidentali (...). A quell'epoca, i cinesi che aspiravano al progresso leggevano qualsiasi libro, purché contenesse le idee nuove dell'Occidente

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(...). Anch'io, da giovane, intrapresi questi studi. Era la cultura della democrazia borghese occidentale (...). Agli occhi dei cinesi di allora la Russia era un paese arretrato e pochi volevano imparare da essa (...).L'aggressione imperialista infranse i sogni dei cinesi che si sforzavano di imparare dall'Occidente (...). Sorsero dei dubbi, che crebbero e si approfondirono. La Prima guerra mondiale scosse il globo. I Russi fecero la Rivoluzione d'Ottobre e crearono il primo Stato socialista del mondo. Sotto la guida di Lenin e Stalin, l'energia rivoluzionaria del grande proletariato e del grande popolo lavoratore della Russia, fino allora latente e non avvertita dagli stranieri, esplose all'improvviso come un vulcano, e i cinesi come tutta l'umanità, videro i russi sotto una nuova luce. Allora, solo allora, ebbe inizio un'era completamente nuova nel pensiero e nella vita dei cinesi. Essi scoprirono il marxismo-leninismo, la verità universale applicabile ovunque, e il volto della Cina cominciò a cambiare.Fu grazie ai russi che i cinesi scoprirono il marxismo-leninismo. Prima della Rivoluzione d'Ottobre i cinesi non solo ignoravano Lenin e Stalin, ma non conoscevano neppure Marx e Engels. Le cannonate della Rivoluzione d'Ottobre aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumenti per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione".Questa fu anche la conclusione di Mao, aveva 24 anni. Finalmente aveva scoperto quali erano l'ideologia, la cultura, la via, le alleanze, i metodi e i mezzi per cambiare il volto della Cina. All'età di 27 anni scopre e legge il "Manifesto del Partito comunista" di Marx e Engels. La strada da seguire diventa ancora più chiara. La sua concezione del mondo ormai aveva subito una trasformazione radicale, da democratica borghese e riformista a proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista. E attraverso lo studio attento e approfondito capisce che il marxismo-leninismo non è un dogma ma una guida per l'azione, e che va integrato alle condizioni concrete e specifiche del proprio paese. In ciò eccelle nel Partito elaborando la via propria della Cina per la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato. Un capolavoro senza precedenti nella storia del socialismo e del movimento comunista internazionale. Una grande esperienza cui dovrebbero prestare una particolare attenzione i popoli dei paesi del Terzo mondo che hanno condizioni simili a quelli della Cina di allora.Fare la rivoluzione è stata l'unica grande aspirazione di Mao. Perché aveva capito che solo attraverso la rivoluzione è possibile sradicare le cause dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'esistenza delle classi e delle ingiustizie di classe, della guerra imperialista e creare le condizioni per l'emancipazione del proletariato e delle masse. La sua ambizione non era certo quella di acquisire meriti, onori, gloria, privilegi personali, come fanno vergognosamente i politicanti borghesi di qualsiasi colore.In una lettera del 6 luglio 1963 affermava: "Io sono un eroe in mancanza di altri". Parlando di un'inchiesta sulle campagne, nel marzo 1941, specificava che "i veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridicoli, se non comprendiamo questo, non possiamo acquisire neppure le nozioni più elementari (...). Imparare dalle masse insieme con tutti i compagni del Partito, continuare a essere il loro allievo, questo è il mio desiderio".

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La sua modestia, il suo spirito di servizio verso le masse, la sua coerenza e il suo senso educativo erano infiniti. Quattro anni dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese di cui era stato eletto presidente, invitava il Partito a "non mettere i compagni cinesi sullo stesso piano di Marx, Engels, Lenin, Stalin. I nostri rapporti con loro sono tra studenti e maestri, e così deve essere. Rispettare queste norme significa avere un atteggiamento di modestia"(2).L'anno seguente, il 1954, nella discussione della bozza della Costituzione della Repubblica popolare cinese sconsigliava chi voleva inserirvi il suo nome e i suoi meriti con queste parole: "Vorrei chiarire una questione. Secondo alcuni, certi articoli sono stati tolti dal progetto di Costituzione a causa della particolare modestia di alcune persone. Non è questa la spiegazione. Non si tratta di modestia, ma del fatto che inserire quegli articoli sarebbe stato inopportuno, irrazionale, non scientifico. In un paese di democrazia popolare come il nostro, articoli così inopportuni non devono essere scritti nella Costituzione. Non si tratta di cose che avrebbero dovuto essere inserite e poi non lo sono state per modestia. Per quel che riguarda la scienza non si tratta di essere modesti o meno. Redigere una costituzione è fare un lavoro scientifico. Noi non crediamo a niente altro se non alla scienza, ciò significa che non bisogna avere miti. Sia per i cinesi che per gli stranieri, si tratta di vivi o di morti, ciò che è giusto è giusto, ciò che è sbagliato è sbagliato, altrimenti si ha il mito. Bisogna liquidare i miti"(3).Il 1° luglio 1921 a Shanghai, assieme a altri undici delegati, Mao fonda il Partito comunista cinese. Nella Cina di allora, che contava 450 milioni abitanti, vi erano solo una cinquantina di comunisti, diventeranno tre milioni nel 1948, e ancora più negli anni successivi.La fondazione del PCC fece compiere gradualmente un salto di qualità al movimento rivoluzionario cinese. Mao viene eletto presidente del Comitato centrale nella riunione allargata dell'Ufficio politico svoltasi a Zunya nel gennaio 1935 nel corso della Lunga Marcia.Questa elezione è il coronamento della lotta che Mao aveva condotto contro gli opportunisti di destra guidati dal primo Segretario del Partito Chen Duxin e successivamente, dal 1927 al gennaio 1935, contro gli opportunisti di "sinistra" guidati dal nuovo Segretario del Partito Qu Qinbai, poi da Li Li-san e infine da Wang Ming.Gli opportunisti di destra, dopo la sconfitta dell'insurrezione di Nanchang del 1927, capitolarono al partito nazionalista del Kuomintang diretto da Jang Jieshi. Gli opportunisti di sinistra di Qu Qiubai sostenevano, sulla base della teoria della "rivoluzione permanente" di Trotzki, che la rivoluzione cinese aveva già un carattere di rivoluzione socialista. Questa corrente, come quelle successive analoghe, spingeva il Partito e il movimento rivoluzionario verso azioni avventuriste armate, in particolare nelle principali città della Cina.Mao invece sosteneva che per arrivare alla rivoluzione socialista bisognava passare dalla rivoluzione di Nuova Democrazia e che era necessario creare delle basi di appoggio nelle campagne e accerchiare le città partendo dalle campagne, sulla base della strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.Mao ha la meglio sugli opportunisti di destra e di "sinistra" grazie alla sua approfondita conoscenza del marxismo-leninismo e della realtà cinese, alle sue capacità dialettiche di convincimento e alle vittorie riportate dall'Esercito Rosso,

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che lui stesso aveva contribuito a fondare il 1° agosto 1927.Il PCC sotto la direzione di Mao si è consolidato, sviluppato e ingrossato, e ha potuto assolvere tutti i suoi compiti rivoluzionari nelle varie fasi della rivoluzione e della edificazione del socialismo, attraverso la lotta tra le due linee; quella proletaria rivoluzionaria marxista-leninista e quella borghese e revisionista di destra o di "sinistra". In totale nel PCC di Mao si sono svolte undici lotte tra le due linee. L'ultima è stata quella contro la cricca revisionista di destra di Deng Xiaoping, che si opponeva all'edificazione del socialismo e alla Grande rivoluzione culturale proletaria con false teorizzazioni marxiste-leniniste. Questo rinnegato, traditore e imbroglione fu smascherato e battuto puntualmente da Mao ogni volta che veniva allo scoperto e alla fine, dimostrandosi sordo a ogni richiamo e incorreggibile, fu destituito da tutti gli incarichi all'interno e all'esterno del Partito. Riemerse poco dopo la scomparsa di Mao, e solo allora gli fu possibile coronare il suo vecchio disegno della restaurazione del capitalismo in Cina.Mao, con la sua proverbiale lungimiranza, aveva previsto per tempo la possibilità che la borghesia riprendesse il potere politico. Nel suo intervento, documentato dalla foto che campeggia sul pannello che vedete dietro la presidenza, alla seconda sessione plenaria del 7° Comitato centrale del PCC, svoltasi il 5 marzo 1949, sette mesi prima della vittoria della rivoluzione di Nuova Democrazia, mise in guardia il Partito, l'Esercito popolare di Liberazione e l'intero popolo cinese del pericolo a cui poteva andare incontro se abbassavano la vigilanza rivoluzionaria.Ecco le sue parole: "Con la vittoria, il popolo ci sarà riconoscente e la borghesia si farà avanti per lusingarci. È stato provato che il nemico non può batterci con la forza delle armi. Tuttavia, le lusinghe della borghesia possono conquistare quelli tra di noi che non hanno una forte volontà. Possono esserci comunisti che, pur non essendo stati vinti dai nemici armati e avendo anzi meritato il nome di eroi per aver affrontato questi nemici, non sono tuttora capaci di resistere alle pallottole di zucchero: essi cadranno sotto questi colpi". E indicava esplicitamente che dopo la liberazione di tutta la Cina, la contraddizione principale interna sarebbe stata "la contraddizione fra la classe operaia e la borghesia".Per colpa diretta dei revisionisti alla fine questa contraddizione si è risolta, sia pure temporaneamente, con la vittoria della borghesia e del capitalismo, nonostante sia negata dagli imbroglioni revisionisti di Pechino Hu Jintao, Wen Jiabao, Xi Jinping e dei loro tirapiedi Oliviero Diliberto e Domenico Losurdo e altri falsi comunisti, che cianciano dell'esistenza del socialismo in Cina.L'amara realtà invece è che il PCC è divenuto un partito fascista e la Cina una superpotenza imperialista con ambizioni egemoniche planetarie. Rimane tuttavia il fatto innegabile che nessuno potrà mai cancellare la Cina socialista di Mao, il pensiero di Mao, la teoria di Mao sulla continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato.Esse rimarranno in eterno patrimonio teorico, politico e pratico del proletariato internazionale e dei marxisti-leninisti di tutto il mondo. Gli insegnamenti di Mao sul partitoL'esperienza del glorioso e sempre vittorioso Partito di Mao e l'elaborazione teorica di Mao sul Partito del proletariato sono per noi marxisti-leninisti italiani di particolare ed estrema importanza, una fonte di ispirazione e di insegnamenti per

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fare del PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo. Infatti il nostro Partito, il PMLI, è stato e viene costruito e sviluppato sul modello del PCC di Mao.Nel 1948, in occasione del 31° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, Mao ha scritto un articolo per l'organo dell'Ufficio di informazione dei partiti comunisti e operai d'Europa "Per una pace stabile, per una democrazia popolare", che conteneva una frase fondamentale sul Partito del proletariato.Ecco le sue parole: "Se si vuol fare la rivoluzione, ci deve essere un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, senza un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista e sullo stile rivoluzionario marxista-leninista, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacché"(4).Una brillante sintesi del carattere, dell'ideologia, del modo di vita e di operare e dello scopo del Partito rivoluzionario del proletariato. "Se si vuol fare la rivoluzione", è il presupposto. È bene essere chiari in proposito e non menare il can per l'aia. Vogliamo a no fare la rivoluzione? In altri termini: vogliamo o no liberarci del capitalismo? Se vogliamo semplicemente moderare e addolcire il capitalismo, va bene un qualsiasi partito democratico borghese riformista. Ma se invece vogliamo abolire il capitalismo e conquistare il socialismo non può non esserci "un partito rivoluzionario", ossia lo strumento organizzativo fondamentale predisposto e funzionale alla rivoluzione. Ma non si tratta di un generico partito rivoluzionario, bensì di "un partito che si basi sulla teoria rivoluzionaria marxista-leninista", ossia sulla scienza della rivoluzione, sulla concezione proletaria e rivoluzionaria del mondo e sulle strategie e le tattiche elaborate da Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao. Esse devono orientare tutta l'azione rivoluzionaria del Partito, dei suoi dirigenti e militanti e applicate secondo le condizioni concrete del proprio Paese."Il marxismo-leninismo, spiega Mao, è la teoria che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno creato sulla base della pratica, è la conclusione generale che hanno tratto dalla realtà storica e dalla pratica rivoluzionaria (...). Il marxismo-leninismo è la verità più giusta, più scientifica e più rivoluzionaria, generata dalla realtà oggettiva e confermata da questa stessa realtà"(5).Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la cultura del proletariato, il liberalismo è la cultura della borghesia. O scegliamo l'una o scegliamo l'altra. Non è possibile un'altra soluzione, nemmeno quella di pescare in tutte e due le culture. In questo caso la bilancia penderebbe a favore della cultura borghese."La cultura rivoluzionaria, afferma Mao, è per le masse popolari una poderosa arma rivoluzionaria. Prima della rivoluzione, essa prepara ideologicamente il terreno, e, durante la rivoluzione, è un settore necessario e importante del fronte generale rivoluzionario"(6).Una volta che le masse proletarie, popolari, giovanili e femminili acquisiscono la cultura del proletariato, essa illumina la mente e genera una enorme forza materiale. Lo sanno bene tutte le compagne e i compagni del Partito che hanno fatto propria tale cultura e che, quando ne hanno la necessità, vi ricorrono per rinfrescarsi la memoria e per il loro lavoro politico rivoluzionario. L'ha capito molto bene una giovane compagna che è entrata recentemente nel PMLI, sulla quale riponiamo grandi speranze.Trattandosi di una cultura, non può che essere appresa dai libri marxisti-leninisti. Non può sorgere spontaneamente dai movimenti della classe operaia, dei

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lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei precari, delle masse popolari, femminili, studentesche e giovanili. Essi non potranno mai acquisire una cultura proletaria se non vi è apportata dal Partito del proletariato e se non studiano il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Le operaie e gli operai coscienti devono capire bene l'importanza di questo problema ideologico e politico e fare i dovuti sforzi per studiare la cultura del proletariato, perché solo acquisendo la propria cultura la classe operaia può diventare una classe per sé in grado di unire tutte le masse sfruttate e oppresse, i giovani e gli intellettuali progressisti su un terreno rivoluzionario, di fare e vincere la rivoluzione socialista, abbattere la classe dominante borghese e conquistare e mantenere il potere politico e il socialismo.Il Partito rivoluzionario, come insegna Mao, deve basarsi anche sullo "stile rivoluzionario marxista-leninista". Questo stile riguarda i rapporti interni di Partito, i rapporti con le masse e con le altre forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose, lo studio, l'integrazione con la realtà e l'uso della teoria rivoluzionaria, l'analisi della realtà in cui operiamo, il modo di scrivere. Ciascuno di questi rapporti deve essere conforme al marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il quale esclude l'individualismo, il liberalismo, il soggettivismo, il settarismo, il dogmatismo, il revisionismo di destra e di "sinistra", l'empirismo, lo schematismo, lo stile stereotipato nei discorsi, nei volantini e negli articoli, l'intellettualismo, l'astrattismo e il metodo libresco.In sostanza, il nostro stile deve essere improntato al materialismo storico e al materialismo dialettico, al legame della teoria con la pratica concreta, alla conoscenza della realtà oggettiva, alla ricerca della verità nei fatti, alla politica di massa e di fronte unito, all'uso di argomenti convincenti, alla scrittura di articoli più corti, più concisi e più sostanziosi, al tener conto delle persone a cui ci rivolgiamo e della loro coscienza politica, a un linguaggio vivo e popolare, al senso di responsabilità verso il Partito, il proletariato e le masse, all'unità rivoluzionaria del Partito, all'aiuto reciproco tra compagni, al lavoro collettivo di squadra, al centralismo democratico, alla disciplina proletaria, alla critica e l'autocritica."Senza un partito rivoluzionario, dice infine Mao, è impossibile guidare la classe operaia e le larghe masse popolari a sconfiggere l'imperialismo e i suoi lacché". Su ciò non c'è bisogno di spendere tante parole in quanto questa tesi è ampiamente comprovata dalla storia e dai fatti attuali. I popoli, anche se guidati da partiti e movimenti non marxisti-leninisti, possono riuscire a liberarsi dall'imperialismo straniero, come numerosi casi passati e recenti dimostrano, ma se non hanno alla testa un Partito rivoluzionario marxista-leninista non possono abbattere il capitalismo del proprio paese. Perché solo tale Partito vuole veramente sopprimere il capitalismo, e ha l'esperienza, l'ideologia, la strategia e la tattica giuste per riuscirvi.L'imperialismo è un mostro feroce, sanguinario e insaziabile, anche quando vuole apparire come una "fata" che soccorre i popoli in rivolta, come è accaduto in Libia e potrebbe accadere in Siria. Non è degno di alcuna credibilità "umanitaria". Quello che fa, pure ciò che sembra giusto o addirittura richiesto, lo fa esclusivamente per il suo interesse: dominare i popoli e depredare le ricchezze e le risorse dei loro paesi, espandere il proprio mercato, accrescere i propri profitti e rafforzare la propria egemonia internazionale. Allo stesso tempo affama, sfrutta e succhia il sangue al proprio popolo addossandogli la crisi

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finanziaria ed economica che l'affligge, la più grave e devastante dal 1929.La guerra di aggressione alla Libia ha aperto un nuovo capitolo dell'interventismo militare "umanitario" dell'imperialismo e delle sue organizzazioni internazionali Onu e Nato. D'ora in poi queste ultime riterranno una norma e un diritto acquisito intervenire con le armi in quei paesi i cui popoli si sollevano contro l'oppressione dei propri governanti. Noi non l'accettiamo, non lo dobbiamo permettere, e ci appelliamo ai popoli a non fare affidamento su di esse e sull'imperialismo, a difendere la propria autonomia e libertà e l'indipendenza e la sovranità del loro paese, contando sulle proprie forze e sull'aiuto degli altri popoli antimperialisti.Il Partito del proletariato non può esistere e operare efficacemente se non ha un numero sufficiente di militanti che dedicano completamente la loro vita alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo. Combattenti rossi di prima linea, preparati ideologicamente e politicamente, coerenti con la concezione marxista-leninista del Partito, ben centralizzati e disciplinati, fortemente legati alle masse, capaci di conquistare la fiducia delle masse del proprio ambiente di lavoro, di studio e di vita, di aiutare le masse a risolvere i loro problemi materiali e immediati, di elevare la loro coscienza politica e di organizzarle, mobilitarle e guidarle nella lotta di classe; capaci di praticare la linea di massa e del fronte unito.La pratica del fronte unito è fondamentale per legarsi alle masse e per coltivare le alleanze necessarie al successo delle lotte immediate e a quelle a lungo termine. Dobbiamo però stare attenti a non scivolare a destra o a "sinistra". In ogni caso, stando le attuali condizioni del nostro Paese, è escluso che si possano stipulare delle alleanze organiche e stabili con i governi centrale, regionali e locali. Ciò non esclude eventuali convergenze di fatto su specifiche questioni.Come dice Mao, noi dobbiamo "Servire il popolo con tutto il cuore e non solo con metà, o due terzi"(7). Non possiamo perciò lesinare il nostro impegno politico rivoluzionario. Dobbiamo ispirarci alla parola d'ordine del Partito Non un minuto vada perso, tutto il tempo venga dedicato alla rivoluzione, compatibilmente alle proprie condizioni di età, di salute, familiare, professionale e di studente."Un comunista, indica Mao, deve essere franco, leale e attivo, deve mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa vita e subordinare gli interessi personali a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve essere fedele ai principi giusti e condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la vita collettiva del Partito e rafforzare i legami tra il Partito e le masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso. Solo così può essere considerato un comunista"(8). Non è facile essere un simile marxista-leninista ma dobbiamo riuscirci, prendendo esempio dalle compagne e dai compagni che già praticano, alcuni da decenni e da sempre, questa militanza marxista-leninista.Una militanza che non può essere paragonata e eguagliata a nessun'altra militanza e impegno politico e sociale, perché essa è l'attività più grande, più giusta, più utile, più meritoria e più gratificante che possa fare chi vuole dare il massimo contributo al progresso sociale e all'emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.Il nostro auspicio è che un numero sempre più grande di elementi avanzati,

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combattivi e coscienti, specialmente le operaie e gli operai, le studentesse e gli studenti, le intellettuali e gli intellettuali, capiscano l'importanza e la necessità storica della militanza marxista-leninista e si uniscano a noi senza più indugio sotto le rosse bandiere dei Maestri, del socialismo e del PMLI. Sotto queste nostre bandiere ci stanno benissimo anche i credenti rivoluzionari simpatizzanti del Partito.I militanti marxisti-leninisti sono dei soldati rossi ma se non hanno una guida, degli ufficiali rossi, come possono sprigionare tutta la loro forza, organizzarsi, marciare all'unisono, combattere le stesse battaglie, sparare nella stessa direzione e sugli stessi bersagli, che sono i nostri nemici di classe? Occorrono quindi dei quadri rossi, che siano all'altezza dei loro compiti e delle loro funzioni, che godano della fiducia del Partito, del proletariato e delle masse, che sappiano organizzare, dirigere, educare e mobilitare i membri del Partito nella lotta di classe. Essi, ai vari livelli, devono essere i migliori militanti in assoluto del Partito, senza alcuna discriminazione di anzianità, di età, sesso, orientamento sessuale, origine sociale, pur tenendo presente che le operaie e gli operai devono costituire la testa e la colonna vertebrale del Partito.Mao ha indicato che le guide del Partito "devono essere quadri e dirigenti con una profonda conoscenza del marxismo-leninismo, politicamente lungimiranti, capaci nel lavoro, pronti a ogni sacrificio, in grado di affrontare da soli i problemi, incrollabili di fronte alle difficoltà, leali e dediti al servizio della nazione, della loro classe e del Partito. È su questi quadri e dirigenti che il Partito conta per mantenere i legami con la base e con le masse, ed è facendo affidamento sulla loro ferma direzione delle masse che il Partito può riuscire a sconfiggere il nemico"(9).I quadri attuali del PMLI, in genere, hanno queste caratteristiche, ma abbiamo ancora molto spazio per migliorarci, per diventare sempre più forti, soprattutto dal punto di vista teorico e della conoscenza della realtà. Non si finisce mai di imparare, e noi dobbiamo continuare a imparare fino a che non ci si chiudono gli occhi definitivamente. Guai a sentirsi arrivati e appagati da quello che già si sa e sappiamo fare.Non siamo eterni, quindi abbiamo il dovere di lavorare seriamente e concretamente per formare i nostri successori. Per quanto riguarda la futura Segreteria generale, il 5° Congresso nazionale del PMLI e il Comitato centrale da esso eletto hanno già preso le dovute misure. Possiamo stare tranquilli, per ora. Queste misure assicurano la continuità della linea e della direzione proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste del PMLI.Ma non sono sufficienti. Bisogna formare i successori a tutti i livelli, dalle Cellule in su. In questo lavoro decisivo per l'avvenire rivoluzionario del PMLI e per la rivoluzione socialista italiana, dobbiamo seguire fermamente e mettere in pratica le seguenti indicazioni di Mao: "Perché ci sia la garanzia che il Partito e il paese non cambino colore dobbiamo non solo avere una linea e una politica giuste, ma anche formare ed educare milioni di successori della causa della rivoluzione proletaria.In ultima analisi, formare i successori della causa rivoluzionaria del proletariato vuol dire decidere se ci sarà o no chi può portare avanti la causa della rivoluzione marxista-leninista iniziata dalla vecchia generazione di rivoluzionari proletari, se la direzione del nostro Partito e dello Stato resterà o no nelle mani dei rivoluzionari proletari, se i nostri

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discendenti continueranno o no ad avanzare lungo la giusta strada tracciata dal marxismo-leninismo,o, in altre parole, se riusciremo o no a prevenire la nascita del revisionismo kruscioviano in Cina. In breve, si tratta di una questione di estrema importanza, una questione di vita o di morte per il nostro Partito e il nostro paese. È una questione di fondamentale importanza per la causa rivoluzionaria proletaria nei prossimi cento, mille e diecimila anni. Basandosi sui cambiamenti nell'Unione Sovietica, i profeti imperialisti puntano le loro speranze di 'evoluzione pacifica' sulla terza o quarta generazione del Partito cinese. Dobbiamo smentire queste profezie degli imperialisti. Dalle nostre più alte organizzazioni a quelle di base, dobbiamo dovunque curare costantemente la formazione e l'educazione dei successori della causa rivoluzionaria.Quali requisiti devono avere i degni successori della causa rivoluzionaria del proletariato?Essi devono essere autentici marxisti-leninisti e non, come Krusciov, revisionisti travestiti da marxisti-leninisti.Devono essere rivoluzionari che di tutto cuore servono la stragrande maggioranza del popolo della Cina e di tutto il mondo e non essere come Krusciov, che serve gli interessi di un pugno di gente, ossia dello strato borghese privilegiato nel suo paese, e gli interessi dell'imperialismo e della reazione stranieri.Devono essere uomini politici proletari, capaci di unirsi e lavorare con la stragrande maggioranza. Devono unirsi non solo con chi è d'accordo, ma sapersi unire anche con chi non lo è e, dopo che la pratica ne abbia provato gli errori, perfino con chi in precedenza li avversava. Devono stare particolarmente in guardia contro gli arrivisti e i cospiratori come Krusciov e impedire che tali cattivi elementi usurpino la direzione del Partito e dello Stato a qualsiasi livello.Devono dare l'esempio nell'applicare il centralismo democratico del Partito, impadronirsi del metodo di direzione basato sul principio 'dalle masse alle masse', coltivare uno stile democratico che li renda capaci di ascoltare le masse. Non devono, come Krusciov, essere dispotici e violare il centralismo-democratico del Partito, compiere attacchi di sorpresa contro i compagni o agire in modo arbitrario e dittatoriale.Devono essere modesti e avveduti e guardarsi dall'arroganza, e dalla precipitazione; devono compenetrarsi dello spirito dell'autocritica e avere il coraggio di correggere i difetti e gli errori riscontrati nel loro lavoro. Non devono mai, come Krusciov, nascondere i propri errori, attribuirsi tutto il merito e gettare tutta la colpa sugli altri.I successori della causa rivoluzionaria del proletariato emergono nelle lotte di massa e si temprano nelle grandi tempeste della rivoluzione. È essenziale mettere alla prova e giudicare i quadri e scegliere e formare i successori nel corso di prolungate lotte di massa"(10).Il centralismo democratico è il principio organizzativo fondamentale del Partito del proletariato. Un principio irrinunciabile, avversato e calunniato dai nemici di classe, dai falsi comunisti e mal tollerato dagli individualisti. Il centralismo democratico è uno dei segni distintivi del Partito del proletariato. In esso non ci può essere solo centralismo e sola democrazia. Nel primo caso si cadrebbe nel militarismo borghese, nel secondo nell'anarchia. Ci vogliono sia centralismo sia

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democrazia in unità dialettica, e che siano attivi entrambi con lo stesso rilievo in modo che nel Partito ci siano la massima espressione personale e la massima unità operativa rivoluzionaria.Mao così spiega il centralismo democratico: "In seno al popolo, la democrazia e il centralismo sono in relazione reciproca e così la libertà e la disciplina. Sono i due opposti di una sola identità, in contraddizione fra loro ma al tempo stesso uniti; non dobbiamo accentuare unilateralmente un aspetto e negare l'altro. In seno al popolo, non possiamo fare a meno della libertà, ma anche della disciplina; non possiamo fare a meno della democrazia, ma neanche del centralismo. Questa unità di democrazia e di centralismo, di libertà e di disciplina costituisce il nostro centralismo democratico"(11).Nel Partito si possono avere idee diverse, e senza che ciò costituisca un problema, ma dopo la discussione, per non paralizzare l'azione del Partito, si devono mettere in pratica solo quelle della maggioranza. Questa è l'essenza del centralismo democratico, che Mao sintetizza con queste parole: "Dobbiamo riaffermare la disciplina di Partito: 1. l'individuo è subordinato all'organizzazione; 2. la minoranza è subordinata alla maggioranza; 3. il grado inferiore è subordinato al grado superiore; 4. tutto il Partito è subordinato al Comitato centrale. Chiunque violi queste regole di disciplina, rompe l'unità del Partito"(12).La minoranza tuttavia può sempre riproporre un nuovo esame della sua posizione se i fatti, gli avvenimenti successivi, avranno dimostrato che aveva ragione. In tal caso la maggioranza dovrà fare la dovuta autocritica.Il Partito è un corpo vivo, pensante, operante, combattivo, completamente dedito alla lotta di classe, composto da membri provenienti da esperienze e formazione diverse, con origine di classe e di età varie, che portano inevitabilmente dentro il Partito delle contraddizioni. Comunque le contraddizioni nel Partito ci saranno anche dopo l'amalgama organizzativa e l'unificazione del pensiero sulla base del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Perché, come afferma Mao, "Contrapposizione e lotta tra idee diverse sorgono costantemente nel Partito: ciò è il riflesso nel Partito delle contraddizioni di classe esistenti nella società e della contraddizione tra il nuovo e il vecchio"(13).Le contraddizioni nel Partito possono essere di due tipi: quelle in seno al popolo e quelle tra noi e il nemico, ossia i revisionisti di destra e di "sinistra". Le prime non sono antagoniste e possono essere risolte con la discussione e la persuasione, le seconde sono antagoniste e vanno risolte con una dura lotta ideologica di principio; a volte, quando sono esaurite tutte le armi dialettiche, possono essere risolte con la radiazione o l'espulsione dal Partito. Decisioni estreme, che si prendono quando ciò è assolutamente necessario per l'unità rivoluzionaria e marxista-leninista del Partito.La critica e l'autocritica sono lo strumento che dobbiamo usare per trattare le contraddizioni in seno al Partito. Primo, autocriticarsi spontaneamente se si commettono degli errori. Secondo, criticare senza indugio chi sbaglia, o che ci sembra che sbagli, chiunque esso sia. Tutti, chi più, chi meno, commettiamo degli errori, piccoli, medi o grandi; quindi tutti siamo soggetti alla critica e all'autocritica, a seconda della gravità degli errori commessi. In questo processo diventiamo più forti personalmente e collettivamente, perché impariamo qualcosa di più e a non ripetere gli stessi errori.Autocriticarsi è necessario per ripulirsi dall'influenza borghese o revisionista e

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per evitare che altri membri del Partito commettano gli stessi errori. Criticare chi sbaglia è necessario per impedire che idee, proposte, modi di fare non marxisti-leninisti prendano campo nel Partito, e per correggere chi commette degli errori in buona fede. Come dice Mao, "Siamo per la lotta ideologica attiva, perché è l'arma per assicurare l'unità del Partito e delle organizzazioni rivoluzionarie e renderli così idonei a combattere. Ogni comunista, ogni rivoluzionario deve impugnare quest'arma.Il liberalismo invece respinge la lotta ideologica ed è per una pace senza principi; ne risulta un atteggiamento decadente e filisteo, e la degenerazione politica di certe unità e alcuni individui nel Partito e nelle organizzazioni rivoluzionarie"(14).Chi rifugge dalla lotta ideologica attiva, chi non regge alle critiche, getta la spugna e fugge dal Partito, vuol dire che non è un autentico marxista-leninista. Il Partito non si abbandona mai qualsiasi cosa accada a livello personale e collettivo. Lo si lascia solo se cambia colore politico e non ci sono più le condizioni soggettive e oggettive per restaurare la linea e la direzione marxiste-leniniste. In questo caso però non ci si deve ritirare a vita privata ma impegnarsi per ricostruire il vecchio Partito marxista-leninista.Gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Partito marxista-leninista, sono già largamente praticati a tutti i livelli del PMLI, d'ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevolezza, con una coscienza ideologica, politica e organizzativa più alta e più matura. Sulla storia del Partito del proletariato in ItaliaLa questione del Partito del proletariato è una questione di fondamentale importanza per le sorti del proletariato, della lotta di classe, della rivoluzione proletaria e del socialismo.I primi a parlare di tale Partito a livello mondiale sono stati Marx e Engels. Essi ne hanno gettato le basi nel "Manifesto del Partito comunista" del 1948 combattendo contro le concezioni errate del socialismo e del comunismo, e, successivamente, contro gli anarchici di Bakunin, che, afflitti dall'individualismo piccolo borghese, non accettavano alcuna disciplina e direzione. Ma è Lenin, profondo conoscitore del marxismo fin da quando partecipava al movimento rivoluzionario studentesco, che ha elaborato la teoria del Partito marxista-leninista nel corso della lotta per la fondazione e la costruzione del Partito russo e contro il populismo, l'economismo, lo spontaneismo e il menscevismo. Fondamentali al riguardo le sue celebri opere "Che fare?" del 1902 e "Un passo avanti e due indietro" del 1904.Stalin e Mao hanno fatto propri gli insegnamenti di Lenin sul Partito, li hanno difesi contro i revisionisti di destra e di "sinistra" e li hanno arricchiti sulla base dell'esperienza dei propri Partiti e del movimento comunista internazionale.In Italia, il proletariato viene organizzato in partito per la prima volta nell'ultimo ventennio dell'Ottocento. In precedenza esistevano società operaie di mutuo soccorso e poi di "resistenza", rete di Leghe, rete di fasci, circoli di studi sociali, Consolati operai (Federazioni di associazioni di mestieri) e poi di Camere di lavoro, sparse un po' ovunque in Italia.Nel 1882 nasce il Partito operaio italiano su iniziativa del Circolo operaio milanese. Nel 1886 viene sciolto da Depretis, ma si ricostituisce nell'anno seguente. Nel 1892 viene fondato a Genova il Partito socialista italiano, che in un

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primo momento assume il nome di Partito dei lavoratori italiani. I delegati provenivano da ogni parte d'Italia in rappresentanza delle varie correnti che si richiamavano al socialismo: operaisti, socialisti rivoluzionari, evoluzionisti, repubblicani collettivisti, anarchici. La maggioranza del congresso guidata da Filippo Turati, rompe organizzativamente con gli anarchici e gli operaisti, assume il marxismo e si pone l'obiettivo del socialismo.Ma nel programma, approvato dal Congresso appare chiara la natura riformista e revisionista del PSI. In esso infatti si legge che occorre una "lotta più ampia intesa a conquistare i poteri pubblici (Stato, comuni, amministrazioni pubbliche) per trasformarli in strumenti, quali oggi sono, di oppressione e di sfruttamento, in uno strumento per l'emancipazione economica e politica dalla classe dominante". Ciò doveva avvenire per via elettorale e parlamentare.Con la fondazione del PSI i mazziniani, gli anarchici, gli operaisti, che fino ad allora avevano fortemente influenzato e condizionato il movimento operaio italiano, vengono sconfitti, ma al contempo veniva sabotata la lotta per il vero socialismo. In un momento in cui cresceva la spinta del proletariato verso il socialismo, e la classe dominante borghese prendeva misure politiche, partitiche, tattiche per contrastare l'avvento del socialismo.In ciò aiutata da papa Leone XIII che, attraverso la sua enciclica "Rerum Novarum" (Cose nuove), pubblicata il 15 maggio 1891, attaccava sistematicamente il marxismo, il socialismo, la lotta di classe e lo sciopero; teorizzava l'interclassismo, la collaborazione tra le classi e la terza via tra il liberalismo e il socialismo; e poneva le basi per il partito dei cattolici italiani legato al Vaticano.Il PSI si autosmaschererà completamente quando arriva ad attaccare Lenin e il socialismo autentico, tanto da costringere la minoranza comunista a uscire dal partito e a fondare a Livorno, il 21 gennaio 1921, il PCd'I, che poi assumerà il nome PCI. Un atto storico rivoluzionario, che fa onore ai delegati di base che l'hanno compiuto.Questo partito nasce per fare la rivoluzione socialista e instaurare la dittatura del proletariato. Ma non sarà così perché, come era successo al PSI, ne prenderanno subito la testa dei democratici borghesi, all'inizio attraverso il settario, dogmatico e trotzkista Amedeo Bordiga, successivamente con i revisionisti di destra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti.Alla fine, com'è noto, il PCI, mai autenticamente comunista, chiude i battenti grazie al trotzkista Achille Occhetto e agli opportunisti neoliberali Massimo D'Alema, Walter Veltroni e altri, tra cui Pier Luigi Bersani, già di Avanguardia operaia.Il PCI si autosmaschera come partito revisionista, riformista, borghese e anticomunista gradualmente per non dare troppo all'occhio di Lenin, Stalin, Mao e al proletariato fermamente intenzionato a conquistare il socialismo e il potere politico. Un passaggio fondamentale si ha col "partito nuovo" teorizzato da Togliatti, subito dopo il suo rientro in Italia da Mosca, nel marzo 1944, che comportava, tra l'altro, la cancellazione del vincolo al marxismo-leninismo per l'adesione al partito.Il seme del revisionismo e del riformismo sta però in Gramsci. Lo spiega candidamente, ora che non ha più nulla da nascondere, il vecchio trotzkista ingraiano Alfredo Reichlin, attuale dirigente del PD, su "l'Unità" del 6 febbraio di quest'anno. Le sue parole sono queste: "Il PCI è nato per impulso della

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Rivoluzione d'ottobre ma che al fondo si nutrì di una grande eresia rispetto alla 'vulgata' del leninismo... La storia dei comunisti è stata anche quella di pensarsi come i grandi riformatori che in Italia non c'erano stati. I nuovi giacobini e i nuovi luterani. Viene da qui. La grande idea gramsciana di un partito diverso rispetto alle formazioni rivoluzionarie precedenti e al modello di professionisti del colpo di Stato che poteva derivare da una lettura acritica della Rivoluzione russa. Il PCI respinse la visione catastrofica e troppo semplicistica del potere che veniva da Lenin. L'idea invece sulla quale abbiamo edificato il PCI era l'opposto: l'idea dell'egemonia. Una classe diventa dominante se prima ancora di andare al potere diventa dirigente, se è in grado cioè di esercitare una direzione intellettuale e morale sulla intera società, se elabora una cultura più avanzata e riunifica il popolo con gli intellettuali. Se crea insomma una classe dirigente. E questo fu il pane che noi mangiammo insieme con tante altre ingenuità. Fu un'idea nostra - conclude Reichlin - originale della rivoluzione italiana. Non 'fare come in Russia'".Il PCI si autoscioglie nel 1991 perché ha esaurito la sua funzione "comunista" e perché i suoi dirigenti avevano bisogno di rifarsi una verginità e di rilanciarsi come autentici democratici borghesi fedeli al capitalismo.I grandi Maestri del proletariato internazionale hanno seguito attentamente e personalmente le vicende riguardanti il Partito italiano, data la rilevanza della storia e l'importanza del proletariato del nostro Paese.Marx e Engels hanno scritto delle pagine fondamentali sul Risorgimento italiano dal 1848 all'Unità d'Italia nel 1861. Engels, eletto il 1° agosto 1871 Segretario della Prima Internazionale per l'Italia, fino alla sua morte, avvenuta nel 1895, ha seguito passo passo il movimento operaio italiano. Nel 1893 ha pubblicato una prefazione italiana de Il Manifesto del Partito comunista, e si è prodigato in tanti consigli a chi si occupava del movimento operaio italiano. Celebre la sua lettera del 1894 a Turati in cui dissuadeva il leader del PSI a entrare nel governo borghese come minoranza.Lenin ha svolto un ruolo fondamentale per smascherare Turati e Bordiga, e per la fondazione del PCI. Stalin ha cercato fino all'ultimo di tenere sotto controllo Togliatti facendolo lavorare per la Terza Internazionale e poi per il movimento comunista mondiale.Mao si è adoperato per smascherare il revisionismo del PCI facendo pubblicare due importanti editoriali sulla stampa del Partito. Il primo su il "Quotidiano del popolo", organo del CC del PCC, del 31 dicembre 1962 dal titolo "Le divergenze tra il compagno Togliatti e noi", il secondo su "Bandiera Rossa", organo teorico del CC del PCC, del giugno 1963 dal titolo "Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi".Questi due interventi di alto contenuto ideologico sono stati essenziali per i primi quattro pionieri del PMLI per far loro comprendere la natura revisionista del PCI, per orientarli ideologicamente, politicamente e organizzativamente e per combattere, a cominciare dal 1967, la cricca revisionista di Togliatti.Subito dopo la sua chiusura, il posto del PCI è stato preso dal partito trotzkista Rifondazione comunista di Armando Cossutta, Diliberto e Garavini, e poi di Fausto Bertinotti, Nichi Vendola e Franco Giordano, infine di Paolo Ferrero. Altri partiti, gruppi e movimenti si autodefiniscono comunisti, in primo luogo il PdCI di Diliberto e di un ex esponente di "Lotta continua" Marco Rizzo. Quest'ultimo, dopo che è stato espulso dal partito, ha fondato Comunisti-sinistra popolare

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legata al partito comunista greco.Un filo comune lega tutti costoro: Gramsci; qualcuno, come Fosco Giannini dell'"Ernesto", aggiunge Lenin, per essere sicuro che il nuovo imbroglio della "ricostruzione del partito comunista" coinvolga coloro che vogliono "fare come in Russia". Sarà però difficile che si faccia abbindolare chi conosce a sufficienza Lenin.Ormai il proletariato italiano ha il suo Partito, il PMLI, e quindi i sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia veramente cambiare questa società borghese hanno tutte le possibilità per capire da che parte stare e cosa fare, una volta che vengono a conoscenza del Partito. La missione storica del PMLIIl PMLI è nato per fare la rivoluzione socialista e la farà, se riusciremo a tenere alla larga i revisionisti e gli agenti della borghesia che inevitabilmente, man mano che saremo numericamente più forti e maggiormente legati alle masse, cercheranno di infiltrarsi nel Partito, di prenderne il potere e deviarlo dalla via dell'Ottobre."Salvare la Cina". Questo è quello che voleva Mao, e c'è riuscito. "Salvare l'Italia". Questo è quello che vuole il PMLI, e ci riuscirà, dovessero passare mille anni. La nostra missione storica è quella di sopprimere il capitalismo, disarcionare dal potere la borghesia e guidare il proletariato alla conquista del potere politico e del socialismo. Come ha detto il compagno Mino Pasca, rispondendo con un messaggio del 18 dicembre 2009 agli auguri di compleanno, "Gli uomini passano, il PMLI vivrà finché non avrà realizzato il paradiso su questa terra".Un'impresa titanica, che richiede la totale dedizione e la massima preparazione dei marxisti-leninisti e la partecipazione attiva e consapevole del proletariato e dei suoi alleati.Non esiste in teoria e in pratica una ricetta in grado di far cambiare natura al capitalismo, nemmeno la vecchia ricetta riformista del cosiddetto "nuovo modello di sviluppo" rilanciato da Vendola e da altri suoi simili, tra cui ex "ultrasinistri" e spontaneisti.Le vicende riguardanti la P3, la P4, gli scandali Berlusconi, Tarantini, Frisullo, Tedesco, Morichini, Pronzato, Penati e altri, appaltopoli, affittopoli, calciopoli danno il quadro chiaro della corruzione, dello squallore, del marciume che regnano sovrani nella classe dominante borghese, nello Stato borghese e nei politicanti borghesi di destra e di "sinistra". Impossibile spazzar via tutto ciò se non si ricorre alla scopa della rivoluzione proletaria e del socialismo.In occasione del 3° Congresso nazionale del PMLI che, come ha ricordato la compagna Monica Martenghi nel suo saluto, si è tenuto nel dicembre 1985, in questa sala, abbiamo lanciato il disegno generale del socialismo in Italia. Lo poniamo all'attenzione del proletariato, delle masse e delle nuove generazioni per valutarlo, farlo proprio e servirsene per orientare e dare un respiro strategico alle loro lotte.Al contempo invitiamo tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali, religiose antifasciste a unirsi per abbattere Berlusconi, il nuovo Mussolini e il principale massacratore sociale. Non possiamo certo aspettare la scadenza della legislatura nel 2013 perché egli può causare altri e più gravi danni al popolo e al Paese e rivincere le elezioni.

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Comunque la sua manovra economica, e i disegni di legge costituzionali a essa collegati, non devono passare. È un golpe istituzionale poiché investe gli articoli 41, 53, 81 e 119 della Costituzione, cancella il contratto nazionale di lavoro e l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e colpisce duramente i lavoratori e le masse popolari, per quanto riguarda in particolare le pensioni per le lavoratrici, i servizi sociali e assistenziali, la sanità e i servizi pubblici.Un massacro costituzionale, sociale e sindacale senza precedenti che può essere fermato solo da una rivolta popolare. In parlamento non ci sono i voti e le sedicenti opposizioni non mettono in discussione i cosiddetti saldi, ossia le cifre dalla manovra che ammontano a 70 miliardi da qui al 2014.Questa micidiale manovra, avallata dal nuovo Vittorio Emanuele III Giorgio Napolitano, la devono pagare esclusivamente chi ha i soldi per pagarla, cioè i finanzieri, i padroni e i ricchi, quel 10% degli italiani che possiede il 45-50% della ricchezza del Paese.Pertanto chiediamo la cancellazione del debito pubblico, della costituzionalizzazione del pareggio di bilancio e della totale libertà delle imprese, degli articoli riguardanti il contratto nazionale, l'articolo 18, le pensioni, il blocco di due anni delle liquidazioni dei lavoratori pubblici, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, le grandi opere. Inoltre chiediamo l'uscita dell'Italia dall'Unione europea e la restaurazione della lira, la nazionalizzazione delle banche, la tassa sui grandi patrimoni, la ritassazione dei soldi esportati di chi ha usato lo scudo fiscale, la tassa sulle transazioni finanziarie, il dimezzamento delle spese militari, il ritiro dei soldati italiani da tutte le "missioni" all'estero, lo stipendio dei parlamentari non più del triplo del salario medio operaio, l'abolizione del vitalizio dei parlamentari, l'assunzione a tempo indeterminato dei precari, un piano per la piena occupazione, la cancellazione dei ticket sanitari e dell'aumento dell'IVA.L'attuale devastante crisi economica dimostra ancora una volta che il capitalismo non può evitare le crisi per le sue contraddizioni interne e per le contraddizioni intercapitalistiche. Essa dimostra anche che, nella fase suprema del capitalismo, l'imperialismo, il capitale finanziario ha il predominio sul capitale industriale e impone la sua volontà ai governi, agli Stati e alle coalizioni di Stati.Per abolire queste crisi e il dominio del capitale non c'è altra strada che abolire il capitalismo. Dobbiamo perciò combattere ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, costituzionale, riformista e pacifica, e al contempo convincere i movimenti di massa di cui facciamo parte a essere autonomi e indipendenti dalle istituzioni borghesi e dai governi borghesi, qualsiasi colore essi abbiano. Compresi i governi arancione di Luigi De Magistris e di Giuliano Pisapia, che si adoperano per integrare i movimenti e la sinistra sociale nelle istituzioni borghesi e nel capitalismo attraverso la cosiddetta "democrazia partecipativa".Noi siamo nettamente contro alla "coesione nazionale" e al "patto sociale" tra oppressi e oppressori, tra sfruttati e sfruttatori, tra governanti borghesi e governati. Perché ciò significa unicamente rafforzare il capitalismo, le sue istituzioni e i suoi governi e frenare la lotta di classe.Noi dobbiamo unirci con tutti quelli con cui possiamo unirci sulle questioni immediate di comune interesse, praticando una larga politica di fronte unito e di alleanze con un attento occhio politico e sulla base delle strategie e delle tattiche del Partito.Noi sosteniamo il movimento popolare contro la Tav nella Val di Susa ed esprimiamo la nostra massima solidarietà militante ai suoi combattenti, che l'altra

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notte sono stati aggrediti dalle "forze dell'ordine" del neofascista Maroni.Dobbiamo appoggiare tutti i movimenti di massa anticapitalisti e le organizzazioni umanitarie. Anche se non ne facciamo parte, come è il caso di Emergency, che sta tenendo il suo incontro nazionale contemporaneamente alla nostra commemorazione di Mao in questo stesso Palazzo dei Congressi. A essa esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno per le sue iniziative per la libertà del volontario Francesco Azzarà sequestrato recentemente in Darfur.Care compagne, cari compagni,la commemorazione di Mao ormai volge al termine. Tra breve ripartirete per le vostre città, alcuni di voi addirittura all'estero in quanto emigrati, per riprendere i vostri posti di lotta. Come per il passato, vi seguiremo col pensiero e fornendovi tutto l'aiuto che ci è possibile. Tutti i militanti e i simpatizzanti attivi del PMLI sono nel cuore del CC, dell'Ufficio politico e del Segretario generale.Nel salutarvi e nell'augurarvi nuovi e più grandi successi, prendo in prestito le parole che Mao rivolgeva ai compagni che stavano per partire per il fronte. Allora, era il 26 agosto 1945, il popolo cinese combatteva contro l'aggressore giapponese.Con linguaggio lirico e con una delle sue più splendenti metafore, così Mao si esprimeva: "Tutti i compagni che si recano al fronte devono essere spiritualmente preparati in modo che, una volta sul posto, possano mettere radici, fiorire e dare frutti. Noi comunisti siamo come i semi e il popolo è come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire in mezzo al popolo. Ovunque vadano, i nostri compagni devono stabilire buone relazioni con le masse, prendersi cura di esse e aiutarle a superare le difficoltà. Dobbiamo unirci alle larghe masse popolari; quanto più ci riusciremo, meglio sarà"(15).È esattamente quello che dobbiamo fare tutti noi. Mao, te lo promettiamo! Mao, grazie di tutto!Con Mao per sempre!Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato!Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Note1) Edgar Snow, Stella rossa sulla Cina, Einaudi editore, p. 1682) Mao, Combattere le idee borghesi all'interno del Partito, 12 agosto 1953, in Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 1233) Mao, Sulla bozza di Costituzione della Repubblica popolare cinese, 14 giugno 1954, ibidem, p. 1694) Mao, Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista, novembre 1948, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere - Pechino, vol. 4°, p. 2925) Mao, Rettificare lo stile di lavoro del Partito, 1° febbraio 1942, ibidem, vol. 3°, pp. 33 e 376) Mao, Sulla Nuova Democrazia, gennaio 1940, Opere scelte, ibidem, vol. 1°, p. 3147) Mao, Perseveriamo in una vita semplice e in una lotta ardua e teniamo rapporti stretti con le masse, marzo 1957, in Rivoluzione e costruzione, Einaudi editore, p. 603

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8) Mao, Contro il liberalismo, 7 settembre 1937, Opere scelte, ibidem, vol. 2°, p. 279) Mao, Conquistare a milioni le masse nel fronte unito nazionale antigiapponese, 7 maggio 1937, Ibidem, vol. 1°, pag. 30810) Mao, citato in Il falso comunismo di Krusciov e le lezioni storiche che dà al mondo, 14 luglio 196411) Mao, Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, 27 febbraio 1957, Piccola biblioteca marxista-leninista, Editore PMLI, p. 1312) Mao, Il ruolo del Partito comunista cinese nella guerra nazionale, ottobre 1938, Opere scelte, Casa editrice in lingue estere - Pechino, vol. 2°, p. 21213) Mao, Sulla contraddizione, agosto 1937, Ibidem, vol. 1°, p. 33614) Mao, Contro il liberalismo, 7 settembre 1937, Ibidem, vol. 2°, p. 2515) Mao, Sui negoziati di Chungking, 17 ottobre 1941, Ibidem, vol. 4°, p. 55