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ilbolscevico34xi

Date post: 27-Jun-2015
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54 miliardi tutti sulle spalle delle masse popolari
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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 34 - 29 settembre 2011 Appoggiamo, studiamo e applichiamo il discorso di Scuderi sugli insegnamenti di Mao sul Partito Approvata definitivamente dal parlamento nero a colpi di fiducia la manovra del massacro sociale sponsorizzata da Napolitano. E costui risponde a muso duro alla Fiom e ai giuristi che gli chiedono di non firmarla 54 MILIARDI TUTTI SULLE SPALLE DELLE MASSE POPOLARI L’aumento dell’Iva costerà 385 euro a famiglia. Anticipato al 2014 l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato. Ridotti i tagli ai parlamentari. I grandi evasori non niranno in carcere LA POLIZIA CARICA I MANIFESTANTI E I “SINDACATI DI BASE” CHE ASSEDIANO MONTECITORIO PAG. 2 Roma, 14 settembre 2011. La polizia carica e intimidisce i manifestanti che protestano contro la manovra davanti a Mon- tecitorio MIGLIAIA IN CORTEO CONTRO IL MASSACRO SOCIALE La polizia di Berlusconi e Maroni manganella la protesta davanti a Montecitorio Studentesse, studenti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per difendere l’istruzione pubblica e per abbattere Berlusconi “Estorsione” da 850 mila euro ARRESTATO TARANTINI: PAGATO DA BERLUSCONI PER TACERE Il premier a Lavitola: “resta dove sei”. “Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di merda di cui sono nauseato” D’ALEMA TIRATO IN BALLO NELL’INCHIESTA DI BARI SUL GIRO DI ESCORT E APPALTI DELLA CRICCA TARANTINI Un mostro giuridico iperliberista e neofascista che riporta indietro il diritto del lavoro di 50 anni L’ARTICOLO 8 DELLA MANOVRA DEL GOVERNO BERLUSCONI DEVE ESSERE ABOLITO Cancella il contratto nazionale e lo statuto dei lavoratori, permette le deroghe alle leggi, dà il via libera ai licenziamenti facili MARCHIONNE RINGRAZIA SACCONI PAG. 4 PAG. 6 PAG. 3 PAG. 7 Approvato il ddl 2657 dal Senato IL GOVERNO SPINGE A TAPPE FORZATE VERSO “IL PROCESSO LUNGO” Tutti i processi contro Berlusconi e i corrotti boss borghesi nirebbero in prescrizione “La P3 era un’associazione segreta” Dell’Utri, Verdini e Cosentino saranno processati per associazione a delinquere e corruzione IL RISULTATO DELL’INCHIESTA PAG. 8 PAG. 9 PAG. 10
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Page 1: ilbolscevico34xi

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 34 - 29 settembre 2011

Appoggiamo, studiamo

e applichiamoil discorso

di Scuderi sugli insegnamenti di Mao sul Partito

Approvata defi nitivamente dal parlamento nero a colpi di fi ducia la manovra del massacro sociale sponsorizzata da Napolitano. E costui risponde a muso duro alla Fiom e ai giuristi che gli chiedono di non fi rmarla

54 MILIARDI TUTTI SULLE SPALLE DELLE MASSE POPOLARI

L’aumento dell’Iva costerà 385 euro a famiglia. Anticipato al 2014 l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato.

Ridotti i tagli ai parlamentari. I grandi evasori non fi niranno in carcereLA POLIZIA CARICA I MANIFESTANTI E I “SINDACATI DI BASE”

CHE ASSEDIANO MONTECITORIO PAG. 2

Roma, 14 settembre 2011. La polizia carica e intimidisce i manifestanti che protestano contro la manovra davanti a Mon-tecitorio

MIGLIAIA IN CORTEO CONTRO IL MASSACRO SOCIALE

La polizia di Berlusconi e Maroni manganella la protesta

davanti a Montecitorio

Studentesse, studenti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale,

per difendere l’istruzione pubblicae per abbattere Berlusconi

“Estorsione” da 850 mila euro

ARRESTATO TARANTINI: PAGATO DA BERLUSCONI PER TACERE

Il premier a Lavitola: “resta dove sei”. “Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di merda di cui sono nauseato”D’ALEMA TIRATO IN BALLO NELL’INCHIESTA DI BARI SUL

GIRO DI ESCORT E APPALTI DELLA CRICCA TARANTINI

Un mostro giuridico iperliberista e neofascista che riporta indietro il diritto del lavoro di 50 anni

L’ARTICOLO 8 DELLA MANOVRA DEL GOVERNO BERLUSCONI DEVE ESSERE ABOLITO

Cancella il contratto nazionale e lo statuto dei lavoratori, permette le deroghe alle leggi, dà il via libera ai licenziamenti facili

MARCHIONNE RINGRAZIA SACCONI PAG. 4

PAG. 6

PAG. 3

PAG. 7

Approvato il ddl 2657 dal Senato

IL GOVERNO SPINGEA TAPPE FORZATE VERSO“IL PROCESSO LUNGO”Tutti i processi contro Berlusconi e i corrotti

boss borghesi fi nirebbero in prescrizione

“La P3era un’associazione

segreta”Dell’Utri, Verdini e Cosentino saranno processati per associazione a delinquere e corruzione

IL RISULTATO DELL’INCHIESTA

PAG. 8

PAG. 9

PAG. 10

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2 il bolscevico / massacro sociale N. 34 - 29 settembre 2011

Approvata defi nitivamente dal parlamento nero a colpi di fi ducia la manovra del massacro sociale sponsorizzata da Napolitano. E costui risponde a muso duro alla Fiom e ai giuristi che gli chiedono di non fi rmarla

54 MILIARDI TUTTI SULLE SPALLE DELLE MASSE POPOLARI

L’aumento dell’Iva costerà 385 euro a famiglia. Anticipato al 2014 l’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato. Ridotti i tagli ai parlamentari. I grandi evasori non fi niranno in carcere

LA POLIZIA CARICA I MANIFESTANTI E I “SINDACATI DI BASE” CHE ASSEDIANO MONTECITORIOIl 7 settembre al Senato e il 14

alla Camera il parlamento nero ha approvato a colpi di voti di fidu-cia la manovra del massacratore sociale Berlusconi, sponsorizzata da Napolitano e benedetta da Bru-xelles. Una manovra ulteriormen-te aggravata dai rimaneggiamenti all’ultimo tuffo chiesti espressa-mente dal Quirinale per render-la “più credibile” agli occhi del-la Banca centrale europea (BCE), dopo il “lunedì nero” del 5 settem-bre che aveva visto un crollo del 5% della Borsa di Milano e schiz-zare verso quota 400 il differen-ziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, e alla vigilia del-la riunione della BCE che dove-va decidere se continuare ad ac-quistare i nostri titoli per evitare il fallimento dell’Italia.

“Bisogna inserire nella ma-novra misure più efficaci, nessu-no può sottovalutare il segnale al-larmante che arriva dai mercati”, aveva avvertito Napolitano in un inatteso messaggio alle forze par-lamentari che si accingevano a esaminare il provvedimento, sug-gerendo anche in via riservata a Berlusconi e Tremonti di “raffor-zare” la manovra inserendo l’au-mento dell’Iva e un “intervento strutturale” sulle pensioni, nonché di anticipare l’approvazione della manovra a prima della riunione di Bruxelles. Musica per le orecchie del neoduce, che non aspettava al-tro che un nuovo alibi dal Quirina-le e da Bruxelles per tornare alla carica con l’aumento dell’Iva, da lui sempre proposto ma regolar-mente stoppato da Tremonti. E per rimettere le mani sulle pensioni, dopo la figuraccia del precipitoso ritiro del taglio degli anni di uni-versità e di militare riscattati nelle pensioni di anzianità.

Da qui una nuova frenetica trat-tativa con Tremonti e con la Lega per una ennesima modifica in cor-sa del maxiemendamento governa-tivo presentato al Senato, che alla fine si è conclusa con l’inserimento dell’aumento di un punto dell’ali-quota Iva del 20%, e con l’antici-po dal 2016 al 2014 dell’aumento progressivo dell’età pensionabile a 65 anni anche per le lavoratrici del settore privato. Berlusconi avreb-be voluto far partire l’aumento del-l’età pensionabile già dal prossimo anno e tagliare anche le pensioni di anzianità per tutti, ma a questo la Lega si è per ora opposta: ave-va già abbastanza problemi per far digerire alla propria base il volta-faccia sulla promessa che giam-mai avrebbe accettato che si met-tessero le mani sulle “pensioni del Nord”, tanto che Bossi ha dovuto disdire un comizio a Treviso, per timore di contestazioni. Ma se ne riparlerà certamente molto presto, forse in una manovra aggiuntiva da inserire nella legge Finanzia-ria, insieme alla svendita ai privati dei beni pubblici e delle aziende di Stato. Come c’è da aspettarsi an-che il ritorno del condono tomba-le (fiscale, edilizio e previdenzia-le insieme), che Berlusconi non ha mai smesso di accarezzare, tanto che lo ha fatto inserire in un ordine del giorno, a firma del suo recente

acquisto Scilipoti, approvato insie-me alla manovra.

Rispunta una (mini) “tassa di

solidarietà”Come foglia di fico in cambio

dell’aumento dell’età pensionabi-le (il “do ut des” rivelato da Berlu-sconi alla festa dei rampolli fasci-sti di “Atreiu”), Bossi e Tremonti hanno voluto la reintroduzione del “contributo di solidarietà” a cari-co dei redditi medio-alti, quello che aveva fatto “sanguinare il cuo-re” al neoduce e che era riuscito a far sparire, ma solo per i dipenden-ti privati, autonomi e professioni-sti. Ma ad ogni modo ha fatto di tutto perché fosse ridotto a una mi-sura puramente simbolica, il 3% (detraibili) per i redditi sopra i 300 mila euro l’anno, una misura che tocca appena 34 mila contribuenti, lo 0,075% del totale, e che frutterà solo 144 milioni in tre anni.

Una norma oltretutto clamoro-samente iniqua e anticostituziona-le, poiché non solo stabilisce una odiosa disparità di trattamento con i dipendenti pubblici e i pensio-nati, che restano tassati ancora al 5% sopra ai 90 mila euro e al 10% sopra i 150 mila, e per giunta non detraibili, ma anche perché questi ultimi verrebbero tassati tre volte, dovendo subire anche un’ulterio-re aliquota del 3% per la quota ec-cedente i 300 mila euro. Mentre i super ricchi sarebbero tassati solo un’unica volta al 3%. E i rentiers la farebbero addirittura del tutto franca, poiché le rendite non entra-no in dichiarazione dei redditi es-sendo tassate alla fonte.

Voto di fiduciain un parlamento

assediato Per soprammercato il neodu-

ce ha ottenuto la drastica riduzio-ne del contributo a carico dei par-lamentari con doppia attività e un ulteriore allentamento delle misu-re “antievasione”. Dopo la cancel-lazione dei nomi dei contribuenti dalle dichiarazioni dei redditi onli-ne e dell’obbligo di inserire i dati bancari in dichiarazione, già de-cisa con le precedenti modifiche, ha voluto e ottenuto anche un ulti-mo blitz sulla norma “manette agli evasori”, quella che vietava la con-cessione della condizionale a chi evade più di 3 milioni, già evirata peraltro dalla mancata retroattivi-tà: ha fatto inserire cioè la postilla che tale somma deve rappresenta-re almeno il 30% del fatturato del-l’azienda. Per puro caso rientrano in questa casistica anche i conten-ziosi fiscali in cui sono coinvolte le aziende del premier, come ad esempio la Mondadori.

Oltre a tutto ciò, nel vertice a Palazzo Grazioli del 6 settembre, è stato deciso anche di blindare il maxiemendamento così modifi-cato col voto di fiducia, il 49° di questo governo neofascista dal suo insediamento, in modo da avere la

La protesta contro la manovra del massacro sociale davanti al palazzo di Montecitorio

manovra già licenziata dal Senato il giorno dopo e approvata definiti-vamente dalla Camera la settimana successiva. Cosa che è stata sbriga-ta senza problemi da un parlamen-to nero per metà al soldo del nuovo Mussolini e per l’altra metà imbel-le e rassegnata a fare solo presenza per non far mancare il numero le-gale. Mentre invece fuori dalle due aule, risuonava la protesta dei “sin-dacati di base” e dei manifestanti che hanno assediato Palazzo Mada-ma e Montecitorio per tutta la dura-ta delle due votazioni. Entrambe le manifestazioni sono state duramen-te caricate dalla polizia, con i ma-nifestanti respinti a furia di manga-nellate e lacrimogeni che però non si sono dispersi, ma hanno percorso in corteo il centro di Roma portan-do la protesta anche davanti a Pa-lazzo Grazioli, residenza del nuovo Mussolini.

Il blitz su Iva e pensioni

Con questi ulteriori peggiora-menti la manovra approvata dal Senato sale da 45,5 a 54 miliardi

di qui al 2013, senza contare la de-lega fiscale e assistenziale desti-nata a far salire la stangata a oltre 70 miliardi. E tutti, per un verso o per l’altro, a carico dei lavorato-ri e delle masse popolari. Secon-do proiezioni della Cgia di Mestre, gli effetti combinati della mano-vra di luglio e di quella di ferrago-sto emendata, produrranno in me-dia un salasso di circa 5.700 euro a famiglia da qui al 2014. Il solo aumento dell’Iva massima dal 20 al 21%, che la rende tra le più alte d’Europa, e che frutterà un getti-to di 4,3 miliardi l’anno, costerà secondo i primi calcoli delle as-sociazioni dei consumatori circa 385 euro a famiglia. All’aumento dei generi direttamente interessati si aggiungerà infatti anche quello indiretto dei generi di prima neces-sità e agevolati, attualmente tassati al 4 e al 10%, per effetto dei rincari di benzina, trasporti e costi di pro-duzione vari.

L’aumento dell’età pensiona-

bile per le donne del settore priva-to (nel pubblico era già entrato in vigore l’anno scorso), anticipato al 2014 dopo che già era stato av-vicinato al 2016 nella versione di ferragosto, dovrebbe portarle a 65 anni come per gli uomini nel 2026 e non più nel 2032. Ma per effet-to del sommarsi dello slittamento delle finestre di uscita e dell’ade-guamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, si stima che raggiungeranno i 65 anni già nel 2022. mentre nel 2026 andranno in pensione non a 65, bensì a 67 anni e 7 mesi.

Beffa sui taglialla “casta”

e sulle “misure antievasione”

Le modifiche alle norme di “moralizzazione” dei privilegi del-la “casta” e a quelle “antievasio-ne”, poi, sono una vera e propria beffa. Il taglio già irrisorio della in-dennità solo per i parlamentari che hanno anche un reddito autonomo superiore del 15% dell’indenni-

tà stessa, scende dal 50% secco al 20% per la quota sopra i 90 mila e al 40% per la quota sopra 150 mila euro. É stato calcolato quindi che un parlamentare che guadagna 20 mila euro lordi extra (il 15% del-l’indennità pari a 134.124 euro an-nui), non ne perderà più 67.062 come stabilito nella manovra ver-sione ferragosto, bensì solo 8.800: un bel regalo del neoduce per te-nersi stretta la maggioranza in par-lamento.

Quanto alle norme “antievasio-ne”, non solo non è stato aggiunto nulla al maxiemendamento per far pagare chi evade ed elude le tas-se, quel 10% cioè di ricchi (altro che solo lo 0,075%!) che possie-dono il 45% della ricchezza nazio-nale, ma sono stati oltretutto gra-ziati anche dalla galera se evadono più di 3 milioni, se la somma eva-sa non supera il 30% del fatturato dell’azienda. Il che favorisce sfac-ciatamente le grandi aziende, pro-prio quelle cioè che rappresentano

il grosso dei 120 miliardi annui di evasione stimata.

L’arroganza di Napolitano contro

gli appellia non firmare

Ovviamente abbiamo parla-to qui solo delle ultime modifi-che alla manovra, che per il resto ha mantenuto invariate tutte le al-tre misure inique, antipopolari, fa-sciste e anticostituzionali che ab-biamo già trattato in precedenza in altri articoli su “Il Bolscevico”: a cominciare dal famigerato arti-colo 8 della manovra, che soppri-me di fatto i contratti nazionali e lo Statuto dei lavoratori, introduce la libertà di licenziamento e lega-lizza le nuove relazioni industria-li mussoliniane introdotte da Mar-chionne con gli “accordi” capestro di Pomigliano e Mirafiori. A cui si aggiungono l’anticipazione di fat-to delle modifiche liberiste e fede-raliste alla Costituzione attraver-so le norme sulle liberalizzazioni e privatizzazioni (art. 4), i tagli ai

ministeri, alle regioni e agli enti lo-cali, i ticket sanitari, il blocco delle liquidazioni dei dipendenti pubbli-ci per due anni, la stretta sulle coo-perative, l’imposta di bollo del 2% sul trasferimento di soldi all’este-ro degli immigrati, la soppressione delle piccole procure per mettere sotto controllo i pm troppo intra-prendenti, il collegato sulla “ri-forma” fiscale e assistenziale che taglierà spietatamente tutte le de-trazioni fiscali nelle buste paga e le pensioni di reversibilità e inva-lidità, e così via.

Sul carattere fascista e antico-stituzionale dell’art. 8 voluto a tutti i costi dal gerarca nero al “Lavoro e Welfare”, Sacconi, la dimostra-zione più lampante e indecente viene dallo stesso Marchionne, che dal salone dell’auto di Francoforte ne ha apprezzato “la chiarezza be-stiale”, sentenziando che con esso “quello che ci serviva ci è stato dato”. Una dichiarazione talmen-te sfacciata, per spirito revansci-

sta antioperaio e disprezzo verso i diritti dei lavoratori sanciti dalla Costituzione, da giustificare am-piamente l’appello che nell’ambi-to della richiesta di stralcio e non conversione in legge dell’art. 8, il segretario della Fiom, Landini, rivolgeva al capo dello Stato “in quanto garante della nostra Car-ta costituzionale”, a non firmare “una legge in contrasto con i prin-cipi costituzionali”.

Appello a cui però il nuovo Vit-torio Emanuele III rispondeva pic-che, con una nota dal tono arrogan-te in cui si dichiarava sorpreso “che da parte di una figura di rilievo del movimento sindacale si rivolgano al Presidente della Repubblica ri-chieste che denotano una eviden-te scarsa consapevolezza dei poteri e delle responsabilità del capo del-lo Stato”. Una risposta infastidita e a muso duro che valeva implicita-mente anche per l’appello rivolto-gli dal gruppo di giuristi che hanno elaborato i quesiti referendari sul-l’acqua pubblica, e che hanno pro-mosso una raccolta di firme sul-l’incostituzionalità dell’art.4 della manovra, invitandolo a non pro-mulgarlo per impedire “che la fret-ta di privatizzare e liberalizzare ul-teriormente l’economia al di fuori di una struttura di principi giuridi-ci solidi e condivisi, lungi dal fare l’interesse del popolo italiano”, fi-nisca per fare invece quello “degli speculatori internazionali che han-no generato la crisi”.

Ancora una resa totale della

“opposizione” parlamentare

Al plauso ufficiale della Con-findustria per le misure che “raf-forzano l’efficacia della mano-vra”, e a quello del nuovo Vittorio Emanuele III e della BCE, ha fat-to riscontro anche stavolta la resa totale della “opposizione” parla-mentare, che pur votando contro si è guardata bene, obbedendo alle raccomandazioni del Quiri-nale, dall’ostacolare in qualsiasi modo la fulminea approvazione della manovra da massacro socia-le. Le flebili proteste che si sono levate in parlamento sono state esclusivamente per il metodo (il voto di fiducia) e non sul merito (la manovra stessa). Del resto lo stesso PD, per bocca del libera-le Bersani e altri dirigenti di quel partito, non aveva ripetuto fino alla noia che sui saldi, vale a dire sull’entità del massacro, non ave-va nulla da eccepire? È anche per questo che il 6 settembre, alla fe-sta democratica di Genova, il rin-negato D’Alema è stato contesta-to da decine di manifestanti che gli hanno urlato: “Vergogna, ver-gogna, state avallando i provve-dimenti del governo, questa non è opposizione”.

Ed è giusto, perché solo solle-vando la piazza, e non con l’oppo-sizione di cartone della “sinistra” borghese, si può affossare la ma-novra e abbattere il massacratore sociale Berlusconi.

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Mercoledì 14 settembre, men-tre a Montecitorio si recitava stancamente il copione del voto di fiducia per l’approvazione de-finitiva della manovra del massa-cro sociale, nella piazza antistan-te la Camera si faceva sentire la rabbia di coloro che quella mano-vra sono chiamati a pagarla e quel massacro a subirlo: studenti, pre-cari, lavoratori e pensionati, con-vocati in piazza Montecitorio dai “sindacati di base”, dai comitati in difesa dei beni comuni e da altri movimenti di lotta per gridare la protesta e il disprezzo delle mas-se popolari al governo e al parla-mento nero: istituzioni queste mai così isolate e odiate dal Paese rea-le, al punto da sembrare sempre più come un fortino assediato dal-la marea montante della collera popolare, tenuta a bada solo da un uso sempre più massiccio e vio-lento delle forze repressive dello Stato.

Lo si è visto clamorosamente il 14 dicembre 2010, con lo sto-rico assalto di massa di studenti e precari della scuola al parlamento nero degli inquisiti e dei venduti che riconfermava la fiducia al go-verno neofascista e stangatore di Berlusconi; ma lo si è visto anche

in questa giornata di lotta, sia pure in dimensioni certamente inferio-ri, ma con un identico significato politico.

Era dal lunedì che i manife-stanti presidiavano Montecitorio, dopo aver già assediato il Senato e subìto le cariche della polizia da-vanti a Palazzo Madama, durante il primo voto di fiducia alla mano-vra. Nella vicina piazza del Pan-theon si svolgeva anche una ma-nifestazione della CGIL, con la Camusso che si limitava a defini-re “iniqua, depressiva e sbagliata” la stangata da 54 miliardi tutta sul-le spalle dei lavoratori e pensio-nati, e che alle 17 si affrettava a far togliere il presidio, prima che a Montecitorio iniziassero le vota-zioni. Intanto in piazza Monteci-torio l’ex ministro delle Politiche comunitarie, l’autore della fami-gerata legge abolita dal referen-dum sull’acqua pubblica, il fasci-sta Andrea Ronchi, recentemente uscito da FLI e ritornato nell’ovile del neoduce, si rendeva autore di uno squallido show contro i mani-festanti protetto dalle sue guardie del corpo. Un manifestante gli ha gridato: “Io guadagno in un anno quel che tu guadagni in un mese, non ti vergogni”? Al che l’ex mi-

nistro è andato su tutte le furie e si è messo a provocare i manifestan-ti, ma sommerso dai fischi e colpi-to anche da uno schizzo d’acqua in faccia, ha dovuto battere in ri-tirata, profferendo insulti sguaiati mentre veniva portato via di peso dai suoi gorilla.

Verso le 19, alla notizia che nell’aula erano cominciate le di-chiarazioni di voto, la protesta è esplosa in tutta la sua forza, al grido di “dimissioni, dimissio-

ni!” e col lancio di ogni sorta di oggetti: fumogeni, fuochi artifi-ciali, uova, palloncini di vernice, ortaggi, monetine, e perfino frat-taglie di animale, tra cui sembra anche un cuore, forse di maiale, a ricordare beffardamente il “cuo-re sanguinante” di Berlusconi per aver appena sfiorato i redditi dei più ricchi. A questo punto è par-tita, violentissima, la carica della polizia di Berlusconi e Maroni, in-seguendo e bastonando a sangue

chiunque si trovasse davanti, tan-to da rovesciare parecchi motori-ni parcheggiati nella piazza con i corpi degli studenti e dei preca-ri travolti nella carica, diversi dei quali sono rimasti a terra feriti e contusi.

Dopo essersi riuniti e riorga-nizzati presso il Pantheon, dando prova di un’ammirevole combat-tività, i manifestanti hanno però dato vita ad un corteo che dietro lo striscione della rete “Roma bene

comune” e al grido di “le nostre vite non sono in debito”, si è mes-so in marcia nel centro della capi-tale; mentre le “forze dell’ordine”, polizia, carabinieri e guardia di fi-nanza, bloccavano l’accesso a tut-ti i palazzi del potere, dal Senato a Palazzo Grazioli. Il corteo si è diretto quindi da Largo Argentina verso Piazza Venezia e i Fori im-periali, lanciando slogan contro il governo e Berlusconi, per termi-nare sotto il Colosseo in oltre 2000 manifestanti. Per tutti l’appunta-mento è stato dato al 15 ottobre, sempre a Roma, per la giornata di lotta europea contro le politiche antipopolari per far pagare la cri-si ai popoli.

Bisogna prendere esempio da questo tipo di lotte, abbandonan-do ogni illusione legalitarista, co-stituzionalista, pacifista ed eletto-ralista, senza rinunciare ad alcuna forma di lotta, pacifica o violenta a seconda dei casi e delle necessità poste dalla lotta di classe, purché siano lotte di massa e non avven-turiste e di piccolo gruppo. Solo con un nuovo 25 Aprile e solle-vando la piazza sarà possibile in-fatti liberarsi del nuovo Mussoli-ni e della sua politica di massacro sociale.

N. 34 - 29 settembre 2011 massacro sociale / il bolscevico 3MIGLIAIA IN CORTEO CONTRO IL MASSACRO SOCIALE

La polizia di Berlusconi e Maroni manganella la protesta davanti a Montecitorio

NON SI FERMA LA MOBILITAZIONE OPERAIA CONTRO IL MASSACRO SOCIALE

Non si ferma la protesta ope-raia contro la manovra del gover-no, un vero e proprio massacro so-ciale ai danni delle masse, dopo lo straordinario successo di parteci-pazione allo sciopero generale del 6 settembre indetto dalla CGIL e anche, autonomamente dai “sin-dacati di base” con oltre un milio-ne di manifestanti nelle principali piazze d’Italia.

Già il giorno successivo, in con-comitanza col voto di fiducia sul maxi-emendamento del governo alla manovra finanziaria la mobi-litazione è proseguita in modo dif-fuso nel Paese. Lavoratrici e lavo-ratori, delegati sindacali di fabbrica hanno organizzato con striscioni, bandiere rosse della CGIL e fi-schietti vivaci sit-in, manifestazio-ni e presidi davanti alle Prefetture, volantinaggi per spiegare i motivi dell’opposizione ai provvedimen-ti governativi. Motivi che si sono rafforzati e non indeboliti a segui-to della quinta versione (in poche settimane) del testo della Finanzia-ria di ferragosto: vedi l’anticipazio-ne al 2014 dell’innalzamento del-l’età pensionabile a 65 anni per le donne dei settori privati, vedi l’au-mento dell’Iva dal 20 al 21%, vedi l’articolo 8, fortemente voluto dal ministro Sacconi, che porterà alla distruzione dei diritti dei lavorato-ri, del Contratto nazionale e dello Statuto dei lavoratori e che non è stato affatto migliorato come soste-nuto da Sacconi e i sindacalisti col-laborazionisti Bonanni e Angeletti.

Iniziative di lotta di questo ge-nere si sono succedute a Roma con un presidio in Piazza San-ti Apostoli. In Sicilia con presidi davanti a tutte le Prefetture. An-che nel Veneto sit-in presso le Pre-fetture: a Venezia in Campo San

Maurizio, a Belluno in Piazza del Duomo, a Treviso in Piazza dei Si-gnori; così a Vicenza, Rovigo, Pa-dova. A Roma la protesta si è svol-ta davanti al Senato. I lavoratori si sono fatti sentire anche a Peru-gia e in varie città della Basilica-ta esattamente a Potenza e Matera. In Toscana, i delegati della FIOM-CGIL del Nuovo Pignone e G.E. Trasportation assieme a lavoratori e delegati della FILCAMS e del-

la Funzione pubblica sono andati in Prefettura di Firenze chiedendo e ottenendo un incontro per riba-dire con forza la contrarietà della CGIL alla manovra. Mentre a Li-vorno un migliaio di lavoratori di alcune fabbriche hanno scioperato per due ore su indicazione unitaria delle RSU di FIOM, FIM e UILM e hanno occupato l’Aurelia ren-dendo visibile e palpabile il loro sentimento di avversione e rabbia

nei confronti dei provvedimenti economici e finanziari del gover-no e della sua decisione autoritaria e fascista di imporla in parlamento a colpi di voti di fiducia.

In Campania, i manifestanti si sono dati appuntamento in Piaz-za Plebiscito a Napoli e a Salerno in Piazza Amendola. A Torino gli operai hanno dato vita a un presi-dio davanti la Prefettura in Piazza Castello. In Lombardia le Prefet-

ture sono state picchettate a Ber-gamo, Brescia, Lecco, Milano, Monza e Varese. A Mantova è sta-to organizzato un volantinaggio al Festivaletterario. Numerose le iniziative sindacali nei capoluo-ghi dell’Emilia-Romagna: Rimini, Forlì, Cesena, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Bologna e Parma. E ancora. Presidi a Bolzano, Ca-gliari, Oristano e in varie città del-la Calabria.

Significativa e sacrosanta la protesta messa in atto dalle asso-ciazioni dei disabili a Roma l’8 settembre. Uno striscione gigante, 15 metri per 10, è stato calato dal-l’alto del Pincio con la scritta: “40 miliardi di tagli: Stop al massacro delle persone con disabilità”. Os-sia ai tagli sull’accompagnamento, sulle pensioni d’invalidità, sulle agevolazioni per l’acquisto di auto e l’assunzione di badanti, sulle de-trazioni Irpef per farmaci, sulle vi-site specialistiche non pagate dal servizio sanitario nazionale, su-gli assegni familiari. “Non ci fer-meremo qui – ha affermato Pietro Barbieri, presidente della Federa-zione italiana per il superamento dell’handicap - e, nonostante tutte le nostre difficoltà andremo avanti perché in gioco c’è la vita di mi-lioni di persone, la loro dignità e il loro diritto all’inclusione sociale e lavorativa”.

Sempre a Roma dopo 2 giorni di tendopoli di protesta a Piazza Navona davanti al Senato la pro-testa contro la manovra si è spo-stata il 10 settembre in piazza San Giovanni dove il Popolo Viola as-sieme a molte associazioni di disa-bili e a una folta rappresentanza di lavoratori in rappresentanza delle vertenze più note si è attendato per due giorni. Poi il 13 e 14 si è svolto

davanti a Montecitorio un presidio permanente in concomitanza del voto di fiducia alla Camera sulla manovra finanziaria del governo. Artefici della protesta i “sindacati di base” (Usb e Cobas), movimen-ti, gli studenti (Atenei in rivolta). Presenti anche molti iscritti, de-legati e militanti della CGIL, ol-tre a delegazioni di lavoratori ro-mani. Successivamente al voto di fiducia che ha approvato definiti-vamente la manovra la polizia ha caricato selvaggiamente i manife-stanti (vedi il servizio a parte).

Tutto ciò è solo un anticipo di quello che si prospetta come un autunno sindacale e di lotta mol-to caldo. Tra gli appuntamenti di carattere nazionale fissati nel ca-lendario della mobilitazione: l’8 ottobre è in programma una mani-festazione nazionale dei lavoratori pubblici e quelli della conoscenza a Roma; tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre sarà la volta dei pensionati dello SPI-CGIL. A se-guire una grande manifestazione della CGIL per il lavoro.

Per evitare che i loro iscritti gli sfuggano e di mano e aderisca-no alle mobilitazioni della CGIL, come è successo in diversi casi in occasione dello sciopero generale del 6 settembre, anche la CISL e la UIL di Bonanni e Angeletti han-no preso ad organizzare dei presi-di; anche se non è chiaro per che cosa, dal momento che nella ma-novra ci trovano cose interessanti e positive e che, di fatto, condivi-dono i contenuti dell’art. 8 sul la-voro. Basti dire che la UIL ha an-nunciato uno sciopero del settore pubblico, uno sciopero “per e non contro”, ci ha tenuto a sottolineare Giovanni Torluccio, segretario ge-nerale FP-UIL

Roma, 14 settembre 2011. Un momento della violenta carica della polizia di Maroni e Berlusconi

Firenze, 6 settembre 2011. Piazza Santa Maria Novella gremita di lavoratori al termine della combattiva manifestazione per lo sciopero generale organizzato dalla CGIL. Al centro si notano i cartelli del PMLI contro la manovra del massacra-tore sociale Berlusconi (foto Il Bolscevico)

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4 il bolscevico / massacro sociale N. 34 - 29 settembre 2011

Un mostro giuridico iperliberista e neofascista che riporta indietro il diritto del lavoro di 50 anni

L’ARTICOLO 8 DELLA MANOVRA DEL GOVERNO BERLUSCONI DEVE ESSERE ABOLITO

Cancella il contratto nazionale e lo statuto dei lavoratori, permette le deroghe alle leggi, dà il via libera ai licenziamenti facili

MARCHIONNE RINGRAZIA SACCONINoti e autorevoli giuslavoristi

democratici lo hanno definito un mostro giuridico con chiari segni anticostituzionali che mette in di-scussione “l’intero diritto del lavo-ro”, “un vero tentativo di eversio-ne dell’ordinamento”. La CGIL e i “sindacati di base” promotori sia pure autonomamente del recente sciopero generale del 6 settembre scorso lo denunciano come il più grave e distruttivo attacco degli ultimi 50 anni ai diritti sindacali e contrattuali dei lavoratori con ri-cadute pesantissime, intollerabili sulle loro condizioni di lavoro e di vita. Stiamo parlando dell’or-mai famigerato articolo 8 conte-nuto nella manovra economica e finanziaria di oltre 50 miliardi di euro del governo del neoduce Berlusconi approvata definitiva-mente alla Camera con l’ennesi-mo voto di fiducia il 14 settembre. Condividiamo ambedue i giudizi. In questo articolo 8, voluto for-temente dal ministro del welfare, l’ex craxiano e oggi berlusconia-no di ferro Maurizio Sacconi, fat-to proprio dall’intero esecutivo e appoggiato da Confindustria e dai sindacati collaborazionisti CISL e UIL permette in sede aziendale di derogare dal contratto nazionale e, salvo alcune eccezioni, dalle leggi. Ciò porta, di fatto, alla de-molizione del contratto nazionale di lavoro, alla cancellazione dello Statuto dei lavoratori, allo svuo-tamento del diritto del lavoro così come si è venuto a determinare fino ai nostri giorni.

Nel testo dell’articolo è scrit-to infatti che a livello aziendale è possibile sottoscrivere, magari

da sindacati di comodo, contratti di lavoro che “operano in deroga alle disposizioni di legge” e “alle regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali”. Più chiaro di così!

Tra le materie che possono far parte delle intese sottoscritte con un contratto aziendale svetta per importanza quella relativa al recesso del rapporto del lavoro. Tradotto, i padroni avrebbero la facoltà di non applicare le nor-me dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori e quindi licenziare li-beramente senza “giusta causa” con un semplice indennizzo di qualche mese di salario. Il fatto che ci sia qualche eccezione (il li-cenziamento discriminatorio, il li-cenziamento di lavoratrici in con-comitanza del matrimonio e della gravidanza) non toglie nulla alla gravità iperliberista e neofasci-sta del provvedimento. Dunque licenziamenti facili per i padroni ma non solo. Sulla base della for-mula sopra richiamata, innume-revoli risultano i campi in cui le deroghe possono intervenire. Per esempio le modalità di assunzio-ne e disciplina del rapporto di la-voro, comprese le collaborazioni coordinate a progetto e le partite Iva. Il che significa che il sinda-cato potrebbe sottoscrivere dei contratti che prevedono l’impiego di lavoratori autonomi, quali sono formalmente i collaboratori e le partite Iva, come lavoratori dipen-denti. Un atto questo considerato finora violazione di legge da san-zionare. Ma c’è di più, le deroghe permettono anche di cambiare il rapporto di lavoro da quello a

tempo indeterminato a quello a tempo determinato, magari sotto il ricatto del licenziamento e della chiusura delle attività.

Sono in gioco innanzi tutto, è bene ribadirlo lo Statuto dei la-voratori e il contratto nazionale di lavoro. Dell’art.18 si è accen-nato. Sotto scacco anche l’art.4 che vieta il controllo dei lavoratori con impianti audiovisivi nel corso delle loro attività lavorative e ogni altro movimento; l’articolo 8 della manovra permette di derogarvi. Saltano anche le norme contrat-tuali che regolano l’orario di lavo-ro. Sulla base di specifiche intese aziendali i lavoratori si vedranno costretti a lavorare una settimana 60 ore e l’altra 20 sulla base delle uniche esigenze dell’impresa. Le pause alla catena di montaggio possono fare la stessa fine: esse-re diminuite, oppure cancellate. Non c’è più certezza nemmeno sulla qualifica professionale a cui il lavoratore ha diritto. Le deroghe contemplate nell’articolo 8 danno la possibilità alle aziende di attri-buire a un operaio specializzato la qualifica di generico, senza tante discussioni, prendere o lasciare. Inoltre, le aziende potranno as-sumere giovani con un salario più basso, potranno spedire in un’al-tra città lavoratori non più consi-derati utili o non particolarmente graditi.

Insomma, un salto indietro di 50 anni, una tabula rasa di diritti e conquiste realizzate in anni e anni di lotte da più generazioni del movimento operaio. In un appello promosso da un gruppo di giusla-voristi per chiedere l’abolizione

Redazione di FirenzeGiovedì 15 settembre lavora-

tori di aziende di tutta la provincia di Firenze, fra le quali Menarini, Gkn, Manetti&Roberts, Sims di Reggello, hanno partecipato alla marcia nella zona industriale di Calenzano organizzata da alcune RSU CGIL per protestare contro la manovra di macelleria sociale approvata dal parlamento e, in particolare, contro gli artt. 8 e 9 (libertà di licenziamento e reparti ghetto per handicappati).

Nell’appello di convocazio-ne le RSU hanno chiamato i la-voratori alla mobilitazione “per

fermare questa manovra deva-stante, contro lo smantellamen-to dei diritti dei lavoratori e per il prolungato e costante attacco di Confindustria e governo al Con-tratto Nazionale e allo Statuto dei Lavoratori”.

L’iniziativa “Alziamo la voce tutti insieme” è partita, intorno alle 12,30, con un presidio davan-ti alla sede della Manetti&Roberts in via Baldanzese: i combattivi lavoratori, armati di striscioni e campanacci, hanno attraversato in corteo la zona dove si trovano moltissime attività industriali e ar-tigianali.

Appello di esponenti del mondo politico e giuridico

ABOLIRE L’ARTICOLO 8 DELLA MANOVRA

Per la sua battaglia contro caporalato e lavoro nero

SPARI CONTRO LA SEDE CGIL A MANDURIA

Chi c’è dietro agli spari alla sede Inca-Cgil di Manduria (Ta-ranto) del 26 agosto scorso? Le indagini in corso da parte degli agenti di polizia del Commissa-riato di Manduria e della Digos sono volte a far luce sull’eventua-le ruolo che potrebbe aver gio-cato nella vicenda la criminalità organizzata. Ma i mandanti sono da cercare fra quella parte di padroni e proprietari terrieri che avrebbe tutto l’interesse a stron-care ogni attività di salvaguardia e tutela dei lavoratori svolte dalla Cgil contro il caporalato, il lavoro nero, lo sfruttamento bestiale nei campi dei migranti e delle donne.

Dopo gli scandali delle ultime settimane per lo sfruttamento nei campi di migranti in Puglia, e soprattutto nel Salento (Nardò), questo grave atto intimidatorio non può che essere letto come una risposta per far abbassare ancor più la testa ai lavoratori che per proteggersi dall’inumano su-persfruttamento si erano rivolti al sindacato.

“È certo che da anni facciamo vertenze collettive o singole ver-so una parte di imprenditoria che

non rispetta le regole – afferma Luigi D’Isabella, segretario citta-dino della Cgil - C’è il fenomeno del lavoro nero o del clima sem-pre più difficile nelle aziende agri-cole, metalmeccaniche e di ser-vizi dove registriamo un costante peggioramento delle condizioni di lavoro che quotidianamente cerchiamo di ostacolare. Questo attentato è la prova che stiamo facendo il nostro lavoro, tra mille difficoltà ambientali”.

Questa è una zona dove il cosiddetto “caporalato bian-co” agisce indisturbato oramai da anni (Manduria, Grottaglie e Castellaneta, fino a Metaponto in Basilicata), il fenomeno dello sfruttamento nei campi riguarda non solo i migranti e gli stranieri ma i lavoratori italiani e, soprat-tutto molte donne. E di fronte alla nuova stangata antipopolare del macellatore sociale Berlu-sconi queste lavoratrici e questi lavoratori che già sono costretti ad accettare da caporali senza scrupoli lavori umilianti a sala-ri da fame solo per sostenere le loro famiglie, cos’altro si possono aspettare?

Roma, 14 settembre 2011. Il corteo di protesta, organizzato dopo le cariche poliziesche davanti alla Camera, si è diretto verso il Colosseo

Le fabbriche fiorentine ‘alzano la voce’Presidio davanti alla Manetti&Roberts e corteo contro la manovra

Calenzano (Firenze), 15 settembre 2011. La protesta dei lavoratori di alcune fabbriche contro la manovra

Pubblichiamo il testo dell’Ap-pello lanciato da alcune persona-lità del mondo politico e giuridico contro l’art. 8 della manovra del nuovo Mussolini e massacratore sociale Berlusconi.

L’inseguirsi quotidiano di pro-poste inique ed estemporanee che caratterizza il cammino tor-mentato della manovra finanziaria rischia di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla sorte dell’art. 8 del Decreto, ossia dalla norma che rappresenta l’attenta-to più grave – e quasi incredibile – che si sia avuto, fin dalla nascita della Repubblica, ai danni dei di-ritti dei lavoratori.

Infatti, non è in gioco questa o quella legge protettiva, ma lo

sono tutte, ovvero l’intero diritto del lavoro, perché l’art. 8 con-sente ai contratti aziendali (o territoriali) di derogare non solo ai contratti collettivi nazionali, ma – e questo è davvero enorme – anche ai disposti di legge.

Si tratta di un vero tentativo di eversione dell’ordinamento, ed in specifico del principio fondante di gerarchia delle fonti del diritto, che da sempre prevede la pre-valenza della legge sul contratto individuale e collettivo, e, in ma-teria di lavoro, che le leggi siano inderogabili, perché i lavoratori siano protetti anche contro sé stessi, contro la loro debolezza e ricattabilità. Proprio questo, inve-ce, vogliono il Ministro Sacconi e la Confindustria: che ogni datore

di lavoro possa eliminare una, più di una o tutte le tutele legislative dei suoi dipendenti (a comincia-re, ovviamente, da quella contro i licenziamenti ingiustificati) solo concordandolo con un sindacali-sta locale, ricattabile o corruttibile o comunque “comprensivo”.

In questo modo si seminano caos e ingiustizia perché il mon-do del lavoro diverrebbe “la pel-le di leopardo” a seconda che il rappresentante sindacale azien-dale sia “rigido” o “cedevole” e si sparge altresì il seme della di-scordia civile, perché le reazioni degli interessati contro la svendi-ta “al minuto” a livello aziendale dei loro diritti potrebbero divenire incontrollabili.

È, invece, principio irrinun-

ciabile che su eventuali sacrifici che vengano loro richiesti – ma che mai possono comunque ri-guardare diritti legislativamente stabiliti – i lavoratori interessati si pronunzino direttamente, con referendum, in modo vincolante.L’art. 8 del Decreto è, anche tec-nicamente, una norma insosteni-bile, e per più versi incostituzio-nale e come tale, se dovesse il Decreto esser convertito in legge, sarà fermamente combattuta da tutti gli operatori giuridici demo-cratici nelle sedi di competenza, ma occorre adesso privilegiare il profilo politico, e cioè scongiura-re la vergogna che una norma del genere possa, anche per poco tempo, divenire legge della no-stra Repubblica.

dell’articolo 8 si legge che: “non è in gioco questa o quella legge protettiva, ma lo sono tutte, ovve-ro l’intero diritto del lavoro, perché l’art.8 consente ai contratti azien-dali (o territoriali) di derogare non solo ai contratti collettivi nazionali, ma – e questo è davvero enorme – anche ai dispositivi di legge. Si tratta di un vero tentativo eversivo – continua – dell’ordinamento. Ed in specifico del principio fondante di gerarchia delle fonti del diritto, che da sempre prevede la preva-lenza della legge sul contratto in-dividuale e collettivo, e, in materia di lavoro, che le leggi siano inde-rogabili, perché i lavoratori siano protetti … contro la loro debolezza e ricattabilità”. Il provvedimento è, anche tecnicamente insostenibile e per più versi anticostituzionale “e come tale sarà” fermamente “combattuto da tutti gli operatori giuridici democratici”.

Esso è stato scritto prendendo a modello gli accordi padronali imposti da Marchionne alla Fiat di Pomigliano e di Mirafiori, sia nella

filosofia che nei contenuti con-creti. In aggiunta prevede anche un principio di retroattività che nelle intenzioni vorrebbe di met-tere in sicurezza questi accordi dai ricorsi giudiziari promossi dal-la FIOM-CGIL. Logico quindi che Sergio Marchionne con una di-chiarazione al Salone dell’auto di Francoforte abbia voluto ringra-ziare ufficialmente il ministro (dei padroni) Sacconi. “Ora abbiamo la certezza – ha detto – di poter gestire, che era la cosa importan-te per noi. Quello che serviva ci è stato dato, non solo a noi ma a tutti gli industriali”.

Una faccia di bronzo senza pari quella del segretario della CISL, Raffaele Bonanni, quando afferma che che sull’articolo 8 si fanno troppi allarmismi e che il testo è stato migliorato con emendamenti richiesti dalla sua organizzazione. Secondo lui non c’è la libertà di licenziamento per-ché, sostiene mentendo, nessun sindacato firmerebbe intese che la prevedono. Salvo aggiungere che in casi di crisi si può fare. “La vicenda Pomigliano – ha det-to – fa scuola”. Per disinnescare la protesta operaia Bonanni ha proposto a CGIL di fare un patto peloso che escluda dalle intese aziendali previste nel decreto la-voro i licenziamenti. Che sarebbe di nessuna efficacia nella pratica di fronte alla richiesta padronale di ottenere quanto la legge gli concede. Per il momento la Ca-

musso, segretario generale della CGIL continua a rivendicare la cancellazione di tale articolo. Ma lo fa con una posizione debole e contraddittoria dal momento che contestualmente riconferma la validità dell’accordo interconfe-derale del 28 giugno contenente anch’esso le deroghe al contratto nazionale di lavoro.

Da segnalare l’iniziativa as-sunta dal segretario generale della FIOM, Maurizio Landini. Il quale con una lettera ufficiale indirizzata a Giorgio Napolitano ha chiesto al presidente della Re-pubblica di non firmare la legge in questione poiché le norme in essa contenute sono “un atten-tato alla Costituzione”, oltre che “un regalo al Lingotto”. Ma Napo-litano che spesso si vanta di stare dalla parte dei lavoratori, ha fatto orecchie da mercante. Anzi si è mostrato infastidito da tale richie-sta e, come di consueto, ha dato via libera alla manovra di Berlu-sconi, da lui stesso d’altronde più volte sollecitata.

Dal punto di vista degli operaie dei lavoratori c’è una sola strada vincente da seguire: quella degli scioperi e della mobilitazione di piazza per cancellare il decreto lavoro, affossare la manovra e buttare giù il governo del neo-duce Berlusconi, il governo del massacro sociale e della distru-zione dei diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori.

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N. 34 - 29 settembre 2011 interni / il bolscevico 5DIRETTIVO CGIL. NONOSTANTE IL SUCCESSO OTTENUTO CON LO SCIOPERO GENERALE

Proprio in vista della riunione del direttivo nazionale tenutosi il 9 settembre, il Comitato centra-le della FIOM, con un documento votato a larga maggioranza, aveva chiesto alla CGIL di ritirare la sua adesione sull’accordo interconfe-derale sul modello contrattuale e la rappresentanza sindacale del 28 giugno divenuto, di fatto, “carta straccia” a seguito della decisione del governo di inserire nella ma-novra l’articolo 8 i cui contenuti sono finalizzati a cancellare il con-tratto nazionale e lo Statuto dei la-voratori, a distruggere l’insieme dei diritti dei lavoratori; per giunta con il consenso di Confindustria e di CISL e UIL.

Una richiesta questa rafforza-ta dallo straordinario successo di partecipazione allo sciopero ge-nerale del 6 settembre. Susanna Camusso, segretario generale del-la Confederazione, e dietro di lei la maggioranza del direttivo han-no fatto orecchie da mercante: pur esaltando il risultato della mobili-tazione, pur continuando a riven-dicare la cancellazione dell’ar-ticolo 8 della manovra, in modo contraddittorio e perdente, hanno confermato il giudizio positivo e la volontà di applicare l’accor-do del 28 giugno. Non solo, han-no rifiutato la proposta ragionevo-le e precauzionale, avanzata dagli esponenti della sinistra organizza-ti in “La CGIL che vogliamo” di sospendere ogni decisione per ve-rificare la disponibilità di Confin-dustria e di CISL e UIL per richie-dere unitariamente al governo di togliere l’articolo contestato e co-munque per concludere la consul-tazione tra gli iscritti e i lavoratori sul suddetto accordo.

Nella sua relazione, la Camus-so questa posizione l’ha giustifica-ta così: “L’articolo 8 della mano-vra è stato fortemente voluto dal ministro del Lavoro e dal governo come reazione e negazione – ha affermato in modo assai discuti-bile – dell’accordo del 28 giugno. È dunque evidente – ha aggiunto mentendo – che l’ipotesi d’intesa raggiunta con CISL, UIL e Con-findustria rappresenta … uno stru-mento di tutela dei lavoratori”. Su questa linea Camusso ha espresso la necessità di trovare una moda-lità che “impegni tutte le parti fir-matarie ad applicare integralmente (comprese le deroghe al contratto

Camusso conferma la lineadell’accordo del 28 giugnoLa sinistra contesta: “Decisione sbagliata e grave”

LA FIOM CHIEDE ALLA CGIL DI RITIRARE LA FIRMA ALL’ACCORDO DEL 28 GIUGNO

Dopo lo straordinario suc-cesso dello sciopero generale del 6 settembre. la mobilitazio-ne delle lavoratrici e dei lavo-ratori deve proseguire per con-trastare e affossare la manovra economica del governo. In par-ticolare dev’essere cancellato l’art. 8 di detta manovra di la-crime e sangue che cancella il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori in definitiva l’in-sieme del diritto del lavoro. In questo contesto, la CGIL deve ritirare la sua firma sull’accor-do interconfederale del 28 giu-gno scorso.

È quanto ha deciso, in sinte-si, la FIOM-CGIL nella riunio-ne del Comitato centrale del 7 settembre. Su quest’ultimo pun-to il segretario generale, Mauri-zio Landini, ha espresso una po-sizione molto netta, affermando che: “siamo di fronte a un go-verno che con l’articolo 8 della manovra ha emanato un provve-dimento di gravità assoluta, che per decreto cancella in un colpo solo il diritto al lavoro e lo Sta-tuto dei lavoratori, permette che a livello aziendale o territoriale, a un livello non previsto dalla

Costituzione, si balcanizzino i diritti dei lavoratori”. È un de-creto fatto su richiesta di Fiat e Confindustria “e che mio mal-grado registro – continua Landi-ni – viene appoggiato da Cisl e Uil”. Si deve prendere atto che questa legge fa carta straccia persino dell’accordo del 28 giu-gno, ecco perché, dice rivolgen-dosi alla CGIL, “Togliere la si-gla da quell’accordo mi sembra dunque coerente con la volontà di chi ha manifestato in piazza con noi”.

La proposta di Landini è stata raccolta nel documento presentato dalla segreteria na-zionale, approvato a larga mag-gioranza con 102 voti a favo-re; mentre quello presentato in contrapposizione dalla destra, rappresentata da Fausto Duran-te e Augustin Breda ha raccolto solo 27 preferenze.

“La scelta del Governo con-divisa da Confindustria e da Cisl e Uil -si legge nel documento della segreteria – di introdurre con l’articolo 8 una legge a fa-vore della Fiat e che cancella il diritto al lavoro, il Contratto na-zionale e lo Statuto dei lavora-

tori, rende “carta straccia l’ipo-tesi di Accordo del 28 giugno 2011”. A fronte di questa situa-zione la FIOM ritiene che “la Cgil deve ritirare il proprio so-stegno ed adesione all’ipotesi di Accordo del 28 giugno perché messo in discussione dalla leg-ge del Governo” ed anche per coerenza con le aspettative dei lavoratori che hanno partecipa-to allo sciopero generale del 6 settembre scorso.

Una mobilitazione che deve proseguire “definendo un piano straordinario – continua il do-cumento - di iniziative, diffuso nei luoghi di lavoro e sul terri-torio fino anche ad una grande manifestazione nazionale” per contrastare la “manovra sba-gliata, inaccettabile e discrimi-natoria del governo e cancellare l’articolo 8”.

Di segno opposto la posi-zione sostenuta da Durante e Breda, simile a quella della se-gretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, risultata in FIOM fortemente minoritaria. Secondo costoro la lotta va fatta “per ritornare allo spirito inizia-le e all’impostazione originaria

dell’Accordo del 28 giugno” ri-chiamando tutti i protagonisti, ovvero le associazioni padrona-li e i sindacati confederali, “alla loro responsabilità di soggetti firmatari”. La tesi sostenuta è che il governo avrebbe stravolto l’accordo “ledendo l’autonomia contrattuale della parti sociali”. Non dicono però che è proprio sulla base di questa intesa che, è bene ricordarlo, introduce re-lazioni industriali neocorporati-ve di stampo mussoliniano e fa proprio il modello Marchionne, il governo si è spinto a varare una legge del genere, non dico-no che per Confindustria e CISL e UIL essa non rappresenta af-fatto uno stravolgimento.

La maggioranza FIOM ha perciò ragioni da vendere: una lotta contro la manovra del massacro sociale e della distru-zione dei diritti dei lavoratori, una lotta che deve essere am-pia e aggregante, efficace nei metodi di protesta e duratura, senza prevedere l’affossamen-to del suddetto accordo sarebbe monca e in definitiva perdente in partenza.

Le “forze dell’ordine” di Maronicaricano il corteo antileghista a Venezia

È di alcuni feriti il bilancio delle cariche poliziesche alla ma-nifestazione anti-leghista del 17 settembre. Il gerarca Maroni, mi-nistro leghista degli interni, aveva tentato vanamente di impedire ai veneziani di manifestare contro il raduno della Lega nella loro città che si sarebbe tenuto l’indomani per celebrare con i soliti contenuti neofascisti e razzisti il mito di una Padania nella realtà inesistente.

L’autorizzazione a percorre-re il centro storico di Venezia era stata richiesta dagli organizzatori fin da agosto, ma all’improvviso il giorno prima della manifestazione era arrivato il fascistissimo divie-to da Maroni in persona, che im-poneva alle masse di non passare dal centro storico e di dimezzare la lunghezza del corteo. Il diktat di Maroni finalizzato a far fallire

il corteo ha prodotto un esito com-pletamente opposto a quello spe-rato dal governo, infatti la prevista manifestazione ha raccolto anco-ra più adesioni, tra cui quella di esponenti della Fiom, sindacati, comitati locali, tra cui i No Tav, e centri sociali tutti compattati con-tro il Carroccio.

I manifestanti sono scesi in piazza in un clima di festa e com-battività. Un grande striscione su cui campeggiava la scritta “Lega ladrona, fuori da Venezia” veniva esposto in piazzale della stazione, come saluto ai manifestanti prove-nienti da altre città, tra cui gli an-tirazzisti delle Marche e dell’Emi-lia-Romagna, mentre centinaia di bandiere ‘Liberi dalla lega’ sven-tolano nel piazzale di fronte alla stazione. Nel corteo anche le ban-diere dei “No Dal Molin” e dei

“No Tav”. Tra gli striscioni che avrebbe-

ro dovuto attraversare il centro di Venezia se il gerarca fascista non avesse vietato di manifestare quel-lo “Venezia bene comune”, che apriva il corteo, e “Liberi dalla Lega”.

Al microfono del sound system si susseguono gli interventi che chiedono di poter manifestare li-beramente per la città, mentre in assemblea si decide di percorrere il percorso richiesto, rifiutando i diktat di Maroni.

La piazza grida “corteo, cor-teo” e “Venezia libera” i manife-stanti si avviano al percorso deciso dalle masse e vietato dal governo fascista.

Uno smacco intollerabile per il ministro leghista che faceva schie-rare per tre ore un elicottero sui

tetti di Venezia e faceva presidia-re Strada Nuova, accanto al Ponte degli Scalzi, vicino alla Stazione, dalle “forze dell’ordine” in asset-to anti-sommossa. In più nel corso della notte precedente il corteo vi erano state provocazioni da parte di esponenti delle “forze dell’ordi-ne” che seguivano ed insultavano gruppi di manifestanti con l’evi-dente scopo di innescare scontri.

Migliaia di manifestanti già al concentramento cominciano a gri-dare “Venezia libera” e a cantare “Bella Ciao”

Le cariche partono in maniera improvvisa e proditoria vicino al Ponte degli Scalzi. Anche questa volta la polizia di Maroni picchia con i manganelli con inaudita fe-rocia e lancia i famigerati lacrimo-geni al gas cs, il gas vietato dalle Convenzioni internazionali usato

nazionale, ndr) dell’intesa”. Tem-pestivi sono giunti gli applausi del segretario della CISL, Raffae-le Bonanni, cui faranno seguito, si presume, quelli di Angeletti e del-la Marcegaglia.

L’Indirizzo impresso dalla Ca-musso su questo aspetto centrale della linea della CGIL ha suscita-to molti malumori e aperte conte-stazioni da parte della sinistra. Per Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della FIOM, “con questa impostazione l’accor-do del 28 giugno diventa la piatta-forma con cui la Cgil va alla trat-tativa per ottenere qualche sconto sul decreto; ci si muove in una lo-gica emendativa, in totale contrad-dizione con la radicalità del mo-vimenti di protesta”. Il segretario generale FIOM, Maurizio Landi-ni, ha ribadito che, con la mano-vra, “l’accordo del 28 è divenu-to carta straccia” e quindi non ci si deve sentire impegnati verso di esso. Per Landini va rafforzata la mobilitazione anche con scioperi: “se bisogna approfondire le con-traddizioni emerse negli altri due sindacati”, questa sembra essere la strada giusta.

Su questo punto specifico, se confermare e o rigettare l’accordo del 28 giugno gli esponenti de “La CGIL che vogliamo” hanno pre-sentato un documento alternativo di minoranza ricevendo 18 voti. In esso tra l’altro si legge: “Alla luce di tali stravolgimenti (quelli provo-cati dall’articolo 8 della manovra che cancella contemporaneamente il diritto del lavoro ‘garantiti dal-la contrattazione nazionale e dallo Statuto dei lavoratori’, ndr) l’ipo-tesi di accordo del 28 giugno dal quale la CGIL dovrebbe ritirare il sostegno, non esiste più e la priori-tà per la CGIL, in questa fase è av-viare una grande campagna di ini-ziativa” contro il complesso della manovra e contro la vergogna del-

l’articolo 8 “non escludendo nes-suna iniziativa finalizzata alla sua cancellazione, compreso il refe-rendum abrogativo”.

Gianni Rinaldini, coordinato-re nazionale de “La CGIL che vo-gliamo”, in una nota del 10 set-tembre ha definito sbagliate e gravi le decisioni assunte dal di-

rettivo CGIL relative all’accordo del 28 giugno e al suo rapporto con il decreto sul lavoro contenuto nella manovra del governo. Sba-gliate perché “non può coesiste-re – ha affermato - il sostegno di Confindustria, CISL e UIL ad un Decreto che prevede la cancella-zione del Contratto nazionale, del

diritto del lavoro, la legittimazio-ne dell’accordo Fiat, con un accor-do unitario su democrazia e regole sindacali”. C’è incompatibilità tra l’approvazione del Decreto lavoro “anche grazie al sostegno fonda-mentale di Confindustria, CISL e UIL, e la richiesta agli stessi sog-getti di confermare l’applicazio-

ne dell’ipotesi di accordo”. Gravi perché il direttivo ha dato mandato alla segreteria di svolgere la verifi-ca con CISL, UIL e Confindustria sulla loro disponibilità all’applica-zione dell’accordo di giugno “e su questa base procedere alla firma”. “Come dire – ha aggiunto Rinal-dini – che è stata abolita la demo-crazia interna, cioè il voto vinco-lante degli iscritti alla CGIL come previsto dalle nostre norme statu-tarie della nostra organizzazione”. “Si discute, si delibera, si decide sui contratti e sulla democrazia senza che i diretti interessati pos-sano pronunciarsi e decidere libe-ramente”. Lungo questa strada, è la sua conclusione, si va verso una “vera e propria deriva che può ri-guardare la stessa mutazione ge-netica della CGIL”.

VISITATE IL NOSTRO SITO

www.pmli.it

più volte di recente in Italia anche nello sgombero della Maddale-na al presidio No Tav a Chiomon-te (Torino). I manifestanti prova-no a difendersi usando le aste di bandiere e striscioni. Diversi i fe-riti negli scontri, tra cui uno rima-sto a terra in stato di incoscienza per alcuni minuti. Anche mentre il corteo veniva caricato molti ma-nifestanti hanno iniziato a cantare “Bella Ciao”.

Si tratta dell’ennesima intolle-

rabile provocazione e repressione fascista nei confronti degli oppo-sitori di questo governo. Esprimia-mo la nostra solidarietà militante alle masse popolari veneziane e a tutti i manifestanti del corteo del 17 settembre a Venezia e anche a loro diciamo che c’è un’unica so-luzione per difendere la libertà di manifestare in Italia e mettere fine a questa arroganza politica: solle-vare la piazza per abbattere il mas-sacratore sociale!

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6 il bolscevico / studenti N. 34 - 29 settembre 2011

STUDENTESSE, STUDENTI BATTETEVIIN PRIMA FILA NELLE LOTTE CONTRO IL MASSACRO SOCIALE, PER DIFENDERE L’ISTRUZIONE PUBBLICA

E PER ABBATTERE BERLUSCONI

Sono cominciati o stanno per cominciare in tutta Italia i nuovi anni scolastici e accademici all’in-terno di un quadro generale tut-t’altro che roseo.

Gli oltre 4 miliardi di tagli a scuola e università previsti per il 2012 (nell’ambito del maxi-taglio da machete di 13 miliardi fino al 2014), la riduzione progressiva della già misera quota del prodot-to interno lordo (PIL) dedicata al-l’istruzione, i bilanci universitari che colano a picco, il 36% degli edifici scolastici che sono fatiscen-ti mentre il governo non dà altro che briciole, l’aumento dei prezzi dei libri di testo e l’accorpamento indiscriminato degli istituti scola-stici sono fra i problemi più gra-vi con cui studenti, docenti e pre-cari dovranno giostrarsi. A queste mazzate vanno ad aggiungersi gli effetti della manovra economica, che avrà conseguenze disastrose

sugli studenti provenienti dalle fa-miglie meno agiate che rischiano di non potersi nemmeno più per-mettere gli studi (lo dimostra il co-stante aumento della “dispersione scolastica”, ossia dell’abbando-no), con l’elevato rischio di finire nel lavoro nero o di andare a in-grossare le file della disoccupazio-ne giovanile. Il tutto nel quadro di una politica classista borghese di scuola e università.

La manovra, cancellando sen-za pietà i diritti basilari dei lavo-ratori, fa sì che gli studenti di oggi rischiano di ritrovarsi domani a lavorare in condizioni ottocente-sche, con paghe misere e senza al-cun diritto, compreso quello alla pensione.

Insomma, siamo di fronte a un vero e proprio massacro sociale, il cui principale responsabile è il go-verno del neoduce Berlusconi, ma le cui radici affondano nel sistema

economico capitalistico nel quale viviamo.

In queste condizioni non si può assolutamente stare a guardare. Le studentesse e gli studenti, che già cominciano a mobilitarsi, devono infiammare l’autunno e condurre fin da subito una lotta senza quar-tiere contro il massacro sociale, battendosi per la difesa della scuo-la e dell’università pubbliche (co-minciando col rivendicare l’abro-gazione delle “riforme” Gelmini, ma anche della precedente legi-slazione da Berlinguer in poi, il blocco dei tagli, il finanziamento dell’istruzione pubblica e l’aboli-zione di quello ai privati, e lo stan-ziamento di risorse per l’edilizia scolastica) e per buttare giù il mas-sacratore sociale Berlusconi, par-tecipando in massa alle prossime mobilitazioni indette per il 7 e il 15 ottobre.

Gli effetti e gli scopi della ma-

AL 29° POSTO SU 34

Bocciata dall’Ocse la scuola italianaClassi affollate, tagli alle risorse, stipendi da fame al personale

29a su 34. Questa la triste posizione che si è aggiudicata la scuola italiana nel recente rapporto “Education at Glance 2011” (“Uno sguardo sull’istru-zione”) redatto dall’OCSE (Or-ganizzazione per la Coopera-zione e lo Sviluppo Economico) sulla base di dati del 2009.

L’Italia riserva all’istruzione il 4,8% del prodotto interno lordo (destinato a scendere sulla base delle manovre di Tremonti) con-tro la media OCSE del 6,1%; la percentuale precipita all’1% in riferimento specifico all’univer-sità, sempre più relegata infatti ai finanziamenti privati.

La spesa annua per studente è di 9.200 dollari rispetto alla me-dia OCSE di 9.860, ma va sotto-lineato che gli investimenti sono principalmente per gli studenti delle scuole primarie e seconda-rie, mentre quelli per gli universi-

tari sono ben sotto la media.Gli stipendi degli insegnanti

sono tra i più bassi d’Europa e fra il 2000 e il 2009 si registra un calo in percentuale a fronte del-l’aumento avvenuto in altri paesi. Inoltre i docenti devono attendere i 35 anni per raggiungere il mas-simo salariale (la media OCSE è 24 anni). Lontani comunque dal-le aspettative di reddito per un laureato in Italia, aspettative in cui è lampante la discriminazio-ne verso le donne laureate che guadagnano fino al 75% in meno rispetto agli uomini.

Il Ministero dell’Istruzione si è pronunciato sui bassi stipendi scaricando la colpa sul fatto che ci sarebbero troppi insegnanti (uno ogni 10,7 alunni nella scuo-la primaria e uno ogni 11 nella scuola secondaria), chiudendo così anche sulla questione di quelle che la gerarca Gelmini

chiama “classi pollaio”, cioè le classi sovraffollate. In realtà le cose non stanno così perché dati del medesimo Ministero parlano, rispetto all’anno scorso, di 92 edifici scolastici in meno ri-spetto ad un aumento di 4.200 classi, quindi il problema delle classi sovraffollate è ben presen-te. A ciò si aggiunga il fatto che nel rapporto docenti/studenti sbandierato da viale Trastevere non tiene conto della significa-tiva presenza degli insegnanti di religione cattolica.

Sempre in tema di stipen-di va ricordato che dal 2006 è scaduto il contratto nazionale e che le ultime manovre finan-ziarie hanno congelato gli scatti d’anzianità. Non va nemmeno dimenticato che i dati raccolti si fermano al 2009 e che negli anni successivi le forbici del governo non se ne sono state

affatto ferme.Il rapporto OCSE rileva an-

che che solo il 70,3% dei giova-ni fra i 25 e i 34 anni ha un diplo-ma, rispetto alla media OCSE dell’81,5%. I laureati sono il 14% della popolazione e il loro tasso di occupazione è del 79%. Questo, come nota Giu-seppe De Nicolao dell’Univer-sità di Pavia, tenuto conto che “il rapporto si riferisce ad una situazione antecedente ai tagli Tremonti-Gelmini per giustifi-care i quali è stato fatto credere che la spesa per la formazione universitaria fosse eccessiva”.

“Cambiare rotta, aumentare gli investimenti in istruzione, rinnovare i contratti che que-sto governo ha bloccato fino al 2014”, queste le parole di Domenico Pantaleo, segretario della FLC-CGIL, in riferimento ai dati suddetti.

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Unione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 21/9/2011ore 16,00

Roma, 14 dicembre 2010. Piazza del Popolo. Gli studenti assaltano la cosiddetta “zona rossa” subito dopo aver appreso che il governo del neoduce Berlusconi ha ottenuto la fi ducia alla Camera

Una manifestazione studentesca a Milano contro la scuola della Gelmini e di Berlusconi. In primo piano il manifesto con le rivendicazioni del PMLI (foto Il Bolscevico)

novra rendono assolutamente irri-nunciabile legare le lotte studente-sche alle lotte dei lavoratori, della FIOM, della CGIL, dei “sindacati di base”, per il lavoro, il contratto nazionale, i diritti sindacali, con-tro i licenziamenti, i tagli delle pensioni e il precariato. Solo con l’unità di tutti i movimenti, dei partiti e delle masse antigovernati-ve si può vincere questa cruciale e fondamentale battaglia. La parte-cipazione degli studenti allo scio-pero generale del 6 settembre è stato un primo segnale positivo in questo senso, ne dovranno seguire altri per compattare al massimo le varie lotte d’autunno contro il ne-mico del popolo.

Per noi marxisti-leninisti un nuovo 25 Aprile è l’unica solu-zione possibile per liberarsi del nuovo Mussolini. Memore del-le esperienze dell’anno passato, il movimento studentesco deve per-ciò sbarazzarsi di ogni illusione legalitarista, costituzionalista, pa-cifista, governativa ed elettoralista

e non rinunciare ad alcuna forma di lotta di massa, comprese quel-le più dure e violente, prendendo esempio dallo storico assalto al parlamento del 14 dicembre 2010. Dobbiamo prendere esempio an-che dai “sindacati di base” e dai movimenti che in questi giorni si sono battuti davanti alla Camera contro l’approvazione della mano-vra. Non bisogna riporre nessuna fiducia nelle istituzioni rappresen-tative borghesi, dove destra e “si-nistra” borghese sono pappa e cic-cia al servizio del capitalismo, di Confindustria, delle banche e del-le politiche di austerity, né pensare di poter delegare la lotta alle rap-presentanze studentesche negli or-gani collegiali, dove si trovano in minoranza e prive di qualsiasi po-tere decisionale. Invece le scuole e le università devono essere gover-nate in maggioranza dalle studen-tesse e dagli studenti.

Le lotte d’autunno possono es-sere un’ottima occasione per torna-re a discutere di come organizzare il movimento. La nostra proposta è di fondare il movimento sulla de-mocrazia diretta, e quindi sul po-tere delle assemblee generali delle studentesse e degli studenti di ogni scuola, facoltà e ateneo, alle quali vanno riconosciute la definizione degli indirizzi politici, program-matici e organizzativi e l’elezione dei rappresentanti con diritto di re-

voca. Siamo convinti che così sarà possibile compattare al massimo il movimento e dargli una vita lun-ga, proficua e continuativa, assi-curando la democrazia dal basso in cui possano esprimersi anche le organizzazioni studentesche, i collettivi, oltre ai singoli studen-ti. Allo stesso tempo le assemblee generali devono fungere da con-traltare rispetto agli attuali organi collegiali.

Lo scempio dell’istruzione pubblica per salvare il capitali-smo in crisi e la creazione di una scuola e un’università sempre più classiste e sempre più chiuse ai fi-gli del popolo dimostrano ancora una volta che, nel regime capitali-stico, esse sono asservite alla clas-se dominante, cioè alla borghesia e ai magnati dell’industria e della finanza, che non si fanno scrupo-li a demolirle per preservare i loro interessi economici. Ecco perché, per conquistare vittorie realmen-te stabili e durature, il movimento studentesco deve riscoprire e im-padronirsi dell’anticapitalismo e farne la propria bandiera.

Studentesse e studenti, battetevi in prima fila contro il massacro so-ciale, per difendere l’istruzione pub-blica e per abbattere Berlusconi!

Diamo battaglia per la scuola e l’università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e da-gli studenti!

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N. 34 - 29 settembre 2011 corruzione / il bolscevico 7

ARRESTATO TARANTINI:PAGATO DA BERLUSCONI PER TACEREIl premier a Lavitola: “resta dove sei”. “Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di merda di cui sono nauseato”Il primo settembre le divisio-

ni investigative delle questure di Napoli e Roma hanno arrestato il trentaquattrenne imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, già coinvolto nello scandalo della sanità pugliese e arrestato l’anno scorso nell’ambito dell’inchiesta della procura di Bari inerente il giro di prostituzione, detenzione e spaccio di droga nelle feste del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli a Roma, a villa La Certosa in Sar-degna e ad Arcore.

In manette è finita anche la moglie di “Giampy”, Angela De-venuto, detta ‘Ninni’ o ‘Nicla’, nonché amante di Lavitola.

Per entrambi l’accusa è di “estorsione ai danni del presiden-te del Consiglio Silvio Berlusco-ni”. Gli arresti sono scattati sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Na-poli, Amelia Primavera, su richie-sta dei Pubblici ministeri (Pm) Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli titolari dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto France-sco Greco.

Alla retata è sfuggito il diret-tore ed editore dell’Avanti, Val-ter Lavitola: presunto “regista” dell’estorsione, tutt’ora latitante all’estero; massone, grande ami-co di Fabrizio Cicchitto e Sergio De Gregorio, imprenditore ittico con molti traffici in Centro Ame-rica, già coinvolto in diverse altre inchieste fra cui quella inerente la P4 di Bisignani (che investe anche i vertici di Finmeccanica) nonché artefice, secondo i fi-niani, del dossieraggio contro il presidente della Camera e il caso Montecarlo-Santa Lucia.

Indagati a piede libero anche suo cugino Antonio Lavitola e un suo collaboratore, Fabio Sansi-vieri.

“Estorsione” da 850 mila euro

LA CASA AL COLOSSEO PAGATA 900 MILA EURO DALL’IMPRENDITORE ALL’EX MINISTRO PDL

Scajola e Anemone indagati per finanziamento illecitoIl 29 agosto l’ex ministro

per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola, e il costrut-tore romano Diego Anemone sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Roma nell’ambito dell’in-chiesta inerente la lussuosa casa di 180 metri quadri, con affaccio sul Colosseo, “acqui-stata a sua insaputa” e ristrut-turata coi soldi del costruttore romano (vedi http://www.pmli.it/scajoladimesso.htm).

L’accusa contestata dal procuratore aggiunto Alber-to Caperna e dai Pubblici ministeri (Pm) Ilaria Calò e Roberto Felici è la violazione dell’articolo 7 della legge sul finanziamento dei partiti e “fi-nanziamento illecito a singolo parlamentare”.

Nel mirino dei magistra-ti, come si legge nell’invito a comparire inviato a Scajola, “l’acquisto e i successivi lavori di ristrutturazione dell’ immo-bile sito in Roma, in via del Fa-gutale 2”. Spese che, secondo l’ accusa, sono state pagate in gran parte dal costruttore, già al centro dell’ inchiesta di Pe-rugia sugli appalti del G8.

Le prove in mano agli inqui-renti sono schiaccianti e con-fermano che del milione e 700

mila euro corrisposti alle so-relle Beatrice e Barbara Papa per l’acquisto di quell’immo-bile, 200 mila euro furono ver-sati in contanti nel giorno del compromesso e altri 900 mila versati a rogito, sono arrivati direttamente dal costruttore romano.

Fatti confermati anche dal-l’architetto di Anemone, Ange-lo Zampolini che ai magistrati di Perugia ha rivelato che al momento dell’ acquisto egli stesso versò su mandato di Anemone 80 assegni circolari della Deutsche Bank.

Nei giorni scorsi sono sta-ti ascoltati alcuni testimoni chiave dell’inchiesta, tra cui le sorelle Barbara e Beatrice Papa, che vendettero al parla-mentare PDL l’immobile, il no-taio Gianluca Napoleone, che sancì il passaggio di proprietà e Luca Trentini, il direttore del-la filiale della Deutsche Bank, dalla quale furono emessi gli assegni circolari necessari al-l’affare.

Nel frattempo Scajola, il cui interrogatorio era previsto per il 21 settembre, ha già fatto sapere, tramite il suo difen-sore Giorgio Perroni, che non si presenterà davanti ai Pm romani.

Marchionne annuncia la chiusura dello stabilimento di Grottaminarda (Avellino)

GLI OPERAI SI BARRICANONELLA IRISBUS PER IMPEDIRNE LA CHIUSURA

“Qualcuno pensava che sa-remmo crollati dopo poco, ed in-vece stiamo resistendo alla gran-de pur di difendere il nostro posto di lavoro. Questa classe operaia sta facendo scuola: stiamo inse-gnando a tutti cosa vuol dire oggi fare il lavoratore metalmeccanico all’interno di una fabbrica che si chiama Fiat”. Queste le parole di Dario Meninno del consiglio di fabbrica della Irisbus di Grottami-narda (Avellino) del gruppo Fiat, lanciate dal palco della manife-stazione del 6 settembre scorso durante lo sciopero nazionale della Cgil, per denunciare pubbli-camente la dura lotta che stanno portando avanti oramai da mesi in difesa del posto di lavoro con-tro il diktat del nuovo Valletta del-la Fiat, Marchionne.

E così è stato: non hanno mollato dopo il fallimento della trattativa con governo, sindaca-ti e Fiat rispondendo subito con l’assemblea permanente. Hanno impedito colpi di mano dell’azien-da proclamando nell’assemblea del 13 settembre, l’occupazione della fabbrica. Ed ancora resi-stono nonostante gli oramai 80

e più giorni di lotta e il fallimento della vendita al molisano Mas-simo Di Risio, padrone della DR Automobiles Groupe, produttri-ce di suv che si avvale di mano d’opera esterna (leggi cinesi), e quindi con nessuna garanzia di mantenere i settecento lavoratori e la certezza di azzerare i posti di lavoro dell’indotto. Dopo tutto questo è arrivata la doccia fredda dell’autoritario e arrogante super manager Marchionne. Il 14 dal Salone di Francoforte, dopo aver ringraziato il governo per l’articolo 8 della manovra, ha comunicato che verranno avviate le procedu-re di dismissione della fabbrica, l’unica in Italia che produce auto-bus: 700 lavoratori diretti più 712 dell’indotto avellinese andranno tutti a casa.

L’Irisbus-Iveco di Flumeri, gruppo Fiat Industrial, è uno dei quattro impianti siglati Irisbus per produrre pullman; Marchionne, dopo aver chiuso quello spagno-lo di Barcellona, ora vuole chiu-dere quello in Campania, l’unico in Italia, preferendogli lo stabili-mento francese e quello della Re-pubblica Ceca. La procedura è

sempre la stessa: delocalizzare, per meglio supersfruttare, licen-ziare, dismettere per salvaguar-dare i suoi superprofitti. Modello Termini Imerese.

In 350 circa sono rimasti a dormire in sala mensa gli al-tri sostenuti da familiari e dalla popolazione hanno organizzato dall’esterno il sostegno e l’ap-provvigionamento alimentare. Dietro, una valle intera, quella dell’Ufita, che non vuole perdere uno dei pochi presidi produttivi rimasti in Irpinia. “Lunedì sera (il 12 settembre) - spiega il segreta-rio provinciale della Fiom, Sergio Scarpa - si è radunata una folla spontanea di operai che hanno bloccato i cancelli. Se il Lingotto pensa di portare fuori i 21 pull-man completi che ci sono all’in-terno sappia che può succedere di tutto. Basta una scintilla per innescare l’esplosione. È inutile inviare, come l’altra sera, polizia, carabinieri, vigili e pompieri per-ché non ce ne andremo”.

I lavoratori chiedono un incon-tro con la Presidenza del consiglio entro il 21 altrimenti pianteranno le tende a Roma: “Vogliamo dal-

l’esecutivo i finanziamenti per il rinnovo dei fatiscenti mezzi pub-blici italiani - conclude Scarpa - così vediamo se Fiat lascia”. E già, è la manovra economica da macelleria sociale del governo del nuovo Mussolini che ha dato “una mano” alle decisioni di Mar-chionne tagliando ben 1,5 miliardi ai finanziamenti agli enti locali per servizi come il trasporto pubbli-co. Ma quando i comuni mette-ranno a bando l’acquisto di nuovi autobus di linea, probabilmente il Lingotto porterà a casa le com-messe facendo produrre i mezzi alle fabbriche Irisbus in Francia o in Repubblica Ceca.

Non si può che sostenere la lotta degli operai dell’Irisbus e dell’indotto nei loro propositi di lotta: “Se Fiat dovesse decide-re di andarsene, lo farà da sola. Prenderemo noi le redini dello stabilimento e lo lasceremo solo nel momento in cui verrà trovata una soluzione.

È in gioco la nostra sopravvi-venza e siamo disposti a tutto pur di continuare a costruire autobus con o senza Fiat”.

D’ALEMA TIRATO IN BALLO NELL’INCHIESTA DI BARISUL GIRO DI ESCORT E APPALTI DELLA CRICCA TARANTINI

attraverso Lavitola (...) risiedono tutte nella vicenda processuale radicata a Bari dove Tarantini è indagato e Berlusconi è comun-que coinvolto anche se solo me-diaticamente”. E l’intento “ricat-tatorio” è dimostrato ancora una volta da intercettazioni nelle quali in particolare Lavitola si prefigge di mettere “con le spalle al muro” o “in ginocchio” Berlusconi, di “andargli addosso”, di “tenerlo sulla corda” e “sotto pressione”.

Davanti ai giudici Tarantini ha detto che: a partire dall’estate 2010, dopo la revoca degli arresti domiciliari a suo carico per il caso escort, il premier si è fatto carico di tutte le nostre esigenze fami-liari. “Avevamo bisogno effettiva-mente di tanto denaro perché ab-biamo un alto tenore di vita”, ha confermato sua moglie Nicla. Per almeno tre volte hanno incontrato il premier per ottenere denaro. Ri-corda Tarantini: “Il primo incontro con il presidente avviene, trami-te Lavitola, nel novembre 2010 a Palazzo Grazioli, ci va mia moglie. La seconda volta nel marzo 2011; dopo numerose insistenze, Lavi-tola ci accompagna a Villa San Martino, ad Arcore. Ero emozio-natissimo, tra l’altro, perché non vedevo il presidente da due anni. E l’ultimo incontro è recente, ago-sto 2011, a Palazzo Grazioli”.

Su tutto ciò la Procura di Na-poli ha invano cercato di ascol-tare Berlusconi come testimone e parte lesa. Il neoduce e il suo tirapiedi Ghedini si sono limitati a consegnare una ridicola memo-ria difensiva in cui si legge che le dazioni di denaro di Berlusconi a Tarantini tramite Lavitola non era-no per pagare le escort ma per “aiutare Giampy e la sua famiglia in un momento di difficoltà eco-nomica”.

Il termine fissato dai magistrati napoletani per la presentazione spontanea di Berlusconi è sca-duto domenica 18 settembre e ora secondo la legge dovrebbe essere formulata la richiesta di un “accompagnamento coatto” del neoduce davanti ai Pm.

“lady Asl” protagonista qualche anno fa dello scandalo della sa-nità pugliese.

Il lavoro dei Pm napoletani si fonda proprio sulla gran quanti-tà di intercettazioni telefoniche e ambientali a carico di Tarantini e dei suoi interlocutori fra cui spic-ca Lavitola che usava schede telefoniche panamensi e forniva “telefoni sicuri” anche allo stesso Berlusconi proprio per eludere la registrazione delle telefonate da parte degli inquirenti.

Il prezzo dell’omertà850 mila euro è il prezzo “fi-

nora accertato” dell’ “estorsione” ai danni del premier che, scrive il Gip nell’ordinanza, è stato indot-to a pagare per mettersi al riparo dai: “rischi connessi al clamore mediatico della vicenda (il giro di escort e droga ndr) resi più avver-titi in considerazione del previsto deposito di una serie di conver-sazioni intercettate in quel proce-dimento, dai contenuti scabrosi e quindi ritenuti gravemente pregiu-dizievoli per l’immagine pubblica dello stesso Berlusconi, presi-dente del Consiglio dei ministri”. Rischi derivanti da un possibile cambio di strategia processuale da parte di Tarantini, indagato a Bari per favoreggiamento e sfrut-tamento della prostituzione di “una molteplicità di giovani don-ne”, tra cui Patrizia D’Addario, “le cui rispettive prestazioni sessuali erano state procurate a Berlu-sconi”. Infatti Tarantini davanti ai magistrati di Bari ha “sempre escluso ogni consapevolezza del Berlusconi in ordine alla natura mercenaria dei rapporti sessuali” con le escort che lui procurava al presidente del Consiglio e “ogni partecipazione economica del Berlusconi ai relativi costi”.

Un silenzio pagato a peso d’oro da Berlusconi in quanto, ipotizzano i magistrati napoletani, Tarantini e Lavitola “minacciava-

no” di collaborare con gli inqui-renti.

Le telefonate del premierA destare scalpore sono so-

prattutto le telefonate del presi-dente del Consiglio, che chiama il direttore dell’Avanti e si sfoga: “Tra qualche mese me ne vado... vado via da questo paese di mer-da di cui sono nauseato”. Un col-loquio, quest’ultimo, che secondo il Gip Amelia Primavera conferma una “speciale vicinanza” tra i due, con Lavitola nel ruolo di “attivo e riservato informatore su vicende giudiziarie che, benché riguar-danti terzi, appaiono di specifico e rilevante interesse dello stesso Berlusconi”.

In un’altra telefonata datata 24 agosto 2011, secondo quanto riferito dal settimanale “l’Espres-so”, il direttore dell’ Avanti men-tre si trova a Sofia in Bulgaria per concludere affari per conto di Finmeccanica viene a sape-re (grazie allo scoop, a dir poco sospetto, di “Panorama”, il set-timanale della Mondadori ndr) dell’nchiesta a suo carico aperta dalla procura di Napoli. Il faccen-diere chiama il premier e nel corso della telefonata, gli chiede: “che devo fare? Torno e chiarisco tut-to?”. E Berlusconi risponde: “Re-sta dove sei”. Non solo. Il premier concorda con Lavitola anche la linea difensiva da seguire: ossia, che non esiste nessuna estorsio-ne e che il presidente del Consi-glio ha solo: “aiutato una persona e una famiglia con bambini che si trovava e si trova in gravissime difficoltà economiche”.

Berlusconi favorito dallo “scoop” di Panorama

La procura napoletana so-stiene fra l’altro che lo scoop del settimanale di casa Berlusconi ha favorito gli indagati e anche Berlusconi che in questa vicen-

da “compare formalmente come parte offesa”. Per il procurato-re aggiunto Francesco Greco le indagini sono state “fortemente compromesse” proprio “dalla criminosa sottrazione di nume-rosi e rilevanti contenuti della richiesta di misura cautelare ad opera di ignoti a cui ha fatto se-guito la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali”.

Secondo il procuratore capo, Giovandomenico Lepore, pubbli-care notizie del genere “è come avvisare l’indagato del suo arre-sto. Vogliamo andare fino in fon-do perché è un fatto gravissimo e non è la prima volta che accade”. I Pm hanno aperto un fascicolo di indagine sulla fuga di notizie, in cui viene ipotizzato il favoreggia-mento. Tutto ciò ha permesso a Lavitola di evitare il carcere; men-tre Tarantini e sua moglie hanno avuto il tempo di concordare una linea difensiva, tanto da stilare una memoria poi consegnata in carcere al giudice.

Il passaggio di denaroA concordare con Lavitola la

consegna di consistenti somme di denaro in contanti è stata Ma-rinella Brambilla, “da molti anni responsabile della segreteria personale di Silvio Berlusconi”, tramite Rafael Chavez, collabo-ratore peruviano del giornalista. Denaro che Lavitola ha girato in parte al cugino e a Sansivieri, che lo “reimpiegavano nelle comuni attività economiche e imprendito-riali”, in parte a Tarantini e alla mo-glie ai quali secondo gli inquirenti è stato corrisposto in definitiva un appannaggio di 20mila euro al mese: “14mila euro mensili oltre all’affitto della casa a Roma e le spese ‘legali’ e straordinarie”.

Secondo i magistrati, comun-que, una cosa è certa. E cioé che “le ragioni giustificative del-le somministrazioni di denaro da parte di Berlusconi a Tarantini,

L’intrecciopolitico-giudiziario

L’inchiesta di Napoli è stretta-mente connessa con l’indagine condotta dai Pm di Bari su Taran-tini e la sua cricca che rifornivano di escort il presidente del Con-siglio e i vertici della Protezione civile e di Finmeccanica per otte-nere in cambio lauti appalti.

Gli appalti sospetti sono al-meno una quindicina; nel registro degli indagati figurano al mo-mento solo 5 nomi tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e corruzione. Ma il loro numero è destinato a salire ora che, in se-guito alla trasmissione degli atti dei Pm napoletani, la procura di Lecce ha messo sotto inchiesta anche il procuratore di Bari Anto-nio Laudati con l’accusa di aver ostacolato l’inchiesta sulle escort col chiaro obiettivo di favorire Tarantini e la sua cricca e soprat-tutto coprire il “bunga bunga” del premier evitando la notifica di fine indagini agli imputati per non rendere di dominio pubblico le vergognose intercettazioni di Berlusconi.

Coinvolto D’AlemaAl vaglio della procura di Bari

ci sono in particolare gli incontri per la spartizione degli appalti avvenuti fra Tarantini, il boss della Protezione Civile Guido Bertola-so, i vertici di Finmeccanica (tra cui spicca lo stesso presidente Pierfrancesco Guarguaglini) e soprattutto gli imprenditori Ro-berto de Santis, soprannominato il “banchiere di D’Alema” e il suo sodale Enrico Intini, dalemiano di ferro. Nella cricca c’era an-che Lea Cosentino la famigerata

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8 il bolscevico / corruzione N. 34 - 29 settembre 2011

IL RISULTATO DELL’INCHIESTA

“la P3 era un’associazione segreta”Dell’Utri, Verdini e Cosentino saranno processati per associazione a delinquere e corruzione

L’8 agosto il procuratore ag-giunto di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli han-no notificato gli avvisi di conclu-sione indagine inerenti l’inchiesta sulla cosiddetta P3 che vede in tut-to venti indagati.

In particolare rischiano il pro-cesso per il reato di associazione a delinquere e violazione della leg-ge Anselmi che vieta la costituzio-ne di società segrete, l’ex coordi-natore nazionale del PDL, Denis Verdini e il senatore Marcello Dell’Utri che, secondo l’accusa, hanno “costituito, organizzato e diretto” un’associazione per delin-quere diretta a realizzare una serie indeterminata “di delitti di corru-zione, abuso d’ufficio, illecito fi-nanziamento, diffamazione e vio-lenza privata”.

Non solo. A carico di Verdini e Dell’Utri si concretizza anche un secondo capo d’accusa per corru-zione in relazione ad alcuni epi-sodi messi in atto da Carboni “in accordo con Verdini e Dell’Utri”, per favorire il business dell’eolico nella regione Sardegna.

Dell’Utri e Verdini sono ac-cusati di tre episodi corruttivi: il primo prende in esame la corru-zione nei confronti di Pinello Cos-su, anch’egli indagato, quale pre-sidente del Consorzio Territorio e Ambiente (Tea). Cossu “accet-tava la promessa di utilità (consi-stente in un futuro rapporto di im-piego o comunque di cointeresse nelle società gestite da Carboni) e riceveva la somma di 5.000 euro” proveniente dall’imprenditore ro-magnolo Alessandro Fornari. In particolare Cossu, sempre secon-do l’accusa, dà come contraccam-bio informazioni, cura per conto della organizzazione dell’acquisto di terreni.

In un secondo episodio Flavio Carboni promette del denaro al dirigente Area ambiente del Co-mune di Porto Torres, Marcello Garau, anche lui indagato, “per fa-vorire la concessione di finanzia-menti pubblici destinati alla boni-fica di un’area in località Calancoi, nel comune di Porto Torres, e di proprietà di una società partecipa-ta dallo stesso Carboni”.

L’ultimo episodio di corruzio-ne contestato ai due parlamentari è legato alla nomina come diret-tore generale dell’Arpa Sardegna

di Ignazio Farris, che avrebbe ac-cettato la promessa di denaro e al-tre utilità, “che Carboni gli ave-va fatto in accordo con Verdini e Dell’Utri”, quale contropartita e in vista di “atti contrari ai doveri d’ufficio”. Atti consistenti “nel-l’adozione di attestazioni circa la caratterizzazione delle aree da bo-nificare, potenzialmente destinate a ospitare impianti di energia rin-novabile; nell’emissione di pare-ri attribuiti alla competenza del-l’Arpa Sardegna nell’ambito delle procedure di autorizzazione per la realizzazione degli impianti eolici; in informazioni e interventi diretti a favorire l’adozione di un regola-mento regionale del settore eolico favorevole agli interessi di Carbo-ni”.

Tra gli indagati eccellenti spic-ca anche il presidente della regio-ne Sardegna, Ugo Cappellacci, a cui si contesta il reato di abuso d’ufficio in riferimento alla no-mina di Ignazio Farris a direttore generale per l’agenzia Arpa della Sardegna.

All’ex sottosegretario all’eco-nomia, Nicola Cosentino, si con-testa il tentativo di screditare la reputazione del candidato alla re-gione Campania, Stefano Caldoro, diffondendo notizie false e diffa-matorie per far ritirare la sua can-didatura; Cosentino, avrebbe agito assieme a Carboni, ad Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli, e all’ex giudice tributari-sta Pasquale Lombardi, attraver-so la diffusione “a mezzo internet di false notizie di contenuto diffa-matorio” nei confronti di Caldo-ro. “In particolare - si legge nel-la ricostruzione agli atti - facevano pubblicare un articolo su un blog che riferiva della frequentazione di transessuali da parte dell’attua-le presidente della Regione Cam-pania”.

Un sodalizio “volto a condi-zionare il funzionamento di or-gani costituzionali e di rilevan-za costituzionale”, oltreché di “apparati della pubblica ammi-nistrazione dello Stato e degli enti locali”. Un sistema crimino-so che si reggeva su tre personag-gi chiave: il “faccendiere” pidui-sta Flavio Carboni (già coinvolto nell’inchiesta sulla P2 di Gelli e l’omicidio del banchiere Roberto Calvi); il giudice tributarista, ex

NELLE MANI DELLA P3 IL NERO BUSINESS DELLE MEGADISCARICHE

Carboni: “La mia discarica piena di veleni è il più grande scandalo d’Italia”“La mia discarica piena di

veleni è il più grande scanda-lo d’Italia. Lì c’è di tutto, an-che la diossina”. A parlare è il faccendiere Flavio Carboni, amico di vecchia data di Gelli e Berlusconi, fin dai tempi del-lo scandalo P2-Ior-Banco Am-brosiano che portò alla morte dei banchieri in camicia nera Sindona e Calvi, intercettato nell’inchiesta sulla loggia P3, mentre parla al telefono col di-rettore generale dell’agenzia sarda per l’ambiente, Ignazio Farris.

Il sito in questione è quello di Calancoi, alle porte di Sas-sari, una mega-discarica pie-na zeppa di metalli pesanti, amianto, residui di cantiere, rottami, pneumatici. In quindi-ci anni in questa vecchia cava di tufo (terreno calcareo e quin-di permeabile), su quella che una volta era una verde colli-na, si sono formati puteolanti torrentelli carsici che potreb-bero aver già infiltrato la falda

acquifera. Secondo i Pm, Car-boni la acquistò con l’obiettivo di ricoprire i siti contaminati, una volta stracolmi di veleni, con delle pale eoliche. Il pia-no prevedeva, attraverso una ragnatela istituzionale di so-dali massoni, la depredazione dei fondi pubblici messi a di-sposizione per la bonifica, mai cominciata, dalla Regione Sar-degna e dai Comuni di Sassa-ri e Porto Torres, nonché gli incentivi per gli imprendito-ri dell’energia “pulita”. Lo ri-velano quindici delle 66 mila pagine dell’inchiesta sulla P3. L’inchiesta rivela anche che il gruppo si preparava a mettere le mani su un secondo “sito di interesse nazionale”: il Sulcis-Iglesiente-Guspinese e che at-traverso la società “Fonte eoli-ca spa” sta provando a planare anche su terreni di San Gio-vanni Suergiu, Gonnesa, Car-bonia, Sarrabus.

Chi sono gli altri politici e imprenditori in odore di P3 in-

teressati al grande affare? C’è Alessandro Alberani, del grup-po dei forlivesi, in contatto con Giuseppe Cipriani, il ristoratore veneziano titolare della catena di locali di New York, già inda-gato per crimini finanziari.

Antonella Pau, amica stori-ca, prestanome e nipote del-l’uomo di Carboni nel Sulcis, Pinello Cossu, si lamenta del dietrofront di Alberani via sms con un´amica: “Dopo che gli ab-biamo sistemato la moglie que-sta è la ricompensa”. La moglie di Alberani, Serena Salvigni, era stata infatti inserita nel coordi-namento provinciale del PdL di Forlì-Cesena. L´uscita di scena del primo imprenditore avrebbe costretto secondo gli inquiren-ti la P3 a cercare nuovo dena-ro. Al telefono a Carboni sfug-ge un altro dettaglio importante: “L´invito a trovare altri finanzia-tori mi è arrivato da Roma. Stia-mo preparando una grande of-fensiva”. Entrano in scena quindi Fabio Porcellini e Alessandro

Fornari, sempre di Forlì, accusa-ti dai Pm di finanziamento illeci-to: “per aver versato 6 milioni a Flavio Carboni, al coordinatore del PdL Denis Verdini, al sena-tore Marcello Dell´Utri e al de-putato Massimo Parisi”.

Dai capi d’accusa notifi-cati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabel-li, emerge il coinvolgimento dell’ex direttore dell’agenzia Unicredit di Iglesias. Stefa-no Porcu, cagliaritano di 44 anni, avrebbe partecipato alla presunta associazione segreta “promettendo la gestione ri-servata delle somme di perti-nenza del sodalizio”. Ovvero il gruppo di politici e imprendi-tori che ruotavano nell’univer-so Carboni. Ugo Cappellacci, eletto presidente della Regio-ne Sardegna nel febbraio 2009 per la banda berlusconiana, è indagato nell’ambito della me-desima inchiesta, per abuso d’ufficio.

L’interminabile lista dei corrotti salvatisi con la prescrizioneFilippo Penati (PD) non è il

primo e certamente non sarà l’ul-timo boss politico borghese che, nonostante i “gravi indizi di col-pevolezza” e “l’esistenza di nu-merosi e gravissimi fatti di corru-zione” da lui “posti in essere”, è riuscito a evitare l’arresto e forse anche il processo grazie al vergo-gnoso istituto della prescrizione imposto con la legge Cirielli del governo Berlusconi.

Basti pensare che solo tra Ca-mera e Senato ci sono ben 84 parlamentari indagati tutti accu-sati di reati gravi e infamanti che vanno dal concorso esterno in as-sociazione mafiosa alla violazio-ne della legge Anselmi sulle so-cietà segrete, ai reati più comuni di concussione, corruzione, abu-so d’ufficio, abusivismo edilizio,

truffa.Su tutti spicca “ovviamente”

il neoduce Silvio Berlusconi che grazie alla prescrizione si è sal-vato in ben quattro procedimenti: l’All Iberian 1 per le tangenti al Psi (condanna in primo grado a 2anni e 4 mesi per finanziamento illecito, prescrizione in appello), il processo per l’acquisto dal To-rino del calciatore Lentini (pre-scrizione grazie alla riforma del falso in bilancio), il consolidato Fininvest e il Lodo Mondadori. A queste vanno aggiunte 2 amnistie e 2 assoluzioni per leggi “ad per-sonam”.

Nella compagine di governo una bella prescrizione se l’è re-galata anche il ministro Roberto Calderoli, assieme al collega di partito Davide Caparini. Il leghi-

sta fu processato per gli incidenti con la polizia durante l’irruzione nella sede di via Bellerio: in pri-mo grado fu condannato a 8 mesi di reclusione per oltraggio e re-sistenza a pubblico ufficiale, ma in appello la pena è poi scesa a 4 mesi e 20 giorni. Sentenza que-sta poi annullata con rinvio dalla Cassazione e, nel nuovo processo di secondo grado, per Calderoli e gli altri imputati è scattata la pre-scrizione.

Prescrizione anche per il se-natore PDL Marcello Dell’Utri, condannato in appello per “ap-propriazione indebita” nell’am-bito della vicenda dei fondi neri di Publitalia. Dell’Utri ricorse in Cassazione alla ricerca di un’as-soluzione piena ma la Suprema Corte nel marzo 2010 confermò

la sentenza d’appello dichiaran-do l’ex braccio destro di Berlu-sconi “non assolvibile”.

La prescrizione ha salvato an-che l’ex parlamentare PDL (ed ex militare della Guardia di Fi-nanza) Massimo Maria Berruti, accusato di riciclaggio dei fondi neri del gruppo Mediaset.

Fra i prescritti del PDL in par-lamento vanno segnalati anche Maurizio Iapicca (rinviato a giudizio per false fatture, falso in bilancio e abuso d’ufficio), Lui-gi Grillo (era stato indagato per truffa sulla Tav Milano-Genova), Domenico Nania (condannato in primo grado per abusivismo edi-lizio, prescritto in appello), Car-lo Vizzini (condannato in pri-mogrado per lo scandalo delle tangenti Enimont, prescritto in

appello), Antonio Paravia (con-dannato in primo grado per cor-ruzione, prescritto in appello) e Giuseppe Firrarello (condan-nato in primo grado a due anni e sei mesi per turbativa d’asta, pre-scritto in appello).

Poi c’è Carmelo Briguglio (Fli) fu prescritto per abuso d’uf-ficio (assolto, nello stesso proce-dimento, per truffa e falso).

Anche fra la cosiddetta “op-posizione” parlamentare i casi di prescrizione si contano a iosa. Su tutti spicca Massimo D’Alema fu prescritto nel ’95 dall’accusa di aver preso una tangente dal “re delle cliniche pugliesi” France-sco Cavallari.

La corruzione aggravata con-testata a Lorenzo Cesa (Udc) gli viene prescritta nel 2005 anche

grazie alle leggi di Berlusconi.Pierluigi Castagnetti (Pd),

accusato per una tangente del ’91-’92 (all’epoca era nella se-greteria di Martinazzoli) fu pre-scritto nel 2003.

Giovanni Lolli (Pd) vide pre-scritta l’accusa di favoreggia-mento durante l’inchiesta sulla “Missione Arcobaleno”.

Infine, fra casi più eclatanti, va sicuramente ricordata la vi-cenda del senatore a vita e storico leader della DC Giulio Andreot-ti con accusa di concorso ester-no in associazione mafiosa: reato prescritto in appello ma “concre-tamente ravvisabile” fino al 1980 scrissero i giudici nelle motiva-zioni poi confermate dalla Corte di Cassazione.

DC dell’allevamento di De Mita ed ex sindaco di Cervinara, Pa-squale Lombardi e l’imprendito-re napoletano Arcangelo Marti-no, tutti e tre arrestati l’8 luglio del 2010.

I cinque filoni d’inchiesta

L’affare dell’eolico in Sarde-gna: sono coinvolti direttamente Verdini e Cappellacci e potrebbe riservare ancora molte e inquie-tanti novità investigative in quan-to la vicenda delle energie rinno-vabili in Sardegna è un esempio, secondo la Procura, di come l’as-sociazione segreta agisse in diver-si settori grazie alle proprie ramifi-cate conoscenze, intervenendo “su

rappresentanti e dirigenti di enti locali” per ottenere la nomina in cariche amministrative di vertice “di persone gradite al sodalizio” in grado di favorire il rilascio del-le concessioni “a imprese da loro gestite”.

La vicenda del contenzioso fi-scale della Mondadori (in cui è coinvolto anche il sottosegreta-rio alla Giustizia, Giacomo Ca-liendo) e per il quale la P3 si die-de parecchio da fare per prendere tempo, tentando di evitare che la causa con l’Erario della casa edi-trice della famiglia del presiden-te del Consiglio finisse davanti a magistrati “troppo rigidi”. Obiet-tivo riuscito, in quanto secondo la procura di Roma, grazie alla P3 Berlusconi ottenne il rinvio alle

Sezioni Unite della Corte di Cas-sazione.

Le pressioni esercitate su mol-tissimi magistrati per cercare di sapere con anticipo come la Cor-te Costituzionale avrebbe deciso sul Lodo Alfano. La P3 si è ado-perata per influenzare la decisio-ne della Corte Costituzionale che doveva giudicare la legittimità del cosiddetto Lodo Alfano. “Inter-venivano ripetutamente - si legge nell’atto di chiusura indagine - sul vicepresidente e sui componenti del Consiglio Superiore della Ma-gistratura (vicepresidente all’epo-ca dei fatti era Nicola Mancino) per indirizzare la scelta di candi-dati a incarichi direttivi (presiden-te della Corte d’appello di Milano e di Salerno, procuratore della Re-

pubblica di Isernia e di Nocera In-feriore)”.

Il falso dossieraggio per cer-care di screditare, attraverso fal-se notizie su presunte frequenta-zioni sessuali di quello che oggi è il governatore della Campania, la sua candidatura e infine la questio-ne inerente l’esclusione della lista Formigoni dalle amministrative.

Insomma, un’attività criminale a 360 gradi che fra l’altro ha diver-si legami con l’analoga inchiesta sulla P4 portata avanti dalla pro-cura di Napoli fra cui l’ex procu-ratore aggiunto di Roma Achille Toro per un pranzo a casa dell’av-vocato Luigi Fischetti con il mini-stro Giulio Tremonti e il suo brac-cio destro Marco Milanese.

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A tappe forzate il governo Ber-lusconi ha fatto approvare il 29 lu-glio scorso al Senato il disegno di legge n. 2657 in tema di “modifi-che agli articoli 190, 238-bis, 438, 442 e 495 del codice di procedu-ra penale e all’articolo 58-quater della legge 26 luglio 1975, n. 354” detto anche ‘processo lungo’, il cui testo quindi è passato alla Came-ra per l’approvazione: come a suo tempo il disegno di legge n. 1880-B approvato dalla Camera il 13 apri-le scorso ed ora passato in Senato in tema di ‘prescrizione breve’, il testo che vuole introdurre il ‘pro-cesso lungo’ è un vero imbroglio e una vera e propria beffa ai danni dei cittadini che desiderano giusti-zia. Il testo del DDL n. 2657 è divi-so in nove articoli di cui quelli più rilevanti sono gli artt. 2 e 4. L’art. 2 modifica l’art. 190 del codice di procedura penale con la sostituzio-ne dei primi due commi con i se-guenti: “1. Le prove sono ammes-se a richiesta di parte. L’imputato, a mezzo del difensore, ha la facol-tà davanti al giudice di interrogare o fare interrogare le persone che rendono dichiarazioni a suo cari-

co, di ottenere la convocazione e l’interrogatorio di persone a sua difesa nelle stesse condizioni del-l’accusa e l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favo-re. Le altre parti hanno le mede-sime facoltà in quanto applicabili. 2. Il giudice provvede senza ritar-do con ordinanza. A pena di nul-lità ammette le prove ad eccezio-ne di quelle vietate dalla legge e di quelle manifestamente non perti-nenti. La legge stabilisce i casi in cui le prove sono ammesse d’uffi-cio”. Attualmente il codice di pro-cedura penale stabilisce al comma 1 dell’art. 190 che il giudice può escludere le prove “che manifesta-mente sono superflue o irrilevan-ti”: la modifica è evidente, e con-sente ai difensori degli imputati di allungare il processo a tal punto da portarlo a prescrizione. Infatti se-condo la normativa attuale il giu-dice può escludere di ammettere venti o trenta testimoni che abbia-no visto o sentito lo stesso identi-co fatto, invitando il difensore del-l’imputato a sceglierne al massimo due o tre (infatti venti o trenta te-stimoni sono assolutamente super-

flui, e tali da intralciare con la loro audizione la macchina della giusti-zia, in quanto normalmente in una udienza singola viene sentito un numero limitato di testi), ma con la sostituzione dell’attuale primo comma con quello del disegno di legge in esame il giudice non avrà più tale potere, e dovrà ammetter-ne venti o trenta senza poter eser-citare alcun controllo, escludendo solo le prove vietate dalla legge o quelle chiaramente non perti-nenti, come ad esempio testimoni che non erano presenti al momento della commissione del reato e che siano chiamati a deporre su fatti estranei al processo.

Ma non finisce qui: infatti il difensore dell’imputato – se il te-sto così formulato diventerà leg-ge - potrà chiedere nel processo “l’acquisizione di ogni altro mez-zo di prova a suo favore”, cioè po-trà chiedere tante perizie quante ne vuole o depositare tanti documen-ti quanti ne vuole depositare sen-za che il giudice possa rifiutarsi, ingolfando potenzialmente il pro-cesso in modo tale da farlo anda-re direttamente in prescrizione. Se

poi combiniamo le disposizioni dei due disegni di legge citati ne con-seguirà che l’imputato potrà allun-gare oltre ogni ragionevolezza i tempi del processo – come prevede il progetto qui in esame - avvan-taggiandosi contemporaneamente dell’abbreviazione della prescri-zione ed esponendo contempora-neamente i magistrati che non ri-spettano i tempi rigorosi previsti nel disegno di legge n. 1880-B a responsabilità disciplinare dinanzi al CSM e garantendosi certamen-te il risarcimento dei danni che po-trà chiedere allo stato a norma del-la legge n. 89 del 2001.

È ovvio che tali mostruosi pro-getti servono immediatamente a Berlusconi per prescrivere più in fretta il processo Mills e contem-poraneamente mandare alle calen-de greche il processo Ruby e gli altri procedimenti a suo carico, ma di riflesso anche i membri della combriccola politica parlamenta-re sia di ‘centro-destra’ sia di ‘cen-tro-sinistra’ che hanno indagini a loro carico o processi in corso sguazzeranno pienamente in que-sto mare di norme antigiuridiche,

che risultano uno sfregio anche per l’assetto costituzionale bor-ghese. Non meno perversa poi è la norma introdotta dall’art. 4 del di-segno che, modificando l’art. 238 bis del codice di procedura penale che stabilisce ora che le sentenze irrevocabili possono essere acqui-site in qualità di documenti in un altro processo come prova dei fatti in esse accertati, rende possibile al difensore dell’imputato di chiede-re di nuovo (ed ottenere) al giudi-ce l’audizione di quei testimoni ed il rifacimento di tutte quelle prove esperite nel processo per cui è sta-ta emessa la sentenza irrevocabile, allungando ulteriormente i proces-si, ingolfando le sedi giudizia-rie, esponendo decine di migliaia di processi, soprattutto quelli più complessi, a una sicura prescrizio-ne. Queste norme, nate ovviamen-te per le esigenze di Berlusconi e della sua combriccola di deputati e affaristi, rischiano, se diverran-no legge, di travolgere con la pre-scrizione soprattutto i processi più complessi. Si pensi al travagliato processo Eternit che riguarda mi-gliaia di operai morti nella zona di

Casale Monferrato, le cui famiglie proletarie attendono con dignità giustizia e che rischiano invece di avere la prescrizione dei loro dirit-ti, risarcimenti compresi. Il capita-lismo è un sistema criminale che difende padroni che hanno am-mazzato in fabbrica, palazzinari che hanno costruito con la sabbia e ucciso nel terremoto, smaltito-ri di rifiuti che stanno inquinan-do e intossicando intere regioni. Come si può esimersi dal denun-ciare un tale scempio delinquen-ziale di norme? Noi marxisti-le-ninisti, sappiamo bene che “nella società divisa in classi, ogni in-dividuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezione, por-ta un’impronta di classe” (Mao Zedong, Sulla pratica, in Opere scelte, vol. 1). E quale crimina-le impronta e quale marchio infa-me e contrassegno di classe porti il disegno di legge n. 2657 lo sap-piamo fin troppo bene: l’impron-ta, il marchio ed il contrassegno di un regime neofascista putrido e da abbattere.

N. 34 - 29 settembre 2011 corruzione / il bolscevico 9Approvato il ddl 2657 dal Senato

IL GOVERNO SPINGE A TAPPE FORZATE VERSO “IL PROCESSO LUNGO”

Tutti i processi contro Berlusconi e i corrotti boss borghesi fi nirebbero in prescrizione

SEMPRE PIÙ SCANDALOSO IL “CONFLITTO DI INTERESSI”

Per assegnare le sei nuove super-frequenze digitali, i mul-tiplex, in grado di trasportare fino a sei segnali televisivi ca-dauno, generati dalla digitaliz-zazione dell’etere, il governo e l’Agcom, al posto di una norma-le asta competitiva, hanno or-ganizzato, per il 20 settembre, una beauty contest, un concorso di bellezza.

Ciò significa tre cose: 1) che il diritto di trasmettere per i prossi-mi 20 anni verrà assegnato, senza gara e senza sborsare un euro nelle casse dello Stato, 2) che a vincere la gara fasulla saranno i soliti co-lossi dell’etere, quelli cioè in grado di assicurarsi: “i punteggi più alti per requisiti tecnici e commercia-li”. 3) che Mediaset andrà a raffor-zare il suo monopolio di fatto delle frequenze disponibili, nell’ambito dello smisurato impero mediatico di proprietà del premier.

Un altro scippo insomma nei confronti delle televisioni locali da parte dell’asse di ferro gover-no-holding di proprietà del Presi-dente del Consiglio. A realizzarlo,

Niente asta delle frequenze Tv per favorire Berlusconi

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ESTERO € 100,00PREZZO POLITICO* € 30,00

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*per disoccupati, cassintegrati, lavoratori precari, pensionati sociali, operai, casalinghe, studenti, immi-grati senza lavoro, con lavoro precario o a salario operaio

I versamenti vanno effettuati attraverso il c.c.p. 29675501intestato a: Editoriale Il Girasole - C.P. 477 - 50100 Firenze

i ministri Tremonti e Romani, che hanno congegnato il meccanismo normativo in modo da obbligare le emittenti private locali a cedere le proprie frequenze per fare spa-zio ai big. Possono usufruire di un risarcimento, oppure spostarsi sui multiplex di emittenti più grandi e di livello nazionale (Mediaset e Rai per l’appunto), con la certezza di perdere l’autonomia di operato-re nei confronti del governo.

È uno dei ricatti previsti nel Decreto Omnibus, a cui si aggiun-gono le intimidazioni contenu-te nella manovra economica, che nega il diritto all’indennizzo pro-messo (circa 240 milioni di euro da suddividere tra tutti i richieden-te) “per le tv locali che libereran-

no le frequenze dopo il giugno del 2012”.

Secondo le associazioni di set-tore tutto ciò si tradurrà nell’espro-prio di circa 200 emittenti locali di proprietà di editori emergenti per un valore commerciale di oltre 300 milioni di euro.

Visto che i proprietari delle emittenti locali rivendicano alme-no il diritto al 20% dei ricavi to-tali per l’espropriazione delle ri-sorse frequenziali”, ad evitare una caterva di ricorsi ci avrebbe pen-sato proprio la norma che blocca la possibilità di ricorrere al Tar. “E se le Tv locali non saranno acquie-scenti con il governo– ha spiega-to Vinicio Peluffo (Pd), membro della commissione di vigilanza

Rai - oltre alla privazione del ri-sarcimento, la polizia interverrà a blindare gli impianti, con l’avvio di procedimenti penali con reclu-sione fino a tre anni e addebito di danni e interessi”.

Insomma continua l’uso perso-nale e mafioso del denaro pubbli-co, del Parlamento e degli apparati dello Stato, da parte del neoduce Berlusconi.

Sembra addirittura che il Mus-solini di Palazzo Chigi, prima an-cora dell’espletamento del concor-so suddetto, abbia dato mandato a Mediaset di occupare gli spazi sul canale frequenza 58 del digitale terrestre.

Strategia piduista e monopolio

dell’informazione Tutto ciò dimostra quanto an-

diamo ripetendo da decenni, ossia che “la regolamentazione capitali-stica delle frequenze televisive è da sempre un far west che ha vi-sto il cavaliere piduista usare mil-le sporchi stratagemmi in difesa delle sue tv, con le buone o con le cattive. A partire dalla legge Mam-mì del 1990 e poi quella Maccani-co (di “centro-sinistra”, approvata anche col voto del PRC) del 1997, e giù giù fino alla porcata della legge Gasparri (2004), che tra l’al-tro assicura a chi già trasmette in analogico l’esclusiva sul digitale, tagliando fuori tutti gli altri, e tra-slando di fatto il monopolio del-l’analogico sul digitale.

Dimostra che in nome della “li-

bertà di antenna”, l’armata Berlu-sconi si è fatta strada col bastone e la carota, e a suon di corruzio-ne, prima, per spezzare il monopo-lio della televisione pubblica, poi, una volta al governo, per militariz-zarla ed epurarla, infine per spaz-zare via le ultime Tv locali private non allineate alla sua galassia e al suo governo.

Dimostra che di golpe in golpe, il nuovo Mussolini, punta a otte-nere il monopolio assoluto dell’in-formazione, e a completare, anche in questo fondamentale settore, il “piano di rinascita democratica” e lo “schema R” della P2 di Gelli, stracciando l’art. 21 della Costitu-zione e infliggendo un altro colpo mortale allo Stato di diritto.

L’opposizione ridotta a comparsa

Ma non ci sarebbe mai riusci-to se per rafforzare il suo impero mediatico anticomunista e fasci-sta, non fosse stato spalleggiato da una “sinistra” borghese imbelle e complice. Che se n’è infischia-ta delle due sentenze della Cor-te costituzionale che imponevano a Mediaset di scendere da tre reti a due, nonché della sentenza del-la Corte di giustizia europea del 31 gennaio 2008 che ha dichiarato illegittime le leggi italiane in ma-teria e che ha contrabbandato per “mirabolante” l’era digitale come garanzia di accesso alle trasmis-sioni per altri operatori privati.

Una scempiaggine demenzia-le quella del “pluralismo del digi-tale” che Berlusconi ha utilizzato

per beffare l’ordinanza della Con-sulta, che stabiliva al 31 dicembre 2003, il termine ultimo per il pas-saggio sul satellite di rete 4, che di fatto continua a trasmettere senza concessione, nel silenzio di Bersa-ni, Napolitano e compari.

In barba alle norme che stabili-scono che un terzo delle frequen-ze digitali debbano essere destinate alle televisioni locali e a chi è stato costretto a liberare la banda destina-ta all’accesso a Internet, Berlusco-ni sta spingendo la residua concor-renza televisiva nel fondo più buio della galassia digitale, più o meno alle cifre triple del telecomando, per strangolarle con il crollo dei fattura-ti pubblicitari, fagocitati da Pubbli-talia. L’azienda monopolista della raccolta pubblicitaria avrà a dispo-sizione il più vasto bouchet di ca-nali criptabili per avviare l’era del-la Tv a pagamento e continuare il torbido giro speculativo sulla pro-duzione e l’aggiornamento del sof-tware e del firmware dei milioni di decoder. E non sarà difficile realiz-zare questo piano strategico, visto che l’opposizione è ormai ridotta a comparsa.

Non è neanche da escludere l’ipotesi che il digitale terrestre serva da portaerei di lancio per la conquista del satellite, per ricon-giungere cioè, “il monopolio del-la terra con quello del cielo”. Non a caso è da tempo che Berlusco-ni ha dichiarato una guerra senza quartiere al pescecane Murdoch e a Sky. Una guerra che si gioca an-che sul marcio terreno dei merca-ti cinematografici e calcistici: “In-front, la società incaricata dalla Lega Calcio di raccogliere le pro-poste sui diritti del digitale terre-stre e della Tv satellitare, ci sta consigliando di venderli dal 2012 a un prezzo bassissimo per fare un favore a Mediaset e a Berlusconi” - ha tuonato di recente il produtto-re cinematografico e padrone del Napoli Calcio- Aurelio De Lau-rentiis.

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10 il bolscevico / PMLI N. 34 - 29 settembre 2011

APPOGGIAMO, STUDIAMO E APPLICHIAMO IL DISCORSO DI SCUDERI SUGLI

INSEGNAMENTI DI MAO SUL PARTITO

Lo splendido, lungimirante e memorabile discorso pronunciato l’11 settembre 2011 dal compa-gno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, in occasione del 35° Anniversario della scom-parsa di Mao, è una brillante sinte-si del carattere, dell’ideologia, del modo di vita e di operare e della strategia del Partito rivoluzionario del proletariato in Italia. Chiunque abbia a cuore la causa del socia-lismo deve confrontarsi con esso, appoggiarlo, studiarlo e applicarlo nelle propria realtà. In primo luo-go i militanti e i simpatizzanti del PMLI.

Esso costituisce uno degli stru-menti più potenti a nostra dispo-sizione, insieme alla linea politi-ca del 5° Congresso nazionale, per raggiungere il nostro principale obbiettivo politico-organizzativo, quello di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso.

Infatti l’analisi del Segretario generale, riprendendo in manie-ra scientifica, fedele senza essere dogmatica ma viva e concreta, la lezione di Mao sul Partito per ca-larla nell’attuale stadio di svilup-po del Partito del proletariato in Italia, fornisce a tutti noi indica-zioni concrete per accompagnare l’odierna fase di crescita e il pro-cesso di radicamento in ogni real-tà in cui siamo presenti. “Gli in-segnamenti di Mao sul Partito del proletariato, il Partito marxista-le-ninista, - così afferma il compagno Scuderi a conclusione del capitolo Gli insegnamenti di Mao sul Parti-to - sono già largamente praticati a tutti i livelli del PMLI, d’ora in poi dobbiamo applicarli con maggior decisione, precisione e consapevo-lezza, con una coscienza ideologi-ca, politica e organizzativa più alta e più matura”.

Un’indicazione che va raccolta con la massima sollecitudine, con-siderando che il PMLI cresce ve-

locemente e nuovi militanti, spes-so giovani o giovanissimi, non ancora conoscono adeguatamen-te i principi teorici e organizzati-vi di un Partito autenticamente co-munista come il nostro, alzano per la prima volta le insegne del PMLI in nuove città trovandosi alle pre-se con la sfida di edificare una struttura autenticamente bolscevi-ca. Considerando anche i passi in avanti organizzativi laddove era-vamo già presenti, tra cui la nasci-ta di nuove istanze di base, l’aper-tura delle splendide e rosse sedi di Catania e Fucecchio, il crescente numero di simpatizzanti attivi.

È bene che tutti i militanti e i simpatizzanti del Partito studino e riflettano anzitutto a livello indivi-duale sul discorso. Alle riunioni di Cellula o alle riunioni allargate ai simpatizzanti è opportuno curare una relazione incisiva e ricca di ar-gomentazioni del testo di Scuderi con un occhio particolare alle con-traddizioni e alle necessità orga-nizzative della propria Istanza.

Alcune Istanze del Partito si sono già mobilitate per organiz-zare tale studio, come la Cellula “Stalin” di Londra che dedicherà un’intera giornata di approfondi-mento al discorso commemorati-vo.

Al contempo, si deve chiedere ai simpatizzanti e agli amici di in-viare a “Il Bolscevico” il loro giu-dizio sul discorso, come hanno già fatto spontaneamente in diversi tra coloro che lo hanno ascoltato l’11 settembre o lo hanno letto succes-sivamente. Tutti costoro hanno espresso giudizi di alto livello che riflettono la qualità, il forte lega-me al Partito, la crescita politica dei nostri simpatizzanti.

Auspichiamo che grazie allo studio di questo importante do-cumento “un numero sempre più grande di elementi avanzati, com-battivi e coscienti, specialmente le

operaie e gli operai, le studentesse e gli studenti, le intellettuali e gli intellettuali, capiscano l’importan-za e la necessità storica della mi-litanza marxista-leninista e si uni-scano a noi senza più indugio sotto le rosse bandiere dei Maestri, del socialismo e del PMLI”.

Il discorso di Scuderi, d’altro canto, guarda con un occhio at-tento al crescente interesse verso il Partito da parte di coloro, soprat-tutto giovani e giovanissimi, che, sempre più coscienti del fallimen-to teorico e politico dei partiti neo-revisionisti e trotzkisti nati dallo scioglimento del PCI revisioni-sta, sono alla ricerca dell’autenti-co Partito comunista in Italia, ma rischiano di rimanere intrappolati nelle maglie di organizzazioni se-dicenti comuniste che nulla hanno a che vedere con la concezione e la struttura organizzativa del Parti-to del proletariato, e con la sua tat-tica e strategia rivoluzionarie.

Una trappola del genere po-trebbe concretizzarsi entro l’anno, all’ombra della parola d’ordine “Ricostruire il partito comunista” lanciata dal PdCI e dall’area del-l’“Ernesto”. Ma già dall’appello che si richiama alla “strategia de-mocratica e progressiva volta al socialismo” di gramsciama me-moria, alla “difesa e rilancio inte-grale della Costituzione” borghese come base del programma politi-co, si evince che il futuro soggetto politico rimarrà sul piano organiz-zativo e politico entro gli asfitti-ci confini di un partito riformista borghese e del capitalismo.

Il nostro auspicio è che coloro che si professano comunisti e vo-gliono il socialismo e evitare di ri-petere gli errori del passato, han-no il dovere di confrontarsi con la linea politica e organizzativa del PMLI, e, dunque, il dovere di stu-diare il discorso di Scuderi.

A loro chiediamo di aprire un dialogo con il Partito, di esprimere pubblicamente su “Il Bolscevico” qual è il loro giudizio sul discor-so “Applichiamo gli insegnamen-ti di Mao sul Partito del prole-tariato”, che è sul sito del PMLI (http://www.pmli.it/scuderimao-2011sulpartito.htm). A loro chie-diamo di venire nelle nostre sedi o di incontrare i militanti del Partito per avviare un dialogo diretto con il PMLI. Se sono d’accordo con l’analisi e le proposte contenute nel discorso di Scuderi, non do-vrebbero indugiare a schierarsi col PMLI, come militanti o simpatiz-

zanti attivi, per concorrere alla co-struzione del Gigante Rosso e alla conquista dell’Italia unita, rossa e socialista.

Alle rivoluzionarie e ai rivolu-zionari che, in buona fede, pensa-no che il proletariato italiano non abbia ancora un autentico Partito comunista, chiediamo di studiare con attenzione il capitolo “Sulla storia del Partito del proletariato in Italia” e di riflettere su di esso, considerando il passaggio in cui si afferma chiaramente che “ormai il proletariato italiano ha il suo Par-tito, il PMLI, e quindi i sinceri fautori del socialismo e chiunque voglia veramente cambiare que-

sta società borghese hanno tutte le possibilità per capire da che par-te stare e cosa fare, una volta che vengono a conoscenza del Parti-to”.

O col socialismo o col capitali-smo: non esiste una “terza via”. Se si vuole semplicemente moderare e addolcire il capitalismo, va bene un qualsiasi partito democrati-co borghese riformista. Se si vuol fare la rivoluzione, se ci si vuol li-berare dal capitalismo non c’è al-tra via che militare nel PMLI o so-stenerlo in qualsiasi modo anche da simpatizzante o amico.

Appoggiamo, studiamo e ap-plichiamo il discorso di Scude-

ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Organizziamo lo studio del di-scorso tenuto dal compagno Gio-vanni Scuderi in occasione del 35° anniversario della scomparsa di Mao!

Invitiamo i simpatizzanti e gli amici del Partito e i sinceri comu-nisti a intervenire su “Il Bolscevi-co” per esprimere il loro pensiero e le loro riflessioni sul discorso di Scuderi!

Con Mao per sempre!Avanti con forza e fiducia ver-

so l’Italia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

Firenze, 11 settembre 2011. Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, risponde ai calorosi applausi dei presenti a conclusione del suo discorso per il 35° Anniversario della scomparsa di Mao

Il giudizio di un compagno della seconda linea sul discorso di Scuderi alla commemorazione di Mao

È UNA CARTINA DI TORNASOLE PER CAPIRE SE SIAMO NON SOLO NOMINALMENTE

MA DI FATTO CON E DEL PARTITOL’apoteosi rossa l’abbiamo

toccata certamente col discorso del compagno Scuderi che, da una parte, ha fatto brillare come solo lui sa fare la stella di Mao, dal-l’altro ha fornito all’intero Partito uno strumento indispensabile per la sua crescita che tutti speriamo prossima e inarrestabile. Sì per-ché, in particolare il capitolo del discorso di Scuderi “Gli insegna-

menti di Mao sul Partito”, parla dritto a dirigenti e militanti del nostro Partito. Ci ricorda diritti e doveri della nostra militanza e ognuno di noi, qualunque posto di battaglia occupi, prima o se-conda linea che sia, lo dovrà stu-diare e recepire velocemente.

Un discorso come questo, dal-le caratteristiche congressuali, ci mette allo specchio e permette a

ciascuno di noi anche di fare un bilancio immediato della nostra militanza passata, ma soprattutto odierna e futura. È insomma una cartina di tornasole per capire se siamo non solo nominalmente ma di fatto con e del Partito.

Applicare gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato vuol dire rispondere “presente!” alle esortazioni contenute nel mi-

rabile discorso del Segretario ge-nerale, che per profondità, dia-lettica, forza e sintesi (il capitolo “Sulla storia del Partito del prole-tariato in Italia” è un vero gioiel-lo) si posiziona, di fatto, tra i suoi più importanti.

Viva Mao!Viva il PMLI!Coi Maestri vinceremo!

Ernesto

Richiedete il numero 33

Le richieste vanno effettuate a: [email protected] postale:IL BOLSCEVICO - C.P. 477 - 50100 FIRENZETel. e fax 055 2347272

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N. 34 - 29 settembre 2011 PMLI / il bolscevico 11Impressioni sulla commemorazione di Mao

Continuiamo la pubblica-zione di alcune impressioni di simpatizzanti e amici del PMLI che hanno partecipa-to l’11 settembre alla com-memorazione del 35° anni-versario della scomparsa di Mao.

Le nuove Cellule faranno diventare il PMLI un

Gigante RossoCari compagni,una grande commozione e

gioia rivoluzionaria è stata quella di aver potuto riabbracciarvi alla commemorazione di Mao, aver ascoltato il grande discorso del compagno Segretario Giovanni Scuderi che ci ha coinvolto emo-tivamente e indicato la giusta via da percorrere! Aver visto tanti gio-vani intervenuti sul podio, nuove Cellule che faranno crescere e di-ventare un Gigante Rosso il nostro amato Partito anche nel corpo!

Tutti insieme, ciascuno con le proprie forze, lotteremo per ab-battere il nuovo Mussolini che ha macellato l’Italia, il suo reggico-da Vittorio Emanuele III e tutta la loro famigerata cricca.

Un fraterno, caloroso e militan-te abbraccio. Saluti marxisti-leni-nisti.

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Liliana, Anna, Maria -Cuneo

Con Mao e i Maestriper sempre!

Partecipare alla Commemora-zione del compagno Mao è per me sempre un’esperienza nuova. An-che se sono pochi gli anni in cui ho partecipato a questa iniziativa devo sinceramente affermare che

Firenze, 11 settembre 2011. La commemorazione di Mao nel 35° anniversario della scomparsa. Dal podio il compagno Giovanni Scuderi pronuncia il discorso uffi ciale

Davanti al suo busto in Piazza Lenin a Cavriago (Reggio Emilia)

OMAGGIO A LENIN

10 settembre 2011. Alcuni compagni biellesi rendono omaggio al monu-mento di Lenin a Cavriago (Reggio Emilia) (foto Il Bolscevico)

Dal corrispondente dell’Organizzazionedi Biella del PMLI

Ogni anno l’Organizzazio-ne di Biella del PMLI, il giorno precedente alla commemora-zione di Mao a Firenze, si reca presso Piazza Lenin a Cavriago (Reggio Emilia) per deporre un mazzo di garofani rossi ai piedi del busto di bronzo del grande Lenin che si trova al centro del-l’omonima piazza.

Così è stato anche quest’an-no: i compagni partiti da Biel-la si sono fermati a Cavriago e hanno deposto un omaggio flo-reale con allegato un biglietto: “Al grande capo bolscevico Le-nin” con la firma dell’Organiz-zazione biellese. Dopo essersi fatti fotografare davanti al bu-sto di Lenin i compagni sono ri-partiti per Firenze per celebra-re, il giorno successivo, il 35° anniversario della scomparsa del Grande Timoniere.

ogni volta provo una emozione che a parole è difficile spiegare. Voglio provarci.

Sull’onda della partecipazione alla manifestazione di Firenze, in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL il 6 di settem-bre, sono partito, con il compagno Franco dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI, di buona ora per il luogo della Com-memorazione, avendo preso l’im-pegno di aiutare i compagni nel-l’allestimento della sala.

Grande è stato il piacere di es-sere stato delegato al montaggio del pannello raffigurante il mani-festo che proponeva l’iniziativa. Il mio lavoro è stato un piccolo tassello alla riuscita della giorna-ta, ne sono fiero perché so che se ognuno dà il suo contributo, sot-

to qualsiasi forma, si può arrivare a realizzare un atto concreto. Per questo dico grazie a tutti coloro che hanno reso possibile il succes-so di questa giornata.

All’inizio dell’evento il col-po d’occhio in sala ha un effetto ai miei occhi molto particolare ed emozionante. La coreografia im-ponente, le compagne e i com-pagni disciplinatamente seduti ai loro posti, la presidenza compo-sta e attenta che dà il segno a chi è presente di un PMLI vivo ed or-ganizzato.

Ho seguito attentamente l’in-troduzione della compagna Mar-tenghi e gli interventi dei delega-ti militanti e simpatizzanti, anche se, onestamente, non vedevo l’ora che prendesse la parola il compa-gno Segretario generale Giovanni Scuderi. Non avevo ancora avuto l’occasione di ascoltarlo dal vivo in un suo intervento. Ecco l’emo-zione nuova di cui parlavo prima!

Anche se ho assunto il fatto che dobbiamo pensare ed agire in funzione di un’azione collettiva del Partito, mi sento di afferma-re che il nostro Segretario genera-le impersona ottimamente il pen-siero marxista-leninista. Egli ci fa capire quanto grande e alta deb-ba essere la coscienza con la qua-le dobbiamo operare per giungere all’instaurazione del socialismo. Il PMLI ci insegna la strada giusta da percorrere.

Felice di aver partecipato alla Commemorazione e “carico” per i prossimi impegni sindacali e di Partito ho concluso la domeni-ca visionando il video prodotto dal PMLI “Con Stalin per sem-pre” che mi ero procurato il gior-no stesso.

Ai compagni che non hanno avuto ancora la possibilità di ve-derlo lo consiglio vivamente. È la storia di uno dei nostri cinque Maestri che, anche lui come Mao, insieme al popolo traccia il solco per l’avvento del socialismo e del comunismo.

Un saluto marxista-leninista a coloro che erano presenti e ai compagni giovani e meno giovani con i quali ho avuto il piacere di dialogare alla Commemorazione.

W Mao! W i Maestri! W il PMLI!

Andrea,operaio marxista-leninista -

Borgo San Lorenzo (Firenze)

Ho visto i segni della crescita del PMLI,

numerica e non soloDomenica 11 settembre ho par-

tecipato alla Commemorazione di Mao e a tal proposito volevo sot-tolineare alcuni aspetti importan-ti. Questa commemorazione ha di certo mostrato una crescita spa-ventosa del PMLI visibile da alcu-ni fatti essenziali. Penso alle nuove

organizzazioni nate in quest’ulti-mo anno, come in Scozia (Aber-deen), Sesto S. Giovanni e Bina-sco, per fare qualche esempio, senza contare l’attenzione sempre maggiore e i consensi che attirano i compagni londinesi.

Segni questi di una crescita, numerica e non solo, di militanti che vogliono spendere la propria vita per la causa del socialismo.

Da qui si comprende che sem-pre meno gente crede alle menzo-gne che la borghesia giorno dopo giorno diffonde sulla grande espe-rienza storica e sale l’attenzione e l’interesse verso il sistema politico diretto dal proletariato.

Tutto questo va a scapito del-la “sinistra” borghese che di tanto in tanto, per cercare consensi che giustamente ha perso, fa sorgere nuovi partiti e movimenti, con di-rigenti e ideali trozkisti che sono quelli di sempre, ossia la conqui-sta del “socialismo” tramite la par-tecipazione alle elezioni borghesi col fine di ricoprire le cariche isti-tuzionali di un sistema politico co-struito sugli interessi esclusivi del-la borghesia.

Col passare del tempo e con gli eventi che si susseguono è ormai sempre più chiaro che tale concet-to è utopistico e le illusioni svani-scono.

Tuttavia la crescita del PMLI fa aumentare il pericolo di intrusio-ne di agenti della borghesia volti

a infrangere la linea marxista-leni-nista del Partito per metterlo alla pari con gli altri partiti borghesi. Per scampare questo pericolo, ol-tre a vigilare e smascherare tali agenti, occorre attenersi allo Sta-tuto del PMLI, rispettare il cen-tralismo democratico e studiare le opere dei Maestri e la linea politi-ca del Partito, sapendola poi appli-care in modo adeguato alle varie situazioni di lotta che si presenta-no.

Altro aspetto importante è il superamento dell’individualismo; questa tendenza è pericolosa per vari motivi:

- un compagno potrebbe non accettare eventuali critiche giuste mossegli da altri compagni, to-gliendosi così la possibilità di tra-sformare se stesso in meglio e di lavorare in modo proficuo nel Par-tito;

- qualcuno, spinto dalla voglia di autoaffermarsi, potrebbe inve-ce cercare di creare correnti diffe-renti all’interno del Partito che lo destabilizzerebbero, vista la diffi-coltà che a quel punto si creereb-be nel trovare la linea comune da portare avanti.

Il Partito deve essere unito e il frazionismo va evitato! I danni del frazionismo sono ben visibili guardando i partiti della “sinistra” borghese che, grazie anche alla loro frammentazione interna, sono sempre più in crisi.

La concezione del mondo non è poi da sottovalutare.

Il materialismo-dialettico è la concezione del mondo marxista-leninista. Non vanno idealizzati gli eventi ma colti nelle loro contrad-dizioni, dalle quali ne dipendono i successivi sviluppi. Ad esempio non si deve dire che Berlusconi è un incapace o altre dicerie simili, ma che è il nuovo Mussolini e che sta mettendo la camicia nera al-l’Italia, realizzando il piano della P2. Così come non si deve sperare in un mondo migliore senza lotta-re affinché lo sia; solo la lotta por-ta ai cambiamenti in positivo e alla giustizia sociale.

Queste sono le considerazio-ni che mi porto a casa da questa commemorazione e su cui riflette-rò per capire le scelte migliori che dovrò fare per quanto riguarda la mia attività politica col Partito.

W MAO!W il PMLI!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!Andrea - Limbiate (Milano)

UN GRADITO DONO RICEVUTO DAL PARTITO

L’amore per i Maestri e per il PMLI nel videosu Lenin prodotto dalle simpatizzanti di Cuneo

Dal profondo del cuore ringra-ziamo le compagne Maria, Anna e Liliana, simpatizzanti di Cuneo del PMLI, per il bel video dedica-to a Lenin che hanno regalato al Partito in occasione della recente Commemorazione di Mao. Nel-la lettera di accompagnamento le compagne hanno scritto: “Cari compagni, da tempo desiderava-mo realizzare questo video dedi-cato al grande Lenin e a voi tutti compagni del nostro amato Parti-to. Sempre al vostro fianco per ab-battere il nuovo Mussolini e mar-ciare sulla via dell’Ottobre! Coi Maestri e il PMLI vinceremo!”.

Nel video, intitolato “Arrive-derci Lenin” le compagne trasfon-dono tutto l’amore che le unisce ai Maestri del proletariato inter-nazionale e al PMLI. Nella dedi-

ca che lo apre scrivono: “Ai com-pagni e alle compagne che hanno lottato e che lottano per una Pri-mavera Rossa”. Le belle imma-gini di Lenin, nelle piazze, nelle riunioni di studio sono accompa-gnate dalla colonna sonora del-l’“Internazionale”. In un filma-to originale del 29 marzo 1919 si ascolta la sua voce mentre esorta l’Esercito rosso a tenere duro nel-la lotta contro i grandi proprietari fondiari e le potenze imperialiste che avevano aggredito la giovane repubblica dei Soviet nel tentativo di rovesciarla. Nel video le com-pagne hanno inserito anche delle belle immagini del PMLI.

La copertina del videodedicato a Lenin

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12 il bolscevico / PMLI N. 34 - 29 settembre 2011

Mi interessa il modulo per l’ammissione al PMLI

Salve,scrivo per il modulo di ammis-

sione al PMLI.Attendo delucidazioni al ri-

guardo.Pasquale, via e-mail

Apprezzato a Empoli il volantino del PMLI contro la manovra

Compagni,ho avuto modo di diffondere ai

lavoratori della USL 11 di Empo-li il volantino del PMLI contro la manovra di macelleria sociale pre-sentata con l’avallo attivo di Na-politano, nuovo Vittorio Emanue-le III.

In tanti mi hanno ringraziato per il materiale che distribuivo e una collega mi segnalava le perso-ne che passavano aiutandomi nella diffusione.

Fabio - Empoli (Firenze)

Sono del PRCma stimo le posizioni

del PMLIe i suoi militanti

Sono da pochi mesi militante di Rifondazione comunista, partito a cui mi sono iscritto quando ho ini-ziato a frequentare il loro circolo di Camucia (Cortona).

Nonostante il vostro partito ab-bia molte divergenze con il mio, stimo molte delle vostre posizioni e rispetto i vostri militanti perché sono molto attivi sui territori no-nostante siano molto meno di noi.

Comunque, l’importante per i nostri partiti ora è fare un’oppo-sizione d’acciaio, stare in mezzo al popolo, perché il capitalismo sta per finire e una volta finito, il proletariato moderno saprà su chi contare. E sarà il tempo di costrui-re un’Italia unita, rossa e sociali-sta.

Saluti comunisti.

Tommaso -provincia di Arezzo

Vorrei una bandiera del PMLI o dei Maestri

Cari compagni del PMLI,sono un giovane quasi 16enne

simpatizzante del Partito. Vorrei avere una vostra bandiera o la ban-diera dei Maestri. Sono stato mi-litante in Rifondazione comunista ma mi hanno espulso per essere stato in disaccordo con loro. Fate-mi sapere. Saluti da compagno.

Luca - provincia di Salerno

Vorrei spiegazioni sulla linea del PMLI

Compagni buonasera,vorrei un opuscolo che mi spie-

ghi la linea del PMLI. Grazie.Giovanni - Caserta

Indignato da Obama che paragona il terrorismo

al comunismoSono molto indignato dalle pa-

role di Obama in occasione del-l’anniversario dell’11 settembre.

Quest’uomo, guerrafondaio e soste-nitore di tutto l’apparato repressivo americano, che inganna col suo fin-to buonismo, così come Kenne-dy che aggredì Cuba e intensificò l’escalation in Vietnam, ha acco-munato il terrorismo al comunismo. Ha affermato che gli USA hanno sconfitto il comunismo così come il terrorismo. Bisognerebbe ricor-dare gli 11 settembre che gli USA hanno provocato e causano in tutto il mondo con guerre, attentati e de-stabilizzazioni (la CIA è presente in tutte le trame in Italia e fu causa del colpo di stato che rovesciò in Iran Mossadeq). Accomunare terrori-smo e comunismo è una sporca ma-novra. Fin quando esisteva l’URSS l’America giustificava l’opposizio-ne al comunismo per motivi di si-curezza nazionale identificando co-munismo e URSS; ora che l’URSS non c’è più esce fuori che l’odio era contro il comunismo. Arrestano chi brucia la bandiera americana e, in-vece, chi oltraggia i simboli di altre comunità è impunito.

Viva il comunismo!Alfredo - provincia di Napoli

DIFFUSOFRA LE MASSE IL VOLANTINO

SUI PRIVILEGI AI PARLAMENTARIDal corrispondentedella Cellula “F. Engels”di Riardo

I compagni della Cellula “F. Engels” di Riardo (Caserta) han-no fatto un’interessante diffu-sione del volantino del PMLI “Ai parlamentari non più del triplo del salario medio operaio. Cancella-re tutti i privilegi e i benefici della ‘casta’” fra le masse di Riardo.

La popolazione lo ha apprez-

zato molto, in particolare nella denuncia e nella rivendicazione del PMLI, sintetizzata nel suo Programma d’azione: “Gli stipen-di del presidente della Repubbli-ca, del presidente del Consiglio, dei ministri, dei parlamentari, dei presidenti, dei sindaci e degli assessori regionali, provinciali e comunali, così come quelli degli alti funzionari dello Stato, non de-vono superare il triplo del salario medio operaio dell’industria”.

IN PROVINCIA DI FIRENZE

Anche il PMLI al funerale del presidente dell’Anpi di Fucecchio

Redazione di Fucecchio

Il 15 settembre è venuto a mancare il presidente della sezio-ne ANPI di Fucecchio: Raimon-do Genre, detto “il francesino” perché suo padre era esule in Francia. Era stato in carcere fin da ragazzo per la sua attività di

comunista e di antifascista.Ai funerali erano presenti i rap-

presentanti di molti partiti. Anche il PMLI ha voluto partecipare al funerale con la propria bandiera in onore al vecchio combattente partigiano che i marxisti-leninisti fucecchiesi conoscevano perso-nalmente.

STALIN È GRANDEE ATTUALE

Nel mese di agosto è stato studiato il discorso di Stalin alla riunione elettorale della circoscrizione “Stalin” di Mo-sca pronunciato l’11 dicem-bre 1937 nel gran teatro. In questo scritto Stalin oltre a dimostrare una grandissima modestia, dà dei consigli ai suoi elettori (come ad esem-pio quello di utilizzare la legge che consente agli elettori di far decadere il mandato dei deputati nel caso in cui essi deviino dal giusto cammino) di pretendere da essi (i depu-tati) che siano uomini politici di tipo leninista e non filistei politici. Stalin aggiunge che i filistei politici non sono solo nei paesi capitalisti, ma pos-sono esservene anche nel paese dei Soviet. In questo discorso Stalin sostiene an-che la tesi della scomparsa delle classi nel socialismo, tesi che correggerà nel 1952 con l’opera “Problemi econo-mici del socialismo nell’Urss”. Da questo errore Mao trarrà

insegnamento e creerà la teo-ria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato.

Stalin parla anche del rap-porto fra deputati ed elettori nei paesi capitalistici, dicen-do che durante le elezioni i candidati civettano con gli elettori, promettono loro mari e monti, ma una volta finite le elezioni e i candidati divenuti deputati, essi si sentono com-pletamente indipendenti dagli elettori, possono passare da un capo all’altro, possono impegolarsi in macchinazioni poco pulite, ecc.

Questo discorso è l’en-nesima dimostrazione della grandezza di Stalin oltre che di estrema attualità.

Con Stalin per sempre!Coi Maestri e il PMLI vin-

ceremo!

Da un rapporto mensile dell’Organizzazione di Cam-posampiero (Padova) del PMLI

Affissioni per il proselitismo in Emilia-Romagna

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapi-talista, antiregime neofasci-sta e per l’Italia unita, ros-sa e socialista. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socialismo per aiutarlo economicamen-te, anche con piccoli contri-buti finanziari. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffonde-re contro il governo del neo-duce Berlusconi e il regime capitalista, neofascista, pre-sidenzialista, federalista e in-terventista e i suoi partiti.

Aiutateci anche economi-camente per combattere le illusioni elettorali, parlamen-tari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobilita-zione e una lotta rivoluziona-rie di massa capaci di abbat-tere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del pro-letariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nel-le nostre Sedi o ai nostri mi-litanti oppure inviate i contri-buti al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 -50121 FIRENZE

COMUNICATO DELL’ORGANIZZAZIONE DI RUFINA (FIRENZE) DEL PMLI

Solidarietà coi lavoratori della pelletteria MBML’Organizzazione di Rufina del

Partito marxista-leninista italiano esprime la propria solidarietà ai lavoratori della Pelletteria Emme-biemme che hanno di fatto per-duto il proprio posto di lavoro ed agli altri, imprecisati, dell’indotto che risentirà in termini occupa-zionali della chiusura. Noi siamo al loro fianco e li esortiamo a lot-tare strenuamente per rivendica-re il diritto al lavoro, assieme al pieno recupero degli stipendi non pagati fino ad oggi e ai contributi

non versati, in quanto il lavoro è un diritto inalienabile dell’uomo, assieme alla casa, che consente di vivere una vita economicamen-te indipendente e dignitosa.

Non c’è mercato, non c’è pro-fitto, non c’è altra ragione per la quale un lavoratore possa essere privato della fonte economica di base della sua esistenza. Sicura-mente l’improvvisa chiusura della Emmebiemme è un pericoloso campanello d’allarme in quanto essa avviene proprio in un setto-

re, quello delle pelletterie, che le giunte locali, definiscono da sem-pre come un “fiore all’occhiello” della Valdisieve.

Ponendoci quindi al fianco dei lavoratori, siamo pronti a so-stenere qualsiasi iniziativa che vorranno promuovere da soli o assieme ai sindacati per con-trastare quello che è l’ennesimo attacco ai diritti. In quest’ottica chiediamo l’intervento unitario di tutti gli organismi di tutela del la-voro stesso, a partire dalla CGIL

e dalle Amministrazioni locali, per la conservazione dell’occupazio-ne e affinché si adottino misure future ed efficaci per combattere la deindustrializzazione e la pre-carizzazione anche in Valdisieve.

L’Organizzazione di Rufina

del PMLI

Rufina, 7 settembre 2011_______________

Il comunicato è stato pubbli-cato da Il Galletto

Riardo (Caserta)

Forlì Ravenna Bertinoro Forlimpopoli

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N. 34 - 29 settembre 2011 cronache locali / il bolscevico 13I marxisti-leninisti catanesi intervengono all’assemblea in Piazza Stesicoro

in preparazione della manifestazione nazionale del 15 ottobre

“SBARAZZARSI DEL MASSACRATORE SOCIALE CON UN NUOVO 25 APRILE”

A FIRENZE, DOPO CHE AVEVA ATTACCATO LO SCIOPERO GENERALE DELLA CGIL

Contestato Renzicon fischi e Striscioni

Rimini

LA CRISI DELLA SCM METTE IN PERICOLO CENTINAIA DI

POSTI DI LAVORO

IN LOMBARDIA

Formigoni vuole dimezzarei treni dei pendolari

Tra le devastanti conseguenze, il rischio di licenziamento per 1.500 lavoratori di Trenord

Dal corrispondentedella Cellula “Stalin”della provincia di Catania

Sabato 17 settembre ha avuto luogo in piazza Stesicoro a Cata-nia un’assemblea di piazza “Con-tro la Crisi” organizzata da: Offi-cina Rebelde Catania, Open Mind Catania, Movimento Studentesco Catanese, Forum Catania Acqua Bene Comune, Arci Catania, Con-federazione Cobas-Catania, Rete Antirazzista Catanese, Prc Cata-nia, partendo dal dolente tema del-la crisi economica internazionale e della catastrofica manovra finan-ziaria appena varata e delle conse-guenze che essa avrà sulle masse popolari.

Questa assemblea è stata orga-nizzata per coordinare varie real-tà catanesi al fine di costituire un percorso di lotte che sfoci nella manifestazione nazionale del 15 ottobre a Roma. La cellula “Sta-lin” della provincia di Catania del PMLI era presente, con militan-ti e simpatizzanti. Per l’occasio-ne sono stati distribuiti i volanti-ni: “Studentesse, studenti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per difendere l’istruzione pubblica e per abbat-tere Berlusconi” e “Per fare uscire il capitalismo dalla crisi un massa-cro sociale senza precedenti”.

L’assemblea ha avuto inizio con l’intervento di un membro dell’Arci che ha sottolineato come la manovra finanziaria appena va-rata causerà la perdita di migliaia di posti di lavoro, la diminuzione dei servizi pubblici con in testa scuola e sanità e l’aumento del-le tasse; i privilegi dei parlamen-tari, invece, non vengono scalfiti. Sebbene siano stati giustamente smascherati i privilegi degli spe-culatori e dei banchieri e dei verti-ci dell’alta finanza con le crisi ca-pitalistiche che poi devono essere

Dal nostro corrispondente della Lombardia

Dopo l’ennesimo aumento del prezzo dei biglietti ferroviari ad agosto, il terzo dall’inizio del-l’anno e che, sommato a quelli di febbraio e maggio, ha portato ad un complessivo +25% delle ta-riffe lombarde nel 2011, il ditta-tore ciellino Roberto Formigo-ni (PDL) minaccia di dimezzare dal 1° gennaio 2012 i treni dei 650.000 pendolari che utilizza-no quotidianamente il servizio ferroviario lombardo.

La mannaia del Pirellone pre-vede la cancellazione di 1.000 dei 2.200 treni attualmente in servizio, con conseguenze di-sastrose per i pendolari, i quali già oggi devono viaggiare con un tasso di sovraffollamento del

150% dei posti offerti e che di-venterebbe del 250%. In pratica, nelle ore di punta, un treno che oggi offre 650 posti a sedere do-vrebbe accogliere 1.600 passeg-geri! Gravi saranno le ripercus-sioni anche sull’occupazione dal momento che rischiano il licen-ziamento 1.500 lavoratori di Tre-nord, la società privata che gesti-sce il trasporto pubblico locale ferroviario in Lombardia. Sen-za contare che la soppressione dei treni e il conseguente obbli-go per i pendolari di servirsi di mezzi privati, manderebbe in tilt la mobilità in tutta la Lombardia con code nelle strade stimate in 6.100 chilometri.

Una vergognosa “soluzione” sarebbe stata ipotizzata dall’as-sessore regionale alle Infrastrut-ture e Mobilità, Raffaele Catta-

neo, che ha proposto di evitare il dimezzamento del servizio nien-temeno che con un folle raddop-pio delle tariffe. Così, ad esem-pio, un biglietto singolo sulla direttrice Milano-Lecco arrive-rebbe a costare 8,90 euro, quel-lo sulla Milano-Bergamo 10,30 euro, per giungere a 11,30 euro sulla Milano-Varese e a 13,60 euro sulla Milano-Brescia! E lo stesso assessore Cattaneo ten-tando di giustificare la sua as-surda proposta, ha avuto anche la faccia tosta di affermare che, per un buon funzionamento del servizio ferroviario, le tariffe an-drebbero non raddoppiate ma tri-plicate.

Formigoni definisce la sua una scelta “obbligata” dopo il taglio di 266 milioni di euro per il trasporto pubblico locale in

Lombardia contenuto nella ma-novra di lacrime e sangue del massacratore sociale Berlusco-ni. In realtà, considerando che Formigoni appartiene allo stesso partito del neoduce Berlusconi e ha sempre difeso a spada tratta il suo governo neofascista, le sue parole risultano un tentativo di giocare a scaricabarile, dal mo-mento che il governatore ha sem-pre privilegiato in tema di mobi-lità progetti speculativi, inutili e dannosi per l’ambiente come la Brebemi, la Pedemontana, la Tav, o la Tangenziale Esterna di Milano infischiandosene inve-ce di destinare risorse al poten-ziamento del trasporto pubblico su rotaia per merci e pendolari come invece chiede a gran voce da anni il PMLI.

Redazione di Firenze

Mercoledì 7 settembre il neo-podestà piddino di Firenze Matteo Renzi è stato accolto da circa due-cento manifestanti che lo aspet-tavano al Teatro Verdi, dove era atteso come ospite a una delle ini-ziative dell’incontro nazionale di Emergency, per dare seguito alle contestazioni del giorno preceden-te, quando tantissimi partecipanti al corteo per lo sciopero generale indetto dalla CGIL, sotto Palaz-zo Vecchio lo avevano bersagliato perché unico sindaco del “centro-sinistra” toscano, si è ufficialmen-te dissociato dalla CGIL, verso la quale manda siluri un giorno sì e l’altro pure. Anche il PMLI si era fatto sentire al passaggio sotto le

finestre del neopodestà.“Vergogna, buffone” hanno ur-

lato i manifestanti, fuori e dentro il teatro, che lo hanno sbeffeg-giato attaccando i ritratti di Ren-zi alle tradizionali rificolone (lan-terne di carta colorata, tradizionali la sera del 7 settembre a Firenze). A contestare Renzi il Movimento per l’acqua bene comune, il Movi-mento Lotta per la Casa, Cobas e Rsu di Ataf, il comitato ‘No tunnel Tav’ e rappresentanti della scuola. Tra i temi della protesta la priva-tizzazione del trasporto pubblico e del settore scolastico per gli asi-li, i precari dell’amministrazione e le condizioni di lavoro dei dipen-denti comunali, le “grandi opere” previste in città e gli sfratti in cor-so. “Non contro Emergency, ma contro Renzi” hanno sottolineato i manifestanti.

L’antipopolare neopodestà, come suo solito, se ne è fregato della piazza e la sera del 10 set-tembre, in un dibattito alla festa del PD ha ribadito le sue posizioni

e rivendicato la “libertà di scende-re o meno in piazza”, raccogliendo anche “in casa” fischi e urla “ver-gogna”, “torna ad Arcore”.

I comportamenti antisindaca-li di Renzi non sono nuovi, per i dipendenti comunali è un padrone che rifugge il confronto, inaspri-sce le condizioni di lavoro, insulta i lavoratori, pretende dall’oggi al domani straordinari e prestazioni non concordate, vuole privatizzare il trasporto pubblico con la vendi-ta dell’Ataf.

In occasione dello sciope-ro CGIL ha voluto alzare il tiro, presentandosi, in pectore, come il candidato premier del “centro-sinistra” più affidabile per la bor-ghesia, aprendo una contraddizio-ne anche con parte del PD locale.

Il volpone governatore della To-scana Enrico Rossi, dal palco del-la CGIL si è dichiarato con gli scioperanti, e mentre il segretario del PD toscano Andrea Manciul-li ha definito un errore del sindaco non partecipare allo sciopero della CGIL. Renzi ha replicato: ‘’Ma il segretario non è una maestrina’’.

Alla citata festa del PD (e poi anche in un’altra ospitata tv nazio-nale) il neopodestà fiorentino ha rilanciato il suo apprezzamento e il suo feeling con il neoduce Ber-lusconi: “per me è giusto fare una manovra da 45 miliardi, sennò il Paese salta per aria’’.

Le contestazioni di piazza a Renzi sono una ventata salutare nella nostra città, tradizionalmen-te asfissiata dalla cappa consocia-tiva che ha legato per anni l’am-ministrazione con la CGIL e gli altri sindacati confederali. Questa è la strada per opporsi al massa-cro sociale di cui il boss di Palaz-zo Vecchio si fa sostenitore, com-plice e artefice.

Firenze, 7 settembre 2011. La contestazione al neopodestà Renzi davanti al Teatro Verdi. Nella foto i lavoratori del trasporto pubblico contestano la vendita dell’azienda

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di Rimini

La crisi a Rimini lascia sempre meno speranze per il futuro dei la-voratori. La SCM, fabbrica di mac-chine per la lavorazione del legno, ha aperto la procedura per la cas-sa integrazione per 1.316 lavorato-ri su un totale di 1.960 dipenden-ti, di cui per 260 a zero ore e per 580 a rotazione. Praticamente tutti a parte gli addetti alla fonderia. I

lavoratori sono preoccupati perché sanno bene che la Cig a zero ore è l’anticamera del licenziamento. Sono in corso le trattative.

I rischi per l’occupazione sono dunque forti, anche perché vanno a sommarsi con la crisi occupazio-nale che si registra nel settore del-l’edilizia. Ed anche il polo trainan-te del turismo, quest’anno, come già accade da qualche anno, chiu-de la stagione in negativo, con un calo cospicuo di presenze.

Catania, 6 settembre 2011, sciopero generale indetto dalla CGIL (foto Il Bolscevico)

pagate dalla “gente comune”, la soluzione e il modello da seguire è stato individuato nelle lotte pacifi-ste degli Indignados spagnoli, gre-ci ed islandesi. Ha successivamen-te preso la parola un esponente del Prc, che dopo aver fatto un excur-sus sulle conseguenze che la ma-novra finanziaria avrà sui lavora-tori, ha inneggiato ad un risveglio di Catania e delle città italiane per “conquistare ciò che vogliamo”, senza però indicare come questo risveglio potrà nel concreto pren-dere forma, tralasciando il nodo capitale della questione: il prin-cipale responsabile del massacro sociale in Italia è il governo del neoduce Berlusconi, con l’aiuto dei suoi lacchè revisionisti e rifor-misti che concorrono a fomentare illusioni elettorali di cambiamen-to, rimanendo di fatto asservite a Confindustria, banche e “politiche di austerity”.

Il portavoce del Movimento Studentesco catanese ha sottoli-neato l’importanza di un percorso

nuovo di partecipazione e di lotta in piazza, riprendendo alcuni slo-gan degli indignati spagnoli e in-neggiando ad una “rivoluzione” e confondendo in effetti il movi-mento pacifista degli studenti spa-gnoli con la rivoluzione socialista e l’abbattimento del sistema capi-talistico.

Altri interventi sono stati quelli della portavoce dei Cobas che ha sottolineato l’importanza di fare fronte unito contro l’aziendalizza-zione della scuola pubblica e con-tro le stangate che colpiscono i redditi più bassi. Il portavoce della Rete Antirazzista catanese ha sot-tolineato come i migranti sono le principali vittime delle manovre economiche in Europa e della ne-cessità di coinvolgere i migranti nelle mobilitazioni e di avviare ta-gli alle spese militari, bloccare la detenzione dei migranti e investi-re piuttosto nella sanità e scuola pubblica.

Un militante della Cellula “Stalin” della provincia di Cata-

nia del PMLI ha preso la parola affermando la necessità di sba-razzarsi di ogni illusione legalita-ria, costituzionalista, pacifista ed elettoralista, poiché destra e “si-nistra” borghese sono asservite al capitalismo. Il compagno ha ag-giunto che è solo con un nuovo 25 Aprile che sarà possibile sbaraz-zarsi del nuovo Mussolini. Il mo-vimento studentesco per fare fron-te a questo massacro sociale, deve “riscoprire ed impadronirsi del-l’anticapitalismo e farne la propria bandiera” e partecipare in massa alle prossime mobilitazioni indet-te per il 7 e il 15 ottobre, poiché sono i giovani di oggi che domani si vedranno privati dei diritti basi-lari dei lavoratori, compreso quel-lo alla pensione.

L’assemblea si è conclusa con questo ultimo intervento; i mili-tanti marxisti-leninisti catanesi hanno preso vari contatti e regi-strato entusiasmo per i volantini e per la linea politica del Partito.

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14 il bolscevico / cronache locali N. 34 - 29 settembre 2011

RIVOLTA CONTRO IL RINCAROMENSE SCOLASTICHE A CIVITAVECCHIA

L’amministrazione del neopodestà Moscherini sotto accusa per le tariffe triplicate. Occupata l’aula consiliare. Il PMLI al fi anco della popolazione in lotta

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Civitavecchia del PMLILa giusta rivolta dei genitori

delle scuole materne ed elemen-tari contro il caro-mensa della giunta di “centro-destra” Mo-scherini di Civitavecchia (Roma) ha avuto inizio con l’occupazione dell’aula consiliare al termine di un corteo il 13 settembre. “Pane e Vinaccia 1.000 euro al mese” (Vinaccia è il vice-sindaco), “La pasta è scotta la giunta pure”, questi gli slogan per denunciare il balzello che l’amministrazione ha imposto alle famiglie per la men-sa scolastica, 6,17 euro al giorno per bambino, ben tre volte tanto quella dell’anno precedente.

Nell’infuocata assemblea ha

Civitavecchia (Roma), 13 settembre 2011. La partecipata assemblea organizzata contro lo stratosferico aumento della mensa scolastica

CIVITAVECCHIA (ROMA)

Manifestazionecontro l’inquinamento

da fumi delle naviPresente il PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Civitavecchia del PMLIL’Organizzazione di Civitavec-

chia del PMLI ha aderito al Comi-tato “Nessun dorma” e domenica 18 settembre, indossando la pet-torina con la scritta “No all’inqui-namento da fumi delle navi” ha partecipato alla manifestazione.

Tanti, e soprattutto molte fa-miglie con figli al seguito, hanno partecipato alla marcia di prote-sta per dire basta all’inquinamen-to soprattutto a quello provocato dalle navi ormeggiate nello scalo.

Al grido “Nessun dorma” (dal gruppo nato su Facebook), il corteo è partito da via Garibaldi per poi sfilare fin dentro il porto storico e quindi sotto le finestre dell’autorità portuale di Molo Ve-spucci. Mentre il gruppo – scor-tato da agenti di polizia, carabi-nieri e vigili urbani – raggiungeva la sua meta dal comignolo di una nave usciva una lieve nube nera.

Il sit-in si è sciolto annuncian-do un altro incontro del comitato

spontaneo prima del fatidico 26 settembre, data in cui una dele-gazione del Comitato incontrerà il presidente dell’autorità portuale, Pasqualino Monti, per chiedere “l’istallazione di una centralina nel porto, controlli costanti ed es-sere considerati parte attiva nel processo di elettrificazione delle banchine”.

Dobbiamo stare all’erta, ha detto il dottor Marco Di Gennaro, primario di cardiologia dell’Ospe-dale di Civitavecchia, “questi fumi non solo causano tumori ma anche malattie cardiovasco-lari che, in particolari circostanze, possono condurre in pochi minuti alla morte”.

Molto interesse ha suscitato da parte dei manifestanti la pre-senza del PMLI. Alcuni si sono in-trattenuti a parlare col compagno che indossava la pettorina con lo slogan della manifestazione ma dove compariva anche la parola d’ordine “Buttiamo giù il neoduce Berlusconi, per l’Italia unita, rossa e socialista”.

Tariffe scolastichealle stelle. Classi di 40 studentiTAGLI DAL GOVERNO, STANGATE DALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI

Redazione di Fucecchio

Quando le amministrazioni lo-cali della Toscana affermano che il governo taglia senza pietà le risorse alla scuola pubblica dico-no senz’altro una verità. Quando affermano che Regione e comuni riescono ad assicurare, seppur a fatica, gli stessi servizi senza pesare sulle tasche delle masse dicono una grossa bugia.

La situazione nel comune di Fucecchio è davvero emblemati-ca: per le materne e le elementari la mensa è passata in un anno

da 4,10 a 4,50 euro a pasto e lo scuolabus da 134 a 180 euro. Ba-sta fare un rapido calcolo e arri-viamo a una spesa di mille euro a bambino solo per il cibo e il tra-sporto con un aumento di quasi 120 euro in un anno. Ci vuole una buona dose di faccia tosta da parte del sindaco e del Comune per dire che sono stati salvaguar-dati i redditi delle famiglie. Le agevolazioni riguardano solo chi è sotto la soglia di povertà.

All’istituto tecnico-commer-ciale Checchi, invece, il primo giorno di scuola si sono ritrovati

in 41 in una classe e gli studenti sono andati giustamente a prote-stare in comune. In questo caso gravi responsabilità ricadono sul governo Berlusconi e sulla Gel-mini ma anche sulla Regione e sulla provincia di Firenze.

Questi due fatti dimostrano come la scuola pubblica sia tar-tassata sia dal punto di vista eco-nomico che organizzativo a tutti i livelli: dal governo del neoduce Berlusconi anzitutto, ma an-che dalle amministrazioni locali di “centro-sinistra” della nostra zona.

SCIOPERO GENERALE DEL 6 SETTEMBREPubblichiamo alcuni servizi

giunti in Redazione dopo l’ultimo giorno utile alla pubblicazione sul n. 32, ampiamente dedicato ap-punto allo sciopero generale del 6 settembre contro il governo del neoduce Berlusconi e il massacro sociale proclamato dalla CGIL.

RAVENNA In piazza, più rossa di tutte,

la bandiera del PMLI

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ravenna del PMLISciopero generale, finalmen-

te! Piazza del Popolo di Ravenna piena di manifestanti.

Operai, pensionati, giovani, tante donne lavoratrici, precarie, disoccupate, casalinghe. Tante bandiere rosse della CGIL.

L’Organizzazione di Ravenna del PMLI era presente con la sua gloriosa bandiera, la più rossa di tutte. Diffuse alcune copie de “Il Bolscevico” e una copia del do-cumento del Comitato centrale del PMLI sul lavoro giovanile re-centemente riprodotto in libretto.

Mancavano naturalmente le bandiere della CISL e della UIL; erano però presenti parecchi operai iscritti a questi sindacati diretti da personaggi che nulla hanno a che fare con la lotta di classe.

Sul palco si sono alternati il sindaco Matteucci, il segretario provinciale dell’ANPI Artioli e un esponente dello SPI-CGIL. Nien-te di nuovo, soliti discorsi, solita retorica attendista per poco più

Civitavecchia, 18 settembre 2011. Il presidio contro l’inquinamento emesso dalle ciminiere delle navi (foto Il Bolscevico)

preso la parola anche il rappre-sentante dell’Organizzazione di Civitavecchia del PMLI per riba-dire le gravi responsabilità del

neopodestà Moscherini e la ne-cessità di una lotta di massa, an-che occupando l’aula consiliare, per richiedere l’introduzione dei

buoni pasto, l’esenzione dei disa-bili e che vengano riviste le fasce di reddito Isee per il nuovo anno.

L’opera di pompieraggio da parte dei rappresentanti del “cen-tro-sinistra” e della CGIL ha fatto sì che tutto fosse rimandato al giorno dopo, previa autorizzazio-ne, per un incontro con il sindaco. Muniti di sacco a pelo i genitori si sono presentati all’appuntamen-to pronti all’occupazione fino a quando le loro richieste non fos-sero accolte.

Oltre 400 persone, donne e uomini, bambini e anche anziani hanno ascoltato i diversi espo-nenti politici presenti (è già co-minciata la campagna elettorale) che hanno tentato di prendere in mano la rivolta popolare mono-polizzando la presidenza; infatti, il segretario PD di Civitavecchia, Patrizio De Felici, e il segretario della Cgil Cesare Caiazza, han-no dato la parola solo a chi loro gradito, negandola, fra gli altri, al rappresentante del PMLI con scuse puerili.

Il sindaco Moscherini si è presentato all’assemblea, difen-dendo la sua delibera ma con le dovute “novità”, dettate ov-viamente dalla giusta rivolta po-polare. Esenzione dei disabili, il raddoppio delle fasce di reddito Isee, che va da 5 a 10 mila euro, così che anche le famiglie mono-reddito sono tutelate; pagamento in due rate ai morosi e proroga della scadenza per l’iscrizione alla mensa scolastica al 3 ottobre, invece del 16 settembre. Sarà poi convocato un tavolo tecnico.

La popolazione, tra urla e fi-schi, ha iniziato ad abbandonare la sala mentre il neopodestà Mo-scherini cercava di convincere la platea della “grande sensibilità per i più bisognosi...” di questa amministrazione.PRATO COMMEMORA I 29 PARTIGIANI

TRUCIDATI DAI NAZI-FASCISTI A FIGLINEUna parte del corteo boicotta la parata anticomunista e il nuovo cerimoniale

imposto dal neopodestà berlusconiano Cenni. Presenza attiva del PMLIDal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di Prato

In occasione del 67° anniver-sario della Liberazione di Prato dall’occupazione nazi-fascista, la sera del 6 settembre migliaia di ex partigiani, lavoratori, giovani, stu-denti, parenti e familiari delle vitti-me hanno preso parte al corteo in ricordo dei 29 partigiani della bri-gata Buricchi impiccati dai nazi-fascisti a Figline di Prato.

A conclusione del corteo in Piazza 29 Martiri, una parte del corteo ha boicottato la parata an-ticomunista e il nuovo cerimonia-le imposto dal neopodestà ber-lusconiano Cenni che fra l’altro ha tenuto l’orazione ufficiale nel piazzale antistante la chiesa in totale sfregio al monumento dei 29 martiri antifascisti che sorge proprio nel luogo dove i partigiani furono impiccati e dove fino ad oggi si era sempre svolta la ce-lebrazione.

In risposta all’infame ed en-nesimo oltraggio alla Resisten-

za sferrato dalla giunta Cenni in camicia nera (che a partire dal 6 settembre 2009 ha imposto alla commemorazione l’intonazio-ne de “La canzone del Piave” al posto di “Bella Ciao” poi ripristi-nata) militanti e simpatizzanti del PMLI organizzati dalla Cellula “G. Stalin” di Prato, presenti al cor-teo con le bandiere dei Maestri e del Partito e un cartello ad hoc

in onore dei partigiani e contro il regime neofascista, si sono uniti ai militanti di base del PDCI e del PRC e a tanti manifestanti nella denuncia dell’infame attacco di Cenni e hanno improvvisato sotto il monumento dei partigiani una emozionante celebrazione scan-dendo uno ad uno tutti i nomi dei 29 partigiani assassinati mentre tutta la piazza urlava “presente”.

Sbatti i signori del palazzo in 1ª paginaLibere denunce dei lettori

Le malefatte del neopodestà di CivitavecchiaIl neopodestà di Civitavecchia

(Roma) se ne infischia della salu-te dei cittadini, a lui interessano i soldi portati dai croceristi, mo-tivo questo, che lo ha spinto ad accettare navi che soffiano fumo denso e nero a poche decine di metri dalle abitazioni, a chiudere l’erogazione dell’acqua alla cit-tà, per far fare rifornimento alle

navi e per fare un figurone con comandanti e ammiragli di navi italiane e non.

La cittadinanza di Civitavec-chia si è mobilitata, così come per il caro mense, che ha portato il neopodestà Gianni Moscheri-ni (PDL) a mettere in ginocchio migliaia di famiglie rincarando la tariffa per le mense scolastiche

all’inverosimile, triplicandola, un vero dissanguamento in un mo-mento così delicato per l’Italia.

Domenica 18 settembre il cor-teo è partito da Viale Garibaldi nei pressi della Marina, fino a giun-gere dentro il porto per rendere la contestazione più visibile ai “ge-rarchi” del Porto di Civitavecchia.A. S. - Civitavecchia (Roma)

A FUCECCHIO (FIRENZE)

di mezz’ora poi la piazza ha into-nato “Bella Ciao” a conclusione della manifestazione.

Certo lo sciopero generale dovrebbe essere un’altra cosa, una mobilitazione totale delle masse dirette da veri sindacalisti, ma forse questo è solo l’inizio! Il PMLI farà la sua parte perché sia così!

PARMAIl 6 settembre a Parma si è

svolto lo sciopero generale della CGIL contro la manovra econo-mica del neoduce Berlusconi che rende sempre più dura la vita dei lavoratori e dei pensionati e por-terà sempre più persone alla di-sperazione e alla fame.

Il corteo della CGIL è parti-to da piazzale Santa Croce per

arrivare a piazza Garibaldi. Par-tecipavano alla mobilitazione i dipendenti di tutte le principali fabbriche di Parma. L’adesione allo sciopero quasi ovunque alta, attorno al 90%.

Nonostante la pioggia gli scioperanti hanno partecipato in massa al corteo che alla fine ha contato circa 10 mila manifestan-ti.

I simpatizzanti di Parma e pro-vincia del PMLI hanno diffuso cir-ca 200 volantini del Partito e por-tato la bandiera dei Maestri.

Per dare una speranza a questi manifestanti ci vuole un’organiz-zazione di classe che sia in grado di dare fiducia e una prospettiva per il futuro, per l’Italia unita, ros-sa e socialista.

I simpatizzanti di Parma e provincia del PMLI

CASERTA

Caserta, 6 settembre 2011 (foto Il Bolscevico). La cronaca è apparsa sul n. 32 del nostro giornale.

Figline di Prato, 6 settembre. L’emozionante celebrazione improvvisata dai compagni del PMLI, PdCI e PRC al monumento dei 29 martiri partigiani (foto Il Bolscevico)

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N. 34 - 29 settembre 2011 esteri / il bolscevico 15Clamoroso dietrofront rispetto agli impegni presi per ridurre i gas serra

OBAMA: NON RIDUCE L’INQUINAMENTOPER NON DANNEGGIARE I PROFITTI

Con un breve comunicato dif-fuso il 2 settembre il presidente americano Barack Obama ha co-municato di rinviare almeno fino al 2013 l’aggiornamento previsto adesso delle norme elaborate dal-l’Epa (Environmental Protection Agency, l’agenzia governativa di protezione ambientale, ndr) sui li-velli più stringenti delle emissioni inquinanti delle industrie. Reste-ranno quindi ancora in vigore gli scandalosi limiti all’emissione dei gas serra definiti dall’amministra-zione Bush.

Rivedere le norme in questo momento di crisi economica cree-rebbe incertezza per le aziende e i governi locali, ha spiegato il pre-sidente americano sottolineando la necessità di non imporre nuovi

vincoli mentre è “importante ri-durre i lacci per le aziende”. Che possono avvelenare le acque e ap-pestare l’aria, oltre che sfruttare i lavoratori. Un vero e proprio via libera all’inquinamento per non danneggiare i profitti che rappre-senta un clamoroso e vergognoso dietrofront da parte di Obama ri-spetto agli impegni presi per ridur-re i gas serra.

Nelle vittoriose elezioni del 2008, Obama aveva promesso una “rivoluzione verde”. Abortita di fatto già nel luglio del 2009 quan-do, sotto la pressione dei repubbli-cani, aveva messo alla porta il suo consigliere speciale che avrebbe dovuto essere il grande regista del progetto. Deceduta con la decisio-ne di rinviare financo gli aggior-

namenti dei livelli di inquinamen-to dell’ozono studiati dall’Epa per abbassare i livelli previsti dal Clean Air Act, la legge che regola-menta le emissioni di sostanze no-cive nell’aria. Una modifica delle legge è prevista per il 2013, tanto vale aspettare quella scadenza ha sostenuto Obama.

Che non ha convinto affatto le principali associazioni ambientali-ste statunitensi che hanno denun-ciato la decisione della Casa Bian-ca come un ennesimo cedimento di Obama agli interessi delle lob-by del petrolio e del carbone, che

sono tra i grandi finanziatori delle campagne elettorali sia dei demo-cratici che dei repubblicani. La se-zione di Greenpeace negli Usa ha denunciato che “le corporation in-quinanti non devono preoccuparsi di demolire il Clean Air Act , sem-bra che il presidente Obama lo stia facendo per loro”, rinviando una modifica della legge che “avrebbe impedito 12 mila morti ogni anno a causa dell’inquinamento da ozo-no”.

Dello stesso tono la denun-cia del Sierra Club, una grande associazione ambientalista che

ha sostenuto Obama nella cam-pagna elettorale, il cui direttore ha espresso la “condanna della decisione dell’Amministrazione Obama di ritardare l’attuazione delle tanto attese protezioni cru-ciali contro lo smog, un conta-minante acido che quando viene inalato è come ricevere un erite-ma solare nei polmoni. Mettendo al primo posto gli interessi degli inquinatori del carbone e del pe-trolio, la Casa Bianca sembra vo-lerci dire che ‘l’aria pulita può aspettare’”.

“I leader dei più importanti

gruppi imprenditoriali americani – ha commentato un servizio del New York Times – hanno premuto sui responsabili dell’Epa e su alti funzionari della Casa Bianca al-l’inizio di questa estate cercando di moderare, ritardare o uccidere la regolamentazione. Hanno det-to a William Daley, il capo dello staff della Casa Bianca, che il re-golamento sarebbe molto costo-so per l’industria e avrebbe fatto male alle possibilità di rielezio-ne di Obama”. Che senza oppor-re resistenza ha ceduto su tutta la linea.

ANCORA UN GRAVE INCIDENTE IN MINIERA

Nel Galles 4 minatori muoiono intrappolati in galleria

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di LondraGiovedì 15 settembre è succes-

so un grave incidente nella valle di Swansea, che prende il nome dal-la omonima cittadina nel sud del Galles. In una delle tante miniere di carbone che si snodano in quel-la valle purtroppo hanno perso la vita 4 lavoratori.

L’incidente è avvenuto alle ore 9,15 del mattino nella picco-la e antica miniera di Gleision, 7 minatori stavano lavorando a una profondità di 90 metri, quando improvvisamente una delle pa-reti ha ceduto e la galleria è stata invasa dall’acqua e detriti. Tre di essi sono riusciti subito a mettersi

in salvo e uscire mentre gli altri 4 sono rimasti intrappolati.

L’allarme è scattato immedia-tamente e i primi soccorsi sono arrivati dopo mezz’ora, tutti uo-mini altamente specializzati in questo tipo di operazioni. Ma si è visto subito che il recupero sa-rebbe stato difficile. Nel frattempo venivano resi noti i nomi dei mi-natori intrappolati. Phillip Hill 45 anni, Charles Breslin anni 62, Da-vid Powell anni 50, Garry Jenkins 39 anni. Sono state avvisate le fa-miglie, poi fatte accomodare in un centro di accoglienza nel vicino paesino di Rhos, dove sia la cro-ce rossa gallese, la polizia e i cit-tadini stessi si sono prodigati con

viveri, letti e sostegno morale per quelle che sarebbero state lunghe ore di attesa per ricevere qualche notizia.

Le speranze dei soccorritori erano che i minatori potessero es-sersi messi in salvo in qualche sac-ca d’aria o qualche piccola galle-ria, ma purtroppo non è stato così. Tutta la comunità di Swansea si è stretta intorno ai parenti delle vit-time. Una solidarietà spontanea e di classe, dovuta anche al fat-to che molte sono le famiglie che hanno mariti, figli, parenti che la-vorano in miniera, e devono con-vivere col terrore di non vedere i loro cari tornare a casa dal lavoro. Infatti, incidenti di questo genere

non sono rari, anche se negli ulti-mi decenni l’estrazione del carbo-ne è in declino, nonostante le lotte del sindacato dei minatori contro la chiusura delle miniere voluta dal governo di Margaret Thatcher negli anni ’84-85.

La Cellula “Stalin” di Londra del PMLI solidarizza con i fami-liari dei 4 minatori deceduti e de-nuncia il governo per non aver migliorato nel corso degli anni le condizioni di sicurezza dei lavora-tori delle miniere al fine di evita-re tragedie di questo tipo, e più in generale il sistema capitalistico di cui i cosiddetti “omicidi bianchi” sono le vittime sacrificali offerte sull’altare del massimo profitto.

Soldi a palate ai dirigenti mentre venivano licenziati 21.000 dipendenti

IN SCOZIA MONTA LO SCANDALO DEGLI SPERPERI DELLA RBS

La crisi fi nanziaria scaricata sui lavoratori e sulle masse popolari

Wroclaw (Polonia)

GRANDE MANIFESTAZIONE DEI SINDACATI EUROPEI CONTRO LA RIUNIONE

DELL’ECOFIN

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLI

In questi giorni i riflettori sono nuovamente puntati sui torbidi e macchinosi affari dei vertici del-la finanza della Royal Bank of Scotland (RBS), già nel mirino dei sindacati e dell’opinione pubbli-ca per via degli altissimi bonus e remunerazioni pagati dalla banca scozzese ai suoi dirigenti che lo scorso anno avevano toccato i 14 miliardi di sterline, incuranti dell’ingente debito che i banchieri della RBS hanno nei confronti dei contribuenti inglesi.

Grazie ad un’involontaria in-discrezione della Hays (società di lavoro interinale a cui si era ri-volta la Royal Bank of Scotland) in un’e-mail, indirizzata ai vertici della banca ed erroneamente in-viata a centinaia di dipendenti fis-si, molti dei quali a rischio licen-ziamento, importanti informazioni sono state rese pubbliche circa i vertiginosi stipendi elargiti a di-rigenti e quadri temporanei spe-cializzati che guadagnano fino a 2 mila sterline al giorno - pari a 500.000 sterline annue. Tutto ciò in netta contraddizione con i

tagli di 28.000 posti di lavoro ai danni di dipendenti con contratto a tempo indeterminato dall’inizio della crisi economica e le altre centinaia di ulteriori tagli annun-ciati proprio di recente.

La RBS, la più importante banca scozzese e la seconda nel Regno Unito, si era trovata nel 2007 ad un passo dal fallimento a causa delle clamorose perdite se-guite all’acquisizione della banca olandese ABN AMRO e da varie operazioni finanziarie fallimentari, in primis i rischi assunti sui mutui subprime americani, concluden-do il bilancio nel 2008 con perdite di decine di miliardi di sterline. Nel 2008 il governo inglese per evitare il fallimento della banca ne è diventato azionista di maggio-ranza, arrivando a controllarne ad oggi l’84% dell’intero pacchetto azionario mediante una ricet-ta anticrisi che ovviamente non scalfisce in alcun modo il carat-tere capitalistico della proprietà bensì getta i costi della specula-zione e del parassitismo insiti alla finanza imperialista sulle spalle dei lavoratori.

La reazione dei sindacati è stata netta e altamente critica. Già lo scorso febbraio Len Mc-

Clusky, segretario generale del sindacato Unite, denunciava: “I contribuenti sono sconcertati dal sapere che mentre posse-diamo l’84% (di RBS), la banca continua tranquillamente a pre-miare i suoi investment bankers. Parlo di un’istituzione dove più di 21.000 lavoratori al pubblico e di servizio sono stati licenzia-ti. RBS però continua a rifiutare di prestare i soldi necessari per le piccole attività commerciali, mentre i suoi bonus sono pagati senza problemi. È solo grazie ai soldi dei cittadini che la banca sta gradualmente emergendo dal disastro provocato dall’avidità dei banchieri. Eppure il Ministro dell’Economia continua a tolle-rare questo premio di 950 milioni che vanno agli stessi colpevoli di quel disastro”. David Flaming, dirigente del sindacato Unite, ha recentemente dichiarato: “È del tutto inappropriato che RBS, sostenuta dai contribuenti, elar-gisca queste cifre a migliaia di imprenditori. Il sindacato Unite nutre seri dubbi circa l’impiego di questo personale altamente pa-gato mentre continuano i tagli ai lavoratori con contratto a tempo indeterminato”.

Questa gravissima crisi eco-nomica capitalista si nutre delle preziose risorse economiche sta-tali al fine di evitare il fallimento, gravando sulle spalle delle mas-se popolari mediante tassazione indiretta e diretta mentre i vertici dell’alta finanza non rinunciano ai propri privilegi ma ne rivendicano di nuovi.

Come sottolinea il compagno Giovanni Scuderi, nel Rapporto al 5° Congresso nazionale del PMLI: “Quando le banche e le industrie sono in forte crisi e sul-l’orlo del fallimento è normale che intervenga lo Stato borghese, che è il capitalista collettivo, per sal-varle, con i soldi pubblici, cioè del popolo. (...) I governanti borghesi a volte lasciano completo campo libero ai capitalisti e ai finanzieri, a volte ricorrono all’intervento dello Stato tramite le nazionalizzazioni per salvare le banche e le imprese che rischiano il fallimento, per poi riprivatizzarle quando sono state riassestate”. La parziale naziona-lizzazione della RBS dunque non ha nulla di socialista ma è gravida di tutte le contraddizioni insite al sistema capitalistico, come dice Stalin: “Per eliminare le crisi oc-corre eliminare il capitalismo”.

Oltre 50 mila lavoratori hanno partecipato il 17 settembre alla manifestazione a Wroclaw (Bre-slavia) indetta dalla Confedera-zione europea dei sindacati e dai sindacati polacchi Solidarnosc e OPZZ (Alleanza sindacale di tutta la Polonia) per protestare contro la riunione dell’Ecofin che si era

tenuta il giorno precedente e che ha chiuso in anticipo i lavori te-mendo proprio la grande manife-stazione.

E difatti la manifestazione dei sindacati europei è riuscita per-fettamente ed ha riscosso ampi consensi da parte delle masse lavoratrici polacche. Il grande corteo è partito dallo stadio olim-pico di Wroclaw ed ha raggiunto il centro della città dopo circa due ore di marcia. I combattivi partecipanti hanno intonato slo-gan contro le lobby finanziarie ed i banchieri che stanno dissan-guando le masse popolari euro-pee. Quando i partecipanti sono arrivati in centro si è tenuto un co-mizio. I primi a parlare sono stati, la segretaria generale della Con-federazione europea dei sindacati (CES-ETUC) Bernadette Segol, il dirigente nazionale del sindacato reazionario polacco Solidarnosc, Piotr Duda, seguito dal dirigente rinnegato del OPZZ Jan Guz.

Tra i sindacati europei era-no presenti le rappresentanze di

CGIL, CISL e UIL. Nel suo discor-so il dirigente di Solidarnosc Piotr Duda che ha definito i banchieri e i finanzieri riuniti a Wroclaw rat-ti e sanguisughe. Ciò però non deve trarre in inganno le masse popolari polacche perché questo imbroglione anti-comunista ha fatto solo un discorso di facciata.

Duda in realtà insieme ai principali dirigenti reazionari di Solidarnosc sono dei tirapiedi dei padroni e grandi ammiratori della fascista del “Tea Party” americano Sarah Palin. Jan Guz ha criticato invece il governo reazionario di Tusk che sta massacrando le masse popo-lari polacche.

Alla manifestazione era incre-dibilmente assente il PPP (partito polacco del lavoro). Il dirigente trotzkista Boguslaw Zietek prefe-risce preparare il suo partito alle prossime elezioni parlamentari le quali si terrano tra un mese, anzi-ché stare a contatto con le mas-se polacche e sostenerle nelle loro lotte. Alla manifestazione ha preso parte una delegazione del KPP (partito comunista polac-co). Alcuni compagni di base del KPP sono stati importunati da un provocatore fascista che è stato prontamente respinto dai compa-gni. A parte questa provocazione fascista non si sono registrati altri incidenti.

Pao - Polonia

Wroclaw (Polonia), 17 settembre 2011. La manifestazione organizzata dalla CES contro la riunione dell’Ecofi n

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16 il bolscevico / esteri N. 34 - 29 settembre 2011

LE GRINFIE DI SARKOZYE CAMERON SUL PETROLIO LIBICOLa corsa per essere i primi lea-

der stranieri a visitare la Libia una volta caduto il dittatore Gheddafi è stata vinta dal tandem anglo-fran-cese formato dal premier britanni-co David Cameron e dal presiden-te francese Nicolas Sarkozy con la visita lampo a Tripoli il 15 set-tembre, ricevuti dal presidente del Consiglio nazionale di transizio-ne (Cnt) Mustafa Abdel Jalil e dal premier libico ad interim Mahmud Jibril. I due principali protagonisti, assieme agli Usa di Obama, del-l’intervento armato imperialista per scalzare Gheddafi, nonostan-te lo scopo ufficiale fosse quello di “proteggere i civili”, sono stati i primi a mettere piede nella nuova Libia per sottolineare la loro am-bizione di mettere le grinfie sul petrolio libico.

I bombardieri della Nato sono ancora in azione contro le forze ri-maste fedeli a Gheddafi nella cit-tà di Sirte sulla costa mediterranea e a Bani Walid, nel sud del paese, provocando un numero imprecisa-to di vittime civili; la guerra non è ancora finita ma i due leader im-perialisti sono già entrati in azione per mettere la loro bandiera nella piazza centrale di Tripoli.

“Questo è il vostro Paese, è la vostra leadership, è la vostra rivo-luzione, non la nostra”, ha depista-to il premier britannico Cameron, “giovani di Bengasi, giovani di Li-bia, giovani arabi, la Francia vi as-sicura la sua amicizia e il suo so-stegno”, gli ha fatto eco il francese Sarkozy, che ha ribadito come “la Francia, la Gran Bretagna e l’Eu-ropa saranno al fianco del popolo libico”.

All’offensiva diplomatica an-glo-francese l’imperialismo italia-

La Resistenza afghana attacca il quartier generale Nato e Usa Da circa due mesi è iniziata in

Afghanistan la “transizione”, il pas-saggio della responsabilità della si-curezza dagli eserciti imperialisti occupanti a polizia e esercito del fantoccio Kharzai, salvo in alcune zone particolari come il centro del-la capitale Kabul dove il controllo è sotto la gestione americana. Questa operazione dovrebbe creare le pre-

messe per la riduzione dei contin-genti imperialisti nel paese a breve scadenza, una diminuzione del nu-mero di soldati che comunque re-steranno a supporto del regime del presidente. Che altrimenti non si reggerebbe in piedi, come dimostra l’ultimo attacco della resistenza af-ghana nel cuore della capitale.

Il 13 settembre un drappello di

una decina di talebani a bordo di un pulmino è riuscito a arrivare fino ai margini della superblinda-ta “Zona verde” di Kabul e a pren-dere posizione in un edificio in costruzione, al limitare del quar-tiere delle ambasciate, da dove ha colpito con i razzi le sedi del-l’ambasciata americana, del quar-tier generale della Nato, il palazzo

presidenziale e la sede dei servi-zi segreti afgani. E ha respinto per una decina di ore l’intervento del-le forze di sicurezza afghane ap-poggiate dagli elicotteri delle for-ze imperialiste occupanti.

Una battaglia nel centro del-la capitale che secondo il bilancio comunicato dal regime afghano avrebbe provocato una decina di

morti e più di 20 feriti.Il portavoce dei talebani, Zabiul-

lah Mojahid, ha rivendicato l’attacco contro “due dei più importanti sim-boli della presenza diplomatica e mi-litare” in Afghanistan, la sede del co-mando Nato e l’ambasciata Usa, con una prova di forza che è la più im-portante lanciata della resistenza a Kabul negli ultimi nove anni.

In risposta all’uccisione di 6 guardie di frontiera egiziane da parte dei sionisti

ASSALTO POPOLARE ALL’AMBASCIATA ISRAELIANA AL CAIRODal 18 agosto centinaia di ma-

nifestanti protestano quasi quo-tidianamente sotto la sede del-l’ambasciata israeliana al Cairo, nel quartiere di Giza, contro l’uc-cisione di 6 poliziotti di frontie-ra egiziani uccisi quel giorno dai sionisti che inseguivano presso il confine lungo il Sinai esponen-ti della resistenza palestinesi che avevano attaccato un pullman mi-litare presso Eilat. L’Egitto chie-deva le scuse ufficiali ma il gover-

no sionista di Netanyau era troppo impegnato nella rappresaglia con-tro la striscia di Gaza e il governo palestinese guidato da Hamas.

Anche il primo ministro egi-ziano Sharaf e il Consiglio mili-tare che governa il paese sembra-vano essersene dimenticati. Non i manifestanti che anche il 9 set-tembre erano tornati in massa in piazza Tahrir per chiedere la pu-nizione dei colpevoli della repres-sione della rivolta che ha cacciato

il dittatore Mubarak e l’accelera-zione delle riforme democratiche; nella serata dalla piazza è partito un folto corteo che ha raggiunto la sede dell’ambasciata israeliana e l’ha assaltata dando vita a una battaglia con la polizia durata tutta la notte. Il bilancio degli scontri è stato di 3 morti e oltre un migliaio di feriti. Il primo ministro Sharaf rassegnava le dimissioni che era-no respinte dalla giunta militare. L’ambasciatore israeliano lasciava

NONOSTANTE LA REPRESSIONE DELL’ESERCITO

Continua la protestain Siria contro il regime di Assad

Le opposizioni danno vita a un Consiglio nazionale transitorio che chiede la fi ne della repressione e l’avvio di riforme

La cronaca di un mese di pro-teste contro il regime del presi-dente Bashar al Assad registra il moltiplicarsi delle manifestazio-ni e l’aumento delle vittime tra i dimostranti. Il 22 agosto Assad ha di nuovo promesso l’introdu-zione del multipartitismo e ele-zioni ma ha continuato a mandare carri armati e blindati dell’eserci-to a reprimere le manifestazioni non solo nei centri della protesta, Hama e Homs, ma anche nei tan-ti villaggi in varie regioni del pae-se. Nella città di Rastan decine di soldati si sono rifiutati di sparare sui manifestanti e hanno diserta-to. Le proteste non sono arrivate al momento a coinvolgere parte della popolazione della capitale Dama-sco e della seconda città del pae-se, Aleppo.

Secondo quanto comunica-to alla riunione straordinaria del Consiglio per i diritti umani del-l’Onu che si è tenuta a Ginevra il 21 agosto sono “oltre 2.200 le per-sone uccise da quando le prote-ste di massa sono iniziate a metà

marzo” delle quali “oltre 350 uc-cise nel mese di agosto dall’inizio del Ramadan”. L’Alto commis-sario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay denunciava da parte dei soldati siriani “un uso eccessi-vo della forza, compresa l’artiglie-ria pesante, per stroncare pacifiche manifestazioni e riprendere il con-trollo sugli abitanti di varie città”.

“La sicurezza del paese va ga-rantita”, rispondeva il 22 agosto da Damasco il presidente Assad che respingeva la richiesta di dimissio-ni avanzata dal segretario di Stato americano Hillary Clinton e pro-metteva riforme democratiche e elezioni entro il marzo del 2012. Promesse già pronunciate in passa-to ma mai mantenute e subito de-nunciate da migliaia di manifestanti che scendevano in piazza a Homs e in alcuni quartieri di Damasco.

Le forze di opposizione rispon-devano con la formazione di un Consiglio nazionale transitorio, la cui nascita era annunciata il 29 agosto da Anakara. Il consiglio, composto da 94 membri, di cui 42

in Siria egli altri in esilio, sarà pre-sieduto da Burhan Ghalioun, un professore di scienze politiche che vive a Parigi. Un portavoce del-l’organismo ha dichiarato la di-sponibilità delle varie componenti dell’opposizione al negoziato col governo che potrà essere avviato solo se cesserà la repressione. Una delle componenti del Consiglio, il Comitato dei coordinamenti locali (Lcc) ha dichiarato che non vuole l’intervento internazionale come richiesto da alcuni manifestanti, una richiesta che considera inac-cettabile: “qui la democrazia non passa per la Nato”.

L’avvio di un processo di rifor-me in Siria è stato sollecitato il 29 agosto dal governo iraniano e dal-la Lega araba. L’agenzia di stampa governativa iraniana Irna ha ripor-tato dichiarazioni ufficiali del-l’esecutivo di Teheran che invitava Assad a rispondere alle richieste della piazza. La Lega araba al ter-mine della riunione al Cairo chie-deva a Damasco di “mettere fine allo spargimento di sangue” e a

“rispettare le aspirazioni del po-polo siriano a riforme politiche e sociali”.

In alcune capitali europee, dato per concluso l’impegno in Libia, si discute se aprire subito il capi-tolo siriano presentando una boz-za di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu per imporre sanzioni alla Siria. Tira la corda-ta imperialista l’inglese Cameron, d’intesa con Francia e Germania. Una posizione appoggiata da Oba-ma ma non dalle altre concorren-ti imperialiste, da Russia e Cina, a Brasile, India e Sudafrica.

In attesa degli sviluppi della difficile discussione all’Onu i pae-si imperialisti europei sono anda-ti avanti per conto proprio e il 2 settembre l’Unione europea (Ue) decideva di dare il via all’embar-go sull’importazione del petrolio siriano, una misura già decisa da-gli Usa e che potrebbe avere effet-ti pesanti sulla Siria dato che la Ue acquista quasi il 90% del greggio siriano, di cui circa la metà viene in Italia.

Visita lampo dei due leader imperialisti a Tripoli

il paese rientrando a Tel Aviv,Già lo scorso 21 agosto alcu-

ni manifestanti erano riusciti a sa-lire fino al piano dell’edificio che ospita l’ambasciata di Israele e a sostituire la bandiera sionista con quella d’Egitto. La giunta militare aveva deciso di costruire un muro di protezione intorno alla sede di-plomatica, un muro che ricorda-va quello illegale eretto dai sioni-sti contro i palestinesi, e che aveva sollevato altre proteste.

I manifestanti che si trovavano sotto l’ambasciata iniziavano a de-molirlo con sbarre di ferro e mar-telli nel pomeriggio del 9 settem-bre, un lavoro concluso in breve tempo dalla folla proveniente da piazza Tahrir e che ha consentito

a alcune decine di manifestanti di salire fino ai piani più alti in cui si trovano gli uffici diplomatici, di entrare nelle stanze dell’ufficio consolare, messo a soqquadro. Alcuni dimostranti lanciavano dal-la finestra i documenti trovati e da sotto le finestre la folla applaudiva al grido di “abbasso Israele”; alcu-ni bruciavano bandiere sioniste.

La polizia che presidiava la sede diplomatica si ritirava presso la vicina caserma di Giza, assedia-ta per tutta la notte dai manifestan-ti. Gli scontri duravano diverse ore e la polizia solo con l’intervento dei blindati e l’uso delle armi riu-sciva a impedire che anche la sue sede fosse data alle fiamme e a di-sperdere la manifestazione.

no, una volta in prima fila in Libia rispondeva con l’insediamento, sempre il 15 settembre, del nuo-vo ambasciatore italiano in Libia, il primo a ricevere il gradimento da parte del Cnt, sottolineava la Farnesina. Niente a confronto di quanto messo nel piatto da Came-ron che a Tripoli ha annunciato lo scongelamento di beni libici mesi

sotto sequestro per l’embargo Onu del valore di 600 milioni di sterli-ne che saranno messi a disposizio-ne del Cnt. O di quanto si appresta a fare la Francia con una missione economica dei responsabili delle grandi aziende nazionali.

In ballo il controllo delle riser-ve petrolifere libiche, fra le maggio-ri dell’Africa e preziose per l’alta

qualità e il basso costo di estrazio-ne, e quelle di gas naturale. Certo l’italiana Eni lo scorso 29 agosto ha firmato un accordo con il Cnt di Bengasi per rimanere il primo ope-ratore internazionale di idrocarbu-ri in Libia. Non è detto che basti a fronte di un altro impegno del Cnt a concedere alla Francia le gestione del 35% del suo petrolio libico. Chi

vincerà tra Parigi e Roma? Ci per-derà di sicuro il popolo libico che anche dopo Gheddafi non godrà i frutti delle risorse del suo paese.

E non si tratta solo di petrolio e gas, si tratta anche dell’acqua, il sempre più prezioso “oro bianco”, che si trova nell’immensa riserva di acqua fossile che si estende sot-to Libia, Egitto, Sudan e Ciad. Già

Gheddafi aveva costruito una rete di acquedotti lunga 4 mila chilo-metri per portare l’acqua estratta in profondità dai pozzi del deserto fino alle città costiere. Una risorsa che fa gola alle multinazionali del-l’acqua, soprattutto quelle francesi come Suez e Veolia che controlla-no quasi la metà del mercato mon-diale privatizzato dell’acqua.