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ilfatto_20130724

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Mercoledì 24 luglio 2013 – Anno 5 – n° 201 1,20 – Arretrati: 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Le ladre intese di Marco Travaglio I commenti alla condanna di Del Turco a 9 anni e mezzo per corruzione sono identici a quelli che avrebbero accolto una sua as- soluzione. È sempre così, quando finiscono alla sbarra i politici e gli altri imputati ec- cellenti: è sempre complotto, accanimento giudiziario, teorema senza prove, persecuzio- ne politica, nuovo caso Tortora. Essendo po- tenti, dunque innocenti a prescindere, le sen- tenze non contano. Se vengono assolti, è la prova che c’era un complotto. Se vengono condannati, è la prova che c’è un complotto. Gli atti, le udienze, le prove, gli indizi, le te- stimonianze, le intercettazioni non contano nulla: tanto chi commenta i processi non li segue, non li conosce, non li studia. Al mas- simo capita che la stampa di destra giudichi colpevole qualche potente di sinistra per do- vere d’ufficio, o viceversa. Ma di solito i pro- cessi ai potenti riguardano ruberie trasversali, di larghe intese: la destra ruba, il centro tiene il sacco e la sinistra fa il palo o, invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. E una mano sporca lava l’altra. Il processo alla Sanitopoli abruzzese è un caso di scuola. Lì – secondo la sentenza di lunedì e un’altra d’ap- pello – non c’era destra né centro né sinistra: le giunte cambiavano, ma governatori e as- sessori e consiglieri continuavano a rubare. Condannato il governatore Pdl Pace, con- dannato il governatore Pd Del Turco, con- dannato il deputato Pdl Aracu. Era “il partito unico dei soldi”, come diceva uno degl’im- putati intercettato. Intanto il buco della sa- nità si allargava, le cliniche private ingras- savano sullo sfascio degli ospedali e sugli ac- creditamenti regionali, e Pantalone pagava. Del Turco poi è una larga intesa ambulante: da buon ex socialista, è popolarissimo nel mondo berlusconiano e in quello pidino (specie nell’ex Pci migliorista, detto piglio- rista), entrambi infarciti di avanzi e vedovi inconsolabili del craxismo. Basta leggere i giornali, o assistere alle lacrimazioni dei tg Rai e Mediaset. Il Giornale: “Del Turco con- dannato senza prove”. Il Foglio: “Di prove non se ne sono viste”. Libero : “La prova non c’è, la condanna sì” (firmato Maria Giovanna Ma- glie, che al processo non c’era, ma nell’en- tourage di Bottino sì). Corriere : “Del Turco, 9 anni e mezzo: ‘Io trattato come Tortora’”, “Quei buchi nell’inchiesta”. L’Unità: “La sen- tenza non ha spazzato via tutti i dubbi. Se possibile ne ha anche aggiunti altri... Se i soldi non ci sono, la condanna invece resta. E con questa i dubbi”, “Io come Tortora, condan- nato senza prove”. Per carità, le sentenze non sono vangelo, e questa è solo di primo grado. Ma per criticarle bisognerebbe almeno co- noscere qualche carta, oltre al diritto e alla logica. Invece qui si dicono scemenze da Guinness. Si ignora che, a confermare le ac- cuse del corruttore Angelini, ci sono le te- stimonianze convergenti della moglie, della segretaria e dell’autista. Si ripete che le foto delle mazzette portate a villa Del Turco sa- rebbero false o dubbie, mentre una perizia super partes le ha dimostrate autentiche e un’intercettazione dimostra che un coimpu- tato istruiva il consulente della difesa per al- terarle. Nessuno scrive che un processo per corruzione in cui il corruttore (spacciandosi per concusso) confessa tutto, fotografa le mazzette dinanzi a testimoni, dimostra i viag- gi per le consegne con i telepass autostradali, è il sogno di tutti i giudici. Nei processi di tangenti il bottino non si trova quasi mai (solo i deficienti lo nascondono nel materasso per farselo trovare). Se bastasse far sparire il corpo del reato e l’arma del delitto per essere assolti, non si riuscirebbe mai a condannare un killer mafioso per i casi di lupara bianca. Però si può sempre fare una riforma: chi bru- cia il cadavere o lo scioglie nell’acido e getta la pistola in mare aperto, è innocente. L’ex presidente della Camera Bertinotti accusa: “ Napolitano non può sospen- dere la d e m o c ra z i a ”. Parole forti, che il Parlamento fa finta di non sentire “ALMA, IL PASSAPORTO È REGOLARE AVVERTIMMO ROMA INUTILMENTE” Si valuta l’espulsione dell’am- basciatore kazako. Boh... Ho visto e rivisto l’azione ma di trattenute non se ne vedono... LA CATTIVERIA » IL DIVO DI LONDRA Royal Baby: il nome non c’ è, l’invasione di flash invece sì Soffici » pag. 17 » RECESSIONE » Con il calo del Pil a -1,9% si apre una voragine. A ottobre servirà una manovra Tesoro, il governo nasconde un buco da cinque miliardi Il ministro della Giustizia della Repubblica Centrafricana Arsène Sende risponde al “Fatto” e conferma la validità del documento della moglie dell’oppositore kazako. Spiega di aver mandato una nota in Italia e si stupisce che nessuno lo abbia finora contattato. Le sue parole smentiscono la ricostruzione fatta dal ministro Cancellieri. Oggi intanto la titolare degli Esteri Bonino riferisce in Parlamento Coen, Filoni, Forcina, Lillo e Méchaly » pag. 2 - 3 NON SOLO TV “Io, Fidel, Benigni e Blitz”: il mestiere di essere Gianni Minà Due anni di stipendi e premi per 160 lavoratori fantasma Un’ambulanza per il soccorso d’emergenza Ansa OBIETTIVO QUIRINALE Tangenti rosse, Pomicino lancia il sasso contro il Colle Barbacetto » pag. 6 Cassazione, rinvio o subito la sentenza? È lite nel Pdl d’Esposito » pag. 7 SICILIA, 20 MILIONI BUTTATI PER IL 118 Fonsai, il conto dei Ligresti finisce a Unipol con la fusione L e scorie della gestione Li- gresti di Fondiaria-Sai continuano a produrre conse- guenze. Non soltanto nelle au- le giudiziarie. Lo sa bene Carlo Cimbri, l’amministratore de- legato di Unipol. Scozzari » pag. 11 - 14 MONSIGNOR 500 EURO Conflitto d’interessi e scandali, rogatoria per la cassaforte del Vaticano L’ Italia chiederà al Vaticano di indagare sui conti cor- renti del gruppo Nattino. I pm Rossi, Pesci e Fava stanno lavo- rando alla rogatoria da inviare Oltretevere che nasce dall’in- terrogatorio di monsignor Sca- rano. Pacelli » pag. 8 Fabrizio Saccomani ed Enrico Letta Dlm Al ministero stanno aggiornando le stime sui conti pubblici, ma i partiti vogliono tenerle nel cassetto fino a settembre. Intanto per la Consulta la Fiat limita la libertà dei sindacati: vittoria della Fiom. E Marchionne potrebbe trasferire in Olanda anche la sede di Fiat Auto, per pagare meno tasse Cannavò, Palombi e Ridolfi » pag. 4 - 5 Pagani » pag. 18 di Alessandro Robecchi L’ idea di una moratoria sui “temi etici”, lanciata da una parte del Pdl è bislacca e divertente. Parte da un ordine del discorso che nemmeno le nonne e le bisnonne praticano più. » pag. 22 Lo Bianco » pag. 15 PIOVONO PIETRE Una moratoria sui temi etici? E allora anche su Dolce&Gabbana I DUBBI DI BERLUSCONI y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!z!/!$!&
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Page 1: ilfatto_20130724

Mercoledì 24 luglio 2 01 3 – Anno 5 – n° 201 € 1,20 – Arretrati: € 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Le ladre intesedi Marco Travaglio

Icommenti alla condanna di Del Turco a 9anni e mezzo per corruzione sono identici

a quelli che avrebbero accolto una sua as-soluzione. È sempre così, quando finisconoalla sbarra i politici e gli altri imputati ec-cellenti: è sempre complotto, accanimentogiudiziario, teorema senza prove, persecuzio-ne politica, nuovo caso Tortora. Essendo po-tenti, dunque innocenti a prescindere, le sen-tenze non contano. Se vengono assolti, è laprova che c’era un complotto. Se vengonocondannati, è la prova che c’è un complotto.Gli atti, le udienze, le prove, gli indizi, le te-stimonianze, le intercettazioni non contanonulla: tanto chi commenta i processi non lisegue, non li conosce, non li studia. Al mas-simo capita che la stampa di destra giudichicolpevole qualche potente di sinistra per do-vere d’ufficio, o viceversa. Ma di solito i pro-cessi ai potenti riguardano ruberie trasversali,di larghe intese: la destra ruba, il centro tieneil sacco e la sinistra fa il palo o, invertendol’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Euna mano sporca lava l’altra. Il processo allaSanitopoli abruzzese è un caso di scuola. Lì –secondo la sentenza di lunedì e un’altra d’a p-pello – non c’era destra né centro né sinistra:le giunte cambiavano, ma governatori e as-sessori e consiglieri continuavano a rubare.Condannato il governatore Pdl Pace, con-dannato il governatore Pd Del Turco, con-dannato il deputato Pdl Aracu. Era “il partitounico dei soldi”, come diceva uno degl’i m-putati intercettato. Intanto il buco della sa-nità si allargava, le cliniche private ingras-savano sullo sfascio degli ospedali e sugli ac-creditamenti regionali, e Pantalone pagava.Del Turco poi è una larga intesa ambulante:da buon ex socialista, è popolarissimo nelmondo berlusconiano e in quello pidino(specie nell’ex Pci migliorista, detto piglio-rista), entrambi infarciti di avanzi e vedoviinconsolabili del craxismo. Basta leggere igiornali, o assistere alle lacrimazioni dei tgRai e Mediaset. Il Giornale: “Del Turco con-dannato senza prove”. Il Foglio: “Di prove nonse ne sono viste”. L i b e ro : “La prova non c’è, lacondanna sì” (firmato Maria Giovanna Ma-glie, che al processo non c’era, ma nell’e n-tourage di Bottino sì). Co r r i e re : “Del Turco, 9anni e mezzo: ‘Io trattato come Tortora’”,“Quei buchi nell’inchiesta”. L’Unità: “La sen-tenza non ha spazzato via tutti i dubbi. Sepossibile ne ha anche aggiunti altri... Se i soldinon ci sono, la condanna invece resta. E conquesta i dubbi”, “Io come Tortora, condan-nato senza prove”. Per carità, le sentenze nonsono vangelo, e questa è solo di primo grado.Ma per criticarle bisognerebbe almeno co-noscere qualche carta, oltre al diritto e allalogica. Invece qui si dicono scemenze daGuinness. Si ignora che, a confermare le ac-cuse del corruttore Angelini, ci sono le te-stimonianze convergenti della moglie, dellasegretaria e dell’autista. Si ripete che le fotodelle mazzette portate a villa Del Turco sa-rebbero false o dubbie, mentre una periziasuper partes le ha dimostrate autentiche eun’intercettazione dimostra che un coimpu-tato istruiva il consulente della difesa per al-terarle. Nessuno scrive che un processo percorruzione in cui il corruttore (spacciandosiper concusso) confessa tutto, fotografa lemazzette dinanzi a testimoni, dimostra i viag-gi per le consegne con i telepass autostradali,è il sogno di tutti i giudici. Nei processi ditangenti il bottino non si trova quasi mai(solo i deficienti lo nascondono nel materassoper farselo trovare). Se bastasse far sparire ilcorpo del reato e l’arma del delitto per essereassolti, non si riuscirebbe mai a condannareun killer mafioso per i casi di lupara bianca.Però si può sempre fare una riforma: chi bru-cia il cadavere o lo scioglie nell’acido e getta lapistola in mare aperto, è innocente.

L’ex presidente della Camera Bertinotti accusa: “Napolitano non può sospen-dere la d e m o c ra z i a ”. Parole forti, che il Parlamento fa finta di non sentire

“ALMA, IL PASSAPORTO È REGOLAREAVVERTIMMO ROMA INUTILMENTE”

Si valuta l’espulsione dell’am-basciatore kazako. Boh... Hovisto e rivisto l’azione ma ditrattenute non se ne vedono...

LA CATTIVERIA

» IL DIVO DI LONDRA

Royal Baby: il nomenon c’ è, l’i nva s i o n edi flash invece sì

Soffici » pag. 17

» RECESSIONE » Con il calo del Pil a -1,9% si apre una voragine. A ottobre servirà una manovra

Tesoro, il governo nascondeun buco da cinque miliardi

Il ministro della Giustizia della RepubblicaCentrafricana Arsène Sende risponde al “Fat t o ”e conferma la validità del documento della mogliedell’oppositore kazako. Spiega di aver mandatouna nota in Italia e si stupisce che nessuno lo abbiafinora contattato. Le sue parole smentiscono laricostruzione fatta dal ministro Cancellieri. Oggiintanto la titolare degli Esteri Bonino riferiscein Parlamento Coen, Filoni, Forcina, Lillo e Méchaly » pag. 2 - 3

NON SOLO TV

“Io, Fidel, Benignie Blitz”: il mestieredi essereGianni Minà

Due anni di stipendi e premiper 160 lavoratori fantasma

Un’ambulanza per il soccorso d’emergenza Ansa

OBIETTIVO QUIRINALE

Tangenti rosse,Po m i c i n olancia il sassocontro il Colle

Barbacetto » pag. 6

Cas sazione,rinvio o subitola sentenza?È lite nel Pdl

d’Esposito » pag. 7

SICILIA, 20 MILIONI BUTTATI PER IL 118

Fonsai, il contodei Ligrestifinisce a Unipolcon la fusione

Le scorie della gestione Li-gresti di Fondiaria-Sai

continuano a produrre conse-guenze. Non soltanto nelle au-le giudiziarie. Lo sa bene CarloCimbri, l’amministratore de-legato di Unipol.

Scozzari » pag. 11 - 14

MONSIGNOR 500 EURO

Conflitto d’interes sie scandali, rogatoriaper la cassafortedel Vaticano

L’Italia chiederà al Vaticanodi indagare sui conti cor-

renti del gruppo Nattino. I pmRossi, Pesci e Fava stanno lavo-rando alla rogatoria da inviareOltretevere che nasce dall’in -terrogatorio di monsignor Sca-rano. Pacelli » pag. 8 Fabrizio Saccomani ed Enrico Letta Dlm

Al ministero stannoaggiornando le stimesui conti pubblici,ma i partiti vogliono tenerlenel cassetto fino a settembre.Intanto per la Consulta la Fiatlimita la libertà dei sindacati:vittoria della Fiom.E Marchionne potrebbetrasferire in Olanda anche lasede di Fiat Auto, per pagaremeno tasse

Cannavò, Palombi e Ridolfi» pag. 4 - 5

Pa g a n i» pag. 18

di Alessandro Robecchi

L’idea di una moratoria sui“temi etici”, lanciata da

una parte del Pdl è bislacca edivertente. Parte da un ordinedel discorso che nemmeno lenonne e le bisnonne praticanopiù. » pag. 22Lo Bianco » pag. 15

PIOVONO PIETRE

Una moratoriasui temi etici?E allora anchesu Dolce&Gabbana

I DUBBI DI BERLUSCONI

y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!z!/!$!&

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2 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

Anche Viennaindaga sulrimpatrio

di Marco Filonie Laetitia Méchaly

Quel passaporto èvero. Arsène Sen-de è categorico. Ilministro della

Giustizia della RepubblicaCentrafricana ci rispondegentile al suo cellulare, ap-pena uscito da una riunionedi gabinetto.Signor ministro, lei è a cono-scenza della vicenda della si-gnora Alma Ayan o Shalaba-ye va?Sì, certo.E immaginerà che la stiamochiamando in merito al pas-saporto diplomatico rilascia-to dal suo paese...Il nome del ministro che ha

firmato quel passaporto nonè il mio, è dell'ex ministroAntoine Gambi, che all'epo-ca ricopriva il mio incarico.Eppure lei è a conoscenza ditutta la vicenda: da chi è sta-to informato?È un avvocato che mi ha in-formato, con un documentoscritto.Ma lei sa che la polizia italia-na ha considerato falso ilpassapor to?Certo che lo so. Ma noi ab-biamo verificato: il passapor-to che abbiamo rilasciato èregolare.Questo è il punto: lei l’ha co-m u n i c a to?Certo.Ha inviato una lettera il 21g i u g n o?Esattamente.Mandata dal suo ministerodella Giustizia, una letterauf ficiale?Sì, certo.E prima di quella data la po-lizia italiana aveva ricevutoun’informazione anche dal-l’ambasciata centrafricana aG i n ev ra?Esatto, ho una copia di que-sta lettera e di tutta la cor-rispondenza.Quindi lei sapeva già che il30 maggio il suo ambasciato-re a Ginevra, Leopold IsmaelSamba, comunicava la veridi-cità del passaporto?Certamente.E cosa ha pensato quando leautorità italiane hanno giudi-cato falso il passaporto, no-

nostante la lettera dell’a m b a-s c i a t a?Bah, lì per lì non ho capito. Èdel tutto normale rivolgersialle autorità diplomaticheper la verifica di un passa-porto. Che poi non sia statoriconosciuto, questo non èper nulla normale.Qual è stata la sua reazione?Beh, penso che il nostro mi-nistero degli Affari esteri

reagirà, perché le relazionifra i due paesi così proprionon vanno...Dice che le relazioni fra l'Ita-lia e la Repubblica Centrafri-cana sono compromesse?Esatto. Anche il nostro capodi Stato è informato di tuttaquesta vicenda.Pensa che vi sarà una prote-sta ufficiale con il governoi t a l i a n o?

di Paola Forcina

Revoca immediata dell'onorificenza di “Cavaliere di GranCroce decorato di cordone” concessa dalla Repubblica ita-

liana al dittatore kazako Nursultan Nazarbaev. La richiesta, fir-mata dal blogger Alessandro Picarone, arriva dalla piattaformaC h a n g e .o rg specializzata in pressione politica dal basso. C'è unapetizione da firmare rivolta al presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano. L'onorificenza dovrebbe esser conferita anche acittadini stranieri “per benemerenze di segnalato rilievo e per ra-gioni di cortesia internazionale”, come recita il sito del Quirinale.Difficile capire quali siano le benemerenze di un leader assai pocodemocratico come il capo dello Stato kazako. Nazarbaev – il dit-tatore che ha ora nelle sue mani la moglie e la figlia dell'oppositoreMukhtar Ablyazov, rimpatriate con un'operazione illegittimadella polizia italiana – è stato eletto due volte grazie a brogli elet-torali, lo dice l'Osce (organizzazio-ne europea che vigila sulle elezioni)ma per Berlusconi è da tempo “uncaro amico”, e non solo per l’ex pre-mier, tanto è vero che l’onorificen -za gli è stata concessa nel 1997,quando a palazzo Chigi c’era Pordie al Quirinale Scalfaro.Placca d'argento e pietre preziosesul petto (dal 1981) anche per Ho-sni Mubarak, per trent'anni raìs ei-giziano prima di essere deposto nel2012.La tradizione però è di questo livel-lo: anche il dittatore rumeno Nico-lae Ceaucescu accusato di genoci-dio è stato nominato Cavaliere nel 1973 insieme allo spietato pre-sidente congolese Mobutu, al maresciallo Tito della Jugoslavia eallo uzbeko Karimov.Sono già oltre 13 mila gli italiani che hanno firmato la petizione eche chiedono a Napolitano di intervenire per togliere l'onori-ficenza a chi non la merita. C h a n g e .o rg ha una richiesta anche peril ministro degli Esteri Emma Bonino: l’ambasciatore del Kaza-kistan in Italia, Andrian Yelemessov, deve essere dichiarato “per -sona non gradita” e le sue credenziali vanno ritirare immedia-tamente.

“Via l’onor ificenzaal satrapo”

NAZARBAYEV & CO.

Il dittatore kazako fu

nominato da Scalfaro

“Cavaliere di Gran

C ro ce ” nel 1997. Tra gli

omaggiati: Mubarak,

Ceausescu, Mobutu

INTRIGO KAZAKO

Arsène Sende

Parola di m i n i s t r o,il passaporto è buono

L’i n te r v i s ta

Tutto è affidato al ministrodegli Affari esteri. Per quan-to mi riguarda sono chiama-to in causa circa la regolaritàdel passaporto, e ho rilascia-to un documento ufficialeche attesta la sua validità.Il suo paese ha contatti colK a za k i st a n?No, per niente. E comunqueè il ministero degli Affariesteri che vi può dare infor-mazioni.Alma Ayan aveva un passa-porto diplomatico ed era con-sigliere del vecchio presiden-te, giusto?Sì, è giusto, è quello che èscritto nel passaporto.Lei l’ha mai incontrata?No.Ma come ha fatto a ottenereil passaporto?È venuta qui in Africa. Macome ho detto, quel docu-mento è stato rilasciato dalprecedente governo, non daquello attuale: io son qui dalmese di aprile...Ma il passaporto è stato rila-sciato a questa donna permotivi umanitari?Questo non lo so. Sono statiil ministro e il capo di Statoprecedenti che l'hanno rila-sciato, quindi non posso dir-

UNITÀ, dignità, lavoro”. È il motto della Re-pubblica centrafricana, che parafrasa quellodella Francia, l’ex impero colonizzatore checonserva con Bangui un rapporto contrastatodi influenza. Un dittatore è succeduto a un altroper decenni, dall’indipendenza ottenuta nel1960. Il momento di fama internazionale delpaese – stabilmente in fondo alle classifichedello sviluppo sociale ed economico del pia-neta: circa 60% della popolazione vive conmeno di un 1,25 dollari al giorno – avviene tra glianni 60 e 70 quando arriva al potere Jean BedelBokassa: nel 1972 si incorona imperatore conuna cerimonia simile a quella di Napoleone Bo-naparte per cui ha una venerazione. Sono glianni dell’imbarazzo per l’amico africano delpresidente Giscard d’Estaing con presunti re-

gali di diamanti di Bokassa evoci di cadaveri di bambini neifrigo dei palazzi di Bangui inattesa di banchetti cannibali.L’imperatore viene sostituito,

con l’aiuto dei francesi, con il dittatore prece-d e n te .Parigi ha sempre conservato una presa direttasul Centrafrica (3 milioni e mezzo di abitantispalmati in 600 mila semidesertici chilometriquadrati), per la sua posizione geografica a ca-vallo tra Maghreb e Subsahara, per i giacimentidi uranio e in quanto sede di una base militaredell’esercito dell’Esagono che non è mai rima-sta sguarnita e ha preso parte, o si è tenuta indisparte, in tutti i colpi di stato, anche nell’ul-timo, che a marzo ha messo fine al regime de-cennale Bozizé, cacciato dalla coalizione deiribelli Seleka, movimento con venature islami-che, facendo crescere l’influenza dell’Islam ra-dicale in tutta l’area del Sahara.

S. Ci.

Lo stato centrafricanotra Francia e povertà

SONO BASTATE POCHE ORE (con internet e un cellulare...)per ottenere un contatto con il ministro della Repubblica Cen-trafricana. Punto di partenza, il sito internet dell'ambasciatadella Repubblica Centrafricana in Italia e in Francia. Poi delleambasciate italiana e francese in Centrafrica: così si scopre chei numeri trovati in Internet non funzionano. Dunque ci siamorivolti a una collega, in Francia, esperta di Africa. Lei ha con-tattato alcuni giornalisti della France Presse che ci hanno dato ilnumero personale e dell’ufficio del ministro Arsène Sende.Qualche minuto dopo, il ministro della Giustizia centrafricanarispondeva sul suo cellulare, attestando che il passaporto diAlma Ayan non era falso.

COME SIAMO ARRIVATI A BANGUI

Parlare con il Guardasigilli africanoè facile: basta un contatto a Parigi

LO

S C O N C E RT O

È del tutto normale

rivolgersi alle autorità

diplomatiche per una

verifica. Che poi

non sia presa in

considerazione non

è per nulla normale

CHI HA

F I R M AT O

Il via libera

sul documento

della Shalabayeva

non è il mio,

è dell'ex ministro

Antoine Gambi,

mio predecessore

S U L L’ESPULSIONE di Alma Shalabayeva e dellafiglia Alua, si è mossa anche la magistratura au-striaca. Lo riferisce, nell’ultimo numero in edicola,il settimanale Oggi. Su denuncia della famigliaAblyazov - scrive il settimanale - la Procura diVienna ha aperto un’inchiesta per sequestro dipersona, in quanto l’aereo utilizzato per il rimpa-trio apparteneva alla compagnia Avcon Jet, bat-

tente bandiera austriaca. Tecnicamente il presun-to reato si sarebbe quindi realizzato in territorioaustriaco e il pubblico ministero, se l’inchiesta an-drà avanti, potrà decidere di estendere le indaginianche ai protagonisti dello scandalo in Italia.Gli avvocati di Aleksandr Pavlov, ex responsabiledella sicurezza personale di Mukhtar Ablyazov,hanno intanto annunciato la decisione di ricorrere

contro il via libera della magistratura spagnola al-l’estradizione del dissidente, accusato di terrori-smo e di malversazione. “Non ci sono gravi motividi persecuzione politica”, sostengono i giudici. Eaggiungono che “sono da considerare sufficientile garanzie offerte dalle autorità kazake” sulla cor-rettezza e la legalità dei trattamenti ai quali saràs o t to p o s to.

fattoa manole nulla.Ma lei che ne pensa, perchécome sa il marito è ricercatodall’Interpol ma ha ricevutoanche asilo in Gran Bretagnaperché è un oppositore delpresidente del Kazakistan.Per questo qui in Italia qual-cuno ha immaginato che ilpassaporto fosse stato rila-sciato per motivi umanitari,perché lei era in pericolo nel

suo paese...Io ho solamente verificatol'autenticità e la regolaritàdel documento. Non possofare nessun'altra considera-zione.La polizia italiana ha consi-derato falso il passaportoperché c'erano errori in in-glese come “a d re ss ”, con unasola d, e poi perché il numerodelle pagine non era regola-

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3il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

LA FIGLIA DI ALMA“GRAZIE ALLA FARNESINA PER GLI SFORZI”Madina Ablyazova, figlia maggiore di Alma Sha-labayeva e Mukhtar Ablyazov, ha ringraziato ilministero degli Esteri italiano “per gli sforzi cheha fatto, e che continua a fare, nell’interesse dimia madre e mia sorella”. In una dichiarazionediffusa dai legali di Shalabayeva, la donna ricorda

che “in un comunicato rilasciato il 18 luglio 2013le Nazioni Unite a Ginevra hanno accolto favore-volmente la decisione dell’Italia di revocare il de-creto in base al quale il 31 maggio 2013 mia ma-dre e mia sorella sono state espulse verso il Ka-zakistan, e con il quale è stato chiesto di indivi-duare la responsabilità per questa ‘espulsione il-l e ga l e ’”. “Un gruppo di esperti Onu - aggiunge -

ha dichiarato che ‘secondo il diritto internaziona-le, le autorità italiane hanno l’obbligo di fornireun rimedio efficace’ a mia madre e mia sorella.Gli esperti hanno inoltre dichiarato: ‘Date le pos-sibili gravi implicazioni di questo caso, invitiamole autorità italiane e quelle kazake a cooperare ea raggiungere un accordo diplomatico per facili-tare il rapido rientro dei soggetti espulsi”.

di Marco Lillo

Ministro contro mi-nistro. Se per il re-sponsabile dellagiustizia della Re-

pubblica Centrafricana il passa-porto rilasciato alla moglie diAblyazov era perfettamente re-golare, per il ministro della giu-stizia italiano, Anna MariaCancellieri, le cose non stannocosì. “Mi sono subito informatae le procedure (dell’espulsionedi Alma Shalabayeva, mNdr)sono perfette. Tutto è in regola esecondo la legge”, così il mini-

stro aveva sentenziato il cinquegiugno scorso. Quanto affermail ministro centroafricano Sen-de al Fatto Quotidiano è una cla-morosa smentita dell’incautadichiarazione. Dopo cinquegiorni dall’espulsione, Cancel-lieri era ancora convinta chefosse stato giusto, formalmente,spedire una donna e una bam-bina di sei anni nelle braccia delprincipale nemico del padre, ri-cercato e dissidente. Tanto cheil governo kazako ha precisatoche il solo Ablyazov era ricer-cato, non certo la moglie e la fi-glia.Cancellieri basava quel suo giu-dizio sulle decisioni del giudicedi pace e delle procure di Roma,sia quella ordinaria che quelladei minori. Il Giudice di paceaveva convalidato il provvedi-mento della prefettura di Romache disponeva il trattenimentopresso il CIE di Ponte Galeria.Quella decisione del giudice dipace, che solo recentemente èfinita nel mirino degli accerta-menti del ministro Cancellieri,legittimò il 31 maggio alle 19 l’e-

spulsione via aereo di Alma e fi-glia. Alle 15 e 30 di quel giornola Procura ordinaria tentò dibloccare la procedura quandol’aereo noleggiato dal governokazako era già sulla pista. Gli av-vocati dello studio Olivo, chedifendono la famiglia Ablya-zov, avevano infatti consegnatodue fax rispettivamente prove-nienti dall’ambasciatore dellaRepubblica Centroafricana aBruxelles e a Ginevra, che affer-mano l’autenticità e la validitàdel passaporto diplomatico del-la signora. Alma Ayan (così de-nominato in quel documento)era titolare di un passaporto di-plomatico del paese africano inqualità di consigliere del presi-dente. Quel passaporto però erafalso, almeno secondo la Poliziadi frontiera italiana che avevarealizzato una perizia (sulla ba-se di quattro elementi, tra i qualispiccavano due errori ortogra-fici e la numerazione delle pa-gine). Il giudice di pace, tra laPolizia di frontiera e i fax dei di-plomatici africani, si era fidatodella prima e aveva convalidato

il trattenimento. Anche il pmEugenio Albamonte della Pro-cura di Roma, ricevuta la notadella Polizia di frontiera, alla fi-ne aveva concesso il nulla osta aldecollo. Un nulla osta, va pre-cisato, che non entra nel meritodella correttezza dell’espulsio -ne, e che riguarda solo l’indagi -ne sulla presunta falsità del pas-saporto che è ancora oggi aper-ta. Sostanzialmente il pm dicevaalla Polizia che poteva rimpa-triare Alma perché questo nonavrebbe danneggiato l’indaginesul passaporto. Non perché eragiusto farlo. La competenza sul-l’espulsione era del giudice dipace della Polizia. Ed entrambipensavano che il passaportofosse falso.Solo sulla base di questa pretesafalsità Alma è stata consegnataagli emissari del governo kaza-ko. Alma non aveva consegnatoaltri due documenti che leavrebbero permesso di restarein Italia ma che - secondo lei -l’avrebbero messa in pericolocon la sua famiglia, poiché rive-lavano la sua identità di moglie

di un ricercato. Resta il fatto pe-rò che il documento mostrato,quello diplomatico del Cen-troafrica, era vero e valido se-condo l’unica autorità che po-teva certificarne l’autenticità: ilGoverno Centrafricano. E nonil giudice di pace o la polizia ita-liana. A rendere ancora più as-surda questa storia è che AlmaShelbayeva era titolare di un re-golare permesso di soggiorno inLettonia, per ragioni di lavoro,che le permetteva di circolarelegalmente nel territorio euro-peo compresa l’Italia. E di un se-condo permesso di soggiornoin Gran Bretagna perché avevaricevuto l’asilo in quanto mo-glie di un dissidente del regimekazako. Le dichiarazioni del 5giugno del ministro Cancellierisono particolarmente gravi per-ché non arrivavano a caldo, pri-ma che si conoscesse lo status dirifugiato di Alma Shalabayeva,ma dopo le prime polemichesorte in Italia e nel mondo. Can-cellieri sapeva che la donna ave-va asilo politico in Gran Breta-gna. Lo sapeva dalla stampa egià a quella data il ministro ave-va i mezzi per saperlo ufficial-mente. Questa notizia era notaalla Polizia italiana dal 4 giugno,che ne aveva ricevuto comuni-cazione via lettera dal capo dellaPolizia dell’immigrazione diScotland Yard. Né il ministerodella Giustizia, né quello degliInterni e nemmeno quello degliEsteri hanno contattato mai ilministro centroafricano. OggiEmma Bonino riferirà in Parla-mento e magari ci spiegherà an-che il perché.

di Leonardo Coen

Oli g a rc k h . Soldi e potere. NeiPaesi dell’ex Unione So-

vietica sono tanti, l‘8 per centodell’élite economica mondiale.Oligarca significa ricchezzaestrema: in Russia oggi sono 95 imiliardari in dollari. Hannoun’età media di 50 anni, sonotutti self made men, agisconoprincipalmente nel settore del-l’acciaio, del petrolio, dell’im -mobiliare, delle telecomunica-zioni e del bancario. Il 71% delleloro attività hanno dimensioni

sia locali, regionali e internazio-nali. Ma la loro vita dorata èsempre sul filo del rasoio. Lo di-mostra la vergognosa espulsio-ne di Alma Shalabayeva, conse-gnata con la sua bimba di 6 annialle autorità kazake, perché mo-glie di un oligarca dissidente edex ministro. Il destino di Mu -khtar Ablyazov, ricchissimobanchiere marito di Alma e pa-dre della piccola Alua, è la provache certe improvvise, avventu-rose e spropositate fortune han-no origini spesso discutibili eche democrazia e oligarchia

non vanno mai d’accordo.Prima lezione: poiché l’oligar -chia è tollerata dai regimi, è lademocrazia a rimetterci. Se dis-senti, pensando d’aver guada-gnato anche l’impunità, ti illudi.Rischi invece tutto quello chehai: persino la famiglia. Bastauna piccola accusa. Finisci ingalera. Sono ormai così tanti gliuomini d’affari a languire nelleinfami “colonie penitenziarie”che la Duma russa ha votato, inprima lettura, il 2 luglio, unalegge per amnistiarne 13mila.Lo scopo è che possano aiutare

il rilancio dell’economia, unasorta di risarcimento. Prima ilbastone. Dopo la carota.Seconda lezione. Non basta flir-tare col potere, assecondando-ne le derive autoritarie. E nem-meno serve aver condiviso le re-sponsabilità politiche: Ablya-zov è stato ministro dell’Ener -gia e dell’Economia kazaka, èstato a capo dell’ente elettriconazionale. Appena ha messo suun partito diverso da quello delpresidente Nazarbayev, è finitoin manette.Non ci sono vie di mezzo. Il po-

tere vuol disporre sempre deglioligarchi. Sbagli, se credi potertisganciare dal tuo mentore: haifirmato la tua condanna. Chearriva sempre, prima o poi.È successo al capostipite deglioligarchi, Boris Berezovskij,trovato cadavere nel bagno del-la sua residenza di Ascot, il 23marzo. Boris è stato l’uomo piùpotente della Russia negli anni‘90, ai tempi di Eltsin. Incarnavala potenza degli oligarchi, Ave-va sognato d’essere il demiurgodella Russia. Sotto Putin, fubandito. Il giornalista america-

no Paul Klebnikok lo definì “ilpadrino del Cremlino”. Paul di-rigeva l’edizione russa di Fo r b e s .Il 9 luglio del 2004 lo ammaz-zano per strada a Mosca. Avevasvolto inchieste sui “padrini”del Cremlino e sugli oligarchiarruolati da Putin.

Terza lezione. Vedere il filmrusso “O l i g a rc h k ”, diretto da Pa-vel Lungin. Racconta la parabo-la di un giovane imprenditore,audace e spregiudicato. Sfruttaabilmente l’anarchia economi-ca negli anni turbolenti delladissoluzione sovietica. Conspericolati metodi fraudolenti,diventa ricco e potente. E vuoledi più: il Cremlino. Ma i nuoviboiardi lo bloccano. Scorremolto sangue. Morale: accon-tentarsi di arricchirsi e di resta-re al proprio posto. Nella realtà,è il consiglio di Putin ai magnati

del suo Paese: voi pensate agliaffari, io penso a gestire la Rus-sia. Roman Abramovic, per 10anni governatore-mecenate diuna piccola regione della Sibe-ria orientale, la Chukotka e hafatto i miliardi nell’era dellegrandi privatizzazioni eltsinia-

Ricchezza e paura: essere oligarchi oggiVITA SUL FILO DEL RASOIO DEI BUSINESSMEN EX SOVIETICI, SOLDI FACILI MA SPESSO A RISCHIO DELLA VITA

ne, ha capito l’antifona. Vive traLondra e Mosca, amministran-do un ptrimonio di oltre 10 mi-liardi di euro. Ha reso felice Pu-tin litigando con Berezovskij(pure in tribunale) ed evita dischierarsi.Quarta lezione. Evitare di finirecome Mikhail Khodorkovskij,sino a dieci anni fa l’uomo piùricco di Russia, proprietario al-lora della 5a compagnia petro-lifera del mondo, la Yukos. Dal25 ottobre del 2003 è detenuto.Giusto pochi giorni fa ha festeg-giato dietro le sbarre il 50° com-pleanno. Era entrato alla grandein politica, aveva finanziato lacampagna elettorale dei partitidi opposizione. Putin lo ha fattoarrestare, in modo drammati-co, a Novosibirsk, con l’accusadi frode fiscale e appropriazio-ne indebita: l’aereo della Yukos

è stato circondato, mentre gliuomini dell’Fsb, i servizi eredidel Kgb, in tuta nera e armi spia-nate, irrompevano nel velivolo.Quinta lezione. Tra mazzette,tangenti, denaro riciclato e ac-quisti illegali, all’estero sono fi-niti 50 miliardi di dollari. Piut-

tosto che avere a che fare con ta-le devastante corruzione, i 400clan mafiosi, i siloviki (gli uominiforti che fanno capo agli inte-ressi dei servizi segreti, della po-lizia e dell’apparato militar-in-dustriale) e soprattutto con gliumori di Putin, meglio emigra-re. Globalizzarsi. La capitaledella diaspora oligarchica èLondra, anzi Londongrad: sono400mila i russi. Ultimo arrivo,la palazzinara Elena Baturina,moglie dell’ex sindaco di MoscaYuri Luzkhov, sospettato d’averaccantonato miliardi. Caduti indisgrazia, eccoli “londinesi”.Come il giovane editore Evge n i jLe b e d ev (London Evening Stan-d a rd e The Independent). Figliodell’oligarca Alexandr, proprie-tario insieme a Gorbaciov, delgiornale d’opposizione N ova j aG a ze ta - ci lavorava la povera

Anna Politkovskaja. Lebedevpadre è finito sotto processo aMosca per hooliganismo, unvecchio episodio di qualche an-no fa riportato a galla per ob-bligarlo a vendere i suoi assets inRussia e levarselo dalle scatole.La vecchia ricetta stalinista.

INTRIGO KAZAKO

MIKHAIL KHODORKOVSKIJProprietario della 5a compagnia petrolifera al

mondo, la Yukos. Detenuto dal 2003 per frode

fiscale, aveva finanziato i partiti dell’opposizione

MUKHTAR ABLYAZOVÈ stato ministro dell’Energia e dell’Economia e

capo dell’ente elettrico kazako. Dopo aver fondato

un partito d’opposizione è finito in manette

ROMAN ABRAMOVICGovernatore-mecenate della regione siberiana

della Chukotka, arricchitosi con le privatizzazioni

eltsiniane. Vive a Londra, proprietario del Chelsea

BORIS BEREZOVSKIJCapostipite degli oligarchi: potentissimo negli

anni 90, detto “il padrino del Cremlino”, in esi-

lio a Londra, trovato cadavere a marzo ad Ascot

OGGI IN AULA

Il ministro degli Esteri

dovrà spiegare i mancati

contatti con il Paese

africano che aveva

emesso il documento

della donna

Cancellieri e Boninola fretta fatale su AlmaNON SOLO ALFANO: GLI ESPONENTI DEL GOVERNO NON HANNOCONTROLLATO L’ITER E LE PROCEDURE SULL’E SPULSIONE

re .Se vogliono possono venire averificare...Ma nessuno l’ha chiamataper chiederle informazioni?No, nessuno mi ha chiamato.Lei è il primo italiano che micontatta.Lei ha mai sentito parlare diAngelino Alfano, il ministrodell’interno italiano?Mai sentito.

P R O TAG O N I S T IAlma e la figlia; sopra,Nazarbayev; accanto,il ministro Sende Ansa /La Nouvelle Cetrafrique

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4 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

di Giorgio Meletti

Traditore, pezzo di merda,vattene affanculo bastardo,

hai rotto i coglioni”. Scene di al-ta finanza nel ducato di Spoleto.Dove le brezze culturali del Festival dei DueMondi si mescolano ai miasmi della locale BancaPopolare. Le acclamazioni sopra riportate se l’èprese un anno e mezzo fa Danilo Solfaroli chetentava inutilmente di condurre i lavori assem-bleari della cooperativa Spoleto Crediti e Servizi(Scs), 17 mila soci, che possiede il 51 per centodella banca. Solfaroli è uscito dalla sala ed è an-dato direttamente alla procura della Repubblicaad accusare Giovannino Antonini, storico pa-dre-padrone della Popolare, dei vari reati com-messi con il golpe assembleare. Antonini duegiorni fa è stato arrestato per la corruzione in attigiudiziari del giudice del Tar del Lazio FrancoAngelo Maria De Bernardi: 50 mila euro per l’aiu -tino necessario a ottenere l’annullamento delcommissariamento della banca e della Scs.

LA STORIA È BUONA per corsi universitari in va-rie materie: diritto penale, amministrativo e com-merciale, noché scienze bancarie. Ma è soprat-tutto esemplare del circuito perverso tra piccolebanche e potentati locali: partiti di destra e di si-nistra, mafiette imprenditoriali, massonerie va-rie. Quando la greppia scappa dalle mani rapacidei furbetti del quartierino o della contrada si gri-

pere per ottenere l’annullamen -to, Fabrizio Cicchitto del Pdltuona contro Grilli, lo accusa diflirtare con il Pd che punta allaSpoleto, visto che una grossaCoop, la Centroitalia, partecipa

alla cordata Clitumnus per rilevare la banca. Il se-natore Augusto Minzolini presenta un’interroga -zione basata sulla lettura di tre articoli del Giornale,in cui ipotizza che il procuratore capo di Spoleto,Gianfranco Riggio, sia imparentato con l’avvo -cato d’affari Francesco Carbonetti, animatore diClitumnus, e che “non si potrebbe escludere il so-spetto” che le inchieste su Antonini siano fina-lizzate a favorire la scalata del parente.

A N TO N I N I è stato infine arrestato dalla procuradi Roma, mentre Riggio si è limitato a chiedere ilrinvio a giudizio per: associazione a delinquere,appropriazione indebita, ostacolo alle autoritàdi vigilanza, intermediazione usuraria, banca-rotta fraudolenta e altri reati minori. In più An-tonini è indagato, per la famosa assemblea-rissa,per ingiurie, minacce, falso ideologico e com-portamenti fraudolenti vari. Tanto per dire, silegge negli atti d’accusa che Alberto e FrancescoAntonini (figli) “procedevano al ritiro delle da-zioni monetarie corrisposte di volta in volta fa-voriti provvedendo al loro versamento sui conticorrenti del padre”. Le belle banche della sanaprovincia italiana.

Twitter@giorgiomeletti

Banca Marche,panico dopol’articolo del Fatto

La Consulta: “Fiat limitala libertà”. Di un sindacatoMARCHIONNE: “TUTTO IL SETTORE AUTO IN OLANDA? È POSSIBILE”

POMIGLIANOL’ad del gruppo Fiat, Sergio Mar-chionne, durante una visita allostabilimento di Pomigliano d’Ar-co Ansa

A L L’I TA L I A NA

LO SCONTRO

Le motivazioni della

sentenza: Fiom rientri

in fabbrica. Il Lingotto:

“Valuteremo la strategia

in Italia”. E offre la sponda

per la nuova norma

GIORNATA CONVULSA a Jesi dopo l’ar ticolopubblicato ieri dal Fatto Quotidiano sul caso dellaBanca delle Marche, che entro il 31 luglio devetrovare 80 milioni di euro per rientrare nei coef-ficienti patrimoniali fissati da Bankitalia. ”Le ope-razioni varate dalla Banca per rafforzare il ca-pitale vanno nella giusta direzione di dotare ilnostro gruppo delle risorse necessarie per rea-

lizzare gli obiettivi del piano industriale”, si è af-frettato a scrivere il direttore generale dell’isti-tuto, Luciano Goffi, ai 3200 dipendenti molto al-larmati dalla rivelazione del Fa t to che il presi-dente della Regione, Gian Mario Spacca, era ad-dirittura arrivato a chiedere agli imprenditori lo-cali di intervenire in soccorso della banca. “È l’e-sercizio di una attenzione, richiamata e condivisa

da tutta la comunità regionale, per monitorare ildestino di un istituto di credito fondamentale perl’economia delle piccole e medie imprese e dellefamiglie marchigiane”, ha commentato lo stessoSpacca. Per il Movimento 5 Stelle si tratta di “unacrisi rispetto alla quale le responsabilità dei partitisono, così come nel caso Montepaschi, assolu-tamente centrali”.

Il caso della Popolare di Spoletopiù reati che sportelli bancari

PROVINCIA ALLEGRA

Nuove minacce per Stefano Esposito, senatoredel Pd noto per le sue posizioni a favore della

linea ad alta velocità Torino-Lione. Poco prima dipartire in aereo per Roma, il parlamentare ha tro-vato tra la posta, una busta con una lettera in cui siusano toni intimidatori nei confronti suoi e dellasua famiglia. “Ormai la tua vita – dice un passaggiodel testo, firmato con la stella a cinque punte chericorda quella delle Brigate Rosse – non vale piùniente”. La lettera, che è stata presa in consegna dallaDigos di Torino, prosegue dicendo che “il popolo siè organizzato. Sei il primo della lista. Nessuno è ingrado di proteggerti”. Dai partiti sono giunte paroledi solidarietà. Esposito, nei giorni scorsi, aveva sca-tenato le polemiche per un tweet contro MartaCamposana, la ragazza che aveva denunciato vio-lenze e molestie della polizia dopo essere stata fer-mata a seguito degli scontri in Val di Susa. “Parte daPisa per andare a fare la guerra allo Stato, prendegiustamente qualche manganellata e si inventa diessere stata molestata #bugia”, aveva scritto.

TAV Lettera a Esposito:“Sei il primo della lista”

da al nemico esterno. Sul nobileesempio di chi ha inneggiato allatorinesità del gigante Imi-San-paolo e alla padanità della Po-polare di Milano, c’è chi difendela senesità del Monte dei Paschie la marchigianità della Bancadelle Marche, o la spoletinitàdella nostra Popolare.Breve riassunto delle disgraziedi Spoleto. Tre anni fa sono par-tite le ispezioni della Banca d’I-talia, mentre la Legacoop, comeda obbligo di legge, è andata aficcare il naso nella cooperativaScs. Nel 2011 Giovannino An-tonini, al vertice della banca perun decennio durante il quale ri-vendica di averla fatta crescereimpetuosamente, viene estro-messo, ma lui prontamente si faeleggere presidente della hol-ding, la Scs. Il tentativo di alcunisoci di sfiduciarlo nell’assem -blea da cui siamo partiti - de-scritta dalla testata locale tuttog -g i . i n fo come una rissa tra scaricatori di porto - fal-lisce. All’inizio del 2013 il Monte dei Paschi (chedella Spoleto ha il 26 per cento) in base ai pattiparasociali con Scs chiede ad Antonini di ripren-dersi le azioni della banca, ma quello non se ne dàper inteso, anche perché la cooperativa non ha i

soldi (si parla di 100 milioni) peradempiere all’obbligo contrat-tuale.Negli stessi giorni arriva allapresidenza Alberto Brandani,una vita nel potere Montepa-schi, ma anche consigliere Fs,membro del comitato di vigi-lanza Anas e via poltroneggian-do. Nel 1993 fu arrestato conl’accusa di concussione per unastoria di finanziamenti Mps, egli inquirenti gli trovarono incasa una valigetta con 106 mi-lioni di lire in contanti. Lui disseche li teneva lì come riserva perle eventuali esigenze della fami-glia (in effetti non si sa mai).Cinque anni dopo fu assolto, maadesso ha ancora qualche pro-blema (falso in bilancio, abusod'ufficio e peculato) che nonosta all’attività di manager pub-blico stante la fiduciosa attesa dinuovi proscioglimenti. Branda-ni è in quota Udc, Antonini è in

quota Pdl (provenienza An).La presidenza Brandani dura pochi giorni. Il 12febbraio scorso il ministro dell’Economia Vitto-rio Grilli commissaria la banca e la cooperativache la controlla. Apriti cielo. Mentre Antonini siprecipita a cercare un giudice del Tar da corrom-

CO M M I SSA R I AT I

L’ultima assemblea

è andata così: “Tra d i to re ,

pezzo di merda, vattene

affanculo bastardo”

Il presidente è stato

arrestato due giorni fa

di Salvatore Cannavò

La Fiat è riuscita aescludere la Fiomdalle sue fabbriche,ma non l’ha spuntata

contro la Costituzione. La sen-tenza con cui la Corte costitu-zionale ha accolto, tramite i ri-corsi dei Tribunali di Modena,Vercelli e Torino, le ragioni delsindacato Cgil, segna un puntorilevante a favore di quest’ulti -ma. Perché la “rappresentativi -tà” in azienda deve essere rico-nosciuta “anche a quei sindacatiche, pur non firmatari dei con-tratti, abbiamo comunque par-tecipato attivamente alle tratta-tive”. Quindi anche alla Fiomche, invece, nell’ultimo anno emezzo si è vista estromessa daidiritti sindacali fondamentali(assemblee, permessi, ritenute,bacheca, sala sindacale, etc.).Inoltre, il modo in cui è stato in-terpretato l’articolo 19 delloStatuto dei lavoratori (quelloche regola la rappresentanza edi cui viene decretata “l’illegit -timità costituzionale”) “viola laCostituzione” in almeno tre ar-ticoli, il 2, il 3 e il 39.

LA CORTE, quindi, indica chia-ramente al Parlamento la neces-sità di una nuova legge per laquale suggerisce almeno quat-tro modalità. E forse anche perquesto l’azienda torna a minac-ciare l’ipotesi di chiudere gli in-vestimenti in Italia e, secondo

una indiscrezione internazio-nale, a spostare la sede di FiatAuto in Olanda. Quando la Fiatdecise di applicare il nuovo con-tratto “modello Pomigliano”(più straordinari, meno pause,limitazioni al diritto di sciope-ro) la Fiom non firmò e quelcontratto è poi diventato nazio-nale. Contemporaneamente,per non sottostare agli accorditra i sindacati confederali e laConfindustria, la Fiat ne è uscitanel 2011 facendosi forte propriodell’interpretazione dell’artico -lo 19 con cui ha garantito dirittisolo ai sindacati “firmatari dicontratti collettivi di lavoro ap-

plicati nell'unità produttiva”.Quella formulazione è il risulta-to della modifica prodotta nel1995 dal referendum che abolì laformula “aderenti alle confede-razioni maggiormente rappre-sentative”. In quel modo, spiegaancora la Corte, si è creato “unmeccanismo di esclusione” incontrasto con lo spirito origina-rio dello Statuto dei lavoratori.

QUANDO, poi, è invalsa la pra-tica degli accordi separati, l’ar -ticolo 19 si è di fatto capovolto:“Dalla mancata sottoscrizionedel contratto collettivo è deriva-ta la negazione di una rappre-sentatività che esiste, invece, neifatti e nel consenso dei lavora-tori”. La rappresentatività,quindi, non deriva dal firmareaccordi con l’azienda, ma “dalla

capacità (del sindacato) di im-porsi come parte contrattuale”.Da qui, “il vulnus all’art. 39, pri-mo e quarto comma della Co-stituzione, per il contrasto ai va-lori del pluralismo e della libertàsindacale”. Si è di fatto introdot-ta, rileva la Corte, “una formaimpropria di sanzione del dis-senso” che va eliminata. Perquesto serve la legge e la Corte sispinge a suggerire quattro ipo-tesi: “Valorizzare” il numero de-gli iscritti; trattare con sindacatiche superino una certa soglia disbarramento; rinviare al sistemacontrattuale nazionale; ricono-scere a ciascun lavoratore il di-ritto a eleggere la rappresentan-za in azienda. “Compete al legi-slatore l’opzione tra queste o al-tre soluzioni”.La soddisfazione della Fiom è

evidente: “La Costituzione siconferma garante della demo-crazia” afferma il segretarioMaurizio Landini che chiede al-la Fiat “di applicare la sentenza”,ripristinando in tutti gli stabili-menti “le libertà sindacali” maanche di incontrare la Fiom.Anche la Fiat riconosce la sen-

tenza riservandosi di “valutarese e in che misura il nuovo cri-terio di rappresentatività potràmodificare l’attuale assetto delleproprie relazioni sindacali e, inprospettiva, le sue strategie in-dustriali in Italia”. Un modo perminacciare di nuovo il ritiro dal-l’Italia come confermano le pa-role di Marchionne all’agenziaReuters che definiscono “possi -bile” l’ipotesi di trasferire la sededel gruppo in Olanda dopo lafusione con Chrysler. Al mo-mento, però, anche la Fiat chie-de una legge che garantisca “cer -tezza del diritto e uniformitàdell’interpretazione”. Un pro-getto è già assegnato alla Com-missione Lavoro del Senato. Mail primo firmatario è GiovanniBarozzino, già delegato sindaca-le a Melfi e licenziato Fiat.

Giovannino Antonini Fo to g ra m m a

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5il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

Grillo si decide:“Usciamo dall’e u roprima che sia tardi”

BEPPE GRILLO rompe gli indugi sull’e u ro.Finora, infatti, aveva sempre proposto ditenere un referendum sulla moneta unicadopo un anno di dibattito sul tema, ora no.S’è deciso: “Torniamo alla lira”, ha scrittoieri sul suo blog, tanto “se non sarà l’Italiaa reagire lo farà per lei il mercato” s o t toforma di una nuova impennata dei tassi

d’interesse sul debito. Non solo criticadell’euro, nel post di Grillo, ma anche deldivorzio tra Tesoro e Banca d’Italia (“im-posto dallo Sme”) deciso nel 1981 dall’al-lora ministro Andreatta: “Da allora lo Sta-to non ha più potuto contare su un pre-statore interno con cui indebitarsi e ha do-vuto offrire rendimenti sempre più elevati

per vendere il debito” causandone l’esplo-sione. Quella dinamica, scrive il leaderM5S, causò il default del 1992: “Ve n t u n oanni dopo l’Italia ha ancora le mani lega-te ”. Una presa di posizione decisa, comesi vede, e anche una decisa virata rispettoalle posizioni su sprechi, spesa e debitopubblico diventate un classico di Grillo.

di Marco Palombie Francesco Ridolfi

Finalmente se n’è ac-corto anche il gover-no: la recessione inItalia è peggiore di

quella che ancora risulta a ver-bale sul Documento di econo-mia e finanza (Def). L’ultimamodifica risale infatti a marzo,quando a palazzo Chigi c’eraancora Mario Monti, e prevede-va un Pil in calo dell’1,3% ri-spetto all’anno precedente e undeficit al 2,4% del Prodotto. Poiil rapporto deficit/Pil è statocorretto al 2,9% per effetto delpagamento di venti miliardi dieuro di debiti commerciali dellaP.A. e la Commissione europeaci ha benedetto con l’uscita dal-la procedura d’infrazione perdisavanzo eccessivo. Peccatoche ora anche quella (de)cresci-ta dell’1,3% non sia più realisti-ca: le cose vanno molto peggiodi così. E infatti, in questi giorni,la Direzione Analisi economi-co-finanziaria del Tesoro, gui-data da Lorenzo Codogno, hacominciato a riscrivere il Defincorporando una recessionemaggiore: più o meno il calo delPil dovrebbe aggirarsi - secondoil nuovo testo del governo - at-torno all’1,9%, in linea con le re-centi previsioni di Banca d’Ita -lia, Ocse e Fondo monetario.

Ovviamente, questo non puònon avere effetti anche su tuttigli altri parametri di finanzapubblica cari a Bruxelles: a me-no di non scrivere palesi bugienella prossima nota di aggior-namento al Def, insomma, pertenere il deficit sotto il 3% ser-virà una manovra correttiva.Chiuso nel cassetto.Quanto vi stiamo raccontandonon è affatto ancora ufficiale.Nonostante il ministro FabrizioSaccomanni l’avesse annuncia-

PIL, IL GOVERNO TAGLIA LE STIMEMA NASCONDE BUCO E MANOVRACon la recessione a -1.9% mancano cinque miliardi, 15 con Imu, Iva e spese da finanziareDecreto del Fare, con la fiducia salta il taglio ai maxi-stipendi dei manager pubblici

SOTTO AL TAPPETO

ta nella sua audizione in Parla-mento - e nonostante il Pdl glie-l’abbia chiesta formalmente il 4luglio durante il vertice di mag-gioranza - l’esecutivo non ren-derà pubblica nessuna “nota ag-giuntiva” al Def 2013 fino a set-tembre, vale a dire quando lalegge gli impone di presentarequella “di aggiornamento”. Ilviceministro Stefano Fassina,che ha la delega su queste ma-terie, lo ha detto chiaramenteanche se con motivazioni un po’contraddittorie: “Per l’aggior -namento seguiremo le scadenzepreviste, anche per lasciare alParlamento il tempo per espri-mere le proprie valutazioni efornire alla Ue un testo condi-viso”. Come possano le Cameredare pareri su alcunché senzaessere informate sul reale statodei conti pubblici è un mistero,ma tant’è.Cosa ci aspetta.A quanto dovrà ammontarequesta correzione dei contipubblici? Difficile dirlo ora, vi-sto che il lavoro di riscrittura alTesoro è appena iniziato e man-cano dati fondamentali comead esempio le entrate (la cui di-namica, al momento, non è po-sitiva) della Pubblica ammini-strazione. Qualche conto aspanne, in ogni caso, si può pro-vare a farlo. Si stima che la man-cata crescita si rifletta almeno al

50% sull’indebitamento: nelnostro caso, se la correzione sulPil sarà dello 0,6%, quella sulrapporto col deficit varrà alme-no lo 0,3%, che in soldi fa più omeno cinque miliardi. Poi, re-stano da trovare le copertureper i provvedimenti ponte suIva e Imu per il 2013: all’ingros -so altri sei miliardi. E ancora cisono le spese non finanziate daMonti per altre centinaia di mi-lioni di euro: la Cassa integra-zione straordinaria, il rinnovodi migliaia di precari della Pub-blica amministrazione, le mis-sioni all’estero scoperte da set-tembre, alcune convenzionicon contratti di servizio e altroancora. Anche per questo si sti-ma un fabbisogno di circa seimiliardi. Insomma, per fare tut-to e tenere il deficit sotto le co-lonne d’Ercole europee serveuna manovra non inferiore ai15 miliardi, all’ingrosso unpunto di Pil.Intanto i manager di Stato...In attesa delle decisioni macro,comunque, il governo si dilettacol decreto del Fare ed è notiziadi ieri che dal testo che verrà vo-tato in Aula è sparita l’estensio -ne del tetto sugli stipendi deimanager pubblici (circa 300mi-la euro l’anno) anche a quelli di“società non quotate che svol-gono servizi di interesse gene-rale” come Poste, Ferrovie dello

Stato, Anas e Rai. Le proteste so-no arrivate inizialmente dai de-putati renziani: pare si tratti diun errore materiale (nel testo ècomparso improvvisamente un“non” di troppo) “cui va sicu-ramente posto rimedio in Sena-to”. A Montecitorio, infatti,non si può più visto che il go-verno ha deciso di approvarlocon la fiducia. “Fare? Questo è ildecreto zittire il Parlamento”,attacca Beppe Grillo. La deci-

sione di strozzare il dibattito erastata annunciata dal ministroDario Franceschini: “Abbiamoun calendario complicato: biso-gna esaminare sei decreti, le leg-gi europee, il ddl di riforma co-stituzionale, i testi sul finanzia-mento pubblico ai partiti e sul-l’omofobia: se votiamo 800emendamenti non facciamo intempo”. Il M5S infatti, per riti-rare le sue cinquecento propo-ste di modifica, voleva l’impe -gno del governo ad approvarealmeno otto emendamenti“qualificanti”. L’esecutivo ave-va dato il via libera solo a quat-tro, i grillini hanno detto no equindi è arrivata la fiducia. Pos-sono festeggiare almeno le tv lo-cali: avranno 19 milioni dai fon-di (non utilizzati) già stanziatiper la banda larga.

Soldi ai partiti, quell’improbabile decretoLETTA MINACCIA PD E PDL, MA L’ESAME IN AULA SLITTA. IL TESORIERE DEMOCRAT: “PERCHÉ PROCEDERE D’URGENZA?”

24 MLNIN ARRIVO

AL PD

21 MLNLA QUOTADEL PDL

91 MLNLA RATA

DI LUGLIOL’aula di Montecitorio Dlm

15MLDCORREZIONED’AU T U N N O

TOP SECRET

Il Tesoro riscrive

i conti pubblici (peggio

del previsto), ma li terrà

per sé fino a settembre

Si va verso un autunno

di cattive sorprese

Il premier Enrico Letta e il ministro Fabrizio Saccomanni Dlm

di Wanda Marra

Ma Letta invece di twittaresull’abolizione del finan-

ziamento ai partiti non ha altroa cui pensare? È più urgentequel provvedimento oppure ildecreto del Fare?”. Ugo Sposet-ti, ex tesoriere dei Ds, della di-fesa del finanziamento pubbli-co ormai ha fatto una bandiera.E dice senza mezzi terminiquello che pensano in molti. Ierimattina il presidente del Con-siglio Enrico Letta chiariva suTwitter: “Non faremo passi in-dietro su abolizione finanzia-mento pubblico partiti. Il ddlche abbiamo presentato è unabuona riforma. Perché bloccar-lo?”. L’ennesimo avvertimentoai partiti: se non licenziano lalegge in questione, a settembreil governo provvederà a conver-tire in decreto il testo presenta-to. In effetti, l’iter va a rilento:secondo la procedura d’urgen -za stabilita, il lavoro in Com-missione doveva finire il 18 lu-glio. Non è andata così. Dopoessersi detti a parole tutti a fa-vore dell’abolizione del finan-ziamento (che poi abolizionenon è, visto che comunque tra

detrazioni dalle tasse e aiuti in-diretti, ai partiti arriverebberocomunque molti soldi pubblici)i relatori di maggioranza, Ema-nuele Fiano per il Pd e Maria-stella Gelmini per il Pdl hannocominciato a sollevare obiezio-ni. Tant’è vero che a oggi gliemendamenti presentati sono150. E quelli dei due partiti digoverno vanno in direzione op-posta: il Pdl vuole abolire ilmeccanismo del 2 per mille e ilPd incrementarlo; il Pdl noncondivide l’assegnazione di

spazi tv e sedi da parte dello Sta-to ai partiti, il Pd sì; il Pd insistesulla democrazia interna ai par-titi, il Pdl non è d’accordo. L’al -troieri sera il ministro Quaglia-riello ha convocato una riunio-ne per trovare una quadra:niente di fatto. Ma intanto il go-verno ha deciso la corsia prefe-renziale per il testo sulle riformecostituzionali, non per quellosui partiti. “È chiaro che se devoscegliere, il primo ha la priorità,ma spero si arrivi a varare en-trambi prima della pausa esti-

va”. Una speranza che si allon-tana di giorno in giorno: ieri leCommissioni non hanno lavo-rato, dopo che l’esecutivo hamesso la fiducia sul decreto delFare, causa ostruzionismo deigrillini. Però, i deputati di mag-gioranza coinvolti hanno fattoriunioni su riunioni. Riformu-lando e ritarando obiettivi:adesso “sperano” di finire l’iterin Commissione prima dellapausa di agosto. Con buona pa-ce dei desiderata del governo.

TRA L’ALTRO, lo stesso Letta èaccusato di tirar fuori ad arte ildecreto, di essere il primo a faredemagogia. Lo dicono a bassavoce nel suo partito. Spara Bep-pe Grillo. “È estate e CapitanFindus Letta si diverte a fare ilballo del pinguino con i finan-ziamenti pubblici ai partiti. Vaun po’ a destra, un po’ a sinistra,si porta avanti e torna indietro.Ora annuncia di nuovo viatweet che non farà passi indietrosul decreto per l’abolizione deirimborsi elettorali che in realtànon abolisce un bel nulla, qual-che giorno fa (questa volta senzatwittare) ne ha fatti due o tre inavanti per allungare le mani sul-

la rata dei 91 milioni di euro cheil pdmenoelle intascherà insie-me agli altri partiti il mese di lu-glio”. In effetti dopodomanil’ufficio di presidenza della Ca-mera darà il via libera alla rata diluglio in arrivo ai partiti il 31 lu-glio. I Cinque Stelle hanno ri-nunciato ai 42 milioni che glispettavano per 5 anni. Ieri Por-tas ha annunciato a sua volta larinuncia dei suoi Moderati ai130 mila euro che gli spettava-no. Per il resto la tranche di lu-glio non è in discussione, e non èstata bloccata da nessun decre-to. Ma il decreto per il taglio alfinanziamento pubblico è pos-sibile? “Dov’è l’urgenza di unprovvedimento come questoche giustifica il ricorso al decre-to? Spero sia davvero l’ultimaratio”, commenta il tesoriere delPd, Antonio Misiani. Lui e Spo-setti hanno detto in tutti in modial premier che per la situazionedei Democratici abolire i rim-borsi elettorali non si può. “Il ca-rattere d’urgenza potrebbe esse-re la scadenza di una rata”, com-menta il saggio e costituziona-lista Stefano Ceccanti. Ma come,se la rata arriva ora? “La questio-ne va approfondita, allora”.

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6 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

Re fe re n d u mper la secessionedel Veneto

di Gianni Barbacetto

Le polemiche su ManiPulite non sono maipura accademia sulpassato, continuano

a essere usate per incidere sulpresente: anche la nuova “bom -ba” lanciata sul capo dello Statoda Paolo Cirino Pomicino, exprotagonista della Prima Re-pubblica. “Antonio Di Pietromi chiese: ‘È vero che GiorgioNapolitano ha ricevuto soldi dalei?’. Io risposi che non era vero,ma lui insisteva: ‘Guardi che c’èun testimone, un suo amico,che lo ha confessato’. Se l’hadetto, ha detto una sciocchezza,perché non è vero, risposi io. Einfatti la confessione era finta,me lo rivelò lo stesso Di Pietropoco dopo: un tranello per far-mi dire che Napolitano avevapreso una tangente. Ma si puògestire la giustizia con questimetodi?”.

QUESTA LA “B O M BA” sgancia -ta da Pomicino e raccolta daPaolo Bracalini sul Giornale di ie-ri, in risposta all’intervista di DiPietro ad Aldo Cazzullo del Cor -r i e re sulla tragica fine di RaulGardini. I magistrati di Milanovolevano dunque incastrare conun trucco Napolitano, alloramassimo esponente dell’ala mi-gliorista del Pci e oggi attivissi-mo e intoccabile presidente del-la Repubblica. L’ex ministroquesta bomba la sgancia oggi,vent’anni dopo i fatti, in un mo-mento delicatissimo: quello incui Silvio Berlusconi, indagato econdannato dai magistrati diMilano, aspetta di conoscere ilsuo destino definitivo che saràdeciso da magistrati di Roma,quelli della Cassazione, che il 30luglio potrebbero decretare lasua uscita dal Parlamento. È lasolita storiografia revisionistasu Mani Pulite, o il tentativo ine-dito di mettere in mezzo Napo-litano come estremo garantedell’agibilità politica di Silvio?Se fosse vera la seconda, dovràcerto fare i conti con le difficoltàdi stabilire un contatto “opera -tivo” tra gli eventuali desideridel capo dello Stato e le prossi-me decisioni delle toghe di Cas-sazione. Comunque sia, vale lapena di raccontare i fatti come sisono svolti davvero.Bisogna innanzitutto ricordareche Pomicino è un vero espertodella maxi-tangente Enimontpagata a tutti i partiti da RaulGardini. Oggi dice: “Quella co-siddetta maxi-tangente era in-vece, come diceva Craxi, unamaxi-balla”. Eppure proprioPomicino è il destinatario di unasua fetta consistente: ben 5 mi-liardi e mezzo di lire, la più gros-sa delle mazzette incassate da unsingolo politico, non segretariodi partito, tra tutte quelle sco-perte da Mani Pulite. Quanto altrucco di Di Pietro (fare il tipico“saltafosso”, dicendo di saperegià una cosa, per farsela confes-sare) è una delle tecniche piùclassiche usate dagli investiga-tori di tutto il mondo. Ma atten-zione: questa volta non si trattadi un “saltafosso”. Di Pietro, alla

presenza di un altro pm di ManiPulite, Francesco Greco, il 20 di-cembre 1993 contesta a Pomi-cino dichiarazioni precise resedue giorni prima, nel carcere diPoggioreale di Napoli, da un suogrande amico, Vincenzo MariaGreco, il costruttore ritenuto il

regista del sistema delle tangentiper la ricostruzione del do-po-terremoto. “Pomicino ebbea dirmi che aveva preso l’impe -gno con il capogruppo alla Ca-mera del Pci dell’epoca, onore-vole Giorgio Napolitano, di per-mettere un ritorno economico

al Pci”, dichiara il costruttore.“Mi spiego: il segretario provin-ciale del Pci dell’epoca era il dot-tor Umberto Ranieri, attuale de-putato e membro della segrete-ria nazionale del Pds. Costui erail riferimento a Napoli dell’ono -revole Napolitano. Pomicino

leader nazionale come Napoli-tano. È una delle “zanzate” dasbirro di Di Pietro, secondo lamemoria labile di Pomicino. Èinvece un doveroso riscontro al-le dichiarazioni di un indagato,secondo i verbali: e “carta can-ta”.

mi disse che già riceveva sommedi denaro dalla società Metro-napoli (...) e che si era impegna-to con l’onorevole Napolitano afar pervenire una parte di questesomme da lui ricevute in favoredel dottor Ranieri”. Pomicinosmentisce (almeno in parte) ilsuo amico costruttore, negandodi aver versato soldi di persona aRanieri e sostenendo di aver sa-puto del denaro dato al Pci dal-l’ingegner Italo Della Morte,della società Metronapoli, chenon può confermare perché èormai deceduto: “Mi disse cheversava contributi anche al Pci.Tutto ciò”, mette a verbale Po-micino, “venne da me messo inrapporto con quanto accadutodurante l’approvazione dellalegge finanziaria. Fu proprio ilgruppo comunista a sollecitarein commissione l’inserimentodi uno stanziamento di cospicuesomme a favore della metropo-litana di Napoli... Il gruppo co-munista capitanato da Napoli-tano ebbe a votare l’approvazio -ne di tale articolo di legge, purvotando contro l’intera legge fi-nanziaria”.

NESSUN “SA LTA FO SS O ”,dun -que, e nessuna marcia indietrodi Di Pietro. È Pomicino checonferma, ma solo a metà, le di-chiarazioni dell’amico e lasciasospesa la domanda su Napoli-tano, doverosa e obbligatoriadopo le dichiarazioni di Vin-cenzo Maria Greco. Gli atti sullavicenda vengono mandati allaprocura di Napoli, che apre unfascicolo e iscrive nel registrodegli indagati Napolitano, di-

ventato nel frattempo presiden-te della Camera: è un atto do-vuto, che i magistrati napoletanicompiono con grande cautela,secretando il nome e chiudendogli atti in cassaforte. Poi peròl’indagine si arena: restata senzaconferme, deve essere archivia-ta.Comunque sia, le nuove dichia-razioni di Pomicino, al di là dialtre eventuali intenzioni, fini-scono involontariamente persmontare una delle più grandiballe su Mani Pulite dette e ri-petute per vent’anni, e cioè che imagistrati di Milano volevanocolpire Dc e Psi, salvando il Pci.Ma come: Di Pietro e gli altri(dopo aver messo sotto indagi-ne tutto il Pci di Milano) fannodomande precise anche su un

CON IL PANAMAIl presidente della Repubbli-ca fotografato ieri duranteun momento della sua va-canza a Sesto Pusteria. Quiaccanto, Cirino Pomicinodetto ’O Ministro Ansa

IL SOSPETTO

Il passato usato come

arma di pressione

sul presidente

perché continui

a garantire l’agibilità

politica di Silvio?

di Eduardo Di Blasi

Signor Presidente, Lei non può”.Fausto Bertinotti, ex presidente

della Camera, dalle colonne del Co r -riere della Sera, scrive al capo dello Sta-to Giorgio Napolitano per denunciarela situazione in cui - a suo vedere -versa la democrazia in Italia oggi. Iltema, già sollevato da illustri intellet-tuali, ultimo il costituzionalista Gu-stavo Zagrebelsky, sul Fatto Quotidiano,in un Paese che tiene alle proprie isti-tuzioni, dovrebbe avere almeno unarisposta.

BERTINOTTI SCRIVE infatti, diretto aNapolitano: “Lei non può congelared’autorità una dellepossibili soluzioni alproblema del gover-no del Paese, quellain atto, come se fossel’unica possibile, co-me se fosse prescrittada una volontà supe-riore o come se fosseoggettivata dalla real-tà storica”.Solo pochi giorni pri-

chiede di sostenere il governo perchéla sua caduta porterebbe a danni ir-reparabili, Ella contribuisce alla co-struzione dell’edificio oligarchico pro-mosso da questa costituzione materia-le”. Alla fine, constata Bertinotti “il ca-pitalismo finanziario globale non puòessere imposto come naturale, né lamessa in discussione del suo paradig-ma può essere impedito in democra-zia, quali che siano i passaggi di crisi edi instabilità a cui essa possa dar luo-go”.

NEL GIORNO IN CUI il governo appenamesso al riparo da Napolitano pone lafiducia sul “decreto del fare” ce ne sa-rebbe a sufficienza, visti gli attori incampo e la reiterazione del messaggiodiretto il Colle, per un dibattito po-litico alto. Dovrebbero parlare i pre-sidenti di Camera e Senato, per riven-dicare il ruolo del Parlamento sovrano,semmai anche dalle critiche sollevatedall’ex presidente di Montecitorio. In-vece a Bertinotti risponderà solo e sol-tanto il presidente della Repubblica,difendendo la costituzionalità del pro-prio operato: oggi, in una lettera al Cor -riere della Sera. Democrazia postale.

mici, in democrazia, dovrebbero poteressere influenzati dalla politica, quindidovrebbero essere variabili dipenden-ti, non indipendenti. Lei non può, per-chè altrimenti la democrazia sarebbesospesa”. In questo caso, dice il pre-sidente emerito della Camera, “l’im -pedimento sarebbe lesivo di uno deicardini della democrazia rappresenta-tiva, cioè della possibilità, in ogni mo-mento, di dare vita ad un alternativa digoverno, in caso di crisi, anche con ilricorso al voto popolare”. Nello stessodiscorso del Ventaglio, Napolitanoaveva infatti fatto balenare, pur senzaanticiparle direttamente, le eventualicontromosse del Quirinale in caso dideflagrazione dell’esecutivo.Bertinotti continua durissimo: “C’ènella realtà politico-istituzionale delPaese una schizofrenia pericolosa; daun lato, si cantano le lodi della Costi-tuzione repubblicana, dall’altro, essaviene divorata ogni giorno dalla costi-tuzione materiale. La prima, come Leimi insegna, innalza il Parlamento adun ruolo centrale nella nostra demo-crazia rappresentativa, la seconda as-solutizza la governabilità fino a ren-derlo da essa dipendente. Quando gli

ma infatti, in occasione della cerimo-nia del Ventaglio al Quirinale, il pre-sidente della Repubblica aveva blinda-to il governo in carica (sorretto peral-tro da una maggioranza parlamentareformalmente incoerente ma numeri-camente schiacciante) in virtù della si-tuazione economica internazionale.Allo stesso tempo aveva bollato qual-siasi altra ipotesi come “velleitaria” e“avventurosa”, ricerca di un “vuoto”che il Colle certo non avrebbe guar-dato da lontano.E proprio su questo Bertinotti batte:“Lei non può trasformare una Sua, e dialtri, previsione sui processi economi-ci in un impedimento alla libera dia-lettica democratica. I processi econo-

Bertinotti e lo strapotere del CollePOLEMICA VIA CORRIERE

FAUS T O Una fotodell’ex presidente dellaCamera che ieri sulCorsera ha scritto unalettera aperta a Napoli-tano in difesa della Co-stituzione Ansa

RITORNA IL FANTASMADELLA TA N G E N T EAL PCI DI RE GIORGIOLo resuscita alla vigilia della sentenza Mediaset una intervista del Giornalea Cirino Pomicino che racconta di Mani Pulite: “Di Pietro voleva incastrareNapolitano, io negai”. Anche se in realtà allora qualcosa disse: su Ranieri...

OBIETTIVO QUIRINALE

IL 30 LUGLIO non è solo la data in cuila Sezione Feriale della Cassazionedovrà decidere del processo Media-set, ma anche la data in cui si riunirà ilConsiglio regionale del Veneto conall’ordine del giorno la scissione dalresto dell’Italia. Su richiesta di venticonsiglieri, sia di maggioranza che di

opposizione, primo firmatario Stefa-no Valdegamberi (Futuro Popolare),autore di un progetto di legge al ri-guardo, il Consiglio dovrà discutere larichiesta di indire un referendumconsultivo regionale. Quesito: “Vu o iche il Veneto diventi una Repubblicaindipendente e sovrana?”. A sotto-

scriverla oltre a Valdegamberi e iconsiglieri della Lega, anche da RemoSernagiotto (Pdl), Diego Bottacin(verso Nord) e Pietrangelo Pettenò(Federazione Sinistra Veneta). Sulprogetto di legge presentato da Val-degamberi si attende il pronuncia-mento della commissione speciale di

giuristi, istituita dal presidente dellaRegione Luca Zaia e dal presidentedel Consiglio Clodovaldo Ruffato.Chiamata a valutare la percorribilitàistituzionale e la compatibilità giuri-dica di un referendum che investe ilprincipio costituzionale dell’unitàdella Repubblica.

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7il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

Schifani e mafia,il gup decide entrovenerdì se archiviare

di Fabrizio d’E s p o s i to

Tra Forza Italia e ilTrenta Luglio. Soloche quest’ultimoviene prima del ri-

torno del partito azzurro a set-tembre. Il conto alla rovescia ègià iniziato. Manca meno diuna settimana all’udienza dellaSuprema Corte, martedì pros-simo. E Silvio Berlusconi, an-cora rinchiuso ad Arcore, hafatto ieri l’ennesimo verticecon Daniela Santanchè e DenisVerdini sulla resurrezione di

Forza Italia. Prevista per set-tembre, appunto. Il battesimoavverrà a Milano, come il pre-cedente del Predellino del 2007che lanciò il Pdl in piazza SanBabila. Già a fine agosto il tra-sloco nella nuova sede nazio-nale di Roma, in piazza San Lo-renzo di Lucina. Ma tra son-daggi, sempre in rialzo, e orga-nigrammi nuovi da varare, ilpensiero fisso del Cavaliere èper quello che accadrà alla Cor-te di Cassazione sul processodiritti tv Mediaset. L’ultimoquesito che rimbalza nell’am-

pia cerchia berlusconiana, trafalchi e colombe è questo: Ber-lusconi chiederà o meno il rin-vio dell’udienza? Basterebbeuna semplice istanza di parte.Sua o dei coimputati. Per la se-rie: il professore avvocatoFranco Coppi è da poco entratonel collegio difensivo e avrebbebisogno di più tempo per stu-diare i voluminosi faldoni.Al di là delle valutazioni tecni-che, molto relative in questocaso perché la prescrizione “èun problema giornalistico” co-me dice il senatore Ghedini, al-tro legale di B., la questione èsoprattutto politica, come fan-no capire i titoli opposti di ieridi Co rs e ra e Re p u b b l i ca . “Forte levoci di un rinvio”, per il primo.“Basta rinvii, la Cassazione de-

cida il 30”, per la seconda. Qualè la verità? Sempre Ghedini: “Ioe il professore Coppi, con cuisto lavorando benissimo, cistiamo preparando come sedovessimo affrontare l’udienzail 30. Ma a decidere sarà il clien-te”. Ossia Berlusconi. Entro la

fine della settimana, il sì o il noall’istanza per il rinvio. Per unoslittamento a settembre, sem-pre a prescindere dalla prescri-zione e dalla composizione del-la sezione di magistrati, sta pre-mendo l’ala governativa delPdl, quella delle cosiddette co-lombe che fanno capo ad An-gelino Alfano, vicepremier eministro dell’Interno soprav-vissuto all’incredibile scandalokazako. Il governo di EnricoLetta ha fatto della melina e deirinvii la sua specialità. E gua-dagnare tempo, di fronte a unasentenza che comunque scuo-terà come un terremoto l’uni-verso berlusconiano, sarebbemeglio.

PIÙ CINICI e tattici i falchi. Perloro sarà “il Pd a far cadere ilgoverno”. In ogni caso, la sen-sazione “è che il presidente nonchiederà il rinvio”. Sempre chenon lo chiedano gli altri coim-putati. Sono almeno tre le fontiautorevoli che confermanoquesta ipotesi. Del resto aspet-tare, per il Cavaliere, “non hapiù senso”. E anche la questionedel complicatissimo calcolodella prescrizione serve solo adallungare i tempi. Per un sem-plice motivo, dicono dal suocerchio magico: “Dopo tuttoquello che è successo la Corte diCassazione non farà mai matu-rare i tempi”. Sostiene l’avvo -cato Maurizio Paniz, già parla-mentare del Pdl: “Secondo imiei calcoli dovrebbe cadere il13 settembre, ma io non ho vi-sto il fascicolo, come è giustoche sia. E c’è una tendenza della

Cassazione che rende inefficaceuna rinuncia alla prescrizioneprima della sua maturazione”.Un problema nel problema. Larinuncia. E poi il calcolo. Sonoalmeno quattro le date di set-tembre, secondo i berlusconia-ni. Resta da capire cosa decide-

rà la sezione feriale presiedutada Antonio Esposito. Anche ilpresunto orientamento diEsposito divide il Pdl. Dice unex ministro del Pdl: “Conoscola storia del magistrato e mi so-no fatto l’idea che non vuolepassare alla storia. Né contro,né a favore del Cavaliere. Faràin modo di passare la palla a unaltro”. Quindi, rinvio. Per lamaggioranza dei berlusconianiEsposito è invece “un pericolo,la garanzia che ci sarà una sen-tenza di conferma della con-danna”. In ogni caso il calcolodella prescrizione sarà decisivoper l’eventuale cambio di pre-sidente in caso rinvio dell’u-dienza del Trenta Luglio.

LA DATA spartiacque è quelladel 15 settembre, quando c’è lasospensione feriale dei tempi dimaturazione. Dopo il 15 il fa-scicolo potrebbe anche viaggia-re verso altri lidi della SupremaCorte, prima (come il 13 indi-cato da Paniz) no. Ragiona-menti, dietrologie, calcoli, con-seguenze. Tutto quello che staaccadendo intorno all’ultimomartedì di luglio tiene semprepiù banco ad Arcore. E di rifles-so su colonnelli, ministri, se-conde file e peones del centro-destra. Per molti vale la pro-messa di B. di tenere separato ilsuo destino da quello del gover-no. Questione di sfumature. Ilpunto è che al momento il Ca-valiere non vede alternative aquesto esecutivo. Senza sarebbepeggio. Ma in caso di condan-na, impossibile prevedere idanni del terremoto.

30 luglio, sul rinvio è scontrotra falchi e colombe del PdlBERLUSCONI AL BIVIO DELLA CASSAZIONE RITORNA A “FORZA ITALIA”

L’AT T E S A Il sen. SilvioBerlusconi attende la sentenzadel 30 luglio. Sotto, DanielaSantanchè La Pre ss e / D l m

IN FONDO A DESTRA

di Gianni Boncompagni

ALCUNE PICCOLE indiscrezioni sulla tassaImu prevista per la prima casa di lusso. Nonsono notizie ufficiali perché manca ancora lasupervisione tecnica di Dolce&Gabbana, di Ar-mani e di Silvio Berlusconi. Il concetto di casa di lusso,secondo il Ministero delle Finanze e gli esperti, deve es-sere una villa di almeno 2.000 metri quadrati, di trepiani più scantinato munito di palo modello Arcore, pi-scina olimpionica di acqua minerale o, volendo, dichampagne, quattro inservienti multilingue per pianopiù due cuochi esperti in cucine esotiche.Possibilmente la casa/lusso di cui parliamo non sarà inItalia, ma in luoghi remoti e affascinanti e, fondamen-tale, intestata a una persona non italiana per evitare ladetestabile tassazione. Queste alcune delle novità cheriguardano la nuova tassa Imu. Aspettiamo le prossime.

CO M P L I M E N T I

Imu con supervisionedi Dolce&Gabbana

di Beatrice Borromeo

Non finiscono più i guaidi Regina Profeta, l’ex

soubrette imputata per sfrut-tamento della prostituzioneassieme agli altri protagoni-sti della cricca, i fratelli Die-go e Daniele Anemone. E sela prossima udienza, previstaa fine estate, non la preoc-cupa affatto, a far disperarela bella brasiliana è un’altraquestione: “Gli Anemonenon mi pagano lo stipendioda anni. Mi hanno già ro-vinato la vita, tirandomi inmezzo a questa cricca, bru-ciandomi. E ora è da mesiche non vedo un euro”.Regina, lei lavora ancora alSalaria Sport Village, diven-tato celebre grazie a GuidoBer tolaso?Certo, ci lavoro da otto annie quel posto funziona pro-prio perché ci sono io: ogniweekend organizzo seratefantastiche, grazie a me ar-rivano oltre 600 persone a

ballare la salsa.Eppure non la pagano.È incredibile. Nel 2011 e2012 non mi hanno dato nétredicesima né quattordice-sima, e quest’anno è stato undisastro: è da mesi che nonversano quasi nulla. Mi de-vono decine di migliaia dieuro. Il mio avvocato èpreoccupato: “Regina, atten-ta che ti querelano”, dice. Manon ho paura perché dico laverità.E che spiegazione le danno, ifratelli Anemone?Dicono che non s’incassapiù, ma è una bugia. Il Salariaè bellissimo, ed è sempre pie-no di gente che viene a nuo-tare e a divertirsi in disco-teca.Non è che gli affari vanno arilento da quando è esplosolo scandalo della Cricca?Questa è la scusa ufficiale,ma è falsissimo! Già soloquello che organizzo io è unabomba: grazie a me vengonoi calciatori della Roma, si esi-

biscono ballerini cubani bra-vissimi, ci si diverte proprioe il posto funziona alla gran-de. E allora perchénon mi pagano? Misono arrivate soloun paio di tranchedella mia busta pa-ga, e molto più ma-gre del dovuto.E come fa?Non ho più nulla. Io

abito a Roma, e per arrivareal centro sportivo mi servo-no ogni giorno 5 euro per la

benzina del moto-rino. Non ho nem-meno quelli. In piùho un figlio che haavuto un trapiantodi cuore di cui oc-cuparmi: cosa de-vo fare? Sto ancheprendendo antide-pressivi. Questo èmobbing, è una

cosa immorale.Non ha pensato, da quando èiniziata l’inchiesta, di cercareun altro lavoro?Sono stati gli Anemone abruciarmi, a coinvolgermi,ma io non ho fatto nulla dimale e non vedo perché do-vrei andarmene. L’unica co-sa che ho fatto è stata trovareuna fisioterapista, e non sa-pevo nemmeno che fosse perBertolaso.Solo che, secondo l’accusa, lasua amica non si sarebbe li-mitata a fare un massaggio.

Ma figuriamoci! Dicono chec’era un preservativo in ca-bina, ma la realtà è che iocontatto solo professionisti,e non c’entro nulla con storiesporche.Andrà in tribunale, il 23 set-tembre, per l’u d i e n za?No, non ci sono mai andata.Io credo in Dio e nel mio av-vocato e spero che il fattonon sussista. Sono onesta.Quindi sono tranquilla. Nonsono mica come Nicole Mi-netti io, e infatti lei è piena disoldi e io non ho una lira.Ha un piano B nel caso i suoidatori di lavoro continuasse-ro a latitare?Dopo 20 anni passati in Raiconosco artisti e cantanti.Ho il senso del ritmo. E orache ci sono i Mondiali inBrasile, sto preparando uncd musicale per fare la co-lonna sonora. Penso che avràsuccesso, ma nel frattempo,cari Anemone, ridatemi isoldi che mi spettano.

Twitter @BorromeoBea

La soubrette del Salaria Village

Senza stipendio, rovinata da AnemoneRegina Profeta

QU E I

M A S S AG G I

Non ho fatto nulla

di male, l’unica cosa

che ho fatto

è stata trovare

una fisioterapista, non

sapevo nemmeno che

fosse per Bertolaso

SI DECIDERÀ entro venerdì la sorteprocessuale dell’ex presidente delSenato, Renato Schifani, per il qualela Procura di Palermo ha chiesto l’ar-chiviazione dall’accusa di concorsoin associazione mafiosa. Il gup Pier-giorgio Morosini, che non aveva ac-colto l’istanza di archiviazione, ha

aperto ieri l’udienza preliminare e,dopo aver chiesto chiarimenti alleparti, si è riservato di decidere. Da-vanti al gup, i pm Nino Di Matteo ePaolo Guido hanno illustrato i puntiprincipali dell’indagine e reiterato larichiesta di archiviazione. I difenso-ri, gli avvocati Franco Coppi e Fran-

cesco Bertorotta, hanno esposto letesi della difesa. Il gup ha ora trepossibilità: archiviare, disporre l’ap-profondimento di nuove indagini,oppure ordinare al pm l’imputazio-ne coatta e decretare il rinvio a giu-d i z i o.

(sa. ri.)

L’AV VO C ATO

Ghedini: “La richiesta

di spostare

la sentenza

a settembre?

Deciderà il Cavaliere

se presentare l’i s t a n za ”

GOVERNO ADDIO?

Per l’ala oltranzista

del partito

alla fine “sarà

comunque il Pd

a provocare crisi

e caduta di Letta”

Page 8: ilfatto_20130724

8 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

in borsa che gestisce circa 800milioni di euro di capitali di terzied è controllata proprio dalla fa-miglia Nattino. Nel verbale diapprovazione del bilancio del2011, per esempio, si legge che ilcapitale di Finnat Euramerica èdistribuito tra i Nattino così:4,52 per cento delle azioni al pa-

triarca Giampietro Nattino,presidente della società, consul-tore della Prefettura degli affarieconomici della Santa Sede econsigliere della CaltagironeEditore, 7,48 per cento la moglieCeleste Buitoni della celebre di-nastia alimentare, 21,67 percento Arturo, figlio di Giampie-tro e direttore generale di BancaFinnat, nonchè presidente di In-vestire Immobiliare Sgr, la so-

di Luca De Carolis

C ambiare per tagliare. Sfrondando ivertici e riorganizzando tutto, con

l’obiettivo a lungo termine di una hol-ding unica delle municipalizzate: per-ché le aziende sono troppe, affogano neidebiti e i conti del Campidoglio sonouna voragine misteriosa. Preoccupatodai numeri, il sindaco di Roma IgnazioMarino vuole ridurre drasticamente di-rigenti e costi delle società comunali. Eieri ha dato un segnale “per invertire latendenza”, con la nomina del nuovo cdadi Atac, municipalizzata dei trasportiche ha chiuso il 2012 con un “rosso” di156 milioni. Al posto di Roberto Dia-cetti, spinto alle dimissioni venerdìscorso, arriva come nuovo amministra-tore delegato Danilo Broggi, ex ad Con-sip. Un nome che ha sorpreso più d’uno,visto che il 53enne Broggi, milanese, era

pubblicamente stimato dalla LegaNord. Mentre il centrodestra obietta:“Non si è mai occupato di trasporti”. Loattende un lavoraccio, viste le cifre dif-fuse ieri dall’assessore ai Trasporti, Gui-do Improta. Tra il 2010 e il 2012, l’Atacha subito perdite per 650 milioni “conun indebitamento che a fine 2013 arri-verà a 744 milioni”.

MA IL DEBITO COMPLESSIVO supera ilmiliardo: 50 milioni sono verso Treni-talia, che ha ottenuto la messa in moradella società con un decreto del tribu-nale. Improta ha chiesto di differire ilprovvedimento, per evitare il conge-lamento dei conti. E ha ricevutosegnali positivi. In questoscenario, spicca il ricordodei sei ad cambiati dall’exsindaco Alemanno in cin-que anni. E spiccano gli sti-

pendi degli attuali dirigenti: 30 superanoi 200 mila euro lordi all’anno. Molti sonostati nominati proprio nell’era Aleman-no, durante cui l’Atac venne gonfiatacon mille dipendenti in più. E allora siritorna alla presunta Parentopoli, su cuiindaga da tempo la procura di Roma. Unconsigliere Pd fa notare: “In Atac autistie operai sono troppo pochi”. Meno dellametà dei quasi 13 mila dipendenti. Nellasua relazione, Improta parla “di riscri-vere le regole di produttività nella orga-nizzazione del lavoro”. Ovvero, bisognarifare i contratti e riportare molti am-ministrativi sugli autobus. Servono tagli

agli sprechi (consulenze,vigilanza e locazioni co-stano 60 milioni all’an -no); si proverà a ridi-scutere i contratti con i

fornitori. A Le g g o ,Marino ha ventilato“l’alienazione dei de-

positi” per fare cassa.“Con un quadro così

drammatico bisogna in-nanzitutto assicurare la

continuità aziendale” ribadi -sce il capogruppo democrati-co, Francesco D’Ausilio. Sullosfondo, la proposta di modi-fica del regolamento Ue, cheprevede dal 2019 l’assegna -zione dei trasporti locali adaziende private. Ma la par-tita delle municipalizzate(circa 58, tra controllate al100 per cento e partecipa-te) non si gioca solo sull’A-tac. È nei guai anche l’Ama(rifiuti), con i suoi debitiper un miliardo e 300 mi-

lioni. Anche in questo caso, incidono imille dipendenti assunti negli anni scor-si. In Campidoglio pensano a un nuovocda per l’azienda, e a provvedimenti pertutte le municipalizzate. Marino vuoleridurre i vertici e nuove norme per tuttele società. L’idea, formalizzata con unadelibera di giunta, è sostituire gli attualiconsigli di amministrazione con nuovicda da tre o cinque membri, o con unamministratore unico con le funzioni dipresidente e ad. Il sindaco precisa: “Nelcaso si tratti di un consiglio di un’azien -da che provvede a servizi come Zetema(cultura, ndr), i membri saranno un mas-simo di tre. Se invece ha una missionepiù ampia, i membri potranno salire finoa cinque”. Il testo prevede anche cheogni contratto di finanziamento supe-riore ai 12 mesi vada preventivamenteautorizzato dall’assemblea. La deliberava approvata dal Consiglio comunale, eper essere applicata comporta la modi-fica degli statuti di tutte le società. Van-no definiti gli aspetti giuridici: comples-si. Insomma, ci vorranno diverse setti-mane (almeno). L’obiettivo finale diMarino è creare una holding unica ditutte le municipalizzate, per risparmiaresulle imposte (almeno 35 milioni all’an -no, secondo prime stime), contenere icosti e, soprattutto, tagliare i “doppioni”.Dal Campidoglio ricordano che la hol-ding ha dato ottimi risultati a Vienna eZagabria. Crearla sarà complicato, visti iveti incrociati (anche dai partiti). Ci pro-veranno, perché il Campidoglio ha de-biti per miliardi e conti in profondo ros-so, dall’entità misteriosa. Marino hachiesto al ministero dell’Economia dicertificare il bilancio. Per avere numeridefinitivi sull’emergenza.

SACRO E PROFANO

di Marco Lilloe Valeria Pacelli

L’Italia chiederà alloStato Vaticano diindagare sui conticorrenti del gruppo

Nattino. I pubblici ministeriNello Rossi, Stefano Pesci e Ste-fano Fava stanno lavorando allarogatoria da inviare nei prossi-mi giorni oltretevere e che nascedall'interrogatorio, svelato dalFatto Quotidiano, di Nunzio Sca-rano dell’8 luglio scorso. Ilmonsignore arrestato con le ac-cuse di corruzione e calunnia, inrelazione al tentativo di rimpa-trio di 20 milioni di euro, oggisarà interrogato nel carcere diRegina Coeli per la terza volta.Ai suoi avvocati Francesco Ca-roleo Grimaldi, Silverio Sica eLuca Paternostro ha fatto sape-re di voler collaborare con laprocura. I magistrati romanihanno o m i ss a to la parte più in-teressante delle sue dichiarazio-ni dell’8 luglio scorso, quelle incui il monsignore parla dei rap-porti avuti con la famiglia Nat-tino, titolare di società fiducia-rie e di una banca di investi-mento, ma attiva anche nel set-tore immobiliare. La rogatoria,a scanso di sorprese, dovrebberiguardare proprio i conti cor-renti del gruppo Nattino pressol'Apsa, l'Amministrazione delPatrimonio della Sede Aposto-lica e presso lo Ior, l’Istituto perle Opere di Religione, conosciu-to come “banca del Vaticano”.

QUESTA ROGATORIA rappre -senta il primo test per la nuovastagione di trasparenza e colla-borazione avviata da Papa Fran-cesco. La rimozione del diretto-re dello Ior Paolo Cipriani e delsuo vice Massimo Tulli, che dapochi giorni hanno ricevutol’avviso di chiusura indagini conl’accusa di avere violato le nor-me formali sull’antiriciclaggio,sono stati i primi segnali dellavolontà di aprire un nuovo cor-so. Oggi la guida dello Ior è stataaffidata al presidente Ernst VonFreybereg e a un esterno: Anto-nio Montaresi, già Chief RiskOfficer presso diverse banchenegli Stati Uniti. A questi diri-genti sarà affidata la risposta allarogatoria della procura di Ro-ma. In passato le richieste di in-formazioni da parte della magi-stratura o non hanno avuto al-cuna risposta (come per l’inda -gine sul caso Calvi del pm LucaTescaroli) oppure sono state ri-ferite mezze verità o bugie, co-me nel caso dell'inchiesta suisoldi passati allo Ior per pagarela mazzetta Enimont ai tempi diMani Pulite. Stavolta, la rispostache sarà data dal vertice dell'Ap-sa sarà ancora più interessante.In questo caso siamo di fronte alprimo caso di conflitto di inte-ressi. Non solo perché Paolo

Mennini, il direttore dell'Apsa,l’uomo che dovrà rispondere al-la rogatoria, è stato citato con to-ni poco gratificanti da NunzioScarano nell'interrogatorioomissato dell’8 luglio, in cuiparla dei conti del gruppo Nat-tino.

LA DINASTIA MENNINI , per gliamanti del genere, è un ever-green degli scandali finanziari.Luigi Mennini, nato nel 1910 edeceduto nel 1997, è il padre del-l’attuale direttore dell’Apsa,Paolo, proveniente dai ranghidella Banca di Roma. LuigiMennini Senior era il tesorieredello Ior ai tempi di Paul Mar-cinkus, finito in cella nel 1981per il crack Sindona. Poi ricevet-te un secondo mandato di cat-tura insieme a Marcinkus nel1984, mai eseguito grazie alleguarentigie diplomatiche attri-buite dalla Cassazione alla Cittàdel Vaticano, nel caso Ambro-siano. I figli di Luigi sono tuttipersonaggi importanti. Oltre aPaolo, troviamo Pietro, procu-ratore capo di Chieti, e Antonio,

arcivescovo e nunzio a Londranoto anche come il ‘don Anto-nello’ che – secondo alcune te-stimonianze di politici dell'epo-ca – avrebbe confessato AldoMoro nel covo dove era recluso.E ora veniamo a Luigi MenniniJr. Il figlio di Paolo Mennini (di-rettore Apsa) e nipote di Luigi

Mennini (ex tesoriere Ior) èl'amministratore delegato dellaFedra Fiduciaria e della FinnatFiduciaria, le due società delgruppo Nattino, che vengonousate legittimamente da molticapitalisti italiani per nasconde-re a occhi indiscreti le loro in-testazioni societarie. Tra le so-cietà schermate da Finnat Fidu-ciaria c’è anche la Banca FinnatEuramerica Spa, società quotata

“VOGLIAMO I CONTI DEI NATTINO”ROGATORIA PER IL VATICANOL’Italia chiederà di indagare sui depositi del gruppo. Conflitto di interessi: a rispondereda Oltretevere sarà Paolo Mennini, padre di Luigi, ad di due fiduciarie della famiglia

Roma in rosso: Marino si prepara ai tagliDANILO BROGGI AL VERTICE DELL’ATAC, IL SINDACO PROMETTE DI RISANARE LE SOCIETÀ COMUNALI

INCHIESTA APSANel mirino dei pm le operazioni

della dinastia di finanzieri presso l’istituto

della Santa Sede, svelate da mons. Scarano

I Pd salva Crocettama non risparmiail “s u o” M e ga fo n o

NESSUNA ESPULSIONE per RosarioCrocetta, ma il Megafono è incompa-tibile. “Il processo” della Commissionedi garanzia del Pd nei confronti del go-vernatore siciliano si conclude con unamezza decisione. Lui, Crocetta, avevadrammatizzato: “Mi metteranno al ro-go. Ma il Megafono non è un partito, è

una lista”. Dalla Commissione di ga-ranzia ribattono che non è proprio co-sì: il Megafono ha messo in piedi untesseramento, un conto corrente sulquale versare i soldi, delle sedi. Ne haaperta una persino in Toscana. Cro-cetta ha dichiarato a più riprese: “È unparadosso: verrò espulso su segnala-

zione di Crisafulli, che è stato dichia-rato incandidabile”. In realtà gli espo-sti che denunciano l’i n co m p a t i b i l i t àdel Megafono col Pd sono una decina.Ne ha firmato uno anche la direzionesiciliana del partito. “Lui sta gridandocome se fosse uno solo, il mio - pro-testa lo stesso Crisafulli - ma non è co-

sì. Il problema è semplice: non si pos-sono fare liste che corrono contro ilPd ”. Poi, cita alcuni esempi: Piazza Ar-merina, Modica. E la Commissionedelibera: gli iscritti del Pd non possonofar parte di altri movimenti politici, nèeletti possono aderire a gruppi consi-liari diversi dal Pd stesso.

cietà di gestione real estate delgruppo. Ma è interessante leg-gere il verbale di assemblea perscoprire chi è l'amministratoredella stessa che li rappresenta inassemblea: ossia Luigi Mennini,figlio del direttore dell’Apsa.Questo vuol dire che a rispon-dere alla rogatoria sui conti al-l’Apsa della Banca Finnat e ma-gari della Finnat fiduciaria saràproprio il padre del rappresen-

tante della maggioranza dei socidella prima che è anche l'ammi-nistratore delegato della secon-da. Insomma, con la richiesta diinformazioni sul gruppo Natti-no sulla scrivania di Paolo Men-nini si verificherà una situazio-ne imbarazzante per il possibileconflitto di interessi. Un padreche consegna ai magistrati gli at-ti riguardo una società dove la-vora il figlio.

58LE SOCIETÀC O M U NA L I

1MILIARDO:

DEBITI ATAC

INVER -SIONEMarino: “InAtac servivauna radicaleinversione ditendenza”La Pre ss e

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9il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

Agenzia entrate:7 arresti per truffaPoi la smentita

SETTE FUNZIONARI dell'Agenzia delleentrate sono stati arrestati a Roma nel-l’ambito di un’inchiesta della Guardia difinanza su anomalie negli accertamentitributari. Altre quattro persone sono sta-te denunciate. I finanzieri hanno seque-strato beni per tre milioni di euro”. Que-sto recitava un’agenzia di ieri mattina,

prima che arrivasse la smentita da partedella procura. Secondo i dati, poi ritrat-tati, alcuni contribuenti avrebbero se-gnalato “allarmanti anomalie proceduralinei controlli tributari”. Dopo la diffusionedella notizia, però, la Procura ha negatotutto e il Comando Generale della Guar-dia di Finanza che ha precisato di non

aver diffuso nessun comunicato. Mentresono in corso le indagini delle Fiammegialle sulla notizia fasulla, è emerso chenegli ultimi tempi L’Agenzia delle Entratesarebbe stata fatta oggetto di false de-nunce su presunte irregolarità negli ac-certamenti fiscali. La falsa nota però pre-senta intestazioni e timbri originali.

di Enrico Fierroinviato a Pescara

Ottaviano Del Turco sidifende: non ho maipreso tangenti, i sol-di per acquistare ca-

se a Roma e in Sardegna proven-gono dalla vendita di quadri divalore, da alcune polizze assicu-rative e dai guadagni di una vita.Frotte di innocentisti sbandiera-no la teoria del complotto. Pub-blici ministeri, giudici per le in-dagini preliminari e finanche uncollegio di tribunale, tutti unitiper demolire la figura dell’ex nu-mero due della Cgil. Vediamocome stanno realmente le cosetentando di mettere in ordinefatti, indagini e testimonianze.

LE CASE E I QUADRI. SostieneDel Turco che l’acquisto di ap-partamenti a Roma nel periodoa ridosso del pagamento delletangenti da parte di VincenzoMaria Angelini gli fu possibilegrazie alla vendita di alcuni qua-dri del pittore Schifano. Diquanti quadri si tratti, e quale siail loro valore, è un mistero cheDel Turco non è mai riuscito achiarire. Il 13 giugno 2006, l’exgovernatore riceve 300 mila eu-ro dal gruppo Tosinvest (gli An-gelucci, imprenditori della sani-tà con forti interessi in Abruz-zo). Si tratta del corrispettivo,sostengono i pm, per la venditadi cinque dipinti versato al figliodi Del Turco, Guido, attraversouna “interposizione fittizia dellagalleria Mucciaccia” gestita daun suo vecchio amico.Ma i quadri (solo del dipinto diSchifano si conosce il titolo, “Es -so”) risultano acquistati e pagatida Global Service (società delgruppo Tosinvest degli Ange-lucci, ndr). Nell’udienza del 17ottobre 2012, la testimonianzadel colonnello Odorisio dellaGdf nella quale si parla di unanota relativa alla vendita di qua-dri rinvenuta in un ufficio ro-mano di Del Turco, che cita undipinto di Schifano senza titoloe quattro quadri del pittoreVentrone. Il titolo rispunta peròquando i militari della Gdf si re-cano alla galleria Mucciaccia etrovano una nota firmata dalDel Turco che indica in “Esso” ilquadro di Schifano, ceduto alprezzo di 120mila euro, più 3Ventrone, per un totale di300mila euro. Il pagamento, silegge ancora, dovrà essere effet-tuato a favore del figlio Guido.

QUATTRO O DUE? Il documen-to a firma Del Turco del 3 giugno2006, nel quale si parla delle ope-re d’arte, è giudicato “assai am-biguo” dai magistrati, perchénon è chiaro quanti siano i Ven-trone. Quattro o due? “Da no-

tare – hanno affermato i pmGiampiero Di Florio e GiuseppeBellelli nella loro requisitoria alprocesso – come dei dipinti og-getto della transazione, la casad’arte Mucciaccia non è in gradodi fornire né foto, né altri docu-menti idonei ad identificarli”.Ciò nonostante, il 14 giugno2006, la galleria Mucciaccia bo-nifica 300mila euro al figlio diDel Turco. Per l’accusa “è evi-dente che l’operazione è unica ela triangolazione nasconde un

rapporto a due, l’amico Muc-ciaccia si presta a fare da meroschermo tra Del Turco e Globalservice del suo amico Angeluccie del gruppo Tosinvest, proprie-taria di clinica accreditata inAbruzzo, il San Raffaele di Sul-mona, che nella politica di taglied austerità, sarà l’unica clinica aveder aumentati i posti letto”.Quali sono i quadri venduti per300mila euro non si sa. In udien-za l’ex governatore parla di dueSchifano. Ma forse non è neppu-

re uno, visto che gli stessi magi-strati giudicano i documentiprodotti “inattendibili”. Il mi-stero aumenta se si rilegge un ar-ticolo de “Il Giornale” del 18 lu-glio 2006. In vari virgolettati at-tribuiti allo stesso Del Turco, al-l’epoca in carcere a Sulmona, e apersone a lui vicine, gli Schifanosalgono a tre. Affermano i pmnella loro requisitoria: “PerchéOttaviano Del Turco abbia ma-scherato l’operazione in questomodo, con la complicità dell’a-mico Mucciaccia, con una com-pravendita di quadri scarsamen-te ed ambiguamente documen-tata, contrastante con le sue stes-se dichiarazioni, è evidente vistala natura corruttiva della transa-zione”. Di “molteplici indici dianomalia” parla un altro teste, ilmaresciallo della Gdf Russo.

LA TRACCIA DEI SOLDI. Testi -monianza del colonnello dellaGdf Maurizio Favia del 26 otto-bre 2012. “…Ovviamente non ciilludevamo che con un accerta-mento bancario o guardando i

singoli conti correnti potessimotrovare il versamento di danaroin contanti in quantità significa-tive, molto vicine o comunqueanaloghe a quelle che venivanopoi via via riferite dall’impren -ditore Angelini”. La Gdf ha in-dagato per “verificare disponibi-lità, operazioni economiche fi-nanziarie particolari, per creareun percorso logico economicosu queste singole operazioni”, ead un certo punto ha scopertouna disponibilità complessivapatrimoniale di Del Turco pari a640mila euro, che al netto delle

imposte portano la somma a490.444euro. Dal 2003 al 2006,quindi compreso il periodo delleasserite tangenti versate dal redella sanità privata abruzzeseAngelini, transitano sul contodella compagna di Del Turco611mila euro, più altri versa-menti che servono a compraredue case, una casa in Sardegnanel 2006, e una a Roma, in viaCrescenzo, il 17 marzo di quellostesso anno. “L’arco temporaledelle operazioni – precisa il co-lonnello della Gdf - del 10 e del20 marzo 2006, è il periodo in-dicato dall’imprenditore Ange-lini come il momento in cui vie-ne consegnata una somma di de-naro all’ex governatore”.

BUCO PERICOLOSO. Quandoavviene il versamento di 270mi-la euro alla sua compagna, ilconto corrente di Del Turco è inrosso di 630 euro e sprofonderàancora di più a quota 270mila,un dato che l’ufficiale delle fiam-me gialle definisce di “elevato in-dice di pericolosità”. Un girovorticoso di soldi che Del Turconon riesce a spiegare e giustifi-care, in parte finiti nella costitu-zione di una polizza assicurativa.Per ricostruirlo, la Gdf è risalitaal 31 gennaio 2002 quando l’exsindacalista portò alla Banca To-scana di Collelongo,560.500.000 lire che convertì ineuro. Tanti soldi e anche alloranon giustificati. Ma “in ogni caso– è la tesi dei pm – sostenere cheDel Turco non ha la possibilitàdal 2006 di occultare le ingentis-sime somme in contanti ricevuteda Angelini, non è solo illogico,ma è anche inequivocabilmentesmentito” proprio da questo si-gnificativo versamento in con-tanti del 2002. Del Turco non èmai riuscito a chiarire neppurenell’udienza del 16 ottobre 2012perché, sapendo da anni che do-veva comprare una casa a Roma,va in scoperto con il conto cor-rente pur avendo avuto il tempoper preparare la provvista. An-che la casa in Sardegna, dove l’exsindacalista andava in vacanzada anni, viene acquistata nell’ot -tobre 2006, sempre a ridossodelle tangenti che avrebbe ver-sato Angelini il 20 marzo e il 4ottobre di quell’anno.

IN AULAL’ex governatore

Ottaviano Del Turcosi è difeso nelle aule

del tribunaledi Pescara

La Pre ss e

500 milioni cash,case e quadri: i soldiinchiodano Del TurcoIL GIRO DI DENARO LIQUIDO NELLE CARTEDEL PROCESSO CHE LO HA CONDANNATO

CONTI E POLTRONE

GUADAGNI EXTRA

Tele di Schifano

a cq u i s t a te

dalla Global Service

degli Angelucci

e un pacco di contanti

da convertire in euro

di Paola Zanca

L’assemblea sgrana gli occhi: no, quei10 mila euro a Caris Vanghetti non

glieli diamo. Così, interdetta dalla decisio-ne dei deputati che hanno voltato le spalleal suo fidato collaboratore degli esordi, Ro-berta Lombardi ha deciso di dimettersi.Non è più la presidente del gruppo. Il suoturno da portavoce è finito già a giugno, infavore di Riccardo Nuti. Fino a marzo del-l'anno prossimo, però, avrebbe dovuto ri-manere titolare di firma su contratti e im-pegni di spesa (ora lo sarà lo stesso Nuti). Eproprio su una fattura finisce la carrieradella capogruppo Lombardi.Torniamo a quei primi giorni di legisla-tura quando la truppa di 109 cittadinisbarca a Montecitorio. Sono giorni con-citati: riunioni infinite alla Sala della Re-gina, continui colloqui per i collabora-tori, incontri blindati negli hotel dellaCapitale, commessi trasformati in guar-dia spalle, rischio gaffe ad ogni passo in

Transatlantico. Lo staff della comunica-zione (competenza esclusiva di Grillo eCasaleggio) deve ancora arrivare. Così,è Caris Vanghetti – 38 anni, già gior-nalista de L’ultima Parola – a governare iltraffico delle prime ore a palazzo. Lo hascelto Roberta Lombardi in persona,che ha avuto modo di conoscerlo nelmeetup romano. Dura fino all’arrivo deiprescelti dai fondatori, Claudio Messo-ra e Nicola Biondo. Poi, Vanghetti tornaa casa. E ora presenta il conto. Per giu-stificare i 10 mila euro di compensi per“attività di ufficio stampa e relazioniistituzionali” allega alla fattura una listadi 54 punti. Alcuni sorprendenti.

Staff e piattaforma

Curriculum e Rete, pietre fondanti del me-todo Casaleggio. Chissà se a Milano sannoche in quei giorni di marzo, a Roma, c’è unapersona che si sta occupando di “mettere apunto un sistema di democrazia partecipataattraverso i siti di Camera e Senato”, di “tro -

vare liste di potenziali collabora-tori”, di partecipare a “incontriper la selezione di personale a par-tire dal 18 febbraio” (sette giorniprima delle elezioni).

Stanze e poltrone

Vanghetti non tralascia nulla.Trova “i posti in aula per i depu-tati”, “le sale per le nostre riunio-ni ogni volta che ci riunivamo”,fa “incontri con uffici Cameraper avere gli uffici del gruppo”. Organizzala “visita ai carabinieri feriti nell'attentatodavanti a palazzo Chigi”. Scopre la “disci -plina di pass e parcheggi”. E scova perfinouna “stanza per l’allattamento della depu-tata Lupo”. Gli ottimi rapporti nei corridoidi Montecitorio lo portano a ottenere “ilDef in formato definitivo prima che fossefirmato dal capo dello Stato”.

Studi e riforme

Oltre che relazioni e conferenze, da pa-

gare ci sono analisi e pro-poste: dal “dossier sulreddito di cittadinanza”alle “pensioni d'oro”, dal-le “proposte dei saggi” f i-no al Def con “l’e v i d e n-ziazione del problemache (…) i soldi sarebberoandati alle banche”.

Post e incontri

Altro che Beppe: in queimesi, due post li ha scritti Vanghetti. E perconto del gruppo ha mantenuto “rapporticon la Fiom” e incontrato “la Guardia difinanza”. Ma soprattutto ha avuto “incon -tri costanti con il Quirinale per tutto il pe-riodo precedente la fiducia al governo Let-ta”e tenuto “rapporti con le altre forze po-litiche in occasione dell’elezione del capodello Stato”. E noi che pensavamo che laLombardi, nel Movimento, stesse con i“talebani”.

Twitter: @paola_zanca

Fattura non pagata, Lombardi se ne vaSI DIMETTE DA PRESIDENTE DOPO CHE IL GRUPPO M5S “B O C C I A”LA PARCELLA DEL PORTAVOCE

Roberta LombardiAnsa

Compleanno con la scorta

PRIEBKE, 100 CANDELINE E POLEMICHEIl 29 luglio compirà 100 anni Erich Priebke, capitano Ssagli arresti domiciliari a Roma per l’eccidio delle fosseArdeatine. L’ipotesi di organizzare una festa per l’exnazista ha messo in allarme l’Anpi, la Comunità ebraica,il sindaco Marino e il governatore Zingaretti. Lasenatrice Pd Silvana Amati ha presentatoun’interrogazione parlamentare per impedirla. Incontrotendenza l’avvocato Carlo Taormina, in passatolegale di Priebke, che twitta: “Parteciperò alla festa dei100 anni di Priebke come ho fatto per i 90. Allora?” Ansa

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10 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

Riciclavano milioniper contodi clienti facoltosi

EXPO, SOLO L E T TACONTINUA A CREDEREAL LIBRO DEI SOGNIFirmata un’intesa col sindacato: assunti 800 giovani, più della metàsaranno precari. Agli stand dell’esposizione lavoreranno però 18 milavolontari. Il Comune senza soldi per ristrutturare la città

SPRECHI D’I TA L I A

di Luigi FrancoMilano

L’Expo? “È il volanoper la nostra eco-nomia”. Parola diEnrico Letta. Riba-

dita per commentare l’accordofirmato tra i sindacati e il com-missario unico per l’esposizio -ne Giuseppe Sala che regola-menta 800 nuovi posti di lavoroa scadenza. Giovani che saran-no operativi sul sito a cavallo traMilano e Rho e che secondo ilpremier contribuiranno al ri-lancio del Paese. Ma al di là del-l’ottimismo ufficiale, la corsaverso Expo 2015 è una gimkanache dovrà superare i ritardi ac-cumulati dai cantieri, scavalca-re i vincoli imposti dal patto distabilità e schivare gli interessidelle criminalità organizzata.Col rischio che nuovi ostacoliarrivino dalle indagini dellamagistratura.Le promesse e i ritardiSi sono pian piano sbiadite lepagine del libro dei sogni pro-messo nel 2008, quando Mila-no festeggiò la conquista del-l’esposizione universale. L’a l-lora sindaco Letizia Morattiparlava di 4,1 miliardi di euroda investire direttamente nellapreparazione del sito e nellasua gestione. Ma il progetto èstato quasi subito ridimensio-nato e i fondi pubblici sono sta-ti ridotti a 1,3 miliardi: 833 mi-lioni li mette il governo, men-tre al resto pensano regioneLombardia, comune di Mila-no, provincia e Camera dicommercio.Denaro pubblico per finanzia-re lavori che vanno a rilento.Dentro al sito, dove la società digestione dell’evento Expo spaha programmato lavori a ciclocontinuo, anche di notte, perrecuperare il tempo perso acausa delle piogge, considerateun fenomeno meteorologicoimprevisto. E ritardi fuori dalsito. Expo doveva essere infattiil volano per una serie di opereche attendono di essere realiz-zate da anni, con un investi-mento di 11 miliardi per stra-de, autostrade e metropolitane.Ma nessuno di questi cantieri èin orario con i tempi. Né la Pe-demontana, né la Brebemi, néla Tangenziale est esterna. E

nemmeno le linee del metròpromesse a Milano: al momen-to è stato aperto solo un trattodella 5, mentre la 6 è stata can-cellata e della 4 verranno rea-lizzate entro il 2015 solo duedelle 21 fermate previste.Palazzo Marino prevede poi diinvestire nel 2014 circa 500 mi-lioni per rimettere a nuovo lacittà. Cosa impossibile, se nonotterrà dal governo una derogaal patto di stabilità. La chiedo-no a gran voce sia il sindacoGiuliano Piasapia che il gover-natore Roberto Maroni, pernon deludere quei 20 milioni dituristi attesi, che con i visitatoriitaliani porteranno a 24 milio-ni gli ingressi nell’area durantei sei mesi di esposizione. Anchequi, numero ridimensionato,rispetto ai 29 milioni di bigliet-ti di cui si parlava all’inizio.

Il nodo lavoroL’indotto promesso da qui al2020 è di 25 miliardi di euro,199mila i posti di lavoro, di cui31mila creati direttamente nelsito espositivo. “Fantascienza”,taglia corto Antonio Lareno del-la Cgil milanese, che prevedemeno di 14mila persone occu-pate nell’area. Ieri Cgil, Cisl e Uilhanno firmato un’intesa conExpo spa per l’entrata tra i ran-ghi della società di 340 appren-disti under 29, 300 dipendenticon contratti a tempo determi-nato e 195 stagisti. Al momentoresta però aperta la questione diche cosa accadrà loro alla finedella manifestazione. Lavoro ingran parte precario, dunque. Cisono poi 18.500 volontari checon maglietta griffata Expo da-ranno informazioni ai visitatori:ognuno di loro – prevede l’ac -

cordo - sarà attivo per non più di5 ore al giorno e per un massimodi due settimane. E ora, con lascusa dell’esposizione, le impre-se cercheranno di introdurre alivello nazionale nuove forme diflessibilità. L’idea, bocciata daisindacati, è stata lanciata daMaurizio Sacconi e ora è spon-sorizzata anche dal ministro delLavoro Enrico Giovannini, cheha chiesto alle parti di trovare unaccordo entro settembre.Inchiesta su 2 maxi appaltiIntanto il numero dei Paesi par-tecipanti è arrivato a 131. L’o-biettivo minimo dichiarato, diospitarne 130, è stato dunqueraggiunto. Ma non hanno an-cora accettato l’invito diversibig, come Stati Uniti, Gran Bre-tagna, Canada e Australia. Ipaesi stranieri si costruirannoda sé i padiglioni, ma le aree ver-ranno loro consegnate solo acavallo tra 2013 e 2014. Sempreche i lavori per la rimozione del-le interferenze, ovvero la puli-tura e predisposizione dell’area,e la costruzione della piastra,che farà da basamento a viali estrutture, non accumulino ulte-riori ritardi. Sono questi gli ap-palti principali all’interno delsito e hanno una cosa in comu-ne: su entrambi la procura diMilano ha aperto un’inchiestaper turbativa d’asta, insospetti-ta dai ribassi di oltre il 40 percento con cui sono state aggiu-dicate le gare.Gli interessi della ‘n d ra n g h e t aDubbi che non scalfiscono l’u-nità nazionale pro Expo, osten-tata oltre le larghe intese. Fino a

coinvolgere anche la Lega, perun evento che Maroni continuaa definire “mafia free”. Eppuregli interessi della criminalità or-ganizzata ci sono. Nel suo re-port semestrale, il comitato an-timafia di Milano istituito daPisapia e presieduto da NandoDalla Chiesa ha raccontato diuna notte dello scorso ottobrein cui un camion ha sfondato ilcancello di un cantiere, dove èsparito un mezzo. Tipico “me -todo di intimidazione mafiosa”,si legge nel rapporto. Per tenerelontano la ‘ndrangheta, insom-ma, non bastano i proclami.Come non bastano per dare for-ma al dopo Expo: su quello che

diventerà il sito dopo la demo-lizione dei padiglioni, per ora,c’è solo un bel punto di doman-da. Al di là di un grande parcopubblico, il rischio è che i mi-lanesi si trovino con un nuovoquartiere residenziale da oltre600mila metri quadri di edifici.Cemento all’insegna di Expo.twitter @gigi_gno

IL MECCANISMO era complicato, ma ormai col-laudato da lungo tempo: l’organizzazione si fa-ceva consegnare ingenti somme da una clientelafacoltosissima disposta a tutto pur di non pagarele tasse. Il denaro, allora, veniva fatto transitare suconti offshore, in diversi paradisi fiscali. Da lì, poi,in qualche modo veniva fatto rientrare e depo-sitato su conti correnti di San Marino. A dispo-

sizione degli intestatari. In questo modo, l’o rga -nizzazione è riuscita a far evadere tasse per oltreun miliardo di euro ai propri “clienti”.In estrema sintesi è questo il risultato di unalunga indagine su un giro di riciclaggio interna-zionale che si è conclusa in queste ore con lanotifica ai componenti dell’organizzazione, daparte della Guardia di finanza, dell’ ”avviso di con-

clusione delle indagini”. Atto che prelude alla ri-chiesta di rinvio a giudizio.Tra i reati ipotizzati c’è l’associazione per delin-quere transnazionale finalizzata al riciclaggio.Come detto, stando all’inchiesta coordinata dalpubblico ministero Perla Lori l’organizzazione ge-stiva oltre 1500 clienti tra industriali, dirigenti dibanca e immobiliaristi.

119MILAGLI OCCUPATI

PREVISTI

31MILAI POSTI

C R E AT I

500MILAMETRI

QUA D RAT I

RISCHIO MAFIE

A ottobre un camion

ha sfondato

il cancello

di un cantiere: un

chiaro avvertimento

i n t i m i d a to r i o

Bandiere dell’Expo al Duomo Ansa

Gli resteranno sullo stomaco, sicuro. Perché al-la fine pagherà 200 mila euro per 4 spigole.

Protagonista? Il generale Speciale che fra le tantecose è stato anche deputato Pdl. L’alto ufficiale, an-ni fa, si fece portare del pesce fresco in Trentino,dov’era in vacanza, con un aereo militare. L’ha fattafranca dal punto di vista penale, grazie alla prescri-zione. Il conto gliel’ha però mandato la Corte deiConti: almeno ripaghi le spese.

CORTE DEI CONTI

Generale Speciale,spigole salatissime

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1124 LUGLIO 2 01 3

il FAT TOECONOMICO

famiglia Ligresti nel 2009 per 25milioni, ha chiuso il 2012 con unaperdita di 35,3 milioni, rispetto aquella di 23 del 2011. Sul dato hainciso l’andamento del Tanka Vil-lage, “particolarmente penalizzatodalle politiche di prezzo dei vettoriaerei e dei traghetti per la Sarde-gna”. Si dice che per Unipol nondovrebbe essere difficile tagliare lavoce “costi” di Atahotels, che inpassato era stata spesso alimentatadai capricci dei giovani Ligresti.

I guai delle controllate

Tra le "altre attività", risultato inperdita, in peggioramento da13,45 a 14,43 milioni, anche per ilCentro oncologico fiorentino,complice la “situazione di forte in-certezza per quanto riguarda laconvenzione con la Asl 10 di Firen-ze”. Già nel 2012 la controllanteFonsai aveva versato 14,5 milioni afavore del Centro, somma che siaggiunge all’assegno di 10 milionistaccato nel 2011. Pure Saiagricola,produttrice divino e olio, hamesso in can-tiere un 2012 inperdita, masoltanto per206mila euro(-679mila euronel 2011). Inrosso anche iconti di Liguriaassicurazioni,la compagnia

attiva nel business di riferimentodi Fonsai e controllata attraversoMilano assicurazioni che già i Li-gresti tentarono di vendere al fon-do Clessidra senza accordarsi sulprezzo. Per Liguria assicurazioni,che rientra nel perimetro di attivitàda cedere imposto dall’Antitrust aUnipol per autorizzare la fusione,il 2012 si è chiuso in perdita per43,7 milioni, dal rosso di 40,4 del2011, a causa della necessità di“adeguare ulteriormente le riservesinistri delle generazioni prece-denti”. Una situazione che giusti-fica una nuova ricapitalizzazione,per “ricostituire un patrimonionetto adeguato”, dopo che già al-l'inizio del 2012 Milano Assicura-zioni aveva versato 46 milioni perripianare la perdita del 2011.Insomma, le falle da riparare sononumerose e trasversali a tutti i bu-siness ereditati dal gruppo Ligre-sti. E soltanto una volta completa-to il processo di ristrutturazione incorso Unipol potrà decidere da

quali business, even-tualmente, uscire e daquali no.

Twitter @scarlots

PARTITE IVA I professionisti di cui si ricorda solo il fisco

LE PERDITENEL 2012

IL BUCO NERODI ATAHOTELS

» Fonsai ha chiusoil 2012 con un rossopesante da 800 milionidi euro dopoi 700 del 2011

» Il settore alberghierodella compagniaha chiuso in perditaper 95 milioni, rispettoai 71 milioni del 2011

» A Unipol servequalche annoper completarel’integrazione, poi avrà850 milioni di profitti

LA RIPRESANEL 2015

UN ANNO DOPO Il gruppo emiliano delle coop ha salvatola Fondiaria Sai, ma l’integrazione con quel che restadell’impero di don Salvatore è sempre più faticosa

DISASTRO LIGRESTI,IL CONTO LO STAPAGANDO UNIPOLCON LA FUSIONE

di Stefano Feltri

IN TV la crisi è riassuntanelle immagini ormaiabituali di lavoratori incassa integrazione di unaqualche azienda decotta,di solito in qualche terri-torio senza alternative delMezzogiorno, che urlanocontro la politica che liha abbandonati. C’è peròun’altra crisi, meno rac-contata, più silenziosama non meno grave, cheè quella delle partite Iva.Non di quei dipendentimascherati che vengonopagati a fattura perchél’azienda li vuole tenereprecari il più possibile,ma proprio dei lavoratori“indipendenti”, come sidefiniscono. Che lavora-

no con la parti-ta Iva per la na-tura occasiona-le della loroprofessione, l’e-sempio piùclassico sono gliinterpreti e itraduttori. Maanche gli informatici, icreativi, i consulentiaziendali. Basta andaredal commercialista inqueste settimane di di-chiarazione dei redditi,per sentirsi raccontarestorie come questa: unatraduttrice, in una cittàricca come Modena, fat-tura 29 mila euro. Ma perla combinazione di saldie acconti Irpef, più i con-tributi Inps al 28 per cen-to (perché i traduttori

non hanno unordine di riferi-mento con unasua cassa previ-denziale) arrivaa dover versare15 mila euro. Anovembre supersone come

questa traduttrice peseràanche l’aumento dell’ac-conto Irpef dal 99 al 100per cento a novembre. Edal 2014, se il governonon interviene, scatteràanche un graduale mapesantissimo aumentodei contributi previden-ziali per chi versa alla ge-stione separata dell’Inps:dal 28 al 33 per cento inquattro anni. Acta, l’As-sociazione dei consulentidel terziario avanzato, sta

chiedendo al ministro delWelfare Enrico Giovan-nini e al resto dell’esecu-tivo di bloccare questoincremento che potrebbespingere migliaia di lavo-ratori verso redditi ina-deguati a una sopravvi-venza dignitosa. Per orasono arrivate rassicura-zioni verbali, non inter-venti concreti.Morale: in un momentoin cui ci sono poche im-prese in grado di assume-re, la ripresa potrebbepassare dai micro-im-prenditori a partita Iva.Invece che creare le con-dizioni (di mercato, nondi sussidi o assistenziali-smo) perché questi lavo-ratori indipendenti pos-sano sfruttare gli even-

tuali refoli di crescita, loStato e il governo appro-fittano dello scarso pesopolitico di chi non ha unsindacato o una lobby oun ordine come scudo.Tra acconti, tasse e con-tributi di fatto viene con-tinuamente alzato il sala-rio di riserva, cioè quellominimo per il quale valela pena lavorare invece direstare inattivi. E lavora-tori laureati, senza welfa-re, malattie e diritti, fini-scono per lavorare a tem-po pieno guadagnandomeno di un operaio cas-sintegrato (costretto perlegge all’inattività pena laperdita dell’ammortizza-tore sociale). Così la sta-gnazione è assicurata.

Twitter @stefanofeltri

inpoltronaZAMPINI, DECLINOG E N OV E S E

GIUSEPPE ZAMPINInon ce l’ha fatta a di-ventare presidente diFinmeccanica, scon-fitto da Gianni DeGennaro. E così il si-stema-Genova, l’in -treccio tra industria ePd, ha perso il suo ul-timo paladino. L’adAlessandro Pansa haconfermato che An-saldo Energia, la con-trollata guidata daZampini, e AnsaldoSts saranno vendute.E Zampini deve assi-stere senza poter far

molto alla rivolta del-la città. Ieri i lavorato-ri hanno scioperatoper due ore, a Geno-va: “Ansaldo energiae Ansaldo Sts non so-no asset da utilizzareper compensare glierrori fatti da questogruppo dirigente”.Ma Zampini è fuorigioco, complice il fat-to che il suo nome fufotografato su un ap-punto di GuglielmoEpifani dopo un in-contro con Pier LuigiB e rs a n i .

di Carlotta Scozzari

Le scorie dellagestione Ligre-sti di Fondia-ria-Sai conti-nuano a pro-durre conse-

guenze. Non soltanto in tribunale.E’ trascorso un anno dagli aumentidi capitale che hanno permesso aUnipol di diventare azionista di ri-ferimento della galassia Fondia-ria-Sai. Dodici mesi in cui i tempidella maxi-fusione assicurativa trale società del gruppo si sono allun-gati fino alla fine del 2013. L’ultimocolpo di scena la settimana scorsa,quando l’ex dominus di Fonsai,Salvatore Ligresti, e i figli Paolo(ancora a piede libero), Jonella eGiulia sono stati arrestati nell’am -bito dell’inchiesta della Procura diTorino che indaga per l’ipotesi difalso in bilancio. Nel mirino deimagistrati il buco da 600 milioninelle riserve assicurative che avreb-be garantito dividendi generosi aPremafin, la holding ora controlla-ta da Unipol attraverso la quale lafamiglia siculo-milanese mantene-va la presa su Fonsai.La gestione disinvolta e spesso inodore di conflitto di interessi dellafamiglia siciliana, che amava gioca-re tra le società quotate e quelle lon-tane dalla Borsa con flussi di dena-ro in transito dalle prime alle se-conde, ha ripercussioni non soltan-to giudiziarie ma anche industriali.

La Unipol capitanata dall’ammini -stratore delegato Carlo Cimbri, di-ventando proprietaria della galas-sia Fonsai, ha ereditato un imperocon ramificazioni nei settori piùimpensabili per una compagnia diassicurazioni, che ancora nel 2012ha accusato milioni di perdite a bi-lancio. Certo, la crisi economica,che ha travolto il settore immobi-liare tanto caro a don Salvatore,non ha aiutato. Ma la gestione è sta-ta decisiva. E Unipol si è già espres-sa a favore delle numerose azioni diresponsabilità promosse verso gliex vertici della compagnia.

Il peso sui bilanci di Bologna

Per farsi un’idea del conto indu-striale che i Ligresti hanno lasciatoda pagare a Bologna basta dare unosguardo al bilancio di Fonsai, chenel 2012 si è chiuso con una perditadi quasi 800 milioni, rispetto aquella di quasi 700 del 2011. Ilgruppo Unipol, invece, nel 2012 hachiuso il bilancio in positivo per441 milioni, anche grazie ai bene-fici per oltre 1 miliardo legati all'ap-plicazione di alcuni principi conta-bili. Per la fine del 2013 gli analistifinanziari, in media, si aspettanoun utile sui 230 milioni, mentreUnipol, per il 2015, quando do-vrebbe essere già stata digerita lafusione con Fondiaria, punta allacifra ambiziosa di 850 milioni diprofitti. La holding controllanteFinsoe, che nel 2012 ha dovuto va-rare un aumento di capitale da 300

milioni per finanziarie l’operazio -ne su Fonsai, è tornata all'utile loscorso anno: per 23 milioni, som-ma girata quasi per intero alle coo-perative rosse azioniste provatedalla recessione.Nel 2012 Fonsai, con le sue perditeda 800 milioni, è stata un po’ la za-vorra del gruppo assicurativo cheruota intorno a Bologna. Sul datonegativo hanno inciso sia le svalu-tazioni del patrimonio immobilia-re, salite da 342 a 370 milioni, sial’andamento delle società del “set -tore diversificato”. Tra le attivitàimmobiliari c’è la Marina di Loano,il porto ligure che già i Ligresti ave-vano provato a vendere senza suc-cesso e che ha archiviato il 2012 conperdite per una decina di milioni.Un miglioramento dal rosso di 28milioni del 2011, ma la controllanteImmobiliare Fondiaria-Sai già nel2012 aveva rinunciato a un creditoda 108,61 milioni per coprire leperdite degli anni precedenti e ri-capitalizzare la Marina per 74 mi-lioni.

Mille “altre attività”. In perdita

Il settore “altre attività” di Fonsai(turismo, sanità, vino) ha chiuso il2012 in perdita per 95 milioni, ri-spetto al rosso di 71 milioni del2011. Un risultato negativo da im-putare in primo luogo alla catenaalberghiera Atahotels della qualegià la famiglia siciliana aveva ten-tato di liberarsi. Quest’ultima so-cietà, venduta a Fonsai dalla stessa

CA R L OCIMBRIL’ammini-s t rat o redelegato diUnipol ri-tratto daE m anu e l eF u c e c ch i

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12 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3 il FATTO ECONOMICO

1993 Il fallimento della fusione tra Eni e Montedisonha segnato l’inizio della fine di un settore strategicoin cui l’Italia poteva essere ancora protagonista

di Nunzia Penelope

Eppure, l’idea era buona.Dopo, si è parlato so-prattutto della ma-xi-tangente (150 mi-

liardi di lire), dei morti (Raul Gar-dini e Gabriele Cagliari, presidentidi Montedison ed Eni, suicidi), delprocesso trasmesso in Tv: starringAntonio Di Pietro, comprimari ileader politici della Prima Repub-blica, che sui banchi di quel tribu-nale esalò l’ultimo respiro sotto gliocchi esterrefatti degli italiani. Maprima – prima che tutto finisse persempre sepolto sotto una montagnadi scandali – Enimont era stata dav-vero una buona idea. Di più: rea-lizzare un grande polo pubbli-co-privato era stata tra le miglioriidee di politica industriale messe incampo nel dopoguerra. Vent’annidopo ci si può chiedere cosa sareb-bero oggi la nostra industria, la no-stra economia, se quell’idea avesseavuto successo, se non fosse diven-tata la vicenda simbolo di Tangen-topoli, un noir a base di sangue,morti, tangenti, misteri.

L’idea giusta

La storia inizia alla metà degli anni80. La chimica era in crisi profonda,devastata da ristrutturazioni che ri-guardavano sia l’azienda pubblica,proprietà dell’Eni, sia quella privata,la Montedison. Sergio Cofferati, al-l’epoca segretario dei Chimici Cgil,la riassume così: “Non aveva sensomantenere due produttori che nonavevano le dimensioni per stare sulmercato. Per evitare il ripetersi pe-riodico delle crisi e dei licenziamen-ti, si pensò di unire le due strutture,integrandone le attività e creandoun polo chimico nazionale. In que-sto modo, avremmo avuto dimen-sioni di scala e risorse per fare inve-stimenti e sviluppo”. ConfermaFranco Bernabè, in quegli anni diri-gente e poi amministratore delegatodell’Eni (oggi alla Telecom): “Allabase di Enimont c’era un grande di-segno di politica industriale, finaliz-zato a salvare la chimica italiana”.L’atto fondativo della joint venture,datato 1988, prevedeva un comandoa due teste: a ciascun socio il 40%della società, il restante 20% sul mer-cato. Alla nascita il gruppo aveva già15.500 miliardi di lire di fatturato e50 mila dipendenti; l’a p p r o v v i g i o-namento di materia prima era ga-rantito dall’Eni, Montedison avreb-be messo gli impianti petrolchimicie le tecnologie innovative. I disac-cordi però emersero immediata-mente. Gardini voleva andare oltre,conferire alla joint venture anche al-tri pezzi Montedison esclusi dallafusione. Dal punto di vista indu-striale aveva ragione: Enimont sa-rebbe stata più grande e più forte.Dal punto di vista politico era inac-cettabile: in quel modo il privatoavrebbe avuto la maggioranza, e l’i-dea di una chimica tutta privata, aitempi in cui le partecipazioni statalidettavano legge, equivaleva a unabestemmia. Iniziò un braccio di fer-ro estenuante, in cui Gardini cercavadi ottenere il comando con ognimezzo: prima comprando azioniEnimont sottobanco per accrescerela propria quota, poi comprando, asuon di mazzette, il consenso poli-tico. E tuttavia, non fu la maxi-tan-gente a decretare la fine dell’a v v e n-tura: Gardini non pagò per entrarein partita ma per uscirne senza trop-pi danni quando capì che non c’erapossibilità di vittoria. Enimont è sta-ta, piuttosto, una vittima della guer-ra tra pubblico e privato, l’ultima: sa-rebbe infatti bastato attendere pochianni e si sarebbe aperta, tra le fan-fare, la stagione delle grandi priva-tizzazioni. E probabilmente la chi-

mica a Gardini gliel’avrebbero rega-lata.“Sta di fatto che con l’Enimont po-teva nascere uno dei maggiori polichimici al mondo – sostiene l’e c o-nomista Marco Fortis, negli anniNovanta capo dell’ufficio studiMontedison – invece è stato comeun puzzle di cui nemmeno una tes-sera è andata al posto giusto’’. Fosseandata diversamente, oggi l’Italiasarebbe probabilmente ai primi po-sti nella biochimica, nelle plastiche enei materiali speciali, nella farma-ceutica, nei fertilizzanti, nel fluoro,nelle fibre, nella ricerca, e chissà chealtro.

I tesori perduti

Scavando tra le macerie della jointventure si trovano le tracce dei tesoriindustriali perduti: Erbamont, lea-der mondiale nei farmaci antitumo-rali, Ausimont, numero due al mon-do nella chimica del fluoro, Himont,leader mondiale nelle plasticheavanzate, Novamont, cui si deve laprima plastica biodegradabile.Quanto varrebbe oggi tutto questo,per un paese che da anni assiste allapropria deindustrializzazione conrassegnata ignavia, è evidente: “Lachimica, così come la siderurgia, è

IL DISSESTOUn capannone abbandonato della exMontedison. A destra, inaugurazio-ne del Matrìca a Porto TorresAnsa

un volano importantissimo perqualsiasi sistema produttivo”, sotto-linea Cofferati. Col tempo la vicendagiudiziaria ha cancellato quella in-dustriale, ma è quest’ultima forse lapiù drammatica. Sintetizza Bernabè:“Enimont è una storia tipicamenteitaliana, non tanto di corruzione,quanto di arroganza e incompeten-za”. Conferma Cofferati: “Il proget-to era buono, ma la gestione fu di-sastrosa”. Nessuno ne esce bene: nonGardini, che non ebbe la pazienza diattendere una soluzione condivisa,non l’Eni, di cui gran parte dei ma-nager osteggiava l’operazione cheavrebbe ridimensionato il loro pote-re. Non la Mediobanca di EnricoCuccia, tra i principali responsabilidel pasticciaccio. E non la politica,che dava una parola e il giorno dopola ritirava, seminando d’inciampi ilpercorso di Enimont, lesinando in-vestimenti, ritardando decisioni, ri-cattando.

Spezzatino Montedison

La fine è nota. Gardini mollò la pre-sa con una buonuscita miliardaria,e la chimica divenne tutta pubblica.Nonostante la strenua battaglia perconquistarla, però, l’Eni l’ha poi so-stanzialmente abbandonata al de-

clino. Quanto a Montedison, se-polta dai debiti del crac Ferruzzi èstata venduta a pezzi per far cassa:Himont è oggi della statunitenseLyondell, Ausimont della Solvay,Edison, gioiello dell’energia, dellafrancese Edf. E ancora: Tecnimontè andata alla Maire Engineering, ifertilizzanti di Agrimont alla NorskHydro, Erbamont-CarloErba in

parte alla Pfizer e in parte alla Fidiafarmaceutica. Non è facile calcola-re quanto varrebbero oggi i 15 milamiliardi di fatturato dell’Enimont,i suoi 50 mila dipendenti. “La so-cietà – afferma Cofferati – avevapotenzialità per crescere ancora,ma quanto, in quale direzione, nonlo sapremo mai. L’Italia ha persoper sempre la chimica e di politicaindustriale non si parla più”.Il silenzio e la rimozione, del resto,sono caduti sulla vicenda: i protago-nisti sono morti, ricostruirla è quasiimpossibile. Intervistato nel 1990 daEnzo Biagi, alla domanda “comevorrebbe essere ricordato tra 100 an-ni” Gardini rispose: “Dottor Biagi,tra 100 anni nessuno si ricorderà dime”. Ecco, forse anche questo è unproblema dell’Italia: la memoriacorta, cortissima.

Twitter @nunziapenelope

ENIMONT, QUANDOLA CHIMICA ITALIANAMORÌ CON GARDINI

SERGIO COFFERATI“Non aveva senso mantenere due produt-

tori in difficoltà. Il progetto aveva un fon-

damento, ma la gestione è stata disastrosa’’

FRANCO BERNABÈ“È una storia tipicamente italiana, non

tanto per quanto riguarda la corruzione,

ma per l’arroganza e l’incompetenza”

RAUL GARDINI“Come vuole essere ricordato?”, gli chiese

Enzo Biagi. Risposta: “Dottor Biagi,

tra 100 anni nessuno mi ricordera più”

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1324 LUGLIO 2 01 3

di Daniele Martini

Prima del Ponte sullo Stret-to, avrebbe dovuto essere ilMose il segno imperiturodella faraonica era berlu-

sconiana. Con la legge Obiettivo del2001, il mastodontico sistema di 79 di-ghe mobili alle tre bocche di porto dellaLaguna di Venezia avrebbe salvato lacittà dall’incubo dell’acqua alta, assicu-rarono. E i benefici effetti del progettoavrebbero tappato la bocca a tutti i “ca -cadubbi”, dal sindaco Massimo Caccia-ri agli esperti dell’Unesco. Il Mose, pe-rò, ancora non c’è, in compenso stadando parecchio lavoro ai magistrati.L’ennesimo termine perentorio per laconsegna dei giganteschi manufatti èstato spostato al 2016, ma chissà se saràvero, dati i precedenti e consideratoche tra chiacchiere, revisioni e lievita-zione di costi, la faccenda va avanti da26 anni. Nel frattempo i massimi re-sponsabili dell’opera finiscono in ma-nette. Con l’accusa di aver costitutofondi neri e pagato tangenti, cinquemesi fa toccò a Piergiorgio Baita, il “si -gnor 70 incarichi”, tra presidenze, di-rezioni e consigli di amministrazione,il grande capo della Mantovani costru-zioni, l’asso pigliatutto del cemento aVenezia e nel Veneto, capofila anchenel Mose, ovviamente.

POCHI GIORNI FAè stata la volta di Gio -vanni Mazzacurati, ex presidente delConsorzio Venezia Nuova, il raggrup-pamento di primarie imprese nazionaliche insieme alla Mantovani si sparti-scono i lavori: Condotte, 1 miliardo dieuro di fatturato, società di proprietàdella finanziaria Ferfina di Isabella Bru-no, di cui è presidente Duccio Astaldi,uno dei rappresentanti della grande fa-miglia di costruttori romani. Poi Fin-cosit Grandi Lavori del gruppo verone-se M a zz i e infine, per chiudere il cerchioe non lasciare nessuno a bocca asciutta,

confessata speranza che con il Mosetutto possa proseguire come se nientefosse. Si chiama Paolo Fabris, vicentino,un altro berlusconiano di scuola vene-to-democristiana, sodale di Cl e m e n teM a ste l l a nell’Udeur, passato al mo-mento opportuno con il Popolo dellalibertà, noto per essere stato anche sot-tosegretario, per aver avuto l’incarico dicommissario delle ferrovie del Brenne-ro e orgoglioso della carica di presiden-te della Federazione pallavolo femmi-nile. Annunciando con enfasi la sua no-mina, il Giornale di Vicenza ha ricordatoche la specialità in cui Fabris è esperto edi cui ha dato prova con il Tav Veneto,è quella di recuperare risorse statali.Compito in cui, del resto, era maestroanche il suo predecessore finito inmanette, essendo diventato il Mosepiù che una difesa dall’acqua alta,un'idrovora di quattrini pubblici.Quando 26 anni fa cominciarono aparlarne dissero che sarebbe costatol’equivalente di 1 miliardo e 200 mi-lioni di euro, ma strada facendo si sonoallargati assai e siamo già a 5 miliardi dispese vive più 500 milioni di “operesupplementari”. E non è finita.

le coop con Ccc, Consorzio cooperati-vo costruzioni di Bologna. Mazzacura-ti, 81 anni, è come un’estensione diGianni Letta in Laguna, ed è un “ex pre-sidente” solo per un pelo essendosi di-messo solo pochi giorni fa, ufficialmen-te per motivi di salute, forse subodo-rando la tempesta che stava abbatten-dosi sulla sua creatura. È accusato diaver giostrato con troppa disinvolturale gare d’appalto, un sistema che del re-sto il Consorzio Venezia non apprezzagranché.Fino a un paio d’anni fa, per esempio,su oltre 3 miliardi di euro di lavori fi-nanziati, meno di 100 milioni eranostati affidati con gare normali. Il restoera stato concordato in house, cioè con-segnato alle stesse imprese del Consor-zio, in una misura assai maggiore aquella indicata dall’Unione europea,secondo la quale le opere “fatte in casa”non dovrebbero superare il 50 per cen-to circa del totale, mentre il resto do-vrebbe essere rimesso alla libera con-correnza tra le imprese nel mercato. Alposto di Mazzacurati è andato un ma-nager che gli somiglia parecchio, anchese in versione giovanile, forse nella in-

di Roberto MoriniPorto Torres

Realizzere-mo nell’a-rea indu-striale di

Porto Torres una bio-raffineria di terza gene-razione, diventerà uncaso di studio interna-zionale per tutti coloroche hanno a disposizio-ne aree di deindustria-lizzazione e hanno po-che materie prime”,promette Catia Bastioli,presidente di Nova-mont. Nel matrimoniosardo con Eni-Versalisbattezzato Matrìca Ba-

stoli, che ne è ammini-stratore delegato, portanumerosi brevetti lega-ti al Mater-Bi, il poli-mero base per le biopla-stiche. Il presidente diMatrìca Daniele Ferra-ri, Versalis, non si tiraindietro: “Il polo di

Porto Torres sarà lea-der mondiale dellasvolta verde della chi-mica”. Un miliardo diinvestimento, metà perle bonifiche, peraltro alcentro di molte polemi-che perché non ancorapartite, metà per i nuo-

vi impianti: un centrodi ricerche già attivo,sette impianti comple-mentari per trasforma-re l’olio vegetale in Ma-ter-Bi, materia primaper decine di prodotti,come la pellicola concui si fanno le buste perla spesa biodegradabili.Sono realizzate conMater-Bi anche le sto-viglie usa e getta dellaGiornata mondiale del-la gioventù a Rio de Ja-neiro. Compostabili in-sieme ai rifiuti organici.Infine ci sarà la centralea biomasse che forniràenergia e vapore puliti.Rispetto dell’ambiente,investimenti innovati-vi, 700 posti di lavoro aregime (si parla del2016, ormai vicino),2-300 posti subito per ilavori di costruzione.C’è quanto basta per di-re subito sì. E così han-no fatto sostanzialmen-te le istituzioni locali, i

sindacati, i partiti sardi.Ma qualche opposizio-ne c’è stata. A partiredai movimenti ambien-talisti, che si sono orga-nizzati in un coordina-mento dal nome espli-cito: “No chimica ver-de”. In mezzo, gli stu-diosi, con al centroquelli del dipartimentodi Agraria dell’Univer-sità di Sassari, che con-tinuano imperterriti arivendicare con l’azien-da e con la Regione unruolo di valutazione in-dipendente.L’oggetto al centro del-la contesa si chiamacardo gentile. Una va-rietà del cardo che, se-condo gli esperti agro-nomi di Novamont,fornirà i semi da cuiestrarre l’olio vegetaleper il processo indu-striale che porta allabioplastica e i gambi,alti fino a tre metri, bio-massa da bruciare nella

centrale.Gli ambientalisti attac-cano soprattutto la cen-trale a biomasse: saràsufficiente la produzio-ne di cardo o la centralesi trasformerà in ince-neritore per bruciare ri-fiuti urbani? O ancora,in alternativa: non si ri-schia di creare una mo-nocultura del cardo?Già ora Matrìca preve-de di coltivare 15 milaettari di terreni definiti“marginali”, ma co-munque arabili. Intan-to hanno ottenuto che

la centrale ausiliaria,quella di scorta, nonbrucerà Fok, un deriva-to del petrolio da alcuniritenuto cancerogeno,ma Gpl, molto menoinquinante. Una primapiccola vittoria. L’altrofronte sul quale sischierano le forze incampo è proprio la col-tivazione del cardo. Gliagronomi di Nova-mont, per conto di Ma-trìca, hanno incontratotutte le associazioni dicategoria. La Coldirettiha da poco firmato l’ac-cordo proposto dall’a-zienda, come altre or-ganizzazioni minori.Confagricoltura, inve-ce, ha chiesto tempo.Vuole vederci chiaro inquei numeri. Perché nelfrattempo è arrivato lostudio del dipartimentosassarese di Agraria.Che tra l’altro affermache le previsioni di pro-duttività per ettaro, ot-tenute in un camposperimentale, annun-ciate da Matrìca sonotroppo alte. Mentrequelle reali, con le qualidovranno fare i conti gliagricoltori, sono moltoinferiori, almeno del 40per cento. Secondo laricerca scientifica, nondi parte, quei contrattivanno rivisti.

ROCCO SABELLI S f u m a tal’Atac, il manager ex Alitaliasi consola con Intesa Sanpaolo

di Antonio Calitri

PORTO TORRES L’impianto di bioraffineria promette300 posti di lavoro nel 2016. Gli ambientalisti dicono no

SARDEGNA, PLASTICAVERDE A BASE DI CARDI

I TERRENIL’a cco rd ocon Coldiretti

È stato sigla-to il 3 lugliol’accordo traCo l d i re t t iSardegna e

Matrìca per la colti-vazione del cardo.Agli agricoltori verràcorrisposta un’antici -pazione e un premiofinale per valorizzaretutti i terreni stimatiin diverse decine dimigliaia di ettari maincolti perché non re-m u n e ra t i v i .

Dopo l’abbandono della cloche di Alitalia nel marzo 2012, Rocco Sabellitorna sulla scena economica nella duplice veste di manager e impren-

ditore di successo. Con la presenza costante di Intesa Sanpaolo al suo fiancoche sembra portargli tanta fortuna. Per 16 mesi, del manager molisano, natoad Agnone (Isernia) il 12 agosto 1954 si erano perse le tracce. Dall’inizio diquesto caldo e piovoso luglio la sua figura è tornata a imperversare con undoppio profilo. Per giorni il suo nome è circolato come possibile candidato aguidare e risanare l’Atac, l’azienda romana dei trasporti, dopo che il neo-sindaco Ignazio Marino ha dimissionato l’amministratore delegato RobertoDiacetti. A suggerire Sabelli a Marino era stato l’assessore ai Trasporti delcomune, Guido Improta, che nell’Alitalia dei patrioti, guidata proprio dalmanager molisano, era il capo delle relazioni istituzionali e poi è diventatosottosegretario proprio ai Trasporti nel governo Monti. Non se n’è fatto nulla.Ma luglio ha già fatto trovare il sorriso a Sabelli che in veste di azionista diriferimento di Be Think, Solve, Execute, società quotata in Borsa che si occupadi consulenza informatica, ha siglato un contratto con Intesa Sanpaolo perun’erogazione di servizi alla sua rete, dal 1 luglio 2013 al 30 giugno 2016, perla cifra di 24,9 milioni di euro garantiti, più altrettanti opzionali. Un gro ss ocolpo per l’azienda romana che per festeggiare il successo di un contrattocosì importante, all’annuncio ha fatto un salto in Borsa di oltre il 5 per

ce n to.La Be è controllata al 34,1% dalla Data Holding2007 a sua volta controllata dalla Orizzonti diSabelli con il 48,6%, in patto di sindacato conTamburi Investment Partners al 46,7%. Altrosocio della Be è Intesa Sanpaolo che ne con-trolla il 24,98%. Quindi Intesa Sanpaolo è siaazionista insieme a Sabelli sia cliente della Be.E Corrado Passera, quando guidava Banca In-

tesa e preparò il piano “Fe n i ce ” che dovevarisollevare l’Alitalia con i 20 pa-

trioti, volle fortissimamenteSabelli come amministratoredelegato della compagnia. Al-tri momenti nei quali il mana-ger di Agnone ha potuto farsiapprezzare dagli uomini di In-tesa risalgono al periodo incui ha guidato la Immsi di Ro-berto Colaninno e in partico-

lare quando la finanziaria delragioniere mantovano, nel

2003 ha trattato per l’a cq u i s todella Piaggio con Banca Intesache vestiva i panni di maggiorebanca creditrice della società diPontedera. E poi, nel 2004,quando Immsi in partnershipcon Intesa e Ge e ha rilevatoRodriquez Cantieri.

OPERA INFINITA Lamagistratura in pienaattività: dopo l’arrestodi Mazzacurati arrivail nuovo manager,sodale di Mastella

MOSE, UN CANTIERES U CC H I A SO L D IAPERTO DA 26 ANNI

Partenza fine prevista

Costo iniziale oggi previsti

prevede 79 dighe mobili(+ 500 mln opere aggiuntive)

2013 posticipata 20161987

1,6 mld 5 miliardi

mose

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1424 LUGLIO 2 01 3il FATTO ECONOMICO

S P R EC H I Basta studi, sapete già come tagliare!

R I TA R D I Le aziende italiane investono troppo pocosulla tecnologia perché sono miopi o conservatrici? No,il problema è che il settore del credito strozza l’i n n ov a z i o n e

Sotto la bancal’impresa non campa

PAOLO LEGRENZI Attento risparmiatore,non puoi fidarti di quel che ti dice il tuo istinto

Tutta colpa dei subprime,della speculazione, dei

complotti del club Bilderberg edi Goldman Sachs? No, i danniche i risparmiatori hanno subi-to sui mercati finanziari in que-sti anni di crisi e di forti oscil-lazioni sono soprattutto dovutial nostro cervello, a quellacomponente irrazionale che fi-nisce per prendere il soprav-vento quando si tratta di soldi.Un esempio: il prezzo delleazioni, negli Stati Uniti, è stato

storicamente pari a 15 anni diutili futuri. In altri termini: ilrapporto tra prezzo delle azio-ni e utili era 15. E già questo erauna scommessa, perché, comesappiamo, fare previsioni sulmondo dei prossimi tre lustri èun azzardo. Ma alla vigilia delcrollo, nel 2007, i risparmiatoricompravano le azioni a unprezzo tre volte superiore allamedia. Troppo. Quindi a uncerto punto sono tornate a va-lori “normali”. Il libro dello psi-

cologo Paolo Legrenzi, che daanni studia le scelte economi-che degli individui, ci ricorda laspiacevole verità che siamocosì bravi a dimenticare: l’uo -mo razionale non esiste, ancheil più intelligente investitore fi-nisce per convincersi che ilpassato sia una buona guidaper capire l’avvenire che i prez-zi delle case continueranno acrescere o che le azioni sianosempre più redditizie delle ob-bligazioni (in questo secolo

non è andata così). In un mon-do senza crescita, in cui nuovaricchezza sarà sempre più dif-ficile da accumulare, ci ricordaLegrenzi, diventa cruciale am-ministrare nel modo giustoquella che ereditiamo dalle ge-nerazioni passate, cioè lo stockdi risparmio che può garantireun futuro sereno o, se mal ge-stito, bruciarsi senza rimedioin un paio di decenni. Esempio:nel 2012 i fondi azionari in Ita-lia hanno reso tra il 14 e il 19 per

cento, ma i risparmiatori eranoancora scottati dalle perditepassate e invece che tuffarsi suun investimento così attraentehanno ritirato 7 miliardi di eu-ro. Il dolore di vecchie cicatriciha impedito di vedere il Ben-godi a disposizione. L’econo -mia sperimentale ha dimostra-to che le trappole cognitive so-no spietate. L’unico modo per(provare a) evitarle è cono-s ce r l e .

Ste. Fel.

di Carlo Stagnaro

LA RIDUZIONE delletasse è, per il governo,come la rivoluzione se-condo Giorgio Gaber:“Oggi no, domani forse,ma dopodomani...”.Purtroppo, “d o p o d o m a-ni” è ormai alle spalle eil paese ha finito il fiato:l'apnea non è più un'op-zione. Per questo l'in-tervento sull'Iva, perquanto in sé di portatacontenuta, serve a dareun fondamentale segna-le di inversione di ten-

denza. È come dire agliitaliani: “Vi abbiamochiesto di fare dei sacri-fici e li avete fatti. Inquesto modo abbiamopotuto comprare il tem-po necessario a metterein campo quelle riformestrutturali di cui si parlada anni. Adesso comin-ciamo a restituire”.Sfortunatamente, la viaimboccata dall'esecutivoè, per ora, deludente: ilmassimo che si è riusci-to a fare è un claudican-te rinvio di pochi mesi,finanziato con l'aumen-

to di alcune imposte(come i bolli) e l'antici-po dei termini di paga-mento su altre (l'incre-mento dell'acconto Ir-pef e Irap rende il ter-mine “acconto” quantomai fuorviante: si trattadi un anticipo e, per laparte eccedente il 100per cento del dovuto, diun prestito forzoso). Sipossono trovare millebuoni motivi per cui eli-minare l’adeguamentoIva è difficile. Ma tuttisono sovrastati da una euna sola ragione che li

fa evaporare: la pressio-ne fiscale ha superato illivello di sopportazione,con l'aggravante dell'e-vasione fiscale che larende vieppiù distorsivaper chi le tasse le paga.Non è più il tempo diaspettare, cincischiare erimandare: è il tempo difare. Un punto di Iva inmeno costa, su base an-nua, circa 4-5 miliardidi euro di minor gettito.L'ex ministro PieroGiarda ci ha lasciato ineredità una spendingreview che, per quanto

criticabile, indica dove itagli sono possibili e se-condo quali scadenzetemporali. FrancescoGiavazzi ha compilatoun rapporto che censi-sce 10 miliardi di eurodi sussidi alle impreseche potrebbero essereeliminati quasi dal gior-no alla notte. Finora idue studi sono rimastichiusi nelle scrivanie diPalazzo Chigi. Voglia-mo aprirli, questi cas-setti, e far vedere che lecose sono cambiate?

Twitter @CarloStagnaro

PERCHÉ GESTIA-MO MALE I NO-STRI RISPARMIdi Paolo LegrenziIl Mulino, pag. 168,12 euro

di Sandro Trento

Non è colpa delle im-prese se in Italia siinnova poco. In-novare è rischiosoe richiede molte ri-sorse. Ma in Italia

mancano finanziatori dell'innovazio-ne. L’economia italiana è nel pieno del-la più profonda crisi economica dal1945. Il Pil è diminuito di 7 punti ri-spetto al 2007 e il Pil pro-capite è di 9punti inferiore a quello del 2007. Nel2013 ci si aspetta una nuova caduta. Cistiamo impoverendo rispetto a quasitutti i paesi avanzati. Rispetto agli StatiUniti ci siamo impoveriti a partire daiprimi anni Novanta. Il valore aggiuntoindustriale è caduto in maniera dram-matica in tutti i comparti manifattu-rieri e anche in quello energetico, calolegato a quello delle nostre esportazio-ni durante gli anni peggiori della crisi.La produzione industriale italiana allafine del 2012 era del 24 per cento in-feriore rispetto al picco del primo tri-mestre del 2008. In Francia la caduta èstata solo del 14 per cento e in Germa-nia c’è stato addirittura un recuperoquasi completo rispetto ai livellipre-crisi. Dall’inizio del 2011 e la finedel 2012 in Italia gli occupati dell’in -dustria sono diminuiti del 3,1 per cento(circa 150.000 addetti in meno).

Le imprese sono troppo piccole

Si è consolidata la tesi che le cause diquesta grave crisi industriale siano do-vute alle caratteristiche strutturali delnostro sistema produttivo. Da anni,oramai, sentiamo ripetere nelle analisidi alcuni centri studi, negli editoriali divari commentatori e nei discorsi dimolti massimi dirigenti delle istituzio-ni economiche del Paese il seguente ra-gionamento: le imprese italiane sono,in media, troppo piccole e questo ha unimpatto negativo sulla loro produttivi-tà, sulla loro capacità di penetrazionedei mercati esteri più lontani (Cina, In-dia, Brasile etc.), e sulla loro attività in-novativa. Il mantra prosegue affer-

mando che solo con l’innovazione sipuò costruire una nuova competitivitàdel nostro sistema industriale. E quindic’è proprio la ridotta capacità di gene-rare innovazione alla radice del nostroimpoverimento e declino economico.Le spese in Ricerca e sviluppo sono inItalia pari solo all’1,3 per cento del Pil(fonte Ocse, 2010) contro una mediaUe pari al 2 per cento; molto lontanodal 2,8 della Germania o dal 3,4 dellaSvezia. Sono poche le imprese italianeche brevettano le loro innovazioni. So-

no significativi anche i ritardi nell’ado -zione delle tecnologie digitali rispettoad altri paesi avanzati. Del resto, comeabbiamo ricordato, se le imprese han-no in media meno di 4 addetti è difficilepensare che possano essere leader tec-nologici. Ma si arriva spesso ad accu-sare gli imprenditori di non essersi resiconto dell’importanza dell’innovazio -ne. Chi muove queste accuse dimenti-ca che fare ricerca e sviluppo costa.L’impresa deve quindi essere certa chespendere più soldi in ricerca sia con-

veniente dal punto di vista economico.Un nodo cruciale è quello del finanzia-mento.Le imprese italiane si finanziano quasiinteramente con debito bancario (70per cento dei debiti finanziari sono diorigine bancaria, rispetto al 38 e al 49per cento in Francia e in Germania).Ma il credito bancario non è il modopiù appropriato per finanziare l’inno -vazione. I progetti più innovativi, in-fatti, sono molto difficili da valutare,hanno una forte rischiosità in quanto i

loro rendimenti sono molto aleatori erinviati nel tempo. E le banche italianenon hanno rami specializzati nel fi-nanziamento dell’innovazione.

Incapaci di fare credito

È ancora diffuso il sistema del multiaf-fidamento: il 25,5 per cento delle pic-cole imprese, infatti, ha rapporti conpiù di cinque banche e tra le grandi im-prese la quota sale al 56,8 per cento.Multiaffidamento significa che in Ita-lia non si hanno i vantaggi del re l a t i o n-ship banking, quelle relazioni fiduciarieche portano gli istituti a fornire non so-lo soldi ma anche consulenza e soste-gno di lungo termine alle imprese af-fidate. Le imprese innovative negli al-tri paesi si finanziano tramite tre cana-li: emettendo azioni; emettendo obbli-gazioni e tramite i venture capitalist. InItalia nessuno di questi tre canali fun-ziona. Un tempo, almeno, esistevanogli Istituti di credito speciale (Ics) macon le trasformazioni avvenute neglianni 90 sono spariti e nessuna bancaitaliana si è dotata di strumenti adattiper sostenere il credito industriale.Come si può pensare che i nostri im-prenditori facciano innovazione senon hanno canali adeguati con i qualiraccogliere capitali a medio e lungotermine? Sono gli imprenditori che so-no incapaci di fare il loro mestiere omanca in Italia un mercato finanziarioadeguato?In molti Paesi inoltre l’innovazione ègenerata da tante piccole imprese natein ambito accademico o in simbiosicon le università. Le start up t e c n o l o-giche sono un modo mediante il qualesi creano c l u s te r , aggregazioni, che a lo-ro volta diffondono conoscenza, nuoviprodotti, nuova tecnologia. Questestart up hanno difficoltà enormi a tro-vare finanziatori. Le nostre banchechiedono garanzie che le piccole im-prese non possono fornire. Ma intantosentiamo le prediche inutili di chi diceche le imprese italiane non fanno in-novazione.

CO N S U M I ,A CHILA TASSAR ECO R D?

PER ULTIMA ci hapensato la Cgia diMestre: “Se l'au-mento previsto dalprossimo mese di ottobre - dal 21% al 22% -non sarà ulteriormente spostato in avanti,dal prossimo autunno i consumatori italianisi troveranno a subire l'aliquota Iva ordina-ria più elevata tra i paesi dell’area euro”.Prima ancora era stato Bersani a ricordarecome “l’Iva in Italia sia già la più alta d’Eu -ro p a ”. Peccato, però, che nell’area eurol’imposta sui consumi sia più cara in almenoquattro paesi: Portogallo (23%), Slovenia(22%), Finlandia (24%) e Grecia (23%).

Numerie balle

22%L’IVA DOPOL’AU M E N -

TOR I N V I ATO

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15il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

di Giuseppe Lo BiancoPalermo

Inumeri sono da capogi-ro, le logiche surreali,ben oltre Pirandello: ibarellieri erano troppi ri-

spetto alle ambulanze, così perdue anni la Regione siciliana hapagato a vuoto in media 160 di-pendenti, assunti dalla societàSeus che gestisce il servizio 118,che invece di lavorare stavano acasa. Costo, 9 milioni di euro.Per la Sicilia, la loro inattività ècostata altri 3 milioni di euro,visto che nessuno ha pensato dimetterli in ferie e non lavoran-do hanno maturato 274 milaore di ferie non godute. Siccomeun premio di produttività in Si-cilia non si nega a nessuno, oltrea essere pagate per non lavoraree per le ferie non godute, ciascu-na di queste persone percepivaanche un assegno di 900 euro al-l’anno, per un costo complessi-vo di circa 1,3 milioni.

L’ULTIMA denuncia del presi-dente Rosario Crocetta suglisprechi siciliani arriva dalla re-lazione del comitato di sorve-glianza della Seus, la società par-tecipata della regione che gesti-sce l’emergenza-urgenza in Sici-lia, un carrozzone clientelarecon 3100 lavoratori inventato aitempi di Cuffaro che nel giro dipochi anni ha raddoppiato leambulanze (da 157 a 281) e as-sume senza concorso amici eclienti di politici della maggio-ranza di centro destra utilizzan-do per la formazione professio-nale di barellieri e autisti soccor-ritori il Ciapi, l’ente finito nelmirino della procura per unamega truffa con arresti di im-

prenditori e funzionari. Perquelle assunzioni, compiute aridosso delle elezioni regionalidel 2006, 17 parlamentari sici-liani, tra cui lo stesso Cuffaro,sono stati condannati dalla cor-te dei conti a risarcire, ciascuno,da 600 a 730 mila euro. Per i ma-gistrati contabili i politici si sonomossi spinti da logiche “cliente -lari” e aderendo a pressioni lob-bistiche. “Consegneremo que-sta relazione alla Procura dellaCorte dei Conti e alla Procura

SICILIA FANTASIA, LA REGIONEPAGAVA PER NON LAVORAREUn’azienda dell’Ars ha sprecato oltre 20 milioni di euro assumendo 160 operatoridel 118 per stare a casa. E si sono beccati pure il premio annuo di produzione

I TA L I E

antimafia di Palermo”, ha an-nunciato Crocetta, secondo cui“la cattiva gestione della Seuscosta alla Regione 20 milioni dieuro”; “eliminando le anomalieappena scoperte il risparmio sa-rebbe di oltre 10 milioni”, ag-giunge il presidente della com-missione Sanità dell’Assembleasiciliana, Pippo Digiacomo(Pd). Crocetta punta il dito sulmanagement precedente: “Ivecchi vertici approvavano an-che le procedure di gara mesco-lando il ruolo di controllore econtrollato. Potevamo utilizza-re questo personale per tagliareappalti esterni delle Asp affidatisenza gara, come nel caso deltrasporto emodializzati. Si sonospesi così 20 milioni all'anno perappalti esterni che potevamoevitare. La verità è che qui il fur-to è la prassi”. Adesso la società,chiaramente sovra-dimensio-nata (“Conti alla mano, qui cisono almeno 600 esuberi e deveessere trovata una soluzione”,

spiega il presidente del comitatodi sorveglianza della società,Giulio Gugliano) è stata affidataa un nuovo management, legatosempre alla politica.

ALLA SEUS i vertici sono cam-biati neanche venti giorni fa: al-l’ex presidente Mario Chisari, exvice sindaco di Catania, neoeletto in consiglio comunale evicinissimo all’ex governatoreLombardo è subentrato il medi-co socialista Salvatore Sanzeri,ex sindaco di Cianciana ed exparlamentare regionale delloSdi. E se l’assessore alla SaluteLucia Borsellino raccomanda:“Tutto questo deve finire, biso-gna cambiare rotta” le parole delnuovo presidente non induco-no ottimismo e, anzi, si com-mentano da sole: “Il mio obiet-tivo – ha dichiarato Sanzeri del-l’insediamento – è proseguirel'ottimo lavoro portato avanti inquesti ultimi anni dal manage-ment della Seus”.

CASSETTI APERTI

La Giunta Crocetta

sta scoprendo la rete

di clientele che inventò

Cuffaro per governare

Ora la società Seus dovrà

tagliare il personale

Modello Fiat al Corriere:la cassa integrazionedi Marco Franchi

Mentre fra gli azionisti del salotto di Rcssembra essere scoppiata la pace (armata)

in vista della riunione del patto di sindacato del31 luglio, la bufera investe le scrivanie del Co r r i e redella Sera. Perché anche per gli oltre 300 gior-nalisti del quotidiano di via Solferino scatterà lacassa integrazione straordinaria (a zero ore): lasoluzione tecnica che potrebbe essere adottatadall’azienda editoriale, è quella della cassa in-tegrazione a rotazione (1 giorno a testa) per tuttigli oltre 355 giornalisti del quotidiano milanese.Lunedì scorso l’assemblea di redazione è statamessa a conoscenza dal comitato di redazionedella mossa propedeutica alla richiesta e accet-tazione dello stato di crisi con il quale si attuerà ilpiano di ristrutturazione che prevede oltre 70uscite nell’arco dei prossimi quattro anni (37 inun primo momento e altri 35 in una secondafase). L’opportunità di ricorrere alla cigs è emer-sa dopo una serie di riunioni tenutesi il 27 giu-

gno e il 17 luglio a Roma, in ambito sindaca-le-nazionale. Il ricorso alla cassa integrazione sa-rebbe infatti una formalità tecnica richiesta dalministero per avviare il processo di ristruttura-zione e tagli interni. Resta comunque valido l’ac-cordo firmato con l’azienda sui prepensiona-menti che saranno rigorosamente volontari e “ilricorso alla cassa integrazione di un solo giornoal massimo non potrà in alcun modo preludereal licenziamento dei giornalisti”, sottolinea il co-mitato di redazione del giornale che annunciaanche ispezioni ministeriali ogni sei mesi.

DOMANI LA VERTENZA dovrebbe essere al cen-tro di una riunione al Ministero del Lavoro cheservirà a formalizzare la partenza della proce-dura. Nel frattempo sono al vaglio dei vertici delgruppo le offerte sull’immobile milanese di viaSan Marco del valore di circa 150 milioni. Il pa-lazzo di via Solferino, dove lavorano i giornalistidel Co r r i e re , è invece escluso dal perimetro di ces-sione. Secondo le indiscrezioni tra i soggetti in-

teressati ci sa-rebbero di-versi gruppiimmobiliari egruppi finan-ziari comeHines, Prelios e Blackstone. La vendita potrebbeessere chiusa entro fine anno, ma in questi mesisarà necessario cambiare la destinazione d’usodel palazzo che dovrebbe passare ad alberghieroo commerciale. Intanto è fissato per il 31 il pattodi sindacato che dovrà discutere il modo di as-sicurare al gruppo editoriale la stabilità neces-saria a portare avanti il piano di riorganizzazio-ne. Diverse le posizioni delle parti sedute al ta-volo sono diverse: la Fiat, primo azionista con il20,5%, sostiene la tesi che occorra trovare unaformula codificata per garantire l’obiettivo dellastabilità, magari con un patto meno vincolantedell’attuale. È invece pronta a uscire dal salottoMediobanca, socio con il 15,14%, che ha da pocopresentato un piano industriale che prevede lo

svincolo da tutti i patti: l’intenzioneresta quindi quella di dare disdetta alpatto entro il 14 settembre. Così puredovrebbero fare le Generali, Unipole Merloni.

PER MANTENERE l’equilibrio, vo-lendo replicare la formula del patto,occorrerebbe dunque trovare altri

soci disponibili ad aggregarsi: un candidato – se -condo Il Sole 24 Ore – potrebbe essere la new entryUrbano Cairo che ha da poco rilevato il 2,8 percento. Sul fronte finanziario, il gruppo editorialemilanese ha annunciato che le banche del con-sorzio di garanzia per l’aumento di capitale han-no sottoscritto l'inoptato sborsando 18,1 milionidi euro. A far la parte del leone tra gli istituti delconsorzio (Banca Imi, Bnp Paribas, Banca Akros,Banca Aletti, Commerzbank, Mediobanca, UbiBanca e Credit Suisse) è Intesa Sanpaolo cheprende più del 40% delle azioni e della quota,quindi l’1,87% del capitale che si somma al 5% giàin suo possesso. Complessivamente la ricapita-lizzazione ha avuto un valore complessivo di409,9 milioni. Basteranno a rilanciare il Corriere?

La sede del Corrieredi via Solferinoa Milano Ansa

Brevi

R I CO L LO C A M E N T IGIOVANNI MINOLI A RADIO24Secondo quanto scritto dal sito Dagospia, Giovanni Minoli, dopola pensione con la Rai, andrà a condurre un programma del mat-tino a Radio24, nell’orario che fu di Oscar Giannino. Ansa

G E N OVABOTULINO NEL PESTO, APERTO FASCICOLOLa Procura di Genova ha avviato un’indagine sulpesto a rischio botulino. Il pm Stefano Puppo - in-caricato del caso dal procuratore aggiunto Vincen-zo Scolastico - ha aperto un fascicolo modello 45,“Atti non costituenti notizia reato”.

SA L E R N OTRE BARCHE IN AVARIA: SALVIQuindici diportisti sono stati tratti in salvo dallaCapitaneria di Porto-Guardia Costiera di Salerno intre distinti interventi di soccorso avvenuti nelle ac-que della Costiera amalfitana. Le 15 persone eranoa bordo di tre imbarcazioni con i motori in avaria.

Ombre sui bilancidi Fonsai: indagatii controllori

INCHIESTA LIGRESTI

di Andrea GiambartolomeiTorino

I controllori di Fonsai non avrebbero controllato. È il so-spetto della Procura di Torino verso Benito Giovanni Ma-

rino, Marco Spadacini e Antonino D’Ambrosio, i membri delcollegio sindacale, organo di vigilanza interno alla società cheha il compito di far rispettare le leggi. Ieri mattina hanno ri-cevuto gli avvisi di garanzia dalla Guardia di Finanza. Secondola procura i sindaci hanno concorso alla realizzazione del falsoin bilancio, della manipolazione del mercato e del falso inprospetto, già contestati all’intera famiglia Ligresti, all’ex vi-cepresidente Antonio Talarico e agli ex amministratori de-legati Emanuele Erbetta e Fausto Marchionni. Salgono così a18 i soggetti indagati, includendo la Fonsai e Milano assi-curazioni. I sospetti sull’operato del collegio sindacale eranostati sollevati già il 5 febbraio scorso da Matteo Caratozzolo,commissario straordinario nominato dall’Ivass (l’istituto divigilanza sulle assicurazioni, l’ex Isvap), che aveva addebitatoai tre professionisti alcune responsabilità parlando di “neces-saria consapevolezza, negligente disattenzione e inerzia”.

QUESTO COMPORTAMENTO ha insospettito gli inquirenti:secondo i pm la loro inerzia avrebbero favorito l’approvazionedel bilancio falso con l’occultamento del buco di 600 milioni dieuro nella “riserva sinistri” e avrebbe favorito anche la fal-sificazione del prospetto informativo preparato in occasionedell’aumento di capitale da 450 milioni di euro del 2011. Ma-rino, Spadacini e D’Ambrosio erano stati ascoltati nel marzo2012 come testimoni dal pm di Milano Luigi Orsi (che indagasul filone legato a Premafin) dopo la relazione con cui i trerispondevano al fondo Amber, azionista di Fonsai che chie-deva informazioni sulle condotte dei Ligresti. Solo dopo quelladenuncia i sindaci avevano chiesto al cda accertamenti sulleconsulenze e le operazioni immobiliari volute da don Salvatoree figli. Per commissario e investigatori il collegio avrebbe po-tuto intervenire prima.Nel frattempo, al quinto piano del palazzo di giustizia di To-rino, i pm Gianoglio e Nessi hanno interrogato Jonella Ligresti,ex presidente del cda, e Fausto Marchionni, ex ad.

La famiglia di Salvatore Ligresti La Pre ss e

PALAZZO DEI NORMANNI La sede della Regione Sicilia, spesso luogo di proteste Ansa

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16 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto QuotidianoALTRI MONDI

di Giuseppe BizzarriRio de Janeiro

Era più difficile rag-giungere lo stadioMaracanã durantela Confederations

Cup, di quanto non sia stato -lunedì sera - avvicinarsi a PapaFrancesco. Il pontefice argenti-no si è trovato a circa duecentometri di distanza dal cordone

della polizia militare che impe-diva a più di mille dimostrantidi avvicinarsi al palazzo Guana-bara, dove la presidente del Bra-sile Dilma Rousseff, assieme a650 invitati, ha dato il benvenu-to al papa impegnato nei pros-simi giorni a partecipare allaGiornata Mondiale della Gio-ventù.La manifestazione era iniziatain maniera pacifica nel pome-

stranti hanno individuatoagenti della P2, la polizia paral-lela in borghese infiltrata tra lo-ro.Dopo questo episodio la prefet-tura ha interrotto l’energia elet-trica e la polizia ha iniziato a in-terferire sul 3G dei cellulari perimpedire ai dimostranti di co-municare tra loro. Quando l’e-licottero con il papa a bordo halasciato Guanabara, alcuni gio-vani Black Bloc hanno iniziato ascuotere le transenne che li se-paravano dai militari del repar-to choque, i quali hanno iniziatoa sparare pallottole di gomma. IBlack Bloc hanno risposto lan-ciando una molotov che ha col-pito un militare. “Ho sentitouno strano sibilo sotto i piedi edera una bomba a “effetto mora-le”. Ho cercato di allontanarlacon un calcio, ma esplosa inaria. A quel punto non ci sen-tivo più” racconta Niko, foto-grafo stringer per Ap, ferito auna gamba dalle schegge e cheper un pelo non ha perso la vi-sta, perché indossava la ma-schera antigas. Non è andatabene però al fotografo dellaFrance Presse, manganellato asangue dalla polizia militare cheha caricato i dimostranti, dopoore di tensione. Due giornalistidi Midia Ninja che filmavano gli

riggio a Largo do Machado, conla presenza del movimento Gls,Gay, lesbiche e simpatizzanti, iquali si baciavano di fronte aipellegrini scandalizzati e visi-bilmente contrariati. “Bacio uo-mini, bacio donne, bacio chi mipare”, gridavano i manifestantiassieme a slogan contro la chie-sa cattolica. L’atmosfera pacifi-ca della dimostrazione controSérgio Cabral, governatore del-

lo stato di Rio, ha cominciato ascaldarsi quando i manifestantihanno impedito e respinto piùvolte indietro auto della poliziamilitare e del governo che cer-cavano in mezzo alla protesta diraggiungere il palazzo del go-vernatore. La situazione è di-ventata più tesa quando i dimo-

scontri per trasmetterli in diret-ta sono stati arrestati. Secondol’avvocato Carlos Viana e lo stu-dente di medicina Felipe Cami-são, non era una pallottola digomma, ma calibro 9, quella cheha colpito Roberto Caruso, allamanifestazione con la fidanza-ta. Sette i giovani arrestati, im-

precisato il numero dei feriti.Dopo i brividi dell’arrivo, gior-nata di riposo ieri per Bergoglio,alloggiato nel palazzo São Joa-quim in mezzo alla foresta tro-picale. Oggi, nuovo bagno difolla con i pellegrini al santuariodi Aparecida, a circa 150 chilo-metri da San Paolo.

BAGNO DI FOLLA

Dopo una giornata

di riposo, oggi nuovo

bagno di folla

per Papa Francesco

nel santuario

di Aparecida

Rio, polizia sotto accusatra cariche e flop sicurezzaPROTESTA PACIFICA DEI GAY, POI IL CAOS BLACK BLOC. LA REAZIONE:LACRIMOGENI E PROIETTILI DI GOMMA, ARRESTI E FERITI

Carezza papale sotto gli occhi della presidenta Rousseff La Pre ss e

di Maurizio ChiericiSantiago del Cile

I protagonisti del Cile noncambiano mai. Quarant’an-

ni dopo la morte di Allende (11settembre ’73) le famiglie coinvolte nel golpe siconfrontano nella corsa alla presidenza: Michel-le Bachelet, candidata del centrosinistra, affron-terà in ottobre Evelyn Matthei portabandiera delcentrodestra. Figlie di due generali dell’Aero-nautica sono cresciute nella stessa base militare,amiche dall’adolescenza fino a quando le sceltedei padri le hanno separate. Padre di Evelyn (in-gegnere ed ex ministro nel governo conservatoredi Sebastian Piñera) il generale Fernando Mat-thei. Ha appoggiato il colpo di Stato di Pinocheted è entrato nella giunta che col pugno di ferro“normalizzava” il paese: migliaia di d e s a p a re c i -dos, un milione di profughi. Matthei governaval’Accademia della Guerra dove i traditori veni-vano torturati fino all’ultimo respiro. Sotto i ferridella polizia segreta ogni mattina finiva il gene-rale Alberto Bachelet: non aveva appoggiato l’in-trigo organizzato da Kissinger in obbedienza agliordini del presidente Nixon. Soffriva di cuore echi cercava di strappargli informazioni inesi-stenti per mesi si accanisce nell’interrogatorioferoce. E il generale non ce la fa. 39 anni dopo ungiudice testardo di origine italiana (Mario Car-roza) arresta due colonnelli in pensione: hannofatto carriera così. Ma con rabbia la vedova Ba-

chelet vuol sapere quale parte ha avuto il coman-dante supremo Matthei: impossibile non sapessedelle abitudini della sua accademia. Assieme aMichelle si è costituita parte civile. Anche Mi-chelle è passata per le mani degli aguzzini. Lei e ilfidanzato svanito e sepolto in chissà quale mi-niera abbandonata nel deserto di sale di Ataca-ma. Dopo la morte del padre, ragazza e madreliberate ed espulse. Comincia l’esilio a BerlinoEst: laurea in Medicina, ritorno a Santiago quan-do Pinochet lascia la Moneda.

PROVOCATORIAMENTE LAGOS, primo presi-dente socialista, la vuole ministro della Difesa:cominciano le inchieste che ripuliscono la lobbymilitare. Poi Michelle diventa la prima donnapresidente del Cile. Lascia la Moneda con l’80%di gradimento. Popolarissima non solo per la di-

rittura morale che non fa sconti a nessuno, so-prattutto per il carattere disponibile ai problemidella quotidianità e ad amori che non nascondenel paese del perbenismo malinconico. Adessoritorna. Ha lasciato New York dove dirigeva ildipartimento Donne dell’Onu per rianimare uncentrosinistra sfinito dalla Democrazia cristianaalla deriva.Cerca e trova la vicinanza dei movimenti studen-teschi. Da tre anni agitano le piazze, ragazzi senzalavoro, scuole e università sempre private, pub-bliche quasi niente. Movimenti guidati da CamilaVallejo, bella e dogmatica, di un radicalismo cheha ammorbidito abbracciando la causa Bachelet.Ancora una volta Michelle cambia generazione.Intanto la rimonta degli ex pinochettisti (la fami-glia Piñera ne è il bastione economico) aveva rac-colto gli eredi della dittatura nel governo guidato

dal proprietario del Colo Colo(Juventus cilena) e della linea ae-rea più moderna del continente.La Costituzione gli impedisce laseconda presidenza e nelle pri-marie viene scelto Pablo Lon-

gueira (sempre ministro di Piñera) per rappresen-tare la “continuità liberale” di una destra che Lon-gueira vorrebbe d’esempio “nel mondo latino”:Unione Democratica Indipendente. Vicina alledottrine Pinochet senza l’ingombro del ricordodel generale anche se nel referendum ’88 ne avevasostenuto la permanenza eterna al potere.

QUALCHE GIORNO fa Longueira si ammala,morbo che perseguita il paese più lungo d’Ame -rica: depressione. L’Udi trascura ogni fair play esceglie Evelyn. Disinvoltura di Joaquín Lavín, exenfant gatée del dittatore, cresciuto negli Usa, dot-trine Chicago boys: si è sfilato appena il generaleviene arrestato a Londra. Più centrista di Piñera edi Longueira, lancia Evelyn Matthei che è unaprotagonista politica senza sfumature, gaffe e po-lemiche in tv. L’appoggio di Lavín si allarga al-

l’Opus Dei del quale rappresen-ta il braccio politico. Insomma,la destra-destra di Rinnova-mento Nazionale sembra rasse-gnarsi con mugugni dispettosi:“Perché solo Evelyn può batterela Bachelet”. Non importa se leprevisioni giurano il contrario.

Michelle Bachelet (61 anni), ex-presidente cilenae candidata del centrosinistra e la rivale della destra

alle presidenziali, Evelyn Matthei (59) La Pre ss e

Disfida tra le figlie dei generaliSul Cile torna l’ombra di Pinochet

VITTIME E CARNEFICI

MICHELLE BACHELETL’ex presidente si ripresenta da favorita

al voto del prossimo autunno. Il padre fu

una delle vittime eccellenti della dittatura

EVELYN MATTHEILa destra si affida alla secondogenita

di uno dei militari golpisti che fecero parte

della giunta che rovesciò il governo Allende

È“caccia” ai giornalisti nel dopo Gezi Park in Tur-chia, dove almeno 59 cronisti hanno perso il la-

voro per avere coperto le manifestazioni contro il pre-mier Recep Tayyip Erdogan e dove anche il fotografoitaliano Mattia Cacciatori rischia una condanna dauno a 7 anni di carcere.Continuano intanto gli arresti: altri 28 manifestantisono finiti in manette a Antiochia, al confine con laSiria.Almeno 22 cronisti sono stati licenziati e altri 37 co-stretti alle dimissioni nel quadro delle “politiche dicensura” ha affermato il sindacato dei giornalisti tur-chi. Secondo un rapporto della Fondazione Vakfi, al-meno 111 giornalisti e fotografi sono stati feriti, ar-restati o vittime di violenze durante le proteste.

TURCHIAdopo le proteste,caccia ai giornalisti

Pianeta terra

BIRMANIA IL GOVERNO RILASCIA PRIGIONIERI POLITICILa Birmania ha deciso di rilasciare circa 70 prigionieri politici. Loha reso noto un consigliere del presidente Thein Sein a pochigiorni dall’annuncio dell’intenzione di rilasciare tutti i prigionierientro la fine dell’anno (in totale sono un centinaio). La Pre ss e

USA POCHI SEGRETI RUBATI DA SNOWDENEdward Snowden non ha avuto mai accesso ai“gioielli della corona” della National SecurityAgency: a un mese dall’inizio del Datagate laCnn svela come si stia rivedendo l’entità deidanni causati dalla ‘talpa’ che è ancora nel ter-minal dell’aeroporto di Mosca. La Pre ss e

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17il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3ALTRI MONDI

RIVOLTA PERMANENTE

Il terrorismoanche nel cuoredi TripoliASSALTO A COLPI DI MORTAIO NEL QUARTIEREDELLE AMBASCIATE OCCIDENTALI

di Nancy PorsiaTripoli

Due colpi di mortaio sono esplosi ieri pomeriggio a Tripoli inun complesso residenziale in prossimità dell’ambasciata ca-

nadese, che al momento dell’esplosione era chiusa. Non si sonoregistrate vittime nell’attacco. Secondo un ragazzo presente sulposto al momento dell’esplosione e che per motivi di sicurezza hapreferito parlare in condizioni di anonimato, una Mazda 626 par-cheggiata all’interno del compound sarebbe esplosa intorno alle16 e dopo pochi secondi un mortaio sarebbe partito dalla stessaauto colpendo il 7° piano di una delle palazzine all’interno delcomplesso di via Al Ma’arri.La dinamica raccontata dai testimoni oculari farebbe pensare a 2ordigni ad orologeria. I resti di un mortaio artigianale 107mmsono stati rinvenuti sotto il volante della Mazda carbonizzata e ilforo sulla palazzina colpita riporta le caratteristiche di un’esplo -sione dello stesso modello di mortaio. Alcune fonti della sicu-rezza hanno ipotizzato che il secondo colpo di mortaio puntassecontro l’albergo Corinthia, usato da stranieri e sede di ambasciatee missioni internazionali. Certo è che se l’albergo a 5 stelle, sim-bolo degli internazionali nel Paese, fosse stato l’obiettivo dell’at -tentato, il lungo mare che corre a sud della struttura avrebbe po-tuto prestarsi come un trampolino di lancio più idoneo.Tuttavia l’enorme quantità di armi che si registra in Libia dallafine della guerra civile, tiene in ostaggio il Paese. Le sedi dellerappresentanze diplomatiche sono in massima allerta, in parti-colar modo dallo scoppio nella prima settimana di luglio di unanuova escalation di violenza. Quotidianamente milizie di Zintane Misurata si confrontano nella capitale. La comunità interna-zionale potrebbe essere utilizzata come merce di scambio tra igruppi di potere legati alla Fratellanza Musulmana e quelli cheportano avanti una politica più localistica e nazionale.

ANCORA SENZA NOMEIL “BABY ”, MA GIÀPIENO DI TITOLIErediterà lo scettro di sedici reami del Commonwealth,ma dovrà attendere almeno cinquant’anni. Londra tra fenomenidi isteria collettiva e critiche sferzanti dei repubblicani

Gli effetti dell’assalto a Tripoli Foto di Nancy Porsia

di Caterina SofficiLondra

Prendete il banditorereale: è apparso in li-vrea rossa, con lepolpe bianche, vel-

luti e merletti e le piume sulcappello e ha declamato l’edittoin un inglese arcaico incom-prensibile ai più, reggendo inmano una pergamena. Unasceneggiata sarebbe apparsa ri-

dicola in ogni parte del mondo.Qui no. Agli inglesi la monar-chia piace, nonostante le suecontraddizioni e i lati anacro-nistici. La middle class monarchy,come è stata ribattezzata conl’innesto della co m m o n e r KateMiddleton, piace ancor di piùperché si è modernizzata. E rie-sce ancora a commuovere isudditi, come quando papà emamma dell’erede al trono so-no apparsi ieri sera all’uscita

dell’ospedale con in braccio ilneonato.The Succession to the Throne Act2 01 3 ha cancellato alcune rego-le ritenute obsolete e ha stabi-lito che una bambina primoge-nita sarebbe stata regina, indi-pendentemente dall’arrivo diun secondogenito o un altrobambino maschio. È il caso del-la principessa Anna, che nellalinea di successione si trovadietro i suoi fratelli più giovaniAndrea ed Edoardo, e ai lorofigli.

IL NEOARRIVATO è ancorasenza nome, ma è già pieno dititoli. Non ha bisogno di un co-gnome (il padre a scuola si fa-ceva chiamare William Wales)ma appartiene alla casata deiWindsor, ramo cadetto deiSchleswig Holstein SonderburgGlucksburg, origini tedesche. Ilbaby è già HRH, cioè His RoyalH i g h n e ss , Sua Altezza Reale, ti-tolo di cui si possono fregiaresolo i figli del sovrano, i figli deifigli del sovrano e il figlio mag-giore vivente del figlio maggio-re vivente di un principe di Gal-les, secondo quanto stabilitol’11 dicembre 1917 da re Gior-gio V. Quando si è sposato,William è stato fatto dalla re-gina anche Duca di Cambridge,Conte di Strathearn e barone diCarrickfergus. La stessa sortedovrebbe capitare a suo figlio.Che erediterà lo scettro di 16reami del Commonwealth.Nella linea di successione è pre-ceduto da suo padre William,Duca di Cambridge (1981) e

prima ancora da suo nonnoCarlo, principe di Galles(1948). Ha spedito al 4° postoHarry (1984) e tutti gli altri so-no scesi di un posto. E cioè, inordine: il principe Andrea; laprincipessa Beatrice di York esua sorella Eugenia; Edoardo, isuoi figli e la principessa Anna.Nessuno di loro vedrà il trono:Carlo è diventato nonno primache re. E questo baby dovrà at-tendere almeno 50 anni.

C’è anche a chi questa apparesolo una pagliacciata, “striden -te e sconcertante”, come hascritto sul Daily Mirror lo scrit-tore Brian Reade, repubblica-no, che critica il grande spaziodato al figlio “di uno sperma-tozoo reale che ha fecondatol’uovo di una donna dell’altaborghesia”. Il movimento Repu -blic ha definito “osceno” il mo-do in cui è stata trattata la na-scita e la rivista satirica Pr i va teEye ha fatto una copertina pro-vocatoria: “Una donna ha avu-to un bambino”.

CONTRO EVENTO

La copertina

p rovo c a to r i a

della rivista satirica

Private Eye: “Una

donna ha partorito

un bambino”

Ènato il royal baby, possiamo dire chissene?”. Èil tweet di una sera d’estate di Luigi Contu

@_luigicontu, direttore dell’Ansa, Agenzia Nazio-nale Stampa Associata, cooperativa di 36 soci edi-tori dei principali quotidiani italiani, che ha lo sco-po di raccogliere e trasmettere notizie sui princi-pali avvenimenti italiani e mondiali. Il suo core bu-s i n e ss sono le notizie, e quella del “royal baby” era unaheadline di ieri, tanto è vero che l’agenzia nazionalegli ha dedicato diverse decine di lanci, con aggior-namenti, curiosità, spigolature, lungo tutto il gior-no di attesa per la nascita dell’erede al trono bri-tannico. Una copertura assidua e puntuale. Curio-so che a sera, a pupo nato, il direttore responsabilesi lasci andare su un social network alternativo al-l’agenzia di Stato a un liberatorio “chissenefrega”,dopo essersene dovuto occupare per tutto il gior-no.

T W E E TS E N E F R EG A

L’Ansa razzolabene e predica male

di S. Ci.

SPAGNA RAJOY RIFERIRÀ IN PARLAMENTOPrima di lasciare Madrid per una breve vacanzaestiva, tappa obbligata in Parlamento per il capodel governo Mariano Rajoy. Davanti ai deputatidelle Cortes, il premier dovrà presentare la sualinea difensiva dopo le rivelazioni dell’ex teso-riere del Partito Popolare Luís Bárcenas. Ansa

EG I T TO UN PRESIDENTE “SCO N O SC I U TO ”Poco meno della metà degli egiziani non conosce ilnome del nuovo presidente egiziano ad interim,Adly Mansour. Il sito del quotidiano governativoal-Ahram, spiega che solo il 51% ha risposto cor-rettamente alla domanda su chi fosse il nuovo capodi Stato che ha sostituito Mohamed Morsi. La Pre ss e

Willam e Kate con l’e re d e

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18 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

di Malcom Pagani

Al rintoccare delle due ore in cui Gianni Minàha parlato di Gianni Minà osservando spez-zoni di Gianni Minà in cui Gianni Minà ap-pare alternativamente abbracciato a De Niro,Da l l a , Fe l l i n i , Benigni, Paolo Conte, Carla Frac-ci, Carmelo Bene o To q u i n h o , lo stesso GianniMinà ha ancora un languorino: “Abbiamo cin-que minuti, fagli vedere De André” dice adA n ge l o , pazientissimo montatore che lo ac-compagna dall’85 e che a una prima rapidaindagine, sembra invecchiato più di lui. Dopoun decennio di Sant’Elene te-levisive, esili forzati nel docu-mentario: “Non le nego cheultimamente si guadagna po-co” e domande esistenziali,Minà ha ritrovato un’altraisola e in maniche corte, in-differente al caldo, pare attra-versare a 75 anni la sua per-fetta estate di lavoro. In unastanza brada tre metri per tremetri ai confini di uno studiodi montaggio, con poche viedi fuga un residuato bellico aeruttare aria fredda, prepararievocazioni che ogni lunedìalle 23.50 su Rai3, per 10 pun-tate, riaccendono “La stagio-ne dei Blitz”. La contro “Do-menica In” di inizio anni 80.Grandi ospiti, musica dal vi-vo, collegamenti, familiarità,scoop e rischi della diretta(M a ste l l o n i bestemmiò dallaB u ss o l a e fu foglio di via). Perquel periodo: “Eravamo pre-suntuosi? Certo. E ambiziosi.Credevamo che la tv servisse aspiegare con ogni mezzo pos-sibile”.Prova nostalgia. Ammette cheoggi sarebbe impensabile ri-proporre l’esperimento: “Danoi venivano gratis, perchéeravamo amici e si sentivanotutelati dal livello di Blitz” e aogni memoria di quell’avven-tura, fa corrispondere l’unici-tà di un frammento: “C’era una volta in Americafu l’unica occasione in cui Sergio Leone per-mise a un giornalista di riprendere il finale diun suo film”. Parlerebbe per giorni. Di O l i ve rS to n e che lo citò nel prologo di Natural bornkillers e di quel pomeriggio del ‘59 in cui Ghi-re l l i gli spalancò la pagina di Tuttospor t. Dieredi ed eredità impossibili: “L’altroieri il gior-nale in cui iniziai, non aveva in prima pagina lamorte del motociclista italiano, lasciamo per-dere”. Di Mondiali e Olimpiadi. Una febbredialettica. Un’impietosa sapienza. Riesumareparenti passati da un ventennio a miglior vita,impegni improvvisi e rosari di scuse adatteall’uso, inutile: “Il tempo per scrivere si trova,aspetti, ha visto Pa o l i che canta con la Vi t t i Ma‘ndo vai di Sordi? Non è fantastico?”. Il cronista

non ha scampo, ma ne vale la pena.L’hanno riammessa in Rai, Minà?A ogni inizio di gennaio, forse un po’ pate-ticamente, mi presento in Viale Mazzini con ilmio cesto di idee. Non dico, come pure la miastoria mi permetterebbe di fare: “Date anche ame uno straccio di programma”. Troppo ba-nale. Faccio altro.E cosa fa?Li supero a sinistra. Recuperiamo una grandestagione di intrattenimento, dico, rimontiamoBlitz.

E loro?Contentissimi. Poche spese,massimo rientro. Lunedì cihanno mandato in onda dopomezzanotte, abbiamo fattoquasi il 5 per cento con cose di30 anni fa. Forse avevano unvalore.Da lei a Blitz venivano tutti.Per il sommo dispetto di Pip-po Baudo. Qualche problemadiplomatico tra Rai1 e Rai2 locreai. Oggi i protagonisti sonomodesti. E il varietà è mori-bondo.Arte, cinema, cultura, sport.Scelga. A chi dedicherebbeoggi dieci monografie?A nessuno. Ci sono solo fi-gurine sbiadite. PrendaBalotelli, vuoto spintoche non affascina.Maradona è un’altracosa.Lo vede ancora Die-g o?Sono stato da lui aDubai pochi giornifa. Abbiamo parlatoper ore. Mi chiamahermano, fratello e inun’atmosfera malin-conica e amara mi rac-conta cose terribili sulsuo vecchio mondo.Qua-

li?Che il calcio è fasullo, marcio, alterato allaradice. Che ogni domenica si truccano 200partite. Che i tifosi amano far finta di niente edessere presi per il culo. Ne farò un documen-tario per la direzione commerciale Rai e per laGazzetta dello Sport a ottobre.E lei ci crede?Ciecamente. Diego sa di cosa parla. Basta ve-rificare. Io allo sport pulito non credo più. Èun uomo vero, Diego. Peccato che a De Lau-rentiis di Maradona non freghi niente.Altrimenti?Per allenare il Napoli lui sarebbe arrivato anuoto.Davvero nessun altro le accende la curiosità?Totti ha una sua maestosa grandezza. Rap-presenta un’identità. È interessante. Quasi co-me la scalata americana alla Roma che come èormai evidente, ha l’esclusivo interesse di co-struire uno stadio per poi fuggire via. Non aversentito odore di sòla quando è apparso il mi-sterioso sceicco e sedicente compratore delteam, inquieta. Allora meglio Lotito, sa na-vigare nel mare in tempesta. Si è fatto spalmareil debito dallo Stato lungo un quarto di secolo.Un miracolo che non è riuscito neanche aCairo, il presidente del Torino, la mia squa-

dra.Cairo editore poliedrico le piace?Ogni volta che lo vedo, scorgo il profilo del suomaestro Berlusconi. Perfetto per sublimare ilteorema di Umberto Agnelli: “Torino deveavere una sola squadra forte e l’altra in altalenatra A e B”. Cairo fa gli interessi del Milan equindi, anche della Juve.Si arrabbierà.Mi dispiace, ma da queste parti siamo troppovecchi per cascarci.A proposito di calcio, Rai3 ripropone il Proces-so di Biscardi. Lo condurrà Antonio Polito, sichiamerà M a ra ca n à .(Allarga le braccia, sorride). L’autrice è la mogliedi uno dei cinque pelati di D’Alema, ma non diquello che fu alla base della mia cacciata dallaRai, mi dicono. Meglio così, anche se a sinistrafaccio paura. Non mi amano.B e r l u s co n i ?È passato. Finito.Ne è sicuro? Non sembra.Mi stupisce che ci sia gente ancora convintache ogni cosa dipenda da lui. È ridicolo. C’è ungruppo di potere tra America ed Europa chetrama perché i nostri affari rimangano eter-namente immutati.Dietrologia pura?Realtà. Basta vedere cosa succede in AmericaLatina. Non me lo invento io il Moisés Naìmingaggiato dal Fondo monetario internazio-nale per raccontare al pianeta la favola di Cap-puccetto Rosso. Il problema è che i lupi sinascondono dalla sua parte, prima o poi qual-cuno racconterà le cose con il loro nome.Lei è stato amico di Lula, di Castro, di Chavéz.Non nego, è un reato? Del Brasile Lula ha fattola quinta potenza del mondo. Nel Continenteci sono capi di Stato che stanno attuando una

rivoluzione silenziosa e alle viste,c’è una nuova guerra fredda congli Stati Uniti.I brasiliani non sono contentissi-mi.Sempre che non siano protesteeterodirette. Non sarebbe la pri-ma volta.Sulla sua passione castrista, Fio-rello ironizzava spesso. La faceva

collegare dall’Avana: “Qui tutto bene, la città èpiena di gnocca”.Non mi dava fastidio, ma onestamente, miimitava meglio il primo Fabio Fazio. Insupe-rabile come timbro di voce.Fiorello la provocava sulla mania di ostentarele sue conoscenze.

Gli ho portato una foto in cui io, Leone,Cassius Clay, Garcìa Marquez e De Nirosiamo abbracciati a Trastevere. Ha esultato:“Era tutto vero”. Io non racconto bugie.

Al limite parla un po’ di se stesso.Io non parlo di me stesso,

racconto storie. Ho 52anni di professione.Raggiungevo gli in-toccabili e facevoascolti. Un’altra cosa.Avrei avuto diritto dilavorare. Mi hannolasciato a riposo.Non mi hanno maispiegato perché.Quindi dell’estateme ne frego.Se ne frega?Dopo anni di epu-razione il lavoro èuna vacanza.

S P E T TAC O L I . S P ORT. I DE E

DAL BOSS AGLI U2: APPELLOPER SCARCERARE LE PUSSY RIOTBruce Springsteen, i Radiohead alcompleto, Paul McCartney, gli U2: sonotra i firmatari dell’appello al governorusso per la scarcerazione delle Pussy Riot

BOXE, MORTO EMILE GRIFFITHSTORICO RIVALE DI BENVENUTILutto nel mondo della boxe. È morto oggi aNew York all’età di 75 anni Emile Griffith.È stato campione mondiale dei pesi welter edei pesi medi e rivale di Nino Benvenuti

ADDIO YAMASAKI, ARBITRÒ“LA PARTITA DEL SECOLO”È morto ieri a Città del Messico l’exarbitro peruviano Arturo Yamasaki. Fului a dirigere la mitica Italia-Germaia4 a 3 del 1970 in Messico

I M I TA Z I O N E

TORMENTO

Fiorello mi prendeva

in giro. Poi gli ho portato

una mia foto abbracciato

a Sergio Leone, Cassius

Clay, Garcìa Marquez

e De Niro. Ha esultato

Non racconto bugie

IL PIBE

DE ORO

Maradona mi racconta

che il calcio è marcio alla

radice, ogni domenica

si truccano 200 partite,

i tifosi amano essere

presi per il culo. Ne farò

un documentario

52 ANNI DICA R R I E RA

Gianni Minàè nato a Torino

il 17 maggio 1938.Tifa Toro La Pre ss e

Gianni Minà

E r av a m o i o,Fidel e gli altriEd è tutto vero

L’I N T E RV I STA

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19il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

nizzante si chiama ripristino di almeno 40 milioniper il Tax Credit. Prendere o lasciare. Ma è chiaroche il Governo sia sordo a tali esigenze tradotte inrichieste. Tra qualche giorno – questo giovedì – siterrà la conferenza stampa della Mostra del ci-nema di Venezia, vetrina di massima esposizionedurante la quale si prevedono forme di protestaancor più sostanziose. Mentre ieri, sempre ai Ve-nice Days, si è fatta sentire – presenziando - ancheLidia Ravera, l’Assessore regionale alla Cultura eallo Sport. “Trovo triste che la cultura in Italiadebba ormai da decenni organizzarsi contro i ta-gli. Questa iniziativa sconsiderata del taglio delTax Credit è l’ennesima marcia indietro della po-litica verso la cultura. Bisogna stare attenti: le pa-role devono riprendere il loro peso”.

di Anna Maria Pasetti

Come potevasi dimostrare. L’allarme della ci-ne-industria italiana sui tagli al Tax Credit

non è rientrato, semmai è peggiorato. E stavoltanessuno è disposto a perdonare, o a immaginareche “il governo non se n’è accorto”, come fan-tasticavano i capi delle associazioni a inizio luglioriuniti agli incontri professionali di Riccione. Vada sé che il mantra pericolosamente balbettatosia ormai incessante: “Letta ci hai mentito. Lettadevi dimetterti”. Già perché tutti – anche i piùdistratti – hanno ben memorizzato l’ormai leg-gendaria dichiarazione del capo dell’esecutivo:“Altri tagli alla cultura e mi dimetto”.Dunque, se guerra deve essere, che sia incisiva.“Non parteciperemo a nessun convegno vene-ziano e riterremo sgradita la presenza di qualsiasiesponente del governo. Al quale spetta di dimo-strare quale idea abbia della cultura italiana. Cheda oggi è ancora più povera, costretta ad emi-grare altrove”.La voce alzata è quella del produttore Angelo Bar-b a ga l l o , che parla a nome dei professionisti e del-le associazioni del cinema in Italia in occasionedella conferenza stampa dei Venice Days – G i o r n a tedegli Autori tenutasi ieri a Roma. Ma facciamo unpasso indietro. L’11 luglio scorso le associazionidi categoria del cinema e dell'audiovisivo ave-vano incontrato prima il Ministro per i Beni e le

Attività Culturali, Massimo Bray e, in seguito, ilviceministro per l'Economia, Antonio Catricalà.Sul tavolo le richieste al Governo del ripristinoimmediato a 90 milioni del Tax Credit, tagliatodel 50% per il 2014.

UNA RIDUZIONE che – di fatto – rende inutiletale agevolazione fiscale, bloccando nell’imme -diato il 90% dei film prodotti sul territorio e fa-cendo perdere già dal 2013 l’occupazione a oltre2500 lavoratori del settore il lavoro. Come se nonbastasse, il provvedimento allontana dal Belpaesele produzioni estere, rendendo vano l’impatto sulterritorio possibile anche grazie all’incrementodel turismo. Grazie al Tax Credit il lavoro “som -merso” si era azzerato “emergendo” con un mi-rabolante effetto vir-tuoso.E non è tutto. A farne lespese sono anche le salecinematografiche me-dio-piccole che non po-tranno più godere delleagevolazioni fiscali perdigitalizzare gli im-pianti. Il rischio è chiu-sura. O meglio, il blac-kout del cinema in Italiatout court. Il prontosoccorso al settore ago-

di Emiliano Liuzzi

Per maltrattarlo a do-vere avevano giàprovveduto: “Ci di-spiace, ma sarebbe

meglio che lasciasse la casa.Comprendiamo l'affetto, l'a-more, i legami. Ma la legge di-ce che il palazzo di via D'A-zeglio 18 è nostra proprietà”.Marco Alemanno, professio-ne attore emigrato dal sud, giàcompagno per 8 anni di LucioDalla, non fiatò: fece fagotto ese ne andò in cerca di un'altracasa, zona Pratello, prezzi mo-desti. “Lascio i miei ricordi”,disse. Con molta dignità.Quella stessa casa oggi è statamessa in vendita. “Dobbiamopagare le tasse di successione”,hanno spiegato i nuovi milio-nari che un giorno, senza sa-perlo, hanno scoperto di averereditato il patrimonio di Lu-cio Dalla. Bussarono alla loroporta: siete milionari. Ma ditanti milioni. La scena fu più omeno questa, anche perchéLucio e i suoi cugini non ave-vano nessuna frequentazione.Non fece testamento, perchémica doveva andarsene quelprimo marzo di due anni fa,quando lo chiamarono a faremusica altrove.

FUMAVA LUCIO, e tanto. Unaciminiera. Ma niente alcol,stravizi, niente dell'artista ma-ledetto, non lo fu mai. Era unfolle e geniale senza bisogno dinessuna alterazione. Avevapensato alla Fondazione, mal'argomento della morte lo ter-rorizzava. Neppure con Ale-manno, accanto a lui da ottoanni, ne parlarono. Ovvio chenella vita di Lucio non ci fossenessun'altra persona. S'incon-trarono per caso e non si la-sciarono mai più. Erano unacoppia. C'erano Marco e Lu-cio, Lucio e Marco. Comequella mattina in Svizzera.Alemanno era sotto la doccia,

Lucio era già sceso a fare co-lazione, era tornato in camerae si era appoggiato sul letto.Quando Alemanno esce e lovede con gli occhi chiusi e undito appoggiato sulla guancianemmeno ci fa caso. “SmettilaLucio”, gli dice. Più o meno.Poi si avvicina e capisce chenon è uno scherzo.Il resto è noto. Ci sono i fu-nerali. Ottanta, centomila per-sone. Lucio scopre di averetanto di quell'affetto che nem-meno lui immaginava. Se Mar-co era il suo compagno, Bo-logna era una matrigna che sel'era coccolato quel ragazzino.Sotto le macerie della guerra oquando ballava il tip tap per gliultimi alleati. O, dopo ancora,quando girava con il clarino,uno Dyane e lo chiamavano“ragno”. Un bolognese tra glialtri. Ricco, ricchissimo. Ma

senza ostentarlo mai.Per questo capitò di essere col-ti in contropiede quando ven-ne nominato un curatore te-stamentario. Casa in via D'A-zeglio, Lucio voleva che quel-l’immobile, ricavato in un exconvento dislocato tra il se-minterrato e il quarto piano,2363 metri quadrati calpesta-bili, 436 quadri, da Klimt ingiù, diventasse un museo aper-to a tutti. Poi era proprietariodi 6 terreni e 3 fabbricati inprovincia di Catania (villa al-l’Etna), uno studio di registra-

zione vicino le isole Tremiti,terreni in Abruzzo e una villaalle pendici dell’Etna, 14 stan-ze, oltre a un appartamento aUrbino. Senza contare la villaalle Tremiti, costruita a pochipassi dal mare, immensa an-che quella e alla quale, negli ul-timi anni, Dalla aveva aggiun-to una dependance che avreb-be ristrutturato. Una barca,adattata anche a studio di re-gistrazione, chiamata “Brilli eBilly” come i suoi due labradorneri. Il tutto per un patrimonioche si aggira sui cento milio-ni.

SOLDI CHE ALEMANNO nonsolo non ha visto, perché nonprevisto dalla legge, ma che so-no finiti in mano a parenti cheper Dalla erano più o menosconosciuti, Simone Baronci-ni, i figli di Luisa Melotti (cu-

PARENTI SERPENTI

I cugini alla lontana

dell’artista hanno

in mano un vero tesoro

L’uomo con cui

divideva tutto

non ha alcun diritto

Nella casa di Lucio Dallanon c’è posto per il compagnoMARCO ALEMANNO SFRATTATO DALL’APPARTAMENTO CHE DIVIDEVACON IL CANTAUTORE. GLI EREDI: “DOBBIAMO PAGARE LE SPESE DI SUCCESSIONE”

LA PROTESTA

Il taglio del tax credit

mette a rischio

produzioni e 2.500 posti

di lavoro: “Non andremo

a nessuna iniziativa dove

ci saranno ministri”

gina diretta di Dalla, scompar-sa da poco), Amelia Melotti,Silvana Scaglione e Lino Zac-canti, l’unico che vive all’este -ro. La decisione di vendere laporzione di casa dove vivevaAlemanno è stata annunciatada Baroncini: “In quell’immo -bile viveva Marco. È un appar-tamento molto grande con duecamere, una cucina e un sot-totetto. Vendiamo questo pri-mo immobile per sostenere lespese di avvocati e successioneche sono molto alte. Ci piangeil cuore, ma serviva. Abbiamofatto delle scelte in base a Luciostesso e quell’appartamento èstato uno degli ultimi acqui-stati, a cui lui era meno legato”.Finisce quello che ha il saporedi un comunicato e mette laparola fine sulla Fondazione.L'unica cosa alla quale Dallateneva.

di Andrea Scanzi

Povero Giovanni Allevi.Massacrato per un gior-

no intero, sulla Rete e nonsolo, per aver detto una cosache pensa davvero. E reputapersino scontata. Jovanottimeglio di Beethoven, o piùesattamente: “Un giorno hocapito che dovevo uscire dalpolverone e cambiare ap-proccio con la musica. Stavoascoltando la Nona Sinfonia diBeethoven e accanto a mec’era un bimbo annoiato chechiedeva insistentemente alpadre quando finisse. Credoche in Beethoven manchi ilritmo. Con Jovanotti, con ilquale ho lavorato, ho impa-rato il ritmo, elemento chemanca nella tradizione clas-sica”.

LO HA DETTO al Giffoni Fe-stival, ritirando il GiffoniAward. Potevano chiamarela neuro, è partito l’applauso(sul momento. Poi no).A inizio carriera Allevi fu ce-lebrato da quasi tutti, perchémetteva tenerezza, ricordavaHarry Potter coi capelli di unCocciante imberbe e nelleinterviste diceva cose tipo:“Il bizzarro contemporaneodelle particelle subatomichenel nostro cervello può dareorigine a idee, melodie epensieri improvvisi”.E le pronunciava da nuovoMozart, convinto davvero di

aver detto qualcosa di genia-le e – ancor più – di avere“abbattuto gli steccati”.Poi il vento è cambiato. Ed-mondo Berselli lo punzec-chiava di continuo, reputan-dolo “un compositore e unesecutore veltroniano”.Il coperchio al mellifluo con-senso trasversale lo ha toltocinque anni fa Uto Ughi, in-fastidito per la decisione delSenato (vabbè, c’era Schifanipresidente) di fargli dirigereil concerto di Natale.

DA ALLORA, la grandine. Dauna parte le vendite prodi-giose, segno di una capacitàforse involontaria di inter-cettare il gusto popolare.Dall’altra, il bombardamen-to: “Marketing, non musica”;“Pianista dei tasti bianchi,che ignora i neri”; “Edulco -rato e accattivante”; “Banalee scontato”; “Falso profeta”;“Il Moccia della classica”.Al Giffoni, Allevi ha nuova-mente lamentato l’ostraci -smo di quei colleghi che “miritengono un impostore”.Poi però ha piazzato il lietofine, che nelle sue composi-zioni non manca quasi mai, eforse anche per questo vene-ra Jovanotti: “La cosa impor-tante è raggiungere il cuoredella gente. Lì la mia musicapuò entrare”.E alè, tutti vissero felici econtenti. Soprattutto Gio-vanni Allevi.

SECONDO TEMPO

Gli autori: “O noi o il governo”RIVOLTA DEL CINEMA

B e e t h ove n ,la stecca di Allevi

“NON AVEVA RITMO”

17 MESI FADalla è morto improvvi-samente il 1 marzo 2012.Accanto a lui c’era Mar-co Alemanno La Pre ss e

Tania Cagnotto

TUFFO D’ARGENTO E SFORTUNALa tuffatrice italiana seconda sul podioai Mondiali di tuffi a Barcellona.L’oro è sfumato per 10 centesimi La Pre ss e

Ansa

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20 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

© C ro c i f i ss i o n eGiovanni Bellini

LA NOTIZIA è che ora Prato è alSud: quella specie di linea dell’o-livo, che spostava sopra di sé ilcontrollo delle (poche) fondazionibancarie che si trovano al di sotto,sta ora passando attraverso la To-scana. La Banca Popolare di Vicen-za, acquistata la Cassa di Rispar-mio di Prato, sta trasferendo in Ve-neto i quadri della sceltissima rac-colta messa insieme dalla bancatoscana: tra i quali una Crocifissio-ne, da urlo, di Giovanni Bellini, incui, vedi il destino, proprio il Duo-mo di Vicenza fa la parte del Tem-pio di Erode. A Prato è scoppiato

un putiferio: perché dopo esserstati sconfitti negli affari, ora ci sisente spogliati dell’identità. Di quiproteste pubbliche, interrogazioniparlamentari, invocazioni all’altri -menti sempre vituperato ministe-

ro per i Beni culturali.Ora, un rimedio ci sarebbe. Se laSoprintendenza di Firenze (e diPrato e Pistoia) smettesse di ba-loccarsi con mostre inguardabilicon titoli da centro benessere(Splendori Dorati, Diafane Pas-sioni, Lusso ed Eleganza, NelloSplendore Mediceo...) e con ta-riffari che svendono il patrimoniopubblico, e decidesse di fare an-che tutela, potrebbe ancorare lacollezione a Prato con un vincolopertinenziale basato sull’ar ticolodel Codice dei Beni culturali chepermette di difendere le “testi -monianze dell’identità e dellastoria delle istituzioni pubblichee collettive”.

Ma, comunque vada a finire, lastoriella estiva è assai istruttiva.Perché ci ricorda brutalmenteche nonostante tutta la retoricadel privato-amico-del-patrimo-nio-pubblico i privati fanno sem-pre l’interesse privato: inutileaspettarsi sollecitudine o curaper l’interesse di una comunità.Specie in tempo di leghismo cul-turale e rottura della solidarietànazionale. Ci sarà pure un motivose un’evoluzione secolare ha af-fidato, in Italia, la tutela e la ge-stione del patrimonio pubblicoallo Stato, cioè a tutti noi. Chi puògarantire il nostro interesse me-glio di noi stessi? Perché dovreb-be farlo qualcuno il cui (legitti-mo) scopo è solo quello di gua-d a g n a re?La prossima volta che un edito-rialista, un politico o una sotto-segretaria qualunque faranno illoro fervorino sul privato... man-dateli. A Prato.

A RT E

Un secolodi trasparenza

Diciotto vite,una sola anima© ONE SOUL - UN'ANIMAdi Ray FawkesPanini Comics 9L, 174 pag., 19 euro

DICONO CHE OGNI STORIA sia già stataraccontata. Chissà, forse è vero. Ma un fu-metto come “One Soul – Un’anima”, che muo-ve da questo presupposto, dimostra che lavera avventura da raccontare, l'unica che con-ta, è quella umana, quel minuscolo lasso ditempo tra il buio del prima e il buio del dopo.Ray Fawkes, cupo e malinconico come moltiautori canadesi, costruisce il suo romanzografico con un’impostazione ardita. Si procede per doppie pa-gine, in ogni tavola ci sono nove vignette, rettangoli verticaliche contengono una vita, anzi “un’anima”, come dice il titolo.Quindi 18 personaggi, in 18 epoche storiche. Si comincia con 18embrioni, riccioli di materia che si formano in un nero ac-cecante e che lentamente diventano persone, mentre il lettoreviene quasi stordito dai loro pensieri che si ripetono, sempreuguali, tra i secoli, “Questa sono io, questa e solo questa”.Neonati, poi bambini, poi uomini e donne, dalla preistoria conle clave all’antica Grecia ai monasteri medievali, alla Rivo-

luzione americana fino alle sbronze adolescenziali del diciot-tesimo personaggio, una ragazza che scoprirà presto l'eroina. Ilfumetto di Ray Fawkes si sviluppa senza curarsi delle esigenzenarrative: i personaggi muoiono quando è la loro ora, lasciandoper decine di pagine una vignetta nera, la cui oscurità è rottasolo da echi di pensieri, residui di dubbi, richieste di senso cherestano senza risposta. Gli ultimi ad andarsene sono quelli chemai si sarebbero aspettati di sopravvivere tanto, un reduce delVietnam e una ballerina di night club. A che scopo?, diconoqueste 18 vite, inutili come tutte le altre. Ray Fawkes costruisce,con la sua gabbia grafica di 18 ossessive vignette che solo allafine si fondono in un'unica pagina nera, forse una risposta: ilsenso è nella condivisione del destino, non importa in qualcheepoca sei nato, quanto dura la tua vita, se conosci potere osconfitta, sei parte dell'umanità, di quell'unica anima, “OneSoul”, che trascende le singole esistenze. Anche senza un Dio,lasciano intendere le 18 storie di Fawkes, la morte non devefarci paura.

IL FUMETTO

di Claudia Colasanti

L’espressione degliocchi – rassegnata,attonita, solo atratti sollevata – di

Phil Stern, mentre osserva alungo quel tratto di mare sici-liano sul quale sbarcò, insiemecon altri 160 mila soldati an-glo-americani nelle prime oredel 10 luglio 1943, conserva il

valore non solo di questa mo-stra, ma della sua intera vita.“Ho visto Marilyn nella sua ca-sa e le navi da guerra esploderesotto le bombe degli Stukas. Gliocchi blu senza fine di Sinatra ei piedi di James Dean. Prima dimorire voglio rivedere la Sici-lia”. Ha potuto farlo, a 93 anni(grazie alla tenacia e al progettodi Ezio Costanzo), pochi giornifa, giungendo in Italia per l’a-

pertura della mostra Phil Stern.Sicily 1943, forse la più impor-tante della sua vita, allestitapresso la Galleria Credito Sici-liano ad Acireale (fino all’8 set-tembre). Con 70 immagini, tracui molte inedite, eseguite inquei cruciali giorni del 1943 (eulteriori 100 inaspettati e cu-riosi scatti di piccolo formatoprovenienti dagli archivi del-l’Imperial War Museum di Lon-d ra ), la mostra rappresenta unarilettura di un momento stori-co cruciale del nostro paese, edè anche la prima esposizionededicata a Stern come fotogra-fo di guerra. Dopo esattamente70 anni, seduto, con il berrettoda baseball e il generatore d’os -sigeno, nelle piazze di Gela e Li-cata, sulle spiagge occupate estravolte (nel 1943 dalla guerra,oggi dal cemento e da altri, in-decorosi, fastidi): così lo ritraeCarmelo Nicosia nel coinvol-

gente video in bianco e nero dislideshow, realizzato in soli 5giorni, dal 2 al 7 luglio, gli stessidell’attuale soggiorno di Sternin Sicilia.La conquista dell’isola non fusemplice per i soldati di Pattone Montgomery, che lasciaronosul campo oltre 5.000 morti in38 giorni: “La gente guardava ilmare ma vedeva solo navi al-l’orizzonte”. Ricorda ancora

Stern: “In quest’isola ho persola sicurezza dell’invincibilità,ho visto e compreso l’orroredella guerra, ho sentito il ventodella morte accanto. Rimanereferito è stata una fortuna”.Un sopravvissuto, divenuto inseguito celebre fotografo diHollywood, consapevole diaver usato, in quel frangentedoloroso, gli strumenti da fo-toreporter per bloccare, oltre

agli istanti crudeli della deva-stazione e delle vittime, alcunescene, più gioiose e quotidiane,non previste dalle indagini mi-litari. Come scrive GiuseppeGiarrizzo: “Lo sguardo era ed è‘interno’, nel senso che dietro lamacchina c’è un soggetto chepartecipa consapevolmenteagli umori, ai dolori, alla pro-testa della gente che ritrae”.Scatti in cui affiora l’allegriadella gente durante l’entratadei carri armati nei paesi: c’è uncarretto siciliano, decorato, ca-rico di donne e bambini, che siavvia lentamente verso casanella luce abbagliante, l’ingres -so a Comiso con le lenzuolabianche sui balconi e due file dipersone sorridenti e esultantiin attesa, le soste dei soldati aiu-tati da bimbi gentili, coperti dapanni sdruciti. All’uscita dal-l’intensa visita, tra immagini diantica sopravvivenza e testi-monianze di Stern, c’è spazioper un’intima commozione:certamente qualcuno tentò dipreservare persone e luoghi,come Acireale, fortunatamenteintatta nel susseguirsi delle trepiazze e delle cattedrali e chiesee edicole barocche, ancora ma-gnifiche nella luce marmorea etorrida di questo luglio 2013.

La Sicilia di Stern70 anni dopoAD ACIREALE GLI SCATTI DELLO SBARCO ALLEATODEL 1943. L’AUTORE, 93 ANNI, È TORNATO SULL’ISOLA

LA MOSTRA

SECONDO TEMPO

© Fra g i l e?Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

A L L’ISOLA di San Giorgio Maggiore a Ve-nezia la mostra “Fra g i l e? ” (a cura di MarioCodognato) presenta 28 opere di artisti con-temporanei internazionali che hanno usato ilvetro come materiale. La mostra fa parte delprogetto pluriennale “Le Stanze del Vetro”promosso da Fondazione Giorgio Cini e Pen-tagram Stiftung per la valorizzazione del ve-tro veneziano. La storia del vetro, da sempre,si intreccia a quella di Venezia e, anche graziealla presenza della Biennale, arriva e fondersicon quella dell’arte contemporanea. La mo-stra presenta aspetti non banalmente deco-rativi o meramente artigianali, ma maggior-mente legati alle caratteristiche della con-temporaneità. In quasi tutte le opere emer-gono fortemente due aspetti: il rapporto conla quotidianità del vetro e la sua dimensionedi precarietà, quella fragilità a cui allude il ti-

tolo. La fragilità ap-pare quasi una for-ma simbolica dellacontemporaneità e ilfatto che la culturacontemporanea nesia cosciente rap-presenta la sua for-za, la sua capacità diresistenza. “In unodei suoi più famosi ready mades, Marcel Du-champ presenta un’ampolla di vetro che in-titola ‘Air de Paris’ (1919). Acquistata da unfarmacista, questo oggetto comune diventaper volontà dell’artista un’opera d’arte. Inquesto caso la trasparenza del vetro permet-te di evidenziare la presenza del nulla” (Co -dognato). Quasi un secolo dopo, nel 2009, AiWeiwei con un’operazione opposta riempieun comune barattolo Ikea di vetro con le ce-neri di un vaso neolitico in uno scambio tracontenitore e contenuto che riflette sul va-

lore della storia. Da Anselmo a Bonvicini, daFabro a Floyer, da Gilbert & George a Ham-mons, da Hatoum a Hirst, da Kounellis a Ri-chter a Pipilotti Rist (che ripete il gesto dis-sacratore di Ninetto Davoli in “La sequenzadel fiore di carta” di Pasolini) il vetro vieneusato in diverse declinazioni, ma forse l’o p e rapiù emblematica è “Terremoto in Palazzo” diJoseph Beuys dove i vetri rotti alludono allapotenza distruttiva del terremoto dell’80mentre tavoli di legno posano in instabileequilibrio su vasi di vetro.

PATRIMONIO ALL’I TA L I A NA di Tomaso Montanari

A ciascuno il suo crocifisso

PHIL STERN“Sicily 1943”, allaGalleria Credito Si-ciliano di Acirealefino all’8 settembre

di Stefano Feltri

di Laura Cherubini

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21il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3SECONDO TEMPO

ONDA SU ONDA

Mafia e antimafia,per chi tifano i media?

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Max e Jake, il to r m e n to n egiovanilista è nato vecchio

PEZZALI Volto di “Nord Sud Ovest Est”(Italia1), con Jake La Furia e Paola Jezzi Ansa

di Loris Mazzetti

Due alti ufficiali dei carabinieri,Mario Mori e Mauro Obinu,

accusati di aver impedito nel 1995l’arresto di Bernardo Provenzano,consentendogli di allungare la lati-tanza di altri 11 anni, sono stati as-solti in primo grado perché “il fattonon costituisce reato”. Attendiamole motivazioni dei giudici, ma è le-cito, credo, porsi qualche domanda:proteggere il capo della mafia, chenon si è mai sognato di collaborarecon la giustizia, non è reato? Se Morie Obinu sono innocenti, chi sono icolpevoli? La sentenza non nega ilfatto, quindi i pm di Palermo, in-dagando, hanno fatto il loro dovere.I giudici non hanno creduto alle pa-role di Massimo Ciancimino e al-l’accusa del colonnello dell’ArmaMichele Riccio, che non sono statigli unici a esprimersi sull’argomen -to, lo hanno fatto i mafiosi GiovanniBrusca, Antonino Giuffrè, AngeloSiino, già collaboratori di giustizia.Gino Ilardo, un boss di Cosa Nostra,collaborava segretamente con i ca-rabinieri, era un informatore di Ric-cio (Oriente il nome in codice), inun anno aveva fatto catturare moltie importanti latitanti: era più che at-tendibile.L’ufficiale ha raccontato ai pm diPalermo che il boss era riuscito amettersi in contatto epistolare con

Provenzano e ad organizzare con luiun incontro nelle campagne diMezzojuso (nello stesso luogo dovefu arrestato nel 2006), per consen-tire alle forze dell’ordine di cattura-lo. Riccio informò i suoi superiori. Ilgenerale Mori, in prima persona, glinegò la possibilità dell’intervento.

ILARDO fu ucciso tre giorni primadell’incontro con i magistrati permettere a verbale le sue dichiarazio-ni: aveva deciso di diventare un col-laboratore di giustizia. Perché Ric-cio avrebbe mentito, mettendo ingioco la sua reputazione? Gli illustricronisti hanno scritto che questasentenza farebbe crollare il teoremadella trattativa Stato e mafia, e moltipolitici hanno applaudito la senten-za, puntato il dito sui pm di Palermo,in particolare su Nino Di Matteo,delegittimandoli per aver fatto il lo-ro dovere. Di Matteo, durante la re-quisitoria, ha detto: “Questo è unprocesso drammatico perché lo Sta-to processa se stesso”. Ecco la rispo-sta a tutte le domande. Da tanto tem-po ormai sui processi di mafia l’in -formazione, a parte qualche rara ec-cezione, ha dimenticato il proprioruolo e ha voltato le spalle ai magi-strati e alle forze dell’ordine che,quotidianamente, rischiano la lorovita. Per questi uomini, il silenzio, letelecamere spente, sono peggio dellacondanna a morte di Cosa Nostra.

di Luigi Galella

Nord Sud Ovest Est (Italia1, lunedì,21.10) è uno di quei programmi

sedicenti giovanili, nati vecchi e affati-cati. Pesanti in quanto leggeri. Noiosipoiché ripetitivi. Che deperiscono dopole prime sequenze, le prime parole. Po-veri di spunti, di testo, di scena.L’idea di inseguire i tormentoni estividel passato, di cantante in cantante, abordo di un furgoncino anni 70 – daIvana Spagna ad Alexia a Sabrina Sa-lerno – di per sé non è un format ir-resistibile. Un genere, il viaggio in auto– in questo caso vintage – già visto esperimentato, con l’inquadratura angu-sta, che solo un dialogo brillante sapreb-be riscattare. E qui non ve n’è traccia.La cornice narrativa è claustrofobica einessenziale: tre interpreti musicali diqualche successo, Max Pezzali degli 883– rimasto solo, da tempo – Jake La Furia,rapper dei Club Dogo, e Paola Iezzi dettaLa Bella (più nota al fianco di Chiara, concui usualmente si esibisce), che ricor-dano, ripetono, ridono e sorridono,mentre si spostano per l’Italia – diva-gazione strumentale priva di giustifica-

zione scenografica – per raggiungere lameta. Le battute forzate dall’entusia-smo escono più o meno improvvisate. Enon ci sarebbe alcun bisogno, riguardoalla struttura del programma, di ascol-tarle: perché se proprio si vuol parlare dipassato è meglio che sia il passato stessoa mostrarsi. A meno che non si sia degliaffabulatori o dei cantori geniali. E nonè questo il caso.

I CONDUTTORI Max Pezzali e Jake LaFuria, se non proprio giovanissimi, sonogiovanilisti come da copione, e con can-dida facilità si esaltano per tutto ciò chedicono, mentre dietro di loro fa capo-lino il bel volto smarrito di Paola, cheperlopiù per necessità tace o manifestaqualche flebile assenso, dovuto, di cir-costanza.Sarà che di tormentoni siamo tormen-tati. E che la realtà mediatica è già di persé seriale e tormentosa, che non sentia-mo il bisogno di rievocare quelli antichi.Si chiamano così, del resto, con l’accre -scitivo parodico e il suffisso “one” per -ché la loro natura è effimera: molestareuna, due, mille volte. Poi basta. E persempre.

C’è qualcosa di perverso nel pensare chesi possano riafferrare i fili del passatoattraverso Boys, boys, boys di Sabrina Sa-lerno, che esce dall’acqua di una piscinacoi capezzoli che occhieggiano sopra ilreggiseno. O grazie all’Uh la la la, di Ale-xia, che fu vista cantare dalle stellari Spi-ce Girls, e subito – quale incredibileonore – scritturata dal gruppo. Ancheperché a pensarci bene il tormentonenon contiene in sé il futuro – al con-trario, lo respinge – ma solo la persisten-za ossessiva del presente. È il ritmo, ilrespiro dell’estate, che si vorrebbe pro-trarre all’infinito. Un passo reiterato didanza, una sillaba che si ripete, che co-struisce un verso senza senso.È il nonsenso, che ha il compito a tempodi tenere a bada e abbattere il peso deipensieri. Una volta esaurita la sua fun-zione, infine, non ha altro da dire. È pa-tetico richiamarlo in vita. Come se si vo-lesse risvegliare uno zombie senza ener-gia, che non ce la fa a rialzarsi. Lascia-molo riposare in pace. E apprendiamo,almeno per un simile fragile oggetto,l’arte di dimenticare. Modesto lo share:6.72%.

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Gli ascoltidi lunedì

M O N TA L BA N OS p e t t a to r i 5,11 mln S h a re 24 , 4 %SQUADRA SPECIALE COBRA 11S p e t t a to r i 1,67 mln Share 7,78 %

UNA PROPOSTA PER DIRE SÌS p e t t a to r i 2,38 mln Share 1 1 ,74 %NORD SUD OVEST ESTS p e t t a to r i 1,45 mln Share 6 ,72 %

18.30 Transatlantico Attual.19.00 News Notiziario19.25 Sera Sport Notiziario

sportivo19.30 Il Caffé: il punto

Attualità20.00 Il Punto alle 20.00

AttualitàMeteo Previsioni deltempo (all’ interno)

20.58 Meteo Previsioni deltempo

21.00 News lungheNotiziario

21.26 Meteo Previsioni deltempo

21.30 Visioni di futuroAttualità

21.56 Meteo Previsioni deltempo

22.00 Visioni di futuroAttualità

22.26 Meteo Previsioni deltempo

22.30 News lungheNotiziario

22.56 Meteo Previsioni deltempo

23.00 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.27 Meteo Previsioni deltempo

23.30 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.57 Meteo Previsionitempo

0.00 News + RassegnaStampa Attualità

0.27 Meteo Previsioni deltempo

8.40 Miracoli degli animaliDocumentario

9.10 I segreti della lettera -Drammatico (PaesiBassi 2010). Di Simonevan Dusseldorp, conIsabelle Stokkel

11.00 Giffoni FestivalRubrica

11.05 Forum Real Tv13.00 TG5 Informazione13.40 Beautiful Soap14.45 Il segreto Soap15.40 Le tre rose di Eva

Fiction18.00 Inga Lindstrom -

Emma Svensson el'amore - Drammatico(Ger 2007). Di KarolaMeeder, con HeideKeller

20.00 TG5 Informazione20.40 Paperissima Sprint

Varietà Condotto daGiorgia Palmas, VittorioBrumotti con il Gabibbo

21.10 Studio 5 "Quartapuntata - Ospiti:Maurizio Costanzo,Alessia Marcuzzi,Roberta Capua e KatiaFollesa" VarietàCondotto da AlfonsoSignorini

23.30 TG5 Punto NotteAttualità

1.15 TG5 Notte - Meteo.itInformazione

1.45 Paperissima SprintVarietà (Replica)

8.40 Kyle XY Telefilm9.30 Gossip Girl Telefilm11.15 Prima tv Mediaset

Pretty Little Liars"Confesso" Telefilm

12.10 Giffoni - Il sognocontinua Rubrica

12.25 Studio Aperto -Meteo.it Informazione

13.00 Sport MediasetNotiziario sportivo

13.40 Prima tv MediasetThe Cleveland ShowCartoni animati

14.10 I Simpson Cartonianimati

14.35 What's my destinyDragon Ball Cartonianimati

15.00 Naruto ShippudenCartoni animati

15.25 The Vampire Diaries"Il sacrificio" Telefilm

16.20 Smallville Telefilm17.40 Top One Gioco18.30 Studio Aperto -

Meteo.it Informazione19.20 C.S.I. Miami "La traccia

invisibile" "Omicidiriprodotti" Telefilm

21.10 Prima tv Person ofInterest "Primapagina" "Un uomonormale" Telefilm

23.00 Prima tv MediasetSuits "Loschi piccolisegreti" "Libertà sucauzione" Telefilm

0.50 Sport MediasetNotiziario sportivo

8.40 Pacific Blue "La stradadel crimine" Telefilm

9.50 Distretto di Polizia 5 "Ifantasmi del passato"Telefilm

10.50 Ricette all'italianaRubrica

11.30 TG4 Informazione12.00 Renegade "Stalloni"

Telefilm12.55 Siska "Cinque moventi

per un delitto" Telefilm14.00 TG4 Informazione14.45 Lo sportello di Forum

Real Tv15.30 Flikken coppia in giallo

"Doppio gioco" Telefilm16.40 Assassinio allo

specchio - Giallo (GB1980). Di GuyHamilton, con AngelaLansbury, GeraldineChaplin

18.55 TG4 Informazione19.35 Tempesta d'amore

Soap20.30 Walker Texas Ranger

"Lupo solitario" Telefilm21.10 Il secondo tragico

Fantozzi - Commedia(Ita 1976). Di LucianoSalce, con PaoloVillaggio

23.30 Bianco rosso e verdone- Commedia (Ita 1981).Di Carlo Verdone, conCarlo Verdone, AngeloInfanti

1.35 TG4 Night NewsInformazione

7.30 TG La7 Informazione7.50 Omnibus meteo

Informazione7.55 Omnibus Estate

Attualità9.50 Coffee Break Attualità

11.00 In Onda EstateAttualità (Repl.)

11.40 L'aria che tira Attualità(Replica)

13.10 Ricetta sprint diBenedetta Rubrica

13.30 TG La7 Informazione14.00 TG La7 Cronache

Attualità14.40 Le strade di San

Francisco "Prima dimorire" "Tornando acasa" Telefilm

16.30 The District "Vittimeimperfette" "Losciacallo" Telefilm

18.10 L'ispettore Barnaby"Debito di sangue"Telefilm

20.00 TG La7 Informazione20.30 In Onda Estate

Attualità21.10 Rob Roy - Avventura

(Usa 1995). Di MichaelCaton-Jones, con LiamNeeson, Jessica Lange

23.35 Omnibus Notte EstateAttualità

0.40 TG La7 SportInformazione

0.50 In Onda EstateAttualità (Repl.)

1.30 Coffee Break Attualità(Replica)

6.45 Unomattina EstateAttualità

9.34 Linea Verde MeteoVerde Informazione

9.35 Unomattina TalkTalk show

10.00 TG1 Informazione10.20 Unomattina Ciao come

stai? Rubrica11.15 Road Italy Day by day

Rubrica11.25 Don Matteo 5 Telefilm

13.30 TG1 Informazione14.00 TG1 Economia

Informazione14.10 Cugino & Cugino

"L'attorcuoco" Fiction15.20 Giornata Mondiale

della Gioventù 2013 -Santa Messa Evento

17.15 Rai ParlamentoTelegiornale Attualità

17.20 Estate in direttaAttualità

18.50 Reazione a catenaGioco

20.00 TG1 Informazione20.30 TecheTecheTè, vista la

rivista Varietà21.15 Prima tv Last Cop -

L'ultimo sbirro "L'ultimachance" "Il premuroso"Telefilm

23.15 Speciale A suaimmagine - GiornataMondiale dellaGioventù 2013 Evento(Diretta)

1.05 TG1 Notte - Che tempofa Informazione

7.00 Cartoon Flakes Ragazzicontenitore

8.25 Heartland Telefilm9.05 Settimo cielo Telefilm

10.30 TG2 Insieme EstateAttualità

10.55 TG2 Mizar Informaz.11.20 Il nostro amico Charly

Telefilm12.10 La nostra amica Robbie

Telefilm13.00 TG2 Giorno Informaz.14.00 Divieto di sosta -

L'Italia in movimentoRubrica

14.45 Blue Bloods Telefilm15.35 Prima tv Rai Army

Wives Telefilm17.00 Prima tv Guardia

Costiera Telefilm17.55 Rai TG Sport

Notiziario sportivo18.15 TG2 Informazione18.45 Senza traccia Telefilm19.35 Castle - Detective tra le

righe "La battuta finale"Telefilm

20.30 TG2 - 20.30Informazione

21.05 Prima tv Lol:-) Sit com21.10 Virus - Il contagio delle

idee "Il lavoro invisibile"Attualità

23.20 TG2 Informazione23.35 Prima tv Rai Samaritan

- Thriller (UK 2012). DiDavid Weaver, conSamuel L. Jackson

1.10 Rai ParlamentoTelegiornale Attualità

8.00 Agorà Estate Attualità10.25 Napoli è sempre Napoli

- Drammatico (Ita1954). Di ArmandoFizzarotti, con RenatoBaldini, Amedeo Girard

12.00 TG3 Informazione12.15 New York, New York

Telefilm13.05 Comiche all'italiana

Varietà13.10 Prima tv Lena, amore

della mia vita Soap14.00 TG Regione - TG3

Informazione14.45 TGR Piazza Affari

Rubrica14.55 Question Time

Attualità (Diretta)15.40 Io, Chiara e lo Scuro -

Commedia (Ita 1982).Di Maurizio Ponzi, con Francesco Nuti

17.20 GEOMagazine 2013Documentario

19.00 TG3 - TG Regione Inf.20.00 Blob Varietà20.15 Simpatiche canaglie

Sit com20.35 Un posto al sole Soap21.05 Cinema Rai3

C'eravamo tanto amati- Drammatico (Ita1974). Di Ettore Scola,con Nino Manfredi,Vittorio Gassman

23.25 TG Regione Informaz.23.30 TG3 Linea notte estate

Attualità0.00 Meteo 3 Informazione

LA TV DI OGGI

LA RADIO

SC1 Cinema 1SCH Cinema HitsSCP Cinema

PassionSCF Cinema

FamilySCC Cinema

ComedySCM Cinema MaxSCU Cinema CultSC1 Sport 1SC2 Sport 2SC3 Sport 3

17.30 Monte Carlo SCF17.40 Terapia d'urto SCH17.45 Mega Python

Vs. Gatoroid SCM19.00 Killer Elite SC119.10 Il burbero SCC19.15 Singles - L'amore

è un gioco SCP19.20 Paranormal

Xperience SCM19.20 Arrietty - Il mondo

segreto sotto il pavimento SCF

19.25 Miracolo a Le Havre SCU

19.30 The Assassination SCH

21.00 L'amore in gioco SCP21.00 88 Minuti SCM21.00 Cosmopolis SCU

21.00 Zohan - Tutte le donne vengono al pettine SCC

21.00 Alaska SCF21.10 Charlie's Angels:

più che mai SCH21.15 Scusa ma ti voglio

sposare SC122.55 Chernobyl Diaries -

La mutazione SCM22.55 Cosa piove

dal cielo? SCU22.55 White Chicks SCC22.55 Water Horse -

La leggenda degliabissi SCF

23.00 Chocolat SCH23.10 Il cammino

per Santiago SC10.25 Le ali dell'amore SCP

16.30 Calcio, Copa Libertadores 2013Finale. Gara di andataOlimpia - AtleticoMineiro (Replica) SP3

17.30 Automobilismo, Ferrari Challenge 2013Portimao (Portogallo):Coppa Shell Gara 2(Replica) SP2

18.15 Calcio, Champions League 2012/2013Ottavi di finale. Gara diritorno Juventus - Celtic (Replica) SP3

19.00 Wrestling, WWESuperstars SP2

20.15 Ciclismo, Gran FondoPinarello 2013(Highlights) SP2

20.45 Calcio, Serie A2012/2013 Anticipo11a giornata Juventus- Inter (Replica) SP1

21.30 Wrestling, WWE Domestic Raw SP2

22.15 Calcio, Copa Libertadores2013 Finale. Gara di andataOlimpia - AtleticoMineiro (Replica) SP3

0.00 Calcio, Uli HoeneßCup 2013 BayernMonaco - Barcellona(Replica) SP1

0.00 World Series ofBoxing Ucraina -Italia (Replica) SP2

I film Lo sportRadio1 Con parole mie: Verso Ancona e la Gola del FurloApre la puntata un brano tratto dal De rerum natura. Lucrezio riflette sulla materia: “Se lamateria non fosse stata eterna, già da lungo tempo le cose sarebbero tutte e del tuttoritornate nel nulla..” . In compagnia di Vikentij Vasil’ evic Makušev, il primo slavista cheintuì il grande valore storico dei territori italiani, si parlerà di Ancona per proseguire versola Gola del Furlo. Vincenzo Cardarelli con queste parole traduce le suggestioni provatedurante il transito per questo luogo, anticamente passaggio obbligato nella viabilità delCentro: “Altissime rocce, macchiate di verde alla base, chiudono da un lato le acque delCandigliano..” . L’ ospite del giorno sarà il cuoco Lucio Pompili che parlerà della cucinamarchigiana. In chiusura “E se mi lancerai la cima” di Sergio Zavoli.RADIO1 14.07

Page 22: ilfatto_20130724

22 MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2013 il Fatto Quotidiano

t’anni fa, alla vigilia di Tangen-topoli, un medico ospedalierodi mia conoscenza doveva in-contrare un meraviglioso sot-tosegretario alla Sanità del mi-nistro De Lorenzo. Venne fissa-to l’appuntamento al ministe-ro, il sottosegretario precisòcon cortesia “che ci sarebbestato forse da aspettare”, il me-dico consentì con un “non sipreoccupi, mi porterò un libro”,e il sottosegretario conclusedegnamente con un “ma no,non si deve disturbare”. C’e ratutta Tangentopoli in una men-talità castale che separava ilpotere dalla strada, in tempi incui il paese reale veniva ancoradistinto sia pure non senza fa-tica dal cosiddetto paese lega-le. In questi vent’anni l’aggetti -

di Bruno Tinti

Siamo alle solite. L’au-reo detto “i fatti se-parati dalle opinioni”per gli house organs di

B e di gente come lui è cartastraccia, altro che oro.TG co m 24 : “Stupro di gruppo,Consulta: no al carcere duran-te le indagini, possibili misurealternative – La Corte Costi-tuzionale ha dichiarato illegit-tima la norma del codice diprocedura penale che prevedela custodia cautelare in carce-re quando sussistono gravi in-dizi di colpevolezza per il de-litto di violenza sessuale digruppo”. Cazzata allo statopuro.

CI SONO REATI per cui si puòapplicare la misura cautelarein carcere durante le indagini(carcerazione preventiva, cosìci capiamo meglio) e altri percui non si può. Per esempio,per una truffa, un’ingiuria,una guida senza patente, nonsi può; per una rapina, unacorruzione, un sequestro dipersona si può. Si capisce, èuna questione di gravità delreato. Naturalmente servonocriteri certi per ritenere sus-sistente la “gravità”: un inqui-namento o un illecito ediliziosono gravi; ma per il legisla-tore italiano no, sono puniticon una pena piccolina. Unfurto di un paio di cd al su-permercato, se fatto in tre erompendo il congegno anti-taccheggio è una stupidaggine;ma per il legislatore italiano ègravissimo. Così occorre un

criterio oggettivo: la penamassima prevista; la carcera-zione preventiva si può appli-care quando questa è superio-re a 4 anni. Siccome lo stuprodi gruppo (art. 609 octies co-dice penale) è punito con penamassima pari a 12 anni, è evi-dente che la carcerazione pre-ventiva è possibile.Che la carcerazione preventi-va sia possibile non vuol direche debba per forza essere ap-plicata. Politici di ogni ordinee grado, fin dai tempi di ManiPulite, si sono fatti la punta alcervello per limitarla più chepossibile. Hanno riscritto gliarticoli 274 e 275 del codice diprocedura un milione di volte,sempre per discettare su quan-do proprio non si può fare ameno di arrestare; tanto che,ogni volta, i Gip sono costrettia scrivere volumi per spiegareperché è necessario, proprionecessario, ficcare in gattabuiaquesto o quel delinquente. E

tutti i ricorsi al Tribunale dellaLibertà e alla Cassazione sonofatti sempre per lo stesso mo-tivo: non è vero che l’unica mi-sura possibile fosse il carcere!Per questo e quest’altro e que-st’altro motivo, bastavano gliarresti domiciliari. E i giudici astudiare e motivare. E poi tuttisi lamentano della lunghezzadei processi.Comunque, con questa fac-cenda che il carcere è l’estremaratio e che, quando si può, sidevono applicare gli arrestidomiciliari, finiva che qualchedelinquente comune in carce-re non ci andava. E questo mi-ca andava bene. Che non civadano corruttori, evasori, fal-sificatori di bilanci è cosa buo-na e giusta. Ma tutti gli altri sì,che scherziamo. E così qualchespiritoso ha pensato di riscri-vere il comma 3 dell’articolo275: quando si tratta di certireati (tra cui lo stupro di grup-po) si applica sempre la cu-stodia cautelare in carcere;niente misure alternative, cioèniente arresti domiciliari. Maguarda che caso: per i reati percui i cittadini (senza sapere,senza informarsi, senza pen-sare) si indignano e strepitano,allora carcere sempre. Ma ba-sterebbero gli arresti domici-liari! Fa niente, lo stupratore (ealtri) non li meritano.

OV V I A M E N T E si tratta di unavera idiozia: la carcerazionepreventiva serve per evitarel’inquinamento probatorio, ilpericolo di fuga, la consuma-zione di altri reati; non haniente a che fare con una an-ticipata punizione di un pre-sunto colpevole che magari èinnocente. Se quelle esigenzepossono essere soddisfatte congli arresti domiciliari, perchéno, perché carcere obbligato-rio? Chi sono questi stupra-tori, cittadini di serie B, anziZ? E l’articolo 3 della Costi-tuzione, il principio di ugua-glianza, la legge è uguale pertutti etc?Allora la verità, quella che i fa-

cinorosi di ogni estrazione, siguardano bene dal raccontare,è che per lo stupro di gruppo,se ci sono validi indizi di col-pevolezza e esigenze cautelari,si applica la carcerazione pre-ventiva; ma se, come per tuttigli altri reati, questa può esseresostituita dagli arresti domici-liari, non c’è ragione di nonapplicarli. Se una legge stupidadice che non si può, ecco, èincostituzionale.Quando la finiranno di misti-ficare, mentire o, peggio chepeggio, non capire?

DIRITTI E DINTORNI

SECONDO TEMPO

PIOVONO PIETRE

Se è così, r i d a te c ilo Stato Pontificio

IL BADANTE

M A L A F E DE

Tgcom24 annuncia

il “no”della Consulta

alla custodia cautelare

per il delitto

di violenza sessuale

di gruppo. Cazzata pura

TORNARE AVANTI

A giudicare da ciò che

sta facendo con lo Ior, il

papa (che regnava fino

alle Marche) potrebbe

interessarsi anche delle

banche marchigianeIl corridoio di un carcere. A destra, papa Francesco Ansa / Dlm

di Oliviero Beha

n LA POLITICA vive di parole,comportamenti, fatti, segni,simboli: manca poco dunque,mettendo insieme questo Papae l’inconsistenza della nostrapolitica, che ci si risvegli nelpassato chiedendo con forzaun ritorno alla stagione più fe-lice della storia italiana, quelladelle “piccole patrie”, magaricon tanto di Stato Pontificio fi-no alle Marche. A giudicare daciò che sta facendo Francescocon lo Ior, infatti, sarebbe adat-tissimo a mettere il naso anchenelle banche marchigiane, aquanto pare in scia a Mps infatto di trasparenza... Ma an-che senza tornare così indietro,e ammesso ovviamente chenon sarebbe invece “laicamen -te ” un “tornare avanti”, vale lapena di tenere insieme una se-rie di suggerimenti della realtàtraducibili appunto in politica.A cominciare dalla “borsa delPa p a ”: in un Paese in cui la fi-gura del portaborse, di qualun-que spessore, fa da troppotempo (da sempre?) da pernoall’idea di politica, il Pontefice“si porta la borsa” da solo. Av-veduto e immediato come hadimostrato di essere fin qui, daperfetto gesuita sceso in stra-da, Francesco ha letteralmentepolverizzato la simbologia diuna politica troppo spessod’accatto. Né qui entra la dif-ferenza/distanza tra laicismo econfessionalità, specie per unVaticano accusato fino al mi-dollo di aver incorporato tuttele malattie del potere tempo-rale. Francesco riporta all’indi -viduo un’idea di responsabilitàche dovrebbe servire a tutti eche invece fa fatica a salire alproscenio della nostra politicaanche oggi, in un’Italia sfascia-ta. Pensate: poco più di ven-

vo, come sappiamo, si è dissol-to, ed è rimasta una casta “pae -sana” che sembra davvero nonsapersi rigenerare, oltre ovvia-mente a non volerlo. Davveroforse questi organismi geneti-camente modificati dal siste-ma delle poltrone non ne sonocapaci.

n OGNI TANTO sfuggono lo-ro voci dal seno, come per ilministro degli Affari Regionaliex presidente Anci (anamnesiutile per dare l’idea che nonpuò essere solo uomo di Palaz-zo per le sue attribuzioni ecompetenze locali e comples-sive), Graziano Delrio: ha det-to che Casaleggio ha ragione aproposito del rischio disordiniin una società sfarinata. Inpassato citavo qui parole chepotevano essere riferite sia aSaccomanni che a Grillo (e cheerano del primo solo perché lachiusa del paragrafo non era“avete capito, brutti stronzi?”,o similia). Ma presi come sonoun po’ tutti dalla politologia,una specie di Monopoli a dadisulla realtà sfigata che abbia-mo di fronte, delle molte coseche dice Casaleggio (discuti-bilissime, certo, ma appunto,discutiamone...) c’è solo latraduzione “p o l i to l o g i c a ” dellachiusura al Pd. Deus amentat,temo... Quanto ai fatti, nelquadro del 58° Congresso Na-zionale degli ingegneri in cor-so in questi giorni, il presiden-te del loro Consiglio lamentache “nel decreto del fare c’èpoco o niente di concreto”, eche la burocrazia “ruba” 60miliardi l’anno: quindi snellire,semplificare, responsabilizza-re “malgrado la politica”. Masul decreto si litiga. E poi diceche uno rimpiange lo StatoPo n t i f i c i o. . .

www.olivierobeha.it

Lo stupro, il carceree le bugie dei tg di B

di Alessandro Robecchi

L’idea di una moratoria sui “temi etici”,lanciata da una parte del Pdl è bislacca

e divertente. Parte da un ordine del discor-so che nemmeno le nonne e le bisnonnepraticano più. È qualcosa che ha a che ve-dere con il “creare un precedente” e conl’antica e sempre viva paura di “prendere ilvizio”. Il succo è: “Ma dove andremo a fi-nire, signora mia?”. Ecco: si comincia conle pene più severe per chi picchia o insulta igay, e dopo? Cosa ci toccherà? Dovremomettere tutti il tanga? L’eutanasia sarà ob-bligatoria dopo i 36 anni? Dove andremo afinire, appunto? Ora, messe da parte que-ste paure che affondano nei secoli e nel-l’ignoranza, va detto che in Italia la parola“moratoria” ha sempre portato un po’ sfi -ga. Almeno da quando Giuliano Ferraralanciò la sua crociata antiabortista con tan-to di simbolo elettorale: gli elettori furonomeno numerosi dei pomodori ricevuti neicomizi. Ciò nonostante, vorrei avanzareanch’io, nel piccolissimo di questa rubri-chetta, alcune proposte di moratoria.Moratoria Enzo Tortora. Per la durata dianni dieci a partire da oggi, senza eccezio-ni, nessun imputato condannato in primo,secondo, terzo grado, tribunali militari,gran giurì, giustizia sportiva o giuria po-polare di festival canoro potrà paragonarsia Enzo Tortora. L’ha fatto ieri Del Turco,

l’ha fatto l’altroieri Ber-lusconi, e via elencando.Ora basta. La storia deglierrori giudiziari è vasta earticolata. Uno può pa-ragonarsi a Dreyfuss, o aSacco e Vanzetti, ma la-sciare in pace Enzo Tor-tora, e quindi i suoi pa-renti, amici, e la genteche ha sofferto con lui diquel dramma, dovrebbeessere un dovere, e ancheuna questione di decen-za. Moratoria subito!Moratoria Congresso Pd. A partire da oggi,sarebbe bello che le notizie sul congressodel Pd si limitassero all’essenziale: data eora. Si richiede dunque una moratoria sul-le seguenti voci: possibili candidati. Allasegreteria o alla premiership? Di Renzi o diLetta? E quanti lettiani diventeranno ren-ziani nelle prossime due ore? E i dalemianifaranno un asse coi bersaniani? E Fassina,eh? Che dice Fassina? E Orfini, glielo met-tiamo un gps, per sapere dove sta? E i fran-ceschiniani saranno ancora governisti,quando si farà il congresso, o saranno cam-biati? Moratoria fino all’inizio del con-gresso! (Quindi, sinceramente, fino aquando non si sa…)Moratoria Royal baby. Bene è nato, auguri.Ora sarebbe bello non sentirne più parlare

fino a quando compie 18anni. Che ci sia rispar-miato il reportage sul pri-mo Royal dentino, la pri-ma Royal caduta dallaRoyal bike, il primo gior-no di Royal school, ecce-tera. Lo diciamo per lui,per noi, ma soprattuttoper quelli che fanno l’in -viato a Londra, lavoro in-grato e umiliante, con ildirettore che ti chiedeventi righe sulla crisi

mondiale, ma duecento righe sulle contra-zioni della signora Kate. Royal moratoria!Moratoria su Dolce&Gabbana. Non so seMilano, città medaglia d’oro della Resi-stenza, potrà sopravvivere alla terribile mi-naccia di Dolce & Gabbana: restituirel’Ambrogino d’oro. Reggerà il tessuto so-ciale? Collasserà per sempre l’idea di me-tropoli europea? Da milanese sono prontoa correre il rischio. Qui siamo sopravvis-suti a Bettino e a Ligresti, abbiamo man-giato per anni pennette alla vodka e abbia-mo messo la rucola pure nel caffè, abbiamoinventato alcune delle cose peggiori nellastoria dell’universo, non ultimo il signorBerlusconi, e ancora combattiamo controgli anni Ottanta. Figurati se ci spaventaqualche negozio chiuso. Moratoria!

@AlRobecchi

PER FAVORE BASTA

E soprattutto che nessun

imputato condannato

in qualsiasi grado, gran

giurì, giustizia sportiva

o giuria di festival canoro

si paragoni più a Tortora

Ok, moratoria sui temi eticima allora anche su Pd e D&G

Page 23: ilfatto_20130724

23il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 24 LUGLIO 2 01 3

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

La sanità pubblica stiaseparata dalla privata

Dopo un’indecente attesadi 5 anni per avere il pri-mo grado di giudizio, ilTribunale di Pescara con-danna sia l’ex presidentedella Regione Abruzzo,Ottaviano Del Turco, cheil reo confesso Mario An-gelini padrone di clinicheprivate, che distribuivamazzette ai politici. Mal-grado il rapporto di con-venzione tra sanità pub-blica e privata abbia sem-pre provocato corruzionee depredamento di pub-blico denaro (il caso piùfamoso è quello del SanRaffaele di Milano e degliamici di Formigoni), nes-suno degli esponenti dellaCasta ha mai proposto dirisolvere definitivamenteil problema stabilendo unprincipio per cui la Sanitàpubblica e quella privatasiano due cose distin-te.(...)Due sono i legamida recidere senza indugio:quello con la politica equello con la sanità priva-ta, che deve sopravviverecon le sue tariffe e i suoiclienti e se non ci riescefallisce come tutte leaziende che hanno fattomale i conti.

Paolo De Gregorio

Date tutti i ministerial Pdl

L’aspetto più evidente diquanto accaduto la setti-mana scorsa è la vittoriasu tutta la linea del Pdl, ein particolare di Berlusco-ni. Mentre Letta era in-tento a leggere il discorsonell'aula del Senato, siaveva la sensazione che glifosse stato scritto di pu-gno da lui. Tanto è vero,che al termine della ver-gognosa votazione “asso-lutoria”del ministro Alfa-no, tutti si sono affrettatiad andare a stringere lamano a Berlusconi! Fra lerighe di una dichiarazio-ne, il ministro Brunetta,avanza la pretesa di vede-re aumentato il numerodei ministri per il Pdl, ma,onestamente al punto incui si sono ridotti i Diri-genti del Pd, farebbero co-sa saggia se piano pianomollassero tutto in manoa coloro che di fatto gesti-

scono già il Paese. Sonocerto che se non facesserotroppo rumore nel richiu-dere la porta, non se ne ac-corgerebbe nessuno e tut-to procederebbe comeprima!

Renzo Tassara

Usate cautela nelcommentare i processi

Come è stata eccessiva l’e-sultanza di alcuni politicie mass media per l'assolu-zione, non piena, a Paler-mo, degli alti ufficiali Mo-ri e Obinnu, così vannobanditi l’esaltazione e gli

attacchi ai giudici del tri-bunale di Pescara, chehanno inflitto una pesan-te condanna all’ ex gover-natore Pd dell'Abruzzo,Ottaviano Del Turco, perla “Sanitopoli”. Le senten-ze si rispettano e si critica-no, se non si condivido-no.(...) Forse qualcuno haesagerato, anche se non loammetterà, a fare di DelTurco il nuovo Enzo Tor-tora, “vittima di un'infa-me congiura politica-me-diatica-giudiziaria”. Enzofu accusato, ingiustamen-te, di contatti con la ca-morra e alcuni magistratipresero per oro colato ledichiarazioni di menzo-gneri “pentiti”. E se, inve-ce, sotto quel cesto di me-le, inviate dall’imprendi-tore, e prenditore, Ange-lini al villone dell'alloraGovernatore dell'Abruz-

zo, ci fosse stato, realmen-te, un consistente gruzzo-lo di banconote?

Pietro Mancini

Ho compiuto 65 anni,vorrei la mia pensione

Dopo avere compiuto 65anni di età, nel mese difebbraio ho chiesto allaFondazione Enasarco diCatania se avevo i requi-siti per andare in pensio-ne. La responsabile - dopoavere verificato che i re-quisiti erano già maturatida due anni e tre mesi - mirilascia il relativo estratto

conto ed il modulo perinoltrare la domanda dipensione alla sede di Ro-ma. Il 30 aprile la Fonda-zione Enasarco di Romacomunica di avere riget-tato la domanda di pen-sione precisando: “chel'anno 1983 non era statocomputato all’anzianitàcontributiva, in quanto indata odierna non risulta-va versato l'importo delminimale anno previsto; eche, per acquisire il dirittoalla pensione nel mese difebbraio del 2014 potevopresentare domanda dicontribuzione volontaria- pari ad 824,00 euro - uti-lizzando l'apposito mo-dello”. Il minimale nonversato nel 1983 era di15,71 euro mentre ho sco-perto che i massimali ver-sati in più negli anni am-montavano a 1.088,48 eu-

ro; inoltre non avevo maichiesto la liquidazione delFirr pari a 973,00 euro. LaFondazione Enasarco perrisparmiare un anno dipensione ed estorcerecontributi volontari ad uncontribuente ha rigettatola domanda di pensioneper la mancanza di soli15,71 euro. Il 16 maggioho presentato un peren-torio ricorso chiedendo laliquidazione. Il ricorsonon è stato ancora esami-nato dalla Commissione,mentre la liquidazione - ilcui bonifico doveva essereeffettuato "entro e non ol-tre 30 gg. lavorativi dalladata di accogliento delladomanda" - è stato riman-dato. Se detto Ente previ-denziale “specula” sul-l’anzianità dei propri con-tribuenti, gli agenti dicommercio, che non svol-

CARO COLOMBO, sento parlare in ma-niera sempre meno clandestina dellapossibilità di una grazia di Napolitano aBerlusconi se la Cassazione dovesseconfermare la condanna. Il solo pensie-ro mi provoca orrore per la fine dellacredibilità delle nostre istituzioni. Lei laritiene una ipotesi con qualche fonda-m e n to?

Massimo

PRIMA DI TUTTO, i fatti. L'ipotesi nonè clandestina, non è un mormorio di pre-sunti informati. È stato un suggerimento,con titoloni, occhielli e commento, delquotidiano “Libero” che proponeva laconcessione della grazia al condannatoSilvio Berlusconi come modo, per il Capodello Stato, di mantenere la saldezza delle“grandi intese”, salvare il governo e met-tere al riparo l’Italia dall’eventuale rivol-ta degli iscritti. “Libero” è un giornaleestroso e la trovata non ha fatto meravi-glia. Se non per due ragioni che non do-vrebbero essere tipiche di un editore e di-rettore così vicino al condannando. Laprima è che “il suggerimento” sembra fon-darsi sulla sicurezza che Berlusconi saràcondannato, non solo un cattivo auspicioper gente di famiglia, ma anche il sospettoche non nutrano alcuna fiducia nella suainnocenza. La seconda è che rendono l’e-

vento impossibile, con il solo fatto di ri-chiederlo, se anche fosse concepibile unasimile decisione da parte del Presidentedella Repubblica. Non c’è bisogno di averevisto (e molto apprezzato) il “Caimano”di Nanni Moretti, per sapere che l’even-tuale condanna di Berlusconi sarà unaforte scossa al sistema, in cui quasi ogniistituzione e quasi ogni gruppo politicosono come rampicanti solidamente cre-sciuti e sviluppati intorno ad Arcore, sen-za alcuna possibile distinzione tra unaparte e l'altra. Lo dimostra la perduranteostilità verso ogni vera legge sul conflittodi interessi (ovvero: ogni vera legge sulconflitto di interessi è incompatibile concoloro che da troppo tempo ormai si sonoassuefatti a vivere “sotto Berlusconi”). Etuttavia dobbiamo augurarci che la con-danna finalmente arrivi (venti anni do-po) piuttosto che ritrovarci nella maledi-zione del paesaggio berlusconiano e im-mobile, che scivola inesorabilmente (nonper azione ma per inazione) sul piano(estremamente) inclinato della crisi.Niente è peggio del niente in cui al mo-mento viviamo. Ma la “grazia” non ci sa-rà.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n. 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

Berlusconi,per graziar icevuta

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Angelo Scammaca

DIRITTO DI REPLICAL’articolo pubblicato sot-to il titolo “Sicilia e Sarde-gna, riparte cemento sel-vaggio”, a firma di DanieleMartini, offre una versio-ne riduttiva e distorta delprogetto di Condotte Im-mobiliare denominato“Bosa Colores” nella Sar-degna occidentale. Ridut-tiva, perché trascura l’o-biettivo strategico di co-stituire un polo turisti-co-ricreativo integrato, avantaggio di tutta la zona edella sua popolazione. Di-storta, perché l’autore ri-corre a luoghi comuni epregiudizi ideologici per“demonizzare” il golf cherappresenta un’attività

sportiva praticata in tuttoil mondo da oltre 60 mi-lioni di persone; un vola-no per lo sviluppo del tu-rismo e per “allungare” lastagione oltre i tradizio-nali mesi estivi, con bene-fici occupazionali e rica-dute positive sull’indottoa livello locale. Il progettodi Condotte Immobiliarepunta alla valorizzazionedel territorio, del suo pa-trimonio naturale eavi-faunistico, nel pienorispetto dell’ambiente edel paesaggio. Punta inol-tre a favorire l’incrementodi un “turismo di qualità”,ma non per questo neces-sariamente d’élite, occor-rono evidentementestrutture moderne e fun-zionali, inserite nel conte-sto architettonico locale,in grado di richiamare eaccogliere nel corso del-

l’intero anno un pubblicodi ospiti e visitatori, fuoridella logica consumisticadel “mordi e fuggi”. Altri-menti, si rischia di esclu-dere la Sardegna occiden-tale dalle rotte dei “touroperator” internazionali,favorendo così regioni elocalità concorrenti di al-tri Paesi che s’affaccianosul bacino del Mediterra-neo. In questa prospettiva,il golf costituisce un mo-tivo di attrazione partico-lare per circa un milione dipraticanti che ogni annodurante i mesi più freddi sispostano dall’Europa set-tentrionale verso quellameridionale, in cerca dicondizioni climatiche piùfavorevoli, di sole e di ma-re. Un campo a 18 buche,esteso su circa 100 ettari,nell’ambito di una pro-prietà di oltre 240 ettari,progettato e realizzato se-condo i criteri del “Proto -collo d’intesa”sottoscrittol’8 febbraio 2012 tra la Fe-derazione Italiana Golf ele principali Associazioniambientaliste per lo svi-luppo del “golf eco-com-patibile”, equivale aun’oasi naturale affidataalla cura quotidiana del-l’uomo, rappresentandoquindi uno strumento perla conservazione e la ma-nutenzione del verde, an-che contro il pericolo degliincendi boschivi. E comespesso accade, in Italia enel resto del mondo, puòdiventare una “riserva”per gli animali selvatici eper gli uccelli, stanziali omigratori, compresi ov-viamente i grifoni.

Giuseppe Vadalà

Comprereste il pesce dalgatto? E vi fidereste di unasocietà immobiliare chementre investe 170 milionidi euro per la costruzionedi decine di ville, villette,alberghi, residence, clubhouse e campo da golf inuna zona protetta sul marein Sardegna, dice di farloper il bene comune e la di-fesa del verde e dell'am-biente?

d a n . m a r.

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