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ilfatto20131204

Date post: 24-Oct-2015
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Il Fatto Quotidiano
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Mercoledì 4 dicembre 2013 – Anno 5 – n° 333 1,20 – Arretrati: 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 L’Imbalsamatore fallito di Marco Travaglio T utto cominciò il 22 aprile, con il discorso della Corona del ripresidente Napolitano. Fra una frustata e l’altra ai partiti che l’avevano rieletto, l’Imbalsamatore commissariò il Parla- mento dettandogli le sue condizioni, cioè il pro- gramma politico del secondo mandato: governo di larghe intese in barba al risultato delle ele- zioni di due mesi prima, riforme sfuse dettate “dai due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo” (i 10 “saggi” della prima infornata), ri- forma della seconda parte della Costituzione a cura del nuovo governo (suggerita dai 35+7 “saggi” della seconda infornata e approvata en- tro 18 mesi, previa modifica entro fine anno dell’articolo 138 per fare più in fretta) e nuova legge elettorale. E se la nuova maggioranza de- cisa da lui avesse sgarrato? “Se mi troverò di nuovo – minacciò – dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al pae- se”. Cioè si sarebbe dimesso, lasciando i partiti in mutande, orfani del loro Lord Protettore. Ap- plausi, standing ovation, ola. Da quel dì sono tra- scorsi 226 giorni. Risultato: il governo di larghe intese non c’è più; le riforme dei saggi di prima infornata sfuggono ai radar; quella del 138 è sta- ta votata solo tre volte e alla quarta Forza Italia s’è sfilata, così addio maggioranza dei due terzi, dunque referendum confermativo, ergo meglio ritirarla (non farebbe guadagnare, ma perdere tempo); le bozze dei saggi di seconda infornata, senza il 138-turbo andranno alle calende gre- che; la legge elettorale non c’è, perché i partiti non sono d’accordo fra loro né al proprio in- terno; il presidente del Senato butta la palla alla Camera perché, tanto per cambiare, gli vien da ridere; la Consulta che potrebbe imporre qual- cosa, opportunamente monitata, decide di rin- viare. Come tutti, del resto. Una catastrofe. O, per dirla con il Wall Street Journal, “la stabilità del cimitero”. Con la differenza che i cadaveri fre- schi qualche fremito ce l’hanno: si chiama rigor mortis. Il governo Napo-Alfetta, nemmeno quello. Nessuna, dicesi nessuna delle condizioni poste da Napolitano per la sua ripermanenza sul Colle si è verificata: fallimento su tutta la linea. Come del resto era ampiamente prevedibile fin da aprile: non si può raddrizzare il legno storto della politica italiana con un paio di moniti, cioè imporre dall’alto, dall’oggi al domani, dopo quella campagna elettorale, un’alleanza innatu- rale a partiti che non vanno d’accordo su nulla, se non sui soliti regali alle banche e all’Ilva, sulla conservazione delle poltrone e sul terrore di nuove elezioni. Completa il quadro la miserevole qualità di qua- si tutti i ministri: uno si fa organizzare il se- questro e la deportazione della moglie e della figlioletta di un dissidente kazako sotto il naso senz’accorgersi di niente; una si mette a dispo- sizione della famiglia Ligresti, appena arrestata in blocco; un altro litiga col suo vice per gli ap- palti miliardari di Expo; e quello che dovrebbe essere il pezzo più pregiato della collezione, il supertecnico Saccomanni, tenta da sei mesi di abolire l’Imu, ma non ci riesce perché gliene scappa sempre un pezzo. I nodi vengono al pet- tine tutti insieme. Quando i partiti andarono da lui in pellegrinaggio per implorarlo di ricandi- darsi (così almeno ci han fatto credere), terro- rizzati da quattro scrutini presidenziali a vuoto (situazione tutt’altro che eccezionale, anzi nor- male), Napolitano avrebbe potuto, anzi dovuto rispedirli a Montecitorio a votare. Per sostituir- lo con una figura che somigliasse vagamente all’esito delle elezioni. Dopodiché un governo meno brancaleonesco di questo sarebbe nato: magari “di scopo”, con un accordo vero su pochi punti sino a fine anno, per mandarci a votare in primavera con (o anche senza) una nuova legge elettorale. Chi ha pensato di ribaltare, anzi di ignorare il voto degli italiani con le solite ma- novre di palazzo, e i soliti protocolli segreti sal- va-Berlusconi, ora ha quel che si merita. Il guaio è che il prezzo lo paga anche chi non lo merita. Vi o l a n te : “Sulla decadenza da senatore, il Partito democratico non ha garantito il diritto di Berlusconi alla difesa”. Ha parlato il Ghedini aggiunto PORCATA CONTINUA ISOLA CAPO RIZZUTO Carolina Girasole sindaca antimafia arrestata per ‘ndrangheta di Lucio Musolino C ade uno dei simboli dell’an- timafia calabrese. L’ex sin- daco di Isola Capo Rizzuto, Ca- rolina Girasole, è rimasta tritu- rata in un’indagine sulla cosca Arena, la stessa contro cui si è a lungo battuta. » pag.9 Prato: Brucia fabbrica di cinesi. Lara Comi: “Se dormivano all’Hilton non gli succedeva” » www.forum.spinoza.it LA CATTIVERIA » ALLARME A SCUOLA “Quei ragazzi sempre più volgari e aggressivi” Paolin » pag. 15 » INFRASTRUTTURE » Il viceministro accusa la “bottega privata” del suo superiore De Luca contro Lupi, la guerra degli appalti da 10 miliardi Causa di Mediaset a Google: il giudice è amico di Previti TRIBUNALE DI ROMA Il Porcellum, la peggior legge elettorale mai vista, compie otto anni. Ma nessuno vuole davvero cambiarla. Grasso, presidente del Senato, butta la palla alla Camera: “Provateci voi”. La Consulta, ultima speranza, prende tempo: forse sentenzierà nel 2014. Ai moniti di Napolitano risponde la sordità dei partiti PRATO, I CINESI ESCONO DAI CAPANNONI-LAGER De Carolis e Mascali » pag. 2 - 3 Il Biscione ha chiesto i danni al colosso Usa per 65mila video caricati di proprietà del network italiano Lillo » pag. 8 Scontro all’Inps sugli affari immobiliari con il palazzinaro Il lavoro dei saggi che avrebbero dovuto riscrivere la Costituzione è stato inutile. Saltata la grande coalizione dopo il voto di Palazzo Madama sul Caimano, sotto le macerie finisce anche l’altro punto forte del governo voluto dal Colle d’Esposito » pag. 3 La faida sulle mancate deleghe al sindaco di Salerno, la grande torta delle commesse dei lavori pubblici. E intanto la cordata di Cielle punta all’a f fa re dell’Expo. Le cene strategiche tra il ministro, il collega Mauro e Formigoni al ristorante “a’ R i cc i o n e ” Tecce e Vecchi » pag. 4 - 5 Marra » pag. 3 » EFFETTI COLLATERALI » Frana la controriforma B. “salva” la Carta: il nuovo articolo 138 non ha più i numeri PRIMARIE Lunedì Renzi cala su Roma e avverte Letta: “A gennaio cambia tutto” Fierro » pag. 7 Palombi » pag. 11 y(7HC0D7*KSTKKQ( +%!#!$!z![
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Page 1: ilfatto20131204

Mercoledì 4 dicembre 2 01 3 – Anno 5 – n° 333 € 1,20 – Arretrati: € 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

L’Imbalsamatore fallito

di Marco Travaglio

Tutto cominciò il 22 aprile, con il discorsodella Corona del ripresidente Napolitano.

Fra una frustata e l’altra ai partiti che l’avevanorieletto, l’Imbalsamatore commissariò il Parla-mento dettandogli le sue condizioni, cioè il pro-gramma politico del secondo mandato: governodi larghe intese in barba al risultato delle ele-zioni di due mesi prima, riforme sfuse dettate“dai due gruppi di lavoro da me istituiti il 30marzo” (i 10 “saggi” della prima infornata), ri-forma della seconda parte della Costituzione acura del nuovo governo (suggerita dai 35+7“saggi” della seconda infornata e approvata en-tro 18 mesi, previa modifica entro fine annodell’articolo 138 per fare più in fretta) e nuovalegge elettorale. E se la nuova maggioranza de-cisa da lui avesse sgarrato? “Se mi troverò dinuovo – minacciò – dinanzi a sordità comequelle contro cui ho cozzato nel passato, nonesiterò a trarne le conseguenze dinanzi al pae-se”. Cioè si sarebbe dimesso, lasciando i partitiin mutande, orfani del loro Lord Protettore. Ap-plausi, standing ovation, ola. Da quel dì sono tra-scorsi 226 giorni. Risultato: il governo di largheintese non c’è più; le riforme dei saggi di primainfornata sfuggono ai radar; quella del 138 è sta-ta votata solo tre volte e alla quarta Forza Italias’è sfilata, così addio maggioranza dei due terzi,dunque referendum confermativo, ergo meglioritirarla (non farebbe guadagnare, ma perderetempo); le bozze dei saggi di seconda infornata,senza il 138-turbo andranno alle calende gre-che; la legge elettorale non c’è, perché i partitinon sono d’accordo fra loro né al proprio in-terno; il presidente del Senato butta la palla allaCamera perché, tanto per cambiare, gli vien daridere; la Consulta che potrebbe imporre qual-cosa, opportunamente monitata, decide di rin-viare. Come tutti, del resto. Una catastrofe. O,per dirla con il Wall Street Journal, “la stabilità delcimitero”. Con la differenza che i cadaveri fre-schi qualche fremito ce l’hanno: si chiama rigormor tis. Il governo Napo-Alfetta, nemmenoquello. Nessuna, dicesi nessuna delle condizioniposte da Napolitano per la sua ripermanenza sulColle si è verificata: fallimento su tutta la linea.Come del resto era ampiamente prevedibile finda aprile: non si può raddrizzare il legno stortodella politica italiana con un paio di moniti, cioèimporre dall’alto, dall’oggi al domani, dopoquella campagna elettorale, un’alleanza innatu-rale a partiti che non vanno d’accordo su nulla,se non sui soliti regali alle banche e all’Ilva, sullaconservazione delle poltrone e sul terrore dinuove elezioni.Completa il quadro la miserevole qualità di qua-si tutti i ministri: uno si fa organizzare il se-questro e la deportazione della moglie e dellafiglioletta di un dissidente kazako sotto il nasosenz’accorgersi di niente; una si mette a dispo-sizione della famiglia Ligresti, appena arrestatain blocco; un altro litiga col suo vice per gli ap-palti miliardari di Expo; e quello che dovrebbeessere il pezzo più pregiato della collezione, ilsupertecnico Saccomanni, tenta da sei mesi diabolire l’Imu, ma non ci riesce perché glienescappa sempre un pezzo. I nodi vengono al pet-tine tutti insieme. Quando i partiti andarono dalui in pellegrinaggio per implorarlo di ricandi-darsi (così almeno ci han fatto credere), terro-rizzati da quattro scrutini presidenziali a vuoto(situazione tutt’altro che eccezionale, anzi nor-male), Napolitano avrebbe potuto, anzi dovutorispedirli a Montecitorio a votare. Per sostituir-lo con una figura che somigliasse vagamenteall’esito delle elezioni. Dopodiché un governomeno brancaleonesco di questo sarebbe nato:magari “di scopo”, con un accordo vero su pochipunti sino a fine anno, per mandarci a votare inprimavera con (o anche senza) una nuova leggeelettorale. Chi ha pensato di ribaltare, anzi diignorare il voto degli italiani con le solite ma-novre di palazzo, e i soliti protocolli segreti sal-va-Berlusconi, ora ha quel che si merita. Il guaioè che il prezzo lo paga anche chi non lo merita.

Vi o l a n te : “Sulla decadenza da senatore, il Partito democratico non hagarantito il diritto di Berlusconi alla difesa”. Ha parlato il Ghedini aggiunto

PORCATA CONTINUA

ISOLA CAPO RIZZUTO

Carolina Girasolesindaca antimafiaa r r e s t at aper ‘ndrangheta

di Lucio Musolino

Cade uno dei simboli dell’an -timafia calabrese. L’ex sin-

daco di Isola Capo Rizzuto, Ca-rolina Girasole, è rimasta tritu-rata in un’indagine sulla coscaArena, la stessa contro cui si è alungo battuta. » p a g .9

Prato: Brucia fabbricadi cinesi. Lara Comi:“Se dormivano all’Hiltonnon gli succedeva”

» w w w.fo r u m . s p i n oza . i t

LA CATTIVERIA

» ALLARME A SCUOLA

“Quei ragazzisempre più volgarie aggressivi”

Paolin » pag. 15

» INFRASTRUTTURE » Il viceministro accusa la “bottega privata” del suo superiore

De Luca contro Lupi, la guerradegli appalti da 10 miliardi

Causa di Mediaseta Google: il giudiceè amico di Previti

TRIBUNALE DI ROMA

Il Porcellum, la peggior legge elettorale mai vista, compie otto anni. Ma nes sunovuole davvero cambiarla. Grasso, presidente del Senato, butta la palla alla Camera:“Provateci voi”. La Consulta, ultima speranza, prende tempo: forse sentenzierànel 2014. Ai moniti di Napolitano risponde la sordità dei partiti

PRATO, I CINESI ESCONO DAI CAPANNONI-LAGER

De Carolis e Mascali » pag. 2 - 3

Il Biscione ha chiesto i danni al colossoUsa per 65mila video caricati di proprietàdel network italiano Lillo » pag. 8

Scontro all’Inpssugli affariimmobiliar icon il palazzinaro

Il lavoro dei saggiche avrebberodovuto riscrivere laCostituzione è statoinutile. Saltatala grande coalizionedopo il votodi Palazzo Madama sul Caimano,sotto le macerie finisce anchel’altro punto forte del governovoluto dal Colle d’Esposito » pag. 3

La faida sulle mancatedeleghe al sindacodi Salerno, la grande tortadelle commesse dei lavoripubblici. E intanto la cordatadi Cielle punta all’a f fa redell’Expo. Le cene strategichetra il ministro, il collegaMauro e Formigonial ristorante “a’ R i cc i o n e ”

Tecce e Vecchi » pag. 4 - 5

Marra » pag. 3

» EFFETTI COLLATERALI » Frana la controriforma

B. “salva” la Carta:il nuovo articolo 138non ha più i numeri

PRIMARIE

Lunedì Renzicala su Romae avverte Letta:“A gennaiocambia tutto”

Fierro » pag. 7

Palombi » pag. 11

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2 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

Oggi, domani, maiUna promessalunga otto anni

IMMOBILI

29%”, il Pdl, “con uno scarto dello 0,5%, ha presoun terzo dei seggi”. Quanto alle liste bloccate “ipartiti devono fare liste di candidati e non di eletti,altrimenti è come eleggere un Parlamento per cu-rie. Sono curie di partito punto e basta”.La decisione sul Porcellum contiene anche l’am -missibilità, o meno, del ricorso. Un’ammissibilitàsu cui in Corte c’è una larga maggioranza, ma nonunanimità.Su questo punto, nell’udienza di ieri, si è espressol’avvocato Bozzi, tenace ottantenne, protagonistadella battaglia per arrivare davanti alla Consulta:“Sarebbe infondato e pretestuoso qualsiasi dubbio

sull’ammissibilità. Questa era l’unica azione pro-ponibile a tutela del diritto al voto libero... È statoreciso il rapporto diretto tra elettori ed eletti per-ché i parlamentari sono scelti dai partiti”.Liste bloccate e premio di maggioranza, senza unasoglia minima di voti, sono i punti che, secondo iricorrenti, dovrebbero essere eliminati dal “Por -cellum”. E sulla supposta impossibilità della Cortedi poterlo fare perché altrimenti creerebbe unvuoto normativo è intervenuto l’avvocato Beso-stri. “Con un’operazione chirurgica” su quei pun-ti, ha spiegato, “non ci sarebbe alcun vuoto legi-slativo ma resterebbe in piedi un sistema propor-

zionale con soglie di accesso”. I partiti che supe-rano lo sbarramento, quindi, si dividerebbero iseggi proporzionalmente. Quanto alle liste bloc-cate, che impediscono agli elettori di scegliere iparlamentari, “sarebbe sufficiente eliminare l’ob -bligo di fare un segno solo sulla lista prescelta” ecosì, di fatto, “si ripristina il sistema delle prefe-renze”.Ad assistere alla relazione del giudice GiuseppeTesauro e agli interventi dei ricorrenti, l’Avvoca -tura dello Stato che non si è costituita come “re -sistente” per conto del governo. Altrimenti avreb-be dovuto difendere il “Porcellum”.

di Antonella Mascali

Il Parlamento e la Corte costituzionale alleprese con il “Porcellum”. Mai come in que-sto caso le mosse dell’uno segnerannoquelle dell’altra: se i partiti dovessero riu-

scire in quello che finora non hanno voluto fare,cioè riformare la legge “porcata”, copyright delprimo firmatario, Roberto Calderoli, allora laConsulta non dovrà più pronunciarsi, come spe-ra, sul ricorso discusso ieri contro una legge cheha ridotto i cittadini “in mandrie da voto”.E, infatti, oggi la Consulta, pur potendo, nonemetterà la sentenza. La Camera di consiglio co-mincerà stamattina ma non sarà conclusiva, co-me non dovrebbe esserlo neppure giovedì. Vo-lutamente. Si attende la politica e tutto dovrebbeessere rinviato a dopo le vacanze di Natale. La pri-ma data fissata è quella del 14 gennaio quando laCorte dovrà decidere anche sull’ammissibilità diun referendum sulla geografia dei Tribunali.D’altronde non ha tempi stabiliti da rispettare an-che se la prassi vuole che le sentenze siano emessepoco tempo dopo la discussione.

DI PRECEDENTI con verdetti espressi a lungo ter-mine, però, ce ne sono. L’ultimo riguarda il con-flitto di attribuzione sollevato da Silvio Berlusco-ni, premier e imputato, contro i giudici di primogrado del processo Mediaset. Il rinvio della de-cisione coincise con il varodel governo di larghe intesedi Enrico Letta. Come in quelcaso, anche stavolta il rinvioè mosso dall’opportunità po-litica. Non è un mistero che ilQuirinale vuole che i partitiritocchino da soli il “Porcel -lum” e, dunque, la Corte, perevitare uno “schiaffo” al Par-lamento, è orientata a conce-dere tempo.Ieri mattina, comunque,hanno parlato in udienza gliavvocati Aldo Bozzi, ClaudioTani e Felice Besostri, che hanno vinto a maggio ilricorso in Cassazione e sono riusciti a portare ilPorcellum davanti alla Consulta per conto di 27cittadini. L’avvocato Tani ha detto che la leggeCalderoli “si propone lo scopo di distruggere laCostituzione” e ha trasformato gli elettori “inmandrie da voto” già per tre volte, “nel 2006, nel2008 e nel 2013... La politica non può pensare difare quello che le pare senza ricordare che ci sonola Costituzione e gli organi di garanzia”. L’irra -zionalità della legge “è evidente e risulta dall’esitodelle ultime elezioni dove il partito con il 29,5% deivoti”, il Pd, “ha preso 340 seggi e quello con il

PORCELLUM, LA CONSULTA IMITAIL PARLAMENTO E NON DECIDEL’IPOTESI PIÙ ACCREDITATA È CHE VENGA TUTTO RIMANDATO A DOPO LA SEDUTA DEL 14 GENNAIO

Palazzo Madama, 4 mesi inutiliGrasso: “Mando tutto alla Camera”

NEL PANTANO

LE FOTO che da Palazzo Grazioli filtrano sullastampa (segnatamente Chi, gruppo Mondado-ri), ci consegnano un Silvio Berlusconi che as-sieme all’amico Putin gioca con Dudù e unapalla. Le cronache rosa del palazzo (sempreChi), ci consegnano una Francesca Pascale al-l’attacco. “Intorno a casa ho piazzato le mineantiuomo, signore e signorine sono avvisate”,spiega la fidanzata ufficiale del senatore deca-duto. Dice che ogni giorno gli trova nelle ta-sche bigliettini di donne. Alcune cercano aiu-to, e li tiene. Altri mirano a lui, e lei li butta.

di Luca De Carolis

Una resa. O quanto meno un ultimo avviso,prima di ratificare la vergogna. “Se ci sarà

ancora stallo sulla legge elettorale, non esiteròun attimo a sostenere il trasferimento alla Ca-mera” fa sapere il presidente del Senato PietroGrasso. Ufficialmente preoccupato, perché“sembra che i partiti non si rendano conto dellamarea montante di rabbia che si riverserà piùforte su di loro se non ci sarà l’accordo”. Paroleche arrivano dopo il lunedì della figuraccia apalazzo Madama, quello dell’ennesimo rinviodel voto sugli ordini del giorno anti Porcellum,in commissione Affari Costituzionali. Neanchel’udienza della Consulta ha smosso il pantano incommissione, dove si è fermi da 4 mesi. È saltatotutto anche lunedì, per i troppi no: quello delNuovo Centrodestra, che ha chiesto più tempoper definire la sua linea, e di Forza Italia, ormaiall’opposizione di tutto. Ma ha pesato anche latensione nel Pd, che oltretutto voleva aspettarele primarie dell’otto dicembre. Così niente votosul ddl della Lega, che prevedeva il ritorno a unMattarellum (più o meno corretto) e su quellodi M5S per il modello spagnolo (collegi piccoli,preferenze). Da lunedì sera è partito il tam tam

dello spostamento alla Camera. L’hanno chiestonella capigruppo di Montecitorio Sel e Fratellid’Italia. E l’hanno invocato i renziani tramitenote varie, ribadendo la posizione del sindaco diFirenze. La presidente Boldrini ha subito apertoall’ipotesi. E ieri Grasso ha confermato che iltrasloco è più che possibile. Per deciderlo, basta(di fatto) l’intesa tra i presidenti delle Camere.

D’ALTRONDE a palazzo Madama non si vedeluce. Pesa il caos dentro e fuori il governo. Pro-prio come i rinvii e le bocciature in commis-sione. L’ultima, il 12 novembre, quando è statorespinto l’ordine del giorno diPd, Sel e Sc per il doppio turnodi coalizione. A fronte degli 11voti a favore, 10 no (Pdl, Lega eGal) e le quattro astensioni diM5S e Autonomie, che in Se-nato valgono come voti con-trari. Decisive. E pensare che inagosto palazzo Madama aveva“scippato” la discussione sullalegge elettorale alla Camera,dove era già stata chiesta laprocedura d’urgenza sul ddlpro Mattarellim. L’urgenza era

poi stata votata dai senatori. Ma il limite di unmese per portare il testo dalla commissione inaula è stato ampiamente sforato. La vecchiamaggioranza non poteva avere fretta, perché ilveto del Pdl era chiaro: niente nuova legge elet-torale, prima della deroga al 138 e della riformadella Carta. Insomma, si è perso tempo perché sidoveva guadagnare tempo, per tenere in piedi lefragili intese.Ma ora? Per Gennaro Migliore (Sel) “ormai èevidente che la discussione va spostata alla Ca-mera, in Senato mancano i numeri”. Favorevoleanche Fratelli d’Italia (che non ha senatori).

Contrarie Forza Italia e LegaNord. E, soprattutto, il NuovoCentrodestra. Andrea Augelloè chiaro: “A mio avviso le con-dizioni politiche per spostare lalegge alla Camera non ci sono.Se ciò avvenisse, sarebbe legit-timo il sospetto che si vuoleprovocare la crisi del governo:la legge elettorale non può es-sere approvata da una maggio-ranza diversa da quella dell’e-secutivo”.

Twitter: @lucadecarolis

LA RICHIESTA

Ad agosto scorso

i senatori avevano

chiesto che

il provvedimento

passasse da lì

ma lì si è fermato

FRANCESCO RUTELLI(24 MARZO 2006)

La legge elettorale è un modo per

derubare gli italiani del diritto di scegliere

chi eleggere, per questo la cambieremo

ENRICO LETTA26 LUGLIO 2007

Bisogna fare di tutto per eliminare

il Porcellum. Il referendum va bene, ma

il Parlamento può approvare una riforma

PALAZZO GRAZIOLI

Putin, Dudù e PascaleLa dura vita di un ex Papi

Il Palazzo della Corte costituzionalein piazza del Quirinale a Roma Ansa

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3il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

Aggiunge l’anonimo renziano: “Ec -co, quella era una mozione sempli-ce, questa invece è la Consulta. Na-politano, Letta e Alfano erano ter-rorizzati”. Ancora una volta, lapa-rola d’ordine del Napolitanistan è:rinviare. A maggior ragione adessoche la fine delle larghe intese hacambiato il calendario riformista.Legare, come fa Alfano, la leggeelettorale alle riforme istituzionali,per la serie viene prima la gallina ol’uovo, è un sintomo evidente digattopardismo. Fare ammuina bor-bonica ma non toccare nulla.

IL PORCELLUM, peraltro, è moltocaro al Nuovo Centrodestra così co-me a Forza Italia e la sua conser-vazione sarà la cartina di tornasoledella rottura vera o presunta che siatra il Cavaliere e il suo ex delfinosenza quid. Ma Renzi sospetta che ilPorcellum tuttora piaccia anche adampi settori del partito che guideràdal 9 dicembre. Ergo, ha confidato ilsindaco: “Farò di tutto per metterele impronte digitali sulla nuova leg-ge elettorale”. Complice anche ilpassaggio alla Camera voluto dalpresidente del Senato Piero Grasso.Non solo. Nei ragionamenti a caldodei renziani matura la convinzioneche il rinvio a gennaio sia prope-deutico a uno slittamento più so-stanzioso di tre, quattro mesi. Tuttoper arrivare allo “scudo del seme-stre”, il sacro totem piantato nel-l’accampamento di Napolitano,Letta nipote e Alfano. Sempre che lafrana partita sull’articolo 138 e poisulla legge elettorale non li investadi colpo. Totem compreso.

lum. Una decisione che, come ri-feriscono fonti qualificatissime,“non dispiace al Quirinale”. Perché“la politica non può andare a rimor-chio della giustizia, seppur costitu-zionale”. Questa la versione hard diun renziano, a pochi minuti dall’ap -parizione del sindaco di Firenze alteatro Olimpico di Roma: “Se oggila Consulta avesse preso una deci-sione, in un senso o nell’altro, il go-verno non avrebbe retto, sarebbecrollato tutto”. Un po’ come quan-do Franceschini sterilizzò la mozio-ne Giachetti: “Il governo rischia”.

gretario del Pd. Non a caso, Renzitradusse in questo modo con un suofedelissimo la “sorpresa” prove -niente dal Colle: “Questa verifica èfatta contro di noi”. Un tentativoper “ingabbiarci” fino al 2015, sca-vallando la finestra elettorale dimarzo 2014 e far arrivare Letta ni-pote sano e salvo fino al fatidico se-mestre europeo a guida italiana,previsto a giugno.In questo quadro politico rivoluzio-nato dalla decadenza di B. e dallavittoria annunciata di R. si colloca ilrinvio della Consulta sul Porcel-

IMMOBILI

di Fabrizio d’E s p o s i to

Il micidiale fattore BR stamettendo sempre più in cri-si il Sistema del Napolitani-stan. B come Berlusconi, R

come Renzi. E così la Consulta si èmessa fare melina sul Porcellum,contrariamente alle previsioni apo-calittiche delle scorse settimane,per consentire al Colle di appron-tare un nuovo piano di emergenzadopo la fine delle larghe intese. Mail principale effetto collaterale delladecadenza del Condannato, sem-bra quasi un paradosso, è quello disalvare la Carta dai saggi costituentie dalle scorciatoie garantite dallemodifiche dell’articolo 138. Ieri, sulFo g l i o , Renato Brunetta ha infattivergato un lungo articolo per porrele nuove condizioni (impossibili)di Forza Italia per le riforme e ri-petere in sostanza quanto già dettodal sindaco di Firenze tre giorni fa.Ecco la sintesi del pezzo firmato dalcapogruppo azzurro alla Camera:“Altro che modifica dell’articolo138. Le larghe intese sono saltate, econ loro la volontà pacificatrice. Isaggi galleggiano sul nulla e cinci-schiano sul nulla. Veniamo al me-rito, con una commissione e un re-ferendum. Oppure arrivederci”.

È COME SE SI FOSSE sgretolatol’intero muro portante che sostene-va la rielezione di Giorgio Napoli-tano al Quirinale nella scorsa pri-mavera. Il detonatore iniziale, ap-punto, è stato il voto in Senato del27 novembre per far decadere il Ca-valiere pregiudicato. Il giorno do-po, al Colle, salirono lo stesso Bru-netta e altri esponenti forzisti. A ReGiorgio fu chiaro il pericolo mor-tale per le riforme e chiese: “Che co-sa farete sulle riforme?”. Una do-manda superflua, perché il sovranotogliattiano è stato consapevole dasubito della risposta arrivata ieri daBrunetta. Ed è per questo che al-cune ore dopo l’incontro con la de-legazione arrabbiata di FI, il capodello Stato ha imposto il “passaggioparlamentare” al premier Letta.Una mossa per stanare il nuovo“nemico da abbattere”: il futuro se-

N ap o l i t an i s t an ,primi smottamentiLARGHE INTESE, SAGGI E ART. 138. LA STAGIONE DELLA PACIFICAZIONEÈ FINITA. E ORA FI E NCD FANNO MURO SULLA LEGGE ELETTORALE

torale dovrà essere fatta in prima lettura entromaggio, “entro le elezioni europee”. Per ora,quella della riforma elettorale, è la battaglia sullaquale il sindaco sta mettendo più la faccia. Poi,da incassare immediatamente, ci sarebbero l’a-bolizione delle Province e l’eliminazione del Se-nato. Per questo, la squadra è essenziale. “Lunedìpresenterò la mia segreteria, 12 persone metàuomini e metà donne. Non ci sono accordi dafare”. I nomi più sicuri per ora appaiono StefanoBonaccini, Luca Lotti, il parlamentare veneto,Roger Demenech, Maria Elena Boschi, DeborahSerracchiani e Lorenzo Guerini come tesoriere.Prima però, il Rottamatore deve vincere: “Se vo-ta meno di un milione e mezzo di persone è unasconfitta, un brutto segnale. Se votano due mi-lioni è un bel risultato", chiarisce. Intanto gli altridue candidati si scatenano. Cuperlo lo accusa difare continue minacce al premier. E la Spi Cgil, lacui segretaria, Carla Cantone è in lista con lui,manda lettere a tutti gli iscritti per chiedere ilvoto per l’ex segretario della Fgci. Primo com-mento a caldo di Matteo, quello durante la chatvia Twitter “Matteorisponde”: “Non commen-to, mi sembra meglio”. Poi, nello studio di Ve-spa: “Che io sia uno spauracchio dei pensionati èuna campagna di comunicazione”. Alla fine af-fonda: “Se volete un segretario che si faccia det-tare la linea della Cgil quello non sono io”. I suoilo applaudono.

tario, ma probabilmente non i ministri. Secondouna logica precisa: piazzare qualche uomo in po-sizione di controllo, ma restare fuori dall’ese-cutivo. Ieri c’era chi era pronto a scommettereche al governo potrebbero andare Gianni Cu-perlo (magari al posto di Massimo Bray) e PierLuigi Bersani (al posto di Zanonato, che si can-diderebbe alla presidenza della Regione Vene-to). Ordine del giorno prossimo venturo. Inquello presente, ci sta un attacco a Olli Rehn(“Col piffero che io continuo a seguire - il pattodi stabilità in serata lo definirà ‘patto di stupi-dità’ - se l'Europa è in mano ai burocratici”) euno al governo (“cui bisogna dare una mano)”,soprattutto sull’Imu (“vicenda che è stata gestitamale”). Poi il sindaco precisa che la riforma elet-

di Wanda Marra

Un patto alla tedesca”, “Dopo la fiducia, tem-po un mese Letta presenterà un program-

ma dettagliato” . Matteo Renzi prosegue nellastrategia d’attacco finale, inaugurata domenicacon l’intervista a Re p u b b l i ca . Ogni giorno l’asti-cella delle sue richieste al governo si alza un po’,ogni giorno si aggiunge un tassello del pressingche intende fare sull’esecutivo una volta segre-tario. E così ieri sera sceglie lo studio di Porta aPor ta per dire quello che ha in mente: c’è unafiducia da votare mercoledì, i cui paletti nego-zierà con il premier tra lunedì e martedì, ma poicomunque ci sarà un altro momento di verifica,ancora più essenziale. A gennaio, fatta la legge distabilità, Renzi propone unpatto di un anno alle sue con-dizioni (ed è evidente che lecondizioni di Palazzo Chiginon sono le stesse). Un mo-mento per ripartire, per rilan-ciare, come la spiegava il mi-nistro (renziano) GrazianoDelrio ad alcuni parlamentari.Letta per ora ha escluso il rim-pasto, ma non è detto che non sitrovi a farlo in un secondo mo-mento. A quel punto, Renzipretenderà qualche sottosegre-

BLITZD i s o c c u p at io rgan i z z at ia s s a l t an ola sedenazionaledel Pd.Ci sono 46d e nu n c eAnsa

Roberto Giachetti

Il piddino “ribelle”“Al Senatonon volevanofare niente”Inumeri per approvare la legge elettorale alla

Camera ci sono, per farcela basta un mese. Mafinché non spostano tutto a Montecitorio conti-nuo il digiuno”. Il deputato Roberto Giachetti og-gi tocca il 59° giorno di sciopero della fame controlo stallo sulla legge.Giachetti, la discussione potrebbe traslocare allaCamera: quello che chiedevate voi renziani.Finalmente tutti ammettono che in Senato non cisono i numeri per una nuova legge elettorale. Eche non c’è mai stata la volontà di farla.Pe rc h é ?L’ex maggioranza voleva far slittare un nuovo te-

sto dopo l’eventuale riformadella Costituzione, quellarincorsa forzando sull’arti -colo 138. E infatti l’estatescorsa hanno scippato la di-scussione alla Camera.Ma la sentenza della Consul-ta era fissata da tempo.Per l’ex Pdl, e ora per Fi, eraed è meglio attendere la Cor-te. Se i giudici abolissero ilpremio di maggioranza,

avremmo una legge col proporzionale puro: la so-luzione perfetta, per i berlusconiani.E il Pd?Quando in primavera presentai la mozione per ilritorno al Mattarellum, il nostro gruppo alla Ca-mera si riunì. E Franceschini fu chiaro: “Se passala mozione il governo cade”.Ora che succede?Si dovranno vedere i presidenti delle Camere, eprendere atto dello stallo in Senato. Nel giro diqualche giorno dovrebbe esserci lo spostamento aMontecitorio.Ma quale legge potrebbe essere varata?Possono passare due testi diversi. Il primo è il ddlche prevede un Mattarellum corretto, ossia ilmaggioritario senza quota proporzionale, ma conpremio di maggioranza e un diritto di tribuna perle liste più piccole. L’appoggerrebbero Pd, Sel eparte di Scelta Civica. Altrimenti, c’è la propostaD’Alimonte: proporzionale con doppio turno dicoalizione e premio di maggioranza. La votereb-bero anche Sel e Fratelli d’Italia.Renzi quale preferisce?Per lui l’importante è abolire il Porcellum. Ma forsepreferisce il Mattarellum corretto, come me.

l . d .c

Renzi vuole fare il tedesco con LettaDA GENNAIO PENSA A UN ACCORDO DI PROGRAMMA SUL MODELLO MERKEL. E A UN RIMPASTO CON BERSANI

fattoa mano

SILVIO BERLUSCONI17 NOVEMBRE 2007

Secondo noi l’attuale sistema

si può migliorare in una settimana

e poi andare subito al voto

ANGELINO ALFANO13 DICEMBRE 2011

Dobbiamo riuscire a fare una riforma

elettorale che dia il diritto ai cittadini

di scegliere i loro rappresentanti

A L FA N O - B E R S A N I - CA S I N I27 MARZO 2012

Riforma della Costituzione e legge

elettorale verranno incardinate al Senato

entro 15 giorni, si accordano ‘Abc’

Giachetti La Pre ss e

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4 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

di Carlo Tecce

Non fu esitante,neanche per unattimo. QuandoMagdi Allam, per

diventare Cristiano, disse:“Maurizio, mi fai il padrinoper il battesimo?”. OfficiavaBenedetto XVI. E MaurizioLupi rispose con un sì, imme-diato. In sette mesi, però, ilplenipotenziario di Infrastrut-ture e Trasporti, seguace diComunione e liberazione, nonha assegnato le deleghe al vi-ceministro Vincenzo De Luca,ancora in doppia poltrona, an-cora sindaco di Salerno. E ilplurindagato del Partito de-mocratico ha sospetti, gravis-simi: “È convinto che il mini-stero sia la sua bottega privata,ma ha trovato il peggiorecliente che gli potesse capitare,un uomo libero – spiega a Ra-dio 24, La Zanzara – che nonrisponde né a partiti, né a pa-droni, né a padrini, qualcosache fa paura. Lupi non puòavere il monopolio del piùgrande centro di investimentid’Italia”. E se domandi dei ten-tacoli di Cielle su affari, appaltie sodali, De Luca reagisce conun “no” ironico e lungo parec-chi secondi. Quel che il sinda-co De Luca definisce “il piùgrande centro di investimen-ti”, nei prossimi anni, dovràspendere oltre 10 miliardi dieuro: 10,317 per l’esattezza, di

cui 4, 811 per la rete ferrovia-ria, 2,545 per la rete stradale.Ma l’ex assessore di Milano, aitempi dei leghisti e di Formen-tini, guarda oltre e promette73 miliardi in 10 anni; 9 giàdestinati a Ferroviere delloStato; 800 milioni per il TerzoValico, così Impregilo-Salini, iprivati, sono contenti. E ras-sicura i francesi per il Tav:“Avanti”. E s’inventa la mora-toria per i costruttori: “Elimi-nare le tasse sugli immobili in-venduti”. La teoria di Lupi èsemplice: aprire nuovi cantie-ri. E poi, ai vecchi, chi ci pen-sa?

Girlanda al Cipe e la nominaper l’amico Massidda

Quando vuole, e conviene, ilministro Lupi è rapido. Ha ri-flettuto un pochino, poi ilcompito più delicato l’ha af-fidato al sottosegretario Roc-co Girlanda, 47 anni di Gub-bio, uomo di Denis Verdini:gestisce il Cipe, il comitatointerministeriale che erogamiliardi di euro. Un tempo,non lontano, toccava a Fabri-zio Barca, già rimpianto per isuoi successi: 155 delibere indodici mesi, 20 miliardisbloccati. Mentre l’ex mini-stro dei tecnici finanziava laprefettura aquilana o la me-tropolitana romana, Girlan-da curava le relazioni esternee istituzionali del GruppoBarbetti, tra i primi in Europa

per la produzione di ce-mento. L’inchiesta su“Grandi Eventi e G8” ha re-gistrato anche la voce diGirlanda, non indagato.Era il 2009. L’amico di Ver-dini chiedeva un aiuto al-l’imprenditore RiccardoFusi per una commessa per lasuperstrada fra Umbria eMarche: “Ti ricordi che ti ave-vo detto quella cosa per il cal-cestruzzo?”. Nonostante l’i n-tervento diretto di Verdini, ilpresunto accordo va male.Appena una settimana fa, Gir-

landa era il coordinatore um-bro di Forza Italia. Quando iberlusconiani si sono ritiratidal governo, il sottosegretariocon delega al Cipe s’è immola-to per l’Italia: “Credo che i cit-tadini abbiano bisogno di sta-bilità”.Con l’ex collega di partito,l’ex senatore Piergiorgio

Massidda, il ministro ha bat-tuto ogni record. Il politicosardo, nominato due anni fapresidente dell’Autorità por-tuale di Cagliari, è stato cac-ciato perché “incompetente”per il Consiglio di Stato. Insette biblici giorni, non unodi più, Lupi l’ha rimesso lì:commissario straordinario.

Lupi ha succhiato 100 milionial tratto Milano-Limbiate, pri-ma pietra nel remoto 1882, e liha dirottati a Padova.Silvio Berlusconi lo mandavaspesso in televisione perché itoni gentili e garbati, la culturacattolica, non spaventano ilpubblico. E poi Lupi, fosseestate o inverno, si prodigavacon i deputati fedeli e organiz-zava pellegrinaggi nei luoghidel Signore. Quando non eraancora famoso, al telefono conDario Maniglia (galassia Ciel-le), dirigente di cooperativaFiorita e intercettato per un’in-chiesta pugliese, Lupi faceva ilgradasso: “Sono l’onorevoleMaurizio Lupi, tuo amico fra-terno, così si registra meglio.Non me ne frega un cazzo, pos-sono anche venirmi a fare unapompa”. Amen.

Archi si dimette:è il terzo forzistache lascia il governo

AFFARI LORO

di Sandra Amurri

Il primo settembre 2013, l’avvocatoFrancesco Manna, ex capo di Ga-

binetto della Regione Puglia, è diven-tato responsabile relazioni con Enti eistituzioni locali dell’Eni. L’uomo chedovrà difendere gli interessi del sestogruppo petrolifero mondiale, che conla raffineria di Taranto contribuisce adaccrescere l’emergenza sanitaria. Se-condo il comitato scientifico Wwf diTaranto, dagli sfiatatoi non monitoratidei serbatoi di stoccaggio dello zolfo li-quido che supera le 50 tonnellate algiorno – è previsto un aumento dellaproduzione fino a 100 tonnellate – fuo -riesce idrogeno solforato (H2S), so-stanza fortemente velenosa, la cui tos-sicità è paragonabile al cianuro, con-siderato rifiuto pericoloso dalla nor-mativa vigente. Uno degli interlocuto-ri istituzionali di Manna sarà proprioquel capo dell’Arpa, Giorgio Assenna-

to. Girolamo Archinà, braccio destrodella famiglia Riva, in una telefonata,disse che proprio Manna assieme al-l’assessore Fratoianni doveva “frantu -mare” Nicola Assennato per conto diVendola. Il governatore della Pugliache, come scrive Archinà via email aFabio Riva, “era fortemente adiratocon l'Arpa che la politica ambientaledella Regione prevede che non debba-no assolutamente at-taccare l’Ilva piutto-sto si devono occupa-re di stanare Enel edEni che cercano diaizzare la piazza con-tro l’Ilva per coprirele proprie magagne...Vendola ha incarica-to Manna di prendereposizione convocan-do Arpa e l’assessoreNicastro per chiarireche per nessun im-

pianto di Ilva si dovesse ipotizzare unapur minima restrizione produttiva,dopo tutto quello che ha dimostrato”.Manna, indagato nell’inchiesta “Am -biente Svenduto”, perché da capo digabinetto avrebbe “assicurato a Ven-dola l’impunità aiutandolo a eludere leinvestigazioni dell'Autorità negando onon ricordando” una serie di fatti.É lo stesso che mostrò a Vendola il vi-

deo in cui Archinàstrappava il microfo-no al giornalista Ab-bate, che li aveva fattiridere “per un quartod’ora”. Manna (di Rcpassato a Sel), quan-do nel 2008 vennenominato capo digabinetto della Re-gione, presiedeva ilCda di “Napoli Ser-vizi Spa” per la ge-stione del patrimo-

nio immobiliare del Comune da cui sidimise dopo due anni. Ma continuò aricoprire due incarichi pubblici conun’indennità annuale di 120 mila eurodalla Regione e quasi 59 mila euro daNapoli Servizi Spa. Poi sostituito conDavid Pellegrino (ora indagato) e no-minato da Vendola consulente per l’A-rea internazionale.

LA CONFIDENZAdi Manna con Archi-nà era tale che si rivolgeva a lui chia-mandolo “Girò”. Archinà: “Ti chiamoperché il problema benzo(a)pirene,nonostante le tue raccomandazioni alProfessore (Assennato, ndr), la questio-ne sta degenerando...”. Informa Man-na anche che Sindaco e Assennato han-no convocato una conferenza stampaper presentare, “su pressione di questeassociazioni, le iniziative che intendo-no assumere (...) il Sindaco mi ha chia-mato facendomi domande stravolgentitipo: ‘Cosa significherebbe ordinare al-

l’Ilva la chiusura delle batterie?’ signi -fica automaticamente dire chiudi lostabilimento, come dire a una personapuoi stare 40 giorni senza acqua... se miposso permettere converrebbe più chetranquillizzare questi (Assennato e sin-daco, ndr) che non si tranquillizzano fa-cendo quel tavolo tecnico che volevi fa-re...”. Manna: “Noi non sappiamoniente di questa iniziativa, mo’ do su-bito indicazioni... non ti preoccupare”.Archinà: “Oltretutto parliamo di 1,3(nanogrammi di benzo(a)pirene) eh!...alimentare ulteriormente queste per-sone... ho l’impressione che vanno dal-la parte opposta di quelli che sono gliindirizzi politici che tu mi avevi sug-gerito per il momento no?”. Manna:“Ma figurati! Avevo detto di stare calmie di fare un tavolo tecnico per capireeffettivamente di cosa parlavamo...vabbè mo’ mi chiamo un attimo pureNichi... mi pare proprio che debba in-tervenire su questa storia!”.

FRANCESCO MANNA

All’Eni l’uomo di Vendola vicino ad Archinà

A destra,Maurizio Lupi.

Sotto, il suovice Vincenzo

De LucaD l m /A n s a

ANCHE BRUNO ARCHI ha rassegnatole dimissioni: è il terzo pidiellino pas-sato a Forza Italia che lascia il proprioincarico, dopo Gianfranco Micciché,sottosegretario alla Pubblica ammini-strazione, e Walter Ferrazza, sottose-gretario agli Affari regionali. Archi ri-copriva l’incarico di viceministro degli

Esteri. Ieri, come spiegato in un comu-nicato della Farnesina, ha rassegnato leproprie dimissioni nelle mani del pre-sidente del Consiglio Enrico Letta e deltitolare del dicastero Emma Bonino, cheha dichiarato: “Le dimissioni mi sem-brano dovute e scontate. Il viceministroArchi è anche deputato e ha scelto di

stare con un partito passato all’o p p o-sizione”. Bruno Archi è alla sua primalegislatura da parlamentare, ma non èun novizio della politica: è stato con-sigliere diplomatico della presidenzadel Senato, quando sullo scranno piùalto di Palazzo Madama sedeva RenatoSchifani. Ansa

Girolamo Archinà Ansa

DE LUCA MINACCIA LUPI:“IL MINISTERO È LA SUABOTTEGA P R I VATA”IL SINDACO LO ACCUSA DI NON AVERGLI DATO LE DELEGHEPERCHÉ VUOLE GESTIRE TUTTO DA SOLO. E ALLUDE A CIELLEIL DICASTERO DEI TRASPORTI DEVE SPENDERE SUBITO 10 MLD

Davvero straordinario.

I 100 milioni a Padovaper il collega Zanonato

Il potere di Lupi va misuratocon un decreto. In un confu-sionario e scarabocchiato arti-colo nella Legge di Stabilità hafatto scrivere: “Al fine di acce-lerare gli interventi in aree ur-bane per la realizzazione di li-nee tramviarie e metropolita-ne, il Cipe, entro trenta giornidopo l’entrata in vigore di que-sta legge, su proposta del Mi-nistero è deciso che (…) le ri-sorse rivenienti dalle revoche(…) sono finalizzate al Cipecon priorità per la metrotram-via di Padova”. Un bel favore alcollega Flavio Zanonato (Svi-luppo Economico), sindacosospeso perché incompatibile.Il progetto manca ancora, però

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5il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3AFFARI LORO

Ilva, norma su misura per blindare i commissariIL GOVERNO INTERVIENE DI NUOVO GARANTENDO ALLA GESTIONE ATTUALE I SOLDI DEI RIVA. MA ALLENTA LE SANZIONI E LE PRESCRIZIONI

nato, sa bene come lenirle. Così haportato Alfano all’ovile, a’ Riccione,con gli amici Lupi e Mauro. Che inquesto periodo gli hanno dato soste-gno e coraggio.Il clan politico di Cl, quando opera, èchirurgico. Certo ci sono stati ancheattriti. Creati dall’attuale ministro al-le Infrastrutture che tradisce il com-pito a lui assegnato: andare a Romaper preparare l’ascesa nella Capitaledel Celeste. E invece Lupi scalza For-

migoni e diventa il referente di Ber-lusconi per la Lombardia. Nel 2007per quasi tre mesi non si presenta allecene di a’ Riccione. Il rapporto si eraincrinato. Mauro, come sempre, me-diò. E il tempo fece il resto, portandonuovi obiettivi comuni. Expo su tut-ti. Quando Milano vinse l’esposizio -ne contro Smirne, a Palazzo Chigisiedeva Romano Prodi, Formigoniera tra i promotori e Lupi era ammi-nistratore delegato di Fiera MilanoCongressi, incarico che ha conserva-to dal settembre 1994 al maggio2013. E i due si sono ritrovati al volo,come l’Expo e la Fiera. Con la bene-dizione, inutile dirlo, di Mauro.I tre si conoscono dai primi anni No-vanta. Don Giussani e Comunione eliberazione “presenta” Formigoni aMauro, Lupi fa il suo ingresso nel1990 reclutato da Formigoni nel set-timanale cattolico Il Sabato, che il Ce-leste aveva fondato nel 1977 con lesolite modeste ambizioni: spezzare ilduopolio Pa n o ra m a -L’E s p re ss o . For-

migoni adotta Lupi, lo porta in Cl ene guida l’esordio politico. Assessorea Milano nella giunta Formentiniprima e con Albertini poi, infine ilsalto a Roma. Nel 2001. Formigoniera già presidente della RegioneLombardia e aspirava al Palazzo do-ve manda Lupi a preparargli la stra-da. Con l’approvazione di Mauro,che nel frattempo aveva raggiuntoBruxelles.

PER LEGARE ulteriormente l’allean -za i tre nel 2006 danno vita anche al-l’associazione Rete Italia. Una vetri-na per le loro attività e quelle di Cl, acominciare dalla fondazione Sussi-darietà presieduta da Giorgio Vitta-dini, tra gli ideatori della FondazioneMeeting per l’amicizia tra i popoli(Meeting di Rimini), nonché fonda-tore della Compagnia delle Opere.Vittadini, insieme a Giancarlo Cesa-na e all’ex deputato democristianoNicola Sanese, rappresenta il veronucleo di potere di Cl. Sono loro atrattare con il premier. Loro, per dire,decisero di inviare Mauro a dare unamano a Mario Monti. E quando Lupisi mette di mezzo tra il loro volere(portare Formigoni a Roma) e le sueaspirazioni personali, bloccano tut-to. Avviene nel 2008. Berlusconi vin-ce. Cl vuole due cose: Formigoni pre-sidente del Senato e Lupi ministro.L’allora premier non accetta la primacondizione e i seguaci di Don Gius-sani fanno saltare tutto. Lupi se la le-ga al dito, Formigoni pure. Poi arrival’Expo. Un affare che sulla carta vale1,3 miliardi di investimenti di cui 833milioni direttamente dalle casse del-lo Stato. In particolare ministero del-le Infrastrutture, dove ora siede Lupi.Che ora è anche il referente politicodi Cl. O meglio, appare. Perché For-migoni è indagato, ed è leggermenteimpresentabile. E anche all’ultimacena gliel’hanno ripetuto: “Robertonon esporti troppo”. Lui a volte di-sobbedisce. Ma sa che il clan c’è. Èuna garanzia. Come l’Expo.

di Davide Vecchi

Un miliardo 300 milionidi euro valgono una pa-ce. Il clan politico di Co-munione e liberazione

si è ricompattato con un obiettivochiaro: Expo 2015. Dimenticati gliattriti degli ultimi anni, le inchiestegiudiziarie e le spaccature create inCl, Roberto Formigoni, Mario Mau-ro e Maurizio Lupi sono tornati a la-vorare come un sol uomo. Ciascunoha il suo ruolo e gioca la sua parte.Formigoni, per dire, tiene ancora leredini del potere lombardo, ma conl’assenso suo e di Mauro è Lupi a mo-strarsi in pubblico con il neogover-natore Roberto Maroni, intento a of-frire un’immagine di spaccatura trala sua Regione e quella un tempo gui-data dal plurindagato Celeste.I tre, se necessario, fanno squadra.Quando nel 2011 l’impero politicodi Silvio Berlusconi era in procintodi crollare, i tre andarono a palazzoGrazioli a parlare con il Cavaliere.Ma prima si erano spartiti i ruoli:Formigoni invocava le dimissionidell’allora premier, Lupi invece lososteneva, Mauro moderava. Nes-sun vincitore, nessuno sconfitto.

ST R AT EG I E decise il lunedì sera al ri-storante milanese a’ Riccione, dove itre attovagliano quelli su cui scom-mettono. Serate per pochi intimi. Almassimo una dozzina di persone, tracui spesso si accomoda anche Ange-lino Alfano. Ma non da quando è na-to il Nuovo Centrodestra, nel qualeFormigoni e Lupi hanno confluito edove arriverà a breve anche Mauro;ma ormai da due anni, quando Al-fano aveva bisogno di leccarsi le fe-rite del balletto di Silvio sulle prima-rie e il passaggio di mano definitivodel Pdl. E Formigoni, condannatopubblicamente “il nostro governato-re lombardo a vita” da Berlusconi ecostretto così ad accantonare i suoisogni romani da presidente del Se-

CENE DEL LUNEDÌ

Al ristorante milanese

a’ Riccione, da ormai

due anni partecipa

anche Angelino Alfano,

adottato nel “par tito”

di Comunione e liberazione

Il clan politico di Cl si attovagliaper spartirsi la torta dell’ExpoDOPO LITIGI E TRADIMENTI, L’ESPOSIZIONE RIUNISCE IL MINISTRO, MAURO E IL SOLITO FORMIGONI

DIRETTA TV DEL MEETING DI RIMINIRAI, SALTA L’ACCORDO DA 750 MILA EUROIl tradizionale meeting riminese di Comunione eliberazione non sarà trasmesso dalla Rai, che perla diretta aveva messo sul piatto 750 mila euro.L’evento, che si tiene d’estate, sarebbe costatoalle casse del servizio pubblico 250 mila euro al-l’anno. Il contratto era triennale. Fonti aziendali

hanno fatto sapere che le trattative sono state in-terrotte perché Cl non avrebbe garantito l’esclu-siva. Il presidente della commissione di VigilanzaRai Roberto Fico si è detto “molto contento”. L’e-sponente del Movimento 5 Stelle ha annunciatoieri lo stop, parlando di un “conseguente rispar-mio di risorse provenienti dal canone”. Fico neigiorni scorsi si era rivolto ai vertici di viale Maz-

zini chiedendo lumi sull’accordo. “La Rai è un’a-zienda pubblica – ha aggiunto l’esponente 5 Stel-le – Non è il servizio pubblico a dover pagare perseguire una manifestazione come quella di Cl, dicui deve essere data notizia come avviene perqualsiasi altro evento organizzato da associazio-ni, enti, aziende, partiti o movimenti. È informa-zione – ha concluso – non deve essere null’a l t ro”.

di Salvatore Cannavò

L’attivismo del governo verso l’Ilva assumedi nuovo la forma del decreto ad hoc. E se

stavolta non è proprio un decreto “salva Riva”sicuramente è un “salva Commissari”, vistoche, a loro vantaggio, allenta le prescrizioni e lesanzioni e recupera le risorse sequestrate, perevasione fiscale, alla famiglia dell’acciaio.L’esecutivo ha deciso di introdurre le nuovenorme nel decreto “Terra dei fuochi” appro-vato ieri dal Consiglio dei ministri. All’articolo7 ha previsto delle modifiche a un altro decreto,quello con cui, l’estate scorsa, si stabilì il com-missariamento dell’Ilva. Sarebbe il quartoprovvedimento di urgenza in poco più di dodicimesi, il terzo del governo Letta, il quinto se siconsiderano anche le norme del 2010 voluteallora dal ministro Stefania Prestigiacomo.

IL GOVERNO, stavolta, ha voluto ridefinire leprocedure di approvazione del “piano ambien-tale” ora approvato con Decreto della Presiden-za del Consiglio e che, di fatto, va a integrare

l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale,cioè le prescrizioni definite dal ministero del-l’Ambiente.Con questa premessa si passa al punto centrale:con il commissariamento si stabiliva una normatransitoria per regolare l’attività del commis-sario nel periodo di attesa del piano industrialedell’azienda, imponendogli “la progressiva ado-zione” delle misure previste dall’Aia. Che vuoldire, però, “progressiva adozione”? Il decreto diieri lo stabilisce con piùchiarezza. Quella definizio-ne è subordinata a due con-dizioni: “La qualità dell’arianella zona esterna allo sta-bilimento (...) non abbia re-gistrato un peggioramentorispetto alla data di iniziodella gestione commissa-riale”; alla data di approva-zione del piano, “siano statiavviati gli interventi neces-sari a ottemperare ad alme-no il 70 per cento del nu-

mero complessivo delle prescrizioni contenutenelle autorizzazioni integrate ambientali”. Icommissari non devono, quindi, peggiorare lasituazione dell’aria ma soprattutto possono li-mitarsi ad “avviare” gli interventi necessari.Un’elasticizzazione che, sembra, sia stata richie-sta direttamente da Taranto per poter lavorarein condizioni di maggiore serenità.Da qui l’altra norma: “Durante la gestione com-missariale non si applicano, per atti o compor-

tamenti imputabili alla ge-stione commissariale, le san-zioni previste dal decreto-leg-ge 207 del 2012, quelle fino al10 per cento del fatturato del-la società. Ai commissari, in-fine, vengono garantite le ri-sorse sequestrate ai Riva nelprocedimento anti-elusionepromosso dalla Procura diMilano. L’articolo 11 bis pre-vede, infatti, che il commis-sario possa richiedere “lesomme sottoposte a sequestro

penale in relazione a procedimenti penali a ca-rico del titolare dell’impresa o del socio di mag-gioranza, diversi da quelli per reati ambientali oconnessi all’attuazione dell’Aia”.

A DIRSI INDIGNATO per l’ennesima manovradi governo è il portavoce dei Verdi, Angelo Bo-nelli: “Vogliono stabilire un periodo transitoriodi 3 anni in cui, di fatto, aggirare le prescrizionidi legge” spiega al Fa t to . “La norma che contienela sospensione delle sanzioni – aggiunge – è as-solutamente incostituzionale perché subordinain maniera inaccettabile la vita e la salute allaproduzione”. Bonelli annuncia che “una voltapubblicato porterò personalmente il testo deldecreto al Commissario Ue all’Ambiente in re-lazione alla procedura di infrazione comunita-ria”. Attenta a quanto accade anche Legambien-te che invita a non operare “stravolgimenti degliorgani preposti alla verifica e alla approvazionedei singoli interventi” come sottolineano Fran-cesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettiva-mente presidente di Legambiente Puglia e pre-sidente del Circolo Legambiente di Taranto.

LA PROTESTA

La reazione del leader dei

Verdi, Bonelli: “Vo g l i o n o

un periodo di transizione

di tre anni per essere

liberi di inquinare. Pronto

il ricorso alla Ue”

Sopra, lavoriin corsoin vistadell’Expo2015 a Milano.Nei riquadri,RobertoFo r m i go n ie MarioMauroLa Pre ss e

Da due a cinque anni di carcere per chi brucia i rifiuti nellaTerra dei fuochi e 600 milioni stanziati per le bonifiche: ieri il

Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sulle emer-genze ambientali. Il provvedimento, che dovrà approdare in Par-lamento, prevede per la prima volta sanzioni penali per coloro cheappiccano roghi ai cumuli di rifiuti tossici abbandonati e il con-seguente sequestro del terreno. Tutti i terreni dell’area sarannocontrollati nell’arco di 150 giorni. Il ministro dell’Ambiente An-drea Orlando ha spiegato: “Una parte del decreto riguarda la clas-sificazione dei suoli per sapere se sono coltivabili o meno sulla basedi parametri certi”. In caso l’autorità giudiziaria non riesca a en-trare e controllare alcuni terreni, questi saranno classificati comearee “no-food”. “Una volta acconsentiti i controlli – ha chiosato ilministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo – le stesse aree po-trebbero uscire dalla lista”.

E. Lent.

TERRA DEI FUOCHI Il decreto:carcere per chi brucia i rifiuti

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6 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

di Valerio Cattano

Il proclama della “rivol -ta” viaggia dalla Sicilia alVeneto: “9 dicembre, l'i-nizio della fine”. Torna il

movimento dei Forconi, e pro-mette cinque giorni di bloccodelle merci, una paralisi delPaese, a partire dalle 22 dell’8dicembre. La protesta però, apochi giorni dalla promessaapocalisse, ha perso due alleatiimportanti, Unatras (Unionenazionale delle associazionidell'autotrasporto merci) eAnita (Associazione nazionaleimprese trasporti automobili-stici): con un breve comunicatoemesso lunedì hanno fatto sa-pere di “valutare positivamentele risposte ricevute dal ministroLupi, in particolare sul ripristi-no delle agevolazioni sulle ac-cise e sulla riduzione del costodel lavoro (Inail) e acquisito ilprotocollo d’intesa che impe-gna il ministero su tutte le altrecriticità rappresentate, revoca-no il fermo nazionale dei servizidi autotrasporto”.Tutto rimandato allora? Mancoper sogno. Mariano Ferro, lea-der dei Forconi siciliani conti-nua a sostenere la “rivoluzio -ne”, mentre sul sito www.iforco -ni.it si scrive contro le sigle chehanno revocato la protesta: “Ilfronte antisciopero è formatosolo da quegli imprenditori checontinuano ad avere la Merce-des parcheggiata davanti all’a-zienda”. E ancora: “Accordi co-me questi sono stati fatti cen-tinaia di volte: gli autotraspor-tatori sanno benissimo che nonne riceveranno alcun beneficio.E in ogni caso dobbiamo ricor-darci pure che questa ribellione

non è la ribellione degli auto-trasportatori: è la ribellione de-gli italiani”.

IL PUNTO è proprio questo: ri-spetto a due anni fa, la protesta,nelle intenzioni dei promotori,sarà nazionale sulla base di unarete formata da Co.sp.a. (Cobasdel latte), Azione Rurale Vene-to, Movimento Autonomo Tra-sportatori, Aitras (AssociazioneItaliana Trasportatori), CRA, gi

agricoltori dell’Agro Pontino.Il nemico comune è lo Stato,dalle Alpi alle Piramidi, tantoche a rappresentare i Forconinella trasmissione Piazza Pulitasu La 7 non è stato chiamato illeader storico Ferro, ma PatriziaBadii, candidata a sindaco diVerona nel 2012 con la lista Ve-neto Stato (nata nel settembredel 2010 per dar voce a spinteindipendentiste, con lo statutoscritto in dialetto, chiedeva il ri-conoscimento del Veneto comeStato membro dell’Unione eu-ropea) e leader di Life Venetache ha ribadito in studio: “Bloc -cheremo l'Italia a oltranza. Nonsiamo facinorosi o terroristi,siamo gente che lavora, e vin-ceremo questo Stato con le ma-ni in tasca...”. Il grido di batta-glia trova le enunciazioni prin-cipali nel volantino che chiamaalla lotta. Basta tasse, basta tut-to: contro il “Far West della glo-balizzazione”, contro “questo

modello di Europa”, per “ri -prenderci la sovranità popolaree monetaria”.

COME ACCADUTO durante laprima protesta dei Forconi,dunque, si ripetono i temi digrande impatto populista: nien-te sindacati, niente bandiere dipartiti, “solo italiani”, come haripetuto in un incontro prepa-ratorio alla fine di novembrepure Daniele Calvani, leader deiComitati Riuniti Agricoli, unadelle sigle che “firma” il volan-tino della mobilitazione. Inquella riunione Calvani ha riba-dito: “Non mi sento rappresen-tato dal presidente Napolitano,è un traditore!”.I Forconi, simbolo dell'insoffe-renza contro lo Stato e l'Europadella Merkel sembrano attinge-re a vecchi cavalli di battagliadella destra estrema pungolan-do l’insofferenza per uno Statocanaglia che fa a pezzi il citta-dino e il suo orgoglio di essereitaliano. Ma nei tempi della co-municazione social, il linguag-gio si evolve, o così dovrebbe es-sere: su Facebook i Forconihanno un profilo con 57 milaadesione; poi ogni sigla ha il suo,i Comitati Riuniti Agricoli, peresempio, hanno 3700 sostenito-ri. Una delle ultime comunica-zioni in bacheca riguarda pro-prio le linee guida della protesta:cacciare la classe politica e di-rigente perché corrotta e inca-pace; chi ha ruoli di responsa-bilità statali deve risponderepersonalmente delle scelte ope-rate; sovranità nazionale; re-scissione di tutti i trattati che civincolano con l'Europa. Si chiu-de con un “P.S. passaparola adalmeno tre amici”.

I TA L I E

Escort e affari,indagine su B.:ascoltato Bertolaso

DONNE E AFFARI. Sono i due grandi temi in-torno ai quali si snoda l’indagine della Procura diBari nei confronti di Silvio Berlusconi e ValterLavitola, accusati di induzione a mentire. Le don-ne sono le escort portate dall’imprenditore ba-rese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’expresidente del Consiglio. Gli affari sono quelli acui Tarantini aspirava utilizzando proprio le co-

Il Nord-Est? E dov’è... qui vedo tutto chiuso...”. Mariano Fer-ro, durante una riunione in preparazione della “rivoluzione”

in programma il 9 dicembre, ha solleticato così l’attenzione deisuoi alleati nordisti. Lo Stato vi ha fatto chiudere bottega a forzadi tasse, è ora di ribellarsi, questo il suo messaggio. Ferro parlacon sicurezza, da leader, del resto la tentazione della politica l’hasempre avuta. Agricoltore di Avola, in provincia di Siracusa,proprio nella sua Sicilia ha dato vita al movimento dei Forconi:il nome nacque, secondo una versione dei fatti, quando nel 2011il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano si presentò proprioad Avola. Ferro, dinanzi a una delegazione di pastori sardi cheerano arrivati per parlare dei loro disagi, si lasciò andare neiconfronti dei politici che non facevano il loro dovere: “Dob -biamo prenderli a forconate”; Felice Floris, leader dei Pastorisardi, suggerì allora il nome di Forconi. Con un passaggio inForza Italia e partecipazioni alle assemblee del Movimento perl’autonomia dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombar-do, Ferro nell’agosto 2012 decise di candidarsi pure lui a pre-sidente della Regione Sicilia; risultato, 31 mila 390 voti(1,55%).

FORSE FERRO si aspettava di più perché nel gennaio di quellostesso anno un certo disagio il suo movimento in Sicilia l’avevacreato: blocco dei carburanti e delle merci per diversi giorni,tanto che la Confcommercio calcolò danni per gli esercenti viciniai 500 milioni di euro. Accanto a Ferro all’epoca c’era GiuseppeRichichi presidente dell’Aias, sigla di riferimento di conducentidi Tir e padroncini; e s’era visto pure Enzo Ercolano, proprie-tario della Sud Trasporti Srl, incensurato, parente di esponentidella cosca Santapaola-Ercolano. A quasi due anni di distanza,ora Ferro torna, convinto di ripetere in grande quell’esperienza;non è chiaro se avrà ancora i padroncini alle spalle, lui ha la suatabella di marcia: “Partiremo lunedì 9 con 10-15 presidi in Sicilia.C’è una voglia di protestare che neanche immaginate, una gran-de voglia di ribellarsi a questo sistema e il vero danno, vogliamodire ai politici, non siamo noi, ma il postino con il carico di tasseche suona nelle case perché qualcuno lo manda... I media, forse,nei primi giorni non ne parleranno, perché si tenderà a sotto-valutare il tutto, ma non ce la faranno”.

va l .ca t .

I FORCONI PASSANO LO STRETTO:“BLOCCHEREMO TUTTA L’I TA L I A”IL MOVIMENTO NATO IN SICILIA SI SALDA CON LA PROTESTA VENETA. IL LEADERINCITA ALLA RIVOLTA CONTRO LO STATO: “METTEREMO IN GINOCCHIO IL PAESE”

Il leader dei Forconi siciliani, Mariano Ferro Ansa

noscenze dell’ex premier. Centrale in questa vi-cenda il presunto contatto con l'allora capo dellaProtezione civile, Guido Bertolaso. Nei giorniscorsi il procuratore aggiunto di Bari, PasqualeDrago, ha ascoltato Bertolaso nell’ambito di in-dagini suppletive disposte su richiesta dei difen-sori degli indagati all’indomani della chiusura del-l’inchiesta. L'audizione di Bertolaso si sarebbe

concentrata sui presunti contatti con Tarantiniper il tramite dell’ex premier Berlusconi. Nell’in-formativa della Finanza sulle bugie dette da Ta-rantini agli inquirenti baresi a proposito delleescort portate nelle residenze di Silvio Berlusco-ni, si parla infatti di un tentativo da parte del-l’imprenditore barese di incontrare Bertolaso per“fare affari” con la Protezione civile.

Quel nome scomodoe le mire politichedel capo che era in FI

IL PERSONAGGIO

Frode al fisco, indagato l’ad di Total-ErgPERQUISIZIONE NEGLI UFFICI DELLA COMPAGNIA PETROLIFERA. L’ACCUSA: AVREBBE NASCOSTO ALL’ERARIO OLTRE 900 MILIONI DI EURO

GLI SLOGAN

Basta tasse, basta

tutto: contro il “Fa r

West della

g l o b a l i zza z i o n e ”,

contro “q u e s to

modello di Europa”

Una protesta del movimento nel luglio 2012 Ansa

SOCIETÀ FITTIZIE

Secondo i pm,

nel 2010 sarebbero

state emesse fatture per

operazioni parzialmente

inesistenti da una

controllata alle Bermuda

di Valeria Pacelli

Oltre 900 milioni di frodefiscale, avvenuta tramite

sovraffatturazioni da parte diuna società con sede alle Ber-muda. É questo il sospettodella magistratura romanache ha messo sotto inchiestauna tra le più importanticompagnie petrolifere, la To-tal Erg, iscrivendo nel regi-stro degli indagati anchel’amministratore delegatoAlessandro Garrone per fro-de fiscale.

L’I N C H I E STA , di cui sono ti-tolari i pubblici ministeriPaolo Ielo e Mario Palazzi, èsolo all’inizio. Ieri mattina gliuomini del nucleo tributariodella Guardia di finanza, gui-dati dal comandante Cosimo

Di Gesù, hanno effettuatoperquisizioni nelle sedi dellaTotal Erg a Roma, Genova eMilano.Secondo i magistrati, dietrol’emissione di fatture per lafornitura di greggio da partedi una società delle Bermuda,ritenuta inesistente e ricon-ducibile alla stessa Total-Erg,

è stata realizzata una frode da904 milioni di euro. Resta dacapire se questo aumento deiprezzi intermedi, abbia avutoconseguenze sull’aumentodei costi della benzina. Infat-ti, secondo i magistrati, il si-stema messo a segno sarebbequello delle sovraffatturazio-ni, tramite l’emissione di una

serie di fatture fittizie peroperazioni inesistenti o par-zialmente inesistenti risalential 2010 da parte della societàintermediaria con sede nelparadiso fiscale. L’ipotesi èche il petrolio non venisse ac-quistato direttamente dalproduttore, ma da una socie-tà controllata che a sua volta

lo comprava dal produttore alfine di aumentarne i costi e diridimensionare il versamentodell’Iva. Per questo l’ammi -nistratore delegato di ErgAlessandro Garrone, e il ma-nager Luca Bettonte, firma-tario della dichiarazione deiredditi della Erg per il 2010, ealtre tre persone sono stateiscritte nel registro degli in-dagati con l’accusa di frodefiscale.

IN UNA NOTA diffusa ieri lasocietà ha chiarito la propriaposizione: “La società ritienedoveroso rispettare l’indagi -ne in corso da parte delle au-torità, alle quali ha assicuratofin dall’inizio piena e totalecollaborazione. Total Erg ha,infatti, sempre perseguitouna corretta gestione e garan-

tito il rispetto delle leggi e del-le normative vigenti e confidapertanto che ciò emergeràdall’inchiesta dell’Autorità.”E la stessa società poco dopochiarisce che il coinvolgi-mento di Erg nelle indagini“nelle figure del Vice Presi-dente Esecutivo e dell’Ammi -nistratore Delegato, è da ri-condurre esclusivamente allapartecipazione di Total Erg,joint venture (51% Erg e 49%Total) nata dalla fusione diTotal Italia ed Erg Petroli ilprimo ottobre 2010, al con-solidato fiscale nazionale delGruppo Erg”.Immediate le conseguenzesul titolo: Erg ha ceduto il6,74 per cento dopo la diffu-sione della notizia relativa al-la perquisizione della Guar-dia di Finanza.

A l e s s an d r oG a r r o n e,a m m i n i s t rat o red e l egat odel gruppoTo t a l - E rgAnsa

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7il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

Il boom del tessileorientalenella provincia

di Enrico Fierroinviato a Prato

Per tentare di capirePrato e le sue fabbri-che dormitorio, i ci-nesi e gli italiani, i

grandi marchi del fashion e i ca-pannoni dove l’Ottocento nonsembra mai essere passato, sidoveva essere qui, al Macrolot-to1 ieri sera. Davanti alla “Con -fezione Teresa” dove sette ope-rai sono arsi vivi. Perché alme-no duemila cinesi, si sono riu-niti per piangere i loro morti.Cinque uomini e due donne an-cora senza nome, anche se loro,i cinesi, sanno tutto di queglisventurati bruciati tra pezze epareti di cartone. Volevano dir-li ad alta voce quei nomi, ma lapolizia glielo ha vietato. Ci sonole indagini. E allora loro hannoaffisso le foto di quegli sventu-rati. E sotto quelle gigantografiedi volti giovani, hanno disegna-to cuori e altre figure con i lu-mini, mentre un gruppo didonne con addosso gli abiti tra-dizionali, intonava straziantinenie buddiste. Solo il piantourlato di una ragazza supera ilcoro funebre. “Mia sorellaHuan è morta nell’incendio”.

OGNI cinese ha in mano unatorcia, tutti ascoltano il brevediscorso del rappresentantedella comunità. “Dobbiamotrasformare il dolore in forzaper riorganizzare autonoma-mente le nostre imprese”. Lafolla è muta, le parole sono gra-vi, serie, impegnative e annul-lano ogni barriera sociale. Taceil povero cristo che non ha nien-te, tace il lao ban, il padrone.“Dobbiamo osservare con rigo-re le leggi locali e i regolamentieliminando ogni rischio per lasicurezza dei lavoratori, avvian-do le nostre aziende verso la re-golarizzazione”. È una sfidaenorme e doppia lanciata al “si -stema”cinese e alla sua unica re-ligione, l’arricchimento a tutti icosti, ma anche alle istituzioniitaliane che hanno permesso l’e-spandersi di questo regime dischiavitù e di disprezzo di ogniregola. L’obiettivo è ambizioso:

“Noi cinesi immigrati deside-riamo integrarci nella comunitàitaliana e insieme agli italianicreare una società più armonio-sa a Prato”. Da oggi può iniziareun nuovo cammino, una partedei cinesi ha messo le sue cartesul tavolo. Altri, mentre i loroconnazionali piangono i morti,sono ancora a capo chino sui te-lai, chiusi nei capannoni. Il si-stema non si ferma, davanti aicancelli ci sono furgoni che ven-gono da un’altra Chinatown,quella di San Giuseppe Vesu-viano, Napoli, e caricano jeans,giacconi, maglie alla moda,merce che già da questa mattinatroverete sulle bancarelle deivostri mercatini.Giri per il Macrolotto 1, sbircitra i capannoni con i vetri oscu-rati, guardi le migliaia di inse-gne in cinese e ti chiedi perchéquesto cancro è nato e si è svi-luppato all’interno di una dellearee più produttive d’Italia. “Lavuoi la verità? – dice un impren-ditore del tessile che da anni hachiuso i battenti –, eccola: i no-stri capannoni erano chiusi, fi-niti, i cinesi li hanno presi ed èstato un bene, altrimenti quiavresti visto solo erba alta e rug-gine”. Wang Liping è un im-prenditore cinese che si è total-mente integrato a Prato, oggi è ilnumero due della Confedera-zione degli artigiani. “Quandosono arrivato negli anni Novan-ta, qui il distretto tessile tirava,serviva manodopera e noi era-vamo necessari. Ricordo cheper chiedere la residenza indicai

dove abitavo, era un capanno-ne, vennero i vigili e dissero chetutto era ok. Quanto fatturo?Oggi 1,3 milioni, negli anni pas-sati sono arrivato a superare i 2milioni, ho quattro miei fami-liari e tre operai al lavoro, tuttiassicurati regolarmente, pagotutte le tasse, se lavorassi comegli altri, in nero e con la gentestipata nei capannoni guada-gnerei il 70% in più. Ma io vo-glio vivere nelle regole del vo-

stro Paese”. Liping, che ha ini-ziato lavorando 14 ore al giorno,mi dà una lezione sul significatodi sfruttamento. “Una parolache da noi non esiste, la tradu-ciamo (e mi disegna un ideo-gramma, ndr) con graffio, unaparola quasi lieve: lavora e fai isoldi, questo pensiamo”. Ce lafarete a portare nella legalità levostre aziende, signor Liping?La risposta è sincera: “È difficile,agire nell’illegalità porta a gua-dagni altissimi, ma non servesolo il bastone, occorrono po-litiche serie”. L’imprenditoreLiping ha subito anche le pres-sioni della mafia cinese. “Veni -vano da me e chiedevano congentilezza 5 mila euro, diecimi-la, dicevano che erano per i bi-sogni dei loro amici, mi guar-davano in faccia e mi dicevanoche sapevano dove vivevano imiei figli. Li cacciai, gli risposiche avrei chiamato i carabinie-ri”.

“QUI – ci dice Claudio Bettazzi,imprenditore tessile e presiden-te della Cna – si è oscillati tra ilfinto buonismo delle giunte disinistra e i blitz da propagandaelettorale dell’attuale giunta didestra, invece serve una politicaseria. Le imprese cinesi sonouna risorsa, la Cina è un mer-cato enorme. Riportiamo tuttonella legalità, facciamo accordicon gli imprenditori cinesi per-ché finanzino affitti per le case ailavoratori. L’immagine di Pratonon può essere quella di un FarWest produttivo”.

C H I NATOW N

LA FIACCOLATA

Volevano rivelare i nomi

dei morti, ma la polizia

ha detto no. Le loro foto

affisse fuori la ditta

Il grido: “Applicate anche

a noi le vostre leggi”

Le false notizie sull'esistenza di una cordata di-sposta a rilevare l’Alitalia nel 2007 contribuirono

ad alterare il titolo della società quotata in borsa eprobabilmente condizionarono altre trattative, pri-me fra tutte quella con Air France-Klm. Di ciò è con-vinta la procura di Roma che ha chiesto la condanna aquattro anni di reclusione (e un milione di euro dimulta) di Antonio Baldassarre, presidente emeritodella Consulta nonché portavoce di quella che è ri-tenuta una "fantomatica cordata", e di Giancarlo EliaValori, ex presidente di Autostrade, considerato dalpm Francesca Loy una sorta di "manovratore occul-to". "Un’armata Brancaleone". Così l’accusa ha defi-nito in aula la cordata di cui parlava Baldassarre. Inrealtà, per il pm, si trattava "soltanto di un insieme disocietà decotte, inattive o addirittura inesistenti, mes-se in giro forse perché non si voleva che la compagniadi bandiera finisse in mani straniere o semplicementeperché si voleva condizionare quella vendita".

A L I TA L I A Chiesti 4 anniper Baldassarre e Valori

I cinesi esconodall’ombra: “Basta!Vogliamo legalità”IN 2000 SFILANO PER LE 7 VITTIME ARSE VIVE , MENTRENEI CAPANNONI VICINI IL LAVORO PROSEGUE SENZA REGOLE

P R ATO

di Emiliano Liuzzi

Il sistema è molto semplice,conosciuto, tollerato e ga-

rantito da trent’anni. E nes-suno ne è escluso: grandi epiccole griffe, escluso pochicasi. Gucci per esempio cheha un percorso di trasparen-za. Tutti gli altri, all’internodella filiera, passano prima opoi dai laboratori artigianali eillegali.

CHE SIANO A Prato o Ver-celli. “Questo permette dimantenere il marchio madein Italy”, spiega Deborah Luc-chetti, coordinatrice naziona-le del progetto Abiti puliti, as-sociazione tra imprese e sin-dacati, “senza che abbianoniente di italiano. Prato non èdiverso dal Bangladesh. Paga-

no i lavoratori clandestini unamisiera, sono sfruttati, ridottiin schiavitù, e l’industria del-l’alta moda porta così sul mer-cato quello che spesso è mar-chiato di illegalità e sangue.

Non c’è niente di complicato.Purtroppo”, spiega ancoraLucchetti, “lo ripetiamo daanni, si tratta di un sistemaglobale che si fonda su unafiliera che crea economia for-

male e infor-male, legaliz-zata e illega-le”.Tutti sapeva-no, tutti, maproprio tuttitolleravano.E continue-ranno a tolle-rare, una vol-

ta passata l'attenzione media-tica. A Prato sono qualcosacome trentamila i lavoratoriridotti in schiavitù. “A Pratotrentamila, ma credo sianostime al ribasso, e nel mon-do”, dice ancora Lucchetti,

“80 milioni. Si tratta in mag-gioranza di donne e quasitutti sono migranti. Spessoclandestini. E' quello che cer-chiamo di denunciare da an-ni, le eccezioni sono poche.Noi che avevamo il Bangla-desh in casa lo sapevamo già.E’ quello che cerchiamo difare tutti i giorni con le de-nunce, gli accordi, la richie-sta di controlli. La sensibiliz-zazione delle persone. Oggisiamo a piangere una strage,ma bisognerebbe inorridiredi fronte alla riduzione inschiavitù. E ripeto: non sitratta di un problema soltan-to italiano, avviene in tutto ilmondo. Lavoratori pagati acottimo, costretti a lavorarein ambienti dove non esisto-no le più basilari condizionisanitarie”.

LO DICE ABITI puliti, ma lastessa cosa la ripete anche ilsindacato. In particolare Ales-sio Gramolati (nella foto), se-gretario della Cgil Toscana.“Le aziende a capo della filierache porta ai capannoni cinesidi Prato sono quasi tutte legrandi griffe che non fannoaccordi di tracciabilità di fi-liera. Sono dieci anni chechiediamo accordi con legrandi aziende. Abbiamo tro-vato interlocutori sensibili co-me Gucci, ma anche altri nonsensibili, per dirla con tonisoft. Così ognuno ha preso lesue decisioni. Oggi credo chedebbano rispondere in solidodella strage. Anche i grandimarchi”. Perché è vero ci sonoi capi clan cinesi che su quellearee hanno i controlli, ma cisono anche complici che li

proteggono. E appunto iclienti, o gli utilizzatori finali.“Tutti quelli che in Italia e inEuropa affidano a questischiavisti lavoro e commessepensando solo a fare faciliguadagni sono complici”, di-ce ancora la Cgil. “Se non sirecidono quegli interessi pa-gheranno solo le vittime e nonchi le sfrutta in modo inci-vile”.Sono mancati i controlli, cer-to. Alla Teresa moda non eramai entrato neanche un vigileurbano. Ma è il sistema cheviene tollerato. Funziona così.E forse non è neppure un casoche il settore abbia resistito al-la crisi: a Prato, per fare unesempio, oggi ci sono 4.800aziende gestite cinesi, controle 1.500 che invece c’erano nel2001.

CGIL E ABITI

PULITI

“I grandi marchi sono

responsabili di queste

stragi. Ottengono

il made in Italy, ma

queste piccole aziende

non hanno più nulla

di italiano”

È TORNATA a crescere l'imprenditoriacinese in provincia di Prato (+2,11%): iltotale delle aziende attive in provincia ri-torna a valori simili a quelli registrati nel2010 (4.830, contro le 4.840 del 2010, ilcui numero si era assottigliato di circa uncentinaio di unità nel 2011). Gran partedella crescita è concentrata nel manifat-

turiero, che, dopo la contrazione regi-strata nel 2011, riprende a crescere(+2,08%). Il lieve incremento delle con-fezioni (+1,10%) sembra confermare unacerta saturazione del settore, mentre piùsignificativo è l’incremento delle indu-strie tessili (+9,09%) e quello degli ar-ticoli in pelle (+12,62%).

4.830P RAT O,

DITTE CINESI

+9%A Z I E N DETESSILI

“Laboratori illegali, griffe sporche di sangue”PER IL DIO PROFITTO

La fiaccolata di ieri a Prato dopo la strage Ansa

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8 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

di Marco Lillo

Per una volta un giu-dice potrebbe fartornare il sorriso aSilvio Berlusconi.

Dopo il rovescio giudiziario delLodo Mondadori e la condan-na a pagare 500 milioni di euro,il presidente del Tribunale del-le imprese di Roma, TommasoMarvasi, potrebbe obbligare lamultinazionale americanaGoogle a versare al gruppo Fi-ninvest un risarcimento pari acirca la metà di quanto pagatoalla CIR di De Benedetti. A di-fendere Mediaset troviamoStefano Previti, socio dello stu-

dio fondato dal padre Cesare,amico di famiglia del giudiceMarvasi.Il 31 maggio scorso, si è svoltal'udienza di discussione dellamadre di tutte le cause sullapubblicazione sul web dei vi-deo. Mediaset contesta a You-tube e alla sua società madre,Google, di avere guadagnatoingiustamente (grazie alla pub-blicità) lasciando che gli utenticaricassero e vedessero su You-tube ben 65 mila video di pro-prietà del network italiano. Lacausa è partita nel 2008 e ri-guarda anche gli anni 2009 e2010. Mediaset ha chiesto 500milioni di euro per la violazio-

ne dei suoi diritti, più 100 mi-lioni per ogni anno. In tutto so-no circa 800 milioni di euro, lametà di quello che Google hapagato per l'intera Youtube nel2006. Google si difende soste-nendo di essere solo un provi-der che non ha responsabilitàsui video caricati dagli utenti eche li avrebbe rimossi se soloMediaset avesse collaborato.

IL PUNTO DI SVOLTA a favoredella RTI del gruppo Berlusco-ni, è stato il deposito di una pe-rizia a febbraio. I tre consulentitecnici incaricati dal giudiceMarvasi di verificare l'importodel danno subito dalla RTI del

gruppo Mediaset hanno stilato iparametri per la quantificazio-ne del danno. Secondo i rumorsdella vigilia, il risarcimento,grazie alla perizia dei tre con-sulenti, potrebbe arrivare a unacifra oscillante tra un minimodi 200 e un massimo di 300 mi-lioni di euro, appunto la metàdel risarcimento pagato a CarloDe Benedetti per la condannasul caso di corruzione della sen-tenza Mondadori.I tre consulenti tecnici scelti dalgiudice sono Gianfranco Lizza,un professore di Geografia Po-litica, Mauro Longobardi, pre-

sidente dell'Ordine dei Com-mercialisti e Matteo Gattola, uningegnere.A questi tre consulenti il giudi-ce Marvasi ha liquidato uncompenso complessivo di 750mila euro per i loro servigi. Aiquali bisogna aggiungere altri560 mila euro per la società Vil-cor Multimedia e 30 mila euro atesta ai coadiutori Maurizio DeFilippo, molto stimato da Mar-vasi, e poi Giampiero Petrilli,Giovanni Naccarato e AscanioSalvidio. “La causa è complessae i compensi si stabiliscono sul-la base del valore della richie-sta”, spiega Gianfranco Lizza.Sarà, ma Google ha contestatole somme stabilite dal giudiceMarvasi. Lo aveva fatto anchenel separato procedimentocautelare. In quel caso un altrogiudice, a cui il caso è stato af-fidato, ha ridotto le pretese diGattola e Vilcor.

N O N O STA N T E questa situa-zione non proprio idilliaca perfavorire la serenità del loro ope-rato, Gattola e la Vilcor sonostati rinominati dal giudiceMarvasi nel secondo procedi-mento per la decisione sul risar-cimento. Complessivamenteconsulenti e coadiutori sonostati pagati, solo per la causaprincipale, un milione e mezzodi euro dalle parti. Mediasetnon ha battuto ciglio e ha messomano al portafoglio. MentreGoogle ha impugnato.Gianfranco Lizza è un profes-sore di geografia politica edeconomica. Già relatore a corsisul fondamentalismo e il petro-lio non vanta esperienze nelmondo dei diritti televisivi o delweb. “Sono commercialista da44 anni e sono iscritto negli albidel tribunale. Inoltre sono statopresidente del sindacato dei

commercialisti”, spiega lui alFa t to . Quanto a quell’omonimoche risulta iscritto alla lista mas-sonica P2 con la tessera 233,Lizza dice che “Ci sono tantinomi su quella lista. Nessunoha mai accertato chi siano. Leinon può dire che sia io”. Il giu-dice Tommaso Marvasi che,salvo sorprese, dovrebbe depo-sitare la sua sentenza entro po-che settimane è citato, insiemeal padre Mario, giudice romanodeceduto, negli atti del proces-so Lodo Mondadori come unamico di famiglia di Cesare Pre-viti. Ora è Stefano il titolare do-po che papà Cesare è stato ra-diato dall'albo proprio per lasua condanna a un anno e seimesi per corruzione giudiziarianel caso Lodo Mondadori. Inquel processo l'ex procuratoredi Roma, Orazio Sava, avevaraccontato di una cena a casaPreviti alla quale avevano par-tecipato Mario Marvasi e il fi-glio Tommaso. L'amico e coim-putato di Previti, l'avvocato At-tilio Pacifico, invece ha ricorda-to: “Mario Marvasi lo conosco

da tantissimi anni perché fre-quentavamo il Circolo Calabre-si perché lui era un calabrese". Ilpapà di Tommaso Marvasi, ilgiudice Mario Marvasi, era sta-to invitato al famigerato viaggionegli Stati Uniti organizzato epagato da Cesare Previti. Mar-vasi senior rispose così ai giu-dici: "io sapevo che le spese (delviaggio, ndr) erano mie. Oggivoi mi dite che le spese sono sta-te fatte da Previti. Ma io anchesapendo questo ci sarei andatolo stesso, primo perché sto inpensione, mi facevo un viaggiogratis. Seconda cosa, perché so-no amico di Previti”. Otto mesiprima di quel viaggio c'era statala prima udienza del caso Siaecontro Fininvest. Siae chiedeva220 miliardi di vecchie lire. Allafine nel 1991 il collegio del tri-bunale, relatore TommasoMarvasi, condannò il gruppoBerlusconi a pagare 20 miliardidi lire per l'uso delle opere sog-gette a diritto d'autore. Ora leparti si sono invertite. Mediasetchiede i danni a Google e il giu-dice è sempre Marvasi.

CAUSA MILIONARIA MEDIASET-GOOGLEGIUDICA L’AMICO DI PREVITICHIESTI I DANNI AL COLOSSO AMERICANO PER 65 MILA VIDEO CARICATI SU YOUTUBE

IN ITALIA

di Valeria Pacelli

Sequestry Pd. È il nuovo hashtag cheimpazza su Twitter a due giorni dal

freddo V-day che ha riempito piazza dellaVittoria a Genova. La nuova proposta lalancia lo stesso Beppe Grillo dal suo blog:sequestrare “i beni ai partiti”. E in parti-colare al Pd, che “spende per sedi e sti-pendi dei suoi impiegati venti milioni al-l’anno. L’autofinanziamento è di soli ottomilioni” ma ha “2.399 immobili che hannoun valore di circa mezzo miliardo di euroaffidati a 57 fondazioni a cui – beffa nellabeffa – si può versare il 5 per mille in quan-to enti di volontariato”. Insomma, via i be-ni al partito, mentre si attende la decisionedella Corte costituzionale sulla legittimitàdel finanziamento pubblico ai partiti, che– secondo Grillo – “non potrà che deciderela restituzione del maltolto allo Stato”.“Maltolto”, ossia quei 2,7 miliardi di eurodei contribuenti che i partiti di questo Pae-se hanno incassato negli ultimi 20 anni.

Pochi giorni fa il procuratore delLazio della Corte dei Conti, Raf-faele De Dominicis ha definito“illegittime” tutte le leggi, che apartire dal 1997, hanno reintro-dotto il finanziamento pubblicodei partiti, in quanto lo hanno fat-to “in difformità” rispetto al re-ferendum del 1993.

VENT’ANNI FA 31 milioni di italiani sonoandati a votare per l’abolizione del finan-ziamento pubblico ai partiti. Ma è come senon si fossero mai alzati, quella mattina.Perchè poco dopo, con artifici lessicali, iltermine “finanziamento” è stato sostituitocon “rimborsi”, aggirando così la volontàpopolare. Adesso, secondo Beppe Grillo, inattesa della decisione della Corte costitu-zionale, “che ha la velocità di un gastero-podo quando si tratta dei privilegi dei par-titi (si riferisce ai tempi lunghi per il LodoAlfano e il Porcellum, ndr), si dovrebbe av-viare un’azione di sequestro preventivo dei

patrimoni immobiliari dei par-titi e una sospensione degli sti-pendi ai loro dipendenti”.Su Twitter la risposta alla pro-posta di Grillo è immediata, ac-colta non solo da chi segue e faparte del M5s, ma anche da chi– lontano dal movimento stes-so – ne apprezza la concretezza.E la apprezza meno sicuramen-

te il premier Enrico Letta. Se il governo nonfarà le riforme, dice il premier, “è contentosolo chi vuole che il Paese affondi, come chiparlava l’altro giorno a Genova”. E così lasituazione diventa paradossale: Letta attac-ca Grillo dopo una proposta che lo stessopremier aveva annunciato. A luglio scorsoin un’intervista a Ballarò aveva detto di es-sere “convinto che (la riforma del finan-ziamento, ndr) andrà avanti e sono deter-minato a farlo andare avanti”. La scadenzaera stata fissata per la scorsa estate, ma poicon le ferie estive quella proposta si è are-nata.

SequestryPd: “Via i beni ai partiti”BEPPE GRILLO ATTACCA: “TOGLIAMO GLI IMMOBILI”. E LETTA RISPONDE: “VUOLE AFFOSSARE IL PAESE”

Grillo La Pre ss e

di Gianni Boncompagni

M AG A R I saranno pettegolezzi politici però si dice cheB. stia imparando alla grande il bulgaro, lingua abbastanzadifficile anche se supportata da una sintassi primitiva. B. sembraabbia difficoltà con la pronuncia ma un gruppo di giovani inse-gnanti bulgare lo sta mettendo sotto dodici ore al giorno. Il no-stro ex senatore sta anche studiando la storia e la geografia dellaBulgaria e si dice che abbia già imparato il nome della capitale,Sofia che lui, per adesso la pronuncia Sofìa, con l’accento sulla i,come con Sofia Loren. Si dice anche che stia leggendo i famosipoeti bulgari come Petko Slavejkov, Hristo Botev e soprattuttoDimcho Debeljanov di cui sembra che B. sia innamorato, nelsenso artistico naturalmente. Sta anche preparando una modi-fica al celebre editto ma c’è una certa resistenza del governo bul-garo a fare cambiamenti di qualunque tipo. I giornaloni bulgari cidicono con relative foto che tutti sono pazzi di Dudù e già ne so-no stati importati 8 esemplari identici all’originale. I sondaggi so-stengono che l’elezione di B. è sicura al 100% e forse, ma è unpettegolezzo bulgaro, verrà eletto presidente del consiglio, mi-nistro degli interni, della giustizia e dello sport per anziani.

Brevi

CAGLIARI TERRORISMO, 18 RINVIATI A GIUDIZIODiciotto indipendentisti sardi, accusati di associazione con finalitàterroristica ed eversione, sono stati rinviati a giudizio dal Gup del Tri-bunale di Cagliari. Appartenenti al gruppo “A Manca”, sarebbero gliautori di una serie di attentati compiuti fra il 2002 e il 2006.

CO M P L I M E N T I

Il caimano in odordi Bulgaria

LA PERIZIA

Secondo i consulenti del

giudice Marvasi, il gruppo

di B. potrebbe essere

risarcito fino a 300 milioni

di euro, la metà di quello

pagato a De Benedetti

TA N G E N T I ASSOLTO NICOLI CRISTIANIFranco Nicoli Cristiani, ex vicepresidente del con-siglio regionale lombardo, è stato assolto dall’ac -cusa di finanziamento illecito ai partiti. É statocondannato a 6 mesi di reclusione per false dichia-razioni alla commissione elettorale in Corte d’ap -pello per le spese per la campagna elettorale 2010.

C A S E RTA COLPO AI CLAN, 35 ARRESTIEstorsione, usura, traffico d’armi e droga. I cara-binieri di Caserta hanno notificato ieri 35 ordinan-ze di custodia cautelare. Fra i destinatari, diversiaffiliati ai clan camorristici La Torre-Broccolato edEsposito scoperti a gestire gli affari dal carcere.Coinvolto anche un cancelliere della Cassazione.

I loghi di Google e Mediaset Ansa

Le tesi estremiste non fanno bene, ricor-diamo come si arrivò alle brigate rosse. La

P2 era un’accolita di illusi, mentre questi sonoorganizzati per scalare potere, ruoli, posizio-ni”. Il Caimano a quasi una settimana dal votosulla decandenza, torna a parlare ai suoi nellasede romana in piazza San Lorenzo in Lucina.La scaletta della nuova campagna elettoraleresta quella di sempre, per non deludere nes-suno. Anche questa volta attacca le “toghe ros-se” e paragona i magistrati di Md agli ex col-leghi del Caimano. Che magari non hannopreso bene il confronto. Qualcuno potrebbeaddirittura rivendicare gli anni d’oro di iscri-zione alla loggia, e quel 26 gennaio 1978 quan-do B. iniziò la sua esperienza con Gelli. Qua-cuno, insomma, potrebbe ricordare all’ormaiex senatore che non si sputa mai nel piatto incui si è mangiato.

PA R A D OSS I

L’affondo di B.:“Md come la P2”

di Val. Pac.

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9il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

di Lucio Musolino

Cade uno dei simbolidell’antimafia cala-brese. L’ex sindaco diIsola Capo Rizzuto,

Carolina Girasole, vicina al Pdprima della candidatura alle ul-time elezioni nelle liste di SceltaCivica, è rimasta triturata inun’indagine sulla cosca Arena.La stessa famiglia mafiosa cheha sempre osteggiato, controcui si è battuta e che gli è costatanumerose intimidazioni. L’ulti -ma pochi mesi fa, quando qual-

cuno ha incendiato la sua villet-ta al mare. La stessa famiglia di‘ndrangheta assieme alla quale,oggi, si ritrova al centro diun’inchiesta della Dda di Ca-tanzaro. Corruzione elettorale.Voti in cambio di favori ai boss.Terreni confiscati che rimango-no in mano ai clan. Regali sim-bolici che, per i magistrati, han-no un significato inequivocabi-le. C’è tutto questo nelle quasi400 pagine dell’ordinanza dicustodia cautelare con cui il gipAbigail Mellace ha disposto gliarresti domiciliari per Carolina

Girasole. Stando a quanto scri-ve il gip, l’ex primo cittadinodella provincia di Crotone, “haabdicato completamente alproprio ruolo e, a dispetto ditanti proclami mediatici, hapermesso alla criminalità orga-nizzata di conseguire i suoiobiettivi e di dettare, ancora unavolta, le sue leggi”.

NON CI SONO contatti diretti ointercettazioni tra la Girasole egli uomini del clan. L’anima“nera”, per la Procura, è il ma-rito Franco Pugliese, anche lui

arrestato nell'opera-zione “Insula” e im-parentato con la fa-miglia mafiosa chedecide tutto a IsolaCapo Rizzuto. “Nonpossiamo dirlo chegli abbiamo dato ivoti... il marito è ve-nuto avanti al bar di-cendo... mi racco-mando qua... là...

proprio il marito... 1000 voti”. Aparlare è il boss Massimo Arenache, intercettato dalla Guardiadi finanza di Crotone, fa riferi-mento al sostegno elettorale for-nito dal clan alla Girasole nel2008: “Praticamente Pasqualeera là, dice che faceva favori aicristiani per dargli i voti”.Pasquale porta anche lui il co-gnome Arena. Dalle intercetta-zioni sembrerebbe un “grande

elettore” della Girasole. Però,non è rimasto soddisfatto dalpolitico: “Glielo direi io come hapreso i voti! – afferma mentre sitrova a bordo della sua Audi A4dove i finanzieri avevano piaz-zato una cimice – Lasciamolostare... che questa è una femmi-na... questa è una merda... quellanotte andando e tornando daCrotone... 350 voti”.Pesantissime le considerazionidel pm Curcio nella richiesta diarresto: “Chiedere voti e soste-gno per una candidatura a unafamiglia di ‘ndrangheta e pensa-

re di non doverne pagare suc-cessivamente un prezzo è fuorida ogni logica”. Si tratta di “uncredito di riconoscenza che halegato un pezzo di Stato a unaconsorteria criminale”. E così gliArena battono cassa nel 2010quando la giunta Girasole

avrebbe concesso al clan “nonsolo il mantenimento di fatto delpossesso dei terreni confiscati,quanto la loro coltivazione e larelativa raccolta dei finocchi”.Affare da un milione di euro.

P I U T TO STO che distruggere ilraccolto, prima di destinare ilbene all’associazione “LiberaTerra Crotone”, il sindaco “an -timafia” ha predisposto un ban-do per affidare la vendita dei fi-nocchi. Neanche a dirlo: a vin-cerlo è stato un prestanome del-la cosca che consegnava i profittiai boss che, a loro volta, “dona -vano” cassette di finocchi allamadre e al suocero del sindaco.Il procuratore della Dda di Ca-tanzaro, Vincenzo Lombardo,ha espresso “dolore” per il coin-

volgimento della Girarole, per-ché “questo alimenta la sfiducia.Si rimane esterrefatti, ma la real-tà è questa. In Calabria si sa cosafa una persona di giorno, manon di notte”. Non è d’accordol’avvocato Marcello Bombar-diere, difensore dell’ex sindaco esuo assessore in giunta: “Dalpunto di vista penale non c’ènulla. Nessuna intercettazionenei suoi confronti e del marito,ma solo a carico di due soggetti,arrestati in questa vicenda, chenotoriamente odiavano la Gira-sole”. E per quanto riguardal’appalto per la raccolta dei fi-nocchi: “L'ha gestito la Stazioneunica appaltante e non il Comu-ne. La Girasole, con la prefettu-ra, ha solo deciso che il raccoltonon andasse perso”.

Cade l’ex sindaco antimafia“Eletta coi voti dei clan”LA GIRASOLE AGLI ARRESTI DOMICILIARI. L’ACCUSA: “CORRUZIONE E FAVORI AI BOSS”

SIMBOLOCarolinaG i ra s o l eè stata vicina alPd e candidataalla Camerada Scelta civicaAnsa

I TA L I E

L’ “ANIMA NERA”

Per la procura,

il tramite

con la famiglia Arena

è il marito, incastrato

dalle conversazioni

tra ‘n d ra n g h e t i s t i

PESARO PEDOFILIA, PRETE CONDANNATODue anni e sei mesi di reclusione per abusi ses-suali su minori e atti osceni in luogo pubblico. IlGup di Pesaro ha condannato con rito abbreviatodon Giangiacomo Ruggeri, ex portavoce del Ve-scovo di Fano. In un video della polizia, Ruggeriera stato ripreso in spiaggia con una 13enne. Ansa

Non possiamo escludere la tentazione di una ri-presa della strategia stragista dopo tanti anni di

silenzio, ma lo Stato sarà pronto a reagire”. Lo hadetto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, altermine della riunione del Comitato nazionale perl’ordine e la sicurezza tenuta ieri a Palermo. L’in-contro è stato convocato nel capoluogo siciliano peresprimere solidarietà ai pm impegnati nel processosulla trattativa Stato-mafia, dopo le minacce del bosscorleonese Totò Riina. “Abbiamo deciso un raffor-zamento dei dispositivi di sicurezza personale deimagistrati e messo a loro disposizione ogni risorsanecessaria” ha aggiunto il ministro. Riferendosi aipm della trattativa, Alfano ha ribadito “le numeroseminacce di cui sono stati oggetto”, ribadendo che “loStato è della loro parte”. All’incontro erano presentii capi delle procure di Palermo e Caltanissetta, Fran-cesco Messineo e Sergio Lari, i pm Francesco DelBene, Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia, e il pro-curatore generale di Palermo Roberto Scarpinato.

MAFIA Alfano: “Strag i,ritorno è possibile”

di Angela Camuso

Icronisti romani di “nera” s f r a t-tati dalla Questura scendono sul

piede di guerra. Dopo una raccoltadi una quarantina di firme, il pre-sidente del Sindacato Cronisti Ro-mani ha fatto appello con parolesevere al questore Fulvio Della Roc-ca perché da più di un mese, in viaSan Vitale, non esiste più una salastampa, il luogo da dove genera-zioni di giornalisti hanno seguito indiretta i delitti consumati nella Ca-pitale. Non era mai successa unacosa del genere dal luglio del ‘45,quando fu riaperta la Questura aigiornalisti, dopo la fine della guerrae dell’occupazione tedesca del nordd’Italia. “È sopraggiunta la sor-prendente decisione di chiudere lasala stampa in prospettiva di im-palpabili, almeno a nostro avviso,trasferimenti altrove – ha scrittoRomano Bartoloni, il presidentedel Sindacato Cronisti Romani, inuna lettera inviata il 25 Novembrescorso al questore. “Offrire ai gior-nalisti spazi di lavoro indipendente– afferma Bartoloni – è vitale edessenziale per garantire l’eserciziodel diritto dovere di cronaca”.Dal momento che dal questore nonè giunta mai, finora, una nota uf-ficiale in merito, le notizie, ufficio-se, dicono che il proposito sarebbe

quello di allestire una nuova salastampa nella stanza attigua alla se-de precedente, sempre al piano ter-ra di via San Vitale, dov’era l’ex uf-ficio posta che adesso hapreso il posto della salacronisti. Sede più piccola,di un terzo, dell’altra, cheaveva pure i bagni privatie che è già diventata ilnuovo ufficio posta.L’ambiente è stato rivo-luzionato tranne che perla targa bronzea, che an-cora ieri era lì, avvitata almuro a imperitura me-moria: “Questura di Ro-ma 1945 -2005 – c’è scrit-to –. Nei giorni della ri-nascita della democraziae delle libertà, un gruppo di cro-nisti, al lavoro nella sala stampa po-se le fondamenta ideali per la ri-costruzione”.

“LA DECISIONE DI CHIUDERE èstata preannunciata con una tele-fonata gentile di circa un paio dimesi fa da parte dell’ufficio stampaai diretti interessati, tutti invitati aportar via tutti i propri effetti per-sonali e i documenti. In molti, aven-do le chiavi di accesso riservato allostanzone, tenevamo infatti piccoliarchivi nei cassetti delle scrivanie”.La motivazione è stata una nuova

riorganizza -zione deglispazi: quellostanzone, se-condo laQuestura, era

diventato troppo grande rispetto al-la frequenza con cui veniva utiliz-zato. Dice Giorgio Lascarachi, cro-nista da una vita, 87 anni: “Io hofinito il mio lavoro il 23 settembre2013, quando sono andato a pren-dere la mia roba. Ma la causa siamostati noi... La maggior parte di noiha abbandonato la frequenza. Laprima sala stampa era una stanzettadel secondo piano. Il giorno che hoiniziato sentivo i cannoni sparatidagli americani che festeggiavano.All’epoca telefonicamente ci arriva-vano i fonogrammi; naturalmentela polizia prima di dettarceli faceva

una cernita. Da lì si è scesi al pianoterra dove ora c’è la banca. Questofino al ‘58, quando andammo alCampo Marzio. Lì c’era la casa delquestore e anche la squadra mobile.Si rientrò quindi in Questura e siebbe una stanza di fronte all’ingres -so del capo della mobile. Ma eraproprio di fronte, per cui potevicontrollare benissimo. In più c’eraun’altra stanza, dotata di cabine te-lefoniche. L’ultima sede è statainaugurata nel ‘92, quando ancoranoi giornalisti avevamo la possibi-lità di girare liberamente. Fino a uncerto periodo si faceva il cosiddetto‘giro’ cioè si andava, tutti insieme,prima dal capo di gabinetto, poi dalcapo della omicidi, ecc. Per nonparlare dei tempi ancor tempi piùremoti quando si telefonava all’al -lora questore Marocco e si andava

tutti in pizzeria, si pagava ‘alla ro-mana’ e poi si correva a scrivere ilpezzo”. Fino a una decina di anni fa,la sala cronisti era un via vai, con laricetrasmittente sintonizzata sullefrequenze del 113 a fare perenne-mente da sottofondo. Si lavoravainsieme, pur se per testate concor-renti e dunque si riuscivano a sco-prire più cose. A un certo puntoperò il gruppo dei “questurini” èdiventato sempre più sparuto, finoin pratica a sparire e ora i giornalistientrano con una tesserina di accre-dito, alla squadra mobile si accedesolo su appuntamento, le frequenzeradio delle volanti sono per la mag-gior parte criptate e non si leggonopiù i brogliacci ma si mandano aicronisti comunicati via mail, chevengono rilanciati sulla rete.

MARCO DE RISI, storico cronista deIl Messaggero, è uno che in Questuracontinua ad andarci tutti i giorniperché questo è il suo lavoro. “Chesi utilizzi attualmente o no, è im-portante comunque che ci sia unospazio a nostra disposizione – diceDe Risi –. Mi risulta però che laQuestura si stia adoperando per ri-darci questo spazio. Per il resto pen-so che la cronaca nera è la quin-tessenza della realtà. E la sala stam-pa in Questura ha un valore sim-bolico altissimo”.

Questura di Roma, cronisti “di nera” a dd i oSOLO EMAIL E COMUNICATI PER INFORMARE I GIORNALISTI. IL QUESTORE: APRIREMO UNA NUOVA SALA STAMPA, MA PIÙ PICCOLA

SEDE STORICA

Dalle cannonate

per festeggiare

la Liberazione

al calo di presenze

quotidiane: “Ormai

si fa tutto al computer”

La Questuradi Roma

La Pre ss e

CARLANTINO (FG) SINDACO AI DOMICILIARIIl sindaco di Carlantino, in provincia di Foggia, èstato arrestato dalle Fiamme gialle con l’accusa dicorruzione per induzione. Per gli inquirenti, il pri-mo cittadino Dino D’Amelio avrebbe chiesto soldia un imprenditore per finanziare spettacoli e ini-ziative elettorali, promettendo appalti in cambio.

SICUREZZA SPRAY PICCANTE AGLI AGENTICambia l’equipaggiamento delle forze dell’o rd i -ne. A Roma, Napoli e Milano partirà a gennaio lasperimentazione dello spray al peperoncino co-me arma per immobilizzare gli aggressori. A uti-lizzarlo saranno alcuni reparti di polizia e cara-binieri. È escluso l’impiego per l’ordine pubblico.

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114 DICEMBRE 2 01 3

il FAT TOECONOMICO

di Marco Palombi

L’Inps può rischiare i proprisoldi in affari immobiliari daldubbio esito? Può farlo in unperiodo in cui, causa crisi eco-nomica, i suoi investimentirischiano assai di finire in

perdita? E infine: può assumersi questi rischimentre i suoi vertici denunciano in Parla-mento il trend del “disavanzo patrimonialeed economico” che “all’esterno può dare unsegnale di non totale tranquillità” e la Cortedei Conti parla di “indilazionabili misure dirisanamento” dopo aver letto il bilancio2012? Pare di sì, almeno secondo il parere diAntonio Mastrapasqua, che poi è quello cheha parlato di “non totale tranquillità” alla Ca-mera.

IL PRESIDENTE DELL’INPS , infatti, sta ten-tando in ogni modo di far approvare all’isti -tuto che dirige un affare immobiliare col co-struttore Luca Parnasi - definito con un ac-cordo quadro lo scorso 31 luglio - assai co-stoso e dal dubbio vantaggio economico. Unabreve premessa: gli immobili Inps sono am-ministrati da una Sgr che si chiama Idea Fi-mit, di cui l’ente previdenziale possiede il 30per cento circa delle quote (l’azionista forte èDe Agostini) e il cui presidente è lo stesso Ma-strapasqua. Il patrimonio vero e proprio del-l’ente, più precisamente, è all’interno di unodei fondi di Idea Fimit, il cosiddetto Fondosenior, di cui l’istituto possiede il 68 per centoe che vede tra i suoi soci - con l’11 e dispari -anche l’Inpgi, la cassa previdenziale dei gior-nalisti. Ora, per realizzare l’affare con Parnasie la sua Parsitalia, l’ubiquo presidente di mol-te cose sponsorizza una tripartizione del Fon-do senior che - senza perdersi in questionitecniche - alla fine comporterà che un palazzodell’Inps nel centro di Roma valutato 65 mi-lioni di euro verrà dato a Parnasi (insieme auna discreta cifra in denaro), mentre Idea Fi-mit diventerà socia di Parsitalia in una cosache si chiama Ecovillage, una società che stacostruendo un enorme complesso residen-ziale e commerciale nel comune di Marino. Equi cominciano i problemi.Intanto il palazzo di via Pianciani che dovreb-be finire a Luca Parnasi - l’imprenditore checostruirà il nuovo stadio della Roma a Tor diValle - è in affitto alla provincia di Roma, equindi genera un reddito. Di più: l’affittuarioha un’opzione per acquistare l’immobile en-

adottare a sua firma provvedimenti straordi-nari. Tradotto: io non approvo, ma se vuolefirmare da solo...Non è la prima volta che Idea Fimit - e quindiInps in quanto azionista e Mastrapasqua inquanto presidente di entrambe - partecipa aoperazioni immobiliari di dubbio senso eco-nomico: è successo con l’area Santa Rita a Mi-lano (rilevata da Luigi Zunino), progetto af-fossato da bonifiche fatte male, lavori costosie deprezzamento della zona, oltre alla solitacrisi. La banca più coinvolta nel progetto, an-che in quel caso, era Intesa San Paolo.

Senior adeguata porzione di una eventualeplusvalenza se il palazzo verrà venduto daParnasi.

C’È POI IL PROBLEMA degli “elevati profili dirischio” dovuti alla crisi “che lascia prevedere,al momento, non poche difficoltà nella com-mercializzazione del complesso a fronte dellainevitabile esposizione finanziaria”. Insom-ma, pensiamoci bene. Macché. Mastrapasquavuole il sì all’affare e scrive di nuovo allegandouna lettera dell’amministratore delegato diIdea Fimit, Massimo Brunelli, in cui si parla dipossibili penalida pagare a Par-sitalia in caso diritardi. Norinon cede: nonso niente dieventuali pena-li, risponde aMastrapasqua,ma il presidentedell’Inps può daregolamento

tro il 2014 al prezzo di 70milioni, cioè cinque inpiù di quanto è valutatonella proposta avallatada Mastrapasqua. Inol-tre, ammesso che sia inlinea con le finalità dell’istituto realizzare ap-partamenti e un centro commerciale al Di-vino Amore (così si chiama la località da ce-mentificare), è difficile immaginare che sia unbuon affare oggi che il mercato immobiliare èfermo e l’invenduto pesa sui bilanci delle so-cietà del settore, Parsitalia compresa: per farsicostruttore, infatti, Idea Fimit dovrà contrar-re mutui con le banche per centinaia di mi-lioni di euro a fronte di un vantaggio assaiincerto. Peraltro il prezzo dell’accordo non èsolo il palazzo romano, ma anche una quotadelle nuove azioni Ecovillage per Parsitalia(che sarà pure il general contractor) e un cor-rispettivo in denaro di 26 milioni da pagaresubito, 18 dei quali in favore di Banca Imi delgruppo Intesa San Paolo, la banca che sta fi-nanziando il progetto. Nonostante l’accordoquadro prevedesse il via libera definitivo asettembre, però, l’affare è ancora bloccato:anche l’ultimo cda di Idea Fimit - il 20 no-vembre - non ha piazzato il colpo. Il problemaè che il direttore generale dell’Inps, MauroNori, non è convinto della cosa: sarebbe lui -organo esecutivo dell’ente previdenziale - adover scrivere formalmente al consiglio diIdea Fimit che Inps dice sì, ma non l’ha fattononostante i ripetuti solleciti di Mastrapa-squa. Il carteggiodelle ultime settima-ne tra i due - di cui IlFatto Quotidiano è inpossesso - riassumeperfettamente laquestione.A un primo sollecitodel presidente, adesempio, Nori ri-sponde elencando lesue “perplessità suicontenuti” dell’ac -cordo: in primo luo-go il direttore gene-rale dell’Inps contesta la “opportunità/con -venienza” della permuta tra il palazzo di viaPianciani a Roma con una quota del ProgettoEcovillage per 65 milioni di euro a fronte diun’opzione d’acquisto concessa alla Provin-cia di Roma per 70 milioni. Almeno, scrive, sipreveda una clausola che conceda al Fondo

DOPPIO, TRIPLOI N CA R I C O

LO SCAMBIOI N E G UA L E

» Un palazzo nel centrodi Roma valutato 65milioni di euro verrà dato aParnasi mentre Idea Fimitdiventa socia di Ecovillage

IL PREZZOD E L L’ACCORDO

» L’accordo comprendeuna quota azionariadi Ecovillage e 26 milionicash, 18 dei quali a BancaImi di Intesa Sanpaolo

» Gli immobili Inps sonoamministrati da IdeaFimit, di cui l’ente possiedeil 30 per cento. Il presidenteè lo stesso Mastrapasqua

L’A F FA R E Antonio Mastrapasqua spingeper vendere un palazzo al costruttore romanoParnasi in cambio di un terreno da edificareIl direttore dell’istituto, Nori, cerca di fermarlo

Inps, la speculazioneimmobiliare chepiace al presidente

OLLI REHN Lo scettico che irrita “palle d’a cc i a i o” Le t t adi Stefano Feltri

A FORZA di agitare pugnida sbattere sui tavoli diBruxelles, qualcuno si èconvinto che la politicaeuropea sia una questio-ne di chi urla più forte. Ilpremier Enrico Letta se laprende con il commissa-rio europeo Olli Rehn:“Non può permettersi diesprimere un concetto discetticismo” a propositodell’Italia. Antefatto:Rehn ha dato un’intervi -sta a Re p u b b l i ca in cui haripetuto gli stessi concettiscritti nero su bianco nelparere della Commissio-ne sulla legge di stabilitàitaliana. E cioè: il deficit èin linea con gli obiettivi(sotto il 3 per cento del

Pil), ma il de-bito non scen-de al ritmopromesso, sul2014 c’è unaggiustamen -to dello 0,1per cento in-vece che dello0,5, le priva-tizzazioni sono poca cosae la revisione della spesava testata sul campo, nonè affatto scontato cheproduca risultati dal 2014(nella bozza inviata aBruxelles gli effetti sulprossimo anno non eranoindicati). “Io devo esserescettico”, dice Rehn. Cioènon può credere sulla pa-rola ai governi, specie aquelli inaffidabili, ma de-ve prima vedere numeri

in documenti uf-ficiali, “la provadel pudding èmangiarlo”, rias-sume il portavo-ce del commissa-rio. Dopo la cri-tiche della Com-missione alla leg-ge di stabilità

(con la perdita per l’Italiadi spendere 3 miliardi dieuro per investimenti), loscorso 15 novembre Lettae il suo ministro del Teso-ro Fabrizio Saccomannisi erano affrettati a preci-sare che si trattava di ungiudizio tutto sommatopositivo. Altro che boc-ciatura. Ma ieri Letta hasfoderato le famose “ballsof steel” citate nell’intervi -sta all’Irish Times (che,

giustamente, lui ha smen-tito di avere).A qualcuno piacerà vede-re Letta alzare la voce –facile, ora che Rehn èprossimo alle dimissioniper candidarsi all’euro -parlamento in primave-ra– ma sono le argomen-tazioni del governo a la-sciare perplessi. Primo:tutte le istituzioni inter-nazionali sbagliano a sti-mare una crescita del Pil2014 dell’Italia tra 0,7 e0,8. Il Tesoro e palazzoChigi garantiscono chesarà almeno l’1 per centograzie ai mirabolanti ef-fetti delle misure gover-native (non si sa benequali). Secondo: “I nostriconti sono in ordine”, di-ce Letta, come si permette

l’Europa di ventilare unapossibile nuova procedu-ra d’infrazione per deficiteccessivo? Caro presiden-te, basta leggere i giornalisull’incredibile pasticciodella copertura per la se-conda rata dell’Imu perspiegarsi come mai ispi-riamo così poca fiducia. Ese poi Rehn andasse a ve-dersi quante e quali clau-sole di salvaguardia (contagli o aumenti di tasserecessivi) stanno per scat-tare così da tappare i bu-chi lasciati dalle promessegovernative, beh, trove-rebbe molte ragioni per ilsuo scetticismo. Battere ipugli sul tavolo serve adavere i titoli dei giornali,non a cambiare i numeri.

Twitter @stefanofeltri

ANTONIOM A S T RA -PA S QUAVi s t oda EmanueleF u c e c ch i

UN COLLEGA DA MPSPER PAOLA SEVERINO

L'EX CAPO DELL'UF-FICIO LEGALE delMonte dei Paschi,Raffaele Rizzi, hafondato uno studiospecializzato in fi-nanza e lusso insie-me a Daniela DellaRosa, ex managerdella Gucci. Secondoquanto si legge sulsito Legalcommuni-ty.it, il nuovo tan-dem di avvocati la-vorerà in partner-ship con lo studiodell’ex ministro dellaGiustizia, Paola Se-

verino. Rizzi e la Se-verino, del resto, siconoscono bene: l’exguardasigilli è statoil suo avvocato cosìcome in passato hadifeso l’ex presiden-te del Monte dei Pa-schi, Giuseppe Mus-sari. Tanto da com-parire nelle intercet-tazioni agli atti del-l’inchiesta sulla pri-vatizzazione dell’ae-roporto di Ampu-gnano che vedevaRizzi e Mussari fragli imputati.

INP O LT RO N A

IL CARTEGGIO

Nello scambio di email tra i due dirigenti

dell’Istituto previdenziale

emerge un contrasto netto

sulla strana operazione di Idea Fimit,

che amministra il patrimonio immobiliare

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12 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3 il FATTO ECONOMICO

LA FUGA In un dossier la multinazionale si dicepronta a cedere attività per 3 miliardi. Sardegna,Toscana e Puglia: restare qui non conviene più

di Roberto Morini

Itedeschi fuggono dall’Italia.E.On, la multinazionale del-l’energia presente in 30 Pae-si di tre continenti, a marzo

aveva annunciato l’intenzione divendere asset per 2 miliardi di dol-lari per abbattere il debito provo-cato dai ripensamenti tedeschi sulnucleare dopo Fukushima. Ora c’èun dossier datato ottobre 2013,“E.On Project Chicago”: in venditatutti gli asset italiani per ricavarneda due a 3 miliardi di euro. Dei 21impianti il più appetibile è la cen-trale idroelettrica di Terni, un terzodell’intero valore. Probabili com-pratori: Edison, Enel Green Power,Malacalza. Gli altri prezzi: 2-300milioni la centrale a carbone diFiume Santo, da 300 a 450 quelle agas (fra i candidati Gazprom), da400 a 600 le eoliche e tra 100 e 150le solari. Il rimanente 15 per centodalla rete di vendita (860mila clien-ti) e dalle partecipazioni in Olt, ri-gassificatore di Livorno, e Tap, ga-sdotto che sbarcherà in Puglia. Ad-visor: Goldman Sachs. Tempi: of-ferte da gennaio, cessioni entro l’e-state. Miguel Antonanzas, ad diE.On Italia, in commissione Indu-stria del Senato ha parlato di “n o r-mali continue asset review”. Ma ildossier parla chiaro.

Il verticea Palazzo ChigiChissà se il 30 ottobre scorso,quando la fuga era già decisa,Johannes Teyssen, numero uno diE.On, ne ha parlato con il presi-dente del Consiglio Enrico Letta. Ilgoverno ha negato il faccia a faccia.Ma qualcuno è certo che sia av-venuto prima dell’incontro dellostesso Letta con i dieci maggiorigruppi europei dell’energia.A parte il Progetto Chicago, allorasegreto, sono almeno tre i conten-ziosi di cui avrebbero potuto par-lare e che non sarebbero estraneialla decisione di mollare tutto: Fiu-me Santo, Nord Sardegna, dove idue vecchi gruppi a olio combu-stibile sono una bomba ecologicasecondo i carabinieri del Noe e itecnici dell’Ispra; Livorno, dove lanave rigassificatrice di Olt tarda adecollare con liti tra soci; Brindisi,dove il futuro sbarco in Puglia delTap, Trans Adriatic Pipeline, ultimotratto dall’Albania del gasdottodall’Azerbaijan, è contestato daComuni, Regione e ambientalisti.

La centrale sottoaccusa in SardegnaDal 1998, anno dello sbarco in Ita-lia, nessun ministro del governoitaliano si è mai schierato controE.On. Lo chiamano “effetto Mer-kel”. Nei giorni scorsi la prima in-crinatura. Il ministro dell’A m b i e n-te, Andrea Orlando, su Fiume San-to ha autorizzato due parlamentarisardi del Pd, Silvio Lai e GiovannaSanna, a parlare a suo nome: nes-sun rinnovo della deroga per gliimpianti inquinanti, ha mandato adire.

In base al rapporto del Noe la Pro-cura di Sassari ha iscritto nel re-gistro degli indagati Marco Berto-lino, direttore della centrale, giàsotto processo per lo sversamentodi 48 tonnellate di olio combusti-bile nel gennaio 2011. La chiazzanera invase il golfo dell’Asinara earrivò fino agli scogli della Gallura,della Maddalena e di Caprera. Ilministero dell’Ambiente non èparte civile. Nemmeno la Regione.Alessandra Giudici, presidente

della Provincia di Sassari, ha par-lato di “connivenza politica”. OraOrlando accusa l’Avvocatura delloStato di non aver eseguito le dueindicazioni. Ma, fa dire, chiederà idanni. I sindacati, i Comuni di Sas-sari e Porto Torres, la Provincia diSassari (tutti parti civili), hannoposto a E.On un aut-aut: o fannogli investimenti per la sicurezza e ilrilancio della produzione di ener-gia pulita oppure vendano. Ora èchiaro cosa faranno.Tutti, a partire dai lavoratori, ac-cusano E.On di tagliare sulle ma-nutenzioni aumentando la proba-bilità di nuovi incidenti. I duegruppi più vecchi, a olio combu-

stibile, hanno trent’anni e marcia-no a deroghe con il ricatto del blac-kout nell’isola. E.On si era impe-gnata a sostituirli con due nuovigruppi a carbone a basso impatto.Ma l’investimento è scomparso. Siè parlato di trattative con Autoritàdell’energia e Terna per far dichia-rare strategici questi impianti aolio: resterebbero aperti a caricodel sistema pubblico. Del resto ivecchi turbogas di E.On a Trapani,con lo stesso meccanismo, sono

R I N N OVA B I L IIl Consiglio europeovara i dazi anti-Cina

L’Unione europea ha deciso direagire alle importazioni cinesinel settore del solare recuperan-do i dazi antidumping e spingen-do per prezzi d’importazione mi-nimi. Lo hanno deciso gli statimembri dell’Ue su proposta dellaCommissione Europea. Le misuresono state prese in seguito ad unreclamo antidumping di Eu Pro-Sun, iniziativa lobbistica dei pro-duttori europei dell’energia sola-re. “Finalmente l’Ue si è decisa amettere in pratica delle misurecontro il dumping cinese. I nuovidazi del 48% - dice il presidentedi Eu ProSun, Milan Nitzschke -compensano gli investimenti chelo stato cinese impiega per re-spingere i produttori europei”.Anche il Comitato Ifi, che riunisceil 90% dei produttori nazionali dicelle e moduli fotovoltaici, si èdetto soddisfatto della decisione.

ADDIO AMATE SPONDEUno stabilimento tedesco del colosso energetico che staper abbandonare il nostro paese. A destra, le protesteambientaliste contro la centrale di Fiume Santo in Sar-degna Ansa

stati rifatti con 60 milioni di de-naro pubblico. Ora lo stop alle pro-roghe da parte di Orlando: dal 31dicembre i gruppi inquinanti de-vono chiudere. Lo riconosce lastessa E.On: “Confermiamo chesulla base delle prescrizioni con-tenute nel vigente decreto Aia re-lativo alla centrale termoelettricadi Fiume Santo – afferma l’azienda– l’attuale gestione delle unità 1 e 2non potrà protrarsi oltre il31.12.2013. È nostra intenzione ri-spettare la normativa vigente per lachiusura impianti e portare avantiil piano di demolizione e di bo-nifica relativo”. Ma intanto prepa-ra la richiesta di deroga per non

chiudere i gruppi a olio. E per rin-viare gli investimenti sui filtri an-ti-zolfo per i gruppi a carbone piùrecenti (1992-93). Risparmio: 8milioni. Utile della centrale di Fiu-me Santo nel 2012: 78 milioni. Poidicono che la domanda è crollata.E allora: cento licenziamenti peradeguare la produttività a quellatedesca. Nel dossier c’è scritto: pro-getto di nuova costruzione on-hold,in attesa. Vendere Fiume Santo sa-rà difficile.

Liti tra socia LivornoLa nave-rigassificatrice Fsru To-scana ha terminato i preliminari:ancorata a 22 chilometri al largo diLivorno ha ricevuto il primo rifor-nimento e immesso gas nella reteSnam. A dicembre dovrebbe an-dare a regime con 3,75 miliardi dimetri cubi di metano all’anno, il 4per cento dei consumi nazionali.Ma ci sono problemi tra i soci. Ac-canto alla joint venture tra E.On,capofila, e la multiutility emilianaIren, ci sono Olt Energy Toscanadella famiglia Belleli (scesa al3,73% dopo l’aumento di capitale

non sottoscritto), e un 2,69% deltrasportatore Golar Offshore. Olt,Offshore Lng Toscana, doveva par-tire quattro anni fa. Nel frattempo icosti sono lievitati da 430 a 850 mi-lioni - aumento al vaglio dell’A u-torità per l’energia - e il mercato,con un calo del 10 per cento deiconsumi italiani, è cambiato. E.On,inizialmente attratta dai superpro-fitti garantiti dal mercato libero,aveva rinunciato ai rimborsi pub-blici assicurati dall’Authority con

una addizionale sulle bollette – il“fattore di garanzia” – in caso dimancato utilizzo dell’impianto.Oggi vuole quelle garanzie. Solitoslalom tra Tar e consiglio di Statocon richiesta finale al ministerodello Sviluppo perché Olt sia ri-conosciuta “di interesse strategiconazionale”.Il decreto ministeriale sarebbepronto. Ma Aldo Belleli (vecchiaconoscenza del pool Mani Pulite,poi protagonista di un crac da un

E.ON , ADDIO ALL’I TA L I AL’ENERGIA TEDESCANON SI FIDA DI LETTA

ANDREA ORLANDOSulla centrale sarda di Fiume Santo ha fatto pro-

nunciare due parlamentari isolani del Pd: nessun

rinnovo della deroga per gli impianti inquinanti

MASSIMO D’ALEMA“Non è che arriva questo tubo sulla spiaggia come

si è fatto credere, bisognerebbe dire la verità ai cit-

tadini. Questo tubo non lo vedrà nessuno”

JOHANNES TEYSSENIl numero uno di E.On potrebbe aver avuto

un faccia a faccia con Enrico Letta il 30 ottobre

scorso. Il governo nega, ma il dubbio resta

3mldGLI ASSETIN ITALIA

21IMPIANTI

COMPLESSIVI

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134 DICEMBRE 2 01 3

miliardo e mezzo di lire nel 1998 aTaranto) si oppone: ai soci chiedela rivalorizzazione della sua quota,in azioni o denaro, ritenendosidanneggiato dalla gestione E.On eall’Authority chiede di dire no alsistema di garanzie voluto da E.Onperché “coprirebbe mancanze ge-stionali addossandone l’onere aiconsumatori”. Iren tace e tenta dievitare la deflagrazione. Il governoprende tempo. La protesta no-gas-sificatore cresce, sostenuto dal Mo-vimento 5 Stelle che presentaun’interrogazione sulla sicurezza:la nave-degassificatrice è unica almondo e i rischi di incidente conpossibili conseguenze su persone eambiente non sarebbero sufficien-temente valutati.

son, cioè i francesi di Edf, che peròha deciso di andare avanti lo stesso.“Porteremo in Puglia il gas israe-liano un anno prima di Tap” hadichiarato Depa, partner greco diEdison.Di Tap si parla già nel 2009 in unatelefonata agli atti dell’inchiestasulle escort fornite da Tarantini aBerlusconi. Al telefono Roberto DeSantis, imprenditore amico diMassimo D’Alema – soci nella pri-ma barca Ikarus – e Gianpi Taran-tini. Il primo parla di “un tubo chesbarca dall’Albania a Brindisi (...)che è quello su cui stavo lavorandoio” e chiede al secondo di parlarnecon Berlusconi. Il Cavaliere, sen-tito dai pm proprio su questo pun-to, si limita a un “non ricordo”.E.On ora ha solo il 9 per cento diTap, ma gestisce la trattativa con leistituzioni. Letta non vuole che l’o-perazione venga disturbata. Unaspiaggia è poca cosa rispetto allapossibilità di pagare il metano me-no di quello acquistato in Russia. Ilministro dei Beni culturali Massi-mo Bray “dribbla anche fisicamen-te la domanda” sul Tap, racconta ilsito web Tr News.Bray, leccese, è direttore della da-lemiana rivista I ta l i a n i E u ro p e i . Dacui viene anche il sottosegretarioallo Sviluppo economico, ClaudioDe Vincenti, che nei giorni scorsiha concesso una cauta apertura alreferendum proposto da NichiVendola, governatore della Puglia.E, non solo per assonanza, nasconoi No-Tap. Nessuno ha visto ilprogetto. Eppure D’Alema in-vita a “sdrammatizzare l’i m-patto dell’opera” e a “nonspaventare i cittadini”. Ma icittadini non si fidano e sispaventano.I Comuni contrari al pro-getto Tap sono sei. Altridieci sindaci sono pronti adeliberare la bocciatura.Per gli ambientalisti delWwf “il progetto non vaautorizzato per carenzadi studi e incompleta va-lutazione dei reali impattiambientali”. Ma tutto si de-cide a Roma. E.On lascia, Tapresta: avrà la stessa forza po-litica?

Il Tap e le telefonatea TarantiniIl progetto Tap sceglie di far spiag-giare il tubo proveniente dall’A l-bania, con stazione di pompaggioannessa, sulla costa di San Foca, nelcomune di Melendugno. Perchénell’area turistica leccese e non nel-l’area industriale di Brindisi, sichiedono in molti? Letta va a Bakuall’inizio di novembre a sancirel’accordo che prevede la vittoriadella variante sud, quella che at-traversa Turchia e Grecia, rispettoa quella che avrebbe portato il gasazero fino all’Austria, che l’avrebbedistribuito al resto dell’Europa.Diventa decisivo il tratto che portain Puglia, per il quale Tap ha bat-tuto il consorzio Itgi, capofila Edi-

di Gionata Picchio

Dopo il drammadel terremoto, la

stangata delle bollette.È successo ad alcunecentinaia di famigliealloggiate nei prefab-bricati allestiti dopo ilsisma in Emilia. Fat-ture da 2.000 euro opiù per casette di po-chi metri quadri. Acausa del riscalda-mento elettrico. Maanche di contratti Enelsul mercato libero ri-velatisi molto onero-si.

SONO 680 le famiglieentrate tra dicembre2012 e marzo 2013 neimoduli abitativi rea-lizzati da Regione eComuni a Mirandola,San Felice sul Panaro,San Possidonio e altricomuni colpiti, e an-cora lì alloggiate. Delleprime 400 fatture re-lative al semestre gen-naio-giugno, una metàè tra i mille e i duemilaeuro, con punte di ol-tre 2.900. Importi ele-vati dovuti in primoluogo agli alti consu-mi: i moduli non han-no il gas e quindi tutto,dal riscaldamento allacottura, si fa con l'elet-tricità. L'utilizzo in-

tensivo, inoltre, ha ri-chiesto forniture da 6kilowatt contro i 3 abi-tuali. E i prezzi per po-tenze così elevate sonopiù alti. Il terzo moti-vo, invece, assomigliapiù a un brutto scher-zo: al momento diprendere possesso deimoduli, venditori Enelhanno proposto allefamiglie l'offerta sulmercato libero "Ener-gia Pura Casa". Unafornitura a prezzobloccato, che come unmutuo a tasso fissomette al riparo i clienticontro eventuali au-menti. L'attivazioneperò è arrivata in unafase di debolezza delmercato e, come percerte offerte gas (vedi IlFa t to del 12/5), si è ri-velata un boomerang.Da gennaio si sonosusseguiti tre ribassinegli aggiornamentitrimestrali dell'Auto-

rità della quota energiadel prezzo di "maggiortutela", quello riserva-to a chi non sceglie ilmercato libero. Ribas-si di cui i clienti diEnergia Pura – anche inon terremotati - nonhanno potuto benefi-ciare.Anche dopo il lieverialzo di ottobre, lacomponente energiadella maggior tutela,che pesa per circa il50% del prezzo totale,vale oggi ancora circail 12-15% in meno ri-spetto a dicembre2012, a seconda dellefasce orarie, e il17-22% in meno chenell'offerta Enel.

R I S U LTATO : con ilprezzo bloccato la si-gnora M.S. di San Pos-sidonio, da dicembrein un modulo di 45 mqinsieme ad altre duepersone e una bolletta

da 1.137 euro, ha pa-gato 81 euro in più diquanto avrebbe spesoin maggior tutela.La sua vicina C.S., conaltri due adulti e duebambini in 75 mq,2.424 euro di bolletta,ne ha spesi 168 in più.E il problema non è ilmercato libero in sé,dove sono disponibilianche offerte a scontosui prezzi dell'Autori-tà, che avrebbero datorisparmi anche mag-giori.In difficoltà a saldare i

conti, già a settembremolti abitanti dei mo-duli hanno chiesto di-lazioni e riduzioni ri-volgendosi alla Feder-consumatori.In un primo tempo laRegione e Enel hannoribattuto che le fami-glie avrebbero consu-mato troppo. Sulle ra-teizzazioni l'aziendaha preso tempo soste-nendo la necessità diun via libera dell'Au-torità per l'energia perallungarle oltre il mi-nimo di 24 mesi. Au-

torizzazione, ha chia-rito l'authority, in real-tà non necessaria.Giovedì scorso infineuna svolta: in una let-tera alla Regione Enelha dato disponibilità arateizzazioni superioria due anni. E nel frat-tempo l'Autorità, surichiesta del governa-tore e commissario Er-rani, ha introdottouno "sconto" ad hocper le 680 utenze deiMap: -80% fino alprossimo aprile sullecomponenti regolate

(oneri di rete e di si-stema) per un rispar-mio stimato in circa500 euro per il consu-matore tipo.Ma le famiglie eranostate informate di cosastavano firmando, an-che sulle differenza diprezzo? Enel replicache "i clienti dei Mapsono stati adeguata-mente informati suicosti, su come consu-mare meno e sul fattoche avevano aderito auna tariffa sul mercatolibero e che potevanoin qualsiasi momentocambiare". Sulle rate,aggiunge la società,l'obiettivo era "appli-care in modo unifor-me gli stessi criteri dirateizzazione a tutti iclienti ubicati nellearee colpite dal si-sma".

Q UA N TO al prezzo,sottolinea infine Enel,a dicembre 2012 quan-do le forniture sonostate attivate EnergiaPura Casa era (in al-cuni casi) più conve-niente della maggiortutela, se si contanoanche i costi di attiva-zione. Solo pochi gior-ni dopo, però, col pri-mo ribasso di gennaio,non lo era già più.

VENETO BANCALe sofferenze costringonoalla frenata dopo 10 anni

di Erminia della Frattina

EMILIA Fatture fino a 3.000 euro per chi vive ancoranei prefabbricati e deve riscaldarsi soltanto con l’elettr icità

I TERREMOTATI TREMANO,MA PER LE BOLLETTE ENEL

VA LU T ELo yuanbatte l’e u ro

Lo yuan sor-passa l'eurocome secon-da valuta ne-gli scambi

commerciali dopo ildollaro. Lo scriveBloomberg citandola Society for Wor-ldwide InterbankFInancial Telecom-munication. Loyuan a ottobre haraggiunto quota8,66% di lettere dicredito e incassi(6,64% l’e u ro) .

La corsa impetuosa di Veneto Banca ora frena di brutto. Sarà per il Pianoimposto da Bankitalia, preoccupata dalle difficoltà di credito – il bilancio

2012, per la prima volta in rosso, si è chiuso con 40 milioni di perdita dovutialle sofferenze (1,2 miliardi) coperte al 55% –. Pesa anche la necessità di unrafforzamento patrimoniale per rispettare i parametri di Basilea 3: per gliispettori di Bankitalia il Core Tier 1, indice di solidità patrimoniale, attual-mente al 7%, deve guadagnare quanto prima un altro punto percentuale, invista anche del controllo che dal 2014 la Bce eserciterà sulle prime 130banche dell’Eurozona, compresa la popolare di Montebelluna.Dopo dieci anni tirati, fatti di acquisizioni di piccoli istituti sull’orlo del baratro– con il placet proprio di Bankitalia – e di sostegno concreto alle aziende chedelocalizzavano soprattutto in Est Europa (Romania, Moldavia, Croazia), ilgruppo bancario, diventato oggi la dodicesima realtà bancaria italiana permasse amministrate, un board di imprenditori e professionisti veneti di ril i evo(Franco Antiga, Francesco Biasia, Matteo Sinigaglia, Ambrogio Dalla Rovere )ma guidato da un “te r ro n e ” doc come Vincenzo Consoli, mette a punto unPiano di rafforzamento patrimoniale con la vendita di un centinaio di immobilistrumentali – sedi e filiali – la cessione di crediti non p e r fo r m i n g e di asset nonstrategici (forse la vendita della Bim, la controllata Banca Intermobiliare ,

quotata in Borsa e per la quale hanno manifestatointeresse Ubs e Credit Suisse). Gli immobili, soprat-tutto nelle regioni del Triveneto, verranno conferiti aun fondo immobiliare con stipula di contratti di lo-cazione a lungo termine secondo la formula del

sale&lease back, vendita e successivo godimento delbene in leasing. “Un’operazione da 170 milioni” di -cono fonti interne alla banca, per una plusvalenzache avrà impatto positivo già sul bilancio in corso esu quell’indice di solidità patrimoniale sul quale Ban-kitalia aveva puntato i fari.Quanto al credito la banca ha emesso un prestitoobbligazionario convertibile di 350 milioni, un altropiccolo mattone per rimediare alla sterzata dopoanni di continua crescita, tra partecipazioni socie-tarie – nella merchant bank Palladio Finanziaria e inSintesi 2000 specializzata nell’i n te r n a z i o n a l i zza -zione delle imprese – e acquisizioni: nel 2010 laCassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana(Carifac, tra Marche, Umbria e Roma) e BancaApulia prsente in Puglia, Basilicata, Campania,Molise, Abruzzo.La mission di Consoli, una rete di sportelli condiffusione nazionale, Carifac e Apulia, ed eu-ropea, in Romania, Moldova, Croazia e Al-bania, si è realizzata almeno in parte. Oraperò il 4 dicembre il Consiglio di ammini-strazione dovrà discutere le azioni più ef-ficaci per adeguarsi alle indicazioni di Ban-kitalia. In attesa del temuto controllo dellaB ce .

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14 4 DICEMBRE 2 01 3 il FATTO ECONOMICO

g ove r n a n ce dell’Unione e ridurre ilsurplus di partite correnti della Ger-mania, che ha sfondato quota 6 percento del Pil. Mentre l’improbabileincremento dei salari minimi o la li-beralizzazione del settore dei servizi,richiesta dalla Commissione europea,pena una misera sanzione dello 0,1per cento del Pil, potrebbe non neces-sariamente ridurre la competitivitàdell’economia tedesca, si chiede a Sta-ti in difficoltà di tagliare risorse sulla

base di un numero la cui attendibilitàlascia a desiderare già da tempo (comeriportato da Paul Krugman).

La beffa della disoccupazioneche alimenta l’a u ste r i ty

Secondo la golden rule introdotta nellaCostituzione dei Paesi dell’Eurozonain questi anni, il deficit strutturale dimedio termine non dovrebbe supera-re lo 0,5 per cento del Pil, soprattuttoper Paesi con debito elevato quali l’I-talia. C’è una lunga diatriba tra eco-nomisti su come questo deficit “strut-turale” vada calcolato. In altre parole,come stimare un deficit che non tengaconto degli effetti temporanei del ci-clo economico (in questo caso nega-tivi). Tuttavia, sembra chiaro e rico-nosciuto dalla Commissione stessa,che il dato attuale sia impreciso e ag-giunga effetti depressivi sui bilancidegli Stati in difficoltà, con misure diausterità che potrebbero non esserenecessarie. La distorsione nasce dalcalcolo del tasso di disoccupazionestrutturale.Il calcolo del deficit strutturale si basasulla stima del Pil potenziale della na-zione, pesantemente influenzato a suavolta dal tasso di disoccupazionestrutturale, il principale fattore dellaproduzione. A oggi questo tasso di di-soccupazione ci dice che, se depuria-mo l’effetto temporaneo del ciclo eco-nomico, l’economia spagnola nel2013 dovrebbe comunque lasciare acasa il 23 per cento della popolazione

attiva. È un dato assurdo, stimato conun modello che utilizza il tasso di cre-scita annuale dei salari per stabilirequanta parte del tasso di disoccupa-zione nominale (in quel momento) siatemporaneo. Più i salari rimangonostabili, ovvero più il mercato del la-voro non reagisce agli eventi, minore èla differenza tra il tasso di disoccupa-zione nominale e quello strutturale.Minore la differenza tra disoccupa-zione nominale e strutturale, minorela differenza tra Pil nominale e poten-ziale, quindi il deficit nominale è mol-to vicino a quello potenziale. Solo unapiccola parte del deficit di queste na-zioni in difficoltà è così attribuibile al-la crisi.Questo potrebbe anche essere un pas-saggio logico in un’economia chiusacon tassi di cambio flessibili, ma nelnostro caso parliamo di economieaperte in un’Unione monetaria, ovve-ro in un’area economica in cui la ri-gidità dei salari è maggiore perchénon c’è l’effetto della loro caduta re-lativa rispetto ad altre nazioni causatodalla svalutazione del tasso di cambioper la crisi. Il mercato del lavoro rea-gisce lentamente a questi cambiamen-ti a causa di frizioni, tra cui regimi re-golamentari o contrattuali differenti,e per la scarsa mobilità del lavoro. Ilrisultato è un tasso di disoccupazionetemporaneo (dovuto al ciclo econo-mico) molto sottostimato perché nontiene conto di altri fattori temporaneiche influenzano la rigidità dei salari e

pertanto il tasso di disoccupazione at-tribuibile al ciclo economico.Correggere l’errore potrebbe ridurreanche di alcuni miliardi di euro gli ag-giustamenti annuali richiesti e quindimettere risorse importanti a disposi-zione per stimolare la domanda inter-na e gli investimenti. La Commissioneha riconosciuto il problema ma anco-ra oggi non è riuscita a correggere peril veto di alcuni stati membri (facilecapire quali).Ma la g ove r n a n ce economica dell’areaeuro è ancora immatura, le relazionitra Paesi membri sono come un con-tratto tra creditori e debitori: chi nonattrae investimenti e primeggia nelleesportazioni deve essere punito, inve-ce che aiutato a portare avanti quelleriforme (anche dolorose) e investi-menti per creare ricchezza. Chi attraeinvece troppi capitali, sfruttando an-che un regime di cambi fissi che ral-lenta gli aggiustamenti, è solo invitatoalla sobrietà con sanzioni quasi ine-sistenti.Quest’asimmetria, contro cui si sonoscagliati molti economisti guidati daPaul De Grauwe, alimenta una visionedi sviluppo economico che mina lebasi di un processo d’integrazioneeconomico e finanziario che tengaconto delle diversità regionali checompongono un’area chiave per losviluppo del nostro continente.

Responsabile della ricerca su mercatifinanziari, Centre for European Policy

Studies (CEPS) di Bruxelles

OBBLIGAZIONI È tutta una questione di taglio

CONTI PUBBLICI Il modo in cui si calcola il deficit strutturalenell’Eurozona ottiene il risultato paradossale di imporreaggiustamenti più pesanti proprio ai Paesi più fragili

Austerità, il diavoloè nei dettagli dei numeri

Le risposte degli economisti alla crisi, finora,sono state, essenzialmente, di due tipi: ri-

badire la validità del pensiero economico libe-rista, spingendo per le “ve re ” riforme. Oppurericorrere agli insegnamenti di John Maynard Ke-ynes che ispira la “co r re n te ” degli economisti piùcritici come Krugman o Stiglitz. Tra queste dueestreme ci sono poi posizioni “di mezzo” e pro-poste più “p o p u l i s te ” come quelle che propen-dono per l’uscita dall’euro e si intrecciano alleteoria sulla decrescita. In Come uscire dalla crisi,un panel variegato di ricercatori, sindacalisti, at-tivisti, operatori economici, si pone su un’a l t ralunghezza d’onda. Alternativi al liberismo ma“oltre Keynes” che in una crisi ad alta densità

finanziaria come l’attuale, “nonbasta più”. Il libro nasce, comespiega Vittorio Lovera nell’i n t ro -duzione, dal dibattito avvenuto

nel “Forum per una Nuova finanza pubblica esociale” un network che prende le mosse dalsuccesso del referendum sull’acqua pubblica.Distillando gli undici interventi che compongonoil testo, raggruppati in sei parti – il nodo deldebito, con Bertorello e Corradi, l’equità fiscale diLovera e Andrea Baranes, il sistema bancario,Risso e Errico, riconversione ecologica e del la-voro, Guido Viale e Gigi Malabarba, “andare oltreKey n e s ”, di Tricarico, Bersani e Gesualdi e, infine,l’Europa con Eric Toussaint e Daniel Millet – ve n -gono fuori alcune proposte alternative che dif-ficilmente hanno rappresentanza nel dibattitopolitico. Come l’auditoria sul debito pubblico pergiungere a una sua “ristrutturazione selettiva”fino al non pagamento come forma di “patri-moniale a monte del prelievo”. O la nuova ver-sione della Tobin tax, la Financial transaction tax,applicata, con lo 0,05 per cento, a tutte le ope-razioni finanziarie in una logica di riequilibrio fi-scale complessivo e di “definanziarizzazione del-l’e co n o m i a ”. Il libro ha mille spunti, in particolarela proposta di ripubblicizzare la Cassa Depositi ePrestiti, come misura immediata, ma anche la“conversione ecologica” in nome di Alex Langerfino all’ipotesi, estrema ma ormai praticata an-che in Italia (oltre all’Argentina), di autogestioneproduttiva in caso di imprese in crisi. Idee ra-dicali, spesso utopiche. Utili per guardare le coseda una prospettiva diversa e animare una di-scussione economica orma solo a senso unico.

di Beppe Scienza

N E L L’AMBITO degli inve-stimenti circola un luogocomune, messo in giro adarte. Con grossi capitali siavrebbe accesso a soluzio-ni migliori. La cosa non èquasi mai vera. I fondihedge, che richiedono unminimo di 500 mila euro,sono stati campioni nel farperdere barche di soldi.Non parliamo poi dei co-siddetti family office, spe-cializzati nel blandire eadulare facoltosi eredi in-competenti, cui vengono

appioppati prodotti moltospesso peggiori di quellipiazzati dalle banche.C’è però un’eccezione:nell'ambito del reddito fis-so, avere ampie disponibi-lità dà maggiore libertà dimanovra. Da alcuni anniparecchie aziende italianehanno infatti preso labrutta abitudine di emet-tere obbligazioni solo contagli da 50 o 100 mila eu-ro, complice anche unanormativa molto discuti-bile.È il caso per esempio dellaFiat, a differenza della

francese Peugeot. Ma puredella Buzzi-Unicem, dellaPiaggio, di Fincantieri ecc.Ne consegue che può di-versificare bene anche intali settori, solo chi possie-de un patrimonio cospi-cuo. Altrimenti l’acquistodi tali prestiti porta a unaconcentrazione degli inve-stimenti inopportuna.Inoltre i titoli di piccolotaglio di alcune societàemittenti rendono menodi quelli di grosso forma-to: Finmeccanica, Unicre-dit, Banca Mps ecc.Quando poi non sono gli

emittenti o il mercato, cipensano le banche italianea mettere i bastoni fra leruote ai piccoli risparmia-tori. Mettiamo che uno,tanto per cambiare, vogliaqualche obbligazione assi-curativa. Per esempioun’interessante emissionedell'Unipol con scadenzanel 2021, tasso variabile e1.000 euro di taglio mini-mo. Mettiamo anche che,per sua sfortuna, sia clien-te di Intesa-Sanpaolo e in-genuamente vada fiducio-so allo sportello per com-prarne 5 o 10 mila euro.

Regolarmente si sentirà ri-spondere che per i titolitrattati sull’euromercato lapolicy (bella parola!) dellabanca è accettare solo or-dini di almeno 50 mila eu-ro. Se per lui sono troppi,subdolamente gli verràproposto qualche fondocomune. Ma farà bene aevitarli tutti, perché signi-ficherebbe affidare i pro-pri risparmi agli sfascia-carrozze del risparmio ge-stito. Per giunta in pienamancanza di trasparenza.

Twitter @beppescienzawww.beppescienza.it

di Diego Valiante

Nonostante la fan-fara sui segnali diripresa nell’Euro-zona, le previsionidella Commissio-ne europea e del-

l’Ocse dipingono uno scenario incer-to. L’incertezza è alimentata dallemarcate differenze nello stato di sa-lute dell’economia tra Paesi locomo-tiva, come la Germania, e Paesi menocompetitivi costretti a inseguire, tracui Italia e Francia. Questi processiperò richiedono una g ove r n a n ce effi-cace, capace di contenere i conflittieconomici e sociali dovuti ad aggiu-stamenti in competitività rallentati daun regime di cambi che non permettepiù svalutazioni in stile Prima Repub-blica. Il rallentamento permette a Statipiù competitivi di attrarre maggioririsorse, accentuando ancor più il gapin competitività con i Paesi periferici.Per questo in Europa si parla di comeintrodurre maggiore simmetria nella

SUI DISOCCUPATI 15-24,CUPERLO NON È PRECISO

R ACCO N TA N OBA L L E 10%

I GIOVANISENZA

L AVORO

DURANTE IL CONFRONTO perle primarie Pd, andato in onda suSky, Gianni Cuperlo è tornato sul-la disoccupazione giovanile: “63 3mila giovani tra i 15 e i 24 anni - haspiegato - sono senza lavoro”. Neigiorni scorsi il candidato alla se-greteria del Pd ha parlato del ri-schio di “ipotecare il destino diun’intera generazione” visto che“il 40% e più dei nostri ragazzi èsenza lavoro". In quella fascia

d'età però, i dati vanno letti conattenzione. Secondo l'Istat, i di-soccupati tra i 15 e 24 anni sono663 mila (non 633 mila), con untasso di disoccupazione al 41,2%,calcolato sulla base degli occupatio attivamente in cerca di lavoro. Iltotale della popolazione di età 15-24 è di 6 milioni di persone, moltidei quali studiano e non cercanolavoro. A essere precisi, in Italia èdisoccupato un giovane su 10.

COME SI ESCE DALLA CRISIdi AA.VVEdizioni Alegre, pagg. 255, 15,00 ¤

P RO P O ST EOltre Keynes persgonfiare la finanza

I l lu s t ra z i o n edi RobertoLa Forgia

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15il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

Sparano pallinialle prostitute:fermati 4 studenti

“VOLEVAMO DIVERTIRCI un po’"è stata la giustificazione che hannodato alla squadra mobile di Verona.E per divertirsi, quattro giovani tra i20 e i 23, sparavano pallini di gom-ma a prostitute e transessuali per lestrade della città. “Ragazzi di buonafa m i g l i a ”, come hanno spiegato gli

investigatori - iscritti all’università eresidenti nella zona di Villafranca diVerona – fermati dopo che la loroauto, inseguita da quella di unatransessuale brasiliana colpita allatempia da uno da un pallino, avevatamponato a un incrocio. Con loroanche una ragazza di 21 anni. La

Polizia ha denunciato il conducentee lo sparatore per lesioni, mentre sistanno valutando le posizioni deglialtri due. La serata da “A ra n c i aM e cc a n i c a ” è stata interamente ri-presa da due micro-telecamere, po-sizionate sul tettuccio dell'auto esulla carabina softair, con tanto di

audio. Nel filmato diffuso dalla po-lizia, infatti, si sente la voce di chiimpugna l’arma dare indicazioni al'pilotà: “Adesso rallenta...”, “av v i c i-nati ancora..”, “ok vai”, mentre il so-noro rimanda la raffica di pallini cheva a colpire prima alcune lucciole,poi due trans, in Viale del Lavoro.

di Chiara Paolin

Luca, 11 anni, mandaun sms alla sua com-pagna di classe: “Seiuna puttana, devi an-

dare sull’Aurelia a battere, spe-riamo che un benzinaio te lomette in culo”. La bambinapiange, mostra alla mamma ilmessaggio, lei lo gira via email aigenitori senza dire chi l’ha scrit-to, ma domandando a tutti: orache si fa?Succede in una scuola di Roma,classe prima media, quartiereborghese. La email finisce sul pcsempre acceso del salotto, nelcellulare preso in prestito a papàper giocare durante il tragitto inauto. In poche ore tutti sannotutto. Una mamma è furibonda,esige di conoscere il nome delcolpevole per estrometterlodalle amicizie della figlia. Un’al -tra tenta di riderci su, e vienetravolta dalle critiche, tutti san-no che tenere a bada i ragazzi èun’impresa. Il traffico di foto,video e messaggi fa esplodere lafrenesia del vivere in gruppo,l’ormone della preadolescenzadiventa aggressività ingestibile.Non si tratta più di conquistareun turno di parola, un’occasio -ne per brillare o parare una fi-guraccia. La tecnologia, la retedei genitori perpetuamente in-terconnessi, ti fa sentire al cen-tro del mondo, osservato e giu-dicato: esagerare è il minimo.Le parolacce, gli insulti, sono loscherzo quotidiano. Gli adulti, acasa, cercano di reagire spie-gando, sanzionando. A scuolala vita è più dura, perchè l’isti -tuzione non può fare l’occhio -lino e risulta rigida, antiquata.“Dire stronzo al compagno dibanco è come dire sciocchino -spiega Claudia, maestra da ven-t’anni alle elementari -. Unavolta li mandavamo dalla pre-side per una parolaccia, ormainon si può più: tra i bambini di8-9 anni gli insulti più grevi so-no la normalità. ‘Fanculo, ci di-cono”.

CHE ALTRO? “Eh, l’altro giornouno ha dato un morso troppogrande alla merendina dell’ami -chetto e si è sentito chiaramenteun ‘ciccione di merda’ volare inmezzo al cortile - spiega la bi-della -. Mi si è gelato il sangue. Ibimbi hanno continuato a urla-re e correre come niente”. Mi-mare il vomito sulla spalla del vi-cino o minacciare un “ti cago infaccia” è insegnamento tratto dacartoni edificanti come “A tuttoreality”. Gestacci dell’ombrelloe formule semplici tipo “dai,cazzo!” derivano invece dalle se-rie tv stile “I soliti idioti”, caro-selli consumati prima di cenamentre i grandi cucinano.“Perchè ti arrabbi, l’ho sentito alcinema!” dice il pargolo. “É ve-ro, l’ho portato a vedere il filmcon De Sica lo scorso Natale, equalche passaggio m’ha imba-razzato - ammette una mamma

in attesa di colloquio -. Volevaandarci a tutti i costi, si sentivapiccolo a vedere il cartone chegli proponevo io. Ho ceduto, ecomunque è uguale, perchè glialtri già parlano così”. La mae-stra apre la porta, fa entrare, dicequello che vale quasi per tutti:“Ragazzino sveglio, capisce eimpara, ma appena può scherza,si distrae, non disdegna spintonie volgarità”.

LA DIFFERENZA è in chi soc-combe. Nei bambini che restanomuti tra i vaffanculo sottovocedi mamma e papà in litigio, o icolleghi del calcetto convinti neldecretare: “Non vali un cazzo,perché non t’ammazzi?”. La fru-strazione, a volte, dispera. Labambina che mandava la fotodel suo lucidalabbra nuovo suWhatsApp è diventata “la put-tana della I B” che molti chia-meranno così oggi, in cortile,mentre gioca a pallavolo.

DOPO L’A L LU V I O N E

I TA L I E

di Tommaso Rodano

Èstata una meravigliosa anarchiasolidale”. Sergio Grillo è una delle

centinaia di persone scese in stradaspontaneamente a Olbia, per dare unamano nei giorni dell’alluvione. Primaancora dell’arrivo dello Stato e dell’a-pertura dei centri di soccorso comunali,c’erano già i cittadini semplici. Senzanessuna struttura alle spalle, solo con lavoglia di dare un contributo, ognuno se-condo le sue possibilità. “Un’anarchiasolidale”, ripete Sergio, mentre riavvol-ge i ricordi. “Quel lunedì sembrava unsemplice temporale, all’inizio. Sono tor-nato dal lavoro, mi sono messo al com-puter. Ho letto su Facebook le prime ri-chieste d’aiuto. Alcuni raccontavano leurla che sentivano dai piani bassi e dallecase vicine. Sono sceso in strada”.Sempre su Facebook, il giorno dopo,Sergio Grillo scrive un racconto sui pri-mi soccorsi: “Nonostante tutto nessunosi piangeva addosso. Pacche sulla spallatra uomini immersi nel fango. Donneforti che non versavano una lacrimanemmeno gettando foto di battesimo ecomunione dei loro figli.(...) Hannoperso tutto, tranne la dignità, la forza el’orgoglio”. Sulla sua pagina piovono ri-chieste d’amicizia e le parole vengonocondivise migliaia di volte, diventanovirali. Ora il suo profilo Facebook è unodei punti di riferimento dei volontari.“Ma non chiamateci così – chiede Ser-gio – è riduttivo: c’erano persone cheavevo visto solo in giacca e cravatta, pri-ma dell’alluvione, che si sono infilati nelfango fino alle ginocchia. È stata una ga-ra di solidarietà, altro che volontariato”.Nascono veri e propri centri di soccorsospontanei e autogestiti. Si va nelle case aspalare via il fango, si raccolgono e siportano a domicilio i beni di prima ne-cessità: pasti caldi, coperte, materassi,vestiti. C’è chi cucina gratis e chi fa la

staffetta tra le case dichi ha bisogno. Que-ste sono solo alcunedelle storie raccolte aOlbia. Valgono pertutta la Sardegna:non c’è area colpitarimasta senza aiuto.

Simone, rocke soccorsiI Breaking Down sonouna rock band di ra-gazzi di Olbia. Stampano cento copiedel loro album e annunciano che l’i n-tero incasso andrà distribuito tra le fa-miglie rimaste senza casa. Hanno giàvenduto quasi tutti i dischi. Uno deimusicisti, Simone, fa la staffetta tra ilcentro di smistamento e le zone più cri-tiche della città, per portare cibo e co-perte: “Sono orgoglioso del mio popolo– racconta –. Torno a casa distruttodalla stanchezza, ma ancora pieno diadrenalina. Abbraccio mio figlio e so-no felice”.

L’“anarchia solidale”che fa rinascere la Sardegna

ATTRAVERSO L’I TA L I AFilippo e Fabio, in camion dalle

Marche per portare viveri e materassi

Punta Perotti:37 mln a MatarreseLO STATO ha risarcito con 37 milioni di eurogli imprenditori proprietari di Punta Perotti, l’e-comostro che sorgeva sul lungomare di Bari. IlTribunale di Roma a novembre ha ordinato invia provvisoria il pagamento delle somme do-vute alle famiglie che edificarono il complessoimmobiliare abbattuto nel 2006 al termine diun complesso e discusso i te r giudiziario. A no-vembre, come riporta il Corriere del Mezzogior-n o, è stato accreditato il bonifico che chiude ilcapitolo indennizzo. A inizio 2013 i proprietariavevano ricevuto un anticipo di 7 milioni di eu-ro. Lo prevedeva una sentenza della Corte eu-ropea dei diritti dell’uomo, che a maggio 2012aveva respinto il ricorso dello Stato italianocontro il risarcimento imposto nei confrontidei costruttori: la confisca era illegittima per-ché i costruttori erano stati assolti. Alle fami-glie Mattarrese, Andidero e Quistelli, infatti,erano anche stati restituti i terreni preceden-temente confiscati. La storia giudiziaria delcomplesso residenziale, edificato nel 1995, èfatta di sequestri e dissequestri e di pronun-ciamenti contrastanti della magistratura. Isuoli su cui sorgeva l’enorme struttura era edi-ficabile, ma la Procura barese contestò l’im -patto ambientale causato dalle imponentiopere e il gip dispose un primo sequestro. Nel1997 intervenne la Cassazione: sequestro an-nullato. Poi, nel 2001, i supremi giudici ordi-narono la confisca. Infine, nell’ottobre del2005, il giudice d’Appello diede la possibilità diabbattere l’opera. Ci penserà il Comune di Barinell’aprile 2006, utilizzando l’e s p l o s i vo.

I ragazzi di una scuola media a Torino Ansa

Parolacce e offese in classe:a scuola l’educazione non reggeLA MAESTRA: “OGGI DIRE STRONZO È COME DIRE SCIOCCHINO. È NORMALE”

SCHERZI PESANTI

Su WhatsApp

la ragazzina

si fotografa

col lucidalabbra

nuovo e il compagno

scrive: “Pu t t a n a ”

M US I CA Il gruppo rock hadonato gli incassi del suo disco

Il ristorantedi Eli e NadiaIl By Night è uno dei lo-cali di Olbia che ha te-nuto le porte aperteper i volontari. Nadiaha avuto l’idea: “Ci sia-mo organizzati così: iogli porto il cibo, loroaprono le cucine e pre-parano i pasti, io li por-to ai centri, da cui ven-gono consegnati casa

per casa”. La proprietaria del By Night èEliana: “Siamo privilegiati: il nostrolocale è stato risparmiato. L’impegnoè un segno della nostra gratitudine”.

In camion dalle MarcheFilippo è nato in Sardegna, ma fa il ca-rabiniere a Macerata. Quando vede leimmagini della sua terra devastata, de-cide che non può rimanere. Insieme alui c’è Fabio, di Civitanova Marche. È unpadroncino e mette a disposizione il suocamion. Viaggiano insieme, il venerdì

AUTO ORGANIZZATI

Prima ancora dello Stato

è arrivato l’impegno

spontaneo di centinaia

di cittadini. Dai social

network alle strade,

ognuno dà un contributo

CUCINA APERTA Il “By Night”è uno dei ristorantidi Olbia che continua a cucinare e a distribuire centinaia

di pasti gratis, ogni giorno, per le vittime dell’a l lu v i o n e

della settimana dell’alluvione: “Fabiosarebbe dovuto ripartire subito – rac -conta Filippo – e invece è ancora qui conme a trasportare e scaricare materassi:indossa gli stessi vestiti da più di diecigiorni! (ride, ndr)”.

“Piazza di Spagna”Il lunedì dell’alluvione, Luciano harischiato grosso: la sua auto è statatravolta da un’ondata, lui si è salvatoper miracolo, sfondando lo sportello.Oggi organizza “Piazza di Spagna”,un centro di soccorso nato sponta-neamente nella zona di Maria Rocca,una delle aree più colpite di Olbia.“Qui sono morte tre persone – r a c-conta Luciano – una mamma insiemealla bambina e una donna di ottan-t’anni. Dalla tragedia è nata una so-lidarietà straordinaria. Riceviamovolontari da mezza Italia. Gli ultrasdella Sampdoria ci hanno inviato vi-veri e vestiti. Abbiamo distribuitocentinaia di pasti caldi, ogni giorno.Muratori, elettricisti: qui passanotutti, tutti danno una mano”.

FAC E B O O KIl profilo di Sergio è un punto

di riferimento per i soccorritori

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16 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

di Andrea ValdambriniBruxelles

Aquale gruppo parla-mentare aderirannodel M5S deputatieletti all’Europarla -

mento il prossimo anno? Di vo-ci di corridoio ne girano molte,anche perché i numeri sembra-no promettere a Grillo un belgruppo di deputati, e a molti fa-rebbe piacere arruolarli. Forsetra i Verdi come i Pirati tede-schi? Nel gruppo degli euro-scettici con l’inglese Farage e illeghista Salvini? Oppure fini-ranno tra i Liberali - come ac-cadde nel 2009 per gli eletti di Di

Pietro - che però euroscetticiproprio non sono?Il caso è scoppiato alla vigilia del3° Vaffa Day, quando l’europar -lamentare Susy De Martini, for-

zista affiliata al gruppo dei Con-servatori e Riformatori europei(quelli di Cameron, per inten-derci) dichiara: “È giusto sapereche i grillini nell’Ue sono entratia fare parte, come comunicata-mi dalla senatrice ligure De Pie-tro, dell'Alde (Alliance of Liberalsand Democrats for Europe , ndr) ilgruppo più germano-centricoche esista nel parlamento euro-peo”. Dunque Grillo, secondoDe Martini “predica contro laMerkel e invece poi fa affari sot-to banco con chi strangola i cit-tadini italiani”.La notizia rimbalza sul web soloa Vaffa Day terminato. Il Fattoha contattato il gruppo dei Li-

IL “TESORETTO” DEGLI M5SFA GOLA ALL’E U R O PA R L A M E N T OIN VISTA DELLE EUROPEE SAREBBERO INIZIATE ESPLORAZIONI (SMENTITE) PER TROVA R ELA ‘CASA COMUNE’ DEI GRILLINI A STRASBURGO. IN BALLO ANCHE I LIBERALI

L’annosa questione èstata infine risolta.

Un gruppo di ricercatoriha svelato il mistero deimisteri: la differenza trauomini e donne. Ci hannoversato sopra fiumi di in-chiostro, sul perché ledonne non sanno leggerele cartine geografiche e gliuomini non chiedonomai le indicazioni strada-le. Lo psicologo JohnGray ha fatto fortuna scrivendo Gli uominivengono da Marte, le donne da Venere, be-st-seller da 6 milioni di copie. Ora l’ar -cano è svelato da un gruppo di ricercatoridell’Università della Pennsylvania che hatrovato la spiegazione scientifica del per-ché uomini e donne pensano e agisconodiversamente. L’The Independent ci apreaddirittura l’edizione di ieri. Ora sappia-mo con certezza che a influenzare il com-portamento e le scelte diverse di uomini edonne sono le connessioni dei neuroninel cervello. Nell’uomo sotto attive quelledella parte frontale e posteriore nello stes-so emisfero che regolano le percezioni e le

azioni coordinate. Nelladonna invece, sono piùattivi i legami tra i dueemisferi, perciò hannopiù sviluppato il pensierologico (emisfero destro) el’intuizione (sinistro).La ricerca ha coinvolto949 volontari tra gli 8 e i22 anni, 521 donne e 428uomini e ha confermatoche le differenze inizianoa emergere con l’adole -scenza, tra i 14 e i 17 annie aumentano sempre piùdopo i 18. Storia di ormo-ni. Quando entrano incircolo anche il cervello

inizia a lavorare in modo diverso.I volontari si sono sottoposti a un esame conuno scanner che ha messo in evidenza il per-corso delle connessioni: le immagini non la-sciano dubbi. Secoli di luoghi comuni con-fermati da una semplice foto del cervello inazione. Se le donne si ricordano maggior-mente un volto, hanno più facilità relazio-nale, chiacchierano di più e hanno il 6° senso,il motivo è scientifico. Con buona pace diuna parte del pensiero femminista che hasempre sostenuto l’uguaglianza biologica,non è solo un fatto di condizionamenti so-ciali. È il cervello che funziona diversamente.

Caterina Soffici

Migranti, vittime senza voltoma con un numero: 623 mila dal ‘98

ALTRI MONDI

CERVELLI diversi tra uomoe donna: la foto conferma

di Alessandro OppesMadrid

Il flusso è continuo, inarrestabile. E quando siinterrompe è solo perché le carrette del mare

alla deriva, gestite dalle mafie del traffico di es-seri umani, trasformano il Mediterraneo in uncimitero a cielo aperto. Sempre più immigrati,sempre più alto il numero di vittime. Secondouna ricerca del Migration Policy Centre dell'Isti-tuto universitario europeo di Firenze, gli sbar-chi lungo le coste meridionali del continentesono stati 623mila nel corso degli ultimi 15 anni,con una media di oltre 40mila migranti illegalil'anno. Ma soprattutto, è andata drammatica-mente in crescendo la percentuale di vittime:più di 30 morti durante la traversata ogni millepersone che si imbarcano, a partire dal 2007,mentre fino al 2001 la cifra era inferiore al 10 permille.

Un bilancio fallimentare per la “fortezza Eu-ropa” che, oltre a rivelarsi tutt'altro che inespu-gnabile, non riesce a evitare che i viaggi delladisperazione assumano i contorni di una tra-gedia permanente. Secondo i dati aggiornati allametà dello scorso mese di ottobre, le persone

morte in mare dal 1988 sono 19.372, di cui 2.350solo nel corso del 2011, cifra scesa a 590 lo scorsoanno, mentre nel 2013 sono già circa 700.

CIFRE CHE CONDUCONO a una conclusioneinequivocabile: la rotta marittima verso l'Europa

è diventata “la più pericolosa almondo”. Non solo per le con-dizioni estremamente precariein cui sono costretti a viaggire imigranti, stipati su imbarca-zioni insicure e sovraccariche(ora, soprattutto dal Nordafri-ca verso la Spagna, si tentanospesso impossibili traversateanche a bordo di piccoli canotti

gonfiabili), ma anche per la sorveglianza semprepiù rigida da parte dei paesi Ue, che costringe imigranti a scegliere rotte più lunghe e a più altorischio. Lo si vede anche dai grafici che corre-dano lo studio del Migration Policy Centre: fino al2007, il principale paese di destinazione era laSpagna (relativamente prossima al continenteafricano), ora è l'Italia, più lontana e difficile daraggiungere.Una svolta spiegabile, in parte, con gli accordibilaterali conclusi dal governo Zapatero con Se-negal, Mauritania e Marocco per frenare i flussimigratori all'origine. E con i controlli sempre piùseveri per bloccare l'accesso a Ceuta e Melilla.Ora, con il dispositivo di vigilanza Eurosur en-trato in funzione due giorni fa, l'Europa si pro-pone di lottare contro l'immigrazione clande-stina e “salvare i profughi che fuggono via mare”.Proposito tutto da verificare, dopo i fallimentidegli ultimi anni.

Londra

Un giornalista inglese chepubblica una notizia che

non piace al governo inglesepuò essere accusato di antipa-triottismo? In sintesi questo ilmotivo per cui il direttore delG u a rd i a n Alan Rusbridger èapparso ieri di fronte a unacommissione parlamentare diWestminster e ha dovuto ri-spondere degli scoop del suo quotidianosul Datagate, ritenuti lesivi della sicurezzanazionale ed equiparati da qualcuno adatti di terrorismo. Il G u a rd i a n è stato inprima fila nel pubblicare le rivelazioni sulprogramma di sorveglianza elettronica,resi noti dai file consegnati da EdwardSnowden, l’ex informatico che lavoravaper la Nsa. Rusbridger è apparso tranquil-lo mentre si poteva seguire l’interrogato -rio in diretta streaming sul sito del gior-nale. Gli hanno chiesto: “Lei ama questoPaese?”. Lui ha risposto flemmaticamen-te: “Amo la libertà di espressione che c’èin questo Paese”. I servizi segreti avevanoaccusato il G u a rd i a n di lavorare per il ne-

mico e di aver rivelato,pubblicando i file diSnowden, segreti fon-damentali per la sicu-rezza nazionale.La polemica è simile aquella su Wikileaks, an-che se i casi sono un po’diversi. Nel caso Nsa so-no stati rivelati file cheprovano come il gover-no americano, in accor-do anche con i servizisegreti britannici, abbiamesso in piedi una am-pio sistema di spionag-gio e controllo delle at-

tività e le comunicazioni di una grande mas-sa di cittadini. Ruisbridger ha spiegato che leaccuse contro il suo giornale sono folli e hadetto che “solo l’1% delle informazioni con-tenute nei file di Edward Snowden è statoreso pubblico” e ha ammesso di sentirsi sottopressione e che “c’è una forma di intimida-zione contro il G u a rd i a n ”.Ieri il giornale pubblicava una lettera apertadi Carl Bernstein, il giornalista che insieme aBob Woodward rivelò lo scandalo Waterga-te e portò alle dimissioni del presidente Ni-xon. Una lettera pesantissima contro il go-verno e in difesa del giornale e delle libertè diinformazione.

Cat. Sof.

RUSBRIDGERAmo la libertà(di stampa) dell’Inghilterra

P O LV E RO N E

A far girare la voce

di un’affiliazione con

l’Alde la forzista

De Martini. Il comico:

“Non abbiamo ancora

deciso nulla”

Grillo all’Europarlamento di Strasburgo Ansa

IN CATTIVE ACQUE

Pianeta terra

ITALIA 100 MILIONI CONTRO HIV, TBC E MALARIAL’Italia dopo tre anni torna tra i donatori del Global fund contro Hiv,malaria e Tbc. Lo ha annunciato il viceministro degli Esteri Pistelli daWashington, dove è in corso la conferenza per raccogliere 15 miliardidi dollari per i prossimi 3 anni: da Roma 100 milioni di euro. La Pre ss e

D E T RO I T PROCEDURA FALLIMENTAREÈ stata autorizzata ad accedere alla procedura diprotezione fallimentare prevista per le municipali-tà. Detroit aveva fatto richiesta a luglio, dopo l’ap -provazione del governatore del Michigan Snyder.Secondo l’amministratore straordinario Kevyn Orr,i debiti ammontano a 18 miliardi di dollari. La Pre ss e

30MORTI OGNI

MILLE PARTITI

M E D I T E R RA N E OPIÙ LETALELa media, in ascesa,degli scomparsiVentimila dall’88Oltre 700 quest’an n o

berali e Democratici, che peròsmentisce: al momento, dicono,non c’è alcuna affiliazione for-male. Il partito tiene a ribadireanche come il liberali europei –tra cui spiccano i Lib-Dem in-glesi di Clegg, unici filoeuropeid’Oltremanica – siano votati aun forte europeismo.

NON TARDA neppure la smen-tita di Grillo, che twittava: “Nes -suna decisione è stata presa re-lativamente al gruppo parla-mentare in cui siederà il M5S inEuropa. Le notizie che afferma-no il contrario son false e privedi fondamento”. Sulla stessa li-nea la posizione di Sonia Alfano,

esponente del gruppo dei Libe-rali e Democratici ed eletta inItalia con l’Italia dei Valori. In-tervistata dal sito Giornaletti -s m o.co m , Alfano spiega: “I con-tatti ci sono stati e ci sono perchécomunque con molti di loro sicollabora da una vita ma misembra davvero fuori luogo lanotizia”. Tecnicamente, conti-nua l’europarlamentare italia-na, l’adesione ai Liberali e De-

mocratici potrebbe avvenire indue casi: o Grillo la decide primadelle elezioni, il 25 maggio 2014,oppure potrebbe iscriversi unavolta entrato nel Parlamento.Molti però si chiedono come ab-bia fatto De Martini a dare percerta la notizia. Ieri l’eurodepu -tata forzista spiegava di essere inpartenza per Washington e laversione rimaneva quellaespressa da Bruxelles.

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17il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

Il governo ucraino si salvala protesta continuaNON PASSA LA MOZIONE DI SFIDUCIA DOPODICHÉ IL PREMIERHA “CHIESTO PERDONO” AI DIMOSTRANTI PER LE VIOLENZE DELLA POLIZIA

ALTRI MONDI

“Crisi e miraggio europeopiù forti del patto con Putin”

L’A N A L I STA

di Roberta Zunini

Se si vede l'Europa attraversoil modello polacco-lituano,

capiamo perché la maggior par-te dei cittadini ucraini vuoleaderire nell'Unione”. MatteoCazzulani, analista di politicaenergetica e portavoce di Euro -maidan ( maidan in ucraino si-gnifica piazza) Italia, che pro-muove l'ingresso dell'Ucrainanell'Unione, sintetizza così ilmotivo principale della prote-sta. La crisi economica e socialeè molto più dolorosa e insop-portabile dei manganelli e delletemperature polari delle notti,per un popolo che aveva speratodi migliorare il tenore di vita en-trando in Europa, e ottenere lelibertà civili dell’Occidente.

MA QUESTA CRISI è stata sot-tovalutata da chi sta giocandosulla pelle dei 46 milioni diucraini. Né il presidente Yanu-chovich né il presidente russoPutin, avevano previsto che gliucraini sarebbero scesi nuova-mente in piazza, dopo lo scora-mento, per non dire annichili-

mento psicologico, derivato dalfallimento della rivoluzionearancione. “Non si aspettavanouna sollevazione così tenace.Così come l'Occidente, in par-ticolare l'Europa, con cui l'U-craina avrebbe dovuto firmarel'accordo di associazione, non siaspettava un niet. Anche se i ver-tici europei sapevano che per ar-rivare alla firma sarebbe statofondamentale uno stanziamen-to di fondi - perché l'Ucraina èscivolata nella povertà più nera,dovuta soprattutto al prezzo al-tissimo del gas russo e all'au-mento esponenziale del costodella vita - non ha fatto nulla”.

Secondo Cazzulani, la popola-zione guarda alla Polonia e allaLituania, dove la situazione eco-nomica è migliorata anche gra-zie all'entrata in Europa 9 annifa, come l'unica chance per ri-prendersi. “Ma gli ucraini vo-gliono entrare in Europa ancheperché si sentono culturalmentepiù vicini a noi che alla Russia, acui Yanukovich, a fronte delladiminuzione del prezzo del gas,mai applicata, ha già ceduto nel2010 parte della sovranità ucrai-na, permettendo alla flotta del-l'ex Urss di restare a Sebastopolifino al 2037”.

GLI UCRAINI hanno anche l'e-sempio della Bielorussia di Lu-kashenko e non vogliono finirenella stessa situazione: intrap-polati tra un dittatore feroce e laRussia. “Lukashenko, che vole-va mantenere l'indipendenzadall'Europa e dalla Russia, peressere l'unico signore incontra-stato di Minsk, è stato fagocita-to. Un esempio di cosa significhiè il passaggio di proprietà dellacompagnia energetica naziona-le bielorussa a Mosca. L'obietti-

vo di Putin ora è far entrare Kievnell'unione doganale Euroasia-tica per questioni di mercato eper ottenere il prima possibile laproprietà anche dei gasdottiucraini. Così l'impero russo ver-rà ricostituito non con i missilima con l'egemonia in ambitoenergetico: oltre al gas, Putinavrebbe sotto di sé la gestionedelle infrastrutture che portatoil combustibile in Europa”.Il suo vero obiettivo è condan-nare l'Europa a dipendere solodalla Russia per quanto riguardal'energia. Perciò, secondo Caz-zulani, è vitale per l'Europa farentrare l'Ucraina che portereb-be in dote il suo patrimonioagricolo, il granaio d'Europa el'acqua, l'oro blu di questo seco-lo, ricambiando con l'acquistodi prodotti made in Italy. “Gliucraini vanno pazzi per l'Italia e,oltre a badanti e baby sitter, cisono tanti loro studenti nellenostre università”, dice l'anali-sta, nella speranza che almenol'Europa abolirà la necessità deivisti per l'Europa, come ha fattola Russia, che ci vede più lungodi noi.

Faida nordcoreana

KIM JONG “LICENZIA” LO ZIO-TUTOREIl dittatore rimuove dagli incarichi, fra cui lavicepresidenza della potente Commissione Difesa, lo zioe fa fucilare in pubblico due stretti collaboratori La Pre ss e

VIKTOR YANUKOVICH Origi -nario di Donetsk, filo-russo, 63anni, Yanukovich, leader del par-tito delle Regioni, è stato pre-mier per tre volte tra il 2002 e il2007: sconfitto a due riprese daYushenko nelle presidenziali del2005, è presidente dal 2010. Piùvicino a Mosca che a Bruxelles,ha una linea meno pro-Ue di Yu-shenko e Tymoshenko. La Pre ss e

VIKTOR YUSHENKO S e g n a toin volto dal tentativo d’eliminar-lo con la diossina, Yushenko, 59anni, premier dal ‘99 al 2001,leader della Rivoluzione Aran-cione, fu presidente dal 2005 al2010. Vittorioso nel braccio diferro elettorale con Yanukovich,perse però presto seguito: nel2010 non arriva nemmeno alballotaggio. La Pre ss e

YULIA TYMOSHENKO Alleatadi Yushenko nella RivoluzioneArancione, premier a due ripre-se, Yulia, 54 anni, è la leader delpartito Patria. Condannata nel2011 a 7 anni, sconta in carcerela pena. Prima della politica eranell’industria del gas e una dellepersone più ricche d’U c ra i n a .Per Forbes nel 2005 era 3a don-na più potente al mondo. La Pre ss e

VITALI KLITSCHKO Come inun film di Stallone, Klitschko,42 anni, è campione del mon-do dei massimi Wbc: eletto alParlamento per l'Alleanza de-mocratica ucraina per la rifor-ma, è oggi un leader dell’oppo-sizione. Soprannominato ‘D r.Iron Fist’, Klitschko intendepartecipare alle elezioni presi-denziali del 2015. La Pre ss e

A R A FAT “MORTO PER CAUSE NATURALI”Yasser Arafat non è stato ucciso dal polonio, ma da“cause naturali”: esperti francesi rovesciano leconclusioni del rapporto svizzero ed escludonol’avvelenamento del leader palestinese, morto a 75anni, l’11 novembre 2004, nell’ospedale di Percy,Parigi. La vedova Suha si dice “s co nvo l t a ”. Ansa

MOSCA 6 ANNI PER AGGRESSIONE BOLSHOISei anni di carcere duro come mandante dell’attac -co con l’acido al direttore del Bolshoi Serghiei Filin,a gennaio, lasciandolo semicieco. Pavel Dmitricen-ko, 29, ex primo ballerino, condannato insieme aidue coimputati, autori del gesto nel processo cheha rivelato invidie e trame del balletto. A n s a / La Pre ss e

di Giampiero Gramaglia

La mozione di sfiducianon passa. Ma la pro-testa continua e i pa-lazzi del potere resta-

no assediati. Il presidente Ya-nucovich e il suo governo “chie -dono perdono” per la violenzacon cui la polizia, domenica, harepresso le manifestazioniscoppiate dopo che l’Ucraina,seguendo il diktat di Mosca,non aveva firmato un accordodi associazione con l’Ue. La mo-zione di sfiducia, presentata da3 movimenti d’opposizione, haraccolto 186 voti, contro i 226necessari: il testo denunciava leviolenze sui manifestanti e “lavendita dell’Ucraina alla Rus-sia”.

PRIMA DEL VOTO, il premierAzarov ha annunciato un rim-pasto, a seguire le dimissioni delcapo della polizia di Kiev. Ma ilpremier ha pure avvertito gli op-positori sulle conseguenze “pe -nali” di atti “illegali”.Il dibattito in Parlamento è statoanimato. Secondo Azarov, l’in -tegrazione europea dell’Ucrainava avanti (ma l’Unione devemettere sul tavolo un aiuto eco-nomico). Dopo 3 anni di nego-ziati, l’accordo di associazione

doveva essere firmato a Vilniusil 29 novembre, al Vertice del-l’Ue con i vicini dell’Europaorientale: Moldavia e Georgial’hanno sottoscritto; Ucraina eArmenia, più ligie a Mosca, no.Dopo il voto, decine di migliaiadi persone si sono riunite sullapiazza dell’Indipendenza, arrin-gate da uno dei leader dell’op -posizione, il pugile Klitschko:

“Non mollate”. L’ex presidenteYushenko, leader nel 2004 dallaRivoluzione Arancione, chiedeal potere di dialogare con i ma-nifestanti, “altrimenti la situa-zione potrebbe divenire incon-trollabile nei prossimi giorni”.Ma se Kiev è in subbuglio, Do-netsk, roccaforte di Yanukovi-ch, resta tranquilla. Il presidenteè in missione in Cina: il momen-

to non è propizio alle visite al-l’estero ma – dice - il viaggio re-cherà benefici all’economia.Dopo Pechino, Yanucovich an-drà a Mosca, a firmare un pianodi cooperazione con la Russia(che intanto concede una dila-zione nel pagamento del gas). El’Ucraina torna a essere terrenodi frizione tra Usa e Ue, da unaparte, e Russia, dall’altra.

Vladimir Putin Ansa

“Il Parlamento è con il popolo” sostengono i manifestanti che fronteggiano il cordone di agenti di guardiaall’Assemblea. “Ucraina è Europa”, si legge sulla maglietta rossa di Klitschko Ansa

Il compleanno del Re porta la pace

A BANGKOK LA POLIZIA SI RITIRA: BASTA SCONTRIIn onore del compleanno di Re Bhumibol, giovedì (86anni), il governo ha ritirato la polizia dai luoghi delpotere: “Useremo solo delicatezza e tenerezza” La Pre ss e

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18 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

SECONDO TEMPO

di Andrea Scanzi

In una delle sue molteplici pro-fezie, Pier Paolo Pasolini rite-neva che l’uomo stesse andan-do incontro alla propria auto-distruzione. Come? Smetten-do di pensare, anche e soprat-tutto per colpa della dittaturadel mercato, che aveva finitocon il far coincidere l’insegui -mento dell’utopia più nobilecon l’impossessarsi del pro-dotto più à la page. Pasoliniparlava di massimi sistemi,ma – quarant’anni dopo – basta forse vedere lafoca con la voce diversamente graziosa di LucianaLittizzetto per capire cosa intendeva. Se la pub-blicità è un’arte, e certo lo è perché deve vellicare ildesiderio (si spera assai recondito) per un den-tifricio o un assorbente, ultimamente non se lapassa granché bene. Almeno a guardare la tivù oascoltare la radio. Inchiodato a metà strada tra ilC a ro s e l l o che fu e il cortometraggio che vorrebbeessere, la pubblicità è troppo spesso un coito in-terrotto di genialità. Vorrebbe stupire, ma risultaridicola. La foca doppiata da Madamin Lucianina,peraltro e insensatamente corteggiata da Big Jimsomiglianti a tanti Borriello passati di lì per caso, èsolo un esempio. Gli animali furoreggiano, senzaavere neanche più il candore dei cuccioli di la-brador beige che srotolavano interminabili rotolidi carta igienica. C’è il pinguino rapper con la vocedi Elio. C’è l’orso che parla con la voce di DiegoAbatantuono, e a sentirlo esplode una voglia in-credibile di imbracciare un fucile, andare in Ca-nada e sparare a tutto ciò che si muove nelle vi-cinanze. Dalle pubblicità progresso a quelle re-gresso, laddove l’indietreggiamento è anzituttocreativo. Chi passa molto tempo in radio, prima opoi, si è beccato Simona Ventura che pubblicizzacon una spalla (presunta) comica una marca diauto: per contrasto, fa quasi rivalutare la Duna.Sempre in radio è tutto un fiorire di rimedi pertappi alle orecchie e afte. Solo che, se ascolti lafilastrocca che la mamma canticchia alla figlia suipoteri lisergici delle gocce anti-cerume, avvertil’insano desiderio di consegnarti con folle ardorea un’otite pressoché fulminante.

SPESSO LA PUBBLICITÀ è cerebrale. Molto ce-rebrale. Troppo cerebrale. Arrivi alla fine e ti chie-di: “Sì, ma che cavolo pubblicizzava?”. Lillo e Greg,a 61 0 su Radio2, ironizzano proprio su questo:spot con interminabili introduzioni pseudolette-rarie che andrebbero forse bene come cappello alletelecronache di Caressa, ma non si capisce cosac’entrino con profumi o dopobarba. Se sogni unSuv, per punizione ti becchi un plin plindi GiovanniAllevi. Se hai sete, per contrappasso ti becchi unplin plin (stavolta non al pianoforte) di Chiabotto &Del Piero, nel frattempo assurto a novello San

Francesco a furia di parlare ai passeri. Sequenzememorabili ti inducono a desiderare la diarrea an-che solo per poter poi esibire sul volto l’ebbrezzadel tizio che ora è guarito ed è felice come neancheD’Alema dopo una Bicamerale. Qualcuno, percontrastare la moda del postmoderno o addirit-tura dell’ipertecnologico, si trincera nella tradizio-ne. Ci sono ancora veterinari bicentenari che con-tinuano a salvare alci nell’Antartide, pur di bersipoi un amaro in compagnia. Ci sono detersivi chepromettono lavaggi biblici, però in cambio devisopportare la pettinatura di Fabio De Luigi. E ce-drate pre-belliche, con jingle che erano già desuetiai tempi del governo Tambroni. La pubblicità haspesso inventato tormentoni destinati a rimanere.

“Camicie coi baffi”, “Io ce l’hoprofumato”, Randi Ingermanresponsabili di ciucche alcolichepreadolescenziali a base di vod-ka e ormoni. Oggi la capacità diincidere non è smarrita ma sbia-dita, come se l’efficacia avesseceduto il passo a un desideriocervellotico di apparire originalia tutti i costi. Portando puntualmente al deraglia-mento logico. Si va dalle freddure di Giorgio Pa-nariello ai bifidus miracolosi, passando da Fior-daliso eternamente magre e colesteroli eroica-mente trafitti da yogurt incazzosi. Lo spot è unagirandola di idee ipotetiche e slogan impalpabili.

Più il messaggio è criptico, più cisi sente Kiarostami. Con la dif-ferenza che, per Kiarostami, c’èil premio della critica.

PER UNA pubblicità che non sicapisce, l’unico risultato concre-to è lo straniamento. Come quel-la della tizia che schiavizza il bo-naccione legandolo a uno stru-mento agricolo di tortura, perobbligarlo ad alitare e dunqueasciugare le lenzuola bagnate (invia teorica è un inno ai che-

wing-gum). Radiografando il livello degli spot cheogni giorno ci bombardano, sovviene un timore:che il prodotto sia in realtà uno solo, da tutti i pub-blicitari condiviso, e si chiami rincoglionimentogeneralizzato. Nel qual caso, e non da ieri, è unprodotto che in Italia pare andare a ruba.

Ridicoli solo per stupireÈ la pubblicità regressoORIGINALI A TUTTI I COSTI. E PUNTUALMENTE SI VA AL DERAGLIAMENTO LOGICO

IL TRIO INSOPPORTABILE L’orso Abatantuono, la foca Littizzetto e il pinguino Elio

S P E T TAC O L I . S P ORT. I DE E

A L L’ASTA SU INTERNETLA MEDAGLIA D’ORO DI OWENSIn vendita una delle quattro medaglied’Oro vinte da Jesse Owens alle Olimpiadidi Berlino del ‘36: on line il 7 dicembre,si parte con offerte per 200 mila dollari

CINEMA, PROPOSTO SCIOPEROCONTRO LA PIRATERIASciopero nazionale con serrata delle salecinematografiche contro la pirateria: è laproposta degli esercenti del Lazio nelle36esime Giornate professionali del cinema

VARSAVIA, 23 TIFOSI LAZIALIANCORA IN CARCERESono ancora 23 i tifosi della Lazio detenutiin Polonia, fermati a Varsavia in occasionedella gara con il Legia e processati peraggressione contro gli agenti e raduno illegale

Moni Ovadia Show su Matteo Salvatore

In scena come vo l ev a Lucio Dalladi Emiliano Liuzzi

Sulla scena ci sarà lui, Moni Ova-dia, insieme a Her, violinista e

cantante. Nell’aria tutto il resto: Lu-cio Dalla, Teresa De Sio, VinicioCapossela, ma anche Enzo Jannac-ci, amico e fratello di Moni e diquella Milano a ringhiera. Il resto èMatteo Salvatore, cantore dell’Ita -lia chiamata Puglia, uno dei “piùgrandi bardi di tutti i tempi”, diceOvadia. Per quindici giorni Prapa -tapumpa, padrone mio ti voglio arric-c h i re in scena al teatro Vittoria a Ro-ma, dopo la tappa di Bologna.È stato difficile adattare un perso-naggio così al suo teatro?No. Quell’Italia di migrazioni in-terne io l’ho vissuta, nato in Bulga-ria e naturalizzato milanese, ho vis-suto in strada nella città del boom. Eallora Milano era un intreccio me-raviglioso di odori e colori, tra Ca-

labria, Puglia, appunto, e Veneto.Colori, e fiori raccolti nel mazzo diun quartiere che grazie al cielo miamadre mi lasciava respirare.Chi era Matteo Salvatore?Un eccezionale sottovalutato. Il piùgrande nella canzone popolare. Fi-datevi di Renzo Arbore, se non dime. Un cantore eccezionale con uncarattere impossibile, per questo

meraviglioso. Cantava la stupiditàal potere quando nessuno si per-metteva. Ha vissuto di alti e di bassi.Vide morire la sorellina di fame.Anni Quaranta, non Medioevo.Come si svolge lo spettacolo?Io, voce narrante. Her, che è un no-me d’arte, suona il violino e canta.In un’intervista dice che è nato gra-zie a Lucio Dalla: perché?Perché questo era uno spettacolo diLucio che abbiamo portato in sce-na, quando lui era in vita, a Man-fredonia e a Bari, al Petruzzelli. Èstato il mio incontro con Dalla,mentre in passato ci eravamo solosfiorati. Marcello Corvino, che loproduce, lo aveva pensato così, co-me una serie di eventi – brutta eabusata parola – che avrebbero vi-sto alternarsi sul palco il sottoscrit-to, Teresa De Sio, Capossela, Arbo-re. E tutto ruotava a quel genio cheera Lucio e alla voce fuori di Marco

Alemanno, il compagno di Lucio.Chi era Dalla per Moni Ovadia?Un amico. La generosità che nonavevo mai trovato e che non ho piùincontrato dopo. Ma soprattuttouna voce che all’occorrenza diven-tava strumento. Mi chiedevo comefacesse a cantare così. Lui rispon-deva: forse perché non sono uncantante. E ho capito che c’era delvero in quello che diceva. Ha scrittoballate che restano ineguagliate.Diceva di Jannacci...È presto per parlarne, ma ho rice-vuto una suggestione e ho detto su-bito di sì. Credo che Jannacci siastato il più grande di tutti. Non fa-ceva il verso a nessuno, solo a Jan-nacci. È stato molto più che JacquesBreil e George Brassens, unico nellasua follia, nei movimenti. Nella vo-ce. Sarà entusiasmante rifarlo. Nonconosco i tempi, ma lo trovereteperché ho già letto e sottoscritto.

Moni Ovadia, 67 anni La Pre ss e

Dovevano salvare il calcio italiano e l’hanno inguaiatoancora di più. I bimbi tifosi della Juventus, per aver ur-

lato “merda” all’indirizzo del portiere avversario, sono co-stati alla società 5 mila euro di multa. L’esperimento – dato ilperdurare della squalifica – si ripeterà nella prossima garacontro il Sassuolo. E se i ragazzini ci ricascassero? Scatterà larecidiva? Chi andrà in curva la prossima volta? Sia chiaro, ègiusto e sacrosanto combattere con ogni mezzo (quindi an-che con la chiusura delle curve e degli stadi) il razzismo e laviolenza (talvolta criminale) di certa anacronistica sottocul-tura ultras; ma punire un coretto di bambini (ancorché stu-pidino) che non contiene nulla di offensivo e razzista rischiadi essere ridicolo. Il tifo “contro” (entro giusti limiti, va da sé)può addirittura essere goliardico, leggero e bene accetto perchi lo subisce. Fa parte del gioco. Fare il verso della scimmia aun giocatore di colore o invocare l’eruzione del Vesuvio nonfa parte del gioco; lasciarsi andare a qualche esuberanza ver-bale a volte sì. Il rigore esige ragionevolezza. Ha ragione dun-que il presidente del Coni Malagò a non condividere e laJuventus a dirsi “scioccata”. La prossima volta, tuttavia, sifaccia semplicemente rispettare la sanzione così com’è, senzascorciatoie. Ci saremmo risparmiati una figuraccia.

Stefano Caselli

JUVENTUS Che beffaMultati anche i bambini

TEMPI DURI

Se lo spot è un’arte,

e certamente lo è perché

deve vellicare il desiderio

per dentifrici e assorbenti,

ultimamente non se

la passa granché bene

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19il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

di Elisabetta Ambrosi

La basilica per offi-ciare il rito non po-teva che esserequella: l’Ambra Jo-

vinelli, prima chiuso, poi ri-sorto, prima col cartellonesolo di sinistra, poi pure unpo’ di destra: il tempio per-fetto della sinistra italiana.All’entrata, il sacro libro, Il de-siderio di essere come tutti diFrancesco Piccolo, venivamostrato ai fedeli, che pote-vano acquistarlo in cambio diun obolo. Inutile però, perchéloro, amici e amici di amici,accorsi nonostante il freddo,erano arrivati già preparati.Pronti a sorridere nei mo-menti giusti, a tacere negli al-tri, come di fronte a una li-turgia – la lettura di brani dellibro – di cui già si conosce ilcerimoniale.Al centro del palco, spogliocome un altare romanico, unmicrofono e una poltrona inpelle, rimasta misteriosa-mente vuota fin quasi allaconclusione, come ad evoca-re un corpo divino presente,pronto a consustanziarsi almomento stabilito.Abiti sobri, lino e lana, cherichiamavano antiche tuni-che ebraiche, buio e luci sof-fuse, una sensazione di attesa,come quella delle donne da-

vanti al sepolcro vuoto. Lamessa della sinistra laica –quello stringersi stretti strettinella crisi per dire che qua-lunque cosa accada noi siamoqui, possiamo contare l’unosull’altro, voto su voto, ami-cizia su amicizia – può ini-ziare: “È letteratura”, spieganell’omelia di apertura lo

scrittore Emanuele Trevi. Edunque, proprio come per laBibbia, “non bisogna fare iltorto di interrogarlo da unpunto di vista oggettivo, lasua bellezza è proprio quelladi essere inaffidabile”. Noncrederete davvero alla teoriamorale del “m e - n e - i n f i-schio-degli-altri”, primo co-

mandamento del libro? Spie-ga, l’Emanuele, il dramma diun uomo, il Piccolo, che sitrova improvvisamente feliceperché ha trovato moglie e siè arricchito sotto Silvio Ber-lusconi, mentre tutti gli altrierano pronti a indossare i co-turni (calzari utilizzati nellatragedia, ndr) per crocifig-gerlo, per ribadire che no, larealtà è insostenibile, che bi-sogna resistere o fuggire al-l’estero, via dalla Palestina, inFenicia o in Galilea. Falsi pro-feti, continua Trevi, “perchénascere in Corea o in Iran,quello sì è insostenibile”.

MA È IL MOMENTO di MariaMaddalena, alias MichaelaR a m a zzo t t i , sensuale pecca-trice che legge della figuraevangelica di Machesaràmai,l’umile donna del libro che,pur non sapendo né leggerené scrivere, intuisce la verità,mentre Gesù le carezza il ca-po: tutto ciò che accade, an-che le peggiori atrocità, nonsono niente, tutto è relativo,ovviamente in attesa della finedei tempi, presto in arrivo (leScritture non sono chiare. Pa-re forse nella città di Roma, inun antico ninfeo, a luglio).Dato a Dio quel che è di Dio, èil turno di Cesare. Ma l’amicoWalter Veltroni non se la sen-te, in questo soprannaturale

contesto, di parlare delle bas-sezze del mondo. Spiega comeil libro sia stato illuminante,per la folgorante riscopertadello “strumento forgiatoredel dubbio”, specie in un tem-po “fatto di caos”, dove le cose“hanno natura argillosa”, inbreve “in un mondo pieno dicertezze e deprivato di valo-ri”.A Concita De Gregorio toccainvece ricordare le persecu-zioni subite dal Nostro.Quando lei tentò di farlo scri-

vere sul suo giornale, ma tro-vò solo funzionari senza cuo-re, uomini poveri di spirito,pronti a salvare il Barabba dipartito e lapidare lui. Precisache “non sempre si è trovatad’accordo con le sue idee”, eimprovvisamente nella suaomelia risplende per un atti-

mo la luce del vero – “Fran -cesco è una di quelle personeche si siedono in un angolo ehanno fortuna, trovano unamoneta, o il semaforo verde”.Infine, come nei migliori ritinon può mancare il testimone- è Paolo Virzì, con cui Piccolosta lavorando - del potere ditrasformazione spirituale emorale del profeta: “Quandomi sento angosciato Piccolomi guarisce, mi rasserena”.Ma ecco che improvvisamen-te appare, come una divinitàcalata dall’alto, Andrea Camil-leri, scortato dall’autore. Luiperò si siede sulla poltrona dipelle e, involontariamente,distrugge la sacra messa inscena, omaggiando l’autoreche “ha avuto il coraggio discrivere una letteratura nonpenitenziale”. Leggero panicoin sala. Insomma, intende Ca-milleri, un romanzetto d’in -trattenimento, che fa sorride-re e basta. Che mai, in altreparole – sembra proprio dire,vox clamantis in deserto - pen-serebbe di concorrere per vin-cere il maggior premio lette-rario italiano.Perché poi, se anche uno fosseun romanziere, vale quelloche disse Sciascia quando l’u-niversità di Messina volevaconferirgli la laurea honoriscausa. “Ma perché? Già mae-stro sugnu”.

SECONDO TEMPO

I C O NA F. Piccolo, autore de “Il desiderio di essere come tutti” Ansa

IL GUASTAFESTE

Camilleri fuori dal coro

ringrazia l’autore per aver

scritto un romanzo

“non penitenziale”,

cioè d’intrattenimento

Leggero panico in sala

Un Piccolo ballo a sinistraVELTRONI, CONCITA DE GREGORIO, VIRZÌ E TANTI ALTRI ALL’AMBRA JOVINELLI PER CELEBRARE IL ROMANZO DEL MOMENTO

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20 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

© L’infinito paesaggioTullio Pericoli

TRA I COMPITI che la tradi-zione culturale ha assegnato, dasecoli, agli occhi e alle mani de-gli artisti italiani c'è anche lamediazione del nostro rapportocollettivo con il paesaggio. Sel’articolo 9 della Costituzionelega paesaggio e patrimoniostorico e artistico è certo per-ché essi sono indissolubili ma-terialmente, come la carne e lapelle del Paese, ma è anche per-ché sono indissolubili spiritual-m e n te .Agli artisti, anche in tempi re-centi, è toccato difendere il

paesaggio attraverso le parole(nel 1964 era Mino Maccari aricordare che “una società im-perniata sul principio del tor-naconto personale non può in-teressarsi alla difesa del pae-

s a g g i o”): ma soprattutto, dasempre, essi lo interpretano, lorendono vivo, e dunque lo di-fendono, parlando con le mani.Un artista che continua, oggi, afarlo straordinariamente beneè Tullio Pericoli, padre fecondodi una genìa di indimenticabiliPaesaggi, ora riuniti da Adel-phi in un volume che è una mi-rabile galleria tascabile, anziun’antologia d'Italia come vi-sta dai finestrini di un treno in-cantato, tra campi cartesiani,colline di zucchero e mosaici dil u ce .Questo libro ci ricorda una ve-rità dimenticata: un’o p e rad’arte figurativa si legge con la

stessa pazienza, con lo stessotempo, con la stessa attenzio-ne cerebrale che dedichiamoad una pagina scritta.

NON È UN LIBRO da sfogliare:è un libro da leggere, tavola pertavola. A 393 opere figurative(disegni ad acquarelli, a matite,a china, ma anche olii su tela, eperfino su tavola) si intermet-tono 28 brevissimi testi dell’Ot -to e del Novecento. Brevissimi,quanto illuminanti: perché dan-no al lettore altrettante chiaviper entrare nel paesaggio 'uma-no' e 'culturale' di Pericoli.E forse la frase che meglio dis-serra le porte del lavoro, e delcuore, dell’autore, e questa di-chiarazione d’amore di Vin-cent Van Gogh: “Ai miei occhiio mi stimo certamente al disotto dei contadini. Enfin, ioaro la mia tela, come loro icampi”.

T E AT R Odi Camilla Tagliabue

S p e t t a co l odi deliri e prodìgi

Guerra e follia,le ossessioni di Gipi© U N A STO R I Adi Gipi, Coconino Press, 128 pag., 18 euro

GIANNI PACINOTTI, in arte Gipi, è l’autore difumetti più imitato degli anni Duemila. Ci hannoprovato in tanti a rubargli qualcosa, l’a l te r n a n zadi acquerelli e schizzi con la penna biro, le nu-volette verticali, i dialoghi spezzati e talvoltasgrammaticati, l’ambientazione in una provinciasenza nome. Ma non è così semplice, Gipi non èuna somma di ingredienti, non è una ricetta chesi può imitare senza condividere la sofferenzache si intravede dietro ogni tavola. Dopo cinqueanni, un film e uno spettacolo teatrale, Gipi pubblica un nuovofumetto. E non era facile fare qualcosa dopo LVDM-La mia vitadisegnata male, faticoso e sofferto racconto di un’a d o l e s ce n zatormentata e del tentativo (fallito) di sfuggire alla vita reale ri-fugiandosi nelle allucinazioni delle droghe e della narrativa. “Una -s to r i a ” è il seguito, se così si può dire, è il racconto di un uomo, unoscrittore, che si guarda nello specchio dei cinquant’anni e in unavita fatta di ossessioni (narrative) e delusioni (familiari). Il pro-tagonista, uguale a Gipi anche nelle fattezze, finisce in un ospe-dale psichiatrico, i dialoghi con i dottori e i postumi sono in bianco

e nero, tratti nervosi, squarci di acquerello raccontano il tentativodi rientrare nel mondo. Ma c’è “U n a s to r i a ”, senza spazio, quelladel titolo, che ossessiona Gipi almeno quanto la consapevolezzadi una psiche difficile da controllare. È una storia di guerra, cometutte quelle che l’autore pisano ha raccontato in questi anni, traallegoria e cronaca. Sono i diari di un bisnonno, salvo per miracolo(o per maledizione, visto cosa ha dovuto fare per sopravvivere).Una vicenda uguale a quella di milioni di altri fanti alla frontieradella Prima guerra mondiale, ma che per Gipi diventa una sintesidella crudeltà dell’esistenza. Non c’è modo di sottrarsi al dramma,al dolore, morire è una tragedia ma sopravvivere è anche peggio,perché almeno i morti sono innocenti o assolti. “Il tuo problema èche noi esistiamo, esistiamo davvero, non siamo personaggi delletue storie, cazzo”, dice la figlia di Silvano Landi, l’alter ego di Gipinel fumetto. Inutile provare a copiare Gipi, sterile tentativo re-plicarne gli stilemi. Per copiare Gipi bisognerebbe condividerne iltravaglio, il passato e le angosce. E questo pare un prezzo troppoalto anche per i più volenterosi tra gli imitatori.

IL FUMETTO

di Claudia Colasanti

Timidamente, si staconcretizzando unadelle estrose utopieche immaginavano

un mondo dell’arte nuovo, stileBlade Runner, dove la creativitàcamminava a braccetto con latecnologia. A crederci è, per laquarta volta consecutiva, il Ro-maEuropa, che affianca al Festi-

val la mostra Digital Life 2013,sottotitolo Liquid Landscapes: 27opere in mostra (fino all’8 di-cembre al MACRO Testaccio)selezionate dal comitato coor-dinato da Monique Veaute conAlain Fleischer e Daniele Spa-nò. Inserire la parola ‘digitale’nell’intero corpo progettuale diuna rassegna dedicata all’inne -sto fra arti contemporanee, ga-rantisce di per sè una novità (la

mostra è stata infatti proroga-ta). E in pratica lo è, a causa dellacecità generale che colloca lacreatività ancora in forme tra-dizionali e degli alti costi per latecnologia necessaria alla pro-duzione. Innegabile quindil’impatto visivo, immaterialema corposo, di una mostra dovei quadri finalmente sono moni-tor, dove la pittura, se c’è, esistein forma di reportage di pixel emediazioni sonore.Quella “perdita indefinita deiruoli e dei suoi confini, conta-minazione polimorfa, mesco-lanza impura” (F. Alinovi) tro-va il suo spazio ancora una voltanell’ex macello di Testaccio,con installazioni multimediali,ambienti sonori, opere interat-tive, in un percorso in cui a do-minare è il paesaggio, con i suoimutamenti ed evoluzioni. Peròquest’anno, quello che i curato-ri definiscono come ‘paesaggio

liquido’ assomiglia a una terri-ficante realtà dell’universo, tra-scinata a forza nel virtuale.Il mondo raccontato dai 27 ar-tisti invitati è decisamente brut-tissimo: il mezzo per esprimersiesiste, ma le cose da raccontare,simili a quel ‘vuoto cosmico’ –riscontrato anche nel Festivaldella Fotografia, sempre al Ma-cro circa un mese fa – sfioranol’orrore di civiltà che si stanno

rivoltando su se stesse. Scrivel’assessore Lidia Ravera: “Miaspetto una riduzione tangibiledell’ansia, che la ripetizione del-le forme desuete con cui ci di-fendiamo dall’indecifrabile siporta dietro, come un effettocollaterale”. Invece, solo per fa-re qualche esempio, nella sezio-ne The World You Know, sulla cit-tà e i suoi mutamenti, c’è LigneVerte, di Laurent Mareschal, sul

tema del conflitto, dove il muroche separa Israele dai territoripalestinesi è distrutto dall’inter -vento della natura; G ro u n d , diRyoichi Kurokawa, frammen-tazione digitale di immagini diterritori investiti dai conflittibellici e La Terre Outragé, dell’i-sraeliana Michale Boganim, aChernobyl, dove la natura tornaa impossessarsi dello spaziostrappatole dall’uomo e R B SC .01di Mattia Casalegno, congegnoin bilico tra impastatrice e ghi-gliottina. Nella parte più docile,relativa a The World You Own, ilpaesaggio ridisegnato dalla tec-nologia, il collettivo Quiet En-semble crea una gabbia lumino-sa e ipnotica capace di attirareinsetti e ucciderli, e Mihai Gre-cu distorce la visione di un uo-mo sospeso a vita nell’acqua.L’unico che si è concentrato suun paesaggio ‘altro’ è DanielePuppi. Ospite solitario di unadelle sale del Maxxi (visibile so-lo agli adulti), ha illuminato inostri sbiaditi occhi bacchetto-ni con Happy Moms, ricerca spe-rimentale con “suono, immagi-ne e spazio”, entrando in pro-fonda relazione con l’esplora -zione di un celebre buco e con lesuperfici dei muri gelidi dellaHadid.

Paesaggio liquidocon pixel e monitorDIGITAL LIFE 2013 AL MACRO DI ROMA FINO ALL’8/12CREATIVITÀ E TECNOLOGIA AL MASSIMO LIVELLO

A RT E

SECONDO TEMPO

© Prodigiosi deliriMilano, Teatro Out Offfino al 22 dicembre

SCRIVEVA Novalis che “ogni malattiapuò essere definita malattia dell’anima”.Cosa sia l’anima non è dato sapere, maqui ci sono due folli che credono di avereuna qualche patologia fisica, non psichi-ca: lui sostiene che un dio perverso gli stiaatrofizzando i genitali, per quanto possaessere “bello trasformarsi in una donnache soggiace alla copula”; lei si sente “pri -gioniera di se stessa” e trova modo dievadere dal carcere con il suicidio. Sono iprotagonisti di “Prodigiosi deliri”, vibrantespettacolo firmato da Lorenzo Loris, “ispi -rato a due studi di Sigmund Freud e Lud-wig Binswanger”: il primo ha indagato il“fe l i ce ” caso clinico di Daniel Paul Schre-ber, paranoico e omosessuale represso; ilsecondo ha tentato di curare Ellen West,

depressa e anoressica.I due bravissimi interpreti, Mario Sala ePatrizia Zappa Mulas, farneticano e fan-tasticano in un cupo salotto-studio me-dico: ora sono le febbricitanti figurine diun romanzo ottocentesco, ora sono glispettri nella mente dello spettatore, chesi specchia nella scena come nella sferadi Escher. Tra atmosfere gotiche e se-duzioni beckettiane, la pièce offre unospaccato disincantato delle nevrosi con-temporanee, dal pensiero magico-mes-sianico all’ossessione del controllo.Difficile sottrarsi a “questo buio feroce”,alla psicosi, alle voci che si affastellanoin testa. Non basta sostenere, conSchreber: “Il mio posto è tra le personecolte, non fra i pazzi. Io sono malato dinervi, ma non sono affetto da alcunamalattia mentale”. Tuttavia, grazie aqueste sue “Memorie” (pubblicate daAdelphi), il magistrato, nonché presi-

dente della Corte d’Appello di Lipsia, riu-scì a dimostrare di non essere folle: vin-se il ricorso contro la sentenza di in-terdizione e uscì dalla clinica. Intanto inItalia c’è chi dice che “i giudici sono mat-ti”.

PATRIMONIO ALL’I TA L I A NA di Tomaso Montanari

L’Italia vista da Tullio Pericoli

D I G I TA LLIFE 2013Fino all’8 dicem-bre 2013Macro, Roma

di Stefano Feltri

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21il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3SECONDO TEMPO

ONDA SU ONDA

La prossima partita Raiche il Pd finge di ignorare

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Di Pra to sapevamo tuttodal 2007. Grazie a Report

MILENA GABANELLI Storicaconduttrice di Report Dlm

di Loris Mazzetti

Nella modesta performance tvsu Sky dei “tre dell’Ave Maria”,

candidati alla segreteria del Pd, oltread una battuta sul conflitto d’inte -ressi, nessun accenno alla necessitàdi nuove regole per eliminare, unavolta per tutte, l’anomala concentra-zione televisiva e pubblicitaria inmano a Berlusconi. Il Pd sta igno-rando (o fa finta) che dal primo digennaio finirà il veto d’incrocio tragiornali e tv: il Cavaliere non avràpiù bisogno di coperture per scalareil Corriere della sera e, con la crisi eco-nomica di Rcs, i pasticci di Elkann,lo scompiglio di Della Valle, Tron-chetti Provera che sta per vendere lasua quota, tutto è possibile.I 5 Stelle sono gli unici attenti all’in -tero sistema mediatico (tv, Rete,ecc.), perché hanno capito che libe-randolo dalle concentrazioni signi-fica: democrazia. Speriamo che l’im -peachment di Napolitano non li di-stolga da questo obiettivo.Il governo Letta (nipote) invece, unpensierino sulla privatizzazione diuna fetta della Rai lo sta facendo incontrasto con il vice ministro Catri-calà, con delega alle Comunicazioni,che ha dichiarato: “Sarebbe antieco-nomico, venderemmo un asset pri-vo di valore”. La dichiarazione diCatricalà serve solo a distogliere l’at -tenzione dal vero problema: la sca-

denza nel 2016 della concessione Raiper il servizio pubblico. Il vero assistè nei confronti di Berlusconi che stafinendo di blindare il sistema radio-televisivo e annessi, a cominciareproprio dal vice ministro, un supertecnico che più politico di così non sipuò, che invece di risolvere il pro-blema della concessione, lancia lacampagna “Bollino blu”, come sim-bolo del servizio pubblico. Chi de-ciderà quali saranno quelli di servi-zio pubblico e quelli no?

C AT R I C A L À ha nominato a capodella sua segreteria Stefano Selli, ilbraccio destro dell’ex ministro PaoloRomani, fiduciario di B. per le tv, chea sua volta è stato messo a capo diForza Italia al Senato. Il consiglieredella Rai Rodolfo De Laurentiis (daCasini a Berlusconi), nominato pre-sidente di Confindustria Radio Tv,ha proposto Andrea Franceschi co-me direttore generale, ex assistentedell’onorevole Valducci cofondato-re di Forza Italia. Nel frattempo l’astadelle frequenze (dopo la bocciaturadel beauty contest), che avrebbe po-tuto portare nelle casse dello Statocirca 2 miliardi di euro, si è persa.Che fine ha fatto il ripulisti, pardon,riordino, del Dipartimento Comu-nicazione, annunciato dal ministrodello Sviluppo economico Zanona-to, dagli uomini di Letta (zio) e di Bi-signani?

di Luigi Galella

Appare la consueta immagine di Mi-lena Gabanelli, in studio. L’ideatri -

ce e conduttrice di Repor t annuncia unservizio sulla settimana della moda diMilano, ridotta a quattro giorni, per sod-disfare le richieste della potente AnnaWintour, direttrice di Vo g u e . Quest'ulti-ma esiste davvero, esile e filiforme, tagliaquaranta, non solo nella finzione cine-matografica, e non somiglia nemmenoun po’ alla Meryl Streep del Diavolo vestePra d a , che ne ha magistralmente inter-pretato la capricciosa personalità. Gliamericani, spiega la Gabanelli, mal di-geriscono la centralità nella moda dellapiccola Milano e vorrebbero ridimensio-narla a favore di NYC. Perché menogiorni di sfilate, com’è ovvio, vuol direinnanzitutto meno compratori. L’eco -nomia generata dalla moda produce inItalia un fatturato di circa 70 miliardi al-l’anno, ed è ciò che oggi maggiormentecaratterizza la nostra identità all’estero.L'eccellenza italiana si costruisce su qua-lità creative e artigianali. Ma cos’è chenon si sa o non si vede di questo mondoluccicante?

Repor t entra in un laboratorio abusivo diNapoli in compagnia della Finanza, dovei lavoratori dichiarano tutti d’essere “inprova”, assunti da poche settimane. Ilproprietario – poi costretto a chiudere –rivela che quelli “veramente bravi” sonoa Prato, nel più grande distretto produt-tivo di tessuti del centro nord.

LE TELECAMERE del programma vi si av-venturano e attraverso un espediente –dichiarando d’essere dei fornitori – rie -scono a parlare con un “sub”: si chiamacosì perché – come nelle manifatture del-le domestic system del ‘500 – riceve e poitrasforma la materia prima, che poi ri-consegna all’intermediario che tiene ilrapporto con l’azienda. Conti alla mano,una borsetta di una griffe costa di ma-nodopera cinese 20 euro. Prezzo al ne-gozio: 700. Gli operai – decine di migliaia– sono impiegati giorno e notte in cen-tinaia di laboratori. Unico loro svago, In-ternet. Per il resto, lavoro. Ci sono tele-camere orientate verso l’esterno dellefabbriche, che segnalano un possibile pe-ricolo e se qualche sconosciuto si presen-ta all’ingresso la produzione si ferma etutti si dissolvono. Lavorano al ritmo di

12-14 ore al giorno. All’occorrenza, spa-riscono dietro i muri. Chi non vuole ve-derli, quindi, non li vede. Essendo clan-destini e non parlando italiano hannoun’identità per noi opaca, imprendibile.Non sappiamo chi sono, né quando vi-vono né quando muoiono. Quel rifugiocui vengono indotti dietro alle doppie pa-reti, e quelle pareti che ne proteggono efasciano i corpi, diventano la loro gabbiae la loro veste. “Prato non dorme mai”,esclama Sabrina Giannini, autrice delprimo documento televisivo shoccantesull’argomento, che alla luce della recentetragedia dei cinesi della città toscana, as-sume una luce sinistra. Ancor più quan-do si scopre che il reportage non è statorealizzato e trasmesso nel 2013 ma nel2007. Ci dividono quindi sei lunghi annida quella denuncia. Un tempo sufficienteper intervenire. Nemmeno nell’Inghil -terra della prima rivoluzione industrialesi potevano vedere delle fabbriche ridottea simili lager. Qui vivono nel bel mezzo diuna società altrimenti detta democratica.Con cui il “comunismo” cinese ha firma-to un patto di denaro e sangue, stringen-dosi a noi nella comune, esclusiva “ra -gion di mercatura”.

Gli ascoltidi lunedì

ANNA KARENINAS p e t t a to r i 5,6 mln Share 1 9,9 %R E P O RTS p e t t a to r i 2 mln Share 7, 4 %

IL GLADIATORES p e t t a to r i 2,5 mln Share 11, 2%PIAZZA PULITAS p e t t a to r i 1,3 mln Share 5,5%

18.30 Transatlantico Attual.19.00 News Notiziario19.25 Sera Sport Notiziario

sportivo19.30 Il Caffé: il punto

Attualità20.00 Il Punto alle 20.00

AttualitàMeteo Previsioni deltempo (all’ interno)

20.58 Meteo Previsioni deltempo

21.00 News lungheNotiziario

21.26 Meteo Previsioni deltempo

21.30 Visioni di futuroAttualità

21.56 Meteo Previsioni deltempo

22.00 Visioni di futuroAttualità

22.26 Meteo Previsioni deltempo

22.30 News lungheNotiziario

22.56 Meteo Previsioni deltempo

23.00 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.27 Meteo Previsioni deltempo

23.30 Il Punto + RassegnaStampa Attualità

23.57 Meteo Previsionitempo

0.00 News + RassegnaStampa Attualità

0.27 Meteo Previsioni deltempo

6.00 Prima PaginaInformazione

7.55 Traffico - Borsa eMonete - Meteo.itInformazione

8.00 TG5 MattinaInformazione

8.40 La telefonata diBelpietro Rubrica

8.50 Mattino CinqueAttualitàTG5 - Ore 10 - Meteo.itInformazione(all’ interno)

11.00 Forum Real Tv13.00 TG5 - Meteo.it Infor.13.40 Beautiful Soap14.10 CentoVetrine Soap14.45 Uomini e Donne

Talk show16.10 Il segreto Soap16.55 Pomeriggio Cinque

AttualitàTG5 MinutiInformazione(all’ interno)

18.50 Avanti un altro Gioco20.00 TG5 - Meteo.it

Informazione20.40 Striscia la Notizia

Attualità21.10 Prima tv Le tre rose di

Eva 2“Tredicesimapuntata” Fiction

23.30 Drive In - 30 Anni -L’ origine del maleDocumentario

1.30 TG5 Notte - RassegnaStampa - Meteo 5Informazione

7.00 Friends Telefilm7.30 La vita secondo Jim Tf8.20 The Middle Telefilm9.10 Royal Pains Telefilm

10.10 Dr. House - MedicalDivision Telefilm

12.10 Cotto e mangiatoRubrica

12.25 Studio Aperto -Meteo.it Informazione

13.00 Sport MediasetNotiziario sportivo

13.40 Futurama Cartoni 14.10 I Simpson Cartoni 14.40 What’ s my destiny

Dragon Ball Cartoni 15.00 Naruto Shippuden

Cartoni animati15.30 Salvi chi può Show15.45 How I Met Your

Mother Telefilm16.40 Le regole dell’ amore

Telefilm17.35 Top One Gioco18.30 Studio Aperto -

Meteo.it Informazione19.20 C.S.I. Miami “Ultima

fermata” “Sete disangue” Telefilm

21.10 Prima tv MediasetJohnny English - La rinascita -Commedia (GB/Usa2011). Di Oliver Parker,con Rowan Atkinson

23.20 Charlie’ s Angels -Azione (Usa/Ger2000). Di JosephMcGinty Nichol,con Cameron Diaz

6.25 Chips “Sfida degliAllievi” Telefilm

7.20 Charlie’ s Angels“Angeli in mare” Tf

8.20 Siska “L’ alibi” Telefilm9.45 Carabinieri 4 “Toccare

il fondo” Telefilm10.50 Ricette all’ italiana

Rubrica11.30 TG4 - Meteo.it Infor.

12.00 Un detective in corsia“Un mistero lungotrent’ anni” Telefilm

13.00 La signora in giallo“Chiamo atestimoniare JessicaFletcher” Telefilm

14.00 TG4 - Meteo.it Infor.14.45 Forum Real Tv15.30 Hamburg Distretto 21

“Eroe per un giorno” Tf16.35 My Life - Segreti e

passioni Soap16.55 La regina delle piramidi

- Avventura (Usa1955). Di HowardHawks, con SydneyChaplin, Joan Collins

18.55 TG4 - Meteo.it Infor.19.35 Tempesta d’ amore

Soap20.35 Quinta Colonna il

Quotidiano Attualità21.10 The Mentalist “Rosso

bollente” “Rossofuoco” Telefilm

23.05 Rizzoli & Isles“Omicidio gay” Tf

23.55 Dentro la notiziaAttualità

6.00 TGLa7 - Meteo -Oroscopo - Traffico -InformazioneInformazione

6.55 Movie flash Rubrica7.00 Omnibus - Rassegna

Stampa Attualità7.30 TG La7 Informazione7.50 Omnibus meteo

Informazione7.55 Omnibus Attualità9.45 Coffee Break Attualità

11.00 L’ aria che tiraAttualità

13.30 TG La7 Informazione14.00 TG La7 Cronache

Attualità14.40 Le strade di San

Francisco “Superstar”“Paese straniero”Telefilm

16.30 Due South - Duepoliziotti a Chicago“Un bacio è sempre unbacio” “Un nome peruno sconosciuto”Telefilm

18.15 Il CommissarioCordier “Pretty doll”Telefilm

20.00 TG La7 Informazione20.30 Otto e mezzo Attualità21.10 La Gabbia

“Tra i servizi: il Pd siaccinge a eleggere ilnuovo segretario”Attualità (Diretta)

0.00 TG La7 Night DeskAttualità

1.10 Movie flash Rubrica

6.45 Unomattina “Ospite: ilMinistro Cecile Kyenge”Attualità

10.00 Unomattina Storie VereRubrica

10.30 Unomattina VerdeRubrica

10.55 Che tempo faInformazione

11.00 TG1 Informazione11.30 Unomattina Magazine

Rubrica12.00 La prova del cuoco

Varietà Condotto daAntonella Clerici

13.30 TG1 Informazione14.00 TG1 Economia

Informazione14.10 Verdetto Finale “Un

sogno realizzato”Attualità

15.20 La vita in direttaAttualitàRai ParlamentoTelegiornale - TG1 - Chetempo fa Informazione(all’ interno)

18.50 L’ eredità Gioco20.00 TG1 Informazione20.30 Affari tuoi Gioco21.10 Novità Mission “Prima

puntata” Real TvTG1 60 SecondiInformazione

23.20 Novità Dopo tutto non èbrutto “Prima puntata”Varietà

0.25 TG1 Notte - Che tempofa Informazione

1.00 Sottovoce Rubrica

6.35 Cartoon Flakes Ragazzicontenitore

8.35 Settimo cielo Telefilm10.00 TG2 Insieme “Ospite

Dacia Maraini”AttualitàMeteo 2 Informazione(all’ interno)

11.00 I Fatti Vostri Attualità12.00 Dichiarazioni di voto

finale sul disegno dilegge: Conversione inlegge del decreto-legge 10 ottobre 2013n.114 Evento (Dir)

13.00 TG2 GiornoInformazione

13.30 TG2 Costume eSocietà Rubrica

13.50 Medicina 33 Rubrica14.00 Detto fatto “Dolci

tentazioni” Attualità16.15 Ghost Whisperer “La

parata dei bambini” Tf17.00 Prima tv Rai Private

Practice “La prossimapuntata” Telefilm

17.45 TG2 Flash L.I.S. -Meteo 2 Informazione

17.50 Rai TG Sport - TG2Informazione

18.45 N.C.I.S. Telefilm20.30 TG2 - 20.30

Informazione20.55 Calcio, Coppa Italia:

Tim Cup 2013/2014Inter - Trapani (Dir.)

23.00 Razza umanaDocumentario

0.25 TG2 Informazione

8.00 Agorà Attualità10.00 Mi manda Raitre

Attualità11.15 Elisir Attualità

12.00 TG3 - Meteo 3 Infor.12.25 TG3 Fuori TG Attualità12.45 Pane quotidiano

Rubrica12.55 Dichiarazioni di voto

finale sul disegno dilegge: Conversione inlegge del decreto-legge 10 ottobre 2013n.114 Evento (Dir)

13.30 Fuori GeoDocumentario

14.00 TG Regione - MeteoInformazione

14.20 TG3 - Meteo 3Informazione

14.50 TGR Leonardo Rubrica15.00 Question time Evento 15.45 TGR Piazza Affari

Rubrica15.50 Aspettando Geo

Documentario16.40 Geo Documentario19.00 TG3 Informazione19.30 TG Regione - Meteo

Informazione20.00 Blob Varietà20.15 Sconosciuti - La nostra

personale ricerca dellafelicità Rubrica

20.35 Un posto al sole Soap21.05 Chi l’ ha visto?

Attualità23.15 Gazebo Rubrica0.00 TG3 Linea notte

Attualità

LA TV DI OGGI

LA RADIO

SC1 Cinema 1SCH Cinema HitsSCP Cinema

PassionSCF Cinema

FamilySCC Cinema

ComedySCM Cinema MaxSCU Cinema CultSC1 Sport 1SC2 Sport 2SC3 Sport 3

17.20 Scialla! (Stai sereno) SCU

17.25 Hugo Cabret SCH17.25 Step Up 4

Revolution SC117.30 Quel che resta

di mio marito SCP17.35 30 Anni

in 1 secondo SCC17.40 Maestro dell’ anno SCF18.35 Hunger Games SCM19.05 Higher Ground SCU19.10 Prove d’ accusa SCP19.10 Dear John SC119.15 Ritorno

a casa Gori SCC19.35 La gang del bosco SCF19.35 Natale con Holly SCH21.00 Think Like a Man SCC21.00 Madagascar SCF

21.00 Hysteria SCP21.00 Ferro 3 SCU21.00 Gli occhi

del delitto SCM21.10 The Christmas

Card SCH21.10 Priest SC122.30 Asterix & Obelix: Mis-

sione Cleopatra SCF22.40 Pietà SCU22.45 La fabbrica

di cioccolato SCH22.45 Possession SCP22.45 Transit SC123.05 Tutti pazzi

per Mary SCC23.15 Incontro

con il male SCM0.20 La mia vita

è uno zoo SCF

17.30 Calcio, Serie A2013/2014 Juventus -Udinese (Sintesi) SP1

18.00 Calcio, Serie A2013/2014 Fiorentina -Verona (Sintesi) SP1

18.15 Basket, NCAA2013/2014 Syracuse -Minnesota (R) SP3

18.30 Calcio, Serie A2013/2014 Lazio -Napoli (Sintesi) SP1

19.00 Wrestling WWESuperstars SP2

20.45 Wrestling WWEDomestic Raw SP3

21.00 Calcio, UEFA Champions League2013/2014 R. Madrid -Copenaghen (Sint.) SP1

21.30 Calcio, UEFA Champions League2013/2014 Celtic -Barcellona (Sintesi)SP1

21.30 Basket, NBA2013/2014 Los Ange-les Clippers - IndianaPacers (Replica) SP2

22.00 Calcio, UEFA Champions League2013/2014 Ajax -Milan (Sintesi) SP1

22.30 Calcio, UEFA Champions League2013/2014 Juventus -Galatasaray(Sintesi) SP1

23.15 Calcio, Serie A2013/2014 Inter -Sampdoria (R) SP3

I film Lo sportRadio3Mondo: stop killer robotsMolti incubi ispirati dalla fantascienza oggi sono una realtà. Tra i loro protagonisti ci sono i robotkiller, ovvero i “robot autonomi letali”, le macchine che possono individuare un target e fare fuocosenza un diretto intervento umano. E’ oggi tecnicamente possibile avere dei robot che possonodecidere autonomamente come comportarsi in uno scenario di guerra. Un passo ulteriore dunquerispetto ai droni attuali, velivoli senza pilota, controllati da remoto da un soldato e in grado di com-piere azioni di guerra. Non mancano le campagne che osteggiano lo sviluppo di questi robot come“Campaign to Stop Killer Robots”. L’ idea è di seguire la logica del movimento contro le mineantiuomo, che riuscì a far firmare a 161 Paesi un trattato che le metteva al bando. Jody Williams,l'attivista americana Nobel per la Pace nel 1997 proprio per la campagna contro le mine antiuomo,recentemente in visita in Italia, sta portando avanti una nuova battaglia contro l’ ultima arma leta-le. Roberto Zichittella ne parla con Francesco Vignarca, Coordinatore nazionale della Rete italianaper il disarmo. RADIO3 11.00

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22 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2013 il Fatto Quotidiano

verno, scendono tutti gli indi-catori italiani a partire dalle fa-sce più deboli da un pezzo sen-za o con minima rappresen-tanza politica. Qualunque di-scorso politico reale dovrebberipartire da qui, ma non acca-de. Sono troppo preoccupati di“vincere le primarie”, e poi didecidere con o contro Napo-litano il destino del governic-chio... mentre le sabbie mobiliingoiano il Paese. Ma che cosaerano in partenza e che cosasono diventate oggi questebenedette primarie, intorno alcui palo da night club si snodala danza del presente politico ?Erano una “grande occasionedi coinvolgimento popolare”,una forma di democrazia par-tecipativa di alto livello, il mo-do per connettere due universiormai troppo spesso distanti eirrelati, il Palazzo e la Piazza, lanomenklatura e la base.Dunque una scadenza politicache a sua volta comunicavapolitica. E che cosa sono oggi?Sono un evento di comunica-zione in sé, nel quale la politicaè un puro pretesto a volte vis-suto quasi come un fastidio,come un dazio da pagare al

di Roberta De Monticelli

Cara senatrice Taverna,ho riascoltato a qual-che giorno di distanzail suo intervento in

Senato in occasione del votosulla decadenza del senatoreBerlusconi: quei dieci minuti incui lei ha detto quello che pur-troppo nessuno dei candidatialle primarie del Partito demo-cratico ha ancora detto. Soprat-tutto per quanto riguarda quel-lo che ormai “è storia”, rispettoalle terribili responsabilità chela sinistra ha avuto nel sostene-re con accordi e con intese, oltreche con omissioni e silenzi, l’e-sercizio del potere come crimi-nosa rapina di risorse comuni(da quelle della legalità a quelledell’ambiente, della salute, delpaesaggio, del patrimonio cul-turale, e quindi della nostraidentità, del passato e del futu-ro). Rapina, non bisogna maidimenticarlo, condotta con lacomplicità di larghe fette di po-polazione – tutti gli evasori, icorruttori e i corrotti, coloroche accettano qualunque ne-fandezza sembri portare un siapur minimo vantaggio partico-lare.Ecco: se la verità in politica devecontare qualcosa, allora ciascu-no dovrebbe ascoltare quellesue parole, senatrice Taverna. Eper quelle io le esprimo tutta lamia gratitudine di cittadina. Etuttavia: come non restare pro-fondamente delusi, ascoltandooggi sulla piazza di Genova illeader del vostro Movimento,nel sentirgli ribadire ancoracon orgoglio il suo “populi -smo”, e nel vedergli applicarepurtroppo in svariati dei suoisette punti di programma quelmetodo di “pensare con la pan-cia” che già aveva rivendicato inoccasione di un suo assurdo di-scorso sull’emigrazione?

ECCO, DUNQUE, quello chevorrei dire a lei e a tutti i par-lamentari che hanno valorosa-mente contribuito a quella che –forse – potrà essere la fine di unventennio. E forse l’inizio diun’epoca nuova. Anche se oscu-ro e contraddittorio sembral’“oltre” propugnato oggi dalsuo leader, e non meno ambi-guo o vago delle praline del nul-la di colui che dicono sarà il lea-der del centrosinistra. La letterae il senso di questo suo discorsoe di alcuni altri discorsi che iparlamentari M5S hanno final-mente fatto risuonare alti echiari in Parlamento sono in-compatibili con quello che uncittadino come voi, che comevoi dovrebbe contare solo peruna voce, la sua, e che invece si èarrogato il diritto di rappresen-tare direttamente “il popolo”,ha detto: non solo sull’immigra -zione, ma più in generale sul“popolo” stesso e il suo diritto a“pensare con la pancia”. Sciol-ga, senatrice Taverna, questodubbio: il M5S si farà portatoredello spirito della ragione, dellaCostituzione, degli obblighi,delle forme e dei limiti nell’eser -cizio di sovranità, insomma del-l’ideale di una democrazia par-lamentare benché finalmente

aperta all’esercizio attivo e vigiledi cittadinanza che gli aderential M5S con passione diffondo-no? Ma non potrebbe, senza di-fendere allo stesso tempo la di-gnità dei cittadini nostri rappre-sentanti e del loro diritto a dis-sentire pubblicamente da qua-lunque leader, compreso il pro-prio. Oppure anche voi spose-rete il “pensare con la pancia” eil pericolo terribile che in questeparole si annida, eguale a quellodel ventennio politico che voi ciavete finalmente aiutato a chiu-dere? Senatrice Taverna, centi-naia di migliaia, forse anche mi-lioni di persone come me vor-rebbero porre a lei e a tutti voi

parlamentari cinquestelle que-sta domanda. Sono forse piùnumerosi di quanti pensiate co-loro che si sono sentiti rappre-sentati da discorsi come il suo –ma non potranno concedervi fi-ducia – fino a che non inviteretequell'“uno di voi” a prendere ledistanze da quelle sciagurate di-chiarazioni su popolo e pancia,dalle sciagurate epurazioni didissidenti, da tutto l'aspetto chei media vostri nemici enfatizza-no. Si può forse ancora sperare,ascoltando l'accento di verità dimolte vostre parole, che sianocorreggibili errori e non incli-nazione necessaria, errori digioventù e non tragica cecità co-stitutiva del Movimento Cin-que Stelle. Il cui nome direbbeluce e non buio, discernimentoe non ammasso, fame e sete digiustizia e non buio risentimen-to incapace di personale libertà.Lei ha dimostrato con le sue pa-role quanto la luce delle parolevere possa accendere la speran-za degli uomini di buona volon-tà. Che quell’uno o quei due chesi proclamano leader vi restitui-scano intera la libertà di dissen-

so e l’esercizio costruttivo e re-sponsabile della ragione, la qua-le non ha altra faccia che quelladegli individui disposti a met-tercela.Chiariscano una volta per tutte,scusandosi, che con la panciapossono parlare gli individuiche non hanno faccia né onorené pensiero, la stirpe degli sci-lipotidi – non gli eletti del no-stro Parlamento. Allora la vo-stra libera ragione, ripristinata,libererebbe forse quel vostro“oltre” dal caos oscuro dellecontraddizioni e confusioni po-pulistiche – e vi scriverebbe pa-role di più vera speranza per tut-ti noi.

LA LETTERA

SECONDO TEMPO

Erano primarieOra sono secondarie

IL BADANTE

IL BIVIO DEL M5S

Le sono grata, senatrice,

per quello che ha detto

in Parlamento. Nessuno

ne è stato capace prima

Ma che delusione

il suo leader in piazza

M E TA M O R F O S I

Da grande occasione

di coinvolgimento

popolare si sono

trasformate in evento

mediatico con sullo

sfondo la politica

Paola Taverna, senatrice del M5S, è nata a Roma il 2 marzo 1969 Dlm

di Oliviero Beha

n FANNO BENE, anzi benis-simo i vertici del Pd a temereun flop di votanti per domeni-ca, alle primarie: supereremoalmeno i due milioni?, s’inter -rogano con pathos legger-mente statistico confrontan-do i numeri delle edizioni pre-cedenti. L’anno scorso il vec-chio e il giovane, lo smacchia-tore e il rottamatore richiama-rono oltre 3 milioni e 100 milavotanti, e anche solo questoraffronto attuale per difettodeprime. Non parliamo poidelle originarie, quelle “stori -che” dell’Unione nell’o t to b redel 2005, quelle in cui il segre-tario dei Ds, Piero Fassino, inuna vigilia dai numeri pococonfortanti (si parlava di 800mila) auspicava di “arrivare al-meno a un milione, così faccia-mo titolo sui giornali stranie-r i . . .”. Evidentemente avevanocaratteristiche rabdomanti-che sviluppate fin d’allora nelcontatto con la base, se è veroche oltre 4 milioni e 300 milamisero scheda e obolo nelleurne nel nome di Prodi.Da allora in otto anni è succes-so di tutto, a partire da una cri-si socioeconomica bestialeche vede l’Italia fanalino di co-da in Europa ancora oggi, nonin grado di agganciare alcunaripresa. Basterebbe la giustap-posizione dei due dati, quellisui numeri della sinistra di al-lora e di oggi e quelli sullosprofondamento economico,per afferrare il banale concettoche le due cose non vanno piùinsieme da un pezzo... Scendo-no i votanti, sale il potere al go-

fatto che si tratta di votare unleader di partito. Percorrendola stessa strada che nel suocomplesso ha percorso tuttala politica italiana e in buonaparte internazionale, la comu-nicazione non è più al serviziodella politica ma è la politica oquello che ne è rimasto ad es-sere al servizio della comuni-cazione: e che cosa comunica-no i tre sfidanti (dal bassissi-mo riscontro in tv) se non so-prattutto loro medesimi, quasistaccati dal contesto e invecealle prese con l’esigenza di ef-ficacia comunicazionale?

n DUNQUE non è soltantouna questione di numeri, di unpopolo di votanti via via sem-pre più scremato: è il sensostesso delle primarie che ècambiato di segno, mentre larealtà circostante avrebbeavuto bisogno di più politica enon di più comunicazione.In questo deserto viaggia uncammello strano, quello dell’i-niziativa di Campo Democra-tico, una sorta di catalizzatoreall’interno della sinistra chevuole allargare su bisogni, de-sideri e valori un orizzonte po-litico attualmente ristrettissi-mo. Si richiede una partecipa-zione reale di chi vota, peresempio a proposito del go-verno che verrà, una sorta difiducia/sfiducia parallela aquella che in Parlamento se-guirà queste primarie. Parlia-mone. E sul piano della comu-nicazione politica, ricomincia-mo a distinguere davvero ledue cose, altrimenti non ce n’èper nessuno (e manco lo twit-to. . . ) .

La Taverna sottola pancia del Grillo

C A RC E R E

La doppia umanitàdel ministro Cancellieri

G. Ligresti e il corpo diFederico Perna La Pre ss e

di Pino Corrias

Se la ministra AnnamariaCancellieri è innocente

per Giulia Ligresti, detenutadi prima classe, valore stima-to in molti milioni di euro,allora è doppiamente colpe-vole per la mancata scarce-razione di Federico Perna, ildetenuto da due lire, mortol’altro giorno a Poggioreale,con il corpo tumefatto comeneanche un cane dovrebbe.È colpevole perché Cancellie-ri – difendendosi utilmentein Parlamento, inutilmentedavanti alla pubblica opinio-ne – ha rivendicato come suoinviolato dovere il dirittoumanitario che l’ha spinta atelefonare per la tutela dellasua amica Giulia, dicendoche “lo avrebbe fatto perchiunque”. Anzi “che erapronta a farlo per chiunque”.Lo ha fatto per il detenutoPerna? Tutto il fervore esibitoper liberare Giulia con il suoprezioso guardaroba, le suecarte di credito, i suoi segreti,è svaporato nella dimenti-canza. Lasciando completa-mente solo quel detenuto –che pure da lei dipendeva, dalsuo ministero di Giustiziasenza Grazia – marcito per

tre anni nell’inferno di Pog-gioreale, ammalato nel corpoe nella testa, uno che scrivevaalla madre “ti prego, vogliotornare da te, fammi uscire”.E che scrivendo senza essereascoltato da nessuno è statocancellato e poi archiviatocome 141esima vittima del-l’anno. Un ladruncolo, tito-lare di nessuna storia, nessu-na parentela, condannato alladetenzione fino al 2018, col-pevole di avere maneggiatoassai meno refurtiva di un di-to mignolo di un qualunquebanchiere, o del più giovanedei Ligresti, quello ancora infuga nella Svizzera delle fi-nanziarie anonime.

QUI NON SI DISCUTE il di-ritto di Giulia Ligresti a usciredi galera, ci mancherebbe,non è lei lo scandalo, la suavoglia di libertà, il suo sacro-santo diritto allo shopping inattesa di ereditare il gruzzoloaccumulato dalla famigliacon il commercio di aree edi-ficabili, cliniche, e la finalespoliazione di un’azienda, laFonsai.Qui si discute lo scandalo del-la scandalosa ministra, pre-fetto di prima classe, anzi pre-fetto di classe.

Per la primogenita dei suoidue amici miliardari, i fratelliLigresti, la fedele Cancellieri –che non trova sconvenientefrequentare da ministra pre-giudicati di quella risma, nételefonare ai superstiti di unafamiglia finita tutta in galera –si attiva immediatamentemossa da umana pietà: “Nonho proprio nulla da rimpro-verarmi. Ho agito secondocoscienza”. Bene, benissimo.E quindi dovrebbe avere mol-to da rimproverarsi a nonavere agito secondo coscienzain questo caso che segue dicosì poco il primo. Ricono-

scendo l’immorale silenzio dioggi in aperto contrasto con ildiritto morale all’aiuto di ie-ri.

MA COM’È OVVIO Cancellie -ri non si rimprovera e non ri-conoscerà un bel nulla. Perquesto ha scelto di esibire ilsuo pubblico disinteresse nonavendo trovato neppure iltempo di riferirne in Parla-mento. Per le scorie socialicome Federico è abbastanza ilsuo vice. Chissà se, perdendoalmeno il sonno, la ministranon incaricherà il suo vice didormire al posto suo.

DETENUTI DI SERIE B

Su Giulia Ligresti

si è attivata prima

e soprattutto dopo

Su Federico Perna non ha

trovato neppure il tempo

di riferire in Parlamento

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23il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE 2 01 3

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

Una tragedia causatadall’indifferenza di tutti

La tragedia di Prato deveportare a mettere sottoaccusa tutta una serie dipersonaggi che sapevanobenissimo che le fabbri-che di cinesi sono deidormitori, sono luoghidi lavoro dove si fa con-correnza sleale nei con-fronti delle imprese ita-liane. Concorrenza chenon arriva da lontano econtro la quale non sipuò fare nulla. Le forzedell’ordine sarebberodovute intervenire, forseesistono timori reveren-ziali nei confronti delleautorità cinesi e della re-lativa rappresentanza di-plomatica in Italia, sem-pre pronta a prenderefermamente le difese deipropri connazionali?

Emma Cheroni Scotti

De Luca come Eduardo:arriva a negare la realtà

Vincenzo De Luca nonpuò sedere sulla poltronadi sindaco e, contempo-raneamente su quella disottosegretario, a pre-scindere dal conferimen-to o meno delle deleghe.Lo ha deciso l’Agcm,l’Autorità garante dellaconcorrenza, che su DeLuca aveva aperto unprocedimento nellescorse settimane. L’in -terpretazione del Agmcsembra molto chiara mal’Amministrazione co-munale di Salerno, conun comunicato, l’ha in-terpretato all’inverso.Secondo questo comuni-cato “contrariamente aquanto riferito dall’Au -torità e riportato da alcu-ni organi di informazio-ne Vincenzo De Luca èvice ministro e non sot-tosegretario”. Cosa dire?Siamo arrivati al ridico-lo. Per difendere una pol-trona De Luca e i suoiamici sono arrivati alpunto di smentire unarealtà evidentissima. So-lo un Eduardo De Filippoavrebbe potuto fareun’uscita del genere.Forse ciò è avvenuto per-ché ci stiamo avvicinan-do a Natale e De Luca hasentito il bisogno di com-portarsi come Luca Cu-

piello in “Natale in casaCupiello”: visto che larealtà non gli piace negache essa esista.

Franco Pelella

Quei soldi evasi ancorain cerca d’a u to re

ll rapporto della Guardiadi Finanza sulla corru-zione parla di tre miliardirubati allo Stato e circa 5mila dipendenti denun-ciati. Facendo un sempli-ce calcolo mi chiedo co-me sia possibile che no-nostante tutti gli obblighidi tracciare i pagamentisopra i mille euro, il siste-ma abbia mostrato cosìtanti buchi di questa en-tità. La Corte dei Contiinvece parla di un “nero

pubblico” che sfiora i 60miliardi. Quindi le Fiam-me gialle avrebbero sco-vato appena un decimodi quello che è il totaledella corruzione. Si trattadi un dato in linea con ilflop della lotta all’evasio -ne fiscale, dove quandova bene si recuperanouna quindicina di miliar-di sui 200 che si ritieneformino il totale, spac-ciati come successo maraschiati da quel barileche sono i soliti noti: la-voratori autonomi e pic-cole imprese, completa-mente indifese nei con-fronti delle bordate del fi-sco. Chissà quando sismetterà di prendere in

giro l’opinione pubblica,i contribuenti di ogni ti-po e tutti coloro che cre-dono ancora nell’onestà.

Guido Naguzzi

Centrosinistra, da anniaspettiamo l’a u to c r i t i c a

In questi ultimi anni, dauna parte c’è stato unoschieramento pro-Ber-lusconi, dall’altra parteuno anti-Berlusconi. E,se è vero che la rivoluzio-ne liberale di Berlusconinon è stata realizzata, èanche vero che nemme-no il centrosinistra hafatto granché quando hagovernato. Sembra addi-rittura che, nonostante ledisavventure di Berlu-sconi, secondo i sondag-

gi il centrodestra avrebbeprobabilità di vittoria sesi andasse ora a votare. Eanche se i sondaggi nonsempre rispecchiano larealtà, il solo fatto che,nonostante tutto ciò cheè successo, almeno nelleintenzioni di voto unalarga parte dell’opinionepubblica la pensi così,dovrebbe indurre il cen-trosinistra ad una rifles-sione critica.

Mario Pulimanti

Piemonte, rimborsiallegri e stangata Irpef

Nonostante lo scandaloRimborsopoli la GiuntaRegionale del Piemonteha deciso di aumentare,

dal 1 gennaio 2014, l’ad -dizionale Irpef per fareentrare nelle casse dellaRegione 106 milioni dieuro in più rispetto al2013 e 156 milioni rispet-to al 2012. Il totale delgettito previsto dovrebbeessere di 1 miliardo e 137milioni di euro , una bellasomma in un momentoin cui molte famiglie fan-no fatica arrivare a finemese. Da una parte sispendono soldi pubbliciin modo “allegro” e senzacontrolli, mentre dall’al -tra parte si spremono icittadini con l’aumentodella tassazione. Se poi sipensa che la Regione ègovernata da un politico

CARO COLOMBO, spero che nessuno civenga a dire che i cinesi muoiono bruciatiperché loro sono fatti così.

I va n o

DOPO L’INCENDIO di Prato (sette giovanioperai morti nel rogo della loro fabbrica tes-sile nella quale lavoravano e vivevano) ab-biamo ascoltato molti discorsi strani. L’ideada far girare è che i cinesi vivono solo per la-vorare, costano poco perché lavorano sem-pre, e poiché lavorano sempre non hannotempo di andare altrove. Dormono e man-giano in fabbrica, domeniche incluse. Que-sta linea di pensiero ci dice che due secoli diantropologia sono passati invano e che i ci-nesi sono sempre cinesi. Se muoiono nel rogodella loro fabbrica dispiace, ma è quasi im-possibile cambiare le loro abitudini, anchein un Paese diverso e godereccio come l’Ita -lia. Non solo, ma con la loro fissazione di la-vorare sempre, fino a morire, portano via illavoro a molti italiani e dunque, oltre a mo-rire, sono anche mal visti. Non sembra chesiano in molti, in questa colta e civilissimaItalia, a essersi posti il problema se, a Prato,ci siamo trovati di fronte alla cultura cineseoppure alla cultura della povertà. So pocodella cultura cinese, nonostante i moltiviaggi e soggiorni in quel Paese. Ma abba-stanza per rendermi conto che spesso cia-scuno di noi copre il vuoto con persuasioniinfondate. So qualcosa della cultura italia-na nelle prime due ondate di emigrazione inAmerica (ultimo ventennio dell’Ottocento eprima decade del Novecento), abbastanzaper ricordare gli incendi nelle fabbriche di

vestiario (garment district) della SettimaAvenue (tra la 34esima e la 24esima strada)dove decine di operai, operaie e bambini-la-voratori italiani trovavano regolarmente lamorte per la stravagante abitudine, tuttaitaliana, di lavorare troppo, sempre e abuon mercato. Non solo quegli italiani parenon avessero l’aria raccomandabile e fosse-ro sospetti di furti, ogni volta che in qualchecasa dei dintorni mancava qualcosa. Maerano anche mal visti perché cedevano sem-pre sul loro costo, pur di tenere il lavoro. Co-me si è risolta la sgradevole situazione? Noncon il lato capitalistico del sogno americano,ma con la nascita (primi leader ebrei e ita-liani) di un grande sindacato del tessile che,con scioperi tempestosi, ha ottenuto con-tratti, paghe e decoro, fino a portare allacreazione di una grande classe media che èstata poi la spina dorsale dell’economia diManhattan. Come dimostra il celebre e maidimenticato processo di Sacco e Vanzetti(vedi il film di Giuliano Montaldo e la can-zone di Joan Baez) le ingiustizie (fino allapena di morte) non sono finite subito, e giu-dici italiani alla Corte suprema sono giuntimolto dopo. Un giorno non lontano un sin-daco di Prato sarà cinese. Smettiamola pertempo di pensare e di dire che “i cinesi sonofatti così e saranno sempre così”. Tanto piùche il sindaco cinese arriverà in tempo perdecidere se dobbiamo o non dobbiamo pa-gare la seconda quota dell’Imu.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Valadier n. 42l e t te re @ i l fa t to q u o t i d i a n o. i t

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della Lega Nord sotto in-chiesta della magistratu-ra, il quadro non sembramolto confortevole per ipiemontesi. E l’opposi -zione cosa fa? Forse è ca-duta nel letargo inverna-le.

Marino Bertolino

Domenica a Genovac’era l’Italia onesta

Domenica ho seguito ladiretta della manifesta-zione del M5S da Geno-va. Ho potuto ascoltareinterventi magistrali siada parte degli esponentidel Movimento che daospiti come Dario Fo. In-terventi che ascoltavamoin tempi lontanissimi da

una sinistra che paremorta e reincarnata nellevesti di quel potere da leisempre osteggiato. Beneha fatto Dario Fo a direche nemmeno i gatti sa-rebbero in grado di scac-ciare i topi, perché anchei gatti rischierebbero diuscirne corrotti pure lo-ro, e che è necessaria unapulizia generale affinchél’onestà torni a governareil Paese. Vorrei ricordareche grazie al M5S è statodesecretato il verbale delboss pentito della camor-ra Schiavone che da 20anni giaceva nelle stanzedel potere e che il Movi-mento rinuncia a partedello stipendio per do-

narlo in un fondo miratoa favore di chi si trova indifficoltà. Ho il certifica-to elettorale da tempo innaftalina e penso che leprossima volta lo useròdopo tanto tempo.

Michel Giuntini

DIRITTO DI REPLICALeggo sul Fatto le dichia-razioni di Emilio Miceli,segretario generale dellaFilctem Cgil, che mi ri-guardano. Credo che Mi-celi abbia perso l’occasio -ne per parlare del lavorosvolto da Cgil, Cisl e Uildella categoria che dirige.Un lavoro complesso,difficile e non risolutivo,per contrastare concreta-mente l’illegalità, in par-ticolare a Prato. Di frontea una mia osservazioneoggettiva sul fatto che ilsindacato nazionale – adifferenza della Cgil diPrato – non prendesseimmediatamente parolasu un fatto grave comel’incendio della fabbricadi Prato e la conseguentemorte di sette lavoratori,Miceli ha avuto una rea-zione personalizzata,violenta e di accusa neimiei confronti. Si trattadi polemiche sterili,mentre in questo mo-mento è fondamentaleconcentrarsi sugli stru-menti utili affinché que-sto tipo di tragedia non siripeta. Come ha dichia-rato ieri sull’Unità Su-sanna Camusso, non èpossibile che condizionidi sfruttamento e schia-vitù si verifichino sottogli occhi di tutti. É neces-sario muoversi subitocon strumenti di preven-zione e controllo. Perquesto abbiamo presen-tato in Senato un’interro -gazione urgente con cuichiedere al governo unimpegno per un pianonazionale straordinariodi contrasto al lavoro ne-ro, sommerso e irregola-re e all’impresa illegale edi rafforzamento deicontrolli.

Valeria Fedeli,vicepresidente del Senato

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