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Illustrazioni inedite di Papiri Ercolanesi

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Illustrazioni inedite di Papiri Ercolanesi Author(s): Domenico Bassi Source: Aegyptus, Anno 2, No. 1 (Febbraio 1921), pp. 55-66 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41213702 . Accessed: 15/06/2014 14:21 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.76.48 on Sun, 15 Jun 2014 14:21:05 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Illustrazioni inedite di Papiri ErcolanesiAuthor(s): Domenico BassiSource: Aegyptus, Anno 2, No. 1 (Febbraio 1921), pp. 55-66Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41213702 .

Accessed: 15/06/2014 14:21

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Illustrazioni inedite di Papiri Ercolanesi

Officina dei Papiri Ercolanesi possiede le illustra- zioni manoscritte di alcuni di essi, opera degli interpreti dell' Officina stessa Salvatore Orillo (e Francesco Ven triglia), Giuseppe Genovesi, Nicola

Lucignano, Giuseppe Parascandolo, Bernardo Quaranta. Sono del Cirillo le illustrazioni, tutte inedite, dei Papiri

163 (Фаоатс» тсерс тгХв'л**/ a - C. A. Ili 72-109); 1004 ([Фио- Hpov щл ьгрсрыЩ - С. A. Ill 110-2C9): il lavoro, rimasto incompiuto, fu terminato dall'abate Ventriglia, socio ordinario della R. Accademia Ercolanese (1) ; 1065 (Фйодъцои Kepi ay¡u.e!w жал <7Y¡u.ei(¡>7&M - - С. А. IV 1-41) ; 1506 (Фйодтгцхм ûepi рформЦс ■хтсрущаямоу

- С. A. l'l 1-71); e 1674 (<{>ikodr)[J.cv r.epì ¿yjr с ciz-fe - С. А. IV 42-108).

È del Genovesi Г illustrazione, inedita, del Papiro 1427 {$ìks$r,}xcv ~epì ¿форм.Цс ■Ímop.vYj¡iLXTtov a - С. А. V 26-35).

Il Lucignano compose le illustrazioni dei Papiri 207, 1425. 1538 («foXeiìifAW mpi moir^itm ... - C. A. II 148-158. 159-197. 198-208), inedite; e 1014 ('уцщт:р(ои mpl ъощ'к%х<м ß - CA. V 1-21): questa fu pubblicata dal Bernabei in Giornale degli scavi di Pompei Ts. S. II, 13 (1870), 65-96.

Il Parascandolo ricostruì il testo, e ne fece la versione in latino (tutte le altre illustrazioni comprendono anche pre- fazione e scoli, in latino), del Papiro 1038 (Храпгтгзи nepi npo- ^'я- r¿ - с. А. V 22-25), da me ripubblicato, direttamente dair originale, in Rivista di Filologia classica XLIV. 1916. 210-220, dove riportai alcune delle sue ricostruzioni.

(1) II lavoro di « compiere le parti rimase (sic) imperfette » per la morte del Cirillo era stato commesso nel febbraio 1858 ali9 «alunno interpetre dell'Officina Vito Fornari », che per ragioni di salute non potè assumerlo.

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56 DOMENICO BASSI

II Quaranta illustrò tutti i Papiri, meno tre, dell'opera di Filodemo nepì evcreßet'ac, lavoro di cui io resi conto in Sumbo- lae litter ariae in honorem /alii de Petra (Neapoli MDCCCCXI), IJ9-142.

So che quel mio modesto contributo alla storia dell'Offi- cina tu giudicato non inutile da parecchi studiosi dei Papiri Krcolanesi ; e ciò mi consiglia a dare notizia anche delle altre illustra/ioni : per ora di quella del Genovesi e delle tre inedite del Lucignano. Nessuno, fin qui, se ne occupò ; un semplice accenno, di passaggio (è detto, senza più: « esiste nell'officina il ms. della illustrazione di questo papiro preparata da... »), si trova, di coteste e delle rimanenti, nella Reiasione sui Papiri Ercolanesi del Comparetti (in Comptfretti-De Petra, La Villa Rrcolanese dei Pisoni). Mi limito a darne notizia : perché, come avvertii nel render conto del lavoro del Oua- rnntii, non sarebbe più consigiiabile pubblicare ora, seguendo l'esempio del Bernabei, coteste illustrazioni dei nostri Papiri; la qual cosa tuttavia non significa punto che siano addirit- tura trascurabili. Hanno sì un valore, non di rado, minimo, soprattutto nel presente rigoglio degli studi papirologia, e non rispondono più alle moderne esigenze della scienza filo- logica; pure nella maggior parte di esse è possibile spigolare qua e là non poche buone e sensate osservazioni di vario genere e, ciò che più importa, congetture e correzioni e sup- plementi di lacune о quali furono proposti da insigni studiosi posteriori, a cui le illustrazioni rimasero ignote (1), dei me- desimi Papiri, о tali che meritano per ogni verso di essere prese in considerazione.

L'illustrazione del Genovesi è contenuta in un fascicolo di '23 carte, comprese le copertine, nelle quali è data due volte, Tuna e l'altra erroneamente, la soscrizione sticometrica e Tindicazione del numero delle colonne: sono rispettivamente WXX e [P] '/ cioè 4000 fjnyoi in 137 cjcXí'íec, non '4KA e 'Z: * numerus versuum MMXXI paginae LVII » (v. Rivista cit. XXXV П.

(1) Disposizioni ministeriali, non provocate da me (le trovai in vigore quando venni a Napoli, nel gennaio 1906, a dirigere l'Officina, allora nel Museo Nazionale : fu appunto la Direzione del Museo che le provocò], ma che io approvai e approvo incondizionatamente, riservano a noi, ita- liani, il primo studio così dei papiri come delle illustrazioni.

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ILLUSTRAZIONI INEDITE DI PAPWI ERCOLANESI 57

1909, 481-482). Nella praefatio, dopo un accenno al titolo del papiro e, con un nuovo errore («versus usque ad duo millia et viginti duo»), alla sticometria, si discorre molto succintamente dell'argomento del libro. Seguono un'analisi, con alcuni raf- fronti con Aristotele, del contenuto delle singole colonne, sette in tutto, e brevi osservazioni intorno ai quattro fram- menti. Alla praefatio tengono dietro le adnotationes alle sole colonne, in cui il Genovesi ora spiega, ora giustifica le sue integrazioni e interpretazioni. È superlluo, credo, notare che la praefatio delF Accademico Ercolanese non può reggere, nemmeno in minima parte, al confronto con le introduzioni del Sudhaus ai suoi Philodemi Volumina rhetorica (I [pagg. XV-XVIII; ХХ-ХХШ] - IT. Lipsiae, 1892-%; Snpplementmn, 1895); ma, sebbene alquanto superficiale, è pur fatta con un certo garbo, come dimostrano, mi sembra, le poche linee che reco :

« Triplex disputationum genus in prima columna philosophum sibi proposuisse videtur, cuius primům argumentationes theoreticas, alternili rhetoricas, tertium utrasque continere statuii. Hanc vero ratiocinations diversitatem in aliis scientiis non admittit ; ideoque accidit, juxta auctoris sentcntiam, ut disputalo theoretica saepe in dialecticam evadat. quae, ut Tullius ait, quasi contracta et adstricta flog ¡lentìa pittando, est. » (1)

Nella ricostruzione del testo le colonne precedono i fram- menti, mentre, come risulta in modo indubbio dair edizione del Sudhaus, debbono seguirli; inoltre i frammenti non si succedono nelif ordine segnato sul cartoncino del papiro (lo stesso del facsimile nelle tavole 27 e 28 della Collectio al- tera, V) cioè progressivo da 1 a 1 bensì 4. 2. 3. 1, cosa che al Genovesi с sfuggita.

Date le buone condizioni di conservazione, eccettuata in parte la colonna I, dell'originale, come si vede dal facsimile (e appunto sempre sul facsimile, cioè sui disegni incisi, lavoravano gì* interpreti dell'Officina senza guardare il papiro, ciò che spiega molti dei loro errori di lettura e ď integra- zione), l'edizione presentava poche difficoltà, certo in numero

(1) Sono addirittura amene le parole di chiusa delle adnotationes a col. VII : « Philodemus explet comtnentartum cum sua subscriptione contracta, id *t cu»

nota sui nomini» compendiaria, ex cujiis forma et nexu, dementa nomen ipsum componentia

distinguuntur ». Diamine! cotesta nota compendiaria è semplicemente la co-

ronide, cioè il segna di fine:, la. col. VII è l'ultima del papiro.

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~)8 DOMENICO BASSI

assai minore che altri papiri: molte integrazioni di parole e molti supplementi sono addirittura, se così posso esprimermi, alla mano. Niuna meraviglia quindi che il testo del Genovesi corrisponda assai spesso a quello 4el Sudhaus (I pagg. 1-12), il quale pure, oltre all'aver studiato direttamente il papiro (1), potè valersi dell'apografo oxoniense del Gomperz, in più luoghi assai migliore dei disegno napoletano. Nella col. I 21 il Genovesi Mie 20 linee precedenti sono trascurabili, e le trascurò, naturalmente, anche il Sudhaus), in corrispondenza ai due 6 Ц che seguono, premise 6 p& a ri аешръыхы а 1 31 (avendo integrato in eu&e'ws, con cui finisce il suo testo della colonna, EV di 1. 33) supplì ¿[è xat] (2) а 1. 32 [I6yo]i Nella col. 11 4 fra P e A c'è spazio evidentemente per tre lettere, non per due sole, ma anche zap[ay]aleïv del Genovesi (il Sudhaus giustamente nap[e[>.ß]<xiew) da senso, come í[e«'J- ;¿M7[í]v (qui, fra Д e S, invece c'è spazio per una sola lettera, non per due ; Sudhaus di nuovo giustamente ¿[о]£0ю[ф) di 1. 5. 11 non aver guardato l'originale, dove si legge tuttora chiarissimamente АГКМ1ТОЛ1 (E omesso nel disegno napo- letano - cioè nel facsimile della C. A. - è intero e visibi- lissimo), ha dato pur troppo origine, nella 1. 8, a, un ¿'ъъ'щтсу che svisa completamente il senso, non però, s'intende, nella ricostruzione del Genovesi. Altrettanto va detto di гщырыр&съ (Sudhaus си% ¿páu&ov) seguente: nel papiro non c'è affatto E del disegno, bensì О sebbene rotto. Le 11. 10-13 sono integrate : S y¿vs[r]?.t $id т[е'х]у>?;, ?[ò d'hri] дС якл[ои t]iv¿; à[y]wi/wv [?¿]X" vy¡[c (Sudhaus ¿ ye[í]ve[r]a.i àia ?[¿'/Jv>í-% т[ойто -/.ai] ôi} айЦуц t]wí; [$i]¿)[/m]v [réJx^Ji): giova avvertire che nel papiro la 1. 112 presenta una correzione interlineare, riprodotta esatta- mente, almeno in parte, nel facsimile. Altro errore di lettura, e quindi d'integrazione, dipendente dal facsimile, è nella 1. 2h осл[>5]Э-У5 e[3-]>7 ma anche nel papiro c'è un errore АЛНвНССН (il 1° H e il Io G sono rotti) vale a dire il С è scritto due volte. Così a 1. 34 il papiro tuttora ben leggibile ha ENAN- Т1АССП non KNA.Yfl СТА come nel facsimile: il Genovesi, a ogni modo, non badò che fra I e С c'è spazio per due let-

П) V. Rivista cit. XLI. 1913, 459. (2) II Genovesi, come del resto tutti gli altri interpreti, non segna mai

né spiriti né accenti ; sulle lettere supplite egli mette un punto di color rosso : io sostituisco le parentesi quadre.

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ILLUSTRAZřONI INEDITE DI PAPIRI ERCOLANESI 5C'

tere (alla larghezza degli spazi gli Accademici Ercolanesi in generale non posero mente se non molto di rado) e scrisse ¿vavrtV; TaVfiWs che tradusse contrariai sentential Segue Tipoivra,- p.évc[u;] йш TÓ[a'oL ye àùvz e[iç (qui finisce la colonna nel Ge- novesi) il papiro: ATE (non АГЕ) AE ONTEXN 11 X (AX11 rotti) cioè, come integra il Sudhaus, r¿[v] ¿reXe[c]ev тех»[е{т]ф In tutto il resto della colonna la ricostruzione del Genovesi è la stessa dell' editore tedesco. Nelle cinque rimanenti co- lonne, assai meglio conservate nell'originale delle prime due e quasi sempre ben riprodotte nella C. A., non c'è che qualche lieve divario fra le ricostruzioni dei due papirologi e tale che il senso del testo non muta; è dunque inutile che io con- tinui il mio esame. Né mette conto estenderlo qui (per me Г ho fatto così per tutte le colonne come per tutti i fram- menti, tenendo sottocchio il papiro, la С A. e il Sudhaus) ai frammenti, che per essere in condizioni peggiori delle due prime colonne han dato luogo, nel lavoro del Genovesi, a sbagli di lettura e d'integrazione, dipendenti al solito per lo più dai disegni о non riveduti affatto о riveduti poco accu- ratamente. Posso affermare con sicurezza che nessuna delle integrazioni, nei quattro frammenti, del Genovesi è più pro- babile di quelle del Sudhaus; alcune, anzi, sono del tutto improbabili.

Le illustrazioni del Lucignano dei tre papiri di Filodemo intorno ai poemi sono contenute in tre fascicoli, rispettiva- mente, comprese le copertine, di carte 46 (pap. 207), 98 più 26 sciolte (pap. 1425; con tutte le tavole sciolte di С. А.. alcune con correzioni marginalise 31 (pap. 1538; medesima- mente con le tavole sciolte di С A., le ultime con correzioni e note del Lucignano in margine e a tergo): molte, in cia- scuno dei tre fascicoli, bianche. I fascicoli Ie e 3° sono en- trambi di mano dell1 autore ; nel 2° molte pagine di altra mano sono la messa in pulito, dirò così, delle minute del- l'autore stesso ; talché parte del lavoro l'abbiamo in doppia copia. In entrambe le copie manca la colonna XXXIII, testo, versione, scoli, mancanza di cui è presa nota in una specie di ricevuta del 24 luglio 1853, in un mezzo foglietto volante (le cose erano fatte, pur troppo, come dire? patriarcalmente; inoltre era sperduto fra le carte dell' Archivio dell'Officina: lo trovai e lo misi io a suo posto) del disegnatore Carlo Ma- lesci, con un' aggiunta del Ventriglia. A differenza del ma- noscritto del Genovesi, quello del Lucignano in tutti e tre i

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fascicoli presenta cancellature e correzioni, di mano del- l'autore (I), più numerose nel fascicolo 2°, anche nella copia in pulito ; e mi sembra fuori di dubbio che tutto il lavoro dovesse essere riveduto. Pure i fascicoli l° e 3° recano il « visto» (ci sono le firme autografe) di Gaetano Greco, De Rosa, Gaspare Selvaggi, abate Pessetti, vale a dire almeno questi due fascicoli potevano essere consegnati senz' altro alla Ti- pografia: ora, nulla so, direttamente,, della competenza e della cura dei tre primi revisori, la cui firma comparisce in altre carte dell'Archivio ; ma il Pessetti, come ho avuto più volte occasione di avvertire, fu un revisore molto negligente. Il 2° fascicolo reca in fine la data « Duodecimo Kalendas Martii Anno Ree: Sai: MDCCCXXXXI»; gli altri due non sono datati, come non è datato il manoscritto del Genovesi. Il Genovesi, entrato nell'Officina nel 1815, morì nel 1854; il Lucignano ebbe la nomina a interprete nel 1832 e venne a morte nel 1851.

Le illustrazioni ai papiri 207 e 1538 hanno '&. praefatio (1538 in doppia copia), di cui manca quella al papiro 1425; tutte e tre, oltre, naturalmente, al testo ricostruito e alla versione, gli scholia colonna per colonna; sono trascurati i due frammenti (C. A. II 160 e 161) di 1425, dai quali nulla si cava che possa servire : il Dübner, citato più avanti, si limitò a riprodurne, in lettere minuscole, il facsimile di Oxford, dove sono dati come colonne, le due prime del papiro.

Della praefatio di 207, che comincia con il calcolo della sti- cometria, come di solito, sbagliato (« ao« 'xia i. e. ̂///coi -ítt^ç: xat ¿<x% Numerus bis mille quatuordecint »; è invece ''H' cioè 2050: v. Rivista cit. XXXVII. 1909, 340-341),. fa parte lWacyaAatWi; delle singole dieci colonne del papiro, seguita dall'« Index Ca. pitu m , in quae dividi textus commode potuit », che sono le dieci colonne stesse. Il Lucignano movendo dal concetto, errato, degť interpreti Ercolanesi, seguito da alcuni editori, soprat- tutto stranieri, recenti dei nostri Papiri, che sin necessario supplire, mi si permetta l'espressione, per fas e per nefas, il maggior numero possibile di parole senza curarsi d'altro,

(1) È inesatto ciò che è scritto in un foglietto volante, di altra mano, annesso alla copia, di mano diel Lucignaiio. della col. XV di 1425: « Sino alla 15. colonna vi sono delle correzioni e delle aggiunte all'antico mano- scritto»; se ne trovano in tutte le rimanenti colonne, nessuna eccettuata, e anche nell'ultima facciata, contenente gli scìwlia iti co li штат XXXV/

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ILLUSTRAZIONI INEDITE DI PAPIRI ERCOLANESl 01

ricostruì il testo di tutte le colonne sul facsimile della Col- lectio altera, della cui esattezza in tutto, specialmente per le due prime colonne, è più che lecito, anzi addirittura doveroso* dubitare; pur troppo l'originale è in tali condizioni che il con- trollo riesce oltremodo difficile e in alcuni luoghi affatto im- possibile (1). Il Gomperz, che potè valersi anche dell'apografo oxoniense, non pubblicato né fotografato, delle due prime colonne scrive (in Zeitschrift für die österreichischen Gym- nasien XVI. 1865, 718) prudentemente: « Auf der (sogenannten) Colnmne 1 sind nur ein Beine Phrasen lesbar wie:

nepi 7Tsi>5f*a[TG$], [<f]npi áé [p]r¡9 [roò]ç прлтгютас [x]a[¿ та; пр£'- íeiç, Хо'уси;, ум 7rXeeo'v[wv], ndvra. таит* ei¿ rovi, idmç favtv, aurou

iialsycpivcv [xai] didóvroç ¿tfop[pw]. In Col 2 zeigt ein Sat3, dass die Malerei in den Kreis der Betrachtung gesogen ward: поХкш rcöv &7т[ерсу] (lèv ¿puerai уронуы [Tee]öiir«v, ai ¡z reí; rw - ». Ora ecco la ricostruzione di coteste due colonne del Lucignano (le parentesi quadre sono mie ; nel manoscritto le lettere supplite sono punteggiate sopra, e mancano sempre spiriti e accenti ; per risparmio di spazio divido le linee con un tratto verticale) : I. [ieí ̂ iXo'sc- 1 yo[v x]a« тоЦто av]vei75at[i | 7T0M7rucjfc, [avi *v' o:j [тга- 1 uà ¡u[¡utpt'c ''пра£еи]с ¿[/et I avi e[Üoc

?Hç] áore[ea; fxi- | {/.r/jew; та it]epi 7Го«5(ха[та. I K[a¿ eyc¿ <f>]*¡¡u iè

' p.]¿ de[ïv (JLO- 1 vov (ле(Л1](хда[Эо1 riv 71007- 1 rrtv rá]ç тграттоут[&)У aü-* I та; npáfatç, á[XXá ym, q&gv ' ¿wajrov, tc5[v ix dtavoiûv, ' -лас той] 'óyovy [(xeXoys те *á¿ | оуе]шс ëpy[ov ncteïv cvx. áí- i ven

тоу] áXyoúv. Ka« тгХеГ- 1 ex/ та (xèv ít]«"1 á[ç]ei/[ro5 ay- 1 то[й] , агаута таит* e¿; Toù; | тг^[а'ттоу]та; /ííw; ¿ari'v I а[то7г'] aiÌToi íea-

Xeyojxe-I vew,. [x]a¿ ùiàóvToc á<fop-'yLr¡v v)yLÏv, àjTge'Jav on «у тга- i ťjav (jL6fA>?<7tv И. t[¿ /ta¿ oö у>?](л«, I аафГ'а]^ й <j[7toi>íara íti]> I ycy[cv]gva[£ яа'ута roi 7] e | jScuXfo'Jfxgyfös], où [yaùX* evJTc I í¿

лЬхр1 ci3[í]afjtcü[^ oXû)]ç# I 7tc?XX¿>i/ rwv ¿ffr[ejb0Uffai | fxb ópuvrat '/paya¿ [t^í- I-öütwv aí (í¿ теГ; tcõv

Credo opportuno recare, di seguito, la versione: I. « oportet philosophum et hoc intelligere in poetica, quod non omnis imitatio actionis

(1) V. Rivista cit. XXXV1. 1908, 490-491 ; XXXVII. 1909, 340-341. * Nel papiro dopo Г г nulla più esiste, ma 1 due apografi, napoletano

e oxoniense, hanno entrambi ПР attorta С intero.

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t>2 1 ЮМ E NI CO BASSI

habet ea quidem formam imitationis urbanae in poematis. Ego vero aio non debere solum poetam ipsa agentium facta imitari, sed quantum fieri potest, sententiis, et dictione et melodia, et adparatu opus conficere, quod non careat tristibus adfectibus. Quumque majoři ex parte absurda is qui- dem (antea) effuderit, omnia haec de ageiitibus proprie absurda sunt eo disserente, atque ansam iiobis praebente, quod omnem ituitatronem ur- banam » II. « id ego пол dica, < riempe) volens urbana, vel eximia omnia quidem necessario fuerint, non viltà» neque turpia ne parva quidem omnino ex parte. Profecto multorutfb scripta destituía talibus cermintur numeris ; quae vero ».

Riporto ancora le prime li linee di col. IX: za¡ ndg i

^ара7гХ[>7- 1 (jlciç' гс[Щ <рЭ"о[ууа'1с Щ xaì ' dxř, o:v ^¿^]еГгаг [c]ùv yjCkcv. I Ka¿ (ли] âcKcUŒt к.агф7У.]е!>а7.3-аг | {jlo'vJcí* со% г.ттфл

u¿]y O/r/j- | рощ хш à'ÎLvpŒiâcv, Y.OLI Ъс^о- ' vCkíovi . [xa/]* nai/Tx-

TicLvi, [ti* i Wy idiQTriTx nccpetç o'jt'o^ ' cù azi tyj* сш?г& ort

7¿yvY¡c ** I á>]ç [x[éz]picv

*** zn r[p(xy](ùâ[i'ct I èiàáuKzw èâú[v<z?2. « Similibus igitur son is frustra quivis imitabitur alium. Quumque tantum- modo nemo ei videatur nactus esse haud minorem Homero proprietatem^ Euripidis vero ac Sophoclis quaenam esset proprietas, omnino praeter- miserit, docere non poterat, quod eadem (atque epos) arte cum moda tarnen quodam egeat tragoedia ».

Del papiro 1425 c'è l'edizione, chiamiamola così, del Düb- ner (Vir is. ~ philologis Gothae conventum agentibus s. p. d. Fredericus Dübne r. lnsunt fragmenta Philodemi ntpi -ксщ- ратш. Parisiis, exe. F. Didot et fr. MDCCCXL), condotta sull'apografo oxoniense, pubblicato in Herculanensium Vo- luminum pars secunda 117-155, più esatto, quasi sempre,, dei napoletano. Delle trentanove [trentottol colonne di scrittura (in C. A. due frammenti e trentasette [trentasei co- lonne e il titolo} colonne,, secondo il linguaggio tecnico del- Г Officina) il Dübner ne ricostruì in tutto о in parte dodici sole ; e pur non avendo guardato l'apografo nostro, nell' in-

* Nel papiro (e in С.Л.) dopo С e' è un'asta, che può essere quella di un К Nel pap. è tuttora visibile il trattino orizzontale (non dato in С.Л.) del Io II ; perciò non lo uncinor sebbene il Lucignano abbia pun- teggiato la lettera. *:: Molto probabilmente è vjfr ù zf,; аОт/Т; èixt (С.Л. ori il pap. fra AYTllC e TI ora è rotto) ts/jjy,; come X 5-6 r-fe у.о[т]у,; tvjy.i rz/wq, (v. Gomperz cit. p. 720). :::::: li pap» ha M() e Ш) è in С.Л.

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ILLUSTRAZIONI INEDITE DI PAPIRI ERCOLANESI 63

tegrare sbagliò assai più di rado del Lucigoano, il quale alla sua volta non tenne conto che di cotesto apografo, senza collazionarlo sul papiro almeno nei luoghi dubbi. Reco parte, 11. 1-24, della col. IX (= Oxford XI, 127) nella ricostruzione migliore del Lucignano, aggiungendo come dopo fra paren- tesi tonda quella, del Dlibner, dove, s'intende, è diversa, con la lezione, quando è necessario, del papiro*; />, deir apografo oxoniense, o, e del napoletano, ;/ : ròv avvòv zpi~o]v xa¿ (da •аул comincia il testo del Dlibnerj aure- i xa d'oïofiai (лито; zcù 7.AO/BÏV il С mancante in 0 è tuttora visibile in p; n ATTI о О OrEIN p rotto n nulla) cù]ib; л' ¿Ха[т-|то iaßelv ipíâa, [Idßa p.ec,í$A po, ÀABEINEPIAA n) àX[X]à xai nleícú • z¿ eig zoùzo (Dübn. тт. т. e. Teuro.) | zaùcCv vTraxcvw Xeyeey | т[о ye] (rw cioè тш e realmente in p fra T e Ц c'è posto per ÜI non per UVE essendo E largo) T:'eiov iiyçjtvj . ¿> | Troojrtxp r¿ nenzir^é- ' vov eivai, т[а]0га (etWe rev та />ö Т ТТЛ и) àtavo- | /¡(лат' e^siv 7гсХъггсХй (тгоХитгХ^..) | TW> ?s[iV|iw 7raf>à гй Фс- 1 Х^[ро) (<l>tXc иЦы) [у]с^са|Х(Х£- 1 vwy. (Ji (yeypAfxiiivw oi) fx¿y oiopevoi ' rò[v] ^N omesso in w è tuttora visibilissimo) ¿v reí; púSoiç ¿ai | rati aXXacî ̂3"07raiaiç | xav r*^ Xî';« n<xp&niy)- ' ai'w[s], £í[t'] áX[Xa ravjra о 7га'у]га (¿хХартсуга cioè ¿[xXá|jLzc]vra anche Gomperz cit. p. 724, p una curva, due aste, poi ЛА ТА on erro- neam. АЛ) twjj-Itw ¿/витсу (и ЛР1Ш0Л / in /> è visibilissimo il T) etvat, X>|yeu«] e« (Хе/зыгс /> CI senz'altro ora, o llilCI // OI che è appunto CI per 5« non c'è spazio; nell'altra rico- struzione del Lucignano léyow'oi) (¿è* i«j[w]; (di Û in /) esiste tuttora la curva posteriore, о inesatto) ¿X/?5^ I n, [r]ov ̂/>w ON) í¿ TT^ryjv toi/ ¿- | yaàòv (p A | "AHO.N о A | TAtìON n Л | "AI^ON donde nell'altra ricostruzione del Lucignano «[v | 7r]Xeev) eii

Íto[p]e'^u7í- (awopi%oiK7i da o sbagliato OTNOPIZOTCI) *ai '

yip (хата da KA | ТАР di о) цлцоурхуо-и xa¿ аре- 1 та о арет^ oL£í^0[Tat т]оО амура.- | yecj;

• xpcTw y.v m ¿х- | Э-£'Г]тс Ta¿T>jv (хае асетаХоуси, àXX' oiì- avvypayeinz ipsnňvj žv tiç vj óptÇip тсилгр. Gomperz 1. с: /.olì арета[},6у]ощ [аХХэ]<?0 а. а. ау tí; ex''¿yo]irc ? т. />. АРЕ I ТА А ГОГ ЕК | ОС? - entrambe le lettere rotte e dubbie - ITO il resto come in n' 0 APE | ТАЛЕ1ОТ.... il resto come in p)

Le prime sette linee, dove il papiro è molto guasto, della col. XV (= Oxf. XVII, 133;: та [XeyoJvTwv.ý.afwJv, та í'¿- | хесушу

хиифеощ x]a¿ í1 £-J» I rc[y]«í áv ааа frinshoiç о та í¿ | 7Г £ г'Э о иа ti/

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64 DOMENICO BASSI

avayvův]at iev- I т[гр<а]; áva;/[a]Xex[c7£|&w];, i та léyov+w • ъретерл âk I ycXarw о ттзе^шу Tratícw- ¡ r¿¿ àvaf^tXexrwi, il poco che ancora rimane in /> è riprodotto esattamente in о e w) Xac I tt[oX]ù (ttöu infatti in p о n fra П e T non c'è spazio che per una sola lettera) pàXkov h(ù[ç àri9] (law; rm in p tra Q e К può esserci spazio tanto per tre quanto per quattro lettere) xai i xa[X]ůí (xypw; P К ÛC o KV IQC « KA ilC) ¿xmw [xÄt] ava- ! ̂caxj9(]?iX(ü>« (xa« xarayaí/rtxu; КАГА 0 tuttora visi- bile in p, n ANA) npo[(jay]opev- ' o^[é]v(au.

Saggi di altre colonne non ricostruite dal Dübner; le ricostruì il Hausrath (Philodemi mpi пыгцштш libri secundi quae videntur fragmenta... in Jahrbücher für classische Phi- lologie. XVII Suppl. 1890, pp. [211-276] 232, 233; adopero, come sopra, parentesi tonde) : col. XX (= Oxf. XXII, 138) 9 a. i. [eufx- 1 о'Х[тг&>;] yày- /a(V) х[а< хаХй; | (dř- 1 ЭХсвр, ¡лЬ yip xfa¿ t¿ tyìv P вЛЮ MEN null1 altro ora) ¿тп^адортрт rf, ' wvàswi TÛv Xe[$e]u)v | eJfuvcav efodyeiv xa¿ I raúr>j; ávarí5eVat тй> J ape- r]žv (yvc3]aty CIN di о tuttora visibile in />, w HN) t>ì rptßf,, [oj)? rare I 7га](7а- [то ê]repov [de ха< | (rtiq а- ' |xoí]i, á5X([c¿]repy íe r¿ da o 'e per áxo>5ç da « che in principio della 1. ha С e non AC di о ; in p sono caduti TUO e TO) t¿v а&Эвасу «ütäv [тсоу ¡ (rciüti/ o TQ p n manca) Хе[£]ю»у ítái/ot[av fxiv ¿/х- 1 (dtavotx 7vo). da o, p n AIANOI senz' altro) - XXI (= Oxf. XXlli, 139) 1 sgg. ya«']y[e(Ji/ av по'прл ^сш- ' 'yj], rt a.novda[ïa aùvo èvn • | n(ù]ç d[X'óyotç ¿*[oaVfi ... (рО+орещу, nórepov <jpa¿|Xa y? (jnovâa[ïa. i]%et I va]iç ¿lóyoiç ¿ìl[oou]ì ... da о che però ha ПОТЕР А come pen; n = p meno МЕД 11 ' non MEI).

Passo al papiro 1538, a proposito del quale e di 1425 il Gomperz, 1. e. pag. 721 (v. anche dello stesso Herculanische Notizen in Wiener Studien IL 1880, 140-42), osserva che « sono due esemplari di un solo e medesimo scritto ». È, come ben si sa, un fatto che si ripete non di rado nei nostri Papiri, ma in quelli delle opere filodemee più che di duplicati veri e propri si tratta talora di rifacimenti о rimaneggiamenti che si debba dire, talora del vezzo di Filodemo di tornare più volte sul medesimo argomento usando le medesimi espres- sioni. Comunque, della cosa si era accorto già il Lucignano, che scrive nella praefatio della sua illustrazione a 1538: « Interea quum primům in earn (la pars altera [in С A. e in parte ancora in p il titolo è : fyìkoHpov Kepi тмщрагш e [rcö]v ei;

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ILLUSTRAZIONI INEDITE BI PAPIRI ERCOLANESI 65

ùvo [r]ò /3] del libro V dell'opera) óculos, mentemque conjecimus, praeter omnem expectationem nostram nacti sumus, non illam quidem nova adferre, sed eadem prorsus continere, quae in alio volumine, quod inscribitur ЧчЬгЦиоу lU/j't и ow рать» E Philodemi De Poematis Liber V (cioè 1425), justoque a nobîs commentario paucis abbine annis donatus est, disputata erant. Quod quum quo pacto fieri potuisset, diu multumque expenderemus, inter pleraque cogitanti animo occurrentia, ea vero similior sententia visa est, Philodemutn post elucubratum quintum illud volumen melius rem meditantem animadvertisse, totam earn materiam uno a se ilio volumine acervatam dirimi rite posse, ас duobus seorsim voluminibus distinxisse ; quorum hoc foutgeov adhuc vivit, vix decem tarnen paginis superstes (le 10 colonne di C. A.)} totum illud npòrepo-j omnino periit. Quumque posteriores curae sapientiores esse soleant, in eo partiendo, atque exscribendo opere quaedam is addidit ,quaedam vertit, nunc latiori ambitu eamdem sententiam, nunc aliqua verborum varietate describit ; quae ut in hoc tw 5euts/ow satis adparent, sic etiam in ты- протгрп extitisse facile quivis conjicere potest ». E qua e là negli scholia a 1538 il Lucignano nota la corrispondenza ora sostanziale ora anche verbale fra' due papiri rimandando agli scholia a 1425 ; è strano però che non abbia sempre veduto quale profitto se ne può trarre per la ricostruzione del testo in qualche luogo. Un esempio solo, per non dilungarmi troppo: 1538 II (C. A, II 200) 7-11 corrisponde ad verbum a 1425 XXVI (ib. 187 = Oxf. XXVIII, 144) 4-9, e il Lucignano ben se ne accorse ; infatti negli scholia a 1538 II scrive: «In Column. XXVI Libri V, cui haec (il passo da me indicato) quodammodo (doveva dire prorsus !) resporidet... » (parole, non so indovinare perché, can- cellate) : ora il testo di 1425 è ricostruito x«¿ pjí'drav [r'rtv ' aw[Se]<je{v] ènaivû[v] -e [т1] а- | itoa[ndei (dev'essere invece, come ricostruì da o, meno lacunoso, il Hausrath 1. e. pag. 230: ¿-acî/âfxei/, á- 1 7To(77rà[v) a]ÙTrtv теш/ vno- | тетауреши • rà iè ' mpi tg5v | .... [t]ûv mo[viaim dove il Lucignano segnò i puntini. non essendosi arrischiato a integrare le parole mutile di С. А. С XO (in p si legge tuttora XEI come è in о) | NO Г inte- grazione è in 1538 XEIQNENO cioè arei]x««y h o[h (v. Haus- rath) e appunto (jroiy]ei(ùy (seguito da èvopd, sbagliato) egli integra ivi. All'incontro per mezzo di 1425 ha colmato alcune lacune di 1538 nelle colonne corrispondenti, fra cui Vili. IX e X rispettivamente = XXXIV. XXXV e XXXVI (Oxf. .XXXVI-XXXVIII, Д52-Д54). Riporto le ultime linee di col. IX

Aegyptus - Anno 11-5

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ÓÓ DOMENICO BASSI

(sono in tutta sedici), e tutta col. X (ultima del papiro, con sette linee) col raffronto fra parentesi tonda con le due ultime colonne, XXXV e XXXVI, di 1425 nella ricostruzione del Lu- cignano : IX - noXkà] (тг]сХХа) rcpòç toïtcù (to[vto]) âeï rov I псщ'тгм

{k[o]iy)Ty¡v) eio(fiépe7$Af (ei[vai ш1 et- | pz? S oli ') -/.ai | íto'n r]¿ (ito?* ri) npinov (j:pé'ncy) « t[ò] xará I <jcyíoí]v (то xará ao<j>ť[a]y) Ал^л- ßavovGiv, I (¡Lev ia(A-] I ßavovaw,) dye- ' щтоъ] (¿[tiYvyjtov 1425 in

p 1а За lettera, 2a superstite, è realmente О non E) -mi (p I cioè KA]I n YAIA [ata«) 'd^/avav (apä^afvci/) dno- ' àiàóavi rw

¿psTw] (dn]o$iSoaa[t ty¡v ' dperrtv). X - ой[т9опщ I notu]» n[pe]~ 7Toi/Tck)[ç] (in 1425 tutto intero) кот ' *kéy'oviiv

• (kéyovai •) rei*

ìì Щта* | (koma* - 1538 n Л NTOïC p АО1ПОГС tuttora^ il Io О rotto) ¿зс r]wy npórepov í¿ ra^- | gwptevjwi/ (¿x | t]wi/ про- террас 'xív df,y¡- 1 (хе'ушу) p&diov v^ol^ccí (катя) ri $i[&- ' ntn]T0V7tv> (ita[n]imou7iv - 1538 ю AT /> Д1 ma I a prima vista sembra davvero Y) [i]niß[X'fyai (en[ißle- ' tyou). Versione di 1538: «multa ad illüd necesse habet referre poeta. Et idcirco si decorum perfectum intelligunt, earn admittunt vi rtu tem, quae nee facta est, пес fieri unquam potest ñeque, quemadmodum faciens decore faciat, dicunt. Reliquos autem (e jus sermones) ex antecedeniibus facile erit inspicere, cur cadant > (1425 : с cur a ventate aberrent »).

Napoli, 28 giugno 1918. Domenico Bassl

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