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Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta...

Date post: 15-Feb-2019
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Immunità innata 2 37 Riconoscimento da parte di effettori preesistenti, non specifici Riconoscimento di strutture molecolari associate al microbo Infiammazione reclutamento e attivazione di cellule effettrici Riconoscimento da parte di cellule immature B e T Rimozione dell'agente infettivo Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) Immunità innata (immediata: 0-4 ore) Infezione Infezione Infezione Trasporto di antigeni agli organi linfoidi Rimozione dell'agente infettivo Rimozione dell'agente infettivo Espansione clonale e differenziamento cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione iniziale si verifica in tre fasi. I mec- canismi effettori che rimuovono l’a- gente infettivo (per esempio, i fagociti e il complemento) sono simili o identi- ci in ciascuna fase, ma le prime due fasi dipendono dal riconoscimento di patogeni da parte di recettori, codifi- cati dalla linea germinale del sistema immunitario innato, mentre l’immunità adattativa utilizza recettori antigene- specifici variabili, prodotti come risul- tato di riarrangiamenti di segmenti genici. L’immunità adattativa intervie- ne più tardi, perché le poche cellule B e T specifiche per i patogeni invasori devono andare incontro ad espansio- ne clonale, prima di differenziarsi in cellule effettrici che possano elimina- re l’infezione.
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Page 1: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

Immunità innata 237

Riconoscimento da parte di effettori preesistenti,

non specifici

Riconoscimento di strutture molecolari associate al microbo

Infiammazione reclutamento e attivazione

di cellule effettrici

Riconoscimentoda parte di celluleimmature B e T

Rimozione dell'agente infettivo

Risposta immuneadattativa

(tardiva: >96 ore)

Risposta indottaprecoce

(precoce: 4-96 ore)

Immunità innata(immediata: 0-4 ore) Infezione

Infezione

InfezioneTrasporto di antigeni

agli organilinfoidi

Rimozione dell'agente infettivo

Rimozione dell'agente infettivo

Espansione clonalee differenziamento

cellule effettrici

Fig. 2.1 La risposta ad un’infezioneiniziale si verifica in tre fasi. I mec-canismi effettori che rimuovono l’a-gente infettivo (per esempio, i fagocitie il complemento) sono simili o identi-ci in ciascuna fase, ma le prime duefasi dipendono dal riconoscimento dipatogeni da parte di recettori, codifi-cati dalla linea germinale del sistemaimmunitario innato, mentre l’immunitàadattativa utilizza recettori antigene-specifici variabili, prodotti come risul-tato di riarrangiamenti di segmentigenici. L’immunità adattativa intervie-ne più tardi, perché le poche cellule Be T specifiche per i patogeni invasoridevono andare incontro ad espansio-ne clonale, prima di differenziarsi incellule effettrici che possano elimina-re l’infezione.

Page 2: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.2 I patogeni infettano l’orga-nismo in modi molto diversi.

Contatto fisico Trichophyton

Bacillus anthracis

Clostridium tetani

Francisella tularensis

Piede d'atleta

Punture zanzara (Aedes aegypti)

Puntura

Punture zanzara(Anopheles)

Flavivirus

Borrelia burgdorferi

Plasmodium spp.

Febbre Gialla

Malattia di Lyme

Malaria

Abrasioni minori pelle

Punture ferite

Cura animali infetti

Antrace cutaneo

Tetano

Tularemia

Via di entrata Modo di trasmissione Patogeno Malattia

Epiteli esterni

Superficie delle mucose

Modi di infezione per i patogeni

Vie aeree

Gocce di vapore inalato

Spore

Cibo o acqua contaminato

Contatto fisicoTreponema pallidum

HIV

Salmonella typhi

Rotavirus

Febbre tifoide

Diarrea

Sifilide

AIDS

Influenza virus

Neisseria meningitidis

Bacillus anthracis

Influenza

Meningite da meningococco

Inalazione antrace

Ferite e abrasioni

Puntura di insetti

Apparato gastrointestinale

Apparato riproduttivo

Superficie esterna

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Fig. 2.3 Le infezioni e le rispostead esse possono essere divise inuna serie di fasi. Sono illustrate quile fasi relative all’introduzione di unmicrorganismo infettivo nella pelle,attraverso una ferita. L’agente infettivodeve prima aderire alle cellule epite-liali e poi attraversare l’epitelio. Unarisposta immunitaria innata locale puòprevenire lo stabilirsi di un’infezione. Inalternativa, essa aiuta a contenerel’infezione e invia gli agenti infettivi,trasportati dalla linfa all’interno dellecellule dendritiche, ai linfonodi locali.Ciò provoca una risposta adattativa edinfine l’eliminazione dell’infezione. Ilruolo delle cellule T �:� non è chiaro,come vedremo nella Sezione 2-29,come indicato dal punto interrogativo.

Immunità adattativa

Protezione contro l’infezione

L‘infezione è eliminata da anticorpispecifici, macrofagi attivati da linfociti T

e linfociti T citotossici

Meccanismo di riparazione delle feriteProteine e peptidi antimicrobici, fagociti

e complemento distruggono i microorganismi che invadono l’organismo.

Attivazione di linfociti T γ:δ?

Flora normaleMediatori clinici locali

Fagociti (soprattutto nel polmone)

Infezione locale tessutiInfezione locale, penetrazionedell'epitelioAdesione epitelio

Complemento, citochine, chemochine, fagociti, cellule NK

Attivazione dei macrofagi Le cellule dendritiche migrano ai linfonodi

per iniziare l’immunità adattativa

Page 4: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.4 Molte barriere impedisconoai patogeni di attraversare gli epite-li e colonizzare i tessuti. Gli epiteli disuperficie forniscono barriere mecca-niche, chimiche e microbiologiche alleinfezioni.

Pelle Intestino Polmoni Occhi/naso

MeccanicoCellule epiteliali unite da giunzioni salde

Flusso longitudinale aria o fluidi

Flora normale

Movimento di muco mediato da ciglia

Acidi grassiBasso pH

Enzimi (pepsina)

Enzimi salivari(pepsina)

Microbiologico

Chimico

Peptidi antibatterici

Barriere epiteliali intrinseche contro le infezioni

Page 5: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.5 I macrofagi sono attivati dai patogeni e li fagocitano, oltre a dare inizioalla risposta infiammatoria. I macrofagi derivano dai monociti circolanti. Rispettoad essi, possono mantenere le stesse caratteristiche ma acquisiscono anche nuovefunzioni e nuovi recettori quando diventano cellule residenti nei tessuti connettivi delcorpo. I macrofagi esprimono recettori per molte componenti batteriche, compresi irecettori per i carboidrati batterici (recettori per mannosio e glucani), lipidi (recettoreper LPS) e altri elementi di derivazione patogena (recettori Toll-like (TLRs) e recetto-ri spazzini). Il legame dei batteri ai recettori dei macrofagi stimola la fagocitosi e lacattura dei patogeni in vescicole intracellulari, dove vengono distrutti. Il segnalemediato da diversi recettori, come i recettori Toll-like, in riposta a componenti batteri-che causa la secrezione di “citochine pro-infiammatorie”, come interleuchina 1�(IL-1�), IL-6, ed il fattore di necrosi tumorale � (TNF-�).

I macrofagi fagocitano e digeriscono i batteriai quali si legano

Il macrofago esprime recettori per molte componenti batteriche

Il legame dei batteri ai recettori dei macrofagidà inizio al rilascio di citochine e piccoli

mediatori lipidici dell'infiammazione

Recettoremannosio

Recettore LPS(CD14)

Recettoreglucano

Citochine

Mediatorelipidico

Chemochine

Lisosoma

Fagolisosoma

Fagosoma

Recettorespazzino

TLR-4

LPS

Page 6: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.6 Gli agenti battericidi sonoprodotti o rilasciati dai fagocitidurante l’ingestione dei microrgani-smi. La maggior parte di questi agentisono prodotti sia dai macrofagi chedai neutrofili. Alcuni di essi sono tossi-ci; altri, come la lattoferrina, agisconolegando nutrienti essenziali e, in talmodo, impediscono che vengano uti-lizzati dai batteri. Le stesse sostanzepossono essere rilasciate dai fagocitiche interagiscono con superfici rivesti-te da anticorpi come vermi parassiti otessuti dell’ospite. Dato che questiagenti sono tossici anche per le cellu-le dell’ospite, l’attivazione dei fagocitidurante un’infezione può provocaredanni tessutali estesi.

Tipi di meccanismi

Acidificazione

Ossidi d'azoto tossici

Peptidi antimicrobici

Competitori

Enzimi

Derivati tossici dell'ossigeno

Prodotti specifici

pH=~3.5–4.0, batteriostatici o battericidi

Ossido nitrico

Defensine e proteine cationiche

Lattoferrina (lega Fe) e proteina che lega la vitamina B12

Lisozima dissolve la parete cellulare di alcuni batteri grampositivi.Idrolasi acida digerisce ulteriormente i batteri

Superossido O , perossido di idrogeno H O , ossigeno singoletto O ,Radicale idrossilico OH , Ipoalite OCl

2 2 2 2•–

1

Page 7: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.7 La catena respiratoria nei macrofagi e nei neutrofili è scatenata da un aumento transiente del consumo diossigeno durante la produzione di metaboliti dell’ossigeno ad azione microbicida. L’ingestione di un microrganismo atti-va il fagocita, il quale assembla l’enzima NADPH ossidasi a partire dalle sue componenti. L’enzima attivo converte l’ossigenomolecolare in ione superossido O2

�, ed altri radicali liberi dell’ossigeno. Lo ione superossido è quindi convertito dall’enzimasuperossido dismutasi in perossido di idrogeno, che può uccidere i microrganismi ed è inoltre convertito da altri enzimi attra-verso reazioni con lo ione ferroso (Fe2�) in radicali ipoclorito e idrossido, ad azione microbicida.

for next edition PT wantsanother panel - remember?

La NADPH ossidasi attivata converte molecole O2 nel superossido O2

–L'enzima NADPH ossidasi è composto

da diverse subunità

Un secondo enzima, la superossido dismutasi, converte

il superossido in iperossidodi idrogeno

L'enzima perossidasi e ilferro convertono infine il

perossido di idrogeno in ioniipoclorito e radicali idrossilici

Vacuolo endocitico

gp22phox gp91phox

Rac

p40phox

p47phox p67phox

Fe2+

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Fig. 2.8 L’infezione stimola i macrofagi a stimolare le citochine e le chemochine che danno inizio alla risposta infiam-matoria. Le citochine prodotte dai macrofagi tissutali nel sito di infezione causano la dilatazione locale dei capillari ed il cam-biamento delle cellule endoteliali della loro parete. Queste modificazioni portano al movimento di leucociti i neutrofili e i mono-citi, fuori dal vaso sanguigno (extravasazione) e verso il tessuto infetto, guidato dalle chemochine prodotte dai macrofagi atti-vati. I vasi sanguigni diventano anche più permeabili, consentendo alle proteine plasmatiche e al fluido di passare nei tessuti.Nel complesso, queste modificazioni provocano i caratteristici segni dell’infiammazione, come calore, dolore, arrossamento,gonfiore nel sito d’infezione.

Citochine

Chemochine

Le citochine prodotte dal macrofago causano dilatazione dei

capillari sanguigni

I leucociti si dispongono verso la periferia del vaso per azione dell'aumento

dell'espressione delle molecole di adesione

I leucociti extravasano a livello del sito d'infezione

Nei capillari avviene la formazione del coagulo

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Fig. 2.9 I monociti circolanti nelsangue riconoscono i vasi sangui-gni vicini al sito d’infiammazione elasciano il flusso sanguigno permigrare nel tessuto verso il sitod’infezione e infiammazione. Leinterazioni iniziali sono mediate damolecole d’adesione che prima cattu-rano i monociti dal flusso sanguigno efanno in modo che essi aderiscanoalla parete all’endotelio vascolare. Lechemochine legate all’endoteliovascolare danno quindi il segnale aimonociti di migrare attraverso il vasonel tessuto sottostante. I monociti, cheora si differenziano in macrofagi, con-tinuano a migrare, sotto l’influenzadelle chemochine rilasciate durante larisposta infiammatoria, verso il sitod’infezione.

chemochine

Tessuto

Lume vaso sanguigno

Recettore perchemochina

Molecolad'adesione

I monociti migrano nel tessutocircostante

I monociti legano le molecole di adesione sull'endotelio vascolare vicino ai siti di infezione

e ricevono il segnale delle chemochine

I monociti si differenziano in macrofagi e migrano nel sito

di infezione

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Fig. 2.10 Confronto tra le caratteri-stiche delle molecole di riconosci-mento del sistema immunitarioinnato e acquisito. Il sistema immu-nitario innato utilizza recettori chesono codificati da geni completi eredi-tati durante la linea germinale, mentreil sistema immunitario acquisito usarecettori per antigeni codificati da seg-menti genici che sono assemblati inrecettori completi in cellule T e Bdurante lo sviluppo dei linfociti, unprocesso che porta ogni cellula adesprimere un recettore con specificitàunica. Come risultato i recettori delsistema immunitario innato si svilup-pano in modo non clonale mentre irecettori per l’antigene del sistemaimmunitario acquisito sono distribuitiin modo clonale (cioè ogni tipo cellula-re da un’unica cellula), nella popola-zione linfocitaria dell’individuo

Caratteristiche recettoriali Immunità innata Immunità adattativa

Specificità ereditaria del genoma Si No

Espresso da un particolare tipo di cellula(es. macrofagi)

Si No

Media risposta immediata Si No

Riconosce ampia gamma Si No

No Si

Codificato da diversi geni No Si

Richiede riarrangiamento genico No Si

Distribuzione clonale No Si

Interagisce con un range di strutture molecolari di un certo tipo

In grado di discriminare strutture molecolari molto simili

Si No

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Fig. 2.11 La lectina che lega il man-nosio riconosce la superficie batte-rica sulla base della peculiare spa-ziatura tra i residui di carboidrati.La lectina che lega il mannosio (MBL)è una proteina plasmatica che faparte del sistema di riconoscimentodel patogeno del sistema immunitarioinnato. Essa si lega alla superficie dicerti batteri che dispongono di unadeterminata disposizione spaziale deiresidui di mannosio e di fucosio. È danotare che la sola presenza di questiresidui non è sufficiente per assicura-re il legame; l’orientazione dei siti dilegame in MBL è fissa, e solo i residuidi mannosio e fucosio che hanno lacorretta disposizione spaziale potran-no essere legati da MBL. Una voltarivestiti da MBL, i batteri sono moltopiù predisposti alla fagocitosi.

La lectina che lega il mannosio (MBL) ha da due a sei cluster di domini di riconoscimento di

carboidrati. Dentro ogni dominio il sito di legameha un'orientazione fissa

MBL lega il mannosio con alta affinità e fucosio nella corretta disposizione spaziale

I residui di mannosio e fucosio che hanno una disposizione spaziale diversa non sono legati da MBL

Elio collageneα-elica

Domini che riconoscono i carboidrati

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Fig. 2.12 il riconoscimento immunitario innato da parte dei recettori Toll-like.Ciascuno dei TLRs noti riconosce uno o più pattern di molecole microbiche general-mente attraverso l’interazione diretta con molecole sulla superficie del patogeno.GPI, glicosilfosfatidilinositolo; T.cruzi, il parassita protozoico di Tripanosoma cruzi;dsRNA, RNA a doppio filamento.

TLR-2/TLR-6dimero

PeptidoglicaniLipoproteineLipoarabinomannano(mycobacteria)GPI (T. cruzi)Zymosan (yeast)

TLR-1 dimero

TLR-3 dsRNA

Riconoscimento immunitario mediato dai recettori Toll-like

RecettoriToll-like Ligando

LPS (batteri gram negativi)

TLR-4 dimero(plus CD14)

TLR-5 Flagellina

TLR-9 Cpg DNAnon metilato

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Fig. 2.13 Alcuni patogeni possonoinvadere direttamente attraversol’epitelio dell’intestino o altri epiteli.Nel caso di Salmonella Tiphy, checausa la febbre tifoide, mostrata quinel processo di migrazione attraversol’epitelio intestinale, i lunghi flagellisono riconosciuti dai recettori Toll-likesui macrofagi e sulle cellule dendriti-che nei tessuti sottostanti e provocanouna risposta immunitaria innata cheaiuta a controllare l’infezione.Fotografia gentilmente concessa daJ.Galan

LPS nei fluidi corporei è legato da una proteina di fase acuta, la proteina che lega LPS (LPB)

Il complesso LPS:LPB trasferisce LPS a CD14 sulla superficie del fagocita

CD14

LPS LBP

Avendo legato LPS, CD14 interagisce con il recettore Toll-like4 (TLR4) dando luogo

all'attivazione di NFκκB del nucleo

TLR-4

Fig. 2.14 Il lipopolisaccaride batterico segnala attraverso il recettore Toll-likeTLR-4 per attivare la trascrizione del fattore NFkappaB. TLR-4 sui macrofagi èattivato dal legame con il lipopolisaccaride batterico (LPS) attraverso altre due protei-ne. Nel plasma, LPS è legato da proteina solubile che lega LPS, che scarica quindi ilsuo LPS legato proteina di membrana CD14 associato al glicosilfosfatidilinositolo(GPI). Questo complesso LPS: CD14 induce quindi la proteina di membrana TLR-4 asegnalare nel nucleo, attivando la trascrizione di NFkappaB, che a sua volta attiva igeni codificanti per le proteine coinvolte nella difesa dell’ospite dall’infezione.

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Fig. 2.15 Le citochine più impor-tanti secrete dai macrofagi inrisposta ai prodotti batterici com-prendono IL-1�, IL-6, CXCL8, IL-12,e TNF-�. TNF-� è un induttore di unarisposta infiammatoria locale cheaiuta a contenere l’infezione; haanche effetti sistemici, molto dei qualidannosi (vedi Sez. 2-24). La chemo-china CXCL8 è anch’essa coinvoltanella risposta infiammatoria locale,aiutando ad attirare i neutrofili nel sitod’infezione. IL-1�, IL-6 e TNF-�hanno un ruolo cruciale nell’indurre larisposta di fase acuta nel fegato (vediSez. 2-25) e nell’indurre la febbre,che favorisce l’effettiva difesa dell’o-spite in diversi modi. IL-12 attiva lecellule NK della risposta immunitariainnata e favorisce la differenziazionedelle cellule T CD4 nel gruppo TH1durante la risposta immunitaria acqui-sita.

Principale produttoreCitochine

IL-1 MacrofagiCheratinociti

Linfociti

Agisce su

Aumenta risposta

Fegato Induce secrezione di proteine di fase acuta

IL-6MacrofagiCellule dendritiche

Linfociti Aumenta risposta

Fegato Induce secrezione di proteine di fase acuta

CXCL8(IL-8)

MacrofagiCellule dendritiche

Fagociti Chemoattraente per neutrofili

IL-12MacrofagiCellule dendritiche

Cellule T immature

Risposta immunitaria di tipo 1 proinfiammatoria, secrezione di citochine

TNF-α MacrofagiCellule dendritiche

Endoteliovascolare

Effetto

Citochine secrete dai macrofagi e cellule dendritiche

Induce cambiamenti nell'endotelio vascolare (espressione di molecole di adesione (selettine E e P), cambiamentinelle giunzioni cellulari con aumento di perdita di fluidi, coagulo locale

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Fig. 2.16 LPS batterico induce cambiamenti nelle cellule di Langerhans, stimo-landole a migrare ed ad iniziare la risposta immunitaria acquisita all’infezioneattivando le cellule T CD4Le cellule di Langerhans sono cellule dendritiche immature localizzate nella pelle.Durante un’infezione batterica vengono attivate da LPS attraverso il segnale Toll. Ciòinduce due tipi di cambiamenti nelle cellule di Langerhans. Il primo è un cambiamentodel comportamento e della localizzazione. Da cellule inattive nella pelle si trasformanoin cellule attive migranti verso i vasi linfatici afferenti ed alla fine, una volta raggiunto illinfonodo, in cellule dendritiche pienamente mature. Le cellule di Langerhans inattivenella pelle hanno proprietà altamente fagocitiche e macropinocitiche, ma non sono ingrado di attivare i linfociti T. Le cellule dendritiche mature nei linfonodi hanno perso lacapacita di fagocitare l’antigene, ma hanno acquisito la capacità di stimolare le celluleT. Ciò è dovuto ad un aumento delle molecole MHC sulla loro superficie ed all’espres-sione di molecole co-stimolatorie CD80 (B7. 1) e CD86 (B7. 2).

TLR-4

Batterio

Cellula di Langerhans

CD14

CD80

CD86

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Capitolo 2 – Immunità innata 55

Fig. 2.17 Affinché le cellule T imma-ture siano attivate dall’antigene,esso deve essere presentato loroda una cellula presentante l’antige-ne attivata che esprima anchemolecole co-stimolatorie. L’antigeneè riconosciuto del recettore delle cel-lule T sottoforma di un peptide legatoad una molecola MHC su una cellulepresentante l’antigene (APC), comeun macrofago o una cellule dendritica.Comunque le cellule T saranno attiva-te soltanto se la cellula presentantel’antigene esprime anche le molecoleco-stimolatorie CD80 e CD86.

Sia antigene che costimolo

CD80or CD86

CD28

Cellula T nativa

Attivazione cellula T

Patogeno

No antigene No co-stimolazione

Attivazione della cellula T richiede sia l'antigene che segnali costimolatori

MHC CD4

Anticorpo

Cellula T nativa Cellula T nativa

No peptide antigegnicoNo risposta

No attivazioneCellula T diventa non responsiva

CD4

APC

di classe II

Recettoredelle cellule T CD28CD28

CD80Recettoredelle cellule T

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Fig. 2.18 Rappresentazione schema-tica della cascata del complemento.Esistono tre vie di attivazione del com-plemento: la via classica, che è stimo-lata dal legame diretto del componentedel complemento C1q ad anticorpicomplessati con l’antigene dal legamediretto con Clq sulla superficie delpatogeno o dal legame di Clq alla pro-teina C reattiva legata al patogeno; lavia lectinica, che è stimolata dalla lecti-na legante il mannosio, un normalecostituente serico che lega alcuni bat-teri capsulati; e la via alternativa, che èattivata direttamente sulla superficiedel patogeno. Tutte queste vie genera-no un’attività enzimatica cruciale chedetermina la formazione delle molecoleeffettrici del complemento. Le tre con-seguenze principali dell’attivazione delcomplemento sono l’opsonizzazionedei patogeni, il reclutamento di celluleinfiammatorie e l’uccisione diretta deipatogeni.

Opsonizzazionepatogeni

Reclutamento celluleinfiammatorie

Uccisionepatogeni

Attivazione complemento

Via classica Via alternativaVia della lectina MB

Superficie patogenoLegame lectina alla superficie del patogeno

Complesso antigene/anticorpo

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Fig. 2.19 Rappresentazione deiprincipali componenti e azioni effet-trici del complemento. Gli eventi pre-coci di tutte e tre le vie di attivazionedel complemento implicano una seriedi reazioni di taglio che culminanonella formazione di un enzima chia-mato C3 convertasi, che taglia il com-ponente del complemento C3 in C3be C3a. La produzione della C3 con-vertasi è il punto in cui le tre vie con-vergono e in cui le funzioni principalidel complemento sono generate. C3blega covalentemente la membranadelle cellule batteriche e opsonizza ibatteri, permettendo ai fagociti diinternalizzarli. C3a è un peptidemediatore d’infiammazione locale.C5a e C5b sono generati in seguito altaglio di C5b da parte di una C5 con-vertasi, formata da C3b legato alla C3convertasi (non illustrato in questodiagramma semplificato). Anche C5aè un potente peptide mediatore dell’in-fiammazione. C5b stimola gli eventitardivi nei quali i componenti terminalidel complemento si uniscono a forma-re un complesso di attacco alla mem-brana che può danneggiare la mem-brana di certi patogeni.

Rimozioneimmunocomplessi

Legame a recettori percomplemento sui fagociti

Opsonizzazionepatogeni

Mediatori peptidicidell'infiammazione,

reclutamento fagociti

Complesso attacco membrana,lisi di alcuni patogeni e cellule

Componenti terminali complemento

C5bC6C7C8C9

C3a, C5a C3b

C3 convertasi

C3BD

C1q, C1r, C1sC4C2

Complesso antigene/anticorpo(superficie patogeno)

Superficie patogenoMB lectina lega mannosio sulla superficie patogeno

MBL, MASP-1, MASP-2C4C2

Via classica Via alternativaVia della lectina MB

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58

Fig. 2.20 Classi di proteine funzio-nali nel sistema del complemento.

C4bC3b

Classi funzionali di proteine nel sistema complemento

Legame al mannosio suibatteri

Proteine e opsonine dimembrana

Mediatori peptidiciinfiammazione

C5aC3aC4a

C1rC1sC2bBbD

MASP-1MASP-2

C5bC6C7C8C9

CR1CR2CR3CR4C1qR

C1INHC4bpCR1MCPDAF

HIP

CD59

MBL

Legame al complesso antigene anticorpo e alla superficie patogeno

C1q

Proteine di attacco alla membrana

Recettori complemento

Proteine regolatoriecomplemento

Attivazione enzimi

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Fig. 2.22 La via classica di attivazione del complemento genera una C3 convertasi che deposita grandi quantità dimolecole C3b sulla superficie del patogeno. Le fasi della reazione sono sottolineate qui e descritte nel testo. Il taglio di C4da parte di C1s espone un gruppo reattivo su C4b che gli permette di legare covalentemente la superficie del patogeno. C4bpoi lega C2, rendendolo suscettibile al taglio attuato da C1s. Il frammento più largo C2b è la componente proteasica attivadella C3 convertasi. Essa taglia molte molecole di C3 per produrre C3b, che lega la superficie dei patogeni, e C3a, che è unmediatore dell’infiammazione.

C1q

C1rC1s

C4b2b è una convertasi C3 attiva che taglia C3 in C3a e C3b,

che lega la superficie del microbo o la convertasi stessa

C1s attivato lega C4 in C4a e C4b, che lega la superficie del microbo

C2

C4

C1s

C4b2b

C2aC4a

C4b C4b2bC3b

C3 C3

C4b2b3b

C3a C3a

C3b

C4b quindi lega C2, che è tagliato da C1s in C2a e C2b, formando il complesso C4b2b

Una molecola di C4b2b può tagliare fino a 1000 molecole di C3 in C3b. Molte molecole C3b si legano alla

superficie del microbo

Fig. 2.21 La prima proteina nella via classica del complemento è C1, che è uncomplesso formato da C1q, C1r e C1s. C1q è costituito da sei subunità identichecon teste globulari e lunghe code collageno-simili. Le code si combinano per legareciascuna due molecole di C1r e C1s, formando il complesso C1q:C1r2:C1s2. Leteste si possono legare alla regione costante delle immunoglobuline o direttamentealla superficie del patogeno, provocando un cambiamento conformazionale in C1r,che di seguito taglia e attiva lo zimogeno C1s. Le fotografie (ingrandite 500,000volte) sono state gentilmente concesse da K.B.M Reid.

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Fig. 2.23 Le proteine della via clas-sica di attivazione del complemen-to.

Funzione della forma attiva

Lega direttamente la superficie del patogeno o indirettamente ad anticorpi legati al patogeno, consentendo l'auto attivazione di C1r

Lega covalentemente il patogeno e lo opsonizza, lega C2 per il tagliodi C1s

Enzima attivo della via classica C3/C5 convertasi: taglia C3 e C5

Molte molecole C3b legano la superficie del patogeno e agiscono da opsonine. Iniziano amplificazione tramite la via alternativa. Lega C5 per il taglio di C2b

Taglia C1s a proteasi attiva

Mediatore peptidico infiammatorio (debole)

Precursore C2 chinina vasoattiva

Mediatore peptidico infiammatorio (debole)

Taglia C4 e C2

Proteine della via classica di attivazione del complemento

Formaattiva

C1q

C4b

C2b

C3b

C1r

C4a

C2a

C3a

C1s

Componenteimmatura

C4

C2

C3

C1(C1q:C1r :C1s )2 2

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Fig. 2.24 La lectina legante il man-nosio (MBL) forma un complessocon le serine proteasi che assomi-glia al complesso C1 del comple-mento. MBL forma dei raggruppa-menti costituiti da 2 a 6 teste leganti icarboidrati attorno ad uno stelo colla-geno-simile. Questa struttura, facil-mente osservabile al microscopio elet-tronico (riquadro in basso) è statadescritta come simile ad un mazzo ditulipani. Associate a questo comples-so ci sono due serin proteasi, serinproteasi associate a MBL 1 (MASP-1)e 2 (MASP –2). La disposizione strut-turale delle proteine MASP nel com-plesso non è ancora stata determina-ta. Durante il legame di MBL allesuperfici batteriche, queste serine pro-teasi si attivano e possono poi attivareil sistema del complemento tagliandoe attivando C4 e C2. Le fotografiesono state gentilmente concesse daK.B.M. Reid.

MASP-1

MASP-2

MASP-1

MASP-2

Lectina che lega il mannosio

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Fig. 2.25 Il taglio di C4 espone unlegame tioesterico attivo che deter-mina la formazione del frammentogrande, C4b, che lega covalente-mente le molecole adiacenti sullasuperficie cellulare batterica. Il C4intatto è costituito da una catena a,una b e una g, con un legame tioeste-rico protetto, sulla catena a. Questoviene esposto quando la catena a ètagliata da C1s per produrre C4b. Ilgruppo tioesterico (indicato da unafreccia nel terzo riquadro) è rapida-mente idrolizzato (cioè, tagliato dal-l’acqua), inattivando C4b, a meno chenon reagisca con gruppi idrossilici oamminici per formare un legame cova-lente con le molecole sulla superficiedel patogeno. La proteina omologa C3ha un gruppo tioesterico reattivo iden-tico che è esposto sul frammento C3bquando C3 è tagliato da C2b. Il lega-me covalente di C3b e C4b, permettea queste molecole di agire comeopsonine ed è importante nel confina-re l’attivazione del complemento allasuperficie del patogeno

R

γ

β

α

γ

β

α

γ

β

α

γ

β

α

Superficie cellulare

Inattivo C4b C4b lega la superficie cellulare

Il gruppo tioesterico reattivo di C4b

Gly Glu

GlnCys

+ H O2 + R– OH (proteine, carboidrati)

C4

C4bC4aC1s

Taglio da parte di C1s

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I I

Il fattore B si lega in modo non covalente a C3b sulla superficie cellulare ed è tagliato dal

fattore D in Bb

Sulla cellula ospite, le proteine che regolanoil complemento CR1, H, MCP, e DAF legano C3b. CR1, H, e DAF spiazzano Bb

I patogeni mancano di proteine che regolano il complemento. Il legame di properdina (fattore P)può stabilizzare il complesso C3bBb

C3b legato a H, CR1, e MCP è tagliatodal fattore I per dare C3b inattivo (iC3b)

No attivazione del complemento sulla superficiedella celllula ospite

Il complesso C3bBb è una conertasi e deposita molte molecole C3b sulla superficie del patogeno

Opsonizzazione, attivazione dei componentiterminali del complemento

C3 va incontro a idrolisi spontanea a C3(H2O), che lega il fattore B permettendogli diessere tagliato da fattore D in Ba e Bb

Il complesso C3(H2O)Bb è una C3 convertasi che taglia ancora più C3 in C3a e C3b. C3b è rapidamente

inattivato se non si lega alla superficie cellulare

fattore B

fattore D

Ba

Bb

fattoreBfattoreD

MCPH

C3b

iC3biC3b

iC3b

DAF

fattore I

fattore PBb

C3bBb

C3bMCP

H

C3b

C3b

CR1

CR1

Bb

DAF

C3b

C3a

C3

C3

Bb

C3(H2O)

C3(H2O)

I

63

Fig. 2.26 Il complemento attivatomediante la via alternativa attacca ipatogeni mentre risparmia le cellu-le dell’ospite che sono protettedalle proteine regolatorie del com-plemento. Il componente del comple-mento C3 è tagliato spontaneamentenel plasma per originare C3(H2O),che lega il fattore B e permette al fat-tore B legato di essere tagliato dal fat-tore D (riquadro superiore). La C3convertasi solubile che ne risultataglia C3 per dare C3a e C3b, chepuò attaccarsi alla cellula ospite o allasuperficie del patogeno (secondoriquadro). Il C3b, covalentementelegato, si lega al fattore B, che inrisposta è tagliato rapidamente dal fat-tore D a Bb, che rimane legato a C3bper formare una C3 convertasi, e Ba,che è rilasciato (terzo riquadro). SeC3bBb si forma sulla superficie dellecellule ospiti (riquadro in basso a sini-stra), è rapidamente inattivato dalleproteine regolatorie del complemento,espresse dalla cellula ospite: il recet-tore per il complemento 1 (CR1), il fat-tore accelerante il decadimento (DAF)e il cofattore di membrana per la pro-teolisi (MCP). La superficie della cellu-la ospite favorisce anche il legame delfattore H dal plasma. CR1, DAF e ilfattore H spostano Bb da C3b; CR1,MCP e il fattore H catalizzano il tagliodel C3b legato da parte della proteasiplasmatica, fattore I, per originare C3binattivo (conosciuto come iC3b). Lesuperfici batteriche (riquadro inferioredestro) non esprimono proteine rego-latorie del complemento e facilitano illegame della properdina (fattore P),che stabilizza l’attività della convertasiC3bBb. Questa convertasi è l’equiva-lente di C4b2b presente nella via clas-sica (vedi Fig. 2.22).

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Fig. 2.27 Le proteine della via alter-nativa di attivazione del comple-mento.

Proteine della via alternativa dell'attivazione del complemento

Componenteimmatura

Frammentoattivo

C3 C3b

Fattore B (B)

Ba

Bb

Fattore D (D) D

Funzione

Lega la superficie del patogeno, lega B per il taglio di C3bBb che è una C3 convertasi e C3b2Bb è una C5 convertasi

Frammenti piccoli di funzione B ignota

Bb è l'enzima attivo della C3 convertasi C3bBb e della convertasiC5 C3b2Bb

Serina proteasi serica, taglia B quando è legato a C3b, a Ba e Bb

Properdina (P) PProteina plasmatica con affinità per C3bBb convertasi su cellule batteriche

Il complesso C3bBb è una C3 convertasi che taglia molecole C3 in C3a e C3b

C3

C3a

C3bBb

C3b

Il fattore B legato è tagliatodalla proteina plasmatica

fattore D in Ba e Bb

fattore D

Ba

Bb

C3b lega il fattore B

fattore B

C3b depositato dalla C3 convertasidella via classica o MBL

C3b

Fig. 2.28 La via alternativa di attivazione del complemento può amplificare la via classica o quella lectinica, forman-do una C3 convertasi alternativa e depositando più molecole C3b sul patogeno. Il C3b depositato dalla via classica o diquella lectinica può legare il fattore B, rendendolo suscettibile al taglio dal fattore D. Il complesso C3b, Bb è la C3 convertasidella via alternativa di attivazione del complemento e la sua azione, come quella di C4b2b, induce la deposizione di moltemolecole di C3b sulla superficie del patogeno.

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Fig. 2.29 Esiste una stretta correla-zione tra i fattori della via alternati-va, della via lectinica e della viaclassica di attivazione del comple-mento. La maggior parte dei fattorisono o identici o il prodotto di geniche hanno duplicato e poi si sono dif-ferenziati per la sequenza. Le proteineC3 e C4 sono omologhe e contengo-no il legame tioesterico instabile, tra-mite il quale il loro frammento maggio-re, C4b e C3b, lega covalentemente lemembrane. I geni codificanti per leproteine C2 e B sono adiacenti nellaregione di classe III del MHC e sisono formati per duplicazione genica.Le proteine regolatorie fattore H, CR1,e C4bp condividono una sequenzaripetuta comune a molte proteineregolatorie. La più grande differenzafra le tre vie è a livello iniziale: nellavia classica il complesso C1 legaalcuni patogeni o anticorpi legati ed inquest’ultimo caso serve per convertireil legame di anticorpi in attività enzi-matica su una superficie specifica;nella via lectinica, la lectina legante ilmannosio (MBL) si associa con unaproteasi, la serina proteasi associataa MBL attivante (MASP), che ha lastessa funzione di C1r:C1s; nella viaalternativa questa attività enzimatica èfornita dal fattore D.

RapportoClassicaMB-lectinaAlternativa

(innata)

Passaggi nella viaFunzione della proteina della via

Omologo

Identico

Identico

Identico

Identico

Omologo

C1s

C3b

CR1C4BP

C2b

D MASP Omologo(C1s e MASP)

C4b

CR1H

C3b

C5b

C5a, C3a

Bb

Inizio serin proteasi

Legame covalente alla superficie cellulare

Controllo attivazione

UnicoNessunaPStabilizzazione

Opsonizzazine

Inizio via effettrice

Infiammazione locale

C3/C5 convertasi

Omologo

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Fig. 2.30 Il componente del com-plemento C5 è tagliato dopo esserestato legato da una molecola C3bche è parte del complesso C5 con-vertasi. Come illustrato nel riquadrosuperiore, le C5 convertasi si formanoquando C3b lega la C3 convertasiC4b2b della via classica o della vialectinica per formare C4b2b3b o la C3convertasi della via alternativa C3bBbper formare C3b2Bb. Il C5 lega il com-ponente C3b in questi complessi(riquadro centrale). Il riquadro inferioreillustra come il C5 sia tagliato dall’en-zima attivo C2b o Bb per formare C5be il mediatore infiammatorio C5a. Adifferenza di C3b e C4b, C5b non èlegato covalentemente alla superficiecellulare. La produzione di C5b deter-mina l’inizio della formazione dei com-ponenti terminali del complemento.

C5 è tagliato da C2b o Bb per formare C5b e C5a

C5b

C5a

C3b2Bb

C5 lega i componenti C3b dell'enzimaC5 convertasi

C5 C5

C3b lega sia C4b2b sia C3bBb formandole convertasi C5 attive C4b2b3b e

C3b2Bb

C4b2b3b

C4b2b3b

C4b2b3b

C5a

C5b

C3b2Bb

C3b2Bb

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Fig. 2.31 Distribuzione e funzionedei recettori per le proteine delcomplemento sulla superficie cellu-lare. Vi sono molti recettori specificiper diversi componenti del comple-mento legati e per i loro frammenti.CR1 e CR3 sono importanti nell’indur-re la fagocitosi dei batteri mediata dacomponenti del complemento legatisulla loro superficie. CR3 si trova prin-cipalmente sulle cellule B, dove faanche parte del complesso del co-recettore delle cellule B e del recetto-re attraverso il quale il virus diEpstein-Barr infetta selettivamente lecellule B, provocando la mononucleosiinfettiva. CR1 e CR2 condividonocaratteristiche strutturali con le protei-ne regolatorie che legano C3b e C4b.CR3 e CR4 sono integrine; CR3 èconosciuta per la sua importanza nel-l’adesione e migrazione dei leucociti,mentre si è osservato CR4 solo nellarisposta fagocitaria. I recettori C5a eC3a sono recettori transmembranaaccoppiati alla proteina G. FDC=cellu-le dendritiche follicolari non sono coin-volte nell’immunità innata e sarannotrattate nei capitoli successivi.

Recettore

CR2(CD21)

C5aRecettore

CR3(Mac-1)(CD11b/CD18)

CR4(gp150, 95)(CD11c/CD18)

Specificità Funzione Tipo cellulare

CR1(CD35)

C3d,

Epstein–Barr virus

C5aLega C5a

Attiva proteina G

iC3b

Parte del corecettore per cellule BRecettore virus Epstein-Barr

Stimola fagocitosi

Cellule B, FDC

C3aC3a

Macrofagi, monociti, leucociti polimorfonucleari,

FDC

Cellule endoteliali MastocitiFagociti

Cellule endoteliali MastocitiFagociti

Macrofagi, monociti, leucociti polimorfonucleari,

FDC

C3b, C4biC3b

Promuove degrado C3b e C4bstimola fagocitosi, trasportoeritrociti o immunocomplessi

Eritrociti, macrofagi, monociti, leucociti polimorfonucleari,

Cellule B, FDC

iC3b Stimola fagocitosi

iC3b,C3dg

Lega C5aAttiva proteina G

Recettore

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Fig. 2.32 L’anafilatossina C5a puòaumentare la fagocitosi di micror-ganismi opsonizzati. L’attivazione delcomplemento, tramite la via alternati-va o lectinica, porta alla deposizionedi C3b sulla superficie del microrgani-smo (riquadro a sinistra); C3b puòessere legato dal recettore del com-plemento CR1 sulla superficie deifagociti, ma questo è insufficiente perindurre fagocitosi (riquadro centrale).Anche i fagociti esprimono recettoriper l’anafilatossina C5a, e il legame diC5a attiva la cellula che fagocita imicrorganismi legati attraverso CR1(riquadro a destra).

C5a può stimolare i macrofagia fagocitare tramite CR1

C5a

Quando solo C3b lega CR1il batterio non viene

fagocitato

Il batterio è ricoperto dal complemento mediante la via

alternativa e MBL

macrofagi

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Fig. 2.33 Le risposte infiammatorielocali possono essere indotte daipiccoli componenti del complemen-to, specialmente C5a. I frammentipiccoli del complemento sono attivi inmodo diverso: il C5a è più attivo diC3a, che è a sua volta più attivo diC4a. Questi provocano risposteinfiammatorie locali agendo diretta-mente sui vasi sanguigni locali, stimo-lando un aumento del flusso sangui-gno, un’aumentata permeabilitàvascolare, e un aumentato legame deifagociti alle cellule endoteliali. C5a sti-mola anche le cellule endoteliali (nonmostrato) a rilasciare mediatori comeistamina e TNF-� che contribuisconoalla risposta infiammatoria. L’aumentodel diametro dei vasi e della permea-bilità porta all’accumulo di fluidi e pro-teine. L’accumulo di fluido determinaun aumento del drenaggio linfatico,portando i patogeni e i loro compo-nenti antigenici ai vicini linfonodi. Glianticorpi, il complemento, e le cellulereclutate partecipano alla clearencedel microrganismo aumentando lafagocitosi. I frammenti piccoli del com-plemento possono anche direttamenteaumentare l’attività dei fagociti.

La migrazione di macrofagi, leucociti polimorfonucleari (PMNs) e linfociti aumenta.

L'attività microbica dei macrofagi e dei PMNs aumenta

Aumento della permeabilità permette maggioreperdita di liquido dal vaso sanguigno

ed extravasazione di immunoglobuline e molecole del complemento

del complementoComponenti

IgM

IgG

Piccoli prodotti del taglio del complementoagiscono nei vasi sanguigni per aumentare

permeabilità vascolare e molecole di adesione

C4aC3aC5a

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Fig. 2.34 I componenti terminali delcomplemento si assemblano performare il complesso di attacco allamembrana. Proteine

immatureComponente

attivaFunzione

Le componenti terminali del complemento formano il complesso di attacco alla membrana

Lega C5b; forma accettore per C7

Piccolo mediatore infiammatorio peptidico (alta attività)

Lega C5b6; complesso anfilico si inserisce nel bilayer lipidico

Lega C5b67; inizia polimerizzazione C9

Inizia assemblaggio del sistema di attacco alla membrana

C5

C7

C6

C8

C9

C5b

C5a

C7

C6

C8

C9nPolimerizza a C5b678 per formare un canale transmembranaper lisare la cellula

cap02 20-10-2006 17:38 Pagina 70

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Fig. 2.35 L’assemblaggio del complesso di attacco alla membrana crea un poro nel bilayer lipidico della membrana.La sequenza dei passaggi e la loro approssimativa comparsa sono illustrati qui in forma schematica. C5b stimola l’assemblag-gio di un complesso costituito da una molecola di C6, una di C7 e una di C8, in quest’ordine. C7 e C8 subiscono cambiamenticonformazionali che espongono domini idrofobici e che ne rendono possibile l’inserzione nella membrana. Questo complessocausa moderati danni alla membrana e inoltre induce la polimerizzazione di C9, che determina, ancora, l’esposizione di unsito idrofobico. Fino a 19 molecole di C9 polimerizzano per formare un canale di 100 Å di diametro nella membrana. Questocanale altera la membrana cellulare dei batteri, uccidendoli. La microfotografia al microscopio elettronico mostra le membranedi un eritrocita con i complessi di attacco alla membrana in due orientamenti, uno longitudinale e l’altro laterale. Le fotografiesono state cortesemente concesse da S. Bhakdi e J. Tranum-Jensen.

10-16 molecole di C9 si legano per formare

un poro nella membrana

C9 lega il complessoe polimerizza

10 nm

15nm

3nm

Rappresentazione schematica del complesso di attacco alla membrana

Lesioni di membrana (anelli) estremità

C9

Lesioni di membrana (laterale: tubi)

C5b lega C6 e C7C8 lega il complesso e siinserisce nella membrana

cellulare

Complesso C5b67lega membrana

via C7

C6 C7C8

C5b67complessoC5b

Patogeno

Bilayer lipidico

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Fig. 2.36 Le proteine che regolanol’attività del complemento. Proteine regolatorie della via classica ed alternativa

CD59 (protectina)

Nome (simboli)

Inibitore C1 (C1INH)

Fattore H (H)

Fattore I (I)

Fattore d’accelerazionedi degradazione

Proteina cofattoredi membrana

Proteina che lega C4(C4BP)

Recettore 1 del complemento (CR1)

Previene la formazione di un complesso di attacco alla membrana su celluleautologhe o allogeniche. Uniformemente espresso in membrana

Ruolo nella regolazione dell'attivazione del complemento

Lega C1r e C1s attivati, rimuovendoli da C1q

Serina proteasi che taglia C3b e C4b; aiutata da H, MCP, C4BP, o CR1

Lega C4b, spiazzando C2b, o C3b spiazzando Bb, cofattore per I

Lega C3b, spiazzando Bb; cofattore per I

Proteina di membrana che spiazza Bb da C3b e C2b a C4b

Proteina di membrana che rimuove inattivazione C3b e C4b da parte di I

Lega C4b, spiazzando C2b, cofattore per taglio C4b da parte di I

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73

Fig. 2.37 L’attivazione del comple-mento è regolata da una serie diproteine che servono per protegge-re le cellule dell’ospite da danniaccidentali. Queste proteine agisconoin diversi stadi della cascata del com-plemento, provocando la dissociazio-ne dei complessi o catalizzando ladegradazione enzimatica delle protei-ne del complemento legate covalente-mente. Gli stadi della cascata delcomplemento sono illustrati schemati-camente lungo il lato sinistro dellafigura, con le reazioni di controllo alladestra. La convertasi C3 della viaalternativa è regolata similmente daDAF, CR1, MCP, e dal fattore H.

II

CD59 previene l'assemblaggio finale delcomplesso di attacco alla membrana allo

stadio tra C8 e C9

Le componenti terminali del complemento formano un poro di membrana.

Il complesso di attacco alla membrana

C6

C5b

C8 C7 C9

C9

CD59

C5b678

CR1 e H spiazzano C3b. CR1 e H agisconoda cofattori nel taglio di C3b da parte di I

C5 convertasi tagliaC5 in C5a e C5b

C5

C4b2b3b C3b Bb2

C5a

C5b

C4b2bH

CR1 iC3biC3b

C3

I

I

I

Inibitore C1 (C1INH) dissocia C1r e C1sdal complesso associativo

DAF, C4BP e CR1 spiazzano C2b dal complesso C4b2b. C4b legato da C4BP,

MCP o CR1 è tagliato dalla proteasi solubile Inelle sue forme inattive C4d e C4c

Legame C1q al complesso antigene-anticorpo attiva C1r e C1s

C4b2b è la C3 convertasiattiva che

taglia C3 in C3a e C3b

Stadi nei quali l'attività del complemento viene regolata

C2b

C1q

C1s

microbo

C1r

C4b2b

C3a

C3b

C3b

DAF C4dC4c

C4BP

MCP

C4b

C4b

C1s

C1r

C1INH

CR1

Page 35: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

77

Fig. 2.38 Le citochine ed i lororecettori possono essere raggrup-pati in un ristretto numero di fami-glie strutturali.Sono mostrati dei rappresentanti dellefamiglie dell’ematopoietina e del TNF.Le citochine sono nella fila in alto consotto i loro recettori. L’ematopoietina èrappresentata da IL-4 (pannello a).Sono piccole proteine a singola cate-na. Un modello ipotetico del recettoredimerico per IL-4 (basato sulla struttu-ra del recettore per l’ormone della cre-scita umano, ed esso correlato) èmostrato nel pannello b, con IL-4legata indicata in rosso. Il fattore dinecrosi tumorale (TNF) e le molecolead esso correlate esistono in forma ditrimeri, come mostrato nel pannello c.La struttura di una subunità di recetto-re per TNF che lega una forma mono-metrica di TNF è mostrata nel pannel-lo d. Le altre famiglie strutturali di rile-vanza immunologica sono gli interfero-ni e i loro recettori e le chemochinecon i loro recettori.

a

b

c

d

Page 36: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

78

Fig. 2.39 Le citochine importantisecrete dai macrofagi in risposta aprodotti batterici comprendono IL-1, IL-6, CXCL8, IL-12 e TNF-�. TNF-�è un induttore della risposta infiamma-toria locale che aiuta a contenere leinfezioni. Esso ha anche effetti siste-mici, molti dei quali dannosi (vedi Sez.2.24). La chemochina CXCL8 èanch’essa coinvolta nella rispostainfiammatoria locale, contribuendo adattirare i neutrofili nel sito d’infezione.IL-1, IL-6, e TNF-� hanno un ruolo cri-tico nell’indurre la risposta di faseacuta nel fegato (vedi Sez. 2. 25) enell’indurre la febbre, che favoriscel’effettiva difesa dell’ospite in diversimodi. IL-12 attiva le cellule NK e favo-risce la differenziazione delle celluleCD4 nel sottotipo TH1 nell’immunitàacquisita.

Effetti locali

Effetti sistemici

IL-12IL-1β

FebbreProduzione di IL-6

FebbreMobilizzazione metaboliti

Shock

FebbreInduce produzione proteina

di fase acuta

Macrofagi attivati secernonoun range di citochine

CXCL8TNF-α IL-6

Attiva endotelio vascolareAttiva linfociti

Distruzione locale tessutoAumenta accesso di cellule

effettrici

Attivazione linfocitiAumento produzione

anticorpi

Fattore chemotatticorecluta neutrofili basofili e

cellule T al sitodi infezione

Attiva cellule NK. Inducedifferenziazione di

CD4 T in TH1

Attiva endotelio vascolaree permeabilità vascolare

che porta all'aumentodell'ingresso di IgG,

complemento e cellule nel tessuto e aumenta

drenaggio di fluidi nei linfonodi

Page 37: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

79

Fig. 2.40 Le chemochine sono unafamiglia di proteine con strutturasimile che si legano a recettori perchemochine, i quali sono essi stes-si parte di una vasta famiglia direcettori associati a proteine G.Le chemochine sono qui rappresen-

tate da CXCL8 (struttura in alto).I recettori delle chemochine sonomembri della famiglia dei recettori asette domini transmembrana, checomprende anche il fotorecettorerodopsina e molti altri. Hanno setteeliche transmembrana, e tutta la fami-glia interagisce con le proteine G. Laprima struttura ad essere definita perun recettore a sette domini transmem-brana è stata quella della proteinadella batteriorodopsina; è qui raffigu-rata (struttura in basso) mostrando leeliche transmembrana (blu) con illigando legato (in questo caso il reti-nale) in rosso. Essenzialmente tuttequeste strutture sono inserite e cir-condate dalla membrana cellulare. Icilindri rappresentano le �-eliche e lefrecce i foglietti �.

Page 38: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

80

Classe Chemochina

CXCL8(IL-8)

MonocitiMacrofagiFibroblastiCheratinocitiCellule endoteliali

CXCR1CXCR2

Mobilizza, attiva e degranula neutrofiliAngiogenesi

CXCL7(PBP, β-TGNAP-2)

Piastrine CXCR2Attiva neutrofiliRiassorbimento coaguloAngiogenesi

CXCL1 (GROα)CXCL2 (GROβ)CXCL3 (GROγ)

MonocitiFibroblastiEndotelio

CXCR2Attiva neutrofiliFibroplasiaAngiogenesi

CXCL10(IP-10)

KeratinocitiMonocitiCellule TFibroblastiEndotelio

CXCR3ImmunostimolanteAntiangiogenicoPromuove immunità TH1

CXCL12(SDF-1)

Stroma CXCR4Sviluppo linfociti BHoming linfocitiCompete con HIV-1

Prodotta da Recettori Effetti maggiori

CXC

CC

C

CCL3(MIP-1α)

MonocitiCellule TMastocitiFibroblasti

CCR1, 3, 5Compete con HIV-1Difesa antiviralePromuove immunità TH1

CCL4(MIP-1β)

MonocitiMacrofagiNeutrofiliEndotelio

CCR1, 3, 5 Compete con HIV-1

CCL2(MCP-1)

MonocitiMacrofagiFibroblastiCheratinociti

CCR2B

Attiva macrofagiRilascio istamina dei basofiliPromuove immunità TH2

CCL5(RANTES)

Linfociti TEndotelioPiastrine

CCR1, 3, 5Degranulazione basofiliAttiva cellule TInfiammazione cronica

CCL11(Eotassina)

EndotelioMonocitiEpitelioLinfociti T

CCR3 Ruolo in allergia

XCL1(Linfotactina)

CD8>CD4Linfociti T

CXCR1Traffico linfocitie sviluppo

CXXXC(CX3C)

CX3CL1(Frattalchina)

MonocitiEndotelioCellule della microglia

NeutrofiliCellule T immature

Neutrofili

NeutrofiliCellule T immatureFibroblasti

Cellule T inattiveCellule NKMonociti

Cellule T immatureProgenitore dicellule B (CD34+)

CXCL13 (BLC) Stroma CXCR5 Homing linfocitiCellule B

Cellule attratte

MonocitiLinfociti T e celllule NKBasofiliCellule dendritiche

MonocitiNK e cellule T Cellule dendritiche

MonocitiNK e cellule T BasofiliCellule dendritiche

MonocitiNK e cellule TBasofiliEosinofiliCellule dendritiche

EosinofiliMonocitiCellule T

CCL18 (DC-CK) Cellule dendritiche ?Ruolo nell'attivazionecellule T immature

Cellule T immature

TimocitiCellule dendriticheCellule NK

MonocitiCellule T

CX3CR1Adesione leucociti all'endotelioInfiammazione encefalo

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81

Fig. 2.42 Molecole di adesione coin-volte nell’interazione leucocitaria.Molte famiglie strutturali di molecole diadesione hanno un ruolo nella migra-zione, posizionamento e interazionecellula-cellula dei leucociti: le selettine,le integrine, e proteine delle famigliadelle immunoglobuline. Le figuremostrano schematicamente un esem-pio per ogni famiglia, una lista di altrimembri della famiglia che partecipanoalle interazioni con i leucociti, la lorodistribuzione cellulare e la loro ligandonell’interazione per l’adesione. Questimembri della famiglia sono limitati aquelli che partecipano all’infiammazio-ne e ad altri meccanismi dell’immunitàinnata. Le stesse molecole, insiemead altre, partecipano all’immunitàacquisita e verranno descritte neiCapitoli 8 e 10. La nomenclatura didiverse molecole della famiglia è con-fusa, poiché spesso questa riflette ilmodo in cui queste molecole sonostate inizialmente identificate piuttostoche riflettere le loro caratteristichestrutturali. Nomi alternativi per ciascu-na delle molecole di adesione sonoindicati nelle parentesi. Il solfato disialil-Lewis, che viene riconosciutodalle P-selettine e dalle E-selettine, èun oligosaccaride presente sulle glico-proteine del leucociti circolanti. La sul-fatazione può avvenire alternativa-mente sui sei atomi di galattosio dellaN-acetilglucosammina, ma non suentrambe.

α β

P-selettina

LFA-1

Selettine

Integrine

Lega carboidratiInizia interazione

leucociti-endotelio

Legano molecoleadesione e matrice

extracellulare.Forte adesione

ICAM-1

ImmunoglobulineSuperfamiglia

Vari ruoli inadesione. Ligandi

per integrine

Endotelio attivato

Endotelio inattivo,Cellule dendritiche

Endotelio attivato

LFA-1

LFA-1, Mac1

VLA-4

Leucociti attivati,Giunzioni endoteliali

cellulariCD31

ICAM-2 (CD102)

VCAM-1 (CD106)

PECAM (CD31)

ICAM-1 (CD54)

Monocitimacrofagi Fibronettina

α :β5 1

(VLA-5, CD49d/CD29)

Endotelio attivato

Endotelio attivatoe piastrine PSGL-1, sialyl-Lewisx

Sialyl-LewisxE-selettina(ELAM-1, CD62E)

P-selettina(PADGEM, CD62P)

Distribuzionetissutale

LigandoNome

Monociti, Cellule T,Macrofagi,Neutrofili,

Cellule dendritiche

Neutrofili,Monociti,Macrofagi

Cellule dendritiche,Macrofagi,Neutrofili

ICAMs

ICAM-1, iC3b, fibrinogeno

iC3b

α :βL 2

(LFA-1, CD11a/CD18)

α :βM 2 (CR3,Mac-1, CD11b/CD18)

α :βX 2 (CR4,p150.95, CD11c/CD18)

Page 40: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

82

Fig. 2.43 L’adesione dei fagocitiall’endotelio vascolare è mediatadelle integrine.L’endotelio vascolare, quando è attiva-to da mediatori infiammatori, esprimedue molecole di adesione, ICAM-1 eICAM-2. Queste sono ligandi per leintegrine espresse dai fagociti �L-�2(chiamati anche LFA-1 oCD11a:CD18) e �M-�2 (chiamatianche CR3,Mac-1 o CD11b:CD18).

LFA-1(αL:β2)

Neutrofilo

EndotelioICAM-1 ICAM-2

CR3(αM:β2)

Page 41: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

83

L'adesione di sialil-Lewisx dei leucociti mediata dalle selettine è debole, e permette ai leucocitidi rotolare lungo la superficie dell'endotelio vascolare

Rotolamento DiapedesiAdesione salda Migrazione

CD31

E-selettinaICAM-1

CXCL8R(IL-8 recettore)

chemochinaCXCL8 (IL-8)

s-Lex

Flusso sanguigno

Membrana Basale

s-Lex

E-selettina

LFA-1(αL:β2)

Fig. 2.44 I neutrofili lasciano il flusso sanguigno e migrano verso il sito d’infezione in un processo a più fasi mediatoda interazioni adesive che sono regolate da citochine prodotte dai macrofagi e da chemochine.Il primo passo (pannello in alto) coinvolge il legame irreversibile dei leucociti all’endotelio vascolare attraverso l’interazionedelle selettine indotte sull’endotelio ed i loro ligandi carboidratici sul leucocita, qui mostrato per l’E-selettina ed il suo ligando, ilgruppo di sialil-Lewis (S-Lex). Questa interazione non è in grado di ancorare le cellule contro la forza del flusso sanguigno, einfatti esse rotolano lungo l’endotelio, formando e rompendo continuamente il contatto. Il legame comunque, consente intera-zioni più forti, che avvengono come risultato dell’induzione di ICAM-1 sull’endotelio e dell’attivazione dei suoi recettori LFA-1 eCR3 (Mac-1) (non mostrato) sul leucocita, attraverso il contatto con una chemochina come CXCL8. Il legame stretto tra questemolecole ferma il rotolamento e permette ai leucociti di insinuarsi attraverso le cellule endoteliali che formano la parete delvaso sanguigno (per extravasare). Le integrine leucocitarie LFA-1 e CR3 sono necessarie per l’extravasazione e per la migra-zione verso chemoattraenti. Si ritiene che anche l’adesione tra le molecole di CD31, espresse sia sui leucociti che nelle giun-zioni delle cellule endoteliali possa contribuire all’extravasazione. Il leucocita ha inoltre bisogno di attraversare la membranabasale: penetra in essa con l’aiuto di enzimi metalloproteinasici che sono espressi sulla superficie cellulare. Infine, il leucocitamigra lungo un gradiente di chemochine (qui è mostrata CXCL8) secrete dalle cellule nel sito di infezione. Il micrografico elet-tronico mostra un leucocita che sta extravasando attraverso le cellule endoteliali. Le frecce blu indicano lo pseudopodio che illeucocita sta inserendo tra le cellule endoteliali. Fotografia (ingrandita 5500 volte) gentilmente concessa da I.Bird e J.Spragg.

Page 42: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

86

Fig. 2.45 Il rilascio di TNF-� daparte dei macrofagi induce un effet-to protettivo locale, ma TNF-� puòavere effetti dannosi quando è rila-sciato sistemicamente. Il pannello disinistra indica le cause e le conse-guenze del rilascio locale di TNF-�,ed il pannello di destra mostra lecause e le conseguenze del suo rila-scio sistemico. Entrambe i pannelli adestra e sinistra e quello centrale illu-strano gli effetti comuni di TNF-�, cheagisce sui vasi sanguigni e soprattuttosulle venule, per aumentare il flussosanguigno, per aumentare la permea-bilità vascolare del fluido delle protei-ne e delle cellule stesse, e peraumentare l’adesività endoteliale dileucociti e piastrine. Il rilascio localequindi permette un ingresso di fluido,cellule e proteine nel tessuto infettatoche partecipano alla difesa dell’ospite.Più tardi, coaguli locali si formano neicapillari, impedendo una diffusionedell’infezione per via sanguigna, ed ilfluido e le cellule accumulate vengonodrenate verso il linfonodo locale, doveha origine la risposta immunitariainnata e acquisita. Quando c’è un’infe-zione sistemica, o sepsi, con batteriche stimolano la produzione di TNF-�,questo TNF-� è rilasciato nel sanguedai macrofagi nel fegato e nella milzaed agisce in un modo molto simile intutti i capillari. Il risultato è lo shock, ladisseminazione intravascolare dicoaguli con la deplezione di fattori dicoagulazione ed il conseguente dan-neggiamento multiplo degli organi emolto spesso morte. Questi effettirichiedono la presenza del recettoreToll-like TLR4 sui macrofagi, che forni-scono il segnale iniziale in risposta aLPS.

Coagulazione sparsa intravascolareche porta a collasso d'organo

Fagocitosi di batteri. occlusione locale del vaso. Drenaggio del plasma e di cellule verso

linfonodo locale

Rimozione infezioneImmunità adattativa Morte

Edema sistemico causa diminuzione del volumesanguigno, ipoproteinemia neuropenia seguita

da neutrofilia. Diminuzione del volume sanguigno causa collasso del vaso

Aumento del rilascio di proteine plasmatiche nel sangue. Aumento migrazione fagocitie linfociti nel tessuto. Aumento adesionepiastrine alla parete del vaso sanguigno

Infezione sistemica con batteriGram negativi (sepsi)

Macrofagi attivati nel fegato e milza secernono TNF-α α nel sangue

Macrofagi attivati per secernereTNF-α α nel tessuto

Infezione locale con batteriGram negativi

Page 43: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

87

Fig. 2.46 Le citochine TNF-�, IL-1 eIL-6 hanno un ampio spettro di atti-vità biologiche che contribuisconoa coordinare la risposta dell’organi-smo all’infezione.IL-1, Il-6 e TNF-� inducono gli epato-

citi a sintetizzare proteine di faseacuta e il midollo osseo a rilasciareneutrofili. Le proteine di fase acutaagiscono come le opsonine, mentre ladisponibilità di patogeni opsonizzati èaumentata dal maggiore reclutamentodi neutrofili dal midollo osseo. IL-1, IL-6 e TNF-� sono anche piogeni endo-geni, che innalzano la temperaturacorporea, che si ritiene sia utile nell’e-liminazione dell’infezione. Uno deimaggiori effetti di queste citochine èl’azione sull’ipotalamo, che altera laregolazione della temperatura corpo-rea. Ad elevate temperature, la repli-cazione di batteri e virus viene dimi-nuita, mentre la risposta immunitariainnata funziona in modo più efficace.

Fegato

Attivazionecomplemento

opsonizzazione

Midollo osseo endotelio

Fagocitosi

Ipotalamo

Diminuzione replicazione virale e batterica,aumento processamento antigene.Aumento risposta immune specifica

Tessuto adiposomuscolare

Cellule dendritiche

Proteine di faseacuta (proteina Creattiva, lectina

che lega mannosio)

Mobilizzazioneneutrofili

Aumentotemperatura

corporea

Mobilizzazione proteine ed energia

per permettere aumento

temperatura corporea

TNF-α stimola la migrazione ailinfonodi e la maturazione

Inizio rispostaimmuneacquisita

IL-1/IL-6/TNF-α

Page 44: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

88

Fig. 2.47 La risposta di fase acutaproduce molecole che legano ipatogeni ma non le cellule dell’o-spite. La proteine di fase acuta sonoprodotte dalle cellule del fegato inrisposta alle citochine prodotte daimacrofagi in presenza di batteri. Essecomprendono la proteina serica ami-loide (SAP) (nei topi ma non nell’uo-mo), la proteina C-reattiva (CRP), ilfibrinogeno e la lectina che lega ilmannosio. SAP e CRP sono omologhistrutturali: sono entrambe pentraxine,formano dischi a cinque componenti,come mostrato per SAP (fotografiasulla destra). CRP lega fosfocolinasulla superficie di certi batteri e funghima non la riconosce nella forma in cuiessa si trova nella membrana cellularedell’ospite. Agiscono entrambe di persé da opsonine ed attivano la via clas-sica di attivazione del complemento,legandosi a Clq per aumentare l’opso-nizzazione. MBL è un membro dellafamiglia delle collectine, che compren-de le proteine surfactanti lunghe SP-Ae SP-D. Anch’esso ricorda Clq nellastruttura. Come CRP, MBL può funge-re da opsonina di per sé, come fannoSP-A e SP-D. Modello strutturale gen-tilmente concesso da J. Emsley.

La proteina C reattiva lega fosfocolina sullasuperficie del batterio, agendo da opsonina

e anche attivando il complemento

La lectina che lega il mannosio lega i residui di mannosio sulla superficie del batterio, agendo da opsonina e anche attivando il complemento

I batteri stimolano i macrofagi a produrre IL-6,che agiscono sugli epatociti inducendone la

sintesi di proteine della fase acuta

Proteina Creattiva

Proteina serica amiloide

Proteina serica amiloide

Lectina chelega il mannosio

fibrinogeno

IL-6SP-ASP-D

Fegato

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Fig. 2.48 Gli interferoni sono protei-ne antivirali prodotte dalle cellule inrisposta alle infezioni virali. Gliinterferoni (IFN)-� e -� hanno tre fun-zioni principali. Primo, inducono resi-stenza alla replicazione virale di cellu-le non ancora infettate tramite l’attiva-zione di geni che provocano la distru-zione del mRNA ed inibiscono la tra-duzione di alcune proteine virali e del-l’ospite. Secondo, possono indurre leespressioni di MHC di classe I nellamaggior parte dei tipi cellulari dell’or-ganismo, aumentando così la lororesistenza verso le cellule NK; essipossono inoltre aumentare la sintesidi molecole MHC di classe I in celluleche sono state appena infettate dalvirus, rendendole così più soggettealla distruzione da parte delle celluleT CD8 citotossiche (vedi Cap. 8).Terzo, essi attivano le cellule NK, chealla fine uccidono selettivamente lecellule infettate dal virus.

Cellula ospite infettata da virus

virus

Stimola le cellule NK ad uccidere le cellule infettate dal virus

Aumenta espressione di MHC1 e la presentazionedell'antigene in tutte le cellule

Induce resistenza alla replicazione viralein tutte le cellule

IFN- , IFN-α β

Page 46: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.49 Le cellule natural killer(NK) sono un componente precocedella risposta dell’ospite all’infezio-ne virale.Gli esperimenti sui topi hanno mostra-to che IFN-� e IFN-� e le citochineTNF-� e IL-12 compaiono per primi,seguiti da un’ondata di cellule NK, cheinsieme controllano la replicazionevirale ma non eliminano il virus.L’eliminazione del virus è raggiuntaquando vengono prodotte cellule TCD8 specifiche per il virus. Senza lecellule NK, il livello di alcuni virus èmolto più alto nei primi giorni dell’infe-zione, e può essere letale se nonviene trattato in modo massiccio concomposti antivirali.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10Tempo dopo infezione virale (giorni)

Uccisionedi cellule infettate

mediata da NK

Uccisionedi cellule infettate

mediata da celuleT

Virus titer

Produzionedi IFN- ,

IFN- , TNF-e IL-12

αβ α,

Page 47: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.50 Un possibile meccanismocon cui le cellule NK distinguono lecellule infettate da quelle non infette.Un meccanismo di riconoscimentoproposto è qui mostrato. Le cellule NKpossono usare differenti recettori chesegnalano loro di uccidere, tra cui irecettori attivatori lectina-simili, o“recettori killer”, che riconoscono i car-boidrati sulle cellule self. D’altra parte,un altro gruppo di recettori, chiamatiLy49 nel topo, e recettori immunoglo-bulinici killer (KIRs) nell’uomo, ricono-scono le molecole MHC di classe I edinibiscono la loro uccisione da partedelle cellule NK, contrastando l’azionedelle cellule killer. Questi segnali inibi-tori vengono persi quando le cellulebersaglio non esprimono MHC di clas-se I e forse anche in cellule infettatecon il virus, che possono inibire l’e-spressione di MHC I o alterare la suaconformazione. Un’altra possibilità èche normali cellule non infettaterispondano a IFN-� e IFN-� aumen-tando la loro espressione di MHC diclasse I diventando resistenti all’ucci-sione da parte delle cellule NK attiva-te. Al contrario, le cellule infettate pos-sono essere incapaci di questoaumento di espressione di MHC diclasse I, diventando un bersaglio perle cellule NK attivate. Ly49 e KIRappartengono a differenti famiglie diproteine- la lectina di tipo C per Ly49e la superfamiglia delle immunoglobu-line per i KIRs. I KIRs esistono in dueforme, p58(KIR2D) e p70 (KIR3D),che differiscono per la presenza di undominio immunoglobulinico (2D o 3D).

Le cellule NK non uccidono le cellule normali

Cellule NK attivanti rilasciano il contenuto dei granuli, inducendo apoptosi della cellula bersaglio

CD94:NKG2Cellule NK che attivano il legame

KIR 2D

KIR 3D

MHCclass I

NK cell

MHC di classe I è riconosciuto dai recettori immunoglobulina simile di cellule killer (KIRs) o dall'eterodimero lectina-simile CD94:NKG2 sulle

cellule NK, che inibisce il segnale dei recettori

MHC di classe I alterati o assenti non possonostimolare un segnale negativo: la cellula

NK è attivata da segnali da recettori attivati

Page 48: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.51. I geni che codificano per irecettori NK si dividono in duefamiglie.La prima famiglia, il complesso recet-toriale del leucocita, comprende unampio cluster di geni codificanti unafamiglia di proteine composte dadomini immunoglobulinici. Questacomprende recettori immunoglobulinici(KIRs) espressi sulle cellule NK, ilrecettore immunoglubulinico dei leu-cociti (LILR) e la famiglia di geni delrecettore immunoglobulino-simileassociato ai leucociti (LAIR). Le lecti-ne segnalanti (SIGLECs) ed i membridella famiglia CD66 sono localizzatenelle vicinanze. Nell’uomo, questocomplesso è localizzato sul cromoso-ma 19. Il secondo cluster genico èchiamato complesso delle cellulenatural killer (NKC), e codifica per unafamiglia di recettori che comprende leproteine NKG2 e le CD94, le quali siassociano insieme alle molecoleNKG2 per formare un recettore fun-zionale. Questo complesso è localiz-zato sul cromosoma umano 12. Lafigura è basata su dati gentilmenteconcessi da J.Trowsdale, CambridgeUniversity.

19

12

LRC

NKC

DAP

12D

AP10

MAF

A-L

A2M

NKR

-P1A

LLt1

CD

69KL

RF1

AIC

LC

lec-

2Lo

x-1

CD

94N

KG2D

NKG

2-F

NKG

2-E

NKG

2-C

NKG

2-A

LY49

L

PRB3

NKp

46G

PVI

FcαRCD66 SIGLEC FcGRT LILR LAIR LILR KIR

Page 49: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.52 Le tre classi principali dilinfociti dell’immunità innata e leloro proprietà.

Cellule epiteliali γ:δCellule B-1 Cellule NK T

Linfociti innati-simile

Fanno anticorpi naturali,proteggono da infezioni Streptococcus pneumoniae

Producono citochine rapidamente

Producono citochine rapidamente

Ligandi associati a MHC di classe IB

I ligandi sono lipidi legati a CD1d

Non possono essere amplificatiNon possono essere amplificati

Ligandi non associati a MHC

Non possono essere amplificati

Page 50: Immunità innata - uniroma2.it · Risposta immune adattativa (tardiva: >96 ore) Risposta indotta precoce (precoce: 4-96 ore) ... cellule effettrici Fig. 2.1 La risposta ad un’infezione

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Fig. 2.53 Le cellule B-1 possonoessere importanti nella rispostaagli antigeni carboidratici come illipopolisaccaride batterico. Larisposta di queste cellule T avvienerapidamente, con la comparsa deglianticorpi entro 48 ore dall’infezione,presumibilmente perché vi è un’eleva-ta frequenza di precursori dei linfocitiche rispondono, quindi è richiestaun’espansione clonale minima. Inassenza dell’aiuto di una cellula anti-gene-specifica T, sono prodotte solo leIgM e, nei topi, queste risposte avven-gono principalmente attraverso l’azio-ne del complemento, che risulta moltoefficiente quando l’anticorpo appartie-ne all’isotipo delle IgM.

Attivazione del complementoed eliminazione dei batteri

Cellula B-1 lega la capsula polisaccaridicadel batterio o le componenti della parete e

riceve un segnale (IL-5) da cellule accessorie

IL-5

lgM

B-1 cell

Cellule B-1 secernono anticorpi IgManti-polisaccaridi

IgM si legano alla capsula polisaccaridica


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