Caso clinico
ITALIAN ORAL SURGERY 2012;11(5)(S1):S288-S295 | S288
Riassunto Obiettivi : Presentazione e valutazione di una me-todica non convenzionale di rigenerazione ossea di una cresta atrofi ca a fi ni implantari caratteriz-zata dalla massima semplicità di esecuzione con le minori complicanze possibili. In questa tecni-ca si utilizza il periostio integro al posto di una membrana in associazione a un biomateriale. Materiali e metodi : È stato trattato un pazien-te con un difetto osseo crestale con una tecnica rigenerativa per un successivo inserimento di impianti. La tecnica ha previsto l’esecuzione di un lembo a tutto spessore con una sola incisione crestale, senza incisioni di rilascio, mantenendo integro il periostio. Dopo aver effettuato perfo-razioni corticali, è stato posizionato osso etero-logo bovino in granuli senza alcuna membrana. I lembi sono stati passivamente suturati sopra l’innesto di materiale eterologo e a distanza di otto mesi sono stati posizionati gli impianti. Dopo 21 mesi dall’innesto osseo è stato effettua-to un prelievo osseo bioptico per valutare le ca-ratteristiche microscopiche dei tessuti rigenerati. Risultati : L’analisi microscopica dei tessuti prelevati ha evidenziato neoformazione di tessuto osseo che appare prevalentemente compatto, ben organizza-to, con struttura lamellare. I residui del biomateria-le usato sono apparsi perfettamente integrati con l’osso neoformato senza reazioni infi ammatorie.
Parole chiave :
Rigenerazione ossea
guidata (GBR)
Aumento osseo
orizzontale
Innesto eterologo
Impianti osteointegrati
Atrofi a ossea
Key words :
Guided bone
regeneration (GBR)
Horizontal bone
augmentation
Heterologous bone graft
Osseointegrated
implants
Bone atrophy
Ricevuto il:
8 luglio 2011
Accettato il:
1 marzo 2012
Disponibile online:
19 aprile 2012
Impiego di osso bovino deproteinizzato granulare negli incrementi orizzontali: presentazione di una tecnica non convenzionale Granular deproteinized bovine bone for horizontal ridge augmentation: a non-conventional clinical technique
M. Redemagni a , * , G. Garlini a , G. Orsini b , F. Rossini c
a Liberi professionisti in Milano e Lomazzo (Como)
b Ricercatrice, Università di Ancona
c Libera professionista, Monguzzo (Como)
* Autore di riferimento:
(M. Redemagni)
1827-2452/$ - see front matter © 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
http://dx.doi.org/doi/10.1016/j.ios.2012.03.002
Abstract Objectives : To assess the effi cacy of a non-conventional technique of bone augmentation of an atrophic ridge for subsequent implant position-ing. The method, easy to perform and with few complications, uses the periosteum in place of a membrane in combination with a biomaterial. Materials and methods : A patient with a ridge bone defect was treated with a regenerative technique that consists in a muco-periosteal fl ap with only a crestal incision – without release incisions – in order to preserve the integrity of the periosteum. After performing some drill holes in the cortical bone, granules of heterolo-gous bovine bone were packed over the defect without any membrane. The fl ap was reposi-tioned over the graft with passive sutures and after eight months the implants were posi tioned. After 21 months from the graft, a biopsy was performed in order to assess the microscop ic features of the regenerated bone. Results : The histological fi ndings showed dense, mature, new regenerated bone with lamellar structure. Residual granules of the biomaterial appeared to be integrated in the new bone with-out any infl ammatory reaction. Conclusions : With the limits of the single investi-gation, this simplifi ed technique seems to be an al-ternative method to consider in non-collaborating
Chirurgia implantare
ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012 | S289
Introduzione
L’utilizzo di impianti osteointegrati è diventato un’im-
portante opzione terapeutica per la sostituzione di
elementi dentari mancanti in pazienti con edentulie
parziali o totali. Per il successo del trattamento, oltre
alla qualità ossea dell’area edentula, è di fondamen-
tale importanza anche la quantità di tessuto osseo
residuo disponibile. Spesso, infatti, l’insuffi ciente
quantità dell’osso alveolare residuo, come risulta-
to della perdita degli elementi dentari per malattia
parodontale, per lesioni cariose-endodontiche, per
trauma o solamente per il tempo trascorso dall’e-
strazione, impedisce al clinico l’inserimento degli
impianti in modo protesicamente guidato nella po-
sizione ideale.
Sono state proposte, da diversi autori, svariate tec-
niche per ricostruire o espandere le creste alveolari
atrofi che con posizionamento sia simultaneo sia dif-
ferito degli impianti. Il criterio decisionale dovrebbe,
comunque, sempre valutare il volume osseo re-
siduo necessario per assicurare un corretto inse-
rimento dell’impianto e la sua stabilità primaria in
associazione alla morfologia stessa del difetto os-
seo [1] . Esistono varie tecniche per la ricostruzione
dei processi alveolari atrofi ci, compreso l’impie-
go della distrazione osteogenica, della split crest,
degli innesti ossei autologhi e della rigenerazione
ossea guidata ( guided bone regeneration , GBR),
tutte associate o meno a vari fattori di crescita,
che probabilmente ne rappresenteranno la futura
evoluzione [2] .
Benché l’osso autologo sia considerato universal-
mente il gold standard per la ricostruzione ossea [3] ,
a causa dei disagi che la seconda sede di prelievo
comporta, e di conseguenza dell’aumentata morbi-
lità per il paziente, sono stati proposti in alternativa
numerosi materiali da innesto osseo, che godono
oltre tutto anche del vantaggio di poterne disporre di
una quantità pressoché illimitata. Tra questi, come
CLINICAL IMPLICATIONS
La standardizzazione delle procedure rigenerative ha permesso di inserire impianti anche nelle
creste ossee atrofi che. Questa metodica consente di semplifi care, in casi selezionati, la sequenza
clinica operativa.
The standardization of bone regenerative procedures allows to put implants even in atrophic bony
ridges. This method makes the clinical operational sequence easier in selected cases.
Conclusioni : Pur considerando i limiti dei risul-tati dovuti alla singola sperimentazione, la tec-nica semplifi cata eseguita sembra poter essere un’alternativa terapeutica da prendere in consi-derazione in casi clinici caratterizzati da scarsa compliance del paziente o da diffi coltà operato-rie. Attualmente, l’associazione di biomateriale con membrane rimane la tecnica elettiva nei casi di rigenerazione ossea a fi ni implantari. © 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
patients or in front of operative clinical problems. Until now, the association of biomaterials and membranes is the gold standard in bone regenera-tion techniques for implant therapy. © 2012 Elsevier Srl. All rights reserved.
M. Redemagni et al.
S290 | ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012
sostitutivo osseo l’osso bovino deproteinizzato
( deproteinized bovine bone mineral , DBBM) è certa-
mente uno dei materiali più utilizzati in chirurgia sia
orale [4–11] sia parodontale [12–14] . Numerosi studi
sperimentali su animale [15–18] hanno dimostrato
che il DBBM può facilmente essere incorporato nel
tessuto osseo ed entrare in intimo contatto con il
tessuto osseo lamellare neoformato. Berglundh e
Lindhe [15] hanno dimostrato in uno studio spe-
rimentale sempre su animale che le particelle di
DBBM posizionate in un difetto osseo “conteniti-
vo” possono essere inglobate all’interno dell’osso
lamellare neoformato; gli autori concludono che
il biomateriale agisce come un “substrato”per la
neoformazione ossea. Simili conclusioni sulle pro-
prietà osteoconduttive del DBBM [16,17] sono sta-
te riportate anche da Carmagnola et al. [18] e da
Hämmerle e Karring [19] in studi sia su esseri umani
sia su animale.
La GBR, di sicuro la più utilizzata fra tutte le meto-
diche di ricostruzione ossea, può essere usata per
l’incremento del tessuto residuo sia in contempo-
ranea sia anticipatamente all’inserimento di impianti
osteointegrati [20] . Tale metodica, mediante l’impie-
go di membrane abbinate o meno a innesti autolo-
ghi o eterologhi, offre la possibilità di incrementare
lo spessore osseo in direzione sia verticale sia oriz-
zontale [20–22] . Si tratta, comunque, di una tecnica
piuttosto complessa, molto operatore-dipendente,
in cui un’esposizione precoce della membrana può
determinare una contaminazione dell’innesto sotto-
stante e quindi portare addirittura al fallimento totale
o parziale dell’intervento [23] .
Per sopperire a questi problemi, la ricerca è orienta-
ta a sviluppare tecniche chirurgiche meno invasive,
meno diffi cili e soprattutto più veloci e predicibili.
Pertanto, una tecnica in grado di eliminare il ricorso
a una membrana e/o il prelievo di osso autogeno
potrà solo essere favorevole nel ridurre l’incidenza di
eventuali complicanze e nell’aumentare la percen-
tuale di accettazione da parte dei pazienti [2] .
Scopo principale di questo lavoro è esporre una
tecnica semplifi cata di aumento orizzontale di cresta
atrofi ca che permetta di eliminare l’utilizzo di mem-
brane, evitando le complicanze a esse connesse e
che preveda l’inserimento di DBBM come materiale
da innesto, evitando così un secondo sito chirurgico
per il prelievo intraorale di osso autologo. Il lavoro
fornisce anche l’evidenza istologica della formazio-
ne di osso vitale.
Materiali e metodi
Descrizione del caso
Un paziente di sesso maschile di 44 anni di età si è
presentato alla nostra osservazione per sottoporsi a
un intervento di riabilitazione implanto-protesica del
sesto sestante. Globalmente, il paziente presentava
un pessimo stato di mantenimento e di igiene del
cavo orale, che ha condizionato tutte le scelte tera-
peutiche. A un esame clinico e radiografi co con TC si
apprezzava un’importante atrofi a ossea orizzontale,
per cui non sarebbe stato possibile inserire impianti
se prima non fosse stata corretta l’atrofi a esistente.
D’accordo con il paziente è stato compilato un mo-
dulo di consenso informato riguardante il tipo di
terapia e di controllo che sarebbe stato eseguito.
Tecnica operatoria
Un’ora prima dell’intervento, al paziente sono
stati somministrati antibiotici per via sistemica
(amoxicillina 875 mg + acido clavulanico 125 mg, due
volte al giorno per sei giorni), mezz’ora prima una
premedicazione con benzodiazepine (diazepam gtt
5 mg/ml; 1 gtt/2 kg di peso corporeo), quindi è stata
fatta un’anestesia locale con lidocaina al 2% con
adrenalina 1:50.000 (Xyloplyina ® , Dentsply, USA);
per ultimo, si è fatto sciacquare con clorexidina
digluconato allo 0,2% per 1 minuto.
La tecnica prevede una sola incisione crestale, senza
incisioni di svincolo verticali, che prosegue intrasul-
cularmente agli elementi dentari adiacenti all’area
edentula. Viene di seguito scollato un lembo a spes-
sore totale per ottenere un ampio accesso al difetto,
così da esporre la cresta ossea residua, che viene
accuratamente curettata per rimuovere eventuali re-
sidui di tessuto connettivo e periostei ( fi g. 1 ) . Prima di
posizionare il materiale eterologo (Bio-Oss, Geistlich
AG, Wolhusen, Switzerland), vengono eseguite per-
forazioni nella corticale ossea con una fresa a rosetta
di piccolo diametro, allo scopo di esporre la sotto-
stante midollare e ottimizzare così l’apporto vascolare
del sito ricevente, indispensabile per i processi di
Chirurgia implantare
ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012 | S291
rigenerazione ( fi g. 2 ) . Dopo aver inserito il materiale
da innesto, precedentemente idratato con fi siologica
( fi g. 3 ) per aumentare la mobilità del lembo e ottenere
una chiusura della ferita per prima intenzione e senza
nessuna tensione, si possono praticare incisioni di
rilasciamento periostali, solo in profondità vestibo-
larmente e lingualmente oltre la linea miloioidea. Non
vengono praticate incisioni orizzontali di rilasciamento
periosteo a livello dell’innesto per mantenere integro
il tessuto, così da evitarne un’eventuale infi ltrazione
da parte del particolato osseo.
Ottenuto l’adattamento passivo dei lembi, si termina
con suture singole staccate intervallate con suture a
materassaio in polipropilene 5-0 (Surgipro, Covidien,
USA) e in Goretex 4-0 (W.L. Gore USA) ( fi g. 4 ) . La fase
chirurgica termina con l’infi ltrazione di corticosteroide
nella zona dell’intervento (Soldesam forte ® 8 mg/2 ml)
come antifl ogistico e antiedemigeno insieme alla som-
ministrazione di nimesulide (Aulin ® 100 mg) e impacchi
di ghiaccio. A distanza di otto mesi si procede con la
riapertura del sito e con l’inserimento degli impianti (Xive,
Dentsply Friadent, Mannheim, Germany) ( fi gg. 5 e 6 ) .
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 4
Sutura della ferita
con accostamento
dei lembi senza tensione.
Fig. 5
Aumento osseo
orizzontale ottenuto
al rientro, suffi ciente
a permettere il corretto
inserimento degli
impianti.
Fig. 6
Impianti da 3,8 mm
di diametro appena
inseriti nella cresta
rigenerata, interamente
contenuti all’interno
della compagine ossea.
Fig. 1
Immagine clinica iniziale
in cui si evidenzia l’atrofi a
ossea orizzontale della
cresta residua.
Fig. 2
Perforazioni della
corticale ossea
vestibolare per facilitare
l’irrorazione sanguigna
e la vascolarizzazione
dell’innesto.
Fig. 3
Biomateriale posizionato
in situ per correggere
l’atrofi a del processo
alveolare.
Fig. 3
M. Redemagni et al.
S292 | ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012
A 21 mesi dalla prima chirurgia di incremento os-
seo, d’accordo con il paziente, è stato eseguito un
intervento esplorativo per controllare la quantità e
la qualità dell’osso rigenerato a distanza di tempo
e con gli impianti sottoposti a carico. Contestual-
mente, sono state prelevate due carote ossee da
sottoporre a esame istologico.
Prelievi ossei
I prelievi ossei sono stati fi ssati in formalina tamponata al
10% e processati per essere inclusi in resina LR White
(London Resini, Berkshire, UK). Dai blocchetti così
ottenuti sono state realizzate sezioni istologiche di
20-30 mm circa di spessore utilizzando un sistema
di taglio e di abrasione (Remet, Casalecchio di Reno,
BO). I preparati istologici sono stati colorati con blu di
toluidina e fucsina acida e osservati con un microsco-
pio ottico (Laborlux Microscope, Leitz, Wetzlar, Ger-
many) dotato di un sistema di acquisizione di immagini.
Gli autori dichiarano che lo studio presentato è stato
realizzato in accordo con gli standard etici stabiliti
nella Dichiarazione di Helsinki e che il consenso in-
formato è stato ottenuto da tutti i partecipanti prima
del loro arruolamento allo studio.
Risultati
All’osservazione clinica la guarigione è procedu-
ta tranquillamente senza alcun inconveniente né
complicanza negli otto mesi trascorsi prima della
riapertura. Il rientro chirurgico ha dimostrato la buona
rigenerazione ossea con la creazione di una cresta
competente per il successivo inserimento degli im-
pianti in maniera protesicamente guidata. Durante
il fresaggio osseo per la preparazione del sito im-
plantare, la qualità ossea percepita era a cavallo
tra D2 e D3 e la cresta neorigenerata ha dato un’ottima
sensazione di stabilità. Gli impianti, vista la buona
qualità ossea e la loro stabilità primaria, sono stati
inseriti direttamente con le viti di guarigione come
se fossero dei transmucosi e quattro mesi dopo si
è proceduto con le consuete procedure protesiche.
A una visione diretta, nella porzione più mesiale si è
evidenziata una riduzione orizzontale dell’originale vo-
lume osseo rigenerato, mentre distalmente al primo
impianto il volume si è mantenuto inalterato, mante-
nendo una dimensione ideale in tutte le direzioni.
Osservazioni istologiche
I prelievi istologici a 21 mesi hanno mostrato neofor-
mazione di tessuto osseo che appare prevalentemen-
te compatto, ben organizzato, con struttura lamellare.
Sono presenti numerose lacune osteocitarie e alcuni
osteoni. Alla periferia di questi ultimi si osservano zone
di neoformazione ossea, caratterizzate da presenza
di tessuto osseo più immaturo e meno organizzato,
che si colorano più intensamente con la fucsina acida.
Sono inoltre presenti alcuni spazi midollari che mostra-
no intensa angiogenesi e sono circondati da tessuto
osteoide. I residui di DBBM appaiono perfettamente
integrati con l’osso neoformato e non si notano reazio-
ni infi ammatorie né da corpo estraneo ( fi gg. 7–9 ) .
Fig. 7
Fig. 7
Visione al microscopio
ottico dei campioni
prelevati: presenza
di osso neoformato
(NB) ad aspetto lamellare
con larghi spazi
di midollare (MS). Ci sono
residui di osso bovino
innestato (G) in intimo
contatto con tessuto
osseo altamente colorato
con fucsina (*). Sono
presenti linee cementanti
tra il preesistente osso
compatto (PB) e l’osso
neoformato (frecce).
Colorante: fucsina
acida e blu di toluidina.
Ingrandimento
originale 10x.
Fig. 8
Visione al microscopio
ottico di una zona di osso
estremamente compatto,
composto da osso
preesistente (PB)
e da aree di osso
neoformato (NB),
fortemente colorate
con fucsina acida.
Le aree ossee
di diversa apposizione
sono caratterizzate
dalla presenza di linee
cementanti (frecce).
L’osso neoformato
(NB) mostra aree lamellari
concentriche organizzate
intorno a strutture
vascolari con segni di
angiogenesi (*). Coloranti:
fucsina acida e blu
di toluidina. Ingrandimento
originale 10x.
Fig. 8
Chirurgia implantare
ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012 | S293
Discussione
Tra le varie metodiche che consentono aumenti di
volume osseo a scopo implantare, la tecnica di in-
cremento crestale con innesto di osso autogeno è di
sicuro il gold standard, ma di diffi cile esecuzione, con
in più la necessità di una seconda sede chirurgica
da cui prelevare il materiale da innestare, che può
richiedere anche un sito donatore extraorale. Questa
tecnica, inoltre, necessita spesso della copertura
dell’innesto con un biomateriale per ridurne il rias-
sorbimento e migliorare quindi il risultato fi nale [24] .
La distrazione osteogenetica può essere una tec-
nica alternativa in grado di eliminare la diffi coltà del
reperimento di osso autogeno, ma è comunque una
metodica sofi sticata, molto operatore-dipendente,
ed è spesso inaccettabile per i pazienti che non
tollerano la presenza all’interno del cavo orale dello
stesso distrattore [25] .
La GBR è una tecnica che, tramite l’impiego di
membrane barriera, da sole o in combinazione
con innesto osseo autogeno o sostituto osseo,
permette la crescita di tessuto osseo intorno agli
impianti o la preparazione del sito implantare prima
dell’inserzione delle fi xture. La barriera ha lo scopo
di impedire l’infi ltrazione dei tessuti molli nel difetto
e di creare uno spazio in cui si possa organizzare
il coagulo ematico con formazione di nuovo osso.
L’utilizzo di membrane non riassorbibili offre garan-
zie di predicibilità nell’ottenimento di incremento di
cresta; tuttavia, si tratta di una tecnica complessa,
molto operatore-dipendente, che richiede una se-
conda fase chirurgica per la rimozione della mem-
brana e che presenta frequenti esposizioni prema-
ture della stessa alla cavità orale, favorendo una
contaminazione batterica che esita in un risultato
rigenerativo meno favorevole [20] . Le membrane
riassorbibili sono state proposte per risolvere i pro-
blemi appena citati; il loro tempo di permanenza,
prima del riassorbimento, è suffi ciente a permettere
la formazione di nuovo osso, mentre la loro pre-
matura esposizione all’ambiente orale non porta a
una rapida infezione così da non compromettere in
maniera grave il raggiungimento del risultato atteso.
Una tecnica alternativa per l’incremento di creste
alveolari atrofi che è la split crest technique, una
metodica in grado di eliminare la necessità di un
secondo sito chirurgico. In ogni caso, anche que-
sta è una tecnica complessa, che può esitare nella
separazione accidentale delle pareti ossee con con-
seguente osteonecrosi [26] .
Per superare tutti i suddetti problemi, si è cercato
di sviluppare tecniche chirurgiche meno invasive
e soprattutto più facili anche per i meno esperti
e possibilmente anche più rapide. Una metodica che
permetta di non utilizzare una membrana, associata
o meno a osso autogeno, di sicuro potrà ridurre l’inci-
denza di complicanze e probabilmente porterà anche
a una maggior accettazione dei piani di cura.
La tecnica usata per questo lavoro ha permesso di
ottenere un buon risultato; la scelta di gestire i casi
con una tecnica rigenerativa che non contemplasse
l’utilizzo di membrane è stata dettata dalla necessità
di semplifi care e abbreviare il più possibile le pro-
cedure chirurgiche, dovendo effettuare la terapia
in una cavità orale dalle dimensioni ridotte, in un
paziente con una scarsa compliance e motivazione.
Si è voluto evitare il più possibile l’insorgenza della
complicanza più frequente nella rigenerazione ossea
associata all’uso di barriere, cioè l’esposizione pre-
coce e la contaminazione della membrana che, stan-
do alla maggior parte dei dati riportati in letteratura,
comporterebbero una diminuzione della quantità di
tessuto osseo rigenerato [27] . In realtà, nell’affrontare
la fase chirurgica si è comunque pensato di utiliz-
zare i principi base della GBR sostituendo la tradi-
zionale membrana con il periostio, che mantenuto
integro può stabilizzare l’innesto e fungere da bar-
riera escludendo la penetrazione nel difetto da parte
delle cellule epiteliali e connettivali, lasciando spazio
alla proliferazione delle cellule staminali totipotenti
Fig. 9
Visione al microscopio
ottico ad alto
ingrandimento
che mostra osteoni
(Ost) neoformati,
composti da lamelle
concentriche con
numerose lacune
osteocitarie (frecce
bianche). Gli osteoni
sono delimitati dall’osso
preesistente (PB) per
mezzo di linee cementanti
(frecce nere). Coloranti:
fucsina acida e blu
di toluidina. Ingrandimento
originale 20x.
Fig. 9
M. Redemagni et al.
S294 | ITALIAN ORAL SURGERY 5/S1/2012
provenienti dallo stesso periostio e la loro successiva
trasformazione in cellule osteogeniche [2] .
La scelta di usare un sostituto osseo minerale di
origine bovina come riempitivo è sostenuta dall’am-
pia documentazione che attesta la possibilità di
ricorrere a tale materiale da solo come matrice per
la formazione di nuovo osso grazie alle sua capa-
cità di osteoconduzione. Tale materiale, per la sua
stabilità nel tempo, per il suo scarso riassorbimento
e per la sua capacità di entrare nei processi di rimo-
dellamento osseo, ci permette di ottenere adeguate
quantità di incremento del volume osseo e ridurre
così la morbilità del paziente in quanto non si rende
più indispensabile un secondo sito chirurgico (do-
natore) per il prelievo.
Conclusioni
Il risultato ottenuto è stato molto soddisfacente e
soprattutto è stato ottenuto con una tecnica sem-
plice, predicibile e con breve tempo di esecuzione. Il
presente lavoro fornisce un’evidenza supportata sia
da osservazioni cliniche, anche se sarà necessario
incrementare la casistica, sia da esami istologici
che confermano la capacità del particolato di osso
bovino deproteinizzato, utilizzato senza barriera, di
incrementare lo spessore di creste ossee altrimenti
insuffi cienti per il corretto inserimento protesicamen-
te guidato di impianti.
Non va dimenticato che questo tipo di metodica,
che può essere defi nita semplifi cata, è stato scelto
per motivi contingenti di compliance del paziente e
non come tecnica elettiva: stando ai risultati della
ricerca a oggi disponibili, infatti, quando si utilizza un
biomateriale qualsiasi conviene sempre fare affi da-
mento all’associazione con membrane. Sarà quindi
necessario produrre una casistica più numerosa per
poter affermare che l’osso bovino deproteinizzato
può funzionare come materiale da innesto anche
senza la protezione di membrane e facendo affi da-
mento sull’“effetto tenda” del solo periostio.
Confl itto di interessi
Gli autori dichiarano di non avere nessun confl itto
di interessi.
Finanziamento allo studio
Gli autori dichiarano di non avere ricevuto fi nanzia-
menti istituzionali per il presente studio.
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