2
Sommario Introduzione .............................................................................. 3
Perché ci si perde in un bicchier d’acqua? ........................................ 3
Hera in 2 parOle ....................................................................... 7
Dal ciclo idrico al servizio idrico, passando per la gestione integrata ........... 8
La carta d’identità del servizio acquedottistico di Hera ........................ 8
La captazione: da dove arriva l’acqua che beviamo ........................... 10
La potabilizzazione: quando l’acqua diventa buona da bere ................. 11
La distribuzione: l’acqua al posto giusto nel momento giusto ............... 16
Chi è Romagna Acque-Società delle Fonti ....................................... 17
I controlli per essere … in buone acque ............................................ 19
L’attività di controllo di Hera ..................................................... 19
Il Sistema Laboratori di Hera ...................................................... 23
L’attività di controllo delle Aziende Usl ......................................... 26
L’acqua di rubinetto è buona e garantita: i dati sulla qualità .................. 30
I risultati analitici dei controlli di Hera .......................................... 30
I risultati analitici dei controlli delle Aziende Usl .............................. 34
La conformità dell’acqua rispetto alla legge ................................... 35
Preferire l’acqua di rubinetto genera vantaggi economici e ambientali ...... 41
Confronto tra la qualità dell’acqua distribuita dal Gruppo Hera e le acque
minerali ............................................................................... 42
L’impegno di Hera oltre la qualità: i programmi di miglioramento e ricerca . 43
Qualità anche nella depurazione .................................................... 49
Appendice: i parametri oggetto di rendicontazione in questo report.......... 50
Glossario ................................................................................ 58
3
Introduzione
Necessità di investimenti, siccità, diritti umani, gestione efficiente del servizio e bottiglie di plastica: parlare di acqua è complesso. Con questo report il Gruppo Hera si propone di affrontare l’argomento lasciando parlare numeri verificabili e fatti tangibili.
Perché ci si perde in un bicchier d’acqua?
Per quanto trasparente, semplice e familiare possa apparire
l’elemento fisico, assolutamente complesso e, talvolta, insidioso è
l’argomento. Perché parlare di acqua significa sempre di più
analizzarne implicazioni politiche, sociali, economiche e
ambientali, correndo il rischio di perdersi e scadere nei luoghi
comuni.
L’acqua, oltre ad essere indispensabile per la vita umana e a
svolgere un ruolo fondamentale per la regolazione del clima,
rappresenta una risorsa indispensabile per molte attività
economiche. La disponibilità di acqua potabile rappresenta invece
un passaggio indispensabile per lo sviluppo e la crescita di una
comunità.
La nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile al 2030, che 193
Paesi hanno ratificato al summit Onu del settembre 2015, prevede
17 obiettivi tra cui quello di garantire a tutti la disponibilità e la
gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
Tale obiettivo comprende il traguardo di ottenere entro il 2030
l’accesso universale ed equo all'acqua potabile sicura ed economica
per tutti.
In questa direzione va la risoluzione adottata nel luglio 2010
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che riconosce
l’accesso a fonti di acqua potabile sicure e agli impianti igienici di
base come un diritto universale dell’uomo. La risoluzione,
approvata con 122 voti favorevoli e 41 astensioni, raccomanda agli
Stati di attuare iniziative per assicurare a tutti i cittadini l’accesso
ad acqua potabile di qualità.
Di acqua sulla terra ce ne sarebbe in grandissima abbondanza, in
media forse diecimila litri per persona per giorno, ma il 97% di
questa acqua è salata, solo il 3% delle risorse idriche globali sono di
acqua dolce e quindi possono essere utilizzabili per gli usi umani.
L’agenda per lo
sviluppo
sostenibile
prevede tra gli
obiettivi quello di
garantire entro il
2030 l’accesso
universale ed
equo all’acqua
potabile
4
Il 71% della popolazione mondiale (5,2 miliardi di persone) ha
accesso a fonti di acqua potabile di qualità mentre ancora in ampie
zone dell’Africa e in alcune nazioni asiatiche questo obiettivo non è
raggiunto (fonte: World Health Organization, Progress on drinking
water, sanitation and hygiene, 2017).
Mentre nei paesi in via di sviluppo l’attenzione è concentrata sullo
sviluppo di sistemi idrici sicuri, nei paesi più sviluppati la
disponibilità dei servizi idrici è migliore. Il rapporto Eurostat
sull’ambiente mostra che la disponibilità di acqua nei paesi europei
è a un buon livello. La maggioranza della popolazione europea è
collegata a reti di acquedotto con proporzioni vicine al 100% in
molti paesi e l’utilizzo della risorsa idrica appare sostenibile nel
lungo periodo in gran parte degli stessi. Rimane invece di forte
attualità la necessità di rendere operativi impianti di depurazione
in grado di restituire all’ambiente le acque reflue. La percentuale
di cittadini collegata a impianti di depurazione delle acque è
inferiore all’80% del totale in 12 dei 28 paesi europei (Fonte:
Eurostat Energy, transport and environment indicators 2016). Nel
2014 il servizio di fognatura copre in Italia il 94% delle esigenze del
territorio mentre il servizio di depurazione copre l’88% del carico
inquinante (Fonte: Blue Book 2017).
Al consumo di acqua sono collegate anche implicazioni ambientali
che stanno sempre di più mostrando i loro effetti.
Secondo la Fondazione Ellen MacArthur, senza adeguati interventi,
al 2025 nei nostri oceani ci sarà 1 tonnellata di plastica per ogni 3
tonnellate di pesci e al 2050 ci sarà addirittura più plastica (in
peso) che pesci (Fonte: Ellen MacArthur Foundation, The new
plastic economy).
Molta di questa plastica proviene dalle 480 miliardi di bottiglie di
plastica vendute nel mondo, oltre 900.000 al minuto, di cui meno
del 50% raccolte per il riciclo. Una cifra in crescita del 60% rispetto
a 10 anni fa e che ci si aspetta in ulteriore crescita del 20% nei
prossimi 5 anni (Fonte: Euromonitor International’s global
packaging trends report).
Le aziende imbottigliatrici di circa 7 miliardi di bottiglie all’anno in
Italia pagano solo 2 euro ogni 1.000 litri, praticamente due
millesimi di euro per litro imbottigliato, come canoni di
concessione contando così di un elevato plusvalore di vendita e di
margini di profitto elevatissimi a fronte di impatti ambientali
rilevanti e non più sostenibili.
Rimane forte in
Europa il
fabbisogno di
impianti di
depurazione delle
acque reflue
Senza interventi,
al 2050 negli
oceani ci sarà più
plastica che pesci
5
A fronte dell’aumento della produzione di plastica, i sistemi di riuso
e riciclo non hanno visto gli stessi tassi di crescita. In questo
contesto, una transizione verso un’economia circolare nel settore
della plastica si dimostra una rilevante opportunità di risparmio
che può permettere di disaccoppiare la produzione della plastica
dal consumo di combustibili fossili. In questa direzione va
l’iniziativa del Borough Market, un mercato con 114 negozi nel
cuore di Londra, che si è dato l’obiettivo di zero rifiuti in
discarica attraverso l’utilizzo esclusivo di imballaggi biodegradabili
e compostabili e introducendo fontanelle per la distribuzione di
acqua al posto della vendita di acqua in bottiglia.
Un ulteriore tema che desta sempre molto interesse e sul quale
sono presenti diversi punti di vista riguarda le tariffe. Il costo
dell’acqua dipende dalle caratteristiche territoriali, come ad
esempio la facilità di accesso ed estrazione dell’acqua, la qualità
dell’acqua estratta e quindi la complessità delle attività di
potabilizzazione e lo stato di impianti e reti, di pubblica proprietà.
Una ricerca svolta dall’International Water Association rileva però
una differenza molto marcata tra le tariffe applicate in 337 città
di 130 paesi analizzati. Il confronto evidenzia come in Italia le
tariffe siano tra le più basse d’Europa.
Secondo la relazione annuale 2017 dell’Aeegsi, la spesa media per il
servizio idrico in Italia è stata nel 2016 pari a 1,9 euro al metro
cubo (per un consumo di 150 metri cubi all’anno).Tale spesa si
compone di una quota fissa (10%), di una quota per il servizio
acquedotto (39%), di una quota per il servizio depurazione (29%) e
di una quota per il servizio fognatura (13%); il restante 9% è
rappresentato dall’IVA.
Dalla sua nascita il Gruppo Hera ha investito in media ogni anno 97
milioni di euro nel ciclo idrico (con un flusso costante anche negli
anni difficili della crisi). Nel 2016 gli investimenti sono stati pari a
131,8 milioni di euro (+4% rispetto al 2015). In particolare, il 47% è
stato investito nell’acquedotto, il 25% nella fognatura e il 28% nella
depurazione.
Includendo i lavori realizzati o finanziati da Romagna Acque, nel
territorio servito da Hera sono stati effettuati nel 2016, 143,7
milioni di euro di investimenti, 39 euro pro capite; includendo
anche i lavori finanziati dalle società degli asset, sono stati
effettuati 145,1 milioni di euro di investimenti, 40 euro pro capite
Il costo medio
dell’ acqua è
molto
diversificato e in
Italia tra i più
bassi d’Europa
Al Borough Market
di Londra
fontanelle
pubbliche
sostituiranno la
vendita di acqua
in bottiglia
Hera ha investito
ogni anno 97
milioni di euro,
con un flusso
costante anche
negli anni difficili
della crisi
6
rispetto a una media nazionale ferma nel 2015 a 28 euro per
abitante (Fonte: Blue book 2017) per abitante contro una media
europea di 80 euro e valori pari a 130 euro per la Danimarca, 100
per il Regno Unito e 90 per la Francia (Fonte: Federutility, Rapporto
generale sulle acque 2020, 2014) dove il costo dell’acqua di
rubinetto è però molto più alto rispetto all’Italia (Fonte: IWA;
International statistics for water services, 2015).
Ma le nuove condizioni di stabilità e programmabilità fanno vedere
una ripresa degli investimenti, almeno per quei gruppi che hanno
dimensioni, conoscenze e capacità necessarie per realizzarli.
Infatti, il metodo tariffario definito dall’Aeegsi e relativo al
secondo periodo regolatorio (anni 2016-2019) evidenzia una crescita
degli investimenti programmati che passeranno a livello nazionale
dai 2,2 miliardi di euro del 2016 a 2,6 miliardi nel 2019 (+22%).
Nel Gruppo Hera gli investimenti sono previsti in aumento del 21%
al 2020 rispetto al 2015.
2.162
2.500 2.655 2.633
2016 2017 2018 2019
Investimenti programmati (mln €)
La nuova
regolazione sta
portando a una
ripresa degli
investimenti
7
Hera in 2 parOle
Il Gruppo Hera è una delle principali società multiutility in Italia
che fornisce gas, acqua, energia elettrica e gestione dei rifiuti in
357 comuni distribuiti in 5 regioni italiane (Emilia Romagna,
Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Toscana).
Il Gruppo Hera fornisce servizi energetici (gas, energia elettrica),
idrici (acquedotto, fognatura e depurazione) e ambientali (raccolta
e smaltimento rifiuti) a oltre 4 milioni di cittadini.
Nel 2016 Hera è stata la prima multiutility italiana nel settore
ambiente in termini di rifiuti trattati (6,9 milioni di tonnellate), la
seconda nel settore idrico in termini di volumi di acqua erogata
(300 milioni di metri cubi), il quarto operatore italiano nel settore
gas in termini di gas venduto (3,9 miliardi di metri cubi) e nel
settore energia elettrica in termini di energia elettrica venduta (9,6
terawattora).
I numeri chiave del Gruppo Hera (2016)
Clienti gas 1,4 milioni
Gas venduto 3,9 miliardi di metri
cubi
Clienti acqua 1,5 milioni
Acqua venduta 300,0 milioni di metri
cubi
Clienti energia elettrica 900 mila
Energia elettrica venduta 9,6 terawattora
Rifiuti trattati 6,9 milioni di tonnellate
Lavoratori a tempo indeterminato al 31/12 8.374
Il Gruppo Hera
opera in 357
comuni fornendo
servizi energetici
e ambientali a 4,4
milioni di
cittadini
In Italia Hera è la
prima multiutility
nel settore
ambiente per
rifiuti trattati e
la seconda nel
settore idrico per
volumi di acqua
erogata
8
Dal ciclo idrico al servizio idrico, passando per la gestione integrata
Il servizio idrico integrato rende l’acqua disponibile in natura fruibile all’uso e consumo umano e la restituisce depurata all’ambiente. Hera è presente nella gestione del servizio idrico in 239 comuni per un bacino di utenza di oltre 3,6 milioni di abitanti.
Il concetto di servizio idrico attiene alla cultura in quanto riferito
all’attività dell’uomo finalizzata a soddisfare i bisogni idrici nelle
strutture sociali. Diverso è il ciclo idrico, o ciclo idrologico, che
invece attiene alla natura e descrive il trasferimento delle masse
idriche (nelle diverse forme di aggregazione) fra atmosfera, suolo e
sottosuolo.
L’attività svolta dal Gruppo Hera riguarda dunque il servizio idrico
e, in particolare, la gestione integrata di tutte le fasi necessarie a
rendere l’acqua fruibile e disponibile all’uso e consumo civile e
industriale: dal prelievo alla potabilizzazione fino alla distribuzione
agli utenti, dalla gestione dei sistemi fognari alla depurazione fino
alla restituzione delle acque all’ambiente.
I numeri del servizio idrico del Gruppo (2016)
La carta d’identità del servizio acquedottistico di Hera
La gestione dell’insieme degli impianti di captazione,
potabilizzazione e distribuzione dell’acqua sino al cliente finale
(punti 1, 2 e 3 della figura “Lo schema del servizio idrico integrato
di Hera”) costituisce il cosiddetto servizio acquedottistico.
Nell’ambito del servizio acquedottistico civile, cioè dedicato alle
Comuni serviti 239
Cittadini serviti 3,6 milioni
Volumi venduti 300,0 milioni di metri
cubi
Impianti di produzione
e potabilizzazione 428
Rete acquedottistica 35.096 chilometri
Rete fognaria 18.575 chilometri
Impianti di depurazione 469
9
acque destinate al consumo umano, il Gruppo Hera ha gestito nel
2016:
1.959 punti di captazione1;
428 impianti di potabilizzazione (esclusi i punti di
disinfezione integrativa in rete);
35.096 chilometri di rete di distribuzione.
A livello di Gruppo, il 52,3% della rete di distribuzione è in
materiale plastico, il 20,6% in cemento-amianto, il 17,0% in acciaio,
l’8,3% in ghisa e la parte restante in altri materiali.
I dati riportati nei seguenti paragrafi sono relativi alla gestione
acquedottistica effettuata dal Gruppo Hera in 239 comuni
dell’Emilia Romagna, delle Marche e del Nord Est cui si aggiungono,
per ragioni storiche di contiguità territoriale, 3 comuni della
Toscana.
Il servizio idrico integrato di Hera
1 Nel territorio delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini 320 punti di captazione su 429 complessivi sono gestiti da Romagna Acque - Società delle Fonti.
10
La captazione: da dove arriva l’acqua che beviamo
Quant’è un metro cubo di acqua
Un metro cubo (mc oppure m3) d’acqua corrisponde a mille litri (L) d’acqua che pesano una tonnellata (1.000 kg). Considerando che una vasca da bagno contiene tra i 100 e i 160 litri d’acqua un metro cubo di acqua corrisponde a 6-10 bagni nella vasca di casa. Considerando invece che i consumi di una doccia si aggirano sui 15 litri al minuto, un metro cubo di acqua corrisponde a 22 docce da tre minuti circa.
Hera preleva l’acqua da diverse fonti di approvvigionamento: acque
superficiali (torrenti, fiumi e laghi), falde prevalentemente di
pianura e sorgenti dislocate sul territorio collinare e montano.
Nel 2016 la quantità di acqua immessa in rete dal Gruppo supera i
415 milioni di metri cubi in riduzione rispetto al 2015 (-0,8%) che a
sua volta aveva registrato un aumento del 2,5% rispetto all’anno
precedente in conseguenza del clima particolarmente siccitoso.
L’acquedotto della multiutility registra livelli di perdite di rete pari
al 31,6%, inferiore alla media nazionale pari al 38,3% (Fonte:
Legambiente, Ecosistema urbano 2016), grazie a maggiori
investimenti, un monitoraggio costante e alla continua ricerca e
sperimentazione sulle “reti intelligenti”, in grado di registrare e
segnalare eventuali anomalie di consumo.
Nel 2016 i prelievi da falda sono stati pari a circa il 52% del totale,
quelli da acque superficiali sono stati pari al 41% mentre il prelievo
da sorgenti è stato pari al 7%.
Acqua immessa nell’acquedotto civile per fonte di
approvvigionamento (migliaia di metri cubi)
2014 2015 2016
Falda 207.741 221.132 214.514
Acque superficiali 168.729 166.383 168.893
Sorgenti 30.733 29.976 31.109
Totale 407.203 417.491 414.156
Interscambio tra
aree 1.237 1.241 1.216
Totale complessivo 408.440 418.732 415.372
11
Il mix di fonti utilizzato dipende dalle risorse idriche naturali e
dagli impianti presenti nei singoli territori, nonché dalla
disponibilità idrica nei diversi mesi dell’anno. Le fonti superficiali
sono maggiormente soggette a variazioni quantitative nel tempo a
causa della diversa disponibilità idrica.
Acqua immessa in rete per fonte di approvvigionamento
(2016)
La potabilizzazione: quando l ’acqua diventa buona da bere
I trattamenti di potabilizzazione sono finalizzati a rendere
l’acqua conforme ai requisiti previsti per gli usi potabili
migliorandone gli aspetti organolettici (colore, odore, sapore),
chimici (ad esempio effettuando la rimozione di ferro e
manganese) e microbiologici (ad esempio, disinfettando l’acqua si
elimina l’eventuale presenza di Escherichia coli).
I principali trattamenti, illustrati in ordine di sequenza, sono i
seguenti.
Sedimentazione: è un processo fisico che consente di
rimuovere le sostanze solide sedimentabili presenti
nell’acqua dalla quale si separano generalmente per gravità;
Chiariflocculazione: consiste nell’addizione all’acqua di
alcuni composti chimici (es. sali d’alluminio) che favoriscono
l’aggregazione di piccole particelle, non altrimenti
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Prov. Bologna Prov. Ferrara Prov. Forli-Cesena
Prov. Modena Prov. Padova Prov. Pesaro-Urbino
Prov. Ravenna Prov. Rimini Prov. Trieste
Sorgenti
Acque superficiali
Falda
Per essere
conforme l’acqua
deve rispettare
requisiti fisico-
chimici,
microbiologici e
organolettici
previsti per gli usi
potabili
12
sedimentabili, in aggregati più voluminosi, favorendone la
rimozione nella fase di filtrazione;
Ossidazione: si effettua con idonei agenti chimici (es.
permanganato di potassio, ozono) che interagiscono con i
contaminanti disciolti (sostanze organiche e inorganiche),
facilitandone la rimozione;
Filtrazione: serve a eliminare le particelle ancora presenti
dopo i precedenti processi. La filtrazione su sabbia è un
processo fisico che consente di separare dall’acqua le
particelle sfuggite dai comparti di sedimentazione e di
chiariflocculazione; la filtrazione su carbone attivo rimuove
microinquinanti prevalentemente organici;
Disinfezione: è lo stadio di trattamento finale che agisce
sulla componente microbiologica residua e assicura l’assenza
di microrganismi patogeni; usualmente è effettuata con
prodotti a base di cloro (ipoclorito di sodio, biossido di cloro)
che consentono di mantenere un residuo di disinfettante
lungo tutta la fase di distribuzione. Il biossido di cloro viene
prodotto in soluzione liquida per reazione tra acido cloridrico
e clorito sodico presso l’impianto, i cloriti sono i suoi
sottoprodotti di disinfezione. All’ipoclorito di sodio, già
pronto per l’utilizzo, si associano invece come sottoprodotti
della disinfezione i trialometani. Per entrambi i sottoprodotti
il D.lgs 31/2001 (nell’allegato B) fissa valori parametrici da
rispettare e in questo report sono riportati i risultati delle
analisi effettuate dal gestore e dalle Aziende Usl anche per
questi due componenti.
Le acque di migliore qualità all’origine, derivate da sorgenti e pozzi
profondi, necessitano in genere di trattamenti semplici (ad esempio
sedimentazione, filtrazione e disinfezione) in quanto beneficiano
dei fenomeni naturali di “auto-depurazione” che avvengono
durante la filtrazione dell’acqua nel terreno e negli strati del
sottosuolo. Le acque superficiali e alcune acque di falda, specie
quelle di pianura, a causa delle loro caratteristiche e della loro
vulnerabilità a inquinamenti accidentali, richiedono filiere di
trattamento complesse comprendenti in genere molte o tutte le
fasi sopra descritte. In alcune acque di falda è necessario
effettuare trattamenti per la rimozione di inquinanti di origine
naturale, quali ammonio, ferro e manganese, e di origine
antropica, i più comuni dei quali sono i composti organoalogenati.
Le acque
provenienti da
sorgenti e pozzi
profondi
necessitano di
minori
trattamenti di
depurazione
13
Il cloro nell’acqua potabile
Nella filiera di trattamento la disinfezione è indispensabile per garantire al consumatore finale un’adeguata protezione igienico-sanitaria. Il dosaggio di disinfettanti a base di cloro, sia nell’impianto di produzione sia lungo la rete di distribuzione, garantisce la rimozione all’origine dei microrganismi potenzialmente patogeni e la persistenza necessaria a evitare il loro sviluppo durante la distribuzione. L’introduzione della clorazione nei primi anni del secolo scorso, unitamente ai trattamenti di filtrazione, ha ridotto drasticamente a livello mondiale la diffusione di patologie connesse all’acqua utilizzata per l’alimentazione. Affinché l’acqua perda l’odore e il sapore derivanti dalla presenza di cloro, è sufficiente adottare piccoli accorgimenti domestici come lasciare l’acqua in una brocca, in modo da consentire al cloro di volatilizzarsi gradualmente. È preferibile inoltre consumarla fredda dato che l’acqua a bassa temperatura risulta più gradevole.
Nella mappa e nella tabella successiva sono riportati i principali
impianti di potabilizzazione da cui si alimentano gli acquedotti
civili gestiti da Hera, con una produzione di oltre 960.000 metri
cubi di acqua al giorno, pari a circa l’85% dell’acqua
complessivamente immessa in rete ogni giorno. La mappa mostra
anche le principali reti di distribuzione che si sviluppano nel
territorio servito. Nel territorio delle province di Forlì-Cesena,
Ravenna e Rimini 320 punti di captazione su 429 complessivi sono
gestiti da Romagna Acque - Società delle Fonti.
14
Principali impianti in cui si potabilizza l’acqua distribuita
da Hera (2016)
Nome Tipo fonte Trattamento1 Comune
Prov.
Prod. media (mc/g)
Abitanti max
servibili
Potabilizzatore Val di Setta
superficie (torrente Setta)
b 1 Sasso
Marconi BO 114.500 829.440
Pozzi Tiro a Segno falda c 1 Bologna BO 29.000 380.160
Pozzi Borgo Panigale falda a 1 Bologna BO 25.500
Pozzi San Vitale falda b 1 Calderara di
Reno BO 33.800 311.000
Pozzi Imola falda a 1 Imola BO 15.300 116.000
Pozzi Fossolo falda c 1 Bologna BO 10.700 62.000
Pozzi Mirandola falda a 1 San Lazzaro di Savena
BO 9.400 62.000
Potabilizzatore Castel San Pietro
superficie (bacini di Bubano)
c 1 Castel San
Pietro Terme
BO 8.300 60.000
Pozzi San Giovanni in Persiceto
falda b 2 San Giovanni in Persiceto
BO 6.900 50.000
Diga Suviana superficie (bacino di Suviana)
b 1 Castel di
Casio BO 5.700 33.000
Bacini Bubano 2 superficie (bacini
di Bubano) c 1 Mordano BO 2.300 159.000
Potabilizzatore Borgo Tossignano
superficie (torrente Santerno)
c 1 Borgo
Tossignano BO 2.000 15.000
Diga Ridracoli 3 superficie (bacino di Ridracoli)
b 1 Santa Sofia FC 151.700 1.244.000
Pozzi Forlì 4 falda b 1 Forlì FC 17.400 163.000
Pozzi Cesena 4 falda a 1 Cesena FC 18.900 104.000
Potabilizzatore Pontelagoscuro
superficie (fiume Po)
c 1 Ferrara FE 70.700 215.000
Pozzi Stellata falda b 1 Bondeno FE 8.500 35.000
Pozzi Marzaglia Falda a 1 Modena MO 28.800 138.000
Pozzi San Cesario falda a 2 San Cesario sul Panaro
MO 19.900 83.000
Pozzi Tommaselli falda a 1 Formigine MO 12.300 66.000
Pozzi Santa Cecilia falda a 1 Sassuolo MO 12.100 49.000
Pozzi Cognento falda a 1 Modena MO 11.700 138.000
Pozzi Castelfranco falda a 2 Castelfranco
Emilia MO 6.400 50.000
Pozzi Castellaro falda a 1 Spilamberto MO 4.100 30.000
Pozzi Magreta falda a 1 Sassuolo MO 4.100 30.000
Potabilizzatore Scoltenna
superficie (torrente
Scoltenna) b 2
Pavullo sul Frignano
MO 1.700 15.000
Potabilizzatore San Francesco
superficie (fiume Metauro)
c 2 Saltara PU 47.000
189.000 Potabilizzatore Borgheria
pozzi c 2 Pesaro PU 1.600
15
Nome Tipo fonte Trattamento1 Comune
Prov.
Prod. media (mc/g)
Abitanti max
servibili
Potabilizzatore Mercatale
superficie (fiume Foglia)
c 2 Sassocorvaro PU 1.300 8.000
Potabilizzatore NIP 4 superficie 6 c 1 Ravenna RA 38.400 300.000
Potabilizzatore della Standiana 5
superficie (fiume Po)
c 1 Ravenna RA 31.500 480.000 5
Pozzi Castel Bolognese
falda b 2 Castel
Bolognese RA 3.200 25.000
Potabilizzatore Conselice
superficie (fiume Po)
c 1 Conselice RA 2.700 20.000
Pozzi Massa Lombarda
falda b 2 Massa
Lombarda RA 1.900 15.000
Potabilizzatore Monte Fortino
superficie (torrente Senio)
c 2 Casola
Valsenio RA 1.200 10.000
Pozzi Campana 4 falda b 1 Rimini RN 16.600 156.000
Pozzi Anello Nord 4 falda a 1 Rimini RN 13.200 69.000
Pozzi Raggera 4 falda b 1 Rimini RN 12.200 69.000
Pozzi Polveriera 4 falda a 1 Rimini RN 9.200 86.000
Diga Conca 4 superficie
(bacino del Conca)
c 1 Misano
Adriatico RN 9.000 35.000
Potabilizzatore Senatello
sorgente a1 Casteldelci RN 4.100 25.000
Pozzi Randaccio falda a 2 Duino
Aurisina TS 119.800 840.000
Pozzi Saviabona falda a 2 Vicenza VI 9.200 250.000
Potabilizzatore Boscochiaro
superficie b 1 Cavarzere VE 7.500 60.000
1 La tipologia di trattamento è riportata in tabella con i seguenti codici: a = trattamento fisico semplice e/o disinfezione b = trattamento fisico e chimico normale e disinfezione c = trattamento fisico e chimico spinto con affinazione e disinfezione 1 = disinfezione a base di biossido di cloro 2 = disinfezione a base di ipoclorito di sodio 2 L’impianto produce acqua per la rete industriale parte della quale viene potabilizzata e immessa nell’acquedotto civile. I valori riportati si riferiscono solo alla quota destinata alla potabilizzazione 3 L’impianto di potabilizzazione di Santa Sofia in cui si tratta l’acqua dell’invaso di Ridracoli è gestito da Romagna Acque-Società delle Fonti fin dalla sua realizzazione 4 Impianti gestiti dal 1° gennaio 2009 da Romagna Acque - Società delle Fonti 5 L’impianto di potabilizzazione di Ravenna Standiana è gestito da Romagna Acque-Società delle Fonti ed è entrato in funziona a settembre 2015 6 Fiume Reno, fiume Lamone, fiume Po tramite Canale Emiliano Romagnolo
I processi di trattamento possono prevedere la semplice disinfezione
oppure modalità più complesse a seconda della qualità dell’acqua di
approvvigionamento. In generale prevalgono trattamenti
complessi: nei territori di Ferrara e Ravenna rappresentano il 100%
in quanto si utilizzano prevalentemente o totalmente acque di
superficie ovvero vulnerabili a inquinamenti accidentali. Modena,
Le modalità di
trattamento delle
acque dipendono
dalla qualità
dell’acqua di
approvvigionamento
16
Rimini e Padova invece hanno un approvvigionamento prevalente da
acqua di falda con caratteristiche all’origine tali da consentire la
semplice disinfezione che risulta quindi la tipologia di trattamento
prevalente. In tutti i principali impianti di Hera la disinfezione
avviene con il biossido di cloro ad eccezione dei pozzi Imola, San
Cesario, Randaccio, San Francesco e Pesaro Borgheria dove viene
usato l’ipoclorito di sodio.
Acqua immessa in acquedotto civile per tipologia di
trattamento (2016)
Sola disinfezione Disinfezione e
altri trattamenti Totale
Prov. Bologna 25% 75% 100%
Prov. Ferrara 0% 100% 100%
Prov. Forlì-Cesena 7% 93% 100%
Prov. Modena 99% 1% 100%
Prov. Padova 85% 15% 100%
Prov. Pesaro-Urbino 36% 64% 100%
Prov. Ravenna 2% 98% 100%
Prov. Rimini 54% 46% 100%
Prov. Trieste 10% 90% 100%
Totale 38% 62% 100%
La distribuzione: l’acqua al posto giusto nel momento giusto
L’acqua potabilizzata viene immessa nella rete di distribuzione e,
attraverso serbatoi di compenso e impianti di sollevamento,
raggiunge i clienti finali scorrendo fino ai rubinetti. Lungo le reti di
distribuzione, che seguono in genere le direttrici stradali, sono
presenti impianti cosiddetti “in linea”, destinati a garantire una
regolazione delle pressioni di esercizio e/o una disinfezione di
copertura. Da tali reti si diramano gli allacciamenti che le
collegano con le reti interne dei clienti finali.
L’esistenza di serbatoi di compenso permette una costante
erogazione del servizio, consentendo di rendere parzialmente
indipendenti le quantità immesse in rete da quelle prelevate
dall’utenza e garantendo volumi di riserva per sopperire a eventuali
fuori servizio impiantistici.
17
Chi è Romagna Acque-Società delle Fonti
Romagna Acque-Società delle Fonti è la società per azioni
proprietaria di tutte le fonti idropotabili per usi civili della
romagna. L’acquedotto, costituito da opere, infrastrutture,
impianti di rilievo intercomprensoriale, interprovinciale e
interregionale, viene utilizzato per la raccolta dell’acqua
(captazione), il passaggio al successivo trattamento
(potabilizzazione o altro processo intermedio) e quindi la consegna,
in alcuni casi anche attraverso il transito in serbatoi di accumulo
(adduzione), al gestore del servizio idrico integrato.
L’acqua viene prelevata in gran parte da aree salubri e protette
come il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona
e Campigna dove si trova la diga di Ridracoli, la più importante
delle fonti. In tutte e 3 le provincie sono presenti numerose altre
fonti con varie tipologie di acqua trattate in diversi impianti di
potabilizzazione che alimentano la rete idrica dell'acquedotto della
Romagna.
Ultimo inaugurato, insieme a 40 chilometri di condotte di
interconnessione, è l'impianto della Standiana a Ravenna: altro
punto di forza infrastrutturale della romagna che contribuisce a far
fronte alle sempre più frequenti criticità idriche. Con il suo apporto
il territorio dispone di una quantità di acqua potabile superiore al
fabbisogno e di alta qualità grazie alle moderne tecnologie di ultra
filtrazione. La sua entrata in funzione permette anche di ridurre
ancora di più il prelievo da falda e di lavorare diversificando
sempre meglio le fonti. L’acqua prodotta e distribuita dall’impianto
della Standiana presenta caratteristiche del tutto paragonabili a
quelle di Ridracoli ed entrambe potrebbero essere classificate come
oligominerali.
Il laboratorio analisi interno a Romagna Acque - Società delle Fonti
S.p.A ha effettuato nel corso del 2016 oltre 305.000 controlli, fra
chimico-fisici e microbiologici.
Romagna Acque-
Società delle
Fonti gestisce
tutte le fonti
idropotabili per
usi civili della
Romagna
18
Qualità dell’acqua ai punti di consegna nelle
province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini
Limiti di legge D.Lgs.31/2001
Anno 2016 Valori min–max
Ammonio (mg/L) 0,5 <0,05 – 0,43
Calcio (mg/L) - 24 – 76
Cloruro (mg/L) 250 9 – 114
Conduttività (µScm^-1) 2.500 285 – 775
Concentrazioni ioni idrogeno (pH) 6,5 - 9,5 7,0 – 8,2
Durezza totale (°F)2 15 - 501 12 – 33
Manganese (mg/L) 50 <1 – 10
Nitrati (mg/L)2 50 <0,5 – 29
Nitriti (mg/L)2 0,1 <0,01 – 0,02
Residuo secco a 180°(mg/L)2 1.5001 200 – 542
Sodio (mg/L) 200 6 – 71
1 Per i parametri durezza totale e residuo secco a 180° il D.Lgs. n. 31/2001 prevede un valore consigliato. 2 Parametro riportato nella parte B dell’allegato 1 del D.Lgs. n. 31/2001. Gli altri sono riportati nella parte C dell’allegato 1 e classificati dalla normativa “parametri indicatori” (si veda pag.21).
19
I controlli per essere … in buone acque
Affermare che l’acqua è buona da bere significa garantirne la qualità e la salubrità per il consumo nel massimo rispetto dei requisiti normativi. Piani di controllo delle acque sono perciò definiti sia dal gestore sia dai Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl.
L’attività di controllo di Hera
Hera gestisce il sistema idrico garantendo ai propri clienti un’acqua
buona da bere, nel rispetto dei requisiti normativi, con una
sorveglianza costante realizzata attraverso la pianificazione di
controlli mirati su tutta la filiera di produzione dell’acqua potabile
che va dalle fonti di approvvigionamento alla distribuzione.
L’accertamento della qualità dell’acqua prelevata e distribuita
comporta un’attività di monitoraggio e controllo che viene
effettuata secondo modalità applicate su tutti gli acquedotti
gestiti. Più in particolare, annualmente viene stilato il Piano di
Controllo Analitico del Servizio Idrico Integrato. Tale documento
ha l’obiettivo di garantire la conformità legislativa e assicurare un
elevato standard qualitativo del prodotto. Nel Piano sono
documentati:
i punti di campionamento da sottoporre al controllo sulle
filiere di trattamento e sulle reti distributive;
i parametri analitici oggetto di monitoraggio;
la frequenza di analisi.
La scelta dei parametri analitici e le relative frequenze risente
anche della necessità di tenere sotto controllo eventuali criticità
evidenziate e documentate dalle serie storiche dei dati.
I criteri di elaborazione del Piano prediligono l’ottenimento di dati
di qualità, in termini di significatività, anziché l’esaustività delle
rilevazioni. Infatti, pur prevedendo una base di controllo omogenea
per tutto il territorio servito, il Piano è concepito ad-hoc per
rispondere a particolari esigenze impiantistiche o a specifiche
necessità di monitoraggio emerse dall’analisi delle serie storiche
dei dati. Tali criteri sono conformi alle più recenti linee guida
pubblicate in Italia secondo cui:
La gestione di
Hera garantisce
un’acqua sicura e
buona da bere
Le modalità di
controllo e
l’attività di
monitoraggio sono
applicate in tutti
gli acquedotti
gestiti
20
ai fini della sorveglianza routinaria dei requisiti di qualità
delle acque, un numero elevato di controlli mirato solo ad
alcuni parametri ha talora molto più significato rispetto
all’esecuzione di pochi controlli volti al rilevamento di
numerosi parametri, spesso non giustificati dalla storia della
fonte di approvvigionamento;
è preferibile privilegiare il controllo più frequente dei
parametri più significativi nei punti più significativi,
piuttosto che il controllo meno frequente di un maggior
numero di parametri in tutti i punti di prelievo, basando
quindi la programmazione su un’attenta valutazione delle
serie analitiche storiche;
il piano viene basato su criteri di valutazione dei rischi
(Water Safety Plans), in accordo con i principi espressi dalla
direttiva della Commissione UE n. 2015/1787 che ne prevede
l’applicazione.
Il grado di sorveglianza sulle caratteristiche qualitative dell’acqua
non va peraltro valutato sulla base della semplice quantificazione
del numero di determinazioni effettuate, quanto piuttosto
attraverso un’attenta e scrupolosa scelta dei parametri da
monitorare, al fine di prevenire o ridurre al minimo il rischio di casi
di non conformità. I principali criteri adottati per la redazione del
Piano sono i seguenti:
il rispetto delle norme vigenti a livello comunitario,
nazionale e locale;
il concetto di acquedotto come “impianto di produzione” di
acqua destinata al consumo umano, cioè come un sistema
produttivo unitario da gestire e controllare con un approccio
integrato;
la piena consapevolezza del significato dei parametri
analitici e della loro dinamica;
la preferenza per parametri di carattere generale (es.
conducibilità) in grado di segnalare variazioni anomale della
qualità dell’acqua che possono poi essere approfondite con
ulteriori analisi;
la conoscenza del grado di vulnerabilità delle fonti idriche
utilizzate;
l’esame dei dati analitici storici per verificare i parametri
critici e il livello di rischio;
la conoscenza della rete distributiva nei termini di lunghezza
e materiali a contatto con l’acqua potabile, nonché di
presenza di serbatoi di accumulo e utenze particolari;
Il controllo della
qualità dell’acqua
non si misura solo
con il numero di
analisi effettuate
ma anche con la
scelta dei
parametri da
monitorare
21
la conoscenza dei reagenti utilizzati nei processi di
trattamento e in distribuzione.
Il prelievo dei campioni da sottoporre ad analisi è una fase
particolarmente delicata nell’attività di controllo. Per quanto
riguarda il prelievo di campioni destinati ad analisi microbiologiche,
si adottano rigorose regole di asetticità per evitare contaminazioni
di carattere secondario non imputabili alle reali caratteristiche
qualitative dell’acqua.
Anche nei territori serviti da AcegasApsAmga il monitoraggio di tutti
i processi è definito in appositi “Piani di Monitoraggio“ territoriali
(definiti in collaborazione con le aziende sanitarie locali
competenti per territorio) che, tenendo conto delle criticità dei
singoli sistemi, recepiscono quanto prescritto dalla normativa
vigente definendo la pianificazione delle seguenti tipologie di
analisi:
monitoraggio delle fonti di attingimento (pozzi, sorgenti,
acque superficiali);
monitoraggio dei processi di potabilizzazione;
controlli di verifica, eseguiti direttamente nei siti di
produzione, sollevamento e stoccaggio a servizio della rete
di distribuzione;
controlli di routine eseguiti direttamente alle utenze finali
nel territorio;
controlli di accertamento, effettuati a seguito della
necessità di approfondire problematiche emerse dai controlli
sopra citati o a seguito reclami di utenza;
controlli di controcampioni effettuati in occasione di analisi
eseguite da parte di enti terzi;
ricerca e controllo di sostanze “non normate” (es. controlli
inquinanti emergenti e analisi degli interferenti endocrini);
analisi di rispondenza alle prescrizioni di capitolato dei
prodotti chimici utilizzati nella filiera di processo.
La normativa sui controlli delle acque potabili
La direttiva 98/83/CE e i decreti legislativi n. 31/2001 e n. 27/2002, attuativi della stessa, rappresentano le norme di riferimento per il controllo della qualità delle acque destinate al consumo umano. Essi prevedono che su tali acque vengano eseguiti due tipi di controllo analitico chimico-fisico e microbiologico: controlli interni, di responsabilità del gestore; controlli esterni, effettuati dalle Aziende Usl.
22
La normativa elenca i parametri da monitorare e a ognuno di essi attribuisce un “valore parametrico” che costituisce un valore limite, superato il quale occorre provvedere con adeguati interventi. I parametri da monitorare e di cui si chiede il rispetto della conformità sono inseriti nell’allegato I del D.Lgs. n. 31/2001. Per le parti A (parametri microbiologici) e B (parametri chimici) di tale allegato, in caso di non conformità al valore parametrico, viene proposto un percorso delineato dall’Azienda Usl (art. 10 del D.Lgs. n. 31/2001 successivamente modificato dal D.Lgs. n. 27/2002), che prevede il ripristino immediato della qualità dell’acqua da parte del gestore. La parte C dello stesso allegato I riporta invece una serie di parametri definiti “indicatori”. Anche per tale gruppo di parametri sono definiti i valori di cui si richiede il rispetto, ma cambia tuttavia il percorso da intraprendere (art. 14 del D.Lgs. n. 31/2001 successivamente modificato dal D.Lgs. n. 27/2002). In questo caso il soggetto competente non è più l’Azienda Usl, bensì l’Agenzia Territoriale Regionale che pianifica interventi volti al ripristino della qualità dell’acqua, ma senza quel carattere di “emergenza” che è riservato ai parametri delle parti A e B. Nell’ottobre del 2015, gli allegati II e III della Direttiva 98/83/CE sono stati modificati dalla Direttiva (UE) 2015/1787. In particolare, l’allegato II introduce un certo grado di flessibilità per lo svolgimento dei controlli, consentendone anche una minore frequenza se viene effettuata una valutazione e gestione del rischio, secondo le norme internazionali, quali la norma EN 15975-2 concernente la sicurezza dell’approvvigionamento dell’acqua e gli orientamenti dell’OMS (Piano per la sicurezza delle acque). A giugno 2017 è stato emanato il Decreto del Ministro della Salute di recepimento della Direttiva. Inoltre nel 2016 è stato pubblicato il D. Lgs.28, attuazione della direttiva 2013/51 Euratom relativa alla caratterizzazione radiologica delle acque destinate al consumo umano. Secondo tale norma, che sostituisce il Dlgs.31/2001 per quanto riguarda i parametri radiologici, i gestori sono tenuti al controllo di sostanze radioattive mediante la rilevazione di una serie di parametri indicatori, di cui vengono riportati i relativi valori di parametro. Ad agosto è stato emanato il decreto del Ministero della Salute, elaborato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità con le indicazioni operative a carattere tecnico-scientifico. Il piano di controllo di Hera, in corso di applicazione, integra un percorso di confronto con Arpae Piacenza e Ausl per condividere modalità di prelievo e di analisi dei parametri radiochimici da determinare.
23
Tra le novità legislative si cita anche il Decreto Ministeriale 14 novembre 2016, emanato dal Ministero della Salute di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tale provvedimento stabilisce, per le acque destinate al consumo umano, il nuovo limite per il parametro chimico cromo esavalente, pari a 10 µg/l , ed entrerà in vigore il 31 dicembre 2018. Il Dlgs n.31/2001 prevedeva il valore limite di 50 µg/l per il parametro cromo, inteso però come cromo totale. Il cromo, infatti, in natura si trova principalmente in due forme: il cromo esavalente (cromo VI) e il cromo trivalente (cromo III). Il cromo trivalente è un oligonutriente essenziale, necessario per il corretto metabolismo degli zuccheri nel corpo umano. Il cromo esavalente, invece, è stato classificato cancerogeno e genotossico per l'uomo sulla base di studi epidemiologici che hanno dimostrato un’associazione tra esposizione per via inalatoria al cromo esavalente e cancro del polmone (fonte: monografia IARC - International Agency for Research on Cancer). Gli studi sull'uomo derivanti dall’assunzione di acque potabili contaminate sono limitati e i conseguenti effetti ancora incerti, tuttavia, l’autorità europea per la sicurezza alimentare EFSA rileva un potenziale rischio di neoplasie associato all’esposizione di cromo esavalente nelle acque potabili, soprattutto per le fasce d’età più giovani (bambini fino a 10 anni) (fonte: Ministero della Salute). Le serie storiche degli esiti analitici nelle acque potabili distribuite da Hera SpA evidenziano che nel periodo 2015-2016 il cromo totale non ha mai superato i 10 µg/l. Di conseguenza non si riscontrano rischi di superamento per il parametro cromo esavalente.
Il Sistema Laboratori di Hera
L’attività di analisi di controllo nel territorio gestito dal Gruppo
Hera è effettuata attraverso il Sistema Laboratori costituito da due
laboratori principali, situati a Bologna e Forlì, e da sette unità
logistiche, dislocate sul territorio, che seguono i campionamenti
sugli impianti sia di potabilizzazione che di depurazione.
Il Sistema Laboratori che conta 5.000 metri quadrati di strutture,
ha effettuato oltre 1 milione di determinazioni analitiche nel 2015,
oltre 4.000 determinazioni giornaliere. I due laboratori principali,
avvalendosi di 74 tecnici specializzati, costituiscono un laboratorio
In Emilia Romagna
l’attività di
analisi è svolta da
due laboratori
principali
24
“multisito” accreditato ACCREDIA in conformità alla norma UNI EN
ISO/IEC 17025:2005.
Il laboratorio di Forlì, dedicato alle analisi relative a rifiuti solidi,
fanghi, emissioni in atmosfera, microinquinanti organici, è una
struttura tra le più avanzate d’Europa: in esso è presente
strumentazione ad alta automazione e di grande sensibilità e
selettività, come ad esempio due spettrometri di massa ad alta
risoluzione in grado di analizzare microinquinanti organici quali
diossine, furani, PCB, garantendo attività in parallelo.
Il laboratorio di Bologna, dedicato alla matrice idrica, svolge analisi
chimiche, fisiche e biologiche su acque naturali potabili e reflue. E’
riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca come
laboratorio di ricerca ed è dotato di strumentazioni altamente
specializzate in grado di effettuare ricerche di microinquinanti
quali gli interferenti endocrini e farmaci attraverso metodi
accreditati.
E’ inoltre in grado di determinare il pesticida glifosato ed è
laboratorio accreditato per parametri di radioattività ai sensi del
D.Lgs. 28/2016.
I risultati delle analisi sono resi disponibili ai gestori degli impianti
di potabilizzazione nello stesso giorno di esecuzione del
campionamento, quando tecnicamente possibile. Per il controllo è
inoltre utilizzata strumentazione per analisi in tempo reale per
numerosi parametri, così come è previsto un servizio di emergenza
attraverso il quale i gestori degli impianti di potabilizzazione
possono avvalersi di un supporto analitico 24 ore su 24.
Attraverso il lavoro di tecnici specializzati, per 365 giorni all’anno,
i laboratori Hera assicurano al Gruppo gli strumenti per il
monitoraggio ottimale del servizio idrico.
Le attività di controllo negli acquedotti di Padova, Trieste e dei
comuni del Piovese è eseguita da AcegasApsAmga con il supporto
del laboratorio interno presso la sede di Broletto (TS), il laboratorio
esterno del Centro Idrico di Novoledo con sede a Dueville (VI) e il
laboratorio di Hera.
I campionamenti vengono eseguiti dal personale dei laboratori di
analisi con la collaborazione del personale degli impianti nel
processi di captazione, produzione, adduzione e stoccaggio e delle
reti nei controlli nei diversi punti della rete di distribuzione.
Nella provincia di Pesaro-Urbino il laboratorio di analisi è attivo dal
1991 con l'obiettivo di garantire la qualità dell'acqua potabile che A Pesaro un
laboratorio per
l’analisi sulle
acque e sui rifiuti
I gestori degli
impianti ricevono
i risultati delle
analisi lo stesso
giorno di
esecuzione del
campionamento,
ove tecnicamente
possibile
25
l'azienda produce e distribuisce. Durante gli anni, tale laboratorio,
è stato progressivamente ampliato per venire incontro alla
necessità di analisi sempre più approfondite e dal 2005 ha allargato
il proprio raggio d'azione anche all'analisi delle acque reflue e dei
rifiuti.
Il laboratorio conta 9 tecnici e 2 addetti al prelievo dei campioni
che lavorano a stretto contatto con i reparti operativi per
monitorare i pozzi e le acque superficiali utilizzate per
l'approvvigionamento idrico, per verificare l'efficacia dei
trattamenti di potabilizzazione, e per garantire la qualità
dell'acqua distribuita agli utenti. Inoltre viene verificato il rispetto
delle prescrizioni per gli scarichi in fognatura, e l'efficacia dei
trattamenti di depurazione, per documentare il corretto
smaltimento dei rifiuti.
Sia il laboratorio chimico che quello microbiologico dispongono di
moderni strumenti fra cui spiccano lo spettrofotometro ad
emissione ottica ICP-OES e lo spettrofotometro ad assorbimento
atomico a fornetto di grafite, entrambi utilizzati per la
determinazione dei metalli, e il gas-cromatografo con rilevatore a
massa per la determinazione di sostanze organiche.
Nel corso del 2015 è proseguita la sostituzione delle
apparecchiature di laboratorio con modelli più recenti e
tecnologicamente più avanzati.
Nel 2016 presso i laboratori HERA sono state effettuate sulle
acque potabili 308.815 analisi, comprensive di tutte le analisi
eseguite per il processo acquedotto nel suo complesso.
Corrispondono ad una media di 846 analisi al giorno e, di queste,
il 57% è stato effettuato su campioni prelevati nelle reti di
distribuzione.
Per quanto riguarda la numerosità dei controlli che Hera effettua
negli impianti e nelle reti di distribuzione, è opportuno sottolineare
che i controlli eseguiti sono connessi sia alla complessità
acquedottistica sia al grado di vulnerabilità delle fonti (le acque
superficiali sono solitamente più contaminate e più esposte a
inquinamenti accidentali rispetto alle acque di falda e di sorgente).
Nella tabella seguente è indicato il numero delle analisi sulle acque
potabili.
La numerosità dei
controlli dipende
dalla complessità
acquedottistica e
dalla vulnerabilità
delle fonti
26
Analisi sulle acque potabili per territorio (2016)
Numero di analisi di cui sulla rete di
distribuzione Lunghezza della
rete (km)
Prov. Bologna 88.741 45.104 9.166
Prov. Ferrara 57.664 17.295 2.504
Prov. Forlì-Cesena 46.723 34.195 4.028
Prov. Modena 35.827 17.247 4.645
Prov. Padova 27.581 12.136 2.381
Prov. Pesaro-Urbino 61.377 51.439 4.554
Prov. Ravenna 41.781 32.191 3.733
Prov. Rimini 38.079 30.749 3.011
Prov. Trieste 17.227 13.019 1.073
Totale 415.000 253.375 35.095
Il valore di Modena è giustificato dalla semplicità del sistema di
approvvigionamento e trattamento (solo acque di falda, a
bassissima variabilità e semplicemente disinfettate). Viceversa i
valori più alti della romagna sono conseguenti alla necessità di
monitorare con più attenzione un’acqua non prodotta da Hera e
fornita da un terzo dove la variabilità è molto elevata per la
tipologia di fonti utilizzate e la diversa miscelazione stagionale. A
Pesaro, il numero delle analisi risente della numerosità di fonti di
prelievo diverse.
L’attività di controllo delle Aziende Usl
L’attività di controllo e vigilanza delle acque destinate al consumo
umano trova, in regione Emilia-Romagna, specifiche indicazioni
nelle due circolari regionali n. 2/1999 e n. 9/2004 che dettano
criteri per l’organizzazione di piani di controllo effettuati dai
Servizi Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dei Dipartimenti di
Sanità Pubblica delle Aziende Usl. Forniscono inoltre indicazioni
sulla corretta gestione delle difformità analitiche riscontrate
nell’acqua.
I controlli delle Aziende Usl intesi a garantire il rispetto dei limiti di
parametro fissati dalla norma nazionale, il D.Lgs. 31/2001, sono
effettuati lungo tutta la filiera idrica dell’acquedotto, dalla fonte
di approvvigionamento sino al rubinetto. Nei punti rappresentativi
dell’acquedotto vengono effettuati quindi campionamenti di acqua,
che viene poi analizzata dai laboratori delle Agenzie regionali per
la protezione ambientale. Anche il gestore acquedottistico a cui
spetta il compito di fornire acqua conforme alla normativa citata, è
tenuto a controllare la qualità dell’acqua. L’Azienda Usl verifica
I controlli delle
Aziende Usl sono
svolti su tutta la
filiera: dalla
fonte al rubinetto
27
quindi l’attività del gestore, anche sulla base degli esiti analitici
dei controlli da esso eseguiti che devono essere sempre a
disposizione della stessa Azienda Usl.
L’Azienda Usl esegue due tipologie di controllo:
il controllo di routine, che come detta il D.Lgs. n. 31/2001
“mira a fornire ad intervalli regolari informazioni sulla
qualità organolettica e microbiologica delle acque fornite
per il consumo umano, nonché informazioni sull’efficacia
degli eventuali trattamenti di potabilizzazione (in particolare
disinfezione), per accertare se le acque destinate al consumo
umano rispondano o meno ai pertinenti valori di parametro
fissati dal presente decreto”. Rientrano in questo controllo
parametri quali ad esempio il colore, il ferro, la torbidità, il
disinfettante utilizzato e parametri microbiologici quali
l’Escherichia coli e i batteri coliformi;
il controllo di verifica, che, come detta il decreto stesso,
“mira a fornire le informazioni necessarie per accertare se
tutti i valori di parametro contenuti nel decreto sono
rispettati. Tutti i parametri fissati sono soggetti a controllo
di verifica, a meno che l’Azienda sanitaria locale competente
al controllo non stabilisca che, per un periodo determinato,
è improbabile che un parametro si ritrovi in un dato
approvvigionamento d’acqua in concentrazioni tali da far
prevedere il rischio di un mancato rispetto del relativo valore
di parametro”.
I parametri chimico-fisici e microbiologici da rilevare fissati dalla
norma sono 51 e possono essere integrati dai Dipartimenti di Sanità
Pubblica a seconda delle situazioni di rischio individuate o della
tipologia delle fonti che approvvigionano l’acquedotto.
La norma stabilisce una frequenza minima di controllo, in relazione
al volume d’acqua distribuito ogni giorno; l’Azienda Usl può
tuttavia incrementare le frequenze di campionamento a seconda
della complessità e affidabilità dell’acquedotto stesso. I controlli
sono distribuiti durante l’arco dell’anno con una frequenza
maggiore per quelli di routine.
A titolo esemplificativo, per un acquedotto che eroga ogni giorno
circa 1.000 metri cubi di acqua e che serve circa 5.000 abitanti, la
norma individua una frequenza minima di 4 controlli all’anno di
routine e 1 controllo all’anno di verifica.
Nel caso in cui le acque destinate al consumo umano non
corrispondano ai valori di parametro fissati dalla legge, l'Azienda
Le Aziende Usl
effettuano
controlli di
routine e controlli
di verifica, come
stabilito dalla
normativa
nazionale
La normativa
stabilisce 51
parametri
chimico-fisici e
microbiologici da
rilevare
28
Unità Sanitaria locale interessata comunica il superamento ai
Gestori del Servizio Idrico che devono individuarne le cause e
mettere in atto tutte le misure per ripristinarne la qualità.
L'Azienda Unità Sanitaria locale, a seconda della tipologia del
parametro presente nell’acqua in quantità superiore al limite
fissato dalla norma effettua le relative valutazioni del rischio e se
del caso, propone al Sindaco l'adozione di provvedimenti cautelativi
a tutela della salute pubblica. Il Sindaco, in veste di Autorità
sanitaria, può recepire tali indicazioni ed emettere ordinanze
specifiche con indicazioni ai cittadini sulle modalità di utilizzo
dell’acqua.
A seconda della natura di inconveniente verificato, gli interventi da
adottarsi possono essere di diversa entità: dalla semplice bollitura
dell’acqua prima del consumo alimentare al divieto di utilizzo,
anche totale, nel caso che il consumo possa essere nocivo alla
salute.
Talora si possono verificare anche inconvenienti che, pur non
influendo sulla valutazione di potabilità, modificano la qualità
organolettica dell’acqua (sapore, odore, ecc.) per la presenza di
parametri in eccesso, quale ad esempio il ferro e il manganese che
pur non essendo dannosi per la salute, rendono l’acqua sgradevole
al consumo.
In caso di presenza nell’acqua di sostanze che ne modificano la
qualità o che la rendono non potabile, Il Sindaco, l'Azienda USL, e il
gestore, ciascuno per quanto di propria competenza, sono tenuti ad
informarne i consumatori fornendo le opportune raccomandazioni
d’uso ed esplicitando i provvedimenti adottati.
Oltre l’attività di campionamento, le Aziende Usl svolgono l’attività
ispettiva finalizzata a mantenere aggiornato nel tempo il complesso
di conoscenze sugli impianti di acquedotto e di distribuzione
indispensabili per poter programmare e gestire correttamente la
propria attività di controllo. Infatti, le ispezioni degli impianti, sono
utili per analizzare in modo approfondito le criticità identificate in
fase di campionamento. La corretta valutazione del rischio
connessa ad un dato analitico irregolare deve infatti comprendere
l’analisi delle condizioni strutturali o funzionali che hanno
contribuito a determinarlo.
29
Riepilogo dei controlli sulle acque potabili (2016)
Romagna Acque (su impianti e punti di consegna)
305.033
Gruppo Hera (su impianti e rete di distribuzione)
415.000
Aziende Usl (su impianti e rete di distribuzione)
157.116
Totale 877.149 (2.403 al giorno)
L’attività di Arpae per il controllo delle acque potabili
Arpae è il laboratorio di riferimento per i controlli, per conto delle Aziende Usl cui spetta il controllo e la vigilanza sulle acque destinate al consumo umano. I controlli riguardano l'acqua fornita dagli acquedotti ma anche l'acqua delle fonti superficiali e delle falde sotterranee utilizzate a scopo potabile. L’attività analitica relativa alle acque potabili svolta dalla rete dei laboratori di Arpae vede impegnati tre poli di analisi: Reggio Emilia (per le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia), Bologna (per le altre province di Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara e Modena) e Ferrara (come unico riferimento regionale per la ricerca di fitofarmaci). In ogni sede provinciale è operativo uno sportello di accettazione al quale gli operatori delle Aziende Usl conferiscono i campioni che vengono accettati attraverso un sistema di codifica di codici a barre nel quale è identificata l’anagrafica di ogni punto di campionamento. La consegna ai laboratori interessati è garantita entro le 24 ore dal campionamento attraverso un efficiente sistema di trasporto che collega quotidianamente tutte le sedi Arpae. Tutti i laboratori della rete coinvolti nell’attività di analisi delle acque potabili sono accreditati secondo la norma UNI CEI EN/ISO IEC 17025:2005. Gli investimenti per il mantenimento della formazione del personale e della strumentazione sono rilevanti e prioritari per l’Agenzia; la qualità del dato è garantita anche dalla partecipazione periodica a circuiti nazionali e internazionali e dalla organizzazione interna di interconfronti volti al controllo del processo analitico in toto.
30
L’acqua di rubinetto è buona e garantita: i dati sulla qualità
Per le sue qualità, l’acqua erogata da Hera può essere classificata come oligominerale e a basso tenore di sodio. I risultati delle analisi delle Aziende Usl confermano l’ottima qualità dell’acqua di rubinetto.
La qualità dell’acqua di rubinetto è rendicontata attraverso una
tabella che riporta i valori relativi ad alcuni parametri. I parametri
considerati consentono di caratterizzare l’acqua dell’acquedotto
dal punto di vista qualitativo ed eventualmente di confrontarne le
principali caratteristiche con quelle delle acque minerali in
commercio. I parametri sono stati scelti ponendo l’attenzione
anche su report tematici di carattere internazionale redatti e
pubblicati da altre multiutility. I dati sono presentati in confronto
con i limiti previsti dalla normativa di riferimento.
Si precisa che la competenza di Hera in materia di distribuzione
dell’acqua termina al contatore (come previsto dall’art. 5 del
D.Lgs. n. 31/2001); pertanto, i dati forniti non possono considerare
eventuali modifiche ai parametri qualitativi che dovessero essere
determinate dalle caratteristiche della rete interna all’abitazione
dei clienti.
I risultati analitici dei controlli di Hera
I valori sono stati calcolati come medie pesate (sui volumi
distribuiti) degli esiti delle analisi eseguite da Hera su campioni
prelevati presso i punti di rete ritenuti idonei a fornire un quadro
sintetico e affidabile della qualità dell’acqua distribuita. Tali punti
sono stati scelti in quanto rappresentativi, per dislocazione, alla
luce delle interconnessioni di rete e del flusso dell’acqua nelle
condotte, delle caratteristiche dell’acqua presente nell’intero
sistema di distribuzione. Relativamente ai parametri riportati nella
tabella successiva, Hera ha effettuato 57.929 analisi nell’anno 2016
nei punti di rete rappresentativi.
31
Qualità dell’acqua: concentrazioni medie rilevate
da Hera (2016)
D.Lgs.
n. 31/2001
Prov. Bologna
Prov. Ferrara
Prov. Forlì-
Cesena
Prov. Modena
Prov. Padova
Prov. Pesaro-Urbino
Prov. Ravenna
Prov. Rimini
Prov. Trieste
Alcalinità da bicarbonati (mg/L)
- 290 210 238 240 - 279 220 251 171
Alcalinità totale (mg/L)
- 238 180 196 197 - - 183 206 171
Ammonio (mg/L) 0,50 <0,02 3 <0,02 3 <0,02 3 <0,02 3 <0,05 3 <0,05 3 <0,02 3 <0,023 <0,05 3
Arsenico (µg/L) 10 <1 3 1,4 <1 3 <1 3 0,2 <3 3 <1 3 <1 3 <1 3
Cadmio (µg/L) 2 5 <0,5 3 <0,5 3 <0,5 3 <0,5 3 <0,1 3 <0,5 3 <0,5 3 <0,5 3 <0,5 3
Calcio (mg/L) - 93 63 69 109 66 83 61 71 56
Clorito (µg/L) 2 700 162 303 270 <100 3 110 149 300 278 <100 3
Cloro residuo (mg/L)
- 0,1 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1
Cloruro (mg/L) 250 32 29 20 84 9 27 33 29 13
Concentrazione ioni idrogeno (pH)
6,5-9,5 7,5 7,7 7,8 7,7 7,4 7,7 7,9 7,7 7,6
Conduttività (µScm ^-1)
2.500 581 433 455 807 443 547 458 486 357
Durezza totale (F°)
501 31 20 24 32 26 27 21 24 19
Fluoruro(mg/L) 2 1,50 0,11 0,12 <0,10 3 <0,10 3 0,04 0,22 0,10 0,13 0,04
Magnesio (mg/L)
- 18 12 16 16 22 14 15 16 12
Manganese (µg/L)
50 6 <5 3 7 <5 3 1 <3 3 6 7 5
Nitrato (mg/L) 2 50 8 7 6 18 14 6 5 8 8
Nitrito (mg/L) 2 0,50 <0,02 3 <0,02 3 <0,02 3 <0,02 3 <0,02 3 <0,05 3 <0,02 3 <0,023 <0,02 3
Piombo (µg/L) 2 10 <1 3 <1 3 <1 3 <1 3 <1 3 <3 3 <1 3 <1 3 <1 3
Potassio (mg/L) - 2 3 2 2 1 2 3 2 1
Residuo secco a 180° (mg/L)
1.5001 366 277 286 506 299 392 283 295 242
Sodio (mg/L) 200 23 19 13 57 4 22 21 21 8
Solfato (mg/L) 250 69 45 37 123 19 59 44 44 10
Trialometani-Totale (µg/L)
2 30 3 1 7 1 1 7 6 6 4
1 Per i parametri durezza totale e residuo secco a 180° il D.Lgs. n. 31/2001 prevede un valore consigliato. 2 Parametri riportati nella parte B dell’allegato 1 del D.Lgs. n. 31/2001. Gli altri sono riportati nella parte C dell’allegato 1 e classificati dalla normativa “parametri indicatori” (si veda pag.21). Per il clorito il limite per le acque di rete è stato ridefinito dal Decreto 5 settembre 2006. 3 Assente o inferiore al limite di rilevabilità strumentale.
Come è possibile constatare, tutti i valori sono ampiamente entro
i limiti di legge e, volendo classificare l’acqua dell’acquedotto
sulla base del modello adottato per le acque minerali, si può
affermare che è di tipo oligominerale a basso tenore di sodio.
I valori medi più elevati di cloruro, sodio e nitrato nell’acqua del
territorio modenese rispetto agli altri derivano dalla composizione
salina dell’acqua di falda. I valori più elevati per i cloriti nel
ravennate sono dovuti essenzialmente all’utilizzo di quantitativi
I risultati delle
analisi sono
ampiamente entro
i limiti di legge e
confrontabili con
le acque minerali
32
maggiori di biossido di cloro nel trattamento delle acque
dell’Acquedotto della Romagna (gestione Romagna Acque - Società
delle Fonti) per la necessità di assicurare la disinfezione di
copertura in reti adduttrici molto estese con tempi di permanenza
in condotta molto lunghi. Nel territorio di Trieste si rilevano valori
relativi alla durezza bassi caratteristici di acque leggere. A Padova
si rileva una ulteriore diminuzione delle concentrazioni di clorito
(da 218 milligrammi per litro del 2014 a 182 del 2015 a 155 del
2016) dovuta essenzialmente al miglioramento del processo di
disinfezione nell’impianto di Boscochiaro.
A livello locale vengono monitorati anche alcuni parametri
storicamente considerati critici per le caratteristiche dell’acqua
all’origine e/o per le modalità di trattamento. Ad esempio, il
controllo di tetracloroetilene+tricloroetilene (solventi
organoalogenati) nella provincia di Bologna deriva dalla loro
presenza nelle acque di falda a causa di inquinamenti ambientali
pregressi e in via di superamento, dovuti ad attività dell’uomo (si
tratta di composti che non sono naturalmente presenti in natura).
Lo stesso vale per gli antiparassitari che si trovano nelle acque del
fiume Po che alimenta la centrale di Pontelagoscuro a Ferrara.
L’alluminio è in alcuni casi controllato in quanto i sali di questo
metallo sono utilizzati come flocculanti nei processi di
potabilizzazione.
Qualità dell’acqua: concentrazioni medie rilevate sui
parametri critici a livello locale (2016)
Parametro D.Lgs. n. 31/2001
Gruppo Hera
Analisi effettuate da
Arpae per Ausl
Prov. Bologna
Alluminio (µg/L) 200 76 33
Ferro (µg/L) 200 <10 11
Tetracloroetilene + Tricloroetilene
(µg/L) 10 0,9 2,1
Prov. Ferrara Antiparassitari-Totale (µg/L)
0,50 <0,02 <0,50
Prov. Forlì-Cesena
Alluminio (µg/L) 200 32 30
Prov. Pesaro Urbino
Alluminio (µg/L) 200 53 47
Ferro (µg/L) 200 10 11
Tetracloroetilene + Tricloroetilene
(µg/L) 10 <0,8 7,0
Gli esiti dei controlli effettuati dal Gruppo indicano valori
ampiamente contenuti entro i limiti di legge a conferma della
33
validità dei processi di trattamento. Gli inquinanti ambientali di
tipo organico, in particolare solventi alogenati e antiparassitari,
sono trattati con un processo di filtrazione su carbone attivo che si
dimostra particolarmente efficace per la loro rimozione. Il processo
è stato implementato all’interno di impianti di trattamento di
Bologna e Ferrara.
Nel grafico seguente viene confrontata la qualità dell’acqua
potabile distribuita dal Gruppo Hera con i limiti di legge. É stato
calcolato il rapporto tra le concentrazioni di quattordici parametri
(ammonio, arsenico, clorito, cloruro, conduttività, durezza totale,
fluoruro, manganese, nitrato, nitrito, residuo secco, sodio, solfato,
trialometani-totale) misurate presso i punti di rete rappresentativi
dell’intero sistema di distribuzione e le loro concentrazioni
massime ammissibili nell’acqua potabile.
Qualità dell’acqua rispetto ai limiti di legge (2016):
concentrazioni medie rilevate / concentrazioni
massime ammissibili (valore ottimale<100%)*
*Relativo a quattordici parametri (ammonio, arsenico, clorito, cloruro, conduttività, durezza totale, fluoruro, manganese, nitrato, nitrito, residuo secco, sodio, solfato, trialometani-totale).
Nei diversi territori le concentrazioni medie dei parametri sono
inferiori ai limiti di legge in una misura compresa tra il 78% e il
90%.
16,8% 14,6% 15,0% 21,7%
11,3% 17,2% 15,7% 16,5%
9,7% 15,4%
0%
25%
50%
75%
100%
Prov.Bologna
Prov.Ferrara
Prov.Forlì-
Cesena
Prov.Modena
Prov.Padova
Prov.Pesaro-Urbino
Prov.Ravenna
Prov.Rimini
Prov.Trieste
Totale
limite di legge = 100%
34
I risultati analitici dei controlli delle Aziende Usl
La tabella seguente mostra i valori medi delle concentrazioni
relativi ad alcuni parametri (si tratta degli stessi parametri indicati
nella tabella di pagina 31, ad eccezione di alcalinità totale, clorito,
cloro residuo, magnesio e residuo secco a 180°) rilevate nell’ambito
dei controlli effettuati nel 2016 dalle Aziende Usl in Emilia
Romagna, attraverso i laboratori di Arpae, nel Nord Est e nella
provincia di Pesaro Urbino.
I valori esposti sono stati calcolati come medie pesate (sui volumi
distribuiti) degli esiti delle analisi eseguite nei punti di
campionamento negli impianti di distribuzione (per impianto di
distribuzione si intende l’insieme delle opere di alimentazione della
rete di distribuzione - serbatoi di testata e/o di accumulo, opere
connesse - e il complesso delle tubazioni che adducono l’acqua ai
singoli punti di utilizzo).
Nel complesso, relativamente a questi parametri, sono state
effettuate 66.271 analisi nel 2016.
Qualità dell’acqua: concentrazioni medie rilevate dagli Enti
pubblici di controllo(2016)3
D.Lgs.
n. 31/2001
Prov. Bologna
Prov. Ferrara
Prov. Forlì-
Cesena
Prov. Modena
Prov. Padova
Prov. Pesaro-Urbino
Prov. Ravenna
Prov. Rimini
Prov. Trieste
Alcalinità da bicarbonati (mg/L)
- 278 191 250 251 267 218 302 211
Ammonio (mg/L) 0,50 <0,02 4 <0,02 4 <0,02 4 <0,02 4 0,02 <0,02 4 <0,02 4 <0,024 <0,1 4
Arsenico (µg/L) 10 <1 4 1,0 <1 4 <1 4 0,02 <1 4 <1 4 <1 4 <1 4
Cadmio (µg/L) 2 0,5 <0,5 4 <0,5 4 <0,5 4 <0,5 4 0,1 <0,5 4 <0,5 4 <0,5 4 <0,4 4
Calcio (mg/L) - 81 58 69 101 56 88 62 77 53
Cloruro (mg/L) 250 30 26 22 81 9 28 17 40 16
Concentrazione ioni idrogeno (pH)
6,5-9,5 7,4 7,6 7,6 7,4 7,6 7,7 7,9 7,7 7,8
Conduttività (µScm ^-1)
2.500 595 428 475 794 380 595 493 615 349
Durezza totale (°F)
501 28 19 23 31 24 29 21 27 19
Fluoruro(mg/L) 2 1,50 <0,1 4 0,1 0,1 0,1 0,1 0,2 0,1 0,1 <0,1 4
Magnesio (mg/L) - 18 13 17 16 23 16 16 24 13
Manganese (µg/L)
50 2 <1 4 4 <1 4 1 2 1 4 <1 4
Nitrato (mg/L) 2 50 8 7 6 16 15 6 6 8 6
Nitrito (mg/L) 2 0,50 <0,01 4 <0,01 4 <0,01 4 <0,01 4 0,01 <0,01 4 <0,01 4 <0,014 <0,01 4
Piombo (µg/L) 2 10 <1 4 <1 4 <1 4 <1 4 0,5 <1 4 <1 4 <1 4 1
Potassio (mg/L) - 2 3 2 2 1 2 4 4 1
Sodio (mg/L) 200 26 18 15 43 4 23 26 40 10
Solfato (mg/L) 250 67 40 41 117 18 68 62 66 11
Trialometani-Totale (µg/L)
2 30 2 <0,2 4 5 1 1
7 5 3 2
1 Per il parametro durezza totale il D.Lgs. n. 31/2001 prevede un valore consigliato.
35
2 Parametri riportati nella parte B dell’allegato 1 del D.Lgs. n. 31/2001. Gli altri sono riportati nella parte C dell’allegato 1 e classificati dalla normativa “parametri indicatori” (si veda pag.21). 3 I dati relativi all’Emilia Romagna sono rilevati da Arpae per Ausl, mentre le rilevazioni relative a Padova e Trieste sono svolte rispettivamente dall’ULSS di Padova e ASS Triestina. Il dato non comprende le rilevazioni dell’ASUR Marche nel territorio di Pesaro-Urbino. 4 Assente o inferiore al limite di rilevabilità strumentale.
I risultati delle analisi effettuate dalle Aziende Usl non si discostano
dai valori rilevati dagli autocontrolli di Hera, anche in
considerazione di un importante interconfronto tra i laboratori di
Hera e di Arpae, svoltosi in questi anni che ha portato, attraverso
una serie di test incrociati ad un miglioramento della loro qualità
tecnica e operativa.
L’allineamento analitico raggiunto costituisce un elemento di base
indispensabile per le Aziende Usl che hanno il compito di valutare
l’idoneità dell’acqua che Hera distribuisce a 3,6 milioni di cittadini,
a garanzia della tutela della salute pubblica.
La conformità dell’acqua rispetto alla legge
In aggiunta ai risultati analitici rappresentati come concentrazioni
medie rilevate, si riporta nel grafico seguente la percentuale di
analisi effettuate da Hera e dalle Aziende Usl nel 2016 con risultati
conformi alla legge ovvero con valori rilevati inferiori ai limiti del
D.Lgs. 31/2001.
I risultati delle
analisi effettuate
dalle Aziende Usl
confermano
l’ottima qualità e
la totale sicurezza
dell’acqua
distribuita da
Hera
36
Qualità dell’acqua: % di analisi conformi alla legge (2016)
Analisi effettuate dal Gruppo e dagli Enti pubblici di
controllo1
Nota: il D.Lgs. n. 31/2001 classifica come “parametri indicatori” alluminio, ammonio, concentrazione ioni idrogeno (pH), cloruro, ferro, manganese, sodio. Per il residuo secco a 180° il D.Lgs. 31/2001 prevede valori consigliati (si veda pag.21). 1 I dati relativi all’Emilia Romagna sono rilevati da Arpae per Ausl, mentre le rilevazioni relative a Padova e Trieste sono svolte rispettivamente dall’ULSS di Padova e ASS Triestina. Il dato non comprende le rilevazioni dell’ASUR Marche nel territorio di Pesaro-Urbino.
Relativamente ai parametri elencati nel grafico sopra riportato,
Hera e le Aziende Usl attraverso i laboratori delle Agenzie regionali
per la protezione ambientale nel 2015 hanno effettuato 208.105
analisi lungo la rete di distribuzione: complessivamente il 99,9%
delle analisi è risultato conforme alla legge (D.Lgs. n.31/2001). I
casi di non conformità hanno riguardato principalmente alluminio e
ferro che la normativa classifica come parametri indicatori.
98,8% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
99,7% 99,3%
100,0% 99,8% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0% 100,0% 99,9% 99,9% 99,9%
80,0% 85,0% 90,0% 95,0% 100,0%
Alluminio
Ammonio
Antiparassitari
Antiparassitari Totale
Arsenico
Cadmio
Clorito
Cloruro
Concentrazione ioni idrogeno
Conduttività
Escherichia coli
Ferro
Fluoruro
Manganese
Nitrato
Nitrito
Piombo
Residuo secco a 180°
Sodio
Solfato
Tetracloroetilene + Tricloroetilene
Trialometani-Totale
37
Qualità dell’acqua: % di analisi conformi alla legge (2016)
Analisi effettuate dal Gruppo e dagli Enti pubblici di
controllo1
Prov.
Bologna
Prov.
Ferrara
Prov.
Forlì-
Cesena
Prov.
Modena
Prov.
Padova
Prov.
Pesaro-
Urbino
Prov.
Ravenna
Prov.
Rimini
Prov.
Trieste
Alluminio 97,6% 99,6% 100,0% 97,7% 100,0% 98,8% 99,9% 100,0% 100,0%
Ammonio 100,0% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Antiparassitari 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Antiparassitari
Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Arsenico 100,0% 99,5% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Cadmio 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Clorito 99,9% 100,0% 99,8% 100,0% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0% 100,0%
Cloruro 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0%
Concentrazione
ioni idrogeno 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Conduttività 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Escherichia coli 99,5% 100,0% 99,8% 99,6% 100,0% 99,6% 99,8% 99,7% 99,9%
Ferro 98,9% 99,6% 99,2% 98,7% 100,0% 98,6% 100,0% 100,0% 100,0%
Fluoruro 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Manganese 99,9% 99,8% 99,7% 99,8% 100,0% 99,8% 99,6% 99,6% 100,0%
Nitrato 100,0% 100,0% 99,9% 99,9% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Nitrito 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Piombo 100,0% 100,0% 99,5% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Residuo secco a
180° 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Sodio 99,9% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Solfato 100,0% 100,0% 99,6% 100,0% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0% 100,0%
Tetracloroetilene+
Tricloroetilene 99,4% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Trialometani-
Totale 100,0% 100,0% 99,6% 100,0% 100,0% 99,9% 100,0% 100,0% 100,0%
TOTALE 99,8% 100,0% 99,9% 99,9% 100,0% 99,8% 100,0% 100,0% 100,0%
Nota: il D.Lgs. n. 31/2001 classifica come “parametri indicatori” alluminio, ammonio, concentrazione ioni idrogeno (pH), cloruro, ferro, manganese, sodio. Per il residuo secco a 180° il D.Lgs. 31/2001 prevede valori consigliati (si veda pag.21). 1 I dati relativi all’Emilia Romagna sono rilevati da Arpae per Ausl, le rilevazioni relative a Padova e Trieste sono svolte rispettivamente dall’ULSS di Padova e ASS Triestina mentre quelle relative a Pesaro Urbino sono svolte dall’ASUR Marche.
Lo stesso D.Lgs. 31/2001 e la circolare regionale applicativa 9/2004
individuano percorsi di gestione delle non conformità diversi a
seconda che si tratti di parametri che alterano soltanto la qualità
dell’acqua da un punto di vista organolettico, quali ad esempio il
ferro o il manganese (indicati dal D. Lgs. 31/2001 come parametri
indicatori) oppure parametri che possono alterare la potabilità
dell’acqua quali ad esempio l’Escherichia coli o parametri chimici
come il piombo o i trialometani. In caso di superamento le Agenzie
regionali per la protezione ambientale informano in tempo reale
A seconda del
parametro
considerato il
decreto individua
percorsi di
gestione delle non
conformità diversi
38
l’autorità competente (Azienda Usl) che individua tempestivamente
idonee misure correttive.
In tutti i casi di risultato non conforme alla legge Hera attua
interventi tempestivi per il ripristino delle normali condizioni di
erogazione consistenti nella regolazione dei sistemi di trattamento
(con particolare riguardo alle stazioni di disinfezione), nei lavaggi
di rete per la rimozione di sedimenti nelle condotte, fino alla
sostituzione di tratti di condotte. Nei casi più critici Hera rende
disponibile l’acqua potabile per gli usi alimentari attraverso
autobotti o attraverso la distribuzione di sacchetti preconfezionati,
fino alla totale risoluzione dell’anomalia.
Nel corso del 2016 non sono state concesse deroghe al rispetto
dei limiti previsti dal D.Lgs. 31/2001 e sono state emesse 28
ordinanze sindacali di non potabilità: 6 in Emilia-Romagna e le
restanti nelle Marche. La maggior parte delle ordinanze delle
Marche sono legate a problemi agli impianti di disinfezione di
piccoli e piccolissimi acquedotti dove, a causa delle basse portate e
della localizzazione in zone isolate, il controllo e la regolazione
sono generalmente più difficili. I cittadini coinvolti sono stati
complessivamente 6.623 (valore stimato sulla base degli abitanti
residenti nelle relative aree). Tutti i casi sono stati comunque
risolti in tempi brevi (la durata media è stata pari a 8 giorni) senza
alcuna evidenza di conseguenze di natura igienico-sanitaria per gli
utenti e con disagi contenuti. Tali ordinanze hanno riguardato
soltanto lo 0,002% della popolazione servita.
I controlli di Hera sull’amianto
L’uso di amianto, ampiamente diffuso in edilizia e in altri settori industriali fino alla fine degli anni ‘80, è stato definitivamente bandito nel 1992. È stato riconosciuto ufficialmente che l’inalazione delle fibre di amianto provoca gravi malattie dell’apparato respiratorio mentre non esiste alcuna prova seria che l’ingestione di tali fibre sia pericolosa per la salute. A maggio 2015 l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato che la presenza di fibre di amianto nell’acqua non è un rischio per la salute pubblica e che allo stato attuale non sussistono i requisiti di necessità per indicare un valore di parametro per l’amianto nelle acque destinate a consumo diverso da quello già indicato dall’Environmental Protection Agency americana. Lo studio dell’EPA prende infatti in considerazione la possibilità che l’amianto eventualmente contenuto nell’acqua possa contribuire ad aumentare il livello di fondo delle fibre aerodisperse e, quindi, il rischio legato alla possibile assunzione per via inalatoria. Queste indicazioni prevedono di non superare il valore
Nel 2016 non sono
state concesse
deroghe per
nessun parametro
previsto dalla
legge
39
di 7 milioni di fibre/litro per le fibre di lunghezza superiore a 10 µm (fonte EPA, Environmental Protection Agency, Technical factsheet on asbestos). Recentemente studi internazionali su popolazioni esposte attraverso l’acqua potabile non hanno fornito evidenze sufficienti fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile (Monograph Iarc, vol. 100 C del 2012). La notevole preoccupazione suscitata dal tema ha comunque indotto Hera a svolgere verifiche costanti dello stato di conservazione delle condotte e ad applicare un piano di controllo dedicato alla ricerca delle fibre di amianto nell’acqua. Dal 2003 Hera redige e applica annualmente il Piano di controllo amianto nel quale sono riportati i dettagli dei punti di campionamento di rete più rappresentativi, le frequenze e i parametri analitici da sottoporre ad analisi. Il profilo comprende, oltre alla ricerca dell’amianto con distinzione delle fibre di lunghezza inferiore e superiore a 10 µm (dieci millesimi di millimetro), parametri analitici che rilevano il grado di aggressività dell’acqua (pH, alcalinità, calcio, cloruri e solfati). Tale scelta è stata adottata dal momento che il possibile rilascio di fibre dalla matrice cementizia delle tubazioni in cemento amianto dipende dalla sottrazione di ioni calcio e da un’alta aggressività dell’acqua. Nel 2016 sono stati effettuati 211 campionamenti, volti a rilevare l’eventuale rischio di cessione di fibre di amianto da parte delle reti in cemento-amianto. Gli esiti dei controlli hanno mostrato assenza di fibre di lunghezza superiore a 10 µm nell’80% dei campioni. In 42 campioni è stata riscontrata la presenza di fibre di lunghezza superiore a 10 µm in numero compreso tra 490 fibre/litro e 183.230 fibre/litro (il 97% inferiore a quanto indicato dall’EPA statunitense) e solo in 1 campione di 2 milioni di fibre/litro (comunque inferiore del 70% rispetto a quanto indicato dall’EPA). Quest’ultimo valore, relativo a un unico punto di campionamento, è ragionevolmente correlabile a un episodio di rottura importante avvenuto in luglio; i controlli successivi sul medesimo punto non hanno più evidenziato presenza di fibre. Il numero di campioni positivi alle fibre di amianto è superiore a quello riscontrato negli anni precedenti (normalmente poche unità) forse in conseguenza della siccità che ha determinato una maggiore frequenza di rotture nelle condotte idriche. Su tutti i 211 campioni è stato determinato anche il parametro “indice di aggressività”. I valori di tale parametro (in 153 casi ≥ 12 , in 58 casi < 12) hanno confermato che le acque distribuite da Hera sono nella generalità dei casi tendenzialmente incrostanti piuttosto che aggressive nei confronti delle matrici
40
cementizie (indice di aggressività medio pari a 12,1) e quindi tali da non favorire il rilascio delle fibre d’amianto.
41
Preferire l’acqua di rubinetto genera vantaggi economici e ambientali
5 buoni motivi per bere l’acqua di rubinetto
Ecologica: Se bevi l’acqua del rubinetto fai bene all’ambiente! Infatti
sono 5,9 miliardi le bottiglie di plastica prodotte nel 2014 in Italia (che
riempiono circa 3 milioni di cassonetti), solo il 38% viene riciclato e
solo il 15% viaggia su rotaia2. Nel territorio servito il 36% dei clienti ha
scelto l’acqua di rubinetto evitando 250 milioni di bottiglie di
plastica. Altre 460 milioni potrebbero essere evitate!
Economica: con l’acqua di rubinetto risparmi quasi 270 euro l’anno
rispetto all’acqua in bottiglia.
Buona: l’acqua distribuita dal Gruppo Hera è classificabile come
oligominerale a basso tenore di sodio. Vuoi eliminare l’odore del cloro?
Lasciala un po’ in una caraffa o bevila fredda.
Sicura: oltre 2.000 analisi al giorno, il 99,9% conforme alla legge. Ti
puoi fidare.
Comoda: disponibile direttamente a casa tua, senza dover trasportare
inutili bottiglie.
L’acqua in bottiglia3
i più grandi consumatori (litri pro capite nel 2016): 1. Messico (264) 2.
Thailandia (215) 3. Italia (180) 4. Stati Uniti (149) 5. Germania (144)
+27% consumi mondiali pro capite tra il 2011 e il 2016 (37 litri pro
capite nel 2011 e 47 nel 2016)
900 mila bottiglie di plastica vendute ogni minuto nel mondo (nel 2016)
solo il 20% delle bottiglie è in vetro, solo il 38% delle bottiglie in
plastica viene riciclato, solo il 18% delle bottiglie viaggia su rotaia
L’analisi del ciclo di vita valuta l’insieme delle relazioni che un
prodotto ha con l’ambiente considerando il suo intero ciclo di vita e
dunque tutti gli impatti ambientali che procura. Uno studio ha
confrontato l’acqua di rubinetto e quella in bottiglia considerando
l’energia necessaria alla produzione e le emissioni di CO2.
2 Fonte: elaborazione su dati Bottled water 2016 e Legambiente, Regioni imbottigliate 2014. 3 Fonte: elaborazione su dati Bottled water 2016, Legambiente, Regioni imbottigliate 2014, Euromonitor international e Fondazione Ellen MacArthur.
42
... e un
litro di
acqua di
rubinetto
Confronto tra acqua di rubinetto e acqua in bottiglia
secondo la metodologia LCA (Life Cycle Assessment,
Analisi del ciclo di vita)
Consumi elettrici necessari per
produrre ...
... un litro di
acqua in
bottiglia ...
... e un
litro di
acqua di
rubinetto
Emissioni di CO2 necessarie per
produrre ...
... un litro di
acqua in
bottiglia ...
100%
3%
100%
2%
Fonte: Alessandro Nogarino, “Analisi LCA dell’acqua destinata al consumo umano
per l’individuazione del risparmio energetico: il progetto Hera2O di Hera
S.p.A.”, Tesi di laurea (anno accademico 2007-2008).
Confronto tra la qualità dell’acqua distribuita dal Gruppo Hera e le acque minerali
Acque minerali (min-max) Analisi Hera e USL (min-
max)
Alcalinità da bicarbonati
(mg/L) 9,5 – 1.155 171 – 302
Calcio (mg/L) 2,8 – 326 53 – 109
Cloruro (mg/L) 0,2 – 80 9 – 84
Concentrazione ioni idrogeno
(pH) 5,8 – 8 7,4 – 7,9
Durezza totale (°F) 0,9 – 87,8 19 – 32
Fluoruro (mg/L) 0,03 – 1 0,04 - 0,22
Magnesio (mg/L) 1,3 – 34 12 – 24
Nitrato (mg/L) 0,75 – 9 5 – 18
Nitrito (mg/L) <0,002 <0,002
Potassio (mg/L) 0,28 – 7,3 0,7 – 4
Residuo fisso a 180°C 8 – 932 211 – 506
Sodio (mg/L) 0,32 – 67 4 – 57
Solfato (mg/L) 1,8 - 100 10 – 123
Confronto effettuato con i dati indicati nelle etichette di 17 acque minerali
naturali presenti nei supermercati dell’Emilia-Romagna.
Il confronto dei risultati medi delle analisi effettuate sull’acqua
distribuita da Hera con le etichette delle principali acque minerali
evidenzia l’ottima qualità dell’acqua di rubinetto che Hera mette a
disposizione di circa 3,6 milioni di persone.
Solo per nitrato e cloruro (parametro indicatore) si riscontrano
valori superiori a quelli riportati nelle etichette delle acque
minerali, ma per questi parametri i valori rilevati dalle analisi
effettuate da Hera e dalle aziende sanitarie locali sono inferiori
rispettivamente dell’83% e dell’88% rispetto al limite di legge e per
entrambi il 100% dei campioni analizzati sono conformi alla legge.
43
L’impegno di Hera oltre la qualità: i programmi di miglioramento e ricerca
I progetti di ricerca e innovazione tecnologica attivati dal Gruppo Hera approfondiscono gli argomenti più nuovi relativi al servizio idrico integrato.
Nel 2016 è proseguita l’attività di Hera sul tema dei “Contaminanti
Emergenti”. Si tratta di sostanze biologicamente attive di origine
antropica quali farmaci, sostanze psicoattive associate alle
tossicodipendenze e i relativi metaboliti e prodotti per la cura della
persona: la presenza di queste sostanze nelle acque è una tra le più
significative questioni ambientali. Per queste sostanze la vigente
normativa sulle acque potabili (D.Lgs. n. 31/2001) non stabilisce
limiti. Si tratta pertanto di parametri non regolamentati monitorati
in conformità ai dettami dell’art. 4 del D.Lgs. n.31/2001 secondo
cui le acque non devono contenere microrganismi, parassiti né altre
sostanze in quantità tali da rappresentare un potenziale pericolo
per la salute umana, tenendo conto delle più recenti conoscenze
scientifiche in tema di qualità del prodotto e di rischio per la salute
umana, anche in assenza di specifici requisiti di legge.
Presso l’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro a Ferrara
continua il monitoraggio di 10 sostanze considerate d’interesse
“prioritario”: 4 polialchilfenoli [4-n-nonilfenolo (NP), 4-ottilfenolo
(OP), 4-t-ottilfenolo (t-OP), bisfenolo A (BPA), 4 estrogeni (17-a-
etinilestradiolo (EE2), b-estradiolo (E2), estriolo (E3), estrone (E1))
e 2 acidi perfluorurati (acido perfluoroottanoico (PFOA), acido
perfluoroottanoicosolfonato (PFOS)].
I risultati 2016 mostrano in uscita dall’impianto di Pontelagoscuro
a Ferrara concentrazioni al di sotto dei limiti di rilevabilità per i 4
estrogeni e per 3 polialchilfenoli (4-n-nonilfenolo (NP), 4-t-
ottilfenolo (t-OP) e 4-ottilfenolo (OP) . Si sono riscontrati inoltre
per il bisfenolo-A in 2 controlli su 9 valori pari a 7,5 nanogrammi/l
e 21 nanogrammi/l, negli altri 7 controlli i valori rilevati sono stati
inferiori al limite di rilevabilità (5 nanogrammi per litro).
Relativamente a PFOA e PFOS il Ministero della Salute raccomanda
di “assicurare adeguate misure di prevenzione della
contaminazione delle acque di origine e, a livello impiantistico,
l’implementazione di tecniche di adsorbimento e/o filtrazione
attraverso membrane di provata efficienza per la rimozione di PFAS
nella filiera di produzione e distribuzione delle acque destinate al
consumo umano, ritenendo che l’applicazione delle citate
Continua
l’attività di Hera
sui Contaminanti
Emergenti per
migliorare la
qualità dell’acqua
Per i
contaminanti
emergenti sono
state riscontrate
concentrazioni
molto basse e di
molto inferiori ai
livelli obiettivo
ministeriali o
addirittura al di
sotto dei limiti di
rilevabilità
44
tecnologie possa garantire nelle acque trattate almeno i seguenti
livelli di performance (obiettivo) di trattamento: PFOA: ≤500
nanogrammi per litro, PFOS: ≤30 nanogrammi per litro, altri PFAS:
≤500 nanogrammi per litro”.
L’Istituto Superiore di Sanità (prot. 11/08/2015-0024565) ha
definito livelli di performance integrativi attribuendo a PFBA e PFBS
il valore di 500 nanogrammi per litro.
Concentrazioni molto basse sono state rilevate anche per gli acidi
perfluorurati e molto inferiori ai livelli obiettivo definiti dal
Ministero della Salute: valori massimi pari a 7,7 nanogrammi per
litro per il PFOA, 8,2 nanogrammi per litro per il PFOS, 149
nanogrammi per litro per il PFBA e 174,8 nanogrammi per litro per
la somma dei perfluorurati.
L’EFSA (European Food Safety Authority) ha fissato dosi giornaliere
tollerabili (stima della quantità di sostanza che può essere ingerita
nell’arco di una vita senza rischi apprezzabili per la salute) pari a
150 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per il
PFOS e pari a 1.500 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo
al giorno per il PFOA. Una persona di 50 chilogrammi dovrebbe bere
750 litri al giorno di acqua per superare le dosi giornaliere
tollerabili per il PFOS e 7.500 litri al giorno per superare quelle
riferite al PFOA.
Il sistema di controllo messo in campo da Hera prevede il
monitoraggio degli antiparassitari (comprensivi anche degli
erbicidi) per i quali il D.Lgs.n.31/2001 fissa dei valori di parametro,
pari a 0,5 microgrammi per litro come antiparassitari totali e pari a
0,1 microgrammi per litro per singolo principio attivo.
Nel corso del 2016, sulle acque potabili erogate in Emilia-Romagna,
Hera ha effettuato 232 controlli di 38 antiparassitari4 in
corrispondenza di 69 punti di campionamento (19 all’uscita degli
impianti, 11 nei serbatoi e 39 nelle reti di distribuzione).
Gli esiti dei controlli effettuati indicano valori ampiamente
contenuti entro i limiti di legge a conferma della qualità dell’acqua
4 Si tratta dei seguenti antiparassitari, definiti in condivisione con le Aziende Usl: 2,4-DDT; 4,4`-DDD; 4,4`-DDT; alachlor; aldrin; alfa-endosulfan; alfa-esaclorocicloesano; ametrina; atrazina; atrazina-desetil; beta-endosulfan; beta-esaclorocicloesano; chlorpyriphos; delta-esaclorocicloesano; diazinon; dieldrin; endrin; eptacloro; eptacloro epossido; esaclorobenzene; lindano; linuron; malathion; metolaclor; molinate; oxadiazon; parathion-etile; parathion-metile; pedimentalin; pirimicarb; prometrina; propaclor; propazina; simazina; terbutilazina; terbutilazina-desetil; terbutrina; trifluralin.
Il sistema di
controllo di Hera
prevede anche il
monitoraggio
degli
antiparassitari,
che hanno
recentemente
destato
preoccupazione
nella pubblica
opinione
45
alla fonte e della validità dei processi di trattamento. Le fonti di
approvvigionamento potenzialmente più esposte al rischio di
contaminazione da antiparassitari hanno nella propria filiera di
trattamento uno stadio di filtrazione su carbone attivo che risulta
efficace per la loro rimozione.
In particolare per i 38 antiparassitari cercati, i 232 controlli
eseguiti sono risultati inferiori al limite di rilevabilità strumentale
(<0,02 microgrammi per litro). Dunque tutti gli esiti relativi al
controllo degli antiparassitari totali sono stati costantemente
inferiori al valore di parametro di 0,50 microgrammi per litro come
antiparassitari totale e di 0,10 microgrammi per litro per singolo
principio attivo.
Gli antiparassitari ricercati da Hera fino al 2015 hanno compreso
un’ampia gamma di principi attivi ma non il glifosato, e il suo
derivato Ampa, poiché l'attenzione su queste sostanze è sorta solo
in tempi recentissimi.
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato nel mondo e il suo uso è
aumentato rapidamente anche in seguito allo sviluppo di
coltivazioni geneticamente modificate resistenti alla sostanza.
Viene utilizzato su colture arboree ed erbacee, ma viene anche
impiegato su aree non destinate alle colture agrarie, come quelle
industriali, civili, negli argini e nei bordi stradali.
La classificazione del rischio di questa sostanza non è ancora certa
dal momento che la comunità scientifica non si è ancora espressa in
modo univoco.
Al riguardo, in attesa di indicazioni specifiche da parte degli Enti di
controllo (Regione, Aziende USL), Hera ha predisposto nel 2016 un
piano di monitoraggio. Tale monitoraggio ha riguardato 26 punti di
campionamento relativi ad acque potabilizzate. Gli esiti sono
sempre stati inferiori al limite di rilevabilità strumentale (0,01
microgrammi per litro per il glifosato e 0,05 microgrammi per litro
per l’Ampa).
Il problema della degradazione della plastica e della sua presenza
nell’ambiente anche sotto forma di “micro” e “nanoplastiche” è
un aspetto portato all’attenzione dell’opinione pubblica negli ultimi
anni a seguito di alcuni articoli comparsi sia in rete che sulla
stampa.
Con il termine microplastiche si denotano particelle di materiale
plastico (fibre, frammenti, pellet, pellicole, perline) di dimensioni
I risultati dei
controlli relativi
agli
antiparassitari
hanno riscontrato
valori sempre
inferiori ai limiti
di legge e nella
maggior parte dei
casi inferiori ai
limiti di
rilevabilità degli
strumenti
I risultati dei
controlli relativi
al glifosato sono
stati sempre
inferiori al limite
di rilevabilità
degli strumenti
per i punti
all’uscita degli
impianti di
potabilizzazione
Il problema della
presenza della
plastica
nell’ambiente è
un aspetto
portato di recente
all’attenzione
dell’opinione
pubblica
46
molto piccole. L’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare
definisce microplastiche le particelle di dimensioni comprese tra
0,1 e 5.000 micrometri (µm) ovvero 5 millimetri. Al di sotto di
queste dimensioni si parla di nanoplastiche.
Allo stato non esistono norme che regolino la possibile
contaminazione dei prodotti alimentari da micro e nanoplastiche,
ed è rilevante sul tema la recente opinione dell’Agenzia Europea
per la Sicurezza Alimentare del 2016. Il rapporto indica, tra l’altro,
che dati relativi alla presenza, alla tossicità e al destino – ossia che
cosa accade dopo la digestione – di tali materiali sono insufficienti
ai fini di una valutazione del rischio, in particolare nel caso delle
nanoplastiche.
Ad oggi né la norma europea (direttiva 98/83/CE e s.m.i.) né quella
italiana che la recepisce (D.Lgs. 31/2001 e s.m.i.) impongono limiti
alla presenza di microplastiche nell’acqua potabile.
Coerentemente, né i controlli interni del Gestore né i controlli
esterni delle aziende USL prevedono la ricerca di microplastiche.
Hera ritiene comunque opportuno seguire con attenzione lo
sviluppo delle tecniche analitiche di campionamento e rilevazione
delle microplastiche al fine di rendere disponibili in futuro queste
metodologie sia per usi interni sia per richieste esterne. In
particolare, il laboratorio Hera ha avviato contatti con il CNR–ISMAR
di Venezia che è il riferimento del progetto di ricerca
Sentinel4Marine Plastic Waste.
In assenza, come detto, di riferimenti sia normativi che di standard
di analisi, dal punto di vista del laboratorio si può comunque
osservare che nell’ambito delle analisi dei modificatori endocrini
che il laboratorio conduce sulle uscite degli impianti di
trattamento, come può essere il BPA derivati della plastica e degli
imballaggi, le analisi di laboratorio al momento non hanno
osservato elementi significativi.
Pur in assenza di evidenze di rischio per la qualità delle acque
potabili distribuite connesse all’eventuale presenza di
microplastiche, Hera ritiene opportuno mantenere un adeguato
livello di attenzione e di aggiornamento sul tema.
Nel 2016 è proseguita l’attività di Hera relativa alla
riprogettazione del processo di monitoraggio e controllo della
qualità dell’acqua basata sui principi dei Water Safety Plans
introdotti dall’OMS. L’obiettivo dello studio è quello di introdurre
47
criteri più oggettivi, basati sull’analisi dei rischi, per la definizione
degli effettivi fabbisogni di controllo dei diversi acquedotti. La
sperimentazione è nata dalla collaborazione con gli Enti
istituzionalmente preposti al controllo, Aziende USL e Arpae,
coordinata dalla Direzione Sanità e Politiche Sociali della Regione
Emilia-Romagna.
In via sperimentale è stato adottato un modello integrato per il
controllo delle acque destinate al consumo umano. Il modello è
basato sulla valutazione preventiva del rischio che si verifichi un
evento sfavorevole. Tale modello ha la finalità di permettere una
valutazione del rischio sull’intero processo (generale) e su ciascuna
fase (puntuale). Deve inoltre essere adattabile a tutte le filiere di
captazione, potabilizzazione e distribuzione presenti sul territorio.
La metodologia proposta per la categorizzazione del rischio nel
processo produttivo è la FMEA\FMECA (Failure modes effects
analysis\ Failure modes effects critical analysis).
Dopo le applicazioni sperimentali sugli acquedotti di Bologna,
Vignola e Forlì, sono stati completati i casi studio sull’acquedotto di
Ferrara e sull’acquedotto di Novafeltria.
La Direttiva della Commissione Europea n. 1787/2015 del 6 ottobre
2015, modificando gli allegati II e III della Direttiva 98/83/CE che
stabiliscono i requisiti minimi dei programmi di controllo per le
acque destinate al consumo umano e i metodi di analisi dei vari
parametri, ha introdotto la metodologia Water Safety Plans per la
strutturazione delle attività di prevenzione e controllo finalizzate a
garantire la migliore qualità delle acque potabili. L'Italia dovrà
conformarsi alle nuove disposizioni entro il 27 ottobre 2017.
Lo sviluppo dei Piani di Sicurezza dell’Acqua, nei termini indicati
dall’Istituto Superiore di Sanità nel documento di Linee Guida
pubblicato nel 2014 (Rapporto ISTISAN 14/21), orienta il sistema di
controllo verso un approccio preventivo applicato a tutte le fasi
della filiera di produzione e distribuzione idropotabile.
Per dare continuità all'attività fino ad oggi svolta e completare il
percorso di acquisizione di metodologie e competenze, Hera ha
sottoscritto un contratto di ricerca con l'Istituto Superiore di Sanità
per sviluppare nel biennio 2017-2018 due Piani di Sicurezza
dell’Acqua completi relativi a due sistemi acquedottistici gestiti:
quello a servizio del Comune di San Giovanni in Persiceto e quello a
servizio dei Comuni del Comprensorio Imolese (Bagnara di
Romagna, Castel Guelfo, Castel San Pietro Terme, Conselice,
Dozza, Imola, Medicina, Mordano, Sant'Agata sul Santerno).
Un modello
integrato per il
controllo delle
acque destinate al
consumo umano è
stato introdotto
in via
sperimentale
48
Nel 2016 sono proseguite le attività di sviluppo dei progetti
afferenti l’"Accordo di Partnership per la ricerca applicata"
sottoscritto da Hera, Iren e Smat per la ricerca e innovazione
tecnologica.
I progetti che interessano il settore acque potabili sono i seguenti:
applicazione del ferrato per il trattamento delle acque;
gestione di risultati analitici da analizzatori on-line e
software gestionali dei laboratori;
modalità smart di disinfezione applicate alle reti di
distribuzione di acqua potabile;
studio di trattamenti innovativi nel settore acquedottistico;
sviluppo di un network di laboratori per la gestione di aspetti
analitici e di monitoraggio legati a criticità ambientali o
cambiamenti normativi.
Case dell’acqua e Sorgenti Urbane
Hera offre ai cittadini la possibilità di bere acqua buona e controllata anche per strada utilizzando le Sorgenti Urbane, distributori pubblici di acqua potabile distribuiti nei territori serviti. L’acqua che esce è identica a quella del rubinetto di casa ma è più fresca (grazie a un sistema di refrigerazione) e può essere arricchita di bollicine per renderla frizzante. Nel 2016 sono state realizzate nuove installazioni nei comuni di Rimini, Santa Giustina (RN), Viserba (RN), Modena, Foiano (FC), Mezzano di Ravenna (RA), Savarna di Ravenna che si vanno ad aggiungere a quelle esistenti per un totale di 37 Case dell’Acqua e 33 Sorgenti Urbane in Emilia-Romagna al 31 dicembre 2016. A queste si aggiungono 5 iniziative analoghe nei territori AcegasApsAmga e altrettante presso Marche Multiservizi. Nel 2016 sono stati erogati quasi 22 milioni di litri di acqua di cui circa il 30% di acqua frizzante. Notevole anche il risparmio di plastica pari a oltre 14 milioni di bottiglie, corrispondenti a circa 18.000 cassonetti in meno da svuotare (cassonetti con capienza media di 800 bottiglie PET da 1,5 litri) evitando così l’emissione di oltre 2.500 tonnellate di CO2. Il risparmio economico per le famiglie, corrispondente alla spesa media per l’acquisto di acqua minerale, si aggira sui 4 milioni di euro.
49
Qualità anche nella depurazione
Il nostro impegno è restituire all’ambiente acqua pulita
L’efficiente dotazione impiantistica e la sua omogeneità in tutti i
territori ha permesso a Hera di coprire, nel 2016, il 91% del
fabbisogno totale del servizio di depurazione (civile e industriale).
Questo valore sale al 99% se si considerano solo gli agglomerati con
più di 2.000 abitanti equivalenti. Gli ultimi dati disponibili a livello
nazionale evidenziano una copertura del servizio depurazione al 70%.
Proprio il trend di adeguamento degli agglomerati urbani alla
normativa è indice dell’impegno verso questi temi. Al 2016 gli
agglomerati, con più di 2.000 abitanti equivalenti, adeguati alla
normativa sono 121 su 134 (pari al 90% del totale); per i restanti 13
sono già stati pianificati gli interventi di adeguamento entro il 2020.
L’efficacia dei trattamenti depurativi, nonché l’efficienza di
rimozione dei principali inquinanti, è rappresentata dal numero di
analisi che rispettano i limiti di legge. Nel 2016 il 99,5% delle
analisi svolte nei depuratori è risultato conforme ai limiti di legge.
I superamenti si riferiscono a situazioni del tutto episodiche.
Tra i principali progetti per migliorare la qualità della depurazione
nei territori serviti da Hera vi sono l’adeguamento del depuratore
di Servola a Trieste e il Piano di Salvaguardia della Balneazione di
Rimini.
Prosegue secondo la pianificazione prevista l’intervento di
adeguamento del depuratore di Servola a Trieste. La Regione Friuli
Venezia Giulia e i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo avevano
condiviso gli interventi nell’accordo di programma quadro utilizzato
dal Governo per evitare l’applicazione di sanzioni per il mancato
recepimento della direttiva Cee 91/271. Nel 2016 sono iniziati i
lavori per i manufatti (edificio trattamenti) dei collegamenti idraulici
e per gli spostamenti dei sottoservizi nell’area. È stato anche
completato il collegamento con un impianto di pretrattamento della
riviera triestina.
A Rimini, invece, l’importo complessivo degli 11 interventi contenuti
nel piano di salvaguardia della balneazione supera complessivamente
i 160 milioni di euro. Ha l’obiettivo di eliminare i divieti alla
balneazione e di ridurre del 90% l’impatto inquinante delle sostanze
organiche entro il 2020. L'avanzamento dei lavori è coerente con gli
obiettivi del piano. Sono aperti 5 cantieri e altrettanti si sono
conclusi nel 2016.
50
Appendice: i parametri oggetto di rendicontazione in questo report
Alcalinità totale e Alcalinità da Bicarbonati
Con il termine alcalinità si esprime la quantità di sali con proprietà di alcali
disciolti nell'acqua. Nell’acqua indica la sua capacità di reagire con gli ioni
idrogeno e rappresenta la capacità dell'acqua a "resistere" a cambiamenti
indotti del suo pH. Al crescere dell'alcalinità di norma diminuisce la
aggressività di un'acqua.
L'alcalinità determinata da carbonati e bicarbonati non è pericolosa per la
salute umana e quindi la legislazione italiana sulle acque potabili non fissa un
particolare valore guida ed un valore massimo ammissibile per questo
parametro.
[non esiste un limite di legge per le acque di rete, per le acque minerali il
parametro è previsto ma senza limite]
Alluminio
É uno dei metalli più usati dall’uomo e anche uno dei composti più diffusi
nella crosta terrestre.
[limite di legge per acque di rete 200 µg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Ammonio
È una sostanza che deriva principalmente dalle deiezioni umane o animali
dove è contenuto assieme all’urea risultante dal metabolismo delle proteine e
può derivare dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura. La sua presenza nelle
acque, specialmente in quelle sotterranee, è dovuta, in alcuni casi, a cause
geologiche quali ad esempio la degradazione di materiale in via di
fossilizzazione (resti di piante, giacimenti di torba, ecc.).Viene biodegradato
nell’ambiente ed è correlato a nitrati e nitriti. Nelle acque può essere
presente per un valore massimo di 0,50 mg/L.
[limite di legge per acque di rete 0,50 mg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Antiparassitari-Totale
Gli antiparassitari sono prodotti chimici normalmente impiegati in agricoltura
per controllare, respingere e uccidere organismi animali quali insetti e
51
microbi. Il valore indica la somma dei singoli antiparassitari rilevati e
quantificati in occasione delle analisi.
[limite di legge per acque di rete 0,50 µg/L (parametro chimico), per le
acque minerali il parametro non deve “risultare rilevabile con metodi che
abbiano i limiti minimi di rendimento analitico” citati dalla legge]
Arsenico
L’arsenico è un elemento chimico distribuito nella crosta terrestre, i cui
composti trovano applicazione come pesticidi, erbicidi ed insetticidi. Può
avere impatti significativi sulla salute umana, è incluso nella lista degli
elementi tossici con una soglia massima di 10 μg/L. La presenza di arsenico
nelle acque è dovuta all’interazione che l’acqua ha con rocce di tipo
vulcanico.
[limite di legge per acque di rete 10 µg/L (parametro chimico), per acque
minerali il parametro non deve superare 10 µg/L calcolato come Arsenico
totale]
Cadmio
Il cadmio è chimicamente simile allo zinco e con questo elemento si ritrova in
natura, spesso associato al piombo, nelle rocce sulfuree. Nell’ambiente,
elevate concentrazioni del metallo nell’aria, nell’acqua e nel suolo sono
riconducibili ad emissioni antropiche, riferibili in particolare ad attività
minerarie e lavorazione di metalli. Può essere presente nelle condutture di
zinco e nelle saldature. Nelle acque naturali il cadmio è presente
principalmente nei sedimenti profondi e nelle particelle sospese. La sua
concentrazione nelle acque naturali non inquinate è solitamente bassa (<1
µg/L).
[limite di legge per acque di rete 5 µg/L (parametro chimico), per acque
minerali 3 µg/L]
Calcio
Il calcio è un metallo alcalino terroso tenero, il quinto elemento in ordine di
abbondanza nella crosta terrestre, essenziale per tutta la vita sulla Terra. Il
calcio è un importante componente di una dieta equilibrata in quanto una
mancanza di calcio rallenta la formazione e la crescita delle ossa e dei denti,
e provoca il loro indebolimento: viceversa nelle persone con malattie renali,
un eccesso di calcio nella dieta può portare alla formazione di calcoli renali.
Nel nostro organismo è presente circa un chilo di calcio, di cui il 99% è fissato
nelle ossa ed il resto circola libero nel sangue. Quando l'acqua scorre
52
attraverso rocce calcaree o altre rocce carbonatiche, ne scioglie una piccola
parte e crea caverne e caratteristiche strutture, le stalattiti e le stalagmiti.
Uscendo da queste caverne, l'acqua è satura di carbonati e per questo è detta
dura.
[non esiste un limite di legge per le acque di rete, per le acque minerali il
parametro è previsto ma senza limite]
Clorito
I cloriti sono tipici sottoprodotti della disinfezione dovuti all’uso di biossido di
cloro come disinfettante. Non vi sono forti preoccupazioni rispetto agli effetti
sulla salute di questi composti, tuttavia l’OMS individua in 700 μg/L un valore
guida provvisorio. Tale valore è stato recepito all’interno della normativa
italiana come valore massimo ammissibile.
[limite di legge per acque di rete definito dal Decreto 5 settembre 2006: 700
µg/L (parametro chimico), per le acque minerali il parametro non è previsto]
Cloro residuo
Tale parametro rappresenta l'indicazione che l'acqua ha subito un processo di
disinfezione che ne garantisce la sicurezza, da un punto di vista
microbiologico, durante il trasporto nelle rete di distribuzione. La normativa
non fissa un valore obbligatorio, ma consiglia di attenersi ad una
concentrazione di 0,2 mg/L se impiegato.
[parametro con valore consigliato di concentrazione pari a 0,2 mg/L, per le
acque minerali il parametro non è previsto]
Cloruro
Gli ioni cloruro presenti in acqua possono essere di origine sia minerale sia
organica. In quest’ultimo caso aumenti anomali di concentrazione possono
essere collegati a inquinamenti di natura organica. Il cloruro aumenta la
conducibilità elettrica delle acque e conseguentemente il residuo secco.
Concentrazioni eccessive di cloruro in un’acqua, soprattutto se associate a
valori di pH acido, accelerano la corrosione dei metalli nelle reti.
[limite di legge per acque di rete 250 mg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
53
Concentrazione ioni idrogeno (pH)
Indica il grado di acidità di un’acqua. Valori troppo alti o troppo bassi rispetto
alla condizione di neutralità (pH=7), potrebbero avere un significato indiretto
di pericolosità: acque troppo acide (pH<7), specie in presenza di anidride
carbonica aggressiva, immesse in tubature metalliche possono risultare
corrosive e solubilizzare componenti che influiscono negativamente sulla
gradevolezza dell’acqua (ferro, manganese, zinco) o comportano un vero e
proprio rischio di tossicità (piombo, cadmio).
[limite di legge per acque di rete con valore fra 6,5 e 9,5 (parametro
indicatore), per le acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Conduttività
La conducibilità elettrica è la proprietà fisica di una sostanza (conduttore) ad
essere percorsa da una corrente elettrica. Tanto più elevata è la
concentrazione degli ioni, tanto maggiore sarà la conducibilità.
La conduttività indica quindi il grado di mineralizzazione dell'acqua: se il
valore è elevato si tratta di un'acqua ricca di sali, se è basso si tratta di
un'acqua povera di minerali. Tale grandezza pertanto può essere correlata con
il residuo secco. Siccome la conducibilità dipende anche dalla temperatura,
viene fissato un valore convenzionale di riferimento a 20°C.
[parametro indicatore di legge per acque di rete con valore consigliato
inferiore a 2500 µScm-1 a 20°, per le acque minerali il parametro è previsto
ma senza limite]
Durezza
La durezza indica la presenza di sali di calcio e magnesio disciolti nell’acqua.
Si misura in gradi francesi (°F) ognuno dei quali corrisponde a 10 mg/L di
carbonato di calcio. Una possibile scala di classificazione della durezza
considera le acque leggere o dolci quelle con durezza inferiore a 15-20 °F,
mediamente dure sino a 20-35 °F e dure oltre 35 °F.
Su indicazione medica può essere consigliato l’utilizzo di acque con particolari
gradazioni di calcio. Normalmente il calcio presente nell’acqua è importante
per la salute al punto che la legge vieta, nel caso di installazione di un
addolcitore domestico, di abbassare il valore della durezza sotto i 15 °F. Al
contrario, ben noti sono i danni causati da acque troppo dure a
elettrodomestici e sanitari, al punto che molti detersivi contengono sostanze
che combattono il calcare.
[parametro indicatore di legge per acque di rete con valore consigliato
inferiore a 50°F e superiore a 15°F per acque sottoposte a trattamento di
54
addolcimento o di dissalazione, per le acque minerali il parametro non è
previsto]
Escherichia coli
È una delle specie principali di batteri che vivono nella parte inferiore
dell’intestino di animali a sangue caldo. La presenza di Escherichia coli
nell’acqua è “indice” di contaminazione fecale.
[limite di legge per acque di rete 0/100 mL (parametro microbiologico), per
le acque minerali il parametro deve “risultare assente”]
Ferro
È un metallo ed è uno dei principali componenti della crosta terrestre. Può
essere presente nell’acqua potabile anche come risultato dell’uso di
flocculanti negli impianti di trattamento per la produzione di acqua potabile o
della corrosione delle condotte in acciaio e ghisa durante la distribuzione
dell’acqua. Il ferro è considerato un elemento indesiderabile, in quanto già
una concentrazione di circa 0,3 mg/L conferisce all’acqua una colorazione
giallina e un sapore sgradevole (metallico).
[limite di legge per acque di rete 200 µg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Fluoruro
Esprime il contenuto di fluoro, elemento indispensabile soprattutto per denti
e ossa, da assumere a piccole dosi. Un’assunzione eccessiva potrebbe
provocare effetti sull’apparato scheletrico e sulla dentatura.
[limite di legge per acque di rete 1,50 mg/L (parametro chimico), per le
acque minerali 5 mg/L e 1,5 mg/L per acque destinate all’infanzia]
Magnesio
Il magnesio costituisce circa il 2% della crosta terrestre ed è il terzo per
abbondanza tra gli elementi disciolti nell'acqua marina. In natura non esiste
allo stato libero, ma si trova complessato con altri elementi. Il magnesio è
responsabile di molti processi metabolici essenziali, come la formazione
dell’urea, la trasmissione degli impulsi muscolari, la trasmissione nervosa e la
stabilità elettrica cellulare.
[non esiste un limite di legge per le acque di rete, per le acque minerali il
parametro è previsto ma senza limite]
55
Manganese
Elemento chimico assai diffuso in natura, è un oligonutriente, assunto
quotidianamente attraverso una corretta dieta alimentare. Si ritrova
naturalmente presente sia nelle acque superficiali sia nelle acque di falda. Se
presente in quantità superiore ai limiti legislativamente previsti può produrre
degli effetti indesiderabili sull’acqua potabile. Il manganese, infatti,
determina l’alterazione delle caratteristiche organolettiche dell’acqua quali:
colore, sapore indesiderabile e torbidità.
[limite di legge per acque di rete 50 µg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali 500 µg/L]
Nitrato e Nitrito
I nitrati e i nitriti sono sostanze inquinanti. La presenza di nitriti e nitrati
nell’acqua potabile è solo in minima parte naturale: nella maggior parte dei
casi dipende da attività umane quali allevamenti, fertilizzanti, rifiuti
industriali, scarichi urbani e liquami.
[nitrato: limite di legge per acque di rete 50 mg/L (parametro chimico), per
le acque minerali 45 mg/L e 10 mg/L per acque destinate all’infanzia]
[nitrito: limite di legge per acque di rete 0,50 mg/L (parametro chimico), per
le acque minerali 0,02 mg/L]
Potassio
Il potassio è un metallo alcalino che si trova in natura combinato con altri
elementi, nelle acque e in altri minerali. Può essere naturalmente presente
nell’ambiente e può aumentare per i contributi dell’attività agronomica.
[non esiste un limite di legge per le acque di rete, per le acque minerali il
parametro è previsto ma senza limite]
Piombo
Il piombo è un metallo molto diffuso. Dal punto di vista dell’acqua potabile, il
piombo ha conosciuto un uso pressoché universale nelle condutture degli
impianti e come materiale di saldatura nei sistemi di distribuzione. L’Istituto
Superiore di Sanità ha condotto uno studio approfondito sul rischio di
contaminazione dell’acqua distribuita a seguito del contatto con tali tipologie
di reti da cui è emerso come questo aspetto in Italia non sia rilevante.
56
[limite di legge per acque di rete 10 µg/L (parametro chimico), per le acque
minerali 10 µg/L]
Residuo secco a 180°
Le acque potabili e quelle minerali possono contenere elevate, medie o basse
quantità di sali, principalmente carbonati, bicarbonati, cloruri e solfati,
combinati con sodio, potassio, calcio e magnesio. Il residuo secco, o fisso,
indica la quantità di sali disciolti presenti nelle acque dopo l’evaporazione di
un litro d’acqua a 180°; più è basso, minore è il contenuto di sali e viceversa.
Fino a 50 mg/L si ha un’acqua minimamente mineralizzata ossia povera di
sali, indicata per favorire la diuresi e per calcoli renali; da 50 a 500 mg/L
un’acqua oligominerale o leggermente mineralizzata, adatta all’uso
quotidiano e con una buona azione diuretica; da 500 a 1.500 mg/L un’acqua
mediamente mineralizzata, più adatta a chi pratica attività sportive; oltre i
1.500 mg/L un’acqua ricca di sali, adatta a scopo curativo e su consiglio
medico.
[parametro indicatore per acque di rete con valore massimo consigliato 1.500
mg/L, per le acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Sodio
Il sodio è abbondantissimo in natura e pertanto è presente, in misura
maggiore o minore, in tutte le acque naturali, sotto forma di cloruro di sodio
(il sale comune) e come bicarbonato di sodio. Per il suo contenuto in sodio,
l’acqua distribuita da Hera è comparabile alle acque minerali in commercio.
In riferimento al totale degli apporti dietetici, i valori di sodio contenuti
nell’acqua sono in genere irrilevanti: ad esempio bere un litro d’acqua di
rubinetto equivale a mangiare poco più di mezzo cracker. La gran parte del
sodio ingerito (come cloruro di sodio) proviene dagli altri alimenti, mentre
l’acqua ha un ruolo trascurabile.
[limite di legge per acque di rete 200 mg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Solfato
I solfati sono sali dell’acido solforico, la maggior parte dei quali solubili in
acqua. Sono presenti in natura in vari minerali ragion per cui possono essere
rintracciati nell’acqua. La presenza di solfato può causare alterazioni del
sapore dell’acqua. Inoltre la presenza in eccesso può contribuire alla
corrosione dei sistemi di distribuzione.
57
[limite di legge per acque di rete 250 mg/L (parametro indicatore), per le
acque minerali il parametro è previsto ma senza limite]
Tetracloroetilene + Tricloroetilene (Trielina)
Si tratta di due composti chimici presenti nell’acqua per la contaminazione
del suolo e del sottosuolo causata da pratiche industriali non corrette.
[limite di legge per acque di rete 10 µg/L (parametro chimico), per le acque
minerali il parametro non deve “risultare rilevabile con metodi che abbiano i
limiti minimi di rendimento analitico” citati dalla legge]
Trialometani-Totale
Rappresentano uno dei più noti sottoprodotti di disinfezione: la loro presenza
nelle acque potabili è infatti connessa all’utilizzo dell’ipoclorito di sodio come
disinfettante. Si formano infatti dalla reazione delle sostanze organiche
naturali presenti nell’acqua con l’ipoclorito di sodio.
[limite di legge per acque di rete 30 µg/L (parametro chimico), per le acque
minerali il parametro non deve “risultare rilevabile con metodi che abbiano i
limiti minimi di rendimento analitico” citati dalla legge]
58
Glossario
Acqua oligominerale
Si definisce oligominerale l’acqua con un valore di residuo secco a 180 °C
compreso fra 50 e 500 mg/L. L’acqua oligominerale è adatta all’uso
quotidiano e possiede una buona azione diuretica.
Campionamento
Nell’analisi chimica viene detto campionamento l’insieme di operazioni
necessarie alla preparazione di un campione, ovvero la quantità di sostanza o
la parte di un materiale che dovrà essere sottoposta ad analisi e che dovrà
rappresentare significativamente l’intera sostanza o materiale di
appartenenza.
Concentrazioni
Le concentrazioni delle sostanze disciolte in acqua sono normalmente
espresse in milligrammi per litro (mg/L), che corrispondono a un millesimo di
grammo in un litro d’acqua, in microgrammi per litro (µg/L), che
corrispondono a un milionesimo di grammo in un litro d’acqua, oppure in
nanogrammi per litro (ng/l), che corrispondono a un miliardesimo di grammo
in un litro d’acqua.
Conducibilità elettrica dell’acqua
La conducibilità misura la quantità di sali disciolta in acqua. Più cariche sono
presenti in acqua e più sali vi saranno disciolti.
CO2 equivalente
Sono le emissioni di tutti i gas serra equiparate, negli effetti di riscaldamento
della terra, alla CO2 secondo tabelle di conversione definite. L’effetto del
metano (CH4) per il riscaldamento della terra è equiparabile a 21 volte quello
della CO2 mentre quella del protossido di azoto (N2O) è equivalente a 310
volte quello della CO2.
Falda acquifera
Si definisce falda acquifera un deposito d’acqua che si raccoglie in strati
porosi del sottosuolo, costituiti ad esempio da sabbie e ghiaie, e che viene
alimentato dalle precipitazioni atmosferiche attraverso processi di
infiltrazione. Le acque della falda acquifera mantengono in genere una
temperatura costante, prossima alla temperatura media delle rocce che le
ospitano. Le falde più profonde mantengono la propria posizione indisturbate,
spesso anche per milioni di anni, mentre quelle più superficiali sono coinvolte
nel ciclo idrologico, del quale costituiscono un’importante componente.
59
Indice di aggressività delle acque
L’aggressività di un’acqua definisce la propensione di questa ad attaccare e
solubilizzare alcuni minerali contenuti in rocce, terreni o materiali edili. Le
acque aggressive presentano in genere un basso contenuto salino, bassa
alcalinità e un contenuto di anidride carbonica libera che viene chiamata
aggressiva. L’aggressività può favorire il deterioramento delle matrici
cementizie e danneggiare le condotte di fibrocemento con il conseguente
rilascio di fibre di amianto in acqua. L’acqua risulta tanto più aggressiva,
quanto più basso è il valore dell’indice di aggressività. Indici di aggressività
inferiori a 12 indicano acque tendenzialmente aggressive per le matrici
cementizie.
Nanogrammo
Unità di misura della massa. Un nanogrammo (simbolo ng) è la miliardesima
parte del grammo.
OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità è l’agenzia dell’ONU specializzata in
tema di salute, fondata il 7 aprile 1948 e con sede a Ginevra. L’obiettivo
dell’OMS è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più
alto possibile di salute, intesa come condizione di completo benessere fisico,
mentale e sociale e non soltanto come assenza di malattia o di infermità.
Organoalogenati
Sono sostanze organiche contenenti alogeni (fluoro, cloro, bromo, iodio e
astato). Per quanto riguarda le acque potabili, gli organoalogenati di interesse
sono alcuni solventi presenti nelle acque a causa di inquinamento ambientale
(tricloroetilene, tetracloroetilene) e i cosiddetti “trialometani” che si
formano come sottoprodotti nei processi di disinfezione con ipoclorito di
sodio. Per il tricloroetilene+tetracloroetilene e per i trialometani-totale si
veda l’appendice.
PET
Il PET, polietilene tereftalato o polietilentereftalato, è un materiale plastico
usato in svariati modi, leggero e infrangibile, impiegato soprattutto in
imballaggi che dopo l’uso possono essere riciclati senza problemi e poi
riutilizzati. Il PET è prodotto al 100% dal petrolio o dal metano. Da circa 1,9
chilogrammo di petrolio si ottiene circa 1 chilogrammo di PET.
PFAS
Le sostanze perfluoroalchiliche o PFAS sono dei composti chimici di origine
sintetica, le cui molecole sono caratterizzate dalla presenza di almeno un
atomo di fluoro. Le sostanze della famiglia dei PFAS maggiormente diffuse e
utilizzate nella produzione industriale di materiali impermeabili e
60
antiaderenti, oltre che nella realizzazione di detersivi, vernici e pesticidi,
sono i PFOS e i PFOA.
Subsidenza
Si tratta di un fenomeno di progressivo abbassamento del suolo dovuto alla
compattazione dei materiali. La subsidenza può essere sia di carattere
naturale, nel caso di sedimenti molto porosi che tendono ad abbassarsi se
hanno sopra un carico, sia di carattere artificiale (subsidenza indotta), ad
esempio a seguito di estrazione di acqua, petrolio o gas dal terreno che lasci
vuoti gli spazi intergranulari, provocando pertanto un assestamento del
terreno.
Trattamento chimico
Si definisce trattamento chimico un processo che utilizza reagenti chimici con
l’obiettivo di modificare la struttura molecolare delle sostanze. Nel caso della
potabilizzazione dell’acqua un tipico esempio è quello che utilizza l’ozono per
ossidare- modificare le sostanze organiche nell’acqua.
Trattamento fisico
Si definisce trattamento fisico un processo che utilizza le proprietà fisiche
delle sostanze contenute nell’acqua (la dimensione, il peso, la densità) per
separarle da essa.
UNI EN ISO/IEC 17025:2005
La norma specifica i requisiti generali per la competenza dei laboratori a
effettuare prove e/o tarature, incluso il campionamento. Essa copre le prove
e tarature eseguite utilizzando metodi normalizzati, metodi non-normalizzati
e metodi sviluppati dai laboratori.
UNI EN ISO 9001:2015
La norma ISO 9001 costituisce il riferimento, riconosciuto a livello mondiale,
per la certificazione del Sistema di Gestione per la Qualità delle
organizzazioni di tutti i settori produttivi e di tutte le dimensioni.