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IN COLLABORAZIONE CON · 2016). In tre anni, il numero annuale di fallimenti si è più che...

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IN COLLABORAZIONE CON
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IN COLLABORAZ IONE CON

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Il Rapporto PMI Piemonte 2018 è stato curatodall’Ufficio Studi di Unione Industriale Torino e da Cerved.Autori Unione Industriale Torino: Luca Pignatelli, Giancarlo Somà.Autori Cerved: Guido Romano, Claudio Castelli.Il Rapporto PMI Piemonte 2018 è stato chiuso con le informazioni disponibili al 31 gennaio 2018.

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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EXECUTIVE SUMMARY

CAPITOLO 1IL SISTEMA DI PMI PIEMONTESI

CAPITOLO 2DEMOGRAFIA D'IMPRESA

CAPITOLO 3LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

CAPITOLO 4IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

CAPITOLO 5FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

A CURA DEL SERVIZIO STUDI DI UBIRAPPORTO PMI PIEMONTE 2018:

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA STIMA DEL POTENZIALE DI SVILUPPO DEL CREDITO BANCARIO ALLE IMPRESE REGIONALI

SOMMARIO

2113

29395565

06

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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EXECUT IVE SUMMARY

Nel 2016 e nel 2017 sono proseguiti, in alcuni casi rafforzandosi, i trend positivi che avevamo descritto lo scorso anno. Le oltre 10 mila imprese piemontesi analizzate in questo Rapporto hanno fatto registrare un complessivo miglioramento delle variabili di bilancio, della demografia d’impresa, dei tempi di pagamento e dei profili di rischio. A questo si aggiunge, dopo molti anni, una decisa ripresa degli investimenti delle PMI.A dieci anni dall’inizio della crisi, il processo di “riallineamento” con la situazione precedente si è sotto molto aspetti concluso, anche se restano alcune aree di criticità: prima tra tutte la redditività, ancora inferiore ai livelli del 2007.In particolare: • si rafforza il trend di crescita del numero delle PMI piemontesi, avviato lo scorso anno dopo una lunga fase di contrazione; • accelera la creazione di nuove società di capitali; • prosegue la riduzione di fallimenti e liquidazioni volontarie; in controtendenza rispetto al dato nazionale e del Nord-Ovest è invece l’aumento del numero delle procedure concorsuali non fallimentari; • per il terzo anno consecutivo, crescono fatturato e valore aggiunto; • non si arresta il graduale consolidamento della redditività; per il quarto anno di fila migliora il MOL; nonostante tra il 2013 e il 2016 i margini siano aumentati quasi del 25%, il divario con il periodo precedente la crisi rimane significativo; • il rapporto utili/fatturato si stabilizza su livelli analoghi a quelli dei due anni precedenti; migliora ulteriormente la redditività del capitale proprio (ROE), non lontana dal valore precedente la crisi; • dopo quattro anni di calo tornano ad aumentare i debiti finanziari, soprattutto per

effetto del maggiore sforzo di investimento; la situazione debitoria è tuttavia più equilibrata: si riduce ulteriormente il costo del debito e diminuisce il rapporto tra debiti finanziari e capitale; • in lieve riduzione i tempi di pagamento; si riduce la quota di imprese in “grave ritardo” nei pagamenti; • il profilo di rischio delle imprese piemontesi si consolida ulteriormente: aumentano in assoluto e percentualmente le imprese “sicure”; diminuiscono quelle “vulnerabili”; è positivo il saldo tra imprese che hanno rafforzato la propria classe di rischio e quelle che l’hanno peggiorata; • accelera il calo del tasso di ingresso in sofferenza; • dopo quattro anni di calo, torna ad aumentare il rapporto tra investimenti e immobilizzazioni lorde, ritornato sul livello del 2009-2011; • rispetto alle PMI italiane e del Nord-Ovest, nel complesso le PMI piemontesi mantengono profili di maggiore solidità economico-finanziaria;• grazie alla buona solidità economico-finanziaria e a una dipendenza dal credito bancario relativamente bassa, il sistema delle PMI piemontesi potrebbe attivare un volume molto consistente di investimenti aggiuntivi (oltre 9 miliardi di euro), senza compromettere il proprio profilo di rischio;• questo potenziale è in parte legato alla presenza di un numero consistente di PMI che operano sul mercato in completo autofinanziamento, cioè senza debiti finanziari: oltre un terzo delle 5.500 imprese “sicure” o “solvibili”.

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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ACCELERA LA CREAZIONE DI NUOVE IMPRESE

Nel 2017 la creazione di nuove imprese ha ulteriormente accelerato rispetto agli scorsi anni, toccando un massimo nella serie storica analizzata con oltre 4.000 “vere” nuove società di capitali (imprese non riconducibili ad altre preesistenti) a fronte di una media di 3.500 società/anno nel triennio precedente. La crescita è stata favorita dall’introduzione delle Srl semplificate, che ormai pesano per più di un terzo delle nuove aziende.In passato la crisi ha avuto un impatto senza precedenti sui tassi di uscita delle PMI piemontesi dal mercato. Sommando fallimenti, liquidazioni volontarie e procedure concorsuali, tra 2008 e 2017 sono state espulse un quarto delle società entrate nel perimetro di PMI nel periodo analizzato. L’aumento dei flussi di uscita ha toccato un picco nel 2013-14 e poi ha invertito la rotta. Nel 2017 si è registrato un ulteriore calo significativo delle uscite dal mercato, in particolare dei fallimenti (-7,4% sul 2016). In tre anni, il numero annuale di fallimenti si è più che dimezzato, ma rimane comunque superiore del 40% al livello pre-crisi.

Nel 2017 il numero di procedure non fallimentari in Piemonte è tornato invece ad aumentare (da 26 a 36 casi), interrompendo un trend “virtuoso” iniziato nel 2014 e culminato nel 2016, quando le procedure si erano riallineate ai valori pre-crisi. Viceversa, tornano a diminuire (-32%), dopo il “rimbalzo” del 2016, le liquidazioni volontarie, scese al di sotto dei livelli del 2007. Per effetto dei flussi in entrata, in uscita e dei passaggi dimensionali (dal segmento micro verso PMI e viceversa), nel 2016 il numero di PMI piemontesi è tornato oltre la soglia delle 10 mila società, in crescita del 3,4% rispetto all’anno precedente, rafforzando la ripresa iniziata nel 2015. Rispetto al 2007, "mancano" però all’appello ancora circa 400 PMI (-3,5%).

PROSEGUE IL MIGLIORAMENTO DEI CONTI ECONOMICI DELLE PMI PIEMONTESI

Nel 2016 prosegue il trend di crescita del fatturato delle PMI piemontesi (+2,2% rispetto al 2015), iniziato nel 2014. Tre anni positivi hanno permesso di recuperare, almeno in termini nominali, quasi completamente il terreno perduto durante la lunga recessione

2,1% -0,4% 0,2% 0,3%-5,9%

-3,6% -1,6% 2,3%3,4%

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016*

ANDAMENTO DELLE PMI

IN PIEMONTE

Valori assoluti e tassi di variazione a/a

*Stima

EXECUTIVE SUMMARY

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(-0,8% sul 2007). Più significativo l’incremento di valore aggiunto (+4,2% nel 2016), che ha portato questo indicatore 11,3 punti percentuali al di sopra del livello pre-crisi. Non si interrompe nel 2016 il processo di graduale consolidamento della redditività delle PMI piemontesi. Per il quarto anno consecutivo migliora il MOL (+3,9% rispetto al 2015). Tra il 2013 e il 2016 le imprese hanno migliorato del 23% i margini di redditività lorda. Rimane tuttavia ampio il divario con il periodo precedente la crisi: i margini lordi delle PMI piemontesi sono inferiori del 16,7% al livello del 2007. Migliora anche la redditività del capitale proprio investito nelle aziende piemontesi (ROE). Il ROE sale infatti all’11,6% (un punto in più rispetto al 2015), avvicinandosi ai valori precrisi (14,5%). Si conferma la stabilizzazione del rapporto utili/fatturato, attestato su livelli analoghi a quelli dei due anni precedenti (4,3%) anche se ancora inferiore ai livelli del 2007.

SI RAFFORZA ULTERIORMENTE LA STRUTTURA

ECONOMICO FINANZIARIA DELLE PMI PIEMONTESI

Una più robusta patrimonializzazione e una minore incidenza degli oneri finanziari, favorita dalla ulteriore riduzione del costo del debito, hanno migliorato anche nel 2016 la struttura finanziaria delle PMI piemontesi. L’aumento dei debiti finanziari delle imprese piemontesi (+2,2% tra 2016 e 2015), dopo quattro anni di calo, è spiegato in larga misura dal maggiore sforzo di investimento effettuato dalle PMI nel 2016. Nello stesso anno le PMI piemontesi hanno incrementato a ritmi più consistenti il proprio capitale netto (+5,5%), rafforzando una tendenza in atto da un decennio: tra 2007 e 2016 le PMI della regione hanno infatti aumentato questa posta di bilancio del 50%. Per effetto di queste tendenze, si è rafforzata ulteriormente la patrimonializzazione. Il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto scende di un paio di punti percentuali (dal 71,1% al 69,3%), prolungando il trend di flessione in atto dal 2007. Mentre nel periodo 2007-2016 l’indebitamento delle imprese

2,8%3,7%

4,7%

10,5%

2,2%

4,2% 3,9%

11,6%

Ricavi(% a/a)

Valore aggiunto(% a/a)

MOL(% a/a)

ROE

ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI

VOCI DI CONTO ECONOMICO

DELLE PMI PIEMONTESI

Tassi di variazione e livelli (ROE)

2016

2015

EXECUTIVE SUMMARY

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piemontesi è aumentato dell'11% circa, il rapporto debiti/capitale netto è diminuito di oltre 40 punti percentuali. Diminuisce anche nel 2016 il costo medio del debito: tra il 2007 e il 2016 il rapporto tra oneri e debiti finanziari è sceso dal 6,6% al 3,4%, per effetto soprattutto del calo dei tassi di interesse. La riduzione del costo dei finanziamenti ha determinato un progressivo calo del rapporto tra oneri finanziari e MOL, sceso nel 2016 all’11,5%, oltre un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente e in assoluto il livello più basso degli ultimi 10 anni. Nel 2007 il rapporto era pari infatti al 21%. In questi anni il Piemonte ha fatto registrare un valore costantemente inferiore a quello delle PMI italiane e del Nord-Ovest.

Gli score economico-finanziari, elaborati sulla base dei bilanci, indicano che in passato la crisi ha determinato un processo di selezione darwiniana: sono uscite dal mercato soprattutto aziende già fragili prima della crisi, con il risultato di un sistema di PMI meno numeroso ma relativamente più solido. Nel periodo 2007-2014 sono uscite dal mercato circa 900

imprese; un numero che corrisponde grosso modo alla riduzione del numero di imprese “a rischio” (da 2.500 a 1.600).Nel 2015 il fenomeno ha però cambiato natura: il miglioramento del profilo di rischio è proseguito, ma è stato accompagnato da un nuovo aumento della base di PMI; non più un processo di selezione darwiniana, ma una crescita finanziariamente solida del sistema di società della regione.È aumentato (in termini relativi e assoluti) il numero di PMI con un bilancio classificato come “solvibile”; specularmente, sono diminuiti il numero e il peso di imprese definite “a rischio”. Rispetto al 2007 la quota di imprese “a rischio” è scesa di oltre dieci punti, mentre è aumentato di oltre 12 punti il peso delle imprese “solvibili”.

ANDAMENTO DEI DEBITI

FINANZIARI, DEL CAPITALE NETTO

E DELLA LEVA FINANZIARIA DELLE

PMI DEL PIEMONTE

113% 98% 94% 97% 98% 91% 86% 75% 71% 69%

111,4100

150,7

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

DEBITI FINANZIARISU CAPITALE NETTO (IN%)

DEBITI FINANZIARI(NUMERI INDICE, 2007=100)

CAPITALE NETTO(NUMERI INDICE, 2007=100)

EXECUTIVE SUMMARY

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GLI INDICATORI PIÙ RECENTI CONFERMANO IL

RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA DI PMI PIEMONTESE

Negli ultimi anni i miglioramenti della situazione economico-finanziaria sono stati accompagnati da pagamenti più rapidi, grazie all’accorciamento delle scadenze concordate e alla riduzione dei ritardi. Tra 2012 (primo anno di monitoraggio) e 2017 i tempi di pagamento sono scesi di oltre 6 giorni (da 79,8 a 73,2 giorni). Nell’ultimo anno è rimasta a livelli storicamente molto contenuti (3,8%) la quota di aziende che accumulano ritardi gravi nei pagamenti (oltre 60 giorni).

Il Cerved Group Score (CGS), uno score predittivo che combina la componente di bilancio e sistemica con una comportamentale, indica tra fine 2017 e fine 2016 un miglioramento del profilo di rischio delle PMI piemontesi, confermando i segnali positivi registrati lo scorso anno. Aumenta di oltre un punto la quota di imprese “sicure” (dal 32% al 33,6%), diminuisce di quasi tre punti la percentuale di imprese “vulnerabili”. Aumenta tuttavia lievemente la quota di imprese “a rischio” (dal 6,8% al 7,2%). Rispetto alle PMI italiane,

il Piemonte si caratterizza per un maggiore grado di solidità. Una conferma del miglioramento della solidità economico-finanziaria delle PMI viene dal saldo positivo tra imprese che hanno migliorato la propria classe di rischio (30,5%) e quelle che l’hanno invece peggiorata (24,4%) tra dicembre 2016 e dicembre 2017.Grazie ai modelli statistici sul rischio, sono stati stimati i tassi di ingresso in sofferenza delle PMI piemontesi (rapporto tra numero di nuove sofferenze e numero di affidamenti). Dal 2009 i tassi di ingresso in sofferenza delle PMI piemontesi si sono bruscamente impennati, toccando un picco nel 2014 (3,2%). A partire dal 2015 si registra un’inversione di tendenza che ha preso slancio negli anni successivi, con l’indicatore stimato al 2% a fine 2017. Il tasso resta comunque di circa mezzo punto al di sopra del valore pre-crisi.

42,7% 50,5% 54,8%

33,9% 32,8%31,6%

23,4%16,7%

13,6%

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

2007 2014 2015

10.651

9.710 9.933-8,8%2,3%

PMI PIEMONTESI PER SCORE

ECONOMICO-FINANZIARIO

RISCHIO

VULNERABILITÀ

SOLVIBILITÀ

EXECUTIVE SUMMARY

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UN GRANDE POTENZIALE DI INVESTIMENTO PER

RILANCIARE LA CRESCITA

Dopo una fase di forte contrazione, che aveva portato a ridurre significativamente gli investimenti delle PMI piemontesi tra 2007 e 2014 (in rapporto alle immobilizzazioni lorde sono passati dal 9,2% al 5,7%), è iniziata un’inversione di tendenza che ha acquisito slancio nel 2016. Un’analisi sui bilanci indica che, grazie al processo di deleveraging innescato dal credit crunch e a una dipendenza dal credito bancario relativamente bassa, il sistema delle PMI piemontesi dispone di una rilevante capacità di attivare investimenti aggiuntivi, senza compromettere il proprio profilo di rischio. Secondo le stime di Cerved, nel 2017 in Piemonte circa 5.500 PMI si collocano nell’area di “sicurezza” o “solvibilità”. Di queste, il 75% (4.200 imprese circa) ha un buon indice di equilibrio finanziario, definito da un rapporto tra debiti finanziari e EBITDA inferiore a 2. Un livello di debito compatibile con una struttura finanziaria equilibrata e un grado di rischiosità estremamente contenuto. Ipotizzando che i debiti finanziari di queste

PMI possano aumentare fino a raggiungere il rapporto di due volte l’EBITDA (un rapporto comunque "contenuto", secondo la letteratura economica), l’indebitamento complessivo del sistema delle PMI piemontesi potrebbe crescere di oltre 9 miliardi di euro. Si tratta di un “volume di fuoco” molto consistente, che potrebbe contribuire in modo determinante al rilancio della crescita e alla modernizzazione delle imprese.Poco meno della metà di questo potenziale (4,2 miliardi di euro) è attribuibile a 3.400 piccole imprese. Si tratta di un target potenzialmente molto interessante per chi volesse offrire finanziamenti, perché queste società pagano il denaro a costi elevati anche quando sono caratterizzate da un livello di rischio estremamente contenuto: una piccola impresa piemontese "sana" paga il credito più di una media o di una grande impresa "rischiosa".Molte di queste piccole società (1.700) operano sul mercato in completo autofinanziamento, cioè senza debiti finanziari. Queste imprese potrebbero accrescere fino a 2,2 miliardi il loro indebitamento senza superare la soglia di due volte l’EBITDA (3,7 miliardi se si considerano

1,4%

2,3%

1,2%

1,7%

1,3%

2,0%

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

TASSO DI INGRESSO

IN SOFFERENZA DELLE PMI

Numero di sofferenze rettificate

su numero affidati

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

EXECUTIVE SUMMARY

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anche le medie imprese che operano in autofinanziamento). Valutare quanto di questa mancata opportunità sia dovuta a resistenze degli imprenditori ad accedere a finanza esterna e quanto a mancanza di offerta da parte del settore finanziario è un passo fondamentale per capire come sbloccare questo canale cruciale per la crescita delle PMI.

3,4 4,2

27,3 26,30,8

4,9

25,44,2

9,1

piccole medie PMI

incremento rispetto all'attivo %

PMI solide esolvibili con debitifinanziari/EBITDA

<2 (migliaia)

potenzialeaumento

debitifinanziari

(€ mld)

PMI PIEMONTESI SOLIDE E

SOLVIBILI CHE POTREBBERO

AUMENTARE I DEBITI FINANZIARI

IN CONDIZIONI DI EQUILIBRIO

ECONOMICO-FINANZIARIO

MEDIE

PICCOLE

EXECUTIVE SUMMARY

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CAPITOLO 1

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I L S ISTEMA DELLE PMI P IEMONTES I

Questo rapporto è dedicato all’analisi dello stato di salute economico-finanziaria delle piccole e medie imprese (PMI) con sede in Piemonte. La definizione di PMI oggetto di indagine è quella della Commissione Europea:

I criteri stabiliti dalla Commissione Europea sono stati applicati ai dati presenti negli archivi di Cerved relativi all'universo delle società di capitale non finanziarie italiane. In particolare, per identificare il campione di società di capitale che rispondono ai requisiti di PMI, si utilizzano i dati di bilancio del 2015 per fatturato e attivo di bilancio integrati con i dati di fonte INPS per il numero di dipendenti. Le statistiche elaborate per le PMI piemontesi sono state confrontate con quelle delle PMI con sede del Nord-Ovest e in Italia.

Categoria Dipendenti Fatturato Attivo di bilancio

Microimpresa < 10 e ≤ € 2 mln oppure ≤ € 2 mln

Piccola impresa < 50 e ≤ € 10 mln oppure ≤ € 10 mln

Media impresa < 250 e ≤ € 50 mln oppure ≤ € 43 mln

Grande impresa ≥ 250 oppure > € 50 mln e > € 43 mln

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

Le società di capitale piemontesi che rispettano i requisiti europei di PMI sono, in base ai bilanci 2015, 9.900, pari al 7,1% delle 140.000 PMI italiane. Le imprese di piccola dimensione (numero di addetti compreso tra 10 e 50 addetti e fatturato tra 2 e 10 milioni di euro) sono l’80,8% del totale, una quota lievemente inferiore alla media nazionale (82,5%) e in linea con la media del Nord-Ovest. Rispetto al dato nazionale, il Piemonte e il Nord-Ovest si caratterizzano quindi per un maggiore peso delle medie imprese rispetto alle piccole.

1.1 Società di capitale per dimensione, 2015

Piccole Medie PMI % Piccole su PMI % Medie su PMI

Italia 115.773 24.589 140.362 82,5% 17,5%

Nord-Ovest 39.570 9.558 49.128 80,5% 19,5%

Piemonte 8.024 1.909 9.933 80,8% 19,2%

IL SISTEMA DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Le PMI piemontesi impiegano 290.000 addetti, pari al 7,5% degli oltre 3,8 milioni di addetti delle PMI italiane. Il 50% dei lavoratori è occupato nelle imprese di minori dimensioni, una quota lievemente inferiore a quella nazionale (53%) e in linea con il dato del Nord-Ovest. La dimensione media delle imprese piemontesi (29 addetti) è di poco superiore alla media nazionale (28 addetti) e identica a quella del Nord-Ovest.

1.2 Occupazione delle PMI, 2015Numero addetti

Piccole Medie PMI % Piccole su PMI % Medie su PMI

Italia 2.055.232 1.821.482 3.876.714 53,0% 47,0%

Nord-Ovest 712.154 696.014 1.408.168 50,6% 49,4%

Piemonte 146.041 144.334 290.375 50,3% 49,7%

IL SISTEMA DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Le PMI piemontesi realizzano un volume di fatturato complessivo pari a 62,7 miliardi di euro (il 7,2% del fatturato nazionale), un valore aggiunto di 16,3 miliardi (8,0% del totale nazionale) e hanno contratto debiti finanziari per un importo di 15,8 miliardi (6,7% dei debiti delle PMI italiane). Il rapporto valore aggiunto/fatturato è pari al 25,9%, leggermente superiore alla media italiana (23,4%) e a quella del Nord-Ovest (23,9%). Le PMI piemontesi sono relativamente meno indebitate rispetto a quelle con sede nel Nord-Ovest e in Italia: l'ammontare di debiti finanziari è infatti pari a 0,97 volte il valore aggiunto, contro un rapporto pari a 1,11 nel Nord-Ovest e a 1,15 in Italia.

1.3 Fatturato, valore aggiunto e indebitamento delle PMI nel 2015Valori in milioni di euro

Fatturato Valore aggiunto Debiti finanziari

Piccole Medie PMI Piccole Medie PMI Piccole Medie PMI

Italia 407.515 463.220 870.736 96.171 107.634 203.805 105.997 129.035 235.032

Nord-Ovest 146.426 190.058 336.484 35.291 45.128 80.419 38.048 50.884 88.932

Piemonte 28.512 34.186 62.698 7.276 8.961 16.237 6.978 8.835 15.813

IL SISTEMA DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Il 48% delle PMI piemontesi opera nel comparto dei servizi, il 34% nella manifattura, il 15% nelle costruzioni e il residuo 4% nelle utility o nell’agricoltura. Rispetto all'Italia il Piemonte si caratterizza per il maggior peso del comparto manifatturiero (33,8% contro 29,5%), mentre pesano di meno i servizi (47,6% contro 51,5%). Va comunque ricordato che l’universo di rilevazione del Rapporto non include le società finanziarie; inoltre vengono prese in considerazione le sedi legali delle imprese e non le unità locali. La struttura settoriale del Piemonte non si differenzia in modo significativo da quella del Nord-Ovest, se non per il peso inferiore del terziario (47,6% contro 50,2%).

1.4 Struttura settoriale delle PMI, 2015% su numero di imprese

Italia Nord-Ovest Piemonte

Agricoltura 1,7% 1,0% 1,4%

Industria 29,5% 32,7% 33,8%

Largo consumo 3,3% 2,5% 3,6%

Sistema moda 4,6% 3,7% 3,6%

Sistema casa 2,6% 2,5% 1,6%

Altri beni di consumo 0,4% 0,4% 0,6%

Mezzi di trasporto 2,0% 1,9% 1,9%

Chimica e farmaceutica 0,9% 1,3% 0,9%

Metalli e lavorazione dei metalli 5,2% 7,1% 7,9%

Elettromeccanica 5,9% 7,5% 8,0%

Elettrotecnica e informatica 1,5% 2,0% 2,0%

Prodotti intermedi 2,9% 3,7% 3,6%

Carburanti, energia e utility 2,7% 2,4% 2,7%

Costruzioni 14,6% 13,6% 14,5%

Servizi 51,5% 50,2% 47,6%

Informazione, comunicazione e intrattenimento 3,6% 4,1% 3,7%

Distribuzione 18,9% 18,6% 16,3%

Logistica e trasporti 6,0% 5,5% 4,9%

Servizi non finanziari 22,4% 21,4% 22,3%

Società immobiliari 0,5% 0,6% 0,4%

Totale PMI 140.362 49.128 9.933

IL SISTEMA DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

19

Nel comparto manifatturiero, rispetto all’Italia, il Piemonte presenta una specializzazione più elevata nei comparti meccanici e meccatronici (elettromeccanica e lavorazione metalli) e della siderurgia; è invece simile la struttura settoriale rispetto al Nord-Ovest.

IL SISTEMA DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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CAPITOLO 2

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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DEMOGRAF IA D ’ IMPRESA

In questo capitolo è analizzata la demografia di impresa in Piemonte utilizzando i dati Cerved tratti dal Registro delle Imprese e relativi a iscrizioni, operazioni straordinarie (fusioni, acquisizioni, incorporazioni, ecc.), procedure concorsuali delle società di capitale, bilanci. Sono presentati dati relativi alle "vere" nuove imprese (newco), non considerando tra le nate le società che si iscrivono in Camera di Commercio avendo precedentemente esercitato attività in altra forma (iscrizioni derivanti da fusioni, acquisizioni, ecc.).

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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In Piemonte, come nel resto della Penisola, le nascite di società di capitale hanno toccato un nuovo record nel 2017: sono state costituite 4.288 "vere’" newco1, il 13,5% in più rispetto al 2016 e il massimo nel periodo osservato.In Piemonte i nuovi ingressi sono diminuiti dai 3.871 del 2007 a un minimo di 3.026 nel 2012, per tornare a crescere a ritmi importanti negli anni successivi, grazie anche alla spinta delle Srl semplificate. Confrontando la dinamica piemontese con quella di Italia e Nord-Ovest, emerge come il calo dei nuovi ingressi nel periodo 2007-2012 sia stato del tutto analogo; fino al 2016 la successiva crescita è stata invece meno significativa per Piemonte e Nord-Ovest rispetto all’Italia. A livello nazionale il peso delle Srl semplificate supera il 40%, contro percentuali di poco superiori ad un terzo in Piemonte e inferiori al 30% nell’area di Nord-Ovest.

2.1 Le “vere” nuove società di capitali, 2007-2017 Valori assoluti

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Variazione2017/2016

% Srl sempl.

su newco2017

Italia 81.301 77.479 70.204 75.559 69.183 64.166 71.527 79.994 87.418 89.769 97.041 8,1% 42,1%

Nord-Ovest 21.922 20.708 17.477 19.378 17.867 16.062 17.242 18.710 20.112 20.856 22.423 7,5% 28,5%

Piemonte 3.871 3.698 3.254 3.664 3.353 3.026 3.147 3.345 3.570 3.727 4.288 13,5% 34,1%

-4,5%

-12,0%

12,6%

-8,5%-9,8% 4,0%

6,3%6,7%

4,4%

13,5%

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

4.000

4.500

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

VERE NUOVE SOCIETÀ

DI CAPITALE IN PIEMONTE

Valori assoluti e tassi di crescita a/a

SRL SEMPLIFICATE

SOCIETÀ TRADIZIONALI

1 È utilizzata una metodologia che esclude dal conteggio delle nuove società di capitale aziende iscritte in camera di commercio riconducibili a società già esistenti (effetto di fusioni, scissioni, ecc.).

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Per effetto della crisi, il numero di newco piemontesi in grado di radicarsi sul mercato (con ricavi positivi a un anno dalla costituzione dell’impresa) si è progressivamente ridotto, passando da 2.136 società (nate nel 2010) a solo 1.806 tra le nate nel 2013. Tra le nate nel 2014 si registra però un’inversione di tendenza, con 1.872 società in grado di realizzare ricavi secondo i bilanci dell’anno successivo.Anche se l’inversione di tendenza si è manifestata più tardi, in Piemonte è più alta rispetto alla media italiana la quota di newco in grado di radicarsi sul mercato (56% contro 51,3%). Nonostante l’aumento in termini assoluti, questa quota ha comunque continuato a ridursi nel periodo osservato.

IMPRESE SUL MERCATO

AD UN ANNO DALLA NASCITA

Valori assoluti, per anno di nascita

ITALIA

PIEMONTE (ASSE DX)

1.600

1.700

1.800

1.900

2.000

2.100

2.200

34.000

35.000

36.000

37.000

38.000

39.000

40.000

41.000

42.000

43.000

2010 2011 2012 2013 2014

2.2 Imprese sul mercato ad un anno dalla nascitaValori assoluti e % rispetto alle vere nuove nate, per anno di nascita

2010 2011 2012 2013 2014

Italia Numero 42.107 38.702 36.953 39.411 41.014

% su newco 55,7% 55,9% 57,6% 55,1% 51,3%

Nord-Ovest Numero 11.239 10.239 9.582 10.056 10.539

% su newco 58,0% 57,3% 59,7% 58,3% 56,3%

Piemonte Numero 2.136 1.870 1.826 1.806 1.872

% su newco 58,3% 55,8% 60,3% 57,4% 56,0%

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Nel 2017 sono fallite 125 PMI piemontesi, un dato in calo del 7,4% rispetto al 2016, ma ancora superiore del 40% rispetto al livello pre-crisi. Fino al 2016 il Piemonte aveva fatto registrare una tendenza migliore rispetto al Nord-Ovest e all’Italia, con aumenti meno marcati negli anni di crisi e riduzioni più consistenti negli anni di ripresa; nel 2017 invece il calo è risultato più contenuto di quello osservato nel Nord-Ovest (-21,9%) e in Italia (-22,2%).La durata media delle procedure fallimentari nel 2016 è di 5,8 anni in Piemonte, in linea con la durata media del Nord-Ovest (5,6 anni) e inferiore a quella nazionale (7,1).Rispetto al 2015 la durata media in Piemonte è diminuita di oltre un anno.

138,5

146,0

100

140,4

0

50

100

150

200

250

300

350

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

I FALLIMENTI DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

2.3 I fallimenti delle PMI, 2007-2017Valori assoluti

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Variazione2017/2016

Italia 1.156 1.344 2.030 2.605 2.633 2.521 3.157 3.261 2.558 2.058 1.601 -22,2%

Nord-Ovest 376 411 680 890 890 870 1.098 1.104 835 703 549 -21,9%

Piemonte 89 92 139 170 193 192 235 236 182 135 125 -7,4%

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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L'andamento delle procedure concorsuali non fallimentari è strettamente legato a quello dei concordati preventivi, una procedura più volte riformata nel corso degli ultimi anni, prima con lo scopo di ampliarne l'utilizzo e di favorire processi di continuità aziendale e, successivamente, con l’obiettivo di limitarne utilizzi opportunistici.I dati indicano che in Piemonte, come nel resto della Penisola, il numero di queste procedure ha toccato un picco nel 2013 (144 procedure) per poi ridursi velocemente negli anni successivi, fino a scendere a soli 26 casi nel 2016. Nel 2017 il numero di procedure è invece tornato ad aumentare, ma non per effetto di variazioni nel numero di concordati preventivi (14 domande sia nel 2016, sia nel 2017), ma per l’aumento dei casi di liquidazione coatta amministrativa, che sono quasi raddoppiati (da 10 a 19).

PROCEDURE NON FALLIMENTARI

DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

133,3

100

138,5136,8

0

100

200

300

400

500

600

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

2.4 Andamento delle procedure non fallimentari* nelle PMI, 2007-2017Valori assoluti

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Variazione2017/2016

Italia 336 460 783 775 828 871 1.659 1.260 964 587 448 -23,7%

Nord-Ovest 106 130 251 262 198 281 562 431 284 167 145 -13,2%

Piemonte 26 32 41 56 28 60 144 90 54 26 36 38,5%

*Comprendono gli accordi di ristrutturazione dei debiti, i concordati preventivi, le amministrazioni controllate, le amministrazionistraordinarie, le liquidazioni coatte ammministrative e le dichiarazioni di stato di insolvenza.

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Le statistiche relative alle liquidazioni volontarie di impresa riflettono le aspettative degli imprenditori sui profitti: tendenzialmente, si chiudono aziende in bonis quando l'attesa sui ritorni è insufficiente a giustificare l'attività di impresa.Nel 2017 sono state poste in liquidazione 143 PMI piemontesi, in sensibile calo rispetto al 2016 (-32%). Dopo il lieve “rimbalzo” del 2016, le liquidazioni volontarie sono tornate al di sotto dei livelli del 2007. Tra il 2007 e il 2016 sono state poste in liquidazione circa 3.000 PMI piemontesi. L’indicatore è salito fino al 2012, quando il numero di liquidazioni era del 60% superiore a quello iniziale; nel 2013 è iniziata la discesa che ha accelerato nei due anni successivi e si è arrestata solo nel 2016. Mentre nella fase di crisi l’andamento osservato a livello regionale rispecchia quello nazionale e del Nord-Ovest, il calo degli anni successivi è stato più marcato in Piemonte, almeno fino al 2015. Dopo un anno (2016) con andamenti discordi tra Italia e Nord-Ovest (in lieve calo) da un lato e Piemonte dall’altro (in aumento) nel 2017 il Piemonte torna a registrare cali più marcati del resto del Paese.

77,678,4

100

61,0

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

LE PMI IN LIQUIDAZIONE

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

2.5 Le PMI in liquidazione, 2007-2017Valori assoluti

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Variazione2017/2016

Italia 3.814 4.131 5.416 5.615 5.263 6.137 6.124 5.083 4.005 3.447 2.961 -14,1%

Nord-Ovest 1.241 1.304 1.715 1.848 1.645 1.956 1.871 1.596 1.209 1.080 973 -9,9%

Piemonte 235 267 328 317 329 355 326 248 208 211 143 -32,1%

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Nel 2016 si rafforza il trend di crescita del numero di PMI piemontesi avviato nel 2015, dopo una lunga fase di contrazione. Il numero di PMI aumenta infatti del 3,4% rispetto al 2015, a fronte di un incremento più contenuto (+2,3%) registrato l’anno precedente. La tendenza è comune a Italia e Nord-Ovest, ma con diversa intensità: nel Nord-Ovest il numero di PMI è tornato oltre il livello del 2007; in Piemonte e in Italia rimane al di sotto (rispettivamente, di 3,6 e 3 punti percentuali).

IL SISTEMA DELLE PMI

TRA 2007 E 2016

Numeri indice, 2007=100

*Stime

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

97,0

101,3

100

96,4

80

85

90

95

100

105

110

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016*

2.6 Il sistema delle PMI tra 2007 e 2016Valori assoluti

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016* Variazione 2016/2015

Italia 149.932 154.893 157.894 156.892 155.691 143.542 137.046 136.114 140.362 145.424 3,6%

Nord-Ovest 50.407 51.981 52.370 52.009 52.024 48.966 47.218 47.655 49.128 51.086 4,0%

Piemonte 10.651 10.878 10.832 10.851 10.879 10.234 9.866 9.710 9.933 10.270 3,4%

*Stima

DEMOGRAFIA D' IMPRESA

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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CAPITOLO 3

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

30

LA PERFORMANCE DELLE PMI P IEMONTES I

Cerved dispone della più ampia base dati esistente sui bilanci delle imprese italiane, che comprende l'universo dei bilanci delle società di capitale a partire dal 1994 e i bilanci delle principali società italiane dal 1982. Gli archivi Cerved sono utilizzati in questo capitolo per analizzare le performance delle PMI piemontesi, confrontate con le PMI con sede nel Nord-Ovest e in Italia. I dati individuali sono aggregati in campioni biennali a scorrimento, integrati con unità contabili fittizie per gestire le discontinuità derivanti dalle principali operazioni di fusioni e incorporazione.

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Nel 2016 prosegue il trend di crescita del fatturato delle PMI piemontesi, iniziato nel 2014. Tre anni positivi hanno permesso di recuperare quasi completamente (in termini nominali) il terreno perduto durante la lunga recessione, ma l’indice del fatturato rimane ancora leggermente al di sotto del livello 2007 (-0,8%). Il processo di allineamento si è completato più rapidamente a livello nazionale: nel 2016 il fatturato delle PMI ha superato, sia pure di poco (+0,4%), quello pre-crisi. Al contrario, per le imprese del Nord-Ovest il gap da colmare resta più ampio (-3,0%).

ANDAMENTO DEL FATTURATO

DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

100,4

97,0100 99,2

80

85

90

95

100

105

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

3.1 Andamento del fatturato delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia 0,5% -10,1% 4,0% 3,5% -3,1% 0,2% 1,1% 2,8% 2,3% 0,4%

Nord-Ovest 0,1% -12,1% 4,7% 4,2% -3,6% -0,7% 1,0% 2,7% 1,8% -3,0%

Piemonte 0,7% -11,8% 5,1% 4,9% -3,5% -1,2% 1,1% 2,8% 2,2% -0,8%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Dopo tre anni positivi, anche il 2016 fa registrare per le PMI piemontesi un significativo e più marcato incremento del valore aggiunto (+4,2%). Tra il 2007 e il 2016 il valore aggiunto è aumentato dell’11,3%. Nel periodo preso in esame, la performance delle PMI piemontesi è stata superiore a quella delle imprese italiane e del Nord-Ovest, per cui il valore aggiunto è cresciuto rispettivamente dell’8,8% e del 6,4%. Rispetto alle PMI italiane, le PMI piemontesi (e del Nord-Ovest) hanno sofferto maggiormente la prima fase della crisi, con un calo del valore aggiunto di circa nove punti percentuali tra il 2007 e il 2009 (contro i 6 punti della media nazionale). Dopo il 2012 il recupero è stato più rapido per le imprese piemontesi, sia rispetto all’Italia che al Nord-Ovest.

108,8

106,4

100

111,3

80

85

90

95

100

105

110

115

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

ANDAMENTO DEL VALORE

AGGIUNTO DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

3.2 Andamento del valore aggiunto delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia -0,4% -6,2% 3,8% 1,9% -3,1% 2,5% 3,0% 3,5% 4,1% 8,8%

Nord-Ovest -0,8% -8,0% 4,7% 2,1% -3,5% 2,4% 2,9% 3,3% 3,7% 6,4%

Piemonte -0,5% -7,9% 5,6% 2,3% -3,5% 3,9% 3,7% 3,7% 4,2% 11,3%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

33

I dati confermano quanto emerge dagli studi su retribuzioni e costi aziendali: ovvero l'anaelasticità del costo del lavoro, il cui andamento è completamente slegato dalle dinamiche aziendali. Tra il 2007 e il 2016, il costo del lavoro è aumentato del 20%, a fronte di una lieve flessione del fatturato e di un aumento dell’11% del valore aggiunto. Soltanto nel 2009, anno peggiore della crisi, il costo del lavoro ha segnato una lieve riduzione, a fronte di un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Viceversa nel 2012 (altro anno negativo per fatturato e valore aggiunto) la crescita del costo del lavoro non si è arrestata. Il confronto con i dati disponibili per i nostri concorrenti europei evidenzia come questa dissociazione sia una anomalia soprattutto italiana che solo negli ultimi due anni ha iniziato ad attenuarsi.

ANDAMENTO DEL COSTO

DEL LAVORO DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

100

80

85

90

95

100

105

110

115

120

125

120,5119,8

120,7

3.3 Andamento del costo del lavoro delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia 1,1% -1,9% 3,6% 3,9% 0,7% 1,7% 2,3% 3,3% 4,4% 20,5%

Nord-Ovest 1,0% -2,6% 3,6% 4,2% 1,0% 1,7% 2,4% 3,2% 4,0% 19,8%

Piemonte 0,5% -3,3% 4,2% 4,5% 1,0% 1,8% 2,8% 3,3% 4,5% 20,7%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

34

Nonostante la crescita costante del costo del lavoro, le PMI piemontesi sono tornate nel 2016 a livelli di efficienza vicini a quelli del 2007, grazie soprattutto alla buona performance in termini di valore aggiunto.Diversa la situazione delle imprese italiane e del Nord-Ovest, dove il CLUP rimane ancora distante dai livelli di 9 anni fa (rispettivamente di 1,7 e 3,1 punti percentuali).

COSTO DEL LAVORO PER UNITÀ

DI PRODOTTO DELLE PMI

Rapporto tra costo del lavoro

e valore aggiunto

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

67,2%

68,9%

66,1%

69,2%

67,1%67,8%

62%

64%

66%

68%

70%

72%

74%

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

3.4 Costo del lavoro per unità di prodotto delle PMI, 2007-2016Rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 67,2% 70,7% 72,7% 71,2% 71,2% 72,5% 70,8% 69,3% 68,7% 68,9%

Nord-Ovest 66,1% 69,7% 72,5% 70,7% 70,5% 72,0% 70,5% 69,5% 69,2% 69,2%

Piemonte 67,1% 69,7% 71,5% 69,3% 69,6% 71,5% 69,7% 68,7% 67,7% 67,8%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

35

Prosegue per il quarto anno consecutivo il miglioramento del MOL delle PMI piemontesi (+3,9%). Tra il 2013 e il 2016 le PMI della regione hanno migliorato i margini di redditività del 23%. Rimane comunque ampio il divario con il periodo precedente la crisi. Tra 2007 e 2016 i margini lordi delle PMI piemontesi si sono ridotti del 16,7%. Il calo è concentrato in due periodi distinti: la prima fase della crisi ha determinato un crollo del MOL (-28% nel biennio 2008-2009). Un anno di “rimbalzo” è stato seguito da un altro biennio (2011-2012) di marcata caduta (-15%). Nel 2013 si è avviata una nuova fase di recupero, insufficiente tuttavia a ritornare sui livelli precedenti la crisi. Il peggioramento della redditività registrato a livello piemontese, pur molto significativo, è comunque inferiore a quello nazionale (-22,7%) e soprattutto del Nord-Ovest (-26,2%). Il confronto con le dinamiche di Italia e Nord-Ovest evidenzia come in Piemonte la ricostituzione dei margini sia stata leggermente più rapida in entrambi i periodi post-recessione.

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

77,3

73,8

100

83,3

40

50

60

70

80

90

100

110

ANDAMENTO DEL MARGINE

OPERATIVO LORDO DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

3.5 Andamento del margine operativo lordo delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia -11,8% -15,6% 4,2% -2,6% -12,0% 3,0% 4,6% 4,1% 3,6% -22,7%

Nord-Ovest -12,4% -19,8% 7,8% -2,6% -13,6% 3,5% 4,3% 3,5% 3,5% -26,2%

Piemonte -10,7% -17,6% 9,0% -2,4% -13,4% 6,7% 5,9% 4,7% 3,9% -16,7%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

36

Il 2016 conferma la stabilizzazione del rapporto utili/fatturato delle imprese piemontesi, attestato su livelli analoghi a quelli dei due anni precedenti (4,3%). Un trend lievemente meno favorevole rispetto a quanto osservato a livello nazionale e nel Nord-Ovest, che nel 2016 hanno invece registrato un lieve miglioramento del rapporto.Durante la crisi, le PMI hanno dovuto incrementare in maniera sensibile ammortamenti ed accantonamenti, soprattutto a causa della svalutazione del capitale circolante e degli accantonamenti operati sui fondi rischi e oneri (poste incrementate dalle aziende per far fronte ai maggior rischi legati all’attività d’impresa). Queste dinamiche hanno generato un sensibile effetto negativo sugli utili ante oneri finanziari delle PMI piemontesi che, in rapporto al fatturato, sono passati dal 5% del 2007 al 3% del 2012, lievemente al di sopra della media nazionale e in linea con l’area del Nord-Ovest. Raggiunto nel 2012 il punto inferiore del ciclo negativo, a partire dal 2013 si è avviato un lento recupero che non ha comunque consentito al rapporto di ritornare ai livelli del 2007.

UTILE CORRENTE ANTE ONERI

FINANZIARI DELLE PMI

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

4,8% 4,6%

5,1%4,8%

5,0%

4,3%

0%

1%

2%

3%

4%

5%

6%

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

3.6 Utile corrente ante oneri finanziari sul fatturato, 2007-2016Valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 4,8% 4,0% 3,3% 3,5% 3,5% 3,1% 3,3% 4,0% 4,3% 4,6%

Nord-Ovest 5,1% 4,3% 3,2% 3,5% 3,6% 3,0% 3,3% 4,2% 4,4% 4,8%

Piemonte 5,0% 4,2% 3,4% 3,9% 4,0% 3,0% 3,5% 4,4% 4,2% 4,3%

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

37

3.7 ROE ante imposte e gestione straordinaria, 2007-2016Valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 13,9% 8,2% 5,7% 7,2% 7,4% 5,5% 5,9% 8,0% 9,2% 10,2%

Nord-Ovest 15,8% 9,4% 5,9% 7,9% 8,2% 5,7% 6,1% 8,6% 9,8% 10,7%

Piemonte 14,5% 8,8% 6,4% 8,9% 9,4% 5,5% 6,7% 9,1% 10,5% 11,6%

13,9%

10,2%

15,8%

10,7%

14,5%

11,6%

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

ROE ANTE IMPOSTE E GESTIONE

STRAORDINARIA DELLE PMI

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

Nel 2016 la redditività del capitale proprio investito nelle aziende piemontesi , espresso come ROE, sale all’11,6%, in miglioramento di un punto rispetto al 2015. Grazie al trend “virtuoso” avviato nel 2013, negli ultimi quattro anni il ROE si è avvicinato al valore precedente la crisi. Dopo essere sceso drammaticamente nei primi due anni di crisi (dal 14,5% del 2007 al 6,4% del 2009), il ROE è risalito nei due anni successivi per poi calare di nuovo, in modo sensibile, nel 2012 e tornare a crescere negli anni successivi.Durante la prima fase della recessione (2008-2009), la performance delle imprese piemontesi è stata leggermente meno negativa di quella italiana e del Nord-Ovest. Il recupero registrato nei due anni successivi e la nuova flessione 2012 sono stati più marcati. Il miglioramento degli ultimi anni ha portato il Piemonte a livelli di redditività superiori a quelli di Italia e Nord-Ovest.

LA PERFORMANCE DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

39

CAPITOLO 4

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

40

I L R ISCH IO D I CRED ITO DELLE PMI P IEMONTES I

Cerved dispone di una serie di modelli statistici integrati per la valutazione del merito creditizio delle imprese italiane, che prevedono il calcolo di valutazioni parziali riferite ai singoli fattori di analisi e l'integrazione di tali valutazioni parziali in uno score sintetico denominato Cerved Group Score (CGS). In questo capitolo si valuta il rischio di credito delle PMI piemontesi a confronto con quelle italiane e del Nord-Ovest, utilizzando i segnali che derivano dai diversi indicatori calcolati da Cerved.

In particolare, sono presentati tre diversi indicatori di rischio: • score economico-finanziario, per valutare l'impatto strutturale

della crisi sui bilanci delle PMI ;• probabilità di ingresso in sofferenza delle PMI, stimata utilizzando

il CebiScore 4, un indice che integra la valutazione economica-finanziaria con una componente sistemica che coglie variabili strutturali e macroeconomici, distinguendo tra territori e settori;

• Cerved Group Score (CGS), che combina la componente dibilancio e sistemica con una comportamentale, che tiene conto tra l’altro dei tempi di pagamento delle imprese. Il CGS è stato utilizzato per analizzare le tendenze più recenti (2016 e 2017).

Nel Capitolo vengono anche analizzati i dati relativi alle abitudini di pagamento di un campione molto ampio di PMI tratti da Payline, il database Cerved sui pagamenti di 3 milioni di imprese italiane.

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

41

Nel 2016 i debiti finanziari delle imprese piemontesi (come del resto quelli delle imprese italiane e del Nord-Ovest) tornano ad aumentare dopo quattro anni di calo. Il dato è spiegato anche dal maggiore sforzo di investimento effettuato dalle PMI nel 2016 (vd. Tabella 5.1). Nel periodo 2007-2016 l’indebitamento delle imprese piemontesi è aumentato dell’11,4%. In crescita fino al 2011, i debiti hanno poi iniziato a calare gradualmente negli anni successivi. Il calo più consistente si è avuto nel 2013, ma anche il 2014 ha proseguito lungo la medesima linea. L’indebitamento delle PMI piemontesi (e del Nord-Ovest) è aumentato più della media nazionale (+7,4%). La differenza nasce dal più rapido aumento dei debiti tra il 2009 e il 2011 (+ 10 punti percentuali), mentre la successiva fase di discesa ha avuto caratteristiche analoghe.

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

107,4

113,5

100

111,4

90

95

100

105

110

115

120

ANDAMENTO DEI DEBITI

FINANZIARI DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

4.1 Andamento dei debiti finanziari delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia 7,0% -1,2% 2,9% 2,9% -1,3% -2,8% -1,0% 0,0% 1,1% 7,4%

Nord-Ovest 8,8% -0,7% 3,4% 5,0% -1,3% -2,5% -1,4% -0,1% 2,1% 13,5%

Piemonte 7,8% -2,3% 3,5% 6,8% -0,9% -2,8% -1,5% -1,4% 2,2% 11,4%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

42

Prosegue nel 2016 il trend di graduale riduzione del costo medio del debito, grazie alla politica espansiva della BCE: tra il 2007 e il 2016 il rapporto tra oneri finanziari e debiti finanziari è calato dal 6,6% al 3,4%. Il costo medio del denaro delle PMI piemontesi è sostanzialmente allineato a quello delle società che operano nel Nord-Ovest e di 0,4 punti percentuali più basso rispetto al dato italiano.

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

6,5%

3,8%

6,4%

3,5%

6,6%

3,4%

0%

1%

2%

3%

4%

5%

6%

7%

8%

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

COSTO DEL DEBITO DELLE PMI

Rapporto tra oneri e debiti finanziari

4.2 Costo del debito delle PMI, 2007-2016Rapporto tra oneri finanziari e debiti finanziari, valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 6,5% 6,8% 4,8% 3,9% 4,3% 4,7% 4,8% 4,6% 4,2% 3,8%

Nord-Ovest 6,4% 6,6% 4,7% 3,8% 4,1% 4,6% 4,6% 4,4% 3,9% 3,5%

Piemonte 6,6% 6,8% 4,9% 3,9% 4,1% 4,6% 4,5% 4,4% 3,8% 3,4%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

43

Tra il 2016 e il 2015 le PMI piemontesi hanno aumentato il capitale netto del 5,5%, una tendenza in accelerazione rispetto agli anni precedenti e più sostenuta di quanto osservato nel Nord-Ovest e in Italia.Rispetto al 2007, le PMI della regione hanno aumentato la propria capitalizzazione di oltre il 50%, più delle società del Nord-Ovest (44,5%) e di quelle italiane (43,4%).L’incremento del capitale netto è ascrivibile a diversi fattori. Tra 2007 e 2008, la forte crescita (pari a circa il 20%) è attribuibile alla possibilità di rivalutare gli immobili iscritti all’attivo ed è quindi un fenomeno soprattutto contabile.La crescita del capitale netto osservata negli anni successivi è stata in parte favorita da misure di stimolo come l’introduzione dell’ACE, in parte dovuta alla maggiore difficoltà da parte delle PMI di finanziarsi attraverso il canale bancario.

ANDAMENTO DEL CAPITALE

NETTO DELLE PMI

Numeri indice, 2007=100

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

143,4144,5

100

150,7

80

90

100

110

120

130

140

150

160

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

4.3 Andamento del capitale netto delle PMI, 2007-2016Variazioni percentuali

'08/'07 '09/'08 '10/'09 '11/'10 '12/'11 '13/'12 '14/'13 '15/'14 '16/'15 '16/'07

Italia 23,3% 1,1% 1,3% 0,5% 0,4% 1,1% 2,1% 3,9% 4,9% 43,4%

Nord-Ovest 20,6% 1,1% 1,9% 1,1% 1,1% 1,8% 2,8% 4,0% 4,5% 44,5%

Piemonte 18,6% 1,0% 2,3% 2,9% 1,9% 2,7% 2,9% 5,2% 5,5% 50,7%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

44

Nel 2016 il rapporto tra debiti finanziari e capitale netto è diminuito di un paio di punti percentuali (dal 71,1% al 69,3%), prolungando il trend di graduale riduzione in atto dal 2007. In nove anni in Piemonte la leva finanziaria è diminuita di oltre 40 punti percentuali, con una dinamica ancora più marcata rispetto a quanto osservato in Italia e nel Nord-Ovest.È il risultato non solo della crescita sostenuta del capitale netto e di quella più fiacca dei debiti finanziari, ma anche dell’uscita dal mercato di società fragili, con indici di leverage più elevati.

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

LA LEVA FINANZIARIA DELLE PMI

Rapporto tra debiti finanziari

e capitale netto

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 201690

95

100

105

110

115

120115,5%

75,7%

115,3%

70,5%

113,3%

69,3%

4.4 Rapporto tra debiti finanziari e capitale netto, 2007-2016Valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 115,5% 98,3% 96,0% 98,1% 99,5% 95,4% 90,4% 84,1% 78,3% 75,7%

Nord-Ovest 115,3% 97,0% 95,6% 94,2% 97,3% 93,8% 85,9% 76,7% 71,9% 70,5%

Piemonte 113,3% 97,7% 93,6% 96,5% 97,5% 91,0% 85,5% 75,4% 71,1% 69,3%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

45

I bassi tassi di interesse hanno permesso alle PMI di ridurre l'incidenza degli oneri finanziari rispetto ai margini, uno degli indicatori del rischio di credito utilizzati più di frequente dagli analisti finanziari.La tendenza favorevole è proseguita anche nel 2016, che ha visto scendere il rapporto tra oneri finanziari e MOL all’11,5%, oltre un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente e in assoluto il livello più basso degli ultimi 10 anni. L’indicatore ha toccato un picco nel 2008 (25%), si è successivamente ridotto nel 2009 e nel 2010, per poi aumentare di nuovo nel 2012.Da quell'anno è iniziato un trend di discesa, che ha portato questo indice ai minimi. Il Piemonte ha fatto registrare in questi anni un valore costantemente inferiore a quello delle PMI del Nord-Ovest e del resto della Penisola.

4.5 Oneri finanziari su MOL delle PMI, 2007-2016Valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 22,9% 27,9% 22,7% 18,0% 19,6% 22,5% 21,6% 18,8% 16,0% 14,4%

Nord-Ovest 20,9% 25,9% 21,3% 16,1% 17,7% 20,7% 17,8% 16,7% 14,2% 12,7%

Piemonte 21,1% 25,0% 20,0% 14,9% 16,2% 19,1% 17,3% 15,3% 12,8% 11,5%

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

22,9%

14,4%

20,9%

12,7%

21,1%

11,5%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%IL PESO DEGLI ONERI FINANZIARI

NELLE PMI

Rapporto tra oneri finanziari e MOL

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

46

La rischiosità del profilo economico-finanziario delle PMI permette di valutarne il grado di solidità "strutturale" desumibile dal bilancio, ovvero di valutarne la capacità di generare flussi di cassa sufficienti per ripagare i debiti. I dati indicano che nel 2007 è iniziato un processo di selezione che ha espulso dal mercato soprattutto PMI già fragili all'origine della crisi: ne è risultato un sistema di PMI meno numeroso, ma più solido. Questo processo di contrazione si è arrestato nel 2015, quando la base di PMI è tornata ad aumentare. Ciò è coinciso con un ulteriore e sensibile miglioramento del profilo di rischio, non più attribuibile al processo di selezione ma a un effettivo miglioramento dei bilanci delle PMI. Rispetto all’anno precedente è infatti aumentato - sia in termini relativi, sia in termini assoluti - il numero di PMI con un bilancio classificato come “solvibile”; specularmente, sono diminuiti il numero e il peso di imprese definite “a rischio”.

RISCHIO

VULNERABILITÀ

SOLVIBILITÀ

PMI PIEMONTESI PER SCORE

ECONOMICO-FINANZIARIO

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

2007 2014 2015

10.651

9.710 9.933 -8,8% 2,3%

42,7% 50,5% 54,8%

33,9% 32,8%31,6%

23,4%16,7%

13,6%

4.6 PMI attive* sul mercato per score economico-finanziario, 2007-2015Per area di rischio, valori assoluti ed in percentuale

2007 2014 2015

Solv. Vuln. Rischio totale PMI Solv. Vuln. Rischio totale

PMI Solv. Vuln. Rischio totale PMI

Italia 39,7% 35,5% 24,8% 149.932 46,5% 35,0% 18,6% 136.114 50,9% 33,8% 15,3% 140.362

Nord-Ovest 43,9% 33,5% 22,6% 50.407 49,4% 33,5% 17,2% 47.655 53,9% 31,7% 14,4% 49.128

Piemonte 42,7% 33,9% 23,4% 10.651 50,5% 32,8% 16,7% 9.710 54,8% 31,6% 13,6% 9.933 *Campione aperto

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Rispetto al 2007 la quota di imprese a rischio è scesa di dieci punti, mentre è aumentata di oltre 12 punti il peso delle imprese solvibili. Rispetto alle PMI italiane, il Piemonte si caratterizza per un maggior peso delle imprese con bilanci “solvibili” (54,8% contro 50,9%) e una minor presenza di PMI a rischio (13,6%, contro 15,3%). Non vi sono invece differenze di rilievo con la struttura di rischio delle PMI del Nord-Ovest.

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Il tempo complessivo tra la consegna della merce e il saldo della fattura è la risultante dei tempi concordati tra cliente e fornitore più eventuali ritardi nel pagamento.In Piemonte i tempi medi di liquidazione delle fatture sono progressivamente calati da un massimo di 79,8 giorni nel 2012 a 73,2 giorni nel 2017, anno di ulteriore, lieve riduzione rispetto ai tempi di pagamento registrati nel 2016 (73,6 giorni).

RITARDI

TERMINI CONCORDATI

GIORNI DI PAGAMENTO

DELLE PMI

Giorni medi ponderati per il fatturato

64,4

62,4

61,9

61,6

61,2

60,5

65,8

63,3

62,7

62,0

61,4

61,9

66,0

63,3

62,7

61,9

63,0

63,1

14,6

15,1

14,4

13,2

11,3

10,9

13,7

13,5

12,6

11,4

9,6 9,4

13,8

13,9

14,2

13,6

10,6

10,1

20132012 2014 2015 2016 2017 20132012 2014 2015 2016 2017 20132012 2014 2015 2016 2017

Italia Nord-Ovest Piemonte

79,1 77,5 76,3 74,8 72,6 71,4

79,5 76,8 75,3 73,571,0 71,4

79,877,2 76,8 75,5 73,6 73,2

4.7 Giorni di pagamento delle PMI, 2012-2017Giorni medi ponderati per il fatturato delle imprese

Termini concordati 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia 64,4 62,4 61,9 61,6 61,2 60,5

Nord-Ovest 65,8 63,3 62,7 62,0 61,4 61,9

Piemonte 66,0 63,3 62,7 61,9 63,0 63,1

Giorni di ritardo 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia 14,6 15,1 14,4 13,2 11,3 10,9

Nord-Ovest 13,7 13,5 12,6 11,4 9,6 9,4

Piemonte 13,8 13,9 14,2 13,6 10,6 10,1

Giorni di pagamento 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia 79,1 77,5 76,3 74,8 72,6 71,4

Nord-Ovest 79,5 76,8 75,3 73,5 71,0 71,4

Piemonte 79,8 77,2 76,8 75,5 73,6 73,2

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Rispetto ai dati nazionali, le PMI piemontesi pagano più lentamente (73,2 contro 71,4 giorni) ma sono più puntuali: godono infatti di scadenze più lunghe (63,1 giorni contro 60,5 giorni) e accumulano meno giorni di ritardo (10,1 contro 10,9).

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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La quota di aziende che accumulano ritardi gravi (oltre 60 giorni) è un indicatore che riflette situazioni di particolari difficoltà, che possono preludere a mancati pagamenti o a veri e propri default.Nel 2017 la quota di imprese in grave ritardo (3,8%) registra un lieve aumento (+0,1%), mantenendosi comunque sui livelli non distanti dai minimi raggiunti nel 2016 (3,7%). L’andamento riscontrato in Piemonte tra il 2012 e il 2017 è sostanzialmente analogo a quello nazionale e del Nord-Ovest, sia pure con lievi sfasature temporali. Nel 2017 la situazione piemontese risulta migliore di quella nazionale (dove la percentuale di “gravi ritardatari” è del 5%) e allineata a quella del Nord-Ovest.

PMI IN GRAVE RITARDO

PMI con ritardi medi di oltre due

mesi, % sul totale, quarto trimestre

2012 2013 2014 2015 2016 2017 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia Nord-Ovest Piemonte

7,9%7,3%

6,4%

5,7%

4,9% 5,0%

6,5%

5,7%

4,8%4,4%

3,5% 3,7%

7,2%6,7%

5,6%

5,0%

3,7% 3,8%

4.8 PMI in grave ritardo, 2012-2017Imprese con ritardi superiori a due mesi, % sul totale nel quarto trimestre

2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia 7,9% 7,3% 6,4% 5,7% 4,9% 5,0%

Nord-Ovest 6,5% 5,7% 4,8% 4,4% 3,5% 3,7%

Piemonte 7,2% 6,7% 5,6% 5,0% 3,7% 3,8%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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I movimenti del Cerved Group Score – un indice di rischio delle imprese che integra informazioni strutturali con altre di mercato e quindi caratterizzato da un elevato livello di predittività – sono utili per anticipare l’evoluzione del grado di solidità delle imprese.I dati indicano che tra 2017 e 2016, il 30,5% delle PMI piemontesi ha avuto un upgrade, contro il 24,4% di downgrade, per un saldo positivo di 6,1 punti, leggermente più basso di quello del Nord-Ovest (6,3 punti) e dell’Italia (6,9 punti). Rispetto all’anno precedente, si osserva una leggera riduzione degli upgrade e un leggero aumento dei downgrade, un fenomeno comune a quello delle PMI italiane e del Nord-Ovest.

PMI CHE MIGLIORANO

E PEGGIORANO LA PROPRIA

CLASSE DI RISCHIO

In base al CGS

DOWNGRADE

UPGRADE

27,3%

23,7%25,0%

26,9%

21,6%

24,4%

27,6%

22,0%

24,4%

28,0%31,7% 31,9%

26,5%

31,9% 30,7%

26,5%

31,1% 30,5%

2016 vs2015 vs2014 2015

2017 vs2016

2016 vs2015 vs2014 2015

2017 vs2016

2016 vs2015 vs2014 2015

2017 vs2016

Italia Nord-Ovest Piemonte

4.9 PMI che migliorano e peggiorano la propria classe di rischio In base al Cerved Group Score2

2015 vs 2014 2016 vs 2015 2017 vs 2016

Downgrade Upgrade Downgrade Upgrade Downgrade Upgrade

Italia 27,3% 28,0% 23,7% 31,7% 25,0% 31,9%

Nord-Ovest 26,9% 26,5% 21,6% 31,9% 24,4% 30,7%

Piemonte 27,6% 26,5% 22,0% 31,1% 24,4% 30,5%

2 Il Cerved Group Score (CGS) offre una valutazione completa e aggiornata del rischio di insolvenza delle imprese, combinando la componente di bilancio e sistemica con una comportamentale, che consente di coglieretempestivamente i segnali provenienti dal mercato, come le abitudini di pagamento delle imprese. Si tratta dunque di una valutazione diversa e più completa rispetto allo score economico-finanziario presentato nella tabella 4.6, che tiene conto dei soli dati di bilancio.

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Tra il 2016 e il 2017, il profilo di rischio delle PMI piemontesi è lievemente migliorato: aumenta la quota di imprese “sicure” e “sovibili” mentre diminuisce di quasi tre punti quella di imprese “vulnerabili”. In leggera crescita (0,4 punti percentuali) la presenza di PMI in area di rischio. Lo scorso anno avevamo riscontrato un miglioramento analogo, con un aumento di circa un punto delle imprese in area di sicurezza. Complessivamente in due anni la quota di imprese poco solide (vulnerabilità e rischio) è scesa di cinque punti percentuali. Rispetto alla situazione italiana, le società piemontesi evidenziano un profilo più solido, con una maggiore presenza di società nelle classi di “sicurezza” (33,6% vs. 25,8% a dicembre 2017) e una minore presenza nelle classi di “rischio” (7,2% vs. 11%). Le imprese del Nord-Ovest presentano invece un profilo di rischio molto simile a quello piemontese.

2016

2017

DISTRIBUZIONE PER CERVED

GROUP SCORE DELLE PMI

PIEMONTESI

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

S1 S2 S3 S4 S5 V1 V2 R1 R2 R3

sicurezza solvibilità vulnerabilità rischio

Dal 32% al 33,6% Dal 37,6% al 38,4% Dal 23,6% al 20,9% Dal 6,8% al 7,2%

4.10 Distribuzione per Cerved Group Score delle PMI, 2016-2017% sul totale

dicembre 2016 sicurezza solvibilità vulnerabilità rischio

Italia 24,0% 37,0% 28,9% 10,1%

Nord-Ovest 31,8% 36,9% 24,2% 7,1%

Piemonte 32,0% 37,6% 23,6% 6,8%

dicembre 2017 sicurezza solvibilità vulnerabilità rischio

Italia 25,8% 37,9% 25,3% 11,0%

Nord-Ovest 33,8% 37,3% 20,7% 8,3%

Piemonte 33,6% 38,4% 20,9% 7,2%

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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I modelli statistici di Cerved, integrando lo score economico finanziario desumibile dai bilanci con una componente sistemica che cattura la rischiosità legata al contesto economico, consentono di stimare i tassi di ingresso in sofferenza delle PMI.Dopo la modesta flessione registrata nel 2015 e 2016, nel 2017 si registra un calo più sensibile dei tassi di ingresso in sofferenza per le PMI piemontesi, scesi dello 0,7% (dal 2,7% al 2%) rispetto all’anno precedente. Il tasso resta comunque di più di mezzo punto al di sopra del valore pre-crisi. I tassi di ingresso in sofferenza si sono bruscamente impennati nel 2009, con una crescita che si è arrestata solo nel 2015. Nel confronto con Italia e Nord-Ovest, il Piemonte si colloca a metà strada. Nel 2017 il tasso di sofferenza delle imprese italiane è più elevato (2,3%), mentre quello delle imprese del Nord-Ovest è più basso (1,7%).

4.11 Stima dei tassi di ingresso in sofferenza delle PMI, 2004-2017Numero di sofferenze rettificate su numero di affidati, valori percentuali

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

Italia 1,4% 1,4% 1,3% 1,2% 1,3% 2,2% 2,4% 2,3% 2,5% 2,9% 3,2% 3,0% 2,9% 2,3%

Nord-Ovest 1,2% 1,1% 1,1% 1,2% 1,1% 2,0% 2,2% 2,1% 2,3% 2,4% 2,7% 2,5% 2,4% 1,7%

Piemonte 1,3% 1,3% 1,2% 1,2% 1,1% 2,1% 2,5% 2,5% 2,7% 2,8% 3,2% 2,8% 2,7% 2,0%

1,4%

2,3%

1,2%

1,7%

1,3%

2,0%

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017

TASSO DI INGRESSO

IN SOFFERENZA DELLE PMI

Numero di sofferenze rettificate

su numero affidati

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

IL RISCHIO DI CREDITO DELLE PMI PIEMONTESI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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CAPITOLO 5

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

56

F INANZ IARE GL I INVEST IMENT I DELLE PMI

Questo capitolo è dedicato alla stima del potenziale di investimento che le PMI piemontesi potrebbero attivare senza compromettere gli equilibri finanziari. Il calcolo si basa sul profilo di rischio misurato dal Cerved Group Score (CGS) e un indice di equilibrio finanziario (rapporto tra debiti finanziari e EBITDA).

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

57

5.1 Andamento degli investimenti materiali lordi delle PMI, 2007-2016In rapporto alle immobilizzazioni lorde, valori percentuali

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Italia 9,4% 8,3% 7,1% 7,1% 6,7% 6,4% 5,4% 5,6% 6,2% 7,8%

Nord-Ovest 9,4% 6,2% 7,4% 7,4% 8,0% 6,2% 6,1% 5,5% 6,3% 7,8%

Piemonte 9,2% 5,3% 7,6% 8,4% 7,8% 6,3% 5,8% 5,7% 5,9% 7,6%

9,4%

7,8%

9,4%

7,8%9,2%

7,6%

0%

1%

2%

3%

4%

5%

6%

7%

8%

9%

10%

2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

ANDAMENTO DEGLI INVESTIMENTI

DELLE PMI

Rapporto tra investimenti

e immobilizzazioni materiali

ITALIA

NORD-OVEST

PIEMONTE

Dopo quattro anni di calo e una lieva ripresa nel 2015, il 2016 fa registrare una significativa accelerazione degli investimenti delle imprese piemontesi. In rapporto alle immobilizzazioni materiali, gli investimenti sono passati dal 5,9% al 7,6%. Il rapporto tra investimenti e immobilizzazioni osservato in Piemonte è allineato a quello nazionale e del Nord-Ovest. Esaurito l’effetto di trascinamento degli investimenti effettuati prima della crisi, l’indicatore ha iniziato a calare nel 2011, per raggiungere il livello più basso del periodo nel 2014.

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

58

5.2 Distribuzione delle PMI per grado di dipendenza bancaria, 2007-2016% sul totale

Non dipendenti Modertamente dipendenti Fortemente dipendenti

2007 2016 2007 2016 2007 2016

Italia 47,4% 58,0% 42,7% 37,8% 9,9% 4,2%

Nord-Ovest 46,8% 59,2% 43,2% 36,5% 9,9% 4,3%

Piemonte 42,8% 56,3% 47,0% 39,4% 10,3% 4,2%

47,4% 42,7%

9,9%

46,8% 43,2%

9,9%

42,8%47,0%

10,3%

58,0%

37,8%

4,2%

59,2%

36,5%

4,3%

56,3%

39,4%

4,2%

Non

dip

ende

nti

Mod

erat

amen

tedi

pend

enti

Fort

emen

tedi

pend

enti

Non

dip

ende

nti

Mod

erat

amen

tedi

pend

enti

Fort

emen

tedi

pend

enti

Mod

erat

amen

tedi

pend

enti

Fort

emen

tedi

pend

enti

Non

dip

ende

nti

Italia Nord-Ovest Piemonte

DISTRIBUZIONE DELLE PMI

PER GRADO DI DIPENDENZA

BANCARIA

% sul totale

2007

2016

Si sono definite imprese “non dipendenti” dal sistema bancario quelle per cui i finanziamenti bancari pesano per meno del 10% dell’attivo; “moderatamente dipendenti” le PMI per cui il peso dei finanziamenti bancari è compreso tra il 10 e il 50% dell’attivo, “fortemente dipendenti” quelle con un rapporto che supera il 50%. Negli anni della crisi, anche per effetto del credit crunch, la dipendenza dal credito bancario è nettamente diminuita, in Piemonte come nel resto del Paese. La quota di imprese piemontesi “fortemente dipendenti” dal credito bancario è scesa dal 10,3% al 4,2%; specularmente, è sensibilmente aumentata (dal 42,8% al 56,3%) la percentuale di imprese “non dipendenti”.Va osservato che nel decennio considerato si è anche verificato un processo di “selezione darwininana” in cui sono uscite dal mercato le imprese più fragili, una buona parte delle quali era maggiormente dipendente dal debito bancario. Tuttavia, pur tenendo conto di questo fenomeno, la riduzione dell’indebitamento complessivo da un lato e il maggiore ricorso al capitale proprio hanno portato le imprese a una struttura finanziaria e debitoria più equilibrata.

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

59

5.3 Costo del debito delle PMI per dimensione e grado di rischio, 2016Rapporto tra oneri finanziari e debiti finanziari, valori percentuali, mediane

Piccole Medie

Sicure Rischiose Sicure Rischiose

Italia 2,8% 4,0% 2,1% 2,9%

Nord-Ovest 2,6% 3,6% 1,9% 2,6%

Piemonte 2,8% 3,7% 2,1% 2,6%

2,8%

2,1%

2,6%

1,9%

2,8%

2,1%

4,0%

2,9%

3,6%

2,6%

3,7%

2,6%

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

Piccole Medie Piccole Medie Piccole Medie

Italia Nord Ovest Piemonte

SICURE

RISCHIOSE

COSTO DEL DEBITO

PER DIMENSIONE E GRADO

DI RISCHIO DELL'IMPRESA

Rapporto tra oneri e debiti finanziari

nel 2016, mediane

Come abbiamo visto nella tabella 4.2, il costo medio del debito (misurato dal rapporto tra oneri finanziari e debiti finanziari) è risultato nel 2016 pari al 3,4%, in forte riduzione rispetto agli anni precedenti grazie al livello eccezionalmente basso dei tassi di interesse.Permane tuttavia una differenza non marginale tra piccole e medie imprese, che più che compensa i differenziali di rischio. Prendendo in considerazione i valori mediani, una piccola impresa piemontese considerata "sana" secondo gli score di Cerved ha un costo del credito del 2,8%, lievemente superiore a quello di una media impresa "rischiosa" (2,6%). Il costo mediano del debito di una piccola impresa rischiosa è pari al 3,7%.Le piccole imprese scontano quindi un evidente gap: una piccola società sicura, sia in Piemonte che nel resto del Paese, paga lo stesso tasso di una società di medie dimensioni con alto grado di rischio. Ciò in parte è dovuto al minor potere contrattuale, in parte ai costi fissi che rendono per le banche più costoso il finanziamento di piccoli importi e, infine, alla maggiore opacità delle società di dimensione minore, che costringe le banche a un atteggiamento più prudente.

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

60

Dal punto di vista di un finanziatore, le piccole imprese solide potrebbero rappresentare un’interessante asset class con ritorni elevati.Secondo i dati, in Piemonte e nelle regioni del Nord-Ovest le imprese pagano un tasso di interesse leggermente inferiore a quello praticato nel resto d’Italia.

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

61

3,4 4,2

27,3 26,30,8

4,9

25,44,2

9,1

piccole medie PMI

incremento rispetto all'attivo %

potenzialeaumento

debitifinanziari

(€ mld)

PMI solide esolvibili con debitifinanziari/EBITDA

<2 (migliaia)

PMI PIEMONTESI SOLIDE

E SOLVIBILI CHE POTREBBERO

AUMENTARE I DEBITI FINANZIARI

IN CONDIZIONI DI EQUILIBRIO

ECONOMICO-FINANZIARIO

MEDIE

PICCOLE

Secondo il Cerved Group Score (CGS) vi sono circa 5.500 PMI che si collocano nell’area di “sicurezza” o “solvibilità”, alle quali è attribuita una probabilità di default a un anno non superiore al 3,5%. Tra queste, molte potrebbero avere la struttura finanziaria adatta per aumentare gli investimenti incrementando l’indebitamento, pur mantenendo un grado di rischiosità estremamente contenuto. È possibile quantificare il potenziale indebitamento aggiuntivo compatibile con il mantenimento di una struttura finanziaria equilibrata utilizzando il rapporto tra debiti finanziari e EBITDA, che in letteratura è definito “contenuto” se inferiore a 2.

5.4 PMI solide e solvibili che potrebbero aumentare i debiti finanziari in condizioni di equilibrioeconomico-finanziario

PMI solide e solvibili con debiti finanziari/EBITDA <2

Potenziale aumento debiti finanziari (€ mln)

Incremento in %rispetto all'attivo

Italia 51.821 103.317 23,9%

Piccole 43.134 51.382 26,9%

Medie 8.687 51.936 21,5%

Nord-Ovest 20.230 46.050 24,7%

Piccole 16.576 21.833 28,1%

Medie 3.654 24.218 22,3%

Piemonte 4.186 9.103 26,3%

Piccole 3.419 4.177 27,3%

Medie 767 4.926 25,4%

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Utilizzando questo rapporto, è possibile individuare le PMI piemontesi "solide" o "solvibili" che hanno un livello di indebitamento "contenuto" e calcolare il debito aggiuntivo che, a parità di EBITDA, le porterebbe alla soglia di 2. È un esercizio che, semplificando la rappresentazione del profilo di rischio delle imprese, consente una stima indicativa dell’ordine di grandezza dell’aumento dell’indebitamento coerente con i margini generati dalle PMI più solide. I dati indicano che 4.186 PMI piemontesi hanno un CGS in area di sicurezza e solvibilità e un indice inferiore a 2. Se i debiti finanziari di queste PMI aumentassero fino a raggiungere il rapporto di due volte l’EBITDA, l’indebitamento complessivo potrebbe crescere di oltre 9 miliardi di euro (4,9 miliardi da medie società e 4,2 da piccole imprese). Si tratterebbe di un aumento molto consistente che, se trasformato completamente in investimenti, potrebbe far aumentare la capacità produttiva delle PMI in modo molto significativo (26,3% dell’attivo).

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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I risultati della tabella 5.4 sono in parte legati alla presenza di un numero consistente di PMI che operano sul mercato completamente in autofinanziamento, cioè senza debiti finanziari. In base ai dati, oltre un terzo delle 5.500 imprese “sicure” o “solvibili” non hanno infatti debiti finanziari e potrebbero accrescerli fino a 3,7 miliardi senza superare la soglia di due volte l’EBITDA. L’esercizio indica quindi che una parte importante della possibilità di nuovi investimenti produttivi sarebbe in capo a società che operano totalmente in autofinanziamento, soprattutto piccole imprese (1.700 per un indebitamento aggiuntivo pari a 2,2 miliardi di euro).

1,7

0,2

1,9

2,2

1,5

3,7

44,748,2

54,4

piccole medie PMI

incremento rispetto all'attivo %

potenzialeaumento

debitifinanziari

(€ mld)

PMI solide esolvibili in

autofinanziamento(migliaia)

PMI PIEMONTESI SOLIDE

E SOLVIBILI SENZA DEBITI

CHE POTREBBERO AUMENTARE

I DEBITI FINANZIARI IN CONDIZIONI

DI EQUILIBRIO ECONOMICO-

FINANZIARIO

MEDIE

PICCOLE

5.5 PMI solide e solvibili che operano in autofinanziamento che potrebbero aumentare i debiti finanziari in condizioni di equilibrio economico-finanziario

PMI solide e solvibiliin autofinanziamento

Potenziale aumento debiti finanziari (€ mln)

Incremento in %rispetto all'attivo

Italia 24.596 44.579 46,6%

Piccole 22.198 28.107 44,9%

Medie 2.398 16.472 49,9%

Nord-Ovest 9.610 20.746 47,1%

Piccole 8.560 12.054 45,5%

Medie 1.050 8.692 49,5%

Piemonte 1.879 3.650 48,2%

Piccole 1.693 2.157 44,7%

Medie 186 1.493 54,4%

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Valutare quanto di questa mancata opportunità sia dovuta a resistenze degli imprenditori ad accedere a finanza esterna e quanto a mancanza di offerta da parte del settore finanziario è un passo fondamentale per capire come sbloccare questo canale cruciale per la crescita delle PMI.

FINANZIARE GLI INVESTIMENTI DELLE PMI

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018:ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA STIMA DEL POTENZIALE DI SVILUPPO DEL CREDITO BANCARIO ALLE IMPRESE REGIONALI

A CURA DEL SERVIZIO STUDI DI

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OUTLOOK

Il Rapporto PMI 2018 è giunto ormai alla sua terza edizione e quest'anno offre una fotografia nuova e particolarmente interessante dello stato di salute del tessuto imprenditoriale piemontese. L’analisi dei bilanci che è stata svolta delinea un quadro congiunturale dell’economia della regione favorito da molti miglioramenti osservabili su più fronti: espansione del fatturato e degli investimenti, rafforzamento della redditività degli asset (ROA) e del patrimonio investito (ROE), rientro del grado di indebitamento e di rischio del credito.

Dopo anni di crisi, il percorso di risalita non può però ritenersi concluso. Restano infatti non pochi passi da compiere, non essendo stato recuperato integralmente il terreno perso durante le recessioni del 2008-2009 e del 2011-2014. Il fatturato delle aziende piemontesi rilevato a prezzi correnti è ancora al di sotto del 2007, ed è particolarmente severo il gap (16,7 punti percentuali) denunciato dal margine operativo lordo, il cui numero indice a base 2007 (2007 = 100) si è attestato nel 2016 a 83,3.

È peraltro evidente che un nuovo vigoroso scatto in avanti non possa prescindere da aggiuntivi ed efficaci investimenti, soprattutto tecnologici. L’impegno dovrebbe in particolare concentrarsi nella direzione di una più pervasiva digitalizzazione dei processi produttivi, oltreché amministrativi, al fine di elevare la produttività e l’efficienza organizzativa interna. Un valido impulso all’innovazione è stato di recente impresso dagli incentivi messi in campo dal piano governativo Industria 4.0, i cui risultati per quanto già soddisfacenti dovranno trovare continuità nei prossimi anni, attraverso un impegno comune, volto all’ammodernamento degli apparati interni alle aziende, come pure delle infrastrutture del nostro “sistema-paese”.

Rispetto a tali sfide le imprese del Piemonte si mostrano oggi più attrezzate, anche perché sono sopravvissute ad una severa selezione che è costata l’uscita dal mercato di circa un quarto delle società attive nel 2007. Dal 2015 è inoltre iniziata una graduale attenuazione del fenomeno delle nuove entrate a sofferenze dei crediti bancari; i tassi annui di decadimento degli impieghi verso le imprese piemontesi sono infatti passati dal 2,7% del 2014 all’1,9% di giugno 2017, valore che resta comunque sostanzialmente maggiore rispetto al dato 2007 (1,2%) e che si può conseguentemente ritenere ancora “anomalo”.

Peraltro, le aziende regionali appaiono oggi molto meno indebitate rispetto alla fotografia del 2007. In considerazione di tali progressi, gli autori del Rapporto hanno provato a stimare quello che potrebbe essere il potenziale di espansione del credito bancario erogabile alle imprese di eccellenza, mantenendo il rapporto debiti finanziari / EBITDA al di sotto di 2. Su base nazionale la quantificazione del possibile incremento di finanziamenti è stata di 103 miliardi, di cui 46 riferiti al Nord - Ovest e 9 al Piemonte: un risultato di tutta rilevanza dal punto di osservazione di un intermediario del credito, soprattutto in considerazione del trend decrescente che ha penalizzato negli ultimi anni lo stock degli impieghi bancari.

Al riguardo non si può trascurare la circostanza per cui la contrazione dei finanziamenti alle società non finanziarie ed alle famiglie produttrici sia in qualche modo avvenuta malgrado la determinazione delle banche italiane a sostenere la crescita del proprio “core business”, rappresentato dall’erogazione del credito a supporto dell’economia reale. Le passate fasi di credit crunch nel nostro Paese hanno rappresentato in qualche misura fenomeni “d’importazione” nel senso che le ultime due recessioni sono state originate da fattori esogeni al sistema creditizio domestico: nel 2008 sono stati i mutui americani cosiddetti subprime e nel 2011 la speculazione sui titoli di stato con la conseguente escalation dello spread.

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Si affaccia a questo punto un non semplice interrogativo riguardante il perché i crediti bancari alle imprese continuino a ridursi nonostante gli istituti di credito inglobino nei propri business plan obiettivi di espansione delle masse intermediate. Una possibile risposta, anche se forse non esaustiva, può essere fornita da alcuni parametri che confrontati tra loro offrono un’interessante chiave di lettura delle problematiche gestionali che hanno attanagliato il sistema bancario italiano negli ultimi anni.

All’interno del gruppo UBI viene da tempo elaborato e monitorato un indicatore di mercato, denominato indice di contribuzione economica dei settori produttivi, che rileva la redditività lorda per le banche dei finanziamenti concessi alle imprese, distinte per comparti di attività. Nello specifico, il suddetto indicatore è costruito detraendo l’euribor a tre mesi dal tasso di interesse attivo medio del sistema bancario, così da ottenere un mark–up. Da quest’ultimo differenziale viene inoltre sottratto il tasso di decadimento annualizzato degli impieghi del sistema, considerato quale proxy (per eccesso) del costo della cattiva qualità del credito. Come si può osservare dalla tabella, per diversi settori produttivi, in particolare per quelli legati alla filiera delle costruzioni, il margine di contribuzione economica dell’attività creditizia appare marcatamente negativo. Considerando la distribuzione cumulata degli impieghi vivi (al netto delle sofferenze) si evidenzia, infatti, come i due terzi circa dei finanziamenti del sistema bancario alle imprese (69,1%, ultima colonna della tabella) alimentino una positiva marginalità; il residuale 30,9% accusa invece una contribuzione economica al di sotto dello zero. Si può altresì rilevare come il range di variazione del tasso di decadimento del sistema (valore massimo – valore minimo) sia estremamente ampio, pari a 8,91 punti percentuali, mentre l’intervallo di variazione dei tassi di interesse attivi si attesti a 2,03 punti percentuali. In altri termini, i tassi d’interesse attivi non sono sufficientemente proporzionati rispetto al rischio di credito, e conseguentemente l’attività d’intermediazione bancaria continua a denunciare non poche aree di “diseconomicità”, rispetto alle quali un’accettabile soluzione non può ovviamente consistere nella mera riduzione delle esposizioni verso i settori più a rischio.

OUTLOOK

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SETTEMBRE 2017

Valori % A B C=A-B D DRIVER = C-D Impieghi vivi

Tassi attivi (1) Euribor 3 mesi (1)

Tassi attivieuribor 3m

Tassi di decad.(2)

Indice dicontribuzione

economicaComposizione% Composizione

% cumulata

Gomma e materieplastiche 2,62 -0,32 2,95 0,73 2,22 1,4% 1,4%

Telecomunicazioni 1,92 -0,32 2,24 0,15 2,09 0,8% 2,2%

Carta e stampa 2,63 -0,32 2,95 0,99 1,96 1,2% 3,4%

Informaticae comunicazione 2,68 -0,32 3,01 1,27 1,74 1,8% 5,1%

Raffinazione del petrolio 1,41 -0,32 1,73 0,10 1,64 0,6% 5,8%

Mezzi di trasporto 2,16 -0,32 2,48 0,87 1,61 1,1% 6,9%

Metallurgia 1,91 -0,32 2,24 0,66 1,58 1,9% 8,7%

Altre industriemanifatturiere 3,22 -0,32 3,54 2,01 1,53 1,9% 10,6%

Chimica e farmaceutica 2,04 -0,32 2,36 0,85 1,51 1,6% 12,2%

Prodotti in metallo 3,06 -0,32 3,39 1,93 1,46 3,5% 15,8%

Fornitura energia elettrica e gas (utilities) 2,42 -0,32 2,74 1,33 1,42 3,9% 19,6%

Macchinaried apparecchiature 2,30 -0,32 2,63 1,24 1,38 2,8% 22,4%

Elettronica 2,42 -0,32 2,74 1,63 1,11 0,7% 23,1%

Acqua e trattamento rifiuti 1,83 -0,32 2,15 1,18 0,97 1,2% 24,3%

Apparecchiature elettriche 2,49 -0,32 2,81 1,89 0,93 0,9% 25,2%

Industrie alimentari 2,19 -0,32 2,52 1,65 0,86 4,4% 29,6%

Commercio 3,15 -0,32 3,47 2,69 0,78 17,9% 47,5%

Attivita' professionali 2,11 -0,32 2,43 1,67 0,76 5,9% 53,4%

Agenzie di viaggio e supportoalle imprese 2,18 -0,32 2,51 2,10 0,41 2,5% 55,9%

Agricoltura 2,77 -0,32 3,09 2,81 0,29 5,7% 61,6%

Mobili 2,99 -0,32 3,31 3,12 0,20 0,7% 62,3%

Alloggio e ristorazione 2,92 -0,32 3,24 3,23 0,01 4,5% 66,8%

Tessile, cuoioe abbigliamento 2,70 -0,32 3,02 3,68 -0,66 2,4% 69,1%

Attività immobiliari 2,53 -0,32 2,86 4,10 -1,24 12,4% 81,5%

Minerali non metalliferi 2,76 -0,32 3,09 4,44 -1,35 1,2% 82,8%

Trasporti e magazzinaggio 2,00 -0,32 2,33 3,82 -1,49 5,1% 87,9%

Estrazione di minerali 3,44 -0,32 3,76 5,59 -1,83 0,3% 88,2%

Costruzioni 3,44 -0,32 3,77 9,00 -5,23 11,8% 100,0%

Totale 2,67 -0,32 3,00 3,29 -0,29 100,0%

Differenza tra valore maxe valore min 2,03 8,91

VALORE MINIMO VALORE MASSIMO

(1) Per i tassi bancari e per l’euribor a settembre 2017, media degli ultimi 4 trimestri.(2) Per il tasso di decadimento è stata considerata la somma a 4 termini a settembre 2017 dei tassi di decadimento trimestrali. il tasso di decadimento è stato inteso come proxy (per eccesso) del costo annuale della cattiva qualità del credito. esso condiziona in maniera molto importante il margine di contribuzione economica.(3) Impieghi al netto delle sofferenze a dicembre 2017.

OUTLOOK

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RAPPORTO PMI PIEMONTE 2018

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Per superare una siffatta empasse, l’unica via percorribile non può che essere rappresentata da un comune e concertato piano d’interventi che punti a salvaguardare il tessuto imprenditoriale locale, quale prezioso patrimonio per l’economia italiana: uno sforzo collettivo che abbia l’esplicito obbiettivo di ripristinare rapidamente migliori condizioni di solvibilità delle imprese, soprattutto di quelle operanti nei settori che versano in situazioni di maggiore criticità e che non possono essere abbandonate a se stesse. Tecnicamente, in tutte le aree merceologiche, i tassi di decadimento annui degli impieghi dovrebbero scendere al di sotto della soglia dell’1%, stanti gli attuali bassi livelli dei tassi attivi di interesse.

Un traguardo, quest’ultimo, che esige giocoforza un potenziamento della ripresa economica in atto al fine di prevenire un’ulteriore selezione delle PMI.

Al riguardo, un ampio potenziale di sviluppo è ravvisabile nella domanda domestica: fino ad oggi, infatti, sono state le esportazioni a trainare il riavvio produttivo, sintomo per un verso del successo del made in Italy nei mercati oltrefrontiera, ma anche della debolezza sia dei consumi interni sia degli investimenti pubblici infrastrutturali, vero volano per il rilancio di tutte le filiere produttive, compresa quella molto rilevante delle costruzioni.

Nonostante i validi passi avanti fatti nell’ultimo triennio per risalire la china, non si è attenuata l’urgenza di un rilancio degli investimenti in grado di accrescere l’occupazione e tutte le componenti dei consumi privati. In questo progetto che dovrebbe abbracciare ogni area geografica del Paese e non solo le realtà di punta quali il Piemonte, il mondo bancario si considera per diverse ragioni pienamente partecipe. Un coinvolgimento motivato innanzitutto dalla volontà di dare continuità al proprio tradizionale ruolo istituzionale, ma sollecitato anche dalla necessità di addivenire a migliori equilibri economico-gestionali interni. Da ultimo, ma non per importanza, le banche italiane - ed UBI in primis - sentono tutta la responsabilità di contribuire ad un piano comune per il riscatto del nostro Paese, così ricco di potenzialità, che deve riacquistare maggior fiducia, al fine di fissare da sé e con determinazione i contenuti dell’agenda del proprio futuro.

OUTLOOK

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REDATTO NEL MESE DI MARZO 2018PROGETTO GRAFICO: THE BIG FUSION SRL - ROMA

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