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IN QUESTO NUMERO - ASSOCIATI ALLA FABI...PLUS MAGAZINE Supplemento a “La voce dei bancari”...

Date post: 14-Aug-2020
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PLUS MAGAZINE L’inossidabile George apre la passerella: fan in delirio IN QUESTO NUMERO: RUBRICHE: MODA MEDICINA E SALUTE BENESSERE RECENSIONI FILM, LIBRI, FUMETTI, MOSTRE, MUSICA E TEATRO PROPOSTE: CONVENZIONI PER GLI ASSOCIATI 70ª Mostra del cinema di Venezia: 02 Supplemento trimestrale per la cultura e il tempo libero a “La voce dei bancari” - settembre 2013 EDIZIONE NAZIONALE www.associatiallafabi.it GIUSEPPE TORNATORE: LA MIGLIORE OFFERTA DEL CINEMA ITALIANO RAPHAEL GUALAZZI: UNA BUONA MUSICA SUONA IN QUALSIASI LINGUA TAORMINA FILM FEST: LA KERMESSE SICILIANA RICCA DI OSPITI INTERNAZIONALI MIGUEL ANGEL GURRIA: ITALIA E LAVORO, QUALE FUTURO? REF13: ROMA EUROPA FESTIVAL 2013 MAPPAMONDO: ETIOPIA, ALLA SCOPERTA DELLA CULLA DELL’UMANITÀ
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PLUS MAGAZINE

L’inossidabile Georgeapre la passerella: fan in delirio

IN QUESTO NUMERO:

RUBRICHE: MODA

MEDICINA E SALUTE BENESSERE

RECENSIONI FILM, LIBRI, FUMETTI,

MOSTRE, MUSICA E TEATRO

PROPOSTE: CONVENZIONI

PER GLI ASSOCIATI

70ª Mostra del cinema di Venezia:

02

Supplemento trimestrale per la cultura e il tempo libero a “La voce dei bancari” - settembre 2013 EDIZIONE NAZIONALE

www.associatiallafabi.it

GIUSEPPE TORNATORE: LA MIGLIORE OFFERTA DEL CINEMA ITALIANO RAPHAEL GUALAZZI: UNA BUONA MUSICA SUONA IN QUALSIASI LINGUA TAORMINA FILM FEST: LA KERMESSE SICILIANA RICCA DI OSPITI INTERNAZIONALI

MIGUEL ANGEL GURRIA: ITALIA E LAVORO, QUALE FUTURO? REF13: ROMA EUROPA FESTIVAL 2013 MAPPAMONDO: ETIOPIA, ALLA SCOPERTA DELLA CULLA DELL’UMANITÀ

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PLUS MAGAZINESupplemento a “La voce dei bancari”Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero

Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 – 10123 Torino Tel. 011 5611153 Fax 011 540096 www.associatiallafabi.it

Direttore Responsabile Paolo Panerai

Direttore Editoriale Mauro Bossola

Caporedattore Paola Gomiero

Segreteria di Redazione Milena Lagnese

Photo Editor Cosimo Torraco Alessandro Lercara

Hanno collaborato a questo numero:Pietro Gentile, Dario Migliardi, Barbara Odetto, Benedetta Breveglieri, Salvatore Taormina.

FotografieArchivio Il Tucano Viaggi, Archivio Stilisti, Archivio Teatro Regio, Archivio Comune di Torino, Archivio Taormina Film Fest, Archivio Mostra del cinema di Venezia, Archivio Roma Europa Festival, Franco56, Daniele Solavaggione, Salvatore Taormina.

PubblicitàNova Labor Servizi srlVia Guarini, 410123 TorinoTel. 011 5611153Fax 011 540096

Grafica e impaginazioneFantinel Graphic Designers – Torino

La redazione non si assume alcuna respon-sabilità per notizie, foto, marchi, slogan uti-lizzati dagli inserzionisti.Il materiale inviato non viene restituito.È vietata e perseguibile civilmente e penal-mente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione scritta dell’editore.

In copertinaGeorge Clooney

FABIPLUS SU

02

In questo numero: 2 Copertina 70ª Mostra del cinema di Venezia. L’inossidabile George apre la passerella: fan in delirio

6 Protagonisti Giuseppe Tornatore. La migliore offerta del cinema italiano

10 Protagonisti Raphael Gualazzi: una buona musica suona in qualsiasi lingua

14 Eventi Taormina Film Fest. La kermesse siciliana ricca di ospiti internazionali

16 Tecnofuturo Miguel Angel Gurría. Italia e lavoro, quale futuro?

20 Eventi Ref13: Roma Europa Festival 2013

24 Moda Chiccosissimamente

30 Medicina e salute Prevenzione in rosa. Da IRM check up dedicati all’universo femminile 32 Nuove tecnologie nella chirurgia refrattiva: Femtolasik 36 Chirurgia estetica: una scelta consapevole 38 La salute del piede affidata al professionista

40 Benessere La Kinesiologia per il benessere dell’individuo

42 Recensioni Film, libri, fumetti, mostre, musica, teatri

48 Mappamondo Etiopia: alla scoperta della culla dell’umanità

54 Iniziative associati Convenzioni nazionali

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settembre 2013 | Plus Magazine | EDITORIALE 01

Paola GomieroDirettore Fabi Plus

Torino - Parco Colletta(foto franco56)

[email protected]

Cari lettori, per la nostra copertina abbiamo scelto il volto internazionale di George Clooney, in-

contrato a Venezia insieme a Sandra Bullock in occasione della presentazione del suo ulti-mo film “Gravity”.

Molte le pagine riservate al cinema, come quelle dedicate ai numerosi artisti partecipanti al Taormi-na Film Fest. Una ‘chicca’ per i cinefili l’incontro/in-tervista con il regista Giuseppe Tornatore, che ci parla anche della sua ultima e pluripremiata produzione, “La migliore offerta”, già ampiamente apprezzata sul grande schermo.

La rubrica moda per la nuova stagione ci invita ad essere ‘chic e raffinati’ con capi di assoluta elegan-za proposti da Moncler, Bruno Magli, Antonio Mar-ras, Luisa Beccaria, Cantarelli e Borbonese, interes-santi firme della moda italiana.

Altre interviste di sicuro interesse, dal talentuoso artista di Urbino Raphael Gualazzi ad uno dei grandi “decisori” della scena mondiale, Miguel Angel Gurria, Segretario Generale dell’OCSE, intervistato in occasio-ne del Festival dell’Economia di Trento, che ci spiega come sia posizionata l’Italia, nell’utilizzo della tecnologia, rispetto al resto del mondo.

Per gli appassionati di mostre è in arrivo un autunno ricco di proposte in tutta Italia e per chi soggiorna nella capitale suggeriamo il grande appuntamento “Roma Europa Festi-val 2013” giunto alla 28ma edizione. Quest’anno saranno dodici i teatri romani che ospite-ranno per due mesi il mondo dell’arte, della prosa, della danza e della musica.

Per chi ama viaggiare, ecco un itinerario insolito nell’affascinante Etiopia: “La culla dell’umanità”, con le sue bellezze selvagge e i suoi popoli misteriosi.

E ora parliamo di convenzioni: sconti e offerte hanno suscitato grande apprezzamen-to tra i nostri Associati, in particolare quella stipulata con Alpitourworld, che prevede il 12% di sconto cumulabile con le offerte di catalogo.

Vi auguro buona lettura e buon autunno.

Arrivederci a dicembre.

Editoriale

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70ª Mostra del cinema di Venezia:

L’INOSSIDABILE GEORGE APRE LA PASSERELLA: FAN IN DELIRIO

k a cura di PAOLA GOMIEROfoto Archivio Festival

2

GEORGE CLOONEy, dopo aver trascorso l’e-state nella sua villa di Laglio, è arrivato a Vene-zia in splendida forma.

Ormai abitué della kermesse veneziana, è giunto al Festival in compagnia di Sandra Bul-lock per presentare “Gravity”: il film di Alfonso Cuaron che ha aperto la 70a edizione della Mo-stra d’Arte Cinematografica.

E sul tappeto rosso della pellicola George non ha deluso nessuno. Elegantissimo, in smo-king nero, si è soffermato a lungo con fan e fo-tografi senza trascurare Sandra.

È stato anche molto generoso con i giornali-sti trattenendosi a lungo con loro e, avvicinatosi alla transenna che delimita lo spazio dedicato, proprio prima di varcare la soglia dell’ingresso alla Sala Grande per la cerimonia di inaugura-zione, alla classica domanda sulla sua vita sen-timentale ha risposto in italiano: “fidanzarmi? Ci penserò”.

Anche in conferenza stampa, riempita da giornalisti all’inverosimile, come pochi divi sanno fare, non è mancato il suo classico e sim-patico umorismo.

Alla domanda su com’è avere l’illusione di

COPERTINA

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settembre 2013 | Plus Magazine | COPERTINA 3

essere soli nell’universo, Clooney ha risposto che: “all’ini-zio non è stato facile crederci, perché...aveva comunque tutta la troupe attorno!”.

In molti poi sono stati curiosi di sapere come lui e San-dra Bullock si sono preparati per interpretare una prova tanto dura a livello sia fisico che mentale e lui ha risposto: “abbiamo fatto parecchio yoga insieme per allenare la nostra flessibilità. E ci siamo riusciti! Diciamo che per Sandra è stato più difficile, perché aveva molte più scene da girare; per questo lei ha avuto un allenatore fin da subito. Io, invece, per prepa-rarmi bevevo parecchio”.

Sandra Bullock ha invece spiegato: “mi sono allenata molto, perché volevo essere forte e dare al mio personaggio un aspetto particolare, quasi androgino, Rayan è una donna che ha subito una grave perdita che l’ha svuotata del suo lato materno. Per cui era necessario provare a rimuovere anche dal suo corpo i lineamenti femminili. E in effetti nel corso delle riprese ho avvertito il cambiamento”.

Oltre alle difficoltà tecniche legate alla fase di riprese, che hanno ne-cessitato di una tecnologia ad hoc “lavoravamo su una specie di piattaforma luminosa” racconta George “dove bisognava stare attenti a non reagire alle macchine che si muovevano verso di te a gran velocità”, una delle difficoltà più grandi è stata abituare corpo e mente all’assenza di gravità.

“Nello spazio ci si muove in maniera incredibilmente lenta, ma nello stesso tempo bisogna comunicare in modo più veloce rispetto alla parlata normale” spiega ancora Clooney. “Quando abbiamo iniziato le prove Sandra proprio non ci riusciva; ma dopo poco tempo ha iniziato a controllare molto di più i movimenti e io ogni volta mi chiedevo: <Ma come cavolo fa?> C’è poco da dire: è stata straordinaria”.

Nel film “Gravity”, Sandra Bullock in-terpreta la dottoressa Ryan Stone, un brillante ingegnere medico alla sua pri-ma missione sullo Shuttle, mentre Matt Kowalsky (George Clooney) è un astro-nauta veterano al comando della sua ul-tima missione prima del ritiro. Durante quella che sembra una passeg-giata nello spazio di routine, ecco che accade il terribile incidente. Lo Shuttle viene distrutto e Stone e Kovalsky riman-gono a volteggiare nella più totale oscu-rità completamente soli e attaccati l’uno all’altra. Il silenzio assordante è la conferma della perdita definitiva di ogni contatto con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere salvati. La paura si trasforma in panico e ogni boccata d’aria consuma il poco ossi-geno rimasto. Ma l’unica strada verso casa potrebbe es-sere quella di spingersi ancora più lonta-no, nella terrificante distesa dello spazio. Il film, davvero emozionante, è stato l’a-pertura giusta per il Festival, per dare im-mediatamente il senso di come vanno le cose. Il nero e il vuoto dello spazio, i corpi delle star che fluttuano e scompaiono nel nulla. Il film a ben osservare non è forse l’esatta sintesi dello stato del cinema d’oggi, so-speso senza (più) peso nell’etere e nello spazio e affollato di suoni e di messaggi subliminali sul potere delle grandi po-tenze economiche vecchie e nuove come quella descritta dai satelliti cinesi russi e americani.

GRAVITY

Sandra Bullock e George Clooney sul “red carpet” della Mostra.

COPERTINA

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“Tutto merito degli astronauti che ho potuto consultare mentre giravamo il film” racconta l’attrice. “Li chiamavo dal mio cellulare; loro erano sulla base spaziale e stavano ad ascoltare tutte le mie domande bizzarre, dandomi con-sigli soprattutto sulla fisicità da adottare in determinate situazioni. Mi hanno fatto sentire molto piccola, perché ho capito che chi fa questo mestiere ha una passione straordinaria per la vita”. E a coloro che le hanno chiesto come fa a mantenersi così in forma e mantenere la propria bellezza, ha risposto: “avere un bambino di tre anni da sollevare e portare in giro ogni giorno aiuta molto. Tra l’altro questo film mi ha aiutato a riflettere sul cosa ci fa alzare ogni mattina con la voglia di vivere. Per me la risposta è proprio il mio bambino”.

George sulla questione non si è espresso e neppure se l’è sentita di rispondere quando gli hanno chiesto se sia giusto che Barack Obama mandi le truppe in Siria. Però ha confermato di essere proprietario di un satellite in Sudan “lo usiamo per monitorare la situazione e le atrocità che vengono commesse”.

E poi, proprio prima di lasciare la sala, ha riacceso il microfono: “e non volete sapere un mio parere sul nuovo Batman di Ben Affleck?”. E conclude in modo ironico la conferenza stampa.

Sempre a proposito dell’umorismo di Clooney, Sandra Bullock, in un’altra occasione così si è espressa sul collega: “io e George siamo stati separati alla nascita. Mi sento la sua versione femminile. Andiamo pazzi per l’hip hop d’annata, quello degli anni 90’. È stata una gioia per tutti averlo sul set, soprattutto dopo che con Cuaron ha accettato di fargli sottoscrivere una tregua sui suoi soliti e micidiali scherzi. Quando ha finito i suoi giorni di lavorazione è sceso un velo di tristezza”.

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COPERTINA

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di Dario MigliarDi

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LA MIGLIORE

OFFERTADEL CINEMAITALIANO

Giuseppe Tornatore

PROTAGONISTI

IL SUO ULTIMO FILM “La migliore offerta”, le cui musiche sono ancora una volta composte e arrangiate dal grande Maestro Ennio Morricone, continua a mietere successi, dopo aver fatto in-cetta di premi ai David di Donatello. A luglio ha vinto sei Nastri

d’Argento 2013 del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici a Taormina e ha ricevuto il Premio Giovani Cinematografici al Festival di Collisioni 2013, è soddisfatto?Sì, il film è andato bene fin dall’inizio e quindi sono molto con-tento.

“La migliore offerta”, ha una storia così intrigante, avvolgente, che cattura subito fin dalla primissima scena, come è nata l’idea di questo film?Nasce dal mio metodo tradizionale di lavoro che è quello di lascia-re macerare le idee a lungo, anche per anni. Questa storia ha avu-to una genesi molto lunga. Solo quando le storie maturano e mi danno l’energia e lo sprint per volerle veramente realizzare, allora decido che è arrivato il momento giusto.

Ha avuto tante riscritture?Anche questo nasce da una lunga sedimentazione, da tentativi, da lunghe azioni, prove, trasformazioni e riscritture, abbandoni, riprese e revisioni della scrittura, e poi finalmente ecco la grande magia, l’alchimia.

Lavora sempre così?Abitualmente sì.

“La migliore offerta”, può essere considerato anche un omaggio all’arte?Se dicessi che ho fatto il film per fare un omaggio all’arte, le direi una bugia colossale. Non è stata quella la molla che mi ha ispirato. Però mi piaceva il mondo delle aste e la figura del battitore mi at-

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traeva. Mi sembrava un mondo originale e poco raccontato dal cinema ed era funzionale alla geometria della storia. E quindi, come mi capita sempre quando devo fare un film e mi devo confrontare con mondi e ambienti che magari non conosco molto, ovviamente studio, mi in-formo, frequento e cerco. Incontro persone che possono darmi la loro esperienza e questo è l’aspetto più divertente del mio mestiere.

È stato così anche quando ha girato “La leggenda del pianista sull’o-ceano”?Era un film ambientato su un transatlantico tra l’Italia e gli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso. Dovevo vivere in un ambiente come quello per poter fare un film. E allora mi documentai, lessi molto e cercai an-che i progetti delle navi per capire com’era la vita a bordo.

Per “La migliore offerta”, ha incontrato qualcuno che l’ha ispirata?Ho incontrato due, tre battitori d’aste, mi sono fatto spiegare il loro ruo-lo, le regole deontologiche della loro funzione che sono molto rigorose, ho frequentato successivamente qualche asta e piano piano ho elaborato la mia storia.

“La migliore offerta” ha visto anche un grosso investimento produttivo, lei che rapporti ha con i produttori? Ho sempre avuto buoni rapporti con chi produce i miei film. Anche se so che in ogni film c’è sempre un momento di tensione, poi se l’opera viene bene ogni tensione si trasforma. Se invece non ha il successo che si spe-rava, i rapporti si possono anche incrinare, ma generalmente no. Con i produttori con i quali ho lavorato sono sempre rimasto in ottimi rapporti anche quando poi non abbiamo più lavorato assieme. Ovviamente è una formula chimica elettrica, – ride, mentre ne spiega il significato – per-ché il loro mestiere è molto difficile, duro ed è sempre più difficile. Loro devono trovare i margini per finanziare il film, il regista deve fare il film come l’ha pensato e loro cercano di semplificare e ridurre. C’è sempre

settembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 07

una tendenza da parte loro a ridurre e da parte tua a inseguire le cose come le avevi pensate. Ed è lì che poi si possono creare conflitti, anche violenti, che si possono ricomporre nel film se è la storia che tutti volevano realizzare.

In questi giorni c’è ancora la polemica sul tax credit, lei con chi sta? Crede che questa forma di finanziamento possa aiutare a produrre più film?Il tax credit è uno strumento ormai in uso in tutti quei Paesi in cui si dà un minimo di im-portanza al cinema. È quasi innaturale che in Italia si debba ancora lottare o mobilitarsi per convincere il governo, anche in questi tempi di difficoltà. È uno strumento necessario, prima di tutto perché non è un’elargizione di soldi e poi perché consente un finanziamento che successivamente ritorna. Annullarlo o ridurlo drasticamente significa indurre il produttore a produrre di meno o addirittura a non produrre più e il problema del nostro cinema è che dob-biamo fare più film.

Lei ha lavorato con tantissimi attori tutti molto importanti come Ben Gazzara, Tim Roth, Philippe Noiret, Marcello Mastroianni, Gérard Depardieu, Roman Polanski, Geoffrey Rush, etc.. qual è quello che l’ha sorpreso di più? Sono stati tanti gli attori con i quali ho lavora-to e sono stato molto fortunato, ma gli attori

PROTAGONISTI

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personaggio e che il regista nutre per la storia di cui spesso è anche autore.

Lei ha una grande conoscenza del linguaggio cinematografico e ogni sua inquadratura è come una pennellata di un artista sulla propria tela. Qual è stato il piano sequenza più difficile che ha girato?Non ho fatto tanti piani sequenza nei miei film e non ho mai seguito quel-la filosofia che dice che sono come delle medaglie. Il piano sequenza nasce da un’esigenza molto povera, nasce quando si doveva risolvere una giornata di lavoro che sarebbe andata troppo per le lunghe e per non sforare con il programma si diceva “giriamo legato”. Successivamente dopo la Nou-velle Vague e gli anni ‘60 si ricercava quell’aspetto anche un po’ snob da

cinema colto e da cinefilo che era il piano sequenza.

Non mi sono mai detto “Adesso faccio un bel piano sequenza”. Se la storia, la sceneggiatura ha bisogno di quel determinato linguaggio come tro-vata linguistica, armonica con il racconto, allora lo realizzo, ma non ho mai fatto un’inquadratura pensando di essere un virtuoso.

I piani sequenza più difficili che ho fatto sono due. Il primo riguarda i titoli di testa di “Una pura formalità”, l’altro è un piano sequenza molto curioso ne “L’uomo delle stelle”, quando più abitanti del paese provano il copione con la famosa frase “Domani è un altro giorno”. Tutte e due erano già concepiti in sceneggiatura.

Ne “La migliore offerta”, c’è un grande uso discreto degli effetti speciali e del digitale, non si userà più la pellicola? Il mio ultimo film è stato girato tutto in digitale.

Come si è trovato?Mi sono trovato benissimo – ride, con un sorriso da bambino soddi-sfatto come se avesse trovato un nuovo gioco con cui divertirsi – lo dico conservando totalmente la mia religione e il mio amore per la pellicola. Però è una scelta che prima o poi avrei dovuto fare. E poiché lavorare in pellicola ultimamente non ti dà più la possibilità di ottenere la stessa qualità che si riusciva a ottenere fino a dieci, vent’anni fa, allora ho deci-so di varcare il Rubicone.

C’è arrivato per gradi?Due tre anni fa avevo fatto un documentario sul produttore Goffredo Lombardo, erano tante interviste e la scelta del digitale fu quasi obbliga-toria perché altrimenti i costi sarebbero lievitati enormemente.

E quando ho fatto “La migliore offerta”, d’accordo con il direttore della fotografia, abbiamo fatto dei provini, delle comparazioni tra la pellicola e il digitale e poi ho maturato che si trattava di fare il passo e non sono per niente pentito e penso che andrò avanti così.

che mi hanno sorpreso sono molti, li ha pra-ticamente citati tutti e sono attori che non ti fanno pesare la loro grandezza o la loro grande esperienza. Ciò che mi colpisce è che affronta-no il loro lavoro con una bella dose di umiltà e di sano atteggiamento artigianale che è ciò che mi fa apprezzare di più l’animo di un grande artista. Sono attori che hanno girato magari centinaia di film e tu sei alla tua prima espe-rienza e lavorano con te ad armi pari, senza farti sentire in un atteggiamento di inferiorità.

Come è stato il confronto con un attore/regi-sta come Roman Polanski in “Una pura forma-lità”, era intimorito?No, non sono mai stato intimorito dalla sua grande personalità, ma mi aspettavo che potes-se dire un giorno, sia pure per istinto, qualcosa da regista, sarebbe stata la cosa più naturale. Per esempio, avrebbe potuto dirmi di piazzare la macchina da presa in un altro posto rispetto alla prospettiva in cui l’avevo messa io. E inve-ce non si è mai permesso di suggerire, ha fatto l’attore e basta. Gli attori più sono grandi e più sono semplici nei rapporti umani, meno sono grandi e più si complicano le cose. In genere la difficoltà è con l’attore che non ha raggiunto una sicurezza professionale e ha dei margini di inquietudine, di insicurezza. Con questo tipo di attore ci possono essere delle frizioni o delle difficoltà di comprensione.

Cos’è che avvicina l’attore al regista?C’è un mediatore straordinario tra il regista e l’attore, che è il personaggio. Allora il rapporto tra regista e attore è direttamente proporzio-nale all’amore che l’attore ha verso il proprio

PROTAGONISTI

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É uno degli artisti italiani più talentuosi e bravi nati negli ultimi anni.Per fortuna non arriva dai “talents” o da qualsiasi altra trasmissio-ne televisiva. Il suo è un percorso serio, fatto di studi al Conserva-torio e di conoscenza degli stili musicali da strada come lo stride-piano, il ragtime e il blues. È italiano ma la sua musica è riconosciuta

universale in tutto il mondo. Dopo aver stravinto il Festival di Sanremo Giovani nel 2012, primo premio e premio della Critica (non era mai suc-cesso prima), ha iniziato a girare per l’Europa con la sua musica così ori-ginale e così divertente. Per un artista come lui l’Italia gli sta un po’ stretta e da qualche tempo si è trasferito a vivere a Londra dove i contagi musicali raggiungono alti livelli di interesse. Scrive e compone indifferentemente in inglese o in italiano a seconda di quello che viene meglio.

Il cantare in italiano o in inglese, può essere realmente un valore ag-giunto, capace di fare la differenza tra una canzone e l’altra decretandone il successo?Secondo me una buona musica dovrebbe suonare in qualsiasi lingua, ovviamente ogni lingua ha una sua particolare abitudine. L’inglese a

di DARIO MIGLIARDI

foto di Daniele Solavaggione

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una buona musica suona

RaphaeIGualazzi:

PROTAGONISTI

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settembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 11

mio avviso è molto percussivo anche nei tempi veloci, mentre l’italiano si valorizza molto nei tempi larghi, perché è una lingua bella, solare, dolce, che riesce a essere piena di significato sia in poche parole che con tante parole.

Uno dei brani con cui ti sei fatto conoscere è Don’t Stop, la cover dei Fleetwood Mac. Quanto è importante cantare in inglese per te?Diciamo che il mio cantare in inglese deriva dalla musica a cui sono af-fezionato e che mi ha conquistato, mi affascina e mi ispira. È una musi-ca particolare e poco conosciuta in Italia, lo stride-piano, una derivazione del blues del mondo afro-americano.Infatti la prima pubblicazione del 2005 Love Outside the window era com-pletamente in inglese, mentre nel secondo album ho deciso con piacere di valorizzare la lingua italiana.

Quali sono i pregi della nostra lingua?Ha un suono bellissimo e dico sempre che è la sfida più grande scri-vere in italiano, perché l’italiano è già una musica di per sé, è come se suonasse già senza musica. Così, quando devi aggiungere una musica

sopra a un’altra musica, la sfida diventa davve-ro affascinante.

La tua musica non ha uno stile italiano. Ci racconti le tue contaminazioni musicali?Come ho detto prima, tutta la scuola dello stri-de-piano è un genere che nasce e si sviluppa in America tra la fine degli anni ‘10 e gli anni ‘40 del secolo scorso. È un’evoluzione del ragtime e ha come capi scuola Fats Waller, Mary Lou Williams, Willie ‘The Lion’ Smith, Earl Hines, insomma sono tanti grandi jazzisti. E poi c’è il mondo vocale che parte dal blues delle origi-ni fino al soul di Johnny “Guitar” Watson, Gil Scott-Heron, Curtis Mayfield, Al Green questi tanto per fare dei nomi, ma ce ne sarebbero tantissimi altri.

In Happy Mistake il tuo ultimo album c’è una bella improvvisazione e una dedica a un film di Federico Fellini, Amarcord. Tu sei di Ur-bino, ti senti vicino culturalmente a quella terra romagnola?Mi sento attratto dalla mia terra, anche se è un anno e mezzo che non ci abito più. Linguistica-mente è come se fossi connesso alla Romagna, tant’è che ultimamente molti Comuni si sono una buona

musica suona in qualsiasi lingua

RaphaeIGualazzi:

PROTAGONISTI

staccati e si sono legati alle Marche. E quindi ho pensato di celebrare il grande maestro Nino Rota, autore della musiche di Amarcord con il suo tema bellissimo, semplice e appassionato ma anche versatile, stupendo ed eterno. E ho deciso di rivisitarlo in una libera improvvisa-zione perché quando una musica è così bella e perfetta, sarebbe stupido tentare di affrontarlo in modo ancora più complesso di quello che già è. E poi è un film al quale sono davvero molto legato.

Ti piace la tua regione, che rapporto hai con le tue “radici”?Le Marche sono divise geograficamente in tre parti molto differenti fra loro. C’è la zona Pi-cena, quella Dorica e poi c’è il Montefeltro, e storicamente il territorio aveva come capitale

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Urbino. Qui il mecenatismo del Duca Fede-rico II da Montefeltro ha ospitato moltissi-mi artisti come Piero della Francesca, Gior-gio Martini, Francesco Laurana e ci sarebbe ancora una lista infinita da scrivere. Stiamo parlando del periodo del Rinascimento e il Ducato è stato uno dei punti di riferimento più importati per la nostra cultura. A Urbino è nata una delle prime Università d’Europa e da molti anni è riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco. Ci sono quindi tutti i presupposti per essere una bella regione con un passato degno di essere citato.

Vorresti scrivere per il cinema?Sarebbe un progetto stupendo e mi piacereb-be tanto poterlo attuare e rappresentare. Penso che nella mia professione ci siano tanti aspet-ti e le opportunità richiedono un determinato percorso e una certa esperienza. Comunque se mi si presentasse l’occasione sarei ben felice di affrontare questo nuovo percorso.

C’è un film che ti ha particolarmente attratto e che avresti voluto comporre la colonna sonora?Onestamente non mi sono mai proiettato in questa direzione. Posso dirti che ci sono dei film che mi sono piaciuti molto. Sono appas-sionato al genere biografico che parla di grandi persone e che ne rivela l’umanità e la loro quo-tidianità. Per esempio mi è piaciuto molto Le vie en rose, una formidabile ricostruzione della vita di Edith Piaf, del regista Olivier Dahan e anche Ray il film di Tom Hackford, dove Jamie Foxx interpreta il grande Ray Charles.

I tuoi video sono apparentemente molto semplici da interpretare, ci sei tu con il tuo ca-risma e tutto ruota attorno alla tua musica. Come nasce un tuo videoclip come per esempio Sai (ci basta un sogno), ci sei tu con il pianoforte e dei palloncini bianchi attorno.Il regista del videoclip è Laurent Seroussi. Lui ha sviluppato la sua idea molto pittorica e l’u-nica raccomandazione che gli ho fatto è stata quella di mantenere la semplicità perché fosse

la musica a essere protagonista. Perché per me è importante che il mon-do musicale rimanga al centro del mio progetto.

Dopo Reality and Fantasy quanto è cambiata la tua vita?Si è intensificata molto e di questo sono felice, anche se mi sento sem-pre lo stesso musicista che ero prima. Quello che faccio ora è sempre stato quello che avrei voluto fare, girare per le città e fare concerti in città diverse. Ciò che mi piace di più è il rapporto che ho con i miei musicisti e con il pubblico. La mia vita comunque è migliorata tantissimo, anche se ogni cosa ha il suo prezzo, per esempio ciò che riguarda i rapporti con le persone care a cui posso dedicare poco tempo. Purtroppo non vedo la mia famiglia molto spesso e questo mi addolora un po’.

Ti eserciti al pianoforte per otto, nove ore al giorno?Se non sono in tournée assolutamente sì. Il pianoforte è uno strumento che racchiude in sé un’orchestra e potrebbe essere frainteso come uno strumento facile da suonare, invece è molto indiretto perché è molto difficile conoscerlo ed entrare in armonia con esso. È uno studio che non finisce mai. Quando invece sono in giro per concerti mi esercito per un’ora al soundcheck, poi il concerto dura due ore, per cui ho tre ore assicurate di musica. E mi manca non poter dedicare altro tempo.

Caterina Caselli, la tua discografica, dice che un artista come te nasce una volta ogni 90 anni, sei d’accordo? Condividi?Non lo sapevo e sono molto lusingato ma non saprei autodefinirmi. Quello che so è l’amore che ho per la musica ed è una dedizione che non smetterò mai di esercitare.

Come ti trovi a vivere a Londra?Molto bene anche se Urbino è sempre dentro al mio cuore.

Raphael Gualazzi deve ancora fare il soundcheck del suo concerto che ter-rà fra qualche ora al Summer Camp Grulandia. Lo osservo mentre sale sul palco, con attenzione prepara i suoni e comunica con il tecnico del suono. Quando si siede di fronte al pianoforte, anche se non è ancora buio e le luci del teatro non sono ancora preparate, appena le sue dita sfiorano e toccano il pianoforte tutto attorno si inebria della sua armo-nia, dei tasti neri e bianchi sfiorati a volte con dolcezza altre volte con forza e dinamismo. L’incanto del suo concerto sta per nascere.

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PROTAGONISTI

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Si è aperta con “Man Of Steel-L’uomo d’acciaio” la rassegna inter-nazionale del Festival del Cinema di Taormina. Il regista Zack Snyder ha riportato per la sesta volta sullo schermo Superman, riscuotendo subito un grande successo di pubblico e di critica, registrando il “tutto esaurito”. Mattatore della serata è stato il Premio Oscar Russel Crowe, giunto a Taormina con il cast del film quasi al completo tra i quali se-gnaliamo la presenza di Michael Shannon e Henry Cavill (Clark Kent).

La seconda giornata è stata dedicata all’incontro con un altro im-portante Premio Oscar: Giuseppe Tornatore, che ha tenuto la Taoclass “Sud e Regia” e ha poi ricevuto al Teatro Antico il prestigioso “Premio Cariddi”; da segnalare l’intervento in video conferenza di Francesco Rosi. Appuntamento importante anche per la solidarietà S.A.S.: il Principe Alberto II di Monaco ha ricevuto il premio “Taormina Humani-tarian Award” per l’impegno della sua fondazione verso la difesa della biodiversità e del bacino Mediterraneo. Madrina d’eccezione della se-rata è stata la sempre splendida Ornella Muti.

Moltissime le presenze illustri negli incontri che si sono sussegui-ti: da Nino Frassica a Rocco Papaleo e Giovanni Veronesi, da Franco Battiato a Enrico Brignano, da Lino Banfi a Alessandro Siani, tanto per citarne alcuni. Ampio spazio è stato dato al Cinema Italiano; su tutti il film di Marco Risi: “Cha Cha Cha” con i bravissimi Luca Argentero e Eva Herzigova.

Importanti partecipazioni anche nel campo della musica: da Hang-gun che ha ricevuto il “Premio Speciale FAO/Taormina” ed ha cantato un brano in diretta, al “nostro” Roberto Vecchioni, vincitore della 3a edizio-ne del Taormina Media Award “W. Goethe”, il premio internazionale di

TaorminaFilm Fest

di SALVATORE TAORMINA

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La kermesse sicilianaricca di ospiti internazionali

In alto: Meg Ryan durante la premiazione.Qui sopra: Mario Sesti, Direttore Editoriale del Festival e Tiziana Rocca, General Manager.

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EVENTI

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giornalismo istituito dal comune di Taormina. Molte le Miss (di ieri e di oggi) presenti al Fe-stival. Madrine d’eccezione sono state anche le attrici Giorgia Surina, Margareth Madè e Gloria Guida, premiate con il “Premio Città di Tao”. Importante presenza fissa al Festival è stata quella di Ronn Moss (il Ridge di Beautiful) a cui è stato consegnato il “Premio La Botte”.

Un festival a tutto tondo, che ha visto la sua apoteosi con l’arrivo dei divi americani Meg Ryan e Jeremy Irons, ma che non ha mancato di strizzare l’occhio alla classica commedia all’italiana e alle fiction televisive di casa no-stra. Inoltre è stata data una grande attenzio-ne alle iniziative legate ai giovani come le Tao Class per i ragazzi del Campus e l’interessan-te iniziativa dei Cortometraggi amatoriali re-alizzati dai ragazzi della Provincia di Messina in occasione della Manifestazione “Corto Ten-denza Festival” del Comune di Barcellona P.G. che ha visto la vittoria del cortometraggio di Giorgio Speciale dal titolo “Il tema”, una sicu-ra promessa del cinema italiano.

La serata finale ha visto la presenza del Pre-mio Oscar Marisa Tomei e di Gigi Proietti e la proiezione del film “The Lone Ranger” con

settembre 2013 | Plus Magazine | EVENTI 15

Johnny Depp e Armie Hammer. La 59a edi-zione del Taormina Film Fest, guidata dal Direttore Editoriale Mario Sesti e dalla Gene-ral Manager Tiziana Rocca, si chiude con un grande successo registrando un aumento di pubblico e di gradimento da parte della critica internazionale. Un Festival ben organizzato e di primissimo livello che mi permetto di con-sigliare a tutti. Al prossimo anno.

La kermesse sicilianaricca di ospiti internazionali

In alto: la premiazione di Marisa Tomei e Gigi Proietti.

Qui a fianco: tra le celebrità presenti al Festival Jeremy Irons, Russel Crowe e Ron Moss.

EVENTI

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Italia&Lavoro,TECNOFUTURO

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settembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 17

quale futuro?Intervista al Segretario Generale dell’OCSE Miguel Angel Gurría

Le nuove tecnologie stanno influenzando sempre più la nostra vita, in mol-ti casi semplificandola. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che la nostra Nazione non ha investito massicciamente negli ultimi vent’anni nello svi-luppo tecnologico. Ad esempio, ci troviamo ad essere grandi utilizzatori di SmartPhones, Tablet, Notebook, ma non produciamo tali strumenti e molto spesso nemmeno i software che li gestiscono. Nonostante tutti i passi avanti

fatti, siamo una delle nazioni OCSE più arretrate nell’utilizzo di Internet. Anche la diffusione della Banda Larga è cresciuta al rallentatore negli ultimi anni rispetto alle altre nazioni sviluppate ma anche rispetto a quelle in via di sviluppo.

L’Italia è quindi sempre più un utilizzatore passivo delle nuove tecnologie prodotte e controllate dai paesi asiatici in particolar modo Corea e Cina. È questo un “treno” che l’Italia potrebbe aver perso.

Nel maggio 2013 l’OCSE, l’Organizzazione mondiale per la Cooperazione e lo Svi-luppo Economico, ha pubblicato il Rapporto sull’andamento dell’economia in Italia. Nel dossier si legge che “l’Italia ha avviato un ambizioso programma di riforme volto a ripristinare la sostenibilità delle finanze pubbliche e migliorare la crescita a lungo termine.

Assieme alle misure intraprese a livello dell’area dell’euro, que-sti auspicati interventi hanno ridotto i rischi di rallentamento economico e potrebbero aiutare l’Italia a uscire dalla recessione già nel corso del 2013”.

Unitamente al Rapporto, l’OCSE aveva indicato alcune raccomandazioni di carattere fiscale e finanziario: “I risul-tati ottenuti grazie alle recenti riforme strutturali devono essere consolidati attraverso l’implementazione di ulteriori misure volte a promuovere la crescita e migliorare la competitività. L’o-biettivo è che il paese intraprenda nel più breve tempo possibile la strada di una crescita sana”.

Parlando del settore bancario, secondo l’OCSE, sebbene il sistema in Italia “si sia dimostrato complessivamente solido, di-versi istituti di credito hanno incontrato gravi difficoltà. Il settore finanziario rimane esposto a rischi sistemici, occorre incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e conti-nuare a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale”.

di PIETRO GENTILE

TECNOFUTURO

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Nel settore delle nuove tecnologie non è mai troppo tardi. Tutti gli investimenti fatti nelle nuove tecnologie fra due anni saranno obsoleti. Vi sono settori in cui chi ha investito più tardi ha perfino avuto vantaggi competitivi in quanto si è potuto avvalere dell’ultimo ritro-vato disponibile sul mercato.

Può darsi che l’Italia sia in ritardo consi-derando il dato aggregato, ma non bisogna dimenticare che la struttura dell’economia italiana è costituita da piccole e medie impre-se. L’Italia è il paese in cui le piccole e medie imprese hanno trovato il modo di integrarsi al meglio anche grazie alle nuove tecnologie. Normalmente quando si parla di piccole o me-die imprese lo stereotipo è quello di aziende con basso livello tecnologico, processi arretrati, mancanza di connessione con i mercati esteri. In Italia invece le piccole e medie imprese che fanno parte dei cosiddetti Distretti Industriali riescono ad integrarsi grazie alle nuove tecno-logie all’interno di quella che oggi viene defi-nita la “Global Value Chain” la Catena Globale di Valore.

Ovviamente queste aziende non potranno competere con l’Asia o il Messico sul lato del costo del lavoro, ma sicuramente potranno competere ad alto livello sulla conoscenza, sul-la creatività e sul design. Per un Paese come l’Italia la tecnologia può rendere possibile an-che l’esportazione della “cultura” di cui voi sie-te estremamente forti, avendo inoltre un mer-cato di riferimento sempre più grande.

Prenda ad esempio la Spagna. La Spagna sta già avendo un surplus commerciale nonostan-te la crisi e non esporta solamente “Jamón”!!

La Spagna esporta già oggi tecnologia, ta-lenti, conoscenza. Sfortunatamente stanno anche esportando “persone”, spesso i migliori, così come sta avvenendo per la Grecia, l’Italia, il Portogallo e da qualche tempo anche per l’Irlanda che fino a qualche anno fa “importa-va” talenti ed oggi li esporta a causa della crisi economica. Ma il messaggio di base è che que-ste nazioni, compresa l’Italia, inevitabilmente devono spostare la propria economia verso i servizi, le nuove tecnologie, l’Economia della Conoscenza, integrando tali servizi nel mix di esportazione.

Riguardo al settore bancario, non crede che a forza di rafforzare il capitale la stretta del credi-to possa essere eccessiva per i paesi in crisi come Spagna e Italia che hanno un sistema bancario con grandi players molto solidi?

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Nonostante la parola “crescita” sia citata più volte nel Rapporto e nelle Raccomandazioni, sembra essere ancora il “rigore” la “parola d’ordine” dell’OCSE per quanto riguarda l’Italia.

La crescita in Italia si è fermata e purtroppo tale fenomeno ha accen-tuato il formarsi di sacche di diseguaglianza che minano nel profondo la coesione sociale in una nazione che negli anni passati era riuscita a trovare uno stabile equilibrio, anche grazie alle famiglie ed alle comu-nità locali.

Nel corso del Festival dell’Economia di Trento, il Segretario Generale OCSE Miguel Angel Gurría ha tenuto una conferenza dedicata alle “Di-seguaglianze nel mondo ed all’interno delle nazioni”.

Per capire il fenomeno della diseguaglianza è necessario partire dai numeri. Oggi il reddito medio dei paesi OCSE è 9 volte più alto rispetto a quello dei paesi poveri, con un divario del 30% rispetto ad una genera-zione fa. “Quest’anno l’OCSE – ha dichiarato Gurría – si confronta attor-no al tema: «It’s all about people: Jobs, Equality and Trust». Nella sola area dell’euro, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un livello record del 12%. I giovani sono i più colpiti da questo fenomeno. In Italia la disoccupazione è arrivata al 12,5%, quella giovanile è al 38%. Nell’agenda dei governi deve rientrare quindi come priorità la promozione dell’orientamento professionale e di un’adeguata transizione dalla scuola al lavoro, così come la riqualifica-zione del lavoro”.

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare, su tali argomenti, nel corso dell’edizione 2013 del Festival dell’Economia di Trento, il Segreta-rio Generale dell’OCSE Miguel Angel Gurrìa.

Lo sviluppo di nuove tecnologie si sta spostando verso altri lidi al di fuori dell’Europa. Cosa può succedere se la ricchezza creata dal settore tecnologico continuerà a crescere a ritmi così elevati distribuendo tale benessere ai pochi occupati nel settore al di fuori del nostro continente? Crede che l’Italia abbia definitivamente “perso il treno” dell’innovazione?

Perché pensa che vi debba essere la fine della storia domani? Non è che domani mattina dobbiamo tutti comprare o investire in nuove tecnologie perché dopodomani ci sarà la fine del mondo!! No, non con-cordo con l’affermazione secondo la quale l’Italia abbia perso il treno dell’innovazione.

TECNOFUTURO

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Non concordo con il fat-to che le banche oggi siano eccessivamente capitalizza-te. A mio avviso in questo momento le banche hanno la giusta capitalizzazione. Il problema è che rischiamo di nuovo di trovarci nella stessa condizione del 2008 e non possiamo correre que-sto rischio a livello globale.

Io penso che vi sia stato un grande progresso nella consapevolezza da parte dei Top Manager Bancari, dei regolatori, dei leader politi-ci che le banche sono così importanti, troppo impor-tanti per essere lasciate solo nelle mani dei regolatori o addirittura solo dei banchieri.

Gli Stati Uniti sono stati i primi a trovar-si nelle condizioni di crisi nel 2008, la crisi finanziaria è stata immediata, così come ra-pida è stata la soluzione che gli USA hanno trovato.

Poi la crisi, il “virus”, ha attraversato l’At-lantico ed ha colpito gli UK e gli europei han-no detto «è un problema Anglosassone!». Ma i “virus” non hanno “passaporto”, non sono sog-getti a Schengen e così il problema è arrivato in Europa.

L’Europa non ha generato il problema, ini-zialmente la crisi non è stata violenta, ma tale è diventata perché gli europei si sono mos-si lentamente nel ricapitalizzare le proprie banche. È inevitabile che le banche abbiano iniziato a prestare meno soldi, perché questa crisi è la peggiore della nostra vita, parlo della mia e della sua vita perché noi “non eravamo presenti nel 1929” per cui per noi questa è la peggiore crisi finanziaria della storia.

Noi non siamo ancora usciti dalla crisi e le banche non sono ancora al sicuro. Non stia-mo vivendo “tempi normali”. Dobbiamo pri-ma normalizzare il sistema. Le banche hanno il “dovere di sopravvivere” e dopo la sopravvi-venza hanno il compito di prestare denaro ed intermediare i risparmi. Questo non sta an-cora accadendo in Europa ed in particolare in certe nazioni tra cui Spagna ed Italia.

Come si torna alla normalità? Lo si fa solo dopo aver passato, non solo ai raggi x, ma ad-dirittura effettuando una “risonanza magneti-ca” che ripulisca in modo preciso e specifico

i bilanci di ogni singola banca. È una questione di tempo ma anche di convinzione. Se si continua a guardare i risultati dei singoli trimestri come in passato non si andrà molto lontano.

Miguel Angel Gurrìa (1950) è un Economista e Diplomatico Messicano, Segretario Generale dell’OCSE dal 1 ° giugno 2006.

Gurrìa si è laureato in Eco-nomia presso l’Università Na-zionale Autonoma del Messico (UNAM) e ha intrapreso studi post-laurea presso l’Università di Leeds, nel Regno Unito e pres-

so l’Università di Harvard, negli Stati Uniti.

È stato Ministro messicano degli Affari Esteri (1994-1997) e Mi-nistro delle Finanze (1998-2000).

Gurrìa è stato Presidente e Amministratore Delegato della Banca Nazionale di sviluppo del Messico (NAFIN) e Presidente e Ammi-nistratore Delegato della Banca Commercio Estero (Bancomext).

Ha lavorato, dal 2010, in qualità di Commissario per la Commis-sione a Banda Larga per lo sviluppo digitale per l’utilizzo di tecno-logie a banda larga come un fattore chiave per lo sviluppo sociale ed economico.

Il 30 settembre 2010 è stato riconfermato dall’OCSE per un se-condo mandato di cinque anni dopo il suo primo periodo terminato il 1 ° giugno 2011.

settembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 19

TECNOFUTURO

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di BENEDETTA BREVEGLIERI

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EVENTI

ROMA EUROPA FESTIVAL 2013

Una missione contemporanea messa in scena da una rete istituzio-nale consolidatissima: il Ministero dei Beni Culturali, l’Università La Sapienza, l’Accademia di Santa Cecilia, il Comune di Roma, La Provin-cia, la Regione, Telecom Italia e i teatri romani più celebri - il Vascello, l’Eliseo, l’avanguardista Palladium - danno vita alla testimonianza più avvincente dell’arte e della cultura contemporanea in Europa.

Un programma vastissimo quello di quest’anno: Emanuel Gat, Thomas Ostermeier, Antonio Latella, Sasha Walz, Jan Fabre e Carlo Boccadoro per citare la generazione più “beat” di questo nostro secolo.

The ArT reAcTs. Testualmente “l’arte reagisce”. Ecco lo slo-gan dello straordinario appuntamento autunnale con l’arte e la musica del Roma Europa Festival 2013, in scena sui palcoscenici capitolini dal 25 settembre al 24 novembre 2013. Alla sua 28a edizione, il Festival quest’anno registra addirittura 41 performance con oltre 60 artisti del grande palcoscenico internazionale. Dodici i teatri di Roma che ospita-no il mondo dell’arte, della prosa, della danza e della musica.

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settembre 2013 | Plus Magazine | EVENTI 21

Artisti non più giovanissimi e che da quasi mezzo secolo tentano ininterrottamente di dare voce al cambiamento artistico di una cultura che implode perché non ha più risorse. E poi artisti più giovani come Alessandro Sciarroni, Tabea Martin, Simona Bertozzi, Nicola Galli, Clau-dia Catarzi e Anna Basti che aprono l’edizione 2013 di DNA (Danza Nazionale Autoriale).

Una misticanza artistica che potrebbe quasi, in un primo momento, condurre lo spettatore nel caos mentale. Non è così.

È una linea lunga, nemmeno troppo sottile, che abbraccia danza, pro-sa, musica, arti visive e digitali e racconta come l’arte reagisca e combat-ta, sebbene di denaro non ne venga più investito a sufficienza, sebbene il mondo cambi faccia così velocemente. “Occorre forse accettare che nulla cambi affinché tutto cambi?” ha dichiarato Monique Veaute, Presidente della Fondazione Roma Europa Festival alla presentazione del program-ma autunnale. “Oppure, auspicare che finalmente tutto si muova e che la cultura, che è il nostro lavoro, venga finalmente considerata come il motore della conoscenza, del rispetto dei valori, di un dibattito che apre nuove pro-spettive di crescita? È possibile questo o stiamo rincorrendo un’utopia? Roma Europa è in presa diretta col mondo e con i suoi creatori, al centro di un di-battito continuo con le realtà culturali che ci circondano e con cui lavoriamo: dall’Asia all’Africa, dall’Europa agli Stati-Uniti”.

Il Festival si apre con The Goldlandbergs, poema sonoro di Emanuel Gat, dedicato alla natura delle relazioni, e continua con la musica di Thomas Ostermeier, che porta sul palcoscenico il capolavoro di Henrik Ibsen, Hedda Gabler, un ritratto di donna crudele nella perenne ricerca di un’indipendenza che non riesce ad ottenere. Con Yasmeen Godder, invece, e il suo See her Change, la donna diventa una creatura fluida, in trasformazione perpetua, simbolo della nostra condizione sociale.

Sasha Walz ci raccoglie tutti in una dimensione primitiva che alla musica sinfonica di Edgar Varèse, Arcana, si accompagna quella percus-siva di Iannis Xenakis, Rebond B, e quella di Claude Vivier.

Riprende la fragilità della vita umana Alessandro Sciarroni in Untitled – I will be there when you die, che sostituisce la scontata visione di un artista che vagabonda, con la delicatezza di un artista che danza.

Il nostro Antonio Latella, per contro, ci costringe anch’esso ad una riflessione dolorosa attraverso il libro Le Benevole di J. Littell, per indaga-re il sentimento nazista di menzogna e morte che ha giustificato l’olo-causto assieme agli attori e musicisti della Schauspielhaus Wien. Di un approccio estetico diverso i Muta Imago, che indagano un’altra crisi, quella del mondo arabo, e in particolare quella delle speranze e delusio-ni nate e morte attorno a Piazza Tahrir nel centro del Cairo.

Di potere e violenza si occupa anche la leggendaria creazione di Jan Fabre, The Power of Theatrical Madness, dove il teatro si trasforma in una crudele creatura che abolisce il palcoscenico come è da tradizione concepito. Tuttavia, la storia cruda fa poi posto all’amore profano dei miti di Tristano e Isotta rivisitate nell’opera mutimediale di Santasangre e nel colore del folclore amerindo, con le leggende d’amore peruviane. Con Tebea Martin e il suo Duet for two dancers, invece, siamo di fronte alla società e al comportamento umano nella quotidianità lavorativa. Al centro l’ansia delle aspettative, i canoni imposti dal proprio ambito pro-fessionale, il timore di scelte sbagliate, il tutto condito con una raffinata ironia e un senso tutto sommato ottimistico.

EVENTI

E poi la famosa e attesissima compagnia La Sociètas Raffaello Sanzio con Romeo Castelluc-ci che presentano The Four Season Restaurant, simbolo del rifiuto dell’artista, della negazione dell’immagine e di una sorta di contratto socia-le che porta irrimediabilmente alla solitudine.

I temi ambientali e gli effetti dei cambia-menti climatici sono ripresi da una poetica del-la testimonianza, con video dal Vietman e dalla Cina e diventano i protagonisti di Sfumato, del coreografo Rachid Ouramdane, che racconta la fragilità delle persone comuni attraverso la musica di Jean-Baptiste Julien.

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Anche When we were Old di Emmanuel Jouthe e Chiara Frigo parla di ambiente: una foresta pluviale trasformata in città e una vecchia sta-zione di benzina in un parco. Cicli compositi di costruzione e disfacimento, con vecchio e nuovo che si ritrovano.

“Gli artisti che abbiamo invitato – spiega Fa-brizio Grifasi, Direttore di Roma Europa – ci offrono il loro sguardo sull’uomo del nostro tempo, le sue contraddizioni, le sue ansie, la sua molte-

plicità. Lo fanno attraverso forme ed estetiche molto diverse, quasi che la molteplicità sia l’unica cifra unificante di quel momento confuso e quasi imprendibile che cerchiamo di definire contemporaneità. Sono artisti che continuano spesso a elaborare temi, traumi, innovazioni e rotture che han-no caratterizzato il Novecento, come a dire che per pensare il presente non si può prescindere dal secolo breve, anche nella creazione artistica. In questa necessità di essere saldamente qui e ora, il nostro pensiero non sfugge alla necessità di immaginare il futuro”.

La sperimentazione regge l’intera struttura di Roma Europa Festi-val. L’intenzione principale non è la solita denuncia trita e ritrita. La diversità culturale, che vive nelle espressioni artistiche di una sessan-tina di individui, ha lo scopo di farci immergere in una dimensione che per quanto difficile e spesso incomprensibile possa sembrare, vuo-le solo farci riflettere su come noi tutti, insieme all’arte e al mondo, stiamo cambiando. Una riflessione sull’involuzione (vedi Latella con la guerra nazista o la più recente guerra civile in Mozambico ricordata in quest’occasione da Panaibra Canda) ma anche una testimonianza più aperta e fiduciosa verso una collettività di forme artistiche che con-vivono grazie all’amore e alla volontà di aprire sempre di più le fron-tiere dell’arte alla quotidianità più semplice ed ordinaria. Non essere più staccati e spettatori tout court. Essere noi, dentro di lei: e quindi la danza dentro il teatro, il teatro nella musica, la musica nelle arti visive. Abbiamo in fondo permesso a forme di comunicazioni diverse dalla scrittura di impadronirsi delle nostre abitudini, dovremmo volere che anche l’arte diventasse, in qualche misura e a nostra misura, ovviamen-te, una beata abitudine.

“Grazie a Roma Europa – dice Paolo Damiani, conosciuto pittore ro-mano e fedele fruitore di Roma Europa Festival da vent’anni – siamo testimoni, a 360 gradi, di tutto quello che accade nel mondo dell’arte. E lo siamo nell’attimo esatto in cui si fa spettacolo. Diventiamo spettatori di arti visive, ma poi di musica nel teatro e della performance teatrale nella musica. La complessità dell’arte è riconosciuta in quanto tale, senza una distinzione netta fra espressioni specifiche. E quindi sei spettatore di un balletto, ma lo sei pure di un’istallazione e di un opera musicale. Guardi uno spettacolo di prosa, ma sei accolto in una dimensione di arti visive contemporanee. Nulla è distinto. Ed è a mio parere un messaggio molto forte e preciso di quello che ci sta accadendo”.

E infatti, accanto alle opere degli artisti, il pubblico può interagire proprio per dare senso a quella linea “non troppo sottile” che ci accom-pagna dalla vecchia tradizione artistica a quella di oggi, e alcuni spetta-coli potranno essere visti in diretta streaming. Quest’anno, come novità assoluta, sarà disponibile una nuova applicazione dedicata alle attività del Festival, con dei codici da utilizzare nelle pagine del programma per scaricare gratuitamente i contenuti multimediali connessi a ogni spettacolo, così come gli speciali di Sky Arte HD e la documentazione di ogni evento che sarà disponibile sulla web TV di Roma Europa.

Il Festival è un po’ tutto questo. L’arte che reagisce, ma che include. L’arte europea che ci abbraccia, ma che protesta. Monique Veaute spera che con la rassegna il confine tra arte, danza, design, fotografia e teatro venga superato. Sicuramente Roma Europa ci è vicina, quanto meno come provocazione e risposta ad una società che non ha forse più mol-to chiaro in cosa investire e come recuperare quella risorsa, profonda e prima, rappresentata proprio dal nostro patrimonio artistico.

EVENTI

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Nuova stagioNe e nuovo gioco di parole per raccontare lo stile che i couturier

hanno studiato per lei e per lui. outfit e accessori non sono semplici anti freddo, ma vere opere

d’arte che descrivono la storia e la personalità di chi li indossa e di chi li ha creati. La parola

d’ordine è eleganza che va oltre la sua etimologia e diventa ricerca, studio e approfondimento.

Perché essere chic – anzi, chiccosissimamente raffinati – non passa mai di moda.

>>> BARBARA ODETTO

(foto Archivio Stilisti)

MODA

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a QuaLCuNo PiaCe CaLDoCos’hanno in comune il trench, la giacca vis-à-vis e il chiodo nell’universo Moncler? Semplice, sono i nuovi must di questo brand che prosegue la tendenza iniziata da qualche stagione volta a reinterpretare il duvet in maniera totalmente nuova. Pur mantenendo fede ai requisiti tecnici che da sempre la caratterizzano, la griffe crea soluzioni estetiche alternative con un twist in più. La rivisitazione non si limita solo all’utilizzo della piuma, ma passa per l’estetica e stravolge il concetto di anti freddo. Linee e tagli importanti sono definiti da dettagli couture che enfatizzano la silhouette. Tinte chiare come lo champagne, il tortora e il grigio mélange si alternano ai toni del cammello, mentre accenti di giallo e di bianco si uniscono al noir. Le proposte si arricchiscono infine di tonalità nuove come il burgundy, il verde e il ruggine; le fan-tasie sono invece illuminate dal lurex e le stampe a fiori oppure marmorizzate tono su tono. Indossare Moncler, dunque, non significa solo essere protette dalle temperature più rigide, ma vivere uno stile perfetto sulla neve e ideale in città.

>>> www.moncler.com

settembre 2013 | Plus Magazine | MODA 25

MoNCLeR

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Paso DoBLeClassico e contemporaneo al tempo stesso: è questo l’uomo Bruno Magli che per i mesi più freddi opta per i tradizionali mocassi-ni college con frange e nappine rivisitati però con materia-li nuovi come la crosta, il camoscio slavato e il ponyskin stampa animalier. Davvero interessante è l’accostamento

di colori intensi e profondi come il nero, il dark bordeaux, il blu navy e il verde bottiglia per il mocassino con mascherina, proposto in vitello abrasivato in versione bicolor. Accanto all’intramontabile

stringata fa capolino l’anfibio in vitello con inserti in “cervo tridimensionale” nelle sfumature del verde e del plum, per un lui che osa con disinvoltura. Chi opta per il lusso estremo sce-

glie invece i mocassini in coccodrillo proposti nei classici colori del nero e del blu, ma anche nei toni più caldi del cuoio e del bordeaux. Per la donna

le calzature e gli accessori firmati Bruno Magli sono in coccodrillo e si colorano nei vivaci toni del rosa, del verde brillante e del lilla. Gli

stivali cavaliere e i mocassini realizzati con lavorazioni artigianali in pellami pregiati sono invece abbinati alla nuova messenger bag. La nuance più cool è l’acquamarine proposta anche nella versione bicolor con il brown. Un must have al quale non si può certo rinunciare

>>> www.brunomagli.it

MODA

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BRit stYLe Antonio Marras, poliedrico e mai bana-le, si ispira ad una lei di altri tempi che ama l’arte, la letteratura, i viaggi, la città, ma anche la campagna e il giar-dinaggio. Una lady dagli accenti british che mixa elementi del passato con capi attuali, senza dimenticare stile e perso-nalità. La collezione autunno-inverno

sceglie una mescolanza di materiali, forme e fantasie in cui preziosi jacquard si uniscono alla tappezzeria in velluto devorè e a ruvidi tweed maschili, a gessati e galles mélange. Naturalmente non mancano l’organza di seta e il raso di cotone pesante. I colori sono decisi: grigi e marroni illuminati da improvvisi lampi di luce che variano dai gialli ai fucsia, dai bianchi intensi ai rossi accesi. Splendide le giacche vintage in tweed, arricchite da ricami che sembrano “ru-bati” ai campi della campagna inglese, così come le coperte militari che diven-tano grandi pastrani. Non mancano infine intarsi di tessuti a rose ed elementi floreali, pizzo macramé e perle. Un’unione solo in apparenza discordante che offre affascinanti dicotomie che esaltano la femminilità in maniera nuova.

>>> www.antoniomarras.it

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tHe aviatoRLa donna icona di Borbonese per questa seconda parte dell’anno è Amelia Earhart, pioniera del volo in solitaria, la prima lady a trasvolare sull’Atlantico dopo Lindbergh e la prima persona ad attraversare il Paci-fico, nel 1932. Per il suo carattere indipendente e contemporaneo Lady Lindy è la testimonial perfetta di queste bags concepite intorno all’idea del viaggio. L’estetica delle divise da aviatore è stata tradotta con il segno della “V” o chevron, che ricorre nella costruzione delle borse, nella loro forma, nei dettagli a punta delle maniglie, nello schema compositivo delle lavorazioni patchwork e dei ricami che riconducono al volo, questa volta della farfalla, già codice di Borbonese dagli anni ’80 quando la maison tradusse gli splendidi disegni di Giacomo Balla. Tornando ad oggi, i materiali sono morbidi e sensuali come da tradizione del brand, mentre le nuances giocano con il grigio perla, il blush, il lampone e si fan-no complici del guardaroba femminile con gli immancabili cuoio e nero.

>>> www.borbonese.com

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BoRBoNese

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Luisa BeCCaRia

MooNLigHt Tenebra e luce, seduzione e introspezione, colore e femminilità: questi elementi compongono la collezione fall-winter 2013 di Luisa Beccaria in un sottile gioco di contrasti, in bilico tra simbolismo e sensualità. La donna alla quale si ispira è iper femminile e sensibile, ama le forme morbide e scivolate, i pizzi macramè di lana e tulle ricamati in ciniglia. Per il giorno vuole praticità e sceglie cappotti nove decimi in tweed, tailleur e gonne alla caviglia, maxi cardigan e tubini affusolati in tulle stretch e ancora ampie gonne plissé con stampe arabesque e pois di ispirazione decò. Per la sera predilige invece la sinuosità e indossa abiti accesi da bagliori d’oro e pizzi metallizzati. La palette cromatica ha toni quasi lunari che spaziano dal panna al bianco con tonalità del blu notte, del bluette, del turchese, del verde emerald, dell’acid green sino ad arrivare al gold. Colori sussurrati che fanno sognare sotto le stelle dei cieli invernali.

>>> www.luisabeccaria.it

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a seRious MaNIl guardaroba Cantarelli ha uno stile che si riconosce dai tagli dei capi, dalla ricerca dei tessuti e dalla cura dei particolari sartoriali. Tutto è rigorosamente Made in Italy ed è studiato per un uomo che sa ciò che vuo-le. Gli abiti sono realizzati con le disegnature tipiche del brand – madras, tartan, overcheck – mentre i co-lori spaziano dalle tonalità della carta da zucchero al blu polveroso passando per i marroni caldi ed eleganti, il glacé, i bruciati, i nocciola e i beige freddi; non man-cano poi il sabbia tendente al grigio con decorazioni che vanno dal ruggine al terra di Siena e all’ocra e ancora punti di verde e di rosso. Accanto ad una linea con una vestibilità più slim sia nelle giacche e nei cappotti sia negli abiti, il brand propone anche una gamma destrut-turata e easy chic. Perché Cantarelli veste l’uomo con eleganza in ogni momento della giornata.

>>> www.cantarelli.it

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Lo stiLe di vita, è risaputo, inci-de in maniera significativa sulla salute e sul benessere delle persone; nel caso dell’universo femminile, poi, ai fattori connessi allo stile di vita se ne aggiunge un altro legato alla sfera sessuale: l’in-gresso nello stato di menopausa, infatti, può determinare l’insorgere di una serie di patologie e problematiche più o meno invasive – carcinoma al seno e all’utero, osteoporosi – che tuttavia, se indagate nel corso degli anni attraverso program-mi di prevenzione mirati, possono esse-re bloccate ai primi segni di insorgenza o comunque curate.

Senza creare allarmismi ingiustifica-ti, è bene sapere che il tumore al seno colpisce una donna su dieci. Non solo: ogni anno nel nostro paese vengono diagnosticati trentasettemila nuovi casi, molti dei quali però sono risolti con suc-cesso. La mortalità per questa patologia, fortunatamente, è diminuita in maniera sensibile sia grazie ai costanti progressi della ricerca medica sia perché sempre più donne si sottopongono a screening periodici. Spesso infatti la palpazione del seno fatta in autonomia non basta a diagnosticare la patologia e si rendono necessari esami specifici quali la mam-mografia e l’ecografia mammaria.

La prevenzione è davvero un alleato prezioso: per questa ragione il centro IRM (Indagini Ricerche Mediche) di Pia-nezza propone un interessante percorso senologico integrato, studiato in funzio-ne dell’età. Al di sotto dei 40 anni è bene effettuare una visita senologica – che con-siste nell’anamnesi, nell’ispezione e nella palpazione – associata ad una ecografia mammaria; al di sopra dei 40 anni invece è utile integrare il percorso di screening con la mammografia, da effettuarsi una volta all’anno. Entrambi gli esami diagno-stici non sono né invasivi né dolorosi e, soprattutto, sono altamente specifici.

Parallelamente è stato sviluppato un mini check-up ginecologico che preve-de, oltre agli esami ematochimici, il PAP TEST, la visita ginecologica ed il control-lo senologico. Lo screening senologico e quello ginecologico possono essere abbinati tra di loro ed, eventualmente, adeguati alle esigenze specifiche delle pa-zienti ed al loro quadro diagnostico.

Presso IRM è attivo anche un ambu-latorio di osteoporosi, altro argomento delicato e fondamentale per l’universo rosa dal momento che il suo insorgere è spesso legato alla menopausa. In questa fase della vita della donna si ha infatti una riduzione nella formazione degli estroge-ni, che svolgono un’azione protettiva nei confronti del tessuto osseo. La patologia è piuttosto diffusa e interessa il 25% delle donne con età superiore ai 40 anni, il 33% delle signore sopra i 60 anni e il 66% di quelle oltre gli 80 anni. Classificata come malattia sistemica dello scheletro, l’oste-oporosi causa una progressiva riduzione della massa ossea e un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, che diventa quindi più fragile e facilmen-te soggetto alle fratture. Particolarmente a rischio in tal senso sono le anche, la co-lonna vertebrale e il polso.

Nel centro IRM è possibile effettua-re un percorso di prevenzione specifico composto di due fasi: la prima prevede la visita specialistica di valutazione dell’o-steoporosi e la densitometria ossea, fondamentali per individuare la presen-

za della patologia e l’eventuale grado di avanzamento; la seconda fase, consiglia-ta soltanto alle pazienti con un marcato sviluppo della patologia, prevede un pac-chetto di esami ematochimici altamente specifici, tra cui CTX, vitamina D, fosfata-si alcalina ossea.

Sulla base dei risultati ad ogni donna viene consigliato un percorso specifico da seguire che consiste sia nella cura at-traverso medicinali mirati, sia nella prati-ca di attività fisica e nell’individuazione di un adeguato regime alimentare.

di Barbara odetto (foto A. Lercara)

Centro IRM Indagini Ricerche MedicheVia Torino 19 – Pianezza (To) Tel. 011 [email protected]

ES - EssersaniCorso Regina Margherita 304 – TorinoTel. 011 [email protected]

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Prevenzione in rosaDa IRM check up dedicati all’universo femminile

MEDICINA E SALUTE

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Nuove tecnologie nella chirurgia refrattiva:FEMTOLASIK

Nuove tecnologie nella chirurgia refrattiva:FEMTOLASIK di distanza. In quell’occasione eseguii

due interventi di microchirurgia del-la cataratta praticata attraverso due piccolissimi fori, tecnica che nel 2004 era poco diffusa in Gran Bretagna. Più recente è stato l’invito ad eseguire in diretta una chirurgia combinata, cioè un intervento di cataratta associato ad una chirurgia della retina con una tecnica mininvasiva a piccolo taglio al congresso internazionale SOI svoltosi a Milano, nel maggio 2012.

Ultimamente abbiamo operato i tre ragazzi della Val di Susa a cui è scop-piata una bomba a mano alcuni mesi fa. Li abbiamo soccorsi una domenica, aprendo due sale operatorie contem-poraneamente e operando dalle sette del mattino alle cinque del pomeriggio. Il ragazzo più grave ha perso anche una mano e dopo 4-5 ore di interven-to chirurgico di ricostruzione del bulbo oculare ci siamo dovuti arrendere e ab-biamo dovuto asportarlo. L’altro occhio percepiva ancora la luce, quindi abbia-mo effettuato il trapianto della cornea, ricostruito il bulbo, asportato la cata-ratta, riaccollato il distacco di retina e fermato l’emorragia. I 2 ragazzi più col-piti sono stati rioperati tutti e due per tre volte nel giro di un mese e mezzo e adesso hanno un residuo di capacità visiva e confidiamo che possano recu-perare ancora. Il terzo ragazzo ha subi-to un solo intervento ed ha un’ottima

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Il Dr. Claudio Panico è Primario di due reparti all’Ospedale Oftalmico di Torino: Traumatologia Oculare e Oculistica Generale. La Traumatologia oculare è una disciplina altamente specialistica di cui esistono solo due Reparti in Italia, a Torino e a Napoli.

Dr. Panico, racconti ai nostri lettori la sua storia professionale.

Professionalmente sono nato nel re-parto di traumatologia dell’Oftalmico di Torino e sono sempre rimasto inter-no da oltre trent’anni. Qui affrontiamo tutta la chirurgia oculare, dal trapianto della cornea alla cataratta, dalla cor-rezione dei difetti di refrazione, fino alla chirurgia della retina con i corpi estranei, i distacchi di retina, la rottura del bulbo. Sono titolare di un corso di

Pronto Soccorso e Chirurgia Traumato-logica presso la Scuola di Specialità in Oftalmologia dell’Università di Medici-na di Torino.

Con il passare degli anni, oltre a con-tinuare il nostro aggiornamento inter-nazionale, ho iniziato ad essere invita-to come chirurgo a corsi e congressi di chirurgia in diretta. Ad esempio al congresso inglese svoltosi a Windsor e trasmesso via satellite a una platea di 400 oculisti riuniti a più di 300 miglia

di EmanuelaTruzzi (foto A. Lercara)

MEDICINA E SALUTE

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visione in entrambi gli occhi. Arrivano spesso casi molto gravi in quanto ge-stiamo l’unico pronto soccorso regio-nale oculare aperto 24 ore al giorno per 365 giorni.

Ci parli delle nuove tecnologie utiliz-zate per trattare casi meno disperati e garantire un miglior benessere. L’oculistica è una delle scienze medi-che che ha avuto lo sviluppo più rapido negli ultimi anni. L’evoluzione tecnolo-gica degli strumenti diagnostici e tera-peutici è stata tale da rendere rapida-mente obsolete le proprie attrezzature nell’arco di pochissimi anni.

Abbiamo effettuato investimenti im-portanti per comprare i nuovi laser con cui trattare i difetti di refrazione come la miopia, l’astigmatismo, l’iperme-tropia e adesso anche la presbiopia. Oggi siamo in grado di trattare anche i pazienti oltre i 40 anni riuscendo a far portare meno gli occhiali da vicino.

L’ultimo laser è stato acquisito l’anno scorso e abbiamo maturato un follow-up di un anno e mezzo. Ogni quattro anni sostituiamo i nostri laser, alla sca-denza del leasing d’acquisto, in modo da contare sempre sul massimo della tecnologia. Questo per quanto riguar-da la professione privata, mentre il si-stema sanitario nazionale in tempi di spending review non può gestire inve-stimenti così importanti che superano il milione di euro. Anche se avessimo accesso a tali risorse sarebbero destina-te a risolvere patologie più complesse. La chirurgia refrattiva si può assimilare parzialmente alla chirurgia estetica e quindi non è così indispensabile, anche se ci sono dei difetti di vista importanti, per i quali non è soltanto un mero de-siderio di migliorare il proprio aspetto estetico ma una reale necessità. Con un difetto grave che comporti l’uso di lenti troppo forti, la visione diventa scarsa anche con gli occhiali, mentre grazie al trattamento laser o l’utilizzo delle lenti a contatto la visione migliora molto.

Quali sono stati i progressi più recenti in tal senso, Dr. Panico?Per molti anni abbiamo utilizzato i laser a eccimeri, mentre ora ci sono

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MEDICINA E SALUTE

quelli a femtosecondi, come il model-lo che abbiamo acquisito di recente. Il femtosecondo è un’unità di misura di tempo uguale a un miliardesimo di milionesimo di secondo ed è il tempo impiegato da un elettrone per passare da uno stato ad un altro. Utilizzando impulsi così brevi questo laser può ap-plicare un’energia molto piccola con un bassissimo effetto termico e provocare un traumatismo praticamente irrile-vante, pur essendo terapeuticamente molto efficace e molto sicuro. Il nostro appartiene già alla 4ª generazione. Ab-biamo acquisito una piattaforma Zeiss, il marchio migliore e più innovativo che opera in questa tecnologia. Si tratta di

un brand conosciuto al grande pubbli-co che produce ottiche per cannocchia-li, lenti per occhiali, obiettivi fotografi-ci, lenti per telescopi astronomici con una reputazione elevatissima da oltre duecento anni e costantemente al top dell’industria ottica mondiale. Di que-sti laser a femtosecondi ce ne sono due in Piemonte ma di questa qualità con piattaforma Zeiss ce ne sono solo tre in tutta Italia.

Come si svolge questo intervento?Il paziente non si accorge assolutamen-te di nulla e anche dopo l’intervento non prova alcun dolore, il recupero della vista è pressoché istantaneo. Se i pazienti vengono operati il venerdì noi promettiamo di poter andare a lavora-re già il lunedì. Con il laser a eccimeri il primo giorno e la prima notte erano dolorose, si doveva rimanere al buio tre o quattro giorni e tenere le lenti a contatto per cinque, mentre prima di poter stare al computer per tutta una giornata lavorativa dovevano passarne quindici; con il femtolaser il recupero è immediato. Gli interventi vengono ef-fettuati presso la Clinica Fornaca dove abbiamo una sala operatoria dedicata che utilizziamo in esclusiva e i laser sono di nostra proprietà, non della cli-nica. Avevamo bisogno di poter contare su un ambiente sterile che non venisse utilizzato da nessun altro.

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assoluta, preferiamo non intervenire. Il criterio ispiratore di questa chirurgia è di essere una tecnica a complicanze tendenti a zero. Tutti quei casi che pos-sono comportare un minimo rischio li escludiamo.

Per quanto riguarda la cataratta, in-tervenite sempre con il femtolaser?Stiamo valutando di utilizzarlo ma la nostra tecnica tradizionale ad ultrasuo-ni è eccellente, non necessita di ane-stesia, si pratica una fessura di 1,8 mm nella cornea attraverso cui viene infilata una lente pieghevole, arrotolata come una foglia di sigaro e il paziente va a casa con le sue gambe, senza bendaggi e dopo 24 ore vede bene. È un interven-to che effettuiamo con la stessa tecnica anche in ospedale. L’altro nostro caval-lo di battaglia sono gli interventi sulla retina. Una chirurgia mininvasiva sen-za punti con un recupero molto rapido che comprende tutta la chirurgia della macula e la terapia della degenerazio-ne maculare senile. Siamo stati uno dei cinque centri specialistici in Italia ad aver condotto queste sperimentazioni. Gli interventi maculari li associamo so-vente alla cataratta. Eseguiamo anche la chirurgia del distacco di retina, una chirurgia molto complessa che richiede un training lunghissimo e pochi oculi-sti sono in grado di affrontare.

Diversamente dalle molteplici strutture low cost sorte negli ultimi anni, possia-mo paragonare l’equipe del Dr. Pani-co al team Ferrari di F1, un’eccellenza italiana inimitabile dove tecnologia e capitale umano si coniugano allo stato dell’arte!

sivo matura fino ai 18 anni e bisogna considerare che esiste un intervallo di variabilità individuale per cui per avere la garanzia della massima stabilità del risultato è consigliabile attendere fino ai 22/23 anni. La nostra esperienza ven-tennale ci conferma che il difetto che andremo a correggere non peggiorerà più, a meno che sia in atto una malattia miopica evolutiva, destinata a peggio-rare durante tutto il corso della vita. In questi casi bisogna chiarire bene al pa-ziente che si resetta la miopia e dopo due o tre anni ci sarà un nuovo peggio-ramento. Se i criteri di selezione sono corretti i casi di un nuovo intervento sono rarissimi. Il mio consiglio è quello di farsi regalare l’intervento per la lau-rea. È un bel regalo!

Quali sono gli esami da affrontare prima di sottoporsi a questo intervento?Individuare un difetto di vista che sia compatibile con quello trattabile con il laser e quindi non estremo. I casi più complessi si possono correggere me-glio con la chirurgia o con delle lenti intraoculari. Inoltre il difetto non deve essere progressivo. Si misura lo spes-sore della cornea con la pachimetria e si esegue una topografia corneale per rilevare irregolarità della superficie cor-neale. Se la cornea è regolare il laser effettua un ottimo lavoro altrimenti, come nel caso del cheratocono che rappresenta un criterio di esclusione

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Oggi siamo in grado di correggere tut-ti i quattro tipi di difetti di refrazione, intervenendo su miopia, astigmatismo, ipermetropia e presbiopia.

Dr. Panico, ci sono dei limiti di età da rispettare per effettuare l’intervento?Noi consigliamo di attendere i 22/23 anni e interveniamo solo a quell’età. Prima operiamo soltanto coloro che devono effettuare un concorso che ri-chieda il massimo della capacità visiva come per entrare nei carabinieri o in alcuni reparti specializzati dell’eserci-to o per gli allievi piloti. Il sistema vi-

MEDICINA E SALUTE

Dr. CLAUDIO PANICO - Oculista C.so Vittorio Emanuele II 62 - TorinoTel. 011 542593 Fax. 011 [email protected] associati FaBi Plus: scontodel10%suognitipodiprestazione,siadiagnosticachechirurgicanoncopertadaassicurazione

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È un piacere conoscere la Dott.ssa Ma-ria Luisa Pozzuoli, medico specialista in Chirurgia Maxillo Facciale e Master in Chirurgia Estetica Morfodinamica: 14 anni dedicati allo studio conseguendo sempre il massimo dei voti e una profes-sione esercitata con eccellenti risultati.

Oggi più che mai è importante affi-darsi a mani competenti ed esperte, non solo nell’ambito chirurgico ma anche per la cura dell’aspetto estetico comples-sivo della persona. Quali sono i passaggi che si possono affrontare prima di arri-vare a veri e propri interventi chirurgici?Innanzitutto assicurarsi che il professio-

nista sia laureato. I medici specialisti in chirurgia plastica o dermatologia sono le figure professionali di elezione, le uni-che a possedere le conoscenze anatomi-che indispensabili per operare sul der-ma. Sembra un’affermazione scontata, ma oggi non lo è. Sicuramente è impor-tante stabilire un’empatia con il medico che prende in cura la propria immagine. Non bisogna aver timore di affermare esplicitamente che cosa si vuole otte-nere, sia un ritocco che non deve farsi notare come un intervento più evidente. Per un chirurgo plastico il successo più grande è quello di riuscire a soddisfare i desideri della paziente.

Quando la richiesta di una paziente va al di fuori dell’armonia fisiologica della figura, come si comporta Dott.ssa Pozzuoli?Se mi viene richiesto un cambiamento radicale che reputo non armonico cerco di persuadere la paziente spiegando tut-te le problematiche legate a quel tipo di correzione. Nel caso ritenga il risultato di cattivo gusto, posso anche declinare l’intervento. Con l’ausilio di tabelle an-tropometriche cerco sempre di eviden-ziare quali risultati si possono ottenere mantenendo un’armonia del proprio corpo e quali difficoltà funzionali si in-contrano quando si vuole esagerare.

Parlando di chirurgia mammaria, può essere necessario ricorrervi a seguito di una gravidanza per ritornare allo sta-to precedente?Ritornare al seno precedente alla gravi-danza e all’allattamento è impossibile. Con la gravidanza avvengono modifica-zioni strutturali a carico dei legamenti di Cooper che sono irreversibili. Questi le-gamenti si allentano e non c’è più il reg-giseno dermico naturale, il seno scende e sembra svuotato. In questo caso si parla di ptosi mammaria. Utilizzando le protesi più moderne, pur non riuscendo a replicare la tonicità di un seno naturale lo si rimodella per dare nuovamente alla donna un’immagine armoniosa con un seno bello alla vista e al tatto. Personal-mente scelgo le migliori protesi mam-marie Allergan e Mentor, garantite a vita.

Per quanto riguarda l’invecchiamento del viso, che cosa si può fare senza ricor-rere a un vero e proprio lifting?Premesso che il processo di invecchia-mento comincia a 25 anni, le regole basilari sono quelle della prevenzione. Evitare l’esposizione ai raggi solari, il fumo, l’alcol, le abitudini di vita viziate e lo scarso riposo. Anche l’alimentazio-ne va curata. Si può iniziare con un co-smeceutico, una crema che nasce dalla sperimentazione di un’azienda specia-lizzata soltanto in questo tipo di prodot-to, formulato per i diversi tipi di pelle. Parliamo di medicina estetica: è un trat-tamento propedeutico a una serie di me-todiche ben conosciute che vanno appli-

Maria Luisa Pozzuoli

una scelta consapevole

CHIRURGIAESTETICA:

MEDICINA E SALUTEdi EmanuelaTruzzi (foto A. Lercara)

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la propria salute e avere consapevolezza dei rischi a cui si espongono accettan-do di sottoporsi a una chirurgia low cost oppure a una medicina estetica generica e approssimativa che non sia in grado di certificare provenienza e qualità di prote-si e sostanze impiegate.

Quindi una scelta consapevole e ocu-lata affidandoci a una figura profes-sionale come la Dott.ssa Pozzuoli, che esercita con successo da molti anni!

Dott.ssa MARIA LUISA POZZUOLIChirurgo Estetico e Chirurgo Maxillo FaccialePer prenotazioni:

•Torino: Studio Medico Via Pietro Micca 21 - Torino Tel. 011 6989797 Cell. 345 3105694

•Milano: Clinica “Columbus” Via Michelangelo Buonarroti 48 Milano Cell. 345 3105694

•Roma: Clinica “Villa Parioli” Via F. Giordano 8 - Roma Cell. 345 3105694

[email protected]

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cate in ambulatorio con competenza. Si va da un soft peeling per eliminare le cellule morte a un restyling completo a radiofrequenza, una tecnica che scalda il derma e ha effetto tensore sulle fibre collagene, inducendo la produzione di nuovo collagene e quindi con un’azione che si protrae nel tempo. Sono tante le tecniche con effetto sinergico che si pos-sono applicare per raggiungere risultati assolutamente naturali.

Come medico estetico lei persegue un’armonia del volto e del corpo senza eccessi che evidenzino un intervento in-naturale.Si può iniziare un percorso. Chiedo sem-pre alle mie pazienti di descrivere che cosa suscita più fastidio e molte non sanno rispondere. Vorrebbero generica-mente un cambiamento, ma non sanno esattamente in quale direzione e chiedo-no di essere supportate. Oppure si fis-sano su un difetto microscopico trascu-randone altri molto più evidenti. Questo dimostra come la psicologia giochi un ruolo prevalente. Utilizzo delle foto pre e post trattamento per documentare l’ef-ficacia degli interventi che attuo, come l’applicazione di un filler o una biostimo-lazione con fattori di crescita piastrinici, in modo che la paziente possa dare una valutazione oggettiva del risultato rag-giunto.

Per effettuare gli interventi chirurgici a quali strutture si affida Dott.ssa Poz-zuoli?Presso la Clinica Fornaca a Torino, la Co-lumbus a Milano e Villa Parioli a Roma. Qui eseguo interventi di mastoplastica, rinoplastica, liposuzione, blefaroplastica, addominoplastica. In studio non eseguo alcuna chirurgia.

E il pubblico maschile cosa chiede di preferenza? È vero che c’è una differen-za tra i pazienti torinesi e quelli di Mila-no e Roma?Certamente! A Torino i pazienti vengono nel mio studio per informarsi ma sono molto indecisi e raramente passano all’azione. A Milano e Roma invece sono più decisi. Quando giungono alla prima visita mi chiedono esattamente un certo

tipo di intervento. Il pubblico maschile è molto più esigente e vanitoso di quel-lo femminile, ma anche più riservato. Nessuno vuole ammettere di fare ricor-so alla chirurgia estetica. Mentre tra le donne la classe sociale è eterogenea, i maschi appartengono quasi sempre alle categorie dirigenziali o imprenditoriali. Gli interventi più richiesti sono tossina botulinica e filler per le rughe del viso e poi liposuzione e rinoplastica.

Riferendoci alle figure professionali che propongono trattamenti di medici-na e chirurgia estetica, oggi esiste una certa giungla. Cosa ci dice in proposito?Sono in molti a proporre trattamenti, dal centro estetico al medico dentista. Entrambi non hanno la professionalità per intervenire in questo ambito. Esi-stono colleghi che attrezzano il proprio studio per effettuare interventi di chi-rurgia come mastoplastiche e liposu-zioni, facendo correre gravissimi rischi alle pazienti. È importante comprende-re che si tratta di una chirurgia a tutti gli effetti e necessita di sale operatorie attrezzate, un’equipe multidisciplinare con anestesisti e rianimatori. C’è un ri-schio intraoperatorio e perioperatorio, è indispensabile disporre di attrezzature di primo livello. Ci si accorge della super-ficialità di certi approcci soltanto quando avviene un incidente grave. È necessario uno screening mirato dei pazienti, non tutti possono venire operati e non si de-vono far correre rischi inutili. Suggerisco alle pazienti di valutare attentamente la professionalità delle figure a cui affidare

MEDICINA E SALUTE

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Il Dott. Luca Traversone è un podologo laureato presso

la facoltà di Medicina e Chirurgia di Genova in podologia

con un master in posturologia. Ha tre studi in città e provincia.

Ci spieghi meglio la figura del podolo-go, Dott. Traversone. Di cosa si occupa?Il podologo si occupa della salute del piede e delle patologie legate alla deam-bulazione. Dopo la laurea in podologia ho voluto completare la mia formazione professionale con un Master in Posturo-

logia presso l’Università di Pisa. Le due materie sono strettamente legate e con-sequenziali per produrre una diagnosi corretta: il posturologo ricerca la causa di un’errata postura e se il problema coinvolge le strutture del piede, il podo-logo è il professionista specializzato che si occupa di curarla.

Che cos’è la postura?La nostra posizione nello spazio è rego-lata da informazioni che giungono alla struttura del nostro sistema nervoso centrale dai recettori posturali quali per esempio: l’apparato vestibolare, il recet-tore oculare, l’apparato stomatognatico, la pelle e il piede. Questi recettori forni-scono contemporaneamente delle infor-mazioni che consentono al nostro corpo di attuare delle contrazioni muscolari per mantenere, ad esempio, la stazione eretta. I recettori devono fornire delle

informazioni coerenti affinché noi man-teniamo delle posizioni, delle posture corrette. La postura corretta è quella che genera il minor dispendio energetico. Una postura sbagliata nasce quando un recettore lavora male e passa al sistema nervoso centrale informazioni incoeren-ti. Entro certi limiti il nostro organismo riesce a compensarle, oltre si innescano stati patologici. Una cicatrice che altera la sensibilità, un piede che non svolge fisiologicamente le fasi del passo oppu-re un grave difetto della vista possono procurare informazioni incoerenti e dare adito a posture scorrette. Il ruolo del po-sturologo è quello di individuare qual è il recettore che dà l’informazione sba-gliata e incoerente che genera il difetto di postura. Se ricade nell’ambito di sua competenza lo cura, altrimenti lo affida ad altro posturologo specialista in quel recettore disfunzionale.

Quali sono i motivi per cui una perso-na può rivolgersi a un podologo?A Torino la professione del podologo è

affidata al professionistaLA SALUTE DEL PIEDE

MEDICINA E SALUTEdi Emanuela Truzzi (foto A. Lercara)

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ancora poco conosciuta, siamo soltanto otto. Spesso ci si rivolge di preferenza, a seconda del problema, all’ortopedico o all’estetista. In generale qualsiasi dolore alle strutture del piede durante la deam-bulazione e non, dovrebbe indirizzare il paziente al podologo. Spesso si rivolgo-no a noi gli sportivi per correggere un difetto biomeccanico nello svolgimento del passo che ne limita le prestazioni. Oppure la persona che lavora in piedi tutto il giorno e vuole risolvere il dolo-re alle estremità. Il podologo è in grado di fare una diagnosi, una prescrizione di ortesi plantare e direttamente la sua realizzazione in quanto in possesso di autorizzazione del Ministero della Salu-te come costruttore di dispositivi medici su misura.

Spesso le donne fanno riferimento ai centri estetici per risolvere problemi di minore entità. È corretto?Assolutamente no. Anche un semplice callo, un’ipertrofia cutanea ricorrente, può avere una causa disfunzionale che va diagnosticata e curata. Questo è un processo che un centro estetico non può affrontare, il personale non ha le basi scientifiche per farlo e non è autorizzato per legge a porre in atto alcuna cura. Il centro estetico può migliorare l’aspetto delle estremità, ma non curarle. Utiliz-zare strumenti destinati al personale sanitario con poca cognizione non porta ad alcun vantaggio, anzi può essere peg-giorativo.

Quali sono le patologie che più fre-quentemente provocano danni alla sa-lute del piede?Ho svolto la mia tesi sul piede diabetico e continuo a collaborare con gli ambu-latori del centro diabetologico del San Giovanni Vecchio-Molinette. Il diabete è una patologia invalidante che provo-ca gravi danni alle strutture vascolari e nervose, limitando la funzionalità delle estremità. Rimuovere un ipercheratosi da un piede diabetico richiede la mas-sima cautela per non procurare ulcere. Non intervenire nella maniera corretta rimanendo troppo superficiali può ma-scherare una lesione che invece andreb-be scoperta e curata tempestivamente. Il paziente diabetico deve affidarsi ad

un podologo, essere educato circa la sua patologia e controllato continua-mente per prevenire complicazioni che, se trascurate, diventano di difficile riso-luzione. È vera la consuetudine che pre-venire è meglio che curare, ma pochi la mettono in pratica.

Quali sono le categorie di sportivi che si rivolgono alle sue cure, Dott. Traver-sone?Ad esempio i calciatori, che hanno fre-quentemente male al piede e alla gam-ba. In quel caso dobbiamo effettuare un’analisi biomeccanica del loro passo durante la corsa ed eventualmente cor-reggere un movimento non fisiologico, compensandolo con un plantare o una diversa scarpetta. Oppure le ballerine, che a causa della posizione sulle punte presentano sovente unghie spaccate o incarnite che ne limitano la performan-ce, allora si pone in atto la riabilitazione ungueale. La corsa è molto traumatica per le estremità e se il piede del podista non svolge correttamente la dinamica del passo è necessario ridistribuire le pressioni generate dal gesto atletico at-traverso un plantare. In ambito sportivo si possono realizzare delle piccole ortesi digitali in silicone che servono a proteg-gere e limitare gli attriti e le pressioni nella scarpetta. Questo elimina il dolo-re e permette alle strutture infiamma-te di guarire. Sono utili sia agli sportivi professionisti sia ai dilettanti o anche a chi ha una piccola deformità in un dito che ne limita la deambulazione.

Ci sono professioni che richiedono cal-zature particolari che provocano disagi o traumi al piede.Nel caso di un diabetico le scarpe antin-fortunistiche non sono proprio le calza-ture ideali e possono procurare lesioni. Si deve intervenire creando una struttura protettiva e al tempo stesso non trauma-tica per le delicate strutture anatomiche dei portatori di tale patologia.

Parliamo di noi donne che per vanità costringiamo i nostri piedi dentro calza-ture belle a vedersi ma faticose e trau-matiche da portare. Cosa ci consiglia?Un tacco alto indossato tutto il giorno provocherà dei danni mentre porta-

Dott. LUCA TRAVERSONE - Podologo• Via Giannetti 7a (zona Gran Madre) Torino - Tel. 011 8399088• Via Abeg 43 - Borgone di Susa (To) Cell. 347 0744686• Via Mazzini 3/B - Settimo Torinese (To) Tel. 011 3745581

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Luca Traversone

MEDICINA E SALUTE

to saltuariamente per una serata o un evento non genererà alcun problema, sempre che a monte non ci siano pato-logie che rendano pericolosa la calzata anche per 10 minuti. A lungo termine i tacchi alti provocano metatarsalgie e, qualora ci sia una predisposizione gene-tica, l’insorgenza dell’alluce valgo. Anche le scarpe completamente piatte come le ballerine causano problemi di talloniti e tendiniti al tendine di Achil-le. La scarpa migliore è quella che con-sente una distribuzione equilibrata del-la pressione tra avampiede e tallone. Il tacco ideale è intorno ai 4 centimetri.

settembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE 39

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Potenzialmente ogni persona ha tutte le risorse necessarie per vivere in equilibrio con se stessa, con gli altri e con l’ambiente che la circonda. I fattori di stress che intervengono più o meno quotidianamente e che creano disarmonia, però, sono molteplici e il loro accumularsi può dare vita a tensioni di carattere fisico, psicologico, emotivo e non solo. Un valido aiuto per ritrovare un benessere generale è la Kinesiologia, una tecnica riequilibrativa che attra-verso la valutazione del tono muscolare dell’individuo è in grado di definire esattamente lo stato di salute dell’organismo. Il fondatore di questa affascinante disciplina è il medico chiropratico americano Dott.Geor-ge Joseph Goodheart Jr. che nel 1964 pubblicò sulla rivista Digest of Chiropractic Econo-mics un articolo sulla Kinesiologia applicata. Le sue teorie trovarono il favore di molti suoi colleghi e a poco a poco il metodo si diffuse con successo grazie ad un suo stretto collabo-ratore, il Dott. John Thie, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il pianeta. Per conoscere meglio la disciplina e i suoi diversi benefici abbiamo incontrato Chiara Mattea, da tempo operatrice in Kinesiologia e istruttrice di Touch for Health, Touch for Learning ed Energia Tibetana, che con grande solarità ci ha raccontato in modo chiaro come avviene una se-duta e come il soggetto interessato recupera in poco tempo il proprio benessere psico-fisico.

Chiara, come si è avvicinata alla Ki-nesiologia?Nel 1994 ho iniziato a frequentare dei corsi di massaggio e per anni ho appro-fondito questo aspetto. Sentivo però che mi mancava una parte che andasse oltre ciò che era puramente solo strutturale e che dovevo completare la mia formazio-ne. Ho scoperto la Kinesiologia quasi per caso e mi sono subito appassionata; mi sono iscritta all’Istituto IKSEN di Mau-rizio Piva, che oltre 30 anni fa ha intro-dotto in Italia questa disciplina, e sono diventata operatore abilitato AKSI.

Come si articola una seduta?Dopo un primo incontro in cui pongo delle domande specifiche per conoscere la persona e i suoi eventuali disagi, defi-nisco con il soggetto l’obiettivo che con-siste nel passare dal disturbo che avverte al contattare il potenziale che serve per la sua eliminazione. La motivazione ha un ruolo fondamentale per sviluppare il potenziale dell’individuo, per questo bi-sogna scoprire qual è e dov’è il blocco, ma soprattutto occorre capire se chi si sottopone ad una seduta kinesiologica vuole realmente stare bene. Durante la seduta non mi limito quindi ad ascoltare,

ma osservo anche il linguaggio del cor-po perché mi fornisce delle indicazioni importanti. Dopo la prima fase procedo con il test muscolare e attraverso questo evidenzio quale tecnica è più adatta per portare la persona alla motivazione e al raggiungimento del traguardo.

In cosa consiste il test muscolare? Mentre il soggetto cerca di mantenere una posizione stabilita a priori di un arto superiore o inferiore, effettuo per pochi secondi una pressione ferma e costante sul muscolo. Non misuro la forza fisi-ca, ma la prontezza di riflesso che ha il muscolo: la variazione di tono da stabile

Ne parliamo con Chiara Mattea

La Kinesiologiaper il benessere

dell’individuo

BENESSEREdi Barbara Odetto (foto A. Lercara)

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a non stabile o vice versa ci indica se e su quale aspetto occorre lavorare. La di-sarmonia può essere di carattere fisico, ad esempio strutturale o biochimico, ma anche di tipo nutrizionale, emotivo, mentale o puramente energetico. Dopo il test chiedo al corpo dove intervenire per raggiungere l’obiettivo e, sempre attra-verso questo, ricevo la risposta. L’aspet-to interessante è che talvolta il corpo mi offre indicazioni diverse dalla mia idea originaria, questo perché – ad esempio – un disagio articolare o posturale può essere legato ad un aspetto emozionale. Io traduco i messaggi che ricevo e lavoro in quella direzione, utilizzando la tecnica più adatta per ognuno.

Quali tecniche adotta dopo il test mu-scolare?Dipende dalla risposta che ricevo dall’or-ganismo. Ho un ventaglio molto ampio, composto da più di 200 tipi di tecniche diverse. Alcune di queste puramente strutturali, altre più legate all’aspetto emotivo o energetico della persona. Ese-guo tutte quelle che il sistema mi comu-nica essere necessarie. Tra queste, l’uti-lizzo di riequilibri di Energia Tibetana e dei Fiori di Bach rappresentano – per il mio lavoro con la persona – un buonis-simo supporto.

Come “lavorano” i Fiori di Bach?Questo tipo di floriterapia considera le emozioni e la personalità del soggetto, che sono alla base del sintomo che si manifesta nel corpo: il fiore avvia il pro-cesso di trasformazione dell’emozione, che passa da negativa a positiva, sino a far scomparire del tutto il disturbo fisico, espressione di un disagio molto più pro-fondo. Individuando il fiore attraverso i test spesso si hanno delle sorprese per-ché quello evidenziato non è il fiore che toglie il sintomo, ma quello che serve per produrre il cambiamento necessario ad andare verso l’obiettivo.

Che cos’è l’Energia Tibetana?Si tratta di una tecnica che considera la presenza nell’essere umano di figure a forma di 8 o infinito che vorticano in armonia. Ce ne sono di grandi, che in-teressano tutto il corpo, di medie – ad

esempio nella testa, nel tronco e nelle gambe – e di piccole, per lo più nelle arti-colazioni e nelle cicatrici. Quando si verificano dei traumi fisici o emotivi queste figure non si muovono più in maniera fluida e armonica e de-vono quindi essere riequilibrate. Alcuni benefici del migliorare il flusso a forma di 8 sono: alleviamento del dolore fisico, riduzione del gonfiore, aumento del mo-vimento delle articolazioni, più energia e vitalità e centratura. É possibile anche che sia macchie cutanee che cicatrici sbiadiscano.

Quanto dura una seduta di Kinesio-logia?Negli adulti dai cinquanta minuti all’ora, nei bambini sono sufficienti quarantacin-que minuti.

BENESSERE

A chi consiglia questa tecnica?A tutti coloro che hanno come obiettivo il proprio benessere psico-fisico e il man-tenimento della salute. La Kinesiologia non è utilizzata a livello diagnostico e, soprattutto, non sostituisce assoluta-mente la medicina tradizionale. La sua fi-nalità è il riequilibrio energetico di tutte le componenti della persona, per cui ha un approccio olistico, inoltre non è invasiva e dunque è perfetta per tutti, dai neonati agli anziani. Da anni collaboro con vari enti e la applico anche su persone con disabilità fisiche, emotive e mentali con risultati a volte sorprendenti.

Ci sono disturbi sui quali la Kinesiolo-gia ha presa maggiore?Proprio perché dipende dall’obiettivo di benessere di ciascun individuo, tutti gli squilibri possono essere affrontati: dal mal di schiena ai problemi di coordina-zione, alle intolleranze di vario genere, dai disturbi alimentari agli attacchi di panico e carenza di autostima; ancora dai tic nervosi alla fatica cronica, dalla di-slessia all’iperattività sia nei bambini che negli adulti, dalla difficoltà di relazione con altri alla difficoltà di concentrazio-ne o di relazione con il mondo esterno. E, a mio avviso ancora più importante, la Kinesiologia risulta essere una moda-lità per entrare in contatto con il nostro mondo interno che è di gran lunga molto più grande ed affascinante di ciò che per-cepiamo essere fuori da noi.

settembre 2013 | Plus Magazine | benessere 41

CHIArA MATTeA - KinesiologaRiceve su appuntamento:•Corso Susa 64/F - Caselette (To)•C/o Audido Via Pianezza 36 Alpignano (To)•C/o Topos Via Pinelli 23 - Torino•Lunigiana (Toscana) Cell. 338 7582718

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film

3 GRAVITYRegia: Alfonso CuarónData uscita: 03/10/2013Cast: George Clooney, Sandra BullockTrama: La brillante dottores-sa Ryan Stone (Sandra Bul-lock) è alla sua prima missio-ne a bordo dello shuttle; Matt Kovalsky (George Clooney) è invece un astronauta esperto al suo ultimo volo prima della pensione. Ma quella che sem-brava una normale passeggia-ta nello spazio si trasforma in una catastrofe e lo shuttle vie-

ne distrutto, lasciando Stone e Kowalsky completamente soli, collegati solo fra loro e fluttuanti nell’oscurità. Il si-lenzio assordante in cui sono immersi significa che hanno perso ogni contatto con la Terra... e ogni speranza di sal-vezza.

3 IL CACCIATORE DI DONNERegia: Scott WalkerData uscita: 10/10/2013Cast: Nicolas Cage, Radha Mitchell, John Cusack, Va-nessa Hudgens, Katherine LaNasa, Dean Norris, Curtis Jackson, Jodi Lyn O'Keefe, Ryan O'Nan, Gia Mantegna Trama: La storia, ispirata a fatti realmente accaduti, vede

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autunno

un agente di polizia (Nicolas Cage) sulle tracce di un serial killer, Robert Hansen (John Cusack), nelle gelate pianure dell’Alaska. Ad aiutarlo è l’u-nica donna (Anessa Hudgens) sfuggita alle grinfie dello psi-copatico. Nonostante il suo lato oscuro, il maniaco, con-duceva un’esistenza di paci-fico padre di famiglia e aveva un ruolo attivo nella propria comunità.

3 DIANARegia: Oliver HirschbiegelData uscita: 13/10/2013Cast: Naomi Watts, Naveen Andrews, Douglas Hodge, Ge-raldine James, Juliet Stevenson, Charles Edwards, Cas Anvar, Laurence BelcherTrama: Il film ricostruisce l’affaire tra la Principessa Dia-na Spencer e un medico paki-

stano, il dottor Hasnat Kahn, che lei incontrò nel ‘95, quan-do si recò a far visita ad un suo amico che aveva appena subito un intervento chirur-gico al cuore. Nel 2008 Kahn parlò pubblicamente della sua storia con la Principes-sa. Alle rivelazioni di Kahn, fecero seguito quelle di Paul Burrell, segretario di Diana, il quale confermò che il medi-co pakistano era stato il vero amore della Principessa, e che Dodi Al Fayed era stato solo un pretesto per farlo in-gelosire.

3 CAPTAIN PHILLIPSRegia: Paul GreengrassData uscita: 7/11/2013Cast: Tom Hanks, Catheri-ne Keener, Michael Chernus, Max Martini, Chris Mulkey, Yul Vazquez, David Warshof-sky, Corey Johnson, John Ma-garo, Angus MacInnes, San Shella, Mark Holden, Vincen-zo Nicoli, Louis Mahoney, Gigi RainesTrama: Nell’aprile 2009 il Capitano Richard Phillips, co-mandante della MV Maersk Alabama, viene catturato, con la sua nave, dai pirati somali. Phillips coraggiosamente si offre come ostaggio per pro-teggere la sua ciurma e rima-ne in mano dei pirati tre gior-

ni prima di essere liberato da un team di U.S. .

3 QUESTIONE DI TEMPO Regia: Richard CurtisData uscita: 7/11/2013Cast: Domhnall Gleeson, Ra-chel McAdams, Bill Nighy, Tom Hollander, Margot Rob-bie, Lydia Wilson, Vanessa KirbyTrama: All’età di 21 anni, Tim Lake scopre di essere in gra-do di viaggiare nel tempo. Dopo l’ennesima, deludente festa di Capodanno, il padre di Tim rivela a suo figlio che gli uomini della loro famiglia hanno sempre avuto il potere di viaggiare attraverso il tem-po. Tim non può cambiare la storia ma può cambiare quel che accade e che è accaduto nella sua vita, perciò decide di rendere il suo mondo mi-gliore trovandosi una fidan-zata. Sfortunatamente questa impresa non sarà facile come potrebbe sembrare.

plus magazine cinema

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SCRIVERELa vita non è in rima (per quello che ne so) di Luciano Ligabue

La vita non è in rima vuol dire da un lato che i con-ti non sempre tornano. Dall’altro che, per fortuna, non siamo costretti a vivere secondo uno schema pre-costituito. E anche questo libro ha uno schema libe-ro. Al centro c’è la scrittura di Ligabue, in tutte le sue forme. Si parte dalle parole delle sue canzoni, dei suoi libri, dei suoi film e si arriva a parlare del suo modo di vedere il mondo. La lingua e il dialetto, la fa-miglia e la politica, il dolore, la speranza, l’arte, il calcio, il sesso, l’amore, l’amicizia, la memoria, la felicità di ri-uscire a sentirsi anche solo per un momento «leggero, nel vestito migliore, nella te-sta un po’ di sole ed in bocca una canzone». Dentro la scrittura di Li-gabue c’è una scelta delle parole che rappresenta un punto di vista sulla vita. Ma soprattutto c’è tanta musica, che trasforma e am-

plifica il senso di ogni parola. Per-ché per ogni cosa detta c’è sempre un motivo e quel motivo è spesso il modo in cui la canzone ci entra nelle vene, diven-ta parte di noi. Un libro pieno di spunti sorpren-denti, di acume, di dolcezza, di ironia che farà scoprirea Lucia-no Ligabue a chi ancora non lo co-nosce bene, ma stupirà anche chi ( c omeaog nu no

dei suoi tantissimi fan) pen-sa di sapere già tutto di lui.

EXPO 58di Jonathan Coe

L'Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles del 1958 è il primo evento del genere dopo la Seconda Guerra Mondiale. La tensio-ne politica tra la Nato e i paesi del blocco sovietico è al suo culmine. In piena Guerra Fredda, dietro la facciata di una ma n ifestazione che si propone di avvicinare i po-poli della Terra, fervono operazio-ni d'intelligence in cui le grandi potenze si spiano a vicenda. Incari-cato di sovrinten-dere alla gestione del pub Britannia nel padiglione inglese è un gio-vane copywriter del Central Office of Information di

settembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 43

recensioni

Londra, Thomas Foley, che si trova così catapultato al centro di un mondo d'in-trighi internazionali di cui diventa un'inconsapevole pedina.

TAKENdi Erin Bownman

A Claysoot, una piccola comunità isolata dal resto del mondo da alte mura, tutti i ra-gazzi scompaiono il giorno in cui compiono diciotto anni. Non appena scocca l’ora fatidi-ca, la terra trema, il vento infuria e del giovane non rimane traccia.

Ecco perché, a pochi mesi dal suo compleanno, Gray si prepara ad affrontare il ter-ribile destino che lo atten-de. Ma, un giorno, trova per caso una misteriosa lettera della madre, morta ormai da molti anni, che lo spinge a reagire.Insieme con Emma, la ra-gazza di cui è innamorato, decide quindi di fuggire dalla città per scoprire che cosa si nasconde dietro le invalicabili mura di Clayso-ot. Quello che Gray non sa è che là fuori lo aspetta un segreto inquietante…

plus magazine letturelibri

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MAGICA DISNEY3000 VOLTE TOPOLINOComicon EdizioniBrossurato, 238 pagine a coloriFormato cm 19 x 26 € 22,00L’affacciarsi del primo nu-mero di Topolino in formato “Libretto”, nell’aprile del 1949, ha sicuramente determinato una vera e propria rivoluzio-

ne nel mondo del fumetto italiano e dell’immaginario popolare. Il volume ripercorre la vita editoriale del perso-naggio dai suoi esordi nei pri-

mi anni trenta, in formato giornale, fino all’uscita del numero 3.000 del Topolino libretto pubblicato a mag-gio del 2013. Un volume importan-te, curato nella sua ricerca iconografi-ca, davvero imper-dibile per tutti gli amanti dell’uni-verso Disney chetanto ha fatto so-gnare i bambini di tantissime gene-razioni.

COME SOPRAVVIVERE IN AZIENDAEdizioni Q Press - Manu LacernetBrossurato, 48 pagine in b/nFormato cm 16,5 x 24€ 9,90Si tratta di un’importante guida pratica per uscire vivi dallo spietato mondo dell’A-zienda. Dal sesso in ufficio ai curriculum vitae truccati, affronta senza timore i temi più scabrosi e disparati. Ri-sponde a domande sugli azionisti, sul perché dipen-

denti sottopagati continuino ad andare al lavoro tutte le mattine con lo stesso zelo etc. Lacernet scruta il mondo del-le aziende con grande acume descrivendolo con umorismo e gaudente crudeltà intellet-tuale, riuscendo a non man-care un solo bersaglio nell’il-lustrazione della cruda realtà lavorativa di tutti i giorni. Ir-resistibile.

IO SÒ CARMELAEdizioni Becco GialloAlessia di Giovanni e Monica BarengoBrossurato, 148 pagine a coloriFormato cm 15 x 21 € 15,0015 aprile 2007, Carmela Cirel-la si getta dal settimo piano di un palazzo nel quartiere Paolo VI di Taranto. Aveva solo 13 anni ed era sta-ta stuprata da più persone. Abbandonata dalle istitu-zioni, chiusa in un centro di recupero e i suoi violentatori liberi come se nulla fosse mai accaduto. Il volume racconta la sua sto-ria basandosi sul suo diario ritrovato dopo la morte. È un grido di aiuto, di rabbia e anche di speranza. Perché Carmela possa di-ventare il simbolo della ri-bellione contro questi abusi indegni di un’umanità che si definisce civile spesso solo a parole.

ROMICS: FESTIVAL DEL FUMETTO DI ROMA3/6 ottobre 2013c/o Nuova Fiera di Roma – Via PortuenseUna splendida mostra consigliata soprattutto per fa-miglie con bambini. Quasi assente del tutto il settore del collezionismo, la mostra è incentrata su videogio-chi, competizioni per cosplayer e nuove uscite editoriali. BOLOGNA COMICS12/13 ottobre 2013c/o Palanord – Via Stalingrado 81La mostra è incentrata sul collezionismo di fumetti e figurine, ma non mancano le presentazioni di volumi e mostre a tema. Consigliata.

LUCCA COMICS AND GAMES31 ottobre/3 novembre 2013Piazza Napoleone/del Giglio - Centro di LuccaLa principale fiera del fumetto italiana e la terza a li-vello internazionale (dopo San Diego e Angouleme), vi si riuniscono tutti i principali editori nazionali, punto d’incontro per giovani fumettisti che possono far vi-sionare i loro lavori agli “Editor” delle case editrici e

momento di presentazione al pubblico di tutte le prin-cipali novità del settore da parte di tutte le principali case editrici italiane. Ampio spazio dedicato anche ai “Games” e alle gare per i cospleyer che tingono di “Co-lore” la città per tutti e 4 i giorni della manifestazione. Presenti anche molti rivenditori di alto antiquariato fumettistico e di tavole originali.

PADOVA COMICS1/3 novembre 2013Fiere di Padova - Via N.Tommaseo 59Una fiera dedicata a un pubblico variegato, presenti sia il settore del collezionismo che l’editoria dedicata alle nuove generazioni.

REGGIO EMILIA30 novembre/1° dicembre 2013Centro fieristico Mancatale - Via Filangieri 15All’interno della manifestazione “Cambi e scambi” dove oltre ai fumetti potrete trovare giocattoli, profu-mi, libri antichi etc.La mostra principe per i collezionisti di fumetti, dove si può trovare il meglio dell’alto antiquariato del settore.

di Salvatore Taormina (il Tao)

Appuntamenti

autunnoplus magazine fumetti e cartoons f&c

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settembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 45

ALL YOU NEED IS LOVE John Lennon artista, attore, performerFino al 20 ottobre 2013“All you need is Love” intende render conto, per la prima volta in Italia, de-gli esiti del multiforme talento di John Lennon, solo di riflesso considerato in quest’occasione nella celeberrima veste di musicista e indagato, invece, come ar-tista visivo e attore.Modena - Galleria CivicaCorso Canalgrande 103059 2032911/059 2032940www.comune.modena.it/galleria

MARIA CRISTINA CARLINI Fare Secondo NaturaFino al 3 novembre 2013La mostra mette in luce lo stretto legame estetico dell’artista con la natura e con i suoi elementi intesi come fonte di ine-sauribile ispirazione. Le opere esposte

ANTONELLO DA MESSINAFino al 12 gennaio 2014Il progetto espositivo propone un’inda-gine articolata e uno sguardo originale sulla figura del grande pittore del Quat-trocento e sul suo tempo, attraverso lo studio degli intrecci storico-artistici e delle controversie ancora aperte.Rovereto (Tn) - Mart RoveretoCorso Bettini 430464 438887www.mart.trento.it

ARCHIMEDE. ARTE E SCIENZA DELL'INVENZIONEFino al 12 gennaio 2014Una mostra sulla figura di Archimede, ingegno del III secolo a.C.. L'esposizione rivela i tanti aspetti del geniale scien-ziato siracusano illustrando lo straordi-nario contributo che hanno dato le sue indagini ed invenzioni alla conoscenza del mondo antico e dei secoli a venire.Roma - Musei CapitoliniPiazza del Campidoglio 1 - 06 0608www.museicapitolini.org

infatti esprimono la poetica della scul-trice attraverso forme che rimandano alla materia primordiale al suo evolversi e trasformarsi in creazioni artistiche.Govone (Cn) - Castello RealePiazza Vittorio Emanuele 10173 58103www.comune.govone.cn.it

ENRICO BAJBambini, ultracorpi & altre storie Fino al 20 dicembre 2013L’esposizione presenta un gruppo di opere fondamentali dell’artista mila-nese degli anni Cinquanta e una serie di rari documenti, manifesti, riviste, fotografie che restituiscono il clima di scambi culturali, amicizie, polemiche, ti-pico del periodo in cui Milano si afferma come centro autorevolissimo dell’avan-guardia internazionale, in uno dei suoi momenti culturalmente più vividi.Milano - Fondazione Arnaldo PomodoroVicolo Lavandai 2/a - 02 89075394www.fondazionearnaldopomodoro.it

recensioni plus magazine arte, scienza e costumemostre

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Samuele BersaniNUVOLA NUMERO NOVE L’ottavo disco di inediti di Samuele Ber-sani, “Nuvola Numero Nove”, uscirà il prossimo 10 settembre 2013 su etichetta Sony Music, a quattro anni di distanza dal precedente “Manifesto Abusivo”. L’annuncio l’ha dato su Facebook lo stes-so cantautore riminese, spiegando che fra un album e l’altro ci ha messo come al solito un po’ di anni perché, per poter scrivere delle storie inedite, aveva in-nanzitutto la necessità di viverle. “Nuvo-la Numero Nove” non è però un disco al 100% autobiografico, in quanto raccon-ta anche storie che non lo riguardano direttamente ma che gli sono soltanto passate davanti. Oltre al titolo del nuovo album, Samuele Bersani ha reso nota anche la copertina, in cui compaiono la sagoma del vol-to del cantautore e l’immagine di una spiaggia deserta.

PlaceboLOUD LIKE LOVE La tracklist del nuovo album dei Place-bo, “Loud Like Love”, è finalmente nota. Ci avviciniamo quindi a grandi passi verso l’uscita del settimo album di ine-diti della band di Brian Molko, prevista il 16 settembre 2013, a ben quattro anni di distanza dal precedente “Battle for the Sun”. “Loud Like Love” sarà messo in vendita in cinque diversi formati: cd, vi-nile, download, digipack e un cofanetto super deluxe in sole 1000 copie autogra-fate dalla band con cd, vinile, dvd con contenuti speciali, poster, ecc.

Il nuovo album è anticipato dal singolo “Too Many Friends”, che è invece dispo-nibile in digital download su iTunes già dal 9 luglio. L’album “Loud Like Love” sarà supportato da un tour europeo che pren-derà il via da Varsavia il 12 novembre e toccherà anche l’Italia per un’unica data a Bologna, Unipol Arena di Casalecchio di Reno, il 23 novembre.

James BluntMOON LANDING Il nuovo album di James Blunt “Moon Landing” uscirà il 22 ottobre 2013 e sarà il quarto cd in studio del cantautore inglese che in nove anni di carriera ha venduto circa 17 milioni di album e 20 milioni di singoli in tutto il mondo. Ep-pure sono trascorsi soltanto alcuni mesi da quando Blunt aveva annunciato il proprio ritiro dalla scena musicale per dedicare più tempo a sé stesso, ma evi-dentemente gli è bastato fermarsi un po’ e ricaricare le batterie, soprattutto a livello mentale, per ritrovare la giusta ispirazione e impegnarsi alla composi-zione della sua nuova fatica discografica.James Blunt ha dichiarato che si tratta di

un album molto più personale rispetto agli ultimi lavori, con un forte ritorno alle origini, dove ripercorrerà la sua in-tera carriera artistica iniziata nel 2004 con il cd multi platino “Back to Bedlam”, realizzato all’epoca insieme al produtto-re Tom Rothrock, tornato di nuovo a la-vorare con lui insieme all’altro producer Martin Terefe.

Elton JohnTHE DIVING BOARD Dopo l’album di inediti intitolato “The captain & the kid” lanciato sul mercato nel lontano 2006, finalmente Elton John ritorna con un nuovo e unico album in-titolato “The diving board”. Si tratta sicuramente di un passaggio, anzi un ritorno, verso il vecchio stile che caratterizzava il sound del Sir inglese: un sound caratterizzato dal tipico trinomio pianoforte-basso-batteria. Lo stile di “The diving board” ricorda moltissimo quello che caratterizzava gli album anni ’70 di Elton, come il famosis-simo “Home Again”. L’album sarà disponibile in diverse ver-sioni che vanno da quella standard in CD, a quella in vinile (per i collezionisti) fino a quella digitale: quest’ultima sarà una versione deluxe che conterrà i 19 brani standard più l’inedita bonus track intitolata “Candlelit bedroom” e altre tre canzoni registrate durante i live.

musica autunnoplus magazine musica

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settembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 47

Tredici opere, due balletti, uno spettacolo in prima assolu-ta, un Gala dedicato a Giuseppe Verdi: mai prima d’ora nella storia del Teatro Regio si è realizzata una Stagione tanto den-sa quanto la prossima.

Nella nuova Stagione l’attenzione è concentrata sulla grande musica italiana, in particolare su quella di Verdi e di Puccini ai quali vengono dedicati due festival.

Il sipario si aprirà il 9 ottobre con il verdiano Simon Bocca-negra (9-23/10) diretto dal maestro Gianandrea Noseda, nello splendido allestimento firmato per il Teatro Regio da Sylvano Bussotti; protagonisti del melodramma ambientato a Genova: Ambrogio Maestri, María José Siri e Michele Pertusi.

Il Festival Verdi proseguirà quindi con due tra le opere non solo più popolari, ma anche più paradigmatiche del Verdi “po-litico” e “sociologico”: Rigoletto (17-25/10) e La traviata (18-27/10), presentate in due allestimenti che fanno parte del repertorio del teatro e la cui esecuzione musicale sarà affidata a due di-rettori esperti quali Donato Renzetti e Renato Palumbo e a nuovi protagonisti: Devid Cecconi, Laura Giordano e Piero Pret-ti per Rigoletto e Irina Lungu, Massimo Giordano e Marco Di Felice per Traviata.

A novembre (14-16/11), il tributo a Giuseppe Verdi si arric-chirà ulteriormente grazie alla prima assoluta di Verdi, narrar cantando, lo spettacolo di Marco Paolini e Mario Brunello in cui verrà messo in luce il Verdi librettista, regista, impresario, pa-triota e politico.

A dicembre (18 e 22/12), a conclusione dell’anno dedicato al compositore in occasione del 200° anniversario della nascita, un Gala lirico-sinfonico con tre ampie selezioni da Macbeth, Il trovatore, Aida e un cast d’eccezione: Barbara Frittoli, Marcelo

Álvarez e Marianne Cornetti. Le serate si arricchiranno di de-gustazioni con meraviglie gastronomiche dell’Emilia, terra natale di Verdi.

Tornando alla Stagione, a novembre (7-17/11), un altro prota-gonista dell’italianità nell’opera: Gioachino Rossini, Il barbiere di Siviglia, sotto la direzione di Alessandro De Marchi, nell’al-lestimento firmato da Luisa Spinatelli. Protagonista un cast dotato di grande vis comica che annovera Antonino Siragusa, Laura Polverelli, Paolo Bordogna, Vito Priante e Nicola Ulivieri.

Facendo un salto in avanti nel calendario, maggio (7-18/5), l’ultima opera scritta da Rossini appena trentasettenne: Gu-glielmo Tell. Sul palcoscenico del Regio verrà presentato un nuovo allestimento, realizzato in coproduzione con il Rossini Opera Festival, firmato dal regista Graham Vick e diretto da Gianandrea Noseda. Nel ruolo del protagonista, uno degli ar-tisti più eleganti del panorama internazionale: Carlos Álvarez; a condividere le gesta del patriota svizzero ci saranno inoltre Angela Meade, John Osborn, Mirco Palazzi e Giacomo Prestia. Il capolavoro del repertorio serio rossiniano manca a Torino da 48 anni.

recensioni plus magazine teatroteatro

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Stagione 2013-2014L’ITALIA IN OPERA

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Popoli misteriosi, grandiose scenografie e affascinanti paesaggi naturalistici

Nel cuore di una natura grandiosa, che ha disegnato montagne, canyon impressionanti, altopiani immensi, laghi e fiumi, pianure e savane, vul-cani, deserti di sale e distese di lava, gli eredi di antiche civiltà convivono con etnie primordiali. Tutto in Etiopia ci parla di una terra antichissima.

ETIOPIA

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alla scoperta della “culla dell’umanità”

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ETIOPIA

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MAPPAMONDO

STORIE DI VIAGGI E VIAGGIATORI

alla scoperta della “culla dell’umanità”

LA STORIA DELL’ETIOPIA è un intreccio di av-venimenti affascinanti e leggendari come l’in-contro tra il Re Salomone e la Regina di Saba, l’avventuroso viaggio dell’Arca dell’Alleanza, la grandezza del regno di Axum e la nascita del Cristianesimo, l’ascesa dell’Islamismo, il miti-co Re Lalibela e le undici chiese scolpite nella roccia, ottava Meraviglia del Mondo.

L’Etiopia è forse il luogo dove è iniziato il cammino dell’uomo. Qui, nella depressione dell’Afar e nella valle dell’Omo, sono venuti alla luce i resti dei nostri più remoti antenati. Questa affascinante realtà di “culla dell’umani-tà” convive con quella sontuosa, monumenta-le, di alta spiritualità, testimoniata dalle chiese rupestri.

Nella leggendaria “Terra di Punt”, ricca di ebano, avorio, oro grezzo, incenso, mirra e di quelle misteriose fragranze che i sacerdoti bru-ciavano all’ombra delle piramidi, mitizzata da-gli egizi e dagli antichi greci come la “fresca isola celestiale”, crocevia di migrazioni e terra di fron-tiera tra le genti arabiche e i popoli dell’Africa Nera, si sono fuse nel tempo culture profonda-mente diverse.

È un’energia speciale quella che porta il po-polo etiope ad interiorizzare la propria fede, a recludersi fisicamente in luoghi remoti, co-struendo chiese che sono fortezze, intagliate nella roccia, a strapiombo su baratri inacces-sibili, sino a diventare immense e silenziose preghiere di pietra. Un’energia che ha origini lontanissime e affonda le radici nella storia e nel mito.

a pag. 48Etiopia, Africa di riti ed antiche liturgie: un sacerdote copto ad Axum, culla della cristianità copta. (Daniele Pellegrini)

a fiancoCruciforme, monolitica ed ipogea, la superba basilica di San Giorgio a Lalibela lascia stupefatti. (Cinzia Bassani)

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Si deve risalire al 330 quando, miracolosamente scampati ad una tempesta, i siriani Frumenzio ed Edesio furono fatti prigionieri ad Axum, dove regnava Ella Hamida. Divenuto precettore del giovane principe Ezana, lo convertì al cristianesi-mo e divenne col tempo il primo vescovo d’Etio-pia: scompaiono dalle monete axumite i simboli sabei del sole e della luna, si affaccia la croce. L’Etiopia accoglie gli esuli monofisiti delle per-secuzioni, moltiplica le conversioni e si distacca sempre più dall’ortodossia cattolica.

Si rafforzano da quel momento i legami con Bi-sanzio e, soprattutto nell’altopiano centro-setten-trionale ed in Eritrea, l’arte si sviluppa intorno a modelli autoctoni: la pittura su legno e le mi-niature richiamano influssi siro-armeni e copti, l’architettura si ispira a schemi basilicali siriani con interni a navate, pareti stuccate e piccole cupole di origine bizantina. E mentre l’Impero Etiope si richiude in se stesso, quasi per forza centripeta, l’arte – di riflesso – incapace di ela-borare una cultura propria, perfeziona schemi e modelli acquisiti e offre nella pittura esempi di grande interesse.

Molte chiese sono ricoperte di dipinti all’esterno come all’interno: la pittura veste ogni superficie, un “horror vacui” che produce labirinti di segni, teste angeliche, la vita di Gesù e dei santi, i mi-racoli di Maria.

Dopo il XV secolo l’iconografia e la composi-zione iniziano ad accogliere anche le influen-ze europee, mentre prevalgono il tipo umano e l’ambiente di genere etiopico. Ma l’influenza straniera non superò l’iconografica: il disegno rimaneva schematico e fisso, mancavano equili-brio compositivo e vitali modelli creativi. Le fi-gure sono ancora stereotipate, i gesti impacciati, l’assenza di spazialità e la scelta di rappresenta-

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re su un unico piano le figure in diversi atteggiamenti sono i soli criteri compositivi. Solo in tempi più recenti la pittura etiopica tradizionale ha acquisito maggiore morbidezza: i soggetti si sono arricchiti di nuove ico-nografie anche profane, la prospettiva, da orizzontale, diventa – forse per influenze indo-persiane – a volo d’uccello, un realismo crescente si fa stra-da, superando in parte il carico simbolico e ieratico che contraddistingueva la pittura nel passato.

Verso la fine dell’Ottocento, con l’introduzione della fotografia in Etiopia, crebbe anche l’esigenza di una ritrattistica più naturalistica e gradualmente più viva, ricca di dettagli, traboccante di vitalità e di fantasia. Ai soggetti sa-cri si affiancano così episodi mitologici e storici, da San Giorgio che uccide il Drago alla Regina di Saba, dagli eserciti egiziani invasori fermati dall’im-peratore etiopico Giovanni IV alle truppe italiane sconfitte da Menelik II ad Adua. Il disegno è conciso e preciso, le campiture di colore più armoniche,

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a pag.50

Una giovane Afar accanto alla sua tenda. Gli Afar, anche denominati Danakil o Dancali, originari della Dancalia, terra fra le più inospitali al mondo, hanno i lineamenti affilati degli arabi, sono allevatori di dromedari, dediti ad una povera pastorizia, all’estrazione e al commercio del sale. (Carla Milone)

Un monaco copto sulla soglia di una chiesa a Lalibela. Le chiese di Lalibela non si innalzano verso il cielo, ma sprofondano nella terra. Capolavoro di intaglio nella roccia, si nascondono ieratiche spesso collegate da passaggi sotterranei. (Anna Dardanelli)

L’immagine di San Giorgio che trafigge il drago in un monastero del Lago Tana. Gli affreschi sulle pareti di queste chiese sono come tessuti, stupefacenti esplosioni di colori. (Anna Dardanelli)

Un pellegrino avvolto nel bianco “shamma”, la tunica tradizionale, prega dinnanzi alla porta di una chiesa a Lalibela. (Anna Dardanelli)

La caratteristica architettura di un villaggio con i “tucul”, le capanne circolari dal tetto in paglia, che punteggia un verdissimo paesaggio dell’altopiano subito dopo la stagione delle piogge. (Salvatore Renis)

un leggero chiaroscuro (forse un prestito dalla tecnica fotografica?) sottolinea alcuni particolari, i dettagli si moltiplicano (ricami a stellette, dischi, pan-neggi e ondulazioni): la pittura etiope racconta la storia e diventa storia.

Essere avvolti dai colori di questi cicli pittorici è un’esperienza profonda e indimenticabile, e uno dei momenti migliori per scegliere di visitare l’Etiopia è quello delle feste tradizionali copte: tutta la traboccante vitalità espressiva dell’arte e della cultura etiope, la carica emotiva e spirituale di un popolo è lì, nei rituali precisi e nelle liturgie commoventi che si dispiegano ad Axum, a Lalibela o nella cornice delle chiese del Lago Tana soprattutto tra gennaio ed aprile.

A nord del Lago Tana, attraversato dal corso del Takazzé che nei millenni ha scavato gole profondissime, dirupi e falesie vertiginose, si sviluppa il complesso territorio del Simien. Questa è l’area montagnosa più importan-

te d’Etiopia e una delle più grandiose scenografie d’Africa. Vi si trovano di-verse cime di 4000 metri e la montagna più alta del paese, il Ras Dashen, che con i suoi 4620 metri è anche la quarta d’Africa, preceduta solo dal Kilimanjaro, dal Monte Kenya e dal Ruwenzori.

Il territorio del Simien è il risultato di un’intensa attività vulcanica con im-pressionanti eruzioni di lava. La fase della glaciazione e, in seguito, il perio-do delle grandi piogge si accanirono su quella superficie di magma indu-rito, disgregandolo, insinuandosi, mordendolo, scavandolo fino a ridurlo ad un intricato intersecarsi di valloni, forre, canyon, tra i quali emergono, come relitti sopravvissuti di lontane ere, fantasmagoriche guglie, monta-gne, ambe e frammenti di piane. I simboli per eccellenza di quest’area montagnosa, santuario naturalistico oggi protetto, sono la volpe del Si-mien, la “volpe rossa”, da alcuni denominata “ sciacallo rosso”, il Walia Ibex, che gli italiani ribattezzarono “stambecco abissino”, e la “scimmia Gelada”,

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scenari danteschi per i mercati e le frescure degli altopiani.

E poi ci sono le terre del sud, dove forse è inizia-to il cammino dell’uomo. Nel territorio delimi-tato dalla fossa tettonica di Galla, che raccoglie le acque di numerosi bacini lacustri e si spinge lungo l’immensa frattura della Rift Valley sino ai laghi Chew Bahir e Turkana, vivono numerose etnie, per lo più classificate come popolazioni di discendenza nilotica. Dalla città di Arba Minch, capoluogo della regione Gamo Gofa, 450 chilo-metri circa a sud della capitale Addis Abeba, si abbandona l’Africa degli altopiani e delle terre coltivate per un’Africa dove la savana si stende a perdita d’occhio, dove l’unica legge e l’unica or-

ganizzazione sono ancora – ma forse per poco – quelle tribali, tramandate nel tempo.

Harar, nel settore orientale, in prossimità del confine con la Somalia, non è Etiopia, è un frammento di terra yemenita incastonata in terra etiope con nell’aria quell’abbandono indolente, tipico della penisola sud-arabica. La cultura musulmana porta con sé la bianca architettura, il canto del muez-zin dai minareti, l’intimità segreta delle case arredate di cuscini dove, pigra-mente, le donne rimangono distese, una certa vanità, il gusto della bellezza e un’attenzione verso quei piaceri che danno al vivere un’apparenza più leggera. Due gli edifici in modo diverso legati alla storia: la residenza di Ras Makonnen, il padre di Ras Tafari divenuto imperatore col nome di Hailé Sellassié e la casa di Arthur Rimbaud. Molti appassionati del viaggio come metafora della vita romantica, si avvicinano ad Harar come pellegrini al tempio. E qui i versi di Rimbaud del celebre “Le Bateau Ivre” vibrano ancora intensi.

Pastorello incontrato sulle montagne del Simien, regione di grandiosi panorami. (Anna Dardanelli)

Originali ed eleganti nella loro semplicità gli ornamenti di questa donna appartenente all’etnia Mursi, che vive

nell’Etiopia meridionale. Le donne Mursi sono famose per il caratteristico piattello labiale di terracotta. (Carla Milone)

La piana di Dallol. I surreali paesaggi e gli incredibili colori della Dancalia. (Carla Milone)

un babbuino dalla macchia rossa sul petto, detto anche “scimmia leone” per la foltissima criniera del maschio.

A nord est invece c’è un’altra Etiopia, quella dura e difficile della Dancalia, un ambiente irreale, apocalittico, fatto di deserti lavici e aree vulcani-che, luogo infernale e metafisico dove ancor oggi si snodano lente le carovane con i dromedari e i loro carichi di sale, che si lasciano alle spalle

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IL TUCANO VIAGGI RICERCA primo operatore in Etiopia

Il Tucano Viaggi Ricerca è stato il primo opera-tore ad organizzare viaggi in Etiopia, destina-zione dalle grandissime potenzialità culturali, etnografiche e naturalistiche. Nel 1984 essendo l’area settentrionale ancora chiusa al turismo, l’organizzazione di Willy Fassio iniziava ad ef-fettuare una serie di sopralluoghi nella regione dei laghi e nell’intatta realtà etnografica della “Valle dell’Omo” sino al lago Turkana, al confine con il Kenya.

Successivamente, con l’apertura al turismo delle regioni del nord e la creazione di strutture ricet-tive, l’Etiopia è diventata una meta sempre più richiesta dal viaggiatore e capace di soddisfare interessi diversi. Da sempre Il Tucano propone un esauriente panorama di viaggi in Etiopia spa-ziando dalle scenografie delle terre del nord alla stupefacente Dancalia sino ai villaggi e alle etnie della regione dei laghi e della valle dell’Omo.

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L’Etiopia è una realtà composita e affascinante, dove la “culla dell’umanità” convive con quella sontuosa, monumentale, di alta spiritualità, testimonia-ta dalle chiese rupestri. È la leggendaria “Terra di Punt”, ricca di ebano, avorio e di quelle misteriose fragranze che i sacerdoti bruciavano all’ombra delle piramidi, crocevia di migrazioni tra le genti arabiche e i popoli dell’A-frica Nera.

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Scorcio di Harar, isola etnica e linguistica dell’est etiopico, quarta città santa del mondo islamico, antico e favoloso emporio di commerci citata nelle cronache dei viaggiatori dell’Ottocento. Qui si respirano già le atmosfere proprie della cultura costiera del Corno d’Africa. (Salvatore Renis)

Dancalia. Carovane in movimento. I dromedari sono ancor oggi utilizzati per il trasporto del sale verso i mercati degli altopiani, ma la loro sopravvivenza è a rischio. Con il nuovo impulso dato dall’attuale governo alla costruzione di strade si presume verranno presto sostituite dai camion. (Christian Le Tily)

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CONVENZIONI

Page 59: IN QUESTO NUMERO - ASSOCIATI ALLA FABI...PLUS MAGAZINE Supplemento a “La voce dei bancari” Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero Redazione e Amministrazione Via

PLUS MAGAZINEPeriodico trimestrale dell’Associazione Fabi Plus per la cultura e il tempo libero

Numero 24 - settembre 2013Reg. presso il tribunale di Torinon. 5919 dell’8/11/2005

Redazione e Amministrazione Via Guarini, 4 – 10123 Torino Tel. 011 5611153 Fax 011 540096 www.fabiplus.org/magazine.html [email protected]

Direttore editoriale Paola Gomiero

Direttore responsabile Mauro Bossola

Caporedattore Pietro Gentile

Segreteria di redazione Milena Lagnese

Photo editor Alessandro Lercara, Cosimo Torraco

Hanno collaborato a questo numero:Benedetta Breveglieri, Dario Migliardi, Barbara Odetto, Giuliana Rebaudo, Mariangela Salvalaggio, Salvatore Taormina, Emanuela Truzzi.

FotografieArchivio Il Tucano, Archivio Stilisti, Archivio Teatro Regio, Archivio Comune di Torino, Archivio Taormina Film Fest, Archivio Mostra Venezia, Archivio Roma Europa Festival, Franco56, Roberto Morzone, Daniele Solavaggione, Salvatore Taormina.

PubblicitàNova Labor Servizi srlVia Guarini, 410123 TorinoTel. 011 5611153Fax 011 540096

Grafica e impaginazioneFantinel Graphic Designers – Torino

StampaGarabello Artegrafica – San Mauro Torinese

La redazione non si assume alcuna respon-sabilità per notizie, foto, marchi, slogan uti-lizzati dagli inserzionisti.Il materiale inviato non viene restituito.È vietata e perseguibile civilmente e penal-mente ai sensi della legge sul diritto d’auto-re ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubbli-citari, senza autorizzazione scritta dell’edi-tore.

In copertinaGeorge Clooney

FABIPLUS SU

24

In questo numero: 2 Copertina 70ª Mostra del cinema di Venezia. L’inossidabile George apre la passerella: fan in delirio

6 Protagonisti Giuseppe Tornatore. La migliore offerta del cinema italiano

10 Protagonisti Raphael Gualazzi: una buona musica suona in qualsiasi lingua

14 Eventi Taormina Film Fest. La kermesse siciliana ricca di ospiti internazionali

16 Tecnofuturo Miguel Angel Gurría. Italia e lavoro, quale futuro?

20 Eventi Ref13: Roma Europa Festival 2013

24 Moda Chiccosissimamente 30 Medicina e salute Prevenzione in rosa. Da IRM check up dedicati all’universo femminile 32 Nuove tecnologie nella chirurgia refrattiva: Femtolasik 36 Chirurgia estetica: una scelta consapevole 38 La salute del piede affidata al professionista

40 Benessere La Kinesiologia per il benessere dell’individuo

42 Recensioni Film, libri, fumetti, mostre, musica, teatri

48 Mappamondo Etiopia: alla scoperta della culla dell’umanità

54 Iniziative associati Convenzioni nazionali

58 Protagonisti Mario Turetta. Una giornata da re: il Polo Reale di Torino

62 Eventi Social Media Week: Torino capitale del digitale

Le rubriche 65 Gusti e piaceri 67 Idee e servizi72 Comunicazione e immagine

70 Protagonisti Margherita Granbassi. Torno in pedana per continuare a sognare

74 Itinerari Torino, secondo noi ...

Le proposte 76 Visite guidate 80 Conferenze e corsi 81 Convenzioni territoriali 83 I luoghi del gusto 84 Le gite 85 Biglietteria

87 Gli esperti rispondono92 La parola ai lettori

Torino: vivere la città

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PLUS MAGAZINE

L’inossidabile Georgeapre la passerella: fan in delirio

IN QUESTO NUMERO:

RUBRICHE: MODA

MEDICINA E SALUTE BENESSERE

RECENSIONIMAPPAMONDO

GUSTI E PIACERIIDEE E SERVIZI

COMUNICAZIONE E IMMAGINETORINO SECONDO NOI

GLI ESPERTI RISPONDONOLA PAROLA AI LETTORI

PROPOSTE: VISITE GUIDATE

CONFERENZE E CORSICONVENZIONI PER GLI ASSOCIATI

GITE – SPETTACOLI

70ª Mostra del cinema di Venezia:

24

Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo liberoPubblicazione trimestrale Numero XXIV- settembre 2013

Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - NO/TORINO N._1/2013

TORINO:

VIVERE LA CITTÀ

GIUSEPPE TORNATORE: LA MIGLIORE OFFERTA DEL CINEMA ITALIANO RAPHAEL GUALAZZI: UNA BUONA MUSICA SUONA IN QUALSIASI LINGUA TAORMINA FILM FEST: LA KERMESSE SICILIANA RICCA DI OSPITI INTERNAZIONALI

MIGUEL ANGEL GURRIA: ITALIA E LAVORO, QUALE FUTURO? REF13: ROMA EUROPA FESTIVAL 2013 MARIO TURETTA: UNA GIORNATA DA RE SOCIAL MEDIA WEEK: TORINO CAPITALE DEL DIGITALE

MARGHERITA GRANBASSI: TORNO IN PEDANA PER CONTINUARE A SOGNARE


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