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In Questo umero CISV’informa, anno 13 Luci di speranza per ... · muoversi con accortezza e con...

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Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012 In Questo umero In Questo umero In Questo umero CISV’informa, anno 13 CISV’informa, anno 13 CISV’informa, anno 13 Con questo numero inizia un nuovo anno so- ciale raccontato da CISV’informa: ci porterà fortuna il tredici? Sarà ancora un anno complicato, difficile per il nostro paese che si avvia alla doppia sca- denza della legislatura e della Presidenza della Repubblica, in un clima denso di inco- gnite e di preoccupazioni, a maggior ragione se si considera lo spettacolo indecoroso of- ferto da una parte non trascurabile della clas- se politica, che ha ben meritato (purtroppo) l’epiteto di casta: assiste imbelle ed indiffe- rente al progressivo declino del paese men- tre, per contro, ostenta inesauribili e spesso sordidi appetiti verso privilegi e lussi sfaccia- ti, pagati con denaro pubblico. Sarà un anno difficile per la nostra città che si trova ad affrontare, più di altri distretti del paese, la crisi gravissima della sua più im- portante industria. Il tanto celebrato Mar- chionne alla fine ha gettato la maschera: il progetto “Fabbrica Italia”, da 20 miliardi di in- vestimenti, non si farà. Il Sergio nazionale sarà pure un genio della finanza, ma come poteva pensare solo due anni fa, con una cri- si nerissima, e senza nuovi modelli negli strategici segmenti di mercato C e soprattut- to B, che l’Italia avrebbe potuto assorbire una produzione doppia, equivalente alla strabi- liante cifra di 1.400.000 automobili all’anno? Con ogni evidenza quel piano era una carota da utilizzare per convincere i lavoratori ad accettare il bastone di condizioni più gravose e minori diritti, come poi in effetti è avvenuto a valle del SI ai referendum di Pomigliano e Mirafiori. Si è fatto credere all’opinione pub- blica che i problemi della Fiat dipendessero da pause troppo lunghe o da elevato assen- teismo, come se il nocciolo della questione si potesse ricondurre al produrre di più. Un ve- ro controsenso per stabilimenti dove già allo- ra gli operai passavano più tempo in cassa che alla catena di montaggio, una strategia irragionevole dato il contesto precario di mol- te famiglie, che certo non potevano pensare al cambio della vettura come ad una priorità. Invece il problema non può essere quello di continuare a costruire sempre più automobili di qualità mediocre. Piuttosto bisognerebbe produrne di meno ma più sicure, più rispetto- se dell’ambiente, più economiche nel consu- mo dei carburanti, tutti aspetti sui quali, a- vendo dirottato l’innovazione oltre-oceano, l’azienda italiana ha accumulato un conside- revole ritardo rispetto ai competitori. Se la chiusura di Mirafiori si dovesse mai concre- tizzare, rappresenterebbe una mazzata mici- diale per il nostro tessuto economico e socia- le, soprattutto per via della distruzione di un patrimonio incalcolabile di competenze e sa- peri, stratificato nel territorio torinese in più di cento anni. Fa anche un certo effetto pensa- re i responsabili di simili disastri “premiati” con retribuzioni dell’ordine di diversi milioni di euro all’anno; compensi che, a rigor di logica, presupporrebbero piuttosto un valore aggiun- to del loro lavoro, in benessere e utilità socia- le, addirittura cento o mille volte più grande di quello del lavoro di un comune operaio o impiegato. Sarà un anno difficile anche per la CISV che, come sappiamo, ha messo in pista una serie di mosse per fronteggiare la riduzione di ri- sorse, attesa dal bilancio preventivo, e dovrà muoversi con accortezza e con il massimo sforzo dei soci per limitare i danni. Ma nonostante tutte queste situazioni di diffi- coltà, non dobbiamo abbandonare la speran- za. Le belle notizie ci sono, ogni giorno: ba- sta volerle cercare. Cito alcuni piccoli esem- pi che leggo mentre scrivo questo pezzo: Il settore delle produzioni biologiche è in a- scesa costante da anni e ha fatto registrare un importante +6.1% di incremento nel primo semestre del 2012. Segno che, nonostante la crisi, aumenta una consapevolezza sull’importanza dei cibi genuini per la propria salute ma anche per il rispetto del territorio, in molte zone già devastato da pesticidi e fer- tilizzanti chimici. Altra notizia: la Shell ha fermato per quest’anno le trivellazioni nel mare Artico. E’ un successo da attribuire principalmente a Greepeace che con i suoi attivisti ha occupato una piattaforma petroli- fera e ha raccolto più di due milioni di firme a favore della petizione “Save the Arctic”. E’ anche il segno che l’indignazione e la mobili- tazione popolare (e dei consumatori!) posso- no essere molto efficaci, se ben organizzate. Ancora buone notizie: la madre di Vittorio Ar- rigoni, il militante pacifista ucciso a Gaza City il 15 aprile 2011, ha chiesto che agli assassi- ni del figlio non venisse inflitta la pena di morte, nonostante la legge palestinese la prevedesse per un simile delitto. Un bel mo- do per onorare il motto “Restiamo umani” che era diventato regola di vita per il com- pianto Vittorio. Infine, tra le belle notizie vo- gliamo ricordare le tante nascite di bambini (ved. Pag. 9) che hanno allietato la CISV nell’ultimo periodo. Quale miglior segno di speranza di un bimbo che nasce? Figuriamo- ci poi quando i bimbi sono 2...34...! Paolo Martella 2 L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE CONGOLESE JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN MPALIZA MPALIZA MPALIZA MPALIZA MPALIZA MPALIZA MPALIZA MPALIZA L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia Reggio Reggio Reggio Reggio Reggio Reggio Reggio Reggio- Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la Bruxelles per la pace in Congo pace in Congo pace in Congo pace in Congo pace in Congo pace in Congo pace in Congo pace in Congo 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E BALDUCCI E TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO TUROLDO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO 20 ANNI DOPO A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? A che punto è la notte? 6 QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ QUI BRASILE: CEARA’ L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in L’inizio del cammino in un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e un semiarido dolce e amaro amaro amaro amaro amaro amaro amaro amaro 5 APE APE APE APE APE APE APE APE APE APE APE APE MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA MAYA Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo mondo 4 SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL GUINEA E SENEGAL La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare alimentare
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Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio Luci di speranza per navigare nel buio

Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

In Questo umeroIn Questo umeroIn Questo umero CISV’informa, anno 13CISV’informa, anno 13CISV’informa, anno 13

Con questo numero inizia un nuovo anno so-ciale raccontato da CISV’informa: ci porterà fortuna il tredici? Sarà ancora un anno complicato, difficile per il nostro paese che si avvia alla doppia sca-denza della legislatura e della Presidenza della Repubblica, in un clima denso di inco-gnite e di preoccupazioni, a maggior ragione se si considera lo spettacolo indecoroso of-ferto da una parte non trascurabile della clas-se politica, che ha ben meritato (purtroppo) l’epiteto di casta: assiste imbelle ed indiffe-rente al progressivo declino del paese men-tre, per contro, ostenta inesauribili e spesso sordidi appetiti verso privilegi e lussi sfaccia-ti, pagati con denaro pubblico. Sarà un anno difficile per la nostra città che si trova ad affrontare, più di altri distretti del paese, la crisi gravissima della sua più im-portante industria. Il tanto celebrato Mar-chionne alla fine ha gettato la maschera: il progetto “Fabbrica Italia”, da 20 miliardi di in-vestimenti, non si farà. Il Sergio nazionale sarà pure un genio della finanza, ma come poteva pensare solo due anni fa, con una cri-si nerissima, e senza nuovi modelli negli strategici segmenti di mercato C e soprattut-to B, che l’Italia avrebbe potuto assorbire una produzione doppia, equivalente alla strabi-liante cifra di 1.400.000 automobili all’anno? Con ogni evidenza quel piano era una carota da utilizzare per convincere i lavoratori ad accettare il bastone di condizioni più gravose e minori diritti, come poi in effetti è avvenuto a valle del SI ai referendum di Pomigliano e Mirafiori. Si è fatto credere all’opinione pub-blica che i problemi della Fiat dipendessero da pause troppo lunghe o da elevato assen-teismo, come se il nocciolo della questione si potesse ricondurre al produrre di più. Un ve-ro controsenso per stabilimenti dove già allo-ra gli operai passavano più tempo in cassa che alla catena di montaggio, una strategia irragionevole dato il contesto precario di mol-te famiglie, che certo non potevano pensare al cambio della vettura come ad una priorità. Invece il problema non può essere quello di continuare a costruire sempre più automobili di qualità mediocre. Piuttosto bisognerebbe produrne di meno ma più sicure, più rispetto-se dell’ambiente, più economiche nel consu-mo dei carburanti, tutti aspetti sui quali, a-vendo dirottato l’innovazione oltre-oceano, l’azienda italiana ha accumulato un conside-revole ritardo rispetto ai competitori. Se la chiusura di Mirafiori si dovesse mai concre-tizzare, rappresenterebbe una mazzata mici-

diale per il nostro tessuto economico e socia-le, soprattutto per via della distruzione di un patrimonio incalcolabile di competenze e sa-peri, stratificato nel territorio torinese in più di cento anni. Fa anche un certo effetto pensa-re i responsabili di simili disastri “premiati” con retribuzioni dell’ordine di diversi milioni di euro all’anno; compensi che, a rigor di logica, presupporrebbero piuttosto un valore aggiun-to del loro lavoro, in benessere e utilità socia-le, addirittura cento o mille volte più grande di quello del lavoro di un comune operaio o impiegato. Sarà un anno difficile anche per la CISV che, come sappiamo, ha messo in pista una serie di mosse per fronteggiare la riduzione di ri-sorse, attesa dal bilancio preventivo, e dovrà muoversi con accortezza e con il massimo sforzo dei soci per limitare i danni. Ma nonostante tutte queste situazioni di diffi-coltà, non dobbiamo abbandonare la speran-za. Le belle notizie ci sono, ogni giorno: ba-sta volerle cercare. Cito alcuni piccoli esem-pi che leggo mentre scrivo questo pezzo: Il settore delle produzioni biologiche è in a-scesa costante da anni e ha fatto registrare un importante +6.1% di incremento nel primo semestre del 2012. Segno che, nonostante la crisi, aumenta una consapevolezza sull’importanza dei cibi genuini per la propria salute ma anche per il rispetto del territorio, in molte zone già devastato da pesticidi e fer-tilizzanti chimici. Altra notizia: la Shell ha fermato per quest’anno le trivellazioni nel mare Artico. E’ un successo da attribuire principalmente a Greepeace che con i suoi attivisti ha occupato una piattaforma petroli-fera e ha raccolto più di due milioni di firme a favore della petizione “Save the Arctic”. E’ anche il segno che l’indignazione e la mobili-tazione popolare (e dei consumatori!) posso-no essere molto efficaci, se ben organizzate. Ancora buone notizie: la madre di Vittorio Ar-rigoni, il militante pacifista ucciso a Gaza City il 15 aprile 2011, ha chiesto che agli assassi-ni del figlio non venisse inflitta la pena di morte, nonostante la legge palestinese la prevedesse per un simile delitto. Un bel mo-do per onorare il motto “Restiamo umani” che era diventato regola di vita per il com-pianto Vittorio. Infine, tra le belle notizie vo-gliamo ricordare le tante nascite di bambini (ved. Pag. 9) che hanno allietato la CISV nell’ultimo periodo. Quale miglior segno di speranza di un bimbo che nasce? Figuriamo-ci poi quando i bimbi sono 2...3A4...!

Paolo Martella

222222222222 L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL L’IMPRESA DEL

CONGOLESECONGOLESECONGOLESECONGOLESECONGOLESECONGOLESECONGOLESECONGOLESE JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN JOHN

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L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una L’onore di ospitare una

tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia tappa della marcia

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pace in Congopace in Congopace in Congopace in Congopace in Congopace in Congopace in Congopace in Congo

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20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO20 ANNI DOPO

A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?

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Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del Sfida in Ape alla fine del

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444444444444 SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL: SOS SAHEL:

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La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce La crisi acuisce

l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza l’insicurezza

alimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentarealimentare

John ti guarda negli occhi e ti dice: "ho

deciso di mettermi in prima persona con

quello che ho - il mio corpo - Camminerò per milleseicento chilometri, per

chiedere che termini la guerra nel Congo"

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Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

L’impresa del congolese JohnMpalizaL’impresa del congolese JohnMpalizaL’impresa del congolese JohnMpaliza

L’onore di ospitare una tappa della marcia L’onore di ospitare una tappa della marcia L’onore di ospitare una tappa della marcia L’onore di ospitare una tappa della marcia ReggioReggioReggioReggio----Bruxelles per la pace in Congo Bruxelles per la pace in Congo Bruxelles per la pace in Congo Bruxelles per la pace in Congo

i ragazzi arrivano in 13, su due mezzi

sgangherati, invadendo la

Fraternità di zaini, scarpe, sorrisi,

domande. Hanno bisogno di una

doccia, ghiaccio e pronto soccorso (John si è appena

ferito un dito), prese elettriche per

ricaricare cellulari e computer, un posto tranquillo per i due bimbi che viaggiano

con loro

7 agosto, il telefono della Fraternità di Reaglie squilla nell'edificio semivuoto. E' un certo Anastasio, amico dei mitici Fornero, che ci chiede se possiamo ospitare un congolese in marcia da Reggio Emilia a Bruxelles, dove terrà un piccolo discorso al Parlamento Europeo per denunciare la guerra dimenticata in Congo. Possiamo? Certo, che possiamo! Prepariamo le stanze in attesa di otto ospiti che camminano con John, puliamo, faccia-mo la spesa, apparecchiamo una bella tavo-lata sulla terrazza estiva, fantasticando sulla visita che ci attende. Ma la realtà è ben oltre le nostre fantasie: i ragazzi arrivano in 13, su due mezzi sgangherati, invadendo la Frater-nità di zaini, scarpe, sorrisi, domande. Han-no bisogno di una doccia, ghiaccio e pronto soccorso (John si è appena ferito un dito), prese elettriche per ricaricare cellulari e com-puter, un posto tranquillo per i due bimbi che viaggiano con loro. Per due giorni interi io, Stefano e Max ri-spondiamo, chiediamo, accompagniamo, spieghiamo, serviamo, puliamo, cuciniamo. Alla fine di queste 48 ore siamo stanchi, sfi-niti, ci guardiamo in apnea come fossimo vis-suti in una bolla spazio-temporale, ripensan-do alle parole e alla vita di John. John Mpaliza Balagiz è un congolese sorri-dente e carismatico, viaggia con questa trup-pa di amici trovati sulla strada, che cammi-

nano ciascuno per le sue ragioni, ciascuno per i km che si sente di fare. John viaggia per incontrare persone e rac-contare loro il dramma del Congo, il suo pae-se. E' stato da Pisapia a Milano, al Sereno Regis qui a Torino, attraverserà a piedi le Al-pi, la Svizzera, la Francia, la Germania, il Lussemburgo, l’Olanda, il Belgio. Con ancora più passione lo racconterà a Bruxelles, dove lo aspetta una commissione del Parlamento Europeo. Troppe violenze, troppe umiliazioni, troppa guerra dal 1998 stanno dilaniando il Congo: sei milioni di morti e una catena di violenze dettata dalle regole del mercato internazionale sono il pa-ne quotidiano di chi, come John, ha lì il cuo-re. Non è un potente, non è un politico, né un di-plomatico. E' un coraggioso tecnico informa-tico che ti guarda negli occhi e ti dice: "ho deciso di mettermi in prima persona con quello che ho - il mio corpo –. Camminerò per milleseicento chilometri, per chiedere che termini la guerra nel Congo". Ci ha salutato come un fratello e ha ripreso il cammino verso la Val Susa. Per noi è stato un onore ospitarlo e replicare a gran voce il suo messaggio.

Per info: http://www.peacewalkingman.org/

Sara Colombo

Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

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La marcia su

alcune testate nazionali

La marcia su

alcune testate nazionali

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Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

La crisi acuisce l’insicurezza alimentare La crisi acuisce l’insicurezza alimentare La crisi acuisce l’insicurezza alimentare La crisi acuisce l’insicurezza alimentare Dopo i pezzi del numero di Luglio che hanno ben fotografato le diffici-li realtà in cui operano i nostri vo-lontari in Mali e Niger, la carrellata continua in questo numero con due testimonianze da Guinea e Senegal.

Guinea “Se qualcuno ti lava la schiena, tu i-nizia a lavarti la pancia” Con queste parole è iniziata la nostra espe-rienza in Guinea; poco più di un mese per cercare di “capire” come funziona un paese il cui Indice di Sviluppo Umano è uno dei più bassi dell’Africa, dove, e speriamo che il fu-turo non ci contraddica, abbiamo incontrato una delle più intense e potenti forme di col-laborazione tra ONG, partners locali e benefi-ciari. Lo stesso proverbio con cui il Direttore dell’Agricoltura del Governatorato di Kankan ha inaugurato l’Assemblea generale della storica organizzazione contadina FUMA, par-tner del consorzio in Haute Guinèe dal 2006, descrive alla perfezione le modalità di inter-vento attuato dal progetto di Sicurezza ali-mentare grazie ad un co-finanziamento eu-ropeo. Nessuno resta con le mani in mano, nemmeno, a volte, di fronte alla fatica quotidiana di reagire a situazioni che hanno le loro origini molto lontane da questa prefettura africana. L'agricoltura si basa su piccole aziende agri-cole famigliari e la maggior parte della produ-zione alimentare viene utilizzato per il consu-mo famigliare, solo il 10-15 % è commercia-lizzato. La forza lavoro operante nel settore agricolo rappresenta oltre il 54% ed è a pre-dominanza femminile. Indicatori di povertà per regione mostrano che la Alta Guinea re-sta una delle più povere. La crisi in atto acuisce le principali cau-

se dell’insicurezza alimentare in questa zona che sono: 1. i periodi di accesso limitato alle derrate ali-mentari (periodo di soudure tra due raccolti, da giugno ad agosto); 2. la mancanza di un sistema di gestione dell’acqua che impedisce di contribuire in modo significativo all'aumento della produ-zione agricola e al reddito; 3. il difficile accesso alle risorse finanziarie per i produttori che non avendo i mezzi eco-nomici per avviare la campagna agricola e data la scarsità di offerta finanziaria nella zo-na, sono costretti ad indebitarsi presso i commercianti/usurai che recuperano il loro credito alla fine della campagna. Questa pra-tica costringe il produttore a vendere una buona parte del suo raccolto per rimborsare il credito ricevuto e per far fronte alle altre spese familiari ricorrenti (spese scolastiche, abbigliamento per la stagione invernale – da novembre a febbraio - spese sociali legate al-le festività religiose) che si concentrano giu-sto a ridosso del periodo della raccolta. Il tasso d’interesse a volte puo’ arrivare al 100-% o 150% 4. la scarsa opportunità di conservare e tra-sformare i prodotti agricoli nelle vicinanze delle zone di produzione dovuta alla mancan-za di infrastrutture adeguate, di macchinari e di competenze da parte delle donne, social-mente incaricate di svolgere questo tipo di o-perazioni (étuvage del riso e essiccamento dei prodotti orticoli).

Valentina Dal Lago Coordinatrice del progetto Sécurité Alimentaire UE DCI FOOD 258-816

-> continua a pag 5

La pratica di indebitarsi presso usurai costringe il

produttore a vendere una buona parte del

suo raccolto per rimborsare il credito

ricevuto e per far fronte alle altre spese familiari ricorrenti che si

concentrano giusto a ridosso del periodo

della raccolta. Il tasso d’interesse a volte puo’ arrivare al

100% o 150%

SOS Sahel: Guinea e SenegalSOS Sahel: Guinea e SenegalSOS Sahel: Guinea e Senegal

Redazione

Paolo Martella

I contributi di informazione, riflessione e critica, così come foto e disegni, sono sem-pre graditi. Possono essere lasciati al CISV o spediti tramite e-mail agli indirizzi:

[email protected] [email protected]

Il prossimo numero verrà chiuso in re-dazione nella 1a set-timana di novembre

5555

Il 19 luglio, prima della partenza, si è svolto un aperitivo di presentazione del viaggio e del progetto CISV presso la terrazza del Basic Village di Torino, dove tra asta benefica, musica e chiacchiere la serata è passata in modo utile e piacevole. Ora aspettiamo un evento di racconto, che sicuramente si terrà nei prossimi mesi, dove potremo ascoltare parole, guardare immagini, vivere emozioni guatemalteche insieme ai ragazzi del Taurinorum Travel Team.

Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

Sfida in APE alla fine Sfida in APE alla fine Sfida in APE alla fine Sfida in APE alla fine del mondodel mondodel mondodel mondo

ApeMaya ApeMaya ApeMaya -> segue da pag 4 Senegal. Con la sua calma saheliana e il suo grande mercato crocevia di etnie e tradizioni, la città di Louga rappresenta una chiara sinte-si della situazione di crisi che ha colpito il nord del Senegal: prezzi dei cereali saliti vertiginosamente, disponibilità di pro-dotti alimentari ridotta, costo del mangi-me per gli animali elevato e, come prin-cipale conseguenza, un’insicurezza ali-mentare che raggiunge 800.000 perso-ne. In questa cittadina, nella quale CISV opera dal 1988 a fianco delle organizzazioni di con-tadini e della società civile senegalese, gli abitanti toccano con mano gli effetti del-la crisi. La produzione di cereali è diminuita del 36% rispetto all’anno passato, il prezzo del riso è aumentato del 25%, e l ’ i m p o s s i b i l i t à d i a s s i c u r a r e un’alimentazione sufficiente colpisce un numero crescente di famiglie sia in zona urbana che rurale. Ma al di là delle statistiche, basta discutere con le persone per capire che la situazione impone un intervento rapido per evitare conseguenze ancora più gravi. Malick, che produce arachidi nei suoi 3 ettari di terreno nel villaggio di Kelle Gueye, a 10 km da Lou-ga, è uno dei tanti piccoli produttori che san-no bene che in una zona pre-desertica come Louga, dove si lotta quotidianamente per ot-tenere acqua, sementi e mangimi, è necessa-rio mettere insieme gli sforzi di tutti per evita-re un peggioramento della situazione di vulne-rabilità della popolazione. Per questo CISV e le organizzazioni di base continuano nel loro impegno per garantire che i piccoli contadini del nord del Senegal siano in grado di fornire prodotti sufficienti e di qua-lità alle popolazioni, una sfida ancora più ur-gente nel momento in cui l’insicurezza alimen-tare colpisce tutta la fascia saheliana.

Simone Pettorruso Già coordinatore CISV in Senegal

Per CISV l'estate 2012 è stata un'estate g u a t e m a l t e c a . P e r c h è ? Per merito del Taurinorum Travel Team, gruppo di tre ragazzi torinesi sempre in cer-ca di avventura e solidarietà, che hanno coinvolto CISV in occasione del loro nuovo viaggio: sono partiti il 4 agosto da Merida su una piccola Ape Piaggio a tre posti con destinazione Cichen Itzà, in Messico, per un viaggio off limits di oltre 3000 chilometri attraverso l'America Centrale dei Maya. Come da programma hanno attraversato Colombia, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Belize e infine Mes-sico, fermandosi anche a Nebaj, dove l'é-quipe CISV guatemalteca e le donne Ixiles li hanno accolti con feste e sfilate, rivendi-cando a gran voce la dignità femminile in un paese dove le donne sono discriminate e violentate con una facilità disarmante. Il Taurinorum Travel Team viaggia per so-stenere il progetto CISV a Nebaj, che offre supporto legale, medico e psicologico nella "Defensoria de la Mujer", struttura di acco-glienza delle donne vittime di violenza che trovano il coraggio di reagire e contrastare la mentalità dominante. Al termine del viag-gio l'Ape verrà regalata all'équipe CISV per avviare una cooperativa di trasporto pubbli-co nel Municipio di Nebaj che assicuri sicu-rezza alle donne ixiles.

Il 19 luglio, prima della partenza, si è svolto un aperitivo di presentazione del viaggio e del progetto CISV presso la terrazza del Basic Village di Torino, dove tra asta bene-fica, musica e chiacchiere la serata è pas-sata in modo utile e piacevole. Ora aspet-tiamo un evento di racconto, che sicura-mente si terrà nei prossimi mesi, dove po-tremo ascoltare parole, guardare immagini, vivere emozioni guatemalteche insieme ai ragazzi del Taurinorum Travel Team.

Sara Colombo

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“Arriverà un nuovo giorno Un nuovo cielo, una nuova terra,

un nuovo mare, e in questo giorno, gli oppressi

insieme canteranno” Irá chegar”, Zé Vicente, cantante e

poeta cearense. Dopo 3 anni di avvicinamento alla realtà e di costruzione di una relazione di fiducia con il nostro partner, la Caritas Diocesana di Cra-teús (CDC), CISV inizia finalmente il suo cammino insieme al gruppo di pescatori e pescatrici della Colonia Z39, nel semiarido dei sertões di Crateús/Inhamuns nel nordest del Brasile (stato di Cearà). Il semiarido dei sertões di Crateús/Inhamuns è una delle a-ree più desolate dell’emisfero sud del mon-do e si presenta come un luogo estrema-mente ostile: una vegetazione bassa e sec-ca - la Caatinga -, che nella lingua indigena Tupi-guarani significa foresta bianca, e una terra polverosa, bruciata da un sole che qui è simbolo di vita ma anche di morte. Si tratta di un´ostilità accentuata da un modello di sviluppo agricolo fondato sui principi della ri-voluzione verde. Un modello orientato alla produttività e per questo promotore di mono-colture, uso intensivo di fertilizzanti e prodot-ti chimici e grandi sistemi di irrigazione. Con questo tipo di pratiche e politiche si è inten-sificato il processo di salinizzazione del suo-lo ed accelerato i fenomeni di desertificazio-ne in un ecosistema già molto fragile. La polvere della strada ricopre la carcassa di una mucca morta ed in cielo si vede un avvoltoio, mentre un agricoltore in sella ad una bicicletta torna a casa con la pelle bru-ciata dal sole, pronto a consumare un piatto di riso e fagioli. Questa è un’immagine tipi-camente nordestina. È qui che l’intenso pro-cesso di desertificazione e la difficile convi-venza con le siccità prolungate rendono la vita della popola-zione del Cearà strettamente di-pendente da una natura così dolce e così amara, e tanto malinconi-camente cantata dalla cultura mu-sicale nordesti-na: “che bracie-re, che fornace, nemmeno una sola pianta, per mancanza di ac-qua ho perso il mio bestiame, é morto di sete il mio cavallo” (Asa

Branca”, Luiz Gonzaga e Humberto Teixei-ra, compositori popolari nordestini). Ma il sertão non é solo questo. E’ la terra madre del Mandacaru, uno splendido fiore di cactus che si chiude per sfuggire al sole e sboccia solo di notte. Nasconde un gioiello che si rivela solo al chiaro di luna: il fiore della pianta di Cactus nel sertão della vita. “Ha il fiore, e ha il frutto, una bellezza unica che c`è sempre, sia d`inverno sia d`estate, porta l`ombra e la speranza di cambiamen-to, ed è un segno del fatto che la terra ha ancora un cuore” (Angelo, compositore eu-ropeo che passò un período come volonta-rio nella diocesi di Crateus). Così come il fiore si nasconde e si mimetiz-za nella vegetazione secca, allo stesso mo-do il sertão semiarido, dietro un’apparenza che si presenta così dura e ostile, nasconde ricchezze incommensurabili dal punto di vi-sta naturale e culturale. È ricchissimo in bio-diversità, ed il Ceará é patria dello humor brasiliano, di danze tradizionali come la qua-drilha junina e il forró, del poema popolare, e di produzioni artigianali come la lavorazio-ne del cuoio. In questo contesto sono sorte esperienze ri-voluzionarie e dettate dal profondo e visce-rale amore per il popolo, come quella di Don Fragoso. Vescovo della città di Crateús per 34 anni (1964-1998). Don Fragoso ha dato vita ad un movimento di partecipazione e protagonismo degli “ultimi sociali” secondo i principi della Teologia della Liberazione. Tutto ciò nell’ottica di offrire ai più poveri ed emarginati la possibilità di liberarsi rompen-do le catene dell’oppressione e conquistare così la propria dignità umana. Questo movi-mento si diffuse nello stato intero, e non so-lo, promuovendo i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cri-stiano.

-> continua a pag 7

L’inizio del cammino ... L’inizio del cammino ... L’inizio del cammino ... L’inizio del cammino ...

Don Fragoso. Vescovo della città di Crateús per 34

anni (1964-1998) ha dato vita ad un movimento di

partecipazione e protagonismo degli

“ultimi sociali” secondo i principi

della Teologia della Liberazione

Qui Brasile: CearàQui Brasile: CearàQui Brasile: Cearà

Dopo 3 anni di avvicinamento alla

realtà e di costruzione di una relazione di fiducia

con il nostro partner, la Caritas Diocesana

di Crateús (CDC), CISV inizia

finalmente il suo cammino insieme al gruppo di pescatori e

pescatrici della Colonia Z39, nel semiarido dei

sertões di Crateús/Inhamuns nel

nordest del Brasile (stato di Cearà)

Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

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Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

-> segue da pag 6 Prese così forma l’idea di una chiesa rivolu-zionaria totalmente dedita alla causa del po-polo, ma per questo considerata sovversiva dalle parti più conservatrici della società. Ma, come le parole di Don Fragoso riassu-mono efficacemente, “sovversiva era la real-tà che stavamo denunciando”. Era, infatti, il periodo della dittatura in Brasile (1964-1985) e Fragoso, come tutti i componenti del grup-po denominato dei ”vescovi rossi”, fu perse-guitato e più volte minacciato proprio a cau-sa della sua lotta per i diritti degli esclusi. Figlia di queste coinvolgenti esperienze, la Caritas Diocesana di Crateus cerca di dare continuità all’eredità lasciata da questo movi-mento per la vita, impegnandosi da 7 anni a fianco dei gruppi più svantaggiati e emargi-nati del territorio, utilizzando un approccio di educazione e formazione come pratica della libertà, capace di trasformare la realtà. CISV ha deciso di conoscere ed accompagnare questo percorso, intraprendendo un progetto insieme alla Caritas ed ai pescatori/pescatrici di acqua dolce della Colonia Z39 perché, riprendendo le parole di Paulo Freire,

“nessuno libera nessuno, nessuno si libera da so-lo: gli uomini si liberano nella comunione”. I pescatori/pescatrici rap-presentano veramente gli ultimi sociali e gli e-marginati in un territorio così complesso dal pun-to di vista economico, politico, sociale e am-bientale. Sono all’incirca 300 i soci della Colonia Z39, distribuiti in 6 muni-c ip i de l ter r i tor io (Crateús, Nova Russas, Ipaporanga, Tamboril, Independencia e Catun-

da). La pesca è un’attività dura, molti lancia-no le reti durante la notte e altri pescano sot-to il sole cocente del sertão, chi con la cano-a, chi con la camera ad aria del pneumatico. La Colonia Z39 è una associazione di rap-presentanza dei pescatori e pescatrici che permette loro di avere accesso a benefici e politiche pubbliche istituite durante il governo Lula. Ma, trattandosi di un gruppo storica-mente emarginato, con una capacità di par-tecipazione e analisi critica della realtà anco-ra piuttosto carenti, nella colonia è ancora insufficiente il livello di organizzazione popo-lare. Ciò inasprisce la loro condizione di e-marginazione, con una conseguente difficol-tà di dialogo e collaborazione con le autorità ed i servizi pubblici e con una forte dipen-denza da intermediari per la commercializza-zione; ciò ha ovvie ripercussioni sul prezzo di vendita del prodotto. Ne è un chiaro esempio l`umiliazione a cui sono spesso sottoposti i pescatori e le pescatrici della Colonia Z39, come le parole di Soccorro, pescatrice 55en-ne di Crateús, tristemente comunicano: “durante l’incontro con un rappresentante del Ministero del Lavoro ci hanno accusato di non essere pescatrici, e di non avere quindi diritto al sussidio durante il periodo di divieto di pesca, perchè non avevamo la pelle ab-bastanza bruciata dal sole e eravamo troppo ben vestite”. Queste sono le condizioni di lavoro e di vita degli “ultimi sociali” nel semiarido di Crateús/ Inhamuns: CISV e CDC vogliono accompa-gnare questo gruppo verso una maggiore mobilitazione ed organizzazione popolare, per l’autonomia, a favore della vita.

Lalita Kraus Volontaria CISV

Coordinatrice territorio Cearà

José Marques de Sousa Neto Coordinatore CISV Brasile

… in un semiarido dolce e amaro … in un semiarido dolce e amaro … in un semiarido dolce e amaro … in un semiarido dolce e amaro Figlia di queste coinvolgenti esperienze, la Caritas Diocesana di Crateus cerca di dare continuità all’eredità lasciata da questo movimento per la vita, impegnandosi da 7 anni a fianco dei gruppi più svantaggiati ed emarginati del territorio, utilizzando un approccio di educazione e formazione come pratica della libertà, capace di trasformare la realtà

Queste sono le condizioni di lavoro e di vita degli “ultimi sociali” nel semiarido di Crateús/ Inhamuns: CISV e CDC vogliono accompagnare questo gruppo verso una maggiore mobilitazione ed organizzazione popolare, per l’autonomia, a favore della vita

A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte?A che punto è la notte? “La speranza non è un ottimismo ingenuo, ma nasce dalla relazione con persone che vivono con impegno la loro vita”. ( Balducci) “La speranza è “resistenza” ( Turoldo) Sono queste le risposte all'interrogativo del titolo, che ci siamo portati a casa dopo aver partecipato alla “tre giorni” che celebrava la “Giornata del creato 2012” attingendo al pen-siero dei due grandi maestri Ernesto Balduc-ci e David Maria Turoldo, della cui morte ri-corre quest'anno il ventennale. I numerosi filmati ci hanno fatto rivivere la veemenza della loro predicazione che, con il tuonare delle loro voci, rendeva esplicita la fondatezza della loro intima convinzione e l'imperativo interiore che li spingeva a diffon-dere il più possibile quelle visioni profetiche ancora così attuali oggi, anche se furono molto contrastati da vivi. Veramente commovente lo spezzone che ritraeva l'abbraccio del Cardinal Martini che, quando consegnò a Turoldo il premio Lazza-ti, gli chiese scusa per quanto la Chiesa lo aveva fatto soffrire! Durante la preparazione di questo evento, ci si era chiesto: “Perchè parlare di Balducci e Turoldo?” Tutti concordavano che non dove-va essere una “memoria”, un andare nostal-gicamente a un passato per trovare delle ri-sposte già confezionate ai nostri interrogati-vi , bensì un “ripassare” i loro pensieri e i loro messaggi per comprendere come i due ave-vano affrontato i problemi del loro tempo e trarne spunti su come possiamo comportarci noi davanti alla crisi odierna. Le relazioni densissime del Prof. Mancini, della Prof. ssa Maraviglia, del teologo Gianni-no Piana ci hanno senz'altro aiutato a coglie-re come un credente debba sempre educarsi ed educare alla capacità di comprendere le ambivalenze positive e negative delle situa-zioni in cui si trova; come l'uomo di fede non debba mai negare all'umanità la possibilità di migliorare, ma anzi debba lavorare perchè quell'”uomo inedito” che si nasconde in noi, possa trovare le condizioni per manifestarsi pienamente. Ma ci hanno anche fatto concludere che quella rivoluzione antropologica indicata dai due come indispensabile per la sopravviven-za stessa dell'umanità; quel passaggio da una “cultura della violenza” a una “cultura di pace”, premessa indispensabile per ogni altro cambiamento dei nostri stili di vita, che non possiamo più rinviare; quella “resistenza” al consumismo, allo spreco e allo sfruttamen-to della natura, atteggiamento dovuto verso le generazioni future: in realtà sono strade che abbiamo appena appena imboccato con titubanza, con la disponibilità a compromessi e quindi dai frutti non ancora visibili. Le testimonianze di Mons Luigi Bettazzi, di Anna Maria Turoldo, nipote di padre David e

di Luigi Ciotti hanno reso ancora più familiari e “presenti” I due grandi maestri. Ci siamo congedati con l'impegno di pubbli-care gli Atti di questa tre giorni, così anche chi è interessato ma non ha potuto parteci-pare, potrà conoscere in modo completo le relazioni e le testimonianza presentate.

Rosina Rondelli

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Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

Balducci e Turoldo 20 anni dopoBalducci e Turoldo 20 anni dopoBalducci e Turoldo 20 anni dopo

Il 22 luglio di nove anni fa il fondatore della CISV Don Giuseppe Riva, concludeva la sua esistenza terrena. Come è naturale, nei giorni vicini alla data dell'anniversario, il ricordo della sua figura, della sua dolcezza e sag-gezza si fa più presente, Viene anche spon-taneo riprendere in mano i suoi scritti, le let-tere circolari che inviava alle Missionarie di Villa Grazia, gli appunti sparsi per preparare omelie e interventi, che fortunatamente con-serviamo, e che ci testimoniano con forza la grandissima fede che lo ha sempre sostenuto nelle realizzazioni che sono seguite alle coraggiose intuizioni che lo Spirito Santo gli aveva suggerito. In particolare, in questi mesi in cui stiamo richiamando I pensieri profetici di Balducci e Turoldo, in cui abbiamo dato l'ultimo com-miato terrestre a Mons. Martini ricordando quale volto del cristianesimo ci ha presentato e testimoniato, ci può colpire come un notevole gruppo di credenti, attorno a noi, nella seconda metà del novecento, ci ha ad-ditato con lungimiranza il cammino da percor-rere, con modalità nuove, per rendere auten-tico un cristinesimo appesantito da incrostazi-oni storiche. Parole come: “...Bisogna immergersi nel mondo fisico fino a insudiciarsi le mani maneggiando l'argilla per costruire un mondo più bello e più giusto. Bi-sogna partecipare alle difficoltà di lavoro, di tensione, di rumore della vita moderna e tut-tavia essere permanenti nella preghiera di adorazione, che ci porta a spogliarci del nos-tro io, a fare la volontà di Dio e bruciare di carità per la salvezza dei nostri fratelli (...)”( lettera circolare del 25 aprile 1968) E ancora: “(...) Gli uomini di oggi vogliono una Chiesa povera, incarnata nel mondo, aperta ai valori della libertà, sostenitrice dei diritti e dello sviluppo dei poveri, una Chiesa che mette in discussione le sue strutture, il suo apostolato, la sua vita” ( lettera circolare 28 maggio 1968) sono di straordinaria attualità e di grande in-coraggiamento per noi, che siamo la Chiesa di oggi e a cui compete continuare il cam-mino tracciato da chi ci ha preceduto.

Rosina Rondelli

Una parola sempre attuale Una parola sempre attuale Una parola sempre attuale Una parola sempre attuale 9 anni fa Don Riva ci lasciava9 anni fa Don Riva ci lasciava9 anni fa Don Riva ci lasciava

Durante la preparazione di

questo evento, ci si era chiesto: “Perchè parlare di Balducci e

Turoldo?” Tutti concordavano che non doveva essere una “memoria”, un

andare nostalgicamente a

un passato per trovare delle risposte già

confezionate ai nostri interrogativi, bensì un “ripassare” i loro pensieri e i loro

messaggi per comprendere come i

due avevano affrontato i problemi

del loro tempo e trarne spunti su come possiamo comportarci noi davanti alla crisi

odierna

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Campo Interassociativo Campo Interassociativo Campo Interassociativo

Riconoscimento. Attorno a questa parola si sono susseguite le relazioni e le riflessioni del recente campo interassociativo di Cesana. E' il termine che più è sembrato adatto per ten-tare di individuare risposte concrete alle fati-che e alle paure del futuro, alle fragilità e insi-curezze dei nostri giorni. Riconoscimento co-me superamento dell'individualismo, fenome-no dei nostri tempi che porta a spezzare quei legami sociali a fondamento del vivere comu-ne. “Se al cuore della vita ci sono le relazioni al cuore della relazione c'è il riconoscimento”, all'interno di un orizzonte che fa dell'altro un elemento costitutivo della propria identità. Molti ambiti sono stati toccati. Nelle relazioni ordinarie, tipiche dell'esperienza umana, il riconoscimento porta con sé pratiche tra loro in opposizione come il conflitto e il dono. Il riconoscimento avviene attraverso il conflitto: in termini sociali è sufficiente pensare alle rivendicazioni delle masse operaie o all'espe-rienza del movimento delle donne per l'acqui-sizione dei diritti civili; in senso più stretta-mente umano la relazione uomo/donna, l'op-posizione amico/nemico ne lasciano intrave-dere alcuni tratti. Nell'esperienza del ricono-scimento la pratica del conflitto si accompa-gna a quella del dono, che agisce nella dire-zione opposta, creando e rinsaldando i rap-porti secondo la logica del dare – ricevere – contraccambiare. La relazione che caratte-rizza l'esperienza umana e, all'interno della relazione, il riconoscimento che ne deriva, aprono infine una porta verso una dimensio-ne “terza”, identificabile laicamente nel richia-mo a un principio di umanità a cui riferirsi ma che per i credenti assume valenza trascen-dente rivelandosi come “principio di bontà, che opera la distinzione e l'unità, origine e destinazione di tutti i legami, trascendenza che si rivela come amore del Padre”. Dio che vuole essere liberamente riconosciuto e ac-cettato, riconosciuto dagli uomini e dagli uo-mini in relazione tra loro. In ambito economico, rigettando le logiche prevalenti del profitto a ogni costo, della pre-varicazione della finanza sull'economia reale emergono proposte cosiddette di economia civile, fondate su relazioni di reciprocità, che non fanno a meno del mercato ma in cui il riconoscimento vicendevole e la restituzione differita porta alla costruzione di legami, al di là del tempo breve dello scambio. Relazioni che si avvalgono non solo di criteri utilitaristi-ci, tipici del mercato, ma anche di criteri ri-conducibili, anche in questo caso, al mecca-nismo del dono. Un dono virtuoso, che espri-me cura e disponibilità verso l'altro, da distin-guere dal dono che subordina, che genera subalternità e quindi rapporti servili.

Anche nel mondo ipermediale dei nostri gior-ni, in cui le tecnologie del virtuale assumono uno spazio crescente andando a interessare maggiormente un pubblico giovanile, c'è spa-zio per scoprire modi nuovi di relazione e di riconoscimento, evitando di demonizzare quanto la tecnologia offre ma assumendone consapevolmente le potenzialità e i rischi. Il virtuale in un certo senso è reale in quanto è anch'esso uno spazio di esperienza. La rete ripropone in forme nuove esperienze umane di identità, di relazionalità e richiede la sco-perta di un uso relazionale di quanto è a di-sposizione, permettendo percorsi significativi che dall'autonomia giungano al riconoscimen-to come legame tra singolarità. Il campo è stato inoltre impreziosito dalla visi-ta del nostro vescovo, Monsignor Cesare No-siglia, che volentieri ha accettato di dialogare con noi e con cui si è condiviso l'auspicio di proseguire nell'impegno intrapreso.

Mario Sanguinetti

Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012

Cammini di riconoscimento oltre l’individualismo: Cammini di riconoscimento oltre l’individualismo: Cammini di riconoscimento oltre l’individualismo: Cammini di riconoscimento oltre l’individualismo: comunità, fraternità,solidarietà.comunità, fraternità,solidarietà.comunità, fraternità,solidarietà.comunità, fraternità,solidarietà.

E la Presidente... diventa nonnaE la Presidente... diventa nonnaE la Presidente... diventa nonnaE la Presidente... diventa nonna

Fiocchi rosa e azzurriFiocchi rosa e azzurriFiocchi rosa e azzurri

Che contentezza in casa CISV! In un brevissimo lasso di tempo sono sboc-ciati come meravigliosi fiorellini della comunità tre bimbi ♥ Tommaso, di Daniele Casetta e Paola Perardi ♥ Matilde, di Pietro Ravazzolo e Maria Luz Principe ♥ Lara, di Ivan Calaon e Katia Bouc E in pochi giorni è atteso anche il piccolo dei nostri premiati volontari Marco Robella e Venusia Govetto. Felicitazioni e auguri a tutti

TommasoTommasoTommasoTommaso MatildeMatildeMatildeMatilde

LaraLaraLaraLara

La relazione che caratterizza l'esperienza umana e, all'interno della relazione, il riconoscimento che ne deriva, aprono infine una porta verso una dimensione “terza”, identificabile laicamente nel richiamo a un principio di umanità a cui riferirsi ma che per i credenti assume valenza trascendente rivelandosi come “principio di bontà”

Una finestra aperta sul mondoUna finestra aperta sul mondoUna finestra aperta sul mondo

SSSSiria. La guerra di Nadia e Ahmadiria. La guerra di Nadia e Ahmadiria. La guerra di Nadia e Ahmadiria. La guerra di Nadia e Ahmad Un serpente bianco e grigio di minivan attorcigliato alla collina. Centinaia di uomini, donne e bambini ammassati contro una rete di filo spinato. Nell’arida valle turca di Reyhanli, il vento bollente satura l’aria di sabbia e polvere. Ecco la linea di confine tra la Turchia e la Siria.

reportage di Nancy Porsia/Ugo Lucio Borga

Somalia: nuova CoSomalia: nuova CoSomalia: nuova CoSomalia: nuova Costituzione, nuove stituzione, nuove stituzione, nuove stituzione, nuove speranzesperanzesperanzesperanze Mentre si stanno realizzando i lavori per dotare il paese di una nuova Co-stituzione e un nuovo governo, non si fermano gli esodi di sfollati somali a causa della guerra civile e della carestia che perdura ormai da un anno. Mentre alcuni di loro scelgono di raggiungere l’Europa, la testimonianza a VpS di una giovane donna che ce l’ha (quasi) fatta.

di Sara Garnero

Gongo: Goma pronti alla battagliaGongo: Goma pronti alla battagliaGongo: Goma pronti alla battagliaGongo: Goma pronti alla battaglia Ve lo ricordate il passaggio del film di Jonny Stecchino che fa più o meno così:”lo sapete qual è il problema di Palermo’A il traffico!” Ebbene, l’ho rivissuto. Goma, nord Kivu, Repubblica Democratica del Congo il giorno dopo una battaglia tra ribelli dell’M23 e governativi

dall’inviato di Unimondo Fabio Pipinato ùùùù

Crisi alimentare: l’ONU chiama Crisi alimentare: l’ONU chiama Crisi alimentare: l’ONU chiama Crisi alimentare: l’ONU chiama all’azioneall’azioneall’azioneall’azione Le agenzie delle Nazioni Unite si sono mobilitate per chiedere tempesti-vamente una azione coordinata a livello internazionale contro una nuova imminente crisi alimentare mondiale. Tra le soluzioni, un maggiore prota-gonismo dei piccoli produttori.

Stop al consumo di carneStop al consumo di carneStop al consumo di carneStop al consumo di carne Lo Stockholm International Water Institute lancia un allarme: se sempre più persone continueranno ad adottare una dieta di tipo occidentale, do-ve il 20% delle proteine assunte è di origine animale, non ci sarà abba-stanza acqua per produrre cibo nel 2050. Il vegetarianismo sarà la solu-zione?

Il mondo della cooperazione in RAIIl mondo della cooperazione in RAIIl mondo della cooperazione in RAIIl mondo della cooperazione in RAI La cooperazione internazionale in Rai. La bella sorpresa per chi si occu-pa di queste tematiche, molto spesso escluse dall'agenda setting della tv nazionale, arriva dal Tg2, che con uno speciale di 5 minuti tra statistiche e storie di vita presenta il mondo delle organizzazioni non governative in Italia. Non mancano consigli su come diventare cooperanti, dal percorso di studi alle possibilità professionali. Anche la Rai si occupa di coopera-zione internazionale. Un settore che in Italia coinvolge 7194 cittadini im-piegati come operatori umanitari, con un aumento del 62% negli ultimi 10 anni secondo l’ultimo rapporto della Siscos. In questo speciale vengono presentati dati, storie di vita e percorsi formativi di volontari e cooperanti che "ce l'hanno fatta" e, secondo l'autore del libro "Come governare il mondo" Parag Khanna sono "pionieri di una nuova geopolitica interna-zionale".

Gli articoli completi si trovano sulle pagine del sito www.volontariperlosviluppo.it

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Anno XIII, Numero 1, Settembre 2012


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