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I segreti nascostidell’antica Achitorem
Futurismo:Velocità + Arte + Azione
L’Arte e la Folliain scena a Siena
Poste italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% CNS PZ
idee arte eventi
€ 1,50 Rivista mensile a diffusione nazionale - anno V - num. 4 - Aprile 2009
Associazione di
Ricerca Culturale
e Artistica
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Eventi
protagonisti. Giulio Macchi inaugura la prima sezio-
ne, “La scena della follia”, che documenta, in nove
settesezioni, ordinate in senso cronologico, l’emar-
ginazione dei folli e il loro “riscatto” attraverso l’ar-
te: partendo da Hieronymus Bosch (presente con
Le Concert dans l’Oeuf, dal Musée de Beaux-Arts
di Lille) si ammirano incisioni, disegni, ma anche “manufatti” dei pazienti e degli strumenti utilizzati dai
medici, che raccontano la vita manicomiale del XVII
secolo. La mostra, infatti, si articola sul confronto di
coloro che hanno indagato la follia al di qua della
follia stessa, e chi invece ha fatto dell’arte uno sfogo
catartico per liberarsi dei propri demoni: come nel
caso di Masserschimdt, artista vissuto nella seconda
Il 31 gennaio, presso il complesso Museale Santa
Maria della Scala, a Siena, è stata inaugurata Arte
Genio Follia mostra che, ideata da Vittorio Sgarbi, si
candida ad essere un tentativo “completo” di indagi-
ne sul rapporto tra disagio mentale e arte. Compito
non facile, per la vastità dell’argomento e per il nu-
mero di opere che possano rientrare nel merito: per
questo motivo, accanto agli otto diversi curatori che
hanno strutturato il percorso della mostra, un ruolo
molto importante è stato condotto dalla Fondazione
Antonio Mazzotta, che si è occupato del coordina-
mento scientiico. Sono oltre 400 le opere presenti che illustrano, nelle dieci sezioni in cui è stata sud-
diviso il percorso, “l’essere nel mondo” degli artisti
Hieronymus Bosch, Il concerto nell’uovo, Lille, Musée de Beaux-Arts di Lille.
L’Arte e la Follia
in scena a Siena
di Fiorella Fiore
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opere presenti; Kirchner, che ha rappresentato un mondo in “putrefazione”, con uno stile e un colore
rivoluzionario; Edward Munch, che nel suo celebre Grido ha racchiuso l’urlo dell’intera umanità.
E la follia collettiva per eccellenza, la Guerra, diven-
ta oggetto della sezione successiva, curata da Fau-
sto Petrella: opere di Otto Dix, George Grosz, Mario Mafai, Guttuso, si susseguono con ritmo incalzante,
aumentando il dramma dello spettatore, ampliicato
metà del XVII secolo che, nelle sue “Köpfe”, Teste
di carattere, ha dato un volto emozionante e grot-
tesco ai fantasmi della propria pazzia, “controllati”
solo grazie alla scultura. La terza sezione, curata
da Fabrizio Pavone e Karin Schick, ha come prota-
gonisti alcuni tra i più grandi nomi dell’arte: Vincent
Van Gogh, che ha creato alcuni dei suoi capolavori
durante il ricovero volontario presso l’Hôpital Saint
Paul à Saint-Rémy-de-Provence, ritratto in una delle
Vincent Van Gogh, Hopital Saint Remy de Provence, 1889. Ernst Ludwig Kirchner, Kopf Erna, 1917
Victor Brauner, Le Ver luisant, 1933.
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del mondo interiore dell’artista, diventa la tragica al-
legoria della realtà.
Attraversando rapidi l’ottava sezione, dedicata al al-
cuni casi italiani ai margini della pazzia, come Carlo
Zinelli, e la nona, dedicata ai rapporti tra arte e follia in Toscana, il percorso termina con La lucida follia
nell’arte del XX secolo. Dalla studio, condotto da J.J Lebel, che analizza attraverso il disegno di Henri
Michaux l’espressione dell’inconscio, si passa a tre
protagonisti del Surrealismo, che sull’inconscio ha
fondato la propria poetica: Max Ernst, Andrè Mas-
son e Victor Brauner (diretti sotto l’allestimento e la
curatela di Maurielle Gagnebin). Concludono il per-corso le opere del Wiener Aktionismus, il movimento
azionista viennese che, negli anni ’60, ha condotto
una ricerca estrema sulla pazzia, lontana da ogni ro-
manticismo, che colpisce nel profondo e, a volte, di-
sgusta lo spettatore. Arte Genio Follia è una mostra
complessa e ambiziosa che riesce, seppur a fatica,
a tenere saldo il ilo conduttore su uno dei temi più affascinanti del mondo dell’arte. Chiuderà i battenti
il 25 maggio.
dalla presenza di specchi che portano a meditare sul
labile conine tra la follia e la realtà. Molto interessante la sezione curata da Giorgio Be-
doni relativa all’ampia antologica sulla Collezione
Prinzhorn di Heidelberg. Hans Prinzhorn, psichiatra terapeuta, animato da interessi artistici, ha conside-
rato la malattia uno stato possibile dell’uomo, in par-
ticolare dell’artista: ha collezionato, quindi, diverse
opere di “alienati”, molte delle quali in mostra, per
una ricerca, a suo dire, “dell’arte autentica”. Uno
spirito che anima anche la sezione dedicata all’Art
Brut, creata da Jean Debuffet e qui curata da Lu-
cien Pery: l’arte è pensata come possibilità inven-
tiva, animata dal principio di portare l’atto creativo
all’istinto primordiale e genuino, quello fanciullesco,
lontano dal mero valore dell’estetica. Diverso il sen-
timento che anima la sezione, forse cuore pulsante
dell’intera mostra, curata da Antonio Augusto Tota, e
che ha protagonista Antonio Ligabue. Egli ha trovato
nell’arte il mezzo più potente per esorcizzare i suoi
demoni, dando vita a capolavori dove la rappresen-
tazione della ferocia del mondo animale, specchio