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INCONTRI CIRCOLO AZIENDALE FINCANTIERI - WÄRTSILÄ ITALIA n. 40 - dicembre 2019
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INCONTRI

CIRCOLO AZIENDALE FINCANTIERI - WÄRTSILÄ ITALIAn. 40 - dicembre 2019

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• Editoriale del Presidente .................................................................... Pag. 1 - La suggestione del Presepe ............................................................... « 2 - Scuola del vedere ............................................................................ « 3 - Un po’ di Poesia .............................................................................. « 5• Sezione Biblioteca ............................................................................. « 6• Sezione Video ................................................................................... « 7 - Colonie mare e monti ...................................................................... « 9 - Iniziative sociali • Riviera Euganea, Castello del Catajo, Monselice ed Este .......... « 11 • Pola e Acquario di Verudela .................................................... « 14 • Dublino .................................................................................. « 17 • Gardaland ............................................................................... « 20• Sezione Filatelica .............................................................................. « 22• Sezione Foto ..................................................................................... « 24• Sezione Coro .................................................................................... « 26 - Qi Gong .......................................................................................... « 28• Sezione Pallavolo .............................................................................. « 29• Sezione Atletica Amatoriale ............................................................... « 30• Sezione Atletica Giovanile ................................................................. « 32• Sezione Bowling ................................................................................ « 37• Sezione Destrieri ............................................................................... « 38 - Fitness ............................................................................................ « 40 - Nutrizionista ................................................................................... « 41 - Corsi inglese per bambini ............................................................... « 43 - My Composer ................................................................................. « 45 - Convenzioni ................................................................................... « 46 - Corsi e attività del 2019.................................................................. « 47 - Riferimenti sezioni ......................................................................... « 48

Sommario

CIRCOLO AZIENDALE FINCANTIERI-WÄRTSILÄ ITALIASede: Galleria Fenice, 2 - Trieste - Tel. 040 7606047 - 040 319-2445/2446 - fax 040 7606048

[email protected] - www.circolofinwar.it – facebook: www.facebook.com/circolofinwar

INCONTRI N. 40 - DICEMBRE 2019

Bollettino periodico del Circolo Aziendale Fincantieri-Wärtsilä ItaliaDistribuzione interna gratuita

Ai fini dell’impaginazione finale, la Segreteria si riserva di modificare interamente o in parte il materiale pervenutoCoordinamento: Pierpaolo Acunzo - Gabriella Fiorentale e Giulia Veronese

Fotocomposizione e stampa a cura di Art Group Graphics Srl - Via Malaspina 1 - 34147 Trieste

In copertina: foto di Donatella Davanzo A fine periodico: foto di Andrea Merlak

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“La gentilezza è la catena forte che tiene legati gli uomini”Johann Wolfgang Goethe

Sarà capitato anche a voi di sorprendervi - piacevolmente - nell’incontrare, in un negozio o in un bar, una persona gentile, che ti accoglie con un sorriso e con cortesia. Dovrebbe essere scontato ma non lo è affatto! La gentilezza non è una qualità così diffusa, nemmeno negli esercizi pubblici dove dovrebbe essere di casa. E’ molto più frequente, ahimè, imbattersi in comportamenti scorte-si quando non addirittura maleducati.

Il senso di frustrazione provocato da tali comportamenti fa rimpiangere la gentilezza che di nor-ma si riscontrava nell’educazione d’altri tempi.

E dire che un sorriso, un gesto gentile hanno la capacità di illuminare l’incontro tra due persone, anche se estranee.

Se camminando per strada ci soffermiamo ad osservare le facce e gli atteggiamenti delle persone che incrociamo cercando di cogliere in loro un segno che ci riveli qualcosa delle loro vite, ci im-battiamo assai spesso in volti che traspaiono sofferenza, talora rabbia e aggressività. Solo rara-mente serenità e benevolenza.

Questo ci dice che l’umanità che ci circonda è infelice, che per vivere deve lottare e difendersi continuamente da qualcosa o da qualcuno e che vivere è molto, molto faticoso.

Tutto ciò è vero. Ma non credo che un tempo la vita fosse più facile. Credo piuttosto che le situa-zioni e i contesti fossero diversi ma la vita di per sé, fatte le debite differenze, fosse ugualmente difficile e senza sconti per nessuno.

Ecco perché penso che dare valore alla gentilezza aiuterebbe ad affrontare la durezza del vivere quotidiano.

La gentilezza non impegna e fa sentire bene tanto chi la esercita quanto chi ne è oggetto. Genera una sorta di corrente circolare che si trasmette da l’uno all’altro portando con sé un effetto benefico.

Non a caso del tema si sono occupati giganti della letteratura e del pensiero di tutti i tempi e di tutte le culture.

Ma per recuperare questo valore così importante, che sembra scomparso dai modelli offerti ogni giorno dai più comuni canali di comunicazione, bisogna recuperare quelle regole che una volta venivano comunemente riconosciute come “buone maniere”. In altre parole è necessario rivedere i canoni dell’educazione perché questa si trasformi in “buona educazione” e reintrodurre valori fondamentali come il rispetto e la considerazione per l’altro.

Questo proposito, già arduo di per sé, è ancor più difficile da pensare nella situazione attuale, dove la paura dell’altro, del diverso da noi, alimenta la diffidenza e l’istintivo impulso all’autodifesa.

Azzardato dunque parlare di gentilezza in un momento storico nel quale il significato della stessa parola accoglienza sembra ormai circoscritto all’ambito degli immigrati e disperati che raggiungo-no il nostro paese in cerca di una vita migliore.

Ma se il fenomeno dell’immigrazione che stiamo vivendo in questo inizio di millennio è di propor-zioni epocali e con esso siamo destinati a doverci misurare per il futuro, non posso accettare che altrettanto ineluttabile sia doversi adattare all’abbruttimento dei modi e del linguaggio che ci sta affliggendo e di cui internet e i social network sono divulgatori privilegiati.

Ricordiamoci dunque della nostra “umanità” e recuperiamo un po’ di quelle “buone maniere” che, se non potranno alleggerire le difficoltà del nostro vivere quotidiano, ci aiuteranno almeno a mi-gliorare le relazioni con i nostri simili.

Con questo auspicio auguro a tutti voi, cari Soci, e alle vostre famiglie Buon Natale e tanta serenità per l’anno che sta per iniziare.

Il presidente Pierpaolo Acunzo

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i nostri viaggi

ANTICHE VIE DI NAVIGAZIONE: Riviera Euganea, Castello del Catajo, Monselice ed EsteSabato 18 maggio 2019

Organizzazione tecnica:

IO.T.OUR SERVICES S.r.l. Gorizia“scia inviata al comune di Gorizia in data 28/12/2015”. Copertura Assicurativa Unipol Assicurazione - RC Base n° 100133000 e RCF Grandi Rischi n° 100995287

Non dirmi quanti anni hai o quanto sei educato e colto; dimmi dove hai viaggiato e cosa hai imparato(Maometto)

In questo Maggio quasi autunnale, che definirei un Maggiembre, ricco di pioggia e temperature a volte rigide, il meteo non ci tradisce rispetto alle previsioni e partiamo quasi all’alba, (6:20) con un cielo plumbeo, alla volta di Padova.

Lungo un’autostrada impervia di cantieri per la nuova corsia veloce, ci coglie la prima pioggia.

Arriviamo al luogo di destinazione dove ci at-tende il simpatico Capitano Rudy, che ci ac-coglie tutti con un caloroso benvenuto con il tipico accento veneziano e qualche battuta scherzosa sul tempaccio portato lì dal nostro gruppo triestino.

Nel frattempo il tempo è stato clemente, la piog-gia si è interrotta da un po’ e ci incamminiamo a seguito del capitano e della guida Alessandra, verso l’imbarcazione. Una sorta di battello di nuova generazione, prodotta e pensata dal Ca-pitano Rudy per poter navigare lungo il canale

e passare sotto le arcate basse dei ponti, alcu-ne medievali altre moderne, con un ingegnoso sistema di abbassamento della tettoia (ai limiti delle nostre teste oltreché dei servizi igienici!).

Iniziamo la navigazione partendo dal fiume Bacchiglione e subito dopo ci troviamo il primo ponte da attraversare, (con un primo abbassa-mento della tettoia), oltre il quale inizia il cana-le artificiale Battaglia.

La nostra guida ci racconta che questo canale assieme al canale Bisatto ed altri, furono crea-ti attorno al 1200, dopo opere di bonifiche del territorio ad opera della Repubblica Serenissima di Venezia, per trasportare con i “burci” i prodot-ti dell’entroterra, la preziosa trachite e la selce estratta dai Colli Euganei, che servirono, negli anni, alla costruzione delle pavimentazioni di Venezia. Questi canali collegavano tutte le città venete con la Laguna di Venezia. Creati perché

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più comodi e sicuri rispetto le strade dove si ri-schiava l’attacco dei briganti. Le imbarcazioni scendevano verso la Laguna a “seconda” ovvero trascinate dalla corrente e risalivano tirate su-gli argini da cavalli presi in affitto dai cosiddetti “cavalanti” o dagli stessi “barcari”. Nel tempo si iniziarono a costruire delle residenze lungo i ca-nali per controllare le attività dei poderi che poi si trasformarono in splendide Ville.

I corsi d’acqua a volte avevano dei dislivelli di vari metri, per cui vennero costruiti dei veri e propri ascensori idraulici, opere d’ingegno di Leonardo da Vinci, che tramite delle chiuse per-mettevano alle imbarcazioni di scendere o risa-lire i corsi d’acqua.

La navigazione ci porta ad ammirare un pae-saggio mozzafiato, nonostante il cielo grigio sopra di noi, argini alti ricchi di una verde ve-getazione, i colli in lontananza, ponti antichi ad arco in mattoni rossi, costeggiati da stradine in cui percorrono spesso dei ciclisti.

Lungo il percorso Alessandra ci indica un pae-sino noto della riviera, Battaglia Terme, detta così per il battere delle pale dei Molini dell’e-poca e poi Terme per il Centro termale volu-to da Mussolini negli anni ’40, in cui si poteva soggiornare a periodi alterni, uomini e donne, a spese assistite dallo Stato per motivi di salute.

Giungiamo, dopo circa 1 ora di navigazione, al Castello del Catajo, nome derivante dalla pa-rola veneta Cà (casa) e Tajo (proprietà sul taglio).

Un monumentale edificio ricco di storia, fascino e leggende, il Castello del Catajo nacque per cele-brare i fasti degli Obizzi, ampliato dalla stessa fa-miglia nel ‘600 e ‘700 venne in seguito trasforma-to in reggia ducale dalla famiglia Asburgo-Este di Modena e infine eletto residenza di villeggiatura imperiale degli Asburgo imperatori d’Austria. Col-pisce subito il Cortile dei Giganti. Questo spazio fu utilizzato dalla famiglia Obizzi per rappresen-tazioni teatrali, tornei e naumachie (rievocazioni di battaglie navali), dato che la parte inferiore del cortile poteva essere riempita d’acqua.

Tra le diverse fontane della villa la più spettaco-lare è la Fontana dell’Elefante, posta dentro una

grotta scavata nella roccia abbellita dalla scul-tura raffigurante l’animale, opera emblematica dei gusti esotici degli antichi proprietari (vedi foto di Gruppo).

Dopo averlo visitato, ritorniamo sulla nostra imbarcazione dove ci aspetta Rudy e la nostra guida alla volta di Monselice, attraverso il ca-nale del Bisatto, dove faremo la sosta pranzo.

Nel frattempo ritorna un altro po’ di pioggia, ma siamo al riparo. Rudy accelera e ci fa sentire il “brivido” dei 18Km all’ora, provocando l’in-nalzamento della prua e una bella scia di onde dietro di noi, molto scenografica.

A Monselice scendiamo con una leggera pioggia che ci obbliga ad aprire gli ombrelli e ad accele-rare il passo verso il Ristorante, Villa Contarini. Entriamo in un’ampia sala dagli arredi moder-ni, soffitto originario in travi di legno. Restia-

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mo colpiti da una sala arricchita alle pareti da stucchi dalle tonalità pastello sul rosa chiaro e verde acquamarina, un maestoso lampadario in vetro di Murano fa capolino dall’alto in mezzo alla sala, richiama la stessa colorazione delle pareti, le sedie in legno, color crema con fode-ra sul sedile e schienale in stile ‘700. La pavi-mentazione è realizzata a terrazzo veneziano, come avevamo già visto al Castello del Catajo, un composto di graniglia di marmi amalgamate assieme da un legante come la calce, resistente all’usura. La sala che ci accoglie per il pranzo, con tavoli rotondi e piatti e bicchieri in bella vi-sta, è altrettanto ammirevole. Il Capitano Rudy, che ci aveva accompagnati sin lì, ci saluta sem-pre molto amichevolmente e ironicamente.

Nel frattempo fuori, irrompe il diluvio mentre noi siamo coccolati da un lauto pranzo.

Dopo un paio d’ore, proseguiamo, questa volta in pullman, verso la nostra prossima tappa: Este.

Il tempo è nuovamente generoso con noi, uscendo dalla Villa, siamo colti da un leggero chiarore di alcuni rag-gi di sole nel mezzo a striature di nuvole e la pioggia è cessata.

In breve raggiungiamo la città d’ Este, il cui topo-nimo deriva da Athesis nome latino del fiume Adige che nel VI secolo spostò il suo corso più a sud a seguito di una violenta alluvione. Este è la città più antica del territorio euganeo, con una storia lunga quasi 3.000 anni testimonia-ta dai numerosi reperti archeologici oggi con-servati nel Museo Nazio-nale Atestino. Visitiamo il parco del Castello che domina la città di Este, costituito da grandi torri maestre e da una pode-

rosa cinta muraria, lunga circa un chilometro, alte 10 mt e larghe 1.50 mt.

Il parco al suo interno è pubblico, ricco di sentie-ri ghiaiosi abbelliti da archi in ferro ornamentati da rosai, bordure cespugliose, piante secolari.

Dopo questa visita, la nostra guida Alessandra ci porta verso la piazza principale, il corso alla fine del quale c’è una grande torre campanaria con un orologio, quindi verso il duomo di Santa Tecla dove si trova la tomba di Beatrice d’Este e a seguire un laboratorio di ceramiche estensi, in stile e tecnica più moderne.

Ultimi minuti per un caffè e si riparte verso Trieste, colpiti strada facendo, da innumerevoli nubifragi che mettono a dura prova il nostro bravo autista Elvis; alcuni vengono colti dalle braccia di Morfeo e altri rivedono le foto scatta-te o chiacchierano amabilmente sulla giornata appena trascorsa.

Giulia V.

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POLA e Acquario di Verudela28 settembre 2019

In una mattinata nuvolosa di fine Settembre la-sciamo Trieste e ci avviamo in Pullman verso Pola, la meta del nostro viaggio. Durante il tra-gitto veniamo coccolati con una fetta di dolce offerta da Rosi, una compagna di avventura, e dalle caramelle di Gabriella e quasi senza ac-corgercene attraversiamo l’Istria e veniamo ac-colti in città dal caldo abbraccio di un bellissi-mo sole “estivo”.

La nostra prima tappa è l’acquario di Verudela a pochi km dal centro di Pola. Risaliamo la verde collina sulla som-mità della quale sorge una delle fortezze asburgi-che disseminate nel territorio po-lesano che testi-moniano il ruolo di città fortezza a vocazione mi-litare che la città di Pola ha avuto storicamente fino a poco tempo fa e nella quale è stato recentemente al-lestito l’acquario della città.

In breve ci trovia-mo davanti all’in-gresso di questo edificio solido e ben conservato nato per ospita-re militari armi e scenari di guerra e che oggi ospita il riecheggio delle risa e dei sospiri dei bambini che ogni giorno visi-tano l’acquario e che in questa bella giornata di sole ospiterà an-che noi “fanciulli” per qualche ora. Entriamo per la visita libera e procediamo tra le stanze, i corridoi e i tunnel della fortezza che ospitano centinaia di specie ittiche dell’Adriatico, diver-se specie tropicali marine e di acqua dolce e pesci provenienti da laghi e fiumi croati. Uno degli spazi più interessanti dell’acquario di Pola è certamente la vasca degli squali ma anche i cavallucci marini attirano l’attenzione con la loro magica danza.

Di grande interesse anche il centro di recupero delle tartarughe marine dove si cerca di dare un contributo alla salvaguardia si questa spe-cie. Un piccolo senso di colpa assale davanti alle vasche di specie che siamo soliti vedere più facilmente in pentola che nel loro habitat naturale come le cicale di mare…l’astice. A fine visita arriviamo sul tetto della fortezza da cui si può ammirare uno splendido paesaggio sui dintorni della città di Pola, preludio della visita della città che ci apprestiamo a fare.

Prima di pran-zo ci raggiunge una guida locale che nel tragitto verso il ristoran-te approfitta per darci alcune in-formazioni ge-nerali sulla città, sulla fortezza appena visitata che è quella me-glio conservata tra quelle rimaste delle originarie 56 fortificazioni che facevano par-te del sistema di difesa di Pola ai tempi dell’impero austro-ungarico.

Scesi dal pullman ci sorprende il contrasto tra gli antichi resti della cappella di Santa Formosa che era parte dell’omo-nima basilica di epoca bizantina e l’ingresso, poco distante, del can-tiere navale di Pola che soprav-

vissuto all’Impero austro-ungarico, a due guer-re mondiali, all’occupazione nazi-fascista e alla Jugoslavia socialista ora è in procinto di chiu-dere definitivamente i battenti… un pensiero va a tutte quelle persone che rimangono senza la-voro in tempi così difficili mentre raggiungiamo piazza Dante dove ci attendono per il pranzo all’Alighieri.

Stanchi affamati ma felici ci sediamo a tavola all’aperto e tra un brindisi e qualche chiacchie-ra gustiamo alcuni piatti tipici istriani come i

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Pljukanci al prosciutto e ruco-la, un “piattino” (si fa per dire) di carne mista con contorno e come gran finale un buonissi-mo dolce al cioccolato il tutto accompagnato da vino e tanta allegria.

Alla fine del pranzo ci raggiunge Maja, la nostra guida turistica, che ci farà scoprire Pola e la sua Arena. Con Maja facciamo un giro nel centro di Pola iniziando dalla piazza in cui abbiamo ap-pena pranzato che è dominata da una fontana di epoca fascista che per caso o per destino è so-pravvissuta al periodo socialista della Jugoslavia di Tito; sempre sulla piazza si trova il palazzo della posta centrale che pur-troppo non riusciamo a visitare perché è chiuso ma che da una sbirciatina dalla finestra rivela la presenza di una bella scalinata dei primi del novecento. Proce-diamo verso il centro e vicino ai resti della basilica paleocristiana di Santa Formosa, nel cortile di una casa, abbiamo modo di ve-dere i resti della pavimentazione di una casa di epoca romana al centro della quale è raffigurato il tema mitologico della Punizione di Dirce. Proseguiamo nella no-stra passeggiata e ci imbattiamo nell’Arco trionfale dei Sergi (detto anche Porta Aurea) eretto nel 27 a.C. a memoria di una fa-miglia romana importante per la città; Maja ci fa notare che l’arco, riccamente decorato con colonne e fregi, è stato fatto costruire da una donna, il monumento infatti riporta un’inscri-zione in cui si legge che fu ordinato da Salvia Postuma Sergia che lo fece erigere “de sua pe-

cunia” (a proprie spese). Nei pressi dell’arco dei Sergi, sul terrazzo del bar ‘’Uliks’’, troviamo una statua in bronzo raffigurante Joyce seduto in attesa di una tazzina di caffè e scopriamo che il destino lo portò a Pola per un breve periodo durante il quale insegnò inglese agli ufficiali austro-ungarici mentre attendeva di poter lavo-rare a Trieste, città a lui più congeniale; Joyce amava poco il carattere militare della città di Pola di quegli anni. Nel centro di Pola nell’area in cui sorgeva l’antico foro romano troviamo il Tempio di Augusto che è ciò che resta dell’anti-co cuore pulsante della città e che oggi si trova a fianco del palazzo comunale di Pola. L’edificio che è sede del comune polesano fu costruito sopra i resti del secondo tempio del foro roma-no che si affacciava sulla piazza ed oggi archi-

tettonicamente rappresenta la sintesi degli stili architettonici appartenenti alle varie epoche che hanno lasciato una traccia nella città dal romanico al barocco.

Sul municipio ci sorprendiamo di vedere sven-tolare il tricolore italiano accanto alla bandie-ra croata ed a quella della comunità europea e

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scopriamo che è una consuetudine che non si era persa neanche durante la Jugoslavia di Tito (anche se facciamo notare che durante quel pe-riodo sul tricolore veniva posta una stella rossa al centro) e che a Pola tuttora la comunità italia-na è presente e promuove varie attività cultura-li attraverso le quali si è costruita un ruolo im-portante nella città. La comunità italiana di Pola è presente nonostante l’esodo di tanti italiani alla fine della seconda guerra mondiale; questo fatto ha profondamente modificato il percorso storico e culturale della città che all’epoca era abitata prevalentemente da italiani.

Nel prosieguo della nostra visita nel centro cittadino Maja, la nostra guida, ci fa notare di come le dominazioni che hanno lasciato un segno evidente a Pola siano prevalentemente quella asburgica, quella italiana e quella jugo-slava e questo risulta evidente nell’architettu-ra dei palazzi che possiamo vedere durante il cammino che ci conduce verso il simbolo della città che è senza dubbio l’Arena di Pola. L’anfi-teatro romano di Pola è l’attrazione più famosa della città ed è probabilmente il più conosciu-to e meglio conservato fuori dall’Italia. L’anel-lo esterno, costruito in pietra locale, è ancora oggi quasi completamente intatto mentre le

gradinate in pietra furono rimosse in epoca me-dievale e ricostruite in epoca recente. L’affaccio sul mare dell’arena di Pola aggiunge fascino a questa struttura che veniva usata in passato per gli spettacoli dei gladiatori e che oggi ospi-ta rassegne estive di teatro e musica nonché il “Pola Film Festival”, un importante appunta-mento cinematografico estivo. Interessante an-che la visita ai sotterranei dell’arena che erano il back stage degli spettacoli di epoca romana e nei quali troviamo un tunnel attraverso il quale i gladiatori potevano passare senza essere vi-sti dal pubblico. Nei sotterranei oggi è allestita una mostra di oggetti e macchinari che serviva-no in passato per la produzione ed il trasporto di olio e vino come macine, presse ed anfore antiche.

La nostra gita volge al termine e ci accingiamo a rientrare a Trieste in pullman. Nel tragitto ver-so casa, con le immagini del nostro viaggio an-cora nel cuore, ci godiamo un assaggio di una buonissima grappa fatta e offerta da Marcello, le ultime coccole di Gabriella e già progettiamo le prossime avventure.

Lara Benvin

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DUBLINO: un luogo, un fiume, una fortezzaDal 29 Novembre al 2 Dicembre

(Viaggio a Dublino visto dagli occhi di una ragazza)

Ciao, sono Veronica ed ho 12 anni, in queste due facciate vi racconterò la mia esperienza a Dublino insieme al mio gruppo.

Come prima cosa posso dirvi del mio risve-glio… terribile… alle 3 del mattino, con una sveglia “personalizzata” ovvero mio padre con la sua voce a dir poco fastidiosa che mi diceva di alzarmi.

Dopo una prima tratta in pullman, siamo arriva-ti all’Aeroporto di Ronchi dei Legionari ed ecco-la mia mamma, sparisce a cercare (come sem-pre del resto) un bagno mentre io temo che rimanga a terra.

Ad ogni modo, tutto procede bene e tra pul-lman e aerei per arrivare a Dublino, le ore tra-scorse suoi mezzi sono state all’incirca 6 ½ h….. lo so, sembrano noiose e parecchie ma devo dire che ne è valsa la pena!

Nonostante la distanza di età di certi membri del nostro gruppo rispetto alla mia, mi sono di-vertita e trovata comunque in buona compa-gnia; ovviamente non posso non raccontarvi della mia ancora di “salvezza” di nome Leonar-do, un ragazzo di 15 anni, simpaticissimo che mi ha fatto compagnia per questi 4 giorni, ren-dendoli ancora più divertenti.

Ma arriviamo alle attività fatte nei giorni di permanenza.

Appena arrivati la nostra guida Valentina ci ha accolti fin da subito con gentilezza, l’ho trovata una persona davvero simpatica e molto brava nel parlare e descrivere Dublino. Ci ha insegnato alcuni termini in gaelico, l’antica lingua d’origine ancora studiata obbligatoriamente a scuola. Il termine più simpatico e facile da memorizzare è stato “sláinte” pronunciato «sloncia», il classico “salute” quando si brinda…e devo dire che è sta-to ben sfruttato nei giorni a seguire, per i brindi-

si (diverse birre… per gli adulti, mica io!) le occa-sioni non sono mancate!!

Come mezzo di trasporto utilizzato per gli spo-stamenti, avevamo i pullman, dove lei, in base ai paesaggi e ai luoghi che ci trovavamo nella vista dal finestrino, ci spiegava qualche piccolo pezzo di storia, di credenza o di abitudini irlandesi.

Siamo andati a visitare la Cattedrale di Saint Patrick, protestante, piena di vetrate colorate, pavimenti in varie pietre anche queste colorate, panche in legno, bandiere, elmi a rappresenta-re le varie casate, la tomba della famiglia del noto scienziato Boyle e, stranamente, statue invece di santi. San Patrizio, di origine scozze-se, rapito quindicenne e fatto schiavo dagli ir-landesi, era stato messo a fare il pecoraio. Fug-gito in patria anni dopo, fece ritorno a Dublino perché dei sogni premonitori gli dicevano di tornare per professare la sua fede, il Cristiane-simo. Lui era riuscito a convertire al Cristianesi-mo gli abitanti utilizzando principalmente dei simboli, tra questo il più noto è il trifoglio, sim-bolo diventato nazionale, con il quale era più semplice spiegare la Trinità. Tutto attorno alla Cattedrale, c’era un giardino dai prati verdi, cu-ratissimo, come del resto gran parte dei parchi (ad esempio il Phoenix Park, riserva di caccia a

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metà del 600 del vice re inglese, ora luogo di passeggiate, anche per chi ha il cane, jogging e dove si vedono cervi e daini in libertà) e giardi-netti privati visti nei giorni a seguire.

A fine visita, siamo andati in un pub che aveva un nome particolare, e a dir poco difficile per me da ricordare, solo per il fatto che non osservo certi particolari. Mamma dice “Nancy’s pub”, beh facile alla fine, dove ho potuto assaggiare uno dei piatti tipici chiamato “Beef & guinness stew”, ovvero uno spezzatino di manzo con carote e delle palline di puré e con tanto bel sughetto fatto con la birra. Sul tavolo delle simpatiche ca-ramellone fatte di carta colorata. Leonardo mi spiega che sono i “Christmas crackers”, bisogna farli scoppiare tirandoli dai due lati, perciò si fa in due, e a chi rimane il pezzo più grande resta la sorpresa. Per me e mamma salta fuori un ani-maletto in plastica colorato, carino come le sor-prese kinder. Ed è li che abbiamo assaggiato la Guinness ovvero la famosa birra dell’Irlanda, scura e dall’odore per me un po’ forte. Vi chiede-te se l’ho assaggiata? Ebbene sì, l’ho provata an-che io, assieme a mamma (lei di più però) e per i miei gusti beh….mi verrebbe da usare il termi-ne ‘’blahh’’, troppi gusti strani in un colpo solo.

Dopo mangiato siamo stati portati all’Hotel, dove ho trovato una splendida camera, spazio-sa veramente, con tanti specchi (adoro!), con il balcone e vista su una piazza enorme dove

scorrazzavano dei gabbiani. Avevamo delle ore libere ma io e mamma abbiamo riposato un po’ per uscire nel tardo pomeriggio.

In serata, giro in libertà per il gruppo. Io e mam-ma con le sue colleghe e il marito di una, siamo andati a scoprire il centro. La zona del Temple bar, piena di pub, luci natalizie ovunque, musi-ca dal vivo e strani personaggi in maschera. Pino, il marito della collega di mamma, che parla bene inglese, si è informato e sembra che da qualche anno, per le cene aziendali si vestono in maschera andando a mangiare nei pub. Forte!

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Secondo giorno: io sono stanchissima visto le-vataccia del giorno prima e lunga camminata serale, non riesco ad alzarmi per la colazione e vengo solo all’ora del ritrovo nella hall.

Il pullman e la nostra guida ci portano al Trini-ty college una scuola inizialmente solo per soli ragazzi, finchè nel 1904, dopo la morte del Ret-tore, a quel tempo ancora molto rigoroso, ven-nero ammesse anche le ragazze. Per entrarci occorre essere passati alla matura con il massi-mo dei voti e aver sostenuto degli esami più specifici se si sceglie un determinato indirizzo accademico. Inoltre essere diciamo, ricchi, per le tasse annuali che costano minimo 5mila euro. Anche qui troviamo un bel cortile interno con un giardino dall’erbetta curata, degli alberi e poi entriamo in un’antica biblioteca. È incredibile la sua grandezza, la disposizione curata dei libri all’interno di tante piccole salette sui lati, con le scalette in legno, come in legno sono i pavimen-ti, gli scaffali e le arcate del soffitto. All’uscita sosta al piccolo shop ben fornito dove prendo una maglietta per il mio papà, magari così im-para l’inglese pure lui. Ora di pranzo libera vici-no al Stephen’s park, dove io, la mamma e una sua collega ammiriamo i bellissimi quadri di ar-tisti di strada esposti lungo il perimetro.

Nel pomeriggio visita al Castello di Dublino e alla chiesetta attaccata. Del Castello originale, che sorge sulla sponda orientale del fiume Liffey che attraversa la città, è rimasta solo una torre, mentre nella parte ricostruita in epoca più recen-te visitiamo delle bellissime sale, con tende in velluto rosso e pavimenti in legno in cui quasi ci si specchiava arricchita da quadri e mobli d’epo-ca e stucchi dorati sui soffitti. All’interno della chiesetta, fatta internamente tutta in legno (per-sino le colonne che sembravano di marmo… e qui tutti, dopo suggerimento della guida, si son messi a battere le nocche per sentire il suono…toc toc… del legno) un bellissimo presepe fatto da un artista napoletano, circa 20 anni fa.

Ultima tappa per la giornata: la fabbrica della Guinness. Alla fine di macchinari o simili si vede ben poco, tutti andiamo subito all’ultimo piano,

l’ottavo, dove c’è il “Gravity bar” una specie di terrazza vetrata, al centro c’è il bar e tutto attor-no la vista sulla città. Era pienissimo, ovviamen-te tutti a bere la birra. Si decide di scendere, dopo qualche foto e parte del gruppo prende la “pinta” di birra inclusa nel biglietto di ingresso al piano sotto dove ci sono altri bar e qui con mu-sica dal vivo, irlandese naturalmente.

In serata andiamo in un altro Pub per assaggia-re una cena tipica irlandese con spettacolo dal vivo. Il menu prevedeva scelta di antipasti e del secondo. Scelgo la Cesar salad, già gustata in albergo e piaciuta, e il salmone. Buono direi. Non può mancare l’ennesimo giro di birre al gruppo adulti. La Guinness piace pare… Ad una certa ora, una signora ci invita a scendere nel teatro dove sul palco si esibiscono quattro per-sone. Uno suona la chitarra, uno il banjo, un altro il flauto irlandese e l’unica donna un tam-burello irlandese e poi anche si esibirà in alcuni balli veramente particolari per me. La mamma di Leo si è informata a fine serata e le hanno detto che si chiama “River dance” o detto anche “Irish step dance”. C’è stato un momento della serata in cui sono stati invitati alcuni ospiti a provare questo ballo… e chi va? Mia mamma con la mamma di Leo e una sua collega. Mi vie-ne da ridere ma decido di riprenderle col mio telefonino per loro divertimento.

Terzo giorno, domenica 1° Dicembre, era “free” ovvero una giornata libera anche se per chi voleva c’erano dei programmi, come il Museo del Whiskey, il Museo dei Vichinghi etc, ma io e mia mamma con il desiderio di dormire un pochetto di più, abbiamo preferito stare per conto nostro an-dando con comodo ad uno shopping center, il Jer-bis e poi nel pomeriggio, una breve visita al Little museum of Dublin assieme a Leonardo e sua mamma. Qui mia mamma voleva vedere la stanza

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La suggestione del Presepe

La fine di dicembre, come ogni anno, porta con sé il Natale, per tradizione designata festa della famiglia.

Ed anche se la circostanza muove sempre lo stesso entusiasmo, nondimeno continua a portare con sé, con tutti i suoi simboli, un’atmosfera del tutto speciale.

C’è nell’approssimarsi dell’evento una vaga aspettativa, una specie di respiro sospeso...

D’altronde non potrebbe essere diversamente se si pensa all’alone di misticismo che ammanta il Presepe per la forza del suo significato evocativo.

Il Presepio, originariamente nato nelle chiese per ricordare l’evento della nascita di Gesù Bam-bino, venne probabilmente ad assumere valore istituzionale dopo l’anno 1223, quando San Francesco intese ricostruire nel bosco di Greccio, piccolo villaggio vicino a Rieti, un Presepe vivente a ricordo di quello di Betlemme.

Francesco visse l’evento con grande partecipa-zione e profonda commozione, pronunciando in estasi, ripetutamente, il nome del divino neonato.

Forse fu proprio la sua grande devozione a far-gli vedere nei semplici, negli umili, nei “mino-res” la scintilla dell’infinitamente grande!

Ed è appunto di fronte alla grandezza che si cela nella Natività che ogni Natale ci inchinia-mo riverenti e commossi davanti alla scena di una semplice stalla, rischiarata appena da una luce fioca, dove due umili genitori sono in am-mirazione del loro bimbo, deposto in una mangiatoia.

Alfio CaucciGerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti: Adorazione del Bambino

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dedicata alla band irlandese degli U2, un gruppo di cui mia mamma è fan sfegatataaa... Ma tornan-do alle cose importanti, in questo piccolo museo, all’interno di una casa a tre piani in stile georgia-no, che raccoglie oggetti di personaggi famosi, ad un certo punto come guida è arrivato un signore vestito in pantalone, camicia e col gilet ed un ba-stone e ha iniziato a spiegare le cose in maniera molto recitata e coinvolgendo i visitatori con delle domande. Io mi nascondevo,... indovinate per-ché? Parlava in un inglese per me incomprensibi-le, con mimiche facciali, diceva probabili battute irlandesi, che per fortuna Leonardo un po’ mi tra-duceva e ho potuto diciamo sorridere di alcune… “Sapete qual è la differenza tra Bono e Dio? Che Dio non si crede Bono!”. Oppure “Dopo la venuta a Dublino del papa Giovanni Paolo II, c’è stato un incremento di nascite e sapete come si chiamava-no i bambini? John, Paul, John Paul, Paul John, o solo J.P. …”. Carine… diciamo…

Ultimo giorno, lunedì 2: dopo una sostanziosa colazione a buffet (cosa mi ero persa per dor-micchiare di più nei giorni prima), il giro in pul-lman sempre con la nostra guida Valentina, pre-vede visita del Castello di Malahide, nella

contea Nord di Dublino, e il paesino di Howth, un villaggio di pescatori.

Il Castello è stata dimora della famiglia Talbot fin dalla sua costruzione all’inizio del XII sec. Fino al 1973, anno in cui morì l’ultimo discendente, l’ambasciatore Milo Talbot. Ha conosciuto varie fasi di costruzione, inizialmente senza finestre come protezione e nascondiglio, poi arricchita da ampie sale, con stucchi italiani, marmi di Car-rara nei camini, lampadari in vetro, mobili in le-gno intarsiati. Attorno un parco enorme, di una bella erbetta curata vari alberi e qua e là si intra-vedono gli scoiattoli, che belli!

Proseguiamo verso il villaggio di Howth, ammi-rando strada facendo, delle belle casette, con giardini sempre molto curati, una scolaresca di bambini sugli 8 anni che ritornavano a casa da soli, poi il mare con delle spiagge di sabbia, per-sone che passeggiano facendo correre il loro cane ed infine arriviamo al villaggio. Ci incammi-niamo verso il porto, nella speranza di vedere qualche foca. Ma solo una in lontananza, sebbe-ne arrivasse di lì a poco un peschereccio contor-nato da tanti gabbiani in cerca di pesce. Pranzo a base di pesce in un bel localino. Praticamente tut-

ti i negozi sono a base di pe-sce: dalle pescherie, ai “fish & chips” ai ristorantini. Dopo una buona pasta…eh sì mi mancava, con panna, salmo-ne e barbabietole per me e Leo, e un piatto condiviso tra mia mamma e la mamma di Leo con calamari fritti, cozze e gamberi, veniamo portati in Aereoporto. Salutiamo la nostra simpatica guida con un grazie mille in gaelico: “go raibh maith agat” (pron.Goramilamagor) portandomi nel cuore una bellissima esperienza.

Veronica

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Gita ormai consolidata al Parco di Gardaland, con numerose adesioni di grandi, adolescenti e bambini (negli ultimi anni ben 3 pullman). Quest’anno il meteo minava l’esito di utilizzo delle attrazioni esterne, tuoni e fulmini all’al-tezza di Vicenza facevano temere il peggio e all’arrivo al Parco dopo circa 3 ore di viaggio, siamo stati colti dalla pioggia e in tanti hanno dovuto correre ai ripari e rifornirsi delle mantel-line antipioggia verdi.

A conti fatti però, il tempo è stato clemente, e nonostante il cielo perennemente nuvoloso e la pioggerillina sottile a tratti e a parte un acquaz-zone all’ora di pranzo (perfetto per chiudersi in uno dei tanti posti di ristoro al coperto) di certo ogni partecipante avrà potuto godere del mag-gior numero di ingressi sulle attrazioni poiché c’erano poche file e il numero di visitatori del Parco era veramente ridotto “grazie” al meteo.

Gardaland6 Settembre 2019

Staff Segreteria del Circolo(Giulia, Gabriella, Monica, Cristina e Marina)

Shaman – Gabriele (12 anni)

Pensiero Mattia (7 anni)

Le Giostre – Daniele (6 anni)

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Sezione

Filatelica Caposezione:Claudio JELOSCEK

La consueta riunione dei martedì, non festivi, dalle 16.15 alle 18 per gli scambi di francobolli, il ritiro delle novità filateliche dell’area italiana (Italia, San Marino, Città del Vaticano), già prenotate dai Soci, la consultazione dei cataloghi e delle riviste specializzate (francobolli, monete, schede telefoniche), è l’attività principale della Sezione. Dall’anno scorso non c’è più il servizio novità del Sovrano Militare Ordine Malta, perché non c’è più nessun socio che collezioni i suoi francobolli.

Come più volte è stato detto, è necessario che tutti i Soci aderenti alla Sezione frequentino di più gli incontri del “martedì”, sia per ritirare i francobolli prenotati, sia per essere informati sulle “novità filateliche” e per avere un “servizio” più a misura dei propri interessi.

Le mostre filateliche.Il Signor Claudio Jeloscek ha esposto la collezione «La salvaguardia della biodiversità nella filatelia». Il tema scelto è particolarmente interessante e attuale. Gli articoli erano accompagnati da francobolli, annulli e buste con soggetti di animali e di ambienti che sono in via d’estinzione o inquinati a causa dei cambiamenti climatici in gran parte a causa dell’uomo.

Anche con le collezioni filateliche tematiche si può illustrare e denunciare la grave situazione ambientale che lasceremo in eredità alle nuove generazioni, se non cambieremo i nostri comportamenti, applicandoci con serietà a praticare la raccolta differenziata dei rifiuti, in particolare della plastica non abbandonandola sulle spiagge dei mari, dei fiumi e dei laghi in occasione delle gite al mare o in montagna.

Curiosità collezionistiche.Ha fatto scalpore nel mondo collezionistico filatelico, quando nel febbraio 2017 la Magistratura decise di condannare un Commerciante e di sequestrargli il materiale filatelico, perché le buste affrancate dirette agli Enti pubblici italiani sarebbero di proprietà dello Stato, come stabilito dal Codice dei beni culturali, che ha sostituito, solo nel 2004, la Legge del Regno d’Italia che tutelava le belle arti.

Questa sentenza, apparentemente ridicola per i non filatelici, creò molti dubbi e “paure” tra i collezionisti e, soprattutto, tra i commercianti in possesso di buste affrancate con francobolli e indirizzate agli Uffici statali negli anni del Regno e di quelli iniziali della nostra Repubblica. Occorre ricordare che le tariffe dell’epoca prevedevano per il servizio richiesto (raccomandata, espresso, assicurata...) l’uso di francobolli di alto valore. Da questo deriva la rarità, l’interesse e il valore dell’oggetto filatelico.

Sorge una domanda: cosa se ne farà lo Stato del materiale sequestrato e prova del “delitto”? Finirà nell’archivio delle prove di reato … e forse cibo per i ratti!

Dopo che la Banca comune europea (Bce) emise nel 2017 nuove banconote da 50 euro, da fine maggio 2019 sono in circolazione quelle nuove da 100 e 200 euro con nuovi

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accorgimenti, come nel passato, per ostacolare il lavoro dei falsari. Ci si domanda che senso abbia l’emissione di questi tagli di banconote, quando oltre tre quarti dei pagamenti oggigiorno sono fatti con carte di credito e bancomat, o perfino obbligatoriamente per Legge per contrastare l’evasione fiscale.

Le Poste svizzere hanno edito una busta prepagata (o intero postale per i filatelici) per il servizio di raccomandata. È possibile impostarla in una qualsiasi buca delle lettere, allo sportello automatico My Post 24 o allo sportello degli uffici postali svizzeri. La tariffa è di 5,30 franchi svizzeri. Non sembra sia prevista la ricevuta di ritorno. Non occorre, perché il servizio è fatto dalle Poste svizzere?

Al Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa di Trieste, sito al pianoterra del Palazzo della Posta centrale in Piazza Vittorio Veneto, tra i vari oggetti esposti c’è un timbro a mano per obliterare (annullare) i francobolli. Un cartiglio ne spiega l’uso: il timbro rotondo nella corona circolare prevede la località dell’ufficio postale che lo usa, documenta la data e l’ora in cui è stata lavorata. Oltre a obliterare il francobollo, a conferma dell’avvenuto pagamento del servizio, il timbro veniva applicato anche sulla busta. All’arrivo nell’ufficio postale di destinazione, un altro timbro veniva applicato sul retro della busta, documentandone la data e l’integrità della missiva.

Quel cartiglio documentava la serietà di un servizio postale passato. Per risparmiare tempo, così hanno detto, ora tutta la posta dalle “cassette rosse” è portata nei Centri di raccolta e qui lavorata. Per esempio, la lettera imbucata in Piazza Unità d’Italia è portata in Via Brigata Casale, e da qui ai centri di Padova o di Venezia; la sera è lavorata e, nella notte, è riportata a Trieste, se è la sua destinazione. Parte della funzione del timbro è persa, perché risulta partita da Padova e non da Trieste, e le buste non hanno più il timbro dell’arrivo nell’ufficio di destinazione.

Per esempio, può accadere che, con le tariffe stipulate con contratto da Poste italiane con i grandi clienti (Banche, Enti pubblici, Società assicurative, bancarie, ecc.), lettere che non hanno francobolli ma stampato sulla stessa busta solo gli estremi del contratto, una lettera spedita da Catania impieghi tredici giorni per arrivare nella cassetta delle lettere del destinatario. Fa fede la data della lettera, perché le Poste italiane, che si sono impegnate a consegnarla, ci pare, in tre giorni, non le timbra né in partenza né in arrivo!

Claudio JeloscekGianfranco Zanolla

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Caposezione:Fulvio MERLAK

Sezione

Foto

«I libri si rispettano usandoli, non lasciando-li stare.» (Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore italiano, 1932/2016), «Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto.» (Jorge Louis Borges, scrittore e saggista argentino, 1899/1986), «Quando penso a tutti i libri che mi restano da leggere, ho la certezza d’essere ancora felice.» (Jules Renard, scrittore e aforista francese, 1864/1910), «Un uomo che legge ne vale due.» (Valentino Bompiani, editore e scrit-tore italiano, 1898/1992), «Il più grande dono è una passione per la lettura. È economica, con-sola, distrae, entusiasma, fornisce la conoscen-za del mondo e un’esperienza di vasto genere. È una luce morale.» (Elizabeth Hardwick, critica letteraria e scrittrice americana, 1916/2007). E potrei continuare a lungo. Di citazioni sui libri e sulla lettura ne esistono a centinaia. Ovvia-mente, quando si parla di lettura, di norma si fa riferimento all’interpretazione della scrittura, ossia di un testo rappresentato per mezzo di segni grafici alfabetici. I linguaggi, si sa, sono degli insiemi di segni atti a comunicare. Nondi-meno, anche la fotografia è un mezzo espres-sivo idoneo a comunicare. Va da sé che anche la fotografia ha un suo linguaggio, con un suo

lessico e una sua sintassi. E per appropriarsi delle regole che stanno alla base del suo fun-zionamento non c’è che una soluzione: bisogna imparare a leggerla questa benedetta fotogra-fia, con pazienza, con tranquillità, senza fretta, e con tanta umiltà; magari sfogliando le pagine di qualche buon libro di fotografia, strumento fondamentale per la comprensione della comu-nicazione visiva.

«Questo lavoro che presentiamo ora al pubblico costituisce il primo tentativo di pubblicare una serie di tavole interamente eseguite per mezzo della nuova arte del disegno fotogenico, sen-za alcun aiuto della matita dell’artista». Con questa prefazione William Henry Fox Talbot (l’inventore del processo fotografico negativo-positivo – 1939 – denominato calotipo) avviò, il 29 giugno del 1844, la pubblicazione del pri-mo libro fotografico della storia dell’umanità: “The Pencil of Nature” (Il Pennello della Natura), una raccolta di ventiquattro calotipi originali in-collati sulle pagine di sei dispense, edite, con una tiratura di 1.016 copie, dalla “Longman, Brown, Green e Longmans” di Londra. Di fatto, quest’opera rappresenta il prologo dell’editoria fotografica.

«Trieste è…» un libro di fotografia

Ernesto Petronio

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Fabrizio Ruzzier

Da allora l’industria libraria ha sempre presta-to una particolare attenzione alla fotografia e le proposte non sono mai mancate. Bisogna tuttavia riconoscere che il mercato del libro fo-tografico non è mai stato particolarmente con-sistente. Di fatto, si tratta di una nicchia che in Italia vale all’incirca l’un percento dell’intera produzione libraria; un esile spicchio all’interno di quell’ulteriore nicchia che è il libro illustrato o anche il libro d’arte. E bisogna altresì conveni-re che le difficoltà riscontrate dagli editori nella distribuzione dei libri non hanno certo favorito lo sviluppo del settore. Ciononostante ci sono alcune case editrici nazionali che da anni conti-nuano a investire importanti energie nella pro-duzione di volumi fotografici di qualità, con-correndo in tal modo alla formazione di quella cultura fotografica che in Italia, purtroppo, non ha mai trovato molti adepti.

I volumi fotografici rappresentano una sorta di rifugio per la cultura del libro, un baluardo che non teme la concorrenza dei libri elettronici, dei celebri e-book e dei relativi, e quasi indispensa-bili, lettori di libri elettronici, gli altrettanto fa-mosi Kindle. È questione di materialità e del lo-gico piacere, per gli appassionati, di possedere un oggetto tattile; ma è anche questione di luce ambientale riflessa e della conseguente certez-za di vedere le fotografie esattamente come l’Autore desiderava si vedessero. Ciò nondime-no bisogna dire che la tecnologia digitale ha il merito di aver abbassato i costi di produzione e che, tramite le auto-pubblicazioni (le cosiddet-te self-publishing, che sembrano essere gradite anche agli editori tradizionali perché rinnovano l’attenzione del pubblico), ha pure il pregio di

aver contribuito a risvegliare un interesse che sembrava un po’ sopito.

Dopodiché, può essere intrigante chiedersi quali sono i libri italiani che hanno lasciato un segno rilevante nella breve storia iniziata da William Henry Fox Talbot nel 1844. Orbene, senza alcuna pretesa di esaustività, i volumi più conosciuti sono senz’altro “Feste religiose in Sicilia” (1965) di Ferdinando Scianna, “Mori-re di classe” (1969) di Gianni Berengo Gardin e Carla Cerati, “Gli esclusi” (1969) di Luciano d’Alessandro, “I travestiti” (1972) di Lisetta Car-mi, “La fotografia” (1973) di Ugo Mulas, “Koda-chrome” (1978) di Luigi Ghirri, “Porti di mare” (1990) di Gabriele Basilico.

A ogni buon conto, oggi ci sono davvero miglia-ia di ottimi libri di fotografia, opere che tratta-no tutti i campi dello scibile umano. E il sogget-to “Trieste” è certamente uno di questi. Anche alla città giuliana sono stati dedicati molti libri fotografici. Lo abbiamo fatto anche noi del Cir-colo Fincantieri-Wärtsilä. Nel 1988 con “Trieste il suo ambiente”, nel 1990 con “Trieste-Vienna affinità del passato” e poi nel 2002 con “Trieste le sue anime”, uno dei più bei volumi dedicati al capoluogo giuliano.

Adesso è la volta di “Trieste è…”, un’opera più ponderata delle precedenti e quindi anche più matura. «Niente è mediocre a Trieste…» scrisse due anni fa’ la giornalista Cristina Battocletti. Di certo non lo è neppure il nostro nuovo, origina-le, libro di fotografia.

Fulvio Merlak

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Sezione

CoroIl “Nuovo Coro“ del Circolo Fincantieri-Wärtsilä Italia ha visto importanti eventi nel 2018 , alcu-ni ve li abbiamo già raccontati nel precedente numero di Incontri. Ne abbiamo avuti altri due.

La nostra partecipazione al cinquantenario del Coro “Fran Venturini“ di Domio nel comune di Dolina – San Dorligo della Valle in una manife-stazione dedicata, dove si sono esibiti diversi cori tra i quali il locale coro di voci bianche con il titolo di campioni d’Italia, il tutto tenutosi il 25 Novembre.

Nove giorni più tardi, il 4 Dicembre, abbiamo cantato nel nostro Circolo nell’ambito del con-certo dei corsi di musica nella incantevole cor-

nice della sala “Piccola Fenice”; Undici esibizioni di novelli pianisti, chitarristi e cantanti solisti. Tanto emozionati quanto bravi ad affrontare una nutrita platea fatta di genitori, familiari e semplici amanti della musica. I Brani che abbia-mo eseguito erano legati all’imminente periodo Natalizio.

L’evento più atteso ed importante del 2018 è stato, per la nostra comunità corale, la nasci-ta della seconda figliola di Margarita, la nostra Super Maestra avvenuta il 29 Dicembre 2018.

Questa ultima affermazione vuol far intende-re in maniera decisa ai nostri lettori che sia-mo un buon Coro, con ampi spazi di miglio-ramento, ma soprattutto siamo una comunità di persone molto affiatate e molto unite che deve tanto alla sua Maestra, all’infaticabile corista e segretaria del Circolo, Gabriella, che organizza i nostri eventi e agli instanca-bili accompagnatori che ci seguono per ogni dove.

L’attività di inizio 2019 ci ha visto impegnati nella preparazione di una serie di concerti che abbiamo tenuto in Austria tra il 14 ed il 16 Giu-gno grazie ad un invito a cui il coro ha aderito con gioia. Il tramite è stata la nostra Maestra Margarita.

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Le mete sono state la cittadina di Bad Ischl (luo-go termale) dove la sera del 14 Giugno abbia-mo cantato nella bella Chiesa di San Nicola tan-to cara agli Asburgo ricca di affreschi, mosaici e quadri del Santo. L’acustica di questo splendido luogo ha fatto il suo dovere esaltando i brani che abbiamo eseguito.

E’ stata per noi un’inaspettata sorpresa quando il parroco ha consegnato alla Maestra del de-naro raccolto dal pubblico presente. Dopo aver

ringraziato, lo abbiamo condiviso in una bir-reria li vicino dove spontaneamente abbiamo eseguito un paio di brani tra cui la nostra amata “Marinaresca” ricevendo i complimenti dai pas-santi e dagli avventori del locale.

Durante la mattinata del giorno seguente ab-biamo visitato la “Kaiservilla”, residenza estiva dell’Imperatore Francesco Giuseppe I (1853 – 1914). È stato un vero e proprio salto nel pas-sato, anche nel vedere il “Marmorschlössl“ o Castello di Marmo all’interno di un curatissimo parco fiorito, meta e rifugio ambito dalla Prin-cipessa Sissi.

Nel pomeriggio inoltrato del 15 Giugno, sia-mo arrivati alla seconda tappa austriaca: Linz bagnata dal Danubio, terza città austriaca per popolazione dove abbiamo eseguito in serata un primo concerto nella FamilienKirche, chiesa moderna ed imponente con un importante or-gano. Nella stessa chiesa, il giorno seguente, domenica 16 Giugno, abbiamo cantato durante la celebrazione della Santa Messa dopo la qua-le, siamo stati accolti dalla comunità locale ed assieme abbiamo consumato un pranzo arric-chito dalla conoscenza di quelle persone in un clima felice con canti e chiaccherate che sono continuati fino al momento in cui siamo saliti sul Pullman che ci ha riportato a Trieste.

Il prossimo futuro? Molti progetti all’orizzon-te sia in Italia che all’estero. Cosa aspettate ad unirvi a noi?

Un corale saluto a tutti voi,

Roy

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Nello sviluppo della medicina cinese si sono sus-seguite diverse scuole di pensiero che andavano a leggere i fenomeni del mondo e del corpo in maniera diversa a seconda dell’aspetto su cui si poneva l’enfasi, condizionato dal periodo stori-co in cui una determinata teoria si sviluppava.

Nelle prime dinastie si esaltava un certo contat-to con il mondo spirituale, fatto di spiriti e de-moni che potevano portare beneficio o danneg-giare la persona se scontenti del suo operato. Il culto degli antenati nella Cine pre-imperiale si basava proprio su questo concetto, l’obiettivo era placare gli spiriti degli avi tramite offerte per evitare malattie e sventure.

Durante il periodo di passaggio tra la Cina Anti-ca e quella Imperiale, più precisamente durante le Dinastia Zhou e Han, l’interesse principale divenne lo studio dei fenomeni della natura e di come questi influenzino l’essere umano. Tra le “Cento Scuole di Pensiero” che si sviluppa-rono in quel periodo una delle più importanti fu quella dei Naturalisti, fondata da Zuo Yan. Questi studiava le relazioni tra Yin e Yang e di come essi potevano originare tutto ciò che si manifesta in natura.

Il rapporto che i due Poli hanno nel macroco-smo nel microcosmo genera i Cinque Movimen-ti: Metallo, Acqua, Legno, Fuoco e Terra.

Il legno è collegato all’est e alla primavera. Rappresenta tutto ciò che sta crescendo e ha la funzione di attivare e far muovere in una direzione. Nel corpo genera i tendini che per-mettono il movimento. L’organo collegato è il Fegato, che ha l’incarico di muovere le armate, emanando la progettazione dei piani.

Il fuoco governa il sud e l’estate. È il momento di massima crescita ed espansione, manifesta all’esterno ciò che si genera all’interno.

Costituisce i vasi sanguigni che muovono il sangue per animare il corpo. L’organo corri-spondente è il Cuore, l’imperatore che emana lo splendore dello Spirito.

Qi GonG

La terra si manifesta al centro e nelle intersta-gioni. La sua energia è gravida e nutriente, dà armonia e tranquillità regolando la pacificazio-ne. Costituisce la carne che connette i diversi tessuti del corpo. Nel corpo genera la Milza che gestisce fienili e granai in modo da estrarre il giusto nutrimento.

L’ovest e l’autunno sono generati dal metallo. Serve a consolidare e proteggere, raccogliendo e selezionando ciò che va salvato da ciò che si può lasciare andare. Nel corpo è collegato alla pelle che è la capacità di mettersi in relazione con il mondo circostante. Si manifesta nel Pol-mone, il maestro dei Soffi che regola i processi del corpo.

L’inverno e il nord sono governati dall’acqua. Ha il potere di immagazzinare e stabilizzare, pone in uno stato di quiete e introspezione. Co-stituisce le ossa, la struttura portante dell’or-ganismo. Genera il Rene che ha il compito di manifestare la potenza.

Quando i cinque movimenti sono in equilibrio e lavorano armoniosamente l’essere umano può avere un’ottima evoluzione in tutti gli aspetti della sua vita.

Marco FiorentaleStudio 5 Petali

WUXING - I cinque movimenti della filosofia cinese

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Caposezione:Eliana PARISI

Sezione

PallavoloA distanza di un anno siamo ancora qui, più carichi, più numerosi, più vogliosi di allenarci e metterci continuamente alla prova!

Ebbene si, la sessione continua a popolarsi, con un numero sempre maggiore di iscritti, da ra-gazzi che si approcciano per la prima volta alla pallavolo a persone che da tempo giocano, tutti comunque accomunati dall’amore per questo sport, la voglia di continuare a migliorare e si-curamente di divertirsi.

Come ogni squadra che si rispetti non ci si limi-ta a fare faticosi allenamenti e giocare sfidanti partite, ma riusciamo anche a ritagliarci mo-menti di svago, uscite, aperitivi, cene, momenti che ci hanno permesso di creare un gruppo su-per affiatato e di generare un’ottima intesa che si materializza anche sul campo da gioco.

I tornei ai quali abbiamo partecipato ne dan-no prova tangibile! Abbiamo gareggiato con-tro diverse squadre ottenendo risultati al di sopra delle nostre aspettative. In ciascuna partita, oltre la grinta che ci contraddistin-gue, abbiamo messo in pratica tutto quello che allenamento dopo allenamento siamo riu-sciti ad apprendere e perfezionare conse-guendo ottimi risultati.

Tutto questo è stato possibile, chiaramente grazie al Circolo Fincantieri-Wärtsilä che an-che quest’anno ci ha permesso di mantenere due allenamenti e di partecipare a diversi tornei. Ma il Circolo non si è limitato solo a questo, ci ha anche aiutato nella ricerca e ac-quisto di tutta l’attrezzatura necessaria fino anche alla stupenda divisa che sfoggiamo du-rante le partite.

Grazie ancora

Eliana

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Scuola del vedere

La bellezza nell’Arte è inscindibile dalle tendenze e dal gusto, è infatti un concetto molto labile e, nei secoli, questo concetto è stato ampiamente sviluppato tanto che la bellezza è sempre stata motore di molte opere e di molte riflessioni da parte degli artisti.

Per ritrovare un canone estetico perso nei vari periodi storici, bisogna arrivare all’epoca feu-dale, alla bellezza degli Svevi e dei Normanni: biondi, con gli occhi chiari e la carnagione eterea. Le madonne sacre e profane riportano questi tratti mentre si preparano cosmetici per sbiancare il colorito e schiarire i capelli, sebbene la morale cristiana e la satira condannino questi costumi.

Il Rinascimento riporta in auge il gusto classico della bellezza del corpo come simbolo di prospe-rità, grazia ed eleganza. È un momento artistico e culturale molto florido e tutto ciò si riscontra nei corpi ben torniti e nelle curve abbondanti dei soggetti raffigurati.

Ma è il ‘700 a far da padrone nel campo dell’uso dei cosmetici e dei “belletti”, damine tutte pizzi e crinoline vengono dipinte da Boucher, Fragonard e Watteau (ma non solo); tutte in-tente in attività ricreative o nelle loro stanze affollate di ninnoli, cagnolini da compagnia e leziosi decori.

Questa figura femminile, delicata e aggraziata, verrà invece contrapposta, nei secoli succes-sivi, alla figura della femme fatale: dominatrice, lussuriosa, in grado di portare l’uomo alla rovina e persino alla morte. Artisti come Klimt ritrarranno spesso questo tipo di donna, bel-lissima e ammaliatrice.

L’inizio del Novecento vede uno stravolgimento della concezione di bellezza nell’arte. A partire dal Cubismo e dagli studi di Picasso (caso esemplare Les Demoiselles d’Avignon) i corpi e i volti raffigurati non esprimono più quella grazia e quell’eleganza tanto ricercate in passato. Le Demoi-selles di Picasso risentono della scultura etnica, così come le tahitiane dipinte da Gauguin: sono entrambi stereotipi di donne particolari, lontane dalla moda di Parigi e sicuramente non comuni per un europeo di inizio secolo.

Le cosiddette Avanguardie iniziano a sperimentare il corpo come simbolo di stati interiori, non più raffinatezza ma tratti che rimandano al primitivo, ad una sfera non pienamente codificata in cui l’uomo è vicino alla sua natura più istintiva. Ecco che appaiono sulle tele bambine magrissime e nudi in posizioni innaturali eppure estremamente comunicativi.

L’arte fino alla metà del ‘900 inizia il percorso verso una bellezza fuori dal canone estetico, una bellezza che fa del brutto la propria cifra stilistica.

Si arriva infine al periodo successivo alle Guerre Mondiali. Tra gli anni Sessanta e Settanta il corpo diventa argomento centrale della società, della comunicazione e dell’arte. Sono gli anni della cul-tura hippie, della liberazione sessuale e del movimento femminista, e poi quelli delle contestazio-ni studentesche e delle lotte operaie; anni di grandi cambiamenti sociali e culturali.

Così l’arte si apre a nuovi linguaggi, dagli happening di Fluxus alla Body Art, alle performance, azioni artistiche in cui il corpo, al pari di una tela bianca, diventa fulcro centrale della ricerca artistica.

Nel contemporaneo, il corpo ha ancora notevole spazio in ambito non solo artistico ma anche sociale.

Molti artisti lavorano proprio sull’espressione corporea, come ad esempio Marina Abramovic (atti-va già dagli anni ’60), ma anche Vanessa Beecroft che con i suoi lavori spesso realizza dei tableau vivant; la sua riflessione pone al centro lo sguardo, la moda, il desiderio.

Ma questi sono solo pochi esempi per dimostrare però come l’arte possa trattare in maniera sem-pre diversa una stessa tematica.

La bellezza nell’ArteAlla Scuola del Vedere, oltre a corsi e stage, anche un ciclo di conversazioni sul tema.

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Sezione

AtleticA AmAtoriAle Caposezione:Nicola ANTONAZZO

Come ogni anno, il 2019 è passato tra le tante corse e trail; e quest’ anno new entri anche la Croazia. In primavera, in attesa dell’inizio del Trofeo Provincia di Trieste, io con un gruppetto di nostri atleti ci siamo dedicati a svolgere al-cune gare nella bellissima terra Croata. Quasi tutte le manifestazioni si svolgevano all’interno dei diversi campeggi, un’idea a dir poco fanta-stica; un sistema per far conoscere alla gente i bellissimi panorami marini e le strutture che le ospitano.

Sistematicamente, il Trofeo Provincia di Trieste inizia nel mese di aprile, con la prima prova no stop viaggi. Ma a fare da regina di chiusura del trofeo 2019 è la nostra manifestazione: la “Su E Zo Pei Clanz”, quest’anno svoltasi il 20 ottobre.

In particolare, quest’ultima è stata la 40° edi-zione; e per questo dobbiamo ringraziare Giu-seppe Mandorino che, in tutti questi anni si è impegnato per portare avanti questa manife-stazione. Per chi non lo conoscesse, Giusep-pe era un dipendente Wärtsilä e Capo Sezione dell’Atletica Amatoriale.

Anche quest’anno il Comune di San Dorligo della Valle, con il Sindaco Sandy Klun e l’asses-sore Antonio Ghersinich, ci hanno concesso il patrocinio per la gara. Mentre la Wärtsilä Ita-lia, rappresentata dalla dottoressa Emanuela Fregonese e il Segretario del Circolo Fincantieri Wärtsilä, Gabriella Fiorentale, non ci hanno fat-to mancare il loro appoggio, dandoci una mano nell’organizzazione e durante la premiazione.

Alla Manifestazione si sono presentati circa 350 atleti di ogni categoria, dai 18 anni in su. Il per-corso è rimasto invariato eccetto qualche varia-zione per l’arrivo. Anche quest’anno a fare da paladino dell’impervio tracciato, dopo lo sparo di inizio, è stato Matteo Vecchiet, dipendente Wärtsilä Italia ma iscritto alla Società Sportiamo. Si conferma atleta indiscusso, vincendo la ma-nifestazione con il tempo di 31’35, che rispetto allo scorso anno fa segnare un minuto in meno. Matteo ha dedicato la sua vittoria al nostro col-lega Devan Santi, scomparso tragicamente al seguito di un incidente motoristico. Per quan-to riguarda il secondo e terzo posto assoluto, sono stati premiati Fabio Galassi (Atletica Imola)

Ho avuto modo di conoscere responsabili di so-cietà e atleti che hanno un sistema di organiz-zazione molto diverso dal nostro, senza tanti regolamenti e balzelli. E la cosa fantastica è che nel dopo gara ci si riunisce tutti assieme per condividere un pasto e le proprie impressioni sul percorso e i luoghi attraversati della mani-festazione. Questo fa si che la gente socializzi e si appassioni di più a questo sport.

Giulia ZanierFranco Ferrari Diego Delneri

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e Giuseppe Puntel (Sportiamo). Il podio femmini-le va alla ex specialista e campionessa europea di mountain bike Nicol Guidolin, con il tempo di 37’24” seguita da Paola Verardi e Valentina Bo-nanni. Per la Classifica a squadre, si aggiudica la coppa “Arrigo Roman” il gruppo sportivo ASD Generali Trieste, con 50 partecipanti. Il sigillo della regione, messo a disposizione per il 40° anniversario della manifestazione, va ad Anto-nio Bevilacqua, arrivato 40° assoluto. Per dare alla manifestazione un ricordo significativo, per il dopo gara la società Camst ristorazione, che ci fornisce i pasti aziendali, ci ha offerto un bellis-simo Jota party; particolarità che è stata molto gradita dagli atleti e da noi organizzatori. Anche quest’anno ci sono stati nuovi iscritti alla sezio-ne, tra questi si è distinto Silvio Schillaci, che ha portato a termine tutte le nove prove indivi-duali che prevede il Trofeo e anche quelle per il punteggio di società. Auguro a Silvio di trovare

in questo fantastico sport il divertimento e lo svago che tanti sottovalutano. La nostra socie-tà si è classificata 4° all’interno del Trofeo Pro-vincia di Trieste. Considerando che sono circa 36 le squadre che si sfidano, ciò dimostra che la nostra, durante la stagione, si sia impegnata al meglio. Un ringraziamento va a tutti i nostri sponsor, primo fra tutti la Wärtsilä Italia segui-to dal Comune di San Dorligo e le Comunelle, la ditta Saiph, la ditta Metech impianti, la ditta Tonello impianti elettrici, la ditta Ferro Arredo, la ditta Carrservice, la ditta Italspurghi, la ditta Breg carpenteria, la ditta Cedi costruzioni, la dit-ta Automatic Service, il Ristorante Montecarlo, l’Hotel Sonia, l’Ugaf e le sigle Sindacali Aziendali. Infine, un grosso ringraziamento alla Camst Ri-storazione per la fornitura della jota.

Nicola Antonazzo

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Referente:Nicola ANTONAZZO

Sezione

AtleticA GiovAnile

Settore EsordientiDivertimento!

E’ la prima cosa che mi viene in mente pensan-do all’Atletica Giovanile. Ed è proprio questo lo spirito dei nostri piccoli atleti quando si allena-no e gareggiano.

Gioco e divertimento per i più piccoli rappre-sentano le fondamenta dell’atletica e di qualsi-asi sport.

Certo che però non manca la competitività dei bambini. Durante le gare, infatti, danno libero sfogo a tutta la loro energia e attraverso un mo-mento di massimo divertimento riescono ad esprimere una sana competitività.

Ma anche per chi arriva alla gara un po’ più eu-forico, la competizione è sempre qualcosa che emoziona (spettatori compresi!).

Eh si, perché per un bambino non è facile corre-re sotto gli occhi di decine di genitori che ap-plaudono o attendere alla linea di partenza lo sparo dello starter!

A volte basta veramente una parola, un inco-raggiamento, una carezza, per sdrammatizzare quello che per loro in quel momento sembra essere la più dura delle gare da affrontare.

E mentre sono lì, pronti al via, concentratissimi, le loro gambe scalpitano e i loro cuoricini batto-no forte … noi allenatori siamo là con loro, per vederli sfrecciare al traguardo e vivere assieme l’emozione che quella gara gli sta regalando.

E di gare quest’anno ne hanno fatte …

La stagione invernale inizia con le campestri, e in una gelida domenica mattina di gennaio a

Casarsa diversi dei nostri atleti si sono sfidati nei 600 metri di fettucciato: Andrea Cociani, Adam Schiavon e Martina Di Giacco, ormai pic-coli “veterani” delle gare, primo debutto invece per la dolcissima Ambra Zupancich ed il più piccolo dei nostri runner Michele Corvasce.

I “nostri “ piccoli sono riusciti a difendersi più che bene in questa gara, considerato che hanno dovuto gareggiare con gli esordienti più grandi. Da sottolineare infatti, la super prestazione di Giovanni Dionisi con un ottimo terzo posto. Ed è proprio il nome di Giovanni che vedremo scritto in cima alle classifiche delle prossime gare.

Con la primavera arrivano anche le gare su pista.

Ed la volta del Campionato Provinciale Staffette (13 aprile).

Grazie alle tante adesioni dei nostri ragazzi, siamo riusciti a formare ben quattro staffette: per la 4X50 esordienti C abbiamo visto scende-re in campo Adam Schiavon, Andrea Cociani, Michele Corvasce e Mark Deschmann, per gli esordienti B la staffetta mista composta da An-drea Braico, Andrea Marinaro, Martina Di Giac-co e Ambra Zupancich, per gli esordienti A una staffetta maschile con Andrea Palcich, Andrea Marinaro, Pietro Tirelli e Giovanni Dionisi ed una femminile con Chiara Braico, Rebecca Bub-bi, Margherita Righi e Margherita Coretti. Otti-mi i risultati ottenuti da queste staffette; quasi tutti sono riusciti a portare a casa una medaglia!

Dopo la pausa estiva ci siamo ritrovati tutti sul tartan e le gare sono iniziate subito, a comin-ciare con “Il Cavallo scende in Pista”, nella quale tutti i nostri marciatori sono stati premiati (Mar-gherita Righi e Giovanni Dionisi) e che ha visto la vittoria di un tenace Andrea Cociani per la categoria esordienti C.

Adam Schiavon, Federico Starrantino,Andrea Cociani, Mark Deschmann,

Ambra Zupancich

Sara Massalin, Andrea Cociani, Mark Deschmann, Adam Schiavon

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Il week end successivo è trascorso con la 3° Prova del Trofeo Cinque Cerchi: 50 metri per gli esordienti B e C, Biathlon (50 ostacoli e 600) per gli esordienti A.

Per i piccolissimi è salito sul gradino più alto del podio il velocissimo Mark, terzo posto per Adam e quinto per Andrea. La categoria rosa invece, ha registrato un ottimo quinto posto per Sara Massalin.

Nel Biathlon Giovanni è riuscito ad ottenere uno splendido secondo posto (1.58 per i 600 e 8.9 per gli ostacoli). Ma non dimentichiamo an-che l’impegno degli altri atleti che hanno parte-cipato: Andrea Palcich, Enrico Elisi, Cristina Ciu-offo, Rebecca Bubbi, Ambra Zupancich e Federico Starrantino.

Finalmente è arrivata anche una gara di salto in lungo, dove Adam, con il suo salto da 2,80 metri ha conquistato la medaglia d’oro! Sono stati premiati anche i 2,50 m. di Andrea e i 2,37 di Sara.

Sempre lo stesso giorno il nostro formidabile Giovanni ha vinto il Biathlon con una netta vit-

toria sia nel salto in lungo (4,06 m.) che nei 50 metri (7.5). Riguardo gli altri esordienti, abbia-mo visto un netto miglioramento: 3,26 m. per Cristina Ciuoffo, 2,80 m. per Marianna Righi, 3,24 m. per Giada Starrantino, 2,90 m. per En-rico Elisi, infine 1,82 m. per Federico Starranti-no, alle prese con le sue prime gare.

Gran finale per i nostri piccoli è stata la Carsoli-na Cross (10 novembre). Nonostante la caduta in partenza, Mark è riuscito a tagliare per primo il traguardo, seguito dal suo compagno di squa-dra Adam, 6° posto per Andrea e 21° per Federico.

Resistenza dimostrata anche dagli esordienti A e B (Ambra Zupanchich, Andrea Palcich, Enrico

Elisi, Cristina Ciuoffo, Rebecca Bubbi, Giada Starrantino e Giovanni, che ha concluso con un 5° posto), che hanno affrontato il percorso più lungo. Per quanto riguarda le femmine, Rebec-ca, allungando nel finale, ha raggiunto Giada, classificate rispettivamente 14° e 15°.

Ma quello che fa crescere una società non sono solo i podi o le medaglie.

Sono i mattoni, indispensabili a costruire quel muro che per noi allenatori è semplicemente l’essenza della società. Quel muro da poter di-pingere con la nostra passione.

E i mattoni di quel muro siete voi: PICCOLI ATLETI!

Valentina Pinzelli

Adam Schiavon

Andrea Cociani

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Settore ragazzi e cadettiAbbiamo iniziato le gare di apertura a febbraio con le Indoor a Udine con un secondo posto della Giovanna Girardi in 9.39 nei 60 ostacoli (da notare prima delle 2005), nono piazzamen-to della Di Giacco Aurora e ancora un sesto po-sto della Girardi nei 60 metri piani.

Febbraio è stato un mese all’insegna delle gare miste: indoor e campestri, dove le nostre ra-gazze Ulian Arianna, Di Giacco Aurora e Ulian Francesca hanno conquistato un dodicesimo posto nella staffetta 3X1000 a Majano e Gio-vanna, a livello individuale, ha concluso al

Giovanna Girardi

Giovanna Girardi, Margherita Righi,Margherita Ortolani

Arianna Ulian, Giada Cociani,Caterina Gilli, Sofia De Cubellis

quattordicesimo posto tra le cadette. Si è rifatta ai Campionati Regionali Indo-or a Udine con un secondo posto in 9.24 nei 60 osta-coli e terzo nei 60 piani con 8.27 (sempre prima tra le nate del 2005).

Grazie a questi risultati, la Federazione Regionale ha convocato la stessa Giovan-na per le prove multiple, ad Ancona, ai Campionati Na-zionali di Rappresentativa (3 marzo). Dopo un inizio sfortunato, la sua grande forza di determinazione le ha permesso di concludere tutte le prove, siglando un 1’.03’’ sui 400 metri.

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Nel frattempo ai Campionati Provinciali la Di Giacco si è messa in evidenza con un settimo posto nei 60 ostacoli con un tempo di 10.77.

Nelle campestri del Friuli hanno iniziato a far esperienza e sempre combattive le piccole Gia-da Cociani e Sofia De Cubellis.

Il 6 aprile, prima della chiusura per il rifacimen-to dello stadio Grezar, ci sono state le gare di apertura con il Trofeo Cinque Cerchi. Tre prove (150, lungo e vortex) per le ragazze, quattordi-cesimo posto per Ulian Arianna.

Fra i cadetti si sono fatti notare:

• Giovanna Girardi, seconda classificata sui 150 metri con 19.58 (tempo di buon livel-lo), seconda anche nei 600 metri con 1.53 e prima tra le triestine,

• Mattia Spadaro, secondo classificato nei 600 metri con 1’.37’’,

• Matteo Rodella, quinto classificato con 1’.50‘’.

Il 1 maggio a Palmanova ancora prima Giovan-na con un tempo di 42.00 sui 300 metri piani, migliorata al Campionato Regionale di società il 25/26 maggio con 46.82 nei ostacoli, mentre Mattia Spadaro quarto nei 300 ostacoli con il bel tempo di 45.57.

Nel frattempo iniziavano a raccogliere i frutti per il loro costante impegno le nostre bravissi-me marciatrici: Margherita Righi, seconda clas-sificata con 19.13 e Margherita Ortolani, quinta con 21.40.

Il 2 giugno nuovamente Giovanna Girardi è sta-ta convocata a Fidenza per rappresentare la re-

Giovanna Girardi

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gione F.V.G. nei 300 piani (41.55) ai Campionati Nazionali per Regioni Outdoor.

A settembre, sempre la stessa Giovanna si è classificata terza al Campionato Regionale Prove Multiple con 3258 punti (pentathlon), miglioran-dosi sia nel lungo (4.68) che nel 600 (1.44).

Tutto ciò la porterà nuovamente a partecipare ai Campionati Nazionali a Forlì il 5 ottobre, con-quistando un decimo posto nei 300 hs, diciamo peccato, perché è stata fregata dalla troppa tensione nervosa, ma comunque brava perché al primo anno cadetta.

Un elogio va anche alla Margherita Righi, pur-troppo sempre seconda, ma finisce la stagione migliorandosi nei 3000 metri di marcia con 19.07. Il prossimo anno faremo di tutto perciò che arrivi prima!!!

Ultimo accenno va anche alla Carsolina Cross, Campionato Provinciale di Corsa Campestre, tra i premiati: Enrico Radovini, Riccardo Dudi-ne, Giovanna Girardi, Margherita Ortolani e Gia-da Cociani.

Devo dire che siamo contenti di tutti i ragazzi/cadetti, hanno fatto un bel gruppo, dal tenace Enrico Radovini, ai fratelli Caputo, alla sorpren-dente Caterina Gilli che in gara riesce sempre a dire la sua nel finale, ad una ritrovata Aurora Bonazza in costante crescita, da non sottovalu-tare Alessia Perini con buone doti di velocista e lanciatrice ma non le vuole mai dimostrare in gara , Gabriel Matromarino, velocissimo solo quando vuole lui, Federico Salierno, Merzari Ve-ronica, Berrettoni, Gianmarco Zancano, Simone Bonazza, Margherita Daris, Giovanni Sani, Vero-

nica Berrettoni con tutta la strada spianata da-vanti. Infine, uno degli ultimi arrivati ma che si è fatto notare da subito, sempre ben piazzato nelle gare di settembre e ottobre e che dirà la sua anche in futuro, Riccardo Dudine.

Importante deve essere la collaborazione dialo-go tra genitori, allenatori, ragazzi e che ci sia sempre nel rispetto della lealtà uno spazio per tutti bravi e “meno bravi” facendo della sana attività fisica.

Gianni Crevatin

Auguriamo un Buon Natale a tutti!

Nicola, Gianni, Lorenzo, Stefania, Francesca, Chiara e Valentina

Giovanni Dionisi

Riccardo Dudine

Margherita Righi, Alessia Perini,Giovanna Girardi

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Caposezione:Fulvio GREGORETTI

Sezione

Bowling

Questo gergo marittimo è l’emblema di questa stagione sportiva 2019. Ma cosa abbiamo fatto di speciale? Siamo diventati più bravi? Abbiamo rinnovato le nostre divise? Ci siamo cimentati in Gare professionali?

Niente di tutto questo, perchè i passi si fanno uno alla volta e con intelligenza, passionbe, co-stanza ed attenzione a tutti.

Per comodità ed anche per consentire attività dopo il Torneo, abbiamo scelto anche quest’an-no la sede duinese del Progetto Turismo con annesse le piste da Bowling, la Pizzeria Risto-rante, il Burgher Center, la sala Biliardi e l’ampio parcheggio esterno per le automobili per svol-gere i nostri Tornei.

Tornei che pian piano sono diventati a cadenza quindicinale con la partecipazione degli/lle iscritti/e alla Sezione Bowling del nostro Circo-lo FINCANTIERI – WÄRTSILÄ!

Abbiamo mantenuto gli impegni presi lo scorso anno e possiamo dire che i ritmi hanno consen-tito di soddisfare l’esigenza di ritrovarci più spesso, di poter utilizzare al meglio i contributi ricevuti e di poter vincere nel frattempo più coppe e premi dello scorso anno, nello spirito di essere sempre e comunque una Sezione ricreativa.

I nostri ragazzi e ragazze hanno co-minciato ad acquisire la sicurezza nel tiro, coordinazione nella rincorsa e cura della precisione facendo faticare e talvolta arrancare i più attempati per guadagnarsi un posto sul podio dei Tor-nei Master, Open e Junior.

I tanti SPLIT hanno lasciato spazio agli SPA-RE & STRIKE, con tanta soddisfazione di tutti.

Abbiamo anche quasi rotto. Che cosa?, vi chie-derete. Le bocce, Abbiamo giocato così inten-samente e con gusto che alcune bocce perso-nali hanno avuto delle crepe o si sono scheggiate.

Con pazienza sono stati riallacciati i rapporti con gli ex partecipanti ai Tornei Provinciali de-gli anni ‘90 e per quest’anno si giocherà più volte fra soci e socie della nostra Sezione e quelli dei Circoli avversari. Tutto nell’ottica ami-chevole di condividere questo sport.

Facciamo presente anche che praticare lo sport del Bowling non è soltanto comprare e far fora-re una boccia con le misure della mano, ma è anche munirsi di qualche altro accessorio.

La borsa di Bowling dove sistemare la boccia o le bocce e gli accessori.

Le scarpe da Bowling che sono dotate di una suola liscia particolarmente adatta a scivolare e frenare la rincorsa sulle piste.

Il panno pulisciboccia: la boccia si sporca du-rante le fasi di gioco e va pulita strofinado la superficie sulle parti interne del panno.

Il detersivo: la boccia va lavata prima della stro-finatura/lucidatura col panno ed un appropria-to liquido deve venir spalmato sulla superficie.

Il guanto: che viene stretto sul polso della mano lanciante per poter indirizzare il tiro in modo dritto o ad effetto, a seconda delle capacità.

La pallina contenente talco: la mano sulla parte interna subisce l’effetto del sudore; stringere la pallina consente di asciugarla ed ad acquisire quela capacità ad uscire dai fori in tempo du-rante la fase finale del tiro.

L’asciugamano: che serve a pulire la boccia ed ad avere un contatto con lei quasi

amichevole.

Con la voglia di continuare a divertirci in modo ricre-ativo offrendo a tutti co-loro che lo desiderano un momento di spen-sierata convivialità, speriamo di continuare anche nel 2020 la no-stra attività di Sezione

invitando tutti gli ade-renti del 2019 a rinnovare

la loro iscrizione ed a coloro che vorranno cimentarsi a farsi

avanti. C’è posto per tutti!!!

Un augurio di Buone Feste e di un sereno fine 2019 accompagni tutti i Soci e Socie del Circolo e le loro famiglie!

Un ringraziamento al Presidente Pierpaolo, ai membri del Consiglio Direttivo del Circolo ed alle Collaboratrici che in vario modo assistono le Sezioni come questa, aggiornandoci sull’atti-vità e dandoci assistenza in vari modi.

In definitiva: Buon Natale, Buon Anno Nuovo 2020 a tutti i lettori e lettrici di INCONTRI, im-pegnati a progettare e costruire Navi e Motori.

Fulvio Gregoretti

Bowling: avanti tutta!

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Caposezione:Flavio TEDESCHI

Sezione

Destrieri

Signori Cavalieri e gentilissime Dame, dopo aver vissuto il quadriennio di celebrazioni del centenario della Grande Guerra, assieme all’As-sociazione Nazionale Arma di Cavalleria com-presa la celebrazione della carica verso il tri-vio di Paradiso del 4 novembre 1918, un fatto d’arme celebrato anche da Gabriele D’Annunzio e avvenuto appena 5 minuti prima della fine delle ostilità e che rappresenta la somma e as-soluta Apologia dei principi d’onore dei uomini di cavalleria di ogni tempo, i soci della sezio-ne “Destrieri” del Circolo Aziendale Fincantieri Wärtsilä, hanno proseguito il percorso nel solco di questa bella sinergia con la cavalleria, colla-borando alla buona riuscita della seconda edi-zione del viaggio in carrozza dall’Accademia di Modena alla Fiera cavalli di Verona.

SEZIONE “Destrieri”.......... PRESENTEla spettacolare Val Rosandra. Con il mese di no-vembre 2019 è possibile effettuare delle bellis-sime passeggiate sia in carrozza, sia con cavalli montati ma anche con dei piccoli convogli di asinelli sommeggiati, un modo entusiasmante di riprendere ed approfondire la scoperta della storia di questo nostro bellissimo territorio. Un bellissimo progetto per invitare il Vostro sguar-do sul territorio e riprendere in sella ai nostri nobili Destrieri l’esplorazione della non meno coinvolgente storia del litorale che circonda il nostro emporio tergestino. Un’idea che ha entu-siasmato anche l’attuale Assessore alla viabilità del Comune di San Dorligo della Valle – Dolina, l’Amico David Štokovac, figlio di un ex collega della Wärtsilä Italia, che avevamo avuto già il piacere di ascoltare in una bellissima introduzio-ne storica in occasione della riscostruzione della presa del castello di Mocco, quando ancora si chiamava Davide Stolli, prima di rientrare in pos-sesso ufficialmente del cognone originale dei suoi avi sloveni antecedente alla italianizzazio-ne forzata nel primo dopoguerra. Con l’Assesso-re Štokovac, si sta pensando ad un programma di valorizzazone del percoso della vecchia via commerciale dalla Carniola, un tempo percorsa da convogli di animali da soma, che dal Carso scendeva verso la muda e le saline di Zaule, passando per il dazio del castello di Mocco. Per preparare delle offerte adeguate a questo nostro magnifico territorio, siamo andati a vedere l’e-sperienza dei nostri amici toscani di Pomarance, che nelle zona dei celebri soffioni boraciferi di Larderello, hanno creato una rete con una serie di agriturismi in grado di offrire una settimana completa di trekking con gli asini sommeggia-ti e gps satellitare, unendo la suggestione del-la tradizione con i servizi messi a disposizione dalla moderna tecnologia. In un articolo del 17

Il viaggio di 4 giorni ha visto un convoglio di sei carrozze accessibili trainate da altrettante pariglie di cavalli italiani, che hanno ospitato un totale di 150 ragazzi con varie patologie con la scorta di 12 cavalli montatati dagli alievi ufficia-li. Una bellissima esperienza quella di viaggiare in convoglio che si cercherà di portare in ambi-to locale anche grazie alla stipula della nuova convenzione con il maneggio WILD SOULS FARM presso la foiba di Basovizza gestito dai fratelli Irina e Iacopo Carboni. Con questa nuova con-venzione che si andrà ad affiancare con quella rinnovata con i Volontari dell’AlpeAdria per la Solidarietà presso l’Ippodromo di Montebello, si è riusciti a trovare quella indispensabile base logistica per poter organizzare, oltre alle norma-li lezioni in maneggio, anche delle passeggiate nel suggestivo paesaggio carsico che sovrasta

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Agosto 2016 di Andreas Quirici, la cosa viene presentata in questo modo: In vacanza con gli asini per riscoprire i ritmi lenti, una famiglia fa trekking con gli asini nella zona di Pomarance, dove da aprile del ‘45 famiglie da Belgio e Olan-da hanno scelto il trekking someggiato. Nei sen-tieri col Gps fino ai B&B, cinque giorni costano 1.300 euro per 4 persone. Prendete sei o sette agriturismi nel territorio di Pomarance, cinque asini amiatini, i paesaggi immersi nel verde della Val di Cecina e famiglie straniere alla ricerca di una vacanza alternativa a stretto contatto con la natura. Se mescolate bene il tutto avrete una for-ma di turismo che va molto in nord Europa, ma che in Toscana mancava. E che a Pomarance è arrivata quest’anno per la prima volta ponendo le basi per un business niente male. È il trekking someggiato, passeggiate in sentieri di campa-gna e collina con l’utilizzo di asini che trasporta-no borse, ma soprattutto bambini da 3 a 6 anni. Dalla preparazione degli animali al centro ippico Santa Barbara, si nota subito che non si tratta delle solite escursioni di un giorno, attività già abbastanza diffusa anche nella nostra regione. Ma di vere e proprie vacanze da tre a sette gior-ni in cui i turisti utilizzano un Gps con i sentieri mappati e tutte le indicazioni per raggiungere le strutture ricettive prenotate. Motore di questa nuova forma di turismo è Tinne Terneven, una belga trapiantata a Firenze dove ha lavorato per anni nel settore della moda. «Poi non è andata benissimo e mi sono presa un anno sabbatico per decidere cosa fare della mia vita - racconta - Conoscevo la Valdicecina perché, con il mio com-pagno, avevo una casa a Sassa. E il ricordo delle camminate con gli asini di quando ero bambina insieme ai miei genitori mi ha portato a questa idea». Tinne conosceva il centro ippico comuna-le Santa Barbara di Pomarance, dove portava le figlie a cavalcare. Ha creato il tour operator

Altratoscana, mentre Maurizio Boldrini e Mi-chele Della Pace, che gestiscono dal 2009 il centro ippico hanno preso cinque asini amiatini, specie in via di estinzione e che è al centro di una operazione di salvaguardia. «A quel punto avevamo tutto per partire - spiega Boldrini - . Ad aprile abbiamo avviato il progetto pensan-do che i viaggi sarebbero stati dieci al massimo, entro la fine di agosto. Tinne era più ottimista e puntava a venti». In quattro mesi e mezzo, in-vece, le famiglie che hanno scelto questo tipo di vacanze decisamente alternative sono state 45. Tutte provenienti da Belgio e Olanda. «E nel-la seconda metà di agosto ne avremo ulteriori», aggiunge Tinne. Genitori e figli vengono sotto-posti a una giornata di lezione sugli asini. Da cosa mangiano a come trattarli una volta finita la passeggiata. Poi viene effettuata una prova di un’ora in un percorso creato ad hoc con gli osta-coli più probabili che si trovano lungo i sentieri. E l’avventura può cominciare. «La cosa più bella è vedere la trasformazione delle famiglie quan-do tornano dalla loro vacanza» - aggiunge Tinne - Arrivano stressati e finiscono rilassati. Anche perché è inevitabile seguire il ritmo degli asini e riscoprire i ritmi lenti. E il momento dei salu-ti è speciale, con grandi e piccini che piangono stringendosi agli asini”. Una famiglia di quattro persone, per cinque giorni di vacanza spende in media 1.300 euro. Un business che coinvolge il centro ippico, il tour operator, gli agriturismi, ma anche i piccoli negozi nei vari paesi della zona di Pomatance. «Per noi è un’attività importante destinata a crescere» - conferma Boldrini - Ma si tratta soprattutto di continuare a portare avan-ti l’aspetto sociale del nostro lavoro. In questa maniera aiutiamo la razza degli asini amiatini a non estinguersi, in linea con quello che faccia-mo ogni giorno con i nostri cinquanta animali, tra cavalli, pony e, appunto, gli asini. Facciamo

inserimento lavorativo per persone di-sagiate e ippoterapia con risultati im-portanti dal punto di vista sociale”.

Anche qui sul carso auspichiamo di potervi offrire un prodotto simile adatto a far trascorre a tutta la fa-miglia delle indimenticabili giornate immersi nella natura e nella storia di questi nostri incantevoli territori. Ma in attesa di tutto questo nel 2020 e prima che finisca questo 2019 vi invi-tiamo a venirci a raggiungerci in cen-tro a Trieste presso i mercatini di Na-tale dove vi aspettiamo per augurarvi buone feste con un fantastico giro sulla carrozza di Babbo Natale offer-to in collaborazione con il Comune di Trieste e le Palestre California.

Flavio Tedeschi

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Ormai superato con una punta d’orgoglio l’importante traguardo dei trent’anni di attività, la Scuo-la del Vedere / Libera Accademia di Belle Arti ha attivato il programma del nuovo anno accademico 2019-20 con la consueta professionalità ed entusiasmo.

Fondata dopo una lunga “gestazione” nel 1988 dal critico-artista Luigi Danelutti (1928-1995), allievo negli anni Sessanta del grande Maestro dell’Espressionismo Oskar Kokoschka presso la Schule des Sehens a Salisburgo, nel 1996 la direzione della Scuola del Vedere passa a Donatella Surian e da allora questa piccola accademia realizza, anno dopo anno, numerosi programmi com-prendenti una vasta pluralità di proposte artistico-didattiche.

Le discipline artistiche attualmente contemplate riguardano in primis il Disegno e quindi tutte le tecniche della Pittura, dall’Acquerello all’Olio. Sono inoltre programmate lezioni di ritratto dal vero, lo studio del nudo con modella (con e senza insegnante), la scultura (modellato con argilla) e due laboratori per bambini.

E’ in calendario anche una rilettura della Storia dell’Arte, a cura di Luca Vergerio, dedicata appunto al tema de “La Bellezza nell’Arte”. Il relatore, dopo un excursus sulle vite di Botticelli, Raffaello,

Per ulteriori info:Segreteria della Scuola del Vedere:Trieste - via Rittmeyer 18, 1° pianoda lunedì a giovedì dalle 17 alle 19,30(040 311885 o 347.8554008)[email protected] - www.scuoladelvedere.it

Corso: “Il corpo e la sua rappresentazione”

Laboratorio argilla: “Il volto modellato”

Nuovo corso: “Diventare artisti: l’arte con cura e con gioia”

Vermeer, Ingres, Boldini e Warhol, si soffermerà in particolare su quelle opere che più hanno su-scitato ammirazione, per armonia e perfezione, secondo il gusto dell’epoca.

La collaborazione tra Scuola del Vedere e Circolo Aziendale Fincantieri-Wärtsilä prosegue con reciproca soddisfazione da molti anni ed ai soci del Circolo la S.d.V. è lieta di riconoscere uno sconto del 10% sulla quota di partecipazione ad ogni corso o laboratorio del Programma 2019-20.

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Fitness

Descrivo quello che cerco di fare nei miei corsi.

I corsi di fitness posturale mirano a ristabilire il controllo cosciente di tutti i muscoli del corpo con esercizi “dolci”, alla portata di tutti, selezio-nati dal Pilates, dallo Yoga e da tutte le espe-rienze sportive dell’istruttore (pilates, karate, aikido, yoga); il fine è di sviluppare un corpo sano e forte, scattante, agile e coordinato, ma è realmente sano solo quando oltre a non presen-tare patologie ha una “linea” ed un “portamen-to posturale” (con il termine postura si defini-sce la reazione del nostro corpo alla forza di gravità nei tre piani dello spazio) in grado di muoversi armoniosamente ed è in grado di ese-guire con estrema facilità movimenti complessi e faticosi e interagendo facilmente e liberamen-te con l’ambiente che lo circonda; l’allenamento avviene senza utilizzare complicati macchinari che guidano i movimenti, e quindi abbando-nando gli esercizi di isolamento, si realizza po-nendo il corpo ed il suo movimento come un cardine di esercizi svolti sui tre piani dello spa-zio (sagittale, frontale e orizzontale) dando be-nefici in ambito psico-fisico.

del corpo che permettono di interagire con l’am-biente che lo circonda, curando ogni aspetto del movimento: forza, potenza, velocità coordinati-va, agilità ed equilibrio; utilizzando il corpo nel-la sua complessità si realizza un maggiore con-sumo calorico favorendo il dimagrimento e la tonificazione di tutti i muscoli.

Finalità dei corsi di fitness

Alla base dell’allenamento c’è l’idea che l’attivi-tà fisica deve migliorare le capacità coordinati-ve e condizionali dell’individuo, sviluppando gesti che impegnano il corpo nel suo insieme e che sono in grado di attivare diverse catene ci-netiche sinergicamente.

Un allenamento che prevede l’esecuzione di esercizi a corpo libero che attivano l’intero orga-nismo; esercizi di questa natura, decisamente diversi dal classico allenamento con macchine isotoniche, possono migliorare quelle capacità

Tra i principi alla base di questo allenamento, a mio parere, c’è il condizionamento del corpo in maniera completa, dove si prevede l’esecuzione di movimenti molto vari, i quali devono progres-sivamente divenire più complessi, in modo che il corpo sia sottoposto ad un lavoro sempre di-verso e sempre più difficoltoso ed armonioso; ciò permette di stimolare costantemente l’orga-nismo ed impedisce l’adattamento al lavoro svolto. questa caratteristica rende ogni allena-mento diverso; così impostato è sicuramente più gradevole e più divertente dato che nuovi movimenti siano sempre stimolanti e più inte-ressanti richiedendo più attenzione per la loro esecuzione, mentre le abitudini, a lungo andare, rendono le lezioni noiose. Il mio tipo di allena-mento si propone di poter sviluppare esercizi in piedi e sul tappetino a corpo libero e/o con l’au-silio della banda elastica o la over ball.

Un altro punto di forza di Fitness Posturale è quello di poter creare delle esperienze adatte a chiunque ed allo stesso tempo unire parteci-panti di qualsiasi livello di preparazione fisica nella stessa lezione; ognuno può seguire il pro-prio ritmo e, sono sempre concesse pause per-ché l’obiettivo è quello di trovare un controllo motorio e non di provocare stress fisico; il tutto si traduce in un viaggio verso la scoperta di nuove possibilità di espressione del proprio corpo e delle sue capacità.

Cosimo Spennato

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Dieta chetogenica: vantaggi e controindicazioni

Negli ultimi anni l’interesse verso questo tipo di terapia dietetica è andato aumentando: la mag-gior parte delle volte se ne discute come una “banale” strategia di dimagrimento capace di far perdere i chili di troppo in tempi rapidi e ba-sata sull’impiego di integratori e sul consumo elevato di proteine. Spesso viene erroneamen-te classificata come dieta iperproteica. Inoltre in molti articoli in rete si discute dei potenziali danni a carico di organi ed apparati.

Insomma, cercando delle notizie in rete con l’intento di saperne di più, e quindi di approfon-dire le proprie conoscenze, si rischia di entra-re in confusione, soprattutto se ci si limita alla lettura di articoli dalle fonti non accreditate. Pertanto in queste poche righe che seguiranno cercherò di fare chiarezza e di spiegare il per-ché di così tanto interesse, partendo da cos’è e soprattutto cosa non è la dieta chetogenica.

L’aumento della loro concentrazione nel san-gue è determinato dalla forte riduzione dei carboidrati nella dieta e dunque dalla capacità dell’organismo di usare con grande efficacia le riserve di grasso. È come se l’organismo si tra-sformasse in una macchina brucia grassi. Tra gli aspetti più sorprendenti resta il fatto che la massa magra e quindi quella muscolare viene preservata e viene ridotta in maniera notevole la sensazione di fame, in particolare il desiderio di carboidrati.

Attenzione però, per quanto sia certamente un regime alimentare in grado di garantire risultati rilevanti laddove altri metodi spesso falliscono, va utilizzato con le dovute precauzioni.

Quando è indicata?In primis nel trattamento dell’obesità, della sindrome metabolica, dell’insulino-resi-stenza, del diabete di tipo 2, di apnee not-turne. I vantaggi sono rilevanti, per la rapidi-tà dei risultati che accresce notevolmente la motivazione, per la riduzione della sensazione di fame tipica della chetosi, per l’effetto di ri-sparmio sul tessuto muscolare e per la maggior aderenza al piano alimentare che risulta in ge-nere molto facile da seguire.

Altro importante ambito d’applicazione è quel-lo legato alla preparazione di soggetti candi-dati a chirurgia bariatrica e al trattamento di soggetti che richiedano un rapido calo di peso nella preparazione ad interventi chirurgici o nel trattamento di patologie osteo-articolari in cui il peso corporeo abbia un ruolo determi-nante.

Alcuni studi preliminari indicano un possibile ruolo della dieta chetogenica nel trattamento di patologie del sistema nervoso come Par-kinson, grazie ad una riduzione dei danni ossidativi a carico delle cellule del sistema nervoso centrale, e Alzheimer, grazie alla capacità dei corpi chetonici di ridurre il dan-no cellulare. Si tratta comunque di ambiti che richiedono ulteriore e approfondita investiga-zione.

Studi molto promettenti sono quelli che riguar-dano l’applicazione della dieta chetogenica nel trattamento dell’ovaio policistico, condizio-ne patologica molto diffusa nella popolazione femminile occidentale.

NutrizioNista

Che cos’è la dieta chetogenica?La dieta chetogenica nasce negli anni ‘20 del secolo scorso come strategia nutrizionale neu-ro-protettiva per il trattamento dell’epilessia. È stata successivamente soppiantata dall’entrata in commercio dei farmaci specifici, anche se at-tualmente rimane l’unica alternativa per i casi di farmaco-resistenza.

È un regime nutrizionale particolare capace di dar luogo a uno stato metabolico chiamato “chetosi”, caratterizzato dall’ alta concentrazio-ne nel sangue di sostanze chiamate “corpi che-tonici” (o chetoni) e cioè di molecole molto pic-cole, normalmente presenti nel sangue a livelli molto bassi, che riescono a raggiungere un po’ tutti i tessuti dell’organismo tra cui i più attivi nel loro utilizzo: muscoli, cuore e cervello.

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Quali le controindicazioni?La dieta chetogenica è controindicata in una se-rie di condizioni patologiche particolari:

gravidanza e allattamento insufficienza renale; insufficienza epatica; diabete di tipo I; porfiria, aritmie, angina, infarto miocar-

dico recente; alcolismo; disturbi mentali.

Non sembrano fondate le obiezioni all’uso di una dieta chetogenica in soggetti obesi per il timore di un possibile aumento di colesterolo LDL e trigliceridi che, al contrario, nella mag-gior parte degli studi subiscono una riduzione, assieme al colesterolo totale, con contempo-raneo aumento del colesterolo HDL (quello buono) durante la dieta.

Analogamente appaiono esage-rate le preoccupazioni relative ad un potenziale danno renale visto che diete chetogeni-che condotte correttamen-

te sono essenzialmente normo proteiche. In effetti i pochi studi che hanno rilevato poten-ziali effetti negativi causati da diete chetogeni-che tendevano a confondere queste diete con protocolli, per lo più commerciali, ad elevato contenuto di proteine e grassi. Una dieta che-togenica ben implementata è invece un piano alimentare, iperlipidico e sostanzialmente nor-moproteico. Studi con piani alimentari creati se-guendo queste linee guida non hanno mostrato effetti collaterali negativi di significato clinico.

Chiaramente, viste le numerose controindica-zioni bisogna essere molto cauti ed è neces-sario assolutamente evitare il fai da te. Se si vogliono eliminare i chili di troppo, prima di in-traprendere un regime simile solo perché va di moda, è preferibile consultare un biologo nutri-

zionista, un medico dietologo o un dietista, che saprà prescrivere la

dieta giusta per ogni esigenza.

Dott.ssa Monica PaganoBiologa Nutrizionista

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Se vuoi imparare a nuotare, devi tuffarti nell’ac-qua. Se vuoi imparare ad andare a cavallo, devi salire su un cavallo. Se vuoi imparare una lin-gua, devi sentire e parlare quella lingua.

Alle lezioni di inglese dunque, si parla inglese. “If you can’t catch the words, you can still feel the funk. - Se non capisci le parole, puoi sentire il funk.” cantavano Neffa e Dre Love nel 1996. Magari la coniugazione non è perfetta, la termi-nologia non precisa, e si sbaglia pure la sintas-si. Peró si sviluppa una sensazione per il ritmo e la melodia della lingua. Intanto si mima, si usano mani e piedi, si interpreta. Ingredienti fondamentali: divertirsi, fare gruppo, essere ri-spettosi ed inclusivi. Se ci sentiamo a casa, co-modi, e tra amici, cosa importa sbagliare? L’im-portante è comunicare. Perché le lingue servono a quello.

Si lavora con strumenti creativi senza libri di testo scolastici ed evitando metodologie tradi-zionali. Si tratta di un apprendimento linguisti-co “learning by doing” (imparo facendo) attra-verso interazione e dinamicità. Vengono utilizzati gli strumenti del design e l’immagina-zione per creare contenuti ad hoc adeguati ai rispettivi livelli e personalità dei partecipanti.

Ogni anno le attività si sviluppano attraverso un tema. Siamo stati cavalieri, abbiamo esplorato l’Egitto e ci siamo persi nel labirinto. Abbiamo salvato il pinguino Paul, viaggiato con la macchi-na del tempo ed esplorato il corpo umano.

Ho chiesto ai bambini di 7/8 anni di scrivere cosa si fa a lezione di inglese. Ecco qui le loro testimonianze. Perché ho fatto scrivere ai più piccoli? I ragazzi delle superiori erano impe-gnati a giocare a “The Floor is Lava”...

Konstantina Mavroidakos sfrutta i metodi e gli strumenti del design per trasformare concetti complessi in attività creative. Konstantina lavo-

Corsi inglese bambini

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ra da quindici anni come libera professionista nel campo del design e insegna da nove anni inglese e tedesco a bambini, adolescenti ed adulti. Inoltre organizza laboratori per bambini e ragazzi su svariate tematiche. È laureata in Design della Comunicazione (triennale) e De-sign del Sistema Prodotto (specialistica) al Poli-tecnico di Milano, ed è certificata CELTA.

Per maggiori informazioni riguardo ai corsi di inglese tenuti ogni sabato presso la sede del Circolo Fincantieri-Wärtsilä in Galleria Fenice è possibile rivolgersi alla Segreteria del Circolo Fincantieri-Wärtsilä oppure scrivere un’email a [email protected].

Konstantina Mavroidakos

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foto di Paolo Blenio

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Assicurazione convenzionata con il CircoloCondizioni vantaggiose sul Ramo Casa, infortuni, Malattia - consulenze particolari sul Ramo Vita

UnipolSai Div. SAI

Agenzia Generale di SPERANZA ALFONSO

Via Giustiniano, 6/A34121 TRIESTET. 040633700 - F. [email protected]

ORARIO AGENZIA:dal Lunedì al Giovedì 08.30-13.00 / 15.30-18.00Venerdì 8.30-14.30

PRESENZA IN FINCANTIERI(Palazzo Marineria)Martedì 12.30-13.30Venerdì su appuntamento

PRESENZA IN WÄRTSILÄLunedì, Mercoledì e Giovedì 13.00-15.30

CONTATTO: Massimo Acunzo Cell. 3200115508

L’elenco aggiornato delle convenzioni è consultabile online sul nostro sito www.circolofinwar.it

I soci devono presentarsi SEMPRE presso il negozio e/o la struttura convenzionata muniti di tessera per usufruire delle agevolazioni ed esibirla all’atto del pagamento.

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SEZIONE CAPI SEZIONE NUM. TEL. E-MAILARTE E CULTURA Mario Allosia 040-7606047 [email protected]

ATLETICA AMATORIALE Nicola Antonazzo 338-7562145 [email protected]

BOWLING Fulvio Gregoretti 347-9384503 [email protected]

BRIDGE Claudio Frontali 329-7948805 [email protected]

CORO/MUSICA Segreteria 040-7606047 [email protected]

DESTRIERI Flavio Tedeschi 328-5951093 [email protected]

FILATELIA Claudio Jeloscek 040-4528745 [email protected]

FOTOGRAFIA Fulvio Merlak 347-0891530 [email protected]

NAUTICA Luigi Malagnino 328-1755283 [email protected]

PALLAVOLO Eliana Parisi 0403193684 [email protected]

SEZIONE REFERENTI NUM. TEL. E-MAILATLETICA GIOVANILE Nicola Antonazzo 338-7562145 [email protected]

BENESSERE Segreteria 040-7606047 [email protected]

BIBLIOTECA Livio Negro 366-2580918 [email protected]

VIDEO Segreteria 040-7606047 [email protected]

TENNIS TAVOLO Segreteria 040-7606047 [email protected]

ORARI ATTIVITÀ SPORTIVE

SEZIONE PALESTRA ORARI RESPONSABILI

PALLAVOLOPalestra scuola Giotti/Stuparich

Martedì e giovedì20.00 - 22.00

Eliana PARISI

TENNIS TAVOLO Presso Sede CircoloLunedì 16.00 - 19.30

Segreteria

ATLETICA GIOVANILEStadio Rocco Pal. indoor

Lunedì, mercoledì e venerdì17.00 - 18.30

Nicola ANTONAZZO

BRIDGE Presso Sede CircoloMartedì e venerdì16.00 - 19.30

Claudio FRONTALI

CIRCOLO AZIENDALE FINCANTIERI – WÄRTSILÄ ITALIA

Orario Circolo:da lunedì a venerdì dalle 9.45 alle 12.00 e dalle 16.00 alle

19.30 - sabato chiusoOrario Segreteria:

da lunedì a venerdì dalle 10.30 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 18.30 - sabato chiuso

SPORTELLO WÄRTSILÄ ITALIAmercoledì dalle 12.00 alle 14.30

SPORTELLO FINCANTIERIVenerdì dalle 12.00 alle 13.20

Ricordiamo ai soci che l’iscrizione al

Circolo per i dipendenti e pensionati

Fincantieri e Wärstilä Italia è valida anche per il coniuge (anche

non fiscalmente a carico) ed i figli

fiscalmente a carico.

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Un po’ di

Poesiadi Ezio Giust

Nota bio-bibliograficaEzio Giust nasce a Trieste, dove vive, nel 1949. Perito edile, ha lavorato fino al 2004 alla Grandi Motori – Wärtsilä. E’ ancora attivo nella pallacanestro come arbitro. Entra in contatto con scrittori e poeti fin da giovane, conoscendo tra gli altri – pro-prio nell’osteria “L’Alpin” del padre Virginio, durante incontri periodici lì organizzati – il poeta dialettale Guido Sambo. Sarà la svolta che produce quella necessità di misurarsi con questo nuovo mezzo espressivo, anche attraverso la continua ricerca sugli autori, l’ortografia, l’etimologia (voci straniere), la formazione e l’evoluzione storica del dialetto triestino partendo dall’antica parlata friulaneggiante o “tergestino” e in parallelo sui termini del “muglisano”. Studio che lo porta a realizzare incontri didattici presso scuole elementari, medie, superiori nonché cicli di conferenze presso associazioni, circoli culturali cittadini e partecipare a trasmissioni radiotelevisive. Tale studio è integrato pure da cenni storici su Trieste (periodo XIII – XIX secolo) e da toponimi (anche regionali). Particolare attenzione viene posta nei confronti dei più autorevoli poeti dialettali del passato, tra cui: Adolfo Leghissa, Giglio Padovan, Virgilio Giotti, Anita Pittoni, Guido Sambo, Carolus Cergoly, Manlio Malabotta.Sue poesie dialettali sono state inserite in varie antologie (tradotte anche in inglese e croato), almanacchi, riviste, periodici. Ha vinto diversi concorsi tra cui quello del Circolo degli “Amici del Dialetto Triestino” nel 1997; “Poesia in piazza” a Muggia nel 2004; il Premio Internazionale “Trieste Scritture di Frontiera”, Premio “Umberto Saba” (poesia inedita) nel 2005, con conseguente pubblicazione della silloge “Se” (ed. Ibiskos, 2006). Primo premio anche nel concorso nazionale “Trieste Poesia” nel 2005. Nel 2006 nella collana “Il Nuovo Timavo” è uscita la raccolta “E xe comunque” (ed. Hammerle).

LA CHIROMANTESon ‘ndà controvoiade ‘na chiromante.

‘Ssai ben de elai me ga parlà.

Tuto la sentituto la vedi.

De mi la ga trovàun tendine infiamà.

ela / lei

TELECOMANDOSupercomodo xeel telecomando,guai se no ‘l fussi.Lo puntoe lu’ matematico zerca.Ogi go ‘vù ‘n’ideonae go mirà fora.Chissàche a son de cambiar,no trovoqualcossa de bel.

no ‘l fussi / non ci fosse;zerca / (“z” aspra) ricerca;‘vù / avuto; mirà fora / (qui per) direzionato all’esterno;a son de / a furia di

CAMBIA EL MONDOA – al – alb – albe – alber – albero,“Albero!”.B – ba – ban – bana – banan – banana,“Banana!”.“E’ giusto, nonno?”.“SÍ, Nina, brava!”.1 + 1 = 22 + 2 = 43 + 3 = 64 + 4 = 85 + 5 = 10“E’ giusto, nonno?”.“SÍ, Nina, brava!”.E ‘desso a tite cambia el mondo,no farte cambiar.Per mi peròpiù dura sarà… ficàrtela.Per fortuna.

Nina / la nipote nata nel 2001;ficàrtela / (fig.) dartela ad intendere

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Sezione

BiBliotecaL’autunno ha fatto il suo ingresso solo da qual-che minuto ed è già tempo di rimettersi i cal-zerotti, riprendere dall’armadio il plaid, acco-modarsi sulla poltrona più comoda, magari con un tazza fumante in mano, e riscoprire il piacere di leggere in casa. L’autunno diventa allora la stagione magica per compiere un viaggio oltre i confini della realtà e immergerci in mondi paralleli da cui, lo sappiamo già, sarà difficile uscire.

E mentre fuori diluvia, le foglie ricoprono le strade e le giornate si fanno sempre più corte, non c’è niente di meglio che ricongiungersi con l’intero universo in compagnia del libro preferito.

Ma come scegliere il compagno dei pomeriggi autunnali? Il libro perfetto per questa stagione potrebbe essere quello che non siamo riusciti a finire sotto l’ombrellone, una nuova uscita o, meglio ancora, un vecchio libro di cui non ricor-diamo tutti i dettagli e che da tempo ci fa com-pagnia dal comodino.

Perdersi tra le pagine del romanzo che è tra le nostre mani diventa allora un piacere immenso; un piacere che raddoppia quando quello che leggiamo si incastra alla perfezione con l’atmo-sfera del momento.

Ma il potere magico della lettura è sempre lo stesso: qualsiasi sia la trama della storia a cui abbiamo deciso di affidarci, essa ha sempre la capacità di portarci in una dimensione dove il tempo e lo spazio perdono i loro contorni netti e abbandonarci tra le storie diventa un piacere immenso.

Non resta quindi che fare visita alla nostra bi-blioteca, scegliere un bel libro tra i tanti a di-sposizione, tornare di corsa a casa e preparare tutto per godere, finalmente, del momento ma-gico delle letture autunnali.

Buona lettura a tutti

Cristina D.

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Sezione

Video

• In Cina i film con i viaggi nel tempo sono vietati. Il decreto recita così: “sono scorag-giati i film con trame contenenti elementi fantasy, viaggi nel tempo, storie mitiche o mitologiche, reincarnazione, lezioni morali ambigue”. Superstizioni feudali o mancan-za di pensiero positivo?

• Uno dei film più strani dei primi anni del cinema è il film francese del 1914 Amor Pe-destre, girato dal futurista Marcel Fabre. Una storia d’adulterio raccontata solo attra-verso i piedi dei personaggi.

• Per interpretare il protagonista del film “L’Uomo senza sonno” Christian Bale dima-grì più di 25 chili, arrivando a pesarne 54.

• Mentre Robert De Niro, nel film Toro Scate-nato, per interpretare il ruolo del peso mas-simo Jack Lamotta, ingrassò di 27 chili.

• Alfred Hitchcock, il mago della su-spense, quando era solo un bambi-no, fu trattenuto, per punizione in una vera prigione. Da quel giorno il tema della colpa lo ossessionò per tutta la vita.

• Edward Wood Jr. è considerato il peggior re-gista di tutti i tempi. Per tutta la sua vita però non ha mai smesso di realizzare film con la sua compagnia di squattrinati e folli seguaci. La sua storia è così particolare che Tim Burton ne ha diretto un fim: “Ed Wood”, appunto!

• Nicolas Cage in realtà si chiama Nicholas Kim Coppola. E una volta ha comprato un polpo per tenerlo come animale domestico: credeva che potesse aiutarlo nella recitazio-ne. Mah!

• Sebbene il film abbia una durata di 118 mi-nuti, l’attore Anthony Hopkins, che per que-sta interpretazione vinse un premio Oscar, compare sullo schermo per soli 16 minuti. E anche se si dice che non si vede mai Han-nibal Lecter battere ciglio, in questo breve arco temporale, in realtà, succede.

CELEBRITY & CURIOSITY

• Dopo l’uscita in sala di Top Gun, l’ arruola-mento in Marina da parte dei giovani ameri-cani è aumentato del 500%.

• La scena della doccia in Psyco dura 45 secondi e per girarla occorsero sette giorni di la-vorazione e oltre settanta posizioni diverse della mac-china da presa.

• In totale, Daniel Radcliffe ha indossato più di 160 paia di occhiali diversi (ma tutti uguali) negli otto film della Saga di Harry Potter.

• Di Caprio è stato chiamato Leonardo per-ché quando la madre era incinta sentì il suo primo calcio mentre guardava un di-pinto di Leonardo da Vinci in un museo italiano.

• Il film Atlantic del 1929, basato sulla trage-dia del Titanic, è il primo film “multilingue” della storia del cinema perché girato più volte in diverse lingue e con diverse troupe e cast. Del film ci sono infatti 5 versioni: una americana, una inglese, una francese, una danese e una tedesca.

• Il film Titanic è costato più di quanto costò costruire il vero transatlantico.

Di aneddoti sul cinema ce ne sono tanti; ogni film e ogni attore celano dietro di sé piccole curiosità. Ecco qui di seguito alcune di queste:

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• Bruce Lee, l’attore americano di origine ci-nese, era così veloce nell’effettuare le sue mosse di kung fu che i registi dei suoi film furono costretti a rallentare le scene dei suoi combattimenti.

• Tatum O’Neal è stata l’attrice più giovane a vincere l’Oscar. A 10 anni, nel 1975 lo vinse come miglior attrice non protagonista nel film” Paper Moon”.

• La vincitrice più vecchia è stata invece Jessica Tandy che a 80 anni vinse la sta-tuetta nel 1990 con il film “A spasso con Daisy”.

• La testa di George W. Bush appare infilzata su una picca in più episodi della prima sta-gione di “Games of Thrones”.

• Il maggior numero di costumi usati in un film furono i 32000 indossati nel film Quo Vadis.

• Per girare la scena degli scoiattoli che rom-pono le noci in La Fabbrica di Cioccolato, il regista Tim Burton ha rifiutato i prodigi della computer graphic preferendo ricorre-re a 40 scoiattoli ammaestrati.

• Christopher Walken quando aveva 15 anni ha viaggiato con un circo: faceva il domato-re di leoni

• I primi doppiatori di Minnie e To-polino degli anni Trenta si sono sposati

• Il primo film di Sylvester Stallone è stato un porno che si intitolava “Party at Kitty and Stud’s”

• Il film Indiana Jones del 1981 stava per es-sere girato con Tom Selleck invece che con Harrison Ford. Fortunatamente per Ford, Selleck aveva rifiutato per incompatibilità con la serie Magnum P.I. di cui aveva già filmato la puntata pilota. Selleck aveva rac-contato al “Late Show con David Letter-man”: “Loro (Spielberg e Lucas) avevano te-nuto in piedi la proposta per un mese circa. Ma il canale non era della stessa idea, per cui ho dovuto rinunciare”

• Sean Connery ha indossato un parrucchi-no in ogni film di Ja-

mes Bond in cui è apparso.

Cristina D.

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Colonie mare e monti

Come ogni anno, tra giugno e luglio, i figli dei dipendenti della Fincantieri e della Wärtsilä Italia, tra i 6 e i 12 anni di età, hanno potuto partecipare a due settimane di soggiorno, a scelta, montano presso il Villaggio di Piani di Luzza – Forni Avoltri (Ud), o quello marino presso il Villaggio turisti-co-sportivo di Lignano Sabbiadoro (Ud), entrambi gestiti da Bella Italia & EFA Village Srl.Qui riportiamo alcuni pensierini di chi ha soggiornato e alcune foto che testimoniano le escursio-ni, i passatempi e le attività a cui partecipano con grande entusiasmo e divertimento, grazie so-prattutto all’ottimo lavoro, esercitato con passione e professionalità, dallo staff e dai coordinatori di “Chevacanzeragazzi!”.

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