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INDICE - lagazzettadisanvito.files.wordpress.com · negli USA. La prudenza è la regola e la...

Date post: 11-Aug-2020
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1 INDICE 1. NASCITA E SVILUPPO DEL GIORNALISMO ONLINE ..................... 5 1.1. Nascita del giornalismo online ............................................................ 5 1.1.1. Il lancio online delle testate USA (1992-1995) ............................ 5 1.1.2. Dalla prudenza al Sexgate (1995-1998) ...................................... 6 1.1.3. Dalla New Economy all’11 settembre (1998-2001)..................... 7 1.1.4. Il web 2.0 e il citizen journalism .................................................. 7 1.2. Vantaggi del giornalismo online ......................................................... 8 1.3. Svantaggi del giornalismo online ...................................................... 11 1.3.1. Banner Pubblicitari .................................................................... 12 1.3.2. Google AdSense ......................................................................... 13 1.3.3. Paywall ....................................................................................... 15 1.3.4. Il caso del “New York Times” ................................................... 15 1.3.5. CircLabs ..................................................................................... 17 1.4. Nascita e sviluppo dei Blog............................................................... 18 2. IPERLOCALITÀ...................................................................................... 20 2.1. Differenza tra locale e iperlocale: questione di sguardi .................... 21 2.2. Dalla sommarietà globale alla frammentazione iperlocale ............... 21 2.3. I contenuti iperlocali ......................................................................... 23 2.4. Rapporto con i social network........................................................... 23 2.5. Pubblicità iperlocale: un modello di sostentamento.......................... 24 3. ESPERIENZE NEL MONDO ................................................................. 26
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INDICE

1. NASCITA E SVILUPPO DEL GIORNALISMO ONLINE ..................... 5

1.1. Nascita del giornalismo online ............................................................ 5

1.1.1. Il lancio online delle testate USA (1992-1995) ............................ 5

1.1.2. Dalla prudenza al Sexgate (1995-1998) ...................................... 6

1.1.3. Dalla New Economy all’11 settembre (1998-2001)..................... 7

1.1.4. Il web 2.0 e il citizen journalism .................................................. 7

1.2. Vantaggi del giornalismo online ......................................................... 8

1.3. Svantaggi del giornalismo online ...................................................... 11

1.3.1. Banner Pubblicitari .................................................................... 12

1.3.2. Google AdSense ......................................................................... 13

1.3.3. Paywall ....................................................................................... 15

1.3.4. Il caso del “New York Times” ................................................... 15

1.3.5. CircLabs ..................................................................................... 17

1.4. Nascita e sviluppo dei Blog............................................................... 18

2. IPERLOCALITÀ ...................................................................................... 20

2.1. Differenza tra locale e iperlocale: questione di sguardi .................... 21

2.2. Dalla sommarietà globale alla frammentazione iperlocale ............... 21

2.3. I contenuti iperlocali ......................................................................... 23

2.4. Rapporto con i social network ........................................................... 23

2.5. Pubblicità iperlocale: un modello di sostentamento.......................... 24

3. ESPERIENZE NEL MONDO ................................................................. 26

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3.1. Portali e piattaforme in Usa .............................................................. 26

3.1.1 Patch.com ................................................................................... 26

3.1.2. Outside.in ................................................................................... 27

3.2. Progetti locali nati da quotidiani nazionali in Usa e Uk ................... 29

3.2.1 New York Times – The Local ...................................................... 29

3.2.2 Guardian Local ........................................................................... 30

3.2.3. Perché non hanno avuto successo ............................................. 31

3.3. Un caso italiano: il fallimento di XCittà ........................................... 31

3.4. Un altro caso italiano: il successo di VareseNews ........................... 33

4. SPERIMENTAZIONE ............................................................................ 36

4.1. Come e dove aprire il blog................................................................ 36

4.1.1.Pagine ......................................................................................... 38

4.1.2.Feed Rss ...................................................................................... 38

4.1.3.Pulsanti Social Network (Facebook – Twitter) .......................... 39

4.2.Contenuti ............................................................................................ 40

4.3.Successi .............................................................................................. 40

4.4. Le elezioni comunali 15-16 maggio ................................................. 40

4.4.1. La campagna elettorale ............................................................. 41

4.4.2. I comizi ....................................................................................... 42

4.4.3. Elezioni in diretta ...................................................................... 42

4.4.4. Il Post Elezioni ........................................................................... 43

CONCLUSIONI .......................................................................................... 44

BIBLIOGRAFIA ......................................................................................... 46

SITOGRAFIA.............................................................................................. 48

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INTRODUZIONE

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la

parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Così recita la prima parte

dell’Articolo 21 della Costituzione Italiana, uno dei pilastri sui quali si

fonda la libertà d’espressione e il diritto a essere informati nel nostro paese,

un argomento in cui, soprattutto di recente, si è discusso molto. Ho voluto

però prendere in considerazione le ultime cinque parole di questa frase: ogni

altro mezzo di diffusione. L’avvento di Internet ha cambiato per sempre il

panorama informativo e ha definitivamente sdoganato e consacrato il

concetto di libertà d’espressione e ha aperto a nuove vie di informazione. Il

web in generale ha sempre suscitato in me un grande fascino e un grande

interesse. Essendo giornalista pubblicista e collaborando da tre anni presso

una testata giornalistica della carta stampata, ho sempre ammirato e

invidiando la possibilità di fare informazione online, la sua tempestività, la

possibilità di spaziare su vari fronti (scritto, audio, video) ma soprattutto la

sua democraticità. E nell’argomento che tratterò (l’iperlocalità) l’aspetto

della democrazia partecipativa è il fulcro di un ramo dell’informazione

online all’avanguardia che permette al cittadino di essere in prima linea e

partecipare attivamente all’informazione della comunità, senza subirla

passivamente. Vedremo innanzitutto quando è nato e come si è sviluppato

negli anni il giornalismo online, per passare a vantaggi e svantaggi

nell’affrontare questa professione e le differenze con la carta stampata e i

media tradizionali. Inoltre illustrerò i modelli economici fin qui sperimentati

nel panorama mondiale, descrivendo alcuni casi di testate giornalistiche

illustri che si sono avventurate in questa esperienza. Poi analizzeremo

l’argomento dell’informazione iperlocale, da dove nasce, e quali sono le sue

dinamiche in rete, approfondendo i contenuti che si generano da tale

esperienza e gli influssi che essi hanno nella comunità. Oltre a ciò

presenterò uno sguardo su alcune delle esperienze più significative che ho

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incontrato navigando il web, a livello internazionale (Stati Uniti, Regno

Unito) e nazionale. Infine proporrò la mia personale esperienza di

informazione online su stampo iperlocale, che ho creato nei primi mesi del

2011 e portato avanti fino ad oggi. Illustrerò i motivi della mia scelta,

descrivendo la creazione del blog, le esperienze di giornalino attivo nella

mio paese (San Vito al Tagliamento), i tentativi di ampliamento della

visibilità in rete, sui social network e nella comunità senza tralasciare

successi e fallimenti della mia sperimentazione.

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1. NASCITA E SVILUPPO DEL GIORNALISMO ONLINE

1.1. Nascita del giornalismo online

La nascita del giornalismo online è strettamente connessa all’invenzione nel

1989 del World Wide Web. La possibilità di diffondere. attraverso la rete,

oltre che testi anche immagini fece sorgere, agli inizi degli anni Novanta, le

più svariate proposte comunicative, così come spesso accade a un mezzo di

comunicazione nascente che si offre alle masse per cercare forme proprie e

legittimazione. La storia dei mezzi di comunicazione di massa ne è

testimonianza; all’atto della nascita ogni medium viene letteralmente

bombardato dalle più geniali ipotesi di formulazione e concretizzazione, se

ne teorizza le capacità, l’espressività in potenza, le finalità ed esiti. Questo

porta con sé anche le critiche, spesso catastrofiche, dovute alla difficoltà di

appropriarsi di uno strumento nuovo, potentissimo agli occhi di molti

essendo mezzo di comunicazione, e soprattutto a discapito di altri mezzi

consolidati ed in uso da tempo. Con la nascita di Internet e con le possibilità

che offriva, si ipotizzò di conseguenza la possibilità di fare informazione

utilizzando la rete come supporto. Bisogna però precisare che tale connubio

tra informazione e rete non fu né così immediato né così naturale. La storia

dei giornali online a livello mondiale è tanto breve quanto intensa e la si può

suddividere in quattro fasi ben distinte.

1.1.1. Il lancio online delle testate USA (1992-1995)

Il fenomeno del giornalismo online nasce negli Stati Uniti. È qui che, nel

1992, i giornali medio-piccoli si tuffano nell’avventura dell’online fiutando

il web come un’opportunità per ampliare la propria diffusione mantenendo,

al tempo stesso, bassi i costi. Già nel 1993 anche i grandi gruppi editoriali

seguono questa strada ma senza il successo sperato. Inizialmente essi

trasferiscono sul web la stessa formula delle loro edizioni cartacee,

proponendo contenuti a pagamento. Ai siti, infatti, è possibile accedere

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grazie a varie forme di abbonamento ma il riscontro è del tutto fallimentare:

il numero di persone disposte pagare per qualcosa già disponibile in formato

cartaceo è molto basso. E l’incompatibilità tra questa scelta e l’attitudine

dell’utente ad associare il web al libero scambio di informazioni a basso

costo fa il resto, fatta eccezione per quei siti d’ informazione specialistica e

“ristretta” la cui vendita online per abbonamento ha conosciuto una lenta e

costante diffusione (es.: The Wall Street Journal).

1.1.2. Dalla prudenza al Sexgate (1995-1998)

La debacle dei grandi gruppi editoriali statunitensi su internet funge da

deterrente per tutti gli altri Paesi, dove la rete è anche meno diffusa che

negli USA. La prudenza è la regola e la diffusione sul web degli stessi

contenuti cartacei conditi da banner pubblicitari è la prassi. L’Italia, come

gran parte dei paesi europei, fa il suo ingresso sul web e nel giornalismo

online nel 1995. Nel nostro paese, ad eccezione del caso la Repubblica, gli

investimenti nel settore sono esigui e ci si auspica di guadagnare con i click

degli utenti sui messaggi pubblicitari inseriti sulle pagine e tra le notizie. Ma

l’avvento di eBay, amazon e CNN decretano la diffusione di una nuova

cultura, quello dello scambio e della partecipazione. La rete diventa

capillare e inizia a dare spazio a chiunque, non più soltanto ai professionisti

dell’informazione. Si assiste così ad una fase dove l’informazione

professionale, da un lato, segue una linea di austerity improntata sulla linea

delle testate tradizionali e gli internauti, dall’altro, cominciano ad

impossessarsi degli spazi web meno istituzionali e a diventare protagonisti

del cyberspazio. Questa fase si chiude nel 1998, anno dello scandalo

Clinton-Lewinsky, evento chiave nella riconsiderazione del giornalismo

online. A partire dal sexgate, infatti, i gruppi editoriali comprendono il

potere di poter anticipare le notizie esclusive gratuitamente sul proprio sito,

piuttosto che sul giornale in edicola, così da bruciare sul tempo la

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concorrenza. Anche se la fretta di fare uno scoop diventa la priorità rispetto

al controllo accurato della notizia e delle sue fonti.

1.1.3. Dalla New Economy all’11 settembre (1998-2001)

La terza fase parte con la grande euforia per la New Economy e la

speculazione in borsa legata ai titoli tecnologici e alle aziende legate a

internet. Sono gli anni del grande entusiasmo degli editori e del grande

esodo dei giornalisti dalla carta alla rete. Nel biennio 1999-2000 sorgono le

iniziative più coraggiose nel campo dell’editoria online: un esempio su tutti

è Kataweb, portale del gruppo l’Espresso, che da allora cerca

quotidianamente di presentare al suo pubblico originali proposte in grado di

fidelizzare l’utenza. La bolla speculativa del 2000 e l’attentato alle Twin

Towers del 2001 segnano la fine di questa fase. L’e-commerce che sarebbe

dovuto esplodere e sorreggere le ingenti spese sul web si rivela un miraggio

e molti portali chiudono sommersi dai debiti. L’11 settembre, dal canto suo,

mette in evidenza come, davanti ai grandi fatti di cronaca, i quotidiani

possano sopperire allo svantaggio dei tempi lunghi dell’informazione

cartacea grazie ai propri siti internet. Quel pomeriggio e nei giorni

successivi, milioni di utenti in tutto il mondo si collegano ai siti di news per

sapere e capire cos’era accaduto a New York. Esplode anche l’utilizzo della

blogosfera: i cittadini esternano le loro paure e i loro racconti sui blog, che

diventano così per la prima volta fonti per i giornalisti. I media tradizionali

si accorgono di questa vita del web e mentre le storie della rete conquistano

le prime pagine, le scuole di giornalismo cominciano ad analizzare le

differenze tra informazione e blog. Si delinea un quadro molto evidente: i

giornali si dedicano soprattutto all’approfondimento dei fatti, sui siti i lettori

seguono in tempo reale le notizie.

1.1.4. Il web 2.0 e il citizen journalism

Con la lenta uscita dalla crisi si passa dai giornali online che erano semplici

riproduzioni in rete delle testate cartacee a giornali studiati appositamente

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per il Web, integrati da sistemi di comunicazione interattivi come i forum, i

commenti e la posta elettronica. La diffusione della banda larga,

l’alfabetizzazione digitale della popolazione, l’affermazione del web 2.0 e

del citizen journalism segnano una fase di maturità della rete. Sempre più

lettori cercano notizie online e molte autorevoli testate registrano un

sorpasso della versione online sulla tiratura dell’edizione cartacea. Anche

gli investimenti pubblicitari (in Italia ridotti, in verità) migrano verso i

giornali online: si passa così dalla vendita dei contenuti all’utente dietro

abbonamento, sperimentati dieci anni prima, alla cessione di spazi specifici

alle agenzie pubblicitarie. Tale sistema, basandosi sul numero effettivo di

contatti del sito, porta alla ricerca continua di miglioramento del sito stesso

per incrementare i contatti e di conseguenza la vendita di spazi pubblicitari.

Si registra, inoltre, un continuo afflusso di pubblico più giovane verso le

edizioni online, mentre si alza l’età media dei lettori di quotidiani cartacei,

in perenne crisi di vendite. Le nuove generazioni non solo sono più portate a

frequentare Internet, ma sempre meno si riconoscono nei contenuti dei

giornali.

1.2. Vantaggi del giornalismo online

I maggiori vantaggi forniti dal giornalismo on-line rispetto al tradizionale o

digitale sono principalmente:

- Aggiornamenti in tempo reale. Si riferisce alla facilità di aggiornare,

cambiare, modificare, copiare e riutilizzare le informazioni. Ciò

comporta un notevole vantaggio per i lettori, che non devono aspettare

per conoscere fatti accaduti ore ed ore prima dell'uscita del giornale

stampato.

- Crossmedialità. La convergenza digitale dei principali media (tv, radio,

stampa) sul web possono essere utilizzati in un’unica piattaforma. Le

informazioni fornite devono essere interattive. Il testo online non è

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solamente scritto. In un articolo in rete possiamo infatti trovare foto,

interviste audio e video. Inoltre, il lettore può sfogliare gli articoli

secondo un percorso personalizzabile, non vincolato dalla successione

delle pagine, come avviene nei giornali cartacei. I giornali on-line sono

un esempio di ipertesto multimediale (foto, testo, video, audio), e

possono essere letti in modo non lineare.

- Interattività del lettore. Si tratta della possibilità da parte del lettore di

diventare parte attiva dell’informazione, attraverso commenti, aggiunta

di contenuti. In questo modo viene a rivoluzionarsi la figura del

giornalista vecchio stampo perché, paradossalmente, chiunque monito di

cellulare o PC collegato ad internet può diventarlo. Questo aspetto

diventa molto importante perché il lettore integra, aiuta e a volte

migliora il compito del giornalista. Un esempio brillante e molto

interessante è rappresentato da YouReporter.it, il primo sito italiano di

video-giornalismo partecipativo, una piattaforma che punta a

condividere foto e video-notizie, prodotte dagli stessi utenti coprendo

anche fatti di cronaca che sfuggono alla copertura nazionale. L’obiettivo

dei webmaster è infatti quello di rendere “più ricco il mondo della

comunicazione, dando un volto e una voce anche alle più piccole, grandi

notizie che non diventano casi nazionali”.

- Libertà d’informazione. Attualmente internet garantisce la libera

informazione. Infatti, a differenza di radio e televisioni, limitare i

contenuti in internet è difficile, perché ad oggi è impossibile impedire a

tutti gli utenti di pubblicare un contenuto in rete. Il web ci aiuta a

verificare ciò che leggiamo sui giornali e sentiamo alla TV, diventando

così un'alternativa all'informazione giornalistica tradizionale. Negli

ultimi anni sono numerosi i casi di persone comuni che, testimoni di fatti

di una certa rilevanza hanno “postato” su internet gli accadimenti, dando

via alla diffusione in rete, che poi verrà piano piano approfondita dai

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vari mass media. Il caso più eclatante è stata la “Primavera Araba” di

quest’anno, che ha dimostrato quanto la rete sia potente e straripante

contro i regimi. Grazie al web e ai social network gran parte dei soprusi

dei governi ai danni delle popolazioni in rivolta, le violenze gratuite

sono state narrate e diffuse, sfidando e sconfiggendo la censura

governativa. Uno dei simboli delle rivolte, se non “il simbolo” è stata la

cosiddetta “Rivolta Verde” in Iran dove un “semplice” video della morte

di Neda Agha-Soltan, uccisa dalle autorità del governo iraniano durante

la protesta pacifica della popolazione contro la rielezione “sospetta” del

tiranno Ahmadinejad, ha fatto il giro di Internet indignando il web e il

mondo. Grazie alla diffusione in tutto il mondo di questo video, che

senza internet non sarebbe stato diffuso dai media locali, la verità sulla

repressione del popolo iraniano ha avuto un eco senza precedenti, grazie

anche alla facile diffusione attraverso i social network.

- Interattività con i social network. L’interattività con i social network è

uno dei principali vantaggi delle nuove tecnologie e quindi del

giornalismo online. In particolare, per quello a livello locale, è molto

utile, oserei dire indispensabile. L’uso di Facebook, Twitter, è diventato

fondamentale per chi, lavorando nella dimensione iperlocale, vuole

espandere la rete di comunicazioni del proprio mezzo di informazione.

Basta un semplice tasto (condividi, tweet) e il flusso di informazioni si

estende ai propri contatti che, a loro volta, possono incrementare la

“ragnatela” di partecipazione nel Web. L’uso dei Social Network è di

primaria importanza per raggiungere differenti target di lettori, in

particolare i “disaffezionati” dei vecchi mass media. Questo mezzo di

diffusione risulta molto potente poiché oltre a creare una affiliazione del

lettore per la facilità nel ricevere le informazioni, crea scambio, dibattito

e condivisione delle notizie, in una parola collaborazione. È anche grazie

ai Social Network che può nascere una nuova dimensione del fare

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giornalismo: il lettore, a differenza degli altri media, può collaborare nel

recepire, produrre, migliorare il flusso d’informazioni per la comunità.

Ed è nella dimensione locale che questo tipo di collaborazione è

oltremodo preziosa, perché ogni cittadino può essere utile per espandere

e migliorare la rete di informazione del proprio piccolo territorio. Il

lettore in questo modo, può sentirsi parte attiva della propria comunità

interagendo e creando, quasi inconsapevolmente, un gruppo di lavoro.

1.3. Svantaggi del giornalismo online

Il limite più evidente del giornalismo online è la sostenibilità economica.

Oltre alle inserzioni pubblicitarie (come nella carta stampata) che ad oggi

sembrano le uniche possibilità di introiti, dalle ipotesi, alcuni editori sono

passati ai fatti dando vita a Journalism online LLC, un servizio pensato per

permettere a giornali e riviste di ottenere guadagni adeguati dalla

distribuzione dei contenuti digitali, almeno a detta dei suoi promotori, Steve

Brill, fondatore di Court Tv e del giornale specializzato “American

Lawyer”, l’ex editore del Wall Street Journal Gordon Crovitz e il manager

delle telecomunicazioni Leo Hindery. Si tratta di un sistema di gestione per

il pagamento online simile a quello del Wall Street Journal, che sembra

funzionare talmente bene da ispirare nel suo editore, Rupert Murdoch, la

voglia di togliere di mezzo tutte le notizie gratuite dal web. Tramite un

unico account e password, gli utenti avranno accesso ai singoli contenuti o a

tutte le pubblicazioni partecipanti al progetto, a seconda del tipo di

abbonamento sottoscritto. Ad oggi non si ha ancora notizia di editori che si

siano registrati al servizio, ma Brill ha voluto ugualmente rassicurare i suoi

futuri potenziali clienti facendo sapere di essere in trattativa con motori di

ricerca e aggregatori per le royalty e il rilascio delle licenze sui contenuti.

Jeff Jarvis, fautore del vero giornalismo online, ha già decretato il fallimento

di questa nuova impresa, dimostrando come questi cartelli editoriali possano

essere facilmente elusi: ogni volta che l’ostacolo dei pagamenti mi

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impedisce di leggere una notizia, non ho problemi nell’aggirare l’ostacolo

trovando un sito migliore e gratuito. In questo modo gli editori non fanno

altro che ridurre le visite, le opportunità di guadagno e lasciare spazio ad

altri competitors sui motori di ricerca. Nel 1995 Micheal Crichton profetizzò

sulle pagine della rivista Wired l’estinzione di giornali e tv a favore dei

media interattivi; George Gilder, economista e massmediologo, decretò la

morte della tv e la sua sostituzione con il computer. Il presidente del colosso

multimediale americano Intel sostenne che la carta stampata aveva tre anni

di vita. Profezie evidentemente distanti rispetto al percorso intrapreso poi da

Internet e dal giornalismo online. I due modelli più famosi di guadagno nel

giornalismo online sono principalemente due: i banner pubblicitari e il

paywall.

1.3.1. Banner Pubblicitari

I banner (bandiera, vessillo o striscione) pubblicitari sono elementi grafici

posizionati in modo strategico all'interno delle pagine web per promuovere

prodotti, aziende e servizi direttamente o rinviando a siti-pagine web con

link esterni. I banner possono essere:

- Statici, quando va fruito così com'è. Questo tipo di banner è ormai

superato e quasi mai usato.

- Attivi, quando consente, una volta cliccato, di raggiungere un'altra

pagina web

- Interattivi, quando reagiscono al passaggio del mouse, oppure

quando i banner compaiono all’improvviso (generando in

quest’ultimo caso un fastidio per l’utente)

inoltre la loro esposizione può essere:

- Fissa (banner sempre visibile nella posizione prescelta),

- “A rotazione” (banner che si alterna con quelli di altri clienti nella

stessa posizione).

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Il messaggio è costituito da un'immagine (GIF, JPEG), programmi

JavaScript o applicazioni multimediali sviluppate in Java, ShockWave o

Flash, che spesso comprendono suoni o animazioni per attrarre un maggior

numero di utenti. I tempi di esposizione dei banner possono variare in base

alle esigenze. La misurazione dei costi relativi ai banner può essere

effettuata:

1. in base al tempo (periodo di esposizione),

2. in base al click (numero di click effettuati dai navigatori), click-

through rate. Quando l'azienda pubblicizzata rileva il numero di

click effettuati sul banner, invia una somma di denaro all'ospitante

(generalmente 0,05 o 0,10 euro).

3. in base alle impressioni (numero di volte in cui il banner appare ai

visitatori, solo per banner "a rotazione").

Per ogni banner viene fornito al cliente uno strumento di verifica del

numero di click e di impression. Questo strumento pubblicitario ha avuto

una decisa evoluzione negli ultimi anni ed è sempre più considerato come

complemento di campagne pubblicitarie più ampie. Per attivare il banner è

semplicissimo, ad esempio nelle ultime versioni di WordPress rilasciate si

trovare un Widget apposito per inserire il formato 300×250 sul blog. Il sito

che contiene i banner pubblicitari deve rimanere un sito gradevole da

visitare, quindi sono da evitare tutti quei posizionamenti che

compromettono la navigabilità e la fruizione dei contenuti del sito.

1.3.2. Google AdSense

AdSense è il servizio di Google che offre la possibilità di pubblicare

annunci pubblicitari sul proprio sito web, guadagnando in base al numero di

visite (impression) o click sugli annunci. La registrazione al servizio

AdSense è gratuita e necessita di un account Google. Entro 48 ore viene

confermata o respinta la richiesta di affiliazione al programma. In caso di

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esito positivo è possibile utilizzare immediatamente il servizio, accedendo

alla sezione AdSense del proprio account personale e ci viene rilasciato un

pezzetto di codice da inserire nel nostro sito. Questo codice, ogni volta che

la pagina viene visualizzata, chiede a Google di fornire annunci pubblicitari

in tema con la pagina stessa, e li visualizza. Se qualcuno clicca su uno di

questi annunci, il nostro credito presso Google aumenta. Il servizio consente

di selezionare il tipo di annunci da pubblicare sul proprio sito (scegliendo

tra annunci, referral, motori di ricerca personalizzati e annunci per cellulari).

Inoltre AdSense offre un servizio di statistiche che segnala il numero di

impression e click, i ricavi giornalieri e totali. È anche possibile

personalizzare il banner scegliendone forma, dimensione e colori, così da

poterli adattare al meglio alla pagina. Il principale vantaggio di questo

metodo è la semplicità di attivazione: non dobbiamo stabilire dei prezzi per i

banner, non dobbiamo contrattare con nessuno, inseriamo qualche riga di

codice e iniziamo a guadagnare. Il principale svantaggio è che le cifre

guadagnare sono davvero irrisorie, a meno di non avere un traffico elevato,

e magari anche abbastanza mirato (più la pagina è specifica, più gli annunci

saranno attinenti, e più facilmente verranno cliccati). Il rapporto tra click e

impression degli annunci è espresso in percentuale ed è chiamato CTR

(click through rate) della pagina cioè la percentuale di click su quel banner.

In base al CTR AdSense calcola l’eCPM (effective cost per mille cioè costo

effettivo per mille impression) della pagina, ossia il ricavo che l’utente

ottiene ogni 1000 visite della pagina. Ogni mese, al raggiungimento della

soglia minima di 70 euro, Google invia il pagamento a noi. Per i siti con

milioni di pageview al mese, Google AdSense riserva un trattamento

speciale con possibilità di personalizzare alcune funzionalità e con

l’assegnazione di un responsabile che consiglierà il publisher su come

ottenere maggior rendimento dai propri annunci.

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1.3.3. Paywall

Il secondo modo per avere degli introiti sui contenuti online è il paywall, un

sistema che blocca l'accesso a una pagina web con uno schermo che richiede

un pagamento o una sottoscrizione ad abbonamento. I siti web che li

utilizzano sono di proprietà di alcune pubblicazioni periodiche sulla base di

un modello di business di sottoscrizione. Nel 2002 il Financial Times ha

iniziato a rendere accessibile sotto pagamento l'accesso Web agli articoli

pubblicati. Nel Regno Unito, MoneyWeek iniziò ad utilizzare un paywall

nel 2005. Ora il 60% del contenuto del sito rimane sotto paywall in funzione

di abbonamento mensile. Il Wall Street Journal è stato per un certo periodo

di tempo l'ultimo grande giornale negli Stati Uniti ad avere ancora il suo sito

web accessibile tramite paywall, fino a quando il New York Times il 28

marzo 2011 diventò a pagamento (abbonamento mensile di 15 dollari).

1.3.4. Il caso del “New York Times”

Nel 2005 l’idea di un abbonamento mensile a basso costo non portò i

risultati aspettati, anzi. Il calo drastico dei visitatori fece si che, dopo un

paio di anni, la redazione web dovette tornare a utilizzare esclusivamente gli

sponsor. Ma dal 28 marzo 2011 il giornale torna all’attacco, optando per un

sistema di pagamento dei contenuti online, che segue il modello “meter”:

solamente gli abbonati all’edizione cartacea avranno libero accesso a tutte

le news e video, mentre i lettori casuali avranno la possibilità di leggere fino

a 20 articoli gratis. Il direttore della testata, Bill Keller, ha precisato che gli

articoli postati sui social networks, come Facebook, Twitter, saranno gratis,

anche se l’utente ha raggiunto il limite mensile. Sicuramente in un periodo

come questo di difficoltà economiche, e di pressione finanziaria, sarà

particolarmente importante trovare il giusto equilibrio fra ogni componente

dell’offerta permettendo cosi di mantenere alta l’audience. La questione

fondamentale di ogni paywall sta nel trovare il modo di massimizzare i

ricavi generati da questi due estremi di lettori, quelli propensi a sottoscrivere

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un abbonamento e quelli non, e le diverse gradazioni in mezzo. Una

strategia opposta e’ quella adottata dal Guardian, Per monetizzare gli utenti

di Internet ha preso un’altra strada, lasciando libero accesso a tutti i

contenuti e basando le entrate sulla pubblicità e gli sponsor. Il lancio del

paywall sul New York Times era stato accompagnato da dubbi di vario

genere: troppo alto il prezzo dell'abbonamento o troppo scivoloso il sistema

predisposto per impedire la consultazione libera degli articoli. Gli scettici,

tuttavia, dovranno ricredersi stando ai primi risultati raggiunti dal progetto:

281mila abbonati guadagnati nel primo trimestre, sufficienti a mantenere

stabili le entrate complessive generate dalla tiratura, ma non abbastanza per

compensare le perdite nel settore advertising. In generale, il quotidiano

diretto da Jill Abramson, che include nella proprietà anche i noti About.com

e Boston.com, presenta numeri poco confortanti, fatta eccezione per il

successo ottenuto dal paywall. Nel secondo trimestre si è registrata una

perdita operativa pari a 114,1 milioni di dollari (circa 80 milioni di euro)

rispetto ai 60,8 milioni di dollari dello stesso periodo dello scorso anno.

Secondo la società in un'altra congiuntura si sarebbe registrato un utile

operativo di 82,9 milioni di dollari (oltre 57 milioni di euro) nel primo

trimestre. Le performance finanziarie prendono aria dal sistema di

sottoscrizione a pagamento lanciato di recente, il cui successo fa ben sperare

la dirigenza. Con i 281mila sottoscrittori dell'ultimo trimestre, il giornale

digitale raggiunge così oltre un milione di abbonati. Il paywall ha esordito

nel mese di marzo con un sistema di prezzi che va di 15 dollari (10 euro)

ogni 4 settimane per chi accede da sito o smartphone, 20 dollari (14 euro)

sempre per 4 settimane per gli utenti che navigano su sito e su app per

tablet, fino ai 35 dollari (24 euro) per l'accesso digitale illimitato. La

richiesta di pagamento parte per chi legge più di 20 articoli al mese. In un

comunicato stampa il Presidente del New York Times Janet Robinson h

dichiarato: "Il modello di sottoscrizione digitale è un sforzo a lungo termine,

e il suo impatto sui ricavi sarà più evidente nel corso dell'anno”.

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1.3.5. CircLabs

CircLabs è una società di tecnologia con sede a Silicon Valley che ha

costruito un nuovo servizio per finanziare le notizie online. CircLabs ha

finanziamenti dal Donald W. Reynolds Journalism Institute della University

of Missouri. CircLabs ha pianificato una serie di servizi, il primo dei quali

ha il nome di "Circulate". Esso affronterà i problemi di come aumentare il

traffico a affiliato ai siti web, i rapporti sicuri con gli utenti online e

aumentare il valore di notizia. “Circulate” fornirà nuovi modi e vie

convenienti per il Web di "venire a" gli utenti. Inoltre “Circulate” promette

di eliminare le incertezze e le perdite di tempo per cercare le notizie sul

web. Dopo una semplice registrazione, l'utente ha accesso immediato a

news sempre aggiornate provenienti da fonti affidabili da tutto il mondo.

L'utente mantiene assoluta privacy e il controllo delle informazioni

personali. Anche se non sono emerse strategie chiare per gli editori per

prosperare in un ambiente solo on-line, CircLabs ritiene che la tecnologia

giusta possa giocare un ruolo chiave nel miglioramento della quota di

mercato di notizie e di aumentare le entrate web degli editori on-line. Ciò

che serve sono delle soluzioni tecnologiche per aiutare gli editori a navigare

verso un nuovo rapporto di servizio con i consumatori di notizie.

“Circulate”, il primo servizio progettato da CircLabs, vuole essere una parte

significativa della soluzione. Rivolgersi a due esigenze editoriali

fondamentali:

- la necessità di attirare, sia a livello locale e nazionale, un numero di

lettori on-line forti e fedeli

- la necessità di monetizzare quel pubblico, sia direttamente sia

attraverso la vendita di contenuti premium e indirettamente

attraverso pubblicità mirata e interattiva.

Alcuni organi di informazione hanno annunciato l'intenzione di

sperimentare sistemi di pagamento per i contenuti, compresi i

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micropagamenti e sottoscrizioni. Secondo Circlabs, i giornali dovrebbero

esplorare la carica dei contenuti online, allo stesso tempo, crediamo che i

ricavi dalle pubblicità e altre forme di interazione commerciale

continueranno ad essere un mezzo fondamentale di finanziamento per le

notizie nell'ecosistema online. “Circulate” incorpora modi di generare alto

valore dai ricavi pubblicitari per chi partecipa alla diffusione delle notizie.

L’utente che vuole iscriversi a Circlabs, dopo la registrazione immette le sue

preferenze su qualsiasi argomento della propria vita, una sorta di “cosa ci

piace vedere-sapere” di e su una determinata cosa. In questo modo anche la

pubblicità sarà funzionale ad ogni lettore. Ci sarebbe quindi la possibilità di

indirizzare gli utenti e quindi creare più valore, partecipando e vendendo

spazi alle imprese locali. Molti editori sembrano essere concretamente

indirizzati verso la ricarica online, e altri sembrano contemplare questa

possibilità come una soluzione alle loro difficoltà finanziarie, nel tentativo

di ridare valore alle notizie e impedire che diventino una merce. In termini

di monetizzazione i giornali sono ancora dipendente dal mercato

pubblicitario. È chiaramente qualcosa in cui i giornali dovrebbero lavorare

su loro stessi o tramite aziende che cercano di tenere i lettori sui siti di

notizie attraverso i miglioramenti multimediali, ma sembra che circolano

può aiutare a ottenere effettivamente i lettori su un sito.

1.4. Nascita e sviluppo dei Blog

"Blog" è un neologismo e deriva – per contrazione – da weblog, o log in

rete. I log sono dei file di testo che riportano fatti o eventi, sono in genere

scritti dai computer in base a criteri cronologici e si potrebbero chiamare

una sorta di "diari di bordo". Un weblog è quindi un log, cioè un diario,

scritto su Web da una persona, e pubblicato in ordine cronologico: in altre

parole, una specie di diario pubblico. La democraticità dei blog è presente in

ogni aspetto, e anche gli strumenti per aprirne uno sono molto essenziali.

Ovviamente il blog ha un proprio indirizzo Internet (es. www.mioblog.it) e

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un titolo ("Mio Blog"). L’importanza dell’avvento del blog è fondamentale

per 2 motivi: è facile da creare e curare, ed è gratuito a differenza dei siti

veri e propri. Inizialmente i blog nacquero come diari online, dove le

persone rendevano pubblichi pensieri e spaccati della propria vita

quotidiana. Col passare del tempo però, anche il mondo dell’informazione si

rende conto della potenza di questo piccolo grande mezzo di comunicazione

sul web. Come tutti i prototipi di una nuova tecnologia, queste prime

esperienze vengono osteggiate e criticate ma, come tutte le abitazioni, c’è il

momento del trasloco e poi della messa in ordine della casa. E così succede

con l’informazione on-line, con le prime “abitazioni” di utenti che mettono

on-line i propri pensieri, addirittura la propria vita. È da queste prime

esperienze che nascono realtà come Geocities, che darà il via alla

proliferazione delle piattaforme di blogging (Blogger, Xanga, Excite,

Tiscali, Splinder e Wordpress). Col blog inizia a prendere vita l’idea di una

modo diverso di fare giornalismo. Chiunque può recepire, scrivere e

diffondere notizie. Chiaramente bisogna distinguere tra i blog che vogliono

essere dei semplici ”diari” personali e i blog che si propongono come

informazione alternativa ai media tradizionali come la stampa, la radio e la

televisione. Ma è con lo sviluppo delle nuove tecnologie che il giornalismo

online inizia ad diventare competitivo e l’accesso a internet tramite

notebook e cellulare rende l’informazione fruibile e ancor più diretta.

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2. IPERLOCALITÀ

Il web iperlocale nella definizione odierna corrisponde al concetto di

copertura giornalistica e produzione di notizie estremamente locali che si è

diffuso negli ultimi anni in tutto il mondo attraverso il web. In pratica

questo fenomeno fa pensare che nel medio-lungo termine una buona parte

della generazione di valore online torni ad essere strettamente legata al

locale e non al globale. Altro scenario è quello di poter visualizzare dei siti

particolari unicamente in certi momenti e luoghi all’interno della città

perché quegli stessi siti hanno senso solo in tale contesto. La vicinanza

dell’informazione è la chiave del successo dell’iperlocalità, che riesce a

comunicare le notizie laddove la “grande” informazione non riesce ad

arrivare. Queste micro-informazioni esistono già, ma non bastano più i

giornali o le televisioni locali. La sfida è metterle in rete per ricavarne sia

un'utilità sociale che un profitto privato, trovando la formula tecnologica più

accessibile per portare l’iperlocalità in rete. L’informazione iperlocale però,

non dev’essere solo “il semplice trasferimento del giornale della città ma un

ecosistema informativo che mescola notizie, servizi, flussi in tempo reale e

interazioni sociali e che permette a ogni cittadino di entrare in contatto non

soltanto con generici concittadini, ma con i suoi vicini di casa. Il nodo

giornalistico iperlocale ambisce per definizione a diventare un hub rispetto

alla sua comunità di riferimento. Per fare questo non può prescindere

dall’interazione con i nodi preesistenti e si pone innanzitutto come il luogo

dell’aggregazione e della sintesi rispetto ai flussi di comunicazione

preesistenti. La guida della città o del quartiere è soprattutto porta di

accesso, non sovrastruttura dine a se stessa” 1.

1 Giornalismo e Nuovi Media – Sergio Maistrello, 2010, p.197

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2.1. Differenza tra locale e iperlocale: questione di sguardi

Questa divisione non è semplice, sottile e relativa allo sguardo e al contesto

dell’interesse degli argomenti trattati. Ad esempio l’esperienza di Varese

News che tratta la provincia di Varese (1 milione circa di abitanti), è un

progetto iperlocale se rapportato al web, visto dall’Italia può essere

considerato locale, ma se viene osservato solo dalla regione Lombardia non

è più locale perché confina con Milano e Malpensa che sono di interesse

nazionale. Quindi, l’aspetto della località e dell’iperlocalità cambia a

differenza del contesto in cui operi. Dal mio punto di vista sul web la

condizione di iperlocalità è meno definita rispetto all’informazione cartacea

perché il contesto del web non ha confini precisi. Anche se, quando ci si

occupa di un quartiere di una grande città quello dev’essere considerato

giornalismo iperlocale, ma se il quartiere che si tratta, è a Roma e magari

confina col Vaticano è incauto definirlo un progetto totalmente iperlocale.

L’iperlocalità in senso stretto è quindi, quel tipo di informazione con un

raggio d’azione molto ristretto, che interessa il singolo cittadino e non la

globalità, le news iperlocali possono avere una grande diffusione in un

ambito territoriale molto ristretto, di nicchia e scarso o nullo altrove. Questo

comporta anche un cambio di atteggiamento e di linguaggio da parte di chi

fa informazione: nell'iperlocale può essere data per scontata la conoscenza

di persone (per esempio un consigliere comunale) che nell'informazione

locale e nazionale deve invece essere spiegata.

2.2. Dalla sommarietà globale alla frammentazione iperlocale

La vera rivoluzione del giornalismo iperlocale è che rende i lettori i veri

protagonisti dell’informazione. È una rivoluzione mediatica che crea

un'informazione più aperta, più condivisa, più puntuale, più locale, appunto

iperlocale. Come tutte le rivoluzioni, l'iperlocalismo è il superamento di una

crisi. Da una parte c'è il web sociale che ha fame di partecipazione popolare,

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con i cittadini dotati di tecnologie a costi ridotti e ormai abituati a

confezionarsi la propria informazione a ciclo continuo e a condividerla in

rete. Dall'altra ci sono i media locali che usano il web come vetrina in cui

esporre gli stessi contenuti già pubblicati su carta. La rivoluzione l'ha già

fatta il popolo di internet perché il giornalismo iperlocale vuol dire farsi

l'informazione da sé. La comunità non aspetta più il reporter inviato dal

giornale. Sono i cittadini che caricano online i loro video degli eventi

quotidiani, dal meteo alla viabilità, allo sciopero. Lo possono fare tutti,

gratuitamente, e condividerlo. Il localismo diventa iper perché estende

l'offerta di contenuti: non è solo la notizia che fa scalpore, ma tutti quei fatti

quotidiani di una comunità che viaggiano sulla bocca delle persone ma per i

quali i media tradizionali non hanno spazio. L’informazione iperlocale

quindi deve proporsi come fulcro della comunità, dove le varie risorse del

territorio, non solo quelle appartenenti al mondo dell’ informazione, devono

trovare un punto di riferimento comune. Si passa da una visione globale ad

una dettagliata e frammentata dove ogni fonte iperlocale diventa il nodo di

partenza per un interscambio di informazioni con altri nodi che vanno a

formare una complessa rete che vivrà di vita propria. È questa la sfida

dell’iperlocalità, nascere e prosperare in autonomia senza derivare dalla

grande cronaca sommaria e totale. Non è la grande informazione che va a

cercare e a stanare le notizie iperlocali ma il contrario: le notizie iperlocali

vengono diffuse dalla comunità stessa, dall’intreccio di comunicazione tra i

vari nodi. Sarà compito della grande cronaca trovare un punto di incontro e

di interazione con l’iperlocalità per trovare una via d’incontro e di

collaborazione. Ma non è questo il primo obiettivo del giornalismo

iperlocale la cui ragion d’essere dev’essere l’indipendenza e l’autonomia

nelle dinamiche di generazione dei contenuti.

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2.3. I contenuti iperlocali

Per quanto riguarda i contenuti, l'informazione iperlocale è più vicina alle

piccole esigenze quotidiane dei cittadini, che non sono meno importanti

delle grandi notizie nazionali e internazionali, anche se molti giornalisti

hanno la tendenza a fare classifiche che sminuiscono le notizie relative dei

piccoli territori. In primo luogo, le notizie iperlocali si riferiscono a entità ed

eventi che si trovano all'interno di una ben definita zona su scala

comunitaria. In secondo luogo, sono destinate principalmente (ma non

esclusivamente) per il consumo da parte dei residenti di quella zona. Le

notizie locali, tendono ad essere meno geograficamente limitate, ma non

devono essere in contrasto con l’iperlocalità anzi, dev’esserci un

interscambio di informazioni. I siti o blog iperlocali possono concentrarsi su

argomenti molto specializzati, storie e questioni di interesse solo per le

persone in una zona molto limitata quasi di quartiere, ad esempio riunioni

del consiglio comunale, di un circolo di una ristretta associazione, di una

certa scuola, serate particolari di un certo ristorante, curiosità di un

mercatino dell’antiquariato, tutte quelle piccole informazioni utili al

cittadino. Molti dei siti iperlocali conosciuti sono sorti in modo

indipendente, ma le più grande società di media sono sempre più interessati

al concetto di iperlocalità come vedremo meglio nel prossimo capitolo.

Alcuni giornalisti professionisti, sono scettici per quanto riguarda il

movimento iperlocale su informazioni spesso banali, secondo il loro parere,

della vita quotidiana. Eppure, le società dei media sono alla ricerca di nuovi

modi per raggiungere il pubblico con contenuti di loro interesse, e

l’iperlocalità detiene sicuramente quel potenziale.

2.4. Rapporto con i social network

Come già affrontato nel paragrafo 2.5 dell’introduzione, intorno ai social

network, chiunque voglia addentrarsi nel mondo dell’informazione deve

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fare una profonda riflessione perché sono uno degli elementi che

influenzano maggiormente il lavoro giornalistico. Ancor di più nel

giornalismo iperlocale, perché quanto più si localizza l’attenzione del

lettore, quanto più la percentuale delle persone legate al tipo di

informazione che si propone avranno un interesse al territorio di cui si parla.

Se attraverso Facebook ad esempio clicco il famoso “mi piace” sulla pagina

fan del quotidiano Repubblica perché piace come tratta la politica ecc,

potrei essere chiunque, un cittadino del nord, del sud, di qualsiasi categoria

e lavorativa e culturale. Quando invece un progetto ha interessi locali o

ancor più iperlocali, può scatenare in rete dibattiti vicini alle persone, e non

solo emotivamente o moralmente come può accadere con un mezzo di

comunicazione nazionale o internazionale, ma nel nostro caso la vicinanza è

anche fisica e quindi suscita maggior attenzione e preoccupazione. La

dimensione iperlocale online ha un vantaggio in più perché produce una

piattaforma di dibattiti e di affiliazione molto potente che l’informazione

cartacea od online nazionale non può avere, poiché in questa micro

dimensione si possono generare dibattiti tra persone che si possono anche

conoscere personalmente, o solo di vista che però magari non hanno mai

avuto l’occasione di discutere assieme su certi argomenti e, grazie al web,

possono anche superare l’imbarazzo che nella relazione ”a tu per tu” si

potrebbe manifestare. La difficoltà che si può incontrare è che agendo in un

bacino di minore portata, la diffusione sui social network potrebbe essere

più lenta e complicata. Ci dev’essere, quindi, la collaborazione di tutta la

comunità che deve partecipare, collaborare, condividere informazioni per il

bene comune.

2.5. Pubblicità iperlocale: un modello di sostentamento

Il problema della sostenibilità economica che attanaglia persino la grande

informazione, è ancora più sentita nel giornalismo iperlocale che può

sostenersi economicamente solo grazie alla pubblicità locale. È impensabile

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una qualsiasi altra forma di sostentamento come il Paywall affrontato in

precedenza o anche di servizi come Google AdSense (a meno che non sia

abbia un milione di visitatori al mese ad esempio). Chiaramente il tutto

ruota attorno alla visibilità del prodotto iperlocale, nessuna azienda piccola

o grande che sia investe del denaro senza un minimo di sicurezza nell’essere

visibile ad un certo numero di utenti. È difficile da dire se sia più potente la

pubblicità iperlocale, che ha delle logiche tutte sue. Però, la stretta

connessione tra lettore e pubblicità è molto più marcata rispetto a un grande

marchio ed è su questo che bisognerebbe far partire una riflessione per

attirare le aziende locali sul web iperlocale. Oltre alla possibilità di avere

una stretta connessione tra utente/consumatore e marchio, le informazioni

pubblicitarie possono essere molto più dettagliate e più vicine al cittadino,

più determinanti nella quotidianità, come ad esempio gli orari di un certo

supermercato, una particolare serata a tema di un determinato locale o bar,

una promozione di saldi in un negozio della piazza. Purtroppo, in un periodo

di difficoltà come quello stiamo vivendo, tutto ruota intorno alla

sostenibilità economica. Un progetto iperlocale è difficilmente sostenibile,

perché non ha economie di scala. Per gestire e garantire un prodotto

giornalistico, che sia all’altezza, occorrono molte risorse economiche, ad

oggi anche la carta stampata fa fatica a reggersi economicamente poiché già

senza i finanziamenti statali e solo con la pubblicità farebbe fatica a

sopravvivere. La differenza è che il giornalismo iperlocale, anche per questa

problematica non può essere professionistico ma un prodotto “amatoriale”,

non un prodotto editoriale.

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3. ESPERIENZE NEL MONDO

3.1. Portali e piattaforme in Usa

Un portale è un sito web che costituisce un punto di partenza, una porta di

ingresso, ad un gruppo consistente di risorse di Internet. Nel caso del

giornalismo online un portale è inteso come un grande aggregatore di

siti/blog locali e iperlocali che nascono da uno stesso punto, come i rami di

un fiume che nascono dalla stessa sorgente ma si diramano per sfociare

ognuno in un posto diverso, da un punto di partenza sommario e globale si

passa a una frammentazione iperlocale (come spiegato nel secondo

paragrafo del secondo capitolo). I progetti più interessanti arrivano dagli

Stati Uniti con gli esempi di Patch.com e Outside.in, entrambi acquistati dal

grande internet service provider AOL.

3.1.1 Patch.com

Patch.com è una piattaforma online, nata negli Stati Uniti, di notizie e

informazioni che si concentra su alcune singole città e comunità soprattutto

della East Coast (della costa ovest sono coperti solo lo stato della California

e di Washington). Il progetto è composto da una homepage raffigurante la

Figura 1 Homepage di Patch.com

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cartina geografica degli Usa e l’elenco degli stati coperti. Cliccando su ogni

stato si apre un ulteriore elenco di ciascuna città che offre un servizio di

giornalismo iperlocale e, selezionando la nostra scelta si viene indirizzati al

sito corrispondente. Patch è stata ideata e finanziata da Tim Armstrong e Jon

Brod nel 2007, dopo che Armstrong disse di aver trovato una carenza di

informazioni online sulla sua città natale, Riverside, in Connecticut.

L'azienda è stata poi acquisita da AOL nel 2009, poco dopo Armstrong è

diventato amministratore delegato di AOL. Il concetto alla base di Patch è

ovviamente il giornalismo iperlocale, con redattori locali archiviano storie

della comunità (in questo caso si parla delle piccole città di ogni stato) e di

siti web specifici sulle notizie locali nell’ambiente in cui operano. Nel

dicembre 2010, Patch aveva stabilito di estendere la copertura in più di 500

città negli Stati Uniti. Patch è gestito da redattori professionisti, scrittori,

fotografi e cineoperatori e blogger locali. Ogni canale locale è affidato a un

redattore a tempo pieno che vive nella comunità di cui si occupa e che,

interagendo col lettore grazie a commenti e segnalazioni e con i blogger

locali, genera contenuti completamente originali in tre sezioni fondamentali:

notizie, annunci ed eventi. Patch punta molto anche sulla collaborazione tra

responsabili e lettori; quest’ultimi, registrandosi al sito possono effettuare

segnalazioni di eventi o fatti di cronaca, commentare gli articoli, proporre

miglioramenti, effettuare donazioni. Inoltre, per utenti che volessero avere

della visibilità pubblicitaria (possedendo aziende, medie-piccole imprese

ecc) è possibile richiedere uno o più spazi pubblicitari attraverso i banner

all’interno del sito.

3.1.2. Outside.in

La Cnn, la celebre tv all news di proprietà della Time Warner,

internazionale per vocazione, punta anche sull’informazione iperlocale e lo

fa affidandosi a un aggregatore di notizie online. Si chiama Outside.in e ha

solo 15 dipendenti. Come impostazione è molto simile a Patch, si apre una

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homepage dove è presente la funzione cerca dove l’utente può digitare la

città su cui vuole essere informato. Se Outside.in possiede una copertura nel

suddetto luogo il lettore viene indirizzato verso un blog che tratta tale città,

nel caso in cui il database non possieda la città cercata, l’utente viene

reindirizzato verso un blog della più vicina città. Con un investimento di

sette milioni di dollari (circa quattro milioni e settecentomila euro), la

televisione americana si è assicurata in esclusiva i feed rss dell’aggregatore.

Un flusso molto simile a quello di una capillare agenzia giornalistica che

copre, per ora, oltre 50.000 quartieri di 258 città americane con le loro

notizie, dagli annunci degli spettacoli, allo sport, fino alla cronaca nera.

Outside.in era nato nel 2007 per permettere ai lettori di trovare le notizie dai

luoghi e dintorni che più interessano: basta infatti selezionare un quartiere o

semplicemente inserire un indirizzo e, se qualche blogger o sito

d’informazione ha parlato di un evento accaduto in quella zona,

l’aggregatore lo trova e lo elenca insieme alle altre notizie che rispondono

allo stesso criterio. Così l’8 dicembre 2009 nella pagina del quartiere che

ospita il palazzo dello sport di Phoenix (Arizona), si trovava la cronaca della

partita di basket Nba degli idoli locali dei Suns, che hanno perso di un punto

contro i Mavericks di Dallas. Ma, appena sotto, c’era anche la

programmazione del cinema dietro casa. AOL, che aveva già ottenuto

Patch.com nel 2009, ha acquisito anche Outside.in nel marzo del 2011.

Entrambi gli esempi riportati sono progetti di aggregatori di dimensioni

molto grandi (coprono della quasi totalità degli Stati Uniti) acquisiti da una

multinazionale di internet provider. Il progetto è interessante perché segue

l’idea di iperlocalità coprendo piccole città di ogni stato degli Usa

incorporandole in un unico grande aggregatore. Patch.com e Outside.in

perdono un po’ di quel concetto di singolarità e unicità del giornalismo

online iperlocale poiché non esiste una singola unità che vive di vita propria,

che nasce dal cittadino, ma ogni piccolo blog/sito è una piccola entità di un

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grande contenitore. Questi progetti però possono esistere e produrre numeri

importanti grazie a una grande società che sostiene tutte le spese

economiche, che finanzia e che ha permesso nel tempo di potenziarsi e

svilupparsi. Sicuramente senza AOL i due progetti non avrebbero resistito o

avrebbero avuto numeri decisamente minori, in questo modo invece si è

creata anche una comunità in piccole città che sfuggono alla cronaca

nazionale.

3.2. Progetti locali nati da quotidiani nazionali in Usa e Uk

I media nazionali e internazionali non possono trattare molto il tema della

località come fulcro del flusso di notizie per ovvie ragioni. Anche la stampa

locale, pur trattando per definizione il tema della località, non entra quasi

mai nelle dinamiche dell’informazione iperlocale. L’innovazione di alcuni

siti di testate nazionali e internazionali sta nell’esplorare il mondo del

sottobosco dell’iperlocalità e appoggiarsi ad esso e nello specifico alla sua

generazione indipendente di contenuti per migliorare quel tipo di

informazione che sfugge alla grande cronaca. Negli Stati Uniti e nel Regno

Unito ci sono due esempi rilevanti di testate giornalistiche nazionali

prestigiose che hanno sperimentato questa strada alternativa e innovativa: il

New York Times e il Guardian.

3.2.1 New York Times – The Local

Anche il New York Times ha deciso di avviare una sperimentazione e ha

lanciato cinque siti iperlocali tra Brooklyn e il New Jersey col nome di “The

Local”, una nuova sezione, che riporta le news locali delle due aree

geografiche. Ogni area è curata da una redazione composta da un

giornalista del NYT che vive in quella zona, da blogger locali e in

collaborazione con la CUNY Graduate School of Journalism e l’Arthur L.

Carter Journalism Institute. Inoltre è aperta ai contributi dei lettori che

possono inviare immagini, video, segnalazioni. Nella sezione “Who’s Who”

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vengono presentati con pari rilievo i giornalisti professionisti e i blogger. È

un esperimento che sicuramente ha le sue radici nella crisi dei quotidiani e

in particolare delle pagine locali, sempre meno sostenibili con una redazione

tradizionale, ed è un progetto pilota che intende sperimentare nuove forme

di giornalismo partecipativo. Per quanto riguarda il modello di business che

dovrebbe sostenere l’iniziativa, quello più ovvio è la raccolta pubblicitaria

locale. Per ora l'esperimento è limitato ai quartieri di Clinton Hill e Fort

Greene (Brooklyn) e Maplewood, Millburn e South Orange (New Jersey).

Assomiglia molto a una sorta di blog collettivo. Il tentativo, insomma, è

quello di creare comunità virtuali sull'onda del successo dei social network

provando a cavalcare uno dei settori che sta sentendo di meno la crisi

dell'editoria, quello dell'informazione locale. Cercando di coinvolgere nuovi

inserzionisti. In particolar modo negli Stati Uniti, l'informazione, soprattutto

cartacea, risente di un drastico calo degli investimenti pubblicitari legato al

taglio dei budget da parte delle imprese. Il progetto The Local, per la verità,

al momento va più nella direzione di sfruttare le potenzialità partecipative e

di aggregazione per nicchie di interesse tipiche della Rete.

3.2.2 Guardian Local

Il Guardian, è un quotidiano britannico nato a Manchester nel 1821 con sede

a Londra. È considerato il quotidiano di riferimento degli elettori del partito

laburista. Il Guardian aveva lanciato un progetto cercando a Leeds dei

blogger da utilizzare come collaboratori freelance per assicurare una buona

copertura di informazione locale dalla zona. L’ iniziativa, chiamata

“Guardian local’’, era un approccio sperimentale su piccola scala alla

cronaca locale. Oltre che a Leeds, il progetto è stato lanciato anche a Cardiff

ed Edinburgh. Ai blogger selezionati veniva richiesto di fare cronaca su

incontri e avvenimenti della comunità, dedicando una attenzione particolare

alla politica regionale e ai problemi dei cittadini della zona. Purtroppo però,

dopo due anni dalla partenza, è già ormai arrivato al capolinea (fine aprile

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inizio maggio 2011). Il motivo è lo stesso che ai primi di marzo aveva

bocciato anche il sito di informazione iperlocale americano TBD, troppo

oneroso rispetto ai ritorni economici. Anche la raccolta pubblicitaria

iperlocale, disegnata da molti come molto più efficace di quella generalista,

è stata deludente. Il punto è che il Guardian, nel suo progetto non è riuscito

a creare sufficiente affiliazione con i lettori, preoccupandosi più di

aggregare freddi dati iperlocali che provare a creare una vera e propria

comunità di interscambio tra il mondo iperlocale (che deve essere il punto di

partenza, il nodo centrale) e la cronaca nazionale.

3.2.3. Perché non hanno avuto successo

Entrambi gli esempi riportati sono nati da due importanti quotidiani

nazionali, il New York Times negli Stati Uniti e il Guardian nel Regno

Unito. Queste esperienze non sono state molto positive anzi, in un caso (il

Guardian) il progetto ambizioso ha chiuso i battenti dopo neanche due anni

di attività per le difficoltà elencate in precedenza. Nel caso del NYT non si

può certo parlare di successo, l’idea seppur buona resta abbastanza

primitiva, affidarsi ai blogger locali è un aspetto positivo e coraggioso ma

non abbastanza sfruttato e potenziato a dovere. Ad oggi il tentativo del

quotidiano americano rimane un esperimento, ma non un giornalismo online

iperlocale convincente. Uno dei grandi problemi dei fallimenti iperlocali di

quotidiani nazionali è lo scarso investimento di forze e energie per un

progetto che deve nascere e crescere di vita propria ma che per una grande

testata ha scarsa rilevanza, soprattutto per nomi come il New York Times

che non ha di certo bisogno dell’iperlocalità per aumentare la sua visibilità o

la sua tiratura.

3.3. Un caso italiano: il fallimento di XCittà

XCittà era un progetto nato nel marzo 2010 con progetti molto ambiziosi e

con l’obiettivo di coprire 30 città italiane entro la fine del 2010. L'obiettivo

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principale era di dare a questa piattaforma un respiro europeo, facendo

dell'Italia un progetto pilota da replicare in Spagna, Francia, Germania e

UK. Con sedi nelle principali città d’Italia tra cui Torino, Milano, Genova,

Bologna, Treviso, Firenze Roma, Bari, Napoli e Palermo, la testata voleva

raccontare le città italiane dal punto di vista di chi le vive. Per questo

permetteva a tutti i lettori di conoscere e condividere informazioni ed eventi,

confrontando così la propria realtà con quella delle altre città presenti sul

sito: un progetto di giornalismo partecipativo. Così, anche XCittà voleva

essere un punto di contatto tra chi scrive per professione e invece vuole

scrivere per passione, dando la possibilità a tutti di contribuire con notizie,

foto e video dando così una voce al proprio pensiero, ai propri problemi di

ogni giorno o a quelli del quartiere, dai piccoli disagi come la presenza di

buche nella strada di fronte, a quelli più grandi. Purtroppo dopo pochissimo

tempo dall’apertura, XCittà ha dovuto abbandonare i propri sogni e chiudere

miseramente. Gli elevati costi e le troppe città coperte, a fronte di tante

spese e poche entrate con le pubblicità locali, hanno costretto la redazione a

lasciare un progetto forse troppo ambizioso e partito troppo forte. Altra sorte

per City News, similare a XCittà per impostazione e intenzioni, che è

riuscita a crescere e ad espandersi sulla scia degli esempi di Patch.com e

Outside.in cioè come piattaforma che aggrega varie esperienze iperlocali

anche se per alcune città parlare di iperlocalità è sbagliato, meglio forse

località vista la grandezza e l’importanza ad esempio di Roma o Milano.

Citynews infatti si definisce una piattaforma di informazione metropolitana

e di impegno civico nata nel gennaio 2010. Un luogo virtuale dove le

comunità locali possano trovare il loro riferimento informandosi e

confrontandosi, partecipando così alla crescita del loro territorio. Citynews,

fondata nel 2010 dai due veterani del web Luca Lani e Fernando Diana, è

oggi già attiva in 9 città (con i brand cittadini RomaToday, MilanoToday,

PadovaOggi ecc) e conta oltre 1,4 milioni visite al mese. Con una crescita

del 170% sull’anno precedente, Citynews proietta per il prossimo biennio

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oltre 10 milioni di visite con l’obbiettivo di raggiungere una penetrazione

rilevante sulla popolazione delle città coperte dal servizio. Citynews è

finanziata da soci privati e punta ovviamente alla pubblicità locale come

forma di sostentamento, nell’aprile di quest’anno ha ricevuto un cospicuo

finanziamento di oltre 3,3 milioni di euro da parte di Quantica SGR

mediante e di altri investitori. Gli investitori hanno sottoscritto un aumento

di capitale di 3 milioni di euro, mentre gli stessi fondatori della società si

faranno carico di un ulteriore investimento di circa 300.000 euro.

3.4. Un altro caso italiano: il successo di VareseNews

VareseNews è la prima testata giornalistica on-line nata in provincia di

Varese. Nel mese di marzo 2007, nella classifica pubblicata da L'Espresso e

basata su dati Audiweb, VareseNews figurava tra i primi 10 media on-line

d'Italia, dietro a testate nazionali come Repubblica.it, il Corriere.it,

ilSole24ore.com. VareseNews è uno degli enti fondatori di Anso,

l'associazione nazionale dedicata alla stampa online. Nato nel 1997, in

origine era un mensile cartaceo, distribuito nelle edicole di Varese, che a sua

volta aveva raccolto l’eredità di “Airone Rosso” e del "Circolino".

Nell’autunno di quell’anno iniziano i primi esperimenti sulla Rete e a

dicembre VareseNews diventa un vero e proprio quotidiano on-line, caso

più unico che raro nell’allora scarno panorama del web, se si esclude

l'esperienza di Repubblica.it. Nel 1999 nasce il marchio Vareseweb, che

successivamente darà il nome alla società che gestisce il quotidiano online e

tutte le attività correlate. Nel 2001 Vareseweb allarga il suo assetto

societario, adottando un nuovo progetto con un taglio sempre più legato al

territorio, alla comunità e alle problematiche sociali e culturali. Nel 2004

nasce “Anche Io”, un evento che la redazione organizza ogni anno per

incontrare i suoi lettori, consolidando il ruolo della community e

dell’iperlocalità. Ad “Anche Io” hanno partecipato, negli anni, membri di

spicco della cultura e della politica locali e nazionale, come Roberto

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Maroni, Concita De Gregorio, Curzio Maltese, Alberto Contri, Cecco

Vescovi, Davide Van De Sfroos e i Sottotono. Nel 2007 il giornale si amplia

creando la web-tv VareseNews TV.

Figura 2 Homepage di VareseNews

Dal 2008 ha aperto anche il network di blog indipendenti VaresePolitica,

che ospita i blog di politici di spicco della Regione Lombardia: Giuseppe

Adamoli, Mario Agostinelli, Mario Airaghi, Graziano Maffioli, Daniele

Marantelli e Paolo Rossi. Nel 2009 nascono le sezioni “Altomilanese” e

“Scienza e Tecnologia”, oltre al network di blog indipendenti “Ambiente”,

che ospita i blog di aziende di spicco del settore, come Whirlpool e JRC. I

contenuti del quotidiano VareseNews non si fermano alla cronaca del

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territorio, ma contano anche su specifiche rubriche tematiche di

approfondimento, che si occupano di cinema, sport, economia, lavoro,

politica, cultura, spettacolo, ecc. Non mancano i servizi alla comunità come

l'agenda degli eventi, la programmazione delle sale cinematografiche, il

meteo, la guida ai ristoranti e le pagine di community per l'interattività con e

tra i lettori. Oltre che per aree tematiche, il giornale è suddiviso per aree

geografiche: Italia/Mondo, Lombardia, Insubria, Varese laghi,

Gallarate/Malpensa, Busto Arsizio, Saronno/Tradate e Altomilanese.

VareseNews non si definisce un prodotto iperlocale, ma una testata che

cambia definizione a seconda degli argomenti trattati che modificano il

punto di vista del lettore. Varese News è un quotidiano che si occupa di un

limitato territorio (provincia Varese) ma che allo stesso tempo si occupa

anche dei propri confini ad esempio hanno trattato le elezioni in Svizzera

perché un pezzo della provincia confina con il Canton Ticino). La potenza

di VareseNews è data dall’interazione totale col web, grazie alla sua località

e alla competenza nel produrre un prodotto di alto livello, ha creato una

forte anima che ha spinto il lettore ad una stretta fidelizzazione. I risultati di

questo successo sono 150 mila visitatori al mese, 2 milioni di visite e 11

milioni di pagine viste. Un altro aspetto molto importante del successo di

questa testata è la presenza nei Social Network (pagina su Facebook con

18000 fan, due profili personali della redazione con 5000 amici) e l’apertura

al lettore che può commentare e inviare contenuti al sito. VareseNews può

definirsi il miglior esempio di giornalismo online locale d’Italia e lo

dimostrano i risultati sopra citati e anche quelli economici: il 2011 la società

VareseWeb lo chiuderà con più di 1 milione di euro di utile nonostante la

testata non sia più a rischio di chiusura da solo 5 anni. Anche in questo caso

la sostenibilità economica è data per il 60-70% dalla pubblicità locale (unica

vera via vincente e convincente di ritorno economico). Il restante è formato

da la pubblicità tramite Google AdSense e attività di consulenze,

comunicazione ecc.

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4. SPERIMENTAZIONE

L’idea di dare vita a una sperimentazione sul campo mi è venuta

frequentando il corso universitario “Giornalismo e Nuovi Media” tenuto dal

Dott. Sergio Maistrello. Affrontando il tema dell’iperlocalità, soprattutto

guardando ai casi italiani, ho sentito la necessità e la curiosità di

sperimentare e di creare un mio progetto personale (all’interno della tesi),

un blog iperlocale sul mio paese. San Vito al Tagliamento è un comune di

15000 abitanti che, oltre a vivere da una decina d’anni un periodo di florida

espansione, ha al suo interno molte storie da raccontare e una grande

ricchezza culturale. Da parte mia c’era e c’è una profonda insoddisfazione

riguardo alla copertura delle notizie locali, troppo scarsa è la cronaca

all’interno dei quotidiani locali. Parlando con alcune persone a San Vito, ho

notato come questa mia insoddisfazione sia condivisa dai residenti, ma

anche da chi abita ormai altrove che ha mantenuto legami affettivi con

proprio paese d’origine. Approfittando del tirocinio eseguito l’anno scorso

presso l’Ufficio Stampa della sezione Beni e Attività Culturali e grazie ai

contatti mantenuti con alcuni referenti al suo interno (l’Assessore alla

Cultura nonché nuovo Sindaco, il Responsabile dell’Ufficio Cultura) ho

intrapreso questa nuova avventura iniziando con la creazione pratica del

blog per poi continuare facendo vita attiva nel mio paese per cercare di

offrire un buon servizio al lettore.

4.1. Come e dove aprire il blog

Per aprire un blog sono sufficienti pochi minuti. e la scelta del nome sembra

come una formalità da effettuare per ottenere in cambio le password di

accesso al servizio. Nella realtà la scelta del nome di un blog rappresenta

uno dei fattori determinanti del successo. E' il brand di riconoscimento dello

spazio online che accompagna tutte le pagine del blog. Ad esempio nel mio

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caso “lagazzettadisanvito” identifica ciò di cui si andrà a parlare. Una volta

scelto non è più modificabile. E' quindi molto importante soffermarsi sulla

scelta iniziale del nome prima di aprire un blog. Innanzitutto, aprire un blog

è completamente gratuito (es. blogger.com, splider.it, wordpress.com).

Figura 3 Homepage del blog con la classica impostazione a tre colonne

Deciso il nome del blog (nel mio caso lagazzettadisanvito.wordpress.com),

si compilano 2-3 righe di descrizione del blog (di cosa si occupa, una

presentazione personale ecc) e decidere il nickname da utilizzare per

scrivere i contenuti (lagazzettadisanvito). Utilizzando uno pseudonimo

come nickname potrete nascondere la vostra reale identità, ma è sempre

meglio informare il lettore chi è che scrive: in questo modo ci si assume

molte più responsabilità, ma si acquisterà credibilità. Ma anche

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nascondendo la reale identità si può essere individuati dalle forze dell'ordine

in caso di violazione delle leggi. A questo punto si passa all'aspetto grafico

del vostro blog (template) in una lista predefinita. Io ho scelto un semplice

stile a tre colonne, in modo da avere al centro un grosso spazio per gli

articoli, in alto il nome del blog e le pagine e ai lati i widget che sono micro-

applicazioni che propongono contenuti digitali da inserire direttamente nel

tuo blog, semplicemente copiando ed incollando un codice, delle

componenti grafiche che aiutano il lettore nella navigazione. Ci sono

centinaia se non migliaia web widgets disponibili per un uso immediato e

coprono un vasto raggio di funzioni. A sinistra i pulsanti dei Feed, dei

Social Network e del Meteo, mentre a destra gli articoli recenti, le categorie,

la funzione cerca e il contatore delle visite. Quest’ultimo è molto importante

per tenersi sempre aggiornati sul numero di lettori giornalieri. È sufficiente

registrarsi gratuitamente in un sito (in questo caso shinystat.com) scegliere il

tipo di contatore che più ci piace, incollare e copiare il codice nel nostro

widget.

4.1.1.Pagine

Le pagine consentono di pubblicare informazioni statiche su pagine

autonome collegate al blog, attraverso una barra orizzontale superiore. Ad

esempio, creare una pagina "Appuntamenti", che illustra gli appuntamenti

più importanti del mese corrente, o una pagina "Bio" in cui vengono

riportati i motivi della nascita del blog, “BY” con le informazioni necessarie

per sapere chi cura lo spazio nel blog, “Contatti” con gli indirizzi utili per

contattare l’amministratore, “Gallery” con le foto che ritraggono il paese,

così da creare una curiosità nel lettore, o foto di vita quotidiana, di fatti

accaduti recentemente o immagini inviate dai lettori.

4.1.2.Feed Rss

RSS (acronimo di Really Simple Syndication) è uno dei più popolari formati

per la distribuzione di contenuti Web; è basato su XML, da cui ha ereditato

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la semplicità, l'estensibilità e la flessibilità. L'applicazione principale per cui

è noto sono i feed RSS che permettono di essere aggiornati su nuovi articoli

o commenti pubblicati nei siti di interesse senza doverli visitare

manualmente uno a uno. RSS definisce una struttura adatta a contenere un

insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi (nome

autore, titolo, testo, riassunto). Quando si pubblicano delle notizie in

formato RSS, la struttura viene aggiornata con i nuovi dati; visto che il

formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una

maniera omogenea notizie provenienti dalle fonti più diverse. Se gli utenti

vogliono interrompere la ricezione di notizie, non devono inviare richieste

del tipo "annulla la sottoscrizione"; basta che rimuovano il feed dal loro

aggregatore. Il pulsante Feed Rss permetterà ai vostri lettori di sottoscrivere

l’abbonamento al vostro blog.

4.1.3.Pulsanti Social Network (Facebook – Twitter)

I Social Network più importanti (Facebook e Twitter) hanno assunto una

certa fama e quindi sono molto importanti per la diffusione delle notizie.

Chi ha un blog una volta pubblicato l’articolo, utilizza gli Url per postare

l’articolo nei vari Social Network. Questa operazione porta via molto tempo

e in alcuni casi si può definire anche noiosa. Grazie ad un sito conosciuto

come Twitterfeed, questi problemi sono svaniti. Twitterfeed, attraverso il

Feed RSS, è in grado di pubblicare automaticamente in Twitter e anche in

Facebook gli articoli che scriviamo. Basta iscriversi gratuitamente,

registrare il nostro profilo Twitter e la nostra “Pagina Fan” di Facebook e il

gioco è fatto. Sempre Twitterfeed, attraverso un altro servizio bit.ly,

converte i link in modo da risparmiare caratteri quando si “cinguetta” in

Twitter. Bit.ly inoltre è in grado di farci sapere quanti visitatori hanno

cliccato in un nostro determinato link.

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4.2.Contenuti

Il blog può descrivere sensazioni, emozioni, ma può anche essere una fonte

di informazioni su un determinato argomento, oppure un modo per

condividere opinioni con "vicini" di blog, l'importante è tenerlo aggiornato.

Non è facile curare un blog d’informazione essendo uno studente. Le notizie

vanno cercate, può diventare un vero e proprio lavoro in cui, armati di

videocamera, fotocamera o iPhone, si gira il paese cercando di reperire fatti

con cui riempire il blog.

4.3.Successi

Dalla mia esperienza ho potuto notare che la cronaca in tempo reale, in un

piccolo paese, suscita un grande interesse sul pubblico del Web. La scarsa

copertura dei giornali locali è sentita dal cittadino del paese, che sente il

bisogno di essere informato costantemente su quello che accade intorno a

lui. I media nazionali ovviamente coprono solo l’informazione a livello

internazionale e si “accorgono” dell’informazione locale solo in casi

eccezionali. Anche i media regionali non riescono a coprire egregiamente i

bisogni dei micro-lettori. Prendiamo ad esempio Telefriuli o Tele

Pordenone, anch’esse coprono la provincia o la regione, ma non offrono una

cura dettagliata per il singolo paese. Anche la carta stampata ha gli stessi

problemi anzi, ne presenta uno in più. Tralasciando il problema che i

giornali locali, come le tv, coprono più dettagliatamente la regione e la

provincia, i fatti che accadono nei piccoli comuni vengono sì riportati il

giorno dopo, ma con il rischio che il lettore abbia già appreso la notizia il

giorno prima. Inoltre vengono a mancare tutti quei piccoli avvenimenti che

interessano il cittadino, ma non abbastanza rilevanti da essere stampati sulle

pagine del quotidiano. Ed è qui che entra in gioco l’informazione iperlocale

sul web.

4.4. Le elezioni comunali 15-16 maggio

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Ho approfittato delle Elezioni Comunali 2011 a San Vito al Tagliamento.

Un occasione per fare vita attiva, “scendere in campo” e riportare sul mio

blog ciò che accadeva in campagna elettorale: comizi, interviste, battibecchi

e quant’altro. E ovviamente avere l’esclusiva di “uscire” un giorno prima

dei quotidiani.

4.4.1. La campagna elettorale

La campagna elettorale, iniziata più o meno il 14 aprile, ha offerto molti

spunti per il mio lavoro principalmente per tre punti:

1. Fare giornalismo attivo

2. Trattare un tema molto caro alla cittadinanza

3. Pubblicizzare il mio lavoro

Il primo punto è molto importante poiché, come detto in precedenza, andare

alla ricerca delle notizie sul campo è quello che ci permette di trovare le

notizie ed essere più vicini e coinvolti alla realtà che andiamo a raccontare.

Questo aspetto serve anche a far nascere una sorta di fidelizzazione col

lettore, l’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere è quello di diventare un

punto di riferimento su un determinato argomento per gli utenti ad esso

interessati. Le elezioni politiche locali, in particolare in questo momento

politico-storico che stiamo vivendo, sono un argomento molto sentito dal

cittadino che, per sfuggire dal disprezzo che la politica nazionale provoca in

lui, segue con passione le proprie elezioni amministrative, credendo che nel

suo piccolo la politica possa restituirgli quella dimensione sana e nobile

ormai persa da tempo. Inoltre, vivendo la vita quotidiana, si possono

scoprire fatti di colore che, altrimenti, resterebbero solo voci di corridoio.

Anche una semplice camminata in Piazza al mercato settimanale, ci può

consentire di ascoltare pareri (dei cittadini e anche dei candidati) o trovare

qualche piccola polemica tra i vari schieramenti, argomento che suscita

notevole interesse nel cittadino.

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4.4.2. I comizi

Gli incontri con i cittadini sono delle ottime occasioni per informare quella

parte dei cittadini che, per impegno, o per scarsa voglia non partecipano a

degli appuntamenti che, nel loro piccolo sono molto utili per chiarire le

posizioni dei vari schieramenti. Inoltre, non tutti questi incontri sono

riportati il giorno dopo nei giornali locali e, se sono resi noti, lo sono solo in

parte a causa degli spazi concessi. Foto, racconto per intero e ancor meglio

video possono dare una dimensione nuova e completa al lettore iperlocale

che naviga sul web.

4.4.3. Elezioni in diretta

Lo spoglio dei voti è stata una ghiotta occasione per vedere l’interesse che il

mio blog, affiancato dalle elezioni, potesse suscitare nel cittadino. In questi

casi le potenzialità di Internet sono enormi, solo la TV in parte può

eguagliarle.

Figura 4 Record di visualizzazioni pagine in data 27 settembre 2011

Il problema del medium televisivo è che, a livello locale, soprattutto a San

Vito, non è presente una televisione che possa seguire un evento in diretta.

Ed è in questa dimensione che il web diventa fondamentale perché basta

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uno Smartphone o un Pc portatile collegato ad Internet per informare ed

aggiornare il mondo online. Con l’aggiornamento in tempo reale degli

spogli dei seggi, ho raggiunto il record di pagine visualizzate nel mio blog

(695), il che dimostra dell’appeal che suscita la diretta sul web a livello

locale in certi argomenti, a differenza ad esempio del quotidiano che, come

già sottolineato in precedenza, esce sempre un giorno dopo l’accadimento

dei fatti.

4.4.4. Il Post Elezioni

Dopo il successo della campagna elettorale e delle elezioni in diretta, il blog

è conosciuto, più o meno apprezzato, ma è a questo punto che arriva il

difficile. Quando non è presente nessuno scoop, nessun periodo particolare

da raccontare, bisogna “solo” andare alla ricerca dei fatti di vita quotidiana

da poi raccontare. Semplicemente bisogna fare il giornalista a tutti gli

effetti, prendere la propria attrezzatura che può consistere: o nel classico

block notes e penna, macchina fotografica, telecamera, o più semplicemente

uno smartphone che, ha tutte le qualità precedenti incorporate e in più, ha

accesso ad Internet. Certamente questa procedura è molto faticosa perché

richiede un dispendio notevole del proprio tempo, non può essere

considerato un hobby o un lavoro part-time. Un hobby è un blog personale,

dove la sera, prima di andare a dormire, scriviamo sul nostro diario sul web

le nostre impressioni, le azioni che abbiamo compiuto durante la giornata o

opinioni sui fatti che accadono nel mondo. Un blog-sito di informazione è

un lavoro full time, che richiede tempo, pazienza, dedizione: un lavoro vero

e proprio. Purtroppo, un’attività indipendente non consente guadagno e

inoltre, non può essere praticata da chiunque appunto perché dev’essere full

time. Per uno studente ad esempio, come è stato nel mio caso, è stato

difficoltoso far conciliare corsi, studio, lavoro e blog. Uno spazio web che si

occupi di giornalismo iperlocale diventa un lavoro a tempo pieno.

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CONCLUSIONI

L’esperienza del successo di siti locali e di nicchia conferma il giudizio

secondo cui nel panorama ipercompetitivo odierno l’informazione dei media

locali dovrebbe essere più specifica/dettagliata/specializzata. Ma solo una

minima parte delle testate online che portano avanti questa strategia alla fine

ha successo. Definire e attirare un pubblico selezionato è necessario,

ovviamente, ma non sufficiente. Credo che un giornalismo iperlocale sia

possibile, ma c’è bisogno di una maggiore collaborazione e condivisione

che personalmente nel mio sito sperimentale non ho ancora riscontrato. Una

rete deve essere estesa e ha bisogno di una partecipazione attiva, continuata

e appassionata della comunità, un vero e proprio giornalismo partecipativo.

Le esperienze di Patch.com e Outside.in hanno dimostrato come la

collaborazione tra grande imprese (che forniscono il budget necessario) e

comunità iperlocali funziona solo se si ha il coraggio di investire in questo

campo e se la risposta del cittadino è forte e costante. Esperienze italiane

come VareseNews hanno dimostrato che un giornale totalmente locale può

avere un grande successo se curato e seguito professionalmente in ogni

particolare. Quello che manca Italia o che ancora è a uno stadio primitivo, è

un vero e proprio sottobosco iperlocale esteso nelle piccole comunità, una

consapevolezza del cittadino che può essere protagonista in rete, con la sua

esperienza al servizio del bene comune. Questo processo però non può

essere né rapido né isolato ad un caso singolo, otterrebbe riscontri

significativi se fosse collettivo e costante da parte di tutti gli utenti che

navigano il web. Produrre, condividere, confrontarsi in rete, come avviene

sui social network, può arricchire la conoscenza personale e quella del

proprio concittadino. È un percorso lungo, ma stimolante se lo si intraprende

insieme. Un web iperlocale diffuso aprirebbe degli scenari nel mondo

dell’informazione totalmente innovativi che modificherebbero anche il

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diritto a informare ed essere informati del cittadino. L’informazione in

generale ne riceverebbe degli influssi positivi, andando a rendere molto più

completo un servizio che, in certe zone del paese, inevitabilmente è carente.

Questo non significa che, con la crescita del giornalismo iperlocale e con la

partecipazione della comunità alla recezione di notizie, la figura del

giornalista scomparirebbe anzi. Grazie alla compartecipazione tra

giornalismo professionale e comunità iperlocale si integrerebbero i vari

strati dell’informazione rendendo il servizio più completo e stratificato in

profondità. Il lettore potrebbe così essere informato sui fatti di cronaca

nazionale e internazionale dai grandi media ma allo stesso tempo sapere

ogni piccola curiosità presente nella propria regione, provincia, fino al

proprio paese. Inoltre, questa tipologia di creazione delle notizie,

rafforzerebbe la concezione di democraticità dell’informazione, priva di

ogni censura e limitazione per il cittadino. Certamente, come affermato in

precedenza, la sostenibilità economica è una limitazione per l’informazione

iperlocale dove appunto una singola persona difficilmente può coprire la

totalità delle notizie di una comunità più o meno estesa per mancanza di

tempo e di mezzi. L’iperlocalità può sopperire a queste difficoltà grazie alla

condivisione e alla compartecipazione di ogni individuo della comunità che

diventa un nodo e va a sua volta ad interagire con nuovi nodi e nodi

preesistenti andando a creare una rete sociale iperlocale online estesa e

dettagliata.

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BIBLIOGRAFIA

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