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INDICE
1. NASCITA E SVILUPPO DEL GIORNALISMO ONLINE ..................... 5
1.1. Nascita del giornalismo online ............................................................ 5
1.1.1. Il lancio online delle testate USA (1992-1995) ............................ 5
1.1.2. Dalla prudenza al Sexgate (1995-1998) ...................................... 6
1.1.3. Dalla New Economy all’11 settembre (1998-2001)..................... 7
1.1.4. Il web 2.0 e il citizen journalism .................................................. 7
1.2. Vantaggi del giornalismo online ......................................................... 8
1.3. Svantaggi del giornalismo online ...................................................... 11
1.3.1. Banner Pubblicitari .................................................................... 12
1.3.2. Google AdSense ......................................................................... 13
1.3.3. Paywall ....................................................................................... 15
1.3.4. Il caso del “New York Times” ................................................... 15
1.3.5. CircLabs ..................................................................................... 17
1.4. Nascita e sviluppo dei Blog............................................................... 18
2. IPERLOCALITÀ ...................................................................................... 20
2.1. Differenza tra locale e iperlocale: questione di sguardi .................... 21
2.2. Dalla sommarietà globale alla frammentazione iperlocale ............... 21
2.3. I contenuti iperlocali ......................................................................... 23
2.4. Rapporto con i social network ........................................................... 23
2.5. Pubblicità iperlocale: un modello di sostentamento.......................... 24
3. ESPERIENZE NEL MONDO ................................................................. 26
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3.1. Portali e piattaforme in Usa .............................................................. 26
3.1.1 Patch.com ................................................................................... 26
3.1.2. Outside.in ................................................................................... 27
3.2. Progetti locali nati da quotidiani nazionali in Usa e Uk ................... 29
3.2.1 New York Times – The Local ...................................................... 29
3.2.2 Guardian Local ........................................................................... 30
3.2.3. Perché non hanno avuto successo ............................................. 31
3.3. Un caso italiano: il fallimento di XCittà ........................................... 31
3.4. Un altro caso italiano: il successo di VareseNews ........................... 33
4. SPERIMENTAZIONE ............................................................................ 36
4.1. Come e dove aprire il blog................................................................ 36
4.1.1.Pagine ......................................................................................... 38
4.1.2.Feed Rss ...................................................................................... 38
4.1.3.Pulsanti Social Network (Facebook – Twitter) .......................... 39
4.2.Contenuti ............................................................................................ 40
4.3.Successi .............................................................................................. 40
4.4. Le elezioni comunali 15-16 maggio ................................................. 40
4.4.1. La campagna elettorale ............................................................. 41
4.4.2. I comizi ....................................................................................... 42
4.4.3. Elezioni in diretta ...................................................................... 42
4.4.4. Il Post Elezioni ........................................................................... 43
CONCLUSIONI .......................................................................................... 44
BIBLIOGRAFIA ......................................................................................... 46
SITOGRAFIA.............................................................................................. 48
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INTRODUZIONE
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Così recita la prima parte
dell’Articolo 21 della Costituzione Italiana, uno dei pilastri sui quali si
fonda la libertà d’espressione e il diritto a essere informati nel nostro paese,
un argomento in cui, soprattutto di recente, si è discusso molto. Ho voluto
però prendere in considerazione le ultime cinque parole di questa frase: ogni
altro mezzo di diffusione. L’avvento di Internet ha cambiato per sempre il
panorama informativo e ha definitivamente sdoganato e consacrato il
concetto di libertà d’espressione e ha aperto a nuove vie di informazione. Il
web in generale ha sempre suscitato in me un grande fascino e un grande
interesse. Essendo giornalista pubblicista e collaborando da tre anni presso
una testata giornalistica della carta stampata, ho sempre ammirato e
invidiando la possibilità di fare informazione online, la sua tempestività, la
possibilità di spaziare su vari fronti (scritto, audio, video) ma soprattutto la
sua democraticità. E nell’argomento che tratterò (l’iperlocalità) l’aspetto
della democrazia partecipativa è il fulcro di un ramo dell’informazione
online all’avanguardia che permette al cittadino di essere in prima linea e
partecipare attivamente all’informazione della comunità, senza subirla
passivamente. Vedremo innanzitutto quando è nato e come si è sviluppato
negli anni il giornalismo online, per passare a vantaggi e svantaggi
nell’affrontare questa professione e le differenze con la carta stampata e i
media tradizionali. Inoltre illustrerò i modelli economici fin qui sperimentati
nel panorama mondiale, descrivendo alcuni casi di testate giornalistiche
illustri che si sono avventurate in questa esperienza. Poi analizzeremo
l’argomento dell’informazione iperlocale, da dove nasce, e quali sono le sue
dinamiche in rete, approfondendo i contenuti che si generano da tale
esperienza e gli influssi che essi hanno nella comunità. Oltre a ciò
presenterò uno sguardo su alcune delle esperienze più significative che ho
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incontrato navigando il web, a livello internazionale (Stati Uniti, Regno
Unito) e nazionale. Infine proporrò la mia personale esperienza di
informazione online su stampo iperlocale, che ho creato nei primi mesi del
2011 e portato avanti fino ad oggi. Illustrerò i motivi della mia scelta,
descrivendo la creazione del blog, le esperienze di giornalino attivo nella
mio paese (San Vito al Tagliamento), i tentativi di ampliamento della
visibilità in rete, sui social network e nella comunità senza tralasciare
successi e fallimenti della mia sperimentazione.
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1. NASCITA E SVILUPPO DEL GIORNALISMO ONLINE
1.1. Nascita del giornalismo online
La nascita del giornalismo online è strettamente connessa all’invenzione nel
1989 del World Wide Web. La possibilità di diffondere. attraverso la rete,
oltre che testi anche immagini fece sorgere, agli inizi degli anni Novanta, le
più svariate proposte comunicative, così come spesso accade a un mezzo di
comunicazione nascente che si offre alle masse per cercare forme proprie e
legittimazione. La storia dei mezzi di comunicazione di massa ne è
testimonianza; all’atto della nascita ogni medium viene letteralmente
bombardato dalle più geniali ipotesi di formulazione e concretizzazione, se
ne teorizza le capacità, l’espressività in potenza, le finalità ed esiti. Questo
porta con sé anche le critiche, spesso catastrofiche, dovute alla difficoltà di
appropriarsi di uno strumento nuovo, potentissimo agli occhi di molti
essendo mezzo di comunicazione, e soprattutto a discapito di altri mezzi
consolidati ed in uso da tempo. Con la nascita di Internet e con le possibilità
che offriva, si ipotizzò di conseguenza la possibilità di fare informazione
utilizzando la rete come supporto. Bisogna però precisare che tale connubio
tra informazione e rete non fu né così immediato né così naturale. La storia
dei giornali online a livello mondiale è tanto breve quanto intensa e la si può
suddividere in quattro fasi ben distinte.
1.1.1. Il lancio online delle testate USA (1992-1995)
Il fenomeno del giornalismo online nasce negli Stati Uniti. È qui che, nel
1992, i giornali medio-piccoli si tuffano nell’avventura dell’online fiutando
il web come un’opportunità per ampliare la propria diffusione mantenendo,
al tempo stesso, bassi i costi. Già nel 1993 anche i grandi gruppi editoriali
seguono questa strada ma senza il successo sperato. Inizialmente essi
trasferiscono sul web la stessa formula delle loro edizioni cartacee,
proponendo contenuti a pagamento. Ai siti, infatti, è possibile accedere
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grazie a varie forme di abbonamento ma il riscontro è del tutto fallimentare:
il numero di persone disposte pagare per qualcosa già disponibile in formato
cartaceo è molto basso. E l’incompatibilità tra questa scelta e l’attitudine
dell’utente ad associare il web al libero scambio di informazioni a basso
costo fa il resto, fatta eccezione per quei siti d’ informazione specialistica e
“ristretta” la cui vendita online per abbonamento ha conosciuto una lenta e
costante diffusione (es.: The Wall Street Journal).
1.1.2. Dalla prudenza al Sexgate (1995-1998)
La debacle dei grandi gruppi editoriali statunitensi su internet funge da
deterrente per tutti gli altri Paesi, dove la rete è anche meno diffusa che
negli USA. La prudenza è la regola e la diffusione sul web degli stessi
contenuti cartacei conditi da banner pubblicitari è la prassi. L’Italia, come
gran parte dei paesi europei, fa il suo ingresso sul web e nel giornalismo
online nel 1995. Nel nostro paese, ad eccezione del caso la Repubblica, gli
investimenti nel settore sono esigui e ci si auspica di guadagnare con i click
degli utenti sui messaggi pubblicitari inseriti sulle pagine e tra le notizie. Ma
l’avvento di eBay, amazon e CNN decretano la diffusione di una nuova
cultura, quello dello scambio e della partecipazione. La rete diventa
capillare e inizia a dare spazio a chiunque, non più soltanto ai professionisti
dell’informazione. Si assiste così ad una fase dove l’informazione
professionale, da un lato, segue una linea di austerity improntata sulla linea
delle testate tradizionali e gli internauti, dall’altro, cominciano ad
impossessarsi degli spazi web meno istituzionali e a diventare protagonisti
del cyberspazio. Questa fase si chiude nel 1998, anno dello scandalo
Clinton-Lewinsky, evento chiave nella riconsiderazione del giornalismo
online. A partire dal sexgate, infatti, i gruppi editoriali comprendono il
potere di poter anticipare le notizie esclusive gratuitamente sul proprio sito,
piuttosto che sul giornale in edicola, così da bruciare sul tempo la
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concorrenza. Anche se la fretta di fare uno scoop diventa la priorità rispetto
al controllo accurato della notizia e delle sue fonti.
1.1.3. Dalla New Economy all’11 settembre (1998-2001)
La terza fase parte con la grande euforia per la New Economy e la
speculazione in borsa legata ai titoli tecnologici e alle aziende legate a
internet. Sono gli anni del grande entusiasmo degli editori e del grande
esodo dei giornalisti dalla carta alla rete. Nel biennio 1999-2000 sorgono le
iniziative più coraggiose nel campo dell’editoria online: un esempio su tutti
è Kataweb, portale del gruppo l’Espresso, che da allora cerca
quotidianamente di presentare al suo pubblico originali proposte in grado di
fidelizzare l’utenza. La bolla speculativa del 2000 e l’attentato alle Twin
Towers del 2001 segnano la fine di questa fase. L’e-commerce che sarebbe
dovuto esplodere e sorreggere le ingenti spese sul web si rivela un miraggio
e molti portali chiudono sommersi dai debiti. L’11 settembre, dal canto suo,
mette in evidenza come, davanti ai grandi fatti di cronaca, i quotidiani
possano sopperire allo svantaggio dei tempi lunghi dell’informazione
cartacea grazie ai propri siti internet. Quel pomeriggio e nei giorni
successivi, milioni di utenti in tutto il mondo si collegano ai siti di news per
sapere e capire cos’era accaduto a New York. Esplode anche l’utilizzo della
blogosfera: i cittadini esternano le loro paure e i loro racconti sui blog, che
diventano così per la prima volta fonti per i giornalisti. I media tradizionali
si accorgono di questa vita del web e mentre le storie della rete conquistano
le prime pagine, le scuole di giornalismo cominciano ad analizzare le
differenze tra informazione e blog. Si delinea un quadro molto evidente: i
giornali si dedicano soprattutto all’approfondimento dei fatti, sui siti i lettori
seguono in tempo reale le notizie.
1.1.4. Il web 2.0 e il citizen journalism
Con la lenta uscita dalla crisi si passa dai giornali online che erano semplici
riproduzioni in rete delle testate cartacee a giornali studiati appositamente
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per il Web, integrati da sistemi di comunicazione interattivi come i forum, i
commenti e la posta elettronica. La diffusione della banda larga,
l’alfabetizzazione digitale della popolazione, l’affermazione del web 2.0 e
del citizen journalism segnano una fase di maturità della rete. Sempre più
lettori cercano notizie online e molte autorevoli testate registrano un
sorpasso della versione online sulla tiratura dell’edizione cartacea. Anche
gli investimenti pubblicitari (in Italia ridotti, in verità) migrano verso i
giornali online: si passa così dalla vendita dei contenuti all’utente dietro
abbonamento, sperimentati dieci anni prima, alla cessione di spazi specifici
alle agenzie pubblicitarie. Tale sistema, basandosi sul numero effettivo di
contatti del sito, porta alla ricerca continua di miglioramento del sito stesso
per incrementare i contatti e di conseguenza la vendita di spazi pubblicitari.
Si registra, inoltre, un continuo afflusso di pubblico più giovane verso le
edizioni online, mentre si alza l’età media dei lettori di quotidiani cartacei,
in perenne crisi di vendite. Le nuove generazioni non solo sono più portate a
frequentare Internet, ma sempre meno si riconoscono nei contenuti dei
giornali.
1.2. Vantaggi del giornalismo online
I maggiori vantaggi forniti dal giornalismo on-line rispetto al tradizionale o
digitale sono principalmente:
- Aggiornamenti in tempo reale. Si riferisce alla facilità di aggiornare,
cambiare, modificare, copiare e riutilizzare le informazioni. Ciò
comporta un notevole vantaggio per i lettori, che non devono aspettare
per conoscere fatti accaduti ore ed ore prima dell'uscita del giornale
stampato.
- Crossmedialità. La convergenza digitale dei principali media (tv, radio,
stampa) sul web possono essere utilizzati in un’unica piattaforma. Le
informazioni fornite devono essere interattive. Il testo online non è
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solamente scritto. In un articolo in rete possiamo infatti trovare foto,
interviste audio e video. Inoltre, il lettore può sfogliare gli articoli
secondo un percorso personalizzabile, non vincolato dalla successione
delle pagine, come avviene nei giornali cartacei. I giornali on-line sono
un esempio di ipertesto multimediale (foto, testo, video, audio), e
possono essere letti in modo non lineare.
- Interattività del lettore. Si tratta della possibilità da parte del lettore di
diventare parte attiva dell’informazione, attraverso commenti, aggiunta
di contenuti. In questo modo viene a rivoluzionarsi la figura del
giornalista vecchio stampo perché, paradossalmente, chiunque monito di
cellulare o PC collegato ad internet può diventarlo. Questo aspetto
diventa molto importante perché il lettore integra, aiuta e a volte
migliora il compito del giornalista. Un esempio brillante e molto
interessante è rappresentato da YouReporter.it, il primo sito italiano di
video-giornalismo partecipativo, una piattaforma che punta a
condividere foto e video-notizie, prodotte dagli stessi utenti coprendo
anche fatti di cronaca che sfuggono alla copertura nazionale. L’obiettivo
dei webmaster è infatti quello di rendere “più ricco il mondo della
comunicazione, dando un volto e una voce anche alle più piccole, grandi
notizie che non diventano casi nazionali”.
- Libertà d’informazione. Attualmente internet garantisce la libera
informazione. Infatti, a differenza di radio e televisioni, limitare i
contenuti in internet è difficile, perché ad oggi è impossibile impedire a
tutti gli utenti di pubblicare un contenuto in rete. Il web ci aiuta a
verificare ciò che leggiamo sui giornali e sentiamo alla TV, diventando
così un'alternativa all'informazione giornalistica tradizionale. Negli
ultimi anni sono numerosi i casi di persone comuni che, testimoni di fatti
di una certa rilevanza hanno “postato” su internet gli accadimenti, dando
via alla diffusione in rete, che poi verrà piano piano approfondita dai
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vari mass media. Il caso più eclatante è stata la “Primavera Araba” di
quest’anno, che ha dimostrato quanto la rete sia potente e straripante
contro i regimi. Grazie al web e ai social network gran parte dei soprusi
dei governi ai danni delle popolazioni in rivolta, le violenze gratuite
sono state narrate e diffuse, sfidando e sconfiggendo la censura
governativa. Uno dei simboli delle rivolte, se non “il simbolo” è stata la
cosiddetta “Rivolta Verde” in Iran dove un “semplice” video della morte
di Neda Agha-Soltan, uccisa dalle autorità del governo iraniano durante
la protesta pacifica della popolazione contro la rielezione “sospetta” del
tiranno Ahmadinejad, ha fatto il giro di Internet indignando il web e il
mondo. Grazie alla diffusione in tutto il mondo di questo video, che
senza internet non sarebbe stato diffuso dai media locali, la verità sulla
repressione del popolo iraniano ha avuto un eco senza precedenti, grazie
anche alla facile diffusione attraverso i social network.
- Interattività con i social network. L’interattività con i social network è
uno dei principali vantaggi delle nuove tecnologie e quindi del
giornalismo online. In particolare, per quello a livello locale, è molto
utile, oserei dire indispensabile. L’uso di Facebook, Twitter, è diventato
fondamentale per chi, lavorando nella dimensione iperlocale, vuole
espandere la rete di comunicazioni del proprio mezzo di informazione.
Basta un semplice tasto (condividi, tweet) e il flusso di informazioni si
estende ai propri contatti che, a loro volta, possono incrementare la
“ragnatela” di partecipazione nel Web. L’uso dei Social Network è di
primaria importanza per raggiungere differenti target di lettori, in
particolare i “disaffezionati” dei vecchi mass media. Questo mezzo di
diffusione risulta molto potente poiché oltre a creare una affiliazione del
lettore per la facilità nel ricevere le informazioni, crea scambio, dibattito
e condivisione delle notizie, in una parola collaborazione. È anche grazie
ai Social Network che può nascere una nuova dimensione del fare
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giornalismo: il lettore, a differenza degli altri media, può collaborare nel
recepire, produrre, migliorare il flusso d’informazioni per la comunità.
Ed è nella dimensione locale che questo tipo di collaborazione è
oltremodo preziosa, perché ogni cittadino può essere utile per espandere
e migliorare la rete di informazione del proprio piccolo territorio. Il
lettore in questo modo, può sentirsi parte attiva della propria comunità
interagendo e creando, quasi inconsapevolmente, un gruppo di lavoro.
1.3. Svantaggi del giornalismo online
Il limite più evidente del giornalismo online è la sostenibilità economica.
Oltre alle inserzioni pubblicitarie (come nella carta stampata) che ad oggi
sembrano le uniche possibilità di introiti, dalle ipotesi, alcuni editori sono
passati ai fatti dando vita a Journalism online LLC, un servizio pensato per
permettere a giornali e riviste di ottenere guadagni adeguati dalla
distribuzione dei contenuti digitali, almeno a detta dei suoi promotori, Steve
Brill, fondatore di Court Tv e del giornale specializzato “American
Lawyer”, l’ex editore del Wall Street Journal Gordon Crovitz e il manager
delle telecomunicazioni Leo Hindery. Si tratta di un sistema di gestione per
il pagamento online simile a quello del Wall Street Journal, che sembra
funzionare talmente bene da ispirare nel suo editore, Rupert Murdoch, la
voglia di togliere di mezzo tutte le notizie gratuite dal web. Tramite un
unico account e password, gli utenti avranno accesso ai singoli contenuti o a
tutte le pubblicazioni partecipanti al progetto, a seconda del tipo di
abbonamento sottoscritto. Ad oggi non si ha ancora notizia di editori che si
siano registrati al servizio, ma Brill ha voluto ugualmente rassicurare i suoi
futuri potenziali clienti facendo sapere di essere in trattativa con motori di
ricerca e aggregatori per le royalty e il rilascio delle licenze sui contenuti.
Jeff Jarvis, fautore del vero giornalismo online, ha già decretato il fallimento
di questa nuova impresa, dimostrando come questi cartelli editoriali possano
essere facilmente elusi: ogni volta che l’ostacolo dei pagamenti mi
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impedisce di leggere una notizia, non ho problemi nell’aggirare l’ostacolo
trovando un sito migliore e gratuito. In questo modo gli editori non fanno
altro che ridurre le visite, le opportunità di guadagno e lasciare spazio ad
altri competitors sui motori di ricerca. Nel 1995 Micheal Crichton profetizzò
sulle pagine della rivista Wired l’estinzione di giornali e tv a favore dei
media interattivi; George Gilder, economista e massmediologo, decretò la
morte della tv e la sua sostituzione con il computer. Il presidente del colosso
multimediale americano Intel sostenne che la carta stampata aveva tre anni
di vita. Profezie evidentemente distanti rispetto al percorso intrapreso poi da
Internet e dal giornalismo online. I due modelli più famosi di guadagno nel
giornalismo online sono principalemente due: i banner pubblicitari e il
paywall.
1.3.1. Banner Pubblicitari
I banner (bandiera, vessillo o striscione) pubblicitari sono elementi grafici
posizionati in modo strategico all'interno delle pagine web per promuovere
prodotti, aziende e servizi direttamente o rinviando a siti-pagine web con
link esterni. I banner possono essere:
- Statici, quando va fruito così com'è. Questo tipo di banner è ormai
superato e quasi mai usato.
- Attivi, quando consente, una volta cliccato, di raggiungere un'altra
pagina web
- Interattivi, quando reagiscono al passaggio del mouse, oppure
quando i banner compaiono all’improvviso (generando in
quest’ultimo caso un fastidio per l’utente)
inoltre la loro esposizione può essere:
- Fissa (banner sempre visibile nella posizione prescelta),
- “A rotazione” (banner che si alterna con quelli di altri clienti nella
stessa posizione).
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Il messaggio è costituito da un'immagine (GIF, JPEG), programmi
JavaScript o applicazioni multimediali sviluppate in Java, ShockWave o
Flash, che spesso comprendono suoni o animazioni per attrarre un maggior
numero di utenti. I tempi di esposizione dei banner possono variare in base
alle esigenze. La misurazione dei costi relativi ai banner può essere
effettuata:
1. in base al tempo (periodo di esposizione),
2. in base al click (numero di click effettuati dai navigatori), click-
through rate. Quando l'azienda pubblicizzata rileva il numero di
click effettuati sul banner, invia una somma di denaro all'ospitante
(generalmente 0,05 o 0,10 euro).
3. in base alle impressioni (numero di volte in cui il banner appare ai
visitatori, solo per banner "a rotazione").
Per ogni banner viene fornito al cliente uno strumento di verifica del
numero di click e di impression. Questo strumento pubblicitario ha avuto
una decisa evoluzione negli ultimi anni ed è sempre più considerato come
complemento di campagne pubblicitarie più ampie. Per attivare il banner è
semplicissimo, ad esempio nelle ultime versioni di WordPress rilasciate si
trovare un Widget apposito per inserire il formato 300×250 sul blog. Il sito
che contiene i banner pubblicitari deve rimanere un sito gradevole da
visitare, quindi sono da evitare tutti quei posizionamenti che
compromettono la navigabilità e la fruizione dei contenuti del sito.
1.3.2. Google AdSense
AdSense è il servizio di Google che offre la possibilità di pubblicare
annunci pubblicitari sul proprio sito web, guadagnando in base al numero di
visite (impression) o click sugli annunci. La registrazione al servizio
AdSense è gratuita e necessita di un account Google. Entro 48 ore viene
confermata o respinta la richiesta di affiliazione al programma. In caso di
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esito positivo è possibile utilizzare immediatamente il servizio, accedendo
alla sezione AdSense del proprio account personale e ci viene rilasciato un
pezzetto di codice da inserire nel nostro sito. Questo codice, ogni volta che
la pagina viene visualizzata, chiede a Google di fornire annunci pubblicitari
in tema con la pagina stessa, e li visualizza. Se qualcuno clicca su uno di
questi annunci, il nostro credito presso Google aumenta. Il servizio consente
di selezionare il tipo di annunci da pubblicare sul proprio sito (scegliendo
tra annunci, referral, motori di ricerca personalizzati e annunci per cellulari).
Inoltre AdSense offre un servizio di statistiche che segnala il numero di
impression e click, i ricavi giornalieri e totali. È anche possibile
personalizzare il banner scegliendone forma, dimensione e colori, così da
poterli adattare al meglio alla pagina. Il principale vantaggio di questo
metodo è la semplicità di attivazione: non dobbiamo stabilire dei prezzi per i
banner, non dobbiamo contrattare con nessuno, inseriamo qualche riga di
codice e iniziamo a guadagnare. Il principale svantaggio è che le cifre
guadagnare sono davvero irrisorie, a meno di non avere un traffico elevato,
e magari anche abbastanza mirato (più la pagina è specifica, più gli annunci
saranno attinenti, e più facilmente verranno cliccati). Il rapporto tra click e
impression degli annunci è espresso in percentuale ed è chiamato CTR
(click through rate) della pagina cioè la percentuale di click su quel banner.
In base al CTR AdSense calcola l’eCPM (effective cost per mille cioè costo
effettivo per mille impression) della pagina, ossia il ricavo che l’utente
ottiene ogni 1000 visite della pagina. Ogni mese, al raggiungimento della
soglia minima di 70 euro, Google invia il pagamento a noi. Per i siti con
milioni di pageview al mese, Google AdSense riserva un trattamento
speciale con possibilità di personalizzare alcune funzionalità e con
l’assegnazione di un responsabile che consiglierà il publisher su come
ottenere maggior rendimento dai propri annunci.
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1.3.3. Paywall
Il secondo modo per avere degli introiti sui contenuti online è il paywall, un
sistema che blocca l'accesso a una pagina web con uno schermo che richiede
un pagamento o una sottoscrizione ad abbonamento. I siti web che li
utilizzano sono di proprietà di alcune pubblicazioni periodiche sulla base di
un modello di business di sottoscrizione. Nel 2002 il Financial Times ha
iniziato a rendere accessibile sotto pagamento l'accesso Web agli articoli
pubblicati. Nel Regno Unito, MoneyWeek iniziò ad utilizzare un paywall
nel 2005. Ora il 60% del contenuto del sito rimane sotto paywall in funzione
di abbonamento mensile. Il Wall Street Journal è stato per un certo periodo
di tempo l'ultimo grande giornale negli Stati Uniti ad avere ancora il suo sito
web accessibile tramite paywall, fino a quando il New York Times il 28
marzo 2011 diventò a pagamento (abbonamento mensile di 15 dollari).
1.3.4. Il caso del “New York Times”
Nel 2005 l’idea di un abbonamento mensile a basso costo non portò i
risultati aspettati, anzi. Il calo drastico dei visitatori fece si che, dopo un
paio di anni, la redazione web dovette tornare a utilizzare esclusivamente gli
sponsor. Ma dal 28 marzo 2011 il giornale torna all’attacco, optando per un
sistema di pagamento dei contenuti online, che segue il modello “meter”:
solamente gli abbonati all’edizione cartacea avranno libero accesso a tutte
le news e video, mentre i lettori casuali avranno la possibilità di leggere fino
a 20 articoli gratis. Il direttore della testata, Bill Keller, ha precisato che gli
articoli postati sui social networks, come Facebook, Twitter, saranno gratis,
anche se l’utente ha raggiunto il limite mensile. Sicuramente in un periodo
come questo di difficoltà economiche, e di pressione finanziaria, sarà
particolarmente importante trovare il giusto equilibrio fra ogni componente
dell’offerta permettendo cosi di mantenere alta l’audience. La questione
fondamentale di ogni paywall sta nel trovare il modo di massimizzare i
ricavi generati da questi due estremi di lettori, quelli propensi a sottoscrivere
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un abbonamento e quelli non, e le diverse gradazioni in mezzo. Una
strategia opposta e’ quella adottata dal Guardian, Per monetizzare gli utenti
di Internet ha preso un’altra strada, lasciando libero accesso a tutti i
contenuti e basando le entrate sulla pubblicità e gli sponsor. Il lancio del
paywall sul New York Times era stato accompagnato da dubbi di vario
genere: troppo alto il prezzo dell'abbonamento o troppo scivoloso il sistema
predisposto per impedire la consultazione libera degli articoli. Gli scettici,
tuttavia, dovranno ricredersi stando ai primi risultati raggiunti dal progetto:
281mila abbonati guadagnati nel primo trimestre, sufficienti a mantenere
stabili le entrate complessive generate dalla tiratura, ma non abbastanza per
compensare le perdite nel settore advertising. In generale, il quotidiano
diretto da Jill Abramson, che include nella proprietà anche i noti About.com
e Boston.com, presenta numeri poco confortanti, fatta eccezione per il
successo ottenuto dal paywall. Nel secondo trimestre si è registrata una
perdita operativa pari a 114,1 milioni di dollari (circa 80 milioni di euro)
rispetto ai 60,8 milioni di dollari dello stesso periodo dello scorso anno.
Secondo la società in un'altra congiuntura si sarebbe registrato un utile
operativo di 82,9 milioni di dollari (oltre 57 milioni di euro) nel primo
trimestre. Le performance finanziarie prendono aria dal sistema di
sottoscrizione a pagamento lanciato di recente, il cui successo fa ben sperare
la dirigenza. Con i 281mila sottoscrittori dell'ultimo trimestre, il giornale
digitale raggiunge così oltre un milione di abbonati. Il paywall ha esordito
nel mese di marzo con un sistema di prezzi che va di 15 dollari (10 euro)
ogni 4 settimane per chi accede da sito o smartphone, 20 dollari (14 euro)
sempre per 4 settimane per gli utenti che navigano su sito e su app per
tablet, fino ai 35 dollari (24 euro) per l'accesso digitale illimitato. La
richiesta di pagamento parte per chi legge più di 20 articoli al mese. In un
comunicato stampa il Presidente del New York Times Janet Robinson h
dichiarato: "Il modello di sottoscrizione digitale è un sforzo a lungo termine,
e il suo impatto sui ricavi sarà più evidente nel corso dell'anno”.
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1.3.5. CircLabs
CircLabs è una società di tecnologia con sede a Silicon Valley che ha
costruito un nuovo servizio per finanziare le notizie online. CircLabs ha
finanziamenti dal Donald W. Reynolds Journalism Institute della University
of Missouri. CircLabs ha pianificato una serie di servizi, il primo dei quali
ha il nome di "Circulate". Esso affronterà i problemi di come aumentare il
traffico a affiliato ai siti web, i rapporti sicuri con gli utenti online e
aumentare il valore di notizia. “Circulate” fornirà nuovi modi e vie
convenienti per il Web di "venire a" gli utenti. Inoltre “Circulate” promette
di eliminare le incertezze e le perdite di tempo per cercare le notizie sul
web. Dopo una semplice registrazione, l'utente ha accesso immediato a
news sempre aggiornate provenienti da fonti affidabili da tutto il mondo.
L'utente mantiene assoluta privacy e il controllo delle informazioni
personali. Anche se non sono emerse strategie chiare per gli editori per
prosperare in un ambiente solo on-line, CircLabs ritiene che la tecnologia
giusta possa giocare un ruolo chiave nel miglioramento della quota di
mercato di notizie e di aumentare le entrate web degli editori on-line. Ciò
che serve sono delle soluzioni tecnologiche per aiutare gli editori a navigare
verso un nuovo rapporto di servizio con i consumatori di notizie.
“Circulate”, il primo servizio progettato da CircLabs, vuole essere una parte
significativa della soluzione. Rivolgersi a due esigenze editoriali
fondamentali:
- la necessità di attirare, sia a livello locale e nazionale, un numero di
lettori on-line forti e fedeli
- la necessità di monetizzare quel pubblico, sia direttamente sia
attraverso la vendita di contenuti premium e indirettamente
attraverso pubblicità mirata e interattiva.
Alcuni organi di informazione hanno annunciato l'intenzione di
sperimentare sistemi di pagamento per i contenuti, compresi i
18
micropagamenti e sottoscrizioni. Secondo Circlabs, i giornali dovrebbero
esplorare la carica dei contenuti online, allo stesso tempo, crediamo che i
ricavi dalle pubblicità e altre forme di interazione commerciale
continueranno ad essere un mezzo fondamentale di finanziamento per le
notizie nell'ecosistema online. “Circulate” incorpora modi di generare alto
valore dai ricavi pubblicitari per chi partecipa alla diffusione delle notizie.
L’utente che vuole iscriversi a Circlabs, dopo la registrazione immette le sue
preferenze su qualsiasi argomento della propria vita, una sorta di “cosa ci
piace vedere-sapere” di e su una determinata cosa. In questo modo anche la
pubblicità sarà funzionale ad ogni lettore. Ci sarebbe quindi la possibilità di
indirizzare gli utenti e quindi creare più valore, partecipando e vendendo
spazi alle imprese locali. Molti editori sembrano essere concretamente
indirizzati verso la ricarica online, e altri sembrano contemplare questa
possibilità come una soluzione alle loro difficoltà finanziarie, nel tentativo
di ridare valore alle notizie e impedire che diventino una merce. In termini
di monetizzazione i giornali sono ancora dipendente dal mercato
pubblicitario. È chiaramente qualcosa in cui i giornali dovrebbero lavorare
su loro stessi o tramite aziende che cercano di tenere i lettori sui siti di
notizie attraverso i miglioramenti multimediali, ma sembra che circolano
può aiutare a ottenere effettivamente i lettori su un sito.
1.4. Nascita e sviluppo dei Blog
"Blog" è un neologismo e deriva – per contrazione – da weblog, o log in
rete. I log sono dei file di testo che riportano fatti o eventi, sono in genere
scritti dai computer in base a criteri cronologici e si potrebbero chiamare
una sorta di "diari di bordo". Un weblog è quindi un log, cioè un diario,
scritto su Web da una persona, e pubblicato in ordine cronologico: in altre
parole, una specie di diario pubblico. La democraticità dei blog è presente in
ogni aspetto, e anche gli strumenti per aprirne uno sono molto essenziali.
Ovviamente il blog ha un proprio indirizzo Internet (es. www.mioblog.it) e
19
un titolo ("Mio Blog"). L’importanza dell’avvento del blog è fondamentale
per 2 motivi: è facile da creare e curare, ed è gratuito a differenza dei siti
veri e propri. Inizialmente i blog nacquero come diari online, dove le
persone rendevano pubblichi pensieri e spaccati della propria vita
quotidiana. Col passare del tempo però, anche il mondo dell’informazione si
rende conto della potenza di questo piccolo grande mezzo di comunicazione
sul web. Come tutti i prototipi di una nuova tecnologia, queste prime
esperienze vengono osteggiate e criticate ma, come tutte le abitazioni, c’è il
momento del trasloco e poi della messa in ordine della casa. E così succede
con l’informazione on-line, con le prime “abitazioni” di utenti che mettono
on-line i propri pensieri, addirittura la propria vita. È da queste prime
esperienze che nascono realtà come Geocities, che darà il via alla
proliferazione delle piattaforme di blogging (Blogger, Xanga, Excite,
Tiscali, Splinder e Wordpress). Col blog inizia a prendere vita l’idea di una
modo diverso di fare giornalismo. Chiunque può recepire, scrivere e
diffondere notizie. Chiaramente bisogna distinguere tra i blog che vogliono
essere dei semplici ”diari” personali e i blog che si propongono come
informazione alternativa ai media tradizionali come la stampa, la radio e la
televisione. Ma è con lo sviluppo delle nuove tecnologie che il giornalismo
online inizia ad diventare competitivo e l’accesso a internet tramite
notebook e cellulare rende l’informazione fruibile e ancor più diretta.
20
2. IPERLOCALITÀ
Il web iperlocale nella definizione odierna corrisponde al concetto di
copertura giornalistica e produzione di notizie estremamente locali che si è
diffuso negli ultimi anni in tutto il mondo attraverso il web. In pratica
questo fenomeno fa pensare che nel medio-lungo termine una buona parte
della generazione di valore online torni ad essere strettamente legata al
locale e non al globale. Altro scenario è quello di poter visualizzare dei siti
particolari unicamente in certi momenti e luoghi all’interno della città
perché quegli stessi siti hanno senso solo in tale contesto. La vicinanza
dell’informazione è la chiave del successo dell’iperlocalità, che riesce a
comunicare le notizie laddove la “grande” informazione non riesce ad
arrivare. Queste micro-informazioni esistono già, ma non bastano più i
giornali o le televisioni locali. La sfida è metterle in rete per ricavarne sia
un'utilità sociale che un profitto privato, trovando la formula tecnologica più
accessibile per portare l’iperlocalità in rete. L’informazione iperlocale però,
non dev’essere solo “il semplice trasferimento del giornale della città ma un
ecosistema informativo che mescola notizie, servizi, flussi in tempo reale e
interazioni sociali e che permette a ogni cittadino di entrare in contatto non
soltanto con generici concittadini, ma con i suoi vicini di casa. Il nodo
giornalistico iperlocale ambisce per definizione a diventare un hub rispetto
alla sua comunità di riferimento. Per fare questo non può prescindere
dall’interazione con i nodi preesistenti e si pone innanzitutto come il luogo
dell’aggregazione e della sintesi rispetto ai flussi di comunicazione
preesistenti. La guida della città o del quartiere è soprattutto porta di
accesso, non sovrastruttura dine a se stessa” 1.
1 Giornalismo e Nuovi Media – Sergio Maistrello, 2010, p.197
21
2.1. Differenza tra locale e iperlocale: questione di sguardi
Questa divisione non è semplice, sottile e relativa allo sguardo e al contesto
dell’interesse degli argomenti trattati. Ad esempio l’esperienza di Varese
News che tratta la provincia di Varese (1 milione circa di abitanti), è un
progetto iperlocale se rapportato al web, visto dall’Italia può essere
considerato locale, ma se viene osservato solo dalla regione Lombardia non
è più locale perché confina con Milano e Malpensa che sono di interesse
nazionale. Quindi, l’aspetto della località e dell’iperlocalità cambia a
differenza del contesto in cui operi. Dal mio punto di vista sul web la
condizione di iperlocalità è meno definita rispetto all’informazione cartacea
perché il contesto del web non ha confini precisi. Anche se, quando ci si
occupa di un quartiere di una grande città quello dev’essere considerato
giornalismo iperlocale, ma se il quartiere che si tratta, è a Roma e magari
confina col Vaticano è incauto definirlo un progetto totalmente iperlocale.
L’iperlocalità in senso stretto è quindi, quel tipo di informazione con un
raggio d’azione molto ristretto, che interessa il singolo cittadino e non la
globalità, le news iperlocali possono avere una grande diffusione in un
ambito territoriale molto ristretto, di nicchia e scarso o nullo altrove. Questo
comporta anche un cambio di atteggiamento e di linguaggio da parte di chi
fa informazione: nell'iperlocale può essere data per scontata la conoscenza
di persone (per esempio un consigliere comunale) che nell'informazione
locale e nazionale deve invece essere spiegata.
2.2. Dalla sommarietà globale alla frammentazione iperlocale
La vera rivoluzione del giornalismo iperlocale è che rende i lettori i veri
protagonisti dell’informazione. È una rivoluzione mediatica che crea
un'informazione più aperta, più condivisa, più puntuale, più locale, appunto
iperlocale. Come tutte le rivoluzioni, l'iperlocalismo è il superamento di una
crisi. Da una parte c'è il web sociale che ha fame di partecipazione popolare,
22
con i cittadini dotati di tecnologie a costi ridotti e ormai abituati a
confezionarsi la propria informazione a ciclo continuo e a condividerla in
rete. Dall'altra ci sono i media locali che usano il web come vetrina in cui
esporre gli stessi contenuti già pubblicati su carta. La rivoluzione l'ha già
fatta il popolo di internet perché il giornalismo iperlocale vuol dire farsi
l'informazione da sé. La comunità non aspetta più il reporter inviato dal
giornale. Sono i cittadini che caricano online i loro video degli eventi
quotidiani, dal meteo alla viabilità, allo sciopero. Lo possono fare tutti,
gratuitamente, e condividerlo. Il localismo diventa iper perché estende
l'offerta di contenuti: non è solo la notizia che fa scalpore, ma tutti quei fatti
quotidiani di una comunità che viaggiano sulla bocca delle persone ma per i
quali i media tradizionali non hanno spazio. L’informazione iperlocale
quindi deve proporsi come fulcro della comunità, dove le varie risorse del
territorio, non solo quelle appartenenti al mondo dell’ informazione, devono
trovare un punto di riferimento comune. Si passa da una visione globale ad
una dettagliata e frammentata dove ogni fonte iperlocale diventa il nodo di
partenza per un interscambio di informazioni con altri nodi che vanno a
formare una complessa rete che vivrà di vita propria. È questa la sfida
dell’iperlocalità, nascere e prosperare in autonomia senza derivare dalla
grande cronaca sommaria e totale. Non è la grande informazione che va a
cercare e a stanare le notizie iperlocali ma il contrario: le notizie iperlocali
vengono diffuse dalla comunità stessa, dall’intreccio di comunicazione tra i
vari nodi. Sarà compito della grande cronaca trovare un punto di incontro e
di interazione con l’iperlocalità per trovare una via d’incontro e di
collaborazione. Ma non è questo il primo obiettivo del giornalismo
iperlocale la cui ragion d’essere dev’essere l’indipendenza e l’autonomia
nelle dinamiche di generazione dei contenuti.
23
2.3. I contenuti iperlocali
Per quanto riguarda i contenuti, l'informazione iperlocale è più vicina alle
piccole esigenze quotidiane dei cittadini, che non sono meno importanti
delle grandi notizie nazionali e internazionali, anche se molti giornalisti
hanno la tendenza a fare classifiche che sminuiscono le notizie relative dei
piccoli territori. In primo luogo, le notizie iperlocali si riferiscono a entità ed
eventi che si trovano all'interno di una ben definita zona su scala
comunitaria. In secondo luogo, sono destinate principalmente (ma non
esclusivamente) per il consumo da parte dei residenti di quella zona. Le
notizie locali, tendono ad essere meno geograficamente limitate, ma non
devono essere in contrasto con l’iperlocalità anzi, dev’esserci un
interscambio di informazioni. I siti o blog iperlocali possono concentrarsi su
argomenti molto specializzati, storie e questioni di interesse solo per le
persone in una zona molto limitata quasi di quartiere, ad esempio riunioni
del consiglio comunale, di un circolo di una ristretta associazione, di una
certa scuola, serate particolari di un certo ristorante, curiosità di un
mercatino dell’antiquariato, tutte quelle piccole informazioni utili al
cittadino. Molti dei siti iperlocali conosciuti sono sorti in modo
indipendente, ma le più grande società di media sono sempre più interessati
al concetto di iperlocalità come vedremo meglio nel prossimo capitolo.
Alcuni giornalisti professionisti, sono scettici per quanto riguarda il
movimento iperlocale su informazioni spesso banali, secondo il loro parere,
della vita quotidiana. Eppure, le società dei media sono alla ricerca di nuovi
modi per raggiungere il pubblico con contenuti di loro interesse, e
l’iperlocalità detiene sicuramente quel potenziale.
2.4. Rapporto con i social network
Come già affrontato nel paragrafo 2.5 dell’introduzione, intorno ai social
network, chiunque voglia addentrarsi nel mondo dell’informazione deve
24
fare una profonda riflessione perché sono uno degli elementi che
influenzano maggiormente il lavoro giornalistico. Ancor di più nel
giornalismo iperlocale, perché quanto più si localizza l’attenzione del
lettore, quanto più la percentuale delle persone legate al tipo di
informazione che si propone avranno un interesse al territorio di cui si parla.
Se attraverso Facebook ad esempio clicco il famoso “mi piace” sulla pagina
fan del quotidiano Repubblica perché piace come tratta la politica ecc,
potrei essere chiunque, un cittadino del nord, del sud, di qualsiasi categoria
e lavorativa e culturale. Quando invece un progetto ha interessi locali o
ancor più iperlocali, può scatenare in rete dibattiti vicini alle persone, e non
solo emotivamente o moralmente come può accadere con un mezzo di
comunicazione nazionale o internazionale, ma nel nostro caso la vicinanza è
anche fisica e quindi suscita maggior attenzione e preoccupazione. La
dimensione iperlocale online ha un vantaggio in più perché produce una
piattaforma di dibattiti e di affiliazione molto potente che l’informazione
cartacea od online nazionale non può avere, poiché in questa micro
dimensione si possono generare dibattiti tra persone che si possono anche
conoscere personalmente, o solo di vista che però magari non hanno mai
avuto l’occasione di discutere assieme su certi argomenti e, grazie al web,
possono anche superare l’imbarazzo che nella relazione ”a tu per tu” si
potrebbe manifestare. La difficoltà che si può incontrare è che agendo in un
bacino di minore portata, la diffusione sui social network potrebbe essere
più lenta e complicata. Ci dev’essere, quindi, la collaborazione di tutta la
comunità che deve partecipare, collaborare, condividere informazioni per il
bene comune.
2.5. Pubblicità iperlocale: un modello di sostentamento
Il problema della sostenibilità economica che attanaglia persino la grande
informazione, è ancora più sentita nel giornalismo iperlocale che può
sostenersi economicamente solo grazie alla pubblicità locale. È impensabile
25
una qualsiasi altra forma di sostentamento come il Paywall affrontato in
precedenza o anche di servizi come Google AdSense (a meno che non sia
abbia un milione di visitatori al mese ad esempio). Chiaramente il tutto
ruota attorno alla visibilità del prodotto iperlocale, nessuna azienda piccola
o grande che sia investe del denaro senza un minimo di sicurezza nell’essere
visibile ad un certo numero di utenti. È difficile da dire se sia più potente la
pubblicità iperlocale, che ha delle logiche tutte sue. Però, la stretta
connessione tra lettore e pubblicità è molto più marcata rispetto a un grande
marchio ed è su questo che bisognerebbe far partire una riflessione per
attirare le aziende locali sul web iperlocale. Oltre alla possibilità di avere
una stretta connessione tra utente/consumatore e marchio, le informazioni
pubblicitarie possono essere molto più dettagliate e più vicine al cittadino,
più determinanti nella quotidianità, come ad esempio gli orari di un certo
supermercato, una particolare serata a tema di un determinato locale o bar,
una promozione di saldi in un negozio della piazza. Purtroppo, in un periodo
di difficoltà come quello stiamo vivendo, tutto ruota intorno alla
sostenibilità economica. Un progetto iperlocale è difficilmente sostenibile,
perché non ha economie di scala. Per gestire e garantire un prodotto
giornalistico, che sia all’altezza, occorrono molte risorse economiche, ad
oggi anche la carta stampata fa fatica a reggersi economicamente poiché già
senza i finanziamenti statali e solo con la pubblicità farebbe fatica a
sopravvivere. La differenza è che il giornalismo iperlocale, anche per questa
problematica non può essere professionistico ma un prodotto “amatoriale”,
non un prodotto editoriale.
26
3. ESPERIENZE NEL MONDO
3.1. Portali e piattaforme in Usa
Un portale è un sito web che costituisce un punto di partenza, una porta di
ingresso, ad un gruppo consistente di risorse di Internet. Nel caso del
giornalismo online un portale è inteso come un grande aggregatore di
siti/blog locali e iperlocali che nascono da uno stesso punto, come i rami di
un fiume che nascono dalla stessa sorgente ma si diramano per sfociare
ognuno in un posto diverso, da un punto di partenza sommario e globale si
passa a una frammentazione iperlocale (come spiegato nel secondo
paragrafo del secondo capitolo). I progetti più interessanti arrivano dagli
Stati Uniti con gli esempi di Patch.com e Outside.in, entrambi acquistati dal
grande internet service provider AOL.
3.1.1 Patch.com
Patch.com è una piattaforma online, nata negli Stati Uniti, di notizie e
informazioni che si concentra su alcune singole città e comunità soprattutto
della East Coast (della costa ovest sono coperti solo lo stato della California
e di Washington). Il progetto è composto da una homepage raffigurante la
Figura 1 Homepage di Patch.com
27
cartina geografica degli Usa e l’elenco degli stati coperti. Cliccando su ogni
stato si apre un ulteriore elenco di ciascuna città che offre un servizio di
giornalismo iperlocale e, selezionando la nostra scelta si viene indirizzati al
sito corrispondente. Patch è stata ideata e finanziata da Tim Armstrong e Jon
Brod nel 2007, dopo che Armstrong disse di aver trovato una carenza di
informazioni online sulla sua città natale, Riverside, in Connecticut.
L'azienda è stata poi acquisita da AOL nel 2009, poco dopo Armstrong è
diventato amministratore delegato di AOL. Il concetto alla base di Patch è
ovviamente il giornalismo iperlocale, con redattori locali archiviano storie
della comunità (in questo caso si parla delle piccole città di ogni stato) e di
siti web specifici sulle notizie locali nell’ambiente in cui operano. Nel
dicembre 2010, Patch aveva stabilito di estendere la copertura in più di 500
città negli Stati Uniti. Patch è gestito da redattori professionisti, scrittori,
fotografi e cineoperatori e blogger locali. Ogni canale locale è affidato a un
redattore a tempo pieno che vive nella comunità di cui si occupa e che,
interagendo col lettore grazie a commenti e segnalazioni e con i blogger
locali, genera contenuti completamente originali in tre sezioni fondamentali:
notizie, annunci ed eventi. Patch punta molto anche sulla collaborazione tra
responsabili e lettori; quest’ultimi, registrandosi al sito possono effettuare
segnalazioni di eventi o fatti di cronaca, commentare gli articoli, proporre
miglioramenti, effettuare donazioni. Inoltre, per utenti che volessero avere
della visibilità pubblicitaria (possedendo aziende, medie-piccole imprese
ecc) è possibile richiedere uno o più spazi pubblicitari attraverso i banner
all’interno del sito.
3.1.2. Outside.in
La Cnn, la celebre tv all news di proprietà della Time Warner,
internazionale per vocazione, punta anche sull’informazione iperlocale e lo
fa affidandosi a un aggregatore di notizie online. Si chiama Outside.in e ha
solo 15 dipendenti. Come impostazione è molto simile a Patch, si apre una
28
homepage dove è presente la funzione cerca dove l’utente può digitare la
città su cui vuole essere informato. Se Outside.in possiede una copertura nel
suddetto luogo il lettore viene indirizzato verso un blog che tratta tale città,
nel caso in cui il database non possieda la città cercata, l’utente viene
reindirizzato verso un blog della più vicina città. Con un investimento di
sette milioni di dollari (circa quattro milioni e settecentomila euro), la
televisione americana si è assicurata in esclusiva i feed rss dell’aggregatore.
Un flusso molto simile a quello di una capillare agenzia giornalistica che
copre, per ora, oltre 50.000 quartieri di 258 città americane con le loro
notizie, dagli annunci degli spettacoli, allo sport, fino alla cronaca nera.
Outside.in era nato nel 2007 per permettere ai lettori di trovare le notizie dai
luoghi e dintorni che più interessano: basta infatti selezionare un quartiere o
semplicemente inserire un indirizzo e, se qualche blogger o sito
d’informazione ha parlato di un evento accaduto in quella zona,
l’aggregatore lo trova e lo elenca insieme alle altre notizie che rispondono
allo stesso criterio. Così l’8 dicembre 2009 nella pagina del quartiere che
ospita il palazzo dello sport di Phoenix (Arizona), si trovava la cronaca della
partita di basket Nba degli idoli locali dei Suns, che hanno perso di un punto
contro i Mavericks di Dallas. Ma, appena sotto, c’era anche la
programmazione del cinema dietro casa. AOL, che aveva già ottenuto
Patch.com nel 2009, ha acquisito anche Outside.in nel marzo del 2011.
Entrambi gli esempi riportati sono progetti di aggregatori di dimensioni
molto grandi (coprono della quasi totalità degli Stati Uniti) acquisiti da una
multinazionale di internet provider. Il progetto è interessante perché segue
l’idea di iperlocalità coprendo piccole città di ogni stato degli Usa
incorporandole in un unico grande aggregatore. Patch.com e Outside.in
perdono un po’ di quel concetto di singolarità e unicità del giornalismo
online iperlocale poiché non esiste una singola unità che vive di vita propria,
che nasce dal cittadino, ma ogni piccolo blog/sito è una piccola entità di un
29
grande contenitore. Questi progetti però possono esistere e produrre numeri
importanti grazie a una grande società che sostiene tutte le spese
economiche, che finanzia e che ha permesso nel tempo di potenziarsi e
svilupparsi. Sicuramente senza AOL i due progetti non avrebbero resistito o
avrebbero avuto numeri decisamente minori, in questo modo invece si è
creata anche una comunità in piccole città che sfuggono alla cronaca
nazionale.
3.2. Progetti locali nati da quotidiani nazionali in Usa e Uk
I media nazionali e internazionali non possono trattare molto il tema della
località come fulcro del flusso di notizie per ovvie ragioni. Anche la stampa
locale, pur trattando per definizione il tema della località, non entra quasi
mai nelle dinamiche dell’informazione iperlocale. L’innovazione di alcuni
siti di testate nazionali e internazionali sta nell’esplorare il mondo del
sottobosco dell’iperlocalità e appoggiarsi ad esso e nello specifico alla sua
generazione indipendente di contenuti per migliorare quel tipo di
informazione che sfugge alla grande cronaca. Negli Stati Uniti e nel Regno
Unito ci sono due esempi rilevanti di testate giornalistiche nazionali
prestigiose che hanno sperimentato questa strada alternativa e innovativa: il
New York Times e il Guardian.
3.2.1 New York Times – The Local
Anche il New York Times ha deciso di avviare una sperimentazione e ha
lanciato cinque siti iperlocali tra Brooklyn e il New Jersey col nome di “The
Local”, una nuova sezione, che riporta le news locali delle due aree
geografiche. Ogni area è curata da una redazione composta da un
giornalista del NYT che vive in quella zona, da blogger locali e in
collaborazione con la CUNY Graduate School of Journalism e l’Arthur L.
Carter Journalism Institute. Inoltre è aperta ai contributi dei lettori che
possono inviare immagini, video, segnalazioni. Nella sezione “Who’s Who”
30
vengono presentati con pari rilievo i giornalisti professionisti e i blogger. È
un esperimento che sicuramente ha le sue radici nella crisi dei quotidiani e
in particolare delle pagine locali, sempre meno sostenibili con una redazione
tradizionale, ed è un progetto pilota che intende sperimentare nuove forme
di giornalismo partecipativo. Per quanto riguarda il modello di business che
dovrebbe sostenere l’iniziativa, quello più ovvio è la raccolta pubblicitaria
locale. Per ora l'esperimento è limitato ai quartieri di Clinton Hill e Fort
Greene (Brooklyn) e Maplewood, Millburn e South Orange (New Jersey).
Assomiglia molto a una sorta di blog collettivo. Il tentativo, insomma, è
quello di creare comunità virtuali sull'onda del successo dei social network
provando a cavalcare uno dei settori che sta sentendo di meno la crisi
dell'editoria, quello dell'informazione locale. Cercando di coinvolgere nuovi
inserzionisti. In particolar modo negli Stati Uniti, l'informazione, soprattutto
cartacea, risente di un drastico calo degli investimenti pubblicitari legato al
taglio dei budget da parte delle imprese. Il progetto The Local, per la verità,
al momento va più nella direzione di sfruttare le potenzialità partecipative e
di aggregazione per nicchie di interesse tipiche della Rete.
3.2.2 Guardian Local
Il Guardian, è un quotidiano britannico nato a Manchester nel 1821 con sede
a Londra. È considerato il quotidiano di riferimento degli elettori del partito
laburista. Il Guardian aveva lanciato un progetto cercando a Leeds dei
blogger da utilizzare come collaboratori freelance per assicurare una buona
copertura di informazione locale dalla zona. L’ iniziativa, chiamata
“Guardian local’’, era un approccio sperimentale su piccola scala alla
cronaca locale. Oltre che a Leeds, il progetto è stato lanciato anche a Cardiff
ed Edinburgh. Ai blogger selezionati veniva richiesto di fare cronaca su
incontri e avvenimenti della comunità, dedicando una attenzione particolare
alla politica regionale e ai problemi dei cittadini della zona. Purtroppo però,
dopo due anni dalla partenza, è già ormai arrivato al capolinea (fine aprile
31
inizio maggio 2011). Il motivo è lo stesso che ai primi di marzo aveva
bocciato anche il sito di informazione iperlocale americano TBD, troppo
oneroso rispetto ai ritorni economici. Anche la raccolta pubblicitaria
iperlocale, disegnata da molti come molto più efficace di quella generalista,
è stata deludente. Il punto è che il Guardian, nel suo progetto non è riuscito
a creare sufficiente affiliazione con i lettori, preoccupandosi più di
aggregare freddi dati iperlocali che provare a creare una vera e propria
comunità di interscambio tra il mondo iperlocale (che deve essere il punto di
partenza, il nodo centrale) e la cronaca nazionale.
3.2.3. Perché non hanno avuto successo
Entrambi gli esempi riportati sono nati da due importanti quotidiani
nazionali, il New York Times negli Stati Uniti e il Guardian nel Regno
Unito. Queste esperienze non sono state molto positive anzi, in un caso (il
Guardian) il progetto ambizioso ha chiuso i battenti dopo neanche due anni
di attività per le difficoltà elencate in precedenza. Nel caso del NYT non si
può certo parlare di successo, l’idea seppur buona resta abbastanza
primitiva, affidarsi ai blogger locali è un aspetto positivo e coraggioso ma
non abbastanza sfruttato e potenziato a dovere. Ad oggi il tentativo del
quotidiano americano rimane un esperimento, ma non un giornalismo online
iperlocale convincente. Uno dei grandi problemi dei fallimenti iperlocali di
quotidiani nazionali è lo scarso investimento di forze e energie per un
progetto che deve nascere e crescere di vita propria ma che per una grande
testata ha scarsa rilevanza, soprattutto per nomi come il New York Times
che non ha di certo bisogno dell’iperlocalità per aumentare la sua visibilità o
la sua tiratura.
3.3. Un caso italiano: il fallimento di XCittà
XCittà era un progetto nato nel marzo 2010 con progetti molto ambiziosi e
con l’obiettivo di coprire 30 città italiane entro la fine del 2010. L'obiettivo
32
principale era di dare a questa piattaforma un respiro europeo, facendo
dell'Italia un progetto pilota da replicare in Spagna, Francia, Germania e
UK. Con sedi nelle principali città d’Italia tra cui Torino, Milano, Genova,
Bologna, Treviso, Firenze Roma, Bari, Napoli e Palermo, la testata voleva
raccontare le città italiane dal punto di vista di chi le vive. Per questo
permetteva a tutti i lettori di conoscere e condividere informazioni ed eventi,
confrontando così la propria realtà con quella delle altre città presenti sul
sito: un progetto di giornalismo partecipativo. Così, anche XCittà voleva
essere un punto di contatto tra chi scrive per professione e invece vuole
scrivere per passione, dando la possibilità a tutti di contribuire con notizie,
foto e video dando così una voce al proprio pensiero, ai propri problemi di
ogni giorno o a quelli del quartiere, dai piccoli disagi come la presenza di
buche nella strada di fronte, a quelli più grandi. Purtroppo dopo pochissimo
tempo dall’apertura, XCittà ha dovuto abbandonare i propri sogni e chiudere
miseramente. Gli elevati costi e le troppe città coperte, a fronte di tante
spese e poche entrate con le pubblicità locali, hanno costretto la redazione a
lasciare un progetto forse troppo ambizioso e partito troppo forte. Altra sorte
per City News, similare a XCittà per impostazione e intenzioni, che è
riuscita a crescere e ad espandersi sulla scia degli esempi di Patch.com e
Outside.in cioè come piattaforma che aggrega varie esperienze iperlocali
anche se per alcune città parlare di iperlocalità è sbagliato, meglio forse
località vista la grandezza e l’importanza ad esempio di Roma o Milano.
Citynews infatti si definisce una piattaforma di informazione metropolitana
e di impegno civico nata nel gennaio 2010. Un luogo virtuale dove le
comunità locali possano trovare il loro riferimento informandosi e
confrontandosi, partecipando così alla crescita del loro territorio. Citynews,
fondata nel 2010 dai due veterani del web Luca Lani e Fernando Diana, è
oggi già attiva in 9 città (con i brand cittadini RomaToday, MilanoToday,
PadovaOggi ecc) e conta oltre 1,4 milioni visite al mese. Con una crescita
del 170% sull’anno precedente, Citynews proietta per il prossimo biennio
33
oltre 10 milioni di visite con l’obbiettivo di raggiungere una penetrazione
rilevante sulla popolazione delle città coperte dal servizio. Citynews è
finanziata da soci privati e punta ovviamente alla pubblicità locale come
forma di sostentamento, nell’aprile di quest’anno ha ricevuto un cospicuo
finanziamento di oltre 3,3 milioni di euro da parte di Quantica SGR
mediante e di altri investitori. Gli investitori hanno sottoscritto un aumento
di capitale di 3 milioni di euro, mentre gli stessi fondatori della società si
faranno carico di un ulteriore investimento di circa 300.000 euro.
3.4. Un altro caso italiano: il successo di VareseNews
VareseNews è la prima testata giornalistica on-line nata in provincia di
Varese. Nel mese di marzo 2007, nella classifica pubblicata da L'Espresso e
basata su dati Audiweb, VareseNews figurava tra i primi 10 media on-line
d'Italia, dietro a testate nazionali come Repubblica.it, il Corriere.it,
ilSole24ore.com. VareseNews è uno degli enti fondatori di Anso,
l'associazione nazionale dedicata alla stampa online. Nato nel 1997, in
origine era un mensile cartaceo, distribuito nelle edicole di Varese, che a sua
volta aveva raccolto l’eredità di “Airone Rosso” e del "Circolino".
Nell’autunno di quell’anno iniziano i primi esperimenti sulla Rete e a
dicembre VareseNews diventa un vero e proprio quotidiano on-line, caso
più unico che raro nell’allora scarno panorama del web, se si esclude
l'esperienza di Repubblica.it. Nel 1999 nasce il marchio Vareseweb, che
successivamente darà il nome alla società che gestisce il quotidiano online e
tutte le attività correlate. Nel 2001 Vareseweb allarga il suo assetto
societario, adottando un nuovo progetto con un taglio sempre più legato al
territorio, alla comunità e alle problematiche sociali e culturali. Nel 2004
nasce “Anche Io”, un evento che la redazione organizza ogni anno per
incontrare i suoi lettori, consolidando il ruolo della community e
dell’iperlocalità. Ad “Anche Io” hanno partecipato, negli anni, membri di
spicco della cultura e della politica locali e nazionale, come Roberto
34
Maroni, Concita De Gregorio, Curzio Maltese, Alberto Contri, Cecco
Vescovi, Davide Van De Sfroos e i Sottotono. Nel 2007 il giornale si amplia
creando la web-tv VareseNews TV.
Figura 2 Homepage di VareseNews
Dal 2008 ha aperto anche il network di blog indipendenti VaresePolitica,
che ospita i blog di politici di spicco della Regione Lombardia: Giuseppe
Adamoli, Mario Agostinelli, Mario Airaghi, Graziano Maffioli, Daniele
Marantelli e Paolo Rossi. Nel 2009 nascono le sezioni “Altomilanese” e
“Scienza e Tecnologia”, oltre al network di blog indipendenti “Ambiente”,
che ospita i blog di aziende di spicco del settore, come Whirlpool e JRC. I
contenuti del quotidiano VareseNews non si fermano alla cronaca del
35
territorio, ma contano anche su specifiche rubriche tematiche di
approfondimento, che si occupano di cinema, sport, economia, lavoro,
politica, cultura, spettacolo, ecc. Non mancano i servizi alla comunità come
l'agenda degli eventi, la programmazione delle sale cinematografiche, il
meteo, la guida ai ristoranti e le pagine di community per l'interattività con e
tra i lettori. Oltre che per aree tematiche, il giornale è suddiviso per aree
geografiche: Italia/Mondo, Lombardia, Insubria, Varese laghi,
Gallarate/Malpensa, Busto Arsizio, Saronno/Tradate e Altomilanese.
VareseNews non si definisce un prodotto iperlocale, ma una testata che
cambia definizione a seconda degli argomenti trattati che modificano il
punto di vista del lettore. Varese News è un quotidiano che si occupa di un
limitato territorio (provincia Varese) ma che allo stesso tempo si occupa
anche dei propri confini ad esempio hanno trattato le elezioni in Svizzera
perché un pezzo della provincia confina con il Canton Ticino). La potenza
di VareseNews è data dall’interazione totale col web, grazie alla sua località
e alla competenza nel produrre un prodotto di alto livello, ha creato una
forte anima che ha spinto il lettore ad una stretta fidelizzazione. I risultati di
questo successo sono 150 mila visitatori al mese, 2 milioni di visite e 11
milioni di pagine viste. Un altro aspetto molto importante del successo di
questa testata è la presenza nei Social Network (pagina su Facebook con
18000 fan, due profili personali della redazione con 5000 amici) e l’apertura
al lettore che può commentare e inviare contenuti al sito. VareseNews può
definirsi il miglior esempio di giornalismo online locale d’Italia e lo
dimostrano i risultati sopra citati e anche quelli economici: il 2011 la società
VareseWeb lo chiuderà con più di 1 milione di euro di utile nonostante la
testata non sia più a rischio di chiusura da solo 5 anni. Anche in questo caso
la sostenibilità economica è data per il 60-70% dalla pubblicità locale (unica
vera via vincente e convincente di ritorno economico). Il restante è formato
da la pubblicità tramite Google AdSense e attività di consulenze,
comunicazione ecc.
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4. SPERIMENTAZIONE
L’idea di dare vita a una sperimentazione sul campo mi è venuta
frequentando il corso universitario “Giornalismo e Nuovi Media” tenuto dal
Dott. Sergio Maistrello. Affrontando il tema dell’iperlocalità, soprattutto
guardando ai casi italiani, ho sentito la necessità e la curiosità di
sperimentare e di creare un mio progetto personale (all’interno della tesi),
un blog iperlocale sul mio paese. San Vito al Tagliamento è un comune di
15000 abitanti che, oltre a vivere da una decina d’anni un periodo di florida
espansione, ha al suo interno molte storie da raccontare e una grande
ricchezza culturale. Da parte mia c’era e c’è una profonda insoddisfazione
riguardo alla copertura delle notizie locali, troppo scarsa è la cronaca
all’interno dei quotidiani locali. Parlando con alcune persone a San Vito, ho
notato come questa mia insoddisfazione sia condivisa dai residenti, ma
anche da chi abita ormai altrove che ha mantenuto legami affettivi con
proprio paese d’origine. Approfittando del tirocinio eseguito l’anno scorso
presso l’Ufficio Stampa della sezione Beni e Attività Culturali e grazie ai
contatti mantenuti con alcuni referenti al suo interno (l’Assessore alla
Cultura nonché nuovo Sindaco, il Responsabile dell’Ufficio Cultura) ho
intrapreso questa nuova avventura iniziando con la creazione pratica del
blog per poi continuare facendo vita attiva nel mio paese per cercare di
offrire un buon servizio al lettore.
4.1. Come e dove aprire il blog
Per aprire un blog sono sufficienti pochi minuti. e la scelta del nome sembra
come una formalità da effettuare per ottenere in cambio le password di
accesso al servizio. Nella realtà la scelta del nome di un blog rappresenta
uno dei fattori determinanti del successo. E' il brand di riconoscimento dello
spazio online che accompagna tutte le pagine del blog. Ad esempio nel mio
37
caso “lagazzettadisanvito” identifica ciò di cui si andrà a parlare. Una volta
scelto non è più modificabile. E' quindi molto importante soffermarsi sulla
scelta iniziale del nome prima di aprire un blog. Innanzitutto, aprire un blog
è completamente gratuito (es. blogger.com, splider.it, wordpress.com).
Figura 3 Homepage del blog con la classica impostazione a tre colonne
Deciso il nome del blog (nel mio caso lagazzettadisanvito.wordpress.com),
si compilano 2-3 righe di descrizione del blog (di cosa si occupa, una
presentazione personale ecc) e decidere il nickname da utilizzare per
scrivere i contenuti (lagazzettadisanvito). Utilizzando uno pseudonimo
come nickname potrete nascondere la vostra reale identità, ma è sempre
meglio informare il lettore chi è che scrive: in questo modo ci si assume
molte più responsabilità, ma si acquisterà credibilità. Ma anche
38
nascondendo la reale identità si può essere individuati dalle forze dell'ordine
in caso di violazione delle leggi. A questo punto si passa all'aspetto grafico
del vostro blog (template) in una lista predefinita. Io ho scelto un semplice
stile a tre colonne, in modo da avere al centro un grosso spazio per gli
articoli, in alto il nome del blog e le pagine e ai lati i widget che sono micro-
applicazioni che propongono contenuti digitali da inserire direttamente nel
tuo blog, semplicemente copiando ed incollando un codice, delle
componenti grafiche che aiutano il lettore nella navigazione. Ci sono
centinaia se non migliaia web widgets disponibili per un uso immediato e
coprono un vasto raggio di funzioni. A sinistra i pulsanti dei Feed, dei
Social Network e del Meteo, mentre a destra gli articoli recenti, le categorie,
la funzione cerca e il contatore delle visite. Quest’ultimo è molto importante
per tenersi sempre aggiornati sul numero di lettori giornalieri. È sufficiente
registrarsi gratuitamente in un sito (in questo caso shinystat.com) scegliere il
tipo di contatore che più ci piace, incollare e copiare il codice nel nostro
widget.
4.1.1.Pagine
Le pagine consentono di pubblicare informazioni statiche su pagine
autonome collegate al blog, attraverso una barra orizzontale superiore. Ad
esempio, creare una pagina "Appuntamenti", che illustra gli appuntamenti
più importanti del mese corrente, o una pagina "Bio" in cui vengono
riportati i motivi della nascita del blog, “BY” con le informazioni necessarie
per sapere chi cura lo spazio nel blog, “Contatti” con gli indirizzi utili per
contattare l’amministratore, “Gallery” con le foto che ritraggono il paese,
così da creare una curiosità nel lettore, o foto di vita quotidiana, di fatti
accaduti recentemente o immagini inviate dai lettori.
4.1.2.Feed Rss
RSS (acronimo di Really Simple Syndication) è uno dei più popolari formati
per la distribuzione di contenuti Web; è basato su XML, da cui ha ereditato
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la semplicità, l'estensibilità e la flessibilità. L'applicazione principale per cui
è noto sono i feed RSS che permettono di essere aggiornati su nuovi articoli
o commenti pubblicati nei siti di interesse senza doverli visitare
manualmente uno a uno. RSS definisce una struttura adatta a contenere un
insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi (nome
autore, titolo, testo, riassunto). Quando si pubblicano delle notizie in
formato RSS, la struttura viene aggiornata con i nuovi dati; visto che il
formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una
maniera omogenea notizie provenienti dalle fonti più diverse. Se gli utenti
vogliono interrompere la ricezione di notizie, non devono inviare richieste
del tipo "annulla la sottoscrizione"; basta che rimuovano il feed dal loro
aggregatore. Il pulsante Feed Rss permetterà ai vostri lettori di sottoscrivere
l’abbonamento al vostro blog.
4.1.3.Pulsanti Social Network (Facebook – Twitter)
I Social Network più importanti (Facebook e Twitter) hanno assunto una
certa fama e quindi sono molto importanti per la diffusione delle notizie.
Chi ha un blog una volta pubblicato l’articolo, utilizza gli Url per postare
l’articolo nei vari Social Network. Questa operazione porta via molto tempo
e in alcuni casi si può definire anche noiosa. Grazie ad un sito conosciuto
come Twitterfeed, questi problemi sono svaniti. Twitterfeed, attraverso il
Feed RSS, è in grado di pubblicare automaticamente in Twitter e anche in
Facebook gli articoli che scriviamo. Basta iscriversi gratuitamente,
registrare il nostro profilo Twitter e la nostra “Pagina Fan” di Facebook e il
gioco è fatto. Sempre Twitterfeed, attraverso un altro servizio bit.ly,
converte i link in modo da risparmiare caratteri quando si “cinguetta” in
Twitter. Bit.ly inoltre è in grado di farci sapere quanti visitatori hanno
cliccato in un nostro determinato link.
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4.2.Contenuti
Il blog può descrivere sensazioni, emozioni, ma può anche essere una fonte
di informazioni su un determinato argomento, oppure un modo per
condividere opinioni con "vicini" di blog, l'importante è tenerlo aggiornato.
Non è facile curare un blog d’informazione essendo uno studente. Le notizie
vanno cercate, può diventare un vero e proprio lavoro in cui, armati di
videocamera, fotocamera o iPhone, si gira il paese cercando di reperire fatti
con cui riempire il blog.
4.3.Successi
Dalla mia esperienza ho potuto notare che la cronaca in tempo reale, in un
piccolo paese, suscita un grande interesse sul pubblico del Web. La scarsa
copertura dei giornali locali è sentita dal cittadino del paese, che sente il
bisogno di essere informato costantemente su quello che accade intorno a
lui. I media nazionali ovviamente coprono solo l’informazione a livello
internazionale e si “accorgono” dell’informazione locale solo in casi
eccezionali. Anche i media regionali non riescono a coprire egregiamente i
bisogni dei micro-lettori. Prendiamo ad esempio Telefriuli o Tele
Pordenone, anch’esse coprono la provincia o la regione, ma non offrono una
cura dettagliata per il singolo paese. Anche la carta stampata ha gli stessi
problemi anzi, ne presenta uno in più. Tralasciando il problema che i
giornali locali, come le tv, coprono più dettagliatamente la regione e la
provincia, i fatti che accadono nei piccoli comuni vengono sì riportati il
giorno dopo, ma con il rischio che il lettore abbia già appreso la notizia il
giorno prima. Inoltre vengono a mancare tutti quei piccoli avvenimenti che
interessano il cittadino, ma non abbastanza rilevanti da essere stampati sulle
pagine del quotidiano. Ed è qui che entra in gioco l’informazione iperlocale
sul web.
4.4. Le elezioni comunali 15-16 maggio
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Ho approfittato delle Elezioni Comunali 2011 a San Vito al Tagliamento.
Un occasione per fare vita attiva, “scendere in campo” e riportare sul mio
blog ciò che accadeva in campagna elettorale: comizi, interviste, battibecchi
e quant’altro. E ovviamente avere l’esclusiva di “uscire” un giorno prima
dei quotidiani.
4.4.1. La campagna elettorale
La campagna elettorale, iniziata più o meno il 14 aprile, ha offerto molti
spunti per il mio lavoro principalmente per tre punti:
1. Fare giornalismo attivo
2. Trattare un tema molto caro alla cittadinanza
3. Pubblicizzare il mio lavoro
Il primo punto è molto importante poiché, come detto in precedenza, andare
alla ricerca delle notizie sul campo è quello che ci permette di trovare le
notizie ed essere più vicini e coinvolti alla realtà che andiamo a raccontare.
Questo aspetto serve anche a far nascere una sorta di fidelizzazione col
lettore, l’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere è quello di diventare un
punto di riferimento su un determinato argomento per gli utenti ad esso
interessati. Le elezioni politiche locali, in particolare in questo momento
politico-storico che stiamo vivendo, sono un argomento molto sentito dal
cittadino che, per sfuggire dal disprezzo che la politica nazionale provoca in
lui, segue con passione le proprie elezioni amministrative, credendo che nel
suo piccolo la politica possa restituirgli quella dimensione sana e nobile
ormai persa da tempo. Inoltre, vivendo la vita quotidiana, si possono
scoprire fatti di colore che, altrimenti, resterebbero solo voci di corridoio.
Anche una semplice camminata in Piazza al mercato settimanale, ci può
consentire di ascoltare pareri (dei cittadini e anche dei candidati) o trovare
qualche piccola polemica tra i vari schieramenti, argomento che suscita
notevole interesse nel cittadino.
42
4.4.2. I comizi
Gli incontri con i cittadini sono delle ottime occasioni per informare quella
parte dei cittadini che, per impegno, o per scarsa voglia non partecipano a
degli appuntamenti che, nel loro piccolo sono molto utili per chiarire le
posizioni dei vari schieramenti. Inoltre, non tutti questi incontri sono
riportati il giorno dopo nei giornali locali e, se sono resi noti, lo sono solo in
parte a causa degli spazi concessi. Foto, racconto per intero e ancor meglio
video possono dare una dimensione nuova e completa al lettore iperlocale
che naviga sul web.
4.4.3. Elezioni in diretta
Lo spoglio dei voti è stata una ghiotta occasione per vedere l’interesse che il
mio blog, affiancato dalle elezioni, potesse suscitare nel cittadino. In questi
casi le potenzialità di Internet sono enormi, solo la TV in parte può
eguagliarle.
Figura 4 Record di visualizzazioni pagine in data 27 settembre 2011
Il problema del medium televisivo è che, a livello locale, soprattutto a San
Vito, non è presente una televisione che possa seguire un evento in diretta.
Ed è in questa dimensione che il web diventa fondamentale perché basta
43
uno Smartphone o un Pc portatile collegato ad Internet per informare ed
aggiornare il mondo online. Con l’aggiornamento in tempo reale degli
spogli dei seggi, ho raggiunto il record di pagine visualizzate nel mio blog
(695), il che dimostra dell’appeal che suscita la diretta sul web a livello
locale in certi argomenti, a differenza ad esempio del quotidiano che, come
già sottolineato in precedenza, esce sempre un giorno dopo l’accadimento
dei fatti.
4.4.4. Il Post Elezioni
Dopo il successo della campagna elettorale e delle elezioni in diretta, il blog
è conosciuto, più o meno apprezzato, ma è a questo punto che arriva il
difficile. Quando non è presente nessuno scoop, nessun periodo particolare
da raccontare, bisogna “solo” andare alla ricerca dei fatti di vita quotidiana
da poi raccontare. Semplicemente bisogna fare il giornalista a tutti gli
effetti, prendere la propria attrezzatura che può consistere: o nel classico
block notes e penna, macchina fotografica, telecamera, o più semplicemente
uno smartphone che, ha tutte le qualità precedenti incorporate e in più, ha
accesso ad Internet. Certamente questa procedura è molto faticosa perché
richiede un dispendio notevole del proprio tempo, non può essere
considerato un hobby o un lavoro part-time. Un hobby è un blog personale,
dove la sera, prima di andare a dormire, scriviamo sul nostro diario sul web
le nostre impressioni, le azioni che abbiamo compiuto durante la giornata o
opinioni sui fatti che accadono nel mondo. Un blog-sito di informazione è
un lavoro full time, che richiede tempo, pazienza, dedizione: un lavoro vero
e proprio. Purtroppo, un’attività indipendente non consente guadagno e
inoltre, non può essere praticata da chiunque appunto perché dev’essere full
time. Per uno studente ad esempio, come è stato nel mio caso, è stato
difficoltoso far conciliare corsi, studio, lavoro e blog. Uno spazio web che si
occupi di giornalismo iperlocale diventa un lavoro a tempo pieno.
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CONCLUSIONI
L’esperienza del successo di siti locali e di nicchia conferma il giudizio
secondo cui nel panorama ipercompetitivo odierno l’informazione dei media
locali dovrebbe essere più specifica/dettagliata/specializzata. Ma solo una
minima parte delle testate online che portano avanti questa strategia alla fine
ha successo. Definire e attirare un pubblico selezionato è necessario,
ovviamente, ma non sufficiente. Credo che un giornalismo iperlocale sia
possibile, ma c’è bisogno di una maggiore collaborazione e condivisione
che personalmente nel mio sito sperimentale non ho ancora riscontrato. Una
rete deve essere estesa e ha bisogno di una partecipazione attiva, continuata
e appassionata della comunità, un vero e proprio giornalismo partecipativo.
Le esperienze di Patch.com e Outside.in hanno dimostrato come la
collaborazione tra grande imprese (che forniscono il budget necessario) e
comunità iperlocali funziona solo se si ha il coraggio di investire in questo
campo e se la risposta del cittadino è forte e costante. Esperienze italiane
come VareseNews hanno dimostrato che un giornale totalmente locale può
avere un grande successo se curato e seguito professionalmente in ogni
particolare. Quello che manca Italia o che ancora è a uno stadio primitivo, è
un vero e proprio sottobosco iperlocale esteso nelle piccole comunità, una
consapevolezza del cittadino che può essere protagonista in rete, con la sua
esperienza al servizio del bene comune. Questo processo però non può
essere né rapido né isolato ad un caso singolo, otterrebbe riscontri
significativi se fosse collettivo e costante da parte di tutti gli utenti che
navigano il web. Produrre, condividere, confrontarsi in rete, come avviene
sui social network, può arricchire la conoscenza personale e quella del
proprio concittadino. È un percorso lungo, ma stimolante se lo si intraprende
insieme. Un web iperlocale diffuso aprirebbe degli scenari nel mondo
dell’informazione totalmente innovativi che modificherebbero anche il
45
diritto a informare ed essere informati del cittadino. L’informazione in
generale ne riceverebbe degli influssi positivi, andando a rendere molto più
completo un servizio che, in certe zone del paese, inevitabilmente è carente.
Questo non significa che, con la crescita del giornalismo iperlocale e con la
partecipazione della comunità alla recezione di notizie, la figura del
giornalista scomparirebbe anzi. Grazie alla compartecipazione tra
giornalismo professionale e comunità iperlocale si integrerebbero i vari
strati dell’informazione rendendo il servizio più completo e stratificato in
profondità. Il lettore potrebbe così essere informato sui fatti di cronaca
nazionale e internazionale dai grandi media ma allo stesso tempo sapere
ogni piccola curiosità presente nella propria regione, provincia, fino al
proprio paese. Inoltre, questa tipologia di creazione delle notizie,
rafforzerebbe la concezione di democraticità dell’informazione, priva di
ogni censura e limitazione per il cittadino. Certamente, come affermato in
precedenza, la sostenibilità economica è una limitazione per l’informazione
iperlocale dove appunto una singola persona difficilmente può coprire la
totalità delle notizie di una comunità più o meno estesa per mancanza di
tempo e di mezzi. L’iperlocalità può sopperire a queste difficoltà grazie alla
condivisione e alla compartecipazione di ogni individuo della comunità che
diventa un nodo e va a sua volta ad interagire con nuovi nodi e nodi
preesistenti andando a creare una rete sociale iperlocale online estesa e
dettagliata.
46
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