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Industria 4.0: un passo avanti, ma non basta

Date post: 10-Jan-2017
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Industria 4.0: un passo avanti, ma non basta in Economia e uomini/Top .meta-category .post-header-meta .post-header di Marco de’ Francesco Manca una politica industriale e c’è bisogno di leadership. Il piano di Calenda è l’inizio atteso, ma bisogna definire gli ambiti dove concentrare le risorse. Il dibattito alla presentazione del libro “Industriamo l’ Italia” Non solo una questione di inerzia. Della politica industriale è stata negata l’idea, più che la funzione. Questo è emerso con chiarezza e unità di consensi dal dibattito al Vega di Mestre nel contesto della presentazione del libro “Industriamo l’Italia! Viaggio nell’economia reale che cambia” (Magenes Editoriale, Milano), del Direttore di Industria Italiana, Filippo Astone. Il tema della politica industriale è stato cancellato dall’ordine del giorno di Montecitorio e di Palazzo Madama, nonché, più in generale, dal dibattito politico. È stato rimosso, e forse a causa di un malinteso: è diffusa la convinzione che ogni intervento pubblico finalizzato ad orientare l’attività economica verso aree ritenute a maggior valore aggiunto nasconda, sotto false apparenze, l’antica pratica del dirigismo, che contempla invece l’ingerenza diretta dello Stato sui settori produttivi. Forse. Ma l’assenza di una regia ha fatto danni e condanna a restare nella crisi. Astone : prosegue il declino generalizzato del Paese « La mancanza di politica industriale è tra le principali cause della nostra crisi economica, – ha affermato il direttore di “Industria Italiana” Filippo Astone, della crescita della disoccupazione e dell’impoverimento progressivo. Mentre negli Stati Uniti, in Germania e in Francia lo Stato agisce sulle leve della ricerca e dello sviluppo, e mentre lo shale gas ha potuto affermarsi solo grazie a politiche pubbliche, l’Italia, con la sua inerzia, non ha superato la crisi. Rispetto al suo inizio, il Pil è ancora sotto di 8,3 punti; e la produttività è inferiore a quella del 1995». Un declino generalizzato, di cui ha fatto le spese la manifattura. FILIPPO ASTONE, DIRETTORE DI INDUSTRIA ITALIANA
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Industria4.0:unpassoavanti,manonbastainEconomiaeuomini/Top.meta-category.post-header-meta.post-headerdiMarcode’Francesco♦Mancaunapoliticaindustrialeec’èbisognodileadership.IlpianodiCalendaè l’inizioatteso,mabisognadefiniregliambitidoveconcentrare lerisorse.Ildibattitoallapresentazionedellibro“Industriamol’Italia”Non solounaquestionedi inerzia.Dellapolitica industriale è statanegata l’idea, più che lafunzione.QuestoèemersoconchiarezzaeunitàdiconsensidaldibattitoalVegadiMestrenelcontesto della presentazione del libro “Industriamo l’Italia! Viaggio nell’economia reale checambia” (Magenes Editoriale, Milano), del Direttore di Industria Italiana, Filippo Astone. Iltema della politica industriale è stato cancellato dall’ordine del giorno diMontecitorio e diPalazzo Madama, nonché, più in generale, dal dibattito politico. È stato rimosso, e forse acausa di unmalinteso: è diffusa la convinzione che ogni intervento pubblico finalizzato adorientare l’attivitàeconomicaversoareeritenuteamaggiorvaloreaggiuntonasconda,sottofalseapparenze,l’anticapraticadeldirigismo,checontemplainvecel’ingerenzadirettadelloStato sui settori produttivi. Forse. Ma l’assenza di una regia ha fatto danni e condanna arestarenellacrisi.Astone:prosegueildeclinogeneralizzatodelPaese«Lamancanzadipoliticaindustrialeètraleprincipalicausedellanostracrisieconomica,–haaffermato il direttore di “Industria Italiana” Filippo Astone, – della crescita delladisoccupazioneedell’impoverimentoprogressivo.MentrenegliStatiUniti, inGermaniae inFrancialoStatoagiscesullelevedellaricercaedellosviluppo,ementreloshalegashapotutoaffermarsisolograzieapolitichepubbliche,l’Italia,conlasuainerzia,nonhasuperatolacrisi.Rispettoalsuoinizio,ilPilèancorasottodi8,3punti;elaproduttivitàèinferioreaquelladel1995».Undeclinogeneralizzato,dicuihafattolespeselamanifattura.

FILIPPOASTONE,DIRETTOREDIINDUSTRIAITALIANA

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«Lamanifatturacontavaperil23%delPil,nel2000–hacontinuatoAstone–controil16%diquindiciannidopo.Mailmanifatturieroèilcroceviadituttiiprocessieconomici,eanzi,senzaquestononc’èmercato.Cilegaalledinamichemondiali,inuncontestointernoprivodiservizi(anche finanziari) ad alto valore aggiunto. E senza politica industriale non c’è crescita».L’indolenzaitalianasiscontrafatalmenteconilmondoinrapidatrasformazione.«Nel2018,nel settore delle costruzioni di apparecchiature elettroniche i robot saranno meno costosidellamanodopera umana – ha chiarito Astone -; e in realtà, fra qualche anno, le fabbricheavrannobisognodi tecnicipiùchedioperai.Maanche l’odontoiatrasparirà,vistoche i suolavoropuòesseresostituitodaquellodiunastampante3D.Esivaverso l’interconnessioneglobale».Baban:senzaleadershipc’èilrischiodirestarefuoridalmercatoEanche lageografiaeconomicastacambiando;anzi, lohagià fatto.«SipensiallaCina–haaffermato il vicepresidente di Confindustria, nonché presidente della Piccola Industria e diVeNetWork Alberto Baban – : nel 2000 rappresentava il 6,8% del valore aggiunto delmanifatturiero a livello globale; quindici anni dopo, il 30%. Iniziali investimenti stranierihanno finito per dar vita ad un mega-player che peraltro è diventato leader nelleipertecnologie.EoralaCinahaideatoungrandiosoprogettocommercialeeinfrastrutturale,checoinvolgealmeno65Paesiditrecontinenti:Asia,AfricaeEuropa.

ALBERTOBABAN,VICEPRESIDENTEDICONFINDUSTRIA,PRESIDENTEDELLAPICCOLA

INDUSTRIAEPRESIDENTEVENETWORKDietro, c’èunmacropensiero.D’altraparte, siavvicinaunmondo incui tecnologieericercasarannoadisposizioneditutti.Noisiamo,storicamente,assemblatori;mailrischioèquellodirestare fuorimercato. È adesso ilmomento di scegliere. Quale ruolo vogliamo rivestire? Ilbrandnonbastapiù.Abbiamobisognodi leadershipedipensiero».Comunque,unapiccolaluce c’è. “Industria 4.0” è un piano del governo italiano che mira a sostenere latrasformazione,invistadiunaproduzionedeltuttoautomatizzataeinterconnessa.PerBaban«èilminimochesipotevafare».

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Bagnoli:laculturael’industriarestanolontanePerildocentediDigital&DesignStrategyInnovationaCa’FoscariCarloBagnolic’èunaltroaspetto da tenere in considerazione. «L’essenza della quarta rivoluzione industriale – haaffermato–è laconnessionetramacchine,tramacchineeprodottoetrapersone.Inquestocontesto,tuttiisettorisonocollegati.Pertanto,nonèimmaginabilesostenerelarivalutazionedella sola manifattura. Anche il turismo è industria; da noi non lo è perché è gestito conimprovvisazione».Inoltre«inostriimprenditorisonobravi,mataloraincapacidivalorizzareilprodotto.Piùchediinternetofthings,dovremmoparlarediinternetofbeautifulthings.IlcaffèdiIllyèbuonomaanchebello,perchésièlavoratodidesignsulletazzine.

CARLOBAGNOLI,DOCENTEDIDIGITAL&DESIGNSTRATEGYINNOVATIONACA’FOSCARIMa in genere si assiste a una scissione tramondo culturale e industria.Quest’ultima, comed’altraparte loStato, investepoconella ricercauniversitaria,e ciòsignificache tra20annistaremopeggio».L’università,perBagnoli,èpiùdinamicadelmondodelleimprese.«Sipensi–hasottolineato–ainoveateneidelTrivenetochesonoriuscitiasuperariradicatilocalismiperprogettare,insieme,unodeicompetencecenter(centridieccellenzaperiltrasferimentotecnologico;ndr)previstidalpianoIndustria4.0».

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UNMOMENTODELDIBATTITOBaretta:Industria4.0,definiregliambitidoveconcentrarelerisorseTornando alla politica industriale, secondo il Sottosegretario di Stato al ministerodell’Economia e delle Finanze Pier Paolo Baretta «tre sono gli assi in vista dei quali vaimpostata: manifatturiero primario; turismo e cultura; e logistica. Perché è abbastanzaevidente che non può riguardare la sola manifattura, né può farne a meno. Io teorizzo labellezzadelbullone;econciòintendochedietroaldesigndelmadeinItalyc’èunprodotto.Qualitàebellezza».Certo,siamoinritardo.«Ilfatto–hacontinuatoBaretta–ècheconlacrisil’emergenzaeraquelladievitareilderagliamento;dalmomentocheciònonèaccaduto,orac’è l’inversione di tendenza, rappresentata da Industria 4.0. Il piano delinea unatrasformazione strutturale; ma per andare dove ? Si tratta di definire gli ambiti doveconcentrarelerisorse».SièparlatoanchediMarghera.PerBaretta«vannomesse insiemele tesseredelmosaicodicuilalocalitàditerrafermafaparte:grandinavi,chimicaeaeroporto.Allalucediunprogettocomplessivo.Secondome,peresempio, il terminalcrocieredeveessereportatoaMarghera,siacomehubtecnologicocheperrigenerarepartedelterritorio».

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PIERPAOLOBARETTA,SOTTOSEGRETARIODISTATOALMINISTERODELL’ECONOMIAE

DELLEFINANZE

ILLIBRODIFILIPPOASTONE

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Marchi:finanzaemanifatturierovinconooperdonoinsiemeAnche il presidentedi Save (holdingdi unGruppo cheoperaprincipalmentenella gestionedegli aeroporti) e co-fondatore (insieme ad Andrea De Vido) di Finint (FinanziariaInternazionale,operativanei settoridelprivatebanking, corporate finance,privateequityealtro)EnricoMarchipensachelacongiunturanegativaabbiaavutol’effettodiparalizzarelapoliticaindustrialedelPaese.«Miècapitato,annifa,diparlareconilministrodelloSviluppoeconomico dei tempi – ha ricordato -: si occupava di procedure di licenziamento, cassaintegrazioneealtriammortizzatori,perlopiù.BisognerebbeinvecesottrarrealMiseiltemadellesingolecrisiindustriali,perfarsìchesiconcentrisuquellodellosviluppo.Ancheperchéinquestianni,invecedistabilireladirezione,sièadottatoilsistemadegliaiutiapioggia.

ENRICOMARCHI,PRESIDENTESAVEECO-FONDATOREDIFININT

Con ilnuovo titolaredeldicastero,CarloCalenda,qualcosa si stamuovendo». Ineffettiunapolitica industriale sarebbe d’aiuto. «Lo Stato – ha continuato Marchi – ha un ruolofondamentale:quellodistabilireprioritàeregole.Nonc’èmercatosenzaquest’ultime».Qualeruolo per la finanza? «Finanza e manifatturiero – ha chiarito Marchi – vincono o perdonoinsieme,dalmomentoche laprimaèunostrumentoper losviluppodell’impresa.Quandoè“buona finanza”, naturalmente; altra cosa, rispetto a quella speculativa». Si fa l’esempio diFinint,inquantoarranger.«Iltemadeiminibondèdiconsiderevolerilievoperleaziende,chepossonofinanziarelacrescitasenzaricorrereaicanalibancari–daiqualioggidipendonoinmisuraeccessiva,adifferenzadiciòcheaccadeinaltriPaesieuropei.Peraltroiminibondsonouno strumento classico, a medio termine, e ciò è molto importante per l’equilibrio delleaziende,chepossonocosìfarfronteaiflussidiinvestimenti».

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ILDIBATTITOSIÈSVOLTOALVEGAPARCOSCIENTIFICOTECNOLOGICODIVENEZIASantini:industria,infrastruttureeinnovazioneperVeneziaSièdettochel’incontrosiètenutoalVega,ilparcoscientificoetecnologicodiVenezia.Senevuole fareunhubdedicatoalla ricercae all’innovazionea supportodelle imprese. Secondol’adTommasoSantini«c’èunsolomodellopossibiledicompetencecenter: l’aziendachestasul mercato, quella guidata da persone dotate anche di una visione manageriale ecommerciale. Quanto alla governance, sarà senz’altro espressione dei finanziatori delprogetto: di certo il Mise, la Cassa depositi e prestiti, ma anche i privati. Industriali cheaffermano di volere fare ricerca sul prodotto, possono contribuire. Ci saranno poi dellesponsorizzazioni.

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TOMMASOSANTINI,AMMINISTRATOREDELEGATODIVEGA

Ingenerale,direicheilprogettoderivadaunanuovavisionedellacittà, ilcuisviluppodeveseguiretreassiprincipali: industria, infrastrutturee innovazione».Unpassaggionecessario.«C’èunacertadisaffezioneafareimpresa–terminaSantini–anchetraigiovani.Eilmercatodellestart-uphaunoscarsorilievo,vistochesonointutto6.400quelleinnovative,ealivellonazionale. Il fatturatomedio èpari a 120mila euro. Lo sviluppononparte così.Occorreunmodelloancheperlestart-up».


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