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INSEGNAREDUCANDO. N ° 32 - gennaio febbraio2014

Date post: 21-Mar-2016
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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.
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andavano a lavorare, quelli che facevano sperimentare, confrontare, raffrontare, e si godevano gli occhietti degli allievi illuminati d’immenso per aver trovato qualcosa di grande, di non conosciuto prima di quell’apprendimento? Voi non ci crederete, ma ci sono ancora! Li abbiamo incontrati in posti impensabili, con i loro sguardi pieni d’entusiasmo, anche se in età avanzata. Non ti dicono mai cosa insegnano, perché, a detta loro, non insegnano nulla. Fanno vivere. La loro scuola è una continua esperienza, un viaggio che entra ed esce ininterrottamente dalla classe, che li porta a scoprire il mondo. Li riconoscete perchè si inventano di tutto per tra- sformare un armadio in un’incubatrice di pulcini, un davanzale in una serra di primizie dell’orto, un’auto sgangherata in una officina di prova, un sotterraneo dell’istituto in un coloratissimo laboratorio di cucina o di arte. Se hanno a disposizione una LIM e quant’altra magia tecnologica, si sentono come un artista ricco: organizzano gruppi in apprendimento cooperativo, chiedono ai ragazzi di usare internet sui loro cellulari e pc “cercate, raffrontate, trovare le tracce, scoprire i pezzi del puzzle da assemblare a quelli di altri gruppi di compagni”. Ecco la consegna. Alla fine tutti hanno qualcosa da insegnare e tutti imparano dalle scoperte proprie e altrui. E per magia, in classe, nasce il libro di testo scritto a più mani, online o car- taceo, che permette ottimi risultati nelle verifiche, senza bi- sogno di studiare per ore, perché tutti sanno di cosa parla! I Maestri sono rari, purtroppo. Noi li guardiamo dalle nostre scuole, sospirando, mentre forniamo splendide mappe concettuali già belle fatte, da studiare … praticamente a memoria. Chissà perché poi le verifiche sono deludenti… Dice il proverbio: Chi è colpa del suo mal pianga se stesso! G.L 1 Suscitare o affermare? Attendere o spiegare? Far sperimentare o affermare? 3 domande che segnano un confine tra due mondi. Da un lato chi crede che la conoscenza sia un cammino bellissimo, un’esperienza indicibile e illuminante di continua scoperta di sé e del mondo, che dà gioia e che può essere esperita da ogni essere umano, anche il più piccolo, anzi, che gli spetta di diritto. L’altro, il mondo dei colti, di “chi ha imparato tanto e sa”, quindi si china ad elar- gire le sue conoscenze ai più, alcuni dei quali, nel migliore dei casi, avranno la fortuna di raggiungerlo. Ecco i due poli estremi. Tra l’uno e l’altro, mille sfumature di grigio…o di arcobaleno. Un tempo dentro al secondo mondo stava la maggior parte degli insegnanti, nel primo la maggior parte degli educatori. Oggi, la confusione è presente ovunque e anche i migliori ruoli istituzionali hanno perso l’anima. Semplicemente molti sanno. Posseggono la conoscenza. Non importa che siano assistenti sociali, educatori, infermieri, docenti, preti, politici o comuni cittadini; sempli- cemente …sono arrivati. Si chinano frettolosamente o noiosamente sul cliente, utente, caso, numero, spiegando- gli le cose, nella speranza che possa non farsele ripetere. Se fossimo tutti contenti di questo approccio, non ci sarebbe da scrivere nulla. Il problema è che, al contrario, non siamo stati mai tanto male! Confusi, irosi, pieni di ansiolitici per calmare insonnie e crisi di panico. Tutta questa saccenza declamata in ogni dove, dai media come nelle strade e nelle nostre istituzioni pubbliche non ci salva dalla tristezza, anzi, chissà…ci viene un dubbio: che ne sia la causa? Il sospetto nasce quando, esplorando intorno a noi, con ben poche certezze in tasca, ci imbattiamo in un Maestro. Sapete quei Maestri delle fiabe? Quelli che avevano il dono di entusiasmare i bambini, che animavano il borgo sperduto in cui Per educare un bambino ci vuole ci vuole un villaggio un villaggio N° 32 gennaio febbraio 2014 Abbiamo bisogno di Maestri Abbiamo bisogno di Maestri
Transcript

andavano a lavorare, quelli che facevano sperimentare,confrontare, raffrontare, e si godevano gli occhietti degliallievi illuminati d’immenso per aver trovato qualcosa digrande, di non conosciuto prima di quell’apprendimento?Voi non ci crederete, ma ci sono ancora!Li abbiamo incontrati in posti impensabili, con i loro sguardipieni d’entusiasmo, anche se in età avanzata. Non ti dicono mai cosa insegnano, perché, a detta loro,non insegnano nulla. Fanno vivere. La loro scuola è unacontinua esperienza, un viaggio che entra ed esce ininterrottamente dalla classe, che li porta a scoprire ilmondo. Li riconoscete perchè si inventano di tutto per tra-sformare un armadio in un’incubatrice di pulcini, un davanzale in una serra di primizie dell’orto, un’auto sgangherata in una officina di prova, un sotterraneo dell’istituto in un coloratissimo laboratorio di cucina o diarte. Se hanno a disposizione una LIM e quant’altra magiatecnologica, si sentono come un artista ricco: organizzano gruppi in apprendimento cooperativo, chiedono ai ragazzi di usare internet sui loro cellulari e pc“cercate, raffrontate, trovare le tracce, scoprire i pezzi delpuzzle da assemblare a quelli di altri gruppi di compagni”.Ecco la consegna. Alla fine tutti hanno qualcosa da insegnare e tutti imparano dalle scoperte proprie e altrui. E per magia, inclasse, nasce il libro di testo scritto a più mani, online o car-taceo, che permette ottimi risultati nelle verifiche, senza bi-sogno di studiare per ore, perché tutti sanno di cosa parla! I Maestri sono rari, purtroppo. Noi li guardiamo dalle nostre scuole, sospirando, mentreforniamo splendide mappe concettuali già belle fatte, dastudiare … praticamente a memoria. Chissà perché poi le verifiche sono deludenti… Dice il proverbio: Chi è colpa del suo mal pianga se stesso! G.L

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Suscitare o affermare? Attendere o spiegare? Far sperimentare o affermare?3 domande che segnano un confine tra due mondi. Da un lato chi crede che la conoscenza sia un camminobellissimo, un’esperienza indicibile e illuminante di continuascoperta di sé e del mondo, che dà gioia e che può essereesperita da ogni essere umano, anche il più piccolo, anzi, che gli spetta di diritto. L’altro, il mondo deicolti, di “chi ha imparato tanto e sa”, quindi si china ad elar-gire le sue conoscenze ai più, alcuni dei quali, nel migliore dei casi, avranno la fortuna di raggiungerlo.Ecco i due poli estremi. Tra l’uno e l’altro, mille sfumature digrigio…o di arcobaleno.Un tempo dentro al secondo mondo stava la maggior partedegli insegnanti, nel primo la maggior parte degli educatori.Oggi, la confusione è presente ovunque e anche i miglioriruoli istituzionali hanno perso l’anima. Semplicemente molti sanno. Posseggono la conoscenza.Non importa che siano assistenti sociali, educatori, infermieri, docenti, preti, politici o comuni cittadini; sempli-cemente …sono arrivati. Si chinano frettolosamente o noiosamente sul cliente, utente, caso, numero, spiegando-gli le cose, nella speranza che possa non farsele ripetere.Se fossimo tutti contenti di questo approccio, non ci sarebbe da scrivere nulla. Il problema è che, al contrario,non siamo stati mai tanto male! Confusi, irosi, pieni di ansiolitici per calmare insonnie e crisidi panico. Tutta questa saccenza declamata in ogni dove,dai media come nelle strade e nelle nostre istituzioni pubbliche non ci salva dalla tristezza, anzi, chissà…ci vieneun dubbio: che ne sia la causa? Il sospetto nasce quando,esplorando intorno a noi, con ben poche certezze in tasca,ci imbattiamo in un Maestro. Sapete quei Maestri dellefiabe? Quelli che avevano il dono di entusiasmare i bambini, che animavano il borgo sperduto in cui

Per educare un bambino

ci vuole ci vuole un villaggioun villaggio

N° 32 gennaiofebbraio

2014

Abbiamo bisogno di MaestriAbbiamo bisogno di Maestri

Integrazioni al testo tratte da: http://www.dubladidattica.it/freinet.html

Lo stuzzicadenti

Freinet: il Maestro scomodoFreinet: il Maestro scomodo

Freinet, nato nel 1896, sostenitore di un approccio pedagogico che ha molto da insegnare ancora oggi,è un Maestro scomodo. Contesta la scuola tradizionale con i suoi piani di lavoro definiti dall’esterno, con i libri di testo, i programmie gli orari. “Il maestro stabilisce il giorno prima nel suo re-gistro lo svolgimento ora per ora, dieci minuti per dieciminuti, di tutti i lavori dell’indomani”. Freinet mette in discussione questa impostazione che hail merito di imporre alla scuola una tecnica minuziosa,che talvolta si crede perfino stabilita scientificamente,che tranquillizza la coscienza dei maestri, nonché dei genitori. Ma ha una piccola noia: “Questo arrangiamento dall’esterno conviene ai ragazzi?” Per Freinet la pecca sostanziale della lezione consiste nel fatto che essa è condotta dal maestro che sa, o pretende sapere, in direzione unilaterale, verso scolariche si crede ignorino invece tutto. A nessuno verrebbe l’idea di pensare che il ragazzo, con le sue proprie esperienze e le sue diverse e largheconoscenze, avrebbe anch’egli qualcosa da insegnareal maestro.Freinet parla di cooperazione, dà valore alle conoscenze popolari e parte da saperi degli allievi perfar scaturire interesse e apprendimento. La scuola deve essere per lui un grande e incessante laboratorio della parola e dell’esperienza, dove azionee riflessione si intrecciano, si consolidano a vicenda, diventano un sapere condiviso dal gruppo, documentato dal giornale di classe che si fa a scuolatutti insieme. Egli sostiene il valore di una «pedagogia popolare» che riconosca validità culturale agli interessi infantili, senza pretendere di esprimerli e sostituirli

subito con gli interessi previsti dalla ricerca teoricae imposti dai programmi ufficiali.La sua attenzione al processo di apprendimento,la cura degli spazi e degli edifici, che sollecita conforza alla istituzioni pubbliche, e la difesa dellascuola laica e per tutti, lo porta ad essere messo aimargini dalla scuola pubblica francese nel 1933. Nonostante l’emarginazione, Freinet non si scorag-gia: aiutato dai lavoratori della zona che la dome-nica andavano, come volontari, a fare i muratori,costruisce, in mezzo alla natura, i primi edifici dell'École Freinet, scuola-laboratorio, senza classi, ungrande orto e molti spazi all’aperto per studiare elavorare. Nell’autunno del 1935 la scuola è prontaper ricevere i primi bambini, tra i quali alcuni ragazzini profughi spagnoli. Purtroppo solo quattro anni più tardi, scoppiata laguerra, Celestin viene arrestato e la sua scuolachiusa.In prigionia C. Freinet abbozza le sue opere maggiori. Passano ancora diversi anni, quando,dopo essere liberato, ma ancora sorvegliato speciale, si da alla macchia e entra in contattocon le forze della Resistenza.Solo nel dopoguerra la scuola riprende.Oggi l’École Freinet a Vence è statale: i laboratorisono affiancati alle classi, il grande orto non è piùcoltivato e i segni del passaggio di grandi artistinella scuola, da Picasso a Matisse, da Chagall aBraque, sono sbiaditi dal tempo. Ma l’eco di quellascuola non si è spento e "il movimento Freinet, rappresenta ancora la punta più avanzata dellapedagogia democratica in Europa.

«Come interessare Giuseppe alla lettura e alla scrittura che lo lasciano indifferente,mentre era interessantissimo, secondo le stagioni,

alle lumache che custodiva vive nelle sue scatole mal chiuse, ai suoi insetti e alle sue cicale che cantavano nel momento meno opportuno?»

News insegnareducando

Celestin Freinet,

nasce il 15 ottobre 1896 in un paesino di montagna

delle Alpi Marittime, in Francia, da una famiglia di

contadini.

Ferito di guerra, malato ai polmoni, si ritrova

giovane maestro in aule polverose, spoglie,

nelle quali le lezioni tradizionali affaticano i ragazzi,

quanto lui stesso.

Decide allora di elaborare tecniche che

gli permettano di «spolmonarsi meno» e

di rendere vivo l’apprendimento.

Il suo approccio pedagogico è apprezzato ancora

oggi. Ogni due anni, centinaia di insegnanti del

mondo si incontrano per confrontarsi nella RIDEF

che quest’anno si terrà a luglio a Reggio Emilia .

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Integrazioni tratte da http://www.dubladidattica.it/freinet.html - a cura del gruppo di lavoro corso P.MRS, coordinato dal prof. Ferdinando Dubla - cattedra di Metodologia della comunicazione formativa - 2002

Lo stuzzicadentiLo stuzzicadenti

Quando la scuola di Vence riapre, il giovane maestroper interessare i bambini, decide di tagliar corto. Mette da parte i testi e elabora delle “tecniche” pedagogiche diverse: invece di stabilirlo in anticipo,autoritariamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, vienepreparato il lunedì, tutti insieme, con “il piano di lavoro”. Introduce il «Testo libero», che sostituisce la tradizionale composizione in cui il bambino è costrettoa svolgere un enunciato dettato dall’insegnante, invece di esercitarsi a esprimere correttamente ciòche in quel momento lo interessa più vivamente.

Insieme ai ragazzi elabora il «Giornale Scolastico», conil criterio del testo libero, e la «Tipografia scolastica», la più nota delle sue tecniche, volta a saldare apprendimento, creatività , attività manuale e attivitàintellettuale. E poi ancora il «Calcolo vivente», che motiva l’apprendimento e l’esercizio aritmetico par-tendo dalla soluzione dei problemi matematici postidalla vita di classe. Per Freinet è soprattutto importante che ognuna delletecniche non solo impegni attivamente i soggetti, mache le attività abbiano sempre sufficienti motivazioni.Freinet dà molto rilievo all’aspetto comunicativo ecooperativo. Soprattutto il momento cooperativo qualifica la «pedagogia popolare», una linea pedagogica che fa a meno per quanto possibile deilibri, dei programmi e in genere della trasmissione dicultura già strutturata, per rifondare un processo d’apprendimento naturale, «a tentoni», «per prove ed errori» (psicologo Edward Lee Thorndike, 1874-1949),

dove è necessaria la guida del maestro non meno diquella del gruppo dei «cooperatori».“A proposito di libri di testo, iInvece di munire gli scolaridi una trentina di libri uguali per ogni materia, collochiamo questi libri – in esemplare unico – ed altriancora, nella nostra “biblioteca di lavoro”, in modo daaver sottomano una più ampia documentazione, presentata con diverso spirito, e mutiamo la tecnica diuso dei libri. Tutto diventerà più razionale e più proficuo.Associamo i manuali a tutta la documentazione chepotremo mettere a disposizione del ragazzo e il manuale potrà allora adempiere il suo compito umanoe pedagogico”.

La programmazione si fa ... con i ragazziLa programmazione si fa ... con i ragazzi

L’innovazione più celebre dell’Ecole Freinetè senza dubbio costituita dalla “Tipografia Scolastica” I ragazzi apprendono a riflettere, a leggere,a scrivere, a verificare le bozze di stampa, che correggono con il maestro. Nasce così l’idea del “libro di vita. I testi elaborati diventano oggetto di ulteriori discussioni, vengono esposti e possono offrire l’opportunità per avviare un dialogo con ragazzi di altre classi o di altre scuole. E’ questa una ulteriore tecnica:la “corrispondenza interscolastica”

La bussolaP

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Rifondare

un processo

d’apprendimento

naturale,

«a tentoni»,

«per prove

ed errori» dove

è necessaria

la guida

del maestro

non meno di

quella del gruppo

dei «cooperatori».

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Integrazioni tratte da http://www.dubladidattica.it/freinet.html - a cura del gruppo di lavorocorso P.MRS, coordinato dal prof. Ferdinando Dubla - Metodologia della comunicazione formativa

Lo stuzzicadentiNews insegnareducando

Osservare, Raffrontare, VerificareOsservare, Raffrontare, Verificare

L’apprendimento non è quindi una pioggia di saperi,ma una condivisione di osservazioni, ipotesi, tesi e verifiche fatte insieme. Per fare questo i maestri portano regolarmente glialunni fuori dall’aula polverosa per farli vivere a contatto con la natura e con la realtà sociale.(…) Gli alunni possono sostituire in gran parte le loro osservazioni alle nozioni date dai libri di testo. In questo modo si conferisce dignità formale alle osservazioni fatte dai ragazzi, chiedendo loro di elabo-rarle in vario modo. Si comincia con le discussioni collettive su quanto si èvisto. Poiché tutto questo deve assumere un’impor-tanza tale da poter sostituire il “libro di testo”, si procedealla stesura di quello che si va via dicendo. Scrive ilmaestro sulla lavagna e i bambini scrivono sul qua-derno, oppure scrive il maestro a macchina. Diventaquindi un testo redatto collettivamente “tecnica del la-voro di gruppo”.Non basta dunque lasciare il ragazzo libero di scrivere, occorre ispirargli la voglia, il bisogno di esprimersi. Proprio per tale ragione il vero testo liberonon può nascere e sbocciare che nel nuovo clima di li-bera attività (…) Bisogna che il ragazzo comprenda che ciò che ha da dire importa ormai alla sua vita, alla vita della comunità, in cui deve ora svolgere una parte da uomo.

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Se rimproverate troppo il ragazzo perché

ha scritto male, perché non ha riletto le sue

frasi, scelto le sue parole, se, per finire, gli

apponete un voto o un giudizio che, d’un

tratto, raffreddi il suo entusiasmo, l’incanto

è rotto. Con tali pratiche è possibile forse ottenere

diligenti compiti scolastici, ma non certo

testi liberi. Dovremo ben guardarci dallo scoraggiare

il giovane autore rimproverandolo dicendo:

“impara a scrivere prima di voler comporre

una frase”; ma al contrario “va benissimo,

vedi ho capito cosa hai voluto dire”; “ora

sai scrivere”; immancabilmente il ragazzo

farà progressi, attraverso tentativi sperimen-

tali e attraverso l’uso che noi faremo di que-

sti scritti, progredirà ancora più

rapidamente se avremo la possibilità di se-

derci ogni tanto accanto a lui, per aiutarlo

nelle sue frasi, e da una settimana all’altra

l’espressione scritta del suo pensiero diverrà

un lavoro sempre più gradevole e proficuo. Celestin Freinet

Lo stuzzicadentiLa bussola

Il cavallo che non ha seteIl cavallo che non ha seteUn altro aspetto interessante dell’approccio di Freinet è la riflessione fatta

con gruppi di insegnanti. Già nel 1926 si riunì intorno a lui un gruppo d’insegnanti.

Nel 1928 viene fondata la CEL (Coopérative de l’enseignement laïc) che due anni dopo contava già oltre un centinaio d’insegnanti.

La pedagogia di Freinet fu ripresa in Italia nel 1951con lo scopo di diffondere gli strumenti per le tecniche Freinet.

Dopo qualche anno si trasformò nel Movimento di Cooperazione Educativa,

occasione d’incontro e confronto fra esperienze didattiche innovative. Dal dopoguerra a oggi, in continuo progresso, i congressi annuali

vedono la presenza crescente d’insegnanti, con larghi consensi internazionali, sia in Europa sia in Asia e in America latina.

Presidente Onorario dell’Associazione è Mario Lodi.

Un giovane cittadino voleva rendersi utile nella fattoria dove era ospite e decise di portare il cavallo all’abbeveratoio. Ma il cavallo si rifiutava e voleva condurre il cittadino verso il prato. "Ma da quandoin qua i cavalli comandano? Tu verrai a bere, te lo dico io!" e lo tira per la briglia e lo spinge malamente.La bestia avanza verso l’abbeveratoio. "Forse ha paura -pensa il giovanotto- se l’accarezzassi...? Bevi !Prendi..."Nulla da fare e il giovane urla : "Tu bestiaccia berrai " Il cavallo storce il muso e nitrisce, soffia,ma non beve. Arriva il contadino Matteo e gli dice : "Tu credi che un cavallo si tratti così. Ma lui è menobestia di qualche uomo, lo sai? Tu puoi ucciderlo, ma lui non berrà. Tempo perduto, povero te!" "Comefare allora?"Si vede bene che non sei un contadino. Non hai capito che il cavallo non ha sete nelle oremattutine e ha invece bisogno del’erba medica. Lascialo mangiare a sazietà e dopo avrà sete. Alloralo vedrai galoppare verso l’abbeveratoio. Non aspetterà che tu gli dia il permesso. Non si può cambiarel’ordine delle cose: se si vuol far bere chi non ha sete si sbaglia."Educatori, siete al bivio. Non ostinatevi nell’errore di una "pedagogia del cavallo che non ha sete", ma orientatevi coraggiosamente e saggiamente verso "la pedagogia del cavallo che galoppa verso l’erba medica e l’abbeveratoio. Celestin Freinet

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La bussola

LA FIMEM, Federation Internationale des Mouvements d’Ecole Moderne, è stata fondatada Celestin Freinet nel 1957, in un’epoca digrande fervore internazionale. Il suo scopo, ora come allora, è di realizzare nei diversi Paesi del mondo le condizioni per il dirittodi tutti all’istruzione, secondo i principi dell’educa-zione attiva, e di dotare le istituzioni scolastiche dirisorse tali da consentire un’educazione dinamicae una reale ‘alfabetizzazione culturale’. L’educazione (si dice nella ‘Carta della scuolamoderna’, oggi rivista e riscritta) non è indottrina-mento, ma sviluppo pieno della personalità, unapersonalità critica e aperta al cambiamento.

Fra le proprie finalità, la F.I.M.E.M. considera:- Un’apertura al mondo, non solo all’Italia e al-l’Europa- Una dimensione interculturale utile anche peril lavoro quotidiano nelle nostre classi e scuolesempre più multiculturali (dal confronto conscuole e insegnanti dei Paesi del Mondo sononati gemellaggi, interscambi, corrispondenze,progetti di solidarietà…)- Un confronto, una dialettica, al fine di pro-durre proposte ai governi e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla democrazia partecipativa, i diritti dei bambini; per cercareinsieme le risposte a una visione economicisticae neoliberista dell’educazione, che sappia opporsi alla privatizzazione della cultura, che sostenga la laicità dell’educazione, le pari opportunità…Ogni due anni, d’estate, la FIMEM organizza unincontro internazionale per gli educatori del mondo.

La perlaNews insegnareducando

R.I.D.E.F 2014 a REggio Emilia R.I.D.E.F 2014 a REggio Emilia OGNI DUE ANNI, IN UNA CITTA’ DEL MONDO, GLI EDUCATORI-INSEGNANTI CHE SI

ISPIRANO ALLA PEDAGOGIA DI FREINET, SI RITROVANO IN UNA GRANDE ASSEMBLEA MONDIALE CHE PERMETTE SCAMBI, CONFRONTI, NUOVE

ESPERIENZE E RAFFORZA UNA RETE CHE CONTINUA A CRESCERE.

LA RIDEFRencontre Internationale Des Educateurs Freinet

E’ un incontro internazionale aperto a tutti gli educatori per vivere realmente la scuola attiva, confrontare esperienze, metodologie,

tecniche didattiche, praticare la metodologia del laboratorio, e nello stesso tempo confrontarsi

sulle grandi tematiche educative del nostro tempo:

lo sradicamento urbano,la dimensione interculturale, la scuola come contesto democratico, la globalizzazione, le pari opportunità,

i diritti dei bambini. Le ultime R.I.D.E.F. si sono svolte nel 2006 in Senegal, nel 2008 in Messico, nel 2010 in Francia e nel 2012 a Leon, in Spagna. Quest’anno sarà in ITALIA

A Reggio Emilia, dal 21 al 30 luglio 2014.

IL TEMASGUARDI CHE CAMBIANO IL MONDO. Abitare insieme le città

dei bambini e delle bambine.

Per iscrizioni: http://www.ridefitalia.org

Per informazioni: [email protected]

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http://www.internazionale.it/opinioni/annamaria-testa/2014/01/21/novantacinque-tesi-sulla-scuola/

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1. I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia nonimpara.2. Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”.3. L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma nontanto da non poter essere affrontata.4. Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci.5. Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse.6. Il motivo non può essere “altrimenti prendo un bruttovoto”. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate.7. I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare.8. Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente.9. I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sonobravissimi a scuola.10. Andare a scuola per prendere bei voti è come andarea un concerto per avere un biglietto da incorniciare.13. L’apprendimento è un processo complicato, fatto dipercezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima… 14. …per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”. 15. Il come si insegna è importante quanto il cosa si insegna.Ilcome fa la differenza. 16. “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica. 17. “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”. 18. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.

19. Una materia è come una città. Dammi buone mappe eaiutami a esplorarla.20. In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi.21. Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula sitrasformi nel mercato del pesce.22. I ragazzi capiscono prima e meglio se possono fare domande odiscutere un tema.27. Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen.28. Le competenze di base sono: leggere, scrivere, far diconto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi,due italiani su trenon ce la fanno.29. Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri.30. …quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide.31. Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ognigiorno(qualsiasi cosa, fumetti compresi).32. No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole.42. Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi comeorganizzarmi.43. …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varràper tutta la vita.44. Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa.45. Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente.46. …e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare.47. Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare.48. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi,anche i più piccoli: poche regole di comportamentochiare. E scritte. E facciamole rispettare.

95 tesi sulla scuola95 tesi sulla scuolaAnnamaria Testa Insegna alla Bocconi di Milano.

Si occupa di creatività e comunicazione. Ha scritto su Internazionale le sue idee sullascuola, 95 slogan che fanno riflettere.

Ve ne proponiamo alcuni, quelli che ci hanno colpito di più.

Lo stuzzicadenti

Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla.

L’isola che c’è

Resistere ... in equilibrioResistere ... in equilibrioNews insegnareducando lo stuzzicadenti

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In chiusura di questo numero di Insegnareducando, vi proponiamo due estratti di alcuni scritti di Claudia Fanti,

insegnante che collabora con diverse riviste e siti e porta uno sguardo interessante sulla scuola.

Allora cosa può fare un docente che

ancora ritiene di dover insegnare,

come agisce dentro le contraddizioni?

Cerca di puntare tutto sulle proprie

competenze e sul proprio autoaggiorna-

mento, e dice a se stesso:

resisti, fai di ogni alunno che hai la tua

forza, punta su lui/lei, seguilo e lasciati

guidare dalla tua storia pedagogica.

Non ti arrabbiare, la tua serenità e il tuo

equilibrio ti serviranno per accogliere.

Non ti curare di Invalsi, Bes, registri da

compilare, programmazioni virtuali,

tecnologia che non ...

Pensa a far vivere le persone in un

contesto di senso, utilizza la valutazione

formativa e le discipline per far

ragionare, riflettere, rielaborare la vita,

le esperienze di ogni ragazzo/a che hai

di fronte,

non ti avvilire davanti alle loro difficoltà,

usale insieme con loro in modo che

divengano la materia da cui partire

per dar senso alla materia che stai

insegnando.

Se ti accorgi di Giovanni che dorme,

chiedigli il perché, se Luisa urla, fermati

e chiedile il perché...

Se hai una classe difficile, a maggior

ragione usa l'apprendimento

cooperativo, usa il tanto vituperato

"copiare" come una tecnica

affinché i ragazzi e le ragazze si aiutino

a vicenda,

studia con loro, mettiti a disposizione

per fornire materiali e strumenti,

commenta con loro,

spiega ogni passaggio di testi e problemi

se non conoscono lessico specifico e

sintassi della disciplina che insegni,

non ti scandalizzare del livello di

conoscenza dei vocaboli,

sai che è basso,

allora fallo volare. Claudia Fanti

Educazione&Scuola

e http://www.funzioniobiettivo.it/Claudia_Fanti

Per Informazioni e contatti: Corso Trapani 91/b Torino Ufficio [email protected]

Sono contraria ai voti e in particolarecredo vincente elminarli per stimolareapprendimenti duraturi e profondi checontrasterebbero l’analfabetismo di ritorno e li eliminerei da tutto il sistema,fin dalla prima classe della primaria.

Bambini e bambine educati ad apprendere per apprendere, acquisiscono l’abitudine alla ricerca per la ricerca, fioriscono sia in curiositàverso il sapere sia nella relazione con icompagni. Non si pongono mai nell’ osservazionedel proprio lavoro con l’occhio di chi misura, si pongono con l’occhio di chivaluta, diventano perfino pignoli nellacritica costruttiva del proprio operato, imparano ad autocorreggersi e provanouna soddisfazione tale che si evince proprio dai loro gesti, dalle espressionidel viso più o meno compiaciute.

Chiedono spiegazioni approfondite, non si accontentano, si pongono inmodo dubbioso, scelgono percorsianche PIU’ complicati di quelli che sceglierebbero per arrivare a un sei o a un sette per accontentare l’adulto.

Insomma, non ci sono attriti, i conflitti cognitivi diminuiscono, c’è in classe unclima di fiducia reciproca e di gioiosa fatica, sì proprio di fatica positiva.

Cari colleghi, Cosa ne pensate? Riuscite a RESISTERE? Siete anche voi portavoce di una proposta pedagocica di senso che GRIDA il valore profondodell’esperienza scolastica?Scriveteci per raccontarlo su INSEGNAREDUCANDO.

Lo stuzzicadenti

La costruzione delle identità a Scuola: esperienze di accompagnamento

Venerdì 14 MARZO 2012

dalle ore 9,00 alle ore 13,30presso la sede del Gruppo Abele

Torino, Corso Trapani 91

ore 9: SALUTO E PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO

ore 9,15: “PERCORSI ALLA RICERCA DI SÉ:LO SVILUPPO DELL’IDENTITÀ DI GENERE

FRA OMOLOGAZIONE E DIFFERENZE”Mauro Martinasso, psicoterapeuta centro Ulisse

ore 10,15 – 13,15: “ACCOMPAGNARE LA SOFFERENZANELLA SCUOLA”

Laboratorio interattivoDaniela Muggia, Tanatologa, Associazione TONGLEN

ore 13,15: Saluto e conclusioneIscrizioni: [email protected]

Le mafie nel quotidiano,

Un team di professionisti, insieme a Cesare Morenopromuove un calendario di attività formative

in materia di dispersione scolastica ed inclusione sociale

in otto città d’Italia

Calendario seconda fase Corso M.E.T.I.S

Roma 21-22-23 FEBBRAIO 2014

Cosenza 7-8-9 MARZO 2014

Bologna 14-15-16 MARZO 2014

Genova 21-22-23 MARZO 2014

Milano 28-29-30 MARZO 2014

Napoli 11-12-13 APRILE 2014

Info: http://www.maestridistrada.net

News insegnanti Gruppo Abele Agorà

Una Scuola che accompagna la crescitaUna Scuola che accompagna la crescita

Come si previene la dispersione scolastica.Come si previene la dispersione scolastica.

Giornata della Memoriadelle Vittime delle MafieLATINA, 22 MARZO 2014

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