+ All Categories
Home > Documents > INTERNET: E-mail: … · passione talmente forte per ognuno di noi che si è fatto uno di noi nella...

INTERNET: E-mail: … · passione talmente forte per ognuno di noi che si è fatto uno di noi nella...

Date post: 16-Feb-2019
Category:
Upload: dinhtruc
View: 219 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
16
INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected] Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI ANNO XV N. 4 OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE 2006 comprendi per credere! Credi per comprendere: (S. Agostino)
Transcript

INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected]

Post

e It

alia

ne S

.p.a

. Spe

d. in

A.P

. - D

.L. 3

53/2

003

(con

v. in

L. 2

7/02

/200

4 n°

46)

ar

t. 1,

com

ma

2, D

CB

Rov

igo

- T

rim

estr

ale

In c

aso

di m

anca

to r

ecap

ito s

i pre

ga d

i res

titui

re a

l mitt

ente

che

si i

mpe

gna

a pa

gare

la ta

ssa

dovu

ta.

PERIODICODEL CENTRO MARIA BOLOGNESIATTORE DELLA CAUSADI CANONIZZAZIONEDELLA SERVA DI DIOMARIA BOLOGNESI

ANNO XV N. 4OTTOBRE - NOVEMBRE - DICEMBRE 2006

comprendi per credere!

Credi per comprendere:

(S. Agostino)

2 Finestre Aperte

Il regalo di DioContinuo a guardare dalla finestra. Dal negozio di fronte esce

un ragazzo con un pacchetto dorato sotto il braccio, probabilmente un regalo di Natale. Ha un’espressione soddisfatta, che mi fa pen-sare al piacere poco esplorato del “donare”: che cosa rappresenta per noi fare i regali natalizi?

Se non vogliamo essere facili prede del consumismo forse dob-biamo pensare che a farci il vero regalo di Natale è Dio, che ci ha donato il Suo Figlio Unigenito.

È il punto centrale della fede cristiana: quel Bambino, che circa duemilasei anni fa è nato da Maria, è l’Emmanuele, il “Dio con noi”, colui che libera il mondo dal peccato e che salva i credenti dalla morte eterna. E il mistero è esattamente questo: Dio non è venuto come un potente di questo mondo, protetto da eserciti e ben fornito di ricchezze, ma come un neonato, inerme e privo di tutto. È venuto come un uomo che si commuove per le folle stanche e abbandonate come pecore senza pastore; come uno che piange l’amico morto; come uno che, pur di restarci accanto, si fa pane affinché possiamo nutrirci di Lui; come uno che accetta la croce per mostrarci fin dove giunge il suo amore per noi.

Il regalo di Dio è un Gesù che ci ama senza limiti, perciò il Natale ci dà modo di non aspettare il grido del centurione pagano sotto la croce per comprenderlo.

Dio ci dona se stesso attraverso il Figlio. E noi? Forse, è proprio questa la grande domanda che dobbiamo porci abbassando la guar-dia dell’egocentrismo. Solo lasciando vivere dentro di noi “il dono di Dio” possiamo essere “testimoni di Gesù Risorto, speranza del

mondo”, come ci ha esortato il convegno Ecclesiale di Verona, dello scorso ottobre.

Il primo regalo, quindi, che abbiamo la possibilità di fare al nostro prossimo – e non per ristrettezza di budget o poca dime-stichezza con lo shopping – è la speranza.

Mai come in questi tempi si è parlato di eutanasia, perciò la speranza che doneremo non sarà mai un regalo inutile, soprattutto in una società dove le speranze umane ven-gono meno con facilità di fronte alle prove di sofferenza.

Un pellerossa nel presepe?Sul marciapiede passa un uomo di colo-

re. Mi attraversano la mente l’uguaglianza, la solidarietà, la tolleranza – termini ormai del business buonista – ma tra un pensiero e l’altro fa capolino il ricordo di una poesia di Rodari intitolata “Un pellerossa nel pre-sepe”: un “pellerossa con le piume in testa / e con l’ascia di guerra in pugno stretta” è

Nell’affrontare il tema “Natale” diventa sempre più arduo non inciampare in uno dei tanti slogan della retorica, riciclati dagli spot per frastornare l’opinione pubblica.

Per ogni S. Natale, c’è un “tormentone” che occupando le testate dei giornali e i discorsi di tutti i giorni sbiadisce il senso più profondo di questa festività; ad esempio, quest’anno in Italia si parla solo di Finanziaria: si corre il rischio che agli occhi dei nostri bambini il faccione rassicurante di Babbo Natale, si tramuti in quello di Carl Marx!

Allora proviamo ad immaginare di sederci davanti ad una fine-stra virtuale e attraverso l’osservazione della realtà, come fosse un presepe vivente, trovare la chiave di lettura del Natale.

La prima cosa da fare per sottoporci a questo esperimento riflessivo è aprire le imposte, ovvero aprire il nostro cuore, sfode-rando la semplicità dei bambini. Come scriveva Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere occhi nuovi”.

Il Dio delle personeGuardo alla finestra e vedo tante persone passare lungo la stra-

da. Mi chiedo se ciascuna di loro – create uniche e irripetibili – stia preparando un posto nella sua vita per quel Bambino che nascerà in una stalla proprio perché nessuno lo ospiterà.

C’è una frase evangelica molto importante che Gesù pronuncia: “Chi vede me vede il Padre”. In questa nascita, dunque, dobbiamo vedere l’azione di Dio Creatore verso gli uomini. Egli nutre una passione talmente forte per ognuno di noi che si è fatto uno di noi nella discrezione più assoluta; proprio incarnandosi ci dimostra il Suo incommen-surabile amore, affinché comprendiamo che ai Suoi occhi ogni creatura ha un valore immenso.

Scrive il grande romanziere russo, Pasternak nel “Il Dottor Zivago”: “Fino ad allora, c’erano imperi, c’era il calpestamen-to dei popoli. C’era l’assalto degli eserciti, c’erano questi grandi movimenti d’insieme! E ora, nel silenzio dell’Annunciazione ci sono solo delle Persone! Dio diventa il Dio delle Persone, il Dio del segreto, il Dio del silenzio, il Dio della solitudine, il Dio di ciascuno, il Dio che parla al cuore di ciascu-no, senza rumore, il Dio che stabilisce il suo regno nell’intimità di ciascuno”.

Ecco la novità: in Gesù non c’è più popolo eletto, non ci sono più imperi, ci sono solo persone e in Cristo ogni persona diventa un universo di cui Lui conosce “ogni capello sul capo”.

...osservando la realtà

APRIAMO LE FINESTRE DELL’ANIMA

Editoriale

Scoprire il senso del Natale...

Finestre Aperte 3

sommario

EditorialeApriamo le finestre dell’anima ............... pag. 2

Un anniversario veramente speciale .................................. » 4

Sulle ali della PoesiaUna poesia per il Natale ......................... » 8

Premio “Parole di Bontà” ....................... » 10

Filo diretto con OderzoDa Oderzo a Rovigoper conoscerci e amarci di più ................ » 13

Maria PittriceApproccio comparatoalla lettura artisticadelle opere di Maria Bolognesi ............... » 14

La posta di Maria ........................................ » 15

Appuntamenti ........................................... » 16

In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sotto-mettere in tutto il suo.

Il Consiglio Direttivodel Centro ringrazia per le offerte

pervenute per la Causae le opere di Maria.

Per offerte:Conto Corrente Postale 26145458

FINESTRE APERTE

[email protected]

Direttore Responsabile:Mons. Daniele Peretto

Direttore: Giuseppe Tesi

Sede e Redazione:Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49 - 45100 RovigoTelefax: 0425.27931

Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992

Stampa: Think Adv - Conselve (Pd)

finito per sbaglio tra le statuine del presepe, ma non tutto è male, forse anch’egli è giunto di fronte alla capanna richiamato dal lieto messaggio che annuncia la pace agli uomini di buona volontà.

Non siamo noi quelli che devono “selezionare” chi è degno di vivere lo spirito del Natale, come fanno gli addetti alle entrate delle discoteche; piuttosto il nostro ruolo è di pubbliche relazioni – per restare in argomento –, cioè “fare pubblicità” a Gesù attraverso i nostri gesti e la gioia con cui affrontiamo la vita.

Cosa fanno i personaggi del presepe? Si preoccupano di sapere se la donna delle caldarroste è extracomunitaria o piuttosto la loro attenzione è totalmente rapita dal Bambinello? Si fanno regali tra loro oppure offrono a Gesù quelle cose semplici che hanno?

Mi viene spontaneo pensare al presepe di Maria Bolognesi, artistico ma soprattutto pregno del suo significato, che si può anco-ra ammirare presso il Centro in via Giovanni Tasso di Rovigo.

Una scultura commemorativaDalla “mia” finestra scorgo anche una scultura di marmo a

forma di libro aperto, dedicata alla Serva di Dio e posizionata nella piazza a lei intitolata (rif. pag. 4 e seguenti).

Con tanta naturalezza compriamo i giornali di moda per “copia-re” l’abbigliamento più trendy per le feste natalizie, allora perché con altrettanta spontaneità non facciamo lo stesso per la fede, pren-dendo a “modello” vite luminose come quella di Maria Bolognesi per essere dei cristiani “al passo” con il volere di Dio?

Maria Bolognesi era solita scrivere ogni Natale una letterina per “onorare” Gesù Bambino; in quella datata 1966 possiamo leggere: “Vedi Gesù, ho le unghie tutte nere per le smartellate, ma ogni colpo sbagliato sentivo una ferita nel cuore; quante volte smartelliamo il cuore di Gesù senza mai rimpiangerLo, siamo veramente degli stolti. Eccomi qui Gesù piccino, unico Tesorino, sono tua per sempre”.

Sì, siamo degli stolti se lasciamo scivolare via anche questo S. Natale senza svuotare il nostro cuore affinché si possa riempire di solo amore.

Il mio respiro emozionato ha creato sul vetro un magico addob-bo: uso il dito come penna per scrivere “Buon Natale” sul vetro appannato.

Spalanco la finestra per lasciare che entri ed esca, per donarsi e trasformarsi proprio come l’acqua nel suo ciclo, lo spirito del Nata-le, quello che profuma di paglia e non ha bisogno dell’elettricità per illuminare la notte.

Ludovica Mazzuccato

CuriositàPerché a Natale ci scambiamo i regali?

Gli abitanti dell’antica Roma erano soliti scambiarsi, in occasione di feste e a capodanno, dei regali chiamati strenne.Tale consuetudine si ricollegava ad una tradizione secondo la quale, il primo giorno dell’anno, al re veniva offerto in dono un ramoscello rac-colto nel bosco della dea Strenna, dea sabina della salute. Questo rito augurale si diffuse tra il popolo e, ben presto, i rametti di alloro, di ulivo e di fico vennero sostituiti da regali vari.Tale tradizione, presente ancora ai nostri giorni, si riveste in occasione del Natale di nuovi significati richiamando, attraverso il gesto del dono, l’amore di Dio che ha donato suo Figlio all’uma-nità intera.

4 Finestre Aperte

Come ogni anno, gli amici di Maria Bolognesi si sono ritrovati sabato 21 ottobre 2006, alle ore 10.30, presso la Chiesa di S. Sebastiano di Bosaro (RO), per onorare l’82° anniversario della nascita della Serva di Dio Maria Bolognesi; in questa ricorrenza, l’evento, già per sé importante, si è arricchito di un ulteriore momento di comunione.

I festeggiamenti, infatti, oltre alla celebrazione della S. Messa nella Chiesa dove la Serva di Dio ha ricevuto il Battesimo, com-prendevano l’inaugurazione della piazza a lei intitolata, con la presentazione pubblica della scultura ivi posata in suo ricordo.

La S. Messa, aperta dal benevenuto di Don Camillo Magarotto, parroco di Bosaro, e allietata dal Coro Monte Pasubio, è stata presieduta da Padre Tito Maria Sartori, Postulatore della Causa di Canonizzazione, di cui si propone l’omelia.

con me in Paradiso. Sei contenta?”. Maria risponde: “Gesù, eccomi, sono pronta sempre quando mi vuoi”. Il 18 gennaio sempre del 1952, vale a dire 11 giorni dopo, Gesù le ripete la proposta e lei risponde: “Gesù, sono pronta in tutto”. Disponibilità a morire, a lasciare questa vita, a lasciare tutto.

Monsignor Rodolfo Barbieri, che era il suo direttore di spirito, il 30 gennaio, quindi 12 giorni dopo la seconda propo-sta, convinto che questa fosse veramente la proposta del Signore e fosse sincera la risposta di lei, le chiede di lasciargli in eredità i diari; al che lei risponde posi-tivamente.

12 giorni dopo, 12 febbraio 1952, una grave setticemia porta sull’orlo della tomba Wanda Guerrato, la signora presso la quale Maria viveva, e dalla cui famiglia era praticamente mantenuta. La signora si salva - come si dice - per il rotto della cuffia; Maria ne rimane costernata.

23 febbraio 1952: Monsignor Rodol-fo Barbieri, che aveva chiesto in eredità i diari, mentre celebra la S. Messa nella

Chiesa delle Fosse, è colpito da una brut-ta paralisi che lo inchioderà fino al 25 luglio, giorno anniversario della sua ordi-nazione sacerdotale, e anche giorno per il quale Maria otterrà dal Signore Gesù la grazia che egli possa, per la prima volta dopo il grave accadimento, ricelebrare il Sacrificio eucaristico.

11 aprile 1952, Venerdì Santo. Alla Bolognesi Gesù dice: “Senti Maria, per il mese di maggio vengo a prenderti per portarti con me in Paradiso. Sei conten-ta?”. “Gesù, eccomi pronta, usa di me come vuoi”, risponde lei.

28 maggio 1952, Maria sta per tre ore svenuta. Wanda Guerrato si convince che Maria stia per morire - era appunto la fine del mese di maggio -, avverandosi così la promessa fatta da Gesù. Però Maria non muore.

Durante l’estate, una serie continua-tiva di malattie la rende impotente. Mon-signor Barbieri, persuaso che fosse Gesù il personaggio della visione, considerato che lei, malgrado la proposta del Signo-re, non morì, comincia a dubitare che sia veramente Gesù il personaggio delle visioni.

Il 16 ottobre 1952 parla con lei e le dice: «“Senti, figliola, sei sicura che sia proprio Gesù?”. “Padre, io vedo, parlo, sono sicura di quello che vedo”. “Guar-da - precisa monsignor Barbieri - che il diavolo può tutto! Sei ancora aperta da quella parte?” (lo stimma al costato). “Sì, padre, sono ancora aperta”. “Ogni quanto ti cambi la benda, Maria?”. “Padre, ogni giorno”. “Perdi molto san-gue?”. “Sì, padre, abbastanza”. “Brava brava. Ti prego, stai segreta più che puoi”. “Padre, non ci tengo a parlare”. “Sopporta con pazienza”. Il padre mi

Bosaro - Parrocchia di S. Sebastiano

UN ANNIVERSARIO VERAMENTE SPECIALE

L’OMELIA

L’Apostolo Paolo nella lettera agli Efesini che abbiamo appena ascoltato (Ef 1,15-23), scrive per far loro «comprende-re a quale speranza Cristo li ha chiamati», e termina asserendo che Cristo è stato «costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo».

Ci chiediamo: “A quale speranza Egli chiamò Maria Bolognesi? Come inserì Maria Bolognesi nel corpo mistico di Cristo?”.

Dopo aver detto queste cose come premessa, desidero illustrarvi le parole che troverete scritte sul marmo, quando sarà benedetta la piazza dedicata, per decisione delle Autorità Civili di Bosaro, a Maria Bolognesi.

Le parole sono le seguenti: “Voglio lavorare sempre per il bene delle anime, lavorare per i poveri, cercando l’ufficio che più pesa per farne un fioretto ed offrirlo a Gesù in riparazione per tutta l’umanità”. Esse furono scritte da Maria Bolognesi nel diario del 16 ottobre 1952. Per meglio approfondirle, le pongo nel loro contesto per rilevarne il valore.

Il contesto storico della frase

L’alluvione del novembre 1951, fu un fatto tremendo per tutto il medio e basso Polesine. Prima di ritrovare una certa normalità, anche e soprattutto per i lavori in campagna, si dovrà attendere il mese di marzo 1952.

Nel contesto di questo disastro, il 7 gennaio 1952 il Signore Gesù rivolge a Maria Bolognesi queste testuali parole: “Presto ti verrò a prendere e ti porterò

21 ottobre 2006

Padre Tito Maria Sartori

Finestre Aperte 5

salutava. Oggi cosa potrò fare per il bene delle anime, perché non piombino su di noi casti-ghi?». Ed ecco la frase: “Voglio lavorare sempre per il bene delle anime, lavorare per i poveri, cercando l’ufficio che più pesa per farne un fioretto ed offrirlo a Gesù in riparazione per tutta l’umanità”.

20 novembre 1952, anche a Maria Bolognesi pesava la pro-posta non mantenuta dal Signo-re. Gliene parla, dicendogli: “Senti, Gesù, mi avevi detto che mi vieni a prendere presto e portarmi in Paradiso”. “Maria, no, ho bisogno che tu rimanga, che tu rimanga nel mondo, per lavorare molto e pregare tanto. So che sei pronta di accettare ogni cosa, ogni dolore”.

Domanda: perché Gesù si è comporta-to così? Egli ha voluto porre Maria Bolo-gnesi di fronte alla necessità di verificare il totale distacco del cuore dall’attacca-mento ai genitori, ai fratelli, ai Piva (allu-vione) a Wanda Guerrato (setticemia), a Rodolfo Barbieri (paralisi), per accertar-ne la disponibilità a staccare per Lui il cuore da tutto, a staccare il cuore anche dall’attaccamento a se stessa, colpendola con numerose e gravi malattie. Il Signore ritrova nel cuore di Maria Bolognesi la risposta giusta, che abbiamo appena sen-tita: “Sono pronta ad accettare ogni cosa, ogni dolore”.

La spiritualità di Maria Bolognesi

Quando mi fu chiesto quale frase scri-vere sul marmo, nell’ immensa quantità di parole presenti nelle duecento pagine di visioni e di colloqui di Maria con Gesù, ho scelto questa, perché qui c’è la sintesi di tutta la spiritualità di Maria Bolognesi: “Voglio lavorare sempre per il bene delle anime”. Questa asserzione la troviamo dall’inizio alla fine della vita di lei, in particolare dal 1942 al 1980. In questo lunghissimo arco di tempo, lei sempre, sempre scrive e dice a Gesù: “Voglio lavorare per il bene delle anime”. Due sono le finalità verso le quali converge l’intera sua vita: la conversione appunto delle anime e la santificazione dei sacer-doti. Lei era addoloratissima, perché il Signore le aveva detto: “Guarda che tanti sacerdoti salgono sull’altare, ma quelle

mani non sono pure, quei cuori non mi amano; pregate con le labbra ma non pre-gate con il cuore”. Maria ricevette questo messaggio e lo fece proprio, e si immolò perché i peccatori tornassero al Signore Gesù, perché i sacerdoti fossero coerenti con quell’amore che avevano giurato da giovani al cuore del Signore risorto.

Lavorare per i poveri, questa fu la sua passione. Lei che è venuta fuori dal fango, dalla miseria, capiva chi era nel fango e nella miseria. Per tutta la vita soffrì cercando sempre di aiutare, cor-rendo dove c’era un bisogno, sempre nel nascondimento, mai si è messa in luce, mai ha detto il nome delle persone aiutate, anche quando era condotta in autovettura presso famiglie bisognose, era solita non indicare all’autista le persone in difficoltà. La sua era una mano che porgeva e allo stesso tempo si nascondeva. Quando si recava dagli ammalati, anche loro poveri, portava loro la gioia della parola che illu-mina, del sorriso che conforta, del cuore che ama.

“Lavorare per i poveri, cercare l’uffi-cio che più pesa per farne un fioretto ed offrirlo a Gesù”. L’ufficio che più pesa: lei conobbe il peso della povertà, perché visse sempre a carico di altri, visse per-tanto sempre sotto il peso dell’obbe-dienza, costretta ad obbedire a chi le porgeva aiuto.

E poi offrire a Gesù “in riparazio-ne per tutta l’uma-nità”. Francamen-te, quando ho letto queste parole “per tutta l’umanità”, mi sono sentito un po’ smarrito: che una contadina con

la sola prima elementare, spa-lancasse il cuore e la mente su tutta l’umanità, non potevo immaginarlo. Per fare questo bisogna avere mente e cuore grandi. Le grandi idee fanno gli uomini grandi, le piccole idee fanno gli uomini piccoli, e lei aveva queste grandi idee, perché? Perché il Cristo che appariva grondante sangue, le parlava delle offese fatte al Suo cuore, delle offese fatte al cuore della Madre che piangeva a sua

volta, e chiedeva a lei, con parole precise, il sacrificio, il dono della sofferenza con queste testuali parole: “Ho bisogno del tuo aiuto”.

Parole che parebbero offensive se Paolo non avesse scritto ai Colossesi: “Sono lieto delle sofferenze che soppor-to per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Dio non ha bisogno di noi, siamo noi che abbiamo bisogno di Dio, ma Gesù domanda collaborazione. Perché domanda collaborazione? Perché sotto la croce c’era il dolore innocente. Sempre, in tutte le visioni, Gesù parla del dolore innocente, del sangue innocente. Sotto la croce il dolore innocente era la Madre Sua immacolata, che con Lui soffriva e pativa e piangeva. Perché il dolore innocente che avrebbe poi percorso i secoli, il dolore dei bambini, il dolore delle persone sante, era racchiuso come un grumo nel cuore di quella Madre che stava sotto la croce. Ebbene, quel cuore di Madre è sempre il medesimo, quelle lacrime sono sempre le stesse, e domanda a noi di condividere tanto amore, tanta donazione, tanta gene-rosità. Che Dio ci aiuti a farlo come lo fece Maria Bolognesi.

82° anniversario della nascita

6 Finestre Aperte

PIAZZA MARIA BOLOGNESI

– inaugurazione –

Al termine della funzione eucaristica i festeggiamenti si sono spostati nella piazza di fronte alla Chiesa; alla presenza del sindaco di Bosaro Remo Randolo, ai sindaci dei comuni dell’Unione Erida-nio, dell’assessore Raffaella Salmaso, in rappresentanza del comune di Rovigo, e delle associazioni di volontariato, è stata inaugurata la scultura commemorativa.

Riportiamo il discorso di Oscar Tosi-ni, vice sindaco di Bosaro, le cui parole evidenziano l’importanza e il senso di questo momento.

“Il grande cuore dei Bosaresi non poteva non ricordare Maria Bolognesi una figlia prediletta qui nata 82 anni fa e battezzata in que-sta parrocchia, e dove sul selciato di questa piazza ha mosso i suoi primi passi.

Maria nostra concitta-dina era una persona sem-plice, vissuta nella più nera miseria; lei che era pove-ra aiutava i poveri, nella sua vita si è adoperata per assistere gli ammalati, i sofferenti, i diseredati, con-tenta quando qualcuno le donava poche lire perché così poteva aiutare gli altri: tanta bontà, tanto amore per il prossimo, non pote-vano rimanere indifferenti al grande cuore dei Bosaresi.

Perciò, grazie al Sindaco, l’ammini-strazione comunale ha deciso di ricordare questa sua figlia prediletta dedicandole questa piazza e, nel tempo stesso, ricor-darla con una scultura marmorea che raffigurasse ciò che lei aveva di più caro oltre a Gesù, il suo Diario, sul quale con meticolosità annotava i suoi pensieri e i suoi incontri con il Signore.

Su questa scultura a forma di libro, che rappresenta il suo diario, è incisa una sua frase che rimarrà nel tempo a futura memoria e perché sia di esempio alle nuove generazioni.

“Voglio lavorare sempre per il bene delle anime, lavorare per i poveri, cercare l’ufficio che più pesa per farne un fioretto ed offrirlo a Gesù in riparazione per tutta l’umanità”.

21 ottobre 2006Parole bellissime che ci fanno capire

quale figura sublime era Maria e qual’era la sua missione, una missione di fratel-lanza, di amore, di bontà, di pace, verso il prossimo.

Ora permettetemi di ringraziare alcu-ne persone che hanno contribuito a rea-lizzare questo evento.

A nome di tutta la comunità Bosare-se e mia personale, vorrei ringraziare: l’Amministrazione comunale, il Sindaco Remo Randolo, il Parroco Don Camillo Magarotto, Padre Tito Sartori Postulatore della Causa di canonizzazione, i sacerdoti che hanno concelebrato, il Centro Maria Bolognesi, i Sindaci dei comuni di Rovigo, Crespino, Guarda Veneta, Polesella e Pon-tecchio, il Comandante Roberto Marinelli della stazione dei Carabinieri di Polesella, la signora Rosa per il suo prezioso aiuto nelle pratiche burocratiche, la famiglia

Mazzetto, il sig. Venerino Tosini che ha disegnato il bozzetto, il sig. Gualtieri l’ar-tigiano di Massa Carrara che ha realizza-to la scultura, il sig. Dario Benetti titolare della ditta Elettrocostruzioni che ha posa-to la scultura sul piedistallo, le maestre della Scuola primaria che avrebbero volu-to accompagnare gli alunni perché fossero testimoni di questo evento storico per la comunità di Bosaro, ma che la pioggia non ha permesso fossero presenti, il Coro Monte Pasubio e la Protezione Civile dei comuni dell’Eridano.

Il mio ringraziamento va a tutti i bosaresi presenti, e anche a coloro che per impegni di lavoro non hanno potuto essere con noi.

Grazie a tutti gli amici di Maria Bolo-gnesi arrivati anche da lontano: Brescia, Pellestrina e da altri comuni del Polesine.

Un ringraziamento particolare a tutti coloro che avrebbero voluto essere qui con noi, specialmente gli ammalati.

Interpretando il vostro e il mio senti-mento che proviene dal profondo dei nostri cuori, vorrei ringraziare Maria per quello che ci ha donato, per averci regalato questa bellissima giornata che ci ha fatto vivere momenti di alta spiritualità e di profonda gioia. Grazie Maria!”.

Prima della benedizione impartita da Padre Tito Sartori, Giuseppina Giacomini, Presidente del Centro Maria Bolognesi, ha consegnato i suoi ringraziamenti: “Non ho parole per esprimere al Signor Sindaco, alla Giunta Municipale e al Consiglio Comunale i sensi di gratitudine che ani-mano il Centro Maria Bolognesi, per la decisione presa di intitolare la piazza antistante la Chiesa parrocchiale di que-

sto Comune a Maria Bolo-gnesi, dove la Serva di Dio è nata e ha vissuto gli anni della sua infanzia, condi-videndo con altri bambini l’esperienza quotidiana.

La preziosità della scel-ta mette in luce la gran-dezza di una Persona che sta innanzi a noi non per nobiltà di natali o per ele-vatezza di cultura, ma sem-plicemente perché decise di essere umile tra gli umili, povera tra i poveri, ricca di quella Fede che attraverso le opere di carità riesce a dimostrare l’amore vero

realizzato nelle piccole opere di bene che si possono compiere giorno per giorno per sollevare e confortare altre persone bisognose e infelici.

La popolazione di Bosaro, che ha voluto riconoscere in Maria Bolognesi la nobiltà vera, con questo riconoscimento non solo glorifica la propria concittadi-na, ma nel contempo onora quanti anche in Crespino, nella città di Rovigo e nel Polesine ebbero modo di sperimentare la generosità e lo spirito di sacrificio straor-dinari con i quali la Serva di Dio volle glorificare il Signore riconosciuto pre-sente nei deboli, nei malati, nelle persone disperate. Tali gesti da Lei compiuti nel nascondimento, oggi vengono proclamati dinanzi a tutti come segno degli alti ideali perseguiti e come esempio alle generazio-ni che verranno.

L’intervento del Vice Sindaco Oscar Tosini

Finestre Aperte 7

82° anniversario della nascitaRimane vivo nel nostro cuore l’auspi-

cio che la straordinaria grandezza spi-rituale di Maria Bolognesi venga presto riconosciuta dalla Chiesa. Quel giorno sarà per noi tutti motivo di grande gioia e per la popolazione di Bosaro sarà altresì di grande onore.

Di nuovo vivissimi ringraziamenti al signor Sindaco, alla Giunta Municipale e al Consiglio Comunale”.

Purtroppo il maltempo ha “disturbato” l’inaugurazione, ma l’applauso caloroso che si è levato dalla gremita “Piazza Maria Bolognesi” ha dimostrato che la pioggia non è riuscita ad affievolire la gioia di questa giornata.

Ci auguriamo che proprio attraverso questo articolo e alle relative foto, vi sia giunto il calore indimenticabile di questo anniversario davvero speciale!

Pubblichiamo due e-mail che ci sono giunte nei giorni successivi alla celebrazione dell’82° anniversario della nascita di Maria Bolognesi. Il fine non è semplicemente quello di “testimoniare” la fama di santità della Serva di Dio, ma anche di trasmettere speranza a chiunque le legga.

gnesi. Mi ricordo del piccolo Marco Ferrari. Per conto mio inizio una novena per la glorificazione di Maria il giorno 17 di ottobre. Scopo: la vita, la salute del piccolo Bernardo (così si chiama).

Il giorno 18 spiego, in chiesa, la situazione. Alla novena si uniscono (iniziano di nuovo) almeno trenta persone. E la novena si fa davanti al SS.mo esposto.

Domenica, 22 ottobre, alla S. Messa delle 11,00 (la più frequentata) abbiamo recitato la formula della preghiera con tutti i parrocchiani, che la ripetono dopo la ‘lettrice’ dall’am-bone. E si prega, e si spera, e si prega e si spera...

Questa mattina, dopo la S. Messa delle 8,00, si avvicina una signora e mi dice che sta pregando giorno e notte per il bambino, invocando la Bolognesi. E mi dice: “Ho ricevuto una telefonata dagli Stati Uniti e mi dicono che il bambino ha passato una notte intera senza problemi, dormendo sapo-ritamente. Padre, sembra che il bambino stia ricuperando, proprio a partire dall’inizio della novena”.

Come capite, siamo forse all’ inizio di qualcosa di buono. Vedremo...

Non posso, per il momento, dirvi niente del tipo di malat-tia, del suo sviluppo... Solo posso dirvi che la novena coinci-de con la data della nascita di Maria Bolognesi (21 ottobre) ... E chissà che succederà... Che Maria Bolognesi faccia ora la sua parte. Ce lo auguriamo tutti. Ciao, un abbraccio, una benedizione.

In Trinitate, vostro con affetto infinito

da Quito (Ecuador): don Aldo Brendolan

Cari Amici,volevo rendervi partecipe delle notizie incoraggianti che

ci arrivano dal Centro per la riabilitazione dove è stato tra-sferito il nostro amico Paolo.

Fino allo scorso venerdì non sembrava cosciente e non parlava, mentre dalla mattina di sabato si è verificato un notevole miglioramento: Paolo è riuscito a dire alcune frasi chiedendo notizie dei familiari. Potete immaginare la gioia della mamma e di tutti quanti e io non dubito che ci sia stato lo “zampino” di Maria. Continueremo comunque a pregare per lui augurandoci di averlo presto in salute. Vi ringrazio per la festosa giornata trascorsa insieme, un abbraccio calo-roso.

da Siena: Fiorella

Carissimi amici di Maria Bolognesi,una benedizione, mille saluti e milioni di auguri.Vi presento velocemente ciò che mi sta succedendo qui

a Quito, nella mia Parrocchia dell’Ascensione (o della Pri-mavera). Un bambino di circa due anni sta male, malissimo. I genitori, due ministri straordinari dell’Eucaristia, se lo vedono perire sotto gli occhi e chiedono preghiere. Questo succede prima del mio arrivo dall’Italia. Il 21 settembre arri-vo a Quito, con la sorpresa di dover diventare parroco.

I parrocchiani mi informano del caso. Il bambino è già stato trasportato in un ospedale degli Stati Uniti, perchè, sembra, qui le cure non sono sufficienti...

Alla mente mi raggiunge l’idea di pregare Maria Bolo-

Lo stesso giorno accadeva...

La benedizione della scultura commemorativa

8 Finestre Aperte

UNA POESIA PER IL NATALELe poesie premiate

Anche questa volta non è stato facile scegliere, ma ecco qui le poesie premiate. Purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con lo “spazio”, perciò in questo numero non possiamo dedicare più di due pagine alla nostra rubrica sulla poesia, ma ci teniamo a ringraziare tutti i partecipanti – circa 60 – perché ogni loro componimento resterà un addobbo speciale appeso nei nostri cuori: “Sulle Ali della Poesia” ci sta regalando l’opportunità di venire a contatto con la sensibilità straordinaria che caratterizza i poeti.

SEGNALAZIONE SPECIALE “PRESEPE”

FILASTROCCA DI NATALE

M. Ivana Trevisani Bachdi Albisola Capo (SV)

C’era una volta un piccolo presepe nel vano profondo di una finestra; guardava l’inverno e la tormenta, sibilava di spifferi e di correnti.Aveva, per sfondo, un vetro incrinato con rami di gelo e felci di brina.Aveva, per neve, un po’ di farina.

Eran fatti di muschio il prato e la siepe,di carta da zucchero la volta del cielo,di carta da pane era il terreno,d’un coccio di specchio il laghetto con l’oca.Era fatta di paglia la piccola stallae la strada sinuosa di polenta gialla.

C’era una volta un presepe piccinonel freddo vano di una finestra:poche figure scolorite dal tempoe una cometa di carta d’argento,le braccia al cielo del biondo Bambinoe il fragrante profumo di un mandarino.

Musicale e ben ritmata, la poesia, verso dopo verso, immortala fotogrammi di prese-pe. Leggendola sembra di rivedere uno dei tanti presepi costruiti da Maria e per i quali riceveva premi, che faceva ritirare a qualche bambino povero.

L.M.

SEGNALAZIONE SPECIALE “SIMBOLOGIA”

TRA VETRI(a un’amica incontrata a dicembre)

Gian Domenico Mazzocato di Treviso

Sei entrata, ancora ieri, nella serrascaldata dal sole di dicembre

Le vetrate (alte, tra cornici di ferro)il profumo tagliente dei limoni in attesae tu, impaurita sulla sogliache cercavi qualcosa con un sorriso silenzioso

Che groviglio, nel ricordo, di noidelle nostre immagini. Se siapiù vero un simulacrointuito oltre le vetrateo se resista meglio,indurito dalla solitudine,il ricordo asprodi ciò che davvero eravamo

Forse resiste più a lungol’odore aspro dei limoni,la tua fragranza solare e decembrinacustodita da una teca di cristallo

Abilissimo l’autore che, senza nominare il Natale “retorico”, con l’inventiva di un incontro d’amicizia, svela la Maternità della Madonna e il “compito” del Figlio: il limo-ne nella simbologia artistica rappresenta la Verginità e la Salvezza perché la croce di Gesù era di legno di cedro!

L.M.

“UNA POESIA PER LA PRIMAVERA”Nuovo numero, nuova tematica. Inviateci, entro il 10 febbraio 2007, le vostre poesie ispirate alla Primavera – intesa in ogni sua sfumatura – che non superino i 30 versi, in un’unica copia, corredata delle proprie generalità e dall’autorizzazione al trattamento dei dati personali.Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file doc.), e ricevere informazioni, rivol-gersi a:

Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

Telefax: 0425.27931

e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it

AMORE

Maria Rosaria FonsoAdria (RO)

Sui sentieri del Tuo Presepioancoral’ignudo,l’affamato,il forestiero,l’assetato,lo schiavo...

Ancora.

E Tuancoravieni!

Con pochi versi incalzanti e “squarci” della Pasqua che verrà, l’autrice catalizza l’essenza del S. Natale: il Gesù Amore, ieri, oggi, domani e sempre!

L.M.

SEGNALAZIONE SPECIALE “GIOVANE”

SCENDE LA NOTTE

Federica Cavessago di Arquà Polesine (RO)

Scende la notte,appaiono le stellebrillano nel cielo come comete.

Sicuri e pieni di gioianoi chiediamocome raggiungere la mangiatoia!

Lì splende per noi un Angelo Santoche ci renderà la vita un incanto.

Pastori, donne e magi,vengon tutti da te a pregareed io al mondo interovorrei dire Buon Natale.

Poesia ben ritmata, profonda nella sua essenzialità e con passaggi ben strutturati. Leggendola non si immagina che l’autrice abbia solo dieci anni.

L.M.

Finestre Aperte 9

Sulle ali della PoesiaNATALE

Vincenza Cucco di Firenze

... Calore per sciogliere la nebbiache attacca come colla alle mie ditale ragnatele che vorrei strappare.Mutare angoscia in pensierimuto dolore in parole vive;illuminare il fondo del pozzo di colori...

Ma quanto crudelea volte l’indifferenzaignorando uccide,mentre bagliori di fatue felicitàvestite a festasommergonoe non c’è isola che raccolgauna piccola stella sperdutanell’infinito dolore del Sole.

E se non muta il soleil buio della notte,e se non mutano lacrime del cieloquel che vano rende ogni doloree impossibile ogni amoreperché mai...vagare in questa desolata spiaggiaaffollato desertodi scintillanti conchiglie vuotea piangere ancora lacrime antiche.Oh, quando verrà Natale?

Attraverso l’emotiva osservazione della real-tà, l’autrice dietro al quesito finale comunica l’irrompente esigenza che lo spirito buono del Natale ci accompagni tutto l’anno.

L.M.

NATALE

Giuseppina Ranalli di Candiolo (TO)

Danzano le notedi un canto di Natale.Rimbalzandosui cristalli di ghiaccio dei pinipercorrono agilicorridoi misteriosi,e tra i boschie tra le casegiocano emettendo suoni cristallini.Il vento,scivolando dalle gelide vettemi porta la magica sinfonia,e mentre addobboil mio albero a festami rattristo,pensando a chiquella musicanon potrà udire.

L’autrice ci fa ascoltare, quasi in una sine-stesia, i suoni magici del Natale: essi però non restano rumori fatui ma motivo di una riflessione altruistica.

L.M.

NOTTE DI LUCE

Elio Trombinidi Lendinara (RO)

Notte di luce stanottea rivestire l’amore di carne.Ave giovane Donna,col tuo sì coraggioso e forteinizia la danza della vita.

Evento attesoa redimere la creta mortale.

Tu Giuseppe fatti guanciale,con Maria riaccendila mia ingrata rispostaall’amore.L’anima esulti,nella notte stellata,della Sua silenziosa venuta,ch’io veda e trovi...

Perdona Signorecon quanta debolezzauso la Tua forzae aiuta il mio germoglioa rinverdire.

I versi del poeta, in dialogo con la Sacra Famiglia, catturano la luce salvatrice del Natale fino a sgorgare in una preghiera di aiuto.

L.M.

SEGNALAZIONE SPECIALE “DIALETTO”

LA NASCITA DE GESÙ

Ivano Giordanidi Roma

Scappate, disse n’angelo a Maria.Erode vòle uccide er Bambinello!E si ve trova qua farà n macello.Sbrigateve. Dovete fuggì via!

Giuseppe, pe evità ‘sta brutta sorte,a fette1, trascinanno er somarello,portò Maria ‘n cerca de ‘n Ostello;ma tutti je sbaraveno le porte.

Volle er destino c’arivò ‘n pastorear quale j’era giunta la novella.Sta storia -disse- m’ha spezzato er core.

Venite! Ci’ò ‘na stalla. Nun è bella.Ma lì de fatto nacque er Redentore ,ner mentre ‘n cèlo s’allungò ‘na stella.

1 a piedi

In questa poesia la Nascita assume, grazie al “romanesco”, toni colorati e folcloristici: ottima la capacità di coinvolgere il lettore cogliendo l’essenziale della vicenda – ma senza sbiadirlo – che cambierà il mondo!

L.M.

L’ULTIMO NATALE

Rita Manzara Sacellinidi Trieste

Attende mutonascosto nel tuo tempol’ultimo Natale.

Con passo lieveporterà come sempredita di gelo.

Intorno al fuocoscioglierà il tuo temposenza tristezza.

Nei giorni fredditorneranno abbraccicaldi di cuore.

Notti di neveti doneranno sognida spendere per poco.

Il suo segretotoglierà silenziosoattese vane.

Altre stagioniormai dimenticatenon torneranno.

Domani forsenon potrai raccogliereil bucaneve.

Ora riposa,sorridendo nel buio,sonni leggeri.

L’autrice ci offre una serena e per niente macabra riflessione sulla morte che ci stimola ad apprezzare ogni S. Natale come un dono.

L.M.

SEGNALAZIONE SPECIALE “ORIGINALITÁ”

Ursula Schmidtdi Presicce (LE)

Il Nataleè una poesiola;fresca frescacome la rugiadaè il fanciullo che la racconta.

Solo sedici parole sono bastate all’autrice per immortalare, con brillante originalità, il senso poetico del Natale che rinfranca lo spirito!

L.M.

10 Finestre Aperte

Alle ore 20.30 presso il Teatro comunale, si è tenuta la cerimonia di pre-miazione del Concorso letterario e di dise-gno “PAROLE DI BONTÀ”, riservato agli alunni della Scuola Elementare del luogo.

Il Premio, organizzato dal Comune e dal Centro Maria Bolognesi e appoggiato dalla Parrocchia e dal dirigente scolastico prof. Zucchini, era strettamente collegato all’in-titolazione della Piazza a Maria Bolognesi, perciò il primo obiettivo era di coinvolgere i bambini - e attraverso di loro, le famiglie – in questo evento di cui era protagonista

la loro Comunità: è necessario rivalutare il senso di appartenenza alla realtà “paese”, istituzione e patrimonio culturale e sociale che, purtroppo, l’età moderna sta sgreto-lando.

L’altra finalità del Premio, è alimentata dalla figura stessa di Maria Bolognesi, oltre al fatto che l’intitolazione della piazza non è solamente una scelta di toponomastica ma un modo per preservare la storia locale, que-sta compaesana si propone come un modello di bontà per tutti.

Con questo spirito si è scelto di classifi-care con la forma ex-equo, cinque premiati e cinque segnalati evitando di alimentare ogni forma di competizione e i premi sono consistiti in utile materiale scolastico. Tutti i partecipanti hanno ricevuto un libro, un quaderno creato per l’occasione e il diploma di partecipazione: tutti a modo loro hanno contribuito aggiungendo il loro ingrediente personale a questa ricetta di bontà.

Ma cos’è la bontà oggi? Forse un termi-ne che rispolveriamo solo a Natale, insieme alle decorazioni dell’albero? Spesso per imprinting associamo la bontà a qualcosa da mangiare, un cioccolatino ad esempio. Com-piendo un percorso riflessivo all’incontrario

20 ottobre 2006 - Teatro comunale di Bosaro (RO)

Premio PAROLE DI BONTÀ

W LA BONTÀcerimonia di premiazione

si può dunque dire che “bontà” è qualcosa che ci piace. Allora perché non scegliamo di “piacerci”, cioè di essere buoni?

La società ci propone un binomio nega-tivo: buono-perdente, perché l’importante è vincere e questo fine giustifica ogni mezzo. Alla luce di questa realtà la prima edizione del premio ha avuto come tema «Quando sarò grande...»: un tuffo nelle aspirazioni di questi bambini, per stimolarli a fondare sulla bontà i loro sogni.

A tal proposito viene spontaneo citare una frase di Maria Bolognesi, sgorgata dal

suo cuore in tene-rissima età: “Gesù quando sarò grande, vorrò tanto bene a tanti bambini, specie se saranno poveri e senza papà”. Ecco, questa preghiera era il progetto di vita della Serva di Dio, un progetto realizzato in tutto il suo splendore

di bontà e amore.Che cosa sognano invece questi bam-

bini, che corrono sulla stessa terra dove ha mosso i suoi primi passi Maria Bolognesi? Valutando i lavori dei partecipanti ha colpito come pochi di loro esprimano chiaramente le loro aspirazioni per il futuro. Eppure credo che ognuno di noi ricordi di aver avuto un sogno, magari strampalato come quello di andare sulla luna.

Come dare torto a questi uomini e donne del futuro: basta ascoltare un TG per far impallidire la voglia di sognare. Deve essere un campanello d’allarme per noi adulti: dobbiamo ridare i sogni e le speranze ai bambini, impegnarci a proteggere la loro infanzia perché non smettano mai di fare “Oh” come dice quel-la famosa canzone.

Anche in questo Maria Bolognesi ci è di esempio: nella sua vita è stata madre per i suoi fratellini e per ogni bambino bisognoso; ha fonda-

to una scuola privata per dare un futuro ai bambini poveri, ha salvato un bambino dal sicuro annegamento a rischio della sua stessa vita, ha pregato incessantemente per la guarigione di tanti piccoli e persino dopo la morte ha continuato a dimostrare il suo amore per i bambini come lo dimostra il libro “IL SOGNO DI MARCO” che è stato donato ai ragazzi partecipanti.

“Parole di Bontà” dunque ci ha voluto ricordare che “Ama il prossimo tuo come te stesso” vissuto così intensamente da Maria Bolognesi è un comandamento non solo del cristianesimo ma della nostra intera civil-tà, fondamentale per costruire un mondo migliore, per noi e per i nostri figli, dove non valga solo la legge “Mors tua, vita mea”!

Durante la serata, presentata dalla poe-tessa Ludovica Mazzuccato, è stato possi-bile apprezzare i componimenti premiati e segnalati e ammirare tutti i disegni dei bambini. Alla premiazione sono intervenuti il Sindaco di Bosaro, il Signor Remo Rando-lo che si è detto molto soddisfatto dell’esito del Premio, Don Camillo Magarotto parroco di Bosaro, Mons. Daniele Peretto vicepostu-latore della Causa di Canonizzazione della Serva di Dio e la Dott. Giuseppina Giacomi-ni Presidente del Centro Maria Bolognesi. Anche la maestra, signora Simonetta Coltro, ha auspicato che questa esperienza si possa ripetere l’anno prossimo.

Alla Scuola Elementare di Bosaro sono stati donati un modellino di corpo umano e numerosi libri per arricchire la biblioteca.

Riteniamo interessante pubblicare i lavori vincitori: perché essi emanano quella freschezza e semplicità propria dei bambini, qualità che ogni adulto dovrebbe continuare a coltivare in se stesso.

La giuria: da sinistra, Ludovica Mazzuccato, Remo Randolo, Don Camillo, Don Daniele, Giuseppina Giacomini

Finestre Aperte 11

Segnalati

classe 1a ALICE MASIERO disegno “IO AIUTO LA MAMMA”

Alice, con spiccato senso delle proporzioni, ha immortalato sé stes-sa, in cucina, mentre aiuta la mamma nelle faccende.Il colore arancio dell’interno è azzeccato perché riesce a trasmettere il calore dello spaccato familiare che traspare dalla casa, lasciandosi ammirare nella sua semplicità.Il tavolo, al centro della stanza, su cui sono appoggiati un fiore in vaso ed una tazzina, diventa altare di quella bontà quotidiana di cui Alice è testimone e divulgatrice spontanea!

classe 2a GAIA BIMBATI disegno “AIUTIAMOCI TUTTI”

Sotto il grande albero, emblema della vita, due bambine: una sostie-ne per le spalle l’altra che sta per cadere. Gaia è stata brava a cattu-rare l’idea dell’aiuto nel frangente di un’azione. Indovinato anche lo sfondo: un cielo azzurro tempestato di uccelli in volo, che nel linguaggio della pittura rappresentano l’anima. Così l’anima buona di Gaia vola nel cuore di chi ammira il suo disegno, contagiandolo!

classe 3a PIETRO NALIO racconto “ RACCONTO DI BONTÀ”

Storiella fantasiosa e ben strutturata, ci ricorda come alle volte basti un piccolo gesto di bontà come un semplice abbraccio per “riaccen-dere” la speranza nel cuore del nostro prossimo. Quante lucciole come Marica ci capita di incontrare lungo il nostro cammino e non siamo disposti ad aiutarle? Per costruire rapporti umani duraturi dobbiamo donare almeno un po’ di noi stessi agli altri!E se ci capita di sentirci come la lucciola Marica, non dobbiamo perdere la fiducia: da qualche parte incontreremo un cuore buono come quello dell’autore.

classe 4a GIOVANNI MARCHETTO racconto “PREGHIERA A MARIA BOLOGNESI”

Questo componimento colpisce per la sua profondità. Giovanni, con consapevolezza, ci ricorda che possiamo e dobbiamo chiedere aiuto per diventare sempre più capaci di compiere gesti di bontà. Il cuore dell’autore si sente vicino alla figura di Maria Bolognesi, alla quale si appella con grazia e dolcezza: per essere profusori di bontà bisogna attingere energia dalla fonte giusta! Accattivante anche l’idea dell’acrostico!

classe 5a MATTIA ZAMPIERI disegno “AIUTO LA MAMMA”

Una cucina, ben delineata, in cui Mattia si auto-ritrae con una botti-glia in mano, indaffarato ad apparecchiare la tavola.Colpisce che l’autore abbia raffigurato le proprie gambe in movi-mento ad esprimere che le sue non sono solo “buone intenzioni”, ma fatti concreti, nei quali si impegna quotidianamente.La mancanza nel disegno della figura materna, citata nel titolo, si può interpretare come segno di responsabilità: Mattia non ha bisogno della presenza di un adulto per sentirsi spronato ad agire nel bene. Mattia continua così: sia nel disegno che nell’aiutare la mamma!

Una bellissima lucciola di nome Marica non riu-

sciva più a splendere come le altre lucciole. Mari-

ca decise quindi di partire perché si vergognava

ad andare in giro di notte senza più risplendere.

Partì e volò via lontano, passarono i giorni e lei

non aveva ancora trovato nessuno pronto ad aiu-

tarla. Ma un giorno trovò una lucciola che l’aiutò

abbracciandola forte. Divennero tanto amiche e

non si separarono più.

Cara Maria Bolognesi, tu che eri molto buona e aiutavi le persone che soffrivano facendo per loro anche dei viaggi molto lunghi, ti volevamo chiedere se potevi aiutarci a fare del bene, come hai fatto tu, ai poveri bisognosi che non possono permettersi quello che noi abbiamo. Non sempre noi siamo pronti a fare del bene ma con il tuo aiuto potremo riuscire ad aiutare i bisognosi come i disabili. Fai in modo che tutti i bambini del mondo abbiano una famiglia, un amico e dei giocattoli con cui giocare che non ci sia più la guerra al mondo ma che ci sia la pace fra noi.Aiuta anche tutti noi ad amare Dio come lo amavi tu.

12 Finestre Aperte

Vincitori ex-aequo

classe 1a ALESSIA BONVENTO disegno “AIUTO LA MIA FAMIGLIA”

Alessia con cura dei particolari che denota un buono spirito di osser-vazione, si ritrae intenta ad aiutare la mamma nell’apparecchiare la tavola. Il lampadario acceso, malgrado fuori brilli il sole, racconta l’importanza della famiglia come punto di riferimento per l’autrice.Colpisce la casa quasi sospesa nell’aria e non disegnata sullo stesso piano del prato e dell’albero: per Alessia la sua casa è un nido sicuro. Da sottolineare che l’autrice si è dipinta sorridente, così Alessia con questo disegno entra nel vivo della Bontà: aiutare gli altri rende felici!

classe 2a VITTORIA FELISATTI disegno “IO SALVO MIA SORELLA”

Quasi in una sorta di fumetto, l’autrice ci racconta un episodio pro-babilmente accaduto, mostrandoci la sua amorevole attenzione per la sorellina, in pericolo poiché sta scendendo le scale da sola. Vittoria, prontamente, avverte la mamma che la ringrazia. Lampante nel dise-gno la somiglianza, tranne per l’altezza, tra se stessa e la mamma: per Vittoria la figura materna è un forte punto di riferimento in cui identificarsi. La scelta di colorare il pavimento di giallo esprime la solarità di Vittoria che, aggiungendo un quadro e un lampadario, manifesta un buon senso dell’estetica. Questo disegno ci svela un petalo del fiore bontà: l’altruismo quotidiano!

classe 3a MATTEO CAVESSAGO racconto “QUANDO SARÒ GRANDE”

Attraverso questo racconto, Matteo, esprime tutta la sua generosità e capacità di comprendere e vivere l’amore verso il prossimo.Maria Bolognesi diventa esempio di vita per l’autore che però rico-nosce il suo limite: la pigrizia. Proprio questa spontanea ammissione e il suo successivo proposito di impegnarsi ad essere più buono, sono chiara dimostrazione che per Matteo non sono solo parole: la bontà è, e sarà, un ingrediente fondamentale della sua vita!

classe 5a MARIAGRAZIA TONZIELLO racconto “I MIEI DESIDERI”

Già la calligrafia tonda e proporzionata ci manda un messaggio: l’autrice è una sognatrice dal temperamento deciso. Ecco dunque che il suo sogno di cantare nel coro si è realizzato e per Mariagrazia cantare diviene un modo per “ricaricarsi” l’anima. Toccante il suo amore per i bambini portatori di handicap: l’autrice spiega chiara-mente perché essi siano da considerare “diversamente abili” senza nemmeno usare questo termine. Ecco dunque il sapore della bontà: aiutare gli altri ci arricchisce interiormente. Il finale poetico rivela la creatività di Mariagrazia, oltre ad una buona capacità espressiva: talento da coltivare!

Quando sarò grande vorrei aiutare i bambini malati, quelli ciechi,

sordi e quelli muti. Però voglio aiutare anche le persone che hanno

problemi e quelle che sono povere.

Ho raccontato questo perché Maria Bolognesi ha avuto tanto

amore per persone e tanto affetto verso di loro. Anch’io vorrei

diventare come lei ma non so se ci riuscirò perché sono un po’

pigro e quindi non riesco a fare tante buone azioni. Adesso mi

impegnerò a farne tante. Comincerò a fare il bravo a casa e a

scuola; con i miei amici, mi impegnerò a raccogliere dei soldi

per aiutare quelli che non hanno nulla e che desiderano vivere

meglio. Però chi aiuta i malati è anche molto gentile perché fa

un gesto di bontà.

Quando ero piccola, amavo cantare. tutte le domeniche, quando andavo alla

Santa Messa mi veniva voglia di cantare, per lodare il Signore. Dopo un po’

di tempo mi sono unita nel coro, adesso che canto mi sembra di volare in un

cielo senza confini, con angeli piccoli e grandi che cantano, implorano Gesù,

nostro Signore. Sentivo che qualcuno o qualcosa mi diceva che sarebbe

stato bellissimo cantare, ed è vero e molto bello. Da grande, avrei un mondo

di desideri da realizzare, ma quello che sta “nel podio” è questo: insegnare

ai bambini che non parlano, che non sentono e che non vedono; che anche

loro pur avendo quei “problemi”, possono sapere che mettendoci tutto il loro

impegno possono essere come noi bambini “sani”. Non bisogna che si senta-

no esclusi, perché anche noi possiamo imparare molte cose da loro.

Spero che il mio sogno si realizzi, perché a me piace aiutare gli altri.

Nelle ali dorate degli angeli, c’è scritta una frase: aiutare non costa nulla.

Vorrei scorgere in ogni cuore un pizzico d’amore e fraternità per tutti!

Ecco questa è la verità: che ognuno prenda la sua strada, che il Signore

gli consegnerà!

classe 4a DAVID MAGNANI racconto “I MIEI GESTI DI BONTÀ”

Con questo racconto David, manifesta una straordinaria sensibilità e un approccio realistico con i fatti di cronaca. L’autore si preoccupa dei bambini che non sono fortunati come lui, ma anche delle perso-ne anziane. David dipinge, con le sue parole, una sfumatura della bontà: la sensibilizzazione di fronte alle altrui sofferenze e dunque, la pietà.Colpisce l’augurio finale: si può essere operatori di bontà anche portando la speranza agli altri.

Noi bambini siamo spesso presi dalla scuola, dal gioco, dallo sport e viviamo una vita piena

di benessere. In quei momenti non pensiamo a quei bambini che non hanno niente. Quando

fanno vedere per la televisione i filmati di quei bambini mi commuovo e quando fanno

vedere che sono senza genitori mi dispiace. Noi a volte non riusciamo ad apprezzare tutte

quelle cose belle che abbiamo e soprattutto una cosa molto importante: una mamma e un

papà vicini. Il mese scorso ho seguito il caso di quella bambina bielorussa senza genitori

che ha vissuto un periodo in Italia; quando è stato il momento di ritornare nell’orfanotrofio

al suo paese non voleva più partire. Questo mi ha fatto capire la sofferenza che alcuni

bambini vivono. Mi dispiace anche quando vedo immagini di bambini che hanno fame e

non hanno da mangiare, che sono ammalati e non hanno medicinali per curarsi. Quando

posso do qualche soldino in offerta. Io e la mamma abbiamo raccolto alcuni vestiti a me

diventati piccoli e li abbiamo portati ad una comunità che si occupa di farli avere ai bam-bini bisognosi. Quando sarò grande mi piacerebbe aiutarli più spesso, magari adottando

un bambino a distanza. Non ci sono solo bambini che soffrono ma anche persone anziane,

abbandonate da sole o nelle case di riposo. Queste persone soffrono tanto di solitudine

e mi piacerebbe, un giorno quando sarò grande, poter fare a loro un po’ di compagnia.

Quando ero piccolo la mia bisnonna trascorreva parecchi giorni con noi. Io e lei giocavamo

spesso insieme e così ci facevamo compagnia a vicenda. Spero e auguro a tutti coloro che

soffrono un futuro migliore.

Finestre Aperte 13

Dal 1983 - data di nascita del “Centro Studi - Maria Bolognesi” in Oderzo - ho nel cuore il nome di Maria, ora Serva di Dio. Mi sono ripromesso di collaborare con il nostro giornale “Finestre Aperte” proponendo una rubrica, nella quale dovranno riscontrarsi e riproporsi pensieri e valori oggi spesso dimenticati. Io inizierei questo dialogo con Rovigo dando doverosamente la parola, per primo, a colui che ci aiuta a vivere il pensiero cristiano e ci guida e ci sprona all’obbedienza ai Comandamenti e alla pratica costante e più consapevole dei Sacramenti: il nostro Par-roco-Abate del Duomo di Oderzo, mons. Piersante Dametto. Fra le tante e sagge omelie e pensieri di fede di questo nostro dinamico e caro “pastore”, ho scelto ciò che a me pare più consono all’analisi dell’attuale momento di disorien-tamento, che vivono molti cristiani e della crisi esistenziale di molta parte delle nostre generazioni. Il titolo ed il contenuto di questo primo articolo dovrà farci riflettere, credere e mettere in pratica quanto in esso viene suggerito, affinché si possa far fronte alle lotte, ai pericoli, dubbi, tentazioni, che ci sono “proposti” quotidianamente. (F.G.)

Filo diretto con Oderzo

DA ODERZO A ROVIGO: per conoscerci ed amarci di più

del “fai da te”, anche la preghiera e la celebrazione liturgica che, più che aprirci a Dio e al Suo mistero, diventano occa-sioni di gratificazione superficiali e di spettacolo.

La Messa allora non ha valore per quanto significa ma per le esteriorità delle cerimonie e del canto, pure impor-tanti se finalizzati al mistero celebrato e alla partecipazione dei fedeli.

Quanta fatica a far capire questo a giovani e adulti e quanta fatica a farlo capire agli sposi che tendono a trasfor-mare la celebrazione del matrimonio in spettacolo.

Ma la mentalità del “fai da te” trova oggi il suo aspetto più grave nelle scelte morali dove si vuole decidere ciò che è bene e ciò che è male, senza riferimento, alla legge di Dio e all’insegnamento della Chiesa che non vengono neppure presi in considerazione, scartati in partenza come sorpassati e inattuabili.

Non si esclude che ci possano essere delle difficoltà non semplici, per esem-pio nel campo della sessualità e in altri

CRISTIANO FAI DA TE

Papa Benedetto XVI, parlando ai giovani nella Giornata della Gioventù, a Colonia, li ha esortati a non essere cri-stiani “fai da te”.

Che cosa significa l’espressione? Ce lo possono spiegare le parole di una canzone che dicevano: “A modo mio ho bisogno di pregare anch’io”.

Essere cristiani “fai da te” significa ridurre la fede, la preghiera, la morale soltanto alla misura del proprio “io”, tentazione molto facile nelle mentalità di individualismo esasperato e di relati-vismo morale che privilegia le emozioni più che la verità.

Il “secondo me”, il “mi piace non mi piace”, il “mi interessa e il non mi interessa” dominano sovrani anche nella esperienza religiosa.

In base a ciò si selezionano le verità della fede, si dimenticano pagine del Vangelo e ci si può creare un Gesù di comodo.

Una questione già presente ai tempi di San Paolo che avvertiva: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circon-deranno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutandosi di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”.

Parole che sembrano adattarsi per-fettamente al famoso “Il Codice da Vinci” che ha furoreggiato in questo tempo.

Ma non solo la fede corre il rischio

campi; ciò che fa problema è il rifiuto di riflettere su come la legge di Dio è per il bene e la felicità vera delle persone.

Dobbiamo constatare che un tale disordine morale atrofizza la coscienza e tarpa le ali ad ogni senso di responsabili-tà e di cammino spirituale.

Per rispondere alla mentalità del “fai da te” dobbiamo affermare che la fede ha certamente una dimensione personale perché il messaggio cristiano è offerto a delle persone intelligenti e libere.

Per essere meglio assimilato ha biso-gno della riflessione e della adesione con-vinta: è questo lo scopo di una catechesi approfondita e sistematica che purtroppo è venuta a mancare nel nostro tempo.

È necessario, tuttavia, ricordare che noi abbiamo bisogno anche di sicurezza nell’accogliere la verità cristiana per non crearci una fede a nostro uso e consumo ed è necessario sapere che essa ha anche una dimensione comunitaria che costi-tuisce i credenti in una comunità che testimonia questa sua fede. Per questo il Signore ha voluto il magistero del Papa e

dei Vescovi al quale dobbiamo offrire il nostro ossequio obbediente.

Per questo ancora assume tutto il suo valore la Tradizione della Chiesa, che non significa tradizionalismo anco-rato al passato, ma fedeltà al messaggio di Gesù sempre uguale di generazione in generazione e sempre nuovo, perché capace di interpretare il divenire della storia alla luce della verità di Dio.

Don Piersante

14 Finestre Aperte

di Elena Girelli Ellinwood

Dr. Elena Girelli Ellinwood proviene dall’Uni-versità della California dove ha collaborato alla ricerca nel campo della letteratura comparata.

Premesso che il comparato è tutto ciò che è espresso, p. es. un libro su un certo fenomeno, una statua su un concetto filoso-fico, una musica su una storia ecc.. in questo campo c’è ancora tanto da estrarre per il bene morale dell’umanità ed è noto il mio interes-se per la sociologia dell’arte, e nel ruolo dell’arte per descrivere il non ancora creato e per dare forza ad un futuro migliore.

Sul mio cammino di persona, cammino umano non certo sem-plice, mi sono imbattuta durante un’esperienza di volontariato socio sanitario nella figura della Serva di Dio Maria Bolognesi e me ne sono avvicinata sia conoscendone la vicenda umana e spirituale che quella della sua espressione artisti-ca e figurativa. Come collocarne la figura e la produzione per meglio apprezzarla e farla conoscere?

Certamente nell’ambito di un contesto internazionale che stiamo vivendo anche se indirettamente, un contesto internazionale nel quale si deve focalizzare l’attenzione sui valori semplici come la solidarietà, la sobrie-tà di vita, l’umano al di sopra del materiale e sul valore della pace, per chi lo può capire è un discorso di una certa urgenza, un messag-gio che non senza sforzo Maria Bolognesi, di cui mi sento onorata poter parlare, si è fatta da tramite come strumento docile nelle mani di Dio. Certamente senza un “Role model” un modello prestabilito da seguire, una trac-cia sulle cui orme camminare.

In tutto questo è emersa l’arte di Maria Bolognesi, e non è poco, se è riuscita a lasciarci diverse opere con l’umanità e la semplicità della vera Serva che nel profondo sa di lasciare una piccola grande umile e indelebile impronta nei posteri. Alla luce di queste importanti premesse possiamo ammi-

rare i suoi quadri, degni di qualsiasi mostra perché messaggio per noi di luce e pace e per coloro che lei predilegeva, coloro che nel solco dell’emergenza sapevano che la vita nata per fede deve proseguire per fede.

Come percepire il ruolo della sua arte in un contesto di decostruzione surrealista, in un mondo in cui le certezze non son più tali, lei che aveva vissuto nelle case degli altri, che proveniva da un’unione irregolare, cosa ci può dire? Perché abbiamo bisogno di lei, una donna delicata e forte, delle sue lacrime che ci rinforzano? Se la concepia-mo come sorella, interpretare la sua arte è

naturale, l’arte di qualcuno che è delicato e forte, umile e nobile d’animo, tutti i valori di cui il mondo moderno è assetato. Questa arte semplice, questo stile innocente, come la stessa arte (intesa come messaggio) è un messaggio di sopravvivenza, di continuità,

dell’umano sul materiale, di “filopsichia” amore per la vita. Prendiamo la mano che Maria Bolognesi ci tende con le sue nobili opere e uniamoci in una catena di solidarietà con chi lei amava e alla luce di tutto questo il messaggio di pace di Maria è urgente; lei che era vissuta nell’ombra dei pregiudizi senza mai essere conosciuta come artista, e per le sue vere potenzialità, era stata l’artista di Dio ed è per questo doppiamente interessante.

Arte come messaggio, parliamo di uni-cità e pluralità dell’arte: fra le migliaia di persone ce n’è una a cui il messaggio è rivolto personalmente, anche se tutti lo pos-

sono captare ed è qui la potenza dei suoi alberi, dei suoi uccelli. Sono uccelli osservati nella loro intimità esistenziale, nelle scene NAIF dei dipinti di Maria Bolognesi. E se riusciamo ad estrarre questo, credo che avremmo esaudito il suo più profondo desiderio di arricchirci di quello che lei aveva da comunicare per i nostri bisogni di ora, per la nostra sete visiva di ora. Ecco per-ché è una produzione artistica che va illuminata ed interpretata, perché ne abbiamo bisogno per i sofferenti, i poveri, i disabili che forse nel mondo aspettano questi colori, que-

sti alberi e questi uccelli. Speriamo quindi che il messaggio di arte e di pace di Maria Bolognesi sia portato anche in terre lontane con il riconoscimento da parte della Chiesa delle doti spirituali della Serva di Dio.

Maria pittrice

Approccio comparato alla lettura artistica

delle opere di Maria Bolognesi

Dipinto ad olio di Maria Bolognesi

�����������������������������������

�������������

������

CopertinaPM.indd 1 28-09-2006 16:16:33

�����������������������������������

�������������

������

CopertinaPM.indd 1 28-09-2006 16:16:33

UNA FAVOLA SOTTO L’ALBERO

Finalmente la guarigione prodigiosa di Marco Ferrari è diventata un libro! “IL SOGNO DI MARCO” ora potete leggerlo tutti, grandi e piccini: le parole dell’autrice, Carla Ferrari, zia di Marco, arrivano dritte al cuore portando il loro messaggio di speranza.La favola, interamente illustrata con disegni a colori, affronta con grande abilità l’accettazione della soffe-renza quando colpisce i bambini.Il libro è corredato dalle toccanti testimonianze dirette di Marco e del papà.Chi desiderasse ricevere informazioni può contatta-re il Centro Maria Bolognesi.

Finestre Aperte 15

A Maria Bolognesi

c/o Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49

45100 ROVIGO

Maceió - Brasile, 4 settembre 2006

Carissimi amici,ringrazio per l’aiuto che mi state dando e chiedo al nostro

amato Dio che benedica voi, il Centro Maria Bolognesi e tutti coloro che collaborano in questa opera.

Tutti i giorni siete nelle mie preghiere di ringraziamento per questo prezioso aiuto al piccolo Giona Gabriele.

Giona cresce bene e frequenta già una scuola materna. Purtroppo non riuscia-

mo ancora a risolvere il problema della vista “ridotta” (gli mancano 5 gradi e mezzo in ciascun occhio) e dello strabismo dell’occhio destro, oltre alla carenza di ferro che non si normalizza, nonostan-

te tutti gli sforzi medici.Chiedo scusa

per gli inconvenienti causa-ti dalle leggi brasiliane riguardo

al versamento dell’aiuto economico inviato trimestralmente.

Ringrazio di cuore quanto mi avete mandato tramite Madre Elena. Un frater-no abbraccio nel Signore,

Maria Cicera Lisboamadre di Giona

Carissimi amici,vi ricordate nello scorso numero di Finestre Aperte la

toccante poesia della signora Maria Grazia Basso, di Rovi-go, intitolata, “Un figlio Tuo” e dedicata al nipote Diego?

Il 24 ottobre 2006, Diego Argenti è tornato alla Casa del Padre. Ci sentiamo vicini al dolore della famiglia e preghia-mo affinché il sorriso di Diego, anche da lassù, continui a regalarci speranza. La Redazione

La POSTA di MARIA

Comunicazione per chi riceve Finestre Aperte

TUTELA DATI PERSONALI

Nel rispetto di quanto disposto dal D. Lgs 196/2003 Le comunichiamo che i suoi dati fanno parte dell’archivio elettronico del Centro Maria Bolognesi e saranno usati esclusivamente per comunicarLe le nostre iniziative.In qualsiasi momento e gratuitamente Lei potrà richiedere modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione degli stessi attraverso richiesta scritta da inviare a:CENTRO MARIA BOLOGNESI - via G. Tasso, 49 - 45100 ROVIGOIn caso di cancellazione del nominativo non potremmo più spedirLe alcuna informazione.Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo autoriz-zati a conservare nel nostro archivio elettronico i Suoi dati personali nel rispetto del D. Lgs 196/2003.La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e serenità a Lei e a tutti i suoi cari, con un ricordo nella preghiera.

Centro Maria Bolognesi

Ogni 22 del mese,

nella Chiesa Parrocchiale di S. Sebastiano, martire,

in Bosaro (RO) alle ore 17.30, viene celebrata la S. Messa

e, a seguire, esposizione eucaristica con recita del Rosario

per le vocazioni e la santificazione del clero.

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14).

Caro Gesù Bambino,ci rivolgiamo a te incoraggiati dalla tua amata Maria Bolognesi; aiutaci affinché ogni tuo vagito ci purifichi e ogni tua lacrima ci mondi dalle nostre colpe: sia il nostro cuore la tua mangiatoia!

Buon Natale a tutti.

Redazione e Centro Maria Bolognesi

S. Natale 2006

ATTENZIONE

Compila e spedisci questo tagliando per ricevere il materiale desiderato

riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo.

Anche il tuo contributo ci permette di far conoscere Maria Bolognesi.

Cognome

Nome

Via

Cap. Città

q Variazione Indirizzo

q Finestre Aperte

q Biografia

q Breve profilo

q Preghiera

Spedire a: Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30),

viene celebrata una S. Messaper la Serva di Dio

Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo

MARTEDÌ 26 DICEMBRE 2006 ore 16.00

Chiesa di S. Sebastiano Bosaro (RO)

S. MESSA

in ricordo del Battesimo della Serva di Dio Maria Bolognesi

MARTEDÌ 30 GENNAIO 2007

ore 10.30

Chiesa dei S.S. Francesco e Giustina

Rovigo

S. MESSA

per il 27° Anniversariodella nascita al cielo

della Serva di Dio Maria Bolognesi


Recommended