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Internet: una sfida per tutte le professioni

Date post: 14-Apr-2017
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Una sfida per tutte le professioni presentazione di @carlo_bartoli di @odg_toscana Firenze 3 dicembre 2015
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Page 1: Internet: una sfida per tutte le professioni

Una sfida per tutte le professioni

presentazione di @carlo_bartoli di @odg_toscana

Firenze 3 dicembre 2015

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Una sfida per tutte le professioni

Con il digitale cambiano radicalmente tutti i parametri dell’informazione

1. La diffusione della notizia, ossia il numero degli utenti coinvolti

2. La localizzazione degli utenti

3. Il momento nel quale la notizia viene appresa.

Non solo:

1. La notizia può essere modificata, alterata, decontestualizzata, ricontestualizzata, falsificata

2. L’autore ne perde la proprietà

3. E soprattutto ne perde il CONTROLLO

La notizia appena pubblicata inizia a vivere di vita propria

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Dal reale al virtuale?

Il digitale è il mondo della permanenza (per ora) la carta è il mondo dell’effimero (anche se non nell’opinione di molti cittadini ) QUALCHE PROBLEMA: 1. La rettifica (e la sua percezione) diventa asimmetrica 2. Enormi quantità di dati vengono immagazzinati in giacimenti non comunicanti

(social, archivi digitali) e si costruiscono tool per rimetterli insieme. 3. Garantire la ricostruzione della giusta narrazione diventa sempre più complesso E IN PIÙ I flussi di informazioni sfuggono al nostro controllo: le search, i social, le app di

comunicazione tra utenti

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Dal reale al social?

Con l’avvento dei social l’informazione si attinge (solo/anche) altrove?

Chi può combattere con Facebook e il suo miliardo di dipendenti?

Chi può sfidare l’algoritmo di Google?

Allora, meglio allearsi (Instant articles, Amp)

I mezzi di informazione non servono (serviranno) più?

Allora qualcuno (di voi) rimpiangerà i giornalisti?

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Dalla Lettera 22 al social e all’algortimo

La notizia è

sempre più UGC

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Dalla Lettera 22 al social e all’algortimo

La notizia è generata da un algoritmo.

Suvvia non scherziamo

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Dalla Lettera 22 al social e all’algortimo

La notizia è generata da un algoritmo. Suvvia, non scherziamo. L’AP è una delle più importanti agenzie di stampa del mondo

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Dalla Lettera 22 al social e all’algortimo

Cosa ha il giornalismo in più dei social e degli algoritmi e cosa gli

permetterà di sopravvivere?

La deontologia e l’etica. Quindi la capacità di scelta, di valutazione, di calibrazione.

La professionalità. Quindi la verifica, la contestualizzazione, l’approfondimento.

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Dal 2009 le copie diffuse calano, nonostante India etc. fonte Claudio Giua

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Ma in Italia il calo era già cominciato nel 1991

fonte Claudio Giua

Purtroppo l’Italia è sempre stata, in termini

di diffusione, la Cenerentola del

continente (copie per mille abitanti)

Meno 45% dal 1990

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Il digitale mobile (tablet + smartphone) in Italia

fonte Claudio Giua

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I numeri della TDA, Total Digital Audience

La rete è il “medium” prevalente in alcune fasce orarie

fonte Claudio Giua

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…anche se le news si leggono bene su tablet e smartphone fonte Claudio Giua

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Diritto all’oblio, un problema esploso in mano alla Ue

per il corso di Comunicazione giornalistica a @Unipisa di @carlo_bartoli

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Il reclamo. Nel 2010 M. C. G. presenta all’Agencia Española de Protección de Datos (Agenzia spagnola di protezione dei dati) un reclamo contro La Vanguardia Ediciones SL e contro Google Spain e Google Inc.

Il motivo. Quando il proprio nome veniva introdotto nel motore di ricerca del gruppo Google («Google Search»), l’elenco di risultati mostrava dei link di due pagine del quotidiano di gennaio e marzo 1998 in cui si annunciava una vendita all’asta di immobili a seguito di un pignoramento nei confronti di M. C. G. .

La decisione. L’AEPD respinge il reclamo diretto contro La Vanguardia, ritenendo che l’editore avesse legittimamente pubblicato le informazioni. Per contro, il reclamo è stato accolto nei confronti di Google Spain e Google Inc. L’AEPD chiede di rimuovere i dati dai loro indici. Google Spain e Google Inc. ricorrono chiedendo l’annullamento della decisione dell’AEPD. Il giudice spagnolo sottopone la questione alla Corte di giustizia europea.

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Il diritto all’oblio

di @carlo_bartoli

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Il principio. La Corte rileva che, qualora si constati, in seguito a una richiesta della persona interessata, che l’inclusione dei link nell’elenco è, allo stato attuale, incompatibile con la direttiva*, le informazioni e i link devono essere cancellati. Per la Corte “anche un trattamento inizialmente lecito di dati esatti può divenire, con il tempo, incompatibile con la direttiva nel caso in cui, tenuto conto dell’insieme delle circostanze, tali dati risultino inadeguati, non pertinenti o non più pertinenti o eccessivi in rapporto alle finalità per le quali sono stati trattati e al tempo trascorso”. *sono trascorsi vent’anni, un’intera era geologica, e l’atteso nuovo Regolamento è sempre più atteso

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Il diritto all’oblio

di @carlo_bartoli

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La sentenza. Per la Corte di Giustizia dell’Unione Europea i gestori dei motori di ricerca sono titolari di tutti i dati personali indicizzati e che, per questo, qualsiasi cittadino europeo può chiedere a qualsiasi motore di ricerca, di rimuovere ogni collegamento tra il proprio nome e cognome ed una determinata pagina web, persino se quest’ultima è da considerarsi legittimamente pubblicata.

L’interpretazione della direttiva. La Corte constata che, esplorando Internet in modo automatizzato, costante e sistematico, il gestore di un motore di ricerca «raccoglie» dati ai sensi della direttiva Direttiva (95/46/CE) relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. Il gestore «estrae», «registra» e «organizza» tali dati nell’ambito dei suoi programmi di indicizzazione, prima di «conservarli» nei suoi server e, eventualmente, di «comunicarli» e di «metterli a disposizione» dei propri utenti sotto forma di elenchi di risultati.

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Il diritto all’oblio

di @carlo_bartoli

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Tali operazioni devono essere qualificate come «trattamento». La Corte ricorda inoltre che le operazioni contemplate dalla direttiva devono essere considerate come un trattamento anche nell’ipotesi in cui riguardino esclusivamente informazioni già pubblicate tali e quali nei media.

Chi garantisce la cancellazione del link? La Corte reputa che il gestore del motore di ricerca sia il «responsabile» di tale trattamento. Nella misura in cui l’attività di un motore di ricerca si aggiunge a quella degli editori di siti web e può incidere significativamente sui diritti fondamentali alla vita privata e alla protezione dei dati personali, il gestore del motore di ricerca deve garantire, nell’ambito delle sue responsabilità, delle sue competenze e delle sue possibilità, che detta attività soddisfi le prescrizioni della direttiva.

Il risultato. La gestione della cronaca della memoria affidate a una società californiana

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Il diritto all’oblio

di @carlo_bartoli

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L’Advisory Council di Google. Molti esperti pensano che solo un giudice possa decidere se il diritto del singolo a cancellare il link debba prevalere su quello della collettività ad avere accesso, anche attraverso i motori di ricerca, ad un contenuto. Google ha nominato un Advisory Council sul Diritto all’oblio che ha elaborato alcune indicazioni.

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Il diritto all’oblio per l’Advisory Council di Google di @carlo_bartoli

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• I soggetti: coloro che hanno – o hanno avuto – un ruolo nella vita pubblica dovrebbero vedersi respingere la richiesta con più facilità.

• La natura dei contenuti. La disindicizzazione dovrebbe essere più facilmente concessa per informazioni relative a profili della vita intima o sessuale di una persona, ad informazioni di carattere finanziario – diverse, tuttavia, da quelle relative, ad esempio, a quanto guadagnano persone che rivestono un qualche ruolo nella vita pubblica -, ai dati definiti come “sensibili” dalla disciplina europea o a elementi identificativi come password, numeri di telefono o pin sui quali è difficile immaginare sussista un interesse pubblico contrapposto a quello del singolo.

• La fonte. I contenuti pubblicati da professionisti dell’informazione o da fonti attendibili e quelli pubblicati dallo stesso utente che chiede la disindicizzazione, dovrebbero essere disindicizzati meno facilmente degli altri.

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Il diritto all’oblio per l’Advisory Council di Google di @carlo_bartoli

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• Il tempo. I contenuti relativi a fatti del passato, generalmente, possono essere disindicizzati con maggior serenità ma occorre tenere conto di ciò che l’interessato ha fatto di recente o intende fare nell’immediato futuro.

• La procedura. È consigliabile informare il titolare del contenuti oggetto della richiesta disindicizzazione, dell’eventuale disindicizzazione e, nei casi più complessi, di avvisarlo prima ancora di assumere una decisione. L’Advisory council, ritiene opportuno che venga riconosciuto ai titolari dei contenuti oggetto di disindicizzazione, il diritto di contestare, magari davanti ad un’Autorità Garante per la privacy, eventuali dicindicizzazioni disposte da Google pur in assenza dei necessari presupposti.

• L’ambito geografico. Sarebbe opportuno accordare la disindicizzazione limitatamente alle versioni europee del proprio motore di ricerca, lasciando che, interrogando il motore sotto il dominio statunitense .com, gli utenti possano continuare ad accedere ai risultati delle ricerche in versione integrale.

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Il diritto all’oblio per la Bbc

di @carlo_bartoli

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Le black list. The BBC is to publish a continually updated list of its articles removed from Google under the controversial "right to be forgotten" rule. The ruling allows people to ask Google to remove some types of information about them from its search index. But editorial policy head David Jordan told a public meeting, hosted by Google, that the BBC felt some of its articles had been wrongly hidden. He said greater care should be given to the public's "right to remember".

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Il diritto all’oblio e la black list

di @carlo_bartoli

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Rodotà… L’articolo 10 della bozza provvisoria della Dichiarazione dei diritti in internet prevede il diritto alla cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza.

Tale diritto deve essere esercitato nei limiti della libertà di ricerca e il diritto all’informazione, condizioni necessarie per il funzionamento di una società democratica.

Per questo, si prevede anche che siano resi pubblici i casi nei quali altri abbiano ottenuto la deindicizzazione dei propri dati personali. Ne discenderebbe quindi che si dovrebbe pubblicare in rete l’elenco dei soggetti che abbiano esercitato questa prerogativa.

…e il Garante. Secondo il Garante della privacy, è proprio a causa di quest’ultimo aspetto che “il diritto all’oblio si trasformerebbe nel suo opposto” e verrebbe contro ai diritti dei cittadini in merito ai dati personali.

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Il diritto all’oblio nella Dichiarazione

di @carlo_bartoli

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DICHIARAZIONE DEI DIRITTI IN INTERNET Art. 11. (Diritto all’oblio).

• 1. Ogni persona ha diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei riferimenti ad informazioni che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza pubblica.

• 2. Il diritto all’oblio non può limitare la libertà di ricerca e il diritto dell’opinione pubblica a essere informata, che costituiscono condizioni necessarie per il funzionamento di una società democratica. Tale diritto può essere esercitato dalle persone note o alle quali sono affidate funzioni pubbliche solo se i dati che le riguardano non hanno alcun rilievo in relazione all’attività svolta o alle funzioni pubbliche esercitate.

• 3. Se la richiesta di cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati è stata accolta, chiunque può impugnare la decisione davanti all’autorità giudiziaria per garantire l’interesse pubblico all’informazione.

Page 24: Internet: una sfida per tutte le professioni

Il diritto all’oblio con un modulo

di @carlo_bartoli

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Come fare per chiedere di cancellare un link? Basta compilare un semplice modulo on line: https://support.google.com/legal/contact/lr_eudpa?product=websearch

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Il diritto all’oblio: quante richieste

di @carlo_bartoli

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Quanti chiedono in Italia di rimuovere un link a Google sulla base della nuova disciplina europea? (dati novembre 2015)

Nell’aprile 2015 erano 61.217 e la % di accoglimento del 27,3%

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Il diritto all’oblio per il Garante

di @carlo_bartoli

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Cosa succede in Italia. Al 26 ottobre 2015 il Garante ha dichiarato di aver

assunto decisione su una cinquantina dei casi, dando torto a Google in un caso su tre.

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Il diritto all’oblio e lo snippet

di @carlo_bartoli

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Lo snippet. Si è posto, per la prima volta, anche il problema della coerenza

con i testi originali scansionati dal motore di ricerca dei cosiddetti "snippet", ovvero le sintesi automatiche generate da Google a corredo dei risultati di ricerca. Il ricorrente aveva chiesto, in alternativa alla deindicizzazione, la cancellazione dello snippet che compariva sotto il link all'articolo che associava il proprio nome a reati più gravi rispetto a quelli per i quali era indagato. Per il Garante, l'abstract poteva risultare fuorviante. Tale richiesta, ritenuta legittima, è stata autonomamente accolta da Google che ha eliminato il riassunto generato dal proprio algoritmo.

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Il diritto all’oblio domani

di @carlo_bartoli

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Che succederà?

se non ci sarà più un motore di ricerca che detiene il monopolio del mercato? se ci saranno motori non più centralizzati? se continueranno a essere cancellate notizie su Google, ma non sui siti? se ogni nazione si comporterà in modo diverso? L’Europa dei 29 diritti all’oblio. Il Gruppo dei Garanti europei per la privacy sta cercando di trovare degli indirizzi comuni, ma…

…. è giusto che una materia così delicata venga normata da un organismo tecnico e non politico?


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