Interventi sulla scuola italiana
Sistema scolastico e amministrazione Burocrazia, insegnanti, clientelismo
Franca Modesti
Nel labirinto
Sulla riforma del sistema scolastico italiano da tempo sono impegnati gli specialisti del settore e prosegue il dibattito intorno ai temi della sperimentazione, dei programmi, delle nuove didattiche; è ancora assente però un interesse per l’analisi del concreto funzionamento dell’istituzione. Rimangono nell’ombra i meccanismi burocratici che condizionano l’insegnamento pubblico e hanno consolidato nel tempo la capacità di vanificare i tentativi innovatori. È trascurato il peso e il ruolo del monopolio democristiano sull’amministrazione della scuola: dal 1947 a oggi, il ministero della Pubblica istruzione (d’ora in poi Mpi) ha avuto solo due ministri del Pii, uno del Psdi e uno del Pri per un complesso di 1.575 giorni; come il ministero degli Interni e dell’Agricoltura — sempre detenuti dalla De1 — il Mpi è una struttura-chiave nella storia dell’Italia repubblicana. Sfugge in definitiva la sostanza di un potere mai scalfito quanto al come e al chi si assume per insegnare, mai oggetto di interventi volti a incidere nel merito del reclutamento e della gestione del personale, incline a garantire autonomia alle iniziative di innovazione didattica condotte nell’ambito dello sperimentalismo in
dividuale o “a isole”, purché non incrinino l’apparato esistente.
È documentabile l’ipotesi che il sistema scolastico italiano sia caratterizzato dalle caotiche prassi amministrative messe in atto dagli organi burocratici e che esse esercitino forti condizionamenti sulla massa dei docenti anche mediante manovre clientelari. Il malcontento degli insegnanti si è espresso con capillarità attraverso il blocco degli scrutini e le polemiche contro i sindacati in occasione del contratto per il 1988-1990 (firmato senza il consenso della categoria nell’estate del 1989), senza però riuscire a offrire gli elementi critici necessari per capire la qualità del ruolo professionale e sociale del docente e la struttura del sistema scolastico.
L’insoddisfazione diffusa, la frammentarietà rivendicativa, la protesta per un contratto poi scaduto nel silenzio, l’estraneità rispetto al Movimento degli studenti, hanno connotato quei mesi.
Non sono mancate le riforme e le sperimentazioni, le aperture alla realtà esterna, i convegni, i dibattiti; si sono diffusi libri di testo, materiali e metodi didattici molto innovativi. Eppure il senso comune coglie dell’istituzione scolastica soprattutto l’immobilismo, la mummificazione, l’improvvisazio-
1 Si veda la tabella Appartenenza di partito dei ministri nei governi italiani, in Valerio Calzolaio, Anatomia dei governi. Crisi per crisi, poltrona per poltrona, “Avvenimenti”, 1991, n. 17, pp. 94-95.
“Italia contemporanea”, settembre 1992, n. 188
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ne, il cavillo e la grettezza burocratica che si riflettono nel degrado delle strutture, nel rigetto delle responsabilità, nell’incapacità degli insegnanti di farsi interpreti unitari dei propri diritti in relazione ai propri doveri verso gli studenti. Compaiono in primo piano l’incompetenza e l’indifferenza di molti docenti, gli aggiornamenti non volontari ma a pagamento, l’incentivo monetario anche per occuparsi di biblioteche sistemabili senza difficoltà o per la disponibilità ad accettare due eventuali ore settimanali di supplenza interna. Sulle incombenze formali, sugli obblighi di compilare verbali e registri presto archiviati, aleggia improbabile, ma sempre possibile, il controllo ispettivo utilizzato come strumento di ricatto disciplina- re. Quale via conduce all’uscita dal labirinto di una scuola che gli interessi clientelari hanno plasmato a propria immagine e in propria funzione?
Un puzzle: la scuola
Tra l’inverno 1988 e l’estate 1989 gli interventi della stampa sulla scuola suggerivano l’idea di un comparto professionale per il quale le cifre hanno un valore di generica rappresentazione, intraducibile in termini di produttività. Sui giornali rimbalzavano allora dati contraddittori relativi all’assunzione in ruolo di nuovo personale e all’elenco dei docenti in esubero. Si preannunciava il ruolo ora per 20.000, ora per 60.000, ora per 80.000 precari; si rilevavano 20.000 insegnanti di religione, ora 20.627, e 23.629 docenti “soprannumerari” di educazione fisica e tecnica, 10.449 posti in esubero tra scuole elementari e medie inferiori2.
Di fatto, la conferma nella scuola dei docenti soprannumerari ma di ruolo ha penalizzato i precari malgrado annunci che hanno favorito la chiusura tranquilla degli anni scolastici, in attesa dello scadere dei rapporti annuali di lavoro con l’estate, quando rabbia e disillusione non hanno più peso rivendicativo. La questione del precariato è stata abbandonata dalla stampa e dai sindacati, ma è centrale, riflette la dipendenza del mercato del lavoro dal sistema-scuola: uno sbocco per i neolaureati nella rete delle supplenze a rotazione con le incertezze dei concorsi pubblici e del praticantato nei campi privati delle libere professioni; uno sbocco di ripiego anche per i biologi, i geologi, gli esperti forestali e agrari che la ri- strettezza della struttura produttiva e dei servizi in Italia condanna alla disoccupazione, uno sbocco caratterizzato dalla migrazione sul territorio nazionale dei docenti secondo la direttrice prevalente dal Centro e dal Sud al Nord.
Il Censis si limita alle stime per stabilire il numero degli insegnanti statali, non esistendo rilevazioni statistiche attendibili; per il 1988-1989 sarebbero stati 889.000, di cui l’8 per cento nelle materne, il 31 per cento nelle elementari, il 31,5% e il 29,5% rispettivamente nelle secondarie inferiori e superiori, con il 7,7 per cento di precari, pari all’8 per cento degli insegnanti della secondaria inferiore e al 15,6 per cento di quelli della secondaria superiore3.
Un primo dato è certo: i presidi conoscono la situazione dei loro istituti, spesso complicata dalla contemporanea dipendenza di un insegnante da scuole diverse e distanti tra loro, i provveditorati distribuiscono posti e docenti in ambito provinciale, il Mpi ignora il quadro complessivo nazionale, come
2 “La Sicilia”, 6 dicembre 1988; “Giornale di Sicilia”, 11 e 15 luglio 1989; “L’Unità” , 12 aprile 1989, 4 giugno 1989 e 31 agosto 1989; “Valore scuola-quotidiano del sindacato nazionale scuola Cgil”, 13 aprile 1989.3 Censis, Rapporto per il 1989, Roma, 1990.
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emerge da una sua iniziativa del 1988, ripresa nel 1991. Si trattava di un tentativo di censire classi, alunni, docenti, cattedre e posti dalle scuole materne alle superiori, con la collaborazione di ogni singolo istituto per rilevare le variazioni di stato giuridico da cui la disponibilità di ‘cattedre e/o posti’ (si citava il caso di dimissioni e decessi), le immissioni in ruolo effettuate o in corso (distinte, se a decorrenza dal 1° settembre 1988, per tipo di concorso superato o se determinate da altri decreti o procedure) e ‘le cattedre e/o i posti’ per le supplenze annuali. Nella circolare il Mpi precisa l’intenzione di conoscere la situazione del 1988-1989 raccomandando “l’urgenza, il rispetto delle istruzioni impartite, la cura e l’attendibilità dei dati” da inviare a quattro destinatari: l’Ispettorato per le pensioni per la scuola materna, le Direzioni generali dell’istruzione elementare e dell’istruzione secondaria di primo grado, il Gabinetto ministeriale per la scuola superiore4.
Nel corso di ogni anno scolastico e in funzione del successivo, per conto dei provveditorati, le segreterie d’istituto revisionano l’organico “di diritto”, soggetto a varianti fino a settembre. Esso diventa allora “di fatto”, dopo la registrazione dei trasferimenti, delle bocciature e iscrizioni di alunni, ovvero del numero definitivo di allievi da cui dipende quello delle classi. Per il 1991-1992 si è trattato di 218.544 e di 239.685 posti rispettivamente alle medie inferiori e superiori5, mentre il Censis stimava per il 1988-1989 pari a 277.000 e 263.000 i docenti dei due ordini (dei quali 22.000 e 41.000 i precari), a74.000 e 275.000 gli insegnanti delle materne e delle elementari (precari rispettivamente
per lo 0,6 per cento e 1’ 1,8 per cento su un totale nazionale di 68.500)6. Quale relazione lega le cattedre agli stipendi se non ha avuto risonanza sociale il calo dai 540.000 docenti delle medie e superiori secondo il Censis per il 1988-1989 ai 458.229 dell’organico di diritto per il 1991-1992?
I frammenti della categoria
Diversi elementi concorrono a frammentare la categoria degli insegnanti, licenziati ogni anno al termine delle lezioni o degli esami o di ogni periodo di supplenza, in ogni caso a giugno se supplenti temporanei (assunti dai presidi) a settembre se supplenti annuali (con nomina del provveditore). Non sempre coprono il vuoto lasciato da un docente di ruolo in congedo per motivi familiari o di salute o perché “comandato” o “distaccato” presso istituti culturali, sportivi, organizzazioni sindacali; spesso occupano cattedre vacanti, tenute di riserva per le immissioni in ruolo e i trasferimenti. Il superamento di un concorso ministeriale concede il titolo di “abilitato all’insegnamento”, ma l’inserimento in ruolo avviene solo con l’assegnazione della “titolarità di cattedra” . A volte nemmeno quest’ultimo passaggio risolve il problema della precarietà; l’incertezza circa le mansioni e il luogo di destinazione permane infatti per i cosidetti “perdenti posto per esubero” e per coloro che sono privi di sede, assegnati alla “dotazione organica aggiuntiva (doa)”, che dal 1982 avrebbe dovuto ridurre il ricorso alle supplenze e con ciò il precariato, e che per l’anno scolastico 1991-1992 corrispondeva a
4 Cm 8 ottobre 1988 n. 276, “La tecnica della scuola”, 1988, n. 4 e Cm 9 dicembre 1991 n. 382, “Scuola e didattica”, 1992, n. 11.5 Cm 1° dicembre 1990 n. 330, “Formazione delle classi nelle scuole e istituti di ogni ordine e grado per l’a.s. 1991- 92”, “Scuola e didattica”, 1991, n. 18.6 Censis, Rapporto per il 1989, cit.
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14.993 insegnanti delle medie inferiori e a 7.798 delle superiori7.
Sulla frammentazione influisce la rigidità burocratica che distingue e isola il personale docente nei comparti chiusi della scuola materna, elementare, secondaria di primo e di secondo grado. Conta il prestare servizio in una o più scuole, la distanza del luogo di lavoro da quello di residenza che a volte impone il ricorso a un mezzo di trasporto privato o la soluzione della seconda casa. Crea differenze il ruolo ottenuto per legge sanatoria o per concorso; è discriminante la permanenza nel precariato malgrado il cumulo di abilitazioni conseguite. La diversità segna chi prima ha lavorato solo nel settore pubblico o anche in quello privato o all’estero, chi ha nella scuola l’unica fonte di reddito rispetto a coloro che godono di altre entrate come liberi professionisti. Queste segmentazioni burocratiche si sommano alle differenze connesse alla formazione umana e culturale individuale, ad esempio aH’incomunica- bilità tra donne quando su affinità di sesso e professione prevalgono le fratture determinate dall’identità sociale e dall’appartenenza di classe. La frammentazione è dunque il risultato dell’interazione di diversi fattori, così da configurare una categoria che sfugge a ogni schematismo descrittivo, rimane indistinta, priva di un atteggiamento e di una voce unitari a causa del mosaico di situazioni e interessi eterogenei che in essa convivono.
La logica e le modalità amministrative che presiedono al reclutamento e alla gestione del personale complicano la trama delle segmentazioni. Tutta la carriera di insegnante, dalle supplenze al ruolo, al trasferimento, al recupero del posto nel caso dei “soprannumerari” o dei “doa”, è condizionata dai punteggi personali determinati dai diritti di precedenza o riserva, dai titoli di studio, dalle abilitazioni e specializzazioni, dai corsi di aggiornamento seguiti, dal servizio prestato. La posizione in graduatoria è decisiva per le prospettive individuali di lavoro e per la fisionomia organizzativo-sin- dacale della categoria. Tutto ciò esaspera la potenziale concorrenzialità interna concentrata sull’interesse immediato e particolare e allontana la possibilità di delineare un orizzonte rivendicativo comune. Dai punteggi derivano le graduatorie del personale per ogni condizione giuridica del ruolo e del precariato, per tipo di richiesta (supplenza, trasferimento, passaggio di cattedra) e per tipo di materie insegnate; agli elenchi così formati ricorrono i provveditori per le supplenze annuali e i capi d’istituto per le supplenze temporanee, e si tratta sempre di chiamate nominative al posto di lavoro. La burocrazia d’istituto e dei provveditorati gestisce le graduatorie per ogni insegnamento- classe di concorso, l’“entità” di riferimento per conferire gli incarichi8.
Le discipline scolastiche previste compongono un quadro complesso e moltiplicano i
7 L. 20 maggio 1982 n. 270, “Revisione della disciplina del reclutamento del personale docente della scuola mater- na-elementare-secondaria-artistica, ristrutturazione degli organici, adozione di misure idonee ad evitare la formazione di precariato e sistemazione del personale precario”; “Scuola e didattica”, 1991, n. 18.8 Om 21 dicembre 1990 n. 356 e 17 febbraio 1992 n. 34, “Determinazione degli organici del personale docente delle scuole medie statali”; Om 1° dicembre 1990 n. 328 e 20 marzo 1992 n. 82, “Disposizioni concernenti la definizione degli organici del personale docente delle scuole ed istituti di istruzione secondaria di II grado ed artistica”. Cm 30 ottobre 1990 n. 287, “Trasferimenti, passaggi ed assegnazioni provvisorie del personale docente di ruolo per l’a.s. 1991-92” e Cm 30 ottobre 1990 n. 283 per il personale direttivo di ruolo; Om 12 novembre 1991 n. 351, “Trasferimenti, passaggi e assegnazioni provvisorie del personale per l’a.s. 1992-93”; Om 30 ottobre 1991 n. 331 e 30 novembre 1991 n. 375, “Conferimento di supplenze al personale docente per il triennio 1992-95”; Utilizzazioni del personale docente per l ’a.s. 1991-92, “Scuola e didattica”, 1991, n. 16.
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meccanismi della frammentazione. L’affinità dell’insegnamento impartito innesca la concorrenza per lo stesso posto di lavoro e il conflitto tra interessi identici ma personali, malgrado l’omologante incertezza di assunzione e destinazione geografica; si definisce, come fattore di gran lunga prevalente, un rapporto di totale subordinazione alla burocrazia. La distinzione per classi di concorso frantuma la categoria in 12 graduatorie nella media dell’obbligo, 99 nella secondaria superiore, 53 per insegnamenti tecnico-pratici e 52 per quelli di arte applicata; sono 216 le graduatorie per i concorsi riservati del 1989, ma 230 quelle per le supplenze del triennio 1989-1992 e 126 per i concorsi ordinari indetti nel 1990 per le medie e le superiori9. E il meccanismo delle classi di concorso era già attivo nel 1941: il regio decreto n. 229 dell’l l febbraio disponeva 115 insegnamenti per gli istituti medi e superiori a indirizzo classico e tecnico.
Le differenze aumentano ulteriormente perché le province sono realtà distinte quanto a sbocchi occupazionali; il collocamento è sempre legato alle materie d’insegnamento che offrono diverse opportunità e mutano le aspettative. C’è chi inizia l’anno scolastico sicuro della sede (spesso per la decisione di convivere con il disagio della distanza o di altri elementi che non la rendono ambita), chi attende il propio turno nell’incognita delle sedi residue disponibili. C’è chi rischia la disoccupazione ed è co
stretto all’attesa fino all’assegnazione di tutte le cattedre nell’ipotesi delle supplenze temporanee. Prevalgono le procedure per l’amministrazione del personale e la burocrazia complica le risposte ai bisogni e ai diritti degli insegnanti e degli studenti, tesse una ragnatela di scompensi e incongruenze che risponde solo alle esigenze di un sistema di potere di cui, come altri settori dell’apparato pubblico, la scuola è una ramificazione esterna.
Sanatorie e contraddizioni
Norme in deroga alla regola, secondo un criterio che permea di apparente casualità il sistema-scuola, hanno spesso determinato le immissioni in ruolo (avvenute così, a seconda dei casi, con o senza studi, abilitazione, laurea, concorsi, esperienza d’insegnamento in classe, tirocinio e precariato alle spalle, interesse professionale), grazie a meccanismi rigidi solo nel moltiplicare contraddizioni, incongruenze, discriminazioni. Le stesse differenze tra precariato e ruolo sfumano quando è presente comunque la garanzia di non essere licenziati o, nell’urgenza dell’avvio di un nuovo anno scolastico, si ottiene la conferma della sede10; c’è anche chi gode del riconoscimento giuridi- co-economico delle supplenze svolte nella scuola statale o privata come servizio di ruolo11.
9 DI 10 luglio 1989 n. 249, “Norme in materia di reclutamento del personale della scuola”; Om 6 dicembre 1988 n. 356, “Supplenze docenti per il biennio 1989-91” e conferma delle graduatorie per il 1991-92 con DI 27 marzo 1991 n. 100; Om n. 331 e 375, citt.; Dm 23 marzo 1990, “Concorsi ordinari per esami e titoli a cattedre”; Rd 11 febbraio 1941 n. 229, “Approvazione delle nuove tabelle delle classi di concorso-esami di stato per l’insegnamento”; Dm 2 marzo 1972, “Nuove classi di abilitazione all’insegnamento secondario e nuove classi di concorso”; DI 24 novembre 1990 n. 343, “Graduatorie per supplenze”.10 DI 21 settembre 1973 n. 567, “Provvedimenti urgenti per l’apertura dell’anno scolastico” e conversione in L. 15 novembre 1973 n. 727; L. 23 maggio 1980 n. 226, “Proroga degli incarichi del personale docente e non docente nelle scuole”; DI 6 giugno 1981 n. 281, “Proroga degli incarichi del personale docente, educativo e non docente delle scuole” e conversione in L. 24 luglio 1981 n. 392; DI 3 maggio 1988 n. 140, “Misure urgenti per il personale della scuola” e conversione in L. 4 luglio 1988 n. 246.11 DI 19 giugno 1970 n. 370, “Riconoscimento del servizio prestato prima della nomina in ruolo dal personale insegnante e non insegnante delle scuole”.
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La conferma della sede e il ruolo scattarono dal 1° ottobre 1974 per 130.000 docenti “incaricati a tempo indeterminato” , abilitati a insegnare le materie loro assegnate, al lavoro nella secondaria e in scuole artistiche nel 1973-1974. Dall’anno scolastico 1978- 1979 scattò il ruolo per altri 83.000 docenti: gli incaricati abilitati “ove prescritto” per il loro tipo di insegnamento o per uno “affine” e in servizio dal 1976-1977 o nel 1977- 1978 e gli abilitati incaricati a tempo indeterminato negli stessi anni, privi di cattedra o posto orario, ma con “trattamento di cattedra” , perciò iscritti in graduatorie provinciali “ad esaurimento” e ai quali si assegnarono i posti via via disponibili a partire dal 1979-1980. In caso di “soprannumero” sull’organico, per impegnare il personale in esubero, una legge del 1974 consentiva l’insegnamento di materie affini anche in scuole di altro ordine e grado rispetto a quelle di titolarità12.
Un decreto del 1970 aveva sancito la “non licenziabilità per indisponibilità di posti” di quanti risultavano allora precari della media dell’obbligo e della secondaria superiore. Ciò valeva per i nominati a tempo indeterminato (fino all’immissione in ruolo se abilitati o docenti tecnico-pratici, fino al termine del 1975-1976 se non abilitati e assunti per almeno 8 ore settimanali) e, in caso di mancata nomina nel 1969-1970, per gli abilitati o meno che avessero ottenuto anche solo 8 ore settimanali di incarico “per l’intero triennio
precedente”. Le modifiche al decreto all’atto della conversione in legge si traducevano nell’allargamento della fascia dei “beneficiati”: le disposizioni rivolte ai nominati a tempo indeterminato nel 1969-1970 quali “docenti di materie artistiche di scuole e istituti d’istruzione artistica” furono generalizzate ai “docenti delle scuole e degli istituti artistici” , mentre rispetto al testo originario per gli “insegnanti di materie tecniche e professionali negli istituti tecnici e professionali” fu omesso il termine “laureati” . Per “l’utilizzazione” si indicavano, oltre all’insegnamento, il doposcuola e le attività integrative, sulla base di un orario retribuito pari a quello dell’anno precedente13.
Corsi speciali di abilitazione furono indetti per il 1974-1975, riservati agli incaricati a tempo indeterminato, al personale di ruolo “incaricato, comandato o utilizzato” nella secondaria superiore, ma titolare alle medie o alle elementari o in istituti di educazione se laureato, ai precari delle superiori “pareggiate, convenzionate e legalmente riconosciute” con un servizio triennale e non, come per gli altri, anche limitato al 1973-1974. L’abilitazione si conseguiva per la materia insegnata in quell’anno frequentando i corsi semestrali del Mpi durante il periodo scolastico. Esercitazioni di tirocinio, seminari, gruppi di studio si concludevano con una prova finale scritta sui risultati degli studi così compiuti14.
L’immissione in ruolo degli abilitati era già stata disposta negli anni sessanta con le
12 Giovanni Minisola, Labirinto concorsi. Il reclutamento del personale docente dall’82 ad oggi, “La tecnica della scuola”, 1988, n. 18; L. 30 luglio 1973 n. 477, “Delega al governo per l’emanazione di norme sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo, docente e non docente della scuola statale”; L. 9 agosto 1978 n. 463, “Modifica dei criteri di determinazione degli organici e delle procedure per conferire incarichi al personale docente e non docente; misure per immettere in ruolo il personale precario”. L. 14 agosto 1974 n. 391, “Integrazioni dell’art. 17, L. 30 luglio 1973 n. 477”, cit.13 DI 19 giugno 1970 n. 366, “Istituzione delle cattedre, non licenziabilità degli insegnanti non di ruolo, riserve dei posti e sospensione degli esami di abilitazione all’insegnamento in scuole e istituti di istruzione secondaria e artistica” e conversione in L. 26 luglio 1970 n. 571.14 L. 14 agosto 1974 n. 358, “Nuove norme per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie e artistiche”; L. 6 dicembre 1971 n. 1074, “Norme per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie e per l’immissione nei ruoli del personale insegnante e non insegnante”.
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graduatorie “ad esaurimento”. Per la secondaria inferiore il requisito era di almeno due anni di servizio dal 1949-1950 al 1960- 1961 e di uno dal 1961-1962 al 1965-1966, nelle secondarie superiori statali o in quelle “pareggiate”; la richiesta di assunzione in ruolo poteva essere rivolta anche a tre provveditorati contemporaneamente. In analogia, per le superiori la domanda era consentita anche a chi già di ruolo ma per altre abilitazioni, avesse insegnato, anche se nelle pareggiate o all’estero, dal 1961-1962 al 1967-1968 per almeno due anni, che si riduceva a uno nel caso di “ex combattenti e assimilati, perseguitati politici e razziali”15.
Nel 1971 si sanciva l’equivalenza tra il titolo di studio richiesto e cinque anni di servizio per aprire i corsi di abilitazione alla frequenza di chi era già stato assunto “alla data dell’entrata in vigore” della norma quale insegnante di arte applicata negli istituti d’arte o tecnico-pratico nei professionali o assistente nei licei artistici. Cinque anni di insegnamento convalidavano il titolo di studio “di grado immediatamente inferiore a quello richiesto”16; ciò valeva anche per la licenza media nel caso fosse richiesto il diploma d’istruzione della secondaria superiore, che a sua volta permetteva “l’inquadramento nel ruolo” dei laureati17.
Così né il livello didattico-culturale, valutato con le qualifiche generiche di “buono” e “distinto” , né l’esperienza acquisita con “l’anzianità di servizio” risultavano decisivi, mentre il lavoro di segreteria e il servizio militare restavano validi ai fini del punteggio per l’insegnamento18.
La determinazione burocratica delle professionalità
Il Mpi stabilisce per le supplenze annuali e i concorsi i titoli di studio di accesso a ogni tipo di insegnamento. È consentita l’iscrizione contemporanea a diverse graduatorie per materia, ogni classe di concorso infatti è aperta a più lauree, riducendo così le probabilità di insegnare quanto è di propria effettiva competenza. La conferma nel tempo della norma di attribuire la metà del punteggio accumulato con le supplenze per una certa disciplina a tutte le altre per cui si è in attesa, anche se mai esercitate19, risponde al criterio di fondo di ignorare le capacità e favorire l’incompetenza, salvo poi imputare la responsabilità di prestazioni didatticamente insufficienti al singolo docente.
I guasti prodotti nel corso degli anni sono gravi: la tendenza a scegliere l’insegnamento che offre più posti di lavoro indipendentemente dalla preparazione specifica e dall’indirizzo dei propri studi; la convinzione di un diritto al lavoro scissa dalla consapevolezza di dovere erogare un servizio; la presunzione di avere acquisito una competenza solo perché questa è avvalorata dai timbri ministeriali; la conflittualità latente tra chi ha padronanza delle materie che insegna e chi impartisce le lezioni e dispone promozioni o bocciature sulla base di conoscenze improvvisate; le difficoltà materiali e psicologiche di chi arranca preparandosi giorno per giorno sugli stessi libri adottati per gli alunni. È questo il contesto privo di controlli non formali in cui si muovono gli ispettori, un altro frammento della burocrazia d’apparato.
15 L. 25 luglio 1966 n. 603, “Immissione di insegnanti abilitati nei ruoli della scuola media” e L. 2 aprile 1968 n. 468, “Immissione di insegnanti abilitati nei ruoli della scuola secondaria di II grado”.16 L. 6 dicembre 1971 n. 1074, cit.17 L. 30 luglio 1973 n. 477, cit.18 DI 19 giugno 1970 n. 366, cit.19 Om 6 dicembre 1988 n. 356, cit.
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La categoria dei docenti si è dimostrata incapace di una visione unitaria dei problemi derivanti da questa prassi ministeriale, dominata dalla passività di chi si sente al di fuori o al di sopra, o di chi percepisce l’inconsistenza delle usuali forme di protesta. La frustrazione, il senso privato e confuso di una propria funzione sociale senza identità professionale impediscono di formulare proposte che aggreghino l’intera categoria; prevale lo scontro interno tra i diversi segmenti sin qui richiamati, scontro appianato dal miraggio del ruolo o del premio salariale.
La gestione dell’istruzione si è scontrata negli anni ottanta con elementi innovativi che si sono radicati nella scuola, restando tuttavia subalterni ai vincoli posti da norme antiche. È stata massiccia l’entrata di personale laureato rispetto ai decenni precedenti, caratterizzati da un tasso più basso di scolarità. Non si è però trattato di un ricambio completo, ma piuttosto di una ulteriore fase del processo di frantumazione della categoria. Le nuove leve di laureati sono state sfavorite dall’obbligo di sottoporsi a concorsi selettivi, condotti da commissioni nominate senza vincolare i docenti chiamati a farne parte alla conoscenza dei programmi d’esame fissati per i candidati, programmi peraltro basati sulla sola indicazione generica delle materie, senza l’elenco di testi, obbligatori anche per i commissari, sui quali sostenere gli orali.
Per le due serie di concorsi a cattedra banditi dal Mpi nel 1982 e nel 1984 furono costituite circa 4.000 commissioni. I candidati scelsero tra varie occasioni d’esame, quelle consentite dalla propria laurea. Nel 1982, su 192.566 domande presentate per la media dell’obbligo e 462.603 per la secondaria superiore, il 20,8 per cento e il 46,5 per cento
degli iscritti non prese parte alle prove iniziali, il 37 per cento e il 68 per cento degli elaborati non ottenne la sufficienza; superò l’orale l’86,4 per cento e il 66,6 per cento dei superstiti, pari al 43 per cento e all’11,3 per cento dei candidati originari. Nel 1985 la selezione fu più drastica; i promossi corrisposero (secondo dati pubblicati nel 1988 come ancora provvisori) al 37,3 per cento e al 9,2 per cento delle 159.411 e 401.376 domande per le medie e le superiori; furono infatti bocciati il 43 per cento e il 75,8 per cento degli scritti, affrontati solo dal 77,5 per cento e dal 58,3 per cento dei candidati iniziali20.
In ogni caso, la bocciatura non esclude da ulteriori concorsi e dall’insegnamento, ma comporta la permanenza nella condizione di precario, come accade ai promossi quando non siano disponibili sedi vacanti. Conviene affrontare ogni concorso possibile e così c’è chi, promosso nel concorso ordinario per la materia insegnata da anni, è stato bocciato nel riservato. La legge n. 270 del 1982, intesa secondo le dichiarazioni ufficiali a eliminare il precariato, abbinò agli esami selettivi misure “sanatorie” simili a quelle adottate negli anni precedenti. La sua “prima applicazione” consentì l’immissione in ruolo di oltre 209.000 docenti per tre vie: ope legis, con concorso riservato agli incaricati del 1980-1981 e con concorso ordinario. Furono nell’ordine (la prima cifra è la somma dei dati dell’ode legis e del riservato) 8.417 e 3.300 nella scuola materna, 19.643 e 33.404 nelle elementari, 50.157 e 44.500 nella media dell’obbligo, 30.761 e 19.000 nella secondaria superiore21. Gli insegnanti della secondaria inferiore e superiore inclusi nelle graduatorie provinciali a esaurimento o incaricati a tempo indeterminato, in entrambi i casi con richiamo alla legge n. 463 del 197822, conse
20 G. Minisola, Labirinto concorsi, cit.21 G. Minisola, Labirinto concorsi, e L. 20 maggio 1982 n. 270.22 L. 20 maggio 1982 n. 270, cit. e 1. 9 agosto 1978 n. 463. cit.
Sistema scolastico e amministrazione 501
guirono il ruolo a decorrere dall’anno scolastico 1977-1978 i primi, dal 1980-1981 i secondi; altri incaricati (gli abilitati “se prescritto” a tempo indeterminato o riconfermati) dal 10 settembre 1981, altri abilitati (con incarico annuale nel 1979-1980) dal 10 settembre 1982. Richiamando una legge del 196623, si dichiarava utile anche l’abilitazione “parzialmente valida” , indicando come tale quella relativa a insegnamenti “affini” . Ai docenti di educazione fisica con almeno tre anni di lavoro e a quelli di educazione musicale, se in servizio nel 1980-1981 e sprovvisti del “titolo di studio specifico”, si attribuiva il diritto alla riassunzione nel 1982-1983 anche se in soprannumero e fino al conseguimento del titolo, quindi dell’abilitazione e del ruolo; si disponevano, per conferire loro i diplomi necessari, corsi speciali negli Istituti superiori di educazione fisica e nei Conservatori musicali secondo norme definite dal Mpi. La legge 270 definiva anche i contingenti doa: 5.500 insegnanti nelle scuole materne, 36.000 nelle elementari, 47.000 nelle medie e “in numero corrispondente a quello delle unità del personale in soprannumero anche per effetto delle immissioni in ruolo previsto dalla presente legge” nella secondaria superiore. I “modelli viventi”, figura professionale dei licei artistici, erano assimilati al personale non do
cente e precario, ma retribuiti per l’intero anno.
Quanto ai concorsi, se i relativi decreti e ordinanze spettano al Mpi, il bando per la secondaria di primo grado compete alle sovrintendenze scolastiche regionali e interregionali; la nomina delle commissioni è spartita tra il Mpi (secondaria superiore), le sovrintendenze (secondaria di primo grado), i provveditorati (elementare e materna); la gestione dei concorsi è attribuita ai provveditorati (ma per le superiori alle sovrintendenze) che hanno l’esclusiva sui provvedimenti di nomina24.
A sedici sovrintendenze si aggiungono un provveditorato per provincia e le due Intendenze di Bolzano per la scuola tedesca e per quella ladina. Secondo un recente studio, il personale amministrativo del Mpi (dirigenti esclusi) ammonterebbe a 13.408 persone (455 nelle sovrintendenze, 2.896 neU’ammi- nistrazione centrale, 10.057 nei provveditorati) con un esubero di 2.775 rispetto all’organico “nominalmente previsto”25. Con1.200.000 dipendenti si tratta del più grande ministero italiano26.
La professionalità
La professionalità degli insegnanti27 risulta dalla combinazione di numerose variabili,
23 L. 25 luglio 1966 n. 603.24 G. Minisola, Labirinto concorsi, cit.25 Luciano Savoldi, Per una distribuzione razionale de! personale dei provveditorati, “Scuola e didattica”, 1990, n. 7.26 “Il Salvagente”, cit., 30 settembre 1989. I quattro sottosegretariati del Mpi sono disposti per: 1) le scuole materne, l’istruzione elementare e media non statale; 2) l’istruzione classica, scientifica, tecnica, professionale, magistrale, l’educazione fisica e sportiva; 3) l’istruzione secondaria di I grado, scambi culturali, affari concernenti l’attuazione del diritto allo studio e i rapporti con le regioni, gii enti locali, i ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali e ambientali, del Turismo e spettacolo per le materie di comune interesse; 4) affari generali e amministrativi; personale, istruzione artistica, affari concernenti l’edilizia scolastica per quanto non trasferito alla competenza delle regioni, concorsi a cattedre e abilitazioni all’insegnamento, pensioni, organi collegiali, vigilanza e problema riguardanti il Museo nazionale della scienza e della tecnica “Leonardo da Vinci”, delega a curare i rapporti con il ministero per gli Interventi straordinari nel Mezzogiorno; si veda “Scuola e didattica”, 1989, n. 2.27 Vari aspetti del tema si ricavano da: Dm 2 marzo 1972, cit.; DI 6 dicembre 1988 n. 356, cit.; Dm 23 marzo 1990, cit.; Om 16 febbraio 1978 e 30 aprile 1980, “Scuole secondarie, incarichi e supplenze”.
502 Franca Modesti
possibili grazie a uno schema operativo semplice e rigido: la ripartizione delle materie per classi di concorso e per graduatorie quale strumento per assegnare ai luoghi di lavoro i docenti. Da ogni classe di concorso si diramano diversi insegnamenti, spesso l’abbinamento di materie molto settoriali e tra loro differenti. Nella scuola media, per l’educazione tecnica non è previsto l’obbligo di ricorrere ai laboratori e di sperimentare le abilità manuali; la disciplina può ridursi alla lettura di un libro. La formazione richiesta a chi si è inserito nella scuola degli anni ottanta, è quella valida per la matematica, ma senza limitazioni in relazione alla datazione del titolo e con la sostituzione delle lauree in matematica, astronomia, scienze naturali, biologia, geologia e fisica con quelle in architettura, urbanistica e ingegneria.
Nella secondaria di secondo grado, quanto alla matematica vi sono differenze tra i requisiti per i concorsi ordinari del 1990 e quelli per le supplenze del biennio 1989- 1991; i laureati in scienze statistiche e demografiche, statistiche e attuariali, statistiche ed economiche sono ammessi, ad esempio, alle graduatorie di matematica applicata solo per le supplenze, di matematica anche per i concorsi. Nelle scuole magistrali (non gli istituti magistrali), la matematica è abbinata a computisteria e a scienze naturali e assegnata ai laureati in chimica, geologia, biologia, agraria, scienze naturali, scienze forestali attraverso la graduatoria-classe di concorso scienze naturali, chimica e geografia disposta per i licei, le magistrali, gli istituti tecnici e d’arte; solo per i laureati entro l’anno accademico 1986-1987 è valido il titolo in scienze della produzione animale. Così un insegnante di matematica privo di laurea in matematica, può ottenere, appartenendo alla classe di concorso ora richiamata, anche la cattedra di merceologia o di geografia economica. Può accadere che un laureato in scienze dell’informazione o in economia po
litica o in sociologia insegni fisica in un istituto tecnico commerciale o per periti aziendali, senza subire la concorrenza dei laureati in astronomia che sono eslcusi come tali dalla classe matematica applicata, ma autorizzati per contabilità negli istituti d’arte grazie alla classe matematica e fisica’.
Il vincolo ufficiale della laurea in lettere classiche per latino e greco nei ginnasi-licei, ancora operante negli anni settanta, è stato rimosso dal Mpi in favore dei laureati in lettere moderne che abbiano sostenuto (senza tuttavia l’obbligo di una prova scritta) due esami di latino e due di greco (uno solo nel caso delle lauree conseguite entro il 1986- 1987).
Non esistendo cattedre di storia, la materia non è vincolata a uno specifico curriculum universitario, è inglobata, come complementare, dalla filosofia e dalle materie letterarie; conducono al suo insegnamento cinque graduatorie, materie letterarie, latino e greco nei licei classici prevede la storia per il solo ginnasio ed è riservata ai laureati in lettere; a filosofia, scienze dell’educazione e storia si aggiungono materie letterarie e latino negli istituti magistrali e nei licei per le lauree in lettere, materie letterarie, filosofia e pedagogia conseguite entro il 1986-1987 con un esame di latino, mentre per le successive ne sono richieste due, oltre a due di italiano, uno di geografia e uno di storia. Anche materie letterarie alle superiori impone la stessa barriera temporale come discrimine culturale; vi hanno accesso i laureati in lettere, filosofia, pedagogia, materie letterarie, storia, musicologia, conservazione dei beni culturali, che abbiano sostenuto due esami di italiano, uno di storia e uno di geografia (ma per chi ha ottenuto il titolo entro il 1986-1987 in lettere, materie letterarie, filosofia e pedagogia non vi sono condizioni, mentre se la laurea è in storia serve un esame di italiano). Questi requisiti consentono l’inserimento nella graduatoria italiano, storia, educazione civica e geografia nella scuola
Sistema scolastico e amministrazione 503
Esempi di corrispondenza tra lauree, classi di concorso e insegnamenti prevista dal regolamento vigente nella scuola pubblica28.
materia (a) e classe di concorso (b) laurea richiestaa matematica nelle scuole medie b scienze matematiche, chimiche, fisiche e natu
rali nella scuola media
astronomia, biologia, chimica, geologia, se. naturali, agricoltura tropicale-subtropicale, discipline nautiche, matematica, fisica, matematica e fisica, se. matematiche; se conseguita entro l’anno accademico 1986-1987 anche chimica industriale, chimica e tecnologie farmaceutiche, agraria, se. forestali, se. della preparazione alimentare, se. della produzione animale
a agraria e computisteria rurale negli ist. magistrali
b elementi di diritto agrario e contabilità enologica negli ist. tecnici
a matematica, fisica, meccanica agraria, economia politica, chimica, mineralogia, biologia, apicoltura, giardinaggio, tecnologia delle conserve alimentari, disegno tecnico negli ist. profess, per l’agricoltura
b scienze agrarie e tecniche della gestione aziendale *
se. della produzione animale conseguita entro l’anno acc. 1986-1987, agraria, se. forestali, agricoltura tropicale e subtropicale
a storia dell’arte b storia dell’arte
se presente un esame di st. dell’arte nel piano di studio univers., Dams a ind. artistico, architettura, lettere, materie letterarie, storia, musicologia e conservazione dei beni culturali
a filosofiab filosofia, se. dell’educazione e storia nei licei b filosofia e se. dell’educazione negli ist. magi
strali
filosofia, lettere, materie letterarie, pedagogia, psicologia, storia
a patologia viticola, fisiologia, igiene, tecnica della pesca
b se. naturali, fitopatologia, entomologia agraria e microbiologia
se. naturali, biologiche, forestali e agrarie
* Prevede 2 insegnamenti per gli ist. magistrali, 20 per gli ist. tecnici e 35 per gli istituti professionali per l’agricoltura
media inferiore con minime varianti: un esame di italiano e uno di latino, di storia e di geografia per i laureati dopo il 1986- 1987, nessun vincolo per le lauree precedenti, tra le quali sono ammesse quelle del Dams purché il curriculum contenga un esame di storia e uno di geografia. In un
simile contesto i laureati in storia hanno scarse possibilità di insegnare. Per tentare la strada della scuola il percorso è suggerito dal Mpi; accettare la frammentazione degli studi universitari sostenendo gli esami richiesti dal sistema delle graduatorie-classi di concorso.
28 Dm 23 marzo 1990, cit.
504 Franca Modesti
Per la storia dell’arte c’è una graduatoria specifica per la secondaria superiore; vi corrispondono diverse materie, anche moda e stili negli istituti tecnici, e abbinamenti con le storie del folclore, del costume, dell’arredamento, della stampa e della ceramica nei professionali. La gamma di ripetizioni e combinazioni incongrue è varia: lo sbocco attraverso l’altra graduatoria Disegno tecnico e artistico, prevista per gli istituti tecnici e professionali, può essere storia dell’arte, disegno artistico per tessuti o stili architettonici e tecniche ceramiche; può consentire la cattedra anche il laureato in ingegneria civile per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale. L’anatomia artistica può essere insegnata da un laureato in farmacia o in tecnologie farmaceutiche, in chimica, biologia, medicina, attraverso Igiene, anatomia, fisiologia e patologia, valida anche per i licei artistici, le scuole magistrali, gli istituti tecnici e professionali, inclusi quelli per ciechi.
Per l’insegnamento delle lingue straniere è sufficiente aver sostenuto un corso pluriennale della lingua, quindi anche solo la bien- nalizzazione di un esame universitario; non c’è preferenza per i “quadriennalisti”, le cui opportunità lavorative risultano perciò ridotte proprio nel settore di loro specializzazione.
Per l’inglese, ad esempio, sono valide le lauree per traduttori o per interpreti, quelle in lingue e letterature straniere moderne o orientali o slave, in lingue, letterature e istituzioni dell’Europa occidentale o orientale, in lingue e civiltà orientali o in filologia e storia dell’Europa orientale. L’introduzione delle lingue straniere nelle elementari è innovativa, ma risolta dal Mpi secondo tradizione e senza nuove assunzioni, con il pretesto che il diploma magistrale, esclusivo titolo d’accesso all’insegnamento primario, abilita di per sé alla nuova mansione perché rilasciato dopo studi che contemplano anche una lingua straniera.
Il grottesco
La professionalità è dunque un valore vincolato a procedure che si articolano in una serie di garanzie volte a tutelare l’incompetenza. Solo alla condizione di disporre di un diploma di maturità artistica o di arte applicata o di maturità professionale per tecnico della grafica e della pubblicità o per tecnico della cinematografia e della televisione, un laureato del Dams che abbia superato gli esami di teoria delle forme, semiologia delle arti, fenomenologia degli stili e storia delle arti può competere con i laureati in architettura e i diplomati in Accademia delle belle arti o di istituto superiore per le industrie artistiche forniti di un secondo diploma di istruzione superiore, per la stessa materia nei professionali: disegno e modellazione odontotecnica. La laurea in odontoiatria e protesi dentaria è d’obbligo per le supplenze annuali in tecnologia odontotecnica, materia che per quanto riguarda i concorsi ordinari del 1990 pone quel titolo in concorrenza, anche per l’attività sperimentale in laboratorio, con le lauree in chimica, in chimica industriale e in ingegneria meccanica, navale, aeronautica, mineraria, chimica e industriale.
L’ingegnere aerospaziale, riconvertibile in docente di tecnologia del legno o per orafi o del ferro, ha diritti su “complicazioni degli orologi e laboratorio di orologeria” . L’ingegnere civile per la difesa del suolo e la pianificazione territoriale, è impiegabile nell’insegnamento di meccanica agraria ed enologica. Il laureato in scienze forestali può insegnare zootecnia, tecnologia casearia e attrezzature di caseificio, produzione e commercio delle pelli, microbiologia conciaria, biologia marina, contabilità viticolo- enologica, agrumicoltura, trasformazione e conservazione degli alimenti; può accedere a un laboratorio di microbiologia e analisi cliniche o essere escluso come docente di chimica o di tecnologia delle arti grafiche
Sistema scolastico e amministrazione 505
negli istituti d’arte per la concorrenza di un geologo.
I sociologi sono ammessi alle graduatorie per elementi di diritto, economia politica, scienza delle finanze, diritto marittimo e contabilità di bordo, legislazione nelle numerose varianti previste (sociale, turistica, alberghiera, agraria, cinematografica, doganale, tributaria e sanitaria; la competenza è attribuita anche per etica e legislazione professionali negli istituti professionali per ciechi, tenuti ad affrontare anche i campi del disegno, della patologia medica, chirurgica, traumatologica, del gabinetto anatomico e dei soccorsi d’urgenza). Solo i laureati entro il 4 novembre 1982 possono ambire agli istituti tecnici e professionali per ragioneria generale e applicata, contabilità, matematica finanziaria, statistica, scienze dell’ammini- strazione, organizzazione del lavoro di ufficio, tecnica mercantile-dogana-trasporti, informatica, fisica, calcolo delle probabilità, tecnica turistica di ufficio e di agenzia.
L’economia domestica dei tecnici e professionali è abbinata ai lavori donneschi delle scuole magistrali; per l’educazione fisica, quanto ai concorsi del 1990 il Mpi dispone l’ammissione degli incaricati:che abbiano frequentato con profitto per almeno due anni gli istituti propedeutici di educazione fisica (i collegi annessi alle cessate Accademie di educazione fisica di Roma e Orvieto) o il corso di perfezionamento svoltosi a Torino nel ’42 o uno dei corsi di perfezionamento indetti dal Mpi negli anni ’53, ’54 e ’55 in possesso dei requisiti di servizio di cui all’art. 1 della L. 30 dicembre 1960 n. 1727 e coloro che hanno conseguito l’attestato di idoneità a conclusione dei corsi istituiti con la citata legge29.
In caso di parità di punteggio tra insegnanti in concorrenza per la stessa materia,
11 diritto di precedenza è attribuito sulla base di 25 titoli preferenziali che comprendono le medaglie al valor militare, le ferite, le mutilazioni e le invalidità di guerra degli ex combattenti, privilegiano profughi e rimpatriati, orfani e figli di mutilati o invalidi, madri, vedove “non rimaritate” e sorelle vedove o nubili dei “caduti di guerra” e dei “caduti per fatti di guerra” . Il “capo di famiglia numerosa” vale quanto 1’“insignito di croce al merito di guerra o di altra attestazione speciale al merito di guerra”; godono del diritto di sorpasso inoltre i mutilati e gli invalidi civili o per lavoro, gli orfani, i figli, le madri, le vedove, le sorelle vedove o nubili di morti o invalidi “per servizio o sul lavoro”. È decisivo lo stato di coniugato e il numero di figli (non contano però quelli avuti al di fuori del matrimonio), quindi l’aver prestato “lodevole servizio” nell’amministrazione statale e l’età di nascita. Il 15 per cento dei posti è riservato agli invalidi, ai profughi, agli orfani e alle vedove di guerra o per servizio o per lavoro, ai sordomuti. Si tratta dei titoli elencati nel decreto del 1957 sugli impiegati statali30. Per i supplenti, un anno di servizio nella scuola pubblica o in quella privata vale12 punti, l’inclusione nella graduatoria degli idonei dopo concorsi a cattedre 30 e la seconda laurea 6, come nelle medie e superiori la borsa di studio del Consiglio nazionale delle ricerche e il servizio militare, valutato 12 punti come titolo didattico nelle materne ed elementari31.
Andando all’indietro nel tempo, di decreto in ordinanza, oltre le 64 classi di abilitazione e le 94 classi di concorso del 1972 per la secondaria di primo e secondo grado, si torna al 1957 e alle graduatorie scienze naturali, chimica, geografia, merceologia,
29 Dm 23 marzo 1990, cit.30 Dpr 10 gennaio 1957 n. 3, “Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello stato”.31 Om n. 6 dicembre 1988, n. 356, cit.
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agraria per i laureati in biologia, geologia, agraria, farmacia, chimica, geografia, ingegneria, scienze fisiche, naturali e forestali; si scoprono astronomia e navigazione, materie scientifiche e le loro sottoclassi matematica, elementi di scienze fisiche e naturali, di merceologia e igiene, astronomia, navigazione, oceanografia e meteorologia; si rinviene lingua e letteratura italiana, latina e greca, storia e geografia per i laureati in lettere e in filosofia con rimandi e decreti del 1924 e del 1926. Sostando sul 1933, si giunge a matematica, elementi di scienze fisiche e naturali, igiene e disegno e a lingua italiana, storia, geografia, [...], matematica, elementi di scienze fisiche e naturali, disegno, canto corale per i corsi di avviamento professionale32.
Può accadere che un insegnante non ottenga il trasferimento in un liceo scientifico per insegnare fisica sperimentale, malgrado le cattedre vacanti, il ruolo acquisito da cinque anni, la laurea in fisica e due abilitazioni (in fisica e in sperimentazione informatica), e che debba lasciare l’istituto tecnico commerciale (dove i suoi alunni vedono confermato come manuale il suo testo) per una recente disposizione che riserva la sperimentazione informatica agli abilitati in matematica applicata33. Può persino accadere che individui condannati in prima istanza per gravi reati giungano a un passo dall’insegnamento. Marco Furlan, ad esempio, al quale sono stati attribuiti in primo grado 30 anni di reclusione per omicidio plurimo, scarcerato per decorrenza dei termini e in libertà
vigilata in attesa dell’appello, chiese nel novembre 1989 l’inclusione nelle graduatorie provinciali per le supplenze nel padovano, in quanto laureato in fisica, suscitando la reazione dei presidi che si rivolsero al provveditore. Decaduto per legge il requisito della buona condotta per l’assunzione nel pubblico impiego, il rifiuto della domanda era impossibile; procedere alla nomina, poi sospesa fino a sentenza definitiva, avrebbe comportato il rischio di dover versare gli arretrati in caso di assoluzione, e la Corte d’assise d’appello di Venezia aveva già concesso la possibilità di omettere per motivi d’insegnamento l’obbligo giornaliero di firma del registro dei carabinieri. Un vizio di forma risolse la situazione fino al rinnovo delle graduatorie: nella propria richiesta, Furlan alludeva genericamente a “qualche imputazione” nel caso Ludwig, mentre andava dichiarata la condanna riportata nel processo di primo grado34.
Proteste, servilismo e illegalità
I periodici giuridico-didattici destinati agli insegnanti35 offrono in lettura l’intera sequenza di norme e procedure che cadenzano gli anni scolastici, ed è questa la via per individuare i binari principali su cui scorre la complicata macchina amministrativa del sistema scolastico nazionale. Per cogliere qualche tratto della fisionomia culturale e politica della ‘categoria docente’, sono significative le lettere pubblicate dalle medesime
32 Dm 2 marzo 1972, cit., Dpr 29 aprile 1957 n. 972, “Approvazione del regolamento per lo svolgimento degli esami di stato per l’abilitazione all’esercizio professionale dell’insegnamento medio”; Rd 27 gennaio 1933 n. 153, “Approvazione del regolamento per i concorsi ai posti di direttore, insegnante e istruttore pratico nelle regie scuole e nei regi corsi secondari di avviamento professionale” .33 Si veda la lettera di Piero Stroppa, “L’Unità”, 30 aprile 1991.34 “L’Unità”, 22 e 29 novembre 1989.35 Si vedano in particolare le rubriche dedicate alla corrispondenza con i lettori presenti in “La tecnica della scuola”, 1989, n. 15 e 1990, n. 13; “Nuova secondaria”, 1989, n. 4, 1990, nn. 1, 2, 3, 10 e 1992, n. 6; “Scuola e didattica”. 1990. nn. 4. 7. cit.. 10. 1991. n. 16. cit. e 1992. nn. 9. 10. 13. 14.
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riviste nel contesto di rubriche che offrono spazio ai lettori e alle loro proposte, esperienze, proteste, richieste di spiegazioni sul terreno legislativo; prevalgono due toni, quello arrogante di chi ha individuato nei colleghi l’avversario e quello lamentoso di chi spera nella concessione di un aggiustamento che risolva il proprio particolare problema.
Si protesta per il mancato trasferimento in province dove le cattedre sono poi assegnate ai precari o per il trasferimento coatto in seguito a un errore compilativo (anche se subito segnalato dall’interessato) negli elenchi dell’organico provvisorio in cui si risulta così “soprannumerario perdente posto e titolarità” . Si lamenta la lunga durata del proprio precariato malgrado i concorsi superati, mentre i sindacati sembrano impegnarsi solo per il fondo incentivante in favore dei docenti di ruolo, magari anche liberi professionisti. La condizione di coniugato con figli a carico, con i diritti di preferenza e di riserva perché orfano di caduto sul lavoro e invalido civile, con l’abilitazione e il punteggio del concorso ordinario, può appartenere a un precario perché le province da lui scelte in successione nel corso di 15 anni per insegnare (Napoli, Salerno e Brescia) si sono rivelate, al momento della pubblicazione delle graduatorie definitive degli aspiranti supplenti, sempre sbagliate per la sproporzione tra richieste e posti disponibili36.
C’è chi, superato il concorso per psicologia sociale e pubblice relazioni, ma sempre supplente e con laurea in sociologia o in scienze politiche, scopre che le discipline sociologiche e psicologiche sono affidate soprattutto agli abilitati in filosofia e scienze dell’educazione e chiede per compensazione l’accesso anche a quella classe di concorso.
Analogamente, chi protesta e pensa di ricorrere contro il Mpi perché lascia aperta filosofia, scienze dell’educazione e storia a chiunque possieda una laurea in lettere, pedagogia o psicologia senza aver mai sostenuto esami di filosofia o storia, scrive di discriminazioni e, sprezzante, della concorrenza anche dei laureati in filologia balcanica o storia dell’arte babilonese, conclude con la richiesta che i laureati in filosofia possano insegnare il latino e il greco. La sperimentazione di un indirizzo sanitario negli istituti tecnici può fallire per l’illusoria previsione di uno sbocco come tecnico nei laboratori di analisi chimiche, dove invece è richiesto non quel diploma ma una preparazione parauniversitaria. Uno studente può dimostrare secondo un supplente temporaneo nel suo liceo classico, notevoli capacità di traduzione dal latino (rispetto della struttura linguistica e dello spirito del testo reso in buona lingua italiana attraverso i necessari adattamenti), ma rischiare la bocciatura per gli insegnanti che lo valutano e accusano di fantasie interpretative.
Poiché il giudizio delle commissioni è insindacabile, i bocciati in sede di concorso non possono conoscerne le ragioni, coperte dal segreto d’ufficio, e il ricorso è ammesso nel caso di procedura irregolare testimoniata da un candidato che abbia superato le stesse prove; e così per la classe di concorso materie letterarie, latino e greco sono bocciati anche i laureati a pieni voti in lettere classiche, e valutate idonee come docenti persone che ignorano l’infinitiva latina, l’attrazione modale, l’aumento e il raddoppiamento greco. E mentre una preside denuncia tutto questo, un altro preside sfoga il suo malanimo verso colleghi e genitori, ricorda presunte negligenze del personale non docente, confessa il suo orgoglio alla vista
36 Accaduto a Domenico Crispo, “Scuola e didattica”, 1991, n. 16.
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dei documenti con la sua firma accanto allo stemma della Repubblica37.
Esistono l’Associazione nazionale degli insegnanti di storia dell’arte, il Comitato nazionale di difesa della geografia, il Coordinamento degli insegnanti di lingua francese, l’Associazione nazionale degli insegnanti di lingue straniere, il Sindacato nazionale dei professori di dattilografia e stenografia. Preoccupazioni e obiettivi sono analoghi: il rischio dell’esclusione o della restrizione degli spazi per le rispettive materie nei programmi scolastici in previsione dell’obbligo scolastico fino a 16 anni di età, del calo delle cattedre legato ai criteri di formazione delle stesse; la volontà di conservare il posto di lavoro spesso malcelata da motivazioni culturali avanzate in difesa del proprio ramo d’insegnamento, la richiesta di sperimentazioni linguistiche (due lingue obbligatorie per ogni classe) o del passaggio ad altra cattedra su percorsi privilegiati.
C’è chi si rivolge al ministro con l’esordio “Eccellenza”, chi definisce “cortese, importante e sensibile ospitalità” lo spazio che gli sarà dato dal “brillante Direttore di questa ottima Rivista”, chi ricorda i “Colleghi di Calligrafia” licenziati nel 1962 “senza pietà” (ma se di ruolo utilizzati come applicati di segreteria) per la creazione dell’attuale “famigerata” scuola media unica, chi, ancora, richiama lo scontro tra docenti di stenografia e di dattilografia nella competizione per i posti di lavoro e definisce “arbitraria e illegittima” la sostituzione degli insegnanti con un lettore ottico “che giammai potrà valutare veramente
il compito di Dattilografia e la bravura di chi lo ha fatto”38.
Il raddoppio retroattivo del punteggio per il trasferimento a vantaggio dei maestri elementari delle isole minori fa esultare alcuni, ma disperare altri per la disparità del trattamento non esteso ai direttori didattici o per l’imprevisto sorpasso subito in graduatoria. Si protesta per i diritti violati dell’anzianità di servizio e si chiede la revoca di quelle disposizioni e la revisione della definizione di piccola isola per l’Elba; si tratta di insegnanti di Agrigento, Milano e Livorno inconsapevoli gli uni degli altri39. Gli elementi conflittuali interni sono moltiplicati dalla varietà di misure e combinazioni penalizzanti o vantaggiose al contempo a seconda dei soggetti; taluni laureati di ruolo delle materne e delle elementari, intenzionati al passaggio alle medie o alle superiori, possono riconoscere nei precari l’ostacolo alla propria sistemazione, perché favoriti a loro dire da misure sanatorie e concorsi riservati.
E mentre la proposta culturale di qualche docente per la scuola italiana è l’insegnamento dell’esperanto, altri si ritengono capaci
di aggregare un dissenso culturale qualificato nei confronti della massificazione editoriale e del mastodontico impero dei mass media [...] e di smantellare in modo mirato tutta una stampa dominante, di impostazione berlusconiana, estremamente vuota e grossolana40.
Decade il diritto all’inclusione nelle liste nazionali per l’immissione in ruolo se la somma dei giorni di servizio per ciascuno
37 Si tratta di Lucia Carretta, “Nuova secondaria”, 1990, n. 2, e di Giuliano Amodio, “Scuola e didattica”, 1990, n. 4.38 “L’Unità”, 15 dicembre 1989 e 11 aprile 1991; “Scuola e didattica”, 1992, nn. 10 e 11; per le citazioni si vedano le lettere del Coordinamento insegnanti di lingua francese di Foggia in “Scuola e didattica”, 1990, nn. 2 e 12 e 1991, n. 8, e quella di Martino Iuvara (segretario generale del Sindacato nazionale professori di dattilografia e stenografia), tutte in “La tecnica della scuola”, 1989, n. 15.39 “La tecnica della scuola”, 1989, n. 15, cit.40 Lettera non firmata di tre insegnanti di una scuola media romana a “L’Unità”, 14 aprile 1991.
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dei due anni scolastici richiesti è di 178 anziché 180 giorni, e per il tardivo recapito dei documenti rispetto a una delle scadenze fissate da diverse ordinanze. Si lamenta l’esclusione dal “doppio canale di reclutamento” per pochi giorni di scuola in meno; si protesta perché il ruolo direttivo ai docenti con 2 anni di incarico come preside penalizza i vincitori di concorso e chi chiede il trasferimento. L’anzianità di servizio non è tutelata: per i concorsi riservati i 360 giorni d’insegnamento richiesti sono cumulabili tra medie e superiori, quindi una breve supplenza per una materia può consentire l’abilitazione41.
Il Sinasca (Sindacato nazionale autonomo dei dipendenti della scuola cattolica), che rappresenterebbe 30.000 docenti laici di2.000 scuole cattoliche, rivendica il diritto a pari opportunità nella scuola pubblica per chi lavora in quella privata; l’attivismo si risolve nell’organizzare i ricorsi individuali dei suoi iscritti esclusi dai concorsi statali42. È la prassi per le segreterie sindacali appoggiarsi a studi legali cui indirizzare chi a esse si rivolge per i ricorsi ora individuali ora collettivi. Il concorso del 1989 indetto nel 1987 con ordinanza del Mpi n. 239, registrò molte contraddizioni chiare a quanti, privi dei requisiti di ammissione, scoprirono di essersi autoesclusi diversamente da altri come loro senza titolo di studio o periodo d’insegnamento prescritto, o con richiesta di iscrizione, inviata il giorno stesso degli esami o con domanda in più copie indirizzate a diversi provveditorati o sovrintendenze. Alla certezza dei sindacati circa il depen- namento degli intrusi prima degli scritti, seguì l’assicurazione del vaglio prima degli orali, ma fu l’ordinanza del Mpi 21 maggio
1990, n. 140, a sciogliere la riserva pendente sugli intromessi con l’assoluzione dei promossi integrati come abilitati nelle graduatorie43. La vicenda suggerisce facili interrogativi: perché è mancato il controllo dell’ampia documentazione inviata a spese dei candidati? Perché si coprono i responsabili?
L’intricato insieme di trame clientelari può far sfuggire il controllo di concorsi ‘truccati’ come nel caso dello scritto del 15 novembre 1990 che portò a Roma 8.000 concorrenti per 149 posti di preside nella scuola media. Si racconta di minacce di ricorsi e denunce tra urla, fischi e contestazioni nel caos più totale per disguidi e brogli fino alla rissa, all’intervento della polizia: nei saloni dell’hotel Ergife 500, 600, 1.000 persone erano sedute ai banchi, e a 3.000 il testo pare fosse già noto due ore prima della dettatura ufficiale. Fu applaudito un presidente di commissione comparso alle 12.45, minacciando le dimissioni e il blocco della prova, comunque proseguita per disposizione del Mpi. Cgil, Cisl e Uil chiesero l’annullamento dell’esame per “palese illegittimità” , il ministro Gerardo Bianco annunciò la modifica delle procedure di concorso, ma non prima del 1992, qualcuno rivendicò i diritti dei partecipanti che salvo il ritardo avrebbero affrontato la prova in condizioni regolari e propose un comitato di tutela per ottenere la valutazione del proprio lavoro o il risarcimento del danno “per la mancata chance” . Il caso fu oggetto di denunce ai Tar, di interrogazione parlamentare e di un’indagine del Mpi; il ministro ammise la scarsa organizzazione, ma negò l’eventualità di truffe. Il Consiglio di stato richiamò il concorso del 1975, svolto in diverse città ma
41 “Scuola e didattica”, 1988, n. 1; 1989, n. 2 e 1990, nn. 10 e 12; “Nuova secondaria”, 1989, nn. 2, 3; “La tecnica della scuola”, 1989, n. 5.42 “Scuola e didattica”, 1988, n. 1 e 1989, n. 2; “Nuova secondaria”, 1989, n. 3 e “La tecnica della scuola”, 1989, n. 5.43 “L’Unità”, 8 giugno 1990.
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in circostanze analoghe e non invalidò la prova. Per il principio della conservazione dell’attività amministrativa, per il “pubblico interesse alla sollecita copertura dei posti” , si convalidarono gli elaborati consegnati escludendo la ripetizione della prova, poi ammessa con decreto approvato dal Senato per la conversione in legge il 30 gennaio199244
C’è chi ha delle proposte per migliorare i concorsi: varchi di accesso alla sede d’esame per cento candidati in ordine alfabetico, doppio controllo dei documenti, banchi preordinati per nominativo, vigilanza per sottrarre testi e appunti, vigilanti sufficienti per numero e capacità vocale per dettare il tema, nelle aule più vaste dislocati in più punti per ripetere a catena uno dopo l’altro e per singole frasi il testo; sistemi elettronici di scrittura per evitare “rumori e disturbi e assembramenti di chi non avendo inteso chiede ansiosamente che cosa sia stato detto”, ma solo in presenza di personale di “provata capacità” per metterli in funzione e schermati verso l’esterno; aule separate per i fumatori; cubatura, aerazione, illuminazione e spazio sufficienti, insonorizzazione, sedie comode, attaccapanni o servizio guardaroba, divieto di distribuire cibo, autonomia degli esaminandi per la sussistenza44 45.
Con una circolare il Mpi ha disposto le misure per i futuri concorsi: coinvolgimento del personale dei provveditorati, delle sovrintendenze e dei singoli istituti (impiegati, bidelli, tecnici e docenti), collaborazione dei
sindacati e sopralluogo nei locali d’esame prima delle prove, organizzazione degli accessi, isolamento delle sale dall’esterno, vigilanti “nei diversi punti strategici”, collegamento con gli uffici periferici, scelta di sedi (solo come suggerimento) fornite di fotocopiatrice. Disposto l’utilizzo degli ispettori “tecnici dirigenti e funzionari” , e ipotizzato, se necessario, l’intervento delle prefetture e la presenza della polizia “in tempo utile [...] adeguata al numero dei candidati e non generica” , si conclude con fiducia nella “piena dedizione al pubblico interesse e al migliore funzionamento del sistema scolastico”46.
Il caso di Dennis Orsingher è emblematico. Superato il concorso, ottenne il ruolo come insegnante di ginnastica delle medie a 27 anni (agosto 1986), ruolo che nell’aprile 1987 il provveditorato di Belluno gli revocò per attribuirlo (a decorrere da quell’anno scolastico ma con obbligo di presenza nella sede già assegnata a Orsingher solo dal successivo) a Giorgio Jemmolo. L’attività agonistica (aveva già vinto 2 campionati nazionali e il bronzo in quello europeo del 1975 per lo sci di fondo) e di allenatore sportivo e il quinto posto nella graduatoria provinciale per la cattedra, non influirono a vantaggio di Orsingher (retrocesso a supplente annuale) rispetto a Jemmolo che, quattordicesimo per punteggio, poteva però rivendicare il diritto alla riserva di un posto perché invalido civile per il 45 per cento, incluso dunque nella fascia di chi soffre menomazioni del sistema nervoso o dell’apparato locomotore o cardiovascola-
44 Si vedano le lettere di protesta e di chiarimento in “Scuola e didattica”, 1991, nn. 8, 9, 15, 16, 17 e 1992, nn. 9 e 14; “L’Unità”, 17 novembre 1990. Il discorso a preside in Parlamento. L ’intervento del ministro, “Scuola e didattica”, 1991, n. 9 Perché il disconcorso è un concorso a preside a tutti gli effetti, “Scuola e didattica”, 1991, nn. 18 e 16; “La tecnica della scuola”, 1992, n. 15 e “Valore scuola”, 12 marzo 1992; L. 7 febbraio 1992 n. 144, “Disposizioni per la rinnovazione parziale della prova scritta del concorso a preside di scuola media indetto con Dm 18 aprile 1990” .45 Giulio Giampietro, Concorsi: basta poco per migliorarli, “Nuova secondaria”, 1991, n. 6.46 Cm 10 gennaio 1991 n. 5, “Concorsi ordinari, per esami e titoli, a cattedre in ogni ordine e grado di scuola. Servizio di vigilanza durante le prove scritte” .
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re o gastrointestinale o urinario o visivo. Or- singher si affidò agli avvocati che sostennero in suo favore l’assenza di reclami nei termini previsti (già scaduti per il ricorso alla data dell’esposto di Jemmolo), la mancanza di certificato di disoccupazione, il valore di parere della risposta del Mpi (avrebbe accolto l’esposto) al provveditore di Belluno (convinto nel quesito inviato della correttezza delle operazioni e di varie inesattezze nell’esposto), la competenza sulle nomine del provveditore e non del Mpi. Per i legali il ruolo di Orsingher era “ormai inattaccabile” e la revoca un provvedimento da ritirare, ma l’esito fu diverso. Orsingher fu nominato di ruolo l’anno dopo (ma perse i vantaggi giuridici ed economici del precedente), mentre Jemmolo a 30 anni ottenne anche il trasferimento a Ragusa dove proseguì la sua attività di arbitro nelle partite di pallamano in serie B, con regolare certificato medico di idoneità fisica. Era questa l’incongruenza che Orsingher voleva impugnare, ma senza consenso legale e sindacale; iscritto alla Cisl per ottenere più facilmente i documenti necessari al ricorso, assiduo nel provveditorato e bene informato dopo l’incontro casuale di un ex compagno di scuola della moglie, dipendente del legale scelto da Jemmolo tramite lo Snals, appena certo del ruolo e di una cattedra di ripiego, bloccò il conto degli avvocati a 1.300.000 lire47.
Si tratta di una vicenda significativa per il groviglio di questioni irrisolte che suggerisce: il criterio di formazione dei punteggi in contrasto con il principio della professionalità dei docenti, il connubio tra sindacati e studi legali per procacciare iscritti o clienti senza scalfire l’ordine precostituito dalla burocrazia scolastica, l’esistenza di un mercato dei certificati falsi che coinvolge alcuni rami del 4
sistema sanitario nazionale in funzione del controllo del sistema pensionistico, la capacità individuale di iniziativa e pressione per ottenere un favore personale, anche quando si tratta della difesa di un proprio diritto, secondo le regole di un sistema di potere fondato su connivenze.
Uscire dal labirinto
Il sistema scolastico burocratizzato sinora descritto è anche un corpo sociale vivo che gestisce le sue relazioni con la realtà esterna all’istituzione; con un’autonomia fortemente condizionata dalle disposizioni del Mpi, risponde a suo modo alle esigenze del mercato del lavoro e delle componenti politiche, economiche e sociali del potere.
Cosa è cambiato rispetto al 1989, quando si rilevava il 31,7 e il 29 per cento di aule scolastiche prive, rispettivamente, di certificato igienico-sanitario e di agibilità statica, e il 50,7 per cento non rispondente alle norme antincendio48? Non sono certo innovative le graduatorie provinciali o nazionali e la loro validità per l’immissione in ruolo di due o cinque anni o illimitata, le richieste parallele a due o tre provveditorati per il ruolo o le supplenze, la riserva dei posti spartita al 50 per cento o all’80 per cento in favore dei precari per i trasferimenti e le immissioni in ruolo. Si tratta di vecchie misure ciclicamente riproposte come risolutive. Quali differenze sussistono tra l’autonomia giuridico-amministrativa delle scuole delineata nel 1988 dal progetto del sottosegretario Melillo49, quella proposta dai sindacati e quella di fatto operante negli istituti tecnico-professionali? Che cosa assicura non si tratti di semplici esercizi verbali co
4' Grazie alla disponibilità di Dennis Orsingher ho potuto consultare tutta la documentazione del suo ricorso al Tar veneto.48 “L’Unità”, 16 novembre 1989.49 Savino Melillo, L ’autonomia nella scuola, “Rivista nazionale della scuola”, 1988, n. 8.
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me già accadde per i “decreti delegati” o di un meccanismo moltiplicatore dei piccoli feudi del potere locale? Il contesto resta quello di un sistema autoritario mascherato di lassismo.
Come nei trascorsi decenni, l’inizio effettivo di ogni anno scolastico non coincide con la data di apertura delle scuole, ma slitta di fatto di alcuni mesi per lo svolgimento di operazioni che avrebbero dovuto essere esaurite in precedenza: bisogna assegnare ai precari le cattedre vacanti perché di riserva per gli eventuali nuovi docenti immessi in ruolo o trasferiti; vanno rispettate le graduatorie per ogni classe di concorso e le procedure sono lente; si nominano i supplenti temporanei nell’attesa degli annuali che i provveditorati talora assegnano anche dopo il 31 dicembre. Si avvia l’avvicendamento del personale provvisorio: “doa” e “perdenti posto” in attesa di destinazione, precari in attesa di nomina, universitari e diplomati in assenza di laureati ruotano nelle classi che lasciano a un nuovo sostituto per assumere l’incarico del provveditore o perché licenziati con l’arrivo del docente definitivo. Accade che la conclusione, per il precario, sia la conferma per anni nella stessa scuola. Un insegnante può essere titolare di nove classi presenti in tre sedi diverse e il traffico urbano comporta problemi quanto le distanze nelle aree periferiche montane. Chi controlla l’assegnazione dei posti da parte di provveditorati e presidi cui di fatto è demandato il collocamento?
Professionalità, criteri di gestione del personale e funzioni dell’apparato burocratico
sono condizionati da una logica che comporta lo spreco delle risorse e l’inefficienza, impone l’ambito provinciale per le assunzioni al prezzo di una irrazionale distribuzione dei docenti sul territorio nazionale tra sovraffollamenti e vuoti. Negli anni ottanta il Mpi ha disposto quattro volte il rinnovo delle graduatorie provinciali dei supplenti, costretti a scegliere un provveditorato a caso, senza certezze numeriche circa i posti di lavoro effettivi, destinati a restare un’incognita fino alla pubblicazione degli elenchi dei concorrenti50.
Sui provveditorati grava “un carico di lavoro” corrispondente al numero provinciale dei “posti classe”, ma rispetto a questi l’organico interno è molto variabile, secondo un rapporto che nell’anno scolastico 1988- 1989 presentava due estremi: un impiegato ogni 152,7 posti classe a Milano e ogni 26,6 a Isernia, ogni 107 a Napoli e a Padova, ogni 68 a Genova e a Reggio Calabria, ogni 76 e 78 a Palermo e Cosenza, ogni 65 e 61,5 a Bologna e a Trento. Il rapporto più basso, senza peraltro un corrispettivo di efficienza, vigeva a Trieste, Gorizia, Rieti e Campobasso con variazioni tra un addetto ogni 36,8 e ogni 39 posti classe, a Terni e Oristano ogni 42, a Imperia ogni 4351.
L’equiparazione di studi diversi e l’assenza di tirocini intermedi di formazione prima del collaudo professionale, conferisce alla scuola la funzione di mercato di sbocco per i laureati altrimenti disoccupati, indipendentemente dall’indirizzo seguito, perché per ogni titolo accademico è contemplata — come si è illustrato — un’ampia serie di so-
50 L. 270, cit.; Om 16 marzo 1984, “Conferimento supplenze annuali e temporanee al personale docente” e integrazioni nella Ot 20 aprile 1984 n. 126; Om 4 maggio 1985 n. 143, “Ricompilazione delle graduatorie esaurite”; Cm 4 marzo 1988 n. 62, “Graduatorie provinciali del personale docente aspirante a supplenze per l’a.s. 1988-89; Om 4 marzo 1988 n. 64, “Graduatorie provinciali supplenze per l’a.s. 1988-89; Om 27 settembre 1989 n. 324, “Precedenza assoluta nel conferimento di supplenze annuali e temporanee”; DI 6 novembre 1989 n. 357, “Disposizioni in materia di supplenze annuali” .51 Luciano Savoldi, Rapporto globale personale-carichi di lavoro nei provveditorati, cit.
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luzioni possibili, quasi sempre fortemente eterogenee. Il meccanismo delle graduatorie per classi di concorso rende gli insegnanti intercambiabili tra materie e settori d’istruzione, annulla il principio della professionalità, non risponde al criterio della razionalizzazione amministrativa, svela il carattere contraddittorio della rigida e arcaica struttura della scuola secondaria superiore con istituti a indirizzo nettamente distinto solo per demarcare i contenitori entro i quali collocare gli studenti.
Imporre l’alternativa tra la scuola statale e i settori lavorativi privati, obbligare insomma a una chiara scelta, può semplificare il quadro frantumato delle richieste degli insegnanti ricomponendolo sul piano delle questioni nodali del governo del sistema. Quale professionalità esprime dalla cattedra chi esercita oltre alla docenza anche l’attività di avvocato, procuratore legale, notaio, biologo titolare di laboratorio di analisi chimiche, architetto, ingegnere, investigato- re privato, fotografo o grafico pubblicitario, agente mandatario della Siae52?
Nell’anno scolastico 1990-1991 erano 9.685.507 gli alunni delle scuole dalle materne alle superiori, di questi solo il 7,8 per cento in quelle cattoliche (rispetto al 1982- 1983 aumentate da 2.804 a 3.040 con 31.994 docenti, laici per il 71,3 per cento, ma con un calo progressivo di iscritti: da 435.896 a 389.804 tra elementari, medie e superiori) e il 5,6 per cento nelle altre private o di enti pubblici53. Eppure la politica statale di risparmio della spesa non taglia i
finanziamenti pubblici alle scuole private, provvede solo alla riduzione degli organici degli insegnanti, preserva infatti sia quelli gonfiati dei provveditorati che quelli inutili degli ispettori.
Il limite per la formazione delle classi è di 30 alunni, e mentre in zone ad alta densità demografica le aule si intasano, le cattedre si riducono, i docenti possono avere anche un complesso di 200 allievi, in aree isolate di montagna il numero degli studenti può ridursi a dieci con il pericolo per l’insegnante dell’accorpamento nelle scuole di valle, perché la chiusura della sua sede non prevede il recupero del posto di lavoro in quella di destinazione per gli studenti.
L’obbligo scolastico in Italia, diversa- mente dagli altri paesi europei, è bloccato a quattordici anni di età e la riforma delle superiori proposta dal sottosegretario alla pubblica istruzione Beniamino Brocca, con i suoi diciassette indirizzi di studio54 per eliminare la divisione tra licei e istituti, è destinata alla palude dell’apparato ministeriale: andrà applicata entro il limite del 5 per cento delle classi assegnato in ogni provincia alle sperimentazioni, mancando la legge di riforma degli ordinamenti della scuola secondaria superiore55.
Il problema dell’istruzione in Italia è legato all’assenza di regole di governo in funzione dell’insegnare e dell’apprendere; serve una convergenza di interessi e intenti nel campo, tutta da inventare. Gli intellettuali sono poco propensi a un impegno in assenza di azioni di protesta della catego-
52 Calogero Pecoraro, Funzione docente ed esercizio di libere professioni, “Scuola e didattica”, 1990, n. 4.53 Andrea Toscano, La scuola cattolica sotto la lente, “La tecnica della scuola”, 1992, n. 15.54 Sono gli indirizzi classico, linguistico, socio-psico-pedagogico, scientifico-tecnologico, scientifico, chimico, elettrotecnico e di automazione, elettronico e di telecomunicazione, informatico e telematico, meccanico, tessile, di costruzione, del territorio, agroindustriale, biologico, economico-aziendale, linguistico-aziendale. Si vedano “L’Unità”, 25 marzo 1992; “Valore scuola”, 12 marzo 1992; Anna Maria Di Falco, Presentati i nuovi programmi de! triennio della scuola superiore, “La tecnica della scuola”, 1992, n. 16.55 Formazioni classi negli istituti e scuole di ogni ordine e grado per l ’a.s. 1992-93, “Valore scuola”, 12 marzo 1992; Cm 12 febbraio 1992 n. 29.
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ria, la sola a poter incidere sul sindacato ma neutralizzata dall’ignoranza dei meccanismi di gestione o asservita dalla logica burocratica e clientelare, mentre il giornalismo si limita al rilancio dei segnali più confacenti all’area governativa. Serve conoscenza perché la componente viva e colta degli insegnanti sap
pia riconoscersi e partecipare, ma a chi spetta il primo passo, dopo Poltre quarantennale e democristiano cammino già percorso, per orchestrare l’azione contro il Mpi, un ramo non secondario dell’apparato istituzionale dello stato?
Franca Modesti