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Introduzione al mondo digitale. intro internet studies 1617 .pdf · relativo al web e ai social...

Date post: 03-Jun-2020
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Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Corso di Internet Studies + lab SMM Introduzione al mondo digitale Anno accademico 2016/2017 Francesca Comunello
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Dipartimento di Comunicazione e Ricerca SocialeCorso di Internet Studies + lab SMM

Introduzione al mondo digitaleAnno accademico 2016/2017Francesca Comunello

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Quali competenze servono per lavorare nella comunicazione digitale?

Una pluralità di competenze: si tratta di un profilo marcatamente pluridisciplinare

Si tratta, inoltre, di un settore in costante evoluzione: la curiosità, la capacità di aggiornarsicostantemente e di cogliere le trasformazioni in atto sono elementi fondamentali

Il tasso di globalizzazione è particolarmente elevato nel caso dell’informazione (mass media, internet) –L. Gallino, Dizionario di Sociologia

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Con che sguardo osserviamo i fenomeni che analizziamo?

Importa che l’osservatore partecipi all’oggetto della sua osservazione; occorre in un certo senso amare il cinema, avere piacere a introdurre una moneta in un juke-box […] Occorre conoscere il mondo senza sentirvisi estranei […]

L’oggettività che va ricercata è quella che integra l’osservato nell’osservazione, e non l’oggettivismo che crede di raggiungere l’oggetto sopprimendo l’osservato (E. Morin, 1962, p. 38).

Textual Poachers e molte delle mie opera successive sono state scritte dalla prospettiva di un Aca/Fan, ovvero di una creatura ibrida che è in parte fan e in parte accademico […]. Obiettivo del mio lavoro è stato superare il gap tra questi due mondi. Per me è una sfida personale riuscire a trovare un modo per far uscire la teoria culturale dal ghetto delle librerie universitarie per aprire un più ampio spazio in cui parlare dei media che sono importanti per noi dal punto di vista del consumatore (H. Jenkins)

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Coltiviamo la curiosità per il mondo che ci circonda

Una volta in settimana, i primi 10-15 minuti di ogni lezione saranno dedicati a discutere un “caso” relativo al web e ai social media (un tema molto discusso nella settimana precedente, un’innovazione lanciata da poco, una nuova APP, ecc.)

I casi dovranno essere segnalati dagli studenti (suggerisco di segnalarli su Twitter all’account @fcomun nei giorni che precedono la lezione, utilizzando l’hashtag del corso: #smm17)

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Internet studies e social media management

16/10/10RadioMAster

Il corso si articola in due fasi distinte, ma fortemente complementari.Obiettivo della sezione dedicata agli Internet Studies è offrire una conoscenza e

una competenza interdisciplinare nel campo degli Internet Studies, con attenzione alle più attuali linee di riflessione teorica e di ricerca empirica affermate anche in ambito internazionale.

Obiettivo del laboratorio di Social Media Management è fornire le competenze strategiche e operative per gestire i social media in ambito professionale. Attraverso un approccio multidisciplinare, che va dal marketing alla sociologia della comunicazione, dall’analisi dell’immaginario al brand design fino al transmedia storytellig, il laboratorio si propone di offrire gli strumenti per un’efficace attività di analisi, monitoraggio e gestione dei digital e social media, partendo da una ricognizione dello scenario tecnologico e culturale all’interno di cui aziende e utenti si trovano ad interagire. In questo contesto concetti come e-reputation, brand storytelling e web marketing diventano necessari per comprendere sfide e opportunità, rischi e minacce del nostro attuale sistema mediale.

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Il programma d’esame

1. F. Comunello, “Networked sociability. Riflessioni e analisi sulle relazioni sociali (anche) mediate dalle tecnologie, Guerini e Associati. Dallo studio di questo libro vanno escluse le pagine 136-156; 171-177; 183-188

2. F. Comunello, S. Mulargia, L. Parisi, “The ‘proper’ way to spread idea throughsocial media” (articolo, The Sociological Review: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1467-954X.12378/full)

3. S. Mulargia, “Videogiochi, effetti (sociali) speciali”, Guerini e Associati, 20164. S. Epifani (a cura di) Manuale di comunicazione on-line (disponibile tra i

materiali didattici)4. Un volume o due articoli tratti dalle riviste indicate, a scelta dello studente:

area internet studies; area social media management; riviste (l’elenco dei testi tra cui scegliere sarà disponibile in webcattedra nei prossimi giorni)

N.B.: per gli studenti frequentati è prevista un’attività laboratoriale relativa al social media management, che esonererà dallo studio di almeno un libro (ulteriori dettagli saranno forniti prima dell’inizio delle lezioni relative al social media management)

16/10/10RadioMAster

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Internet studies: cosa faremo insieme

Presentazione corso + scenari evolutivi media digitali Comunello Mercoledì 28 settembre

Introduzione agli internet studies Comunello/Mulargia Giovedì 29 settembre

SOMOLO Ciofalo Mercoledì 5 ottobre

Ciofalo Giovedì 6 ottobre

Scenari evolutivi + Internet studies Comunello Mercoledì 12 ottobre Aula b10 ore 16.00-19.00

Network Comunello Giovedì 13 ottobre

Networked sociability: relazioni sociali e identità Comunello Mercoledì 19 ottobre Aula b10 ore 16.00-19.00

Networked sociability: relazioni sociali e identità Comunello Giovedì 20 ottobre

Fare ricerca sociale sui SNS Comunello Mercoledì 26 ottobre Aula b10 ore 16.00-19.00

Scrivere per il web e per i social media Comunello Giovedì 27 ottobre

16/10/10RadioMAster

Attenzione: nei giorni 12, 19 e 26 ottobre la lezione si terràdalle 16 alle 19!

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Internet Studies?

• “Internet Studies is an interdisciplinary field studying the social, psychological, pedagogical, political, technical, cultural, artistic, and other dimensions of the internet and associateinformation and communication technologies.

• While studies of the internet are now widespread across academicdisciplines, there is a growing collaboration among theseinvestigations. In recent years, "internet studies" have becomeinstitutionalized as courses of study at several institutions of higher learning” (intro voce Internet Studies, Wikipedia, settembre 2013)

“Debate over the terminology of the field is not unique to Internet Studies, but it is an important feature. Internet researchers evendisagree over the definition of the Internet, and the contours of the field of Internet Studies” (Dutton, 2013).

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Un tentativo di definizione (Dizionario Informatica Treccani)

è un campo di studi multidisciplinare che analizza gli aspetti sociologici, psicologici, culturali, politici e tecnologici legati a internet e alle tecnologie digitali.

(>Wellman) suddivide gli I.S. in tre età [...]

Se nei primi anni la riflessione si concentrava su pochi temi (tra cuiCMC, comunità virtuali e digital divide), oggi gli I.S. analizzanoargomenti che spaziano dalle proiezioni identitarie online aivideogiochi, dai (>SNS) alle (>culture convergenti e partecipative),dall'(>internet governance) all'attivismo in rete, dal rapporto trainternet e giovani alle applicazioni della comunicazione online inambito politico, istituzionale, di mercato.

Tra i protagonisti della riflessione disciplinare, metodologica e dietica della ricerca va menzionata l'(>AoIR ). Tra le riviste diriferimento si annoverano: New Media and Society, InformationSociety, Information Communication and Society, Jounal of Computer-mediated communication, Convergence, First Monday.

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The three ages of Internet Studies

• B. Wellman (2004): “The tree ages of Internet Studies: ten, five and zero years ago”, in New media and society

• La preistoria (1992-1994): Computer Supported Cooperative Work (CSCW); esperimenti in laboratorio (vedi Sproull e Kiesler Connections, 1991)

• “I remember standing lonely at the microphone during a comments period at the CSCW 1992 conference. Feeling extremely frustrated, I exclaimed: You don’t understand! The future is not writing stand alone applications for small groups. It is in understanding that computer networks support the kinds of social networks in which people usually live and often work (…) They are sparsely-knit (…) People don’t just relate to each other online, they incorporate their computer-mediated communication into their full range of interaction: in-person, phone, fax, ad even writing”

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The first age of Internet Studies

• The Internet became dot.com-ed (metà anni ’90)• Utopians: “The most transforming technological event since

the capture of fire” (John Perry Barlow, 1995); presentism e parochialism; guardavano ai fenomeni online come se fossero isolati

• Dystopians: “it disconnects us from each other”• “Pundits and computer scientists alike were still trying to get a

handle of what was happening without taking much account of social science knowledge”

• “Computer supported social networks”: Internet vista come nuova tecnologia che segue la via tracciata da altri promotori di connettività

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The second age of Internet Studies (1998-2003)

• Crescente attenzione da parte del mercato e dei policymakers• Crescita continua dell’uso di Internet: “We have moved from a

world of internet wizards to a world of ordinary people routinelyusing the internet” (internet diventa una cosa importante, ma non una cosa speciale)

• Ricerca empirica su larga scala (università, governi, aziende –Pew Internet & American Life Project e World Internet Project)

• “Neither the utopians hopes… nor the dystopians fears…”• Dalle ricerche emerge che a un uso crescente di Internet si

accompagnano maggiori contatti anche con altri mezzi (face to face, telefono, ecc.)

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Verso la terza età degli internet studies

Le prime due età degli internet studies sono state semplici. Nella prima età, non c’era bisogno di ricorrere ai dati: bastava un’eloquente euforia o un’altrettanto eloquente disperazione. Nella seconda età, i ricercatori potevano cogliere frutti facilmente raggiungibili, utilizzando metodi standard della ricerca sociale – questionari e lavoro sul campo – per documentare la natura di internet (Wellman, 2010, p. 21)

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La terza fase: dalla documentazione all’analisi (2004- … )

• Progetti di ricerca più focalizzati, supportati dalla teoria (tipologie di relazioni sociali supportate, sviluppo di individualized networks: personalizzazione, portabilità, connettività ubiqua)

• “The Internet is helping each person to become a communication and information switchboard (quadro comandi) between persons, networks, and insititutions”

• “Groups have clearly become individualized networks”

• “The person has become the portal”

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A meta-field of study

“For the time being, it appears as though the largest umbrella underneathwhich many of us would huddle is called internet studies. While simultaneously drawing and building from other, older research streams(computers and composition, computer-supported cooperative work, hyper/cybertext theory, and human–computer interaction, to name just a few) –and waiting for others to join, follow, or contest – internet studies (alsolabeled studies of cyberculture, digital culture, information society, or newmedia) continues to grow as what can only be called a meta-field of study.The meta-field’s development and directions, coupled with attention towardsthe affiliations that its members do and do not make, constitute animportant and interesting site of intellectual, academic, and political work”

David Silver, 2004, “Internet/cyberculture/digital culture/new media/fill-in-the-blank studies”, New media and society, Vol6(1):55–64

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Verso una prima sistematizzazione

Con l’evoluzione registrata nel corso degli ultimi due decenni sia dainternet, sia dalla ricerca accademica su internet, sono emersi con

chiarezza due aspetti. Innanzitutto, studiare una tecnologia così complessa e articolata

richiede il contributo di numerose discipline e la loro cooperazione interdisciplinare.

In secondo luogo, ciò che inizialmente era una serie sporadica diprimi tentativi di cogliere un fenomeno nuovo, oggi ha raggiunto la

maturità di un corpus di letteratura che rappresenta non solo un ampio spettro di risultati, sempre più raffinati, ma anche un set sempre più sofisticato di riflessioni teoriche sui metodi di ricerca più appropriati, oltre che sull’etica della ricerca (Consalvo, Ess, 2010, 2)

A partire dal 2010-11, vengono pubblicati i primi “manuali” di internet studies

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Come si scrive “internet”?

• “Internet” is often spelled with a capital “I”. In keeping with current trends in internet studies, we prefer the lower case “i”. Capitalizing suggests that “internet” is a proper noun and implies either that it is a being, like Nancy or Annette, or that it is a specific place, like Madison or Lawrence. Both metaphors lead to granting the internet agency and power that are better granted to those who develop and use it”

• (Baym e Markham, Internet Inquiry. Conversations about method, Sage, 2009)

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Internet e la ricerca empirica (primi cenni)

• “The internet is directly implicated in at least four major transformations of our epoch:

– Media convergence– Mediated identities– Redefinitions of social boundaries– The transcendence of geographical boundaries

• Each of these intertwined cultural context inevitably affects the identification of research objects, engagement with research fields, and design and conduct of qualitative inquiry of contemporary social life” (Baym e Markham, p. x)

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The changing role of disciplinarity

• “While most disciplines have awakened to an understanding of the importance of the internet in their fields, most do not have a richly developed core of scholars who agree on methodological approaches or standards. This absence of disciplinary boundaries keeps internet studies both desirable and frustrating” (Baym e Markham, p. xiv)

• Absence of canonical texts, few key journals, such as: new media and society; Information Society; Journal of Computer-Mediated-Communication; Information Community and Society

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Quale tecnologia studiamo? “Contextualizedresearch”

It is not uncommon for journalistic or public debate to be aboutthe ‘Internet’ in general, but academics in this field are awareof the pitfalls of speaking so generally about the societalimplications of a technology that is so malleable and ever-changing in many important ways. This does not negate the potential for addressing issues of the Internet per se, such aswhether it can be empowering or not, but it does pushresearch to tying such claims to concrete research on particular implementation of specific technological innovationsin particular social and institutional settings (Ess, Dutton 2013 – numero monografico NMS)

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“Internet studies involve a wide-ranging agenda of establisheddisciplines, including psychology, sociology, marketing, and communication. To what extent have Internet studies beenengaged in these disciplines?

Has Internet studies become an independent field of study or is itstill an interdisciplinary subject area encompassing otherfields (Baym, 2005)? Some researchers have debated the disciplinary nature of Internet studies (e.g., Hunsinger, 2005; Jones, 2005; Shrum, 2005).

However, before addressing the disciplinary status of Internet studies, we require systematic and comprehensiveinformation about this emerging field” (Peng et al, 2013 –monografico NMS)

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Una quarta fase degli internet studies?

Sistematizzazione (manuali, associazioni, riviste)Campo autonomoIntegrazione mainstream disciplineIntegrazioni con network studies e audience studies

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Un esempio: un caso che ha fatto discutere di recente. Perché? Perché ci riguarda?Ne avete sentito parlare?

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L’opinione di Kate Crawford (Microsoft Research + MIT)

Nick Ut: The terror of war (1972), Premio Pulitzer; è un’immagine simbolo dell’orrore indiscriminato della guerra e si è guadagnata un posto d’onore nella storia della fotografia e della politica internazionale.

La protesta del quotidiano e del governo Norvegese“Normally this kind of decisions don’t get this kind of attention”; si tratta della punta di

un iceberg (K. Crawford)“Facebook passa in rassegna centinaia di immagini mille volte al giorno ed è raro che

si trovi di fronte a un premio Pulitzer di evidente importanza storica. A volte intervengono anche i team di moderatori umani nella valutazione dei contenuti da filtrare, altre volte il compito è affidato interamente agli algoritmi.”

I sistemi di intelligenza artificiale “hanno un ruolo sempre maggiore in scelte che hanno un impatto significativo nelle nostre vite sul piano sociale, culturale ed economico (…) dal rilascio dei detenuti dal carcere alle notizie principali del giorno”

Un articolo in italiano sul tema (Crawford e Whittaker, via Internazionale)

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Altri esempi controversi

“Beauty. AI”: concorso di bellezza con giuria formata da algoritmi.

Controversia: quasi nessuna vincitrice di coloreLa “difesa”: “When you’re training an algorithm

to recognize certain patterns … you mightnot have enough data, or the data might be biased.”

“Humans are really doing the thinking, evenwhen it’s couched as algorithms and wethink it’s neutral and scientific” (Bernard Harcourt, Columbia University)

Inoltre: il chatbot “Tay”; eliminazione team “trending stories” su FB (e promozione contenuti falsi e/o volgari)

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“Un concorso di bellezza con una giuria di robot potrà sembrare una banale iniziativa di cattivo gusto, o un ottimo escamotage per invogliare il pubblico a inviare le proprie foto e ampliare il set di dati disponibili, ma è un caso indicativo di una serie di problemi molto più seri”.

Per esempio, negli USA si utilizzano software per creare “heatlists” (liste che identificano persone ad alto rischio di commettere crimini violenti); software per valutare il tasso di recidiva.

Qui un approfondimento critico di Pro Publica: il sw è accurato solo nel 20% dei casi per i crimini violenti (sale al 61% se si considerano tutte le violazioni)

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Alan Turing: “Se una macchina deve essere infallibile, non potrà mai essere intelligente” (1947)

Machine learning e AI: pongono rilevanti questioni sul controllo. Sonosistemi “senza volto e senza nome”; la loro “intelligenza” dipendedalla quantità di dati che hanno sul nostro conto (machine learning algorithms)

“La questione principale non è se l’intelligenza artificiale sia peggio degli attuali processi umani che usiamo per fare previsioni e classificare i dati (…) La preoccupazione principale è che i sistemi di intelligenza artificiale sono sempre più integrati in istituzioni sociali fondamentali nonostante la mancanza di studi rigorosi sul loro grado di accuratezza e i loro effetti sociali ed economici.” (Crawford e Whittaker)

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“Nuovi” media?

Le innovazioni tecnologiche alla base dei “nuovi” media non sono particolarmente recenti: ARPAnet 1969; microprocessore prima metà anni Settanta, ecc.

“I new media diventano tali a partire dal momento in cui la loro diffusione raggiunge dimensioni di massa (…), intorno al 2000” (Stella et al., p. 7)

McLuhan: “Il contenuto di un medium è sempre un altro medium”

Fidler: “Mediamorfosi”Bolter e Grusin: “Remediation”Jenkins: distinzione tra “media” e “sistemi di delivery”

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“Nuovi” media

“I nuovi media funzionano in un certo modo anche perché sono esistiti i media vecchi che hanno aperto la strada a un sempre maggior coinvolgimento di pubblici e consumatori nell’elaborazione dei propri contenuti” (es.: neotelevisione, omologia con gusti pubblici, proiezioni simulacrali audience. Stella et al., p. 8)

Attenzione alle retoriche interpretative “I nuovi media sono “nuovi” ciascuno nel proprio tempo e

per un periodo limitato prima che una successiva innovazione tecnica li renda vecchi” (p. 10): “nel 1839 lo era la fotografia. Nel 1895, il cinema. Nel 1906, la radio. Nel 1939, la televisione, ecc.”

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La rivoluzione digitale è resa possibile da un insieme di condizioni che riguardano hardware, software, network.

§ La numerizzazione/digitalizzazione di tutte le fonti di informazione (testo a stampa, suono, grafica, immagine fissa e in movimento).

§ La compressione dei segnali digitalizzati per ottimizzare la trasmissione rispetto alla larghezza di banda disponibile.

§ La trasmissione delle informazioni in formato numerico per“pacchetti” in modo da saturare la larghezza di banda e rendere flessibile il traffico tra i nodi di rete

§ L’individuazione di un protocollo universale di comunicazione(TCP/IP) che diviene lo standard “de facto” per le macchine che trattano informazione digitalizzata (il PC e i suoi cloni, TV, telefoni, etc.)

I presupposti del mondo digitale

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Caratteristiche strutturali dei media digitali

MultimedialitàIpertestualitàPersonalizzazioneInterattività

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Convergenza multimediale

Per Bettetini et al. (2001), la convergenza multimediale vede la sua realizzazione nella combinazione di due sistemi prima separati (media digitali + telecomunicazioni), che si articola su tre livelli:La produzione dei mediaLe tecnologie: es. smartphone, in un unico supporto

confluiscono telefonia, computer, internet, tv, registrazione, produzione e ritocco foto e video

I contenuti simbolici: multimedialità, crasi dei linguaggi simbolici utilizzati dai vari media che si ibridano tra loro; la commistione dei linguaggi muta la natura dei contenuti, che vengono strutturati e adattati per differenti piattaforme

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La cultura convergente per Jenkins: “Whereold and new media collide”

• Rifiuto del determinismo tecnologico• “Per convergenza intendo il flusso di contenuti su più piattaforme, la

cooperazione tra più settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento”

• La convergenza non avviene tra le attrezzature dei media, ma nei cervelli dei singoli consumatori, nonché nelle loro reciproche interazioni sociali

• Voglio contestare l’idea secondo la quale la convergenza sarebbe essenzialmente un processo tecnologico che unisce varie funzioni all’interno degli stessi dispositivi. Piuttosto, essa rappresenta un cambiamento culturale, dal momento che i consumatori sono stimolati a creare nuove informazioni e ad attivare connessioni tra contenuti mediatici differenti

(H. Jenkins, Cultura Convergente, Introduzione)

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La multimedialità all’epoca del digitale

È proprio il connubio con il digitale che ha specificato il significato di “multimedialità”

“Perfetta integrazione”, stretta interconnessione di linguaggi e media differenti

Fusione multisensoriale Multimedialità e supporti: online vs offlineMultimedialità interattiva e ipermedialità

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Alle origini dell’ipertesto: Ted Nelson

“Un ipertesto la combinazione di un testo in un linguaggio naturale con la capacità di un computer di seguire interattivamente, visualizzandole in modo dinamico, le diverse ramificazioni di un testo non lineare, che non può essere stampato convenientemente con un’impaginazione tradizionale”

Prima definizione elaborata da Ted Nelson, l’uomo che nel 1967 ha coniato il termine Hypertext

Antecedenti (esplicitati da Nelson: l’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert)

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Alle origini dell’ipertesto

L’ipertesto “scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce meglio davanti a uno schermo interattivo” (Nelson1992: 0/2)

Fruizione non sequenziale dei testi (anche cartacei: Eco, cooperazione interpretativa)

Vannevar Bush: il Memex (1945), microfilm. As WeMayThink

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Interattività

Jensen: interattività è “la misura della potenziale facoltà dei media di lasciare che l’utente eserciti un’influenza sul contenuto o sulla forma della comunicazione mediata”

3 livelli:Interattività selettiva (scegliere un contenuto, es. tv, dvd, ecc.)Interattività conversazionale (possibilità di produrre e inserire

informazioni, es. web)Interattività registrativa (il sistema si adatta alle informazioni

inserite dall’utente, es. intelligenza artificiale)Elementi principali: velocità (tempo di risposta all’input);

gamma (numero di elementi dell’ambiente mediato che l’utente può manipolare); controllo arbitrario vs naturale

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Internet (la rete Tcp-Ip) non è solo il web

Web httpExplorer

E-mailMessaggistica

p2p download and

sharing

Streaming AV

VoIPSkype

OnLinegaming

APP

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Web 2.0 L'utente guida il cambiamento (?)

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Siti statici: pagine statiche, contenuti di sola lettura (aggiornati agendo sul codice html – direttamente o con editor); il contenuto non può essere modificato (struttura o informazioni) a meno di una modifica del codice (intera pagina)

Siti dinamici: contenuti dinamici (integrazione con uno o più DB), elevata interazione con l’utente. Le pagine attingono a una parte fissa (grafica, menu, ecc.) e parti prelevate da DB (e/o relative all’utente)CMS (content management system)

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What's next?

Web 3.0?The Semantic WebA new form of Web content that is meaningful to computers will unleash a

revolution of new possibilities

By Tim Berners-Lee, James Hendler and Ora Lassila May 17, 2001

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Internet of things

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Internet of (every)thing

¤ L'Internet delle cose è vista come una possibile evoluzione dell'uso della Rete. Gli oggetti si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le scarpe da ginnastica trasmettono tempi, velocità e distanza per gareggiare in tempo reale con persone dall'altra parte del globo, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.

¤ Gli oggetti e i luoghi muniti di etichette Rfid o codici QR cominicanoinformazione in rete o a dispositivi mobili (…) Fonte: Wikipedia.it

¤ Campi di applicazione: produzione industriale, logistica, infomobilità, domotica, smart city, tutela ambientale, ecc.

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Realtà virtuale immersiva vs realtà aumentata

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Il web è morto (?) C. Anderson, M. Wolff, Wired US, estate 2010Anderson “Negli ultimi anni uno dei cambiamenti più significativi nel mondo

digitale è stato il passaggio dal web aperto a piattaforme che utilizzano internet come mezzo di trasporto, ma non il browser come display (ad es. le apps)”

La transizione è stata innescata dall'avvento dell'Iphone: mondo che i consumatori scelgono sempre più spesso perché queste piattaforme dedicate funzionano meglio o sono più adatte alla vita quotidiana

“Produttori e consumatori sono concordi: il web non è il culmine della rivoluzione digitale”

Il web come strumento prezioso, ma non come l'intera cassetta degli attrezzi (Anderson contrappone la sua visione a chi parla di “webtop”)

“Mobile and App Economy”: 1,6% PIL italiano (2014, Osservatorio PoliMI)

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Il web è morto? - seguePush vs pull (Wired, 1997). “proprio come il web 2.0 è soltanto un web 1.0

che funziona, l'idea (del futuro predominio dei media push) è rinata”“Il web in fondo è solo una delle tante applicazioni che esistono in internet, e

utilizza protocolli IP e TCP per muovere i pacchetti. La rivoluzione è questa architettura, non le applicazioni specifiche che ci sono costruite sopra”.

“Oggi il contenuto che vedi sul tuo browser ammonta a meno di un quarto del traffico internet”

Applicazioni responsabili del maggior traffico internet: email, p2p, reti aziendali, comunicazioni da macchina a macchina delle API (applicationprogramming interface), le chiamate skype, i giochi online, Itunes, film in streaming (netflix, ecc.)

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Un'era post-web?

Mobile: fruizione resa più semplice dalle applicazioni“E' vero, apprezziamo l'ambiente aperto, ma preferiamo la strada più

facile, anche a pagamento” (dal modello free al modello freemium)“Oggi internet ospita una grande quantità di giardinetti privati (walled

gardens), in un certo senso il web è l'eccezione, non la regola”“Il web aperto della peer production (…) continua a prosperare, sprinto

da incentivi non monetizzabili come la voglia di espressione (…) Ma il concetto del web come mercat per la distribuzione digitale è in crisi (…) La vera rivoluzione è internet (…)”

“La natura della rete è cambiata, passando dalla scrivania alle tasche”(C. Anderson, in italiano su Wired, ottobre 2010)

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Sistemi chiusi e business

Allontanamento dall'open web dipende anche dal crescente dominio di uomini d'affari più inclini a pensare nei termini di “tutto o nulla” dei media tradizionali (…) frutto di un'idea che rifiuta l'etica, la tecnologia e il business model del web.

Esempio: Facebook, sistema chiuso, che “è diventato un mondo parallelo al web, un'esperienza assai diversa e certamente più appagante e allettante, che divorava il tempo prima passato a passare pigramente da un sito all'altro” - applicazioni

Integrazione logica tecnologica e media; ci si sposta verso mercato in cui il contenuto domina la tecnologia

Apple (Itunes) sposa logica media tradizionali (controlla i contenuti) M. Wolff, in italiano su Wired, ottobre 2010

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Jose van Dijck: platform societyhttps://storify.com/LSEpublicevents/from-a-culture-of-connectivity-to-a-

platform-socieProf van Dijck’s speech at LSEThe “Big 5”: at the core of the digital ecosystem (Apple, Microsoft,

Amazon, Google, Facebook)Platforms are “Major gateways to our social lives”; “online site that

organizes data streams, economic interactions and social exchanges among users”

Platform ecosystem: an assemblage of networked platforms governed by its own dynamics and operating on a set of mechanisms that is inscribed in its architecture

“Platform society”: “a society in which social, economic and interpersonal traffic is largely channeled by a global online platform ecosystem that is driven by algorithms and fueled by data”

From a Culture of Connectivity to a Platform Society

13/10/16

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“Sharing” economy. Besides euphoric thinking, focus on potential negative effects of sharing economy” (how can we protect property/consumers?).

Sharing economy?

13/10/16

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How can we build trust in a platform society (where States and institutions are bypassed)?

Who rules the platform ecosystem? (Google US+Europe; FB Middle East)

Recommendations to users: require transparency in platforms; do not trade convenience for public values

Recommendations to owners and developers: put long-term trust over short-term gain

Recommendations to Governments: defend public values and common good; negotiate public interests with platforms; upgrade regulatory institutions

Platform society (J. Van Dijck)

13/10/16


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