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INTRODUZIONE - salvatorevicario.com · libro di Urbino che hanno frequentato da ragazzi, rinverdire...

Date post: 18-Feb-2019
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INTRODUZIONE di SALVATORE G. VICARIO I l francobollo, i valori bollati, la mo- neta e la carta moneta non erano sta- ti mai visti, a torto e per lunghi secoli, co- me opere d’arte: solo con un saggio edito nella Storia dell’arte italiana 1 la nobilissi- ma arte della grafica è stata collocata nella sua giusta posizione, ricca di significato e portatrice di messaggi altrimenti non esprimibili. Infatti, scriveva Zeri, “il tipo della stampa, i caratteri delle scritte e delle cifre, l’immagine con cui l’autorità emit- tente si dichiara, sono tutti dati da cui il bollo postale deriva una precisa posizione storica, ben più complessa di quel che sia implicito nel suo semplice atto di nascita. Ed è una posizione le cui radici assumono valori e legami culturali, divenuti via via più articolati con il diffondersi delle emis- sioni commemorative (di cui la più antica, dedicata al cinquantesimo anniversario dell’assunzione al trono della regina Vitto- ria, apparve nel 1887 nel Regno Unito d’In- ghilterra) seguite poi da altri tipi, celebra- tivi di speciali occasioni, di avvenimenti di particolare significato politico, oppure re- lativi ad aspetti di costume e di arte, della fauna o della flora”: solo dopo questo auto- revole scritto questo tipo di arte grafica è entrata nella “storia dell’arte”. Zeri infatti giustamente sosteneva che l’arte non è né maggiore né minore, ma solo “arte”, in quanto opera dell’intelligenza umana. L’importanza dell’arte grafica filatelica è oggi avvalorata da una ulteriore impresa editoriale, presentata dalla casa editrice Skira nella collana “biblioteca d’arte”: e, ad avvalorarne il peso scientifico, la nuova edi- zione 2 è stata presentata senza alcuna in- troduzione: lo scritto è ancora quello del Maestro, sic et simpliciter. Unica variazio- ne è la riproduzione a colori dei francobol- li che, nella edizione originale, erano in bianco/nero. Questa realtà mi ha stimolato a pubbli- care una parte della tesi di laurea in “Psico- logia dell’arte”, discussa dalla dott. Anna Da Sacco presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Bologna nella I sessione dell’anno accademico 2004- 2005, relatore il prof. Alessandro Serra, correlatore il prof. Stefano Ferrari, con il ti- tolo Il francobollo tra arte e comunicazio- ne nella Repubblica italiana. Credo utile presentarla ai nostri lettori poiché l’argomento discusso nella tesi ini- zia il suo excursus proprio dal punto nel quale si era fermato l’interesse del Mae- stro: nelle ultime due pagine infatti egli faceva solo un rapido cenno alla serie de- mocratica, emessa il 1º ottobre 1945, con la quale inizia il nuovo periodo storico del- la filatelia repubblicana. Occasione oblata, reputo di rendere un servigio utile alla conoscenza delle al- tre branche dell’arte grafica e numismati- ca, creando per il solo numero degli Anna- li 2007, questa rubrica di numismatica, fi- latelia e carte valori; in ciò sono stato in- coraggiato dal successo che ha avuto una particolare mostra organizzata qualche anno addietro dalla Pro Urbino, presiedu- ta da Augusto Calzini, in collaborazione con l’Amministrazione comunale urbina- te, patrocinata dalla Regione Marche, dal- la Provincia di Pesaro e Urbino, dalla Fon- dazione della Cassa di Risparmio di Pesa- ro, dall’Accademia Raffaello, dall’Istituto Statale d’Arte di Urbino e dal Circolo fila- telico “Castellani” di Fano. Al termine di quella manifestazione, la presidenza ebbe a sintetizzare così l’avve- nimento: “Dare la misura del successo e sottolineare l’entità della partecipazione alla serata inaugurale della “Mostra di in- cisione e microincisione. I grandi maestri del francobollo e della cartamoneta” in onore di Eros Donnini, Alceo Quieti, Tren- to Cionini e del loro allievo Bruno Cerbo- ni Bajardi non è possibile perché sarebbe uno sminuire un’atmosfera di incanto, fat- ta di molteplici sentimenti, dall’amicizia alla ammirazione, dalla stima all’affetto, dalla partecipazione entusiastica alla soli- darietà, dalla familiarità al profondo ri- spetto... Dunque si è vissuta una atmosfera, di quelle che non puoi studiare né immagi- nare sulla carta perché in nessun modo assumerebbe gli stessi colori dell’autenti- cità. Per gli artisti è stato come ritrovarsi a casa propria, rivivere i momenti della for- mazione presso l’immaginifica Scuola del libro di Urbino che hanno frequentato da ragazzi, rinverdire il rispetto e la venera- zione per i loro grandi maestri, Francesco Carnevali, Leonardo Castellani, Umberto Franci e ritrovare la cornice rinascimen- tale della città che è solita, come per ma- gia, scavare negli animi sensibili un solco ed una cornice di ricordi indelebili. Augusto Calzini ha tracciato i profili dei maestri del francobollo e della carta moneta i cui nomi risuonano in Italia e nel mondo e lo ha fatto con semplicità perché non era difficile sottolineare il re- spiro profondo, l’adamantina vena artisti- ca e la perfezione formale di Eros Donnini o la religiosità ed il senso artistico di Quie- ti, l’autenticità dell’ironico Cionini e la profonda capacità investigativa di Bruno Cerboni Bajardi. Un sereno confronto tra le umane possibilità di tecnici perfetti che ideano una nuova arte fatta di punti e li- nee a comporre ombre e luci ed effetti, espressioni di gran lunga più efficaci di una fotografia artistica, ricche di umana penetrazione con sguardi parlanti, tutti ottenuti con il gesto sacrale che guida il bulino messaggero”. ANNALI 2007 232 CURIOSITÀ - IL VALORE DA LIRE 10 DELLA SERIE “CASTELLI”, INCISO DA TULLIO MELE, RAFFIGURANTE IL “CASTELLO SFORZESCO” DI MILANO - IN DITTICO NELLA ILLUSTRAZIONE RIPORTA IN UNO DEI DUE ESEMPLARI LA TORRE CENTRALE AVVOLTA DA UN ANOMALO RETINO ARANCIONE
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INTRODUZIONEdi SALVATORE G. VICARIO

Il francobollo, i valori bollati, la mo-neta e la carta moneta non erano sta-

ti mai visti, a torto e per lunghi secoli, co-me opere d’arte: solo con un saggio editonella Storia dell’arte italiana1 la nobilissi-ma arte della grafica è stata collocata nellasua giusta posizione, ricca di significato eportatrice di messaggi altrimenti nonesprimibili. Infatti, scriveva Zeri, “il tipodella stampa, i caratteri delle scritte e dellecifre, l’immagine con cui l’autorità emit-tente si dichiara, sono tutti dati da cui ilbollo postale deriva una precisa posizionestorica, ben più complessa di quel che siaimplicito nel suo semplice atto di nascita.Ed è una posizione le cui radici assumonovalori e legami culturali, divenuti via viapiù articolati con il diffondersi delle emis-sioni commemorative (di cui la più antica,dedicata al cinquantesimo anniversariodell’assunzione al trono della regina Vitto-ria, apparve nel 1887 nel Regno Unito d’In-ghilterra) seguite poi da altri tipi, celebra-tivi di speciali occasioni, di avvenimenti diparticolare significato politico, oppure re-lativi ad aspetti di costume e di arte, dellafauna o della flora”: solo dopo questo auto-revole scritto questo tipo di arte grafica èentrata nella “storia dell’arte”. Zeri infattigiustamente sosteneva che l’arte non è némaggiore né minore, ma solo “arte”, inquanto opera dell’intelligenza umana.

L’importanza dell’arte grafica filatelicaè oggi avvalorata da una ulteriore impresaeditoriale, presentata dalla casa editriceSkira nella collana “biblioteca d’arte”: e, adavvalorarne il peso scientifico, la nuova edi-zione2 è stata presentata senza alcuna in-troduzione: lo scritto è ancora quello delMaestro, sic et simpliciter. Unica variazio-ne è la riproduzione a colori dei francobol-li che, nella edizione originale, erano inbianco/nero.

Questa realtà mi ha stimolato a pubbli-care una parte della tesi di laurea in “Psico-logia dell’arte”, discussa dalla dott. Anna DaSacco presso la facoltà di Lettere e Filosofiadell’Università degli studi di Bologna nellaI sessione dell’anno accademico 2004-2005, relatore il prof. Alessandro Serra,correlatore il prof. Stefano Ferrari, con il ti-tolo Il francobollo tra arte e comunicazio-ne nella Repubblica italiana.

Credo utile presentarla ai nostri lettoripoiché l’argomento discusso nella tesi ini-zia il suo excursus proprio dal punto nelquale si era fermato l’interesse del Mae-stro: nelle ultime due pagine infatti eglifaceva solo un rapido cenno alla serie de-mocratica, emessa il 1º ottobre 1945, conla quale inizia il nuovo periodo storico del-la filatelia repubblicana.

Occasione oblata, reputo di rendereun servigio utile alla conoscenza delle al-tre branche dell’arte grafica e numismati-ca, creando per il solo numero degli Anna-li 2007, questa rubrica di numismatica, fi-latelia e carte valori; in ciò sono stato in-coraggiato dal successo che ha avuto unaparticolare mostra organizzata qualcheanno addietro dalla Pro Urbino, presiedu-ta da Augusto Calzini, in collaborazionecon l’Amministrazione comunale urbina-te, patrocinata dalla Regione Marche, dal-la Provincia di Pesaro e Urbino, dalla Fon-dazione della Cassa di Risparmio di Pesa-ro, dall’Accademia Raffaello, dall’IstitutoStatale d’Arte di Urbino e dal Circolo fila-telico “Castellani” di Fano.

Al termine di quella manifestazione, lapresidenza ebbe a sintetizzare così l’avve-nimento: “Dare la misura del successo esottolineare l’entità della partecipazionealla serata inaugurale della “Mostra di in-cisione e microincisione. I grandi maestridel francobollo e della cartamoneta” inonore di Eros Donnini, Alceo Quieti, Tren-to Cionini e del loro allievo Bruno Cerbo-ni Bajardi non è possibile perché sarebbeuno sminuire un’atmosfera di incanto, fat-ta di molteplici sentimenti, dall’amiciziaalla ammirazione, dalla stima all’affetto,

dalla partecipazione entusiastica alla soli-darietà, dalla familiarità al profondo ri-spetto...

Dunque si è vissuta una atmosfera, diquelle che non puoi studiare né immagi-nare sulla carta perché in nessun modoassumerebbe gli stessi colori dell’autenti-cità.

Per gli artisti è stato come ritrovarsi acasa propria, rivivere i momenti della for-mazione presso l’immaginifica Scuola del

libro di Urbino che hanno frequentato daragazzi, rinverdire il rispetto e la venera-zione per i loro grandi maestri, FrancescoCarnevali, Leonardo Castellani, UmbertoFranci e ritrovare la cornice rinascimen-tale della città che è solita, come per ma-gia, scavare negli animi sensibili un solcoed una cornice di ricordi indelebili.

Augusto Calzini ha tracciato i profilidei maestri del francobollo e della cartamoneta i cui nomi risuonano in Italia enel mondo e lo ha fatto con semplicitàperché non era difficile sottolineare il re-spiro profondo, l’adamantina vena artisti-ca e la perfezione formale di Eros Donninio la religiosità ed il senso artistico di Quie-ti, l’autenticità dell’ironico Cionini e laprofonda capacità investigativa di BrunoCerboni Bajardi. Un sereno confronto trale umane possibilità di tecnici perfetti cheideano una nuova arte fatta di punti e li-nee a comporre ombre e luci ed effetti,espressioni di gran lunga più efficaci diuna fotografia artistica, ricche di umanapenetrazione con sguardi parlanti, tuttiottenuti con il gesto sacrale che guida ilbulino messaggero”.

ANNALI 2007 232

CURIOSITÀ - ILVALORE DA

LIRE 10 DELLASERIE

“CASTELLI”,INCISO DA

TULLIO MELE,RAFFIGURANTE

IL “CASTELLOSFORZESCO” DI

MILANO - INDITTICO NELLA

ILLUSTRAZIONERIPORTA IN

UNO DEI DUEESEMPLARI LA

TORRE CENTRALE AVVOLTA DA UNANOMALO RETINO ARANCIONE

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I - Il francobollo tra artee comunicazione nellaRepubblica italiana

di ANNA DA SACCO

La serie Democratica

L ’anno 1946, fondamentale nellastoria d’Italia, presenta aspetti es-

senziali per lo studio storico postale e lacomprensione dello sviluppo del settoredelle comunicazioni, dalla fine della guer-ra ad oggi, nel nostro Paese. È, infatti, unanno di transizione tra i più importantidella storia nazionale.

Il 9 maggio 1946 Vittorio Emanuele IIIabdica a favore del figlio Umberto (che di-venta, pertanto, il quarto re d’Italia), giàLuogotenente generale del Regno dal giu-gno 1944, quando il padre era partito perl’esilio in Egitto3. Da tempo i partiti con-trari alla monarchia premono affinché gliItaliani vengano chiamati ad un referen-dum istituzionale che viene indetto, conun decreto luogotenenziale, per il 2 giu-gno 1946, giorno stabilito per le votazioni.Nonostante i risultati del referendum isti-tuzionale non presentino una enormemaggioranza (la Repubblica ha vinto perdue milioni di voti), si cerca distensione econcordia, per lasciarsi alle spalle un pe-riodo tragico. Così, il 13 giugno, dopo ap-pena trentaquattro giorni di regno, il relascia il Quirinale per recarsi a Ciampinoda dove, con un aereo militare italiano,parte per il suo definitivo esilio. La Cortedi Cassazione proclama i risultati definiti-vi che danno la vittoria alla Repubblicacinque giorni più tardi, il 18 giugno; Enri-co De Nicola assume la carica di CapoProvvisorio dello Stato Italiano fino al 1ºgennaio 1948 quando, all’entrata in vigo-re della Costituzione, diventerà, a tutti glieffetti, il primo Presidente della Repubbli-ca Italiana.

Il nostro Paese ha subito danni econo-mici e perdite incalcolabili e la completadistruzione del sistema produttivo. Ai dan-ni materiali si aggiungono, altrettanto gra-vi e pesanti, quelli morali e sono in molti atemere che possa riaprirsi la contesa tramonarchici e repubblicani. In questa bur-rascosa situazione sorgono esigenze appa-rentemente secondarie ma da non sottova-lutare: la rinascita delle nostre comunica-zioni, distrutte da anni di guerra sul suolonazionale, ed il ripristino dei collegamenticon Paesi Esteri, verso i quali i cittadiniitaliani non avevano più avuto la possibi-lità di comunicare.

Occorre, inoltre, emettere nuovi fran-cobolli che sostituiscano quelli in circola-zione appartenenti, anche come rappre-

sentazione figurativa, all’Italia monarchi-ca e fascista. Per preparare la nuova seriefilatelica la Direzione generale delle Postebandisce, già nei primi giorni del 1945, unconcorso, in vista di una nuova “emissionedi carte valori postali (ordinarie, espressoe posta aerea) per adeguarle alle nuove ta-riffe e per ispirarne i tipi alle mutate con-dizioni del Paese”. Il bando dice chiara-mente che i bozzetti devono ispirarsi ai“principi di libertà e di democrazia che si

sono affermati nel Paese in conseguenzadelle mutate condizioni politiche”. Meritadi essere sottolineato che, in un certo sen-so, furono proprio i francobolli a precorre-re gli avvenimenti diffondendo in tutto ilterritorio nazionale delle vignette che po-terono simboleggiare non solo il primo pe-riodo postbellico, ma anche la fase di tran-sizione tra Regno e Repubblica.

Alla gara, regolamentata con decretointerministeriale, sono liberi di partecipa-re “tutti gli artisti del Regno” così da “ave-re un ampio campo di scelta fra i bozzettiche saranno presentati”. Per i disegnatoridella Democratica, la nuova serie che staper nascere, non si trattava di un compitofacile anche perché i primi valori doveva-no essere emessi già il primo ottobre 1945:bisognava dunque evitare simboli compro-

mettenti dato che ci si trovava in un perio-do di transizione che si avviava, con molteprobabilità, a tramutarsi in repubblica.

Ben sessantasette sono gli elaboratiche prendono parte al concorso: di questidisegni furono presto scartati quaranta-cinque progetti. I bozzetti rimasti vengo-no giudicati da una apposita Commissionela quale decide di coinvolgere l’opinionepubblica in questo importante cambia-mento istituzionale: il ventidue aprile, seigiorni dopo la chiusura del concorso, ilCircolo Filatelico Italiano di Roma ospitaun’apposita ed inedita mostra per propor-re al pubblico i bozzetti della nuova seriecome “atto di riguardo che l’Amministra-zione postale, pur sovrana delle sue delibe-razioni, ha inteso compiere in omaggio alpiù alto e squisito spirito democratico”. Idisegni scelti vogliono trasmettere, conimportante valenza simbolica, un elemen-to di base non legato ad alcun partito poli-tico né ad alcuna forma istituzionale, pro-prio per non inasprire gli animi in un mo-mento storico tanto importante e delicato.

L’elemento conduttore della serie è la“speranza” ed i relativi bozzetti rappresen-tano, infatti, i seguenti soggetti:– un martello che spezza una grossa cate-

na; la famiglia del lavoratore rappresen-tata insieme alla bilancia, simbolo digiustizia;

– una mano virile e forte che sostiene unagrande fiaccola accesa;

– una pianticella di olivo (pianta forte elongeva, simbolo di speranza e fiducianella ricostruzione e nel futuro) postain una terra gravemente sofferente a te-stimoniare il difficile periodo storico at-traversato dagli Italiani;

– un agricoltore che fissa una giovanepianticella ad un sostegno verticale, inmodo da aiutarla a crescere in posizionecorretta per rappresentare la voglia diricostruzione, e l’importanza della fidu-cia nel futuro;

– un grosso tronco di quercia gravementespezzato da cui nascono dei vigorosigermogli assieme alla figura allegoricadell’Italia turrita.

Ha inizio così la Democratica, caposti-pite della raccolta della Repubblica, desti-nata a restare in vigore solo per sette anni.Questi francobolli, filatelicamente, sonoconsiderati la prima serie ordinaria dellaRepubblica Italiana ma allo stesso temposono l’ultima del Regno d’Italia, giacché laprima parte di questa serie, quattordicifrancobolli di posta ordinaria (con valoretra dieci centesimi e cinquanta lire), èemessa il 1º ottobre 1945. Ulteriori valori,con i medesimi soggetti, sono emessi suc-

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cessivamente per necessità di adeguarsi al-l’aumento delle tariffe postali e l’ultimofrancobollo della Democratica, l’esempla-re da otto lire, fa la sua comparsa il dician-nove gennaio 1948. L’intera serie uscirà divalidità nel dicembre 1952.

Il ventinove luglio 1946, a completarela serie della Democratica, viene emesso ilfrancobollo da cento lire che riprende, conornati laterali e scritte, la vignetta già uti-lizzata per il venti centesimi, il cinque ed ildieci lire; è il più alto valore facciale dellaserie ed il formato scelto è differente daquello degli altri francobolli. Secondo di-chiarazioni dell’epoca, il cento lire dellaDemocratica, è posto in vendita solo nellegrandi città ed inizialmente trova scarsoimpiego postale in quanto, nel dopoguer-ra, cento lire rappresentavano una sommanotevole; in effetti, viene usato quasiesclusivamente per affrancare lettere di-rette oltreoceano per via aerea. Solo neglianni successivi, in seguito all’aumentodelle tariffe ed alla perdita di potere d’ac-quisto della moneta, il cento lire della De-mocratica comincia a diventare di uso abi-tuale anche per l’interno. Mentre tutti glialtri valori erano stampati in rotocalco,per il francobollo da cento lire viene utiliz-zata la calcografia onde renderne più diffi-cili le falsificazioni: nonostante tale accor-gimento il francobollo viene falsificato siaper frodare le poste sia per scopi filatelici.Del resto, negli anni della sua emissione,rappresentava un valore non indifferente,la cui importanza è facilmente comprensi-bile se consideriamo che, all’epoca, unoperaio per guadagnare mille lire dovevalavorare almeno venti ore (una settimanalavorativa era di circa quaranta ore), unchilo di carne costava circa quattrocentolire ed un pacchetto di sigarette, alla borsanera, ne costava trecento.

Da un punto di vista iconografico laDemocratica ebbe un ruolo molto impor-tante volendo trasmettere fiducia ed otti-mismo nei confronti di uno Stato che sivuole rinnovare, in un periodo particolar-mente difficile e delicato, sia da un puntodi vista storico che economico e sociale.

Si inizia così la diffusione in tutto ilPaese, tramite le corrispondenze postali,dei sei soggetti allegorici rappresentantisimbolicamente, ma con grande efficacia,i sogni di sviluppo e ricostruzione postbel-lici, trasmettendo così alla popolazionesperanza, libertà, rinascita, giustizia e fa-miglia. Nonostante si noti la diversa pater-nità grafica dei singoli bozzetti, la serie ri-sulta gradevole ed il valore da cento lire èconsiderato uno dei francobolli più belli, enoti, dello Stato Italiano.

Ma i primi francobolli della Democra-

tica non fanno in tempo a nascere che giàmutano le tariffe postali: infatti, già dalprimo febbraio 1946 molti dei tagli emessisono superati. L’Italia è, però, tutta da ri-costruire e non ci si può permettere il lus-so di sprecare carta: dunque circolerannolettere e plichi affrancati con lenzuoli difrancobolli. Il porto per una lettera, tre-quattro lire a seconda della destinazione,sarà in molti casi assolto con quindici oventi esemplari da venti centesimi o, addi-rittura, con trenta o quaranta esemplari dadieci centesimi! Questo sino al 1950,quando viene emessa la serie “Italia al la-

voro” che sostituisce la Democratica.

La serie Italia al lavoro

È questa la prima serie ordinaria com-pletamente realizzata nell’età repubblica-na e, forse, la più bella. In realtà, i primibozzetti di questa serie vengono presenta-ti da Corrado Mezzana già in occasione delconcorso per la serie Democratica. Dietroa questi bozzetti si dimostra esserci nonsolo un grande artista, ma anche un pro-fessionista ed un vero esperto della comu-nicazione: infatti, alla base della proposta,che il Mezzana presenta sotto il motto di“Italia al lavoro”, c’è una eloquente stra-tegia comunicativa in un periodo storico e

politico particolarmente importante e de-licato.

Dopo tanti anni di re, imperatori, sim-boli e allegorie, si vuole finalmente fareemergere la gente, la gente comune, one-sta, che lavora: aiuta a valorizzare la veralibertà della democrazia, tema del concor-so. Inoltre viene sottolineata la realtà diogni giorno in un Paese che non è più inguerra e che sta cercando nell’attività quo-tidiana di ciascuno, le risorse indispensa-bili per risollevarsi e costruire il futuro.

Il lavoro è considerato la base della vi-ta sociale e nazionale e la Costituzione del-la Repubblica Italiana inizia proprio affer-mando di essere su di esso fondata e già idue francobolli del 1948 celebrativi dellaCostituzione, tra le numerose valenze sim-boliche, ricordano proprio uno dei più an-tichi e faticosi lavori: quello dello scalpel-lino.

Inoltre, come sfondo ai diversi sogget-ti della serie “Italia al lavoro” vi è un’im-magine altrettanto vera e bella dell’Italia,da fare conoscere al mondo: ogni valore ri-corda anche il patrimonio paesaggistico,artistico e storico, tanto ricco e prezioso diogni Regione d’Italia.

Altro aspetto importante di questa se-rie è il nuovo formato, doppio di quelli del-la Democratica, che rende più manegge-voli i francobolli ma, soprattutto, è piùadatto all’effetto figurativo che si vuole ot-tenere e permette di completare la vignet-ta con diciture chiare e leggibili. Una par-ticolarità grafica è, inoltre, che tutti i fran-cobolli di questa serie sono monocromi,con innumerevoli sfumature. Ogni abbi-namento lavoro-veduta, è racchiuso inuna cornice identica che, in basso, si con-clude formando due spazi d’angolo ove èriportato il valore facciale del francobollo;tali spazi sono uniti da un cartiglio sulquale è stampata l’indicazione dell’attivitàartigiana riprodotta nelle singole vignetteed il nome della relativa Regione.

Si dice che sia stato l’allora ministrodelle Poste, l’onorevole Angelo RaffaeleJervolino, convinto estimatore di Mezza-na, che decise di sostituire la Democratica,stilisticamente disomogenea, con unanuova serie originale, completa ed unita-ria. Egli riportò l’attenzione sui bozzetti diMezzana rilanciando l’idea, subito condi-visa da altri, di affidargli il compito di pre-parare una nuova ordinaria con lo scopo diillustrare il lavoro nelle varie Regioni del-la Penisola e creare una serie organica percarattere ed unitaria per impostazione: “lanuova serie più che glorificare il lavoro ita-liano nelle sue grandi imprese industriali,commerciali ed agricole che, per essere or-mai simili in altri Paesi del mondo, non

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avrebbero potuto caratterizzare il voltodell’Italia, si propone di esprimere tale vol-to attraverso la rappresentazione di attivitàartigiane tanto legate alle nostre tradizio-ni. Onde ribadire questo legame, a fare dasfondo al personaggio si è messo, in ognifrancobollo, un profilo o un monumentodi ciascuna delle diciannove Regioni italia-ne, ma ciò non vuole dire che l’attività per-sonificata dal lavoratore sia esclusiva diquella Regione”.

Gli stessi bozzetti erano stati scartatinel precedente concorso non tanto perchéconsiderati non validi, quanto perché si te-meva che le vignette dedicate alle Regioniavrebbero potuto costituire una spinta alregionalismo, rischiando di creare situa-zioni di forte attrito nei confronti delloStato nascente. Proprio sul piano politico,con questa serie, si è probabilmente volu-to sottolineare il principio democratico deldecentramento amministrativo e funzio-nale, che vuole annullare il passato centra-lismo totalitario, principio solennementeribadito dall’art. 5 della Costituzione re-pubblicana (“La Repubblica, una e indivi-sibile, riconosce e promuove le autonomielocali; attua nei servizi che dipendono dal-lo Stato il più ampio decentramento am-ministrativo; adegua i principi ed i metodidella sua legislazione alle esigenze dell’au-tonomia e del decentramento”) e, piùavanti, disciplinato da altri articoli dellastessa Carta Costituzionale.

La serie, realizzata in diciannove valo-ri, è veramente un capolavoro di sintesi edi incisione. Tutte le vignette vengonocreate dal medesimo disegnatore con rile-vanti privilegi artistici a favore sia dell’im-postazione grafica che della vivace unità distile. L’intera serie dell’“Italia al lavoro”(inizialmente detta anche “Regioni” o“dell’Unità”) viene autorizzata con Decre-to ministeriale il 6 febbraio 1950 ma i va-lori vengono posti in vendita solo dal 20ottobre 1950; a differenza della preceden-te serie Democratica, esce compatta nei 19tagli, anche per affrontare tutte le possibi-li combinazioni tariffarie nazionali ed in-ternazionali. La serie ebbe però una vitaabbastanza breve, in quanto tutti i valoripersero validità postale il 31 marzo 1958.

La distribuzione dei valori viene fattageograficamente, secondo la Regione rap-presentata, da nord a sud o viceversa, ed inbase ai tipi di attività raffigurate. Un primogruppo riguarda le attività artigiane, di-sposte dal nord verso il sud: il primo esem-plare è da cinquanta centesimi e mostraun fabbro nella sua fucina in Val d’Aosta,mentre sullo sfondo, sfumato, è il castellodi Bard. Nel valore da una lira c’è un mec-canico, vicino a un banco con una morsa,

e siamo dunque nel Veneto (con il dodicilire) dove un marinaio è al timone dellasua imbarcazione e, in lontananza, il pa-lazzo ducale ed il campanile di San Marco,entrambi a Venezia. Lo scalo marittimo li-gure è graficamente sintetizzato nel lavo-ro del mastro d’ascia, mentre in alto vigilail Castello di Rapallo (quindici lire). Anco-ra un’attività portuale nel valore da ventilire, con l’immagine del pescatore che riti-ra la sciabica ed il Vesuvio sul Golfo di Na-poli, per la Campania.

Vengono infine, in un terzo gruppo, leattività agricole, con richiamo geograficoinverso, cioè da sud a nord: il venticinquelire ci riporta in terraferma, nella calda Si-cilia, dove una donna raccoglie arance conlo sfondo del Monte Pellegrino. La ven-demmia in terra di Puglia è un soggettoparticolarmente riuscito, nel valore da

verde Umbria, riconoscibile per il conven-to di Assisi, realizzato nel Duecento, congrande porticato sopra il quale si erge laBasilica di San Francesco, chiesa madredell’Ordine francescano; la prima pietra fuposta da papa Gregorio IX nel 1226, dueanni dopo la morte del Santo (cinquanta-cinque lire). Un carro tirato da buoi ed ilpalazzo ducale di Urbino (opera di LucianoLaurana che nel 1465 fu chiamato dal du-ca Federico da Montefeltro per ampliare emigliorare il primitivo palazzo: suoi i fa-mosi “torricini” racchiudenti i balconi so-vrapposti) nel valore, dedicato alle Marche,da sessanta lire, cui fa seguito il francobol-lo da sessantacinque lire che mostra unasorridente raccoglitrice di canapa dell’E-milia Romagna: sullo sfondo l’Abbazia diPomposa, basilica di tipo ravennate, ini-ziata nell’ottavo secolo e successivamente

che ripara un’automobile nella sua offici-na piemontese e l’Abbazia detta Sagra diSan Michele (a Chiusa di S. Michele, inprovincia di Torino). Il due lire è stato de-dicato alla Lombardia, con la rappresenta-zione di un capomastro che mette la chia-ve di volta al sommo di un arco poggiatosu due pilastri e la Basilica di Sant’Ambro-gio, nonché il Duomo di Milano.

Firenze con il Palazzo della Signoria siscorgono dalla bottega di un artigiano chelavora la ceramica al tornio (per il valoreda cinque lire), mentre il sei lire ci spostadalla Toscana all’Abruzzo e Molise (chehanno formato un’unica Regione fino al1963), facendoci incontrare due donne neicostumi regionali, intente ad attività tipi-che del luogo: una ricamatrice al tomboloed una massaia che porta la mezzana del-l’acqua in testa e sullo sfondo una vedutadi Scanno. La tessitrice è al lavoro nel va-lore da dieci lire, dedicato alla Calabria:siamo sul Golfo di Gioia e si scorge la costadi Bagnara Calabra.

Un secondo gruppo riguarda le attivitàmarinare, anch’esse disposte da nord a sud

trenta lire: la vendemmiatrice che portasul capo una cesta ricolma d’uva ha, sullosfondo, il medievale Castel del Monte interritorio di Andria, capolavoro dell’archi-tettura sveva, con la sua singolare mole ot-tagonale, voluto da Federico II come ritro-vo di caccia. Dall’uva alle olive (con il tren-tacinque lire) per passare in Basilicata do-ve sono ancora giovani donne al lavoro neipressi del Tempio greco di Metaponto. IlLazio è rappresentato nel francobollo daquaranta lire: carro a vino, dice la didasca-lia, con il disegno che vede fortemente im-pegnato il carrettiere su una antica stradaromana; in secondo piano si scorgono unacquedotto romano e, appena appena, lacupola di San Pietro, maestosa opera idea-ta da Michelangelo e portata a termine nel1589 da Giacomo Della Porta e DomenicoFontana. La Sardegna appare nel cinquan-ta lire dedicato al pastore e al suo gregge;il disegno del pastore sardo nel caratteri-stico costume locale, è particolarmente ef-ficace: sullo sfondo un nuraghe...

La terra duramente lavorata con l’ara-tro “vecchia maniera” ci trasferisce nella

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ampliata; l’alto campanile fu eretto in for-me lombarde nel 1036.

I due valori calcografici, il cento ed ilduecento lire, sono dedicati rispettiva-mente al Friuli Venezia Giulia ed al Tren-tino. Il granoturco in terra friulana è unagrande risorsa: due contadine nella gran-de cucina di una casa colonica, stanno pre-parando le pannocchie per appenderle adasciugare. Il legname è la maggiore fontedi reddito per la gente dell’Alto Adige: sivede il legnaiolo all’opera e, sullo sfondo letorri del Vajolet, guglie dolomitiche delgruppo del Catinaccio: quest’ultimo fran-cobollo rappresenta uno dei primi esperi-menti di incisione ad acquaforte e bulino.

La seconda serie ordinaria repubblica-na, questa elegante e qualitativa emissionefilatelica, nasce non solo per l’urgenza dirinnovamento sentita in ogni ambito na-zionale ma, sopra ogni altra considerazio-ne, per necessità: alcuni valori della De-mocratica sono fuori corso ed i falsi (sem-pre più diffusi e perfezionati) stanno terro-rizzando l’amministrazione postale. Dicetestualmente Luigi Piloni, autore del testoI francobolli dello Stato Italiano edito nel1959 dall’Istituto Poligrafico dello Stato,commentando l’emissione: “Pur povera dimaterie prime, l’Italia moderna, secondole sue possibilità ed il suo genio ha dato in-cremento anche alla grande industria: ba-sti ricordare le industrie automobilistiche,quelle laniere, quelle conserviere, gli im-pianti idroelettrici, i cantieri navali ed al-tro. Resta tuttavia vanto dell’Italia il suoartigianato. Alle attività artigiane è ispira-ta la serie”.

Dal punto di vista storico-postale la vi-ta dell’“Italia al lavoro” si inserisce tra laDemocratica (ufficialmente fuori corsodal 31 dicembre 1952) e la nascente e lon-geva serie della Siracusana dando luogo,con quest’ultima, ad alcune affrancaturemiste molto interessanti per i collezioni-sti.

Questa splendida serie presenterà, conil tempo, dei limiti dati dal formato e, so-prattutto, dal “numero chiuso” dei valori.Il formato proposto a suo tempo dal Mez-zana era, infatti, quello più piccolo, dasempre usato nel regno per tutti gli ordi-nari; ma poi si è passati al formato celebra-tivo per accontentare le autorità postali e,soprattutto, i politici, che vogliono esibirel’Italia al mondo. Inoltre il formato cele-brativo non è dei più maneggevoli, soprat-tutto in un’epoca in cui le misure standarddelle lettere e persino delle stampe, sonoancora molto contenute: se si devono usa-re tre o quattro esemplari sorge perciòqualche problema. L’handicap maggiore èperò dato dal numero fisso delle Regioni,

che impedisce la creazione di valori com-plementari. Neppure un anno dopo l’emis-sione, quando le nuove tariffe in vigore dalprimo agosto 1951 richiedono un franco-bollo da tredici lire per le lettere a metà ta-riffa di sindaci e militari ed uno da ottantalire per la lettera semplice raccomandata,è impossibile adeguarsi per “mancanza dinuove regioni” (non certo di altre profes-sioni!). Utilizzare bozzetti già esistentid’altra parte è sconsigliato in quanto cree-rebbe solo confusione e, soprattutto, si ri-schierebbe di “favorire” qualche Regione.L’“Italia al lavoro” fu anche l’ultima serievarata tenendo conto delle regole che face-vano obbligo ai Paesi membri dell’UnionePostale Universale di adottare determinaticolori da attribuirsi a ciascun valore (inparticolare l’obbligatorietà delle tinte “ver-de, rosso e blu” da assegnare ai valori dadieci, trentacinque e cinquanta lire). La di-sposizione in questione aveva lo scopo difacilitare il controllo delle corrispondenzein arrivo: dal colore, e non dal valoreespresso nelle monete più disparate, l’ad-detto postale poteva immediatamente giu-dicare se l’affrancatura era corretta oppu-re no, in particolare per le corrispondenzeinternazionali.

Tale disposizione venne abolita nel1952: i profondi mutamenti valutari venu-tisi a creare durante e dopo il secondo con-flitto mondiale avevano contribuito a met-tere in sordina le disposizioni UPU riguar-danti i colori.

Dalla serie Siracusana alla serie

Michelangiolesca fino alla serie della

donna nell’arte

L’andata fuori corso della vecchia serieDemocratica (31-12-1952) e la necessità dinuovi valori non compresi nella serie “Ita-lia al lavoro” rendono indispensabile lacreazione di una nuova serie, autorizzatacon decreto ministeriale del 6 febbraio1953. Il sei giugno entrano già in corso iprimi otto francobolli, di piccolo e più ma-neggevole formato rispetto alla preceden-te serie.

Il professor Vittorio Grassi, cui vieneaffidato il compito di realizzare il nuovosoggetto, si ispira al volto mediterraneodella ninfa Aretusa, riprendendo l’immagi-ne del tetradramma di Siracusa del IV se-colo a.C. ed inserendola in un fondo digrande semplicità. Il risultato, un’imma-gine uguale per tutti i valori, è molto ap-prezzato tanto da diventare, con gli anni,quasi un simbolo delle Poste Italiane e ve-nire sfruttato anche in versione calcogra-fica, più grande, e persino bicolore.

La Siracusana (detta anche “ItaliaTurrita”) è una serie destinata ad essere

molto longeva: infatti ha dominato il pa-norama filatelico italiano per trentacinqueanni, andando fuori corso solo nel 1988.Una serie dunque, in origine ideata solocome serie di complemento, e diffusasisempre più grazie al suo disegno unicoche, con semplici variazioni, poteva ade-guarsi ad esigenze di nuovi valori.

Un rinnovato uso di questa serie vienefatto nel 1959 per il primo francobollo diuna serie annuale destinata a celebrare la“Giornata del francobollo”: un esemplareda trentacinque lire della Siracusana conla data di emissione (il venti dicembre1959) viene inserito in un annullo.

Cresce l’economia, crescono gli affari ecresce anche la necessità di francobolli ditaglio maggiore, dunque si decide di com-pletare il quadro dei francobolli ordinari adisposizione con due “alti valori” da cin-quecento e mille lire, di disegno diverso daquello in corso, pronti fin dal 1956. Per bi-lanciare la femminilità della serie ordina-ria si sceglie un soggetto mascolino, il vol-to del San Giorgio che Donatello scolpì perl’Arte dei Corazzai nel 1916, per essere si-stemata nel tabernacolo degli Armaioli inOrsanmichele, e che ora si trova al Museodel Bargello di Firenze, mentre in Orsan-michele ne appare una copia. Nonostantenel francobollo sia riprodotto solo il parti-colare del viso, è possibile coglierne la sta-tuaria classica e la ricerca prospettica cherappresentano, nella scultura del Quattro-cento, il manifesto del nuovo stile che sista sempre più diffondendo. A metà deglianni settanta, la grande inflazione portò atariffe sempre più alte; i due valori non fu-rono più tanto “alti” ma rimanevano quel-li di facciale più elevato in circolazione edi “San Giorgio” rimasero in distribuzioneed in uso pressoché costante sino al 1981.

Dopo otto anni dalla prima uscita del-la Siracusana, si vuole creare una nuovaserie ordinaria da affiancare ad essa, cer-cando di superare i limiti delle serie ordi-narie precedenti: la si vuole omogenea neltema e nei disegni, pur non essendo operadi un unico artista, con molti bozzetti di-versi e la possibilità di integrarla con nuo-vi valori e disegni. Avvicinandosi le cele-brazioni michelangiolesche (nel 1964 ri-corre il quarto centenario della morte diMichelangelo), la Cappella Sistina vieneconsiderata il soggetto ideale: una minie-ra inesauribile di particolari meravigliosi,utilizzabili per una serie non solo apertaad ogni necessità postale ma anche di no-tevole rilevanza artistica e culturale. Inol-tre è un dovuto e completo omaggio a que-sto ineguagliato genio della nostra arte dicui, in precedenza, già due volte erano sta-te ricordate sue opere: nel 1950 la maesto-

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sa cupola di San Pietro è rappresentata as-sieme alle maggiori basiliche italiane perla celebrazione dell’Anno Santo in due va-lori da venti e cinquantacinque lire; nel1954, per la celebrazione dell’Anno Maria-no, era stato stampato un francobollo dasessanta lire, raffigurante il viso della gio-vanissima Madonna della Pietà conservatain San Pietro.

La serie viene emessa nel 1961, il seimarzo, giorno in cui Michelangelo Buo-narroti è nato a Caprese, in provincia diArezzo nell’anno 1475. Egli vive a lungoalla corte di Lorenzo il Magnifico e la suaprima grande opera di pittura è una “SacraFamiglia”, oggi al Museo degli Uffizi a Fi-renze, nota come il Tondo Doni perché fuappunto ordinata da un Agnolo Doni fio-rentino. In quest’opera meravigliosa, chesembra riassumere tutte le qualità pittori-che di Michelangelo, è già palese ciò cheegli pensava a proposito della pittura: “Iodico che la pittura mi pare più tenuta buo-na, quanto più va verso il rilievo, e il rilie-vo più tenuto cattivo, quanto più va versola pittura”.

Nel 1505 Michelangelo si trasferisce aRoma chiamato da papa Giulio II, che loincarica dell’esecuzione del proprio mau-soleo; le vicissitudini di questa opera (perla quale Michelangelo scolpisce il Mosè diSan Pietro in Vincoli) angustiano buonaparte dell’esistenza dell’artista, giacché ilPapa continua ad attribuirgli nuovi incari-chi, compreso il proprio ritratto: unagrande statua in bronzo da porre sulla fac-ciata della Basilica di San Petronio a Bolo-gna (tolta dal popolo bolognese nel 1511quando si ribella al Papa). Nel maggio1508 riceve l’ordine di pitturare a fresco lavolta della Cappella Sistina. Ci riporta ilCondivi, importante biografo dell’artistache “...Michelangelo tentò con ogni sforzodi scaricarsi, proponendo Raffaello e scu-sandosi che non era la sua arte e che nonriuscirebbe; e tanto procedette ricusando,che quasi il Papa si corrucciò. Ma vedendopur l’ostinazione di lui, si mise a fare quel-l’opera...”.

Michelangelo ubbidisce all’ordine delPapa, come ad una punizione e si chiudenella Sistina a lavorare, quasi senza inter-ruzione, dal maggio 1508 all’ottobre 1512,quando presenta l’affresco della volta com-piuto4.

Sembrerebbe che la grande arte di Mi-chelangelo, folta di giganti, sia quanto mailontana dalla possibilità di sottostare aduna netta riduzione delle dimensioni peressere adattata al formato del francobollotuttavia la forma dei particolari scelti, an-che se concentrati in un piccolo spazio,riesce a mantenere integre ed a valorizza-

re le sue caratteristiche. Si decide dunqueche la Cappella Sistina è una fonte perfet-ta per la serie ordinaria ideale, impostatasu un tema unitario e con la possibilità diavere ulteriori bozzetti diversi per realiz-zare eventuali valori complementari. Di-ciotto particolari della volta della Cappellavengono così trasformati in francobolli,tutti monocromatici e di piccolo formatotranne i due di più alto valore leggermen-te più grandi, un diciannovesimo franco-bollo (il valore da duecento lire) riproponeun ritratto di Michelangelo conservato agliUffizi, opera di un ignoto suo contempora-neo. Quindici valori della serie sono stam-pati in rotocalco e quattro, i valori più alti(da centocinquanta, duecento, cinquecen-to e mille lire), sono in calcografia5.

Dei venti “Ignudi” dipinti da Michelan-gelo, cinque sono diventati francobollocon i valori di una, cinque, dieci, cento-quindici e centocinquanta lire. Sibille eProfeti sono raffigurati in altre undici im-magini che, nell’isolamento del volto, pro-

pongono intensamente i sentimenti indi-viduali6.

I Profeti sono coloro i quali parlano innome di Dio; ritratti nei francobolli sono iquattro Profeti maggiori (Daniele, Eze-chiele, Geremia e Isaia) e tre dei dodici mi-nori (Gioele, Zaccaria e Giona). Nel quin-dici lire vediamo il Profeta Gioele: sua è laprofezia dello Spirito Santo; il venticinquelire per Isaia: vissuto alla corte del Regnodi Giuda (nel VI secolo prima di Cristo),preannunciò agli ebrei la loro schiavitù inBabilonia, la loro liberazione e la venuta diGesù Cristo; Daniele (quaranta lire) è scor-to intento a confrontare due testi in rap-porto con il Giudizio Universale; il valoreda settanta lire per la calma e pensosa im-magine di Zaccaria; il volto di Giona, pro-teso verso il cielo (per l’ottantacinque li-re), ricorda il Profeta salvato da una bale-na7; il valore da novanta lire riporta il vol-to di Geremia, della tribù di Beniamino efiglio di un sacerdote (c’è chi vede in essoun autoritratto di Michelangelo) ed infineil profilo del profeta Ezechiele (cento lire)

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rivolto a scrutare nel buio dei secoli cheverranno.

I soggetti degli altari valori sono trattida due delle nove storie bibliche rappre-sentate sul soffitto della volta; sul franco-bollo da cinquecento lire è riprodotto ilvolto di Adamo ritratto nel momento del-la Creazione dell’uomo; mentre sul millelire è il volto di Eva rappresentata nell’im-magine della Tentazione dello uomo e laCacciata dall’Eden.

In seguito, per altre due volte, franco-bolli della Michelangiolesca vengono uti-lizzati per illustrare carte valori postali dinuova emissione. Il due dicembre del 1962per la Quarta Giornata del Francobolloviene posto in vendita un francobollo convalidità fino al trentuno dicembre 1963;anche se il francobollo non reca alcuna di-citura che ricordi espressamente il cente-nario della prima carta valore postale ita-liana, l’intenzione celebrativa traspare at-traverso l’accostamento del dieci centesi-mi dentellato del 1862 (con l’effige di Vit-torio Emanuele II realizzata in rilievo, asecco) al trenta lire della Michelangiolesca(rappresentante la Sibilla Eritrea); i duevalori simboleggiano di fatto i francobolliin corso all’inizio ed alla fine del secolo ap-pena trascorso. L’anno successivo, in oc-casione della Quinta Giornata del Franco-bollo, viene emesso un nuovo valore daquindici lire, destinato ad avere validità si-no al trentuno dicembre 1964. In essol’immagine rappresenta un fiore con ilgambo stilizzati ed i cinque petali formatidalla riproduzione di altrettanti francobol-li: due, i primi da sinistra, sono valori dellaMichelangiolesca, il quindici lire (il profe-ta Gioele) ed il settanta lire raffigurante ilprofeta Zaccaria.

Con il tempo, e gli aumenti tariffari, ilcinquecento ed il mille lire di “San Gior-gio” perdono il loro ruolo di “alti valori”, equindi l’esigenza di francobolli con mag-giore valore facciale suggerisce di realiz-zare un’emissione completamente nuovae particolare, in modo da differenziarli, an-che graficamente a prima vista; il disegnoimpiega al meglio la stampa calcograficapolicroma (con la nuova rotativa del Poli-grafico si può arrivare ad utilizzare addi-rittura sei colori), mette in evidenza le ci-fre, mantenendo inoltre un richiamo allaSiracusana, seppure stilizzata e disegnatanel verso opposto. Inoltre dovevano esserestampati con criteri molto sofisticati, neltentativo di combatterne le falsificazioni:nasce così la serie “Alti Valori”, che rap-presenta i francobolli di maggiore valorefacciale mai realizzati in Italia. Il primo adessere emesso, alla fine di dicembre del

1978, è il valore da millecinquecento lire,fino ad arrivare addirittura ad un taglio daventimila lire.

Con il passare degli anni si concretizzal’idea, sempre più diffusa, di sostituire laSiracusana, in corso ormai dal 1953; fra lesvariate proposte prevale quella di raffigu-rare i “Castelli d’Italia” in quanto rappre-sentativi sia sul piano culturale che turi-stico e molto diffusi in Italia; dunque sipuò attuare un’equa distribuzione regio-nale e non si corre il rischio di esaurire isoggetti, nell’ipotesi di dovere stampareulteriori valori.

I primi ventisette castelli appaionocontemporaneamente ad inizio dell’au-tunno del 1980; pur essendo opera di arti-sti diversi, essi vengono incorniciati inmodo omogeneo con un cerchio su fondocolorato, da cui debordano lievemente inmodi diversi.

Il progetto di mutare ulteriormente laserie ordinaria si concretizza nella riunio-ne della Consulta per la filatelia del diciot-to novembre 1996. Il soggetto prescelto è“la donna nell’arte”, cioè immagini fem-minili rappresentate in opere d’arte italia-ne dall’antichità preclassica ai giorni no-stri. Come viene dichiarato nella sceltadella nuova collezione: “L’idea delle figurefemminili nell’arte italiana si ispira allaconcezione di quelle figure di donna che,nella antichità così come in epoca moder-na, hanno segnato e segnano indelebil-mente l’arte nel nostro Paese e spesso sim-boleggiano, anche grazie alla mirabileopera interpretativa di artisti sommi, mo-menti fondamentali della nostra storia”.L’obiettivo è, in questo caso, di realizzareuna serie moderna, con contenuti di tec-nologia avanzata, ma di gusto classico.

I primi cinque valori dì questa serievengono emessi l’otto luglio 1998 e rap-presentano: la Fanciulla Velca da unatomba della necropoli etrusca di Tarqui-nia; un particolare del Banchetto di Erodee la danza di Salomè di Filippo Lippi; ilprofilo femminile di Ginevra Benci di An-tonio del Pollaiolo; il volto del dipinto Da-ma col liocorno di Raffaello Sanzio ed ilbusto di Costanza Buonarelli scolpito daGian Lorenzo Bernini.

Forse nessun francobollo quanto quel-lo ordinano, riesce ad essere testimonian-za delle realtà storiche, culturali e politi-che di un Paese; questa nuova serie ordi-naria italiana è realizzata secondo unaconcezione grafica molto sofisticata e conl’impiego di tecniche di stampa innovativeed è documento originale e fondamentaledi uno dei momenti destinati a segnare lastoria dell’Italia e dell’Europa: il passaggio

dalla moneta nazionale alla moneta euro-pea. Infatti i primi cinque francobolli ven-gono emessi con il valore stampato in lire,ma dal primo gennaio 1999 al trentuno di-cembre 2001, al valore in lire viene affian-cato il controvalore in Euro e, dal primogennaio 2002 il valore indicato è esclusi-vamente in Euro.

La serie rappresenta figure femminilinelle diverse epoche storiche, consideran-do non l’importanza o il nome del perso-naggio, ma solamente la bellezza e la va-lenza della rappresentazione artistica. So-no state scelte, infatti, opere del periodopre-romano, fenicio, greco, etrusco, pro-seguendo con opere di epoca romana ca-rolingia, bizantina, medioevale, rinasci-mentale, barocca fino alla fine dell’otto-cento. Oltre alle diverse epoche storichenon viene trascurata la distribuzione geo-grafica, e sono state utilizzate immagini distatue, monete, mosaici, quadri conserva-ti nei musei delle diverse regioni d’Italia.

Per caratterizzare al massimo la rap-presentazione iconografica della parolaITALIA, che sul francobollo deve indicareil Paese di emissione così come dispostodall’Unione Postale Universale, viene con-dotta una ricerca in collaborazione con ilDipartimento di Scienze dell’Antichitàdell’Università “La Sapienza” di Roma, re-lativa allo stile dei caratteri da utilizzare.Si decide di trarre il carattere per la grafi-ca da una tavola in bronzo risalente al 102d.C., trovata nel 558 a Roma sul Colle delQuirinale e conservata attualmente nelMuseo Archeologico dì Firenze. In tutti ifrancobolli il posizionamento della scrittaITALIA in basso a sinistra e del valore inbasso a destra, così come il loro colore, innero, sono costanti. Altro elemento co-stante, seppur variandone la cromia, è unadecorazione che incornicia parzialmentel’immagine, costituita dalla stilizzazionedella spiga di grano, del ramo di ulivo e deltralcio di vite caratteristiche colture medi-terranee ed indicanti le origini della civiltàdel nostro Paese.

Diversi soggetti sono stati successiva-mente aggiunti a questa bella serie (daBotticelli, Carpaccio, Pisanello, Veronese,Giotto ed altri) alla quale, purtroppo non èmancata qualche critica per il mancato in-serimento delle didascalie al fine di indivi-duare l’opera; la spiegazione data dagli ar-tisti del Poligrafico è che tale esclusione èvoluta in quanto la serie non intende pro-porre singole opere d’arte, bensì più uni-versali volti femminili colti dall’occhiodell’artista, come una sorte di rappresen-tazione senza tempo della bellezza delladonna.

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Un principe del bulino

“L’incisione si può definire un’arte cheper mezzo del disegno e dei tratti delinea-ti ed incavati su materie dure imita le for-me, i lumi degli oggetti visibili e può mol-tiplicarne gli impronti per mezzo dell’im-pressione”: con queste parole FrancescoMilizia, teorico e scrittore d’arte, nel Di-

zionario delle belle Arti e del Disegno (edi-to a Bassano nel 1797) parla dell’incisionea bulino, tecnica invariata nei secoli, conla quale si realizza la stampa d’arte piùpregiata.

Il procedimento tecnico dell’incisionecalcografica è molto accurato econsiste nell’incidere una lastrinadi metallo (di solito rame) attra-verso uno strumento da taglio, ilbulino, piccolo utensile in acciaiotemperato, con la punta tagliatatrasversalmente ed affilata, chepermette di realizzare un segnoparticolarmente netto e preciso.Per incidere, si pone la lastra suun cuscinetto di cuoio pieno disabbia in modo che non si muovama possa essere spostata facil-mente. Tutti i segni incisi, fino alpiù minuscolo tratto o puntino,tornano a vivere inchiostrati etrasferiti sul rettangolo di cartadel francobollo, esprimendo l’in-tuizione e l’anima dell’artista at-traverso il procedimento di stam-pa calcografica...

L’Istituto Poligrafico e Zeccadello Stato mantiene viva questatradizione, riservandola allastampa di francobolli, carte valorie prodotti di alta sicurezza, inmodo da esaltarne gli aspetti tec-nici. Per la creatività e la capacitàdei suoi artisti ed incisori, il Poli-grafico dello Stato Italiano si è af-fermato in ambito internazionalenella produzione filatelica tantoche, ancora oggi, molte ammini-strazioni postali straniere si rivol-gono all’Istituto Italiano per larealizzazione dei propri franco-bolli.

Tra i collaboratori del Poligra-fico vi è stato, per molti anni, uncreatore di francobolli molto notiin Italia ed all’estero, un grandeartista, tanto da essersi guadagna-to nel corso della sua carriera il ti-tolo di “Principe del bulino”: ErosDonnini. Egli nasce ad Urbino nel1928 e compie i suoi studi artisti-ci presso la locale Accademia diBelle Arti, approfondendo le tec-

niche incisorie della xilografia, calcografiae litografia; ha anche frequentato l’Istitutoper l’Illustrazione e Decorazione del Libro,divenendo, in seguito, docente di disegnoe calcografia.

Appena diplomato, nel 1948, partecipa,a Roma, ad un concorso dell’Istituto Poli-grafico e Zecca dello Stato e, nel gennaio1949 entra a fare parte del gruppo di inci-sori del Centro Filatelico8. Le prime firmedi Donnini in calce ad un francobollo ap-paiono tra il 1952 ed il 1957 per valoriemessi dalla Repubblica di San Marino edallo Stato del Vaticano; nel corso dei me-

si successivi egli inizia a disegnare ancheper le emissioni della Repubblica italiana.

Donnini racconta: “Per portare a ter-mine un francobollo inciso, il tempo puòvariare dai venti giorni ad un mese, a se-conda del bozzetto. Naturalmente, se ilsoggetto presenta molti particolari, si in-contrano obiettive difficoltà tecniche. Perfare un esempio, possiamo citare il sessan-ta lire “Spedizione dei Mille” del l960 o iltrentacinque lire “Guerra di Indipenden-za” del 19599.

Nel valore da sessanta lire, si può rico-noscere addirittura Garibaldi (nel gruppodi sinistra) e sullo scafo delle navi si può

leggere “Piemonte” e “Lom-bardo”. Questo soggetto sareb-be stato impossibile da ripro-durre foto-meccanicamente, iparticolari si sarebbero am-massati a tal punto da diventa-re tante macchie. In casi comequesto acquistano importanzal’abilità e l’esperienza dell’inci-sore, ed occorre sintetizzare almassimo la struttura del dise-gno, dare rilievo ad alcuni par-ticolari e trascurare o addirit-tura cancellarne altri. Ed è,forse, per questa ragione cheanche artisti molto abili allevolte trovano arduo concepireun bozzetto che andrà poi ri-dotto a pochi millimetri qua-drati. Il formato, infatti, rap-presenta un grosso traboc-chetto, ove si può cadere confacilità”. Infatti, la dimensioneè l’ostacolo principale da af-frontare nella realizzazione delbozzetto per un francobollo inquanto l’incisione deve averemisure identiche al lavoro fini-to, dunque si parla di microin-cisione e l’uso di lenti, sino adieci o dodici ingrandimenti,diventa indispensabile.

Ho avuto modo di cono-scere Donnini lo scorso gen-naio, avendomi egli ricevutonella sua abitazione di Roma;nella giornata trascorsa in suacompagnia mi ha illustratol’arte del bulino e tutto il per-corso che un francobollo com-pie prima di venire emesso. Ri-guardo alla realizzazione deldisegno mi ha spiegato: “Nonsempre si lavora su riprodu-zioni. Certamente sono utili lefoto, le cartoline relative aisoggetti ma talvolta non basta-no. Spesso si ha bisogno di ve-

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dere dal vivo l’originale; si tratta poi di unaabilità nel condurre la sintesi in pochicentimetri quadri, per restituire una di-mensione di immagini talvolta assai com-plessa. Il segno grafico ha un suo partico-lare valore, un suo modo di procedere cheobbedisce all’intuizione dell’incisore inbase alla sua abilità”.

Nel 1961 Eros Donnini collabora allarealizzazione dell’importante serie Miche-langiolesca e, negli in anni successivi,crea molte altre opere filateliche per il Po-ligrafico.

Nel 1969, in occasione della annualegiornata del francobollo, si decide di ricor-dare l’evoluzione dei mezzi di trasportopostali nel corso del tempo: la diligenza, iltreno, la nave, la corriera e l’aereo. Iniziadunque una serie, di cinque francobollicon lo stesso formato ed il medesimo valo-re facciale di venticinque lire, che risulteràfra le più semplici, omogenee ed eleganti,incise dai migliori artisti del Poligrafico.Due emissioni di tale serie, quelle del 1970e del 1972, sono state disegnate ed inciseda Eros Donnini.

Nel 1970 per la “Dodicesima Giornatadel francobollo” egli incide un locomoto-re “E 444” delle Ferrovie dello Stato, conconvoglio postale; mentre nel 1972 per la“Quattordicesima Giornata del francobol-lo” realizza il modello di un’autocorrieraextraurbana, che veniva utilizzata ancheper il trasporto delle corrispondenze. I duemezzi, pur avendo la stessa direzione,hanno impostazione prospettica molto di-versa: la corriera sembra ferma ed è conte-nuta interamente nel francobollo, mentreil treno è disegnato con una prospettivamolto accentuata che ci dà una sensazio-ne di notevole lunghezza e di movimento.

La sua opera è presente anche in suc-cessive emissioni celebrative (come per idue valori emessi nel 1971 in occasionedel ventesimo anniversario dell’istituzio-ne della Comunità Economica del Carbo-ne e dell’Acciaio oppure i tre valori del1972, commemorativi della morte di Giu-seppe Mazzini); nel 1973 Donnini ricevel’incarico per un francobollo in occasionedel centenario della morte di AlessandroManzoni: incide in colore bruno il ritrattodel famoso scrittore, ispirandosi al dipintorealizzato da Francesco Hayez nel 1841 econservato a Milano presso la Pinacotecadi Brera; completano il francobollo, di pic-colo formato, il valore di venticinque liree, all’interno di una delicatissima cornice,unitamente al nome “Alessandro Manzo-ni”, l’anno di nascita e quello di morte“1785-1873”.

L’anno 1973 è un anno significativonella prestigiosa carriera di Donnini: ha,

infatti, inizio l’emissione della splendidaserie “Fontane d’Italia”. Grazie a questacreazione, egli viene definitivamente co-nosciuto nell’ambito della filatelia mon-diale, acquistando meritata notorietà: in-fatti riguardo a tale importante emissionesi comincia a parlare di “imposizione al-l’attenzione mondiale, per la ... squisitafattezza e il gusto artistico”; tale serie re-sta indubbiamente tra le più famose e uti-lizzate emissioni di tutta la Repubblicaitaliana. I valori di questa serie escono ingruppi di tre ogni anno sino al 1979,giungendo a un totale di ventuno, datoche viene dedicato un francobollo a ogniregione d’Italia, con l’eccezione del Lazio,per la quale ne vengono realizzati due, ri-cordando nella prima emissione la capita-le e, nell’ultima, dell’anno 1979, la città diViterbo.

Nel 1973 dunque inizia questa seriecon i primi tre francobolli, ciascuno daventicinque lire, a ricordare la Campania,la Sicilia ed il Lazio: il primo ritrae la fon-tana marmorea dell’Immacolatella, a Na-poli, posta sul lungomare tra le colline delVomero e Posillipo: è formata da tre archi,i due laterali leggermente più bassi diquello centrale, adorni di statue di PietroBernini e Michelangelo Naccherino, rea-lizzate nel 1601. Di Palermo è riprodottala grandiosa fontana Pretoria, realizzatadallo scultore fiorentino Francesco Camil-liani nel 1554. Tale fontana era stata rea-lizzata per una villa fiorentina di don Pie-tro di Toledo (viceré di Napoli), ma vennevenduta da suo figlio alla città di Palermonel 1573 e posta dove ora si trova, rialzatasu gradini e cinta da una balaustra: la fon-tana ha pianta circolare con due ripianiconcentrici separati da un anello d’acqua“scavalcato” da quattro ponti a gradini; alcentro, un fusto marmoreo a tre tazze èsormontato da un putto che regge unacornucopia e tutto intorno statue di divi-nità pagane, allegorie e teste di animaliversano acqua nel bacino anulare ed in va-sche minori.

Per rappresentare Roma viene scelta laceleberrima fontana di Trevi iniziata nel1732 da Nicola Salvi per Clemente XII,continuata dopo il 1751 da Giuseppe Pan-nini e inaugurata nel 1762 durante il pon-tificato di Clemente XIII: in una piazza se-micircolare, addossata al lato minore (lar-go venti metri ed alto ventisei) di un pa-lazzo, divenuto a sua volta parte integran-te del complesso dopo varie fasi costrutti-ve, tale fontana è un abile connubio tra ri-gore architettonico classico e concezionescenografica barocca e rappresenta unaequilibrata fusione di architettura e scul-tura; sopra l’arco trionfale centrale, costi-

tuito da un ordine di quattro colonne co-rinzie addossate a lesene, è un grandiosoattico con balaustra e figure allegoriche; ledue ali simmetriche laterali sono scanditeda un ordine gigante di lesene con fine-stre, mentre dal nicchione centrale, postosu una roccia e con soffitto a cassettoni,sporge la maestosa statua di Oceano, trai-nata sul cocchio a forma di conchiglia dadue cavalli marini. Molte sculture impre-ziosiscono l’opera sull’intera base del pa-lazzo, fino alla grande vasca a bordi rialza-ti che rappresenta il mare10.

La seconda emissione della serie “Fon-tane d’Italia” è del 1974 e ricorda l’EmiliaRomagna, la Toscana e l’Umbria, ciascunfrancobollo con il valore di quaranta lire.A Bologna, tra il Palazzo Comunale e quel-lo del Podestà, spicca la fontana del Nettu-no, chiamata dai bolognesi “fontana delgigante”; essa domina la piazza omonimae rappresenta il dio su uno scoglio, arma-to di tridente, in atto di placare le onde; aisuoi piedi sono quattro putti con delfini econchiglie e, ad un piano inferiore, sonosedute quattro sirene; tale fontana fusadallo scultore fiammingo Jean de Boulo-gne, detto “il Giambologna”, fra il 1563 edil 1566, è una delle più importanti fontaned’arte del Cinquecento europeo.

Nel francobollo dedicato al capoluogotoscano, Eros Donnini incide uno splendi-do scorcio della maestosa fontana dell’O-ceano, situata nella parte occidentale delgiardino di Boboli a Firenze; il giardinonasce come naturale proseguimento delcortile disegnato da Bartolomeo Amman-nati dopo l’acquisto di Palazzo Pitti effet-tuato da Eleonora di Toledo (figlia del vi-ceré di Napoli, sposa nel 1539 il duca Cosi-mo I). La fontana dell’Oceano viene dise-gnata ed eseguita dal Giambologna, per ilduca Francesco I nel 1576 ed è una dellesculture più originali nel suo genere. Ilcandido gruppo marmoreo composto dal-l’Oceano e da tre figure di fiumi (rappre-sentanti il Nilo, il Gange e l’Eufrate) acca-sciate ai suoi piedi, si innalza da un’ampiavasca di marmo sorretta da un alto piedi-stallo sul quale si sviluppa una splendidaserie di bassorilievi.

Di Perugia è ritratta la fontana Mag-giore, perno urbanistico e visivo dell’im-portante piazza, opera di Nicola Pisano edel figlio Giovanni: è tra le massime rea-lizzazioni della scultura duecentesca. Lafontana, conclusa nel 1278, poggia su unagradinata circolare ed è composta da duevasche marmoree poligonali concentrichee da un catino bronzeo centrale. La vascainferiore ha ventiquattro lati divisi da fa-sce di tre colonnine ed ogni lato è diviso indue specchi con splendidi bassorilievi11.

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La vasca superiore poggia su colonnine edha specchi lisci, eccetto uno su cui èun’incisione a caratteri gotici che ricordadegli importanti restauri apportati all’ac-quedotto nel 1322. Negli spigoli, fra glispecchi, ventiquattro statuette rappresen-tanti San Pietro, Perugia, la Chiesa Roma-na ed altre figure. Dalla tazza di bronzo sialza il gruppo delle tre ninfe che portanoun’anfora da cui zampilla l’acqua. L’appa-rato decorativo evoca, nel suo complessomessaggio iconologico, il programma po-litico e culturale del comune umbro attra-verso la rappresentazione del sapere uni-versale unito alla celebrazione della miti-ca fondazione della città e del ruolo diquesta nel territorio: “O passante – si leg-ge nella scritta latina sul secondo bacino –osserva la vita del fonte fecondo; se laguarderai attentamente vedrai molte cosemirabili”.

Nell’ottobre del 1975 viene emesso ilnuovo “terzetto”, riportante il valore fac-ciale di settanta lire e dedicato alle città diAquila, Milano e Sassari. A ricordare il ca-poluogo abruzzese è ritratta la celebrefontana delle Novantanove Cannelle, sim-bolo cittadino, che ripete, nei novantano-ve getti d’acqua che sgorgano da altret-tanti mascheroni, il numero dei castelli[federati], fondatori della città12. Artico-lata secondo un disegno trapezoidale, contre alte pareti in pietra bianca e rosata edue vasche di raccolta, poste a due diversilivelli, essa presenta diverse fasi costrutti-ve: la parte più antica, risalente al 1272 ècomposta dalla vasca inferiore e dai ma-scheroni.

Il secondo valore dell’anno 1975 è de-dicato alla città di Milano e ritrae la sor-gente di piazza Fontana. Il nome dellapiazza ha origine dalla fontana disegnatada Giuseppe Piermarini ed eseguita daGiuseppe Franchi nel 1782: è formata daun catino centrale da cui l’acqua sgorga inquattro piccole vasche esterne; al centrodella vasca principale vi è un fusto, forma-to da sirene e delfini, che sorregge due va-sche rotonde di misura decrescente, posteuna sull’altra.

Quella del Rosello è la fontana orna-mentale più famosa della Sardegna; talefonte, già nota nel 1295 quando venivachiamata “Gurusello”, viene trasformatanell’attuale dimensione monumentale, adopera di lapicidi genovesi di formazioneclassica, nei primi anni del 1600. Il gustoancora rinascimentale dei suoi autoricompose un insieme di due parallelepipe-di sovrapposti, ricoperti di marmo verde ebianco coronato con due archi incrociati,al cui culmine è posta la statuetta equestredi San Gavino13. Agli angoli della base so-

no le statue delle stagioni e, tutto intorno,dodici bocche leonine di pietra da cuisgorga l’acqua, che la fantasia popolare hacollegato al pianto delle dodici figlie di Ro-sello.

La quarta emissione di questa impor-tante serie di Eros Donnini, è del dicem-bre 1976; ora i valori sono di centosettantalire e le incisioni dedicate alle città di Ge-nova, Gallipoli e Verona. Del capoluogo li-gure è ricordata la fontana di palazzo Do-ria, uno dei più singolari e fastosi del 500genovese. Viene rappresentata un’ampiavasca contornata da figure mitologiche, alcui centro si erge uno stelo centrale chesorregge due piatti degradanti tra loro dacui cadono delle esili cascatelle d’acqua.

Gallipoli è una cittadina della Puglia,affacciata sul Golfo di Taranto, in provin-cia di Lecce... Affacciata sul porto, di fron-te alla chiesa di Santa Maria del Cannetodove venne collocata definitivamente nel1560 dopo vari spostamenti, è la fontanaAntica14. Le due facce dell’antica fontanaraffigurano personaggi e vicende della mi-tologia greca antica e in particolare è rap-presentata la metamorfosi delle tre ninfeDirce, Salace e Biblide, trasformate in fon-ti perenni per pietà dagli dei15.

La terza fontana ricordata nel 1976 èquella di Madonna Verona, collocata nellabellissima piazza delle Erbe, dunque alcentro dell’antico foro romano che, per se-coli, è stato il centro della vita politica edeconomica della città scaligera. La fonta-na, fatta erigere nel 1368 dal principe diVerona, Cansignorio della Scala, presentatre vasche circolari sovrapposte, in misu-re degradanti e sorrette da uno stelo cen-trale; appoggiate ad esso vi sono quattroteste coronate, opera di Bonino da Cam-pione, che hanno scritti nei rispettivi dia-demi, in lettere gotiche, i loro nomi; sono,oltre Verona, l’imperatore Vero che l’a-vrebbe fondata, Alboino, re dei Longobar-di e Berengario, imperatore, cioè i perso-naggi che ebbero parte, secondo la leggen-da o la storia, alle vicende della città. Lafontana è sormontata dalla figura di Ma-donna Verona, statua romana del primosecolo dopo Cristo, le cui parti mancantidi testa e braccia vengono fatte completa-re [per volontà] di Cansignorio. Nelle ma-ni della statua è posto un nastro di bronzocol vecchio motto del Comune: Est justjlatrix urbs haec et laudis amatrix.

Nel 1977 viene emessa la quinta serieed il valore viene portato a centoventi lire.Il primo francobollo ci porta in Friuli Ve-nezia Giulia, a Gorizia, ove in Piazza dellaVittoria di fronte alla Chiesa di Sant’Igna-zio, si trova la barocca fontana del Nettu-no realizzata prima del 1756 dal padovano

Marco Chierighin, su progetto del gorizia-no Niccolò Pacassi. Su un basamento for-mato da due gradini poggia una ampia va-sca di forma irregolare; al centro di essa,un gruppo di putti in posizioni diverse,danno origine allo zampillare dell’acqua.

Nel secondo francobollo di quell’annoEros Donnini ritrae la fontana Fraterna diIsernia, risalente al XIII secolo e situata inpiazza Celestino V, dedicata a questo papanatio della città. La fontana, un’elegantecostruzione risalente al XIV secolo, ha l’a-spetto di una loggia a sei arcate realizzatacon materiali provenienti da ville romane,essa ha sei bocche d’acqua chiuse da archie colonne; il nome di tale fontana ricordala Fratari, una sorta di società di mutuosoccorso fondata per ispirazione del papaCelestino V nella seconda metà del tredi-cesimo secolo. Il terzo valore di quest’ulti-ma emissione è dedicato alla Calabria eprecisamente alla cittadina di Palmi, postain splendida posizione su un terrazzo a do-minio della costiera tirrenica dell’Aspro-monte; tale fontana, inaugurata nel 1922,è formata da una monumentale vasca eduna superiore, centrale, più piccola sor-retta da un basamento riccamente decora-to; la forma piramidale della fontana vieneslanciata dal getto dell’acqua che, cadendosulla prima base circolare, crea l’effetto diun cilindro d’acqua.

Il venticinque ottobre del 1978 vieneemesso il penultimo gruppo di fontane di-segnato da Donnini per questa serie; laprima fontana è dedicata a Fano, cittadinasulla costa adriatica, a poca distanza dallaRepubblica di San Marino; la fontana, det-ta della Fortuna, poggiante su tre gradinimolto ampi e lavorati, ha un capiente ba-cino mistilineo composto di lastre di mar-mi colorati alternate a pilastrini. La gra-ziosa statuetta della Dea Fortuna è inbronzo, realizzata nel 1593 dall’urbinateDonnino Ambrosi, per abbellire una pri-mitiva fontana. Questa fonte è considera-ta simbolo civico di Fano e richiama, nel-la sua manieristica eleganza, i modelliscultorei del Giambologna.

Il francobollo dedicato alla Basilicataci porta in provincia di Potenza, a Genza-no di Lucania; paese di antichissima origi-ne sull’altipiano delle Murge; qui troviamola fontana Cavallina eretta tra il 1865 ed il1893 in un monumentale complesso ar-chitettonico a forma di anfiteatro. Qui,nella parte superiore dell’arco centrale èstata posta una statua della dea Cerere, co-munemente detta “Santa Abbondanza”,un pregevolissimo reperto archeologicorisalente al I sec. a.C. e rinvenuto nella se-conda metà del 1800 nella campagna diGenzano, sul luogo ove un tempo sorgeva

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un’antica città pagana. La dea Cerere erala protettrice dell’agricoltura e special-mente del grano ed è stata posta al colmodella fontana per decisione del sindaco“considerando che l’industria dominantedel paese è l’agricoltura e specialmente lacoltivazione di grano, orzo e avena; l’effi-gie di Cerere è la sola che potrebbe adat-tarsi alle circostanze”.

Il terzo valore di quest’emissione ciporta nel capoluogo del Trentino Alto Adi-ge ove la barocca fontana del Nettuno fabella mostra di sé al centro di piazza Duo-mo ed è, da secoli, il simbolo della città diTrento. Tale scultura, raffigurante il Net-tuno e movimentata da sirene, delfini etritoni è un abbinamento ardito che legauna città alpina al mare, ma soprattuttouna sede vescovile ad una divinità paganaposizionata in un luogo non casuale, ovve-ro davanti all’espressione massima delculto cattolico, la cattedrale16.

Nel settembre 1979 viene completataquesta importante serie filatelica creatadal professor Donnini e, come negli anniprecedenti, i francobolli emessi sono tre: ilprimo è dedicato alla Valle d’Aosta, il se-condo al Piemonte ed il terzo ci porta nelLazio, questa volta a Viterbo.

Nel comune di Issogne, piccolo centrovaldostano, vi è un famoso castello risa-lente al quindicesimo secolo; al centro delsuo cortile si trova la celebre fontana delMelograno realizzata in ferro battuto, untempo colorato, con vasca ottagonale inpietra e ricca di simboli augurali per lagiovane coppia di sposi cui era dedicata lascultura: – la forma ottagonale della vasca, evocan-

te i battisteri paleocristiani;– l’acqua, biblico strumento di salvezza;– l’albero, rappresentazione della succes-

sione delle generazioni;– i frutti del melograno, simbolo di pu-

rezza e di fertilità;– le foglie della quercia, emblema classi-

co di immortalità.

Le figure dei piccoli draghi applicatisugli sbocchi dell’acqua, attributi icono-grafici principali di Santa Margheritad’Antiochia e di San Giorgio, evocano i no-mi dei due personaggi che hanno profusoingenti sforzi per assicurare alla nuova fa-miglia Challant e alla sua discendenza unaraffinata dimora.

La fontana dedicata al Piemonte si tro-va ad Acqui Terme, importante città ter-male dell’Alto Monferrato; il centro citta-dino è la piazza della Bollente, ove, al po-sto di un antico edificio di epoca romana,si eleva un elegante tempietto marmoreoottagonale, opera di ispirazione neoclassi-

ca e realizzato intorno al 1870; da questafontana sgorga acqua solforosa e curativaad una temperatura di settantacinque gra-di centigradi, da qui il nome della fontana,chiamata appunto La Bollente.

La Fontana Grande è la più vasta, ori-ginale ed antica fra tutte quelle di Viterbo,prototipo di un modello largamente diffu-sosi in questa parte della regione. Dettaanticamente “Fons Sepalis” (dal nome diuna precedente fontana, forse perché cintada una siepe, saepes in latino) fu iniziatanel 1206, portata a termine nel 1279 esuccessivamente restaurata, in essa si fon-dono, in un insieme coerente, la solidaforza del romanico e lo slancio ardito delgotico facendone una delle più belle e ri-nomate fontane d’Italia. La solida vasca è acroce greca con disegni a cassettoni ed èposta su un basamento rialzato da cinquegradini; lo stelo, avente quattro cannellealla base, è sormontato da due vasche qua-drilobate e termina con una deliziosa gu-glia. L’acqua di questa antica fontana pro-viene da un cunicolo etrusco scavato ap-pena fuori delle mura della città e da con-dutture romane e medievali.

Durante gli anni delle emissioni delle“Fontane”, Donnini realizza molti altrifrancobolli, e tra questi, due meravigliosi,con un importante formato celebrativo,vengono dedicati al Natale 1977. In taleemissione l’artista riproduce due famoseadorazioni dei pastori: la prima, con unvalore facciale di settanta lire, ritraeun’incisione di Pietro Testa, detto il Luc-chesino (nato a Lucca nel 1611 e morto aRoma nel 1650), abile incisore, apparte-nente al gruppo di “maestri della Natività”che tra XV e XIX secolo, contribuisconolargamente a diffondere modelli icono-grafici sulla nascita di Cristo e che, neltempo, traducono le opere dei massimiartisti o realizzano capolavori originaliche divengono veicolo di fede e di arte. Ilsecondo francobollo di questa emissione,con valore di centoventi lire, riproducel’incisione di una Adorazione dei pastoridi Gian Jacopo Caraglio (vissuto a Veronatra il 1500 ed il 1565) tratta da un disegnodel Parmigianino, ora conservato allaKunsthalle di Amburgo; anche le incisio-ni di questo artista hanno spesso ripro-dotto famosi pittori, tra i quali Raffaello,Tiziano, o Michelangelo.

Nella primavera dell’anno successivo,il 1978, Eros Donnini sempre con il Poli-grafico dello Stato, crea due valori desti-nati a celebrare i vent’anni di nascita dellaConferenza Europea delle Poste e delle Te-lecomunicazioni (la CEPT); ad essere rap-presentati sono due importanti monu-menti italiani. Interessante particolare di

queste emissioni è la ricerca di una grafi-ca innovativa: infatti l’immagine non oc-cupa tutto lo spazio dentellato, bensì èspostata sulla sinistra, creando un ampiomargine asimmetrico di colore bianco,ove trova posto la scritta “Europa”, con ilsimbolo della CEPT ed il valore facciale.Nel primo francobollo, da centosettanta li-re, è rappresentato il Maschio Angioino,che sorge a lato dei giardini del PalazzoReale ed a pochi passi dal porto di Napo-li17. La nuova costruzione è una singolaretestimonianza del passaggio dallo stile go-tico medievale alla nuova cultura rinasci-mentale18.

Il secondo valore di questa piccola se-rie, con valore di duecento lire, è dedicatoal Pantheon di Roma19.

Lasciando il Lazio e spostandoci inUmbria troviamo il riferimento ad un’altrameravigliosa opera del nostro artista. Nelsettembre 1980, per celebrare il Millenariodella fondazione dell’Eremo di Fonte Avel-lana, Donnini incide l’immagine per unfrancobollo che viene emesso con il valorefacciale di duecento lire; l’incisione digrande effetto paesaggistico ci presental’ambiente meraviglioso in cui sorge que-sto monastero20.

Un’altra importante serie filatelica ita-liana, nata dal bulino di Eros Donnini, èquella dedicata alle “Ville d’Italia”. Idealesuccessione della serie “Fontane d’Italia”,con ventisei valori emessi tra gli anni 1980e 1986, questa serie celebra alcune tra lepiù belle ville del nostro Paese. Anche inquesti francobolli la mirabile mano delprofessor Donnini e la fine arte dell’inci-sione a bulino, sono riusciti a crearesplendide riproduzioni ricche di effetto edi particolari. Con quest’opera, infatti,Donnini ha vinto, per ben due volte, neglianni Ottanta, il premio “Il Cavallino d’O-ro”, ritenuto il massimo riconoscimentodel settore a livello nazionale, e assegnatodalla prestigiosa rivista “Il Collezionista”delle Edizioni Bolaffi.

Una terza volta egli ha vinto questoambito premio, ed è stato grazie ad unaserie emessa nel settembre 1992 in occa-sione delle “Celebrazioni colombiane nelquinto centenario della scoperta dell’A-merica”.

Oltre a svariati altri riconoscimenti,nel corso della sua lunga e prestigiosa car-riera nel 1981 ad Eros Donnini, per i primivalori della serie dedicata alle “Ville Palla-diane” viene attribuito l’Oscar di Asiagonell’ambito del Concorso Internazionaletra sessanta Paesi, per il più bel francobol-lo dell’anno in tema di turismo ed ecolo-gia; da rilevare che l’Italia né prima né do-po è più riuscita a conquistare questo pre-

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mio di filatelia di rilevanza mondiale. Delresto la grafica del professor Donnini haraggiunto, per finezza ed abilità nell’usosapiente del bulino, risultati estetici di ta-le livello, che svariate pubblicazioni spe-cializzate italiane ed estere concordanoormai nell’inserirlo tra i migliori microin-cisori e bozzettisti del mondo.

Tra i vari francobolli creati da Donni-ni, non sono mancati soggetti dedicati al-la sua città natale, la bellissima Urbino.Particolare è il valore da 120 lire, emessoil 22 novembre 1980 in occasione del Na-tale: riproduce un particolare del meravi-glioso presepe in stucco, con figure agrandezza naturale, modellato dall’urbi-nate Federico Brandani (1522-1575) versola metà del cinquecento e conservato pres-so l’Oratorio di S. Giuseppe. Un altroomaggio [dedica] ad Urbino in occasionedel francobollo celebrativo per il quintocentenario della morte di Federico daMontefeltro: l’artista riproduce il busto delDuca tra il Palazzo Ducale di Urbino a si-nistra ed il palazzo dei Consoli di Gubbio adestra21.

Durante il nostro incontro il professorDonnini mi ha confidato il sentimento cheprova per avere creato immagini riprodot-ti in tanti francobolli: Nutro un particola-re legame affettivo per tutti questi franco-bolli, i quali mi hanno regalato il piaceredi far conoscere al mondo i nostri monu-menti, i nostri personaggi, il nostro gran-de patrimonio artistico in quanto, se fac-ciamo una piccola riflessione, scopriamoche nessun angolo della terra, anche ilpiù remoto, è precluso allo sbarco delfrancobollo.

CONCLUSIONI

Quando, nel 1840, l’inglese Rowland Hill,nell’intento di dare un assetto più pratico e si-curo al sistema di pagamento per il recapitodella corrispondenza, inventa il francobollo,di certo non immagina che l’applicazione diquei pezzetti di carta su una lettera sta percreare una nuova arte, una nuova scienza, uninnovativo sistema di comunicazione ed unnuovo metodo di scambio che oggi, dopo cir-ca un secolo e mezzo, è ragione di vita e di la-voro per centinaia di migliaia di persone: arti-sti, disegnatori, incisori, tipografi, collezioni-sti, negozianti, periti, ecc. Il francobollo oltreche rappresentare il pagamento di un servizioè divenuto il rilevante portatore di un mes-saggio, ha assunto importanza commerciale,culturale, artistica e la filatelia è diventata unostudio appassionante fatto di pazienza, preci-sione e cultura.

Fin dal suo nascere, il francobollo rappre-senta un importante mezzo di comunicazionefigurativa, portatore di due messaggi: uno re-lativo allo Stato emittente, l’altro al suo valoree potere di affrancatura. Ma esso richiede an-

che una forma illustrativa, in cui inserisce que-sti due elementi e ciò comporta una serie discelte grafiche, tecniche, simboliche ed artisti-che che sono la base per un terzo tipo di mes-saggio, sicuramente quello a cui diamo mag-giore rilievo nell’osservare un francobollo eche lo rende un importante mezzo figurativo edi trasmissione artistica per chiunque lo os-servi. Indubbiamente rilevante è stato il con-tributo della filatelia al diffondersi di notiziestoriche, geografiche e culturali di ogni gene-re, quando la posta era praticamente l’unicomezzo di comunicazione a distanza. Con iltempo, malgrado il minor utilizzo della postama grazie alle sempre più elaborate e ricercateemissioni, la filatelia diviene un passatempotra i più diffusi ed una importante forma di col-lezionismo. Il diffondersi del collezionismo fi-latelico trova, inoltre, terreno fertile nello svi-luppo socio-economico che caratterizza gli an-ni successivi alla nascita della Repubblica Ita-liana: il graduale aumento delle possibilità eco-nomiche; il crescente interesse per le espres-sioni culturali e artistiche e le attività del tem-po libero; la comparsa dei francobolli comme-morativi e celebrativi, con grande varietà disoggetti rispetto ai precedenti stemmi ed effigidi regnanti; i sistemi di stampa sempre più tec-nologici e perfezionati che consentono la rea-lizzazione di immagini ad elevato livello stili-stico spesso frutto di grande abilità artistica; ilnotevole interesse che, proprio con la filateliastessa, si è creato intorno al francobollo. Ilfrancobollo esprime le idee ed il pensiero deltempo in cui viene emesso e fornisce l’imma-gine diretta della civiltà e della cultura del Pae-se che emette i valori filatelici proprio con l’in-tento di rivolgersi a tutti i Paesi del mondo. In-dubbiamente il francobollo svolge una precisafunzione culturale già sul piano estetico e for-male prima ancora che dal punto di vista delcontenuto, infatti, l’impressione che si riceveosservando un francobollo per la prima volta el’interesse a percepirne l’immagine spesso pre-cedono l’individuazione dei motivi per cui quelfrancobollo è stato emesso.

Ogni Paese ha caratteristiche particolari,frutto della sua costante evoluzione culturale,la quale si esprime anche attraverso diverseforme artistiche, concretizzandosi nell’operadell’uomo, vero artefice della storia; il franco-bollo, quale espressione artistica è testimo-nianza viva e manifestazione degli stili che ca-ratterizzano un Paese. Questo piccolo pezzet-to di carta, diventa così mezzo di comunica-zione di una Nazione, attraverso il linguaggiodi un’immagine, recepibile immediatamente,e non solo tende a divulgare le realtà mag-giormente significative di quel Paese e le ope-re più caratteristiche del suo patrimonio cul-turale, ma risponde spesso ad esigenze e pro-blematiche del particolare momento storico esociale in cui viene emesso. Il francobollo èmessaggero universale ed importante stru-mento per esprimere le caratteristiche princi-pali di un popolo durante la sua evoluzione ela sua storia.

Nel corso degli anni il francobollo anche inItalia ha subito vari cambiamenti, in alcuni ca-si per le mutate situazioni politico-sociali (la

nuova Repubblica era ormai avviata), taloraper esigenze pratiche, come nel caso della se-rie “Italia al lavoro” in cui erano necessarinuovi valori, ma spesso per semplici ragioniartistiche e desiderio di rinnovare la grafica ol’aspetto estetico. Un esempio è l’attuale serieordinaria della “Donna nell’arte” che è un’ul-teriore conferma della valenza artistica delfrancobollo. La rappresentazione della donnain diverse forme d’arte, attingendo ad un patri-monio artistico che tutti ci invidiano, diventaun elemento unificante e la dimostrazione che,nonostante molteplici autori e soggetti etero-genei (si spazia dalle statue alle pitture fino al-le monete di diverse epoche storiche) nel no-stro Paese c’è sempre stata una particolare at-tenzione alla bellezza personificata nella figu-ra femminile; è un modo per evidenziare, at-traverso il francobollo, una produzione artisti-ca che copre oltre due millenni e che sottoli-nea, in Italia ma soprattutto all’estero, quantodi bello esiste nel nostro Paese.

Oltre al rinnovamento grafico-artistico, iltrascorrere degli anni ha visto anche l’esigen-za di perfezionare i sistemi anticontraffazioneper i valori postali onde evitare episodi analo-ghi a quanto accadde per il valore da 100 liredella serie Democratica. Infatti, pur non aven-do la stessa notorietà del falso in altre opered’arte, la falsificazione del francobollo da un la-to è una frode per l’amministrazione postalema dall’altro danneggia gli appassionati filate-lici. Il desiderio di ogni collezionista è di com-pletare la propria raccolta con rarità o pezziunici, di valore spesso assai elevato, che peròalletta altri a mettere in circolazione, a prezziinferiori a quelli di mercato, esemplari rarissi-mi, serie stupende, ma in realtà imitazioni ar-tistiche. Ciononostante un francobollo falsifi-cato, dopo molti anni, può anche assumere no-tevole valore sul mercato filatelico. Infatti, al-cuni esemplari falsi dei primi Stati italiani, so-no oggi più pregiati dei pezzi autentici, soprat-tutto se ancora sulle buste originali e, in parti-colare, se affiancati a pezzi regolarmente e-messi dallo Stato.

Come nel graduale mutamento di ogniambito dell’arte, anche nella creazione deifrancobolli si è realizzata una mirabile evolu-zione nell’utilizzo di tecnologie e materiali;sovente tali innovazioni hanno portato risul-tati di notevole pregio nella creazione di quel-la piccola opera d’arte che è il francobollo. Trai molteplici esempi, molto particolare è l’e-missione del Bhutan, dell’anno 1973, realizza-ta su materia plastica e riproducibile su giradi-schi: esso contiene l’inno nazionale, la storialocale nonché svariate informazioni su folclo-re e tradizioni; oppure il foglietto da 2.000franchi realizzato in legno ed emesso nel 1982dallo Stato Africano del Gabon per celebrare ilventiduesimo anniversario dell’indipendenza.In anni più recenti, le creazioni artistiche difrancobolli con tecniche innovative sono di-ventate sempre più frequenti: alle volte a sco-pi celebrativi, altre per propaganda, altre an-cora con intenti commemorativi. Importantee preziosa l’emissione congiunta dell’anno2003, tra Stato del Vaticano e Polonia, di unfrancobollo in argento, celebrativo dei 25 anni

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di pontificato di Giovanni Paolo II; nello stes-so anno la Russia, per celebrare la sua primavittoria in Coppa Davis di tennis, ha creato unfoglietto da 50 rubli ove è stato utilizzato ar-gento puro per il trofeo ed inoltre, sfruttandola termografia, sono state inserite particelle fi-nissime del terreno di gioco su cui si è dispu-tata la finale del torneo. Due interessanti no-vità sono dovute all’Austria ed alla Svizzera: inquest’ultima è stato emesso di recente unfrancobollo dal valore di 5 franchi realizzatocon un foglio di legno dello spessore di 0,7mm. L’Austria è stata portatrice di una grandesorpresa, avendo creato un foglietto celebrati-vo dell’antica casa Swarovski: a questa anticaazienda austriaca è stato dedicato un fogliettodel costo di € 7,50 con due francobolli di me-desimo valore che ritraggono un cristallogrezzo ed il tradizionale cigno, arricchiti da seipiccoli cristalli Swarovski.

Proprio all’Italia è dovuta una delle espres-sioni artistiche più particolari: il 22 settembre2004 viene emesso un francobollo dedicato al-l’arte del merletto, antica tradizione del nostroPaese. Ogni esemplare del valore di € 2,80, im-piega ben ventisei metri di filato per creare larosa tipica di un merletto finissimo intera-mente lavorato ad ago. Il francobollo, in for-mato quarantotto per quaranta millimetri, èstato prodotto da un noto gruppo tessile di Fo-ligno (in provincia di Perugia), che ha lavoratosu commissione dell’Istituto Poligrafico e Zec-ca dello Stato. Altra peculiare novità nelle crea-zioni filateliche italiane è il francobollo in ri-lievo utilizzato, nell’autunno 2004, per dueparticolari emissioni. La prima dedicata aLouis Braille ed al sistema di scrittura per cie-chi da lui inventato, con un francobollo il cuivalore nominale di € 0,45 è scritto anche in ca-rattere braille; la seconda, celebrativa del Nata-le, propone un albero natalizio addobbato conpalline colorate tridimensionali, dunque leg-germente in rilievo. In precedenza solo pocheamministrazioni postali hanno emesso franco-bolli utilizzando questo particolare alfabeto.Per la precisione non è una effettiva novità, maun ritorno ad antiche realizzazioni artistichecome in alcuni dei primi francobolli italianidell’Ottocento, impreziositi dall’effige di Vitto-rio Emanuele II realizzata in rilievo a secco.

Gli anni in cui scriveva Federico Zeri, par-lando del francobollo alla stregua di un’inci-sione o di una stampa d’arte, non erano anco-ra dominati dai mezzi tecnologici ed informa-tici che ora conosciamo, ma la possibilità el’ampiezza di diffusione del francobollo sonorimaste inalterate. Questo pezzettino di cartadunque, nato con lo scopo di limitare le gravipassività causate all’erario pubblico dall’utiliz-zo indiscriminato del servizio postale, ha ac-quisito nel tempo molte importanti caratteri-stiche. Il francobollo è divenuto sempre più ri-flesso di una società in evoluzione, ne registragli avvenimenti ed è mezzo di comunicazionee di pubblicità di particolare importanza, inquanto può avere una diffusione illimitata. Es-sendo spesso una autentica opera d’arte in mi-niatura, ha importanti caratteristiche grafichee particolari tecniche di stampa che sono, inparte, cambiate nel tempo, adattandosi alle

evoluzioni storiche ed alle sempre nuove esi-genze della società.

Oggigiorno, volendo associare il nome“posta” ad un oggetto o ad un’immagine mol-ti, probabilmente, risponderebbero “elettroni-ca”, riferendosi ad e-mail, internet o quant’al-tro abbia a che fare con una tastiera ed unoschermo; è bello tuttavia ricordare che l’e-spressione posta elettronica così sfruttata etanto attuale, sarebbe un contenitore vuoto senon fosse stata preceduta da lettere che viag-giano, buste che le contengono e moltitudinidi francobolli con le loro immagini ed i lororacconti, talvolta vere opere d’arte di mondi etempi anche molto lontani.

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II - Ricordo diTrento Cionini

di SALVATORE G. VICARIO

In occasione della consegna a TrentoCionini del premio “Marchigiano

dell’anno”, nella Sala della Protomotecanel Campidoglio a Roma, nel 1998, Stefa-nia Severi scriveva: Una tradizione lunganel tempo, secolare, è quella che lega lagenerazione di incisori che hanno fattodell’Italia uno dei Paesi più celebri in tut-to il mondo per la bellezza della produzio-ne grafica, dovuta alla sensibilità artisticae alla bravura tecnica dei suoi maestri in-cisori.

L’origine della grafica è strettamenteconnessa alla grande tradizione pittoricaitaliana. Fu proprio il desiderio di diffon-

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Foto 2 – IL SALUTO DELL’AUTORE AL SUO ULTIMO FOGLIODI CARTA-MONETA ITALIANA DI VALUTA IN LIRE

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dere le pitture più celebri, di farle conosce-re anche a chi era troppo lontano e impos-sibilitato a vedere gli originali, che fece svi-luppare quest’arte.

Gli incisori, in assenza di colori, inven-tarono tecniche atte a graduare i grigi, co-sì da dare l’impressione dell’originale. Nonesisteva la foto in bianco e nero, che ci ren-de oggi familiare la riduzione dell’imma-gine a due tonalità, quella del foglio equella dell’inchiostro, ma i maestri inciso-ri ne furono gli antesignani.

Ancora oggi l’arte incisoria è vivacissi-ma e, oltre a produrre grafica d’arte, haanche un vasto campo di attività in cui lacomponente artistica è messa al servizio diopere dall’utilizzazione eminentementepratica: la carta moneta, i francobolli, i va-lori bollati22.

Il francobollo, come pure le carte mo-neta e le carte valori, sono provvisti di con-notati vari e complessi, di una carica se-mantica ampia e di radici storiche e figura-tive profonde e articolate.

La loro lettura suggerisce tutta una se-rie di considerazioni. L’arte prodotta in taliopere, infatti, potrebbe venire consideratae giudicata, sotto il semplice profilo esteti-co, alla stregua di una incisione o di unastampa più o meno d’arte. Sull’argomentoreputo definitivo l’assunto zeriano: Una let-tura del genere non terrà in alcun conto lasua ricca (e praticamente infinita) serie diallusioni, simboli, riferimenti, né si preoc-cuperà di rilevare quello che è il suo signi-

ficato primario: di essere unindicatore assai preciso disituazioni politiche e cultu-rali.

Ma come l’interpreta-zione delle opere figurativemaggiori, siano esse dipintio sculture, architetture oincisioni, risulta parziale,quando venga condotta sot-to il solo ed esclusivo aspet-to formale (senza tenerecioè in alcun conto i conno-tati iconografici o iconolo-gici, e gli aspetti socio-cul-turali) risultandone unasuccessione di testi figurati-vi avulsi dalla realtà storicae legati tra di loro da unaastratta rete di rapporti distile e di evoluzione delleforme; così la lettura delfrancobollo [e delle cartemoneta e carte valori] secondotta in modo unilate-rale sotto l’esclusivo aspet-to grafico, rimane sorda e

cieca ai suoi connotati più validi e signifi-cativi.

In realtà, il francobollo è oggi il mezzofigurativo più stringato e concentrato dipropaganda, quasi un manifesto muraleridotto ai minimi termini, dal quale il sub-strato sociale e politico si rivela con estre-ma chiarezza e pregnanza. Ed è anche ilmezzo figurativo di propaganda più capil-larmente diffuso, sia nei diversi strati del-la società, cioè a livello locale, sia, in sen-so orizzontale, per i suoi destinatari situa-ti in un sistema terminale che ignora di-stanze e frontiere23.

Trento Cionini fu maestro in tutte e trele attività grafiche, fu maestro incisore aipiù alti livelli; nacque ad Urbania (Ps) il 23aprile 1919, urbinate di adozione e compìgli studi presso l’Istituto di Belle Arti di Ur-bino.

Nell’anno 1938, classificandosi al pri-mo posto, vinse una borsa di studio pro-mossa dal “Pio Sodalizio dei Piceni” per ilperfezionamento presso l’Accademia diBelle arti di Roma. Nello stesso anno fuammesso al circolo artistico di Via Margut-ta. Partecipò poi alla scuola del nudo all’Ac-cademia di S. Luca, in Via della Stamperia.

Pur proseguendo gli studi, nel 1940venne assunto al Poligrafico dello Stato inqualità di disegnatore ed incisore a bulino:qui realizzerà per le poste Italiane, del Vati-cano e della Repubblica di S. Marino oltre60 francobolli. Ricordiamo la serie Italia allavoro del 1950, la posta aerea da lire mille

del 1951 per S. Marino e, per il Vaticano,Pio XII nella serie dei Papi del 1953 e laGuardia Svizzera Pontificia del 1956.

Dalla fine del 1942 all’aprile del 1945sospese ogni attività, essendo stato chia-mato alle armi per il servizio di leva: parte-cipò allo sbarco, nella testa di ponte di An-zio, con le truppe della V Armata America-na. Congedato, tornò in servizio al Poligra-fico dello Stato fino al 1956.

Nel 1957 il M° Cionini venne chiamatoalla Banca d’Italia con la stessa qualifica didisegnatore ed incisore. Nei 30 anni di atti-vità presso l’Istituto di emissione realizzònumerose banconote: le 5.000 lire conl’immagine di Bellini, le 100.000 lire con ilCaravaggio e l’ultima banconota di lire500.000 dedicata a Raffaello.

Dopo le esperienze al Poligrafico delloStato ed alla Banca d’Italia venne chiamatoa Losanna presso un’industria specializza-ta nella costruzione di macchine da stampaper carte valori. Qui Cionini alternò il lavo-ro con l’insegnamento dell’Arte incisoriamanuale e chimica, ad allievi provenientida tutte le banche centrali del mondo.

Mentre in passato la stampa delle cartevalori era appannaggio dell’Inghilterra, del-la Francia e del Poligrafico Italiano, con l’e-spansione dell’industria di Losanna moltis-simi stati ebbero la possibilità di stamparei valori in casa propria.

Fu il M° Cionini a dover preparare al-lievi incisori, e contemporaneamente inci-dere banconote per il Marocco, l’Indonesia,il Vietnam, la Corea, la Cina, l’India, la Po-lonia, la Yugoslavia, il Messico, l’Argentina,il Brasile, il Venezuela, la Colombia, l’An-gola, lo Zaire, l’Uruguay, le Filippine, laTurchia, il Bangladesh, la Germania.

Il grande Maestro portò molto in alto labandiera delle Marche e dell’Istituto d’Artedi Urbino, vera fucina di tecnici ed artistidell’arte grafica.

Nella sua lunghissima attività, oltre al-la sua indiscussa bravura, si fece apprezza-re per la rivoluzionaria velocità di esecu-zione, per la grande mole di lavoro che riu-sciva a svolgere con incredibile tenacia, inun campo universalmente riconosciuto,come tecnicamente dei più difficili e com-plessi, raggiungendo sicuramente, un re-cord difficilmente eguagliabile.

Alla rispettabile età di 79 anni si di-chiarò in pensione, ma continuò la sua at-tività come hobby, spaziando nei vari cam-pi della grafica con particolare attenzionealla caricatura e alla satira politica, inizia-ta dal 1935 e continuata fino agli ultimigiorni della sua esistenza.

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UNA DELLE TANTE VIGNETTE SATIRICHEREALIZZATE DA CIONINI

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A MIO PADREL’eco del tuo nome non s’è spenta,rimbalza in ogni dove ancora forte,squarcia il velo del tempo e non contenta,sconfigge, prepotente, anche la morte.

Il marchio che hai lasciato è assai profondo,come l’orma d’un piede di gigante,hai dato a piene mani a tutto il mondo,con passione ed umiltà sempre costante.

Un’esauribile fonte di ricchezza,scaturiva dalle tue mani prestigiose,dando vita ed esaltando la bellezza,racchiusa, pur, nelle più piccole cose.

Sapevi coglier l’attimo fuggente,immortalando volti e sentimenti,fermavi con perizia quell’istante,tu, gran maestro, non comune fra le genti.

Schivo e taciturno per natura,ma sempre pronto a regalar te stesso,anche se la tua vita è stata dura,mettendoti alla prova molto spesso.

Urbania, la tua bella cittadina,oggi ti fa dono d’attenzione,ricorda l’uomo e l’opera assai fine,suscitando in tutti noi grande emozione.

“Babbino caro ripeto quella strofa che tiscrissi tanto tempo fa,ma purtroppo, non vedrò i tuoi occhi velarsidi commozione”.

Hai mani prestigiose, un cuore immenso, la tua statura, babbo, non ha confini,noi t’ameremo sempre, d’un amore intenso e i posteri ricorderanno te, Trento Cionini.

LAURA CIONINI

III - Trento Cionini,il Maestrodella Banconota

di STEFANO PODDI

L a banconota, strumento di comu-nicazione economica, è uno dei

più pregevoli prodotti a stampa che esistain quanto la precisione del tratto e l’armo-nia d’insieme devono evocare un oggetto

Trento Cionini, grazie alla maestriadella sua arte, ha fatto in modo che avve-nisse questa sublimazione, trasformandola banconota da semplice foglietto di cartamulticolore di incerto significato a con-creto segno economico di valore inequivo-cabile.

La Mostra antologica “Trento Cionini -Il Maestro della banconota” svoltasi pressoil Palazzo Ducale di Urbania dal 20 settem-bre al 3 novembre 2003, ne ha celebrato lospessore di artista proteiforme e duttile,proponendo una sintesi ragionata ed este-sa della sua produzione, esperita duranteuna vita spesa al servizio della bellezza.

Curata dal prof. Crapanzano, con l’im-pegno e l’attenzione del grande studioso dicartamoneta, ma anche con l’affetto del fe-dele amico, è stato un doveroso omaggioad un poliedrico Maestro, incisore, artigia-no, artista, docente ed infine, o forse me-glio fin dall’inizio, “Virtuoso del bulino”.

Cionini nacque ad Urbania il 23 aprile1919 e frequentò l’istituto di Belle Arti di

di valore e quindi un simbolo ri-conoscibile di scambio economi-co. I suoi tratti essenziali sono labellezza estetica e la fiducia nellasua intercambiabilità.

La qualità della sua immagi-ne e della sua grafica la riscattada quanto per molti secoli è stataconsiderata “lo sterco del demo-nio”, ultimo recesso e scoria ma-leodorante del male personifica-to nel Diavolo; inoltre la qualificacome oggetto di pregio e di valo-re: la bellezza quindi, come stru-mento di redenzione.

La fiducia nell’emittente: Go-verno, Stato, Istituto di emissio-ne pubblico o privato, è indispen-sabile perché venga accettata, co-me inequivocabile simbolo valo-riale, evocativo di ricchezza, soli-dità e benessere, garanzia di ac-cettazione del segno cartaceo aifini della acquisizione di beni diconsumo e servizi.

Urbino; nel 1940 entrò nel Poligrafico del-lo Stato e dopo aver realizzato alcuni fra ipiù bei francobolli italiani venne chiamatoa fare il disegnatore e l’incisore in Bancad’Italia.

Come incisore della Banca d’Italia, Cio-nini creò le piu’ famose banconote dagli an-ni ’60 fino agli anni ’90, per citarne solo al-cune: 10.000 lire Michelangelo, 5.000 lireColombo, 1 tipo e 2 tipo, 5.000 lire Bellini,100.000 lire Caravaggio; fino al suo ultimocapolavoro rappresentato dalle 500.000 lireRaffaello.

La sua prima incisione in Banca d’Ita-lia fu proprio quella delle 10.000 lire Mi-chelangelo. Come d’uso il diritto di unanuova banconota veniva affidato all’Inci-sore anziano che a quel tempo era MarioBajardi, mentre il rovescio del bigliettoconsiderato di importanza secondaria, eraaffidato al giovine di belle speranze.

Cionini incise con il suo bulino la la-stra di rame, imprimendo allo strumentotutto l’entusiasmo che aveva, riuscendo a

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ALTRA VIGNETTA SATIRICA REALIZZATA DA CIONINI

10.000 LIRE “MICHELANGELO”, DIRITTO 10.000 LIRE “MICHELANGELO”, ROVESCIO

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cogliere la profondità prospettica e l’ele-ganza architettonica della scalinata cheimmette al Campidoglio così come l’avevaimmaginata e realizzata Michelangelo.

Quando la banconota entrò in circola-zione molti furono quelli che giudicaronoil rovescio del biglietto più bello del dritto,sia fra i critici d’arte sia fra i membri delDirettorio della Banca d’Italia.

Il 500.000 lire “Raffaello”, di cui unparticolare è riprodotto sulla copertina delCatalogo della Mostra di Urbania, è l’ulti-ma banconota della quale Cionini ha inci-so con grande maestria il dritto. La Mostrasviluppata attraverso un percorso cronolo-gico ha raccolto i francobolli, le bancono-te e le prove di stampa, sia nazionale cheinternazionale, i disegni e le caricatureeseguite del Maestro.

L’esposizione di Urbania ha consegui-to un grande consenso di pubblico e l’ab-braccio affettuoso di amici ed estimatori,fra gli altri il Presidente della RepubblicaCarlo Azeglio Ciampi, il quale non poten-do partecipare per impegni istituzionali al-l’inaugurazione della Mostra inviava un te-legramma nel quale proclamava stima edammirazione, per l’apprezzato collabora-tore degli anni nei quali l’ex Presidente erail Governatore della Banca d’Italia, per ilsuo contributo all’“Arte della banconota”.

Cionini oltre a possedere una indiscus-sa abilità manuale aveva una velocità diesecuzione straordinaria e possedeva inol-

di integrare una congerie di elementi di-vergenti in un oggetto piacevole, di equili-brio grafico e cromatico soavemente ar-monico.

Ma non tutto va sempre come dovreb-be: nei primi anni ’80 occorreva stampareuna nuova banconota da 1.000 lire, e lascelta dell’immagine che doveva rappre-sentare il grande esploratore venezianoMarco Polo cadeva su un ritratto di mode-

tre la capacità di imitare lostile degli altri incisori.

A riprova di questo, nelcaso del 10.000 Michelange-lo avendo il nostro già ulti-mato il rovescio della ban-conota, mentre Bajardi eraancora a metà del viso diMichelangelo per il frontedella banconota, Cionini siofferse di incidere uno deidue occhi ancora mancante,imitando con successo lostile dell’Incisore anziano.

La banconota è un pro-dotto particolarmente com-plesso e raffinato, in quantodeve contenere una serie dielementi predefiniti e di-scordanti come le immagi-ni, gli elementi grafici, l’in-testazione dell’ente emit-tente, le indicazioni del va-lore, la numerazione, le fir-me, la filigrana, i sistemi disicurezza, ecc. Il compitodell’artista è proprio quello

sta? Cionini era sia l’uno che l’altro: nellesue incisioni riusciva a creare o a ricrearecon il bulino delle autentiche opere d’arteche riprodotte in serie sono diventati deimultipli d’arte, destinati alla circolazionemonetaria.

IV - Alceo Quieti, incisoredi SALVATORE G. VICARIO

È stato un altro personaggio anno-verato fra i gioielli del Centro fila-

telico dell’IPZS ove ha iniziato e conclusola sua fase lavorativa, segnandone unosquisito percorso artistico, vuoi scolpendoil legno vuoi incidendo sui metalli.

Le sue opere – ha scritto Jolanda D’An-nibale – “si distinguono per la particolareraffinatezza e per l’effetto luminoso che la-scia il soggetto sia religioso, sia profano.La esattezza del colore, nel calibrato sensodella composizione e nell’incastro dei vo-lumi, mantiene un linguaggio intimo,contenuto. [Egli] come nella migliore ca-sta artistica, esprime gli accenti del pro-prio animo in un discorso profondo con lecose e con il romanticismo della simbolo-gia: mondo sereno, squisitamente raccoltonella sua dimestichezza emotiva”.

Ivana Baldassarri scriveva, a sua volta:“Cultura, artigianale abilità, gusto compo-sitivo fanno delle sue incisioni immaginidi assoluta compiutezza formale ricche difervide e suggestive invenzioni.

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P. A. DI ALCEO QUIETI, INCISIONE, DA L’AURORADI GUIDO RENI (PARTICOLARE)

CATALOGO DELLA MOSTRA, 5/8/2007

sta fattura, di autoreanonimo, conservatopresso la Galleria Do-ria Pamphili. Nessunolo riconosceva nem-meno gli appassionatio i critici d’arte. A ri-prova di quanto appe-na scritto, il grandestorico e critico d’arteFederico Zeri, in unarelazione tenuta nel1996 in occasione del-la inaugurazione delMuseo della Cartamo-neta della FondazioneCassa di Risparmio diParma, guardando labanconota in oggettorilevava argutamenteche non si trattava diMarco Polo ma di un“anonimo veneziano”.

Artigiano o Arti-

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1) ZERI, FEDERICO, I francobolli italiani:grafica e ideologia dalle origini al 1948, in “Sto-ria dell’arte italiana”, IX, Einaudi, Torino1980, pp. 287-320.

2) ID., I francobolli italiani, Skira, Milano2006.

3) Gli unici francobolli con effigie di Um-berto sono rappresentati dalla serie emessa nel1930 per celebrare le nozze dell’allora Princi-pe con Maria Josè del Belgio

4) La nuova ornamentazione, con circa tre-cento figure, è sviluppata su una superficie dioltre mille metri quadrati e consta di tre regi-stri sovrapposti. Michelangelo realizza unagrandiosa struttura architettonica dipinta, ispi-

rata alla forma reale della volta e vi inseriscele figure gigantesche di Profeti e Sibille e, piùin alto, quelle degli “Ignudi” intorno alle noveStorie della Genesi che ne occupano la fasciacentrale; nell’ultimo registro scompartito invele e lunette, sono raffigurati gli antenati diCristo. Niente di più grande era mai stato fat-to in pittura, eppure Michelangelo confessa alsuo biografo, il Condivi, che la Sistina “non ècome egli avrebbe voluto, impedito dalla frettadel Papa”.

5) La funzione degli “Ignudi” nella struttu-ra dell’affresco è quella di reggere a coppie, fe-stoni vegetali e, per mezzo di nastri, i meda-glioni in finto bronzo. Circondati da un’archi-tettura anch’essa simulata, questi personaggi

sono posti su cubi che sormontano i troni del-le Sibille e dei Profeti. Negli “Ignudi” l’artistasembra avere concentrato l’espressione piùcompleta del suo ideale di scultore nel motoelastico dei corpi, dalla carnagione abbronzatadal sole, nelle più diverse espressioni dei volti,tutti di singolare bellezza.

6) Essi sono simbolo dell’attesa pagana diCristo e preannunciano la sua venuta. Le Si-bille (nome con il quale greci e romani disi-gnavano alcune leggendarie figure di profe-tesse) vivevano presso un santuario o unagrotta pronunciando oracoli: sono la Sibilla Li-bica che, nel Medioevo, fu ritenuta prean-nunciatrice e testimone di Cristo, dal classicoprofilo rivolto in basso per il 20 lire; la dolce

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A volte Quieti tratta l’immagine comeuno scorcio recuperato di un restauro la-sciando squarci di bianco che non è vuoto,ma ampi spazi aerei della fantasia, a voltesuggerisce richiami a composizioni di mi-tiche e antiche civiltà o a fregi primitividove la forza della suggestione dell’imma-gine stessa era subordinata alla chiarezza ealla semplicità del segno. Penso che Quie-ti possieda una disponibilità tecnicastraordinaria, un trapasso immediato dal-l’occhio alla mano e una rapida e sicura ca-pacità di risoluzione senza carenze e senzagoffe riprese.

Di fronte a personalità di questo gene-re impallidiamo di vergogna per non aversempre il coraggio di stigmatizzare pub-blicamente tutti quei dilettanti volgari epresuntuosi che in collettive o in mostrepersonali pretendono di contrabbandare illoro irriducibile dilettantismo come voca-zione o capacità artistica”.

Personalmente non ho avuto la fortu-na di frequentare Alceo Quieti durante lalunga, contemporanea presenza in IPZS e,a posteriori, me ne sono meravigliato. Laspiegazione l’ho trovata solo ora: l’Artista,al lavoro, era costante e irriducibile, nonaccettava distrazioni. Fu l’unico con ilquale non ebbi rapporto diretto e me neduole ora più che mai; ora – che grazie allavoro di “cucitura” di Eros Donnini sonoentrato in contatto almeno con l’arte delMaestro – mi rendo conto di quanto hoperduto. Ammirando le sue opere; intendola veridicità di quanto ha scritto di lui Va-lerio Volpini: “Leggendo i suoi fogli si sen-te la segreta civiltà della poesia di cui forsedimentichiamo la necessità, ma della qua-le abbiamo sempre bisogno nella nostragiornata umana”.

Non potendolo fare per rapporto diret-to, presento Alceo Quieti, ai lettori dei no-stri Annali, con le parole di Augusto Calzi-ni: “L’uomo è sereno, aperto, cordiale, di

una coscienziosità oltre il limite, attento,preciso, ma estremamente libero, di quel-li che sanno volare alto e che tendono a vo-lare sempre più alto quando qualcuno vuo-le invadere la loro interiorità. Si può direche è un uomo di altri tempi che peròcomprende bene il presente e vi si crogio-la con una curiosità tutta poetica. Tende arinnovarsi e comprendere le innovazioni,sa raggrupparle in categorie sintetiche benintelligibili e renderle poi chiare in un lin-guaggio tutto suo, del tutto personale ecreativo che coglie nel segno. Ama tradur-re la sua sensibilità artistica fuori del co-mune scegliendo la strada della purezza edella fantasia, un mondo intimo che subi-to riconosci perché è lo specchio della per-sona che è forte e fragile al tempo stesso,schiva, ma partecipativa dall’interno chenon ama esternare a parole e si riversa suun prodotto fantastico con una tecnica in-

descrivibile del tutto personale: le sue ope-re calcografiche e xilografiche sono lineeequilibrate che cercano gli effetti voluti inbianco e nero, luci ed ombre, ma anchesentimento”.

Quieti è nato a Urbino nel 1922 doveha studiato presso l’Istituto d’Arte specia-lizzandosi in xilografia con Umberto Fran-ci.

Dal 1948 ha lavorato all’Istituto Poli-grafico e Zecca dello Stato quale incisoreper carte valori; nel 1963 venne segnalatodal prof. Bajardi, consulente artistico delPoligrafico, alla Banca d’Italia per collabo-rare alla realizzazione di nuove matrici perbanconote italiane di nuova emissione.Inoltre è stato incaricato di incidere le ma-trici per le banconote del Perù.

Impegnato nel frattempo ad inciderematrici per varie serie di francobolli, ha la-vorato per le Poste Italiane, per il Vaticano

e per San Marino. Sua è la fir-ma di francobolli dedicati asoggetti di opere d’Arte: Man-tegna, Paolo Uccello, Arcim-boldi, Masaccio, Michelangeloe un dettaglio della Battaglia

di Solferino di Girolamo Indu-no, premiato con medagliad’oro per il miglior francobol-lo del 1959.

Ha ricevuto dall’Ente Pro-vinciale per il Turismo di Ro-ma, per meriti artistici, la me-daglia d’oro nel 1983. Ha inse-gnato recentemente ad Urbinoin due corsi di microincisione.

Ha presentato mostre per-sonali ad Urbino, Pesaro e Ro-ma tra le quali la antologica

del 1982 di incisioni e di basso-rilievi presso il Palazzo Ducaledi Urbino e quella presso la Sa-letta “Rossini” di Pesaro.ALCEO QUIETI, UN’OPERA XILOGRAFICA

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immagine della Sibilla Eritrea, così chiamatadalla sua regione d’origine, sarebbe vissuta aitempi della guerra di Troia (trenta lire); l’in-dimenticabile volto della Sibilla deifica cheapre i grandi e luminosi occhi e socchiude labocca come per comunicarci una profezia(cinquanta lire): celeberrima nell’antichitàclassica per il Tempio e per l’oracolo di Apol-lo, deve il nome a Delfo, suo luogo di resi-denza; la Sibilla Cumana (cinquantacinque li-re) secondo la tradizione visse moltissimi an-ni e Virgilio la ricorda consultata da Enea pri-ma di discendere all’Averno.

7) La sua preservazione prodigiosa nel ven-tre del cetaceo, dove rimase tre giorni e trenotti, è simbolo della Resurrezione di Cristo.

8) I primi anni del rapporto con il Poligra-fico sono legati al ricordo di durissimi turni dilavoro, che avevano inizio alle sette della mat-tina per non terminare prima delle sei di sera:i disegnatori dovevano restare in sede per un-dici ore filate, sprovvisti di mensa, di bar, conassoluta assenza di qualsiasi “comfort” e sen-za alcuna possibilità di uscire dal recinto valo-ri, ad eccezione di situazioni personali di as-soluta emergenza!

9) Gli esperti giudicano questi francobolliveri gioielli di tecnica incisoria.

10) A questa fontana, uno dei simboli diRoma, sono legate leggende e tradizioni po-polari, tra le quali quella di gettarvi una mo-netina per assicurarsi il ritorno nella città.

11) Nei bassorilievi sono rappresentati imesi dell’anno (raffigurati simbolicamente dailavori agricoli propri di ciascuno) alternati aisegni dello zodiaco, alle sette arti liberali(Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmeti-ca, Geometria, Musica e Astronomia), a di-versi episodi della Genesi, alla Lupa che allat-ta i gemelli ed alle immagini di due favole diEsopo (quella della gru e del lupo e l’altra dellupo e l’agnello).

12) La tradizione vuole che non se ne co-noscesse la fonte di alimentazione, per evita-re che il corrispondente castello potesse avan-zare pretese.

13) Soldato romano che venne martirizza-to per la fede cristiana nel 304, ed il cui cul-to è profondamente radicato in tutta la Sar-degna.

14) Dubbi sono sorti sull’esatta colloca-zione storica di questo monumento: secondoalcuni esso risale al periodo tra la dominazio-ne greca e quella romana, mentre studi più re-centi la collocano agli inizi del XVI secolo, ini-zi del periodo umanistico-rinascimentale, cherecuperò stili e miti dell’antichità greco-ro-mana.

15) In questi rilievi sono trasmessi, in lin-guaggio criptico ed erudito, tre diversi mes-saggi: rifuggire dal sentimento della gelosia edal furore della vendetta, mantenere passioninell’ambito dell’amore coniugale e, infine, vie-ne sottolineata la sacralità del matrimonio.

16) Interessanti i motivi storici che hannodato vita a questo binomio per certi versi biz-zarro: il monumento viene eretto nel 1767-68, espressione della fioritura artistica dell’Il-

luminismo e la scelta cade su un simbolo lai-co perché l’intera cittadinanza si possa rico-noscere in esso. Il Settecento è un secolo incui si assiste al declino del Principato Vesco-vile ma anche alla grande fioritura culturaledell’Illuminismo; tale fontana è, infatti, il co-ronamento di un’ambiziosa opera d’ingegne-ria idraulica, tesa a rifornire di nuova acquapotabile il centro della città. Sul fusto dellafontana è inciso il nome dell’architetto che laideò unitamente alla scritta SPQT (SenatusPopulusque Tridenti), che vuole sottolineare lacommittenza civica dell’opera, ed alla data1768, anno del completamento dei lavori.

17) Del resto, il castello, il parco ed il por-to vengono edificati nello stesso periodo sot-to la dinastia di Carlo I d’Angiò, a cui si devela prima denominazione della fortezza, perio-do in cui tutta la zona ebbe una particolarefioritura. Il castello, caratterizzato da cinquepossenti torrioni cilindrici, venne eretto tra il1279 ed il 1282, su progetto realizzato da unarchitetto francese per il sovrano angioino. Unsecolo e mezzo più tardi venne ricostruitoquasi completamente dagli Aragonesi che, nelfrattempo si erano sostituiti agli Angioini nelRegno di Napoli; in seguito agli integrali lavo-ri di rifacimento dopo la sconfitta dei France-si ed il passaggio della città in mano spagnola,esso viene denominato anche Castel Nuovoper distinguerlo da quelli già esistenti Casteldell’Ovo e di Capuana.

18) Di particolare rilevanza è l’arco mar-moreo di accesso al castello, creato per cele-brare il successo e la potenza della dinastiaaragonese, con un richiamo rinascimentaleagli archi di trionfo romani. Il castello, oltre acostruire il fulcro difensivo della città, è ser-vito anche come residenza reale per circa unsecolo.

19) Iniziato nel 27 a.C. da Marco VipsanioAgrippa, questo maestoso edificio sorge in unpunto particolare del Campo Marzio legatoall’apoteosi di Romolo, fondatore e primo so-vrano di Roma; non è infatti assolutamentecasuale la localizzazione di questo importan-tissimo “templum” orientato quasi perfetta-mente da nord a sud, come era tradizione peronorare le principali divinità. Completato pro-babilmente nel 25 a.C. subisce diversi dan-neggiamenti a causa di incendi e viene restau-rato in maniera determinante nel 202 da Set-timio Severo e Caracalla; nel 608, sotto ilpontificato di Bonifacio IV, l’imperatore Fo-ca lo dona alla Chiesa ed il Pantheon vieneconsacrato al culto cristiano con il nome diSanta Maria “ad Martyres” che, ancora oggi, èil suo nome ufficiale. Giunto sino a noi inbuone condizioni (è certamente il monumen-to della Roma imperiale meglio conservato):sorge su una piazza che anticamente era piùallungata e più stretta di quella attuale, inte-ramente circondata da porticati. Lo precedeun pronao con 16 colonne monolitiche in gra-nito grigio, con basi e capitelli corinzi in mar-mo bianco su cui poggia un frontone triango-lare. Sul fregio della trabeazione spicca anco-ra l’iscrizione dedicatoria di Vipsanio Agrip-pa, alleato e sostenitore prima e poi genero diAugusto. All’interno delle prime otto colon-

ne, quattro altre file si dispongono in corri-spondenza della prima, della terza, della sestae dell’ottava della fronte, scandendo lo spazioin maniera basilicale. Le due “navate” lateraliculminano in due nicchioni, mentre quellacentrale, più ampia, conduce alla porta d’in-gresso; ma l’elemento più sorprendente del-l’edificio, quello per cui il Pantheon è merita-tamente celebre nella storia dell’architetturadi tutti i tempi, è la cella, uno straordinariovano circolare il cui diametro è di quaranta-quattro metri, pari all’altezza da terra dellacupola emisferica che lo ricopre; intorno allacella si aprono quattro esedre quasi rettango-lari tra cui sporgono otto edicole sormontateda timpani triangolari e curvilinei, con colon-nine in porfido ed altri marmi pregiati. Al cen-tro della cupola emisferica che lo ricopre, ri-vestita da una volta a cassettoni, si apre l’uni-ca fonte di luce dell’ambiente, un occhio deldiametro di nove metri. Il Pantheon è uno deipiù augusti monumenti dell’antichità, ma an-che un interessantissimo esempio di tecnicacostruttiva romana.

20) Il monastero è situato a settecentometri di altitudine, alle pendici del massicciomontuoso del Catria (alto 1702 m), il più al-to della provincia di Pesaro e Urbino. La sto-ria di Fonte Avellana ha origine alla fine delprimo millennio cristiano, già nel X secoloera luogo di eremitaggio, ma fu con San PierDamiani che il monastero giunse alla massi-ma grandezza, polo di attrazione e diffusionedella vita monastica. Non sarebbe tuttaviagiusto dire che il servizio reso alla Chiesa dalmonastero di Fonte Avellana, lungo i suoi piùche mille anni di storia, si esaurisca con l’o-pera di Damiano: in questo eremo si forma-rono infatti circa quaranta vescovi ed un fol-to gruppo di monaci noti per santità e dottri-na. Infatti, il 5 settembre 1982, il Santo Pa-dre Giovanni Paolo II è salito a Fonte Avella-na per chiudere le celebrazioni del millenarioed elevare a Basilica Minore la chiesa dell’E-remo.

21) Federico da Montefeltro, abile con-dottiero, fu creato duca di Urbino da Sisto IVnel 1474 e, sotto la sua signoria, la città di Ur-bino fu arricchita di monumenti, chiese e bi-blioteche. Volle il palazzo ducale di Urbino,grandioso palazzo in forma di città, e ne affidòi lavori al fiorentino Maso di Bartolomeo e alcelebre architetto dalmata Luciano Lauranache disegnò lo splendido cortile d’onore conlo scalone e innalzò i corpi di raccordo con ilvecchio Castellare ...con la stupenda facciatadei Torricini.

22) SEVERI, STEFANIA, Cionini & Don-

nini, creatività al servizio del quotidiano, in “Ar-te Hat”, 1998, pp. 48.

23) ZERI, FEDERICO, I francobolli italia-

ni: grafica e ideologia dalle origini al 1948, in“Storia dell’arte italiana”, IX: grafica e imma-gini. Einaudi, Torino 1980, p. 290.

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