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Introduzione tesi web 2.0...

Date post: 08-Apr-2016
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web educational
16
Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria “Saepe est etiam sub palliolo sordido sapientia” Cecilio Stazio (Spesso la sapienza sta anche sotto un mantello sporco)
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Page 1: Introduzione tesi web 2.0...

Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola

primaria

“Saepe est etiam sub palliolo sordido sapientia” Cecilio Stazio

(Spesso la sapienza sta anche sotto un mantello sporco)

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Introduzione“Cuando al ocaso, ante la luz dispersa,

Quieras decir inolvidables cosas”

(“Quando al tramonto, di fronte alla luce diffusa,

desideri pronunciare indimenticabili cose”)

Limites Jorge Luis Borges

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Dal web 1.0 al web 2.0

Cosa sia il web 2.0 tanto citato non è sempre chiaro a tutti, è sufficiente discuterne con

qualcuno di nostra conoscenza, tenendo presente che abbia un minimo di familiarità

delle NTIC1, per accorgersi della difficoltà che si ha nel definirlo. Anche il sondaggio

(documentato nel quarto paragrafo del primo capitolo) pensato per questa tesi né da atto,

infatti il 60 % dichiara di non conoscere il termine del web 2.0 pur con un 100 % di

partecipanti che dichiara di conoscere internet e il suo utilizzo2

Probabilmente ancor meno chiara è la necessità di denominare in qualche modo il

fatidico www, cioè il World Wide Web (ormai abbreviato in “web” termine

maggiormente utilizzato di “internet” almeno dai navigatori3 abituali) definendolo 2.0 e

chiarendo in tal modo che se esiste un due punto zero, sicuramente, ci sarà stato e c'è

ancora un 1.04.

Le definizioni, lo si sa, non sono mai esaustive ma solo indicative seppur utili per avere

un quadro di riferimento generale e all’interno di un argomento specifico possono

assumere significati lievemente differenti. Si partirà quindi da una definizione generale

facilmente rintracciabile sul web stesso con un semplice motore di ricerca5 per giungere

ad una più dettagliata di Tim O'Reilly, conosciutissima ormai rintracciabile sia in sintesi

che per esteso in molti blog e siti dinamici che si occupano dell'argomento, ed inserirla

infine nel contesto specifico del nostro argomento,la didattica.

1 NTIC: abbreviazione per New Tecnology Information Comunication, Nuove tecnologie dell'informazione e comunicazione.

2 Il sondaggio è stato effettuato completamente online e solo l'1% ha dichiarato di non utilizzare quasi mai e non ritenere utile l'utilizzo del web di per sé.

3 Altro termine ormai utilizzato e conosciuto anche se omonimo di un altro dal passato glorioso, “navigare necesse est”...

4 L'identificazione delle varie release del software, potremo definirle delle realizzazioni successive dopo la prima probabilmente incompleta o con eventuali bug (baco) cioè con errori di scrittura, sono identificate da numeri sequenziali con un punto e la sequenza per esempio Open Office 2.1, quando cambia il numero allʼindicatore allora si ha un cambiamento rilevante della tipologia di software.

5 Un sistema automatico che analizza dati da lui stesso raccolti portando ad indici di contenuti disponibili classificati in base a formule matematiche che ne indicano la rilevanza; c'è ne sono molti di cui alcuni famosissimi ma anche di specifici a seconda del tipo di ricerca.

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In generale e in sintesi il Web 2.0 è:

una locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e in particolare del World Wide Web), rispetto alla sua condizione precedente. Si tende ad indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi quali Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Twitter, Gmail, Wordpress, Tripadvisor ecc.).

La locuzione pone l'accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni 90, e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l'utente eccetto la normale navigazione tra le pagine, l'uso delle email e l'uso dei motori di ricerca6.

Quale la differenza con il web 1.0 e quando nasce il web 2.0?

In questo ci viene in aiuto la definizione di Tim O'Reilly tradotta in italiano col titolo

“Cosa è Web 2.0, Design Pattern e Modelli di Business per la Prossima Generazione di

Software7. L'autore parte dal punto di svolta che ha generato, per la rete, tale

cambiamento identificandolo con la cosiddetta “bolla dot-com”8 scoppiata nell'autunno

del 2001. La bolla dot-com, identificata anche come bolla della new economy poiché si

parla di società di servizi che svolgono la maggior parte del loro business tramite un sito

internet, fu causata dalla sopravvalutazione, nell'immediato, di alcune di queste società

che vennero quotate in borsa.

Egli sostiene immediatamente che le bolle e le crisi conseguenti sembrano essere una

caratteristica comune a tutte le rivoluzioni tecnologiche. Chi ha simulato o non ha

programmato bene il proprio percorso è destinato a scomparire, emergeranno le

iniziative di successo mostrando cosa separa le une dalle altre.

Tale concetto di “web 2.0” compare la prima volta nel 2004 in una sessione di

brainstorming tra il citato autore e MediaLive International. In questa conferenza si

giunse alla conclusione che la rete, la new economy, non era crollata ma anzi era più

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 2

6 Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Web_2.0 , consultato a luglio 2009.

7 L'articolo originale si può trovare all'indirizzo web http://oreilly.com/web2/archive/what-is-web-20.html è datato 30/09/2005.

8 Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Dot-com , consultato a luglio 2009.

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importante di prima con sempre nuove ed interessanti applicazioni e sempre nuovi siti

nascenti con regolarità.

Dunque l'evento della “bolla dot-com” aveva segnato per la rete9 un punto di svolta.

L'anno successivo nacque la conferenza sul web 2.0 consolidando così la diffusione e

l'utilizzo del termine ma cercando anche di definirlo in modo più netto, dato che nella

rete, così come negli slang, un termine rimbalza velocemente da un sito all'altro da un

blog a un altro e rischia di essere utilizzato a sproposito.

O'Reilly10 fa chiarezza sul cosa intendano lui ed i suoi collaboratori partendo da una

tabella in cui mette a confronto gli elementi del Web 1.0 e quelli del 2.0 (alcuni,

chiaramente non esaustivi) per poi identificare e definire la differenza sostanziale tra una

applicazione del web 1.0 e una del web 2.0. Il punto iniziale e cruciale e questo: il web è

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 3

9 Nel testo rete è usato come sinonimo di internet e del web (www.).

10 Egli ritiene urgente definire chiaramente il web 2.0 poiché il termine cominciava ad essere usato a sproposito e senza comprenderne il significato.

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una piattaforma, cioè un sistema che può essere programmato e perciò personalizzato da

sviluppatori altri - gli utenti - e successivamente adattato alle innumerevoli necessità

che gli sviluppatori originali della piattaforma non avevano contemplato e con minor

necessità di tempo nel fare i dovuti aggiustamenti11, e conferma l'asserzione con l'ausilio

di mappe concettuali (come nell'esempio sopra12).

In tal modo ci viene esplicato che il web 2.0 non ha confini rigidi ed è possibile

identificarlo con un insieme di principi e procedure che collegano un autentico sistema

di siti che, in parte o in toto, dimostrano e fanno propri tali principi.

La tabella di confronto ci dà l'idea della differenza delle applicazioni, alcune notissime

altre meno, e del passaggio avvenuto.

Web 1.0 Web 2.0DoubleClick --> Google AdSense

Ofoto --> FlickrAkamai --> BitTorrent

mp3.com --> NapsterBritannica Online --> Wikipediapersonal websites --> blogging

evite --> upcoming.org and EVDBdomain name speculation --> search engine optimization

page views --> cost per clickscreen scraping --> web services

publishing --> participationcontent management systems --> wikis

directories (taxonomy) --> tagging ("folksonomy")

stickiness --> syndication

Il successo delle seconde sulle prime, pur se alcune del web 1.0 partivano dal principio

della piattaforma, è dovuto alla comprensione di ciò che Chris Anderson definisce il

long tail “(lunga coda”) cioè il potere collettivo dei piccoli siti che contribuiscono a

costituire la gran parte del contenuto del web.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 4

11 Questa definizione di piattaforma è di Marc Andreessen , nell'originale inglese: “A "platform" is a system that can be programmed and therefore customized by outside developers -- users -- and in that way, adapted to countless needs and niches that the platform's original developers could not have possibly contemplated, much less had time to accommodate”.

12 Tim O'Reilly, Op. cit., nota 7.

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La lezione del web 2.0 è questa contare sul customer-self

service e sulla gestione di dati algoritmici per raggiungere

l'intero web, le periferie e non solo il centro, la lunga coda, per

dirla con la metafora di Anderson, non solo la testa.

Dunque si parte dalla piattaforma, come Netscape che propose una specie di webtop al

posto del desktop per arrivare a google che iniziò la sua attività come applicazione web

nativa, fornita come un servizio senza infrastrutture o release di software industriali ma

miglioramenti continui. Google si è posto tra il browser e il server di destinazione dei

contenuti, come intermediario tra l'utilizzatore e la sua esperienza online basata sulla

gestione dei database, cosa che evidenziò la differenza.

O'Reilly nel suo articolo continua il confronto posto tra le due modalità di concepire il

web, come descritto in tabella, giungendo alla constatazione che una piattaforma web

sarà sempre superiore ad una applicazione anche se nel nostro caso il confronto è ormai

fra due tipologie di piattaforme, o meglio, fra il tipo di business che le sostiene che è

radicalmente diverso.

Uno è basato su un singolo fornitore di software con base installata, sistema operativo e

le API (acronimo di “Application Programming Interface” o Interfaccia di

Programmazione di un'Applicazione) strettamente integrati che forniscono il controllo

sulla programmazione, l'altro invece è basato su un sistema senza proprietario, tenuto

unito da un insieme di protocolli standard aperti e accordi di cooperazione. Per esempio

“Apache”13 che aveva i protocolli aperti ha avuto successo.

Dunque le società che avranno successo nell'era del web 2.0 saranno quelle che

comprenderanno le regole del gioco piuttosto che ritornare alle regole del software

proprietario.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 5

13 Apache è la piattaforma web service più usata, cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Apache_HTTP_Server sito consultato a luglio '09.

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Con BitTorrent (abbreviato BT)14 un protocollo peer-to-peer (P2P) si ha una svolta

ulteriore e un'ulteriore decentralizzazione di internet, ogni client diviene anche un

server, i file sono frazionati in parti che possono essere serviti da più postazioni che

concorrono alla rete di downloader che forniscono sia banda che dati ad ulteriori

downloader.

Ciò dimostra un principio chiave del web 2.0, il servizio migliora automaticamente con

l'aumentare degli utenti, un'implicita architettura di partecipazione, un'etica della

cooperazione in cui il servizio collegando le periferie, i client15, una con l'altra e

sfruttando la potenza degli utenti stessi porta “all’innovazione dell’assemblaggio”, si

crea cioè valore aggiunto assemblando in modo nuovo ed efficace le singole parti,

l’apporto del singolo sia con la sua tecnologia sia con la sua esperienza.

Si utilizza così al massimo la potenza del web per sfruttare l'intelligenza collettiva16

con alcuni elementi fondanti, qui elencati brevemente, per aiutare a comprendere che

sono elementi di utilizzo quotidiano, per chi naviga nel web, e compresi nel contesto

danno l'idea a noi utilizzatori finali di cosa s'intenda per web 2.0 cominciando così a

prepararci ad una mentalità personale e didattica differente. Tra questi:

1. hyperlinking17 è il fondamento stesso del web, ciascun utente aggiunge nuovi

concetti, nuovi siti che vengono integrati alla struttura del web da altri utenti che

scoprono il contenuto a loro interessante, e creano link, un po' come le sinapsi si

formano nel cervello con le associazioni che si rinforzano attraverso la

ripetizione;

2. Yahoo! la prima storia di successo di internet nato come un catalogo o directory di

link, un'aggregazione dei migliori lavori di migliaia, milioni, di utilizzatori;

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 6

14 Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Bittorrent consultato a luglio '09.

15 Il singolo personale computer di ogni utente.

16 Definizione cambiata da De Kerckhove in “intelligenza connettiva” adattando la definizione di P. Levy di intelligenza collettiva all'aspetto tecnologico attuale. Il concetto sarà approfondito nel primo capitolo.

17 Produrre, cioè, continui collegamenti ipertestuali o hyperlink, abbreviato normalmente in link.

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3. Google e il fattore del suo successo nel campo di ricerche per la sua

specializzazione nella creazione del PageRank18, un metodo che utilizza dei link

anziché solo la pagina web (vedi immagine 3);

4. eBay il cui prodotto è l'attività collettiva di tutti i suoi utenti, quindi cresce col

crescere dell'attività degli utenti;

5. Amazon che pur vendendo gli stessi prodotti dei suoi concorrenti ha fatto della

partecipazione degli utenti una scienza (le recensioni degli utenti sui prodotti

produce risultati di ricerca migliore, a me come singolo, serve un prodotto trovato

da un altro magari a lui non utile per varie caratteristiche);

Le società che seguono queste intuizioni sono innovative e lasciano il segno nel web,

tra queste:

• Wikipedia19 l'ormai famosa enciclopedia online diffusa in molte lingue e anche in

alcuni dialetti, è basata sull'inverosimile (per molti, soprattutto all'inizio) idea che

ciascun utente del web si può creare un account e aggiungere una voce20;

• Flickr21 o del.icio.us22 che hanno fatto da pionieri per un concetto definito

“folksonomia”23, uno stile di categorizzazione collaborativa dei siti spesso

definite “tag”24; flickr riguarda la condivisione delle foto, del.icio.us quello dei

bookmark;

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 7

18 Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/PageRank , consultato a luglio '09.19 Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale.

20 É stata definita un'esperienza radicale di fiducia che applica ai contenuti il detto di Eric Raymond coniato per il software open source “con molti occhi puntati addosso ogni bug diventa una bazzecola”.

21 Il sito è http://www.flickr.com/.22 indirizzo web http://delicious.com/.

23 Folksonomia è un neologismo derivato dal termine di lingua inglese folksonomy che descrive una categorizzazione di informazioni generata dagli utenti mediante l'utilizzo di parole chiave (o tag) scelte liberamente, è formato dallʼunione di due parole, folk e tassonomia.

24 Il tagging consente di ottenere quel tipo di associazione multipla che utilizza il cervello stesso.

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• i prodotti per filtrare lo spam in modo collaborativo come Cloudmark25;

• il marketing virale o detta con i nostri nonni il vecchio passaparola, senza

pubblicità dei propri prodotti, con l'assunto “se ti fai pubblicità non sei web 2.0”;

• infrastrutture web del tipo Apache, MySQL, Perl, PHP, Pyton, Linux, si affidano

ai metodi peer-production usati in molti web server.

Sono solo alcuni dei tanti che si possono trovare e citare e quasi ogni giorno ne

vengono introdotti di nuovi. Di alcuni parleremo nel corso dell'elaborato, dato che

risultano interessanti dal punto di vista didattico, ma ciò che più importa è che sono tutti

basati sulla collaborazione e cooperazione degli utenti, la vera chiave di volta, il valore

aggiunto del web 2.0, gli utilizzatori!

Questa è anche la visione che può essere considerata la base del successo dell'open

source, gli utenti, pur perseguendo un proprio interesse egoistico costruiscono un valore

collettivo come sottoprodotto automatico. L'utilizzo dell'intelligenza collettiva trasforma

il web in una specie di cervello globale mettendo a disposizione una serie enorme di dati

inimmaginabile sino a pochi anni fa.

Il chiarimento fatto da O'Reilly sul significato e definizione del web 2.0 è indirizzato di

fatto alle società che vogliono basare il proprio business sulle nuove opportunità che

offre il web. Il web 2.0 non rappresenta dunque qualcosa di nuovo di per sé ma piuttosto

una più completa realizzazione del vero potenziale della piattaforma web, tra i migliori

esempi di ciò lo si può vedere in iTunes26, attraverso l'uso di design patterns (modelli di

disegno, architettura della piattaforma web) e tenendo presente i principi fondanti delle

competenze del web 2.0 riassunti in sette punti:

1) servizi e non pacchetti di software;

2) controllo sulle fonti di dati uniche che si arricchiscono con l'uso;

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 8

25 Il sito è http://www.cloudmark.com/en/home.html.

26 iTunes http://www.apple.com/it/itunes/overview/

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3) dare fiducia agli utenti come co-sviluppatori;

4) sfruttare l'intelligenza collettiva;

5) influenzare “the long tail” attraverso il customer self-service;

6) il software a un livello superiore rispetto al singolo dispositivo;

7) interfacce utenti e modello di sviluppo leggeri.

In questo periodo (luglio '09) Microsoft ha annunciato che parte dell'Office 2010 sarà

disponibile online, è una ulteriore conferma della bontà di ciò che è stato analizzato da

O'Reilly e collaboratori ed in seguito ripreso e analizzato da altri web devoleper ed

esperti della comunicazione e formazione nel web, in questa direzione da sempre è

Google che offre continuamente nuovi servizi basandosi anche sui miglioramenti

proposti dagli utenti co-sviluppatori.

Un altra sintetica ed efficace rappresentazione di cosa sia il web 2.0 è contenuta in

video che dura meno di cinque minuti e facilmente rintracciabile su You tube, ideato da

Michael Wesch, professore universitario americano di antropologia culturale, in cui

partendo da un foglio e una matita spiega e definisce cos'è web 2.0, cos'è digitale.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 9

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L'originale è in inglese27 ma si possono facilmente trovare traduzioni in italiano28.

Il testo di spiegazione, ma naturalmente il video è molto più esplicativo, s'intitola “Il

web è collegare le persone” ed è stato tradotto in italiano così:

Il testo è lineare, il testo non è lineare. Si ritiene che il testo non sia lineare, spesso si ritiene che il testo non sia lineare, il testo non è lineare se scritto su carta. Il testo digitale è diverso, è più flessibile, può essere spostato, il testo digitale può essere soprattutto hypertesto, l'hypertesto crea collegamenti qui, qui o qui, virtualmente ovunque, ovunque virtualmente. I primi siti erano scritti in HTML, l'HTML definiva la struttura delle pagine web, il tag <p> definisce la struttura del paragrafo, il tag <Li> è un altro elemento strutturale che definisce un elenco puntato. Con l'evoluzione dell'HTML sono stati aggiunti elementi di formattazione del contenuto come grassetto e corsivo, in altre parole forma e contenuto diventano inseparabili. Il testo digitale può fare di più, forma e contenuto possono essere separati. XML è nato con questo scopo, il tag <title> non definisce la forma, definisce il contenuto e lo stesso fanno il tag <link> e il tag <description> e virtualmente tutti gli altri tag di un documento. Descrivono il contenuto non la forma così le informazioni possono essere esportate senza formattazione. Per la separazione di forma e contenuto non bisogna conoscere codici complicati per pubblicare sul web e non solo contenuti testuali (foto, video).

XML facilita lo scambio automatizzato di informazioni. Due siti possono scambiarsi informazioni come per esempio Flickr maps. Chi organizzerà queste informazioni? Noi, tu, noi con XML creiamo un web basato su database. Il web basato su database è diverso, il web è diverso, noi siamo il web. Quando pubblichiamo ed etichettiamo le immagini stiamo insegnando alla macchina, ogni volta che creiamo un link, le insegniamo un'idea. Pensa ai cento milioni di clik che ogni giorno l'uomo fa su una pagina web, stiamo insegnando alla macchina. La macchina siamo noi, il testo digitale non è più solo collegare informazioni, l'hypertesto non è più solo collegare informazioni, il web non non è più solo collegare informazioni, il web è collegare le persone. Il web 2.0 è collegare le persone, persone che condividono, scambiano, collaborano. Dovremo mettere in discussione molte cose, il copyright, i diritti di autore, l'identità, l'etica, l'estetica, la retorica, il controllo, la privacy, il commercio, l'amore, la famiglia, noi stessi29.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 10

27 You tube http://www.youtube.com/watch?v=rDqGQ59jw_Y , consultato a luglio '09.

28 Blog “Linguaggio macchina” http://linguaggio-macchina.blogspot.com/2008/12/il-web-collegare-le-persone-michael.html , consultato ad agosto '09. Tra lʼaltro è stato uno dei video più visti su You-tube proprio quando i telegiornali italiani mandavano in onda i video dei bulli delle scuole italiane quasi “demonizzando” questo medium.

29 Michael Wesch, Kansas States University, Il web è collegare le persone.

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Ad ulteriore precisazione pongo qui una mappa del web 2.0 tra le molte che si possono

trovare sul web tra cui una navigabile e molto esplicativa sul sito30. È una mappa

interattiva che può essere navigata, ha un ottimo zoom e visualizza un vero viaggio

all’interno del web 2.0. Per visualizzare la medesima idea su cartaceo allego qui la

mappa cloud ufficiale del web 2.0:

Queste constatazioni, come abbiamo visto, che partono da riflessioni fatte in una

conferenza preparata per aziende della new economy per giungere a quelle all'interno

dell'università, devono porre l'educatore, l'insegnante, in un atteggiamento di ricerca

attenta ma anche di capacità di programmazione e di rinnovamento della propria

didattica sulla base del paradigma costruttivista e del cooperative learning.

Se il paradigma del dare fiducia agli utenti e dello “sfruttamento” dell'intelligenza

collettiva vale per chi, in modo ed in una altro deve fare business, tanto più deve valere

per chi deve compiere azione educativa e di trasmissione del sapere basata sul

costruzionismo, sostenuto soprattutto da Papert e Resnick, e cioè la conoscenza si

sviluppa costruendo, interagendo e progettando31 in un contesto di dialogo,

negoziazione, prendendo spunti, idee e soluzioni da tradurre in azioni effettive.

Ancor più in un contesto in cui appare chiaro che l’educazione si ha in tre modalità

diverse: formale (scuola, università, ecc.), non formale (corsi, seminari, convegni, CdP,

forum, ecc.) e informale (contesto non strutturato, qualsiasi situazione dove si possa

imparare). Senza eccessive enfasi od entusiasmi comprendendo il web 2.0 si possono far

proprie le istanze di hyperlinking che riteniamo valide come ausili per il nostro percorso

didattico. Ed è questo il punto dirimente che ci chiarisce, se ve ne fosse ancora bisogno,

l'importanza di questo nuovo approccio al web definito web 2.0 per una didattica più

completa e più efficace nella comunicazione dei contenuti essenziali dell'apprendimento.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 11

30 Il sito è http://www.zoomorama.com/2477f0e8b447bb6570493cdac464c41f Consultato ad agosto '09.

31 Learning by-making, secondo Papert.

Page 14: Introduzione tesi web 2.0...

E il web 3.0

Le definizioni nel web non fanno in tempo a nascere che subito diventano obsolete

prima ancora che se ne comprenda appieno il significato, in altri casi vengono criticate

per evidenziare un distacco, o una prospettiva diversa, se ne cerca il superamento, è

questo il nostro caso.

Web 3.0 è un termine, per chi ha criticato il web 2.0 e le sue tecnologie associate (come

AJAX)32, a cui corrispondono diversi significati dell’utilizzo del web, tra questi citiamo

i principali:

1. trasformare il web in un enorme database per facilitare l’accesso ai contenuti;

2. sfruttare le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale;

3. il web semantico;

4. il web geospaziale e il web 3D (per esempio Second Life).

In pratica un approccio basato sia sul web come database per le numerose applicazioni,

che non siano browser sia l’accesso ad un web semantico, integrato33. Per web

semantico si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i

documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, e così via) siano associati ad

informazioni e dati (metadati) che ne specifichino il contesto semantico in un formato

adatto all'interrogazione, all'interpretazione e, più in generale, all'elaborazione

automatica.

Per concludere questa breve incursione il web 3.0 è mettere in relazione una possibile

convergenza di un’architettura Service-oriented e del Web semantico34 fra di loro.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi -

32 Jeffrey Zeldman critica per la prima volta il web 2.0 in un articolo del 2006 dove appare anche il termine web 3.0, si può vedere una sintesi del suo pensiero in una intervista rilasciata pochi mesi allʼindirizzo http://www.ictv.it/file/vedi/1190/intervista-a-jeffrey-zeldman/ in cui sottolinea lʼimportanza che ha il pensare lʼarchitettura, rispetto agli inizi, del web. Lʼintervista è in inglese con sottotitoli in italiano; sito consultato ad agosto ʼ09.33 Come affermato da Tim Berners-Lee.34 Da Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Web_3.0, consultato ad agosto ʼ09.

Page 15: Introduzione tesi web 2.0...

Ciò su cui concordano i fautori del web 2.0 e del 3.0 è nel sottolineare la grande

estensione del web come di un mezzo comune facendo scemare le distinzioni tra

professionisti e consumatore creando un effetto di business e applicazioni.

Tale passaggio è stato facilitato dal dial-up a 50k alla banda larga ad 1 megabit e sino ai

10 megabit senza limitazione di tempo che aprono la strada al web come video intero35.

Visioni forse diverse per gli addetti ai lavori nelle loro specifiche esperienze e

competenze ma dal punto di vista didattico rimane sempre il paradigma della massima

attenzione per attuare il miglior percorso didattico nel contesto dei nativi digitali36.

Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 2

35 Definizione di Reed Hastings.36 Così vengono definiti tutti coloro che sono nati dopo la diffusione di internet a banda larga cioè dal 2001/02 in poi.

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Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Introduzione – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi -


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