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PROVINCIA DI BERGAMO
Settore Politiche Sociali e Salute
INVECCHIAMENTO E SERVIZI PER GLI ANZIANI
Aprile 2014
Dati, riflessioni e
prospettive sulle politiche
sociali per la popolazione
anziana nella provincia di
Bergamo
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A cura della Dott.ssa Rita Bianchin
Coordnamento: Dr. Silvano Gherardi, con la collaborazione di Elisabetta Rota e Diego Locatelli
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INDICE
PREFAZIONE
Premessa
1) Il territorio
p. 6
1.1 Le condizioni socio economiche p. 9
1.2 Cambiano i tempi, cambia la vecchiaia p.12
2) Gli anziani: una risorsa per la coesione sociale
p.15
2.1 Le donne e la vecchiaia p.16
2.2 La salute e le condizioni di vita delle donne p.17
2.3 Gli anziani e le forme famigliari p.18
2.4 Gli anziani e le forme famigliari p.25
3) Il reddito e le condizioni sociali
p.27
3.1 Le pensioni: uno sguardo di genere p.28
4) L’invecchiamento negli Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo
p.31
4.1 Curare ed essere curati p.37
4.2 La demenza, un problema sociale in crescita p.39
5) Le dimensioni della non autosufficienza: i servizi dedicati
p.43
5.1 I centri Anziani: una risorsa da valorizzare p.46
5.1.1 La qualità della sede p.49
5.1.2 I tempi di funzionamento e gli utenti p.49
5.1.3 La gestione, il finanziamento, le attività p.50
5.2 Le Residenze Sanitarie Assistite p.52
5.2.1 Le origini delle RSA: cenni storici p.57
5.3 I servizi per la domiciliarità p.61
5.4 Il lavoro privato di cura: le assistenti familiari p.62
5.4.1 Quante sono le assistenti familiari e chi sono p.63
5.4.2 Il rapporto tra l‟assistente famigliare e la famiglia p.64
5.5 I Centri Diurni Integrati ( CDI) p.65
5.5.1 I CDI nella Provincia di Bergamo p.66
5.5.2 I servizi offerti p.71
5.5.3 Inserimento di un nuovo ospite p.72
5.5.4 Partecipazione dei familiari alla gestione p.72
6) Uno sguardo oltre i nostri confini: interventi per la domiciliarità e per
l’assistenza agli anziani non autosufficienti in alcuni Paesi europei
p.74
6.1 I servizi socio assistenziali e sanitari p.76
7) Come vivono gli anziani nella società che cambia
p.78
7.1 I giovani e gli anziani p.81
8) Le buone pratiche: salute e socialità
p.82
BIBLIOGRAFIA
p.89
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PREFAZIONE
L‟Osservatorio per le politiche sociali della Provincia di Bergamo nasce con lo scopo di di fornire,
alle amministrazioni locali e a tutti gli altri soggetti che concorrono alla programmazione e alla
realizzazione di interventi e servizi sociali, informazioni e riflessioni intorno ai fenomeni sociali
che interessano più da vicino la popolazione della nostra provincia e al loro costante dinamismo.
Negli anni scorsi, con la pubblicazione del CD rom “ Anziani, uno sguardo al cambiamento”, il
Settore Politiche Sociali e Salute ha voluto acquisire una base di conoscenze aggiornate e
particolareggiate sulle diverse condizioni vissute dagli anziani del territorio provinciale, al fine di
costruire una serie di riferimenti e indicatori che potessero far emergere le dimensioni quantitative
e qualitative del fenomeno invecchiamento e di una potenziale domanda di servizi dedicati alla
popolazione interessata. Il lavoro di indagine e riflessione sui dati raccolti, fatto in collaborazione
con istituzioni pubbliche, del privato sociale e forze sociali più attive e sensibili al tema, ha
consentito di sviluppare anche un approfondimento sui connotati dei servizi esistenti e sulle risorse
in quel momento disponibili. I due gruppi di lavoro che hanno impostato e sviluppato i temi
presenti nel CD, uno formato da tecnici e da fruitori e uno costituito da esperti della materia, hanno
concluso il loro impegno con la raccomandazione di mantenere aggiornato il quadro costruito e
aperto lo sguardo sul dinamismo delle varie sfaccettature territoriali, culturali e demografiche che lo
compongono. L‟Osservatorio infatti, visto come strumento di conoscenza, mantiene la propria
capacità di rappresentare la realtà se sa offrire di essa una visione aggiornata. Gli anziani, le
famiglie e il loro universo, soprattutto in questi ultimi anni, sono interessati da significativi
cambiamenti che toccano sempre di più bisogni immateriali di natura psicologica e relazionale
insieme a richieste relative alla qualità degli ultimi anni di vita. Anche per questo si è voluto dare
seguito alle sollecitazioni provenienti da una parte dei soggetti che avevano partecipato alla
costruzione dell‟Osservatorio mettendo in campo le conoscenze e le sensibilità derivanti dal loro
ruolo di rappresentatività e cerniera tra le istituzioni e il mondo degli anziani. Si è impostato così,
con la loro collaborazione, un lavoro di aggiornamento dei dati e di completamento delle
informazioni che tenesse conto, documentasse e commentasse le più significative modificazioni nel
frattempo intervenute. Lavoro che mettiamo a disposizione di tutti i cittadini, degli enti locali, delle
forze sociali e del terzo settore affinché se ne possano servire per i loro compiti di programmatori e
realizzatori di servizi e per i loro interessi di conoscenza del complesso mondo della vecchiaia.
Dr. Domenico Belloli
Assessore alle Politiche Sociali e Salute
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PREMESSA
Il contesto socio-economico e culturale
“Havvi gente buona et laboriosa”. Il servo di Dio Giovanmaria Acerbis, arciprete di Vilminore di
Scalve piccolo paese dell‟alta Valle Seriana, parlava così dei suoi parrocchiani in una lettera
indirizzata al vescovo di Bergamo. Era l‟inizio del 1700. La provincia di Bergamo faceva ancora
parte del dominio della Repubblica di Venezia ed era nota soprattutto per l‟industria della torcitura
della seta greggia che a quei tempi veniva quasi tutta esportata in Europa. La natura geoclimatica
della provincia bergamasca, e lo scarsissimo reddito derivato dalle tradizionali coltivazioni agricole,
aveva favorito l‟affermarsi dell‟allevamento dei bachi da seta e la coltivazione dei gelsi da foglia,
mettendo in secondo piano quella del grano.
Sin dal XVII secolo l‟allevamento dei bachi da seta, insieme al lavoro nelle filande, costituì, per i
contadini bergamaschi, un‟attività integrativa dello scarsissimo reddito agricolo mentre per i
proprietari terrieri, spesso anche proprietari delle filande, divenne l‟occasione per accumulare
ingenti e solide ricchezze. La coltivazione dei gelsi e l‟allevamento dei bachi esigevano la
disponibilità di tutta la forza lavoro familiare e contribuivano a legare profondamente la famiglia
alla terra nella remota speranza di poter diventare padroni del fondo agricolo che si lavorava.
Procurarsi di che vivere allora significava fatica fisica, la gran parte degli attrezzi agricoli era di
legno, tecnicamente rudimentali. Il terreno si lavorava con la vanga, l‟uso dell‟aratro era quasi
inesistente in montagna come in collina per via della impossibilità di mantenere animali destinati al
traino. Dal punto di vista sociale la zona montuosa, che occupa circa il 60% di tutto il territorio
provinciale, era caratterizzata da un estremo frazionamento della proprietà terriera sfruttata ai soli
fini dell‟autoconsumo famigliare. La zona collinare e di pianura, invece, vedeva nella mezzadria e
nell‟affittanza le forme più diffuse di conduzione agricola. In questo caso la terra era di proprietà
dell‟aristocrazia, del clero o della nuova borghesia imprenditoriale proprietaria delle filande seriche.
Vecchia filanda
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Le famiglie coloniche, per sopravvivere, erano costrette ad avviare al lavoro in filanda le donne e i
bambini anche in tenera età. Infatti, per contratto, un certo numero di uomini e di ragazzi, definito
in base all‟estensione del terreno concesso in affitto o in mezzadria, erano obbligati a lavorare solo
nel fondo, pena la risoluzione del contratto stesso e la conseguente perdita della principale fonte di
sussistenza.
L‟alimentazione, gravemente insufficiente per quantità e qualità, era costituita
prevalentemente da polenta di mais usata anche per svezzare i neonati. Il vino, benché di pessima
qualità, era consumato come un vero e proprio alimento e veniva somministrato senza particolari
prudenze anche ai bambini. L‟alcolismo diventa un problema diffuso e incide notevolmente sulle
cause di mortalità complessiva. In più, il lavoro fuori casa delle donne e quello di filatura e torcitura
della seta a domicilio, aveva portato con sé un aumento significativo del numero di neonati esposti
presso i diversi torni presenti nel capoluogo. Nel periodo 1771-1790 i bambini abbandonati
all‟Ospedale San Marco di Bergamo, il più grande della città, furono 775 e quasi 2.000 nel
ventennio successivo.
Per tutto il 1800 le rese dei campi coltivati restarono piuttosto misere e “la promiscuità dei mestieri
con le opere agricole” riduceva ulteriormente la produttività del lavoro agricolo, mentre aumentava
costantemente la pressione demografica sulla terra alimentata da un tasso di natalità superiore al
40% (oggi è dell‟8%). In quel periodo tutte le forme di vita subirono le conseguenze di uno
sfruttamento estremo, ne seguirono un impoverimento drammatico della popolazione, un grave
deterioramento delle condizioni di salute e, successivamente, verso la fine del secolo, un esodo
migratorio parte del quale clandestino e in prevalenza definitivo.
Segno evidente del peggioramento delle condizioni di salute della popolazione è un costante
aumento dei ricoveri nell‟ospedale psichiatrico di Astino, dove oltre la metà dei malati mentali è
affetta da pellagra giunta all‟ultimo stadio, quello della pazzia. Nel 1878, quando la popolazione
complessiva della Provincia era di 385.000 abitanti, una commissione di indagine appositamente
costituita dalla Provincia, stima in 9.500 il numero dei pellagrosi, in 11.500 le persone affette da
gozzo e cretinismo. Molto più alto della media regionale è il numero degli ammalati di tubercolosi,
malattie veneree, intossicazioni alcoliche e malattie oftalmiche. I più colpiti sono i contadini
rispetto agli operai e le campagne rispetto ai centri urbani e prima di tutti i bambini e le donne. Alla
fine anche la terra reagisce al sovraccarico di sfruttamento con la diffusione incontrollabile di
infestazioni da parassiti che colpirono le colture e da devastanti epidemie che falcidiarono le culture
dei bachi da seta, gli animali da cortile e da stalla.
Ospedale psichiatrico di Astino
7
L‟insediamento delle fabbriche nelle basse valli impedì che si verificassero consistenti fenomeni di
inurbamento. I contadini continuavano ad alternare il lavoro nei campi con quello nelle filande e gli
operai continuavano a mantenere il legame con un pezzo di terra che coltivavano per integrare il
salario. In questo modo essi permettevano alle proprie famiglie di restare nel paese, magari
emigrando stagionalmente in altre regioni, in Francia o nella vicina Svizzera, con la speranza di
allontanare la terribile prospettiva di doversene andare per sempre.
Il lavoro nelle industrie, esattamente come due secoli prima, anche se miseramente pagato,
nonostante l‟estensione degli orari (da 12 a 16 ore giornaliere compresa la domenica) e la durezza
delle condizioni, continuava a rappresentare una fonte di reddito sussidiaria rispetto a quella offerta
dall‟attività agricola, ma assolutamente necessaria alla sopravvivenza.
Fu lo scoppio della prima guerra mondiale a sconvolgere la staticità del mondo bergamasco e ad
apportare quei mutamenti qualitativi nell‟assetto sociale e produttivo che avrebbero condizionato gli
avvenimenti socio politici del dopoguerra. Intanto le donne rimaste dovettero continuare ad
occuparsi del lavoro domestico, di quello dei campi in aggiunta a quello nelle fabbriche convertite
in produzioni belliche, dove esse lavoravano con salari molto più bassi di quelli degli uomini. Le
condizioni di vita si mantengono estremamente precarie tanto che la mortalità infantile continua ad
essere altissima e nel periodo tra il 1913 e il 1941 arriva a raggiungere il 26% quasi il doppio del
valore nazionale, mentre il tasso di analfabetismo tra i giovani chiamati alla leva militare rilevato
nel 1923, raggiungeva il 37% valori uguali a quelli presenti nelle regioni del Sud. Anche la natalità
continua a risultare elevata visto che il 30% delle famiglie risulta composta da sette e più figli. Il
tasso di mortalità infantile insieme alla mortalità da parto, due tra gli indicatori più significativi del
livello economico, sociale e culturale di una comunità, continueranno a mantenersi al di sopra della
media nazionale fino agli anni „50 e resteranno tra i più alti del Paese fino al 1980.
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Capitolo 1
IL TERRITORIO
La provincia di Bergamo ha un territorio pari a 2.723 km2
dei quali il 63,5% occupati da montagna,
il 24,4% da pianura e il 12% da collina. La popolazione residente, distribuita in 244 comuni,
ammonta, al 1 gennaio 2011, a 1.098.740 individui che vivono in 451.970 famiglie con una media
di 2,4 componenti. La densità media, per il territorio provinciale, è di 350 abitanti per km2 mentre di
2.970 per la città capoluogo. I servizi socio sanitari della Provincia fanno capo ad un‟unica Azienda
Sanitaria Locale (ASL) che è stata istituita nel 2002 in luogo delle 9 USSL preesistenti.
L‟ASL provinciale è suddivisa in 14 Ambiti Territoriali formati da comuni di dimensioni
estremamente differenziate: si va dai 120.000 abitanti della città di Bergamo, ai 79 del comune di
Blello in alta Val Brembana. Il territorio montuoso fa parte di cinque Comunità Montane, tre delle
quali hanno assunto anche la configurazione di Ambito Territoriale, mentre la Comunità Montana
della Val di Scalve, con una popolazione che non supera i 5.000 abitanti, è stata aggregata
all‟Ambito Territoriale della confinante Val Seriana Superiore e la Comunità Montana dei Laghi
Bergamaschi ricomprende tre Ambiti Territoriali. Il grosso della popolazione risiede nei comuni
della pianura, della collina e delle basse valli, mentre non più di 10.000 persone abitano le zone
montuose.
I dati sulla popolazione di seguito riportati, si riferiscono al 1° gennaio 2011
Tav. 1 - Provincia di Bergamo, comuni per dimensione demografiche e percentuale sul totale*
abitanti ≤ 1.000 1.001-3.000 3.001-5.000 5.001-7.000 7.001-9.000 ≥ 9.001 Totale
n. comuni
%
57
23%
69
27%
52
22%
31
12%
21
8%
14
5%
244 100%
* Fonte ISTAT, ns. elaborazione
23%
27%22%
12%
8% 5%
0
Densità demografica
comuni con popolazione ≤ 1.000
comuni con popolazione 1.001-3.000
comuni con popolazione 3.001-5.000
comuni con popolazione 5.001-7.000
comuni con popolazione 7.001-9.000
comuni con popolazione ≥ 9.001
9
Sono 57 i comuni al di sotto dei mille abitanti, 30.317 i residenti, il 2,7% di tutta la popolazione
della provincia. Il 75% dei 244 comuni bergamaschi non supera i 5.000 abitanti e di questi almeno
27, il 13% del totale, non raggiunge i 500. Vivono quindi in comuni al di sotto dei 5.000 abitanti il
69,7% dei bergamaschi e, tra questi, 6.800 risiedono in comuni con una popolazione inferiore ai
500 abitanti.
I 57 comuni con meno di 1.000 abitanti si collocano perlopiù nelle alte valli, 12 di questi contano
meno di 200 residenti, in buona parte anziani sprovvisti di mezzi di trasporto propri o non in grado
di poterli utilizzare. I piccoli comuni inoltre, rispetto a quelli di dimensioni maggiori, tendono a
spendere meno in interventi di sostegno alle persone e nello stesso tempo risultano penalizzati dalle
carenze della rete di trasporto pubblico verso le sedi operative dei servizi socio-assistenziali.
Le difficoltà delle piccole comunità a far fronte ai bisogni della popolazione più fragile, sono
ulteriormente aggravate dalla tendenza di tutti i comuni bergamaschi, a spendere autonomamente
l‟85% delle risorse destinate alle iniziative assistenziali e solo il restante 15% in forma associata.
Tav. 2 - Provincia di Bergamo, popolazione residente per fasce d’età quinquennali, sesso e percentuali su
popolazione totale*
classe d‟età maschi Femmine totale provincia
%
Provincia
%
Lombardia
%
Italia
00-04 30.312 28.942 59.254 5,4 5,0 4,7
05-09 29.327 27.694 57.021 5,2 4,7 4,7
10-14 27.976 26.545 54.521 5,0 4,5 4,7
15-19 27.029 25.375 52.404 4,8 4,4 4,8
20-24 28.068 26.947 55.015 5,0 4,6 5,2
25-29 31.811 31.206 63.017 5,7 5,4 5,7
30-34 39.348 37.366 76.714 7,0 6,8 6,7
35-39 47.998 43.943 91.941 8,4 8,4 7,9
40-44 49.561 45.302 94.863 8,6 8,7 8,1
45-49 46.546 43.957 90.503 8,2 8,2 7,9
50-54 38.223 36.890 75.113 6,8 6,8 6,8
55-59 33.211 33.089 66.300 6,0 6,1 6,1
60-64 33.315 33.721 67.036 6,1 6,4 6,3
65-69 25.236 27.177 52.413 4,8 5,1 5,0
70-74 23.793 27.858 51.651 4,7 5,3 5,1
75-79 16.585 22.611 39.196 3,6 4,1 4,2
80-84 10.339 18.328 28.667 2,6 3,0 3,2
>=85 5.999 17.112 23.111 2,1 2,5 2,7
BERGAMO 544.677 554.063 1.098.740 100 100 100
LOMBARDIA 4.844.524 5.073.190 9.917.714 100 100 100
ITALIA 29.413.274 31.213.168 60.626.442 100 100 100
*Fonte ISTAT, ns. elaborazioni
10
I dati su cui riflettere, per i cambiamenti che produrranno sui futuri assetti socio economici della
realtà bergamasca e sulle reti di aiuto informale della famiglia e non solo, sono il 15,6% di
popolazione con età inferiore ai 14 anni e il 17,7% con oltre 65 anni. Ma all‟interno di questa ultima
componente va guardata con particolare attenzione la presenza del 4,7% di ultra ottantenni, quota di
popolazione potenzialmente più esposta alla fragilità. I dati regionali e nazionali al confronto,
risultano essere superiori.
Tav. 3 - Provincia di Bergamo, popolazione residente per sesso, serie storica, 1971 – 2011 e percentuale
incremento* 1971 1991 2001 2011 incremento
1971 - 2011
%
Maschi 396.677 445.617 486.053 544.677 +148.000 +37,3
Femmine 411.237 457.075 500.871 554.063 +142.826 +34,7
* Fonte ISTAT, ns. elaborazione
5,42,5 3,5 4,5 5 5,7 7 8,4 8,6 8,2 6,8 6 6,1 4,8 4,7 3,6 2,6 2,1
5
4,4 1,82,8
4,65,4
6,8
8,4 8,7 8,2
6,86,1 6,4
5,1 5,34,1
32,5
4,7
23
5
5,25,7
6,7
7,9 8,17,9
6,8
6,1 6,3
5 5,1
4,2
3,22,7
0
5
10
15
20
25
30
Italia %
Lombardia %
Provincia Bergamo %
34,7
37,3
33
33,5
34
34,5
35
35,5
36
36,5
37
37,5
incremento %
Femmine
Maschi
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1.1 - Le condizioni socio economiche
Il dopoguerra vede il patrimonio industriale bergamasco praticamente intatto, ad esclusione delle
due più grandi industrie siderurgiche della provincia, bombardate massicciamente dagli alleati nel
1944. Mancano, come in tutto il Paese, le materie prime e, di conseguenza, la ripresa della
produzione a scopi civili è rallentata. Le industrie non sono in grado di assorbire l‟aumento di
disponibilità di manodopera costituito dai reduci che rientrano e nemmeno di continuare a garantire
il lavoro alle molte donne, già impiegate per la produzione bellica. In città e nei centri più grossi
della provincia i viveri scarseggiano. Il ricorso alla borsa nera diventa l‟unica possibilità per
procurarsi il necessario per vivere, ma non tutti hanno i mezzi economici per poterselo permettere. I
prezzi della farina, delle uova e di altri generi di prima necessità sono altissimi, manca la legna, e
carne, olio, sale sono introvabili. Intanto anche l‟inflazione raggiunge livelli preoccupanti, nel 1940
con la paga di un mese, un operaio poteva comprare 10 paia di scarpe, nel 1945 ne poteva comprare
solo uno. L‟enorme perdita di valore della moneta e la mancanza di beni di consumo favoriscono il
ritorno alla pratica del baratto di merce contro merce. Il dottor Ferruccio Galmozzi, medico
condotto e primo sindaco di Bergamo del dopoguerra, racconta che, durante l‟inverno del 1946, si
recava al ponte di Borgo Santa Caterina in città, per scambiare della legna proveniente dai boschi di
proprietà della sua famiglia, con farina, frumento e altri viveri portati dai contadini della bassa
pianura trevigliese.
Esempio di lavoro nei campi
A causa della crisi nel 1951 oltre 13.000 operai del comparto tessile lavorano ad orario ridotto
percependo la metà del salario, pur di conservare il posto di lavoro e nella speranza di una rapida
ripresa della produzione. I tempi della ripresa economica si dilatano e allora, come sempre nella
storia di questo popolo, resta percorribile la solita strada, cercare lavoro fuori, emigrare. Tra il 1945
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e il 1950 30.000 bergamaschi lasciano la Provincia per l‟estero, la Francia e Svizzera, le miniere del
Belgio, le Americhe e perfino l‟India. Solo nel 1952 partono in oltre 23.000. Lo sviluppo
economico degli anni successivi porterà alla progressiva contrazione del fenomeno migratorio fino
alla suo definitivo esaurimento che avverrà nei primi anni „70.
Emigranti bergamaschi
La ricostruzione di vaste aree del milanese distrutte dai bombardamenti e la contemporanea ripresa
in quelle stesse zone, della produzione industriale, induce un massiccio pendolarismo di
manodopera. Sono in 30.000 a spostarsi ogni giorno verso Milano, sono soprattutto muratori,
manovali, ma anche operai generici e donne che vanno a fare le domestiche. Il pendolarismo
lavorativo con Milano trascina quello culturale, sarà un fenomeno destinato a consolidarsi nel
tempo tanto da diventare una componente strutturale della vita economica e sociale bergamasca del
giorno d‟oggi.
Anche l‟agricoltura è investita da processi di trasformazione e cambiamento che porteranno a
qualificare e modernizzare le colture dei cereali, dei vigneti, dei sistemi di allevamento dei bovini
da latte e degli animali da carne in genere. Nonostante gli sforzi e gli investimenti a favore di questo
settore effettuati anche negli anni „70, non si ferma il lento, ma continuo abbandono del lavoro dei
campi a favore di quello in fabbrica e negli uffici. Il boom economico degli anni „60, crea lavoro e
molte occasioni di mettersi finalmente in proprio, di diventare padroni di se stessi. Il lavoro adesso
c‟è, non è molto qualificato, ma ce n‟è per tutti, i sacrifici del passato sono finalmente ripagati.
Mettersi in proprio si rivelerà una tendenza costante dell‟economia bergamasca tanto che oggi le
imprese artigiane, in gran parte con meno di cinque dipendenti, superano le 30.000 unità, una ogni
trenta abitanti bambini e vecchi compresi. Gli occupati attualmente risultano essere circa 467.000 e
di questi solo il 46,1% donne. Le piccole imprese artigiane, forza produttiva naturalmente flessibile,
hanno contribuito a fare di Bergamo il 4° polo industriale della Lombardia e a contenere per molti
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anni, il tasso di disoccupazione entro il limite fisiologico del 2-3%. Nel 2011 però, per effetto della
crisi economica in corso dal 2009, il tasso di disoccupazione è salito al 4,1% ben al di sotto
comunque del valore regionale che risulta del 5,8% e di quello nazionale che si attesta all‟ 8,4 %.
Operai di fabbriche recenti
L‟agricoltura è oggi sul piano occupazionale ed economico una realtà poco significativa. Gli
occupati sono circa 7.000 ma, al contrario di altri settori, da qualche anno risultano in lieve crescita.
In pianura il settore più competitivo a livello nazionale, per qualità del prodotto e per dotazione di
tecnologie molto avanzate è rappresentato dalla zootecnia da carne e da latte, dall‟allevamento di
suini e dalla coltivazione di cereali. Il terreno agricolo della collina, oramai ampiamente consumato
da una crescente urbanizzazione, è dedicato alla coltivazione della vigna, di prodotti orticoli e in
qualche caso di uliveti. Persiste in montagna un‟agricoltura di tipo tradizionale dedicata
principalmente a produzione di foraggio, alla coltivazione dei boschi per il legname da costruzione
e da ardere e a quella di prodotti destinati all‟autoconsumo familiare. Negli ultimi anni, a fianco del
consueto allevamento di bovini da latte, si sta sviluppando quello di ovini e caprini il cui latte è
destinato alla produzione di formaggi apprezzati dal mercato non solo locale.
Oggi Bergamo, al pari di altre comunità, si presenta come una realtà complessa mossa da spinte e
tensioni che possono sembrare contraddittorie. Insieme al lavoro, alla persistente solidità dei legami
famigliari e il voler fare da sé, convivono movimenti culturali e politici che lavorano sulla coesione
sociale, sui grandi temi della pace, dello sviluppo sostenibile, della cooperazione internazionale, dei
diritti dei popoli. Sono reti di solidarietà organizzata e spontanea diffuse e attive, impegnate ad
operare concretamente nel territorio provinciale come in molti paesi stranieri. Le sole associazioni
di volontariato attive nel campo della solidarietà sociale e dei servizi alla persona, regolarmente
iscritte al registro regionale sono oltre 500, più del 15 % di tutte quelle lombarde, una ogni 1930
abitanti, più di due per ogni comune. Il valore economico del lavoro volontario di cura, che si
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traduce in un risparmio di risorse pubbliche specialmente dei comuni, si stima in circa 4 milioni di
euro l‟anno.
Il 64% dei volontari bergamaschi impegnati nelle associazioni dedicate all‟assistenza e alla
solidarietà, sono pensionati, in gran parte donne, con un‟età superiore ai 65 anni. Recenti ricerche
sul tema del volontariato e dei suoi significati per le persone e per la società, dimostrano che fare il
volontario, lavorare gratuitamente per gli altri, aiuta a invecchiare bene. Le dimensioni del dono del
proprio tempo, della relazione con l‟altro, del dare e del partecipare, facilitano l‟invecchiamento
attivo e si traducono in un maggiore benessere specialmente per la persona anziana. Gli anziani
stessi diventano così i protagonisti e i testimoni di un percorso culturale che può portare al
definitivo superamento della persistente immagine sociale della vecchiaia, legata agli stereotipi del
declino, della malattia, e quindi di peso e costo per la società. Solo quattro regioni, Veneto, Umbria,
Liguria e Trentino, hanno inserito nei loro programmi di intervento, politiche sull‟invecchiamento
attivo finalizzate a restituire senso alla presenza degli anziani, promuovere la loro partecipazione
alla vita sociale, a progetti di prevenzione dei danni dovuti all‟isolamento, agli stili di vita e ai
cambiamenti di ruolo.
1.2 - Cambiano i tempi, cambia la vecchiaia
La vecchiaia, l‟età dal futuro breve, è oggi in Italia come in provincia di Bergamo, un‟esperienza di
vita che con ogni probabilità, toccherà alla gran parte delle persone. Una bambina bergamasca che
nasce in questi giorni ha davanti a sé una prospettiva di vita di oltre 84 anni, mentre un suo coetaneo
può sperare di vivere per quasi „80 anni. Sarà per loro una vita vissuta in condizioni di salute e di
autonomia sicuramente migliori dei vecchi di oggi. Il miglioramento delle condizioni generali
dell‟esistenza, la possibilità di alimentarsi in modo più adeguato, i progressi dell‟igiene e l‟accesso
sempre più diffuso alle cure sanitarie, avvenuti in gran parte nel corso dell‟ultimo secolo, hanno
determinato un progressivo allungamento della vita media della popolazione, prima in tutti i paesi
industrializzati e di recente, seppure più lentamente, anche in quelli definiti in via di sviluppo.
Lavori nei campi
15
In Italia si è passati dai 60 anni di sopravvivenza media dell‟inizio del‟ 900 ai 70 del 1975, agli oltre
80 dei giorni nostri. Rispetto all‟inizio del secolo scorso il numero di anziani con età tra i 65 e i 74
anni è aumentata di 8 volte mentre è aumentata di 24 volte quella degli ultra ottantacinquenni.
Per definire l‟invecchiamento demografico non si può prescindere dal fare riferimento alla struttura
per età della popolazione e ciò rende necessario precisare cosa si intende per persona anziana. In
genere si considera come soglia di ingresso nella vita anziana il raggiungimento di una prefissata
età anagrafica (60 o 65 anni a seconda delle diverse concezioni), oppure ci si basa sul criterio “della
soglia dinamica di vecchiaia” che tiene conto della speranza di vita residua. Questi parametri
attribuiscono in genere un valore preminente alle “perdite”, lavoro, reddito, salute, relazioni. Perdite
che vengono accettate come costitutive della condizione di anziano e che hanno contribuito a creare
un‟immagine sociale della vecchiaia come età segnata da malattie e dipendenza e quindi da
assistere. Se è vero che la definizione di invecchiamento della popolazione non può prescindere dai
tempi dell‟invecchiamento biologico e quindi dal suo rapporto con l‟età anagrafica, l‟adozione di un
limite di età fisso come soglia di ingresso nell‟anzianità, risulta fuorviante in quanto si prendono in
esame persone e popolazioni con la stessa età anagrafica, ma che si sono evolute con modalità
diverse. L‟identificazione e la valutazione delle caratteristiche della componente anziana di una
popolazione dovrebbe invece comprendere riferimenti in cui l‟età anagrafica viene vista come uno
degli elementi che si accompagna a un insieme di altre condizioni per loro natura dinamiche.
Condizioni legate allo stato di salute, all‟efficienza fisica, all‟integrità cognitiva, all‟effetto di
avvenimenti storici che possono aver coinvolto le persone e i loro contesti di vita e a comportamenti
soggettivi. In questo caso l‟invecchiamento nelle sue diverse dimensioni si presenterà come un
percorso non lineare, in buona parte dipendente da un insieme di condizioni esterne, ambientali,
storiche e soggettive e quindi almeno in parte malleabile e modificabile.
Gli studi dimostrano che anche la vita psichica dell‟anziano, non offeso da patologie
comportamentali, è “plastica” capace cioè di adattamenti e dotata di potenzialità di cambiamento in
positivo e che il declino può essere in molte parti contenuto operativamente. A patto però che la
società e gli anziani stessi siano stimolati a superare lo stereotipo della vecchiaia come l‟età del
deterioramento inarrestabile e siano capaci di costruire nuove prospettive di crescita e impegno
dotati di senso .
Attività di svago per gli anziani
Lo stereotipo della vecchiaia come età del declino e della dipendenza è stato anche il prodotto del
modello di studio trasversale adottato negli anni „50, secondo il quale si analizzavano e si
confrontavano tra loro gruppi di soggetti di età diversa. Venivano così ingigantite le differenze
intercorrenti tra i gruppi, proprio perché non si consideravano le diversità dovute agli effetti
“generazionali”, ma solo quelle relative allo sviluppo e maturative. Il modello longitudinale
successivamente adottato proprio per cercare di superare questi limiti, presentava anch‟esso il
16
rischio di distorsioni significative. Si studiavano persone già naturalmente selezionate perché più
disponibili a sottoporsi ai test susseguenti e proprio per questo più dotate culturalmente.
Gli studi degli anni „60 e „70, per la prima volta tentano di distinguere e pesare il declino dovuto
agli effetti maturativi e agli influssi dei fattori sociologici ed educativi, di per sé reversibili e
modificabili. Dai risultati di questi studi prendono forma ipotesi di intervento finalizzate a contenere
l‟involuzione psichica, comunque presente nel percorso di invecchiamento, attraverso modificazioni
del contesto di vita personale e sociale. Secondo questa lettura l‟invecchiamento è guardato come
un aspetto di un più generale processo di cambiamento che accompagna tutta la vita e non di
involuzione soltanto. La vecchiaia è allora vista in relazione alle dotazioni biologiche delle persone,
ma anche come frutto di condizioni di vita e comportamenti soggettivi e, come tale, passibile di
trasformazioni.
Tav. 4 - Provincia di Bergamo, popolazione residente con ≥ 65 anni per classi d’età quinquennali, sesso e
percentuale su popolazione totale*
65-69 70-74 75 -79 80 - 84 85 - 89 90 – 94 95 – 99 100 e + totali
maschi 25.236 23.793 16.585 10.339 4.734 989 276 15 81.952
femmine 27.177 27.858 22.611 18.328 11.757 3.835 1.520 158 113.086
totale 52.413 51.651 39.196 28.667 16.491 4.824 1.796 173 195.038
BERGAMO 4,8 4,7 3,6 2,6 1,5 0,4 0,2 0,0001 17,7
LOMBARDIA 5,1 5,3 4,1 3,0 1,8 0,5 0,2 0,0003 20,0
ITALIA 5,1 5,1 4,2 3,2 1,9 0,6 0,2 0,2 20,3
*Fonte ISTAT ns. elaborazione
popolazione residente con ≥ 65 anni per classi d’età quinquennali, sesso e percentuale su popolazione totale
Capitolo 2
17,7
20
20,3
16
16,5
17
17,5
18
18,5
19
19,5
20
20,5
percentuale
Provincia di Bergamo
Lombardia
Italia
17
GLI ANZIANI: UNA RISORSA PER LA COESIONE SOCIALE
La provincia di Bergamo si caratterizza anche per la frequente vicinanza abitativa delle famiglie
appartenenti allo stesso ceppo. I figli che formano un loro nucleo famigliare tendono a fissare la
loro residenza in prossimità di quella dei genitori e dei fratelli. La relativa vicinanza facilita scambi
di sostegno reciproco in particolare per aiuti concreti, soprattutto economici, e per la cura di anziani
e bambini. La presenza dei nonni consente alle giovani donne di lavorare, ai bambini in età scolare
di essere accuditi durante le ore di assenza dei genitori nel 53% dei casi, alle giovani famiglie di far
fronte a spese impreviste o impegnative, come ad esempio l‟acquisto dell‟abitazione e quindi di
poter vivere con maggiore tranquillità. L‟impegno degli anziani verso le famiglie dei figli adulti è in
continua crescita, tende invece a diminuire l‟aiuto dei figli nei confronti dei genitori anziani, mentre
è in aumento l‟aiuto di anziani dell‟età di mezzo verso i propri genitori o suoceri molto vecchi.
Nel nostro Paese e in particolare nella nostra provincia, le reti di aiuto informale a favore
dell‟ambito familiare, hanno sempre avuto un ruolo di grande rilievo ed hanno rappresentato uno
dei pilastri del sistema di welfare locale e nazionale. L‟aiuto concentrato sulla famiglia, al confronto
con l‟impegno in un‟organizzazione di volontariato appare nettamente prevalente. Negli ultimi 15
anni il numero di coloro che prestano aiuto è rimasto pressoché stabile come valore percentuale sul
totale della popolazione, ma sono diminuite le famiglie aiutate, in generale sono diminuiti gli aiuti
alle famiglie di anziani. Nelle reti di aiuto informale cresce l‟impegno degli anziani come soggetti
attivi tanto che sono proprio gli anziani a fornire il 23% delle ore di aiuto e tra gli anziani i due terzi
delle ore sono a carico delle donne.
Tav. 5 - Provincia di Bergamo, anziani che svolgono attività a favore di figli e nipoti *
maschi femmine Totale
Sì 63,4 62,1 62,7
18
si occupa direttamente dei nipoti
contribuisce economicamente
è disponibile per piccoli lavori di casa
31,9
9,9
21,7
38,8
8,9
14,4
35,8
9,4
17,5
No 36,6 37,9 37,3
*Fonte Censis.
Si conferma la generale tendenza a concentrare l‟aiuto verso le giovani famiglie con figli piccoli,
soprattutto in funzioni vicarie del ruolo genitoriale in maggioranza svolte ad opera dei nonni
materni. Gli studi sulle dimensioni delle relazioni nonni, nipoti e genitori hanno indagato il
significato simbolico dello scambio che si regge sul principio del dono e del debito. È
principalmente la sfera domestica il luogo naturale in cui il dono sembra confinato ed è lì che si
realizza il percorso circolare del “dare, ricevere, contraccambiare”, che non si interrompe e lega nel
tempo più generazioni.
2.1 - Le donne e la vecchiaia
Superata la soglia dei 70 anni, la presenza della componente femminile nella popolazione, aumenta
progressivamente fino a diventare più del doppio di quella maschile oltre gli 80 anni. Sono la
longevità e la differenza di età al momento del matrimonio che portano come conseguenza una
maggiore sopravvivenza delle donne rispetto al coniuge.
Foto storiche del lavoro delle donne
63,4
36,6
Anziani e contributi domestici MASCHI
SI
NO62,1
37,9
Anziani e contributi domestici FEMMINE
SI
NO
19
Foto recenti lavoro delle donne
Sono dunque le donne ad affrontare il destino di vivere senza il coniuge un lungo tratto della loro
vita, il tasso di vedovanza che le riguarda sfiora l‟85% nella fascia di età compresa tra gli 80 e gli
84 anni. Diventare vedove, affrontare la vedovanza dopo un matrimonio che si è prolungato per
molti anni, è probabilmente uno dei cambiamenti più faticosi e difficili che una donna in tarda età si
trova a dover vivere, ed è un‟esperienza che tocca oltre il 49% delle donne con più di 65 anni. Si
tratta di una condizione che comporta spesso una serie di problemi materiali, personali e di
integrazione sociale di particolare peso, soprattutto per coloro che non hanno mai lavorato fuori
casa e che hanno vissuto le relazioni esterne alla vita di coppia, attraverso la mediazione del
coniuge, in un rapporto di accentuata dipendenza.
Le donne vivono più a lungo e sembra invecchino meglio forse perché protette da un patrimonio
biologico, ma anche perché fortificate da un ruolo sociale che le consegna precocemente agli
impegni e alle fatiche del prendersi cura degli altri, ai continui cambiamenti che questa funzione
porta con sé e a un diverso e più stretto rapporto con il dolore non solo fisico. Determinante nel
favorire positivi comportamenti adattativi, sembra essere il ruolo di mediazione tra sé e gli altri, lo
stimolo a costruire e mantenere reti di relazioni, ad ascoltare, osservare, accompagnare, consolare, e
quindi a modificarsi, rendersi flessibili e perciò a diventare più resistenti.
E poi c‟è il grande valore dell‟amicizia che le donne tendono a conservare anche in vecchiaia, essa è
vissuta principalmente come esperienza emotiva di reciproco supporto piuttosto che come
occasione per occupare il tempo. In molti casi la consuetudine con il mondo degli affetti, sembra
proprio essere la strada che porta ad un migliore rapporto con se stessi e con la propria età.
2.2 - Salute e le condizioni di vita delle donne
In generale, le donne con più di 70 anni, soffrono più frequentemente rispetto ai coetanei, di
malattie croniche e quindi manifestano una valutazione del proprio stato di salute, in media più
negativa. Il divario tra maschi e femmine, quanto a percezione dello stato di salute, appare correlato
al livello di istruzione, mediamente più basso nelle donne anziane, condizione che con l‟avanzare
dell‟età tende ad essere più frequente. Per questo le donne consumano più farmaci, ricorrono più
frequentemente alle visite mediche, ma sono anche più propense ad adottare stili di vita più sani, ad
essere più attive e in genere, a conservare questi orientamenti anche in età avanzata. Le donne non
solo vivono più a lungo, ma invecchiando al confronto con i loro coetanei, soffrono di patologie di
tipo diverso, meno letali, con un decorso più a lungo termine e più invalidanti. Le cure sanitarie
attualmente disponibili sono in grado di ridurre la mortalità, ma non sempre di avviare processi di
guarigione nel caso di malattie croniche. Si sa che le reazioni ai farmaci risultano essere diverse da
uomo a donna: gli studi degli ultimi anni hanno dimostrato che gli esiti delle terapie non dipendono
solo dal dosaggio, ma anche dalle caratteristiche biologiche specifiche di ciascun genere.
20
Attività recenti per anziane
Nonostante le loro condizioni di efficienza fisica siano in genere al di sotto di quelle degli uomini, a
parità di età le donne ottengono migliori risultati nei test di performance psichica.
Il livello di istruzione è correlato anche all‟ammontare del reddito nel suo complesso. Le donne
anziane, specialmente sole, sono quasi sempre più povere degli uomini di pari condizioni, hanno
pensioni di importo inferiore come conseguenza di lavori meno qualificati, di lunghi periodi
lavorativi non regolarizzati e in generale di salari più bassi anche a parità di mansioni.
Tenere conto della progressiva maggiore presenza femminile tra le classi d‟età più avanzate,
significa finalmente considerare per la nostra società, l‟importanza e la variabilità di percorsi di
invecchiamento differenziati con specifiche peculiarità di vissuti, desideri, bisogni, e insieme,
assumersi l‟impegno di valorizzare un patrimonio di risorse personali diverso da quello maschile e
non sempre riducibile al solo ambito delle attività di cura.
2.3 - Anziani e forme familiari
Tav. 6 - Provincia di Bergamo, anziani con ≥ 65 anni distribuzione per sesso, stato civile e percentuale su
popolazione totale
coniugati % celibi/nubili % divorziati % vedovi % totale %
maschi 65.029 33,3 6.623 3,4 951 0,4 9.349 4,7 81.952 42,1
femmine 48.905 25,0 10.812 5,5 1.091 0,5 52.278 26,8 113.086 57,9
totale 113.934 58,4 17.435 8,9 2.042 1,0 61.627 31,5 195.038 100 *Fonte ISTAT ns. elaborazione
65.029
6.623
951
9.349
48.905
10.812
1.091
52.278
0 20.000 40.000 60.000 80.000
coniugat
i v…
celibi/nubili v…
divorziati valo…
vedovi
valo…
femmine
maschi
33,3
3,4
0,4
4,7
25,0
5,5
0,5
26,8
0,0 10,0 20,0 30,0 40,0
coni
celib
divo
vedo
femmine
maschi
21
Da notare che tra queste generazioni di anziani la dimensione della condizione di divorziato è
ancora molto limitata in entrambi i sessi, mentre emerge la notevole differenza tra maschi e
femmine nel peso della variabile vedovo a svantaggio delle donne.
Tav. 7 - Provincia di Bergamo, maschi con ≥ 65 anni distribuzione per età e stato civile e percentuale non coniugati
su popolazione totale*
coniugati
Celibi divorziati vedovi totale non
coniugati
%
65-69 21.318 2.276 435 1.207 3.918
70-74 19.687 1.952 312 1.842 4.106
75-79 12.989 1.322 121 2.153 3.596
80-84 7.562 724 55 1.998 2.777
85-89 2.906 279 23 1.526 1.828
90-94 497 51 3 438 492
95-99 68 19 2 172 193
≥100 2 0 0 13 13
BERGAMO 65.029 6.623 951 9.349 16.923 1,54
LOMBARDIA 658.926 61.814 13.878 92.131 167.823 1,69
ITALIA 4.147.454 356.190 80.145 607.153 1.043.448 1,72
*Fonte ISTAT ns. elaborazione
65.029
658.926
4.147.454
6.623
61.814
356.190
951
13.878
80.145
9.349
92.131
607.153
16.923
167.823
1.043.448
0 1.000.000 2.000.000 3.000.000 4.000.000 5.000.000
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
NON CONIUGATI
VEDOVI
DIVORZIATI
CELIBI
CONIUGATI
Uomini
1,54
1,691,72
1,45
1,5
1,55
1,6
1,65
1,7
1,75
BERGAMO LOMBARDIA ITALIA
Valori percentuali totali distribuzione per età e stato civile degli uomini
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
22
Tav. 8 - Provincia di Bergamo, femmine con ≥ 65 anni distribuzione per età e stato civile e percentuale non
coniugate su popolazione totale*
coniugate nubili divorziate vedove totale non
coniugate
%
65-69 18.764 1.847 457 6.109 8.413
70-74 15.691 2.205 321 9.641 12.167
75-79 8.961 2.175 176 11.299 13.650
80-84 4.110 2.175 88 11.955 14.218
85-89 1.218 1.580 36 8.923 10.539
90-94 147 574 11 3.103 3.688
95-99 14 225 2 1.121 1.348
≥100 0 31 0 127 158
BERGAMO 48.905 10.812 1.091 52.278 64.181 5,84
LOMBARDIA 509.053 97.746 22.872 534.063 654.681 6,60
ITALIA 3.152.794 576.438 126.240 3.255.123 3.957.801 6,52
*Fonte ISTAT ns. elaborazione
48.905
509.053
3.152.794
10.812
97.746
576.438
1.091
22.872
126.240
52.278
534.063
3.255.123
64.181
654.681
3.957.801
0 1.000.000 2.000.000 3.000.000 4.000.000 5.000.000
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
NON CONIUGATE
VEDOVE
DIVORZIATE
NUBILI
CONIUGATE
Femmine
5,84
6,66,52
5,4
5,6
5,8
6
6,2
6,4
6,6
6,8
BERGAMO LOMBARDIA ITALIA
Valori percentuali totali distribuzione per età e stato civile delle donne
%
23
La condizione di non coniugato non comporta necessariamente quella di solo, ma come è
prevedibile, le persone che vivono sole risultano in gran parte non coniugate. Nel complesso il
numero delle convivenze matrimoniali dei maschi supera quello delle donne di 16.200 unità. Da
notare come tra le donne, la condizione di coniugata tenda a diminuire drasticamente con l‟avanzare
dell‟età, mentre nello stesso lasso ti tempo, quella di coniugato si riduce più gradualmente. Gli
uomini infatti vivono in coppia più a lungo e questo grazie al fatto che in genere sposano donne più
giovani. La permanenza nella condizione di coppia fino alla tarda età, quando più facilmente
possono insorgere problemi dovuti alla non autosufficienza o alla malattia, comporta per gli uomini,
la possibilità di poter contare sull‟assistenza della moglie ed evitare il ricorso al ricovero in RSA
dove infatti la presenza maschile è di molto inferiore a quella femminile.
La vedovanza, quindi è una condizione sociale declinata prevalentemente al femminile, ma anche il
nubilato risulta essere uno stato più presente fra le donne in età più avanzata rispetto al celibato. In
passato la rinuncia al matrimonio costituiva per le donne, una scelta obbligata motivata dalla
necessità di contribuire all‟accudimento dei numerosi fratelli più piccoli, del padre vedovo oppure
imposta dalle condizioni di estrema povertà della famiglia che non consentivano di fornire alle
ragazze la dote allora richiesta.
Tav. 9 - Provincia di Bergamo, famiglie uni personali percentuale su popolazione totale, serie storica 1971 – 2011+
1971 1981 1991 2001 2011
% famiglie 13 17,5 20,1 26,1 30
*Fonte ISTAT ns. elaborazione
I cambiamenti nella struttura per età della popolazione, prodotti dalle dinamiche demografiche,
favoriscono la diffusione di famiglie uni personali costituite perlopiù da persone anziane. Questo
fenomeno, diffuso in tutto il Paese, diventa visibile e intenso anche in Lombardia e in provincia di
Bergamo dove, la quota di famiglie composte da un singolo con età superiore ai 65 anni si aggira
intorno al 30% con valori che variano nei diversi Ambiti Territoriali.
Superati gli 80 anni l‟81% degli anziani soli sono donne. La crescita e la diffusione di questa
tipologia di famiglia produce una modifica degli stili di vita e dei sistemi di relazione parentale che
si manifestano con l‟orientamento verso forme di sostegno a distanza.
12%
16%
19%25%
28%
Famiglie uni personali
1971
1981
1991
2001
2011
24
0 10000 20000 30000
75-…
80-…
85-…
90-…
95-…
≥100
16585
10339
4734
989
276
15
22611
18328
11757
3835
1520
158
FEMMINE
MASCHIValori assoluti
0
1
2
3
4
5
6
%
2,9
5,3
MASCHI
FEMMINEValori percentuali
Se si considerano le tendenze in atto, si può prevedere che le condizioni di solitudine non mitigata
dall‟esistenza di relazioni significative, tenderanno ad aumentare ulteriormente, sia per una minore
propensione a ricostituire forme di convivenza famigliare allargate comprendenti gli anziani, sia per
il diffondersi di fenomeni come le separazioni ed i divorzi che coinvolgeranno significativamente le
prossime generazioni. Continueranno invece ad essere presenti le “famiglie lunghe” caratterizzate
dalla coabitazione di un figlio adulto con i genitori nell‟età di mezzo.
In provincia di Bergamo, la non convivenza con i genitori anziani si accompagna frequentemente
con la vicinanza delle abitazioni dei figli a quella dei genitori: circa il 45% dei figli tra i 30 e i 45
anni vive in prossimità dell‟abitazione dei genitori, sono il 25% a livello nazionale, solo l‟8% dei
figli vive lontano dai genitori in altri comuni o in altre regioni, dato questo attribuibile alla sensibile
stabilità residenziale della popolazione bergamasca, presente fin dagli anni 1950, mentre a livello
nazionale lo stesso dato sale al 16,6%. Il modello di intimità a distanza risulta più frequente nei
piccoli centri di cui è in gran parte formata la realtà bergamasca.
Tav. 10 - Provincia di Bergamo, popolazione con età ≥75 anni e percentuale su popolazione totale*
75-79 80-84 85-89 90-94 95-99 ≥100 totale %
maschi
femmine
16.585
22.611
10.339
18.328
4.734
11.757
989
3835
276
1.520
15
158
32.938
58.209
2,9
5,3
BERGAMO 39.196 28.667 16.491 4.824 1.796 173 91.147 8,29
LOMBARDIA 957.275 9,65
ITALIA 6.147.116 10,13
*Fonte ISTAT, ns elaborazione
Tav. 11 - Indice di vecchiaia* per serie storica 1971 – 2011, e proiezione 2021 – 2031
25
1971 1981 1991 2001 2011 2021 2031
BERGAMO 34 48 80 108 114,1 141,1 160
LOMBARDIA 46 63 104 138 141,1 158,3 193
ITALIA 46 61 96 131 144,5 168,3 212
*Fonte ISTAT
L‟indice di vecchiaia misura il rapporto tra la popolazione con età superiore ai 65 anni e la
popolazione con età inferiore ai 14 anni. Indica cioè quanti sono i soggetti con più di 65 anni ogni
100 con età inferiore ai 14 anni. Valori superiori a 100 segnalano una maggiore presenza di anziani
rispetto ai giovani e viceversa. Ad oggi la provincia di Bergamo è la più giovane della Lombardia,
l‟andamento in atto conferma che il divario esistente è destinato a ridursi progressivamente e
rapidamente. Il previsto aumento dell‟indice di vecchiaia sta ad indicare che nei prossimi 10 anni la
provincia tenderà ad allinearsi ai valori medi regionali. A conferma della tendenza in corso sono
anche i dati sull‟incremento della popolazione anziana stimato per il prossimo decennio per la
nostra provincia in più 21,4%, valore superiore a quello regionale che risulterebbe del 16% e a
quello del Nord ovest del 13,5%. Da notare inoltre che l‟incremento maggiore interesserà
significativamente la popolazione degli ultra ottantenni mediamente più esposta ai rischi della non
autosufficienza.
Tav. 12 - Indice di vecchiaia per sesso *
maschi femmine media
BERGAMO 93,5 135,9 114,1
LOMBARDIA 113,8 170 141,1
ITALIA 118,5 171,9 144,5
*Fonte ISTAT
Tav.13 - Indice carico sociale *
maschi femmine media
BERGAMO 45,2 54,8 49,9
LOMBARDIA 47,1 57,3 52,19
ITALIA 48,2 56,3 52,28
*Fonte ISTAT
L‟indice di carico sociale viene considerato un indicatore di rilevanza economica e sociale. È il
rapporto tra la popolazione, che a causa dell‟età si ritiene non autonoma nel provvedere al proprio
34
48
80
108
114,1
141,1
160
46
63
104
138
141,1
158,3
193
46
61
96
131
144,5
168,3
212
0 50 100 150 200 250
1971
1981
1991
2001
2011
2021
2031
ITALIA
LOMBARDIA
BERGAMO
26
sostentamento, e cioè i minori di 14 anni e gli anziani con più di 65 anni e la popolazione attiva con
età dai 15 ai 64 anni. Indica il numero di persone in età non attiva ogni 100 persone in età attiva.
Da tenere presente che in società, come è anche quella bergamasca, caratterizzate ancora da un alto
livello di sviluppo economico, una parte della popolazione con età dai 15 ai 25 anni è considerata
nel calcolo come produttiva, ma in realtà non lo è o perché in maggioranza sta ancora studiando o
perché disoccupata.
Valori superiori a 50 segnalano una situazione di squilibrio a favore della popolazione non
produttiva o dipendente.
Aspetto rilevante dell‟indicatore è la composizione della popolazione dipendente, può infatti
risultare preponderante una delle due parti, quella anziana piuttosto che quella giovane.
Tav.14 - Provincia di Bergamo, percentuale popolazione per età, indici di vecchiaia e carico sociale, 2011 e
proiezione 2022 e 2032 ipotesi centrale*
0 - 14
15 – 64
≥65
ind. vecchiaia carico sociale
2011 15,5 66,7 17,8 114,1 49,9
2021 13,2 64,7 21,1 158,3 54,7
2031 13,7 63,1 23,1 168,5 58
*Fonte ISTAT, ns. elaborazioni
Le prospettive future delineano una progressiva riduzione della quota di popolazione con meno di
14 anni e di quella in età produttiva tra i 15 e i 64 anni e un aumento significativo della quota con
più di 65 anni e con più di 85. Di conseguenza si prospetta un aumento sensibile dell‟indice di
vecchiaia e di carico sociale.
Tav.15 - Lombardia e Italia percentuale popolazione per età, indici di vecchiaia e carico sociale, anno 2011 e
previsione 2022 e 2032, ipotesi centrale*
0 – 14 15-64 ≥ 65 indice di vecchiaia carico sociale
Lomb. Italia Lom. Italia Lomb. Italia Lomb. Italia Lomb. Italia
2011 14,2 14 65,7 65,7 20,1 20,3 141 144,5 52,1 52,3
2021 14 13,4 63,5 63,6 22,5 23 160,8 172,2 57,4 57,1
2031 13,2 12,5 60,5 60,3 26,2 27,2 198,1 217,2 65,2 65,9
*Fonte ISTAT
Speranza di vita
In generale l‟obiettivo delle previsioni sull‟andamento della popolazione a breve e medio periodo,
ha lo scopo di produrre quadri probabili e plausibili che possono essere utili anche per la
pianificazione delle politiche sociali di un determinato territorio.
Le previsioni demografiche dell‟ISTAT cui si fa riferimento, sono calcolate secondo standard
metodologici riconosciuti internazionalmente, il calcolo si basa sul metodo per componenti, tiene
conto cioè dell‟andamento dei fenomeni di natalità, mortalità e migratorietà secondo le variabili di
sesso ed età. L‟ipotesi centrale qui considerata è lo scenario centrale costruito sulla base delle attuali
tendenze della fecondità, della sopravvivenza e dei flussi migratori. Nel breve e medio periodo lo
scenario centrale può essere ritenuto il più verosimile in quanto nell‟arco di 10 – 20 anni la
popolazione sarà ancora rappresentata dalle generazioni oggi presenti, il suo rinnovo relativamente
lento rende maggiormente prevedibili i cambiamenti. Da notare che lo scostamento dei dati relativi
alla speranza di vita rilevati nel 2011 per la provincia di Bergamo rispetto a quelli regionali, appare
molto contenuto.
27
2.4 - Longevità e salute
Tav. 16 - Provincia di Bergamo, speranza di vita alla nascita e a 65 anni anno 2011 e previsione 2022 e al 2032,
ipotesi centrale*
SPERANZA DI VITA
alla nascita a 65 anni
maschi femmine maschi femmine
anno 2011
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
79,7
79,7
79,5
84,8
84,6
84,6
18,4
18,4
18,4
22,2
22
22,2
anno 2021
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
non disponibile
82,2
81,5
non disponibile
86,
86,5
non disponibile
20,1
19,8
non disponibile
23,8
23,5
anno 2031
BERGAMO
LOMBARDIA
ITALIA
non disponibile.
83,9
83,1
non disponibile
88,5
88
non disponibile
21,2
20,9
non disponibile
25,1
24,7
*Fonte ISTAT
Tav. 17 - Provincia di Bergamo, speranza di vita libera da disabilità a 65 e a 75 anni *
maschi femmine
65 anni 75 anni 65 anni 75 anni
totale anni da vivere 17,5 10,5 21,3 13,1
anni liberi da
disabilità
14,9 7,9 16,2 8,3
liberi da
confinamento in
casa o a letto
16,4 9,4 18,8 10‟7
liberi da difficoltà
nelle attività
quotidiane
15,8 8,7 17,8 9,7
liberi da difficoltà
di movimento
16,2 9,2 18,6 10,7
*Fonte ISTAT
0
5
10
15
20
25
Totale anni da vivere
Anni liberi da disabilità
Liberi da confinamento
in casa o a letto
Liberi da difficoltà
nelle attività quotidiane
liberi da difficoltà di movimento
17,5
14,916,4 15,8 16,2
10,5
7,99,4 8,7 9,2
21,3
16,2
18,817,8 18,6
13,1
8,3
10,79,7
10,7 MASCHI 65 anni
MASCHI 75 anni
FEMMINE 65 anni
FEMMINE 75 anni
28
La speranza di vita libera da disabilità esprime il numero medio di anni che una persona ad una
certa età, può aspettarsi di vivere senza subire la riduzione o la perdita delle proprie capacità
funzionali. La complessa relazione tra aumento della longevità e qualità della sopravvivenza ha dato
luogo a diverse ipotesi interpretative del concetto di salute. La condizione di buona salute in
statistica può essere identificata oggettivamente come l‟assenza di una malattia o di gruppi di
malattie, ma anche l‟assenza di limitazioni funzionali che ostacolino o impediscano lo svolgimento
delle attività quotidiane tutte clinicamente accertate, oppure si può assumere come orientamento
una impostazione completamente soggettiva, basata sulla percezione individuale del proprio stato di
salute. La percezione soggettiva dello stato di buona salute è diversa per genere, le donne lamentano
più degli uomini di sentirsi male o molto male e il numero di coloro che esprime un giudizio
negativo sulla propria salute aumenta con l‟età.
29
Capitolo 3
IL REDDITO E LE CONDIZIONI SOCIALI
I dati ISTAT mostrano come, negli ultimi otto anni, la spesa media mensile di un anziano sia
cresciuta solo per l‟abitazione, l‟energia e i trasporti, mentre si è ridotta per l‟alimentazione,
l‟abbigliamento e le spese sanitarie, una tipologia di consumi quest'ultima considerata fondamentale
per la salute. Tra i consumi alimentari sono sensibilmente diminuiti quelli della carne e del pesce.
L‟apporto calorico quotidiano degli anziani soli con un reddito basso è diminuito di circa 400
calorie a causa di scelte alimentari guidate dal risparmio, situazione questa che espone a problemi di
mal nutrizione a volte tanto gravi da causare il ricovero in ospedale.
Sono gli anziani a percepire in modo più accentuato gli effetti della crisi economica in corso. Nel
2011 ben l‟81% di essi dichiara un peggioramento della propria condizione economica contro il
74% dell‟anno precedente.
In Lombardia gli anziani con più di 65 anni che continuano a lavorare sono l‟ 8,19% e di questi solo
l‟1,51% sono donne; per tutti gli altri il reddito è costituito principalmente dalla pensione che
rappresenta il 62% delle entrate, mentre il 28% è costituito da rendite di origine diversa.
Tav. 18 - -Provincia di Bergamo, pensionati I.V.S. (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) anno 2010 distribuzione
per sesso e importo
età n°
maschi
importo
mensile
importo
medio
n°
femmine
importo
mensile
importo
medio
totale
m+f
importo
mensile
importo
medio
0-34 4.499 3.424 7.923
35-39 1.196 7.615 6.367,43 708 4.909 6.933,22 1.904 12.524 6.577,82
40-44 1.722 11.946 6.937,21 1.153 9.096 7.888,66 2.875 21.042 7.318,79
45-49 2.237 16.790 7.505,74 1.828 15.600 8.533,91 4.065 32.390 7.968,10
50-54 2.764 30.260 10.947,78 2.755 26.301 9.546,47 5.519 56.560 10.248,27
55-59 11.753 251.841 21.427,79 7.694 107.097 13.919,58 19.447 358.938 18.457,24
60-64 27.621 638.424 23.113,71 23.915 298.050 12.462,87 51.536 936.473 18.171,25
65-69 24.568 524.415 21.345,44 22.278 257.648 11.565,14 46.846 782.063 16.694,34
70-74 23.507 469.598 19.976,94 23.353 272.915 11.686,51 46.860 742.513 15.845,34
75-79 16.406 304.603 18.566,55 20.191 250.684 12.415,65 36.597 555.287 15.173,03
80-84 10.299 189.708 18.420,06 17.497 238.941 13.656,12 27.796 428.649 15.421,26
85-89 4.733 89.872 18.988,43 11.721 177.058 15.106,02 16.454 266.930 16.222,80
90-94 995 19.839 19.938,90 3.864 63.633 16.468,15 4.859 83.472 17.178,87
95 + 283 5.626 19.881,41 1.544 26.776 17.342,01 1.827 32.402 17.735,36
Non
indicato
8 67 8.342,91 6 25 4.195,69 14 92 6.565,53
totale 132.521
48,2%
2.583.154
59,4%
19.482,1 141.931
51,7%
1.764.732
40,5%
12.433,7 274.522 4.347.885 15.838
*fonte INPS ns. elaborazioni
30
3.1 Pensioni: uno sguardo di genere
In provincia di Bergamo nel 2010 i percettori di pensioni I.V.S. sono stati complessivamente
274.522, di questi il 48,2% sono uomini e il 51,7% alle donne. Le donne, pur rappresentando la
maggioranza dei pensionati, percepiscono il 40,5 % dell‟ importo totale, mentre il 59,4% è
percepito dai maschi .L‟importo medio mensile della pensione di un maschio è di 1.498,76 euro,
quello di una donna si ferma a 964,4, circa un terzo in meno. Nella bergamasca viene erogata una
pensione ogni 28 abitanti, e in Lombardia una ogni 31. Il coefficiente di pensionamento, cioè il
numero di pensionati per mille occupati, è di 586 in provincia di Bergamo mentre sale a 626 in
Lombardia.
Poiché è possibile che un pensionato percepisca più di una pensione, il numero delle pensioni
complessivamente erogate assomma a 299.828. Di queste 216.472 sono di vecchiaia, 10.783 di
invalidità, 72.573 ai superstiti. Il cumulo di trattamenti pensionistici risulta più frequente per le
donne e in parte compensa, seppure parzialmente, il più basso importo medio delle pensioni
percepite. In media l‟importo delle pensioni di invalidità si aggira intorno ai 692 euro mensili,
quelle di reversibilità ai superstiti 680 euro, 393 euro le pensioni sociali e 468 euro l‟invalidità
civile.
Tav. 19 - Provincia di Bergamo, pensionati per numero di pensioni percepite e sesso, valori percentuali*
*Fonte INPS
0
5000
10000
15000
20000
25000
30000
n° MASCHI importo medio n° FEMMINE importo medio2
1 pensione 2 pensioni 3 pensioni 4 o più pensioni
maschi 51, 7 40,2 29,1 25,9
femmine 48,3 59,8 70,9 74,1
31
Tav. 20 - Provincia di Bergamo, pensionati I.V.S (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) anno 2010 distribuzione per
sesso e classe di importo complessivo annuo
classe di
importo
mensile
maschi
importo
complessi
vo annuo
importo
medio
annuo
femmin
e
importo
complessi
vo annuo
importo
medio
annuo
m+f
importo
complessi
vo annuo
importo
medio
annuo
Fino a
249,99
4.231 8.277 1.956,2
1
5.063 9.866 1.948,69 9.294 18.143 1.952,1
1
250,00 -
499,99
6.834 28.720 4.202,5
1
14.637 69.541 4.751,04 21.471 98.261 4.576,4
5
500,00 -
749,99
8.169 61.228 7.495,1
5
37.718 269.355 7.141,29 45.887 330.583 7.204,2
8
750,00 -
999,99
11.273 117.658 10.437,
18
19.188 197.746 10.305,7
0
30.461 315.404 10.354,
36
1.000,00
-
1.249,99
15.514 211.300 13.619,
97
23.507 317.463 13.505,0
3
39.021 528.763 13.550,
73
1.250,00
-
1.499,99
21.061 347.504 16.499,
88
15.475 252.548 16.319,7
5
36.536 600.052 16.423,
58
1.500,00
-
1.749,99
19.971 387.921 19.424,
21
9.886 191.873 19.408,5
3
29.857 579.794 19.419,
02
1.750,00
-
1.999,99
13.968 313.028 22.410,
36
6.138 137.371 22.380,4
7
20.106 450.399 22.401,
24
2.000,00
-
2.249,99
9.599 243.854 25.404,
14
4.016 102.079 25.417,9
5
13.615 345.933 25.408,
22
2.250,00
-
2.499,99
6.039 171.461 28.392,
34
2.469 70.060 28.375,9
0
8.508 241.521 28.387,
57
2.500,00
-
2.999,99
6.813 222.461 32.652,
38
2.187 70.970 32.451,0
5
9.000 293.431 32.603,
46
3.000,00
e più
9.119 469.741 51.512,
36
1.647 75.860 46.059,4
1
10.766 545.601 50.678,
16
Totale
132.59
1
2.583.154
19.482,
12
141.931
1.764.732
12.433,7
274.522
4.347.885
15.838,
02
*Fonte INPS L‟importo complessivo è indicato in migliaia di euro, l‟ importo medio è indicato in euro
Tav. 21 - Provincia di Bergamo, pensionati per sesso e classi di importo medio mensile del reddito pensionistico e
valori percentuali*
1500-1749 1750-1999 2000-2249 2250-2499 2500-2999 3.000 e oltre
n° maschi
%
19.941
66,8
13.968
69,5
9.599
70,5
6.039
80
6.813
75,7
9.119
84,7
n° femmine
%
9.886
33,2
6.138
30,5
4.016
29,5
2.469
20
2.187
24,3
1.647
15,3
m+f 29.857 20.106 13.615 8.508 9.000 10.766
*Fonte INPS, ns. elaborazioni
32
Se si analizzano le classi di reddito pensionistico mensile emerge la maggiore concentrazione della
presenza maschile nelle classi di reddito più elevate con differenze a favore dei maschi rispetto alle
femmine, questa differenza aumenta con l‟aumentare dell‟importo medio mensile. Nelle classi di
reddito superiori ai 3.000 euro la presenza femminile è il 15,3% mentre quella maschile raggiunge
l‟ 84,7% valori significativamente superiori a quelli nazionali.
La differenza di genere, a danno delle donne, emerge con evidenza anche nei trattamenti
pensionistici erogati nell‟anno 2010. Il dato bergamasco si presenta poco al di sotto di quello
lombardo e di quello nazionale. L‟importo medio annuo delle prestazioni a titolarità maschile
ammonta a 19.482,12 €, 7.048,39 € in più di quello a titolarità femminile che si attesta a 12.433,73
euro.
108.176 pensioni pari al 39,4% del totale non supera i 1.000 euro mensili; di queste 31.507 pari al
29,1% sono percepite da uomini mentre più del doppio, 76.606 pari al 70,9% da donne. Ancora più
indicativo risulta il dato riguardante le pensioni di importo inferiore ai 500 euro mensili, in totale
sono 30.765 pari all‟ 11,2%. Il 35,9% è corrisposto agli uomini e oltre il 64% alle donne.
02000400060008000
100001200014000160001800020000
1500 -1749
1750 -1999
2000 -2249
2250 -2499
2500 -2999
3000 E OLTRE
n° MASCHI
n° FEMMINE
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
1500 -1749
1750 -1999
2000 -2249
2250 -2499
2500 -2999
3000 E OLTRE
66,8 69,5 70,5
8075,7
84,7
33,2 30,5 29,5
2024,3
% MASCHI
% FEMMINE
33
Capitolo 4
L’ invecchiamento negli Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo
Tav. 22 - Ambiti territoriali, popolazione per sesso*
Ambito maschi femmine totale
1 Bergamo 71.705 80.281 151.986
2 Dalmine 71.999 71.383 143.382
3 Seriate 37.653 37.603 75.246
4 Grumello 24.333 24.025 48.358
5 Val Cavallina 26.928 26.605 53.533
6 Basso Sebino 15.940 17.749 31.689
7 Alto Sebino 15.413 16.026 31.439
8 Val Seriana 48.994 50.603 99.597
9 Alta V. Seriana e Scalve 21.919 22.253 44.172
10 Valle Brembana 21.568 21.863 43.441
11 Valle Imagna 25.880 26.371 52.251
12 Isola Bergamasca 65.542 65.404 130.946
13 Treviglio 54.893 55.088 109.981
14 Romano di Lombardia 41.910 40.799 82.709
PROVINCIA 544.677 554.063 1.098.740
LOMBARDIA 4.844.524 5.073.190 9.917.714
ITALIA 29.413.274 31.213.168 60.626.442
*Fonte ASL Bergamo
71705
71.999
37.653
24.333
26.928
15.940
15.413
48.994
21.919
21.568
25.880
65.542
54.893
41.910
80281
71.383
37.603
24.025
26.605
17.749
16.026
50.603
22.253
21.863
26.371
65.404
55.088
40.799
0 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000
BERGAMO
DALMINE
SERIATE
GRUMELLO
VAL CAVALLINA
BASSO SEBINO
ALTO SEBINO
VAL SERIANA
ALTA V.SERIANA E SCALVO
VALLE BREMBANA
VALLE IMAGNA
ISOLA BERGAMASCA
TREVIGLIO
ROMANO DI LOMBARDIA
FEMMINE
MASCHI
34
Tav. 23 - Ambiti territoriali, popolazione per classi d’età decennali *
0-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 75-84 ≤85 totale
1 Bergamo 20.809 13.710 16.715 24.156 23.343 18.882 16.730 12.505 5.134 151.986
2 Dalmine 23.419 14.003 18.447 26.118 21.895 16.902 12.793 7.599 2.206 143.382
3 Seriate 12.599 7.349 10.406 13.409 11.498 8.800 6.360 3.699 1.136 75.246
4 Grumello 8.227 5.156 6.906 8.461 6.921 5.543 3.994 2.391 611 48.358
5 Val
Cavallina
9.240 5.645 7.099 9.374 7.931 5.904 4.468 2.391 941 53.533
6 Basso
Sebino
5.108 3.218 4.131 5.571 4.808 3.731 2.686 1.825 611 31.689
7 Alto
Sebino
4.560 2.909 3.665 5.175 4.539 4.059 3.425 2.207 900 31.439
8 Val
Seriana
14.905 9.788 11.294 16.020 15.208 12.842 10.431 6.876 2.233 99.597
9 Alta V.
Seriana e
Scalve
6.271 4.379 5.056 6.839 6.876 5.956 4.566 3.129 1.100 44.172
10 Valle
Brembana
5.992 4.690 4.848 6.468 6.688 6.002 4.674 3.381 1.219 43.441
11 Valle
Imagna
8.484 5.243 6.509 8.697 7.933 6.309 4.744 3.204 1.128 52.251
12 Isola
Bergamasca
20.816 12.797 17.817 23.277 19.828 15.310 11.667 7.261 2.173 130.946
13 Treviglio 16.879 10.302 14.487 16.367 16.447 13.288 10.454 6.522 2.235 109.981
14Romano
di
Lombardia
13.487 8.751 12.351 13.872 11.701 9.808 7072 4.331 1.336 82.709
TOTALE 170.796 107.419 139.731 186.804 165.616 133.336 104.064 67.863 23.111 1.098.740
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazione
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
PROVINCIA LOMBARDIA ITALIA
544.677 4.844.524 29.413.274
554.063 5.073.190 31.213.168
FEMMINE
MASCHI
35
2080913710
1671524156
2334318882
1673012505
5134
0 10000 20000 30000
0-14 anni
25-34 anni
45-54 anni
65-74 anni
≤ 85 anni
BERGAMO
010000 20000 30000
0-14 anni
25-34 anni
45-54 anni
65-74 anni
≤ 85 anni
2341914003
1844726118
2189516902
1279317599
2206
DALMINE
05000
1000015000
0-14 anni
25-34 anni
45-54 anni
65-74 anni
≤ 85 anni
125997349
1040613409
114988800
63603699
1136
SERIATE
8227
5156
6906
8461
6921
5543
3994
2391611
GRUMELLO
0-14 anni
15-24 anni
25-34 anni
35-44 anni
45-54 anni
55-64 anni
65-74 anni
92405645
70999374
79315904
44682391
0-14 anni
25-34 anni
45-54 anni
65-74 anni
≤ 85 anni
0 2000 4000 6000 8000 10000
VAL CAVALLINA
0
2000
4000
6000
8000
10000
BASSO SEBINO
0100020003000400050006000
ALTO SEBINO
0
5000
10000
15000
20000
VAL SERIANA
36
0
2000
4000
6000
8000
Alta V.Seriana e Scalve
0
2000
4000
6000
8000
Valle Brembana
02000400060008000
10000
VALLE IMAGNA
0
5000
10000
15000
20000
25000
ISOLA BERGAMASCA
0
5000
10000
15000
20000
TREVIGLIO
0
5000
10000
15000
ROMANO DI LOMBARDIA
0
50000
100000
150000
200000
0-14 anni 15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni 65-74 anni 75-84 anni ≤ 85 anni
TOTALE
37
Tav.24 - Ambiti territoriali, anziani con ≥ 65anni e percentuale su popolazione provinciale totale*
Anziani con ≥ 65 anni
maschi femmine totale %
1 Bergamo 13.567 20.804 34.371 3,13
2 Dalmine 9.771 12.827 22.598 2,06
3 Seriate 4.816 6.379 11.195 1,02
4 Grumello 2.998 4.146 7.144 0,65
5 Val Cavallina 3.653 4.687 8.340 0,76
6 Basso Sebino 2.177 2.945 5.122 0,47
7 Alto Sebino 2.724 3.808 6.532 0,59
8 Val Seriana 8.325 11.215 19.540 1,78
9 Alta V.Seriana e Scalve 3.767
5.028 8.795
0,80
10 Valle Brembana 3.989 5.285 9.274 0,84
11 Valle Imagna 3.890 5.186 9.076 0,83
12 Isola Bergamasca 8.777 12.324 21.101 1,92
13 Treviglio 8.056 11.155 19.211 1,75
14 Romano 5.442 7.297 12.739 1,16
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazione
0 5000 10000 15000 20000 25000 30000 35000
BERGAMO
DALMINE
SERIATE
GRUMELLO
VAL CAVALLINA
BASSO SEBINO
ALTO SEBINO
VAL SERIANA
ALTA V.SERIANA E SCALVE
VALLE BREMBANA
VALLE IMAGNA
ISOLA BERGAMASCA
TREVIGLIO
ROMANO
13567
9771
4816
2998
3653
2177
2724
8325
3767
3989
3890
8777
8056
5442
20804
12827
6379
4146
4687
2945
3808
11215
5028
5285
5186
12324
11155
7297
34371
22598
11195
7144
8340
5122
6532
19540
8795
9274
9076
21101
19211
12739
TOTALE
FEMMINE
MASCHI
38
Nella fascia d‟età 0-14 anni gli Ambiti di Bergamo e della Valle Brembana presentano i valori più
bassi. Per il primo pesano i valori della città capoluogo caratterizzata da uno scarso ricambio
generazionale, derivato e dalla conseguente diminuzione della natalità e quindi dall‟invecchiamento
della popolazione residente e dalla ridotta mobilità abitativa prodotta dal costo delle abitazioni,
mentre per l‟Ambito della Valle Brembana, pesa l‟omogeneità territoriale, tutti i comuni sono infatti
collocati in montagna, e tutti segnati dal fenomeno della migrazione dei giovani verso il fondovalle
e la pianura. Nell‟Ambito di Bergamo risiede il 13,8% della popolazione totale, ma
contemporaneamente è presente il numero più elevato di ultra settantacinquenni, il 19,6%,
percentuale molto al di sopra rispetto a quella di tutti gli altri Ambiti.
Il confronto dei valori provinciali con quelli regionali e nazionali, nelle diverse fasce d‟età,
evidenzia la relativa giovinezza della popolazione bergamasca, caratteristica che viene confermata
anche dal paragone con tutte le altre province lombarde.
Tav. 25 - Ambiti territoriali, popolazione con ≥ 75 anni per classe d’età quinquennali e sesso e percentuale su
popolazione provinciale*
75 -79 80 - 84 ≥ 85
maschi femmine maschi femmine maschi femmine TOTALE
1 Bergamo 2.815 4.140 2.043 3.509 1.372 3.762 17.641
2 Dalmine 2.047 2.547 1.094 1.911 584 1.622 9.805
3 Seriate 926 1.244 555 974 299 837 4.835
4 Grumello 560 817 360 654 176 583 3.150
5 Val Cavallina 746 954 477 754 248 693 3.872
6 Basso Sebino 444 626 268 487 160 451 2.436
7 Alto Sebino 584 727 333 599 221 679 3.143
8 Val Seriana 1.740 2.270 1.028 1.874 566 1.667 9.145
9 Alta Val Seriana 776 1.009 473 871 281 819 4.229
10 Val Brembana 836 1.049 550 946 315 904 4.600
11 Valle Imagna 767 1.065 485 887 318 810 4.332
12 Isola Bergamasca 1.722 2.523 1.049 1.967 525 1.648 9.434
13 Treviglio 1.565 2.198 988 1.771 613 1.622 8.757
14 Romano 1.129 1.442 636 1.124 321 1.015 5.667
PROVINCIA 16.585 22.611 10.339 18.328 5.999 17.112 90.974
LOMBARDIA 171.469 236.520 108.579 190.526 66.411 183.770 957.275
ITALIA 1.083.407 1.450.188 740.792 1.200.500 504.228 1.168.001 6.147.116
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazione
3,13
2,06
1,02 0,65 0,76 0,47 0,59
1,780,8 0,84 0,83
1,92 1,751,16
00,5
11,5
22,5
33,5
percentuale su popolazione provinciale totale
TOTALE %
39
Tav.26 - Ambiti territoriali, popolazione con ≥ 75 anni per classi d’età quinquennali e percentuale su popolazione
dell’Ambito*
75-79 80-84 ≥ 85 totale totale ambito %
1 Bergamo 6.955 5.552 5.134 17.641 151.986 11,6
2 Dalmine 4.594 3.005 2.206 9.805 143.382 6,8
3 Seriate 2.170 1.529 1.136 4.835 75.246 6,4
4 Grumello 1.377 1.014 759 3.150 48.358 6,2
5 Val Cavallina 1.700 1.231 941 3.872 53.533 7,2
6 Basso Sebino 1.070 755 611 2.436 31.689 12,2
7 Alto Sebino 1.311 932 900 3.143 31.439 10,0
8 Val Seriana 4.010 2.902 2.233 9.145 99.597 9,2
9 Alta Val Seriana 1.785 1.344 1.100 4.229 44.172 9,6
10 Val Brembana 1.885 1.496 1.219 4.600 43.441 10,6
11 Valle Imagna 1.832 1.372 1.128 4.332 52.251 8,3
12IsolaBergamasca 4.245 3.016 2.173 9.434 130.946 7,2
13 Treviglio 3.763 2.759 2.235 8.757 109.981 8,0
14 Romano 2.571 1.760 1.336 5.667 82.709 6,9
PROVINCIA 39.196 28.667 23.111 90.974 1.098.740 8,3%
LOMBARDIA 407.989 299.105 250.181 957.275 9.917.714 9,7%
ITALIA 2.533.595 1.941.292 1.672.229 6.147.116 60.626.442 10,1%
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazioni
La normativa regionale stabilisce il fabbisogno di posti letto nelle RSA in base al numero di anziani
con un‟età superiore ai 75anni. L‟indice programmatico adottato prevede 7 posti letto per ogni 100
abitanti di questa età.
4.1 - Curare ed essere curati
La soglia degli 80 anni è considerata il limite oltre il quale i rischi di perdita dell‟autonomia
conseguenti all‟insorgere di malattie e problemi cognitivi risultano più elevati se paragonati alle età
precedenti. Rispetto a dieci anni fa ci si ammala in età più avanzata, ma la condizione di malattia è
destinata a durare più a lungo proprio perché si vive di più. L‟indice ADL, è adottato dall‟Istat
come strumento per valutare il grado di non autosufficienza, l‟ incapacità di provvedere in modo
autonomo ad attività come alzarsi e sedersi, vestirsi e spogliarsi, fare il bagno o la doccia, lavarsi
mani e viso, mangiare e tagliare il cibo. Si stima che circa il 6,3% degli anziani con età superiore ai
65 anni non sia in grado di svolgere in autonomia due o più attività ADL e che quindi abbia bisogno
di essere aiutato. Il bisogno di assistenza aumenta naturalmente con l‟aumentare dell‟età e si
aggrava in presenza di disturbi del comportamento dovuti a demenza riscontrati nel 40% degli
ultraottantenni.
Persone malate assistite
Il vero problema della non autosufficienza sarà per il futuro prossimo sempre di più quello della
cura della persona divenuta fragile e non tanto dell‟assistenza sanitaria. Problema reso più rilevante
40
a causa dei cambiamenti che stanno modificando la struttura familiare e sociale riducendone la
disponibilità di risorse personali ed economiche.
Tav. 27 - Ambiti territoriali, anziani ≥65 anni non autosufficienti (6,3%) valori percentuali*
AMBITO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 totale
n° 2.165 1.417 705 441 491 323 412 1.231 554 584 572 1.329 121 803 11.148
% 19,1 12,1 6,4 4,1 4,5 3,0 3,5 11,3 5,1 5,4 5,3 12,3 1,2 7,3
*Fonte ASL Bergamo e Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ns, elaborazione
La diminuzione della natalità ha portato come conseguenza ad uno svuotamento della rete familiare,
mentre il prolungamento della sopravvivenza ha fatto aumentare il numero di anziani da assistere.
Una donna nata nel 1940 potrebbe trovarsi impegnata nella cura di un familiare anziano per almeno
12 anni della sua vita e in quella di più anziani contemporaneamente per circa 4 anni, avrebbe avuto
comunque intorno a sé altri componenti della famiglia principalmente donne, 9 o 10, tra sorelle,
cognate, zie e cugine con cui condividere fatiche e responsabilità. Una donna nata nel 1960, oggi
nell‟età di mezzo, potrebbe avere davanti a sé circa 18 anni da impegnare nell‟assistenza di un
parente anziano, e di questi anni almeno 12 da dedicare a più persone, ma con il sostegno della rete
0
500
1000
1500
2000
25002165
1417
705
441 491323 412
1231
554 584 572
1329
121
803
Valori assoluti
Ambito n°
19%
12%
6%
4%
5%3%4%
11%
5%
6%
5%
12%
1%7%
Valori percentuali
n°1
n°2
n°3
n°4
n°5
n°6
n°7
n°8
n°9
n°10
n°11
41
femminile di appartenenza ridotta della metà. Il compito della cura familiare da sempre è affidato
alle donne delle età centrali, quasi sempre figlie, che spesso non hanno avuto margini di scelta e
vivono in solitudine il peso psicologico e fisico di questo impegno. Nella rete di aiuto le figlie sono
presenti per il 40%, le nuore per il 18%, le mogli per il 15%, i figli maschi per il 14% e infine i
mariti per il 6%.
Oggi, all‟età di sessant‟anni tre donne su dieci hanno la madre e più raramente il padre viventi di età
tra gli 80 e i 90 anni, mentre nel 1951 questa esperienza toccava una donna su dieci. Per una donna
tra i cinquanta e i sessant‟anni che ancora sta lavorando fuori casa, non è un fatto inconsueto che
debba occuparsi contemporaneamente dei genitori, dei suoceri e dei propri nipoti. In un paese come
il nostro, che da sempre ha basato il proprio sistema di welfare familiare sul lavoro non retribuito
delle donne, è maggiormente evidente come il carico dovuto agli impegni della cura stia
progressivamente aumentando, e contemporaneamente stia diminuendo il tempo che le donne hanno
a disposizione per se stesse. La catena della solidarietà femminile, di cui le nonne raffigurano
l‟anello forte e che fino ad oggi ha rappresentato un pilastro del lavoro di cura familiare, a causa del
sovraccarico rischia di spezzarsi con conseguenze facilmente prevedibili per il nostro sistema di
welfare. Le nonne con sempre più fatica e difficoltà, anche psicologiche, riescono per ora a
mantenere il tradizionale ruolo di supporto alle figlie e alle nuore lavoratrici con figli piccoli.
4.2 - La demenza, un problema sociale in crescita
Tav. 28 - Anziani con ≥ 65 anni per Ambito territoriale con demenza ( ipotesi: 5,3% se maschi, 7,2% se
femmine)*
maschi malati femmine malate
1 Bergamo 13.567 719 20.804 1497
2 Dalmine 9.771 517 12.827 923
3 Seriate 4.816 255 6.379 459
4 Grumello 2.998 158 4.146 298
5 Val Cavallina 3.653 193 4.687 337
6 Basso Sebino 2.177 115 2.945 212
7 Alto Sebino 2.724 144 3.808 274
8 Val Seriana 8.325 441 11.215 807
9 Alta V.Seriana e Scal. 3.767 199 5.028 362
10 Val Brembana 3.989 211 5.285 380
11 Valle Imagna 3.890 206 5.186 373
12 I sola Bergamasca 8.777 465 12.324 887
13 Treviglio 8.056 426 11.155 803
14 Romano 5.442 2884 7.297 525
totale malati 4.343 8.137 12.485
totale popolazione 81.952 113.086 195.038
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazioni
42
Tav. 29 - Demenze prevalenza per Ambito e per 10.000 abitanti anno 2011 *
prevalenza abitanti totale demenze
1 Bergamo 87,6 151.986 1.322
2 Dalmine 51,5 143.382 736
3 Seriate 55,3 75.246 414
4 Grumello 43,5 48.358 208
5 Val Cavallina 61,9 53.533 328
6 Basso Sebino 65,6 31.689 203
7 Alto Sebino 84,2 31.439 261
8 Val Seriana 94,3 99.597 933
9 Alta V.Seriana e Scalve 69,7 44.172 306
10 Val Brembana 82,6 43.441 355
11 Valle Imagna 50,2 52.251 261
12 Isola Bergamasca 61,4 130.946 798
13 Treviglio 47,6 109.981 518
14 Romano 52,7 82.709 432
PROVINCIA 65,7 1.098.740 7.218
*Fonte ASL Bergamo
0
10.000
20.000
30.000
MASCHI
FEMMINE
Maschi e femmine
0
1000
2000
3000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
MALATI
MALATE
Malati e malate
43
Con il progressivo invecchiamento della popolazione i casi di demenza sono in rapido aumento
nella nostra provincia come in tutta Europa. Si calcola che ne sono colpiti rispettivamente il 5,3%
degli uomini e il 7,2% delle donne con età superiore ai 64 anni. La maggiore presenza femminile
viene in parte attribuita alla longevità delle donne e in parte ad una serie di fattori genetici,
ambientali e sociali ancora in esame. Gli studi disponibili presentano differenti valutazioni
quantitative quanto a incidenza* e prevalenza* delle diverse forme della malattia, ciò è dovuto
all‟eterogenità dei fattori considerati, alla difformità dei criteri diagnostici, alle diverse modalità di
arruolamento dei casi (medici di famiglia, strutture residenziali e semiresidenziali per anziani,
ricoveri ospedalieri, servizi domiciliari) e alla struttura della popolazione per sesso ed età, presa in
esame.
Sulla base delle stime individuate si ipotizza che le persone con demenza presenti attualmente in
provincia di Bergamo si possano quantificare intono alle 12.000. Le forme più frequenti possono
essere attribuite alla malattia di Alzheimer per circa il 50-60% e per il 10-20% a malattie vascolari.
Al 1 gennaio 2012 sono stati rilevati dall‟ASL di Bergamo, 8.921 casi di persone malate, tra queste
2.733 sono maschi (30,6%) e 6.188 femmine (69,4%) e nel complesso, circa 4.500 sarebbero malati
di Alzheimer. Nel 2006, alla stessa data, i casi presenti risultavano essere 5.599, l‟aumento
accumulato in sei anni, supera il 50%. La prevalenza dei casi di demenza nei diversi Ambiti
Territoriali è generalmente correlata positivamente all‟indice di vecchiaia, più alto è il valore
dell‟indice, più alto risulta essere il valore della prevalenza.
Attualmente le demenze costituiscono un importante problema sanitario e, soprattutto, socio
assistenziale per il notevole carico di accudimento che le persone malate richiedono, sia quando
sono assistite dai servizi, sia quando a provvedere è in tutto, o in parte, la famiglia. Nel 2009 il
servizio ADI dell‟ASL di Bergamo aveva in carico 873 persone con demenza certificata, altre 2.500
circa erano ricoverate nelle RSA, compresi i Nuclei Alzheimer, e intorno alle 280 venivano assistite
nei CDI. Nell‟insieme i servizi garantivano assistenza, in forme e modalità diverse, a circa 3.653
ammalati, meno della metà del totale. Gli altri malati sono assistiti a casa dai familiari si stima che,
per ogni persona ammalata, ne sono coinvolti almeno tre e come abbiamo già visto, questi sono
quasi sempre donne della famiglia, oppure sempre più frequentemente negli ultimi 10 anni, donne
straniere. La famiglia- risorsa, la famiglia che cura, è oramai assottigliata e invecchiata. Quando poi
è culturalmente ed economicamente più debole e resa ancora più fragile dal sovraccarico di fatiche
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
TOTALE DEMENZE
44
dovuto all‟impegno nel lavoro di assistenza prolungato e intenso, tende a chiudersi dentro i confini
della propria storia e non ha forze da spendere neanche per chiedere aiuto.
Negli ultimi anni diversi studi fanno ritenere che l‟insorgenza della demenza possa essere almeno in
parte prevenibile. Si è visto ad esempio come una regolare attività fisica ed una intensa attività
sociale, produttiva e mentale, possono ridurre il rischio di malattia anche del 40% in un arco
temporale di 4-5 anni.
*L’incidenza misura i nuovi casi che si verificano in una popolazione in un certo lasso di tempo,
per esempio quante persone si ammalano di demenza in un anno nella popolazione della provincia
di Bergamo.
*La prevalenza misura il numero di tutti i casi presenti in un determinato momento in una
determinata popolazione; per esempio quante sono oggi le persone malate di demenza in provincia
di Bergamo.
45
Capitolo 5
Le dimensioni della non autosufficienza: i servizi dedicati
Tav. 30 - Ambiti territoriali, indici di vecchiaia e di carico sociale per sesso*
indice di vecchiaia carico sociale
Ambito territoriale maschi femmine media maschi Femmine media
1 Bergamo 127,9 203,8 165,1 50,8 62,9 57
2 Dalmine 79,9 114,5 96.4 43,9 50,7 47,2
3 Seriate 74,5 103,8 88,8 42,7 49,9 46,2
4 Grumello 71,6 102,6 86,8 41,9 51,6 46,6
5 Val Cavallina 77,8 103,1 90,2 44,9 53,15 48,9
6 Basso Sebino 82,5 119,1 100,2 43,2 52,4 47,6
7 Alto Sebino 116,4 171,5 143,2 48,9 60,2 54,5
8 Val Seriana 108 155,8 131,1 48,6 57,2 52,8
9 Alta V.Seriana e Scalve 116 166,2 140,2 47,5 56,7 51,7
10 Val Brembana 130,8 179,5 154,7 48,4 60,3 54,1
11 Valle Imagna 90 124,5 106,9 46,4 54,9 50,6
12 Isola Bergamasca 82,6 120,9 101,3 42 52,5 47,8
13 Treviglio 93,6 134,7 113,8 43,5 54,5 48,8
14 Romano 78,4 111,3 94,4 41,9 51,4 46,4
PROVINCIA 93,5 135,95 114,1 45,2 54,8 49,9
LOMBARDIA 113,8 170 141,1 47,1 57,3 52,1
ITALIA 118,5 171,9 144,5 48,2 56,3 52,2
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazio
0
50
100
150
200
250
MASCHI
FEMMINE
MEDIA
Indice di vecchiaia
46
I territori di Bergamo, Alto Sebino, Val Seriana superiore e Val Brembana si caratterizzano per
importanti differenze rispetto ai valori dei restanti Ambiti sia dell‟indice di vecchiaia che di quello
di carico sociale che si presentano ben superiori anche alle medie regionali e nazionali. I valori dei
due indici risultano più elevati tra le femmine con uno scarto rispetto ai maschi di oltre 42 punti per
l‟indice di vecchiaia e di quasi 10 per quello di carico sociale. I valori dei due indici rilevati nelle
diverse zone appaiono tra loro coerenti, più alto è l‟indice di vecchiaia più alto risulta quello di
carico sociale. In tutti i capoluoghi della Regione si registra un indice di vecchiaia più elevato
rispetto al relativo territorio provinciale, l‟indice di vecchiaia della città di Bergamo (180), si
presenta più alto rispetto alla media provinciale e pesa sensibilmente sul valore medio dell‟Ambito.
Tav. 31 - Anziani con ≥ 75 anni, centri diurni anziani (c.d.a.) e Centri Diurni Integrati (CDI)* per Ambito
territoriale
Ambito
territoriale
c.d.a.
numero
anziani
≥75
CDI
numero
CDI
posti autorizzati
CDI
posti
accreditati
CDI
fabbisogno
Bergamo 30 17.639 2 60 60 176,6
Dalmine 12 9.805 5 + 1 145+ 20 per
Alzheimer
110 98,0
Seriate 12 4.835 0 0 0 48,3
Grumello 8 3.002 2 40 40 30,0
Val Cavallina 11 3.332 2 28 28 33,3
Basso Sebino 3 2.436 1 30 0 24,3
Alto Sebino 2 3.107 1 20 20 31,0
Valle Seriana 16 9.109 4 93 98 91,0
Valle S. e Scalve 9 4.229 2 42 37 42,2
Valle Brembana 7 4.600 0 0 0 46
Valle Imagna 4 4.332 2 70 30 43,3
Isola Berg.sca 17 9.434 4 105 95 94,3
Treviglio 14 8.757 2 60 60 87,5
Romano L.do 12 5.667 1 10 0 56,6
Totale 157 90.284 29 723 578 902,4
*Fonte ASL di Bergamo, ns. elaborazioni
*Il fabbisogno di posti in CDI è stabilito dalla Regione in 1 posto per ogni cento anziani con età superiore ai 75 anni
0
10
20
30
40
50
60
70
MASCHI
FEMMINE
MEDIA
Carico sociale
47
0
5
10
15
20
25
30
Centri Diurni Anziani
CDA numero
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
Centri Diurni Integrati
CDI numero
48
5.1 - I CENTRI ANZIANI: una risorsa da valorizzare
La disciplina per la realizzazione e la gestione dei centri diurni per anziani, quali servizi a valenza
socio assistenziale, rientra nelle competenze regionali e per la parte operativa in quelle dei comuni.
Le indicazioni regionali che trattano in modo organico il tema dei centri, ne prevedono il
finanziamento, le finalità e gli standard strutturali e gestionali, sono contenute nel POA (Progetto
Obiettivo Anziani) del 1995-97. Negli anni seguenti, sono stati gradualmente sospesi tutti i
finanziamenti regionali destinati alla costruzione e alla gestione di centri e l‟argomento non è stato
mai più ripreso negli atti normativi successivi come i Piani Socio Sanitari. Di conseguenza il
finanziamento passa totalmente o in buona parte a carico dei comuni, con qualche saltuaria e
parziale integrazione dell‟Amministrazione provinciale o da parte di privati, comprese alcune
parrocchie.
Quando il POA interviene tra il 1995 e il 1997, la realtà dei centri ha già una sua consistenza sia in
Regione che in provincia di Bergamo. Una ricognizione sullo stato dell‟arte dei centri anziani messa
in campo nel 1993 dall‟Auser di Bergamo che si era da poco costituito, censisce 75 realtà, la gran
parte delle quali, il 60%, attivate nel periodo 1980-1990, le altre con una storia lontana che risale ai
dopolavoro operai nati negli anni „30. Secondo gli orientamenti dettati dal POA i centri possono
offrire una molteplicità di prestazioni con finalità socializzanti e di educazione alla salute nel senso
più ampio ed essere in grado di attrezzarsi per diventare supporto al SAD dotandosi di interventi
specifici come: bagno assistito, lavanderia, laboratorio di cucito per la cura del guardaroba, servizio
di barbiere, di parrucchiere, di podologia e di quanto necessario per soddisfare eventuali nuove
necessità. Nelle intenzioni del legislatore regionale i centri per la terza età dovrebbero diventare un
servizio aperto, finalizzato alla prevenzione e al contenimento degli effetti dell‟isolamento,
accessibile a chiunque. Dunque un servizio di sostegno e promozione delle potenzialità della
persona anziana nel percorso individuale di invecchiamento fisiologico, al di fuori di logiche
assistenzialistiche. Il centro anziani ,per queste sue finalità, dovrebbe essere capace di attivare
scambi continui con i servizi e con la realtà sociale in cui è inserito e saper essere un punto di
ascolto sensibile delle esigenze della popolazione anziana e della comunità a cui appartiene.
0
20
40
60
80
100
120
Posti autorizzati
Posti accreditati
Posti autorizzati e accreditati
49
Tra i centri anziani attivati in provincia di Bergamo in quegli anni, grazie a finanziamenti regionali
integrati in questo caso in modo cospicuo da quelli provinciali, va ricordato quello di Vilminore di
Scalve, un comune montano di 1.500 abitanti al fondo di una piccola valle distante 60 km da
Bergamo, che ha rappresentato un esempio emblematico di come un servizio destinato ad una parte
di popolazione potesse diventare una significativa risorsa per tutta una comunità. Il centro anziani di
Vilminore, fin dalle sue origini, fornisce un servizio pasti aperto ai lavoratori delle poche aziende
della zona e soprattutto agli studenti del nuovo Centro di Formazione Professionale (CFP). E‟ stata
proprio la possibilità di consumare il pasto in loco che ha probabilmente garantito nel tempo al
CFP, la presenza un numero di allievi sufficiente a mantenerlo in vita.
Presenza dei centri anziani nel territorio bergamasco
Dei 244 comuni della provincia di Bergamo, in 127 pari al 52% sono presenti uno o più centri per la
terza età, in totale i centri esistenti sono 157, la città capoluogo ne conta 23, mentre altri sette
comuni ne contano due per ciascuno. L‟indagine sui Centri anziani si è svolta tra il 2007 e il 2008.
Dei 157 centri censiti hanno restituito il questionario compilato in 140 pari al 89,1%.
Tav.32 - Provincia di Bergamo, distribuzione numero c.d.a. per comune, provincia di Bergamo*
n° centri per comune 1 centro % 2 centri % 23 centri % totale comuni
comuni con c.d.a 119 93,7 7 5,5 1 0,7 127
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
Tav. 33 - Provincia di Bergamo, distribuzione c.d.a. per dimensione demografica dei comuni *
abitanti ≤ 1.000 1.001-3.000 3.001-5.000 5.001-7.000 7.001-9.000 ≥9.001 Totale
n°comuni
con c.d.a
8 = 6,2%
29 = 22,8%
34 = 26,7%
26 = 20,4%
15 = 11,8%
13=11,8%
127
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
I dati sulla distribuzione dei centri in base alla dimensione demografica dei comuni mettono in
evidenza che la presenza di almeno un centro anziani è direttamente proporzionale al numero dei
residenti, infatti dispongono di questo servizio l‟89% dei comuni fra i 5.000 e i 7.000 abitanti, tutti i
comuni con una popolazione che supera i 9.000 abitanti e solo il 29% dei comuni con meno di
3.000 abitanti.
Tav. 34 - Provincia di Bergamo, distribuzione dei centri diurni anziani per Ambito territoriale*
n°ambito 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 tot.
n° c.d.a. 30 17 16 14 12 12 12 11 9 8 7 4 3 2 157
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
05
101520253035
n° CDA
50
Tav. 35 - Provincia di Bergamo, distribuzione dei centri diurni anziani per dimensione della struttura*
dimensione in
mq
< 100
101-200
201-400
> 401
non risponde totale
centri
n° c.d.a 33 = 23,5% 42 = 33% 20 =14,2% 11 = 7,8% 34 =24,2% 140=100%
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
La superficie interna dei centri dipende e dalla dimensione demografica del comune e più spesso
dalla data della loro costruzione, è infatti mediamente più contenuta se la costruzione è avvenuta
prima del 1990 quando ancora mancavano indicazioni regionali in materia. Sempre tra i centri
costruiti prima del 1990 si contano tutti quelli privi di spazi esterni.
Per la gran parte l‟ampiezza si aggira tra i 100 e i 200 mq, nei casi in cui le dimensioni superano i
400 mq sono quasi sempre presenti o il gioco delle bocce coperto oppure ampie sale polivalenti o
veri e propri auditorium. Nell‟82% delle situazioni l‟edificio appartiene al comune ed ceduto senza
oneri nel 72,8% delle occasioni all‟associazione cui ne è stata affidata la gestione. In genere il
comune provvede a garantire le opere di manutenzione e il riscaldamento, mentre il costo delle
utenze è quasi sempre a carico del centro. Due sedi sono di proprietà della associazione che si
occupa della gestione, quattro risultano essere di proprietà di privati e altre sei di parrocchie o ordini
religiosi. Dei 140 centri presi in esame, la maggioranza dispone di spazi per attività ricreative e di
tempo libero, sale per incontri di gruppo o attività particolari, cucina, gioco delle bocce e bar. Il bar,
presente nel 64,1% dei casi, rappresenta l‟unica entrata economica autonoma utilizzata per
finanziare acquisti o l‟organizzazione di attività altrimenti non realizzabili. In alcune realtà gli utili
del bar, donati in parte ad altre istituzioni locali, diventano un tramite, uno strumento, per
manifestare all‟esterno che gli anziani sanno essere una presenza attiva e attenta ai bisogni delle
componenti più fragili della comunità.
Tav. 36 - Provincia di Bergamo, distribuzione centri anziani per tipologia dei locali*
locali
vari
bar spazio esterno bocce giardino cucina ambulatorio palestra biblioteca
94 90 57 42 37 32 25 17 12
67,1% 64,2% 40,7% 30% 26,4% 22,6% 17 12,1% 8,5%
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
51
Centro Diurno per Anziani Treviglio
In 25 centri troviamo un ambulatorio medico dove infermieri professionali volontari e a volte
medici in pensione, garantiscono semplici prestazioni sanitarie, come la rilevazione della pressione
sanguigna, del peso, della glicemia, la cura di piccole lesioni, la somministrazione di farmaci. La
palestra, presente in 17 centri, consente l‟organizzazione di attività motorie anche a scopo
riabilitativo come corsi di ginnastica, ballo e yoga. Dal momento che la palestra quasi mai è ad uso
esclusivo, il suo utilizzo, specie nelle ore serali, è a disposizione della generalità dei cittadini. Un
elemento di criticità è rappresentato dal numero di centri, 46 pari al 32,8% del totale, privo di spazi
esterni e quindi della possibilità per i frequentatori di soggiornare o di svolgere attività all‟aperto, di
essere visibili. L‟invisibilità aumenta il rischio che il centro si trasformi e venga vissuto come uno
spazio introverso, una bolla difensiva.
5.1.1 - Qualità della sede
Il quadro che emerge dai dati descrive una realtà positiva quanto a condizioni strutturali nel 90% dei
casi. In maggioranza i centri sono puliti, in buone condizioni di manutenzione, privi di barriere
architettoniche, luminosi, forniti di acqua calda, di riscaldamento e arredati adeguatamente. Sono
però segnalate anche alcune criticità. Il 50% sottolinea carenze nelle attrezzature, il 15% presenza di
rumorosità, l‟11% di umidità, e il 60,3% non dispone di sistemi di condizionamenti di cui negli
ultimi anni si sente particolarmente il bisogno nelle zone di pianura durante il periodo estivo.
5.1.2 - Tempi di funzionamento, utenti
Gli orari di apertura descrivono realtà molto variegate, frequentemente correlate con il numero di
volontari che operano attivamente e con le capacità organizzative e di coinvolgimento dei
componenti gli organismi direttivi. Durante i tempi di apertura i volontari presenti non si occupano
solo di far funzionare il servizio, ma in molte occasioni svolgono il ruolo di veri e propri facilitatori
relazionali. Il 61,4% dei centri è aperto per mezza giornata, in prevalenza il pomeriggio, tutti i
giorni feriali compreso il sabato, 32 centri pari al 22,8%, funzionano da tre a sei volte la settimana e
i restanti 20 meno di tre volte. Frequentano il centro per lo più pensionati iscritti all‟associazione
che ha in carico la gestione, con età tra i 60 e i 75 anni in prevalenza maschi, persone autosufficienti
in grado di spostarsi autonomamente a piedi o con l‟uso di mezzi di trasporto proprio. In genere si
conoscono tra di loro, sono compagni di lavoro, aderenti allo stesso sindacato o partito politico e
che a volte arrivano al centro perché portati da un amico o da un conoscente e solo in poche
occasioni sollecitati dai servizi socio assistenziali territoriali.
52
Tav. 37 - Provincia di Bergamo, distribuzione centri anziani per numero utenti giornalieri *
n°utenti
10 - 15
16 – 30
31 - 45
46 - 60
> 60
non
risponde
totale
n°centri % 28
20 %
45
32,1%
25
17,8%
19
13,5%
10
7,1 %
13
9,2 %
140
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
In certi casi il centro viene percepito all‟esterno come un luogo chiuso, espulsivo, quasi
inaccessibile, riservato esclusivamente ad un singolo gruppo, mentre in altri casi viene definito
ghetto o vecchia osteria. Il 70% dei centri accoglie giornalmente a rotazione fra le 10 e le 45
persone, che si fermano in genere dalle 2 alle 4 ore.
La caratterizzazione dei centri come luogo di socialità, è messa in risalto dalle aperture domenicali
presenti nel 45% delle realtà e complessivamente per un tempo di circa 350 ore ogni domenica.
Le persone che alla domenica si incontrano nei centri sono in parte diverse dai frequentatori
abituali, sono sempre pensionati, a volte anche relativamente giovani, in cerca di un sostituto al bar
del paese più accogliente e con prezzi più bassi.
Tav. 38 - Provincia di Bergamo, distribuzione dei centri per tempi di apertura domenicale*
mattino pomeriggio mattino e
pom
pom. e
sera
matt. e pom. e
sera
non aprono alla
domenica
n° centri e % 2 = 3,1% 45 = 71,4% 13 = 20,6% 1 = 1,5% 2 = 3,1% 77 = 55%
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
Il funzionamento domenicale, non sarebbe possibile senza l‟impegno e le capacità dei tanti
volontari. Lavorare per il centro anziani diventa perciò un‟esperienza importante per se stessi,
grazie alla quale il tempo liberato dall‟impegno lavorativo non si trasforma in tempo da perdere.
5.1.3 - Gestione, finanziamento, attività
Il 73,5% dei centri sono autogestiti, il che significa che è l‟associazione di volontariato a cui il
comune ha affidato la conduzione, ad occuparsi di tutto attraverso i propri organismi, presidente,
consiglio direttivo e in qualche caso commissioni ad hoc che in qualche caso vede la presenza
dell‟assistente sociale. Il 74,2% ha adottato uno statuto e un regolamento come previsto dalla legge
sul volontariato. L‟adozione dello statuto è condizione necessaria per poter accedere all‟iscrizione
al Registro regionale e,o a quello provinciale e così concorrere ai bandi annuali o biennali che
prevedono l‟erogazione di fondi per il finanziamento delle attività.
Tav. 39 - Provincia di Bergamo, distribuzione centri diurni anziani per tipologia delle attività con l’esterno* - Tab. E
10
segretariato
sociale
attività
aperte
esterni
affissioni
avvisi
collaborazioni
con altri centri
collaborazioni
associazioni locali
collaborazioni
associazioni
esterne
n°
centri
73
83
82
24
83
42
% 52,1 59,2 58,5 17,1 59,2 30
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
53
Se si prendono in esame i flussi comunicativi verso l‟esterno e le iniziative condotte in
collaborazione con altre organizzazioni sociali, si nota che una parte dei centri tende a mantenere il
tradizionale atteggiamento di chiusura e a concentrarsi quasi esclusivamente in attività per i propri
utenti.
Le ragioni del diverso modo di interpretare il ruolo del centro diurno sono da ricercare nella storia
del centro stesso e nelle esperienze di vita, nelle motivazioni che hanno portato i componenti gli
organismi direttivi, a scegliere questo impegno. I dati mettono in evidenza una netta propensione a
concentrare gli interventi entro i confini del paese e una certa resistenza ad intrecciare relazioni con
organizzazioni e altri centri diurni, situati fuori dai confini comunali. Da ricordare che circa 80 degli
attuali 140 centri hanno origine negli anni 30 come dopolavoro operaio.
Nel 59,2% dei casi le attività organizzate sono fruibili anche da persone non iscritte all‟associazione
e in più della metà delle situazioni il centro mette a disposizione spazi per affissioni e locali per
ospitare la presenza periodica di funzionari di patronati sindacali che curano l‟assistenza fiscale o le
pratiche pensionistiche per i residenti nella zona. Solo il 17,1% delle attività sono costituite da
collaborazioni con organizzazioni esterne al paese e in particolare con altri centri anziani.
In 19 centri, il comune mantiene una gestione diretta della parte amministrativa come il bilancio, le
forniture, la registrazione delle iscrizioni ecc, mentre delega ad un‟associazione di volontariato la
gestione operativa. Il finanziamento necessario al funzionamento del centro, alla realizzare delle
attività e alla manutenzione dello stabile, dipende per il 52% da contributi erogati dal comune.
Provvedono in modo autonomo alle proprie esigenze economiche o ricevono dal rispettivo comune
contributi molto modesti, 64 centri pari al 45% del totale. In genere i centri si autofinanziano
attraverso diverse iniziative: il tesseramento, le attività proposte a pagamento come le gite, i corsi di
ballo ecc., la vendita di piccole produzioni artigianali realizzate dagli utenti, gli utili del bar interno
e le donazioni di privati, aziende locali e più, spesso, banche.
In alcuni casi il centro si connota, in tutto o in parte soprattutto come contenitore, non elabora
propri progetti, non fa proposte, ma funziona come un locale pubblico che offre ai frequentanti il
vantaggio di non essere obbligati alla consumazione e, comunque, prezzi bassi. Si limita a mettere a
disposizione degli spazi e così gruppi anche piccoli, fortemente coesi e chiusi, si possono incontrare
e dedicare ad un proprio comune interesse, quasi sempre il gioco delle carte per gli uomini, le
chiacchiere a ruota libera e la tombola per le donne.
54
Tav. 40 - Provincia di Bergamo, distribuzione dei centri diurni anziani per tipo di attività offerta*
giochi
corsi vari
visite
guidate
gite
gruppi di
interesse
attività
sportive
attività
culturali
n° centri 108 54 28 90 37 51 50
% 77,1 38,5 20 64,2 26,4 36,4 35,7
*Fonte Spi e Provincia Bergamo
5.2- LE RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE (RSA)
Tav. 41 - Provincia di Bergamo, RSA per Ambito, posti letto autorizzati, fabbisogno ( 7% su anziani con età ≥ 75
anni) e posti letto a contratto
numero
RSA
posti letto
autorizzati
posti letto
accreditati
*fabbisogno
*posti a
contratto
differenza
Bergamo 7 1.075 1.075 1.234 1.053 181
Dalmine 5 437 342 686 362 324
Seriate 2 272 272 338 272 66
Grumello 2 125 123 210 60 150
Val Cavallina 3 277 231 233 231 + 2
Basso Sebino 3 189 186 170 92 78
Alto Sebino 3 383 271 217 280 +63
Valle Seriana 10 795 823 637 710 +73
Valle S. e Scalve 5 251 251 297 171 126
Valle Brembana 4 330 305 322 239 83
Valle Imagna 2 142 117 303 72 231
Isola Berg.sca 4 705 650 660 671 +11
Treviglio 4 337 271 612 295 317
Romano L.do 7 421 406 392 295 97
Totale 61 5.739 = 6,3% 5.323 6.368= 7% 4.803= 75% 1.565 = 24,5%
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazioni
02468
10
n° RSA
n° RSA
55
Il numero dei posti letto autorizzati corrisponde al numero dei posti complessivamente disponibili
nelle singole RSA. L‟autorizzazione al funzionamento, l‟accreditamento dei posti letto e l‟eventuale
loro contrattualizzazione vengono rilasciati dall‟ASL, previa verifica del possesso e del
mantenimento dei parametri strutturali e gestionali fissati dalla normativa regionale (LR 3/2008 -
33/2009 - Dgr IX/2633/2012), con l‟obiettivo di garantire livelli essenziali e uniformi di assistenza.
L‟accreditamento certifica il possesso di requisiti superiori a quelli stabiliti per l‟autorizzazione al
funzionamento, sotto il profilo strutturale, tecnologico o organizzativo. Con l‟accreditamento il
soggetto giuridico accreditato consegue l‟abilitazione ad erogare prestazioni per conto del Servizio
socio sanitario regionale. L‟accreditamento è presupposto necessario, ma non sufficiente per
ottenere il rimborso delle prestazioni socio sanitarie a carico del Fondo Sanitario Regionale. Il
rimborso delle prestazioni a carico del Fondo Sanitario Regionale è previsto per i posti letto a
contratto.
Con DGR IX/4879 del 21 febbraio 2013, in applicazione della DGR IX/4574 del 19/12/2012, si
definiscono indicatori e metodologie per l‟assegnazione di budget per l‟anno 2013 alle RSA, alle
RSD ( Residenze sanitarie per disabili) e alle CSS (Comunità socio sanitarie). Questo al fine di
rendere il sistema di queste unità d‟offerta più centrato sul reale bisogno espresso dal territorio e
consentire quindi una più omogenea distribuzione ed equilibrio tra le diverse ASL e tra le diverse
strutture di una stessa ASL, del numero di posti letto messi a contratto. Gli indicatori previsti dalla
Regione Lombardia per la messa a contratto di posti letto delle RSA sono:
offerta territoriale: indice rilevato in ciascuna ASL, quale rapporto tra il numero dei posti
messi a contratto e la popolazione di riferimento, numero di anziani con età superiore ai 75
anni, rispetto all‟indice medio regionale del 6%, e progressivo aumento dei posti letto a
contratto nelle ASL con indice inferiore al 5,5%;
il tasso di saturazione dei posti letti nell‟arco di 365 giorni; verranno premiate le ASL con
indice di saturazione superiore al 96% retta uguale o inferiore ai 55,5 euro e lista d‟attesa
numerosa. Al contrario è prevista una riduzione dei posti letto messi a contratto nelle ASL
dove l‟indice di saturazione è inferiore al 92%, la retta è superiore ai 55,5 euro e il rapporto
tra la popolazione anziana e i posti letto a contratto supera il 6,6%;
liste d‟attesa, che dovranno essere ripulite dai doppioni a cura dell‟ASL, si tiene conto del
rapporto tra il numero di domande in lista d‟attesa e la popolazione di riferimento. Per il
0
500
1.000
1.500
FABBISOGNO
POSTI CONTRATTO
Fabbisogno e Posti contratto
56
futuro è prevista la creazione, a cura della Regione, di un sistema informatico di gestione
delle liste d‟attesa che consenta di superare il problema della moltiplicazione delle domande;
mobilità intra regionale, il numero di utenti provenienti da un‟ASL diversa da quella di
residenza;
età media di ingresso in RSA e complessità assistenziale rilevate attraverso il SOSIA;
la retta media a carico dell‟utente applicata nel corso dell‟anno 2012.
Tav. 42 - Provincia di Bergamo, indice di invecchiamento , posti letto in RSA per Alzheimer e di sollievo*
indice di
invecchiamento
n° RSA
posti per
Alzheimer
n° RSA
posti di
sollievo
n° RSA
posti in
hospice
Bergamo 22,61 1 40 1 9
Dalmine 15,76 1 20 3 13
Seriate 14,88 0 0 1 6 1 13
Grumello 14,77 0 0 1 6
Val Cavallina 15,58 0 0 0 0
Basso Sebino 16,16 0 0 2 11
Alto Sebino 20,78 1 20 0 0
Valle Seriana 19,62 1 30 3 19 1 4
Valle S. e Scalve 19,91 0 0 0 0
Valle Brembana 21,35 1 20 2 4
Valle Imagna 17,37 0 0 0 0
Isola Berg.sca 16,11 3 69 4 28
Treviglio 17,47 1 24 1 3
Romano L.do 15,40 0 0 0 0
PROVINCIA 17,6 9 223 19 99 2 17
LOMBARDIA 20,1
ITALIA 20,3
*Fonte ISTAT e ASL Bergamo, ns. elaborazioni
* indice di invecchiamento: rapporto tra la popolazione con età superiore ai 65 anni e la popolazione totale di una
determinata zona, in percentuale.
0
5
10
15
20
25
Indice di invecchiamento
Indice di invecchiamento
57
Tav. 43 - Provincia di Bergamo, RSA per numero posti letto autorizzati
Posti ≤40 41-60 61-80 81-100 101-120 121-140 141-160 200-225 421 totale
n° RSA 6 13 13 13 6 2 2 5 1 61
*Fonte ASL Bergamo, ns. elaborazione
Tav. 44 - Provincia di Bergamo, RSA posti letto e domande in lista d’attesa* serie storica
2000 2004 2011
posti letto 4.714 5.116 5.739
lista d’attesa 2.788 1.663 6.286
*Fonte ASL, Bergamo
*Poiché una domanda di ricovero può essere presentata in più RSA , ne consegue che il numero delle domande in lista
d‟attesa superi quello delle persone interessate. Si stima che normalmente per ogni richiesta di ricovero vengano
presentate almeno tre domande.
Tav. 45 - Provincia di Bergamo, RSA per importo *retta minima e massima in euro
retta minima ≥ 40 41 - 50 51 - 60 61 -70 71 - 80 81 - retta media
n° RSA 2 24 30 3 1 1 50,5
retta maxima ≥ 50 51 - 60 61-70 71-80 81 - 90 -------------- retta media
n° RSA 3 27 19 5 7 59,5
*Fonte ASL, Bergamo, ns. elaborazione
La retta corrisposta dagli ospiti copre le spese alberghiere e assistenziali, mentre per i soli posti letto
a contratto, i costi per l‟assistenza sanitaria, stabiliti in base alle classi SOSIA sono rimborsati dalla
Regione.
Tav. 46 - Provincia di Bergamo, differenza tra retta massima e retta minima in euro*
nessuna ≥10 11-15 16-20 21-30 31-40 41-50 totale
n° RSA 15 28 7 3 4 2 2 61
*Fonte ASL, Bergamo, ns. elaborazione
0
10
20
30
40
50
60
70
40
20
0 0 0 0
20
30
0
20
0
69
24
0
913
6 60
11
0
19
04
0
28
300 0
13
0 0 0 04
0 0 0 0 0
n° posti per Alzheimer
n° posti di sollievo
n° posti in hospice
58
24%
76%
Percentuale maschi e femmine
MASCHI FEMMINE
Tav. 47 - Provincia di Bergamo, RSA prestazioni aggiuntive a pagamento*
costo n° rsa
lavanderia da 1,5 € al giorno o da 30 a 85 € mensili 4
podologo fisso 6 € o a prestazione 15
parrucchiere da 5 a 20 € 18
trasporto a prestazione 17
totale RSA che applicano il
pagamento delle prestazioni
aggiuntive
18 = 28,5%
*Fonte Spi ,Bergamo
Le rette minima e massima per la copertura dei costi alberghieri di base, dell‟assistenza e delle
prestazioni aggiuntive, sono fissate da ogni singolo gestore di RSA. Il gestore decide
autonomamente quali siano le prestazioni comprese nella retta e quali invece debbano essere a
pagamento. Una tale situazione rende difficile il confronto tra l‟importo della retta applicata nelle
diverse strutture in rapporto alle prestazioni fornite. I costi per le prestazioni socio sanitarie a carico
del Fondo Sanitario sono definiti dalla Regione, secondo la classificazione dei bisogni di ogni
singolo assistito, attraverso l‟applicazione del SOSIA, strumento di valutazione standardizzato. La
maggior parte delle RSA (81%) applica una retta minima, per la copertura dei costi alberghieri a
carico degli assistiti, compresa tra i 41 e i 50 euro al giorno e nel 75% dei casi una retta massima tra
i 51 e i 70 euro. In 15 RSA (24%) non esiste differenza tra la retta minima e quella massima mentre
in quasi la metà delle strutture la differenza si aggira intorno ai 10 euro.
Tav. 48 - Provincia di Bergamo, RSA persone ricoverate, distribuzione per genere*
numero
%
età media
all’ingresso
tasso di saturazione
medio 2011
Maschi 1.377 24 79
Femmine 4.362 76 85
Totale 5.739 100 82
99,32
*Fonte Spi, Bergamo
* il numero delle persone ricoverate ad una certa data può risultare inferiore a quello dei posti letto. Infatti i posti che si
rendono liberi non vengono occupati immediatamente. Il tasso di saturazione è l‟indicatore che dice, in percentuale, per
quanto tempo un posto letto è stato occupato nell‟arco di un anno per esempio il valore 100 indica che il posto è stato
sempre occupato, mentre il valore 50 segnala che il posto è rimasto vuoto per la metà del tempo.
0
1000
2000
3000
4000
5000
MASCHI FEMMINE
1377
4362
N° MASCHI E FEMMINE
MASCHI
FEMMINE
59
46,3
32
21,7
% ANNO 2010
fino a 1 anno
da 2 a 5 anni
oltre i 5 anni
29,9
42,1
28
0
% ANNO 2005
fino ad 1 anno
da 2 a 5 anni
oltre i 5 anni
Tav. 49 - Provincia di Bergamo, durata della permanenza in RSA
% anno 2005 % anno 2010
fino ad 1 anno 29,9 46,3
2 - 5 42,1 32,0
oltre 5 anni 28 21,7
Totale 100 100
*Fonte ASL Bergamo
5.2.1 - ORIGINE DELLE RSA: cenni storici
Nel 1980 la Regione Lombardia ha avviato un censimento degli archivi storici degli ospedali
esistenti in ogni provincia parte dei quali nel tempo, si sono trasformati in ospizi e poi in case di
riposo. Questo patrimonio, presente anche nella nostra provincia e che qui ha avuto in alcuni casi,
origine molto antica, si è potuto formare grazie allo spirito caritativo di molti cristiani, ma anche
alla filantropia di laici illuminati. Delle 61 RSA della provincia 21 sono entrate nel censimento e di
queste, 14 sono nate come ospedali o infermerie, caratteristica che in genere hanno mantenuto fino
intorno al 1960-70, 6 si trovano in Val Seriana e 7 nella bassa pianura ,le restanti in zone diverse,
ma nessuna è presente in Val Brembana o in Valle Imagna. L‟origine di queste strutture copre un
periodo storico antecedente il 1463 per la casa albergo di Albino, fino al 1939 per l‟ospedale Milesi
di Gromo. Le RSA di Vertova, Cologno e Gandino, sorgono tra il 1600 e il 1670, Calcio e Urgnano
hanno origine rispettivamente nel 1744 e nel 1795, il numero più consistente, 12, iniziano l‟ attività
76
78
80
82
84
86
MASCHI FEMMINE
79
85
Età media d' ingresso
MASCHI
FEMMINE
60
nel corso del 1800, mentre nel 1919 nasce Torre Boldone, nel 1928 Gorlago e, infine, Gromo nel
1939.
ALBINO
Casa Albergo per persone anziane e per invalidi al lavoro. Beneficio di San Bartolomeo
fino al 1463, Ospedale e Casa San Bartolomeo dal 1463 al 1670, “Spedale dei poveri
infermi” dal 1670 al 1840, Pia casa di ricovero dal 1840.
Infermeria G. Honegger G. Honegger fondò nel 1908 un ospedale per i dipendenti del
proprio cotonificio. Nel 1972 il cotonificio ha ceduto lo stabile alla Casa albergo che lo
ristrutturò per adibirlo ad infermeria per i propri ricoverati.
ALMENNO S. SALVATORE
Istituto Opera Pia Rota casa di riposo. Giovanni Carlo Rota con il suo testamento del
1876 lascia i suoi beni affinchè si costruisca un ospedale per la cura degli infermi poveri
qualunque fosse la loro malattia.
ARDESIO
Casa di riposo Filisetti Giacomo Filisetti nel 1822 con un suo testamento lasciò alla
Congregazione di carità di Ardesio una “montagna pascoliva e lignifera” per la costruzione
di un ospedale in Ardesio che iniziò il suo funzionamento nel 1844, con il compito di
“accogliere gli ammalati poveri del comune e i vecchi impotenti a qualsiasi lavoro.” Dal
1970 l‟ospedale si trasforma in casa di riposo.
BERGAMO
Pia casa dei poveri di Bergamo, ora Casa di riposo S. Maria Ausiliatrice, viene aperta
nel 1811 presso l‟ex convento delle Grazie. Scopo della Casa è di ricoverare e mantenere
gratuitamente o a pagamento poveri d‟ambo i sessi affetti da malattie schifose ed incurabili o
da mala conformazione di corpo od imbecillità di mente e che sono senza appoggio o non
possono essere assistiti nelle loro case”
61
Istituto S. Antonino delle Pie istituzioni Botta Nel 1837 viene aperto l‟Istituto Santa
Chiara, una delle opere caritativa sorte grazie alla sensibilità sociale del sacerdote don Carlo
Botta. L‟Istituto è dedicato al ricovero di fanciulle abbandonate e vecchie signore decadute.
BRIGNANO GERA D‟ADDA
Ospedale Aresi Casa di Riposo, istituito nel 1892 con i lasciti testamentari del sacerdote
don Pietro Aresi. Scopo dell‟istituzione è il ricovero di ammalati poveri del comune.
CALCIO
Casa di riposo don Carlo Zanoncello, già ospedale civile sorge grazie al lascito di don
Carlo Zanoncello nel 1744 e prima di allora Infermeria per malati acuti.
CASNIGO
Casa di Riposo, già Ospitale San Giuseppe. L‟istituzione viene fondata dall‟arciprete don
Giuseppe Malighetti verso la fine del 1893 e fu destinato all‟assistenza di persone sole ed
ammalate.
CIVIDATE AL PIANO
Ospedale civile don Ciriaco Vezzoli Casa di riposo dal 1902, Infermeria dal 1939, sorge ad
opera del parroco di Cividate Ciriaco Vezzoli. La Congregazione di carità del paese riunì i
lasciti e Petronilla Seghezzi ved. Casati provvide a continuare l‟opera di assistenza agli
ammalati.
COLOGNO AL SERIO
Ricovero Corsini dell’Infermeria Vaglietti. L‟edificio viene costruito nel 1840 con i
proventi del lascito della nobildonna Angela Vaglietti e in seguito il patrimonio venne
arricchito da altri lasciti tra cui quello importante di Carro Corsini.
FONTANELLA
Ospedale civile Casa di riposo aperto nel 1808, Infermeria per ammalati acuti dal 1939 al
1966. Destinato alla cura di ammalati acuti non contagiosi.
GANDINO
Ospedale civile e Casa di riposo. Ospedale civile dal 1640 al 1939, viene fondato nel 1640
con un lascito di Cecilia Caccia del Negro. Nel 1940 viene aperto un reparto sanatoriale per
soli uomini.
GORLAGO
Casa di riposo S. Giuseppe, l‟istituzione risale al 1928, fu fondata dal parroco don Pietro
Bonetti, è sempre stata una casa di riposo parrocchiale.
62
GROMO
Casa di riposo Milesi, Infermeria per ammalati acuti, poi Ospitale Milesi dal 1868.
L‟Ospitale ha origine nel 1868 con un lascito di Giovanni Milesi il quale destinò allo scopo
la propria abitazione. La sede attuale venne costruita nel 1935
GRUMELLO DEL MONTE
Casa di ricovero Madonna del Boldesico, Ospedale di Santa Maria al Boldesico.
L‟ospedale fu istituito nel 1811 nella casa del fondatore don Luigi Belotti donata per lo
scopo.
LEFFE
Casa serena di Leffe, Ospedale civile di Leffe dal 1844 al 1939, l‟infermeria per acuti dal
1939 al 1966. La sede dell‟ospedale fu donata dai fratelli Giuseppe e Gio Maria Pezzoli
d‟Albertoni. Dalla sua fondazione e fino alla classificazione in infermeria, gli infermi
venivano ammessi solo se forniti di un certificato di povertà rilasciato dal parroco o dagli
amministratori dell‟ospedale.
MARTINENGO
Ricovero Balicco, Ospedale civile Francesco Mazza dal 1735 al 1939, Infermeria per malati
acuti dal 1939 al 1966, Ospedale civile Francesco Mazza dal 1966 al 1975, poi casa di
riposo. Con il suo testamento del 24 dicembre 1735 il Zilioli “ lasciò erede di tutta la sua
sostanza il venerando Pio luogo affinchè venisse aperto uno spedale per il ricovero di
ammalati poveri”.
NEMBRO
Pia casa di ricovero. La Pia casa viene fondata nel 1804 dall‟arciprete don Giovanni
Zanoni, il quale donò la propria abitazione per ricoverarvi i poveri cronici del paese. Nel
1845 il ricovero fu trasferito nella sede attuale, ex convento degli agostiniani, sede donata
dal medico condotto Antonio Gilberti.
SPIRANO
Infermeria civile Casa di riposo. Ospitale e Casa di ricovero dal 1864 al 1948. Infermeria
per malati acuti dal 1948 al 1966, poi casa di riposo Don Giacomo Capitanio, parroco di
Spirano, nel 1831 con il suo testamento lasciò una casa di sua proprietà affinchè fosse
adibita a ricovero per tre o quattro donne del comune povere e incurabili.
URGNANO
Ricovero per inabili al lavoro Magri, Ospedale Magri per acuti dal 1797, Infermeria fino
al 1962, poi casa di riposo.
Bortolo Magri lascia “tutta la sua sostanza affinchè venisse eretto un ospedale pei poveri
infermi di Urgnano”. Nel 1806 anche don Pietro Ghisleri lascia i suoi beni per l‟ospedale e
nel 1810 fa la stessa cosa don Francesco Magri, cugino di Bortolo.
63
VERTOVA
Pia casa di ricovero. La Pia Casa ha origine nel 1808 a seguito del bando prefettizio sulla
mendicità. Lo statuto del 1883 stabilisce che hanno diritto al ricovero cronici e semi invalidi
preferibilmente in età avanzata.
5.3 - I SERVIZI per la domiciliarita’
Il SAD, servizio di assistenza domiciliare, è di competenza comunale, eroga a domicilio prestazioni
di assistenza generica a persone fragili o a famiglie in difficoltà. Scopo principale del servizio è
consentire alla persona assistita di restare al proprio domicilio in condizioni di sicurezza personale e
ambientale. La domanda va presentata dall‟interessato o da un familiare presso il comune di
residenza. E‟ un servizio a domanda individuale per il quale è previsto il pagamento stabilito in base
al reddito.
L‟ADI, assistenza domiciliare integrata, è di competenza dell‟ASL, garantisce interventi sanitari,
infermieristici e riabilitativi a domicilio al fine di favorire il recupero di condizioni di benessere.
Viene attivata su richiesta del medico curante solo dopo che il Cead, centro per l‟assistenza
domiciliare, presente in ogni Ambito Territoriale, ne ha verificato la congruità.
Tav. 50 - Provincia di Bergamo, anziani ≥ 65 anni assistiti da ADI e SAD anno 2010*
solo ADI ADI+SAD solo SAD totale %
65 – 69 355 40 149 544 7,6
70 – 74 498 87 276 861 12,15
75 – 79 719 129 430 1278 18,03
80 – 84 841 162 605 1608 22,68
≥ 85 1529 289 980 2798 39,47
totale 3942 707 2.440 7.089
*Fonte ASL, ns. elaborazioni
Tav. 51 - Provincia di Bergamo, anziani assistiti solo da ADI per patologia*
demenze diagnosi
indifferenziata
malattie
neurologiche
SLA tumori Totale
%
65 – 69 25 126 35 8 204 398 8,58
70 – 74 43 232 50 8 252 585 12,61
75 – 79 116 397 57 6 268 845 18,21
80 – 84 197 458 61 1 282 999 21,53
≥ 85 468 936 108 1 299 1.813 39,07
totale 849 2.149 311 24 1.305 4.640
*Fonte ASL, ns. elaborazioni
64
5.4 - IL LAVORO PRIVATO DI CURA: le assistenti familiari
Ai fini dell‟applicazione del contratto nazionale di lavoro, la figura della “badante” definita più
correttamente assistente familiare, rientra tra le categorie previste nel rapporto di lavoro domestico,
mansione svolta esclusivamente per le necessità della vita familiare del datore di lavoro. La
qualifica di assistente familiare è attribuita a coloro che assistono persone non autosufficienti o che
hanno bisogno di assistenza a causa delle loro condizioni di salute o dell‟età. Con la legge
finanziaria del 2005 è stato introdotto per la prima volta il termine badante con il quale viene
identificata una precisa categoria di lavoratore indicato come “addetto all‟assistenza personale nei
casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana”.
L‟assistente familiare non entra solo in una casa, il lavoro che le viene richiesto la porta a far parte
della rete delle relazioni familiari e sociali, entra nel flusso delle emozioni e degli affetti che
intercorrono tra le persone coinvolte nei legami e nell‟intimità che la cura ha creato. Con la persona
assistita, frequentemente ammalata in modo grave e con problemi cognitivi, si stabilisce una
relazione di particolare intensità, spesso connotata da sentimenti ambivalenti che, se non vengono
riconosciuti, possono essere fonte di malessere che va a sommarsi alle fatiche di un lavoro
complesso sul piano pratico, fisicamente e psicologicamente impegnativo.
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
65-69 anni 70-74 anni 75-79 anni 80-84 anni ≥100
2543
116
197
468
DEMENZE
65
Nel nostro paese e nella nostra provincia l‟assistenza al domicilio di anziani non autosufficienti è
sostenuta in buona parte dalle famiglie. Quando esse non sono più in grado di provvedere
all‟impegno con le proprie forze, si avvalgono dell‟aiuto di donne immigrate. Il ricorso al lavoro di
cura privato risulta molto più diffuso in quei paesi dove un modesto sviluppo dei servizi residenziali
e domiciliari pubblici si accompagna alla persistenza di un modello culturale che attribuisce alla
famiglia in particolare alle donne, il carico dell‟accudimento delle persone fragili della famiglia. La
consistente presenza di assistenti familiari accumuna infatti l‟Italia ad altri Stati che come il nostro
si affacciano sul bacino del Mediterraneo, Spagna, Portogallo, Grecia ed in più hanno in comune
con l‟Italia la stessa visione del ruolo della famiglia e della donna nei compiti di cura. Nei paesi del
Nord Europa e in Francia, la diffusione del lavoro di cura privato risulta piuttosto contenuta, ma
contemporaneamente sono presenti servizi domiciliari e forme di residenzialità comunitaria protetta
più numerosi e soprattutto diversificati. In Italia sono assistiti a domicilio il 3,9% degli anziani, in
Francia il 7,9 e in Danimarca il 20,4.
5.4.1 - Quante sono le assistenti familiari e chi sono.
Le assistenti familiari sono presenti nel nostro paese, in numero apprezzabile, a partire dagli anni
novanta. Nel corso degli anni il flusso di arrivi appare continuo anche se, a seconda dei periodi, si
manifesta con intensità diversa. E‟ difficile stabilire quante siano esattamente le assistenti familiari
in Italia, studi diversi arrivano a stimare presenti tra le 750 e le 840.000. Solo una parte, (33% circa)
è fornita di un regolare contratto di lavoro, il 40% è priva di permesso di soggiorno e il resto, pur
formalmente in regola, lavora o senza contratto o per un numero di ore inferiore a quello reale
(lavoro grigio). La irregolarità della presenza non è solo un problema amministrativo e legale, rende
l‟assistente familiare e la persona di cui si prende cura invisibili, esposti entrambi ai rischi di una
condizione di isolamento dal contesto sociale che li rende più vulnerabili, impoveriti di diritti, di
relazioni e di occasioni di crescita professionale. Negli ultimi 8 anni sono arrivate in Italia circa il
25 % delle assistenti attualmente presenti, sono persone con caratteristiche diverse da chi le ha
precedute per peculiarità culturali e socio anagrafiche e per l‟atteggiamento nei confronti del lavoro
che intendono svolgere.
In questo lasso di tempo si registra un aumento degli arrivi dai paesi dell‟Est, in particolar modo
dalla Romania da dove giunge il 39% dei nuovi ingressi e una diminuzione relativa, delle
sudamericane. Le donne che giungono in Italia sono più giovani aumenta infatti la quota con età
inferiore ai 30 anni che passa dal 10,9% al 33,3 %, resta stabile intorno al 28% la fascia d‟età tra i
66
30 e i 39 anni, diminuisce di circa 10 punti quella dai 40 ai 49 anni e passa dal 22,5% al 15,3% la
presenza delle ultra cinquantenni. Risultano mediamente meno istruite, con la caduta del
comunismo la frequenza della scuola superiore e dell‟università hanno oggi costi elevati, le
diplomate di scuola superiore passano dal 61% al 52%, ma sono più consapevoli dei propri limiti e
più interessate a intraprendere percorsi di qualificazione professionale. Il 60% è sposata, il 62% ha
figli, ma otto su dieci li ha lasciati nel paese d‟origine affidati quasi sempre a madri o a sorelle.
Chi arriva in questi anni è maggiormente orientata a stabilirsi nel nostro paese definitivamente, ma è
meno intenzionata a svolgere il lavoro di cura domiciliare per un lungo periodo o con le attuali
modalità; vuole cambiare tipo di lavoro oppure è interessata a lavorare “a ore” e soprattutto non più
in convivenza. L‟intenzione in questi casi è di preparare le condizioni per una vita di maggiore
integrazione, avere tempo sufficiente per riprendere, ricostituire o formare una vita familiare ed
eventualmente predisporsi al passaggio verso una attività diversa. Sono più le donne sud americane
interessate a svolgere con continuità il lavoro di cura, ma desiderano farlo non più in convivenza.
La preferenza per il lavoro a ore è legata oltre che alla possibilità di godere di maggiori margini di
libertà personale, anche all‟opportunità di realizzare più guadagni quando è ben organizzato e
comprende quote di lavoro nero o grigio. L‟area della regolarizzazione “grigia”, quando cioè il
numero di ore dichiarate nel contratto di lavoro risulta inferiore a quello effettivo, riguarda la
maggioranza delle assistenti, ma sono quelle con progetti migratori di breve o medio termine più
propense ad accettare l‟irregolarità , questa conviene alle famiglie che risparmiano e alle lavoratrici
che in cambio di un guadagno più alto rinunciano a tutele e garanzie previdenziali di cui peraltro
non è affatto certo il futuro godimento.
Spesso le nuove arrivate sapevano già che si sarebbero occupate di persone non autosufficienti, nel
69% dei casi avevano ricevuto specifiche informazioni da conoscenti che le avevano precedute. Il
formarsi di gruppi omogenei per paese di provenienza, molto frequente tra le donne dell‟Est, ha
sicuramente favorito la circolazione delle informazioni sulle possibilità di lavoro e sui diritti e ha
messo a disposizione delle nuove arrivate, in cambio di denaro, notizie e aiuti indispensabili anche
per trovare sistemazioni alloggiative autonome.
Secondo stime attendibili, formulate da fonti ufficiali quali Inps, Istat, Agenas, e da valutazioni
informali, in Italia sarebbero presenti mediamente 6 assistenti familiari ogni cento anziani con più
di 65 anni, con una distribuzione territoriale molto diversa tra il Nord, dove si arriva a superare il
10%, il Centro e il Sud dove la presenza scende al di sotto del 5%.
Se si utilizzano i medesimi criteri si può realisticamente ipotizzare che in provincia di Bergamo
lavorino complessivamente, con orari diversi, regolarizzate e non, con o senza contratto di lavoro,
non meno di 11.000 assistenti familiari, soprattutto donne e per oltre il 90% straniere. Ipotesi
confermata da un‟indagine realizzata nel 2006 dalla Caritas diocesana svolta con il coinvolgimento
delle parrocchie e nel 2008 anche da uno studio campionario dell‟IRS (Istituto Regionale di Ricerca
Sociale ) che si è svolto nelle provincie di Milano e Brescia. Negli ultimi anni, a causa della crisi
economica, si è osservato una costante crescita della presenza di donne italiane che, espulse dal
mondo produttivo hanno trovato in questo lavoro una nuova possibilità di impiego, si stima che
nella nostra Provincia il 10% delle assistenti familiari siano italiane .
5.4.2 - Il rapporto tra l’assistente familiare e la famiglia
I paesi di provenienza delle assistenti familiari sono molto diversi tra loro culturalmente ed
economicamente, oltre il 66% arriva dall‟ Est Europa, Ucraina, Romania, Polonia e Moldavia, il
resto proviene dall‟America latina rappresentata dalla Bolivia paese d‟origine del 27%. Ognuno di
67
questi contesti culturali porta con sé una propria visione dell‟anziano, dei doveri della famiglia nei
suoi confronti e del ruolo di assistente familiare, valori che rendono più o meno facile la scelta delle
famiglie. Con le donne dell‟Est la sintonia sembra più agevole, sono efficienti, organizzate,
autonome e di solito disponibili a lavorare molto, i loro modelli di riferimento per quanto riguarda il
rapporto con la persona anziana, la gestione dell‟assistenza e i lavori domestici sono molto vicini ai
nostri. Per le boliviane e le sud americane quasi sempre l‟adattamento alle nostre modalità di
governo della casa presenta, soprattutto per le nuove arrivate, qualche fatica e incertezza in più, ma
nel contempo, con l‟anziano da assistere sono aiutate da pazienza e tolleranza.
Generalmente per entrare in contatto con un‟ un‟assistente le famiglie ricorrono prima di tutto al
passaparola (55,4%), gli altri canali informativi sono, nell‟ordine, le associazioni di volontariato, le
parrocchie e le agenzie specializzate. Le famiglie non incontrano particolari difficoltà nell‟
affrontare le necessarie procedure di regolarizzazione, ma il 22% che segnala problemi li individua
per primo nell‟espletamento delle pratiche burocratiche, nella comprensione linguistica e 11% nella
preparazione professionale.
5.5 - I CENTRI DIURNI INTEGRATI (CDI)
La normativa regionale precisa la natura e le caratteristiche dell‟unità d‟offerta del CDI per anziani
come un servizio parte della rete dei servizi socio-sanitari per anziani con funzione intermedia tra
l‟assistenza domiciliare e quella residenziale. E‟ pensato per accogliere durante il giorno, anziani
che vivono al proprio domicilio e che presentano limitazioni dell‟autosufficienza, con necessità che
superano la capacità del solo intervento domiciliare, ma che non richiedono ancora il ricovero in
RSA.
L‟obiettivo principale del CDI è quello di evitare o ritardare il ricovero in strutture residenziali,
attraverso l‟offerta di prestazioni assistenziali, socializzanti, sanitarie, infermieristiche e riabilitative
e insieme a queste interventi di sostegno e sollievo ai familiari impegnati nella cura.
Tra le attività previste sono comprese:
animazione e la socializzazione: attività occupazionali e di attivazione finalizzate al
mantenimento e al recupero di capacità cognitive e relazionali;
riabilitazione: fisioterapia individuale e di gruppo, ginnastica;
assistenza alla persona, igiene e cura, assunzione dell‟alimentazione, supporto nelle attività
di vita quotidiana;
assistenza sanitaria: controlli sanitari periodici, prestazioni infermieristiche, educazione alla
salute supervisione delle attività riabilitative.
interventi di sostegno al contesto familiare o all‟assistente familiare: informazioni, sui
servizi e sui comportamenti più adatti, educazione alla salute, formazione per il corretto
utilizzo a domicilio dei presidi, ausili e procedure necessari a garantire sicurezza e adeguato
supporto all‟autonomia residua.
Il CDI è destinato a persone anziane con età superiore ai 65 anni affette da pluripatologie fra le
quali anche la demenza che però non comporti gravi disturbi comportamentali, che siano in grado di
raggiungere il servizio con un trasporto protetto, prive di un contesto familiare o con una famiglia
impossibilitata a garantire cure complesse o troppo onerose.
68
5.5.1 - CDI IN PROVINCIA DI BERGAMO
A dicembre del 2012 i CDI funzionanti in Provincia erano 29. Le informazioni e i dati di seguito
riportati, aggiornati al 2010, si riferiscono a tutti i 23 centri esistenti nel 2008, anno in cui è stata
avviata l‟indagine di cui si riportano alcuni esiti. Le informazioni relative agli ospiti riguardano le
presenze medie relative ad un periodo di sei mesi.
Tav. 52 - Provincia di Bergamo, CDI per anno di inizio dell’ attività*
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2007 2008 oltre totale
anno inizio 1 1 0 4 2 4 3 1 5 2 6 29
*Fonte Provincia di Bergamo
Il Progetto Obiettivo Anziani (POA) per il triennio 1995-1997, approvato dalla Giunta regionale nel
marzo del 1995, prevedeva l‟avvio sperimentale di CDI quale servizio intermedio di “cerniera” tra
l‟assistenza domiciliare e il ricovero in RSA. Nel 1996 con l‟assegnazione alle ASL e al comune di
Milano dei finanziamenti per l‟attuazione del POA, la Regione fissava i requisiti per
l‟autorizzazione al funzionamento. Le prime indicazioni regionali in materia, prevedevano che
questi servizi venissero collocati all‟interno di strutture residenziali per anziani, e questo per
evidenti ragioni di migliore e più razionale utilizzo di risorse già esistenti. La rete dei CDI nel
territorio bergamasco si costruisce progressivamente a partire dal 1998, il primo CDI della
provincia ad entrare in funzione nel 1998 è quello della RSA Santa Maria Ausiliatrice di Bergamo.
Successivamente, a partire dal 2001 la Regione stabilisce che la collocazione può avvenire anche al
di fuori di una RSA. Dei 23 CDI presi in esame, 16 si trovano all‟interno di una RSA e 7 in sedi
esterne.
Tav. 53 - Provincia di Bergamo, CDI per classificazione posti *
autorizzati accreditati posti liberi domande in lista d’attesa
n° posti 558 526 116 63
*Fonte Provincia di Bergamo
Il fabbisogno di posti nei CDI è stabilito dalla Regione nella misura di un posto ogni 100 anziani
con età superiore ai 75 anni
1 1
0
4
2
4
3
1
5
2
6
0
1
2
3
4
5
6
7
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2007 2008 OLTRE
n° CDI
69
Tav. 54 - Provincia di Bergamo, CDI per tipologia posti * e domande in lista d’attesa*
CDI
numero
posti autorizzati
posti
accreditati
fabbisogno
posti
posti liberi
domande
il lista d’attesa
Bergamo 2 60 60 176,6 29 1
Dalmine 5 + 1 145+ 20 per
Alzheimer
110 98,0 1 18
Seriate 0 0 0 48,3 0 0
Grumello 2 40 40 30,0 7 0
Val Cavallina 2 28 28 33,3 10 15
Basso Sebino 1 30 0 24,3 0 0
Alto Sebino 1 20 20 31,0 3 0
Valle Seriana 4 93 98 91,0 17 10
Alta V.S. e
Scalve
2 42 37 42,2 22 4
Valle
Brembana
0 0 0 46 0 0
Valle Imagna 2 70 30 43,3 15 0
Isola Berg.sca 4 105 95 94,3 0 14
Treviglio 2 60 60 87,5 3 0
Romano L.do 1 10 0 56,6 0 0
Totale 29 723 578 902,4 107 62
*Fonte Provincia di Bergamo
2
6
0
2 2
1 1
4
2
0
2
4
2
1
0
1
2
3
4
5
6
7
n° CDI
70
Il confronto fra le variabili, fabbisogno, posti esistenti da un lato, presenza di posti liberi e domande
in lista d‟attesa dall‟altro, richiama l‟attenzione su alcune situazioni particolari: l‟Ambito di
Bergamo dove a fronte di una disponibilità di posti inferiore di quasi due terzi rispetto al fabbisogno
si rilevano 29 posti liberi tutti concentrati nel CDI di Gorle. Nell‟Ambito di Dalmine con un numero
di posti leggermente superiore al fabbisogno risultano 18 domande in lista d‟attesa, tutte presso il
CDI di Ciserano. In Val Cavallina a fronte di una copertura del fabbisogno dell‟84,8% risultano 10
posti liberi, tutti nel CDI di Endine e 15 domande in lista d‟attesa tutte a Trescore. In Valle Seriana
con una dotazione di posti appena superiore al fabbisogno esistono 17 posti liberi di cui 12 ad
Albino, 4 a Ranica, 1 a Villa di Serio dove però ci sono anche10 domande il lista d‟attesa. Nell‟Alta
Valle Seriana, fabbisogno e posti disponibili sono quasi in pari , i posti liberi rilevati sono 22 , dieci
a Clusone e 12 a Schilpario. In Valle Imagna dove il fabbisogno appare ampiamente compensato
dai posti disponibili esistono 15 posti liberi tutti ad Almenno San Salvatore. Nell‟Isola, fabbisogno
e disponibilità coincidono , non ci sono posti liberi, ma 14 domande in lista d‟attesa di cui 8 a Ponte
San Pietro e 6 a Capriate. Da sottolineare l‟assenza di CDI nell‟Ambito di Seriate e in quello della
Valle Brembana dove peraltro l‟indice di vecchiaia è tra i più alti della provincia.
Tav. 55 - Provincia di Bergamo, CDI per dimensioni capienza
posti da 8 a 10 da 11 a 20 da 21 a 30 da 31 a 40 Totale
n° CDI 3 5 13 2 23
*fonte Provincia di Bergamo
Tav. 56 - Provincia di Bergamo, CDI per caratteristiche spazi esterni*
n° CDI
SI dispone di spazi come
18
- giardino coltivato 4
- orto coltivato 3
- spazio attrezzato per attività motorie 1
- spazio verde per attività varie 10
- altri spazi: terrazzo, cortile, grandi vasche per coltivazioni.. 4
NO 6
*Fonte Provincia di Bergamo
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
Posti accreditati
Fabbisogno
Posti liberi
Domande in lista d' attesa
71
Tutti gli studi concordano nel sostenere che soggiornare all‟aperto , meglio se per svolgere attività
fisica anche moderata, migliora la qualità della vita ad ogni età ed in modo particolare nell‟età
avanzata. È dimostrato che stare all‟aperto in mezzo al verde anche per brevi periodi ha un effetto
benefico sull‟umore, sul il funzionamento cognitivo e quello sensoriale. L‟attività fisica, come il
semplice camminare, è in grado di incidere sul benessere complessivo poichè esiste una relazione
diretta tra motricità, benessere psicologico, coordinamento e orientamento spazio temporale.
Quasi tutti gli anziani dei nostri giorni vengono da una storia di contadini , di attività agricole svolte
nel tempo libero dal lavoro della fabbrica a volte per svago, ma spesso per far fronte a necessità
familiari. Ritrovare anche solo temporaneamente l‟opportunità di riprendere il contatto fisico con la
terra, con i suoi ritmi e i suoi cambiamenti, può diventare un‟esperienza carica di senso,
rasserenante, stimolante, terapeutica e nello stesso tempo di aiuto per riprendere il filo propria
memoria e della propria identità. Nella gran parte dei centri gli ospiti soggiornano all‟aperto, in
spazi opportunamente protetti e ombreggiati solo durante i mesi estivi. In alcune realtà, sempre
durante l‟estate si consumano all‟aperto il pasto di mezzogiorno o la merenda pomeridiana.
Tav. 57 - Provincia di Bergamo, CDI per locali dedicati esclusivamente ad usi particolari*
n° CDI
SI dispone di locali dedicati 20
per:
- colloqui 11
- accoglienza dei familiari 12
- laboratori animativi 13
- lavori / riunioni di piccoli gruppi 13
- cure estetiche 6
- altri locali: sale riposo, stanza multisensoriale.. 5
NO 3
*Fonte: Provincia di Bergamo
La presenza di spazi e locali destinati all‟accoglienza dei familiari, ai colloqui personali con gli
ospiti, segnalano l‟attenzione verso bisogni legati alla sfera emotiva, a sentimenti che solo
nell‟intimità di spazi riservati possono essere coltivati ed esprimersi liberamente.
Alcuni centri, orientati a stabilire legami con il territorio, a mantenersi in collegamento con la vita
della comunità in cui sono inseriti e a connotarsi come risorsa, ospitano nei propri locali servizi a
disposizione di utenti esterni come patronati sindacali, gruppi di auto mutuo aiuto, corsi di
formazione delle università per anziani, corsi di ginnastica dolce, Alzheimer cafè, associazioni di
volontariato, ambulatori medici , presidi ASL, UVA, ecc.
Tav. 58 - Provincia di Bergamo, CDI per periodo di funzionamento*
n° CDI orario giornaliero
da lunedi a venerdi 18 tra le 7 e le 20
anche il sabato 1 tra le 7 e le 14
anche il sabato 3 tra le 8 e le 20
anche la domenica 1 tra le 9 e le 17,30
totale 23
*Fonte: Provincia di Bergamo
72
Mediamente i CDI funzionano tra le 9 e le 10 ore al giorno con una flessibilità di due ore negli orari
di inizio e fine attività.
L‟orario di funzionamento adottato dalla maggioranza dei centri sembra essere pensato proprio per
anziani che possono ancora contare sull‟aiuto di familiari o sulla presenza di un‟assistente familiare,
per il pasto serale, la preparazione al riposo notturno oppure che godono ancora di un discreto
margine di autonomia per fare da soli.
Tav. 59 - Provincia di Bergamo, CDI per numero ospiti presenti in media al giorno*
fino a 10 da 11 a 20 da 21 a 30 da 31 e oltre Totale
numero CDI 5 8 9 1 23
*Fonte Provincia di Bergamo
Tav. 60 - Provincia di Bergamo, CDI per importo retta residenti e non residenti*
residenti non residenti
da 11 a 20 € da 21 a 30 € da 31 a 40 € da 11 a 20 € da 21 a 30 € da 31 a 40 €
n° CDI retta
minima
7 15 1 7 14 2
n° CDI retta
massima
3 19 1 1 20 2
*Fonte Provincia di Bergamo
81 persone ospiti ricevono dal comune di residenza un contributo economico per il pagamento della
retta.
In 6 centri le rette minima e massima, per residenti e non residenti risultano dello stesso importo.
Tav. 61 - Provincia di Bergamo, CDI per numero ospiti e modalità di frequenza *
n° ospiti a tempo pieno n° ospiti tempo parziale Totale
5 giorni 218 18 236
4 19 1 19
3 140 1 141
2 55 1 53
1 giorno 7 7
da lunedì a sabato 59 0 59
da lunedi a domenica 28 1 28
totale 526 22 548
*FonteProvincia di Bergamo
Degli utenti presenti il 39,7% frequenta il centro a tempo pieno per 5 giorni la settimana, il 10,7%
lo frequenta anche il sabato e il 5,1% anche la domenica, in questo ultimo caso gli utenti sono tutti
quelli del CDI dedicato a malati di Alzheimer di Treviolo.
La frequenza del CDI può essere modulata a seconda delle scelte o delle necessità della persona e
dei familiari. Alcuni CDI propongono un tempo minimo di presenza, in modo da poter dare un
senso più completo all‟esperienza, riservare uno spazio sufficiente per conoscere l‟ospite , creare le
condizioni per un suo inserimento più agevole e soddisfacente favorito dalla crescita di relazioni
significative con gli altri ospiti e gli operatori.
Da notare che a volte i tempi di frequenza sono condizionati dall‟importo della retta o da come i
familiari riescono ad organizzarsi per l‟assistenza.
73
5.5.2 - I servizi offerti
La normativa regionale stabilisce dettagliatamente quali debbano essere le prestazioni sanitarie,
assistenziali, riabilitative, socializzanti e alberghiere che ogni CDI è tenuto a garantire ai propri
ospiti e ai familiari attraverso l‟intervento di operatori in possesso di specifiche qualifiche
professionali. La molteplicità e variabilità dei bisogni degli anziani ospitati, hanno nel tempo
sollecitato l‟introduzione di servizi e attività aggiuntivi di natura diversa, ad integrazione di quanto
garantito dagli standard regionali. I centri che offrono prestazioni aggiuntive sono 14, la maggior
parte di questi mette a disposizione più proposte che vanno dalle consulenze di specialisti, urologo,
ginecologo, psichiatra, chirurgo, fisiatra, psicologo, assistente sociale ecc., alle cure estetiche come
parrucchiere ed estetista, alle vacanze assistite, ai gruppi di auto mutuo aiuto, all‟Alzheimer Cafè,
fino al servizio religioso e la terapia con animali. Sembra particolarmente interessante l‟offerta da
parte di un centro, di ospitalità notturna temporanea. Per la partecipazione ai gruppi di auto mutuo
aiuto, all‟Alzheimer Cafè e al servizio religioso e a volte anche per i servizi di estetista e
parrucchiere se forniti da volontari, non viene richiesto alcun pagamento, negli altri casi vigono
applicate tariffe concordate con il singolo professionista.
In 7 centri una parte degli interventi è messa a disposizione a pagamento, anche a persone esterne,
si tratta di corsi di educazione alla salute, di preparazione al ruolo di care giver, di ginnastica dolce
e di cicli di fisioterapia. In alcuni centri sono disponibili anche per esterni, ma sempre a pagamento:
bagno assistito, accesso alla mensa per il pranzo e la merenda e servizi infermieristici quali prelievi,
controllo pressione arteriosa, medicazioni, ECG.
Tav. 62 - Provincia di Bergamo, ospiti dei CDI per età e sesso*
≤ 59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 ≥ 90 totale %
maschi 22 14 18 22 31 45 18 5 175 34,2
femmine 9 11 10 34 76 126 47 23 336 65,8
totale 31 25 28 56 107 171 65 28 511 100
% 6,0 4,8 5,4 10,9 20,9 33,4 12,7 5,4 100
*Fonte Provincia di Bergamo
Tav. 63 - Provincia di Bergamo, CDI ospiti per stato civile e modalità di convivenza*
soli con assistente f. con coniuge con un figlio/a
maschi 27 9 119 35 190
femmine 89 39 66 168 362
totale 116 48 185 203 552
*Fonte Provincia di Bergamo
0
20
40
60
80
100
120
140
≤ 59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 ≥ 90
2214 18 22
3145
1859 11 10
34
76
126
47
23
MASCHI
FEMMMINE
74
Gli uomini che frequentano il CDI sono il 34,2% , nella maggior parte vivono con il coniuge e
hanno un‟età compresa tra gli 80 e gli 84 anni.
Le donne sono il 65,8%, in maggioranza vivono con un figlio o una figlia e hanno mediamente
un‟età superiore a quella degli uomini.
Tra gli ospiti dei CDI ,280 il 50,2% è affetto da forme di demenza certificate e tra queste, 155 pari
al 28% sono i casi di Alzheimer.
Dai dati emerge l‟immagine dell‟ ospite medio di un CDI: una donna che vive con un figlio o una
figlia, di età compresa tra gli 80 e gli 89 anni, frequentemente con disturbi cognitivi e che frequenta
a tempo pieno per cinque giorni alla settimana.
5.5.3 - Inserimento di un nuovo ospite
Le persone in età avanzata in genere presentano una diminuzione delle capacità di adattamento a
situazioni nuove o stressanti, non sono in grado cioè di mobilitare con una certa rapidità, le risorse
psicologiche necessarie ad elaborare strategie efficaci utili per appropriarsi della nuova realtà. Le
intense emozioni di spaesamento di paura fino alla sofferenza, che si manifestano, possono rendere
ancora più problematica la ricerca di un nuovo equilibrio con il contesto sconosciuto. Quando poi la
tarda età si accompagna alla non autosufficienza e al decadimento cognitivo ogni modifica
dell‟ambiente, dei ritmi e delle abitudini come dei rapporti personali, può diventare origine di una
tale sofferenza da essere causa di ulteriori peggioramenti sia delle condizioni psicologiche che
fisiche.
Preparare e condurre con cura l‟ambientamento di un nuovo ospite al CDI, può sicuramente essere
determinante per il suo equilibrio emotivo, la qualità della sua permanenza e per la serenità dei
familiari.
In 17 centri sono state pensate procedure per favorire l‟ inserimento positivo di un nuovo ospite,
mentre in 6 non sono previste. I tempi stabiliti per questo percorso, vanno da un giorno a una
settimana, ma in 4 centri non è fissato un termine preciso e ci si regola secondo le necessità
individuali. La presenza di una persona di famiglia o dell‟assistente familiare è richiesta in 15 centri
, tra questi 6 la prevedono solo per il primo giorno, 4 la richiedono per tutto il periodo previsto e
invece 5 accettano che siano presenti quando possono.
5.5.4 - Partecipazione dei familiari alla gestione
Sono previsti incontri collettivi con i familiari in 17 centri. I familiari sono convocati una volta
l‟anno in 14 centri e due volte in 3. In nessuno dei centri sono attivi comitati di familiari o altre
forme strutturate di partecipazione. In un centro si intende avviare a breve un percorso specifico di
sensibilizzazione destinato ai familiari, per arrivare alla costituzione di un comitato familiari e
ospiti. In tutti i casi la partecipazione alle riunioni è scarsa, i familiari prediligono il rapporto
individuale con i singoli operatori o i vari responsabili. L‟interesse preminente si concentra in
genere sulla situazione individuale piuttosto che sulle questioni di carattere collettivo o strutturali. I
temi che generalmente vengono discussi dai pochi presenti agli incontri riguardano soprattutto
aspetti amministrativi, le rette, gli adempimenti burocratici e in un caso l‟organizzazione di attività
di tempo libero.
75
Tav. 64 - Provincia di Bergamo, CDI per presenza e tipo attività del volontariato
n° CDI
SI è prevista la presenza regolare di volontari
per:
- supporto all‟assistenza
- accompagnamento nelle uscite
- visite di cortesia e conversazione
- conduzione di laboratori
- collaborazione per attività di animazione
NO
22
7
18
17
12
18
1
*Fonte: Provincia di Bergamo
La legge quadro sul volontariato, n°266/91 determina l‟attività svolta da volontari come “quella
prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l‟organizzazione di cui il volontario fa
parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.” Gli elementi
della gratuità , della solidarietà e della condivisione sono costitutivi dell‟agire volontario. Le grandi
potenzialità presenti soprattutto nelle azioni semplici e concrete di persone e gruppi possono
contribuire ad incrementare le risorse presenti in un servizio come il CDI e indirizzarle là dove la
vita delle persone appare indebolita dalla non autosufficienza, dalla malattia, dal dolore. E‟ in questi
casi che il bisogno, a volte difficile da comunicare, di ricevere attenzione e sostegno per se stessi,
diventa una necessità vitale. Il contributo del volontariato, per mantenere questa sua specificità di
risorsa destinata ai più fragili e che per sua natura sa arricchire di senso il fare e le relazioni, non
può essere schiacciato e snaturato da supplenze che non gli spettano.
L‟impegno dei gruppi e dei volontari che operano singolarmente, è una ricchezza che va sostenuta,
nutrita e migliorata nelle competenze, per questo si riafferma la necessità di offrire loro occasioni
formative ricorrenti per essere aiutati nel compito di accogliere il dolore e il peso della sofferenza.
Per poter comunque stare bene con se stessi, apprendere a lavorare con gli altri per il gusto di
costruire insieme, realizzare una crescita comune e insieme imparare a tradurre i valori in attività
concrete.
Nell‟arco di una settimana, nei 22 CDI dove sono presenti, si alternano circa 200 volontari per lo
più donne e con un‟età che va dai 60 agli 80 anni. In maggioranza i volontari fanno parte di ad
un‟associazione, il 40% è presente a titolo personale. Dedicano mediamente dalle 5 alle 10 ore
settimanali, le donne si concentrano nelle attività di tipo assistenziale e nel supporto all‟animazione
mentre gli uomini si impegnano volentieri anche in piccoli lavori di manutenzione. In 16 strutture
su 22 la presenza dei volontari è coordinata da un operatore interno, in 10 casi si tratta di un
educatore o animatore, nelle altre realtà il ruolo di coordinamento è assunto da figure professionali
sanitarie.
76
Capitolo 6
UNO SGUARDO OLTRE I NOSTRI CONFINI: interventi per la domiciliarità e per l’
assistenza agli anziani non autosufficienti in alcuni paesi europei.*
In Germania, con la riforma degli anni „90, l‟assistenza continuativa ai non autosufficienti si
allinea ai criteri di funzionamento del welfare tedesco. Si passa dal modello ancora presente in molti
paesi occidentali , in cui le spese per l‟assistenza ai non autosufficienti sono a carico dell‟utente o
del comune di residenza nei casi di indigenza, ad una modalità in cui viene riconosciuto a tutti, il
diritto all‟assistenza finanziato attraverso una assicurazione sociale obbligatoria a carico di tutti i
potenziali utenti. L‟assistenza viene gestita dall‟assicurazione a cui il lavoratore è iscritto.
L‟assicurazione è sovvenzionata mediante un prelievo stabilito per legge intorno all‟1,7% del
reddito imponibile, ripartito tra lavoratori e datori di lavoro. I beneficiari sono persone residenti di
qualsiasi età, con problemi di autonomia tali da impedire loro lo svolgimento di azioni quotidiane
ricorrenti come: igiene personale, alimentazione, mobilità e cura dell‟ambiente domestico
Gli interventi erogati sono modulati in base a tre livelli di necessità:
1) il bisogno si manifesta una volta al giorno per almeno due delle azioni quotidiane previste.
2) il bisogno si presenta almeno tre volte al giorno sempre in relazione ad almeno due delle di
azioni quotidiane individuate.
3) il bisogno si manifesta in qualsiasi momento e per tutte le categorie.
Tutti gli iscritti possono accedere alle prestazioni assistenziali, senza nessuna compartecipazione ai
costi, ogni volta se ne verifichi la necessità e qualora questa si prolunghi per più di sei mesi.
Il sistema assicurativo tedesco prevede sia contributi economici che interventi professionali a
seconda dei servizi richiesti. Nel caso venisse scelta l‟assistenza in una struttura residenziale,
l‟assicurazione di cura provvederà al pagamento dei costi dell‟assistenza generica e dell‟assistenza
sanitaria mentre resteranno a carico dell‟assistito i soli costi alberghieri. Se invece viene richiesta
l‟assistenza domiciliare si può scegliere o un trasferimento in denaro o prestazioni professionali o
un mix tra le due forme, in modo da garantire al richiedente l‟intervento a lui più adatto. Gli importi
dei trasferimenti in denaro sono determinati sulla base dei livelli di bisogno che vengono accertati e
verificati da un medico o da un infermiere del servizio pubblico. I fornitori di prestazioni
professionali sono quasi tutti privati e sono ammessi ad operare solo se hanno sottoscritto un
contratto con un ente assicurativo che ha il compito di fissare il tipo di intervento, le modalità di
attuazione e le relative tariffe.
Anche il lavoro di cura informale prestato da familiari, amici o parenti, è sostenuto dal sistema
assicurativo. Per questa categoria di soggetti è previsto il riconoscimento ai fini pensionistici dei
tempi dedicati all‟assistenza se di durata superiore alle 14 settimane, corsi di formazione gratuiti,
periodi di sollievo fino a 4 settimane nel corso dell‟anno, in questo caso l‟assistito può essere
ricoverato in una struttura residenziale.
A partire dagli anni „90 i servizi residenziali tedeschi per anziani con buoni margini di autonomia o
gravemente non autosufficienti, sono affiancati da un considerevole numero di appartamenti adattati
alle diverse necessità e che costituiscono concretamente un efficace strumento per evitare
l‟istituzionalizzazione precoce o impropria.
77
La Francia, a partire dagli anni „70 ha avviato un graduale e lento processo di superamento della
istituzionalizzazione degli anziani. L‟assistenza di lunga durata degli anziani non autosufficienti è
finanziata dallo 0,1% dei contributi sociali versati alle casse pensioni e per una parte residuale dai
diversi regimi obbligatori dell‟assicurazione di vecchiaia. Le risorse provenienti da queste fonti
confluiscono in un fondo appositamente costituito. Da questo fondo provengono le risorse
economiche per finanziare l‟assistenza degli anziani che vivono al proprio domicilio o presso una
residenza protetta. Nel caso dell‟assistenza domiciliare il beneficiario può assumere direttamente la
persona o le persone che lo assisteranno oppure rivolgersi ad agenzie o associazioni accreditate
dallo stato. Nel 1980 è stato avviato il servizio di cure infermieristiche a domicilio che è
organizzato in piccole unità operative con un‟infermiera coordinatrice e degli “aiutanti di cura” a
cui è affidato il nursing domiciliare anche notturno. l‟attivazione di questo servizio ha portato alla
creazione di 232.000 nuovi posti di lavoro per infermieri e aiutanti di cura.
L‟assistenza domiciliare generica in Francia risale agli anni „50. A seconda del bisogno , offre due
possibilità l‟ ”aide menagèré” (aiuto domestico) , la “garde a domicile” (assistenza domiciliare) e le
“soins a domicile” (cure domiciliari), tutti i servizi hanno lo scopo di favorire il mantenimento delle
persone anziane a domicilio ed eventualmente sostenerne il rientro a seguito di ricoveri per malattia
o riabilitazione.
L‟aide menagèré provvede principalmente a prestazioni di aiuto domestico e di assistenza generica
alla persona mediamente per circa 21 ore mensili, il servizio di garde a domicile, risponde a
situazioni di imprevista urgenza temporanea, non può essere protratto oltre i 6 mesi e può offrire la
presenza di un operatore qualificato anche per 24 ore al giorno, mentre le soins a domicile provvede
alle cure infermieristiche. La tendenza è quella di intensificare e differenziare l‟assistenza
domiciliare per ridurre il rischio di un ricovero permanente in una struttura.
Le forme di residenzialità si articolano seguendo e il criterio di assistere adeguatamente le persone
non autosufficienti e di rispettare la scelta dell‟anziano di continuare a vivere nel proprio ambiente
di vita per quanto possibile e nelle migliori condizioni di sicurezza possibili.
Sono:
Les maisons de retraite, assimilabili alle RSA, dove nelle sezioni di cure mediche ospitano
prevalentemente anziani non autosufficienti; sono circa 5.700 con 700.000 ricoverati.
Piccole “unità di vita” con non più di 20 posti, ispirate al modello di vita familiare, sono
integrate nei quartieri, e collegate ai servizi domiciliari e di cura sanitaria, ospitano anziani
con diversi gradi di non autosufficienza.
Comunità “cantou” (angolo del focolare) per un massimo di 12 persone a gestione familiare
per anziani dipendenti disorientati.
Case albergo, “longement foyers” comprendono alloggi autonomi e servizi collettivi per
anziani relativamente autonomi e sezioni di cure mediche per anziani con patologie
stabilizzate.
“Services de soins de longue durèe” (lungodegenze) si tratta di servizi medicalizzati,
accolgono circa 77.000 persone totalmente non autosufficienti, sono collegati agli ospedali e
hanno standard assistenziali che prevedono un rapporto di un operatore ogni due ospiti.
Case appartamento, sono circa 2.800 con 153.00 posti, sono abitazioni autonome date in
affitto, corredate da servizi che l‟ospite può o meno scegliere come la mensa comune, le
pulizie, il cambio di biancheria. Vengono pagati a parte con il contributo della cassa
“indennità familiare”. Sono assegnate ad anziani relativamente autosufficienti.
78
La Danimarca , dal primo gennaio 1988 per scelta politica ha stabilito di non costruire più RSA e
case protette, di ristrutturare quelle esistenti, e di sostituirle gradualmente con residenze chiamate
case per anziani e nursing home, strutture adattate anche ai bisogni di grandi anziani con problemi
di non autosufficienza. Da allora sono stati incrementati notevolmente i servizi domiciliari sanitari e
socio assistenziali e i centri diurni.
6.1 - I servizi socio assistenziali e sanitari
I servizi socio assistenziali e sanitari sono gestiti direttamente dai comuni i quali stabiliscono gli
standard di qualità ed efficienza che vengono controllati da un valutatore esterno. Le politiche
assistenziali a favore degli anziani sono orientate, in ogni comune, dal Consiglio degli anziani alla
cui elezione partecipano le persone con età superiore ai 60 anni, è un organismo che affianca la
giunta e il Consiglio Comunale nelle decisioni che riguardano la vita degli anziani. I comuni
provvedono direttamente al pagamento delle spese per i ricoveri e sempre tramite un valutatore
esterno controllano la qualità e la durata delle prestazioni. Nel caso queste siano al di sotto degli
standard concordati possono ridurre o escludere il pagamento.
Le abitazioni per anziani, sono formate da alloggi singoli o gruppi di alloggi, generalmente
ubicate nel quartiere dove l‟anziano ha vissuto, circondate da ampi spazi verdi e con terrazze
arredate per le attività all‟aperto. Tutti gli alloggi sono dotati di bagno, di telesoccorso collegato ad
una centrale operativa in grado di attivare i soccorsi, sono attrezzati di tecnologie domotiche, privi
di barriere architettoniche, di dimensione tra i 45 e i 60 mq., arredati con mobili di proprietà
dell‟ospite e corredati di servizi comuni come mensa a buffet, lavanderia, sale hobby e
riabilitazione. Gli ospiti pagano un affitto stabilito dal comune il cui importo è calcolato in
proporzione al reddito e, a parte, l‟eventuale uso dei servizi offerti.
Le nursing home (case di cura), gestiscono anche l‟assistenza domiciliare, sono strutture simili alle
abitazioni per anziani per dimensioni, organizzazione degli spazi, collocazione e attrezzatura
domotica. Ogni ospite occupa un alloggio indipendente con angolo cottura e bagno, fornito degli
ausili necessari allo spostamento e letto ortopedico. Il resto dell‟arredamento e le suppellettili sono
di proprietà personale. La nursing home è fornita di mensa comune, lavanderia, laboratori, palestre
per la riabilitazione, servizi che, a partire dagli anni ‟80, sono a disposizione anche per i non
residenti. L‟ospite decide chi far entrare nel proprio alloggio, il livello e il ritmo delle pulizie, se e
quando uscire all‟esterno, se provvedere personalmente alla preparazione dei pasti anche per
eventuali ospiti, se utilizzare la mensa aperta tutto il giorno o consumare il pasto nel proprio
appartamento, se ospitare un familiare o acquistare altri servizi disponibili che sono sempre a prezzi
molto bassi. La retta, come per le case per anziani è stabilita dal comune e calcolata in base al
reddito.
I centri diurni comunali sono aperti alla popolazione in genere, sono gestiti da anziani volontari,
ospitano, attività di doposcuola, iniziative per la conservazione della cultura locale e dei mestieri
tradizionali, per la creatività, per il mantenimento delle capacità di anziani e disabili, per
l‟apprendimento dell‟uso di internet e per iniziative di divertimento. Sono dotati di bar e sala da
pranzo a buffet. L‟organizzazione e il coordinamento sono affidati a ergoterapisti e ad educatori.
79
Capitolo 7
COME VIVONO GLI ANZIANI nella società che cambia.
Viviamo in una società che ha fatto del cambiamento sempre più rapido il suo valore chiave e nella
quale funzionano e sono premiati gli individui dotati dell‟energia e delle competenze necessarie per
mantenersi all‟interno di questo gioco. La velocità e il cambiamento non sopportano vincoli, tutto
deve essere reso fluido, scorrevole, liquido. L‟esistenza diventa una sequenza di nuovi inizi, ciò che
vale è il presente. In questa società caratterizzata da un‟apparente maggiore libertà, che sembra
promettere ad ogni individuo una gamma più ampia di scelte, sono l‟incertezza e la preoccupazione
i sentimenti con cui prima di tutti gli anziani devono fare i conti. In questi processi di
trasformazione sempre più rapidi e regolati dai ritmi imposti dalla competizione individuale con i
più forti, il mondo degli anziani sembra essere sempre di più esposto al rischio di esclusione. Sono
i vecchi più deboli, privi di una rete sociale e relazionale significativa, senza strumenti culturali per
capire, informarsi e tenere sotto controllo i cambiamenti, che sempre più soli si confrontano con le
proprie fragilità e mancanze, a reagire con strategie di chiusura difensiva, cogliendo del
cambiamento sociale gli elementi di minaccia, piuttosto che le opportunità. L‟uso di tecnologie
informatiche e di internet come strumenti per conoscere e mantenersi all‟interno del mondo che
cambia è ancora una modalità poco utilizzata per la grande maggioranza di chi oggi è anziano e con
una bassa scolarizzazione, ma non sarà così per le prossime generazioni.
La psicologia definisce la paura come un malessere, un‟emozione primaria di difesa, una reazione
fisiologica protettiva, provocata da una situazione percepita come pericolosa, un evento che può
essere reale, imminente, anticipato dalla previsione, evocato dal ricordo o prodotto dalla fantasia.
La funzione della paura è perciò adattativa, permette di attivare energie e nuove risorse che
combinandosi consentono di creare le condizioni per superare un ostacolo, una situazione
imprevista, una difficoltà. Provare paura, questo tipo di paura, significa poter disporre di
potenzialità da mettere in gioco per affrontare la realtà, essere attivi, fiduciosi, ma anche attenti e
vigili e in definitiva capaci di cercare spazi per crescere. Quando però la paura non ha un oggetto e
viene vissuta senza possibilità di confronto e consolazione, acquista dimensioni e intensità
insopportabili, talmente sproporzionate che invece di proteggere paralizza, rende succubi, o, al
contrario, aggressivi e violenti.
80
Tav. 65 - Lombardia, anziani per età e utilizzo rete internet valori percentuali*
60-70 anni ≥ 70
non dispone di un p.c. 71 84,8
dispone della rete, ma non la usa 16,8 51
la usa poco 11,2 19,6
la usa spesso 8,5 6,2
*Fonte: Censis
Sono soprattutto i giovani adulti maschi e femmine tra i 25 e i 44 anni a conoscere e ad usare
internet, il 67% lo usa quotidianamente o più volte la settimana. Nella fascia d‟età tra i 45 e i 59
anni, internet è frequentato mediamente dal 44% , la presenza delle donne è inferiore di quasi 10
punti rispetto a quella dei coetanei maschi e se sono casalinghe si riduce al solo 10%.
Siamo portati a considerare gli anziani e le nuove tecnologie come mondi lontani tra loro, ma
internet non può essere considerato un campo riservato ai più giovani. Per vivere bene la propria
esistenza occorre dare senso al tempo sia nella giovinezza che nella vecchiaia e internet può
diventare, insieme ad altre occasioni di socializzazione, uno strumento utile per rimanere all‟interno
dei cambiamenti anche se questo percorso può essere complicato e difficile.
Offrire agli anziani occasioni per avvicinarsi al mondo dei nuovi media, imparare ad usare i loro
linguaggi e le loro potenzialità, può tradursi in opportunità di partecipazione e conoscenza fino a
ieri impensabili e inaspettate, ma può anche diventare un modo per colmare le distanze con le
generazioni più giovani, per entrare nel loro mondo superando gli schemi tradizionali di
trasmissione del sapere.
Tav. 66 - Provincia di Bergamo, anziani per zona e modalità utilizzo internet, valori percentuali *
pianura
montagna collina Bergamo città totale
usa spesso internet 12,0 10,0 14,0 21,0 12,0
usa mail e altri sistemi di
comunicazione via internet
7,2 5,7 7,4 12,6 6,8
*Fonte Censis
Tav 67 - Provincia di Bergamo, anziani per preoccupazioni più diffuse, confronto 2002 – 2010, valori percentuali*
2002 2010 variazione
dipendere dai figli 3 17,2 + 14,2
la morte 19,8 34,8 + 15
la perdita del coniuge 43,4 56,1 +12,7
essere vittima di reati 16 18,8 + 2,8
la situazione economica personale 16,7 19,6 +2,9
la solitudine 26 20,9 -5,1
una malattia invalidante 59 41,3 -17,7
nessuna preoccupazione 38,5 55,5 +17
*Fonte Censis
Le preoccupazioni più diffuse, viste nella loro evoluzione temporale, sembrano concentrarsi
principalmente su due temi: da un lato la solitudine segnalata dal timore di perdere il coniuge e,
dall‟altro, dall‟apprensione per la non autosufficienza indicata dal timore di una malattia invalidante
e dalla eventualità di dipendere dai figli. Il sostegno familiare si conferma per gli anziani la risorsa
principale su cui contare in caso di necessità.
81
Tav. 68- Provincia di Bergamo, anziani per condizioni di vita, valori percentuali *
femmine maschi
vivono soli 45,2 16,5
non hanno amici di altre generazioni 30,7 16,4
si occupano del proprio benessere 55,0 74,0
non partecipano alla vita della comunità 32,0 48,8
non fa parte di volontariato organizzato 58,4 41,8
hanno un reddito adeguato 70,0 79,0
sono assistiti dal coniuge 36,0 67,0
non e‟ soddisfatto delle proprie condizioni di salute 33,3 28,5
*Fonte Censis
Sono le donne a soffrire di una maggiore fragilità soprattutto relazionale e perciò esposte, più dei
coetanei, ai rischi dell‟isolamento in età avanzata. Il deficit di relazioni al di fuori del contesto
familiare è provato anche dalla minore confidenza con le nuove tecnologie. Le donne anziane poi, si
confermano protagoniste nella di cura dei familiari e quindi portate a concentrarsi dentro la casa e
investire nelle relazioni familiari, ma quando tocca a loro avere bisogno sono meno aiutate.
Nella fascia d‟età dai 75 anni e oltre le donne che dichiarano di stare male o molto male sono il
33,3% contro il 25,8% dei coetanei. Il tipo di valutazione delle proprie condizioni di salute è
correlata sia all‟età che al livello di scolarizzazione. Le donne anziane bergamasche hanno
mediamente una scolarizzazione più bassa di quella degli uomini.
Tav. 69- Provincia di Bergamo, anziani in difficoltà da chi sono aiutati, valori percentuali*
familiari, figli, parenti 63,5
amici o vicini di casa 14,5
parrocchia, volontariato 6,3
servizi sociali comunali 4.2
Nessuno 26,6
*Fonte Censis
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
FEMMINE
MASCHI
82
Tav. 70 - Provincia di Bergamo, da chi si sentono più lontani gli anziani, valori percentuali
dai più giovani 18,3
da una persona di un‟altra etnia 8,3
da una persona di un‟altra classe sociale 6,3
da una persona di un‟altra regione 4,3
*Fonte Censis
7.1 – I giovani e anziani
La diversità tra i due mondi sono scontate, esistono, vanno conosciute, analizzate affinchè non si
trasformino in pregiudizi che impediscono la comunicazione e lo scambio reciproco. Il permanere
di reciproche chiusure può condurre chi invecchia alla chiusura nell‟isolamento di un ghetto e chi è
giovane a perdere il contatto con le proprie radici e gli insegnamenti dell‟esperienza. Tra giovani e
anziani è sempre esistita una certa difficoltà a comunicare, ma in passato, quando i cambiamenti
erano più lenti, i contesti sociali di lavoro e di vita si mantenevano pressoché inalterati nel tempo, la
continuità rendeva il reciproco adattamento un cammino più facile. Il vecchio sapeva per esperienza
quello che i più giovani non sapevano e dipendevano dalla sua conoscenza in molti campi,
soprattutto nelle tecniche necessarie alla sopravvivenza.
Nella nostra società il rapporto si è capovolto, sono i giovani a sapere, le relazioni possono
funzionare solo se ciascuno ha la possibilità di avvicinarsi all‟altro senza preconcetti, mettersi in
gioco, confrontarsi. E‟ nella famiglia che si determinano le condizioni per l‟inclusione o
l‟esclusione degli anziani e il riconoscimento al loro diritto di avere un posto come cittadini. Ma la
famiglia, con tutte le sue fragilità e contraddizioni, non rappresenta più il luogo primario della
socializzazione, non può essere considerata l‟unico o il principale territorio di incontro tra giovani e
anziani, vanno pensati altri contesti, vanno valorizzate altre occasioni.
83
Capitolo 8
LE BUONE PRATICHE: salute e socialità
Associazione Giobbe, via Berizzi, 31 Bergamo telefono: 3383563268
Scopi dell‟Associazione - Diffondere in collaborazione con enti, istituzioni, forze sociali la cultura
della tutela, rispetto, cura e assistenza di persone fragili e anziane.
Studio e messa a punto di buone pratiche in collaborazione costante con il mondo scientifico
nazionale e internazionale.
Progetto Giobbe: RSA senza dolore , offerta di corsi di formazione per operatori di RSA al fine di
riconoscere, misurare e curare il dolore delle persone anziane e di coloro che non comunicano in
modo tradizionale e successivamente dare corso ad incontri periodici per analisi di casi critici,
discussione e programmazione di progetti di intervento individualizzati. Il progetto è stato elaborato
con il contributo di un comitato di esperti in geriatria, in farmacologia e in organizzazione del
lavoro. I temi principali affrontati nel percorso formativo sono:
il dolore nel paziente anziano
valutazione del dolore in base al grado di deterioramento cognitivo
cura del dolore
preparazione e applicazione del protocollo dolore, parametro vitale
Provincia di Bergamo Settore Istruzione, Formazione, Lavoro e Politiche Sociali – Via
Fratelli Calvi, 10 - Bergamo
Telefono 035. 387657
Progetto: terapie non farmacologiche dedicate a persone affette da demenza. Percorsi formativi
per operatori e responsabili di RSA e CDI diretti all‟appredimento e alla sperimentazione di terapie
complementari non farmacologiche e alla realizzazione di interventi di adattamento terapeutico
dell‟ambiente interno ed esterno. L‟attività di formazione prevede oltre agli incontri di
approfondimento teorico, la progettazione e la supervisione da parte del docente, di iniziative
sperimentali quali:
musicoterapia ambientale e ricettiva in cuffia individuale e condivisa allo scopo di favorire
l‟orientamento temporale, le relazioni interpersonali, la memoria;
doll terapy, uso terapeutico di bambole particolari. Il loro accudimento aiuta i malati ad
attivare un canale di comunicazione delle proprie emozioni, questo facilita processi di
memoria, migliora lo stato d‟animo, riduce disturbi di comportamento.
84
Paro foca robot, Paro è un peluche, assomiglia ad un cucciolo di foca, il suo corpo è coperto
da pelo soffice e candido, è dotata di una rete sottocutanea di sensori che le consentono di
reagire agli stimoli esterni come la voce o le carezze, con movimenti della testa, degli occhi
o emettendo suoni. L‟uso di Paro aiuta le persone malate di Alzheimer a trovare tranquillità,
interagire ed esprimere le proprie emozioni e a ridurre gli stati di agitazione.
La sperimentazione di Paro è svolta in collaborazione con l‟Università di Siena dove a partire
dal 2004 è in atto uno studio sulle esperienze.
ALER via Mazzini,32 Bergamo telefono: 035259595
Comune di Sarnico viale Roma, 54 telefono: 035924111
Progetto: costruzione di alloggi per anziani.
Gli appartamenti sono bilocali, composti da camera da letto, soggiorno – cucina e bagno, di 38-40
mq con doppio affaccio, distribuiti su un ballatoio per facilitare la socialità e gli scambi tra gli
inquilini, sono privi di barriere architettoniche così come gli spazi esterni di pertinenza.
AUSER via Corridoni, 42 Bergamo telefono: 035303670
Progetto: Filo d’argento - telefono 800995988 numero verde gratuito
Servizio di telefonia sociale è dedicato all‟ascolto delle persone anziane, fornisce loro una prima
risposta alle richieste di informazioni sui servizi e sugli interventi presenti sul territorio di residenza
e offre caso per caso, sostegno psicologico e sociale.
Provincia di Bergamo Settore Istruzione, Formazione e Lavoro e Politiche Sociali
Centro per l’impiego via Pizzo Presolana, Bergamo telefono: 035387741
85
Progetto: occupazione e servizi alla persona
Scopo del progetto è aiutare le famiglie impegnate nell‟assistenza di anziani non autosufficienti o di
persone disabile, a reperire un assistente familiare non solo affidabile e preparato, ma anche adatto
alle proprie esigenze. Il progetto comprende anche il supporto per l‟ espletamento delle pratiche
burocratiche necessarie alla regolarizzazione del rapporto di lavoro. Il servizio offerto è gratuito.
Tu Terza Università via Garibaldi, 3 Bergamo telefono: 0353594370
Progetto: attività culturali per la terza età
La Terza Università propone alle persone anziane una serie di corsi che si tengono a Bergamo, ma
anche in molti paesi della provincia. I vari temi sono trattati da persone esperte della materia e
spaziano dall‟informatica, ai gruppi di lettura, all‟attività fisica. Il sostegno delle Amministrazioni
pubbliche consente di contenere il costo dell‟iscrizione.
Fondazione don Carlo Zanoncello RSA Calcio (Bergamo) via G. Matteotti, 2 a
telefono: 0363906391
Progetto: video chiamate
La RSA ha istituito al suo interno una postazione Skipe per consentire ai i propri ospiti di collegarsi
in video chiamata con familiari ed amici. Il servizio ha lo scopo di rendere più frequenti e facili le
comunicazioni e i rapporti dell‟anziano ricoverato, soprattutto se colpito da demenza, con persone a
lui care.
Fondazione Anni Sereni RSA Treviglio (Bergamo) Piazzale Ospedale,5
telefono: 036344063
Progetto: Pet therapy
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Gli ospiti della RSA compresi i malati di Alzheimer, se lo desiderano, potranno giovarsi della
compagnia di un cane appositamente addestrato e guidato da un operatore esperto di pet therapy. La
vicinanza e il rapporto con animali suscita emozioni piacevoli, aiuta a contenere l‟ansia e stimola la
persona anziana a mantenere viva l‟attenzione.
Ambito territoriale di Seriate (Bergamo) Ufficio di Piano c/o Comune di Seriate, piazza
Alebardi, 1 telefono 035304294
Progetto: Guida ai servizi per gli anziani e le loro famiglie
L‟opuscolo è uno strumento semplice, pensato per aiutare gli anziani e le loro famiglie a conoscere
e ad orientarsi tra le varie opportunità esistenti nel loro territorio. È distribuito gratuitamente ed è
reperibile nelle sedi comunali. Contiene una serie di schede chiare e di facile lettura che illustrano
tutti i servizi e le risorse socio assistenziali e socio sanitari presenti negli undici comuni che fanno
parte dell‟ambito di Seriate.
ASL di Bergamo, via Gallicciolli Bergamo telefono 035385111
Progetto: promozione di stili di vita sana, gruppi di cammino (numero verde 800447722)
I gruppi di cammino si costituiscono con lo scopo di provocare il cambiamento stabile di
comportamenti collettivi per la prevenzione e il miglioramento di diverse patologie croniche
presenti soprattutto negli anziani. Il gruppo inoltre favorisce relazioni e legami solidali tra le
persone, contrasta l‟isolamento, aiuta a mantenersi attivi e a stare meglio.
Comune di Albano S. Alessandro Piazza Caduti per la Patria, 1 Albano S. Alessandro
(Bergamo) telefono 0354239210
Progetto: Casa Famiglia
Il servizio accoglie durante il giorno anziani autosufficienti o con lievi limitazioni funzionali
bisognosi di accudimento e socializzazione. Offre attività finalizzate a preservare e mantenere
l‟autonomia della persona. Garantisce interventi di igiene e cura e la somministrazione dei pasti.
87
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