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Io sono una persona libro • Donne di Carta

Date post: 23-Mar-2016
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il caso e il vento edizioni – estratto
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Collana “Strumenti”

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DONNE DI CARTASito dell’Associazione: www.donnedicarta.org

Documentazione multimediale sulle persone libro: www.youtube.com/user/donnedicarta

Io sono... una persona libroCollana “Strumenti”I Edizione© 2010 IL CASO E IL VENTO E.R.A. di Sandra Giulianiwww.ilcasoeilvento.it

Editing: persone libroSupervisione: Sandra Giuliani, Emanuela Grillo Interviste: Fiorenza Foà, Monica MaggiFotografie: Maria Rita Guarini, Stefania Molajoni, Nicoletta MontemaggioriCopertina e progetto grafico: Tree-art di Gianna Petrucci

ISBN 978-88-96306-06-2

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IO SONO... UNA PERSONA LIBRO

Donne di carta

Fotografie di Maria Rita Guarini, Stefania Molajoni, Nicoletta Montemaggiori

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« ...Trasmetteremo i libri ai nostri figli, oralmente, e lasceremo ai nostri figli il compito di fare altrettanto coi loro discendenti. Naturalmente, molte cose andranno perdute, con questo sistema. Ma non puoi obbligare la gente ad ascoltare, se non vuole...

– Ma in quanti di voi altri siete?

– A migliaia, sulle autostrade, lungo le ferrovie abbandonate, vagabondi all’esterno, biblioteche dentro. Non è una cosa che sia stata progettata fin dall’inizio. Ognuno aveva un libro che voleva ricordare e che ha ricordato... La cosa più importante che abbiamo dovuto piantarci duramente in testa fu che noi non contavamo, non eravamo importanti, non dovevamo considerarci e non dovevamo essere dei maestri: non dovevamo sentirci superiori a nessuno al mondo. Non siamo che sopracoperte di volumi, privi d’ogni altra importanza che non sia quella d’impedire alla polvere di seppellire i volumi... ».

(R. Bradbury, Fahrenheit 451, pag.180-181)

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Le persone libro autori e autrici di questo “Diario”Roberta BucciantiOlga CiofiniFiorenza FoàAntonella FortunatiSandra GiulianiEmanuela GrilloMaria Rita GuariniAlessandra MaggiMonica MaggiRoberta MaggiBruna MarcantonioStefania MolajoniNicoletta MontemaggioriTiziana MozzaPatrizia PalmieriMarina PierriSimone RiggioLuciana ScarciaAnna S.Luciana TartagliaLea Zaffina

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Indice

Prefazione pag. 9

Cap. 1 L’inizio 11

Cap. 2 Io dico. Tu ascolti. 15

Cap. 3 A caduta libera: la “Cappella Cristina” e altro ancora 19

Cap. 4 Le voci delle persone libro 23

Cap. 5 Le compagne di... coperta 49

Cap. 6 Istantanee di un viaggio 73

Appendici

Decálogo 113

Calendario 114

I libri che siamo (per ora) 117

Su di noi 122

Il sogno di Don Chisciotte 124

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Prefazione

Noi diciamo a memoria – non recitiamo – brani di libri. E li portiamo in giro. Nelle piazze, nelle case private, nei teatri, nelle biblioteche, nelle scuole, nelle fiere, nelle librerie. Soprattutto laddove non ci siano i libri. I libri siamo noi. La loro voce.

Una voce che si impadronisce delle parole di un testo che amiamo.

Guardiamo negli occhi chi ci ascolta.

Noi doniamo il piacere provato per la bellezza di un testo.

Noi cerchiamo di costruire il piacere dell’ascolto.

Non vogliamo applausi.

Non è uno spettacolo, ma una relazione.

Questo è il progetto delle “persone libro” dell’Associazione Donne di carta.

La versione italiana del “Proyecto Fahrenheit 451 las personas-libro” di Madrid, ideato e diffuso da Antonio Rodriguez Menendez.

Tutto iniziò il 14 maggio 2009 e questo lungo anno, ora, è una storia.

La nostra.

Le persone Libro

La Collana “Strumenti” è dedicata alla manualistica e alla saggistica; a libri progettati per la formazione e che spesso raccolgono in forma scritta esperienze reali.

La forma del libro è solo un modo per non disperdere un messaggio originariamente “orale” e per consentire una circolazione più ampia dell’esperienza.

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Cap. 1 L’inizioCorreva l’anno 2009, 11-14 maggio

... C’era una volta un gruppetto di persone che, un po’ per caso un po’ per magia, partecipò a uno stage.

Il tizio che lo conduceva era strano assai: voleva riproporre nella realtà dei personaggi che esistevano solo in un libro! Figurarsi!... i personaggi di Fahrenheit 451... poi... E non perché la situazione planetaria lo richiedesse – anche se certo i libri non è che vivano un granché bene! – ma perché aveva scoperto la bellezza dell’oralità e il recupero della memoria come forme di comunicazione culturale e umana. Una scoperta che voleva... condividere.

Insomma, lo strano omino se ne andava in giro per il mondo da un bel po’ con questa buona novella: – si possono imparare a memoria i libri... e si possono dire... a tutti...

Quel gruppetto rimase incantato dall’idea ma aveva anche grossi dubbi:

– È davvero possibile imparare a memoria interi libri?

– Bastano poche righe. – Rispondeva il pifferaio magico sorridendo.

– Ma dirli è difficile! Noi non siamo attori...

– E non dovete esserlo: la vostra voce resta quella del lettore che, confidenzialmente, “racconta” ad altri la bellezza di un testo... che ama...

– Quindi dobbiamo comunicare cosa?

– Il piacere che avete provato... condivisione, questa la parola magica... dire e ascoltare: condivisione. – Ripeteva e sorrideva, ancora di più, l’omino. Che tutte le rotelle a posto, in fondo, non le aveva.

Il gruppetto era affascinato, ma anche un po’ recalcitrante. Un pizzico di cinismo o un residuo di buon senso? Chissà.

Imparare a memoria? Dire davanti a tutti senza recitare? Ma che roba è?

Iniziarono le prove. Qualcuno, anzi più di qualcuno, osò imparare alcune righe e, orgogliosamente, un giorno, le disse a voce alta al gruppo.

Dovevate vederli, uno ad uno... impettiti, coraggiosi, impacciati, strafottenti o con le guance rosse...

Ma tutti orgogliosamente. – Io sono una persona libro. – Capperi! Faceva effetto...

L’omino ascoltò serio serio, poi prese una bacchetta, che non era affatto magica, e la dette in testa a tutto quell’orgoglio.

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Cap. 1 L’ inizio

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Io sono... una persona libro

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– Tu reciti. – TAC! Bacchettata in testa.

– Tu cantileni! – TAC! Bacchettata sulle mani.

– Tu imponi le parole! – TAC! Bacchettata sulla spalla destra.

– Tu non fai uscire la tua voce! – TAC! Bacchettata sulla spalla sinistra.

– Tu hai paura delle parole che dici! – TAC! Bacchettata sul naso.

TAC! TAC! TAC! non si sentiva altro che il rumore della bacchetta. Perché l’orgoglio in pezzi non fa rumore. Si frantuma in silenzio.

I qualcuno tanto coraggiosi ci rimasero male.

Capperi! Avevano imparato così bene... sapevano tutte le parole a memoria...

Ma che voleva questo qui? Come si permetteva?

L’omino sorrise agitando la sua bacchetta e ricominciò. Da capo.

– La tua voce è quella che usi nei momenti della tua vita in cui crei intimità con le cose e con le persone; è una voce dedicata, mirata, che “tocca” l’altro.

È la voce accanto al letto di una persona amata che sta male e ha bisogno di non sentirsi sola...

È la voce che soffi sul viso di tuo figlio, in braccio, o la voce che ha accarezzato te, bambina, mentre guardavi – occhi negli occhi – tua madre... o tuo padre.

È la voce che ti si spezza dentro mentre dici “ti amo” e dici qualcosa che è così intimamente tuo che ti sembra di tradirlo se esce fuori, eppure necessita di quest’uscita.

È questa voce, ma anche il gesto che l’accompagna, che costruisce e sostiene il ritmo e il fiato, che rende visibile e materica la parola detta. Qui, ora.

L’istante che si fa ascolto e che fa delle persone libro un dono. – L’omino respirò, profondamente. E aggiunse: – quando leggi un libro ogni parola, ogni pausa, ogni virgola vanno “respirati”: devono entrare dentro di te; diventare il tuo fiato. Deve pesare nel tuo timbro la scelta precisa che l’autore ha fatto: questa parola, questo suono non... altro. Il mondo è pieno di parole, la loro scelta precisa è un dono. – L’omino sorrise:

– quando impari a memoria devi già assumere questo atteggiamento di dedica. Il testo non esiste, prima, nella tua testa, ma direttamente sulla tua bocca e nelle tue mani. Sei tu il testo. Fa parte di te. –

L’omino chinò la testa e con voce più bassa: – e il piacere, che hai provato e che provi mentre dici il tuo testo, è il piacere che deve arrivare a chi ascolta.

– OH... fece in coro il gruppetto. Fece OH ma non aveva capito nulla.

Perché era difficile respirare le parole.

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Era difficile sentire, mentre si dicono, il proprio piacere.

Era difficile avere una voce dedicata.

E poi qual era questa benedetta voce che l’omino chiamava, anche, “cioccolata fusa”?

L’omino andò via. Aveva altri gruppi da incontrare.

La buona novella, si sa, è un vento che non può fermarsi, troppo a lungo, in un posto.

– Tornerò... – promise il pifferaio magico – se volete...

– Ti aspettiamo. – Rispose in coro il gruppetto.

Ci sono attese, a volte, che non chiedono alle cose e alle persone di stare ferme. Anzi. Sull’uscio di casa. A sostenere il desiderio del ritorno. Anzi.

Il gruppetto guardò il gruppetto. Erano in sette: 6 donne e un uomo.

– Ora che facciamo? – Chiese qualcuno.

– Ora andiamo. – Rispose il gruppetto.

Cap. 1 L’ inizio

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