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ITER, il prossimo passo verso l’energia da fusione...guate sia nel breve che nel lungo termine. La...

Date post: 25-Mar-2021
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15 5 10 0 0 1.0 2.0 3.0 4.0 Q0.2 Q0.64 5.0 6.0 Tempo (s) Potenza di fusione (MW) JET (1997) JET (1997) JET (1991) JG00.57/1c D+T Plasma Mantello (contenente litio) Scambiatore di calore Camera da vuoto Generatore di vapore Turbina e generatore D Potenza elettrica Elio Trizio ed Elio Trizio Deuterio Magnete superconduttore 4 He T+ 4 He Struttura di schermaggio JG99.278/3c Gas Petrolio Biomasse e rifiuti Carbone Nucleare Idroelettrica 1 1980 Anno 1990 2000 2 3 4 5 6 7 8 9 0 10 11 Concentrazione di CO2 (ppm) C e n t r i n e l m o n d o p e r l o s t u d i o d e lla f u s i o n e Bobine di campo poloidale Bobine di campo toroidale Linea di campo magnetico Corrente di Plasma Plasma Campi magnetici in un tokamak Campi magnetici in uno stellaratore Primo Tokamak all’Istituto Kurchatov (Russia) Il Tokamak statunitense DIII-D (General Atomics) Il Joint European Torus (JET), Centro di Culham, Regno Unito Dentro la camera toroidale di JET, senza (a sinistra) e con (a destra) plasma Record mondiale di potenza di fusione nel JET JT-60U Evoluzione dal 1971 al 2003 della fornitura totale mondiale di En- ergia Primaria per combustibile (Miliardi di TEP). Fonte: IEA Evoluzione nel tempo della Con- centrazione di CO 2 nell’atmosfera Rappresentazione schematica di una centrale a fusione Anno 260 280 300 320 340 360 380 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 D57 D47 Mauna Loa South Pole Fornitura Totale Energia Primaria (Miliardi di TEP) Confinamento Magnetico Nella fusione tramite confinamento magnetico, il plasma è isolato dalle pareti da forti campi magne- tici. Le particelle cariche che formano il plasma, gli ioni caricati positivamente e gli elettroni negati- vamente, seguono le linee di campo magnetico. Il plasma è mantenuto in un contenitore a forma di ciambella, il “toro”, in cui le linee di campo magne- tico sono chiuse. Le particelle del plasma girano all’interno del “toro” per decine di migliaia di chilo- metri senza mai scontrarsi con le pareti. Il plasma resta così confinato in questa “gabbia magnetica”. Due categorie di macchine seguono questo tipo di configurazione: il tokamak e lo stellaratore. Esisto- no anche altre configurazioni magnetiche, come la macchina a campo inverso e il tokamak sferico. Fi- nora il tokamak ha ottenuto i risultati migliori. Per riscaldare il plasma e raggiungere un numero sufficiente di reazioni di fusione in una macchina a confinamento magnetico, è necessario usare una fonte esterna di riscaldamento, ad esempio le mi- croonde o i fasci di particelle ad alta energia. Una volta innescata la reazione di fusione, si crea una grande quantità di prodotti di reazione, nuclei di elio e neutroni, portatori di molta energia. Un plasma sostenuto dalle reazioni di fusione Uno dei prodotti delle reazioni di fusione tra deu- terio e trizio è un nucleo di elio, che possiede cir- ca il 20% dell’energia prodotta dalla reazione sotto forma di energia cinetica. Essendo elettricamente carico, il nucleo di elio viene intrappolato dal campo magnetico e trasferisce la sua energia alla miscela di deuterio e trizio. In questo modo il combustibile viene riscaldato. Se la macchina è sufficientemente grande, questo processo permette di raggiungere la temperatura necessaria per la fusione principalmente attraverso un processo di “autoriscaldamento”. Oltre ai nuclei di elio, ogni reazione di fusione produce un neutrone che possiede circa l’80% dell’energia generata. Essendo il neutrone elettrica- mente neutro, non è trattenuto dal campo magne- tico e penetra dentro il mantello (“blanket”), che ricopre le pareti del contenitore toroidale. Nel mantello l’energia dei neutroni è assorbita e rimossa da un fluido raffreddante. Come in una centrale di tipo convenzionale, il fluido riscaldato, transitando negli scambiatori di calore, genererà il vapore che, attraverso le turbine, produrrà energia elettrica. Alternativamente, le alte temperature po- tranno essere utilizzate per generare idrogeno. Fusione Inerziale La fusione nucleare con il metodo del “confinamen- to inerziale” è basata su un concetto differente. Una pallina del diametro di pochi millimetri, contenente una miscela di deuterio e trizio, è istantaneamente colpita da numerosi fasci di potenti laser. L’ablazio- ne della superficie della pallina di combustibile la fa implodere su se stessa con grande forza. La com- pressione causa un aumento di temperatura e den- sità fino a raggiungere un livello tale da permettere un gran numero di reazioni di fusione. La sfida più difficile nel campo della fusione inerzia- le consiste nel raggiungere un irraggiamento effi- cace ed omogeneo della pallina in modo ripetitivo. E’ previsto che in un reattore funzionante secondo questo principio ogni secondo debbano essere col- pite dalle dieci alle venti palline. Pietre miliari nella ricerca sulla fusione La ricerca mondiale nel campo della fusione ha fatto enormi passi avanti negli ultimi decenni. Dall’inizio degli anni 70 gli studi nei tokamaks hanno visto una rapida progressione che ha permesso di programmare i primi esperimenti con miscele di deuterio e tri- zio. Nel 1991, per la prima volta sulla terra, sono state ottenute reazioni di fusione nucleare con miscele di deuterio e trizio, con una potenza da fusione liberata di 1,7 MW. Questa importante pie- tra miliare della ricerca sulla fusione è stata raggiunta nel tokamak JET (Joint European Torus), costruito e utilizzato da fisici ed inge- gneri europei e situato vicino ad Oxford (Regno Unito). Nel 1994, 10 MW di potenza di fusione sono stati prodotti in un to- kamak statunitense, TFTR. Nel 1997 il successo del JET è continua- to con la produzione di potenza da fusione dell’ordine di decine di megawatt per alcuni secondi, con un massimo di 16 MW. La prossima pietra miliare I risultati di JET, insieme a quelli di molti altri tokamak esistenti al mondo, hanno permesso di sviluppare un’ampia base scientifica e tecnica per la prossima pietra miliare: il progetto internaziona- le ITER. ITER è un tokamak, progettato per produrre una potenza da fusione di centinaia di megawatt, dieci volte di più di quella immessa nel plasma. Produrrà plasmi riscaldati dalle reazioni di fusione e in condizioni simili a quelle di una centrale; avrà le tec- nologie chiave necessarie per fare della fusione una possible fonte di energia. Una energia sostenibile La fusione è una delle poche forme di energia sostenibile per il futuro dell’umanità nel lungo termine. Essa offre la prospet- tiva di un funzionamento sicuro, compatibile con l’ambiente e un’ampia disponibilità e sicurezza di approvvigionamento del combustibile. Una volta sviluppata, avrà la possibilità di giocare un ruolo primario nella produzione di energia di base insieme ad altre tecnologie. Le emissioni di gas ad effetto serra modifi- cano il clima, causando un aumento della temperatura del pianeta, una variazione di tipologia di precipitazioni e una crescita del livello delle acque. Per ridurre con urgenza queste emissioni ed evitare cosi’ seri danni all’ambiente sono necessarie misure ade- guate sia nel breve che nel lungo termine. La diminuzione delle emissioni concorda- ta nel protocollo di Kyoto è solo un primo passo. Un ulteriore importante contributo deve venire dallo sviluppo e dall’implementazio- ne di tecnologie per la produzione di ener- gia senza gas ad effetto serra. La fusione e’ una delle poche opzioni per contribuire ad un futuro in cui vengano utilizzate energie sostenibili. Se il programma di ricerca avrà successo, l’energia da fusione iniziera’ a dare il suo contributo nella seconda metà di questo secolo. Il deuterio e il trizio, i combustibili della fusio- ne, sono entrambi isotopi, e quindi più pesanti e meno comuni, dell’idrogeno. In ogni metro cubo di acqua ci sono circa 33 grammi di deute- rio, che è perciò geograficamente molto diffuso e poco costoso da ottenere. Il trizio, che ha una vita media di 12,3 anni, è estremamente raro in natura, perche’ viene creato in piccole quantitia’ solo dai raggi cosmici. Può però essere prodot- to artificialmente in una centrale a fusione par- tendo dal litio, che è uno dei metalli leggeri più abbondanti nella crosta terrestre. La quantità di combustibile necessaria per far funzionare una centrale a fusione è molto limi- tata. Solo 100 kg di deuterio (che corrispondo- no a 2800 metri cubi di acqua) e 150 kg di trizio (che corrispondono a 10 tonnellate di minerale di litio) saranno sufficienti per far funzionare una centrale da 1 GW elettrico per un anno. Per fare un paragone, una centrale a carbone della stessa taglia ha bisogno di 2,7 milioni di tonnel- late di carbone nello stesso periodo di tempo. Una piccola quantità di combu- stibile – un veloce spegnimento Sebbene il plasma in una centrale a fusione occupi un grande volume, 1000 metri cubi o più, la quantità totale di deuterio e trizio nel plasma è piccolissima: il peso del combustibile dentro la camera da vuoto che contiene il plasma è circa pari a quello di dieci francobolli. La limitatissima quantità di combustibile necessaria per il funzionamento è una caratteristica fondamentale per la sicurezza di una centrale a fusio- ne. Il processo di fusione può essere fermato in pochi secondi interrompendo il flusso di combustibile, pro- prio come un bruciatore a gas. Questo significa che una centrale a fusione può essere spenta in sicurezza molto velocemente. Inoltre, poiche’ e’ molto difficile mantenere le condi- zioni necessarie per l’esistenza del plasma, la fusione nucleare è un processo a sicurezza passiva: ogni de- viazione dalle condizioni ottimali di funzionamento causa una diminuzione dell’energia prodotta o lo spegnimento. Aspetti di sicurezza intrinseca In una centrale a fusione l’unica produzione di ener- gia, in caso di assenza di reazioni di fusione, è dovuta al decadimento radioattivo del materiale delle strut- ture che circondano il plasma. Studi sulla sicurezza hanno dimostrato come questa fonte di energia sia così piccola da non causare nessuna variazione peri- colosa di temperatura della struttura anche nel caso di una completa e indefinitamente prolungata man- canza di raffreddamento attivo. Il trizio: prodotto e utilizzato sul posto Una caratteristica unica delle centrali a fusione è che l’elemento radioattivo nella miscela di combustibile, il trizio, è prodotto all’interno della macchina stessa: i neutroni liberati dalla reazione di fusione reagiscono con il litio (contenuto in un “mantello” posto attorno al plasma) trasformandolo in trizio. In questo modo, l’unico elemento radioattivo nella miscela di combu- stibile è prodotto ed utilizzato all’interno della mac- china in un ciclo chiuso. Non deve essere trasportato, tranne che al momento dell’avviamento dell’impian- to e del suo smantellamento. Nessuna pericolosa emissione radioattiva I materiali primari per alimentare il reattore a fusio- ne, il deuterio e il litio, non sono radioattivi e possono essere trasportati senza problemi. Il prodotto della reazione di fusione consiste in una piccola quantità di elio, un gas inerte e non radioattivo. Studi detta- gliati sulla sicurezza dell’impianto hanno dimostrato che una centrale a fusione funziona senza rischi di emissioni radioattive nocive per la popolazione e l’ambiente. La massima quantità di trizio che potreb- be venire liberata in ogni possibile incidente all’inter- no della centrale sarebbe così piccola da non causare neppure l’evacuazione dell’area al di fuori del perime- tro della centrale. Le centrali a fusione saranno costru- ite in modo che il trizio venga utilizzato in modo sicu- ro, sottoposto a regole e procedure di autorizzazione molto restrittive. Materiali strutturali a bassa attivazione La reazione di fusione non crea prodotti radioattivi, ma i neutroni generati possiedono una grande quan- tità di energia che interagisce con le pareti della ca- mera da vuoto e dei componenti interni, rendendo radioattivi i materiali di cui sono costituiti. La radio- attività generata in un reattore a fusione dipenderà dai materiali scelti per la costruzione dei componenti in questione. Una giusta scelta dei materiali renderà possibile una considerevole riduzione del livello di attivazione dei rifiuti provenienti dai futuri impianti a fusione. Un importante campo di ricerca è quindi lo sviluppo di acciai a bassa attivazione o di leghe di vanadio e cromo. Anche materiali ceramici e compositi vengo- no studiati per la loro potenzialità di bassa attivazio- ne nel lungo termine. L’attuale strategia di ricerca sui materiali prevede anche IFMIF, un impianto interna- zionale per l’irraggiamento dei materiali per le future centrali a fusione. Questa fonte di neutroni ad alta intensità è necessaria per provare e verificare le pre- stazioni dei materiali. I risultati degli studi sui materiali condotti finora mo- strano che la radioattività prodotta durante il funzio- namento di una centrale a fusione decade rapida- mente, in circa cento anni, verso livelli di attivazione ai quali il materiale può essere riutilizzato. Una fonte di energia senza CO 2 Il combustibile per la fusione: praticamente inesauribile
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Page 1: ITER, il prossimo passo verso l’energia da fusione...guate sia nel breve che nel lungo termine. La diminuzione delle emissioni concorda-ta nel protocollo di Kyoto è solo un primo

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Q≈0.2

Q≈0.64

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Tempo (s)

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(MW

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JET(1997)

JET(1997)

JET(1991)

JG00.57/1c

D+T

Plasma

Mantello (contenente litio)

Scambiatore di calore

Camera da vuoto

Generatore di vapore Turbina e generatore

D

Potenza elettrica

Elio

Trizio ed Elio

Trizio

Deuterio

Magnete superconduttore

4He

T+4He

Struttura di schermaggio

JG99.278/3c

GasPetrolio

Biomasse e rifiuti

Carbone Nucleare

Idroelettrica

1

1980Anno 1990 2000

23456789

0

1011

Con

cent

razi

one

di C

O2

(pp

m)

Centri nel mondo per lo studio della fusione

Bobine di campo poloidale

Bobine di campo toroidale

Linea di campo magneticoCorrente di Plasma

Plasma

Campi magnetici in un tokamak

Campi magnetici in uno stellaratore

Primo Tokamak all’Istituto Kurchatov (Russia)

Il Tokamak statunitense DIII-D (General Atomics)

Il Joint European Torus (JET), Centro di Culham,

Regno Unito

Dentro la camera toroidale di JET, senza (a sinistra) e con (a

destra) plasma

Record mondiale di potenza di fusione nel JET

JT-60UEvoluzione dal 1971 al 2003 della fornitura totale mondiale di En-ergia Primaria per combustibile (Miliardi di TEP). Fonte: IEA Evoluzione nel tempo della Con-

centrazione di CO2 nell’atmosfera

Rappresentazione schematica di una centrale a fusione

Anno

260

280

300

320

340

360

380

800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

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D47

Mauna Loa

South Pole

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Confinamento Magnetico

Nella fusione tramite confinamento magnetico, il plasma è isolato dalle pareti da forti campi magne-tici. Le particelle cariche che formano il plasma, gli ioni caricati positivamente e gli elettroni negati-vamente, seguono le linee di campo magnetico. Il plasma è mantenuto in un contenitore a forma di ciambella, il “toro”, in cui le linee di campo magne-tico sono chiuse. Le particelle del plasma girano all’interno del “toro” per decine di migliaia di chilo-metri senza mai scontrarsi con le pareti. Il plasma resta così confinato in questa “gabbia magnetica”.

Due categorie di macchine seguono questo tipo di configurazione: il tokamak e lo stellaratore. Esisto-no anche altre configurazioni magnetiche, come la macchina a campo inverso e il tokamak sferico. Fi-nora il tokamak ha ottenuto i risultati migliori.

Per riscaldare il plasma e raggiungere un numero sufficiente di reazioni di fusione in una macchina a confinamento magnetico, è necessario usare una fonte esterna di riscaldamento, ad esempio le mi-croonde o i fasci di particelle ad alta energia. Una volta innescata la reazione di fusione, si crea una grande quantità di prodotti di reazione, nuclei di elio e neutroni, portatori di molta energia.

Un plasma sostenuto dalle reazioni di fusione

Uno dei prodotti delle reazioni di fusione tra deu-terio e trizio è un nucleo di elio, che possiede cir-ca il 20% dell’energia prodotta dalla reazione sotto forma di energia cinetica. Essendo elettricamente carico, il nucleo di elio viene intrappolato dal campo magnetico e trasferisce la sua energia alla miscela di deuterio e trizio. In questo modo il combustibile viene riscaldato.

Se la macchina è sufficientemente grande, questo processo permette di raggiungere la temperatura necessaria per la fusione principalmente attraverso un processo di “autoriscaldamento”.

Oltre ai nuclei di elio, ogni reazione di fusione produce un neutrone che possiede circa l’80% dell’energia generata. Essendo il neutrone elettrica-mente neutro, non è trattenuto dal campo magne-tico e penetra dentro il mantello (“blanket”), che ricopre le pareti del contenitore toroidale.

Nel mantello l’energia dei neutroni è assorbita e rimossa da un fluido raffreddante. Come in una centrale di tipo convenzionale, il fluido riscaldato, transitando negli scambiatori di calore, genererà il vapore che, attraverso le turbine, produrrà energia elettrica. Alternativamente, le alte temperature po-tranno essere utilizzate per generare idrogeno.

Fusione Inerziale

La fusione nucleare con il metodo del “confinamen-to inerziale” è basata su un concetto differente. Una pallina del diametro di pochi millimetri, contenente una miscela di deuterio e trizio, è istantaneamente colpita da numerosi fasci di potenti laser. L’ablazio-ne della superficie della pallina di combustibile la fa implodere su se stessa con grande forza. La com-pressione causa un aumento di temperatura e den-sità fino a raggiungere un livello tale da permettere un gran numero di reazioni di fusione.

La sfida più difficile nel campo della fusione inerzia-le consiste nel raggiungere un irraggiamento effi-cace ed omogeneo della pallina in modo ripetitivo. E’ previsto che in un reattore funzionante secondo questo principio ogni secondo debbano essere col-pite dalle dieci alle venti palline.

Pietre miliari nella ricerca sulla fusione

La ricerca mondiale nel campo della fusione ha fatto enormi passiavanti negli ultimi decenni. Dall’inizio degli anni 70 gli studi nei tokamaks hanno visto una rapida progressione che ha permesso di programmare i primi esperimenti con miscele di deuterio e tri-zio. Nel 1991, per la prima volta sulla terra, sono state ottenute reazioni di fusione nucleare con miscele di deuterio e trizio, con una potenza da fusione liberata di 1,7 MW. Questa importante pie-tra miliare della ricerca sulla fusione è stata raggiunta nel tokamak JET (Joint European Torus), costruito e utilizzato da fisici ed inge-gneri europei e situato vicino ad Oxford (Regno Unito).

Nel 1994, 10 MW di potenza di fusione sono stati prodotti in un to-kamak statunitense, TFTR. Nel 1997 il successo del JET è continua-to con la produzione di potenza da fusione dell’ordine di decine di megawatt per alcuni secondi, con un massimo di 16 MW.

La prossima pietra miliare

I risultati di JET, insieme a quelli di molti altri tokamak esistenti al mondo, hanno permesso di sviluppare un’ampia base scientifica e tecnica per la prossima pietra miliare: il progetto internaziona-le ITER. ITER è un tokamak, progettato per produrre una potenza da fusione di centinaia di megawatt, dieci volte di più di quella immessa nel plasma. Produrrà plasmi riscaldati dalle reazioni di fusione e in condizioni simili a quelle di una centrale; avrà le tec-nologie chiave necessarie per fare della fusione una possible fonte di energia.

Una energia sostenibile

La fusione è una delle poche forme di energia sostenibile per il futuro dell’umanità nel lungo termine. Essa offre la prospet-tiva di un funzionamento sicuro, compatibile con l’ambiente e un’ampia disponibilità e sicurezza di approvvigionamento del combustibile. Una volta sviluppata, avrà la possibilità di giocare un ruolo primario nella produzione di energia di base insieme ad altre tecnologie.

Le emissioni di gas ad effetto serra modifi-cano il clima, causando un aumento della temperatura del pianeta, una variazione di tipologia di precipitazioni e una crescita del livello delle acque. Per ridurre con urgenza queste emissioni ed evitare cosi’ seri danni all’ambiente sono necessarie misure ade-guate sia nel breve che nel lungo termine. La diminuzione delle emissioni concorda-ta nel protocollo di Kyoto è solo un primo passo.

Un ulteriore importante contributo deve venire dallo sviluppo e dall’implementazio-ne di tecnologie per la produzione di ener-gia senza gas ad effetto serra. La fusione e’ una delle poche opzioni per contribuire ad un futuro in cui vengano utilizzate energie sostenibili. Se il programma di ricerca avrà successo, l’energia da fusione iniziera’ a dare il suo contributo nella seconda metà di questo secolo.

Il deuterio e il trizio, i combustibili della fusio-ne, sono entrambi isotopi, e quindi più pesanti e meno comuni, dell’idrogeno. In ogni metro cubo di acqua ci sono circa 33 grammi di deute-rio, che è perciò geograficamente molto diffuso e poco costoso da ottenere. Il trizio, che ha una vita media di 12,3 anni, è estremamente raro in natura, perche’ viene creato in piccole quantitia’ solo dai raggi cosmici. Può però essere prodot-to artificialmente in una centrale a fusione par-tendo dal litio, che è uno dei metalli leggeri più abbondanti nella crosta terrestre.

La quantità di combustibile necessaria per far funzionare una centrale a fusione è molto limi-tata. Solo 100 kg di deuterio (che corrispondo-no a 2800 metri cubi di acqua) e 150 kg di trizio (che corrispondono a 10 tonnellate di minerale di litio) saranno sufficienti per far funzionare una centrale da 1 GW elettrico per un anno. Per fare un paragone, una centrale a carbone della stessa taglia ha bisogno di 2,7 milioni di tonnel-late di carbone nello stesso periodo di tempo.

Una piccola quantità di combu-stibile – un veloce spegnimento

Sebbene il plasma in una centrale a fusione occupi un grande volume, 1000 metri cubi o più, la quantità totale di deuterio e trizio nel plasma è piccolissima: il peso del combustibile dentro la camera da vuoto che contiene il plasma è circa pari a quello di dieci francobolli. La limitatissima quantità di combustibile necessaria per il funzionamento è una caratteristica fondamentale per la sicurezza di una centrale a fusio-ne. Il processo di fusione può essere fermato in pochi secondi interrompendo il flusso di combustibile, pro-prio come un bruciatore a gas. Questo significa che una centrale a fusione può essere spenta in sicurezza molto velocemente.

Inoltre, poiche’ e’ molto difficile mantenere le condi-zioni necessarie per l’esistenza del plasma, la fusione nucleare è un processo a sicurezza passiva: ogni de-viazione dalle condizioni ottimali di funzionamento causa una diminuzione dell’energia prodotta o lo spegnimento.

Aspetti di sicurezza intrinseca

In una centrale a fusione l’unica produzione di ener-gia, in caso di assenza di reazioni di fusione, è dovuta al decadimento radioattivo del materiale delle strut-ture che circondano il plasma. Studi sulla sicurezza hanno dimostrato come questa fonte di energia sia così piccola da non causare nessuna variazione peri-colosa di temperatura della struttura anche nel caso di una completa e indefinitamente prolungata man-canza di raffreddamento attivo.

Il trizio: prodotto e utilizzato sul posto

Una caratteristica unica delle centrali a fusione è che l’elemento radioattivo nella miscela di combustibile, il trizio, è prodotto all’interno della macchina stessa: i neutroni liberati dalla reazione di fusione reagiscono con il litio (contenuto in un “mantello” posto attorno al plasma) trasformandolo in trizio. In questo modo, l’unico elemento radioattivo nella miscela di combu-stibile è prodotto ed utilizzato all’interno della mac-china in un ciclo chiuso. Non deve essere trasportato, tranne che al momento dell’avviamento dell’impian-to e del suo smantellamento.

Nessuna pericolosa emissione radioattiva

I materiali primari per alimentare il reattore a fusio-ne, il deuterio e il litio, non sono radioattivi e possono essere trasportati senza problemi. Il prodotto della reazione di fusione consiste in una piccola quantità di elio, un gas inerte e non radioattivo. Studi detta-gliati sulla sicurezza dell’impianto hanno dimostrato che una centrale a fusione funziona senza rischi di emissioni radioattive nocive per la popolazione e l’ambiente. La massima quantità di trizio che potreb-be venire liberata in ogni possibile incidente all’inter-no della centrale sarebbe così piccola da non causare neppure l’evacuazione dell’area al di fuori del perime-tro della centrale. Le centrali a fusione saranno costru-ite in modo che il trizio venga utilizzato in modo sicu-ro, sottoposto a regole e procedure di autorizzazione molto restrittive.

Materiali strutturali a bassa attivazione

La reazione di fusione non crea prodotti radioattivi, ma i neutroni generati possiedono una grande quan-tità di energia che interagisce con le pareti della ca-mera da vuoto e dei componenti interni, rendendo radioattivi i materiali di cui sono costituiti. La radio-attività generata in un reattore a fusione dipenderà dai materiali scelti per la costruzione dei componenti in questione. Una giusta scelta dei materiali renderà possibile una considerevole riduzione del livello di attivazione dei rifiuti provenienti dai futuri impianti a fusione.

Un importante campo di ricerca è quindi lo sviluppo di acciai a bassa attivazione o di leghe di vanadio e cromo. Anche materiali ceramici e compositi vengo-no studiati per la loro potenzialità di bassa attivazio-ne nel lungo termine. L’attuale strategia di ricerca sui materiali prevede anche IFMIF, un impianto interna-zionale per l’irraggiamento dei materiali per le future centrali a fusione. Questa fonte di neutroni ad alta intensità è necessaria per provare e verificare le pre-stazioni dei materiali.

I risultati degli studi sui materiali condotti finora mo-strano che la radioattività prodotta durante il funzio-namento di una centrale a fusione decade rapida-mente, in circa cento anni, verso livelli di attivazione ai quali il materiale può essere riutilizzato.

Una fonte di energia senza CO2Il combustibile per la fusione: praticamente inesauribile

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www.efda.org

EFDA Close Support Unit - GarchingBoltzmannstr. 2

D-85748 Garching / Munich - Germany

Phone: +49-89-3299-4263Fax: +49-89-3299-4197

E-mail: [email protected]: Federico Casci, Doris Lanzinger,

Mark Westra, Örs BenedekfiGraphic design: Karen Jens

Layout: Stefan Kolmsperger

© F. Romanelli (EFDA Leader) 2010

This brochure or parts of it may not be reproduced without permission. Text, pictures and layout, courtesy of the EFDA Parties; picture page 1: courtesy of Kurchatow Institut; page 2: General Atomics; page 3: JAERI;page 4: IEA and IPCC 2001(WGI,SPm).

The EFDA Parties are the European Commission and the Associates of the European Fusion Programme which is co-ordinated and managed by the EuropeanCommission.

Neither the Commission, the Associates nor anyone acting on their behalf is responsible for any damage re-sulting from the use of information contained in this publication.

A special thanks to those who voluntarily provided the translation of this brochure into the other languages.

Il modello della bobina di campo magnetico nell’impianto di prova TOSKA (Karlsruhe, Germania)

Prototipo di Integrazione del Divertore

Piattaforma di Prova del Divertore (Brasimone, Italia)

Modello del sito di ITER

La reazione di fusione

He

nT

D

4He + n + EnergiaD + T

EnergiaVerso la centrale a fusione

L’Energia da Fusione

La fusione, il processo in cui nuclei leggeri fondono insieme per formarne di più pesanti, è la fonte di energia del sole e delle stelle. Nel sole l’idroge-no viene fuso per formare elio. In questa reazione circa lo 0,5% della massa dell’idrogeno è convertita in energia, secondo la ben nota equazione di Ein-stein E = mc2, che lega tra loro massa ed energia.Questa energia viene emessa sotto forma di luce, che viene per lo più per-sa nelle profondità dell’universo. Meno di una parte per miliardo colpisce la terra, dove alimenta il ciclo dell’acqua, il vento e la vita da miliardi di anni.

Sulla terra, la fusione è potenzialmente capace di contribuire, su larga scala, alla futura produ-zione di energia sostenibile. Fisici ed ingegneri di tutto il mondo lavorano nel campo della ri-cerca sulla fusione con l’intento di costruire una centrale a fusione che produca elettricità nella seconda metà di questo secolo. Con l’inizio del progetto internazionale ITER, che ha il compito di dimostrare la fattibilità scientifica ed inge-gneristica dell’energia da fusione, la comunità scientifica della fusione sta entrando in una fase cruciale per l’ottenimento di questo traguardo.

L’Energia da Fusione sulla TerraNel sole e nelle stelle gli atomi di idrogeno fondono tra loro a temperature molto alte sotto la grande pressione generata dalla gravità. In linea di prin-cipio, la fusione è possibile con molti degli atomi leggeri. Tra tutte le reazioni possibili, la fusione del deuterio (D) e del trizio (T), due isotopi dell’idroge-no, è la più facile da ottenere ed è stata scelta per le future centrali a fusione. Nel processo, il deuterio e il trizio vengono trasformati in elio e in un neutro-ne, oltre a liberare una grande quantità di energia.

Cento Milioni di Gradi

I nuclei degli atomi si respingono perchè hanno entrambi carica positiva. Per portare inuclei abbastanza vicini tanto da iniziare una reazione di fusione, essi devono collidere ad altissima velocità. Cio’ significa che la temperatura deve essere molto alta: dell’ordi-ne dei 100 –150 milioni di gradi per una reazione tra deuterio e trizio.

A tali temperature gli atomi di un gas perdono i loro elettroni e, insieme, formano ungas di particelle cariche chiamato “plasma”. Dato che il plasma si raffredderebbe imme-diatamente, interrompendo il processo di fusione, se venisse in contatto con il conte-nitore, deve essere tenuto lontano dalle pareti. La possibile erosione delle pareti, con conseguente inquinamento del plasma, e’ un altro motivo per tenere il plasma e la pa-rete ben separati.

Una collaborazione mondiale

ITER – che in latino significa “la via” – sarà il prossimo grande impian-to sperimentale di tipo tokamak. Il suo obiettivo sarà la dimostrazione della fattibilità scientifica e ingegneristica dell’uso dell’energia da fusio-ne a scopi pacifici. ITER è stato progettato tramite una collaborazione internazionale a cui partecipano Unione Europea, Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Russia e Stati Uniti.

ITER studierà plasmi riscaldati dalle reazioni di fusione, in condizioni molto simili a quelle previste nelle future centrali. Dovrà produrre 500 MW di potenza di fusione con un fattore di amplifi-cazione dell’energia pari o superiore a dieci, che significa che produrrà per lo meno dieci volte la quantità di potenza immessa per il riscalda-mento del plasma. Inoltre vorrà dimostrare un funzionamento in regi-me continuo, la disponibilità e l’integrazione di tecnologie essenziali per le centrali a fusione e provare componenti per i futuri reattori.

Tecnologie chiave di ITER dimostrate in sette grandi progetti

ITER utilizzerà tecnologie avanzate e componenti di dimensioni e prestazioni proprie dei futuri reattori: magneti superconduttori, componenti ad alto flusso termico, sistemi per la manutenzione a distanza e per la manipolazione del trizio. Negli ultimi dieci anni molte di queste tecnologie sono state studiate con successo, in particolare attraverso sette grandi progetti di ricerca e sviluppo che garantiscono una solida base tecnica per la costruzione di ITER.

Il costo, i tempi e il sito di ITER

I costi di costruzione di ITER sono suddivisi tra i partners internazionali prevalentemente attraverso contributi in natura, cioe’ componenti per la macchina. Il contributo dell’Unione Europea sarà pari a circa il 50% di tale valore. ITER sarà costruito e montato in circa dieci anni e funzio-nerà per circa 20 anni; il sito di costruzione sara’ in Europa, vicino a Cadarache, nel sud della Francia.

In parallelo alla costruzione e al funziona-mento di ITER, sarà svolto anche un pro-gramma di accompagnamento di ricerca e sviluppo sia in campo fisico che tecnolo-gico per preparare la macchina seguente, DEMO.

DEMO dovrebbe entrare in funzione circa 30-35 anni dall’inizio della costruzione di ITER e avrà il compito di dimostrare l’au-tosufficienza di trizio e la produzione di energia elettrica. Porterà così la fusione nella fase industriale, aprendo la strada verso le prime centrali commerciali a fu-sione.

Edificio Tokamak

Edificio montaggio e potenza radio-

frequenza

Edificio trizio, vuoto, combustibile e

servizi

Uffici

Edificio di Controllo

Edificio Servizi Sito

Torri di raffreddamento

Stazione di pompaggio

acqua di raffreddamento

Stoccaggio gas

Edificio accesso

personale

Scala in metri

Edificio ripro-cessamento

materiale contaminato

Edificio celle calde

Edificio diagnostiche, scarica veloce bobine toroidali, resistenze e

condensatori

Area alimentazione

potenza iniezione neutri

Edificio rete alimentazione

potenza magneti

Edificio conversione

potenza magneti

Zona di alimentazione

potenza pulsata

Zona di alimentazione

potenza continua

Serbatoi criogenici di stoccaggio

Edifici sistema criogenico, costruzione bobine

poloidali, alimentazione potenza di emergenza

Parcheggio

0 50 100

ITER, il prossimo passo verso l’energia da fusione


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