Date post: | 17-Nov-2014 |
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• LA VITA
• LE OPERE
Jacopo di Pietro D'Agnolo di Guarnieri, detto Jacopo della Quercia, nacque a Querciegrossa nei pressi di Siena tra il 1371 e il 1375 circa. Non conosciamo molto della sua formazione, che risentì degli influssi tardo gotici della grande tradizione dei Pisano.
La prima opera documentata dell'artista è la Madonna in trono con il bambino per il duomo di Ferrara.
L'opera più celebre dell'artista è sicuramente la Tomba di Ilaria del Carretto che si trova nella sagrestia del duomo di Lucca, commissionatagli da Paolo Giunigi, signore di Lucca forse nel 1423.
Intorno al 1408 Jacopo della Quercia riceve l'incarico per la Fonte Gaia in piazza Del Campo a Siena che porterà a termine solo nel 1419, oggi dell'opera rimangono solo alcune parti che si trovano nella loggia superiore del Palazzo Pubblico.
Tra il 1413 e il 1422 ricevette l'incarico per l‘Altare della Famiglia Trenta in San Frediano a Lucca .
Capolavoro dell'artista è la decorazione per il portale maggiore di San Petronio a Bologna che gli venne commissionato nel 1425. Nelle formelle dei pilastri rappresenta le Storie della Genesi, nella lunetta superiore la Madonna con il Bambino, nell'architrave le Storie del Vangelo.
Sempre a Bologna eseguì il Monumento Bentivoglio che si trova nella chiesa di San Giacomo e il Trittico con la Madonna e Santi che si trova al museo civico.
Jacopo della Quercia morì nel 1438.
La sua prima opera documentata è la Madonna del Melograno (o della Melagrana) commessagli nel 1403 per il Duomo di Ferrara (ora nel Museo) e terminata nel 1407, che con la Madonna Piccolomini ha tanti punti di contatto, cui si aggiunge qualche eco dei modi del gotico internazionale assimilati durante il soggiorno dell'artista a Bologna.
Madonna della Melagrana, 1408
Nel 1406-1407 Jacopo eseguì il monumento funebre alla giovane moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca, Ilaria del Carretto, morta di parto nel 1405.
Distaccandosi dai complicati, e talvolta macchinosi, complessi funerari del Trecento, l'opera, che è nella Cattedrale di San Martino di Lucca, consiste di un sarcofago dai fianchi classicamente decorati da eroti reggifestoni, sul cui coperchio giace l'immagine soavissima della defunta il cui dolce abbandono è mirabilmente reso dalla conclusa scorrevolezza delle cadenze lineari.
Tomba di Ilaria del carretto, Veduta sinistra 1408
L'ampiezza dei ritmi, con interne rispondenze, fasciano e sigillano le esili forme del corpo appena emergenti al di sotto della veste finemente pieghettata e drappeggiata: a tale purezza e delicatezza di visione plastica si accorda il volto bellissimo racchiuso tra i perfetti, geometrici volumi dell'ampio bavero e del cercine che fascia i capelli.
Tomba di Ilaria del carretto, Veduta destra 1408
Una lunga e travagliata gestazione ebbe un'opera che fu tanto ammirata e famosa da far attribuire all'artista l'appellativo, spesso citato dagli antichi scrittori, di "Jacopo della Fonte". È la fonte per il Campo di Siena, detta, per la gioia che procurò l'arrivo dell'acqua in quel luogo, la Fonte Gaia.
Fonte Gaia, 1409-1419
Essa gli fu allogata dal Comune nel 1409, ma la sua esecuzione si effettuò prevalentemente dal 1414 al 1419, quando venne inaugurata. Ispirandosi alla struttura tradizionale delle fonti pubbliche senesi del Medioevo, e privandola della copertura a volte e delle sovrastrutture, Jacopo concepì la sua a guisa di un bacino rettangolare circondato da tre parti da un alto parapetto, di cui i due lati corti a sagoma discendente recano a bassorilievo la Creazione di Adamo e la Cacciata dall'Eden.
Fonte Gaia, 1409-1419
Bacino Rettangolare
Sui pilastri anteriori, due statue femminili rappresentanti, secondo la tradizione, Rea Silvia e Acca Laurentia, in omaggio alle mitiche origini romane della città.Nel pilastro al centro,invece, vi è la Madonna col Bambino circondata dalle allegorie delle Virtù. In tal modo la fonte si assimila ad una sorta di grandioso altare di candidi marmi e di limpide acque mormoranti eretto a gloria della celeste "Avvocata" dei senesi nella rosea conchiglia del Campo. Attualmente essa è sostituita "in situ" da una copia eseguita nel 1858 da Tito Sarrocchi e quanto resta dell'originale si conserva in una loggia del Palazzo Pubblico.
Fonte Gaia, 1409-1419
Virtù
Madonna con Bambino
Particolare della Fonte Gaia, Madonna con il Bambino
Particolare della Fonte Gaia, Le Virtù
Particolare della Fonte Gaia, Le Virtù
La testimoniza dell'originalità e della potenza del linguaggio di Jacopo per il modo con cui la linea, superando ogni decorativismo gotico, diviene strumento essenziale di sintesi e di movimento nel definire con le sue grandiose cadenze i piani plasticamente animati, è la Sapienza con quel semicerchio grandioso che disciplina la caduta dei panneggi sotto il ginocchio, cui corrispondono i fluenti profili curvilinei della parte superiore della figura e dello spiegato e molle abbandono del braccio destro.
Particolare della Fonte Gaia
La Sapienza, Particolare delle Virtù della Fonte Gaia, 1409-1419
La Sapienza
Particolare de La Sapienza
Il grande ritardo e la discontinuità dell'esecuzione della Fonte Gaia si debbono probabilmente al fatto che Jacopo era occupato anche a Lucca, dove in quell'anno gli venivano commesse le sculture per la cappella della famiglia Trenta in San Frediano.
Sculture per la Cappella della famiglia Trenta in San Frediano, 1416-1422
La parte più importante della cappella consiste in due lastre tombali di Lorenzo Trenta e della moglie, datate 1416. Opera di straordinaria bellezza, sobria ed elegante. Le lastre tombali dei coniugi Trenta, Elisabetta e Lorenzo, sono posto hai piedi dell’altare sovrastato da una pala tombale, un’altra opera di notevole spessore all’interno della cappella, sempre di Della Quercia.
Lastre Tombali dei coniugi Trenta,1416
Lastra Tombale di Elisabetta Trenta,1416 Lastra Tombale di Lorenzo Trenta,1416
Lastre Tombali dei coniugi Trenta,1416
Vi è anche, molto importante, una pala marmorea per l'altare datata 1421, ma forse realizzata qualche anno prima. In essa Jacopo riprese la struttura a polittico creata nel settimo decennio del Trecento da Tommaso Pisano per la chiesa di S. Francesco a Pisa, aggiornandola secondo il gusto gotico "fiammeggiante", forse sull'esempio di quella dei veneziani dalle Masegne (1388-92) per il S. Francesco di Bologna.
Altare con Pala Tombale, 1416-1422
Infatti sia nella Madonna al centro, sia nelle statue e nei busti dei Santi, l'irrealismo lineare gotico giunge all'estremo nei tormentati viluppi dei panneggi, mentre nelle teste compaiono timidi accenti classicheggianti che si ritrovano nel fiero volto romaneggiante di un monumentale Apostolo destinato ad uno dei contrafforti esterni del Duomo di Lucca (ora nell'interno).
Santi
Madonna
Pala Tombale, 1416-1422
Nell'ultimo decennio della sua movimentata esistenza Jacopo attese prevalentemente alla decorazione della "porta magna" di S. Petronio a Bologna, commessagli il 26 marzo 1425.
Porta Magna,1425-1438
Storie della Genesi
Infanzia di Cristo
Sant’Ambrogio, Madonna, San Petronio,
I pilastri laterali recano rilievi con Storie della Genesi, l'architrave è istoriato coi fatti dell'Infanzia di Cristo mentre nella sovrastante lunetta stanno tre statue della Madonna seduta col Bambino, di San Petronio e di Sant'Ambrogio, quest'ultima rifinita ai primi del Cinquecento, essendo l'impresa rimasta incompiuta a causa della morte dell'artista sopravvenuta a Siena il 21 ottobre 1438.
Storie della Genesi, Lato sinistro, 1425-1438
Nelle formelle la potenza rappresentativa si dispiega con concisione ed essenzialità, fornendo una delle più memorabili interpretazioni dei temi biblici ed evangelici. Vi domina la figura umana dove il linearismo gotico si fa costruttore di atletiche forme e le masse plastiche si dilatano quasi ad assorbire e propagare sulle loro ondulate superfici la luminosità atmosferica.
Particolare, Uscita dall’Arca i Noè,1425-1438
Particolare, Uccisione di Abele,1425-1438
Particolare, Caino ed Abele,1425-1438
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Ne nasce un nuovo genere di bassorilievo pittorico del tutto diverso da quello che veniva creando il grande contemporaneo di Jacopo, Donatello, mentre i protagonisti della Genesi con i loro nudi possenti e nerboruti sembrano anticipare l'eroica progenie dei personaggi michelangioleschi: ed improntate ad una sorta di primordiale angoscia sembrano anche le Storie dell'architrave, nelle quali la superficie del modellato si frange determinando veementi e drammatiche vibrazioni di luce e d'ombra.
L’espulsione dal paradiso, 1425-1438
La Tentazione, 1425-1438
La creazione di Eva, 1425-1438
La creazione di Adamo, 1425-1438
Jacopo praticò con assiduità anche l'intaglio in legno, nel cui genere gli vengono plausibilmente attribuite varie statue, mentre sicuramente documentata è la coppia dell'Annunciazione eseguita nel 1421 per la Collegiata di San Gimignano.
L’Angelo e la Madonna 1421-1426
Angelo Annunciante,1421-1426 Madonna Annunciata,1421-1426
Le opere si riallacciano alla grande tradizione pisana del Trecento: ma di fronte alla Vergine dalla sdutta figura riassunta nel semplice ritmo lievemente curvilineo delle pieghe della veste, l'Angelo, che arde di dolce baldanza nel bellissimo volto di "giovane Cesare", appare di più complessa struttura plastico-lineare.
L’Angelo Annunciante la Madonna,1421-1426
Pochi giorni prima di morire l'artista, per un altare del Duomo di Siena di cui rivestiva la carica di Operaio, attendeva alla lunetta con la Madonna e Sant'Antonio Abate che raccomanda il cardinale Antonio Casini che dalla collezione Ojetti è da non molto passata nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena.
Madonna e Sant'Antonio Abate che raccomanda il cardinale Antonio Casini, 1437-1438
Ultimo, altissimo capolavoro del maestro che nella gravità
dei gesti con cui i personaggi appaiono
reciprocamente legati - mentre il Bambino benedice
il cardinale la Madonna si volge verso un San
Sebastiano che doveva stare nella parte sinistra della
lunetta e che oggi è scomparso -
nell'appassionato fervore del cardinale che genuflesso
mira con implorante intensità la Madonna e nel
volto velato di malinconia di questa riflette una profonda
e tormentata spiritualità.
Il Bambino benedice il Cardinale
Madonna rivolta verso San Sebastiano (mancante)
Non è certo che a lui spetti, pur essendo probabile, l'elegante disegno del pozzetto nel quale, secondo alcuni, dovette intervenire, almeno con dei suggerimenti, il Ghioberti che nel luglio 1416 era stato chiamato a Siena insieme con altri due fiorentini.
Tabernacolo Marmoreo sovrastante il pozzetto,1429
Ma per il fonte, più tardi, Jacopo concepì il tabernacolo marmoreo sovrastante il pozzetto dove, più che la struttura architettonica fiorentineggiante, si impongono per la loro energia plastica le figure dei Profeti che irrequietamente si torcono entro le loro nicchie.
1. Acca Laurentia 2. Adamo ed Eva
3. Monumento equestre a Paolo Savelli 4. Espulsione dal Paradiso
5. La Sapienza6. Tabernacolo
7. Il peccato dei Progenitori, incompleto8. Il Giudizio di Salomone
9. L'Annunciata10. L'ebbrezza di Noè
11. L'entrata nell'Arca
LE FOTO DELLE OPERE PIU’ IMPORTANTI DI
JACOPO DELLA QUERCIA
12. Rea Silvia 13. La creazione di Adamo
14. Tomba di Ilaria del Carretto
15. Zaccaria nel Tempio
16. Sant’Ansano17. Trittico con Madonna, Bambino e Santi
18. Antonio Abate e Bartolomeo19. San Giovanni Battista
20. Fonte Gaia
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Relazione su : Jacopo della Quercia
Realizzata e Presentata da
Andrea Pizzuto e Salvatore Quattrocchi
3^E
A.S. 2005/2006