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Jesi, un’operazione urbanistica che costruisce politichemedia.planum.bedita.net/5a/5a/Gabellini U...

Date post: 22-Jun-2020
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locale di una politica caratte- rizzata da forme di governance che consentissero alla società civile l’accesso alle decisioni, specialmente alle parti più de- boli, attivando anche nuovi metodi e tecnologie di demo- cracy; innescare meccanismi virtuosi di corrispondenza fra capacità di carico urbanistico e sostenibilità degli interventi; aumentare trasparenza, equità, redistribuzione attraverso l’uso di nuovi strumenti quali la pe- requazione territoriale e urba- nistica; costruire politiche per una città collegata a un’area vasta che partendo dalla Valle- sina si proiettasse verso l’Euro- pa; attivare politiche capaci di recepire e interpretare i piani programmatici Ue del periodo 2007-2013; condurre la comu- nità locale all’assunzione di- retta di responsabilità definite a livello europeo e mondiale (per esempio, il rispetto degli obiettivi della carta di Aalborg e del protocollo di Kyoto). Fra Agenda 21, Piano strategi- co, Variante generale al Prg, numerosi sono stati i momenti di dialogo, confronto, appro- fondimento: interviste, focus group, workshop, tavoli tema- tici; incontri con quartieri, cir- coscrizioni, centri sociali, scuo- le, associazioni, altri Comuni, Provincia, Regione; organizza- zione e partecipazione a mo- stre, eventi, convegni. Così co- me altrettanti sono stati i do- cumenti prodotti e le attività avviate: il Piano strategico per una “Jesi del 2020” con i suoi quattro progetti di sviluppo del territorio e le nove azioni di crescita; il Piano idea e gli Ap- profondimenti per il nuovo di- segno di città; il Rapporto sul- lo stato dell’ambiente, il Piano d’azione locale, la Vas secondo quanto previsto dalle direttive comunitarie; la Contabilità am- bientale dell’ente; l’inizio del percorso verso la certificazione Iso 14001 e registrazione Emas del Comune; la partecipazione a bandi regionali, nazionali, europei; la presenza in reti so- vralocali. In sostanza, utilizzando questo lavoro per il nuovo disegno della città, si è cercato di cam- biare il paradigma politico, ai fini di una pianificazione stra- tegica e condivisa; promuove- re e sperimentare buone prati- che di sviluppo durevole e so- stenibile; attivare strategie per la città in quanto “territorio strategico”; inserirsi in sistemi- economie “arcipelago” formate da reti orizzontali e trasversali di città, o gruppi di città, dove comuni di piccole dimensioni, come Jesi, possono avere ruoli e prospettive altrimenti impos- sibili. L’esperienza di questi tre anni di lavoro induce a sostenere che il programma presenta molti punti di forza ma anche elementi di debolezza, stante il suo carattere sperimentale. Fra gli elementi di forza l’utilizzo nel processo di progettazione dei “saperi comuni” (non tec- nici) dei cittadini e dei soggetti pubblici e privati di area vasta; la restituzione e contestualiz- zazione di progetti sovralocali di trasformazione del territorio comunale predisposti da sog- getti terzi, mettendoli a sistema e informando puntualmente la distratta comunità locale; l’uti- lizzo osmotico e sinergico di tre strumenti diversi (Variante generale al Prg, Piano strategi- co, Agenda 21). Fra gli elemen- ti di debolezza evidenziamo quei momenti d’incomprensio- ne sul significato e sulla porta- ta di questa iniziativa innova- tiva da parte del sistema deci- sionale politico che, in alcuni frangenti, è apparso timoroso di un mancato rispetto delle proprie prerogative istituziona- li; l’assenza di una specifica e moderna normativa regionale urbanistica, tutt’oggi ancora in fase d’elaborazione. Anche se il percorso non è an- cora concluso si possono in ogni modo avanzare giudizi positivi sulla qualità delle de- cisioni, segnalando alcuni ele- menti interessanti che hanno elevato il grado delle scelte dell’amministrazione e permes- so l’accesso a finanziamenti importanti, di cui Jesi non ave- va mai beneficiato prima. In questi tre anni, infatti, si sono attivati numerosi progetti e politiche, tutti inseriti all’in- terno del quadro di coerenze assicurato dal Piano idea (pri- ma tappa della Variante gene- rale) che ha fatto sintesi degli input provenienti da Piano strategico e Agenda 21 locale. In particolare Jesi è stata inse- rita nel programma ministeria- le denominato “Progetto siste- ma-Complessità territoriali” che concentra l’attenzione sul rapporto tra città e infrastrut- ture in un’ottica strategica; al- lo stesso modo il Comune, di- sponendo di una riflessione avanzata sul tema del centro storico, ha partecipato, aggiu- dicandoselo, al bando ministe- riale “Contratti di quartiere II”; è stata attivata una progetta- zione di aree industriali ecolo- gicamente attrezzate (Zipa ver- de) finanziata da Regione Mar- che e Provincia di Ancona (Progetto Corale); il program- ma di pianificazione sostenibi- le è stato premiato e cofinan- ziato dalla Regione Marche con il progetto Asso; è stata inizia- ta una sperimentazione di Vas in consonanza con la legge re- gionale 6/04; è stata avviata la costituzione di una Stu; è stato portato a termine un la- boratorio di progettazione par- tecipata per la riqualificazione di un quartiere cittadino; le at- tenzioni alle politiche climati- che hanno fatto sì che Jesi fos- se selezionata, con altre sette città europee, per il progetto comunitario QuickStart; Jesi è inserita nei network sovraloca- li della “Rete delle città strate- giche”, di “Alleanza per il cli- ma” e del coordinamento na- zionale delle città medio pic- cole di Agenda 21 locale Italia. Non va trascurato che questo approccio urbanistico orienta- to alle politiche (sostenibili e strategiche) è stato possibile grazie a un forte investimento, culturale ed economico, del- l’amministrazione. Sul versan- te economico va segnalato in particolare il notevole impegno sostenuto dall’ente a fronte delle sue limitate disponibilità, ulteriormente ridotte dalle re- centi finanziarie. Uno sforzo in A strategical challenge Fabiano Belcecchi, Daniele Olivi In Jesi the Mayer and the new Commune Council, which has been in office since June 2002, guide a series of policies for- ming a program for the governance of the territory, whose culmination is the fulfil- ment of the Variante generale (general zoning variance) of the Prg (town deve- lopment plan). In September 2003 the Commune Gov- ernment prepared a “program to fulfil the Prg in force from a strategic and ecologi- cal point of view”: a plan uniting the di- mension of land use regulation with the wider planning of the policies of gover- nance, which are related by the shared aim of sustainability as an necessary pre- supposition for lasting development. Achieving this decisive choice has been planned by integrating traditional re- gulation based urban design and planning with two voluntary instruments aimed at ensuring the environmental-participative and strategic-planning character of the choices: Local Agenda 21 and the Stra- tegic Plan. Followed by the other impor- tant decisions then taken by the Com- mune Government: appointment of a group of planners composed of young professionals and people from academic university life (specifically DIAP, the Department of Architecture and Planning at Milan Polytechnic, has been appointed as consultant to the strategic plan and town development plan, particularly Sandro Balducci and Patrizia Gabellini, the latter being co-ordinator responsible for the whole Variante) with support from the local Commune offices. There has been considerable discussion, comparison, and further development of Local Agenda 21, the strategic plan, and the Variante generale of the town devel- opment plan so that documents activat- ing the same activities have been pro- duced: firstly, the strategic plan for ‘Jesi in 2020’ with its four territorial development projects and nine growth promoting actions; secondly, the Piano idea and the Approfondimenti for the new city design; thirdly, the State of the Environment Report, the local action plan, the VAS (Strategic Environmental Evaluation) in agreement with the provisions of EU di- rectives; fourth, the environmental ac- countability of the local authority, that is, the Commune; fifth, starting to gain ISO 14001 certification and EMAS registration of the Commune; sixth, application of European, regional, and local decrees; and lastly, being a local part of a wider net- work. In short, the use of these operations in the design of the new city has at- tempted to change the political paradigm in terms of shared and strategic planning, promoting and experimenting with good practice for sustainable and lasting de- velopment, applying strategies to the city as a ‘strategic territory’, playing a part in ‘archipelago’ systems-economies com- U 128 39 Il programma dell’amministra- zione comunale di Jesi, guida- ta da un sindaco al suo primo mandato e da una giovane giunta in carica dal giugno 2002, prevede una serie di po- litiche per il governo del ter- ritorio che trovano l’apice nel- la realizzazione della Variante generale al Prg. L’attuale piano regolatore, re- datto alla fine degli anni ’80, si è infatti sostanzialmente esaurito, da qui la volontà di definire un nuovo progetto per la “Jesi del 2020”. L’obiettivo è apprendere dall’esperienza di gestione del “piano Secchi”, interpretare le attuali doman- de, attivare reti locali e sovra- locali, promuovere nuove poli- tiche di governo del territorio. Lo stesso programma di man- dato restituisce il contesto re- lazionale su cui costruire la vi- sione della nuova città; questi i tratti principali: – Jesi è un punto strategico di molteplici sistemi di reti pro- vinciali, regionali e nazionali nonché protagonista del nuovo “corridoio trasversale" umbro- marchigiano; Jesi è collegata a un conte- sto sufficientemente equilibra- to, quello della Vallesina, dove le politiche pubbliche e lo svi- luppo economico hanno diffu- so “l’effetto urbano" a un'area vasta; – Jesi ha il 18% del proprio territorio compreso in un’area che la Regione Marche ha ri- conosciuto essere «ad elevato rischio ambientale» (Aerca) ma, al tempo stesso, ospita la prima Riserva regionale orien- tata, Ripa bianca, che con i suoi 300 ettari accoglie un Si- to d’interesse comunitario (Sic) e una Zona di protezione spe- ciale (Zps); Jesi è inserita in un flusso di interscambio, di merci e di persone, con le aree più forti e urbanizzate della regione; è anche una città ricca di attivi- tà di eccellenza in campo im- prenditoriale, finanziario, cul- turale e agricolo. Nel settembre 2003 l’ammini- strazione ha predisposto un «programma per l’adeguamen- to del Prg vigente in una pro- spettiva strategica ed ecologi- ca»: un piano che unisce la di- mensione attinente alla rego- lazione degli usi del suolo a quella di più ampio respiro connessa con le politiche di governance, collocate in un orizzonte di sostenibilità, inte- so come presupposto impre- scindibile per ogni sviluppo durevole. Si è cercato di tradurre questa forte scelta, integrando la tra- dizionale pianificazione urba- nistica “di regolazione”, con due strumenti di tipo volonta- rio, volti appunto ad assicura- re il carattere ambientale-par- tecipativo e strategico-proget- tuale delle scelte: Agenda 21 locale e il Piano strategico. Da qui, stante il carattere spe- rimentale dell’impresa, per molti aspetti innovativa e multidimensionale, l’altra deci- sione importante assunta dal- l’amministrazione: quella di affidare l’incarico a un gruppo di progettazione, composto da giovani professionalità e dal mondo universitario (nello spe- cifico la consulenza per Piano strategico e Piano urbanistico è stata affidata al Dipartimen- to di architettura e pianifica- zione del Politecnico di Mila- no, con referenti Sandro Bal- ducci e Patrizia Gabellini, que- st’ultima coordinatrice-respon- sabile dell’intera Variante), con il supporto degli uffici comu- nali. Gli intenti, forse ambiziosi, erano diversi: dotare il governo U 128 38 Progetti e realizzazioni/ Projects and implementation Jesi, un’operazione urbanistica che costruisce politiche a cura di/edited by Andrea Di Giovanni, Marina La Palombara Una sfida strategica Fabiano Belcecchi, Daniele Olivi* Jesi, an urban operation which constructs the policies
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locale di una politica caratte-rizzata da forme di governanceche consentissero alla societàcivile l’accesso alle decisioni,specialmente alle parti più de-boli, attivando anche nuovimetodi e tecnologie di demo-cracy; innescare meccanismivirtuosi di corrispondenza fracapacità di carico urbanisticoe sostenibilità degli interventi;aumentare trasparenza, equità,redistribuzione attraverso l’usodi nuovi strumenti quali la pe-requazione territoriale e urba-nistica; costruire politiche peruna città collegata a un’areavasta che partendo dalla Valle-sina si proiettasse verso l’Euro-pa; attivare politiche capaci direcepire e interpretare i pianiprogrammatici Ue del periodo2007-2013; condurre la comu-nità locale all’assunzione di-retta di responsabilità definitea livello europeo e mondiale(per esempio, il rispetto degliobiettivi della carta di Aalborge del protocollo di Kyoto). Fra Agenda 21, Piano strategi-co, Variante generale al Prg,numerosi sono stati i momentidi dialogo, confronto, appro-fondimento: interviste, focusgroup, workshop, tavoli tema-tici; incontri con quartieri, cir-coscrizioni, centri sociali, scuo-le, associazioni, altri Comuni,Provincia, Regione; organizza-zione e partecipazione a mo-stre, eventi, convegni. Così co-me altrettanti sono stati i do-cumenti prodotti e le attivitàavviate: il Piano strategico peruna “Jesi del 2020” con i suoiquattro progetti di sviluppo delterritorio e le nove azioni dicrescita; il Piano idea e gli Ap-profondimenti per il nuovo di-segno di città; il Rapporto sul-lo stato dell’ambiente, il Pianod’azione locale, la Vas secondoquanto previsto dalle direttivecomunitarie; la Contabilità am-bientale dell’ente; l’inizio delpercorso verso la certificazioneIso 14001 e registrazione Emasdel Comune; la partecipazionea bandi regionali, nazionali,europei; la presenza in reti so-vralocali. In sostanza, utilizzando questolavoro per il nuovo disegno

della città, si è cercato di cam-biare il paradigma politico, aifini di una pianificazione stra-tegica e condivisa; promuove-re e sperimentare buone prati-che di sviluppo durevole e so-stenibile; attivare strategie perla città in quanto “territoriostrategico”; inserirsi in sistemi-economie “arcipelago” formateda reti orizzontali e trasversalidi città, o gruppi di città, dovecomuni di piccole dimensioni,come Jesi, possono avere ruolie prospettive altrimenti impos-sibili.L’esperienza di questi tre annidi lavoro induce a sostenereche il programma presentamolti punti di forza ma ancheelementi di debolezza, stante ilsuo carattere sperimentale. Fragli elementi di forza l’utilizzonel processo di progettazionedei “saperi comuni” (non tec-nici) dei cittadini e dei soggettipubblici e privati di area vasta;la restituzione e contestualiz-zazione di progetti sovralocalidi trasformazione del territoriocomunale predisposti da sog-getti terzi, mettendoli a sistemae informando puntualmente ladistratta comunità locale; l’uti-lizzo osmotico e sinergico ditre strumenti diversi (Variantegenerale al Prg, Piano strategi-co, Agenda 21). Fra gli elemen-ti di debolezza evidenziamoquei momenti d’incomprensio-ne sul significato e sulla porta-ta di questa iniziativa innova-tiva da parte del sistema deci-sionale politico che, in alcunifrangenti, è apparso timorosodi un mancato rispetto delleproprie prerogative istituziona-li; l’assenza di una specifica emoderna normativa regionaleurbanistica, tutt’oggi ancora infase d’elaborazione. Anche se il percorso non è an-cora concluso si possono inogni modo avanzare giudizipositivi sulla qualità delle de-cisioni, segnalando alcuni ele-menti interessanti che hannoelevato il grado delle sceltedell’amministrazione e permes-so l’accesso a finanziamentiimportanti, di cui Jesi non ave-va mai beneficiato prima. In questi tre anni, infatti, si

sono attivati numerosi progettie politiche, tutti inseriti all’in-terno del quadro di coerenzeassicurato dal Piano idea (pri-ma tappa della Variante gene-rale) che ha fatto sintesi degliinput provenienti da Pianostrategico e Agenda 21 locale.In particolare Jesi è stata inse-rita nel programma ministeria-le denominato “Progetto siste-ma-Complessità territoriali”che concentra l’attenzione sulrapporto tra città e infrastrut-ture in un’ottica strategica; al-lo stesso modo il Comune, di-sponendo di una riflessioneavanzata sul tema del centrostorico, ha partecipato, aggiu-dicandoselo, al bando ministe-riale “Contratti di quartiere II”;è stata attivata una progetta-zione di aree industriali ecolo-gicamente attrezzate (Zipa ver-de) finanziata da Regione Mar-che e Provincia di Ancona(Progetto Corale); il program-ma di pianificazione sostenibi-le è stato premiato e cofinan-ziato dalla Regione Marche conil progetto Asso; è stata inizia-ta una sperimentazione di Vasin consonanza con la legge re-gionale 6/04; è stata avviatala costituzione di una Stu; èstato portato a termine un la-boratorio di progettazione par-tecipata per la riqualificazionedi un quartiere cittadino; le at-tenzioni alle politiche climati-che hanno fatto sì che Jesi fos-se selezionata, con altre settecittà europee, per il progettocomunitario QuickStart; Jesi èinserita nei network sovraloca-li della “Rete delle città strate-giche”, di “Alleanza per il cli-ma” e del coordinamento na-zionale delle città medio pic-cole di Agenda 21 locale Italia.Non va trascurato che questoapproccio urbanistico orienta-to alle politiche (sostenibili estrategiche) è stato possibilegrazie a un forte investimento,culturale ed economico, del-l’amministrazione. Sul versan-te economico va segnalato inparticolare il notevole impegnosostenuto dall’ente a frontedelle sue limitate disponibilità,ulteriormente ridotte dalle re-centi finanziarie. Uno sforzo in

A strategical challengeFabiano Belcecchi, Daniele Olivi

In Jesi the Mayer and the new CommuneCouncil, which has been in office sinceJune 2002, guide a series of policies for-ming a program for the governance of theterritory, whose culmination is the fulfil-ment of the Variante generale (generalzoning variance) of the Prg (town deve-lopment plan). In September 2003 the Commune Gov-ernment prepared a “program to fulfil thePrg in force from a strategic and ecologi-cal point of view”: a plan uniting the di-mension of land use regulation with thewider planning of the policies of gover-nance, which are related by the sharedaim of sustainability as an necessary pre-supposition for lasting development.Achieving this decisive choice has beenplanned by integrating traditional re-gulation based urban design and planningwith two voluntary instruments aimed atensuring the environmental-participativeand strategic-planning character of thechoices: Local Agenda 21 and the Stra-tegic Plan. Followed by the other impor-tant decisions then taken by the Com-mune Government: appointment of agroup of planners composed of youngprofessionals and people from academicuniversity life (specifically DIAP, theDepartment of Architecture and Planningat Milan Polytechnic, has been appointedas consultant to the strategic plan andtown development plan, particularlySandro Balducci and Patrizia Gabellini,the latter being co-ordinator responsiblefor the whole Variante) with support fromthe local Commune offices. There has been considerable discussion,comparison, and further development ofLocal Agenda 21, the strategic plan, andthe Variante generale of the town devel-opment plan so that documents activat-ing the same activities have been pro-duced: firstly, the strategic plan for ‘Jesi in2020’ with its four territorial developmentprojects and nine growth promotingactions; secondly, the Piano idea and theApprofondimenti for the new city design;thirdly, the State of the EnvironmentReport, the local action plan, the VAS(Strategic Environmental Evaluation) inagreement with the provisions of EU di-rectives; fourth, the environmental ac-countability of the local authority, that is,the Commune; fifth, starting to gain ISO14001 certification and EMAS registrationof the Commune; sixth, application ofEuropean, regional, and local decrees; andlastly, being a local part of a wider net-work. In short, the use of these operationsin the design of the new city has at-tempted to change the political paradigmin terms of shared and strategic planning,promoting and experimenting with goodpractice for sustainable and lasting de-velopment, applying strategies to the cityas a ‘strategic territory’, playing a part in‘archipelago’ systems-economies com-

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Il programma dell’amministra-zione comunale di Jesi, guida-ta da un sindaco al suo primomandato e da una giovanegiunta in carica dal giugno2002, prevede una serie di po-litiche per il governo del ter-ritorio che trovano l’apice nel-la realizzazione della Variantegenerale al Prg. L’attuale piano regolatore, re-datto alla fine degli anni ’80,si è infatti sostanzialmenteesaurito, da qui la volontà didefinire un nuovo progetto perla “Jesi del 2020”. L’obiettivo èapprendere dall’esperienza digestione del “piano Secchi”,interpretare le attuali doman-de, attivare reti locali e sovra-locali, promuovere nuove poli-tiche di governo del territorio.Lo stesso programma di man-dato restituisce il contesto re-lazionale su cui costruire la vi-sione della nuova città; questii tratti principali:– Jesi è un punto strategico dimolteplici sistemi di reti pro-vinciali, regionali e nazionalinonché protagonista del nuovo“corridoio trasversale" umbro-marchigiano;– Jesi è collegata a un conte-sto sufficientemente equilibra-to, quello della Vallesina, dove

le politiche pubbliche e lo svi-luppo economico hanno diffu-so “l’effetto urbano" a un'areavasta;– Jesi ha il 18% del proprioterritorio compreso in un’areache la Regione Marche ha ri-conosciuto essere «ad elevatorischio ambientale» (Aerca)ma, al tempo stesso, ospita laprima Riserva regionale orien-tata, Ripa bianca, che con isuoi 300 ettari accoglie un Si-to d’interesse comunitario (Sic)e una Zona di protezione spe-ciale (Zps);– Jesi è inserita in un flussodi interscambio, di merci e dipersone, con le aree più forti eurbanizzate della regione; è anche una città ricca di attivi-tà di eccellenza in campo im-prenditoriale, finanziario, cul-turale e agricolo.Nel settembre 2003 l’ammini-strazione ha predisposto un«programma per l’adeguamen-to del Prg vigente in una pro-spettiva strategica ed ecologi-ca»: un piano che unisce la di-mensione attinente alla rego-lazione degli usi del suolo aquella di più ampio respiroconnessa con le politiche digovernance, collocate in unorizzonte di sostenibilità, inte-

so come presupposto impre-scindibile per ogni sviluppodurevole.Si è cercato di tradurre questaforte scelta, integrando la tra-dizionale pianificazione urba-nistica “di regolazione”, condue strumenti di tipo volonta-rio, volti appunto ad assicura-re il carattere ambientale-par-tecipativo e strategico-proget-tuale delle scelte: Agenda 21locale e il Piano strategico. Da qui, stante il carattere spe-rimentale dell’impresa, permolti aspetti innovativa emultidimensionale, l’altra deci-sione importante assunta dal-l’amministrazione: quella diaffidare l’incarico a un gruppodi progettazione, composto dagiovani professionalità e dalmondo universitario (nello spe-cifico la consulenza per Pianostrategico e Piano urbanisticoè stata affidata al Dipartimen-to di architettura e pianifica-zione del Politecnico di Mila-no, con referenti Sandro Bal-ducci e Patrizia Gabellini, que-st’ultima coordinatrice-respon-sabile dell’intera Variante), conil supporto degli uffici comu-nali. Gli intenti, forse ambiziosi,erano diversi: dotare il governo

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Progetti e realizzazioni/ Projects and implementation

Jesi, un’operazione urbanistica che costruisce politiche

a cura di/edited by Andrea Di Giovanni,Marina La Palombara

Una sfida strategica

Fabiano Belcecchi, Daniele Olivi*

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ogni modo premiato: a frontedi ogni euro speso (o, meglio,investito) per quest’attività, inneanche tre anni di lavoro sisono introitate risorse extrabi-lancio per 6 euro, destinate aprogettazioni, opere, ricerche estudi altrimenti impossibili perla nostra realtà.Considerando questi dati èpossibile quindi affermare chele critiche iniziali sull’utilizzodi denaro pubblico erano fuoriluogo, anche perché l’investi-mento ha permesso, tra l’altro,la crescita del personale inter-no non abituato a lavorare perprogetti.

Auspichiamo che Jesi possagiungere a disegnare la cittàfutura secondo il cronopro-gramma di mandato e mettia-mo a disposizione la nostraesperienza convinti della bon-tà di una pianificazione strate-gica e di area vasta, partecipa-ta e sostenibile. Riteniamo chela Regione Marche, nella dis-cussione della sua nuova leggeurbanistica, debba tener contodi esperienze come quella diJesi e di Pesaro, partite e con-dotte dal basso. Ultimamente,anche nella nostra regione, so-no state poste rilevanti “sfide”(operative e culturali) da parte

di soggetti privati che tendonoa imporre una visione di terri-torio quale strumento di pro-duzione di profitto, finendo anche per negare la centralitàdegli enti locali nella pianifi-cazione. In conclusione, siamo consa-pevoli che un nuovo Prg dasolo non garantirà di vincerela sfida che il terzo millenniolancia ai nostri territori, maquest’articolata esperienza dipianificazione, che attiva poli-tiche, ci ha comunque inse-gnato a guardare sempreavanti e darci obiettivi ambi-ziosi, a metabolizzare i tra-

guardi e rilanciare nuove sfi-de; in altre parole a dar vita aun processo continuo di defi-nizione di obiettivi condivisi,verifica dei risultati, riformula-zione di nuovi obiettivi e viacosì, perché altrimenti, comeaffermava l’ex sindaco di Pesa-ro Oriano Giovanelli «ancheun territorio può fallire», e noicertamente non vogliamo checiò accada.

* Sindaco e assessore all’urbanistica eambiente del Comune di Jesi.

Cornice e senso del lavoro per Jesi

Patrizia Gabellini*

Ho ragionato a lungo sul mo-do per rendere conoscibile ediscutibile l’esperienza fatta, etuttora in corso, a Jesi. Alla fi-ne mi sono convinta dell’op-portunità di offrire letture supiani diversi: quelli della sche-da di recensione aderente acontenuti e forma dei docu-menti stessi, delle letture inten-zionate, dell’osservazione ester-na della conoscenza diretta dei

documenti. La struttura del ser-vizio ospitato da Urbanisticariflette questa scelta: i box conle schede, i testi portanti diinquadramento e critica, il Cdrom con i testi e i disegni ori-ginali. Il titolo, poi, trattiene ilmessaggio fondamentale: nonun piano urbanistico, maun’operazione composita chesi configura come tale per lanecessità e la volontà di ac-compagnare un impegnativoprocesso di costruzione di po-litiche urbane che già annove-ra atti significativi.Confidando sul contributoconvergente dei diversi mate-

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Cronologia

12 settembre 2003. Atto di indirizzodel sindaco relativo alla “VarianteGenerale al Prg vigente in una pro-spettiva strategica ed ecologica”:approvazione da parte del Consigliocomunale. Si decide di intraprendereinsieme l’adeguamento del Prg (Pianoidea e Progetto comunale del suolo),l’elaborazione del Piano strategico e ilprocesso di Agenda 21.

28 novembre 2003. Piano idea, Pia-no strategico e Agenda 21 locale: pre-sentazione al Consiglio comunale delprogramma di lavoro.

gennaio 2004. Costituzione dell’Uf-ficio progettazione del Prg presso ilComune di Jesi.

febbraio 2004. Piano strategico:focus group dedicati al centro storico,alle qualità di Jesi, alle geografie dellosviluppo, alla casa.

27 febbraio 2004. Agenda 21 localee Contabilità ambientale: presentazio-ne alla Giunta e al Consiglio comunaledei percorsi relativi.

16 marzo 2004. Agenda strategica:

presentazione alla Giunta e alla Com-missione consiliare.

6 aprile 2004. Contratto di quartie-re “Abitare il centro antico di Jesi”:consegna della proposta con cui ilComune di Jesi partecipa al bando peri programmi denominati “Contratti diquartiere II”.

6 aprile e 6 maggio 2004. Agenda21 Locale: forum cittadino.

marzo-maggio 2004. Piano strate-gico: tavoli di lavoro sulle pratiche ur-bane della popolazione giovane, leforme di partenariato locale e dicooperazione orizzontale, le relazioniinteristituzionali di area vasta, il corri-doio dell’Esino.

23 luglio 2004. Rapporto sullo statodell’ambiente: il Consiglio comunale faproprio il documento intermedio delprocesso di Agenda 21 locale e assumele indicazioni del Piano strategico.

28 luglio 2004. Piano idea: conse-gna.

29 luglio 2004. Programma Asso,Progetto pilota “Piani integrati”: asse-gnazione al Comune di un finanzia-mento sull’Asse III per il progetto

“Piani integrati del Comune di Jesi inchiave sostenibile ed ecologica per ilgoverno del territorio”.

17 settembre 2004. Piano idea: deli-bera di Giunta e presentazione alleCommissioni consiliari e alle Circoscri-zioni in seduta congiunta.

6-13 ottobre 2004. Mostra “Progettiper Jesi. Un anno di lavoro” presso ilPalazzo dei convegni del Comune.L’iniziativa dell’assessorato al territo-rio, urbanistica e ambiente presentaalla città il Piano idea, il Piano strate-gico, il Rapporto sullo stato dell’am-biente, assieme alla Contabilità am-bientale e a una serie di programmi,progetti e iniziative in anticipazione eaccompagnamento della Variante ge-nerale del Prg.

novembre 2004-marzo 2005. Labo-ratorio di progettazione partecipataPrato-Stazione “Disegniamo sul Prato”.

febbraio 2005. Progetto sistema-Complessità territoriali: invio del pro-gramma esecutivo al Ministero delleinfrastrutture e dei trasporti. Per laprima volta il corridoio Esino è indivi-duato come “territorio di progetto”.

25 marzo 2005. Piano idea: appro-vazione del Consiglio comunale, unita-mente agli Indirizzi normativi e allaValutazione ambientale strategica.L’approvazione è accompagnata dallaRisoluzione del sindaco che richiedetre “Approfondimenti” tematici delPiano idea e una Bozza del Progettocomunale del suolo.

aprile-giugno 2005. Approfondi-menti del Piano idea su “La città pub-blica”, “La mobilità”, “La politica abita-tiva”: presentazione alla maggioranzadel Consiglio comunale.

22 luglio 2005. Approfondimenti delPiano idea: approvazione del Consigliocomunale, accompagnata da una sin-tesi del sindaco che precisa le prioritàe rende esplicita la posizione dell’am-ministrazione.

30 novembre 2005. Bozza del Pro-getto comunale del suolo: consegna.

dicembre 2005. Piano d’azione loca-le di Agenda 21: consegna.

14 gennaio 2006. Bozza delProgetto comunale del suolo: presen-tazione alla maggioranza del Consigliocomunale.

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riali messi a disposizione dellettore, in questo testo intendoaffrontare alcuni aspetti difondo e di cornice: l’immaginedel territorio e le scelte urbani-stiche; la scansione tecnica delprocesso; la conformazione delprodotto urbanistico contem-poraneo e gli effetti di un di-verso modo di lavorare, a mo’di conclusione.

La nuova immagine di Jesi e le scelte del piano

Anche Jesi investita dalle dina-miche della città-regione. Tra iprimi atti del lavoro avviatonel settembre 2003 si trovauna ricognizione, operata con-giuntamente dai gruppi di la-voro del Piano idea e del Pianostrategico, dei documenti ine-renti alla decisione di trasferiresul territorio comunale di Jesi,in prossimità dell’interporto, loscalo merci ferroviario ora in-sediato nel comune di Falcona-ra. L’occasione era data dal pa-rere che l’amministrazione co-munale doveva esprimere sulladecisione suggellata da un’in-tesa quadro tra lo Stato e laRegione Marche, sottoscrittanel 2002.Si cominciò allora a osservaretrasformazioni che mettevanoin discussione l’immagine an-cora persistente, e per moltiversi convincente, di una “pic-cola città composta”, immagi-ne che aveva alimentato l’ela-borazione del precedente pianoregolatore. Ma l’arrivo dell’in-terporto e dello scalo merci, ilconsistente ampliamento dellazona industriale Zipa, la cre-scita del vicino aeroporto diFalconara con la sua nuovastazione del servizio ferrovia-rio metropolitano, la moltipli-cazione delle grandi strutturecommerciali e sportive, l’inse-diamento dei centri direzionalidi alcune banche, l’infittimentodel traffico di persone e mercisulla superstrada, la forte ten-sione abitativa (scheda a p. 59)apparvero subito fenomeni si-gnificativi nel loro insieme, ti-pici del «capitalismo molecola-re territoriale» che Aldo Bono-mi riconosce nella città-regio-

ne di Ancona come in quelladi Milano, Roma e Bologna.Questa diffusione di funzionipregiate, questa «ragnatela delvalore, decretava il pieno inse-rimento di Jesi nel processo ditrasformazione dell’Italia cen-trale e, più in particolare, delcorridoio che collega l’Adriati-co col Tirreno, delineato nelProgetto ’80 come direttrice checonnetteva due «sistemi metro-politani alternativi»: quello pe-riferico adriatico di promozio-ne civile ed economica e quel-lo umbro-toscano di riassettostrategico in rapporto ad areedi sviluppo già consolidate.Non a caso il Piano territorialedella regione Marche, alla finedegli anni ’90, aveva indivi-duato la necessità di un «can-tiere progettuale per il corrido-io vallivo dell’Esino». Già ai primi passi, dunque,prendeva forma il motivo poideclinato dal Piano strategico edivenuto portante per il Pianoidea, quello che ha successiva-mente istruito il Progetto siste-ma del corridoio Esino (schedea p. 60 e 62). Per Jesi, in ma-niera congeniale alla sua na-tura e ai suoi ritmi, si delineavala necessità di un progetto ur-banistico che accettasse diconfrontarsi con dinamicheinedite e con le probabili diffi-coltà dovute alla persistenza diimmagini piuttosto diverse del-la città, cui restavano ancoratemolte attese di trasformazione. L’interpretazione della nuovacondizione ha promosso alcu-ne indagini (scheda a p. 58) eha conformato le scelte di pia-no, alcune evidentemente ma-ture e ben accette (per esempioquella che ridefinisce confini eruolo della “città storica”, oltrei limiti del nucleo antico e delcorso settecentesco), altre mi-sconosciute e osteggiate (comequella che individua la super-strada quale perno per la rior-ganizzazione complessiva delsistema urbano della mobilità).Le proposte delineate per Jesinel Piano idea, rifinite attra-verso gli Approfondimenti e laBozza del Progetto comunaledel suolo, anticipate con le at-tività in appoggio alla gestio-

ne ordinaria del territorio (con-tratto di quartiere, laboratoriodi urbanistica partecipata, pa-reri e aggiustamenti di varian-ti piani attuativi e piani setto-riali) (schede alle p. 64 e 66),intendono rappresentare lanuova immagine. Jesi città checambia, promossa dal logo chegli alunni della Scuola d’artehanno disegnato per connotarel’operazione urbanistica, sug-gerisce la prospettiva del “ca-poluogo”, del “centro allarga-to” di un territorio esteso, diun futuro che punta sulla com-presenza di risorse territorialidiverse e sulla loro qualità: in-frastrutture e paesaggio in sen-so lato. Dai topics comuni alle figureterritoriali. Le parole che ricor-rono nella presentazione delPiano idea e negli altri docu-menti che scandiscono l’opera-zione jesina sono ormai comu-ni, si ritrovano sempre piùspesso in altri progetti e pianie si propongono come il leitmotiv dell’urbanistica odierna:accessibilità, policentrismo,abitabilità, sostenibilità. Il progetto urbanistico per unospecifico territorio, in ogni epoca, è il difficile tentativo didare un nome proprio agliobiettivi e alle retoriche condi-vise, dominanti o emergentiche siano, adattandole al con-testo. A Jesi, la prima tradu-zione territoriale dei motivi ri-correnti prende corpo nel Pia-no idea e viene restituita neisuoi manifesti come riconosci-mento e consolidamento diuna rete stradale differenziata;creazione di un sistema pluri-mo di centralità locali; conte-nimento della città compattacon completamenti addossati aovest, addizioni discontinue aest e aggiunte nelle frazionicon buona accessibilità; ri-strutturazione delle parti mollinella città bassa; ricostruzionedell’immagine della campagnacome economia, natura e luo-go da abitare; grande partizio-ne del territorio affidata ai cor-ridoi ecologici (scheda a p. 56). Progettare un capoluogo delcorridoio Esino, e non più unapiccola città con una bella e

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Nelle pagine seguenti, alcune delle ta-vole di progetto del Piano idea.Nel manifesto a p. 43 la scelta delpiano di conferire un ruolo territorialeal centro storico di Jesi riconoscendouna “città storica” allargata, centrodella Vallesina. A p. 45 il progetto diristrutturazione urbana del Foro boa-rio, ultima grande porzione della cittàstorica, con una forte accessibilità eun articolato sistema di spazi aperti eattrezzature di uso pubblico. A p. 47l’individuazione di nuove quote inse-diative nella piana jesina a est, cer-cando di “tenere i margini e la figuraurbana” mediante corridoi ecologici.A p. 50-51, due delle operazioni me-diante le quali il piano ridefiniscel’assetto della mobilità: la riqualifica-zione di viale della Vittoria e dell’assesud. Nel manifesto a p. 53, infine, lariqualificazione dello spazio di domi-nio pubblico, mediante la valorizza-zione della dotazione di aree a stan-dard e rendendo riconoscibile il siste-ma delle centralità locali.

Following pages several project tables ofthe Piano idea.Manifesto p. 43: the plan choice to givea territorial role to the historic centre ofJesi and to recognise a larger ‘historicalcity’ as a centre for the Esino Valley. P. 45, the urban restructuring project ofForo Boario, the final part of the historiccity, which possesses good accessibilityand an articulated system of open spa-ces and public facilities. P.47, identifica-tion of new settlement quotas in theeast of the area affected by the plan,using ecological corridors in an attemptto ‘maintain the urban shape and mar-gins’. P. 50-51, two operations throughwhich the plan redefines urban mobility:regeneration of viale della Vittoria, andthe South Axis. Lastly, the manifesto atp. 53 shows the regeneration of publicspaces by the improvement of standardareas, and by making the system of localcentrality recognisable.

Nella pagina precedente, foto aerea diJesi.

Preceding page: aerial photo of Jesi, asmall city. The Esino river is one of aseries of rivers in the Marche whichdrain of the Appenninesin a north-easterly direction to th Adriatic Sea,situated inland from Ancona, south ofUrbino, and north of Ascoli Piceno.

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posed of horizontal and transverse citynetworks or groups of cities in whichsmall communities like Jesi play a role andenjoy opportunities that would otherwisebe impossible.The experience gained during these threeyears has led to the feeling that the pro-gram, because of its experimental nature,has many strong points but also a greatmany weaknesses. The strong pointsinclude the use of ‘local knowledge’ in theplanning process (in a non-technicalsense) provided by citizens and public-private organisations located in a widearea, the systematic return to and contex-tualisation of supra-local commune terri-tory transformation projects prepared bythird parties and informing the heedlesslocal community on a regular basis, andthe osmostic and synergistic use of threediffering instruments (Variante, strategicplan, and Local Agenda 21). The weak-nesses include the failure of the politicaldecision making system to comprehendthe meaning and significance of thisinnovative initiative. In some difficultsituations the political decision makingsystem has seemed to fear lack of respectfor its own institutional prerogatives, andthere us a lack of specific and modernregional urban design and planning regu-lation, which is still in the process ofbeing elaborated.

Aims, framework, and direction of work in JesiPatrizia Gabellini

One of the first actions taken during ini-tiation of work in September 2003 wasrecognition of the documentation trans-ferring the railway goods marshalling yardfrom the commune of Falconara ontocommune of Jesi territory. So a transformation process was acti-vated which also initiated discussion onthe new character of a ‘small compoundcity’, which fuelled the development ofthe preceding town development plan.The following factors immediately loom-ed as a unified group of significant phe-nomena: the arrival of the interport fol-lowed by the goods marshalling yard, sub-stantial expansion of the Zipa industrialarea, the growth of the nearby Falconaraairport with its new station providing anunderground railway service, the multipli-cation of huge commercial and sportingstructures, the location of managerialcentres belonging to several banks, theincreased traffic along the highway in theform of both goods and people, and thestrong development building pressure.This diffusion of value adding functionsthroughout a ‘web of value’ was requiredin Jesi so that it could become a fullyinterconnected component in the processof transforming central Italy, and morespecifically, inserted into the corridorwhich connects the Adriatic to theTyrrheanian Sea.

accattivante campagna fertile,ha implicato il ripensamentocomplessivo degli elementi chenormalmente intervengononella composizione urbana eterritoriale. La ristrutturazione del sistemastradale si è fondata sull’indi-viduazione di ruoli, funzioni ecaratteristiche tecniche dellecomponenti principali, tenen-do conto dell’apporto che ilservizio ferroviario può darealle relazioni regionali e me-tropolitane e del sostegno allerelazioni locali che può veniredalla mobilità lenta.Il carattere integrato dell’abi-tare ha suggerito di infrangerele divisioni funzionali e di la-vorare sulla specificità dellepratiche sociali che si esplica-no nell’uso dello spazio. Condi-videndo la “normale” esigenzadi stare bene a casa propria,quando si lavora, ci si sposta esi impiega il tempo libero, ilPiano idea propone di raffor-zare il valore d’uso della cittàe del territorio e di estenderloalle parti dove ancora dominaincontrastato il valore di scam-bio. Quindi una decisa artico-lazione funzionale dell’estesaarea industriale e artigianale,ma anche una connotazionetematica di servizi e attrezza-ture locali e sovralocali, unospecifico trattamento delle di-verse situazioni urbane e terri-toriali, l’elezione della cittàstorica a pivot per la casa, illavoro e la cultura. In quanto motivo caratteristicodel nostro tempo, la sostenibi-lità, nelle diverse forme chel’hanno progressivamente spe-cificata (ambientali, economi-che e sociali), permea di sé ilprogetto urbanistico di Jesi(scheda a p. 63), riflettendosianche nella progettazione diquartieri ecocompatibili e diun ecodistretto industriale,nella varietà delle forme inse-diative previste. Gli Approfondimenti sulla cit-tà pubblica, la mobilità e la po-litica abitativa, poi la Bozzadel Progetto comunale del suo-lo (schede alle p. 68 e 70), han-no progressivamente affinatogli orientamenti del Piano idea

e portato in evidenza le con-nessioni e i nodi che caratte-rizzano la nuova struttura ter-ritoriale e urbana, tratteggian-do alcune figure a base fisicache tentano di agganciare leidee alle cose, gli obiettivi ailuoghi noti. Si tratta di figure emerse intempi differenti e con una dif-ferente forza che, se entranonei processi comunicativi emettono radici nell’immagina-rio sociale, possono orientarele azioni nel tempo: – il “corridoio Esino”, la figuraereditata dal Pit e divenutacentrale nella strutturazioneterritoriale, ora oggetto di unospecifico programma territo-riale complesso;– la “rete ecologica”, comedoppio pettine costituito dalfiume Esino e dai suoi affluen-ti, che unisce città e campagna,pianura e colline, collina sud ecollina nord, scandisce le nuo-ve addizioni, supporta la mobi-lità lenta e ospita alcune at-trezzature sportive;– “il viale della Vittoria” e“l’autostrada”, come cardini esimboli della riorganizzazionedi una maglia stradale fonda-mentale orientata in senso est-ovest;– la “dorsale ovest”, a segnareil margine della città, con ilsuo corredo di completamentiresidenziali e di grandi spazipubblici attestati sulla stradadi collegamento nord-sud;– la “città pubblica”, figura cheridisegna le connessioni e gliinterstizi, che si specifica perusi e pratiche sociali, che tieneassieme le tanti parti dellacittà;– la “città storica”, con le suenove parti che contrastanol’immagine forte del centrostorico costituito dal nucleo diorigine romana e dal suo pro-lungamento settecentesco;– i “villaggi”, vecchie frazionie nuove addizioni, come alter-native insediative alla cittàcompatta;– l’“asta ferroviaria”, con la ca-tena di interventi sui terrainsvagues che raccordano le particresciute al di qua e al di làdella ferrovia.

L’eredità di un piano importante

L’Atto di indirizzo con il qualel’amministrazione comunale haavviato l’operazione chiedevadi «apprendere dagli esiti del“piano Secchi”», considerando-lo «la cornice di riferimento».Questo spiega la decisione didenominare Variante generaleciò che, per le diverse condizio-ni territoriali e istituzionali, hai caratteri di un piano nuovo. L’eredità di quello che a Jesiviene comunemente chiamato“piano Secchi” (ovviamentesenza distinguere la propostaadottata nel 1987 dall’intricatopalinsesto oggi vigente) è ine-ludibile per molte ragioni: sitratta di un piano che ha se-gnato una svolta profonda nel-la visione e poi nella strutturadella città, incidendo sulla cul-tura politica e amministrativalocale; di un’esperienza che hamarcato in maniera consape-vole la svolta urbanistica deglianni ’80 e che è stata per Ber-nardo Secchi, allora direttoredi Urbanistica e columnist diCasabella, occasione per ragio-nare intensivamente sulla nuo-va forma del piano da propor-re agli urbanisti e architettiitaliani. La normale relazioneche ogni piano stabilisce conquello precedente ha assunto,dunque, una sua specialità, èdiventata contrappunto e mi-sura della distanza che separala Jesi del 2000 da quella deglianni ’80, l’urbanistica odiernada quella che, oltre vent’annifa, cominciava a mettere in di-scussione i cardini della mo-dernità.Quel piano costituisce un’ere-dità con la quale confrontarsida diversi punti di vista: l’in-cidenza sulla struttura urbana;il sistema di valori introdotto;il quadro normativo delineato.Il piano Secchi ha interpretatole incipienti dinamiche di ri-conversione produttiva cheavrebbero di lì a pochi annireso disponibili per altri usiampie aree industriali. La lo-calizzazione dei vecchi opificinella parte bassa della città hasuggerito di privilegiare deci-

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The proposals in the Piano idea, refinedthrough the Approfondimenti and theBozzadel Progetto comunale del suolo, aremeant to represent this new character ofJesi as a provincial ‘administrative centre’,‘widened centre’ of an extensive territory,outlining a future focusing on the simul-taneous presence and quality of variousterritorial resources: broadly speaking,infrastructure and scenic panoramas. The development plan for a specific terri-tory is fraught with difficulty as it at-tempts to adapt the shared rhetoric andobjectives to the context within a specificperiod of time. In Jesi the first territorialtranslation of what today are recurringmotives (accessibility, polycentrism, hab-itability, sustainability) takes shape in thePiano idea, manifesting themselves in therecognition and consolidation of a dif-ferentiated road network i.e. the creationof a system of local subcentres. This con-tains the compact fully built-up city tothe west, the discontinuous additions tothe east, and developments in villageswith good accessibility; restructuring ofweak parts in the lower city, and restruc-turing of rural areas in terms of economy,nature, and as a place to live; lastly, signi-ficant large partitions of the territory inorder to make ecological corridors. Approfondimenti on the public city, mo-bility and housing policy, plus the Bozzadel Progetto comunale del suolo, haveprogressively refined these orientationsand brought about the nodes and connec-tions that now characterise the new urbanand territorial structure, managing severalpoints in doing so: the ‘Esino Corridor’; the‘ecological network; the ‘historic city’; the‘villages’ of old hamlets and new develop-ments; ‘viale della Vittoria’ and ‘l’Auto-strada’ (the Motorway); the ‘west ridge’;the ‘railway axis’; the ‘public city’.The Atto di indirizzo (Planning PolicyGuideline) with which the CommuneGovernment activated the developmentrequired “Learning from the requirementsof the Secchi plan", considering this planto be ‘the reference point’. In effect, this plan has been a legacy withwhich to confront the following fromvarious points of view: incidence on theurban structure; the value system intro-duced; the regulatory framework defined.The Secchi Plan has interpreted the in-cipient dynamics of manufacturing re-conversion that will make ample indus-trial areas available for other uses duringthe course of the next few years. Thelocalisation of old mills and works in thelower part of the city decisively favoursinfrastructure, new residential develop-ment, and tertiary uses to the south, andthe stopping of the dynamic expansionof large residential areas on the hill tothe north. In particular, the mobilitysystem and the relationship with thehistoric centre have been radically mod-ified. This profound upheaval is notshared by all, is not completely inclusive,and has not been concluded yet, leaving

samente infrastrutture, nuovaresidenza e terziario a sud, difrenare la dinamica espansivaper grandi comparti residen-ziali sulla collina a nord. Latrasformazione interna dellacittà, attraverso operazioni diristrutturazione urbanistica ecambiamento delle destinazio-ni d’uso, ha interessato in ma-niera massiccia il versante me-ridionale, spostando il baricen-tro urbano e gli equilibri gene-rali tra le parti. In particolare,il sistema della mobilità e lerelazioni con il centro storicosono stati radicalmente modifi-cati. L’asse di attraversamentoprincipale della città (la vec-chia statale a nord del centrostorico, doppiata agli inizi delsecolo dall’ampio viale dellaVittoria) ha lasciato il passo alcosiddetto “asse sud”, una suc-cessione di tratte stradali esi-stenti da raccordare e prolun-gare per raggiungere e servirel’insediamento industriale del-la Zipa. Un sistema infrastrut-turale lineare ha negato quellodelle circonvallazioni sbilan-ciate a nord, di supporto all’i-dea del centro storico come“nocciolo” eccentrico di unacittà proiettata verso la collina. Questo profondo rivolgimento,non da tutti condiviso, noncompletamente compreso enon ancora concluso, ha la-sciato problemi aperti al nuovopiano.A una grana più fine, il pianoSecchi ha portato all’identifica-zione di parti urbane e ruralicon caratteristiche, valori eproblemi differenti, per le qua-li declinava altrettanti progettibasati sulla lettura tipologica emorfologica e sulla sistemazio-ne minuziosa degli spazi aperti(quello che fu allora chiamatoper la prima volta “progetto disuolo”). Ha significato il rico-noscimento e la progettazionedei sistemi del verde e dei luo-ghi centrali come fondamenta-li elementi di connessione equalificazione. Ha affermatouna logica di risparmio delsuolo e una particolare atten-zione per l’ambiente e il pae-saggio.Questo è il suo lascito più con-

diviso, un insieme di valori cheha messo radici a Jesi. «Unacittà composta e per parti», «Lacittà nella città», «Progettare imargini», «Attraversamenti»sono espressioni sintetiche diquel sistema di valori sui qualiil Piano idea è tornato a lavo-rare, interpretandoli rispettiva-mente come riconoscimento evalorizzazione delle diversitàtra le parti, piccole e grandi;completamento del processo diristrutturazione della città co-struita; salvaguardia della di-stinzione tra città e campagnaevitando la dispersione degliinsediamenti; rafforzamentodelle diverse forme di connes-sione, infrastrutturale e funzio-nale, tra le parti e attenzioneper lo spazio, pubblico, collet-tivo, scoperto…, verde, che statra le cose e che a Jesi piacechiamare ancora progetto disuolo.Problemi sono sorti nella ge-stione quotidiana del Prg, inparticolare nell’attuazione del-le norme morfologiche, un’al-tra novità per Jesi e, agli inizidegli anni ’80, per l’urbanisti-ca italiana. Una trasformazio-ne della città prevalentementegiocata al suo interno, conoperazioni di parziale ridise-gno, non si guida solo con in-dici di edificabilità e regoleprocedurali, ma richiede ancheindicazioni relative all’impian-to e ai connotati formali deinuovi interventi, ai loro rac-cordi con l’intorno. Qui sta ladifficoltà di gestione del pianoSecchi, condivisa con quella dialtri piani italiani della stessagenerazione, che ha prodottoun numero alto di varianti, so-stanziali e non, relative alle“schede progetto” e agli arti-coli delle norme tecniche.Difficoltà vera, attinente allaregìa di processi complessi einconfrontabili con quelli chehanno sorretto l’urbanizzazio-ne delle aree agricole, la qualerichiede misura, monitoraggiocontinuo degli effetti e capaci-tà di aggiustamento, visioned’insieme della scacchiera sullaquale si muovono i singolioperatori, raccordo di progettie piani attuativi, di iniziative

private e pubbliche. La riforma del quadro norma-tivo è tra gli impegni princi-pali del Progetto comunale delsuolo.

La scansione tecnica del processo

I prodotti tecnici riflettono ilprocesso. Ho accennato allescelte del Piano idea che, nelfitto confronto voluto e orga-nizzato dall’amministrazionesull’operazione urbanistica,hanno incontrato ostacoli. La riorganizzazione della retestradale, la connessa localizza-zione delle principali aree diintervento, il loro dimensiona-mento e la loro caratterizza-zione rispetto alla domandaabitativa hanno subito pola-rizzato il dibattito, evidenzian-do conflitti attentamente se-guiti da tutta la stampa locale.L’uscita dall’impasse, durataotto mesi (consegnato alla finedi luglio 2004, il Piano idea èstato portato in Consiglio co-munale a fine marzo 2005), èstata possibile per la decisionedi approvare le scelte su cui siera registrata una convergenzae di rinviare le altre ai cosid-detti “Approfondimenti”: sullamobilità, la politica abitativae, anche, la città pubblica. Il primo approfondimento èstato proprio dedicato alla cittàpubblica, sintetica figura conla quale si è voluto identifica-re un grappolo di questioni ri-guardanti la dotazione di areea standard e più in generale iservizi e gli spazi della vita inpubblico, la mobilità lenta, ilpatrimonio comunale. La concomitante decisione del-l’amministrazione di elaborareuna Bozza, come anticipazionedel Progetto comunale del suo-lo, ha raccolto l’esigenza diproseguire un percorso caden-zato e trasparente di confrontoche consentisse di maturare al-tre scelte rilevanti prima diprodurre la versione definitivadel piano regolatore: allo stes-so tempo una forma di parte-cipazione democratica e unavalutazione continua del gra-do di condivisione raggiungi-

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vare alternative. Pe questaloro natura composita e aper-ta, i dossier sono rimasti dis-ponibili all’aggiustamento ealle aggiunte, accompagnandol’operazione urbanistica neisuoi sviluppi e praticando inmodo palese il superamentodella cesura tra le fasi di stu-dio e di progetto (un dossier14 è stato composto successi-vamente per mettere a disposi-zione dell’amministrazione unprimo censimento delle aree edegli immobili di proprietà co-munale). Il carattere argomentativo delPiano idea ha avuto implica-zioni anche sulla composizio-ne delle tavole, diventate 18manifesti. Titoli pilota del temae sottotitoli degli argomenti,montaggi di disegni, tabelle etesti esplicativi hanno trasfor-mato le tavole in costrutti co-municativi dell’idea, tenden-zialmente autosufficienti an-che rispetto alla relazione.Allo scopo di rendere evidentel’impianto strutturale propostoe le strategie urbane e territo-riali perseguite, favorendo lapolarizzazione del confrontosulle questioni consideratecentrali, i manifesti hanno se-lezionato e tematizzato forte-mente gli argomenti. Il sistemadei vincoli derivante dallagamma variegata degli stru-menti urbanistici sovralocali esettoriali non è stato conside-rato come “invariante”, unatrascrizione da cui partire, mastudiato per le implicazioni cheaveva e rilavorato all’internodella logica del Piano idea.Non è stato “coperto” tutto ilterritorio comunale con il pro-gramma, e i temi privilegiatisono stati trattati con ricorso atutte le scale necessarie e pos-sibili dato il grado di appro-fondimento raggiunto per cia-scuno di essi, senza cercarel’omogeneità e senza fare dellatranscalarità un obiettivo o unproblema. Per contenere gli ef-fetti perversi legati a disegniche, pur riferendosi all’uso delsuolo, non lo regolano e percomunicare il carattere ancoraaperto e discutibile delle scel-te, a tutte le scale si è operata

una riduzione schematica, cer-cando di volta in volta raffi-gurazioni che rendessero floula relazione tra le linee trac-ciate dal piano e l’immaginecartografica o fotografica delterritorio interessato.Il carattere che accomuna Ap-profondimenti e Bozza è laconfezione “dimessa” rispettoa quella scelta per il Pianoidea: una relazione concisacon sottolineature volte a gui-dare una lettura interessata“all’osso” (caratteristica dei do-cumenti di lavoro a circolazio-ne limitata), corredata di tavo-lette con immagini di facilelettura, sia per il numero ridot-to delle informazioni, sia perl’utilizzo di linguaggi visivi as-similati. Il tutto raccolto in fa-scicoli di formato uni A4 confogli A3 ripiegati. Ciò per se-gnalare anche con la veste ilcarattere intermedio degli ela-borati. Il ruolo diverso, per cuigli Approfondimenti e la Boz-za agganciano rispettivamentePiano idea e Progetto comuna-le del suolo, emerge dal tipo didisegni. Negli Approfondimen-ti quasi sempre elaborazioni inmappa di dati provenienti dalSit o destinati a implementarli,per centrare l’obiettivo di ri-condurre a perimetri, destina-zioni d’uso e procedure glischemi volutamente vaghi deimanifesti. Nella Bozza quasisempre prefigurazioni di im-pianti e materiali urbani, atten-dibili per le misure e le quan-tità messe in gioco, astrattiquanto basta per palesare ilproprio carattere interlocuto-rio. Poi, per la prima volta, unatavola avente per base la fotoaerea, in scala 1:5.000, dove latrasformazione del territoriourbanizzato appare nel suo in-sieme, le singole operazioni agganciate e raccordate. Un primo disegno iconico delpiano, teso a rendere immagi-nabili gli esiti fisici delle sceltevia via operate e di quelle an-cora in discussione. Ora è aperto il problema dellaricomposizione del tutto entroun unico strumento urbanisti-co, posto che la nuova leggeurbanistica regionale non c’è

ancora, che arriverà presumi-bilmente tra l’adozione e l’ap-provazione del Progetto comu-nale del suolo e lascerà al Co-mune alcuni anni per ade-guarsi, che la legge urbanisticaattuale sopravviverà, che l’in-vestimento fatto è troppo con-sistente per poter essere dissi-pato. Il lavoro di costruzionedel Progetto comunale del suo-lo, che formalmente potrà es-sere una variante generale, ègià cominciato e prevede unadeguato e selettivo rimontag-gio di molti materiali prodottiaccanto alla definizione delladisciplina d’uso dei suoli, quel“tracciamento di confini” (fi-nora evitato) che continua aessere l’attività più delicata edesclusiva dell’urbanistica, mala cui attendibilità e accettabi-lità richiede un lungo e pa-ziente lavoro preliminare. In questo limbo, dove occorreposizionarsi accettando la co-esistenza delle certezze legisla-tive presenti e delle attese le-gislative future, l’operazionejesina procede confortata dallaconstatazione che la formanuova, delineata dalle bozze dilegge, e quella vecchia, fissatadalla legge 34 del 1990, nonincrinano il percorso fatto perciò che attiene agli argomentitrattati e agli elaborati prodot-ti, ma presuppongono un di-verso ordine del discorso,aspetto sul quale il confronto,con la Provincia ma non solo,sembra possibile e fertile.

Sulla necessaria contestualità del piano

L’orientamento alle politiche diogni operazione urbanistica.Lo scardinamento del modelloe la malleabilità della formapiano che ho sottolineato nonsono altro che l’esplicita presad’atto di comportamenti che sisono ormai affermati nella pra-tica per corrispondere al carat-tere sempre nuovo e diversodei processi di pianificazione.Ne emerge il profilo di un pro-dotto urbanistico consapevol-mente sbilanciato sull’ascolto,l’apprendimento in corso d’o-pera e l’interpretazione, dispo-

ria and for the equalisation model.The Progetto comunale del suolo mustcomplete the process of developing thenew town plan by identifying different‘situations’ to which the urban design andplanning rules can be applied, regulatingthe land and property rights. Compared to the form a town develop-ment plan is usually presumed to take,several ‘anomalies’ can be recognised inthe documents articulating work in Jesi. Contingent factors, together with theconviction that the investigation ‘for’ theplan should be explicitly explanatory anddevelopmental, are presented in dossiers.These are folders containing a variety ofinformation on the same aim or theme.The 13 dossiers of the Piano idea containstudies into the new phenomena, involvedthe reading of pre-existing plans and pro-jects, several exploratory studies and theinitial development of relevant aspects ofthese, and contain the variations, plans,and programs to be activated. The reasoned nature of the Piano ideahas influenced the composition of thetables, becoming 18 manifestos. A pilotfor the theme and for the arguments,montages of designs, tables, and explica-tive text have transformed the tables intocommunications of the meaning of theidea, potentially self-sufficient comparedto the report. The manifestos select argu-ments and present them in clear themesso that not only the proposed structuralplan is obvious, but also the urban andterritorial strategies too. The programdoes not ‘cover’ all the territory in thecommune, and preferential aims havebeen developed on all possible and re-quired scales given the degree of wideningachieved for each of them.Compared to the Piano idea, the presenta-tion of the Approfondimenti and the Boz-za is ‘plain, simple, and unpretentious’: aconcise report with emphasis on guidingthe reader interested in ‘the essentials’,which is provided with easily understoodtables and graphics. The intermediarynature of the papers is also marked bytheir format. The differing roles which theApprofondimenti and the Bozza respec-tively play as the Piano idea and the Pro-getto comunale del suolo are reflected inthe type of designs. Papers in the Appro-fondimenti are nearly always in map formwith the data being obtained from GIS, orare composed of data used to concentra-te on the objective so the vague schemesin the manifestos is replaced by focus onboundaries, use, and procedures. Plansand urban material in the Bozza almostalways determine this beforehand, beingbased on reliable measurements andquantities, abstracting that which sufficesto express its true interlocutory nature.In addition, for the first time there is atable based on 1:5,000 scale aerial pho-tographs in which the transformation ofthe urbanised territory as a whole is por-trayed, with all the individual operationsalso being recorded and enclosed.

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problems for the new plan to solve.The Secchi plan identified urban and ruralareas possessing differing characteristics,values, and problems, listing as manyprojects again based on the morphologicaland typological studies and the meticu-lously detailed layout of the open spaces(for the first time progetto di suolo isspoken of). The Secchi plan’s greatestlegacy is that this group of values hastaken root in Jesi. “A compound city withparts”, “The city within the city”, “Planningthe margins”, “Crossings” are syntheticexpressions of this value system aroundwhich the Piano idea revolves by inter-preting these values. Problems are sortedout in the daily management of the Prg,especially the activation of the morpholo-gic regulations. This has produced a largenumber of both substantial and insub-stantial variations concerning the ‘projectspecifications and schedule’ and otherarticles in the standards and regulations. Reforming the regulatory framework isamong the main aims of the Progettocomunale del suolo.In terms of the direction desired, con-fronted, and organised by the urban plan-ning operation, the choices in the Pianoidea have run into obstacles. It took eightmonths to resolve the impasse (consignedat the end of July 2004, the Piano ideawas brought before the communalCouncil at the end of March 2005). Thiswas made possible by the decision toapprove the choices on which there wasagreement and to postpone the otherthree Approfondimenti: mobility, housingpolicy, and the public city. The concomitant decision of the Councilto develop a Bozza in advance of the Pro-getto comunale del suolo recognised theneed to confront and compare so thatother relevant choices could mature be-fore the definitive version of the towndevelopment plan was produced. Approfondimenti del Piano idea and Bozzadel Progetto comunale del suolo haveoccupied the logical and temporal spacewith new studies, proposals, and projectswhich are to be found in the strategic-structural plan and the development-operations plan (i.e. the Piano idea and theProgetto comunale del suolo), attemptingto cover a distance considered excessive.If the Piano idea had concentrated onmodifying the new character of Jesi, indi-cating the general aesthetic lines and thedirections to be followed from a strategicpoint of view, the Approfondimenti wereused to re-open the cognitive phase inwhich improved understanding, specifica-tion, discussion of the merits of solutions,and comparison of alternatives was re-quired. The Bozza has completed theframework of expected transformations,verifying previously formulated hypothe-ses and carrying out other planning explo-rations aimed at identifying irrefutablequality needs, and continuing in somecases to look for alternatives. It has alsoprovided initial findings for zoning crite-

bile sui punti al centro dell’a-genda politica e/o controversi. Nell’incarico al Politecnico, enella delibera programmaticache lo aveva preparato, si chie-deva la costruzione del pianoassieme al vaglio delle variantiparziali al Prg vigente, allapreparazione del Piano strate-gico e di Agenda 21, alla pre-disposizione di piani settoriali.Nel corso del lavoro, poi, nonsi è persa occasione per parte-cipare a bandi volti a finanzia-re i programmi complessi. Ben-ché l’operazione fosse nata conun orientamento deciso al pro-cesso, non prevedeva prodottitecnici intermedi tra il Pianoidea e il Progetto comunale delsuolo, tra la cornice program-matica e il mosaico delle rego-le e procedure con valore giu-ridico. L’aggiustamento del per-corso, dunque, ha costituitouna novità con la quale con-frontarsi, anche dal punto divista tecnico.Se la costruzione del Pianoidea poteva appoggiarsi a unabozza della legge urbanisticaregionale, avvalersi di un’acu-ta e precoce intuizione di Qua-roni, apprendere dalle espe-rienze e dal dibattito sulla pia-nificazione strutturale e strate-gica, gli Approfondimenti e laBozza erano “invenzioni” sug-gerite dall’andamento del pro-cesso. Probabilmente più ne-cessarie perché le scelte pro-grammatiche del Piano ideanon avevano assunto la vestedi vincoli paesistico-ambienta-li cui conformarsi, ma si eranobasate sull’argomentazione,avevano indicato prospettivenuove aprendo un tragitto spe-rimentale. Come gli uni e l’al-tra dovessero essere composti,discussi e avvalorati era que-stione aperta.La gestione politica degli Ap-profondimenti è stata indub-biamente interessante e di suc-cesso. Per ciascuno di essi, uncalendario serrato di incontricon i componenti della mag-gioranza consiliare prevedevala medesima sequenza: illu-strazione da parte del tecnico,distribuzione a tutti i parteci-panti di copia cartacea e digi-

tale, discussione, osservazioniscritte di ciascuna forza politi-ca, sintesi del sindaco. Il docu-mento sindacale esito delle tresintesi ha accompagnato ilprodotto tecnico (anch’esso co-stituito dall’accorpamento deitre approfondimenti) in Consi-glio comunale per l’approva-zione. Il tutto tra aprile e lu-glio 2005.Era evidente che la costruzio-ne del nuovo piano non pote-va procedere linearmente, madoveva assumere le deviazionicome occasioni per individua-re ruoli e progettare forme ade-guate. Ciò significava interpre-tare tecnicamente il processo,lavorare sul conflitto, aggredi-re i nodi nell’ordine suggeritodai ritmi del confronto nellacittà e nell’amministrazione.Approfondimenti del Pianoidea e Bozza del Progetto co-munale del suolo, dunque, hanno proposto nuove indagi-ni ed esplorazioni progettualiinterponendosi temporalmentee logicamente nello spazio chesta tra il piano struttural-stra-tegico e il piano regolamenta-re-operativo (consideriamo taliil Piano idea e il Progetto co-munale del suolo), tentativa-mente coprendo una distanzaritenuta eccessiva. Se il Pianoidea aveva puntato a modifi-care l’immagine di Jesi, indi-cato le linee generali di assettoe gli orientamenti da seguirein una prospettiva strategica,con gli Approfondimenti si èriaperta la fase conoscitiva, làdove si chiedeva di capire me-glio, di specificare, di entrarenel merito delle soluzioni, dimettere a confronto alternati-ve. La Bozza ha completato ilquadro delle trasformazioniprincipali, verificando ipotesigià formulate dal Piano idea ocontenute nei tre Approfondi-menti (ma evitando di ripetereargomenti trattati, così da ren-dere palese il percorso) e avan-zandone altre, con attenzioneai requisiti di qualità irrinun-ciabili, talvolta prospettandoancora alternative. Ha anchefornito prime indicazioni sulla“macchina” operativa: criteridi azzonamento e modello di

perequazione.Il Progetto comunale del suolodovrà chiudere il processo diformulazione del nuovo pianoregolatore con l’individuazionedelle differenti “situazioni” cuiapplicare le regole urbanisti-che, disciplinando lo stato didiritto dei suoli e degli immo-bili. In seguito alla completadefinizione delle scelte di de-stinazione d’uso, anche per icompletamenti interstiziali, po-trà completare il bilancio dellequantità edificatorie messecomplessivamente in gioco edell’offerta di aree per servizi eattrezzature di interesse pub-blico.Il processo scardina il modelloe piega la forma. Nei documen-ti che scandiscono il lavoro diJesi si possono riconoscere al-cune “anomalie” rispetto a unapresunta forma del piano ur-banistico, segnalate da terminiinusuali (i “dossier” e i “mani-festi” del Piano idea), ma so-prattutto dalla distribuzionedei caratteristici testi scritti, di-segnati e tabellari in conteni-tori diversi, non programmatio programmabili a priori, en-tro combinazioni insolite (esitidei sopralluoghi mescolati conschemi progettuali negli Ap-profondimenti, confronto di di-verse possibili configurazioniper luoghi diversi nella Bozza). Fattori contingenti, insieme al-la convinzione che l’indagine“per” il piano debba essereesplicitamente interpretativa eincrementale, hanno suggeritola formula dei dossier, fascicolicontenenti differenti informa-zioni sul medesimo tema. I 13dossier del Piano idea hannoraccolto le indagini sui nuovifenomeni; le letture di piani eprogetti preesistenti; alcuni af-fondi conoscitivi e le primeelaborazioni su aspetti rilevan-ti; le varianti, i piani e i pro-grammi che ne anticipano l’at-tuazione. Hanno utilizzato pro-cedimenti analitici diretti e in-diretti, collaudati e non, più omeno strutturati, comunquesospinti dalle scelte da fare,sia per maturarle, sia per veri-ficare quelle che sembravanogià consolidate o potevano tro-

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Now arises the problem of recomposingall of this into a single instrument of ur-ban planning for the new regional urbandesign and planning laws are not yet inplace with the current urban design andplanning laws still surviving, and with theinvestmentmade being too great to waste.

SensemakingAlessandro Balducci

The Commune Government of Jesi isyoung and motivated. It specifically re-quested a ‘Strategic Plan’ be drawn uptogether with revision of the Prg, and alsoordered the construction of the LocalAgenda 21. During the formulation of theStrategic plan the instruments used inurban design in this situation had to berevised by defining the strategies of bothactors already operating in strategic andgeneral decision making, in sectors ofsociety normally excluded from this typeof decision making.Although the revision of the town devel-opment plan maintains its centrality, theStrategic plan runs in parallel with it andmajors in two interesting and comple-mentary directions. On the one hand, itframes the urban design plan in a widercontext compared to its normal filed ofinterest, linking it to the physical natureof the urban transformations, and on theother hand, there has been discussion toovercome the limits of the policy commu-nity which more strictly speaking is affec-ted by the widening of the urban market.A problem in the city clearly presents.With this as the mandate, an exploratorycourse was embarked upon in Jesi bytransforming the Strategic plan into aprocess of collective reflection. This hasused many methods to communicatewith the city, resulting in the form theplan documentation would take not beingdealt with until the final phase. It wasconscious of the fact that no model ex-isted that could be applied to Jesi, andthat the form recurring in the more note-worthy experiences of places like Bar-celona and Turin might not necessarilyadapt itself to the task required in Jesi.Just as all exploratory journeys openthings up, the road taken in Jesi wasalso very open. However, it was orientedin certain directions so that significantresults would be obtained: to the crea-tion of a vision that could be recognisedand shared as an objective by all theactors; to the immediate short termactions arising out of this vision andavoiding conflict between this and longterm policies; to involving interested par-ties and subjects who, being independentof the Strategic plan, are capable of trans-forming the visionary elements and actioncontained in a community developmentand growth plan; in applying the Plan, tocommunicatewith and involve the variousurban populations so that a sensitive envi-ronment within which the strategies

sto a deformarsi per stabilireuna relazione diretta con i pro-blemi che il processo innesca-to continuamente propone, adabbandonare piani-evento estrumenti canonici per costrui-re di volta in volta, in sequen-za o insieme, quadri, progetti-azioni e regole. Un lavoro atutti gli effetti “sul campo”, checresce e prende forma nellasituazione data, considerandola propria inevitabile parzialitàun programma innovativo enon una resa. Si potrebbe altrimenti afferma-re che lo spazio logico e prati-co occupato dal piano si for-gia sullo spazio politico delprocesso e che lo spazio teori-co dell’urbanistica si definiscein questa intersezione. Che ilproblema del piano si è preci-sato come “efficacia rispetto a”:efficacia limitata, riferita, cir-costanziata, relativa, in quantoqualsiasi soluzione adottata haun senso e una pretesa di vali-dità rispetto a un contesto.Che questo comporta soluzionieclettiche dal punto di vistaformale, dove si combinanoelementi diversi, anche appar-tenenti originariamente a “dot-trine” e “modelli” opposti. Chela sensibilità delle operazioniai territori, ai processi e al fun-zionamento del sistema politi-co è un modo per mantenereaperto il confronto delle espe-rienze nel nuovo quadro diun’urbanistica federalista. Chela costruzione di operazioni ur-banistiche in grado di accom-pagnare le decisioni, selezio-nando e combinando assiemestrumenti, procedure e formedocumentali, è segno di unapartecipazione “tecnica” con-sapevole alla costruzione dellepolitiche pubbliche volte almiglioramento e allo sviluppodella città e del territorio. Le posizioni cambiano. Questomodo di fare urbanistica, so-prattutto in contesti non deltutto attrezzati, mette in ten-sione “i poteri”, sia concentra-ti sia diffusi, sia espressi siainespressi, rimescola le carte e, se attecchisce, difficilmentelascia invariati gli equilibriprecedenti.

Professioni. È interessante os-servare la continua ricomposi-zione dei gruppi di lavoro e ilcambiamento di ruoli, una mo-bilità che sollecita le strutturee le regole professionali per lamancanza di figure pronte asvolgere compiti nuovi etransitori, di durata presumi-bilmente breve. Questa consta-tazione fa riflettere circa l’in-dirizzo di diversificare e spe-cializzare i percorsi, a comin-ciare da quelli formativi, eindica la necessità di forgiarefigure in grado di comprende-re le dinamiche, di maturarerapidamente un’intelligenzadelle situazioni, di essere dis-ponibili all’addestramento intempi contratti, dunque versa-tili e curiose. La costruzione/ri-costruzione di una cultura tec-nica, adatta alle diverse condi-zioni di lavoro nel processoallargato di “governo” del ter-ritorio, comporta, infatti, capa-cità di interpretare (e non solodi descrivere) il territorio, as-sumendosi la responsabilitàdell’argomentazione; capacitàdi interagire con altri che por-tano punti di vista e compe-tenze diverse, facendo la pro-pria parte, ossia “spazializzan-do” le politiche e ricomponen-do le scelte in un “disegno”.Strutture tecniche. I processiintegrati che si profilano e siauspicano hanno tempi lun-ghi, senza soluzioni di conti-nuità, e costi generali elevatiche non possono essere ester-nalizzati, per cui organizzazio-ne e qualità della macchinaburocratica rimangono condi-zioni fondamentali, e il loroadeguamento un antico pro-blema strutturale da riportarein agenda.Rappresentanza e partecipa-zione. In questo gioco decisio-nale continuo che mette in di-scussione poteri e identità,coinvolgendo direttamente sta-keholders e cittadini, sono indifficoltà anche giunte, consi-gli comunali, circoscrizioni epartiti. Professionalità politi-che collaudate non bastano eprofessionalità inaugurali fati-cano a individuare il propriospazio, con facili scivolamenti

nella competizione spicciola. La complessità del “sistema po-litico della pianificazione” me-rita una rinnovata attenzionee le ibride esperienze in corsosi propongono come casi dastudiare con attenzione adazioni, relazioni, funzioni nuo-ve e inaspettate, ruoli in crisi. Formalizzazione. Un’urbanisti-ca contestuale mette in secon-do piano gli strumenti, perchérichiede una cultura delle op-portunità e si affida piuttostoalla bontà del programma e al-le capacità degli attori. In que-sta prospettiva, il lavoro percostruire una legge quadro na-zionale e nuove leggi regionalie/o loro aggiornamenti devepuntare all’essenziale, limitareil peso di proceduree istituzio-nalizzazioni, garantire maglielarghe per ciò che attiene al-l’interpretazione delle situazio-ni e alla forma/confezione deiprodotti. Vanno anche accan-tonate schematiche contrappo-sizioni tra piano strutturale epiano strategico, che richiama-no quelle tra piano e progettodivenute assai presto fuor-vianti. Il piano strutturale, pernon ridursi a mappa dei vin-coli sovraordinati o a descri-zione minuziosa dei valori edelle memorie, ha bisogno dicostituirsi come parte inte-grante di una strategia territo-riale e di “immaginare” luoghie modi delle politiche urbane eterritoriali. Il piano regolamen-tare, d’altro canto, ha bisognodi costruire le condizioni delsuo inverarsi attraverso strate-gie, programmi, progetti e po-litiche urbane.

* Progettista del Prg e coordinatorescientifico.

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possibili della città. Gli incontrinelle circoscrizioni e nei quar-tieri si sono moltiplicati e sonodiventati un modo per focaliz-zare lo sguardo sulla domandalocale, sulle descrizioni dei no-di e dei luoghi critici, nonchédelle risorse da valorizzare. Il lavoro con gli insegnanti egli studenti è diventato il ten-tativo di raggiungere una po-polazione poco rappresentatanella discussione pubblica sullacittà. La costruzione di un sitointernet e al suo interno di unforum ha alimentato con conti-nuità la discussione da parte diuna popolazione introdottaall’uso del mezzo elettronicoche si va allargando. E infine igruppi di lavoro su pochi temie progetti catalizzatori hannoconsentito di valutare la fatti-bilità di una serie di iniziative,alcune delle quali sono matu-rate durante la costruzione delPiano strategico e sono diven-tate politiche.Un percorso in gran parte aper-to, come aperta deve essereogni esplorazione, che però hacercato di orientare la barra deltimone in alcune direzioni perottenere un risultato significa-tivo: assumere come obiettivola costruzione di una visioneche possa essere riconosciuta econdivisa dagli attori; pensareda subito ad azioni a breve ter-mine che da quella visionepossano scaturire evitando po-litiche dei due tempi; coinvol-gere soggetti rilevanti che pos-sano, indipendentemente dalPiano strategico, trasformarevisione e azioni negli elementidi un percorso di crescita e svi-luppo della comunità; cercaredi comunicare e coinvolgere lediverse popolazioni urbane percostruire un ambiente sensibileallo sviluppo delle strategie in-dividuate (Albrechts 2001). Alla fine il documento del Pia-no strategico ha assunto unaforma che a nostro giudizio do-veva dare spazio al riconosci-mento di un evento locale im-portante come è stato questolargo processo di mobilitazio-ne, discussione e indagine nellacittà, quindi offrire uno sboccointerpretativo e progettuale

capace di proporre immagini estrategie che si consolidasseronella forma di un accordo lo-cale. Guardando indietro credo sipossa affermare che il ruolo piùimportante svolto dall’insiemedi attività riconducibili al Pianostrategico è stato quello delsensemaking (Weick 1995), del-la costruzione del senso. Sensocome consapevolezza dei pro-cessi di trasformazione di unacittà che è cambiata profonda-mente, si è allargata, è diven-tata a suo modo regione urba-na, costruendo un diverso rap-porto con il territorio e le suepopolazioni. Senso come rico-noscimento di un futuro possi-bile che può non essere solosubìto ma anche indirizzatonelle sue traiettorie di sviluppo.È questo, credo, il più impor-tante significato che oggi pos-siamo attribuire a quell’artico-lato insieme di pratiche chevengono descritte come pianfi-cazione strategica. Si tratta diuna funzione rilevante. Se ècosì, è evidente che qualsiasimodellizzazione e standardiz-zazione diventa difficile se nonimpossibile, ed è un bene cheogni piano sia costruito attornoalla specifica storia della comu-nità cui si applica. Non è unadebolezza, è una forza. Vorrei aggiungere a conclusio-ne di questo breve commentosull’appassionante esperienzadi Jesi due osservazioni. La prima è che una parte si-gnificativa dei buoni risultatiche ha avuto il Piano strategi-co nella vicenda locale è dipesadalla stretta integrazione delgruppo del Piano urbanisticoguidato da Patrizia Gabellinicon il più piccolo gruppo delPiano strategico. Non si è trat-tato di due operazioni in suc-cessione o giustapposte, madella stessa operazione che haconsentito un reciproco arric-chimento. Alla revisione deglistrumenti urbanistici di potersifondare su un processo di ri-flessione strutturato sul futurodella città cui gli stessi esten-sori del Piano urbanistico han-no partecipato attivamente; alpiù fragile e immateriale pro-

cesso di costruzione del Pianostrategico di potersi legare a unimportante sbocco operativo,potendo contribuire alla forma-zione delle scelte urbanistiche,mettendo al lavoro le esplora-zioni condotte, la visione chene è scaturita e le possibilicoalizioni di progetto.La seconda osservazione è cheil lavoro di costruzione delPiano strategico e di studio perla Variante generale al Pianoregolatore è stato condotto nel-l’ambito di un dipartimentouniversitario e di un rapportostretto tra università e città. Ionon credo che le università sidebbano mettere a fare i piani,se non in condizioni del tuttoparticolari. Queste condizionisono quelle in cui è necessariosperimentare nuovi modelli diintervento, perché il contestonormativo è cambiato, perchéla comunità locale esprimedomande che si pongono allafrontiera della disciplina, per-ché l’attività di progettazionerichiede di essere alimentata eaccompagnata da un’intensaattività di ricerca. Sono condi-zioni in cui l’università puòservire allo sviluppo dell’urba-nistica. Sono le condizioni incui l’università può svolgerequel ruolo di riflessione conl’azione, piuttosto che sull’a-zione, che costituisce oggi, amio avviso, una delle più im-portanti fonti di avanzamentodella ricerca scientifica nelcampo della pianificazione. Queste condizioni si sono veri-ficate a Jesi.

* Responsabile del Piano strategico.

Riferimenti bibliografici

Albrechts L. (2001), «From TraditionalLand Use Planning to Strategic SpatialPlanning: The Case of Flanders», in Al-brechts L., Alden J., da Rosa Pires A.(eds), The Changing Institutional Land-scape of Planning, Ashgate, Aldershot.

Balducci A. (1995), «Progettazionepartecipata fra tradizione e innovazione»,Urbanistica n. 103.

— (2004), «Comment 3», PlanningTheory and Practice vol. 5, n. 1.

Friedmann J. (2004), «Strategic Spa-tial Planning and the Longer Range»,Planning Theory and Practice vol. 5, n. 1.

Weick K. (1995), Sensemaking in or-ganisations, Sage, London (trad. it. Cor-tina, Milano, 1997).

lues and functions. The Strategic plan acts like a draft agen-da for more or less mature future opera-tions, and, where there is sufficient need,it defines several projects which can befulfilled within specific time periods. Newcharacteristics emerged during the for-mulation of the Strategic plan from whicha possible vision of the future can be for-mulated. These not only focussed onstudying current trends and phenomenain relation to the environment found inthe territory, but also on the aims andplaces in the government of a much largerarea. The Strategic plan was presentedand adopted on 23 July 2004. The process of local Agenda 21 was for-mally activated by the Commune of Jesi in2000 and was integrated into the urbanplanning operation in the revision of thePrg (town development plan). It providesfor the preparation of several documents:Report on the state of the environment(adopted in July 2004); Local action plan(consigned in December 2005). In particu-larly the Strategic environmental evalua-tion is on evaluation of the environmentaleffects of the choices made in the Pianoidea, or rather, a constant check on theresults of the Plan and how coherent theyare compared to the objectives initiallyadopted.Through the Abitare il Centro antico di Jesi(Live in the Historical Centre of Jesi) pro-ject the Commune Government tendereda bid for the Marche Region’s “Neigh-bourhood Contracts 2” (deadline April2004): this is an initial result of the socialattention and the values accorded to thecity’s historic centre by both the Stra-tegic plan and the Piano idea.Preparation of the neighbourhood con-tract tender application was based on therecognition that today the original Ro-man nucleus of Jesi is affected by the fol-lowing limiting factors: phenomena ofabandonment as yet not evident, physicaldecline, and social hardship; these couldrapidly become difficult to manage. Theapplication therefore presented an oppor-tunity to relaunch the city’s historic cen-tre based on the reintroduction of resi-dential use, the planning of service activi-ties, and the recovery of collective spaces:The project tendered was ranked first inthe Marche Region, and received financialsupport.The Laboratory of participative planningLet’s Design Prato is an integral part of thenew urban design and planning process,and is at the same time the instrument ofthe ‘Historical suburbs’ renewal programalready partially activated by the Com-mune of Jesi Aldermanry for Public Works,and is therefore the first point of contactbetween the complex strategies for re-structuring mobility, the public spacesidentified in the Piano idea, and the his-torical city renewal programs promotedby the Council. The Laboratory’s work(November 2004-March 2005) focussedfirstly on restoring and constructing new

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could be developed was created. Composed of mobilisation, discussion, andinvestigation of the city, this importantwide ranging local event was recognisedin the final Strategic plan document, asit had to be, which therefore became aplanning and interpretative outlet pro-posing new strategies and characteristicswhich could then be consolidated bylocal agreement. Looking back it seems that the most im-portant role played by the group of activi-ties emanating from the strategic planwas that of sensemaking, that is, makingsense of the direction to be taken, givingit meaning, and making people consciousof it. For example, consciousness of thetransformation processes in a city whichhas changed profoundly, being widenedinto an urban region through which it hasbuilt a different relationship with its ter-ritory, its parts, and its populations.Sensemaking is also revealed as recogni-tion of a possible future not only to beobtained immediately but also throughplanned development trajectories.This is the most significant sense that canbe attributed to this group of practices asdescribed by strategic planning. Shouldthis be the case then any modelling orstandardisation, if not impossible, be-comes extremely difficult; on the otherhand, constructing each level around thespecific development of the communityconcerned can only be a good thing.

Summary of cards: documentsproduced and actions taken

Jesi is a composite operation configuredas such because of the desire and need toaccomplish a burdensome process ofdeveloping urban policies that encompassimportant actions. The main documentsproduced and the activities put into ope-ration are briefly illustrated in order toshow the technical range of the process.The Piano idea (approved in March 2005)is the first of the new Commune of Jesitown development plan’s two compo-nents. Its name (together with that of thesecondcomponent, the Progetto del suolo)comes from a Marche Region legislativebill passed in April 2003 (Regulations forsustainable development and territorialmanagement). This law defines the Pianoidea as the “document that … defines aparticipativeand equitable strategy of sus-tainable commune territory development,evaluating and addressing the morpholo-gical needs of the settlements and theterritory … is a planning type of documentforming the reference framework for thecommune’s policies regarding, for ex-ample, the environment, transport, publicconstruction works, and social services. Itdoes not accord with land rights andneither does it confer building rights".The Piano idea therefore has a markedcommunicative nature, summarisingstructural-strategic and operational va-

Sensemaking

Alessandro Balducci*

In un numero recente di Plan-ning Theory and Practice, JohnFriedmann (2004), dopo averdiscusso di una serie di pianistrategici in diverse parti delmondo, si domandava se aves-se senso chiamare questo parti-colare tipo di oggetti “piani”. Asuo giudizio la grande diffe-renza dei formati, l’estremaparzialità delle visioni propostee la lontananza ancora mag-giore rispetto ad altri piani neiconfronti di qualsiasi forma di“attuazione”, suggerirebbero diabbandonare questa definizio-ne, per abbracciare quella piùappropriata e modesta di “studistrategici”. Rispondendo a quel-la posizione nello stesso nume-ro della rivista (Balducci 2004),a partire da una riflessione sul-l’esperienza italiana, ho osser-vato due cose: la prima è chela definizione “piano strategi-co”, pur nella sua indiscutibilevaghezza, ha cominciato aidentificare qualcosa di ricono-scibile per le amministrazioni,a segnalare un’attività di rifles-sione sui problemi e sulle risor-se di un contesto, di costruzio-ne di una visione condivisa,capace di offrire un importanteframework per piani e politi-che; la seconda è che proprio ilcarattere di oggetto riconosciu-to nella pratica amministrativa,ma più incerto e complessonella sostanza tecnica, dovreb-be spingere i planner a svolge-re responsabilmente il propriolavoro andando alla radicedella domanda, curando soprat-tutto ciò che è in essa implicito(l’esigenza di dare strutturazio-ne a un percorso di riflessionestrategica) piuttosto che farsiattrarre dall’apertura di unnuovo mercato che spingereb-be a concentrare l’attenzionesul documento di piano strate-gico e sulla sua forma.L’esperienza di Jesi è un’occa-sione eccellente per riflettere suquesti aspetti. Ci siamo trovatidi fronte a un’amministrazionegiovane e motivata che richie-deva espressamente la redazio-

ne di un “piano strategico” as-sieme alla revisione del pianoregolatore generale e alla co-struzione dell’Agenda 21 locale.In questo quadro, la redazionedel Piano strategico aveva ilcompito di aprire il processo direvisione degli strumenti urba-nistici attraverso un percorsodi partecipazione nella defini-zione delle strategie da partesia di attori già costituiti sia disettori della società normal-mente esclusi dalle decisioni dicarattere strategico e generale.Al fondo di questa scelta vi erauna tensione etica verso lapartecipazione, ma anche iltentativo di fare i conti conquei processi di frammentazio-ne che interessano anche realtàurbane non metropolitane eche pongono all’attenzione de-gli amministratori il non facilecompito di capire che cos’è lacittà oggi e come fa la città adiventare un attore collettivo.Sulla base delle esperienze fat-te negli ultimi quindici anni misono convinto della necessitàdi non separare un processopartecipativo dalla costruzionedel piano urbanistico. Separaredal punto di vista del presidiotecnico chi si occupa della par-tecipazione e chi si occupa del-la redazione degli strumentinon funziona, né quando l’ur-banista che si trova a redigereil piano a valle di un percorsodi partecipazione mal sopportadi fare i conti fino in fondocon i suoi esiti, né quando liinterpreta troppo pedissequa-mente, cercando semplicementedi tradurre quanto indicato dalprocesso di partecipazione inprevisioni di piano. Per moltianni è stato necessario darevisibilità e segnare anche conuna separazione dei compiti laconduzione di un ascolto strut-turato della società locale ri-spetto alla redazione degli stru-menti urbanistici, oggi forsepossiamo superare quella fase. Ma l’esperienza di Jesi, per ilparallelo avvio di più attivitàdi pianificazione, e proprio perla richiesta esplicita di produrreun “piano strategico”, indicavaqualcosa di diverso e di piùimpegnativo rispetto al sempli-

ce svolgimento di un percorsopartecipativo preliminare allaredazione di un nuovo stru-mento urbanistico. Benché larevisione del piano regolatoremantenesse la sua centralità,affiancare a questo il Pianostrategico spingeva in due dire-zioni complementari: da unlato inquadrare il piano urba-nistico in un contesto di signi-ficati più ampio rispetto allasua necessaria dimensione set-toriale legata alla fisicità delletrasformazioni urbane, dall’al-tro consentire alla discussionedi superare i limiti della policycommunity più strettamenteinteressata all’allargamento delmercato urbano. Un problemaben presente in città.Con questo mandato abbiamoiniziato un percorso di esplora-zione di Jesi trasformando ilPiano strategico in un processodi riflessione collettiva che haattraversato la città in moltesue dimensioni, non curandoci,fino alla fase finale, della for-ma che il documento di pianoavrebbe assunto, consapevoliche non esistevano modelli daapplicare e che quella formaricorrente nelle esperienze piùnote da Barcellona fino a To-rino, fatta di una concatenazio-ne tra strategie, azioni e pro-getti, non necessariamente siadattava al nostro compito.Così le interviste ai testimoniprivilegiati e gli incontri digruppo che inizialmente dove-vano essere 20 sono diventati80, perché con un processo dipassaparola la città richiedevadi essere ascoltata nelle sue di-verse istanze, di raccontarsi neisuoi processi di trasformazione,fino a costruire una rappresen-tazione efficace, quasi una col-lezione di “storie di vita” cheprogressivamente ricomponevale diverse visioni della Jesicontemporanea. I focus group,superata la diffidenza iniziale,sono diventati una serie di ap-puntamenti pubblici (nella sededel Consiglio comunale) duran-te i quali, con passione e capa-cità creativa, rappresentanti dipartiti, associazioni, singoli cit-tadini si sono confrontati condiagnosi e scenari sui futuri

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progetti urgenti e/o prioritari. In occasio-ne della mostra Progetti per Jesi (ottobre2004) i dossier sono stati presentati sottopossibili raggruppamenti: I nuovi feno-meni (1. Popolazioni e forme territoriali,2. Economia e forme territoriali, 3. Re-lazioni territoriali e sviluppo locale, 4.Quantità edilizie); piani e strumenti (5.Interporto, 6. Piani per la mobilità e ri-lievo); questioni settoriali (7. Simulazionisu mobilità e infrastrutture, 8. Carte geo-logiche); anticipazioni (9. Varianti, 10.Contratto di quartiere); temi di progetta-zione (11. Zipa, 12. Foro boario, 13. Ri-qualificazione di viale Trieste).Il carattere fortemente pragmatico eoperativo ha fatto dei dossier del Pianoidea (a differenza dei tradizionali rappor-ti d’analisi) una componente documen-taria molti consultata e discussa. Cronologia. Il 12 settembre 2003 il Con-siglio comunale di Jesi approva l’atto diindirizzo presentato dal sindaco, relativoalla Variante generale del Prg vigente inuna prospettiva strategica ed ecologica:è l’avvio della nuova operazione urbani-stica della città, con cui si intraprendonoinsieme il complessivo riadeguamentodel Prg, l’elaborazione del Piano strategi-co e il processo di Agenda 21. La dimen-sione sperimentale e integrata dell’inizia-tiva suggerisce il coinvolgimento di unastruttura universitaria e il 23 dicembre2003 viene formalizzato l’incarico al

Dipartimento di architettura e pianifica-zione del Politecnico di Milano per l’ela-borazione della Variante generale al Prg edel Piano strategico. Del gennaio 2004 è la Relazione prelimi-nare del Piano idea: un documento chedescrive i caratteri delle attività da pocointraprese, restituisce alcuni primi risul-tati conoscitivi e operativi, formula ipo-tesi circa l’impostazione e i contenuti delPiano idea, la cui redazione si concludenell’estate 2004 (la consegna all’ammini-strazione è in data 28 luglio). Nell’au-tunno successivo il Piano idea è presen-tato alla città con la mostra Progetti perJesi. Un anno di lavoro, svoltasi al Palazzodei Convegni dal 6 al 13 ottobre. Integrato da un documento di indirizziche ne ha riassunto e fissato gli obiettiviprioritari e le indicazioni, il Piano idea èapprovato dal Consiglio comunale nelmarzo 2005, accompagnato da una riso-luzione del sindaco, la quale in rapportoa tre temi topici (la città pubblica, lamobilità e la politica abitativa) richiedecontestualmente lo sviluppo di ulteriori“approfondimenti”. Redatti rispet-tiva-mente nei mesi di aprile, maggio e giu-gno, i tre Approfondimenti sono votatidal Consiglio comunale nel luglio 2005. Il gruppo di progettazione. Il Piano idea èstato redatto dal gruppo di lavoro delDipartimento di architettura e pianifica-zione del Politecnico di Milano e dall’Uf-

ficio progettazione del Comune di Jesi(appositamente costituito nel gennaio2004): Patrizia Gabellini; Alessandro Alì,Matteo Bolocan Goldstein, BertrandoBonfantini, Luigi Caprarella, Andrea DiGiovanni, Giovanni Ginocchini, Marina LaPalombara, Francesco Latis, Letizia Leoni,Antonio Longo, Marco Pastore, DanielaVitali, Marco Zannoni; Marco Galasso,Maurizio Organetti, Dante Presicce,Roberto Ricci. Consulenti: Sintagma Srl, per la verifica esimulazione dell’impianto generale dellamobilità; Maurizio Bocci, per la progetta-zione di alcuni nodi dell’asse sud; Studiogeologico tecnico Ricci&Stronati, per leindagini e la predisposizione delle cartegeologiche; Mario Viviani, per gli indirizzinormativi; Sergio Morgante, per la rilettu-ra del progetto di alcuni sistemi verdi. Ha collaborato il Serviziourbanistica e am-biente: Giovanni Romagnoli, responsabile;Tonino Conti e Maria Boschetti (Sistemainformativo territoriale), Roberto Biagioni,Landino Ceccarelli e Anna Santinelli.

Alcuni datiSuperficie comunale: 10.773 ha, 8% ur-banizzata a destinazione prevalentemen-te residenziale, 2,5% urbanizzata a desti-nazione prevalentemente industriale.Superficie corridoi ecologici previsti: 813ha (7,5 % della superficie comunale).Popolazione residente al dicembre 2005:

39.741 abitanti.Scenario demografico al 2020 (ottimi-stico): 42.000 abitanti.Superfici a standard esistenti: 1.032.231mq (25,97 mq/ab).Superfici a standard previste dal Prgvigente: 1.678.772 mq (42,24 mq/ab).Abitazioni: 15.883Nuclei familiari: 14.328Alloggi occupati: 14.305, 26% in affit-to, 6% antecedenti al 1919, 84% costi-tuiti da 4,5 e 6 stanze.Aree di trasformazione prevalentemen-te residenziale previste dalla Bozza delProgetto comunale del suolo: St 71 ha,di cui 17 circa ereditati dal Prg vigente.Capacità complessiva stimata: 1.700alloggi.Aree di trasformazione prevalentemen-te industriale previste: St 52 ha.

11 dei 18 manifesti del Piano idea.In grigio quelli che descrivono e interpreta-no il territorio; in azzurro quelli che restitui-scono le idee per i luoghi della trasforma-zione; in blu quelli dedicati alla rete dellamobilità e alla città pubblica.

11 of the 18 manifestos in the Piano idea.Grey shows the manifestos describingand interpreting the territory; light bluethose dealing with ideas for the placesinvolved in the transformation; bluethose dedicated to the public city andthe mobility network.

Piano ideaBertrando Bonfantini

Che cos’è. Il Piano idea è la prima delledue componenti del nuovo piano urba-nistico comunale di Jesi. Il nome (assie-me a quello della seconda componente,il Progetto del suolo) proviene da unabozza di legge della Regione Marchedell’aprile 2003 (Norme per lo svilupposostenibile e il governo del territorio).Nonostante quella proposta non abbiapoi avuto esito, la convenzione con cuiil Comune di Jesi ha affidato al Dipar-timento di architettura e pianificazionedel Politecnico di Milano la redazionedella nuova Variante generale del Prgha tenuto conto di quell’ipotesi di rifor-ma e a essa ha voluto fare riferimento. Nella bozza di legge il Piano idea è de-finito come «documento che, a partiredalla valutazione delle qualità del pa-trimonio urbano e territoriale, delinea,per il territorio comunale, una strate-gia, partecipata ed equa, di svilupposostenibile e ne valuta e indirizza gliesiti sulla morfologia degli insediamen-ti e del territorio ... è un documento dinatura programmatica, costituisce ilquadro di riferimento per le politichecomunali in materie quali ambiente,trasporti, edilizia pubblica, servizi socia-li. Non conforma lo stato di diritto deisuoli e non conferisce diritti edificatori.Stabilisce obblighi per l’amministrazio-ne comunale per la redazione del pro-getto del suolo e degli altri strumentiattuativi ... è elaborato sulla scorta dianalisi e interpretazioni della città fisi-ca che riguardano la morfologia deglispazi, edificati e non, e sulla scorta dianalisi e interpretazioni delle dinami-che e dei caratteri della città sociale»(art. 17). Invece, il Progetto del suolo «è lo stru-mento obbligatorio attraverso cui l’am-ministrazione comunale, in coerenzacon le previsioni del piano-idea, regolagli usi del suolo, ne definisce lo stato didiritto e governa le trasformazioni del-lo spazio urbano e territoriale al fine direalizzare la tutela del patrimonio terri-toriale e ambientale, l’efficienza del-l’assetto organizzativo della città, laqualità nel disegno urbano complessivoe delle singole parti di città, la qualitàdegli spazi e delle attrezzature pubbli-che ... riguarda l’intero suolo comunale… stabilisce le modalità per l’applica-zione della perequazione, eventual-mente anche tra aree non contigue …rimane comunque in vigore fino aquando non venga sostituito da unnuovo progetto del suolo» (art. 18).Ma “piano idea” è locuzione e concettoche nella storia urbanistica italiana hapiù profonde e lontane origini. In parti-colare, in occasione del Prg di Bari dellaseconda metà degli anni ’60, LudovicoQuaroni intese fissare con quest’espres-sione «l’idea di insieme del piano (quel-la che poi dovrà concretarsi in unmezzo capace di precisare i margini e lefinalità entro le quali e per le quali deve

operare chiunque sia chiamato a contri-buire all’edificazione della città) ... unostrumento di lavoro programmatico inte-so come “abaco” di verifiche successive»(«Obiettivi e significati del Prg di Bari»,Lotus n. 6, 1969, p. 65). «Mentre il “pia-no-idea” deve esprimere figurativamentel’idea della città futura così come sinteti-camente quello schema visuale e gli altrielaborati complementari (grafici, plasticie discorsi scritti) riusciranno a fare … laplanimetria di piano insieme con i suoiallegati dovrà costituire il “piano-norma”,il documento … che metterà in grado leorganizzazioni che avranno il compito direalizzare il piano di tradurlo in una seriedi elaborati a scala più grande» (La torredi Babele, Marsilio, Padova, 1967, p. 73).Depurata dei limiti di soggettivismo (ilpiano idea come portato individuale delprogettista urbanista, e della sua visione,e il piano norma quale tipico prodotto“politico” di interazione, messa a terra erealistico compromesso di quell’idea ori-ginaria), la distinzione quaroniana si pre-sta con grande efficacia a descrivere ilnuovo processo di pianificazione jesinoche, con uno slogan, potrebbe conden-sarsi nella formula: uno schema per di-scutere e decidere, una mappa per nor-mare. Se infatti il Progetto del suolo rap-presenta la componente regolativa delpiano che si decanta nella tavola d’azzo-namento, quale “mappa delle norme”,“piano idea” non è la stravagante deno-minazione di quello che più banalmentepotrebbe chiamarsi piano strutturale. IlPiano idea è, piuttosto, un documento dinatura programmatica con spiccato ca-rattere comunicativo che riassume in sévalenze e funzioni struttural-strategichee operative: promuove un’immagined’assieme del futuro della città che si de-finisce in un processo di interazione econfronto pubblico costruttivo di unavisione condivisa, ma nello stesso tempo,sulla scorta degli indirizzi e obiettivi chemette a fuoco, guida, gestisce e coordinaoperazioni urbanistiche ereditate dal pre-cedente Prg o in anticipazione del nuovoo, ancora, che prendono corpo nel piùarticolato scenario delle politiche urbane. Come è fatto. «In quanto documento cheha il fine di comunicare la figura della

città, di rendere comprensibili le scelteanche ai cittadini affinché possano giu-dicarle e condividerle e di istruire il pianoregolamentare nelle sue diverse declina-zioni, anche in quella nuova dei progettiintegrati e dei programmi complessi, ilPiano idea assume una forma particolare,diventa un insieme composto di disegnidi varia natura, in gran parte schematici,tesi a mostrare pesi, quantità e qualitàdelle relazioni territoriali, accompagnatida testi sintetici che intendono guidarealla loro lettura» (Relazione, p. 12). Il Piano idea è, dunque, essenzialmenteuno “schema” dell’impianto e delle sceltequalificanti della nuova Variante genera-le: un insieme di schemi restituiti in 18tavole-manifesto (in formato A0), conuna relazione di corredo (in formato A3)e 13 dossier di supporto (in formato A4,con tavole in formato A3 allegate), neiquali si depositano indagini e studi fina-lizzati. In questa forma documentariaparticolare si esprime la convinzione chei modi della rappresentazione schematicasiano i più utili e adatti per individuare edevidenziare problemi, selezionare e fissa-re temi, proporne interpretazioni, formu-lare ipotesi progettuali da comunicare esottoporre a confronto e discussione.Il colore di base delle tavole manifestodescrive due grandi principali raggruppa-menti: su sfondo chiaro (tav. 2-8) si defi-nisce il quadro interpretativo su cui si co-struisce il nuovo piano, su fondo scuro(tav. 1 e 9-18) prende corpo lo scenariodelle scelte e delle ipotesi progettuali. Ilprimo gruppo di tavole trova rinvio eriferimento nelle prime due sezioni dellaRelazione («Eredità e processo» e «Profili»,capitoli 1-10), il secondo gruppo nellaterza sezione («Le idee del Piano», capito-li 11-17).Le tavole sono ulteriormente scandite insequenze dedicate a specifici argomenti,tematizzati dai titoli dei singoli manife-sti: 2. Il volto plurale della società jesina,3. Jesi economica tra città e campagna, 4.Jesi città dell’Esino (Popolazioni, econo-mia, forme territoriali); 5. La campagnacome agricoltura, 6. La campagna comeambiente, 7. La campagna abitata (Cam-pagna); 8. Un cantiere ancora aperto(Eredità e processo); 9. I valori storici di

Jesi, 10. Un centro allargato per la Valle-sina (Città storica); 11. Completamenti aovest, 12. Ristrutturazione al centro, 13.Addizioni a est (Città nuova); 14. Unarete per la mobilità, 15. La riqualificazio-ne di viale della Vittoria, 16. La riquali-ficazione dell’asse sud (Mobilità); 17. At-tenzione per le pratiche sociali, 18.Centralità locali e città lenta (Spazio didominio pubblico).La tavola 1, Idee per Jesi (Una visioned’insieme), costituisce il “poster” in cui siriassumono i principali contenuti del Pia-no idea, ripresi e illustrati dal capitolo 11(«Orientamenti») della Relazione: «L’ideache organizza le scelte del nuovo Piano ...è quella di un nuovo rango di Jesi, nonpiù “piccola città composta”, ma “capo-luogo del Corridoio Esino” ... Questo deci-sivo spostamento del punto di vista siriflette su tutte le scelte che vengono diseguito riassunte». «Conferire un ruoloterritoriale al centro storico riconoscendouna “città storica” allargata, centro dellaVallesina ... Tenere i margini e la figura ur-bana completando a ovest la città ad-densata sulla collina, separando con cor-ridoi ecologici le addizioni nella piana adest ... Dare una prospettiva ecologica ailuoghi dell’abitare ... Ridefinire l’assettodella mobilità riconoscendo alla super-strada il ruolo di “vera” circonvallazionedi Jesi, doppiando il sistema di attraver-samento urbano, creando un sistema dicollegamenti interquartiere a ovest ... Ri-qualificare lo spazio di dominio pubblicoraccordando, ripermeabilizzando, diversi-ficando, decidendo le priorità per valoriz-zare la dotazione di aree a standard erendere riconoscibile il sistema delle cen-tralità locali» (Relazione, pp. 37-38).Oltre che nella relazione, la lettura del-le tavole manifesto trova supporto neidossier. Questi costituiscono un insiemerelativamente eterogeneo di “quaderni”monografici illustrati, che solo con gran-de approssimazione possono ricondursialle “analisi per il piano” e che, piuttosto,danno conto di una serie varia di opera-zioni, comunque accomunate da unesplicito carattere finalizzato: dalla co-struzione di uno sfondo conoscitivo se-lettivo e orientato all’interpretazione, al-l’istruttoria di singoli temi-questioni-

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Eredità e processoAlessandro Alì, Francesco Latis

Due dossier del Piano idea restitui-scono le operazioni attraverso lequali il processo di costruzione delnuovo piano si è confrontato con l’e-redità del piano vigente ed haaccompagnato l’attività amministra-tiva di predisposizione delle princi-pali varianti parziali: Quantità edili-zie (dossier 4) e Varianti (dossier 9).Quantità edilizie. È il dossier che os-serva l’insieme dei processi di piccolae grande trasformazione, a partiredalle procedure autorizzative del-l’amministrazione comunale (regi-strate dal sistema informativo terri-toriale) nel periodo compreso tra ladata di adozione del piano regolato-re vigente (gennaio 1987) e l’iniziodell’elaborazione della nuova varian-te generale (dicembre 2003). Il dossier si struttura in due parti. Laprima, «Quantità», descrive e inter-preta i fenomeni considerati sottol’aspetto quantitativo (il numero del-le pratiche edilizie e la dimensionedegli interventi interessati, i volumi egli alloggi realizzati, le destinazionid’uso degli interventi); la seconda,«Quantità per parti di città», rilegge idati in relazione alle differenti partidel territorio.L’intensa attività complessiva a ca-vallo del 1987-88 (prima dell’intro-duzione della salvaguardia del Prgadottato) è seguita da una progres-siva diminuzione (fino al 1993) e daun’improvvisa ripresa dopo l’appro-vazione del Prg in Provincia. L’attività, sostenuta fino al 1997, haun nuovo picco nel 2000, poi regi-stra un calo. Le pratiche riguardantile operazioni più consistenti sonorelative agli usi industriali, artigia-nali e commerciali, questi ultimidominanti dopo il 1998. La letturadei dati mostra la corrispondenzatra le vicende urbanistiche e gliandamenti dell’attività edilizia edevidenzia un particolare processo di“modernizzazione” del compartoedilizio, segnalato dalla dimensionesempre maggiore degli interventi edalla corrispondente diminuzionedel taglio degli alloggi: nell’arcotemporale considerato si assiste al-la scomparsa dell’offerta di case iso-late su lotto e all’avvento del “gran-de” intervento unitario di recupero.È possibile anche distinguere gli annidel consumo di nuovo suolo o delridisegno delle parti esistenti (cui hacorrisposto anche la creazione dinuovi spazi pubblici) da quelli in cuiinvece la città si è “completata” e“mantenuta”. In linea generale, sonoarrivate tardi le operazioni di ristrut-turazione che caratterizzavano ilpiano e solo di recente si è manife-stato l’interesse degli operatori perinterventi in zone di recupero al difuori delle schede progetto.

La lettura delle “quantità per parti dicittà” ha disegnato particolari geogra-fie di Jesi: gli interventi residenzialihanno interessato prevalentemente lacittà di collina, in corrispondenza deimargini con la campagna; quelli com-

merciali l’area sotto il centro storico equelli industriali la zona del consorzioZipa, gli uni e gli altri a ridosso dell’as-se sud. Varianti. La costruzione del nuovopiano è accompagnata, come previsto

dalla delibera di incarico, dalla verifi-ca e formulazione di pareri sullevarianti che l’amministrazione co-munale ha al vaglio e sulle quali deveesprimersi. Il dossier Varianti riguarda soprat-tutto le schede progetto del Prgvigente (al momento di avvio dellavoro, 15 attuate su 28 e 11 invariante rispetto al piano adottatonel 1987), ma anche le varianti re-lative a zone di recupero con alcunicaratteri d’interesse storico (le A7),alcune soggette a piani di recuperogià approvati. Quelle prese in esame insistonosostanzialmente su tre aspetti: lequantità (rapporto tra spazi e su-perfici private e pubbliche), le de-stinazioni d’uso e l’assetto fisico. Icriteri seguiti nel valutare ciascunadi esse sono riassumibili in pochipunti: verifica rigorosa delle quan-tità degli spazi pubblici da garanti-re soprattutto negli ambiti chemostrano particolari sofferenze (è ilcaso degli ambiti a sud della cittàmurata); flessibilità rispetto a pro-poste di cambiamento delle desti-nazioni d’uso previa verifica dei ca-richi urbanistici e del contesto; dis-ponibilità a rivedere gli assetti fisiciprevisti nelle schede progetto, nellaprospettiva di un miglioramentodella qualità complessiva della tra-sformazione.L’interesse di questa attività di sup-porto, che è continuata anche dopola presentazione del Piano idea, risie-de nel fatto che permette di cono-scere direttamente le dinamicheimmobiliari e le tendenze in atto,individuando le questioni che ènecessario trattare col nuovo stru-mento urbanistico. Le principaliquestioni emerse riguardano: lanecessità di garantire le aree a stan-dard dove sono carenti e non solodove sono disponibili, il che implicail loro eventuale trasferimento al difuori dei confini dell’intervento;l’opportunità di individuare i servizie le infrastrutture di interesse col-lettivo sulle quali far confluire lerisorse private, costruendo sistemi ilpiù possibile continui e caratteriz-zati; la definizione di nuove regoleper adeguare e guidare le praticheamministrative che presiedono al-l’attuazione di piani e programmi. Laprospettiva assunta, quindi, è quelladi dotarsi di un meccanismo pere-quativo che uniformi il trattamentodei casi simili, migliorando la qualitàdello standard attraverso l’individua-zione più efficace della sua localiz-zazione e della sua natura.

Volumi concessionati e autorizzati dal1987 al 2003, per destinazione d’uso.

Building volumes granted and authorisedfrom 1987 to 2003, divided for land usedesignation.

Popolazioni, economia, relazioniterritorialiMatteo Bolocan Goldstein, Luigi Caprarella

Questa scheda restituisce i trattiessenziali di tre dossier predisposti asostegno conoscitivo del Piano idea:Popolazioni e forme territoriali (dos-sier 1); Economia e forme territoriali(dossier 2) e Relazioni territoriali esviluppo locale (dossier 3). Obiettivodei dossier è avanzare un profilo te-matico del contesto locale in grado difornire conoscenze attive all’azione dipiano intrapresa dall’amministrazionelocale. Una scelta fortemente seletti-va, che non mira a svolgere analisiesaustive dei diversi temi individuatima, diversamente, assume il contestolocale come un campo problematico,provando a intercettare saperi einformazioni finalizzate a uno specifi-co trattamento tecnico e politico.Popolazioni e forme territoriali. Il dos-sier fa emergere una società jesinadallo spiccato volto plurale. A frontedi una tendenziale stazionarietà delsuo peso demografico (al 2001 Jesiregistra una popolazione di 39.224abitanti, un dato in lievissima flessio-ne rispetto al 1991 ma che confermail rango acquisito negli ultimi tre de-cenni di città media di circa 40.000abitanti) e della presenza dei tipicitratti delle società mature e in fase diinvecchiamento (età media della po-polazione superiore ai 45 anni, indicedi vecchiaia pari a 217,12), il dossieravanza una georeferenziazione deldato demografico che consente di ot-tenere un quadro di conoscenze e ditraiettorie evolutive non scontate. Laparticolare visualizzazione del datodemografico nelle sue concrete coor-dinate geografiche da un lato rendeevidente il legame tra le popolazioniinsediate e la forma fisica del territo-rio, dall’altro permette l’individuazio-ne di geografie sensibili, definite inragione delle forti relazioni intratte-nute con le caratteristiche dello spa-zio urbano (per esempio, la presenzanella città storica del 40% dei bambi-ni sotto i 6 anni e degli anziani soprai 74, nonché di quasi i due terzi deglistranieri complessivi, può essere lettacome una permanenza della vocazio-ne residenziale del più antico tessu-to urbano della città a fronte dellostato di degrado degli immobili e dellaspecificità commerciale di alcunedelle vie principali). Gli aggregati dif-ferenti per età, sesso, nazione di pro-venienza, etnia, sono in grado di con-fermare le più generali tendenzedemografiche in atto ma, soprattutto,quelle sociali ed economiche locali.Emergono, inoltre, geografie urbanein parte nuove che mostrano la consi-stenza plurale della città accentua-ta da fenomeni migratori (al 2001 ildato comunale è di 3,39 stranieri ogni100 cittadini contro un’incidenza di

2,34 a livello regionale e di 3,05 per laprovincia di Ancona). Le comunità im-migrate provengono da 74 diversi paesie le principali risultano essere quellaalbanese (pari al 13,5% sul totale deglistranieri) e quella tunisina (12,92% sultotale degli stranieri). I fenomeni richia-mati tendono a riconfigurare le emer-genze sociali, il rapporto tra economieformali e informali, ma anche la ric-chezza culturale della città con la qualeè necessario si misurino i processi dipianificazione.Economia e forme territoriali. Precisareil profilo economico di Jesi e delloJesino (corrispondente all’area interme-dia dei 20 comuni appartenenti alCentro per l’impiego e la formazione)alla luce dell’VIII Censimento industriae servizi 2001 mostra tutti i limiti diun’operazione giocata su una fonte cheinvecchia assai rapidamente. Tuttavia,alcuni tratti emergono dal raffrontocon i dati del 1991 e sono significati-vamente sintetizzabili in poche imma-gini eloquenti: una dinamica occupa-zionale in crescita (Jesi città segna un+15,3% rispetto al +13,5% provinciale)e una tenuta anche nel comparto mani-fatturiero (+1,5%, con un ruolo di spic-co del comparto meccanico a scapito diuna multisettorialità che ha da semprecontraddistinto Jesi e in particolare l’a-rea del consorzio Zipa); un rafforza-mento tendenziale dei servizi a suppor-to del tessuto delle industrie (con unprocesso di terziarizzazione accentuato:+22,4%, rispetto al +15% dell’interaprovincia) e in questo quadro un raffor-zamento della vocazione bancaria cheha storicamente contraddistinto Jesi(sede originaria di molte banche mar-chigiane e, oggi, di una ventina di ban-che regionali e nazionali); una perdu-rante debolezza nei servizi dell’acco-glienza (ancor più vistosa a fronte diuna crescita di Jesi come città d’arte ecultura); una certa specializzazionedella città come centro del consumoper l’intera bassa Vallesina (alla luce diuna ristrutturazione del settore delcommercio che, negli anni ’90, ha vistoaffermarsi la presenza dei supermercati

e dei grandi magazzini). Un ultimoaspetto riguarda le territorialità ingioco nel tessuto economico della cit-tà, intese queste come articolazione edinamiche spaziali delle diverse attivi-tà economiche che si riflettono sullageografia urbana. Da questo punto divista la divisione spaziale del lavoro aJesi presenta significativi addensamentispecializzati: la parte orientale è carat-terizzata dalla presenza della grandearea manifatturiera del corsorzio Zipa(con più di 80 imprese su di una super-ficie di 1.800.000 m2) e nella zona piùprossima alla città da un consistentetessuto di aziende artigiane; la presen-za commerciale, invece, segna vistosa-mente sia la città storica (corso Mat-teotti si presenta a tutti gli effetti comeun centro commerciale naturale), sia laparte occidentale di Jesi, vera e propriapiattaforma commerciale ospitantenumerosi centri commerciali e ipermer-cati.Relazioni territoriali e sviluppo locale. Ildossier restituisce le varie modalitàattraverso le quali il territorio di Jesi (edello Jesino) è stato nel tempo istituzio-nalizzato, cioè sottoposto, da un lato, asuddivisioni relativamente stabili chedescrivono i domini delle diverse istitu-zioni di rappresentanza (i territori del-le istituzioni: dalle circoscrizioni comu-nali e provinciali alle giurisdizioni dialcune autonomie funzionali), dall’altrolato, a specifiche pratiche di suddivisio-ne spaziale finalizzate al trattamentoamministrativo di rilevanti temi pubbli-ci (i territori delle politiche: dalla sani-tà alla scuola, dai trasporti all’energia oalla raccolta e smaltimento dei rifiuti).Questo passaggio permette di conside-rare quelle immagini influenti del terri-torio che sono entrate in relazione conrecenti politiche di pianificazione urba-nistica e territoriale a diverse scale (peresempio quelle avanzate dal Ptcp diAncona o dal piano territoriale delleMarche) o con più ampi processi digovernance locale e regionale.Operando tale ricognizione di immagi-ni e configurazioni territoriali nellequali Jesi è implicata è possibile rappre-

sentare un ampio ventaglio di poli-tiche, di azioni e di relazioni decisio-nali, già oggi attivo e nel quale la cit-tà di Jesi gioca, o potrebbe rafforzare,il suo ruolo propositivo e progettuale(si pensi alle varie forme di coopera-zione intercomunale: dallo sportellounico per le attività produttive aipatti territoriali, fino al Prusst diAncona). In ultimo, il dossier prova adescrivere un posizionamento geo-strategico di Jesi a partire dalla do-tazione di funzioni e di attività dire-zionali e produttive, culturali e di ser-vizio alla persona, che oggi caratteriz-zano questa località nelle diversedimensioni. L’indicazione delle reti corte, medie edi più ampia gettata regionale econtinentale, che è possibile indivi-duare osservando la realtà jesina apartire dalle prestazioni di questeattività e dai loro effettivi raggi d’a-zione, rilancia decisamente per Jesi iltema di un ruolo sovralocale. Unaprospettiva, questa, da valutare conattenzione nella ricerca di nuoviorientamenti per lo sviluppo urba-no in grado di misurarsi con quel sal-to di scala territoriale che sembrainvestire Jesi.

A sinistra, rete dei trasporti con localizza-zione dell’interporto di Jesi e del progettoQuadrilatero infrastrutturale Marche-Umbria (che prevede il potenziamento dialcune tratte stradali); a destra, schema delPiano di inquadramento territoriale dellaRegione Marche che evidenzia le 4 trasver-sali di connessione tra il sistema adriatico equello appenninico; in verde la direttriceche investe Jesi e insiste sul corridoio Esino.

Left: road and rail transport network withlocalisation of the Jesi Interport and the‘Quadrilatero’ infrastructure project for thebordering Marche-Umbria regions (whichprovides for the strengthening of severalroad sections); right: the schema of thePiano di inquadramento territoriale dellaRegione Marche which shows 4 transverseconnections between the Adriatic and theApennine systems; in green the managerialrole played by both Jesi and the EsinoCorridor.

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orientare le attività di approfondimen-to delle politiche urbane che farannoseguito al piano. Si tratta di quattropercorsi che sono in qualche modo giàpresenti nell’agenda pubblica, per illivello di maturazione raggiunto daldibattito e perché al riguardo sonostate già svolte, in misura diversa,alcune attività analitiche. I progettirappresentano quindi il materiale piùmaturo che il Piano strategico conse-gna alla città. In particolare essi sono:– Corridoio Esino, dedicato alle pro-spettive di un contesto territorialerilevante per gli interventi in fase diprogettazione e per le infrastruttureche già ospita;– Una politica complessa per la cittàstorica, attorno a una possibile strate-gia integrata di rigenerazione;– Governance di area vasta, circa l’op-portunità di disegnare forme struttu-rate di consultazione e concertazionetra soggetti diversi attorno alle politi-che territoriali;– Marchio Vallesina, che affronta ilnodo dei possibili contenuti di unapolitica integrata di sviluppo locale.Per ciascuno sono indicati i principalicontenuti, gli obiettivi, le risorse e lecriticità da tener presente, le condizio-ni di fattibilità e i passi immediati daintraprendere per dar seguito alla suaimplementazione.Tre prospettive. Primo passo verso lacittà. La specificità del Piano strategi-co di Jesi è correlata al ruolo che hapotuto svolgere rispetto a un processopiù ampio e articolato di revisione e diinnovazione degli strumenti di gover-no del territorio. In particolare, fin daprincipio, le attività si sono rivelateun’importante opportunità di avvici-namento e di conoscenza del contestojesino non esclusivamente orientateall’elaborazione del Piano strategico,ma utili anche all’abbrivio della revi-sione del Prg attraverso il nuovo Pianoidea.

Il Piano strategico di Jesi nasce anzi-tutto da un processo di ascolto diffusodi soggetti attivi sul territorio: a unprimo insieme di interviste istruitepresso soggetti singoli e collettivi hafatto seguito, su richiesta dell’ammini-strazione, un’estensione della rosa diinterlocutori. Ciò ha permesso di accu-mulare un giacimento di informazioni,impressioni e immagini della città for-temente suggestive, utili a comporreun quadro completo e variegato per lefasi successive del Piano strategico eper le prime operazioni del Piano idea.Inoltre, queste attività inauguralihanno avuto importanti risvolti comu-nicativi: chiedere ai cittadini di parlaredella propria città e del proprio terri-torio ha significato anche informarlidell’intenzione di rinnovare strumentie pratiche di trasformazione dellacittà, illustrando i principi e le inten-zioni sottese all’elaborazione del Pianostrategico e del Piano idea.Il Piano idea ha contribuito alla defini-zione del carattere singolare del Pianostrategico di Jesi, così come il Pianostrategico ha partecipato della formainnovativa e sperimentale del Pianoidea. Innovativa, soprattutto, è la scel-ta di accostare e intrecciare i processidi elaborazione dei due strumenti inun percorso condiviso che ha permes-so una contaminazione di prospettive:da un lato quella orientata all’ascolto,dall’altro quella centrata sul tratta-mento tecnicamente pertinente diproblemi e progetti urbani.Agenda per il territorio. Certamente ilPiano strategico assume Jesi comecampo prevalente di applicazione, tut-tavia guarda alla città come spaziodelle politiche possibili e quindi divolta in volta il suo riferimento muta:può essere una dimensione specificaperché riconosciuta dagli attori localicome meritevole di particolare atten-zione (la città storica, per esempio),oppure un ambito più ampio, riferito

alle diverse geografie dello sviluppocui Jesi partecipa. Il territorio di riferi-mento del Piano strategico non è dun-que un dato ma un costrutto, dipendedagli ambiti cui gli attori rivolgonol’attenzione e dal livello cui le questio-ni che essi pongono possono esseretrattate. La forma finale del pianoprova a interpretare questo atteggia-mento identificando sia ambiti tema-tici sia ambiti territoriali d’azione eprefigurando un insieme di strategieche convergono selettivamente sugliambiti identificati: il piano tiene insie-me diverse scale di intervento (locale,urbana, d’area vasta) nella convinzioneche la costruzione di uno scenariofuturo non possa prescindere da que-sta varietà di sguardi. Il Piano strategico si pone dunquecome una bozza d’agenda per gliinterventi futuri, più o meno maturi, eladdove sono stati riscontrati ecostruiti, anche grazie al piano, requi-siti sufficienti, arriva a definire alcuniprogetti attivabili in tempi certi; inquesto modo tenta di superare unalogica gerarchica e omnicomprensiva afavore di un atteggiamento che privi-legia visioni e progetti come luoghi incui costruire azioni efficaci di breve-medio periodo.Immagine al futuro del territorio. Inoccasione della costruzione del Pianostrategico, dell’elaborazione dellaVariante generale al piano regolatore edell’avvio del processo di Agenda 21locale, Jesi ha intrapreso un camminoverso il futuro chiedendosi quali meteprefiggersi e quali tracciati percorrere.La città ha descritto luoghi e relazionitra abitanti, ha espresso domande, hasollevato problemi, ha partecipato aldibattito e al confronto pubblico. Sonocosì emerse immagini al presente dellacittà e della Vallesina nel suo comples-so che hanno permesso di comporre eanticipare una possibile visione alfuturo, una proiezione di sintesi che

può essere considerata come condi-zione alla quale tendere, un’istanta-nea che provoca e sollecita nuoviprogetti e nuove azioni. Le visioni alfuturo hanno posto l’attenzione sul-l’opportunità di leggere fenomeni etendenze attuali in relazione a unambito che non si esaurisce nel terri-torio comunale, ma guarda a temi eluoghi di governo d’area vasta.Il territorio di Jesi può quindi esserevisto come un crocevia, un terreno diintersezioni importanti e articolate:tra capacità endogene e opportunitàesogene, tra dinamiche locali e pro-getti sovralocali, tra l’ambiente inse-diativo della costa e quello dell’en-troterra, tra un sistema ambientale dipregio e un assetto infrastrutturalecomplesso. L’essere tra non è unostato di sospensione, ma è intesocome occasione da cogliere, comespazio d’azione che permette di met-tere in relazione, avvicinare e inte-grare impulsi e risorse diverse.L’immagine emergente è quella di unterritorio di interconnessione, a piùvocazioni, che, secondo una logica dicomplementarità definite localmen-te, rafforza le reti del corridoio Esino. Gli autori. Il piano è stato redatto dalgruppo di lavoro del Dipartimento diarchitettura e pianificazione delPolitecnico di Milano: AlessandroBalducci; Claudio Calvaresi, GiovanniGinocchini, Paola Savoldi. Le attivitàsi sono svolte in stretta collaborazio-ne con funzionari, dirigenti e ammi-nistratori del Comune di Jesi nonchécon il gruppo di progettazione delPiano idea.

Immagini al futuro: Jesi come territorio diinterconnessione; nella pagina a fronte,mappa della governance territoriale.

Images of the future: Jesi as an intercon-necting territory; opposite page: map ofterritorial governance.

Piano strategicoGiovanni Ginocchini, Paola Savoldi

Il processo e le attività. L’avvio delPiano strategico è coinciso con l’attodi indirizzo votato dal Consiglio co-munale nel settembre 2003 che pre-vedeva anche l’elaborazione conte-stuale del Piano idea e di Agenda 21locale. Al fine di articolare il più possibile ilpercorso di ascolto e di interazionecon la società locale, il Piano strate-gico ha lavorato fin da principio inmodo differenziato, attivando piùfronti di attività. Il primo fronte hariguardato la città, intesa come in-sieme unitario di problemi, opportu-nità e prospettive di sviluppo. A que-sta scala si è lavorato organizzandocolloqui con numerosi soggetti e in-contri tematici di approfondimento:sono state svolte più di 80 intervistee condotti 4 focus group su altret-tanti temi rilevanti: il centro storico,lo sviluppo locale, l’area vasta, le po-litiche abitative.Il secondo fronte ha considerato iquartieri, ovvero la città osservataattraverso le sue parti, i suoi proble-mi specifici, le sue esigenze; in que-sto caso il piano ha lavorato perun’analisi della domanda locale in-sieme alle circoscrizioni, intese comereferenti obbligati, in quanto formeistituzionali del decentramento, maanche come veicolo per raggiungeree interrogare bisogni e aspettativedei quartieri.Il terzo fronte ha coinvolto le scuolecon cui il piano ha avviato un per-corso di indagine sugli ambienti divita; si è trattato di un lavoro che haimpegnato insegnanti, in qualità direferenti e responsabili, e alunni, inqualità di soggetti esperti della città. Queste attività, accompagnate dallanewsletter telematica e dal nuovosito web, si sono svolte in parallelofra dicembre 2003 e marzo 2004.Un quarto fronte è stato dedicato aistruire alcuni tavoli di lavoro e si èsvolto nell’ultima fase del percorso didefinizione del piano, a valle dellapresentazione dell’Agenda strategica(nel marzo 2004). I tavoli hanno rap-presentato occasioni di approfondi-mento su temi specifici con interlo-cutori selezionati in base a elementiemersi nelle fasi precedenti. In parti-colare il primo tavolo è stato dedica-to alle associazioni di giovani; al se-condo sono state invitate le numero-se associazioni di categoria facentiparte di “Progetto Jesi”, gruppo di la-voro che si propone di rafforzare lerelazioni tra istituzioni pubbliche,soggetti privati e territorio; il terzotavolo, rivolto agli amministratori deicomuni contermini, ha inteso mette-re a fuoco la prospettiva della coope-razione di area vasta, una dimensio-ne che appare oggi cruciale per go-vernare dinamiche territoriali sempre

più complesse; il quarto, articolato sudue incontri, ha trattato il tema delcosiddetto corridoio Esino.Le attività di quest’ultimo tavolo(riprese dal Progetto sistema corridoioEsino, finanziato dal Ministero delleinfrastrutture) hanno perseguito unduplice obiettivo: in primo luogo riu-nire per la prima volta intorno a unostesso tavolo istituzioni pubbliche,agenzie tecniche e soggetti che si oc-cupano di sviluppo industriale, logisti-ca e infrastrutture, favorendo lo scam-

bio delle conoscenze sui progetti incorso (interporto, scalo merci, aree in-dustriali) e sull’assetto futuro delle in-frastrutture già presenti; in secondabattuta condividere alcuni obiettivi difondo e gettare le basi per un lavorosuccessivo, nell’ipotesi di trasformarele numerose e diverse iniziative in attoin un vero e proprio progetto di svi-luppo territoriale per la valle dell’Esino. La redazione del Piano strategico si èconclusa nel giugno 2004, il piano èstato presentato e assunto dal Consi-

glio comunale il 23 luglio 2004, ac-compagnato da un documento di indi-rizzi del sindaco. Il documento. Il testo del Piano strate-gico è articolato in quattro parti prin-cipali. Nella prima sono esplicitate inmaniera sintetica le visioni del futurodella città e del territorio di Jesi, nellamisura in cui il gruppo di lavoro è statoin grado di interpretarle grazie all’inte-razione con gli attori locali. Il senso èquello di anticipare contenuti e formedi politiche pubbliche e percorsi di svi-luppo che attendono la società jesina.Una seconda parte, denominata «gliambiti del piano», delinea “immagini alpresente”. Le immagini propongono icaratteri salienti del territorio esino,restituiti da un lato secondo temi qua-lificanti e strategici per il futuro dellacittà e della Vallesina (ambiti tematici),dall’altro secondo luoghi, più o menocircoscritti, che costituiscono il campoentro cui i progetti e le azioni futuredovranno intervenire (ambiti territo-riali). In particolare gli ambiti tematicifanno riferimento a quattro questioni:– competenze, intese come risorse diconoscenza presenti localmente ecome opportunità orientate alla for-mazione di profili professionali capacidi agire per e con il territorio;– produzioni, ovvero il complesso dellevocazioni produttive e delle attivitàeconomiche, in particolare di carattereindustriale, che connotano la città diJesi e il territorio della Vallesina;– risorse naturali, costituite dal patri-monio di produzioni agricole;– storia e cultura, intese come l’insie-me delle risorse e delle attività legateal paesaggio naturale e storico.Gli ambiti territoriali richiamano inve-ce tre dimensioni:- reti, cioè l’ambito del corridoio Esino,entro il quale si stanno verificandoimportanti trasformazioni dell’assettoinsediativo, infrastrutturale e ambien-tale del territorio;- rapporti di vicinato, cioè l’ambito deicomuni confinanti con Jesi, rispetto alquale è necessario ricostruire relazionidi cooperazione e progetto;- luoghi e quartieri urbani, cioè l’am-bito della città di Jesi e in particolaredei luoghi più sensibili, per interesse,criticità e cambiamenti in atto.La sezione centrale è dedicata allestrategie e alle azioni del piano: illu-stra gli aspetti che il piano propone diprendere in considerazione e attivareper il futuro della città e dell’area va-sta. Si tratta di nove proposte correla-te a un tema, definito in forma di mot-to, articolate secondo una griglia co-mune che evidenzia: obiettivi, strate-gie e azioni, soggetti attivabili. Unoschema di sintesi mette in evidenza,per ognuna delle strategie, i soggettiattivabili ai diversi livelli di governo.La parte conclusiva è riservata ai pro-getti del Piano strategico, ovvero iquattro temi che il processo ha contri-buito a istruire e sui quali propone di

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Valutazione ambientale strategica del Piano idea e Agenda 21 localeLuca Barbadoro, Tarcisio Porto

Il processo di Agenda 21 locale, for-malmente iniziato nel 2000 con l’a-desione di Jesi alla Carta di Aalborg,si è inserito nell’operazione urbanisti-ca avviata con la revisione del Prg,che prevede anche la valutazioneambientale strategica applicata alPiano idea.La redazione del Rapporto sullo statodell’ambiente costituisce l’avvio delprocesso di Agenda 21 locale. Essopropone una lettura sintetica dellostato del territorio, cercando di indi-care le relazioni tra aspetti ambien-tali, sociali ed economici e per que-sto individua alcuni tematismi aiquali vengono associati specifici in-dicatori: clima e qualità dell’aria,risorse idriche, suolo, natura e bio-diversità, agricoltura, energia, elet-trosmog, mobilità, rumore, rifiuti,quadro sociale, attività economiche.Gli indicatori sono stati prima de-scritti e poi condivisi con il forum diAgenda 21 locale nel periodo aprile-maggio 2004. A giugno 2004 è statopresentato (insieme al documentofinale del Piano strategico) il primoRapporto sullo stato dell’ambientedel Comune di Jesi e il Consiglio co-munale ne ha preso atto nel luglio2004.Il Rapporto ha anticipato l’individua-zione di alcuni indicatori per la Vas,ha integrato la contabilità ambienta-le e ha contribuito con il Piano stra-tegico a produrre descrizioni del ter-ritorio per il Piano idea. La Valutazione ambientale strategica,come noto, è un processo che ha lafunzione di valutare gli effetti am-bientali derivanti dalle scelte di pia-no in fase di previsione e attuazio-ne, come definito dalla direttiva2001/42/Ce. La scelta dell’amministrazione comu-nale di Jesi di dotarsi della Vas a sup-porto della Variante generale al Prg,risalente al Documento programma-tico 2002-2007, ha anticipato l’ema-nazione delle linee guida regionaliper la predisposizione del “Rapportoambientale” (di fatto una proceduradi Vas) sugli strumenti della pianifi-cazione urbanistica e territoriale del-l’area dichiarata a elevato rischio dicrisi ambientale (Lr n. 6 del 6/4/04,art. 4, c. 6) nella quale ricade il 18%del territorio del Comune di Jesi.Nello specifico di Jesi la Vas accom-pagna l’iter di elaborazione del Pianoidea e si articola nel modo seguente:definizione del quadro conoscitivosulla situazione ambientale e territo-riale presente; individuazione diobiettivi e criteri strategici e di soste-nibilità locali; valutazione ambien-tale ex ante del Piano idea; predispo-sizione di un sistema di monitoraggio

del piano per le fasi successive di valu-tazione intermedia ed ex post.Il quadro conoscitivo è costituito daidocumenti del Piano idea e dal Rap-porto sullo stato dell’ambiente. Gliobiettivi di sostenibilità territoriale daassumere sono stati definiti in relazio-ne alle indicazioni fornite da docu-menti a valenza internazionale (Agen-da 21, Protocollo di Kyoto, direttivaHabitat II, ecc.), europea (V e VI Pro-gramma europeo d’azione per l’am-biente, Strategia dell’Ue per lo svilup-po sostenibile, Libro bianco sulla go-vernance, Guida del Consiglio europeodegli urbanisti, Relazione Città euro-pee sostenibili del gruppo di espertisull'ambiente urbano della Commissio-ne europea, ecc.) e nazionale (Strategiaambientale per lo sviluppo sostenibilein Italia-Agenda 21 Italia, Linee guidaper l’integrazione della componenteambientale in piani e programmi).La procedura della valutazione am-bientale considera le scelte del Pianoidea rispetto a uno “scenario zero” (checorrisponde alla mancata attuazionedello strumento) e alle implicazioniprodotte dall’evoluzione dell’attualeassetto del territorio. La valutazione,

generalmente di tipo qualitativo, peralcuni aspetti rilevanti (e in base allapossibilità di disporre di dati quantita-tivi) è stata integrata da indicatori nu-merici che proiettano gli effetti deidue scenari di riferimento (con e senzaintervento del Piano idea) nel medio–lungo periodo (al 2020).Attraverso tale sistema di indicatori(alcuni dei quali già presenti nel Rap-porto sullo stato dell’ambiente) saràpossibile monitorare costantemente gliesiti derivanti dall’attuazione del pianoe la loro coerenza rispetto agli obietti-vi assunti inizialmente. Questo primoinsieme di indicatori potrà essere inte-grato da altri nuovi e da quelli utilizza-ti dalla Contabilità ambientale per sor-vegliare in maniera più efficace glistrumenti attuativi per il governo delterritorio.La Vas di Jesi riguarda un piano cheinsiste su un’area ad alta sensibilità,coinvolta in numerosi processi di tra-sformazione territoriale. Si pensi peresempio agli effetti possibili indottidalla modificazione dei flussi viabilisti-ci, in particolare nell’area industriale,che sarà determinata dalla realizzazio-ne dell’interporto, piuttosto che dal

completamento dell’asse Perugia-Ancona-Ss 76. A livello generale, ledifficoltà incontrate nell’integrazionedegli strumenti conoscitivi e decisio-nali confermano la necessità di strut-turare e meglio inserire la proceduradi Vas, coerentemente con gli obiet-tivi della direttiva 2001/42/Ce, nellapianificazione territoriale a più livelliattraverso l’affinamento della nor-mativa e la pratica quotidiana.In seguito all’adozione del Piano idea,Agenda 21 locale ha definito il Pianod’azione locale del Comune di Jesi:un programma di azioni concrete, ne-cessarie per raggiungere gli obiettivifissati, che definisce contestualmen-te gli attori, le risorse e gli strumenti.Il Piano d’azione, presentato nel di-cembre 2005, è pensato comeun’“agenda” contenente le strategiee i progetti da sviluppare nel breve,medio e lungo periodo attraverso:– la declinazione della visione condi-visa di Jesi sostenibile scaturita dalforum del Piano strategico, dalle pro-poste del Piano idea, dal Rapportosullo stato dell’ambiente e dallaValutazione ambientale strategica;– la coerenza con la Carta di Aalborge la strategia europea, nazionale eregionale di azione ambientale per losviluppo sostenibile;– l’applicazione delle modalità di at-tuazione previste, comprensive delleindicazioni operative per le azioni daattuare, la previsione di ruoli e com-piti degli attori coinvolti, le risorsefinanziarie necessarie e il loro repe-rimento, le modalità di monitoraggio. L'accordo volontario e l’accordo diprogramma costituiscono le modalitàpiù idonee per la messa a punto diazioni concertate tra più attori.Queste insisteranno su tre principaliquestioni, cruciali anche per il pianourbanistico: agricoltura e svilupporurale; risparmio energetico e indivi-duazione di fonti rinnovabili; mobili-tà integrata e sostenibile.Le diverse fasi del processo di Agenda21 locale e la redazione dei docu-menti relativi (Rsa, Vas, Pal) sono sta-ti curati da Andrea Valentini, TarcisioPorto, Luca Barbadoro e Miriam Ga-violi. Fulvia Ciattaglia, responsabiledell’Ufficio ambiente del Comune diJesi, ha svolto il ruolo di referentedell’amministrazione per Asl curandoin particolare le relazioni fra i sog-getti coinvolti interni ed esterni al-l’ente. La contabilità ambientale èstata curata dallo studio Chieffo eAssociati: Clementina Chieffo, An-nalisa Iovieno, Maria Cristina Caputo,con la collaborazione dell’Associazio-ne degli economisti ambientali d’im-presa.

Uno stralcio della mappa di Agenda 21che seleziona alcune criticità.

Extract from the Agenda 21 map: selec-tion of several criticalities.

Progetto sistema: corridoio Esino Claudio Calvaresi

Il Ministero delle infrastrutture e tra-sporti ha promosso un’iniziativa de-nominata “Progetto sistema-Com-plessità territoriali” (Dm n. 988 del10/7/03), allo scopo di favorire in 11“contesti-bersaglio” del centro-nordil rafforzamento delle connessionitra grandi reti infrastrutturali e siste-mi di città.I contesti-bersaglio sono stati indivi-duati sulla base di tre criteri princi-pali:– sinergie tra reti infrastrutturali esistemi territoriali, in termini di dota-zione infrastrutturale esistente eprogrammata;– dinamicità dello sviluppo, in termi-ni di competitività complessiva e disviluppo dei settori legati alla ricercae innovazione;– vivacità amministrativa, in terminidi capacità di progettazione e gestio-ne di programmi complessi.Il Comune di Jesi è stato individuatocome capofila per l’area relativa allavalle dell’Esino per la direttrice Mar-che-Umbria, che rappresenta, secon-do il Ministero, la principale cernieradi interscambio tra il sistema costie-ro adriatico e quello di penetrazioneverso l’Appennino, e dove vi è la piùalta concentrazione a livello regiona-le di nodi d’interscambio e reti infra-strutturali di rilevanza regionale enazionale. Per questo contesto, dun-que, il Ministero ha indicato cometema rilevante lo sviluppo di un ter-ritorio di connessione (il “corridoiodell’Esino”), quale campo di speri-mentazione per l’integrazione dipolitiche territoriali all’incrocio tra laregione transfrontaliera delle Marchee la direttrice trasversale verso ilTirreno.Il Progetto sistema ha riconosciutoesplicitamente l’attenzione che già ilPiano strategico e il Piano idea ave-vano espresso per il corridoio Esino(un’espressione mutuata dal Pianoregionale delle Marche), nel momen-to in cui provavano a elaborare unanuova immagine interpretativa dellacittà nel quadro del più ampio siste-ma di relazioni territoriali che con-nettono Jesi a un contesto di areavasta. Essi individuavano per questoterritorio la necessità di mettere incampo una strategia di sviluppo chepotesse trattarne le molteplici di-mensioni critiche (infrastrutturali,ambientali, economico-sociali, ecc.)secondo una logica di natura inte-grata. In altre parole, la prospettivasollecitata era quella di rendere ilcorridoio Esino un sistema territoria-le interconnesso, valorizzando i puntidi forza, trattando le criticità rile-vanti e integrando prospettive di svi-luppo infrastrutturale e logistico conla necessaria attenzione alla salva-guardia ambientale e alla valorizza-

zione degli ingenti patrimoni locali. Il programma esecutivo del Progettosistema, inviato al Ministero nel feb-braio del 2005, riprendeva questo tipodi sollecitazioni segnalando gli obietti-vi specifici che una politica di sviluppointegrato del corridoio Esino dovrebbeperseguire: – riaggregare, adeguare e integrare ilquadro conoscitivo, con riferimentoalle diverse dimensioni che compon-gono il corridoio Esino e in particolarea profilo, prestazioni, impatti e compa-tibilità delle infrastrutture esistenti edi progetto; valori e criticità ambien-tali; opportunità, nodi problematici,performances e scenari di sviluppo delsistema economico-produttivo locale;– definire un portafoglio progettualedi qualità, uscendo da logiche pura-mente settoriali per costruire un qua-dro di interventi fattibili, adeguatirispetto alle criticità e alle opportunitàdell’area, modulati secondo un disegnodi insieme coerente e aperto versostrategie positive di sviluppo;- raccordare e finalizzare le azioniattualmente in campo e altri possibiliprogetti, spesso promossi da soggettidiversi, entro uno scenario più ampiodi sviluppo del territorio.L’obiettivo di fondo era in sostanzaquello di mettere a fuoco, per la primavolta, il corridoio Esino come “territo-rio di progetto”. Il Progetto sistema per questo territo-rio proposto e approvato dal Ministeroprevedeva tre gruppi di azioni: di siste-ma, di contesto e locali.Le azioni di sistema sono indirizzate agovernare l’insieme del programma,con riferimento ad attività di coordi-namento, valutazione, gestione delpartenariato e comunicazione. Leazioni di contesto perseguono dueordini di finalità, che fanno riferimen-

to ad altrettanti ambiti di attività: daun lato hanno l’obiettivo di definire icaratteri di una strategia complessivaper il corridoio Esino, producendo ipo-tesi generative per il suo ulteriore svi-luppo a partire dal Progetto sistema(Scenario strategico corridoio Esino).Dall’altro lavorano sui differenti siste-mi di relazioni che interessano il corri-doio Esino: sulle relazioni tra i proget-ti infrastrutturali, cercando di indagar-ne gli effetti cumulativi, valutarne gliimpatti, analizzarne le compatibilità, alfine di predisporre uno studio di fatti-bilità per la definizione di un sistemaintegrato per la mobilità delle merci edelle persone nel corridoio Esino; sullerelazioni tra prospettive di sviluppoterritoriale e valorizzazione delle risor-se endogene (Indirizzi progettuali perla qualificazione ambientale del siste-ma naturalistico e della piattaformalogistica del corridoio Esino).Le azioni locali sono indirizzate adapprofondire la conoscenza dei singoliprogetti e interventi che interessano ilcorridoio Esino, in alcuni casi permigliorarne la qualità progettuale, inaltri per affrontare criticità che finoranon hanno trovato un trattamentoprogettuale adeguato. In particolareesse riguardano la costruzione di unAtlante, costantemente aggiornato,sui progetti e le politiche che interes-sano il corridoio Esino e la produzionedi indicazioni e linee guida per la qua-lificazione e l’inserimento ambientaledi progetti infrastrutturali rilevanti.Alcune azioni sono state già avviate. Inparticolare, quella relative al disegnoistituzionale e alla gestione del parte-nariato hanno dato luogo alla defini-zione della struttura di gestione delProgetto sistema, incardinata su duelivelli: uno tecnico, composto dai rap-presentanti delle istituzioni e delle

agenzie coinvolte nelle politiche disviluppo del corridoio Esino (di cui siè già svolta una prima riunione), euno politico, composto dai sindaci eda altri soggetti rilevanti della valledell’Esino. Sono state inoltre intra-prese attività nel campo della comu-nicazione e della costruzione dell’A-tlante, che hanno prodotto la sche-datura di un numero molto ampio dipolitiche e di progetti, in vista dellacostruzione di un archivio interroga-bile sulla base di molteplici voci.Gruppo di lavoro. Le azioni delProgetto sistema sono state affidatedal Comune di Jesi al Dipartimento diarchitettura e pianificazione delPolitecnico di Milano (Scenario stra-tegico, Atlante, Linee Guida), respon-sabili Alessandro Balducci e PatriziaGabellini, con Giovanni Ginocchini,Antonio Longo e Lorenzo Pallotta;all’Istituto per la ricerca sociale (va-lutazione, monitoraggio e gestionedel partenariato), responsabile Clau-dio Calvaresi, con Elena Donaggio.Per le attività relative agli Indirizziprogettuali per la qualificazioneambientale del sistema naturalisticoe allo Studio di fattibilità per il siste-ma della mobilità è stato indetto unbando; infine le attività di comuni-cazione, con la consulenza della so-cietà Capolinea srl, e di coordina-mento sono gestite direttamentedall’amministrazione comunale, cheha costituito un ufficio ad hoc diret-to da Vincenzo Zenobi.

Ambiti di concentrazione di piani, pro-grammi e progetti nel territorio del corri-doio Esino.

Areas of the Esino Corridor territorywhere there is a concentration of plans,programs, and projects.

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vent’anni fa dagli architetti Ridolfi,Malagricci e Frankl, mai completato eabbandonato al rustico. All’internodegli edifici individuati è previstaanche la realizzazione di spazi desti-nati ad associazioni con finalità socia-li e di promozione del lavoro e dell’e-conomia locale. La ricostruzione dellebotteghe affacciate sulle antiche cortidi S. Agostino mira a riportare in que-sto luogo gli orafi che tradizionalmen-te vi operavano e sarà accompagnatada un programma di promozione e diagevolazione delle giovani imprese.Un centro per anziani (in condivisionecon spazi destinati ad associazioniche hanno finalità sociali, culturali eambientali) e una nuova ludoteca ebiblioteca per ragazzi incrementeran-no i servizi culturali oggi esistenti.Infine, un programma di piccole operediffuse e di restauro delle pavimenta-zioni in pietra dei vicoli e delle piazze(piazza Federico II, piazza delle Mo-nachette, il giardino retrostante allecarceri), contestuale alla sistemazionedei sottoservizi, potrà migliorare laqualità degli spazi collettivi recupe-rando quella permeabilità e duttilitàcaratteristica delle pavimentazionioriginarie. L’insieme di queste azioni

interessa spazi collocati in posizionistrategiche, così che il processo diriqualificazione, una volta innescato, sipossa estendere.La costruzione del progetto per il cen-tro antico di Jesi ha fatto emergereinformazioni, risorse, reti di relazioniinattese, sia all’interno dell’ammini-strazione (che in quest’occasione, perla prima volta, ha rilevato e proget-tato nel dettaglio tutti gli edifici diproprietà comunale nel centro antico)sia tra attori delle trasformazioniurbane, e ha costituito un importantespunto per le successive fasi di lavorodel Piano idea.Alla costruzione del progetto hannopartecipato: il Dipartimento di archi-tettura e pianificazione (Patrizia Ga-bellini, Antonio Longo, Gabriele Ra-baiotti, Claudio Calvaresi), l’Ufficioprogettazione di Jesi (Marco Zannoni,Marco Pastore, Letizia Leoni, DanielaVitali), l’Ufficio urbanistica (GiovanniRomagnoli, Adelina Battistelli, GiannaCircolani, Roberto Cecconi, LandinoCiccarelli), lo Iacp di Ancona (MaurizioUrbinati, Gabriele Belardinelli, StefanoCapanelli, Paolo Romagnoli, GianlucaQuaglia).Nei tre mesi dedicati alla preparazione

della domanda di finanziamento (feb-braio-aprile 2004) sono state raccol-te ulteriori idee e progettualità, con-cretizzate in partnership o informaliinteressamenti. Oltre ai diversi settoridell’amministrazione comunale (ur-banistica e ambiente, lavori pubblici,cultura, finanze e patrimonio, sviluppoeconomico, servizi sociali) sono staticoinvolti la società di servizi Gorgo-vivo, lo Iacp di Ancona (che svolge unruolo essenziale nella predisposizionedei progetti edilizi nonché nella futu-ra gestione degli edifici residenziali),la prima circoscrizione del Comune diJesi, la Fondazione Colocci, la Fonda-zione Cassa di Risparmio di Jesi, laColdiretti di Ancona, la Banca delleMarche, associazioni locali e privaticittadini. Il progetto predisposto per la parte-cipazione al bando si è classificato alprimo posto nella Regione Marche,ricevendo un finanziamento comples-sivo di 23.236.715 euro (il 65% è co-stituito dal contributo statale e ilrimanente 35% è garantito dallaRegione). Nel momento in cui si scri-ve è in fase di svolgimento la proget-tazione preliminare degli interventiprevisti.

Il progetto di restauro del Palazzo Santoni,redatto da Ridolfi, Frankl e Malagricci, maicompletato. Il Contratto di quartiere con-sentirà di portare a termine i lavori di re-cupero; nella pagina a fronte, in alto: gliedifici e gli spazi aperti interessati dalContratto di quartiere; in basso: rappre-sentazione del numero di abitanti per se-zioni di censimento (a sinistra) e della den-sità territoriale della popolazione (a de-stra). Le soglie mediante le quali vengonovisualizzati i dati sono: da 0 a 50, da 50 a100, oltre 100 abitanti (dalle tonalità piùchiare a quelle più scure del verde); 0-50abitanti/ha, 50-100 abitanti/ha, oltre 100abitanti/ha (dalle tonalità più chiare aquelle più scure dell’arancione).

The Palazzo Santoni restoration project,drawn up by Ridolfi, Frankl, and Malagric-ci, but never completed. Thanks to theContratto di quartiere renewal works couldbe completed; opposite page, top: build-ings and open spaces affected by the Con-tratto di quartiere; bottom: number of in-habitants by census tract (on the left) andthe population density in the territory (onthe right). The scale used to present thedata is: from 0 to 50 inhabitants, from 50to 100 inhabitants, over 100 inhabitants(from the lighter to the darker shades ofgreen); 0-50 inhabitants/ha, 50-100 inha-bitants/ha, over 100 inhabitants/ha (fromthe lighter to the darker shades of orange).

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Contratto di quartiere II: Abitare il centro antico di JesiAntonio Longo, Marco Zannoni

La partecipazione al bando della Re-gione Marche per i Contratti di quar-tiere II (scadenza nell’aprile 2004)rappresenta un primo esito delleattenzioni sociali e dei valori ricono-sciuti dal Piano strategico e dal Pianoidea al centro antico della città.L’ambito interessato dal progettocoincide infatti con il nucleo di origi-ne romana di Jesi, la parte più anticae stratificata della città storica che ilPiano idea individua per la primavolta come ambito unitario compo-sto da nove parti, ciascuna caratte-rizzata da valori ampiamente condi-visi e da specifiche possibilità di tra-sformazione. Il centro antico si distingue per lenumerose eccellenze architettoniche(il palazzo comunale, il duomo, labiblioteca, il teatro S. Floriano, lescuole, la pretura, i numerosi musei espazi espositivi) che si raccordano perunità di forme e di materiali con ilresto degli spazi e degli edifici. Aquesta parte viene riconosciuto ilruolo simbolico ed affettivo di cen-tro civico della città, ulteriormenterafforzato dalla storica presenza delmercato settimanale all’aperto. Ma ilcentro antico è anche composto daun insieme di quartieri vitali chenegli anni recenti hanno però persoprogressivamente popolazione e at-tività: un calo compensato solo par-zialmente dall’arrivo di nuovi abitan-ti stranieri di prima immigrazione.Questo fenomeno si manifesta conun certo ritardo rispetto ad altreparti della città storica, tuttavia in-dica una linea tendenziale. La quotadi alloggi non occupati nel centroantico, 16 sul totale di 646, è la piùbassa (2,94% rispetto alla mediadella città storica pari a 6,40%), lapopolazione giovane è presente inmisura maggiore (12,85% di popo-lazione con più di 74 anni, 176 su1370 abitanti complessivi, rispettoal 14,14% medio della città storica),così come pure la popolazione stra-niera (8,98% contro il 7,11%). Segnidi una situazione ancora vitale (for-se anche grazie alla maggiore at-tenzione riservata dalla società jesi-na a questa parte di città) che tut-tavia sollecita un’attenzione parti-colare.La preparazione della candidatura alcontratto di quartiere ha preso lemosse proprio da questa constata-zione: il centro antico di Jesi si trovaoggi in una condizione limite nellaquale i fenomeni di abbandono, didegrado fisico e di disagio socialenon hanno ancora caratteri eviden-ti, ma potrebbero rapidamente dive-nire difficilmente gestibili. Gli interventi di riqualificazione at-tuati negli anni passati sono stati in-

dirizzati prevalentemente alle emer-genze architettoniche e monumenta-li e, sebbene abbiano contribuito adare nuova vita a edifici e luoghi confunzioni pubbliche rivolte all’interacittà, hanno posto in secondo pianoaspetti legati alla vita locale, quoti-diana e domestica del centro. La can-didatura ha dunque offerto l’occasio-ne per proporre un nuovo rilanciodel centro antico della città basato

sulla reintroduzione della residenza, laprogettazione di attività di servizio, ilrecupero degli spazi collettivi: unorganico insieme di progetti e pro-grammi che interessano sia lo spaziofisico sia lo spazio sociale. Il progetto presentato prevede la rea-lizzazione di 38 alloggi pubblici ot-tenuti riqualificandone 10 già in lo-cazione e creando 28 nuove unità re-sidenziali; 20 saranno destinati a edi-

lizia sovvenzionata, i restanti a edili-zia agevolata. Gli alloggi sono conte-nuti in edifici di proprietà pubblicadi grande interesse storico e di parti-colare pregio architettonico, oggi instato di degrado: il complesso edilizioe i chiostri di S. Agostino; il palazzoPianetti vecchio, in passato destinatoa carceri; un isolato presso largo Sa-ponari, nella parte più prossima allemura; palazzo Santoni, riprogettato

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Disegniamo sul Prato. Un laboratoriodi progettazione partecipata nel quartiere Prato-StazioneAndrea Di Giovanni, GiovanniGinocchini, Paola Savoldi

Perché un laboratorio di progettazionepartecipata. Il laboratorio di progetta-zione partecipata Prato-Stazione si èconfigurato come un’attività a carat-tere sperimentale, tesa a esplorare for-me innovative dell’azione pubblica inrelazione a pratiche progettuali, proce-dure amministrative, strumenti di dia-logo e confronto fra i cittadini e l’isti-tuzione che promuove operazioni ditrasformazione del territorio.Il laboratorio è stato investito del com-pito di occuparsi di una parte di città incui la comunicazione fra cittadini eistituzioni si era indebolita (tale alme-no era la percezione degli abitanti) e incui le condizioni complessive di abita-bilità risultano oggi poco soddisfacen-ti e soggette a un degrado progressivo.Esso è parte integrante del nuovo pro-cesso di pianificazione urbanistica in-trapreso dalla città e al contempo stru-mento del programma di riqualifica-zione “Borghi storici” già parzialmenteavviato dall’assessorato ai lavori pub-blici; costituisce pertanto un primopunto di contatto fra le strategie com-plessive di ristrutturazione della mobi-lità e dello spazio pubblico individuatedal Piano idea e i programmi di riqua-lificazione della città storica promossidall’amministrazione.Soggetti coinvolti. Differenti soggettihanno partecipato, a diverso titolo, allaboratorio di progettazione parteci-pata. In particolare sono intervenutiattivamente agli incontri i cittadini, leassociazioni, i titolari di attività econo-miche, che vivono quotidianamentenel quartiere, portatori di un sapere“esperto dei luoghi”, protagonisti an-che dei conflitti con le istituzioni el’amministrazione centrale. Hannocollaborato alla programmazione delleattività e alla comunicazione del pro-getto l’assessore ai lavori pubblici delComune di Jesi Rossana Montecchiani;i rappresentanti delle circoscrizioni,che hanno un rapporto privilegiato econsolidato con gli abitanti in quantoportavoce di richieste e proposte pres-so l’amministrazione comunale; l’Uffi-cio partecipazione del Comune di Jesi,che ha supportato l’organizzazionedegli incontri alla presenza dei tecnicidell’amministrazione, coloro i quali sioccupano ordinariamente della pro-grammazione e progettazione delleopere pubbliche e che daranno for-ma alle fasi esecutive successive al la-boratorio. Andrea Di Giovanni, Gio-vanni Ginocchini e Paola Savoldi (conla collaborazione di Luca Rossini) han-no istruito e coordinato il processo dicoinvolgimento dei soggetti locali,condotto le indagini e prodotto lettureinterpretative del contesto traducendoin termini progettuali alcune delle

sieme degli interventi previsti.Alcuni risultati. Il laboratorio ha in pri-mo luogo costruito e restituito un’im-magine del quartiere Prato, dei luoghiche lo connotano, dei problemi che loaffliggono, delle qualità che lo contrad-distinguono a partire dal punto di vistadi coloro che vi abitano; quindi ne haproposto un’interpretazione dei caratte-ri sociali e spaziali orientata all’indivi-duazione di alcuni nuclei progettualicruciali; successivamente ha formulatopoche e rilevanti ipotesi di trasforma-zione, distinte rispetto al grado di ur-genza e fattibilità.L’ordine di priorità degli interventi pre-visti dal progetto di riqualificazione ela-borato dal laboratorio è stato formaliz-zato in un cronoprogramma impegnati-vo per l’amministrazione.La definizione progettuale, in forma ar-gomentata e condivisa, di un sistema diinterventi di riqualificazione degli spaziaperti del quartiere è il risultato finale(ma non unico) dell’intero processo.Alcune delle domande e dei problemiraccolti, ordinati e rappresentati nel cor-so del laboratorio, a cui l’insieme degli

principali domande espresse dai cittadi-ni. Infine la società di ingegneria Sintag-ma Srl ha collaborato a individuare lesoluzioni viabilistiche.Cronologia delle attività. L’attività dellaboratorio, svolta presso la scuola ele-mentare Mazzini (luogo simbolico per gliabitanti del quartiere), si è articolata indue momenti.In una prima fase, scandita da tre incon-tri nel novembre e dicembre 2004, sonostati attivati percorsi di conoscenzaapprofondita del quartiere Prato, a par-tire da diversi punti di osservazione egrazie a strumenti di differente natura:interazione di gruppo e “faccia a faccia”,passeggiate guidate, due questionari (airesidenti e agli operatori commerciali), lamappatura dei principali disagi, la rico-struzione delle vicende legate alle passa-te, presenti e future trasformazioni ur-bane del quartiere, i sopralluoghi tecnicidedicati ad approfondire l’uso attualedello spazio della strada. La seconda fase di lavoro, tra febbraio emarzo 2005, è stata dedicata alla propo-sizione e discussione di alcune soluzioniprogettuali elaborate in un disegno d’in-

interventi previsti a breve termine nonpossono rispondere, costituiscono un’a-genda delle azioni di riqualificazione ne-cessarie nel prossimo futuro. In questosenso il laboratorio di progettazionepartecipata Prato-Stazione potrebbeavere anche valenza di progetto di lungotermine per la rivitalizzazione della par-te di città a sud del centro antico. Essoha lavorato in maniera sinergica e sin-cronica all’avvio di un processo di rige-nerazione del quartiere e alla ristruttura-zione dello spazio pubblico.Alcuni passaggi hanno strutturato inmaniera determinate il processo: le fasidi organizzazione e comunicazione del-l’iniziativa; gli incontri pubblici; le fasi diraccolta e ordinamento dei problemi; leindagini sugli aspetti sociali e spaziali delquartiere; la discussione di esempi, ipo-tesi e proposte di riconfigurazione di al-cuni spazi.Il disegno dello spazio pubblico è statoprogressivamente definito conducendoletture interpretative delle pratiche d’u-so e delle percezioni odierne degli abi-tanti, della memoria collettiva e dellastoria lunga del quartiere, delle trasfor-

mazioni urbanistiche in atto o di prossi-ma attuazione. Letture che, conservandoun’intrinseca tensione progettuale, han-no consentito di riconoscere alcunicaratteristici “ambienti dell’abitare”,nonché insiemi di temi e problemi relati-vi a ciascuno di essi.L’interpretazione degli ambienti ha con-dizionato la definizione degli orienta-menti progettuali fondamentali per l’as-setto urbanistico del quartiere, che pos-sono essere così sintetizzati:– confermare il ruolo di asse urbano discorrimento per via XXIV Maggio e, alcontempo, riorganizzare gli spazi neces-sari alla sosta dei veicoli e alle pratichepedonali;– trattare in maniera differenziata lestrade trasversali rispetto alla via di scor-rimento, attribuendo prevalenza agli usipedonali;– coinvolgere nel processo di riqualifica-zione spazi e percorsi oggi residuali am-pliando le possibilità di fruizione pedo-nale e lenta del quartiere;– provvedere alla ristrutturazione di al-cuni “luoghi notevoli” del quartiere con-servandone il carattere introverso.

Gli orientamenti generali a loro voltasono stati tradotti in disegno mediantel’indicazione di un insieme di soluzioniprogettuali tecnicamente pertinenti.Successivamente si è provveduto a in-dicare alcuni criteri prestazionali edesemplificazioni progettuali utili allarealizzazione delle opere in manieraconforme agli obiettivi attesi e nelrispetto delle caratteristiche e dei re-quisiti individuati per ciascuno degli“ambienti” del quartiere.Il progetto ha indicato alcuni requisitifondamentali e suggerito soluzioni circal’impiego di materiali per la pavimenta-zione, l’illuminazione e l’alberatura degliambienti selezionati.

Alcuni disegni utilizzati durante gli incontricon i cittadini: la mappa dei luoghi e deiproblemi; le possibili sistemazioni dello spa-zio stradale dell’asse Sud; il logo delLaboratorio.

Several of the drawings used during meetings with citizens: map of places and problems; possible organisation ofroad space in the South Axis; the logo of the Laboratory.

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suolo che ha guidato l’azzonamentoe gli standard inizialmente previsti;l’effettiva consistenza di servizi e diattrezzature di uso pubblico (nonnecessariamente di proprietà pubbli-ca) presenti sul territorio comunale,di interesse locale e generale; il rico-no-scimento di “sistemi di servizi”, dilivello urbano e di quartiere, che nelloro insieme costituiscono il telaiodella città; il confronto con la doman-da sociale.Con il secondo approfondimento, Lamobilità, si portano alla discussionealcune ipotesi di sistemazione dei trac-ciati indicati nel Piano idea (collega-mento via Puccini-viale del Lavoro,nuova via del Verziere), ma anche larevisione della prima soluzione di col-legamento con il nuovo ospedale. Sipresenta inoltre per viale della Vittoria(una strada fondamentale tra quelle

coinvolte nella ristrutturazione dellarete della mobilità) un accurato rilievodei fronti costruiti e degli “oggetti” cheinsistono sulla sua sezione per poterneverificare gli adattamenti necessari,con particolare attenzione al problemadei parcheggi in aree dedicate e lungostrada. La serie di verifiche effettuate ei nuovi interventi così delineati ridefi-niscono alcuni nodi ed elementi delsistema della mobilità (il caso dell’“assenord”, molto discusso a Jesi, è emble-matico in questo senso): lo schemagenerale di funzionamento che nerisulta differisce da quello precedentee costituisce un superamento di quellopresentato nel Piano idea. Allo scopo dilegare le scelte di infrastrutturazione(opere fisiche) con l’organizzazionedella mobilità e della sosta (argomentispecifici del piano urbano del traffico),il documento propone inoltre una

prima ricognizione della rete di tra-sporto pubblico esistente e dei percor-si ciclabili e pedonali, mettendoli inrelazione con i principali recapiti e pro-spettando alcuni criteri guida per pro-cedere all’individuazione e caratteriz-zazione degli spazi di sosta.Il terzo approfondimento, La politicaabitativa, ritenuto necessario a frontedella diffusa sensibilità per il problemaabitativo nelle sue componenti socialie di mercato, propone una puntualericognizione dell’offerta potenziale, di-stinguendola per localizzazione (con-centrata in aree progetto e diffusa inaree di completamento, in città e incampagna) e caratteristiche (nuova edi recupero) e ne avvia la valutazionein relazione agli scenari abitativi e dimercato. L’attenzione si concentra su alcunecomponenti dell’offerta abitativa: legrandi aree interessate da progetti,ovvero da operazioni unitarie; i com-pletamenti nei lotti ancora liberi desti-nati a ville e palazzine (un tipo edilizioparticolarmente ambito a Jesi); alcunigrandi contenitori da recuperare nelcentro storico; gli edifici rurali abban-donati e collocati lungo strade pubbli-che asfaltate. Si tratta di situazionisensibilmente differenti per il tipo diabitabilità che offrono, quindi per ladomanda che incrociano, per gli ope-ratori che mobilitano, per le politichepubbliche che implicano.Utilità tecnica e forma. Tutti e tre gliapprofondimenti rappresentano l’oc-casione per ritornare sulle soluzioniproposte dal Piano idea, per maturarlee/o verificarle, mettendo in gioconuove informazioni e affinando losguardo (è in questa fase per esempioche si individuano le aree di proprietàcomunale da sfruttare per ampliare,rafforzare e qualificare la città pubbli-ca; che la stima della capacità abita-tiva passa da valori volumetrici a ipo-tesi numeriche di alloggi). Si definiscecosì uno spazio entro il quale analizza-re più a fondo le singole problemati-che, eventualmente sperimentando eindividuando nuove alternative (comenel caso del collegamento a ovest conil nuovo ospedale e del nodo di viaPuccini-viale del Lavoro). Essendo documenti tecnici, la restitu-zione dei contenuti è “asciutta”, ade-rente ai problemi, spesso sintetica,volta soprattutto a evidenziare i risul-tati degli studi svolti e a dare sugge-rimenti per il lavoro successivo. Le re-stituzioni cartografiche hanno unruolo centrale: attraverso operazionidi sovrapposizione (l’overlay mapping)è stato possibile mettere a confrontole proposte iniziali con il sistema delleproprietà comunali e dei vincoli, lostato d’uso attuale, l’azzonamento esi-stente... permettendo di ancorare ul-teriormente l’idea progettuale alla di-mensione fisica e alla situazione giu-ridica dell’area oggetto di studio. Ilrisultato è il passaggio da raffigurazio-

ni schematiche e allusive quali quelledel Piano idea a disegni propedeuticialla disciplina d’uso dei suoli. Anchein questo senso lo sviluppo dei treapprofondimenti ha avuto valore anti-cipatorio della Bozza del Progettocomunale del suolo.La forma del documento si distingueda quella del Piano idea, nella consi-stenza e nella grafica più semplice:ogni approfondimento consta di unarelazione in formato A4 corredata datavole in formato A3. Cronologia. I tempi di elaborazioneserrati sono stati dettati da una proce-dura predefinita; per ogni approfondi-mento è stato infatti seguito il seguen-te iter:– preparazione del documento tecnicoe presentazione alla maggioranza in unprimo incontro (La città pubblica, 15aprile 2005; La mobilità, 13 maggio

Approfondimenti del Piano ideaMarina La Palombara, MaurizioOrganetti, Marco Pastore

Che cosa sono. Dopo la presentazio-ne del Piano idea nel settembre 2004e l’assunzione da parte del Consigliocomunale nel marzo 2005 si avvia aJesi una fase di aperto confronto sualcune questioni ritenute di partico-lare interesse per la città e intorno adalcune ipotesi progettuali prospetta-te. Prendendo atto del dibattito incorso e del carattere ancora aperto ediscutibile delle scelte fatte, l’appro-vazione del Piano idea è accompa-gnata dalla Risoluzione del sindaco,documento che, votato in quellastessa sede, fissa tre momenti d’ulte-riore approfondimento da tradurrepoi «in un documento d’indirizzo dalvalore anticipatorio della Bozza delProgetto di suolo». I tre momentiriguardano: la città pubblica, lamobilità, la politica abitativa. Gli approfondimenti sono dunqueoperazioni tese a scandire e favorire ilprocesso decisionale. Non sono ela-borati previsti dalla convenzione frail Comune di Jesi e il Dipartimento diarchitettura e pianificazione del Po-litecnico di Milano, bensì l’esito diindagini e verifiche che, volendo ri-spondere puntualmente alle richiesteindicate nel documento del sindaco,affinano il grado di definizione pro-gettuale ed entrano nel merito diaspetti rilevanti per la revisione del-l’azzonamento.Il primo approfondimento, La cittàpubblica, parte dai problemi rilevatie dagli orientamenti espressi dalPiano idea. «Tra i problemi: situazioniineguali nella città, un quadro inade-guato dei servizi di scala urbana eterritoriale. Tra gli orientamenti: uti-lizzare al meglio le risorse esistentiriconducendole ad un sistema di re-lazioni tra spazi pubblici, verde emobilità, rendendo riconoscibili iluoghi di aggregazione e miglioran-do la qualità dell’esistente; contri-buire con il sistema dei servizi a dareuna struttura riconoscibile alla città;operare con il trasferimento dellostandard per fronteggiare le dispari-tà di quantità e qualità rilevate; indi-viduare delle priorità, fino a predi-sporre una sorta di “piano dei sevizi”,che localizzi e qualifichi le attrezza-ture, anche multifunzionali, sianoesse sportive, socio-sanitarie, aggre-gative o ricreative, con particolareattenzione alle esigenze dei giovanie dei migranti». Con l’approfondimento, quindi, si dàattenzione al disegno della cittàpubblica consentendo la discussio-ne circa i primi criteri per la sua rea-lizzazione. Al fine di suggerire indi-rizzi e priorità d’intervento, l’appro-fondimento affronta diverse que-stioni: il grado di attuazione del Prgvigente considerando il progetto del

2005, La politica abitativa, 3 giugno2005);– sviluppo delle osservazioni da partedei partiti di maggioranza e sintesi daparte dell’assessore;– secondo incontro con la maggioran-za (La città pubblica, 2 maggio 2005;La mobilità, 30 maggio 2005; La politi-ca abitativa, 17 giugno 2005).Chiusa questa fase di discussione econdivisione, i tre approfondimenti so-no stati riuniti in un unico documentotecnico, presentato in Consiglio comu-nale e approvato nella seduta del 22luglio 2005. In questa sede, un apposi-to testo redatto dal sindaco ha precisa-to le priorità e reso esplicita la posizio-ne dell’amministrazione in merito aicontenuti affrontati, diventando parteintegrante del “prodotto”. Le indicazioni emerse dai documentidei partiti di maggioranza non sono

state utilizzate per arricchire gli appro-fondimenti (presentati infatti inConsiglio comunale nella loro versioneoriginale, affinché i partiti di minoran-za potessero conoscerla), ma conside-rate materiale utile al quale riferirsi perla redazione della Bozza del Progettocomunale del suolo.Il gruppo di progettazione. La redazio-ne dei tre approfondimenti ha coinvol-to tutto il gruppo di progettazione delDipartimento di architettura e pianifi-cazione del Politecnico di Milano(Patrizia Gabellini, Bertrando Bonfan-tini, Francesca Chiari, Andrea Di Gio-vanni, Giovanni Ginocchini, Marina LaPalombara, Maurizio Organetti) el’Ufficio progettazione del Comune diJesi (Letizia Leoni, Marco Pastore,Daniela Vitali, Marco Zannoni). Nel caso del terzo approfondimentosono state attivate due consulenze di

settore, affidate a esperti esterni eindipendenti dal gruppo di progetta-zione della nuova variante generaledel Prg di Jesi: Marco Cremaschi delDipartimento di studi urbani del-l’Università Roma Tre (per la valuta-zione degli scenari abitativi) e Ste-fano Stanghellini dell’Istituto univer-sitario di architettura di Venezia (perl’analisi del mercato immobiliarelocale e la costruzione di un modelloperequativo).

Il diagramma e gli elementi della retestradale; lo studio del possibile collega-mento via Puccini-viale del Lavoro; i siste-mi della città pubblica.

Diagram and elements of the road net-work; the study of possible via Puccini-viale del Lavoro connections; the systemsof the public city.

sistema culturale del centro antico

sistema ricreativo viale del Lavoro-via Ancona

sistema sportivo di viale Cavallotti-via delle Nazioni

sistema scolastico viale G. Verdi

filamento verde via Papa Giovanni XXIII-Piccitù

sistema verde Ventaglio-Foro boario

quartiere Erbarella

quartiere Kolbe-Monte Tabor

quartiere S. Maria del Piano-Prato

nuclei

servizi attrezzature con area di pertinenza

aree a standard di proprietà comunale

Superstrada Attraversamento longitudinale Dorsale ovest Sistema collegamento nord

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Bozza del Progetto comunale del suoloFrancesca Chiari, Letizia Leoni, DanielaVitali

Che cos’è. La Bozza del Progetto co-munale del suolo è il secondo di dueelaborati intermedi (il primo è costi-tuito dagli Approfondimenti) che sicollocano fra i due strumenti che con-figurano la Variante generale al Prg delComune di Jesi: il Piano idea e ilProgetto comunale del suolo.Approfondimenti e Bozza, due tappenon previste inizialmente e individuatedurante il percorso di redazione dellaVariante, hanno occupato con progettie decisioni lo spazio logico e temporaleche sta tra il piano struttural-strategicoe il piano operativo, esaltando la natu-ra processuale dell’operazione urbani-stica jesina.La Bozza va letta come continuazionedegli Approfondimenti nello sviluppodel Piano idea e come anticipazione so-stantiva del Progetto comunale delsuolo. Tale documento (come gli Ap-profondimenti) non trova una colloca-zione giuridica nella vigente legisla-zione (Lr Marche 34/92) né all’internodell’ultima proposta di legge urbanisti-ca regionale (novembre 2005). È natoinvece dall’esigenza dell’amministra-zione di proseguire un percorso di con-fronto che consente di arrivare allaversione definitiva del nuovo pianoavendo già maturato scelte rilevanti. Esplorazioni progettuali. La Bozza, po-nendosi in continuità con le operazioniprecedenti, completa il quadro delle tra-sformazioni previste dal nuovo piano:verifica ipotesi già formulate (evitandodi ripetere quanto già scritto, disegna-to e condiviso) e conduce alcune esplo-razioni progettuali orientate all’indivi-duazione dei requisiti di qualità irri-nunciabili, prospettando alternative efornendo prime indicazioni sulle moda-lità operative. Alcuni ambiti di intervento individuatinel Piano idea trovano qui precisa con-figurazione; a seconda dei casi, il pro-getto serve ad approfondire e/o verifi-care ipotesi già formulate o a condurreesplorazioni inaugurali ed è inoltreorientato alla definizione di alcuni deiprincipali requisiti prestazionali dell’o-pera, che potranno poi depositarsi nelleNta del nuovo piano.Verso l’azzonamento e la disciplina ur-banistica. Il nuovo piano regolatore diJesi (Progetto comunale del suolo) pro-pone di suddividere il territorio, ai finidella disciplina urbanistica, in cinquedifferenti campi, indicati come “macro-zone”: il territorio urbano esistente, ilterritorio urbano di trasformazione, ilterritorio agricolo, il territorio non ur-bano, il territorio delle infrastrutture edei servizi. Si tratta di partizioni e de-nominazioni assai prossime al comunemodo di riconoscere e distinguere ilterritorio, consonanti con gli orienta-menti espressi dal disegno per la nuova

legge urbanistica nazionale Princìpi inmateria di governo del territorio, appro-vato dalla Camera il 28 giugno 2005. Inquesto senso il Progetto comunale delsuolo di Jesi si confronta con il nuovomodo di classificare e regolare il territo-rio comunale.A monte della costruzione del “macro-azzonamento” per la Bozza del Progettocomunale del suolo sta la distinzione fratrasformazione urbanistica, che si appli-ca a situazioni sottoposte a modificherilevanti negli usi e/o nelle configurazio-ni spaziali (operazioni progettuali) egestione urbanistica, che riguarda invecesituazioni consolidate negli usi e nelleconfigurazioni spaziali (operazioni go-vernate da regole).Le cinque macrozone si articolano a lorovolta in “situazioni” che corrispondonoagli ambiti in cui si rilevano profili pro-blematici connessi con le caratteristicheinsediative.La perequazione urbanistica. La primaoperazione avviata per la sua applica-zione al nuovo piano di Jesi è stata quel-la di procedere alla costruzione di una“mappa dei valori” della città.La mappa restituisce il quadro conosci-tivo dei prezzi espressi dal principalesegmento del mercato immobiliare

(quello residenziale) con riferimento adambiti urbani caratterizzati da un ade-guato grado di omogeneità. È frutto dielaborazioni eseguite su dati provenien-ti da diverse fonti, poi verificati coninformazioni fornite da operatori locali.Consente di ottenere, mediante stima delvalore di trasformazione, il valoredell’”incidenza area” e quindi il valoredelle aree fabbricabili soggette a pere-quazione. In ragione dei differenziali divalore tra la destinazione residenziale ele altre, sarà possibile desumere il valoredelle aree con destinazioni diverse (com-merciale, direzionale, ecc.).La mappa costituisce la base per valutarela sostenibilità economica delle principa-li operazioni promosse dal nuovo piano; èlo strumento per garantire un ugualetrattamento dei proprietari di suoli, inanaloghe condizioni di fatto e di diritto,nelle negoziazioni pubblico-privato che ilProgetto comunale del suolo promuove-rà, contribuendo a rendere trasparente ilsistema di scambi e compensazioni.A Jesi, per scelta dell’amministrazione, ilmetodo perequativo sarà applicato siaalle aree d’espansione sia ai casi di com-pletamento e recupero. L’orientamentogenerale è che i benefici derivanti daoperazioni su aree di nuova edificazione

siano ripartiti al 50% tra i soggetti inte-ressati e la comunità locale. L’ammini-strazione utilizzerà questi introiti per larealizzazione e valorizzazione della “cittàpubblica”, per sostenere e sviluppare l’e-dilizia sociale, per ridurre la situazionedebitoria dell’ente. Riguardo agli standard, la Bozza si muovenella prospettiva indicata dall’approfon-dimento sulla città pubblica: utilizzare almeglio le risorse esistenti riconducendoleai sistemi di relazioni tra attrezzature,spazi pubblici, verde e mobilità; fronteg-giare eventuali disparità di localizzazionee di qualità, risolvendole anche tramiteoperazioni di trasferimento degli stan-dard; rimodulare la partizione della quo-ta complessiva di standard pro capite perrispondere ai problemi prioritari di acces-sibilità, di sosta, di mobilità lenta, di ag-gregazione e di sport non agonistico.Com’è fatta. Per gli elaborati, allo scopodi segnare la continuità dell’operazioneurbanistica e il carattere intermedio tra ilPiano idea e il definitivo Progetto comu-nale del suolo, si è ripreso il formato degliApprofondimenti, mentre i disegni sonodiventati un insieme entro il quale domi-nano schemi planimetrici e viste assono-metriche, simulazioni volte a dare un’i-dea delle trasformazioni proposte.

Due tavole generali, in formato non uni-ficato (84 x 84 cm), si differenziano datutti gli altri elaborati prodotti. Si trattadella tavola A “Immagine della trasfor-mazione: una visione d’assieme”, cheriassume il progetto, e della tavola B“Mobilità lenta. Città pubblica e centra-lità locali”, che ha lo scopo di rendere evi-denti le scelte qualificanti relative alsistema integrato della mobilità e al si-stema dei servizi e delle attrezzatured’interesse collettivo. Nella prima tavolal’immagine sinottica della trasformazio-ne è proiettata sullo sfondo dell’orto-fotopiano digitale in bianco e nero: unabase che offre una rappresentazionerealistica della città, utile per fissarescelte importanti e formulare ipotesi pro-gettuali, ma che tuttavia permette dimantenere ancora un certo grado di

ambiguità circa le previsioni sullo statodi diritto futuro dei suoli.Le due tavole generali della Bozza, as-sieme alla relazione con i disegni allega-ti, restituiscono in maniera selettiva ilprogetto di trasformazione al quale faràri-ferimento la disciplina d’uso del suoloespressa dall’azzonamento e dalle nor-me tecniche di attuazione nel Progettocomunale del suolo.La trasformazione include le eredità delPrg vigente, alcune ampiamente “rilavo-rate” in questi due anni di attività inquanto toccano parti strategiche dellacittà, ma esclude la molteplicità dei com-pletamenti che insisteranno sui lottiancora liberi e quelli che la puntualepartizione del territorio a fini normativisuggerirà di aggiungere. Il confronto della Bozza con il Piano idea

mostra l’affinamento delle scelte e la ri-composizione degli approfondimenti edelle singole soluzioni maturate neltempo, portando in evidenza le connes-sioni e i nodi che caratterizzano la nuovastruttura urbana.Cronologia. La Bozza è stata consegnataall’amministrazione comunale il 30 no-vembre 2005 e, al momento in cui si scri-ve, è in discussione.Il gruppo di progettazione. La Bozza delProgetto di suolo è stata redatta dalgruppo del Dipartimento di architetturae pianificazione del Politecnico di Mila-no e dall’Ufficio progettazione del Co-mune di Jesi: Patrizia Gabellini; Ber-trando Bonfantini, Francesca Chiari,Andrea Di Giovanni, Giovanni Ginocchi-ni, Marina La Palombara, Letizia Leoni,Maurizio Organetti, Marco Pastore, Da-

niela Vitali, Marco Zannoni; con la col-laborazione di Luigi Caprarella peralcuni progetti urbani.Il gruppo di progettazione si è avval-so della consulenza di Stefano Stan-ghellini per gli aspetti relativi alla pe-requazione urbanistica.Hanno collaborato Landino Ciccarelli,Tonino Conti e Roberto Biagioni del Ser-vizio urbanistica e ambiente; OriettaBolognini del Servizio patrimonio delComune di Jesi.

Indicazioni per la sistemazione dell’area delVerziere e per la localizzazione di una nuovaarea sportiva (soluzioni alternative).

Suggestions for organising the Verzierearea and to localise a new sports area(alternative solution).

percorsi ciclopedonali rurali

pista ciclabile (trasferita all’interno dl polisportivo)

dorsale ovest (adeguamento di via Fausto Coppi)

parcheggio di nuova realizzazione(150 posti auto circa)

nuovo palazzettodella scherma

palestra

percorsi ciclopedonali urbani

campo di calcio (trasferito) parcheggio esistente (130 posti auto circa

edificio di servizio alle attività sportivee alle attività produttive nella Zipa

piscine

nuova fermata della metropolitana regionale

parcheggio di nuova realizzazione

percorsi sportivi nel “bosco urbano”

passarella ciclopedonale in corrispondenzadell’Asse sud

edificio di servizio alle attivitàsportive nel “bosco urbano”

parcheggio di nuova realizzazione(provvisorio) (140 posti auto circa)

parcheggio di nuova realizzazione(220 posti auto circa)

parcheggio di nuova realizzazione (60 posti auto circa)

percorso pedonale Cartiere vecchie-stazione

quartiere Verziere

piscina olimpionica

piscine ricreative

strada di progetto

attrezzature sportive leggere

piscine

pista ciclopedonale

artigianato

campi di calcio

parcheggio di nuova realizzazione (provvisorio) (100 posti auto circa)

attrezzature sportive leggere

case esistenti

percorsi interni

futura area di parcheggio sul sedime dell’ex scalo ferroviario

prolungamento di via di Roncaglia-Latini

superfici sportive

corridoio ecologico delfosso Fonte Albino

percorsi interni (di completamento)

residenza

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Cambiare piano.Efficacia, corrispondenze e connessioni a Jesi

Vincenzo Zenobi*

Si può certamente discutere sequello che governa le praticheurbanistiche nella città di Jesiintorno all’anno 2000 possaessere ancora definito conqualche ragione il “piano Sec-chi”. Se il palinsesto di norme,varianti, pratiche, consuetudiniche governa le trasformazionidella città fisica sia in qualchemodo riconducibile alle inten-zionalità del piano o almenoin qualche modo coerente conle intenzionalità che esso, inun momento e in un contestodifferenti, aveva proposto allacittà e all’interazione sociale. Semplificando forse fino al-l’eccesso si potrebbe dire chelo stereotipo del “piano Sec-chi” (1) appare caratterizzatoda due aspetti. Dal lato delsenso comune dei gruppi so-ciali che hanno formato unaconvinzione sulla questione, ilpiano Secchi è quel progettodi città che ha permesso dicontenere l’espansione urbana(quindi di limitare il fenomenodella diffusione territoriale) eha consentito in modo lungi-mirante il recupero tempestivodi aree industriali dismesse.Producendo però risultati ar-chitettonici a volte discutibili enon fornendo soluzioni condi-vise da molti riguardo ai pro-blemi delle infrastrutture e del-la mobilità. Dal lato dei gruppiprofessionali coinvolti nellepratiche di governo della città,siano essi interni o esterni allapubblica amministrazione, il“piano Secchi” è il piano diffi-cile ormai metabolizzato: ilpiano che ha introdotto inno-vazioni normative che inizial-mente hanno spiazzato (gliabachi, le schede progettuali,un diverso uso degli indici) mache sono oramai addomestica-te, rese familiari e in un certosenso innocue dall’uso quoti-diano e dalla gestione che leha accompagnate; è il piano

che ha creato limitate occasio-ni per edificare espansioni mache d’altra parte ha consentitoa piccoli e grandi operatori, supiccole o grandi porzioni dicittà, un non trascurabile lavo-rìo di rinnovo urbano e valo-rizzazione immobiliare. Un giudizio sintetico di efficacia(da corroborare con un’osser-vazione più puntuale delle tra-sformazioni urbane non con-sentita a queste note) potrebbeforse far concludere che l’im-magine protostrategica della“città composta”, pure così evi-dentemente ricca di suggeri-menti progettuali, sia stata po-co efficace, non abbia costitui-to un riferimento significativo,operante, nel corso della dura-ta del “piano Secchi”.Qualunque sia stata fino ad al-lora la fortuna del piano, agliinizi degli anni 2000 i tempisembravano comunque maturiper un suo più consistente rin-novamento. Sarebbe suggesti-vo pensare che le idee di unpiano, radicandosi in un con-testo, creino le condizioni per

il proprio superamento ovveroche le modalità con cui l’oriz-zonte di un piano viene oltre-passato possano essere consi-derate una sorta di misura ulti-ma della sua efficacia. Più rea-listicamente si può sostenereche le prime ipotesi di revisio-ne complessiva del “piano Sec-chi” di fatto cerchino di asso-ciare uno stereotipo del pianosocialmente condiviso, chequindi retoricamente si intendeconservare nei suoi tratti es-senziali, ad alcune condizioniesterne e, soprattutto, ad alcu-ne convinzioni diffuse sul go-verno della città: a quella sor-ta di ortodossia per cui unapianificazione di struttura suf-ficientemente vaga e flessibilepotrà permettere ai politici, insede operativa e in un’ottica dicontrattazione pubblico-priva-to, un’attuazione efficiente ba-sata sulla facilitazione di inve-stimenti in edilizia e sulla sti-pula di accordi. Ortodossia chesi accoppia all’autorappresen-tazione di gran parte dei grup-pi politici (a Jesi come altrove)

character to the Prato neighbourhoodand the places which define it, the prob-lems affecting it, the qualities with whichit is marked, by starting from the point ofview of those who live there. Therefore,the social character and spatial orienta-tion was interpreted by identifying sev-eral crucial planning nuclei, after which afew but relevant hypotheses of transfor-mation were formulated, distinguished bytheir feasibility and urgency.The Approfondimenti del Piano idea arethe result of operations aimed at articula-ting and favouring the decision makingprocess. In responding to the requirementsof the mayor’s resolution that accompa-nied the approval of the Piano idea, theyrevolve around studies and verificationsthat refine the degree of planning defini-tion and are relevant to the zoning revi-sion. So in this sense they “anticipate theBozza del Progetto comunale del suolo".The first Approfondimento concerns thepublic city; the second is dedicated tomobility; the third is about housing policy. After discussion and sharing, the threeApprofondimenti have been united in asingle technical document, which was pre-sented and approved on the 22 July 2005. The Bozza del Progetto comunale del suolois the second of two intermediate plans(the first being the Approfondimenti) con-nected by two instruments that in turncompose the Variante generale of theCommune of Jesi Prg: namely the Piano

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In questa pagina, la cartiera Ripanti;nelle successive, immagini della cittàstorica (fotografie di Andrea Di Gio-vanni e Daniela Vitali).

In this page, Cartiera Ripanti; and in thenext, images of the historic city (photo-graphs by Andrea Di Giovanni, DanielaVitali).

Nella pagina a fronte, stralcio dellatavola della Bozza del progetto comu-nale del suolo, dal titolo “Immaginedella trasformazione: una visioned’assieme”.

Opposite page, extract from the table inthe Bozza del progetto comunale delsuolo entitiled ‘Images of the transfor-mation: a holistic vision’.

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pio nel campo delle pratiche digoverno del territorio in Italia.

Connessioni: società, discipline, territori

Se si volesse dar conto conun’immagine sintetica dellemotivazioni e della strategiaalla base della produzione deinuovi strumenti di governo delterritorio, si potrebbe provare asostenere che c’è, sottesa, unalogica di connessione. Non unaricerca casuale di connessioniqualsivoglia (“connetti, con-netti, qualcosa succederà") (8)quanto piuttosto una ricercamirata per far reagire soggettisociali, esperti, strumenti di go-verno. Un’idea che si dimostrafertile, dal momento che partecome tentativo di costruireconnessioni astratte attraversoprocessi di interazione (legàminella società, link tra tecnichee strumenti di governo), poi sideclina e precisa, quasi connaturalezza, nella costruzionedi relazioni fisiche nella città(è questo, per esempio, il temaprincipale del progetto di suo-lo) e in un territorio più vasto(è questo, per esempio, il temadel progetto corridoio Esino).Una delle idee alla base dellacostruzione del progetto èquella che tre strumenti di go-verno del territorio (Piano stra-tegico, Agenda 21 locale, Pia-no regolatore, suddiviso in Pia-no idea e Progetto del suolo)potrebbero permettere di otte-nere una migliore performancenella gestione del territorio se

prodotti insieme, in un riman-do tra forum e altre forme dipartecipazione, valutazioniambientali, analisi e propostetecnico-urbanistiche, in un ri-mando, quindi, tra saperi tec-nici di natura diversa e saperilocali dell’esperienza quotidia-na. A livello sociale, con un’at-titudine all’inclusione, l’ideaera quella di invitare pezzi disocietà privi di rilevante capi-tale sociale a partecipare allapianificazione strategica e a incidere sulle scelte di governodel territorio.È difficile poter dire fin da orain che misura la logica delleconnessioni possa essere con-siderata una storia di successo.Si può però formulare un elen-co di questioni significativeche potrebbero costituire unquadro di lettura per approfon-dimenti in tempi diversi.A livello sociale la dimensionepartecipativa e di inclusione sicala in un contesto in cui ladomanda sociale si esprimeprevalentemente secondo lalogica del comitato di protesta(anche se la società locale con-ferma maggioranze politicheche appaiono radicate) e in cuila logica dell’azione congiuntastenta ad affermarsi. Il fattoche le due modalità di parteci-pazione (inclusione e protesta)tendano almeno ad affiancarsipuò essere considerato un in-dizio di un qualche successodel processo avviato.Il tentativo di connettere e farreagire saperi diversi può farconsiderare ulteriori questioni.

Che è più facile per la tecnicaurbanistica trattare indicazioniche emergono dai saperi loca-li, eventualmente attraverso lamediazione della politica, chenon viceversa, poiché i saperitecnici si depositano nell’im-maginario con propri tempi ecadenze e non sono ricono-sciuti facilmente come capacidi dirimere nell’immediato que-stioni controverse. Che l’inte-razione tra saperi necessita ditempi che a volte confliggonocon i tempi delle decisioni. Dal punto di vista delle tecni-che, si può osservare comestrumenti più tradizionali (peresempio il piano regolatore) sisiano rivelati sufficientementeflessibili da accogliere tentatividi innovazione nelle pratiche,più di quanto sia stato capacedi fare, per esempio, uno stru-mento informale e recente qua-le Agenda 21. L’obbligo di se-guire un percorso standardiz-zato e un protocollo ha resopiù difficile un raccordo effi-cace con altre pratiche e ponequalche dubbio sull’opportuni-tà di proceduralizzare percorsiinnovativi che dovrebbero tro-vare nel contesto, più che inuno standard, ragioni di legit-timazione.In alcuni casi la connessionetra soggetti, in questo casopubblici e privati, assistiti daconoscenze esperte qualificateha portato la città a presentareun progetto a un bando diconcorso, quello per il contrat-to di quartiere, che si è poi ag-giudicato. Si può forse imma-

practice in the city of Jesi is certainly aquestion open to discussion. If it is thepalimpsest of regulations, variations,practice, customs, and traditions thatgovern the transformations of the phys-ical city, it is a palimpsest that might insome way be traced back to the Secchiplan’s intentionality. Perhaps an excessive simplification butthe Secchi plan seems to be character-ised by two aspects. In the usual meaningof the term, the Secchi Plan contains theurban expansion of the city and hasbrought about the long-term recovery ofdisused industrial areas. However, it hasproduced somewhat questionable archi-tectural results and in many respects hasfailed to provide shared solutions tomobility problems. From the point of viewof the professional groups involved inpractical government of the city, whetherin or outside the public administration,the Secchi plan is now unlikely to meta-bolise transformations. A terse judgementof its effectiveness might conclude thatthe protostrategic new character of the‘compound city’ has had little effect eventhough evidently so rich in planning sug-gestions, and has failed to operate as asignificant reference point during thecourse of the Secchi plan.Whatever the fortunes of the plan havebeen up till present, at the beginningof the new decade in 2000 the timesseemed mature enough for more sub-stantial renewal. Some sort of correspon-dence exists between the position, in thefield of practical local politics, of the sub-jects who were victorious in the 2002elections and that of the technicians inthe field of practising professionals whoproduce plans. In their respective do-mains they seem to be two winning mi-nority positions which provisionally andlocally at least discuss the prevailing opi-nion, the doxy of the respective camps.One of the more interesting outcomes ofthe 2002 local elections was that in anapparent continuity (the ruling majorityin the city is substantially unchanged) thebest part of the personnel with govern-

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idea and the Progetto comunale del suolo.The document arose out of the CommuneGovernment’s need to follow a timely andtransparent course of review to producethe definitive version of the new towndevelopment plan after discussion of re-levant choices. The Bozza completes the framework forthe transformations provided for in thenew plan. Furthermore, for the purposesof urban planning, there is a proposal tosubdivide the commune territory into fivedifferent ‘macrozones’: the existing urbanterritory, the territory of urban transfor-mation, the agricultural territory, the nonurban territory, and the territory of infra-structure and services. The Bozza, by con-structing a ‘values map’ of the city, alsoactivated the first step in applying urbanplanning equalisation to the new plan.The Bozza was consigned to the Com-mune Government on the 30 November2005, and was being discussed at thetime of writing.The Ministry of Transport and Infrastruc-ture are promoting an initiative called“System project-territorial complexity” inorder to reinforce the connections be-tween large infrastructural networks andcity systems in 11 ‘target-contexts’ incentral-north Italy. The Commune of Jesiis identified as leader for the Esino Valleyin the Marche-Umbria channel. The Sys-tem project explicitly recognises theattention already given to the ‘Esino Cor-ridor’ in the Piano idea and the Strategicplan in their attempt to develop a new in-terpretative character for the city withinthe framework of a broader system of ter-ritorial relation-ships connecting Jesi to,and in the context of, a large area. TheProgram was sent to the Ministry duringFebruary 2005, and was approved.

Planning change. Note on efficacy,agreement, and relationship in JesiVincenzo Zenobi

Whether or not the Secchi plan of 2000 isstill the tool governing urban planning

quali interpreti della domandasociale e del bene comune invirtù dell’autorizzazione costi-tuita dal mandato elettoralementre possono rimanere ta-ciute o poste sullo sfondo leragioni dell’argomentazionepubblica delle scelte e dellamotivazione degli accordi (2).

Corrispondenze: gruppi politici e posizioni disciplinari

Si può forse dar conto dellospazio che separa le prime ipo-tesi di revisione del “pianoSecchi” dall’operazione effetti-vamente intrapresa con l’op-zione per il Politecnico di Mi-lano riprendendo in modo suf-ficientemente libero e allusivoil linguaggio e alcune catego-rie analitiche di Bourdieu.L’immagine che appare è unasorta di corrispondenza tra laposizione, nel campo dellepratiche politiche locali, deisoggetti che escono vincentidalle elezioni del 2002 e quel-la dei tecnici produttori delpiano nel campo delle praticheprofessionali. Due posizioniminoritarie (o subordinate, ri-prendendo alla lettera Bour-dieu) nei rispettivi domini chealmeno provvisoriamente elocalmente, mettendo in dis-cussione l’opinione prevalente,la doxa nei rispettivi campi,sembrano affermarsi come po-sizioni vincenti (3).Uno degli esiti più interessantidelle elezioni locali del 2002 èil fatto che pur in un’apparen-

te continuità (sostanzialmentenon muta la maggioranza chegoverna la città) cambia inbuona parte il personale conresponsabilità di governo. Per-sonale spesso nuovo all’attivi-tà politica e che rappresentaraggruppamenti all’interno deipropri partiti non necessaria-mente in sintonia con le mag-gioranze a scale territoriali piùampie (4). È interessante os-servare la strategia operativadi questi soggetti nuovi (checoincide, di fatto, con una lorostrategia di legittimazione). È una logica che non porta arivolgersi alle posizioni conso-lidate e rassicuranti del main-stream disciplinare ma che sicostruisce con continui riferi-menti (nella definizione delprogramma elettorale del cen-trosinistra, nella redazione delprogramma di mandato, infinenella delibera programmaticaper il nuovo piano) alla di-mensione ambientale e strate-gico-partecipativa delle scelte.Logica che tende naturalmentea farli dialogare con i segmen-ti più innovativi della discipli-na (5).La pianificazione strategicanon è sconosciuta nelle Mar-che. Il Piano di inquadramentoterritoriale regionale, che haavuto un buon successo di opi-nione salvo poi essere sostan-zialmente abbandonato, rap-presenta il tentativo di propor-re la dimensione strategica nelgoverno di area vasta; la cittàdi Pesaro progetta un più ca-nonico piano strategico co-

munale. E questo solo perlimitarsi alle esperienze piùconosciute (6). La stessa pro-posta provvisoria di nuovalegge regionale sul governodel territorio (probabilmentetroppo eccentrica e quindi nonaccettata dalla tecnica e dallapolitica locale) ritematizzandoil concetto quaroniano dipiano-idea tenta di inserire ladimensione e la logica strate-gica nei processi di governodel territorio (7). E tuttavia,rispetto ad alcune posizioni dimaggiore diffusione e succes-so, la pianificazione strategicacontinua a essere un riferi-mento non tranquillizzante chesembra prefigurare un proces-so il cui traguardo non è cer-to, delineare uno scenario incui si indeboliscono le prero-gative della politica a scapitodell’interazione nella societàlocale e della valorizzazionedel ruolo dei tecnici: un pro-cesso che solo con molte pre-cauzioni e a prezzo di alcuneresistenze è accettato nel con-testo cittadino. La scelta delDipartimento di architettura epianificazione del Politecnicodi Milano, quale referente tec-nico-culturale capace di gesti-re la complessità di interazionitra pianificazione strategica,ambientale e urbanistica, de-nuncia da un lato la volontàdi reinterpretare creativamentel’eredità del “piano Secchi”,dall’altro il tentativo ambizio-so di sfidare la doxa corrente,di replicare il successo di quelpiano e di costruire un esem-

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bile soltanto guardare alleesperienze e alle azioni, percercare di comprendere meglioe valutare come l’urbanisticaeffettivamente si rappresenta equali effetti è in grado di pro-durre in relazione ai contesti.Non è solo questione di prin-cìpi, leggi, stili e modelli, né diattese o promesse. La capacitàd’azione, qui e ora, nelle con-dizioni effettive di contesto,che possono imporre limiti edifficoltà, ma non devono di-ventare un alibi permanente, èla misura più convincente delsenso e della qualità delle fun-zioni disciplinari, delle possibi-lità di apprendimento e di rin-novamento. In questi anni, al-cune situazioni sono state stu-diate con una certa cura (so-prattutto le grandi città o areemetropolitane). Meno nota è lanuova urbanistica dei contestilocali, quel tessuto multiformedi città medie e piccole che co-stituiscono un connotato pecu-liare del nostro paese e nonpossono essere rappresentateda modelli o tipi normativi. Ladimensione contestuale dellanuova urbanistica, che PatriziaGabellini giustamente ribadi-sce in questa sede, richiede unosguardo più sensibile e mirato.La rivista Urbanistica puòsvolgere un ruolo importantein questo senso.Da questo punto di vista, il ca-so di Jesi può essere conside-rato un laboratorio di notevoleinteresse per più di una ragio-ne. Si può osservare in primoluogo come regolazione, tra-

sformazioni fisiche e sviluppodel territorio siano oggi temiprofondamente connessi.Un’esperienza urbanistica loca-le deve verosimilmente misu-rarsi anche con i temi dellosviluppo, per quanto sia diffi-cile trattarli entro i limiti delcontesto. Un segno evidente diquesta esigenza è l’interessediffuso in Italia, negli ultimianni, per esperimenti strategicialla scala locale. Una tendenzadiscutibile per molte ragioni:l’imitazione tardiva di modellialtrove già superati da decen-ni, il confuso intreccio fra ri-cerca dell’efficienza competiti-va e del consenso, gli esitispesso modesti in termini dieffettiva capacità progettuale eazione cooperativa, il rischiodi frammentazione incontrol-lata di strumenti e iniziative,se il cosiddetto “piano strate-gico” si aggiunge autonoma-mente al paniere già troppodenso di strumenti program-matici e di governo. Nel casodi Jesi, la costruzione di un’a-genda strategica è impostatasecondo un modello non ritua-le, garantisce un contributooriginale di ascolto, diagnosi eattention shaping, soprattuttoè parte di un programma diazioni congiunte di natura am-bientale e urbanistica. Le ela-borazioni contestuali del Pianoidea e dell’Agenda 21 locale so-no un prerequisito per lo svi-luppo delle interazioni (neces-sarie) tra i rispettivi temi. Inparticolare, il Piano idea puògarantire una verifica di

coerenza territoriale (morfolo-gica e funzionale) degli orien-tamenti strategici del contestolocale.L’interesse strategico del casodi Jesi non si limita però allascala locale. La nuova espe-rienza urbanistica deve darerisposta a domande interne especifiche di organizzazione,trasformazione e riqualifica-zione del territorio urbano, maqueste non sono indifferenti adalcune visioni strategiche d’a-rea vasta. È generalmente illu-soria l’idea che un contesto lo-cale possa immaginare e so-stenere una strategia di svilup-po in modo autoreferenziale opeggio in mera competizionecon altri sistemi locali (questoè un chiaro limite di moltiesperimenti attuali). Il proble-ma dello sviluppo locale deveessere inquadrato in una filie-ra adeguata di governance ver-ticale: deve presupporre cioèuna capacità di articolazionecon reti lunghe (necessarie perassicurare innovazione e risor-se aggiuntive) e di cooperazio-ne tra livelli istituzionali, set-tori e territori. Nel caso di Jesiquesti intrecci fra scale diverseemergono in modo esplicitoperché l’area assume una va-lenza strategica per le politi-che di riorganizzazione infra-strutturale e territoriale di in-teresse nazionale che il Mini-stero delle infrastrutture e deitrasporti sta sviluppando daqualche anno. L’esperimentonon è ancora maturo, ma giàè possibile riconoscere qualche

ernment (strategic plan, local Agenda 21,and the town development plan, which issubdivided into Piano idea and Progettodel suolo) might allow better performancein territorial management to be obtainedif they were produced together in a cross-referenced extension of forums and otherforms of participation, environmentalevaluations, technical-urban planningproposals and analyses, that is to say, intechnical knowledge of various kindscross-referenced to local knowledge root-ed in daily experience. The attempt to relate and make differentareas of knowledge react together raisesfurther questions. That it is easier for theurban planning technician to deal withinformation and advice obtained fromlocal knowledge, in that case throughthe mediation of the policy and not viceversa since technical knowledge is de-posited in the imagination with its owntime and cadenza and is not easily rec-ognisable as an ability to settle contro-versial questions immediately. That theinteraction between fields of knowledgerequires time that sometimes conflictswith the timing of the decisions. From the technical point of view, moretraditional instruments (i.e. the town de-velopment plan) have shown themselvesto be sufficiently flexible to agree toattempts at innovation in the practicemore than, for ex-ample, an informalinstrument might have been able to do.The obligation to follow a standardisedapproach and a protocol has made aneffective relationship with other prac-tices more difficult, and casts doubt onthe wisdom of proceduralising innova-tive approaches which, rather than in astandard, must find their legitimacy inthe context.

Local action in urban planning and system strategiesPier Carlo Palermo

This phase probably offers the best op-portunities to observe and discuss trends

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mental responsibilities changed. The ope-rational strategy of these new subjectsis interesting (coinciding with their defacto strategy of legitimisation). It logi-cally follows that the result is not theconsolidated and assured positions of thedisciplinary mainstream but construc-tions which continually refer to the envi-ronmental and strategic-participativeaspects of the choices. It is a logic thatnaturally makes them hold discussionswith the more innovative sectors of thediscipline.The choice of Milan Polytechnic’s DIAP ascultural-technical reference able tomanage the complex interactions be-tween strategic, environmental, and ur-ban planning, on the one hand demon-strates the desire to creatively re-inter-pret the legacy of the Secchi plan, and onthe other the ambitious attempt to chal-lenge the current doxy, to repeat the suc-cess of that plan and set an example inItaly of practical government.If one were to consider the motivationand strategies underpinning the produc-tion of new instruments of territorialmanagement, one might assert an underl-ying logical relationship. One of the motives driving the project isthat three instruments of territorial gov-

ginare che una misura di effi-cacia dell’esperienza in corsosarà quella di verificare se al-l’appuntamento di sfide impor-tanti (un esempio: ridefinireparzialmente il proprio profiloalla luce dei processi di inter-nazionalizzazione dell’econo-mia e di allargamento a estdell’Unione europea) la cittàsarà ancora capace di costi-tuirsi e proporsi come soggettocollettivo unitario.

* Responsabile dell’Ufficio progetti spe-ciali del Comune di Jesi.

Note

1. Seguendo Putnam nell’accezione distereotipo come livello minimo di com-petenza richiesto a chi voglia occuparsidi una certa questione nell’ambito diun’ipotesi generale di “divisione del la-voro linguistico”: «La maggioranza deglistereotipi colgono di fatto le caratteristi-che possedute dai membri paradigmaticidella classe considerata. Anche quandogli stereotipi sbagliano, il modo in cuisbagliano illumina il contributo da essinormalmente apportato alla comunica-

zione. Lo stereotipo dell'oro, ad esempio,contiene la caratteristica giallo, anche sel'oro chimicamente puro è quasi bianco.L'oro che vediamo dal gioielliere, però, ètipicamente giallo (perché in esso è pre-sente del rame), sicché la presenza diquesta caratteristica nello stereotipo èperfino utile in contesti non specialisti-ci». Putnam H., Mente, linguaggio e re-altà, Adelphi, Milano, 1987 (ed. or.Mind, Language and Reality, Philosophi-cal Papers, vol. 2, Cambridge UniversityPress, Cambridge, 1975).

2. In questa fase vengono prodottidue documenti, pure diversi, commissio-nati da soggetti differenti dell’ammini-strazione comunale, che intendono fis-sare le condizioni per la costruzione delnuovo piano. Cfr. Socialdesign, BaroneP., Serrini G., Zagaglia C., Jesi. Studio diindirizzo urbanistico per l’adeguamentodel Prg. Immagini di un territorio, giu-gno 2001; G. Romagnoli, «Jesi versouna nuova dimensione del piano», Urba-nistica Informazioni n. 177, 2001.

3. È questa peraltro una condizione diproduzione del piano che segna una no-tevole differenza rispetto a quanto eraavvenuto con il “piano Secchi”, dovel’innovazione nelle pratiche urbanisticheera stata prodotta in un contesto politi-co-amministrativo più stabile e consoli-dato.

4. Il sindaco e l’assessore all’urbani-stica e ambiente provengono rispettiva-mente da un’attività nel sindacato (Cgil)e nel volontariato (Agesci). I Ds localiesprimono una maggioranza che si rifàal cosiddetto “correntone” minoritario alivelli territoriali superiori, la Margheritalocale esprime un personale politico chesi rifà in larga misura all’esperienza uli-vista e prodiana. Alla Giunta comunalepartecipa anche Rifondazione comuni-sta. Una classe politica nuova che pro-babilmente non è gradita ad alcunigruppi, di interesse prima che di opinio-ne, locali.

5. Una prima legittimazione è l’inseri-mento nel programma Asso (Azioni perlo sviluppo sostenibile) dell’Autorità am-bientale della Regione Marche che fi-nanzia parzialmente il progetto jesino(inserito nel programma con l’acronimoMiss U) giudicandolo una delle miglioripratiche dell’ambito regionale.

6. Il Pit della Regione Marche è ela-borato durante la presidenza di VitoD’Ambrosio con la consulenza di Alber-to Clementi. Il Piano strategico dellacittà di Pesaro su iniziativa del sindacoGiovanelli con la consulenza di PaoloPerulli. Ma altre esperienze sono statecondotte in altri centri anche minoridella regione, per esempio il Piano disviluppo strategico integrato di PortoSant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare conla consulenza di Antonio Calafati.

7. Questa interpretazione della vicen-da della riforma della legge urbanisticaregionale è condizionata dal fatto chechi scrive ha avuto un qualche ruolo inquell’elaborazione. Più in generale l’in-sieme di queste note è scritto da unaposizione di osservatore-partecipante.

8. È lo slogan, tra il serio e il giocoso,con cui Georges Perec sintetizzava e co-municava ai principianti la sua strategiaper il gioco del Go. Perec G., Lusson P.,Petit traite invitant a la decouverte del'art subtil du go, Bourgois, Parigi, 1991.

Azione urbanisticalocale e strategie di sistema

Pier Carlo Palermo*

In questa fase, le esperienzelocali offrono probabilmentele migliori opportunità per os-servare e discutere le tendenzedell’urbanistica italiana. Il te-ma delle riforme ha assorbitomolte energie con esiti nonsoddisfacenti per il processo incompiuto di revisione delquadro nazionale, la prolifera-zione dei modelli regionali, lapersistenza, rumorosa e incon-cludente, di vecchie posizionifondamentaliste. Sono obietti-vamente in declino i principaliparadigmi di fine secolo: ogniconcezione tardomodernistadel sistema di pianificazione,le ideologie del piano e pro-getto d’autore, lo stesso filoneriformista che rappresenta latendenza più robusta e pro-mettente, ma fatica a realizza-re le intenzioni e le ipotesi piùinnovative. Cresce lo scarto trai princìpi e le pratiche. Da tem-po è in atto una metamorfosisostanziale della forma e delsenso dei piani, ma si tratta ancora di eventi ampiamentecontingenti, privi di una chia-ra legittimazione giuridica eculturale. Il rapporto con l’architetturaera al centro di nuove visionidel “progetto di città”, ora ri-schia di ridursi a giochi simbo-lici o retoriche mistificanti in-torno a eventi speciali e firmed’autore. Per tradizione, le que-stioni delle politiche (erronea-mente) erano sottovalutate.Oggi è palese un interesse sem-pre più diffuso, che però haancora radici deboli e non ap-pare sempre consapevole dellasostanziale incongruenza diun orientamento alle politichecon alcuni princìpi tradizionalidella pianificazione. In unafase non solo incerta e un po’ confusa, ma nella quale l’im-pulso riformista degli ultimiquindici anni rischia di perde-re forza e consensi con effettiregressivi, credo che sia possi-

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Immagini del Vallato Pallavicino edella campagna jesina (fotografie diAndrea Di Giovanni, Letizia Leoni,Daniela Vitali).

Images of the Vallato Pallavicino andthe countryside around Jesi (photo-graphs by Andrea Di Giovanni, LetiziaLeoni, Daniela Vitali).

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più dinamici: alcuni riferimen-ti legislativi vigenti (le delibereprogrammatiche, i progettipreliminari) diventano il prete-sto per l’elaborazione di un di-segno strutturale a medio ter-mine; alcuni nodi cruciali so-no oggetto di approfondimentiprogettuali contestuali, da at-tuare mediante varianti. Que-sto metodo ha portato moltisuccessi dove il sistema politi-co e amministrativo locale hasaputo garantire una guida re-sponsabile, capace di costruireil futuro in modi tecnicamentee politicamente adeguati. Lanatura transcalare dei proble-mi di Jesi rafforza questa esi-genza. Il lavoro svolto può rappresentare un modello inte-ressante di schema strutturalestrategicamente orientato. Il quadro che è delineato, pursenza oltrepassare i limiti di un“piano idea”, risulta già artico-lato a varie scale e tempi e in-corpora, con sapienza e creati-vità, una ricca varietà di stru-menti e opportunità. Un buonesempio di “nuova urbanisticain azione”.Mi sembra che altri due motividi interesse meritino almenoun cenno. Questa esperienzamostra come sia possibile co-niugare responsabilità profes-sionali e interessi di ricerca edi innovazione culturale. Sitratta di un vero “progetto del-la città” (non di un disegnod’autore), ma il lavoro delgruppo di progettazione mo-

stra un’identità forte e origina-le. Il ruolo professionale non èesterno, ma radicato nel conte-sto, come mostrano la disponi-bilità all’ascolto, il tempo dedi-cato, la presenza sul campo,una sensibile e assidua curadei luoghi. La “possibilità delprogetto” è un requisito prima-rio, come capacità di produrreeffetti (intesi e inattesi) in tem-pi ragionevoli. Ma cura delcontesto e senso delle possibi-lità non comportano una su-bordinazione a interessi o con-vinzioni precostituite del siste-ma locale. Il corso dell’espe-rienza ha mostrato, anche convivaci scambi dialettici, la ca-pacità dei progettisti di portareun contributo di interpretazio-ne critica e riorientamento ri-spetto a visioni locali pur con-solidate, laddove è parso ne-cessario. Una volontà di ricer-ca e di innovazione emerge inmodo palese sul piano dellatecnica. Non si tratta più deltentativo moderno di concepi-re un codice generalizzato o diconfigurare uno stile d’autore(come spesso è accaduto in an-ni recenti), ma della sperimen-tazione contestuale di alcuniprincipi di cura, interpretazio-ne, progettualità e comunica-zione. Spicca l’ideazione di unlinguaggio descrittivo-proget-tuale per molti aspetti innova-tivo, in grado di coniugare ca-pacità di visione, precisioneenunciativa e argomentazionisalienti. Altre esperienze recen-

ti sono altrettanto o forse piùsuggestive in termini visuali,ma in questo caso emerge unanotevole capacità di articola-zione tra immagini e discorsi,che tendono a una forma co-mune (una discussione criticasarebbe interessante, ma nonpuò essere svolta in questa se-de). Anche da questo punto divista il caso di Jesi può diven-tare un laboratorio di innova-zione progettuale, che meritaulteriori sviluppi e riflessioni.Per alcuni fattori contingenti e alcune scelte intenzionali,nel contesto convergono mol-teplici linee di innovazioneche sembrano in questa fasecruciali per l’urbanistica italia-na. L’auspicio è che gli svilup-pi siano all’altezza delle pre-messe.

* Preside della Facoltà di architettura esocietà del Politecnico di Milano.

because they need to anticipate variousaction priorities in pragmatic and also, ifpossible, operational terms, action prior-ities which have a morphogenetic func-tion in the future development of theurban territory. The transcalar nature ofJesi’s problems reinforces these require-ments. The work which has been carriedout represents an interesting model ofstrategically oriented structural urbanlayout. The framework outlined is alreadyarticulated on several scales and timedurations, and incorporates a rich varietyof knowledge using creative instrumentsand opportunities. That is, a good ex-ample of ‘new urban planning in action’.The experience of Jesi shows how profes-sional responsibility and research inter-ests can be married to cultural innova-tion. It truly is a ‘city project’ (not a workof art by one of the great masters), butthe work of the planning group alsoreveals a strong and original sense ofidentity. The professional role is not ex-ternal but needs to be rooted in the con-text, as witnessed by the availability tolisten, by the time dedicated to the plan-ning, by the presence in the field, as wellas sensitive, diligent, and devoted man-agement of the places involved. Never-theless, experience, including lively dia-lectic exchanges, has demonstrated thatwhere necessary planners are able to con-tribute critical interpretation and re-orientation of local visions in order toconsolidate them. What clearly emerges is a desire for tech-nical research and innovation. From theideation of a descriptive-planning lan-guage able to marry vision, clear state-ments, and salient arguments, a greatmany innovative aspects result. Whatemerges is a notable ability to articulatenew characteristics and discussions thatare inclined to have a common form.Lastly, from this point of view the case ofJesi also becomes a laboratory of planninginnovation meriting further reflection anddevelopment.

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in the local experience of Italian urbanplanning and zoning. In taking this pointof view, the case of Jesi may be seen asa laboratory of notable interest for sev-eral reasons. Firstly, the themes of regulation, physicaltransformation, and territorial develop-ment are profoundly connected in modernplanning. In the case of Jesi the construc-tion of a strategic agenda has been im-posed according to an unusual model,guaranteeing original contributions fromlistening and hearing, diagnoses, atten-tion shaping, and above all it forms partofa joint action program oriented towardstown planning and the environment. Aprerequisite for the development of(necessary) interaction between respec-tive themes is the elaboration of thePiano idea and the local Agenda 21 in thespecific context. In particular, the Pianoidea can guarantee the verification of(functional and morphologic) territorialcohesion of the local context’s strategicdirections.The problem of local development mustbe solved within a suitable framework ofvertical governance: that is, it must bearticulated by extensive networks (re-quired to ensure innovation and additio-nal resources) and co-operation on theterritorial, sector, and institutional level.In Jesi these integrate on different scalesand are explicit because the area is val-uable and strategically important to thenational government’s policy of terri-torial and infrastructural re-organization,which the Italian Ministry of Transportand Infrastructure has been carrying outfor some years now. Although the experi-ment has not yet matured, it is alreadypossible to recognise influences on thework in progress. The urban planningand zoning process cannot be limited todealing with local criticalities, nor candealing with the strategic problems oflarge areas be left to a future territorialplan. The problem lies in how the area’sfuture strategic plan, which provides forinvestment in infrastructure aimed atimproving Italy’s competitiveness as anation, will be integrated with the needs,expectations, and management of thelocal context. Jesi in this sense is a labo-ratory in which local urban planningaction and system strategies must finda shared vision of development. The aimhas already been imposed correctly, andcould merit more specific and detailedscrutiny in the future.This reference framework cannot butreflect the technical interpretation of the‘piano idea’, namely, the rediscovery ofstructural frameworks: this was a veryinfluential aim in the cultural changesof the 1990s, occurring very much laterthan it did on other countries and car-rying the risk of applying models whichhad been superseded by then. Afteralmost a decade of testing, certain sim-plifications must be abandoned. Devel-oping reference frameworks is not enough

segno di influenza sui lavori incorso. L’elaborazione urbani-stica non può limitarsi a cura-re le criticità locali, né i pro-blemi strategici d’area vastapossono essere rinviati a unfuturo piano territoriale (piùidoneo a trattare la composi-zione di interessi orizzontali).Il problema, che esige scelte re-sponsabili e tempestive, è co-me il futuro strategico dell’a-rea, che prevede investimentiinfrastrutturali cospicui comeazioni di sistema, destinate amigliorare la competitività delpaese, si intreccia con i biso-gni, le attese, la cura del con-testo locale. In questo senso, ilcaso di Jesi si configura comeun laboratorio dove azione ur-banistica locale e strategie disistema devono trovare nontanto una mediazione, quantouna visione condivisa di svi-luppo. Il tema, già corretta-mente impostato, meriterà for-

se un’attenzione ancora piùesplicita e determinata nelprossimo futuro.Questo quadro di riferimentonon può non riflettersi sull’in-terpretazione tecnica del “pia-no idea”, la formula suggesti-va provvisoriamente adottataper alludere ai problemi di in-quadramento strutturale. La ri-scoperta dei quadri di strutturaè stato un tema forte delle re-visioni culturali degli anni ’90,con grande ritardo rispetto alleesperienze straniere e con il ri-schio (come per gli esperimen-ti strategici) di imitare modelliormai superati. Dopo quasi undecennio di prove, ritengo checerte semplificazioni dovreb-bero essere abbandonate. Hoargomentato in varie sedi chela distinzione fra quadri strut-turali e programmi operativisottesa alle leggi regionaliconsiderate più avanzate è an-cora troppo semplice e forma-

listica. Gli schemi strutturalinon possono consistere solo diinvarianti, a meno che non siintenda privilegiare gli obietti-vi di tutela e coesione rispettoa quelli dello sviluppo compe-titivo. Se lo scopo è delinearescenari strategici condivisi dicambiamento e innovazione,non è possibile eludere la re-sponsabilità di qualche opzio-ne sulle trasformazioni di areee settori di cruciale interesse(che per lo più non dipendonosolo dal contesto locale, ma dareti di relazioni transcalari).Perciò non è sufficiente elabo-rare quadri di riferimento, bi-sogna anticipare in terminiprogrammatici e se possibileanche operativi alcune prioritàd’azione, che possono assume-re una funzione morfogeneticaper lo sviluppo futuro del terri-torio urbano. La prassi urbani-stica conferma ampiamentequesta tendenza nei contesti

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Immagini delle piattaforme commer-ciali e produttive a sud e degli inse-diamenti residenziali a nord e (foto-grafie di Andrea Di Giovanni eDaniela Vitali).

Images of the commercial and manufac-turing platform to the south and of resi-dential settlement to the north, and(photographs by Andrea Di Giovanni,Daniela Vitali).


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